Informazione

Fassino e il fardello della modernizzazione

(commento al libro di Piero Fassino "Per passione")

di Claudio Grassi

Liberazione, 5 settembre 2003

Questo di Piero Fassino è un libro interessante e autentico, scritto
davvero con passione, quella profonda passione per la politica che ha
sin qui contraddistinto tutta la vita dell'attuale segretario dei Ds.
Sono pagine pensate, nelle quali si riflette un profilo culturale
coerente, precisatosi, nel segno di una sostanziale continuità, in
lunghi decenni di impegno militante. Quale sia il connotato di fondo è
presto detto. Fassino dichiara
senza remore la propria ispirazione socialdemocratica: di una
socialdemocrazia - conviene precisare - peculiare, figlia della
sconfitta del movimento operaio battuto dalla rivoluzione conservatrice
reaganiano-thatcheriana. Per cui mai nel libro emerge, nemmeno in
chiave problematica, la riflessione sulle responsabilità del
capitalismo in ordine ai devastanti problemi politici, sociali,
ambientali e persino morali che l'umanità si trova di fronte.
Ma veniamo ad alcuni snodi salienti della narrazione. Colpisce, in
primo luogo, come in tutte le fasi dello scontro politico richiamate
nel libro Fassino si sia collocato regolarmente su posizioni assai
prossime a quelle dell'avversario. Un caso appare tra tutti
paradigmatico. 1980, la
mobilitazione della Flm contro i licenziamenti decisi dalla Fiat. La
lotta si protrae per 35 lunghi giorni durante i quali Enrico Berlinguer
è vicino agli operai in sciopero, che lo festeggiano ai cancelli di
Mirafiori. Oggi Fassino ricorda e non lesina critiche. Gli appare
sbagliata la posizione oltranzista dei lavoratori e del sindacato dei
meccanici. Giudica errata
anche la scelta del segretario del Pci che avalla quella lotta e non si
pronuncia contro l'occupazione della fabbrica.
Sono pagine dure, come duro fu allora quello scontro. Vi è consegnata,
in sintesi, la tesi portante del libro. Fassino non è critico di
Berlinguer nell'intero arco della sua segreteria. Al contrario, ne
condivide le scelte degli anni Settanta: il compromesso storico,
l'opzione per la Nato, il governo di solidarietà nazionale, la
condivisione della linea dell'Eur e dei
sacrifici imboccata nel '77 dalla Cgil di Luciano Lama. Il problema è
però, ai suoi occhi, che quelle scelte non furono condotte sino in
fondo: si tentennò, non si ebbe il coraggio di “assumere un compiuto
profilo riformista di stampo socialdemocratico”. Questo è il punto,
assunto come un dogma. Poco o nulla rilevano i contraccolpi di quelle
scelte strategiche: il disastro elettorale dell'80 (quando il Pci si
fermò al 26%, otto punti in meno rispetto al '75), il tracollo del Pds
al primo test elettorale (16% nel '92).
Ovvia, poste queste premesse, la requisitoria nei confronti dell'ultimo
Berlinguer. Ovvia anche, benché non per questo meno sconcertante, la
celebrazione di Bettino Craxi, nel quale Fassino scorge un lucido
interprete di quella fase storica e politica. “Craxi interpreta le
domande di dinamicità di una società che cambia e chiede alla politica
di stare al passo. Il Pci invece vede nei cambiamenti un'insidia,
anziché un'opportunità”. Tradotto in volgare: Craxi ha il merito di
capire che la centralità operaia ha fatto il suo tempo, che il
conflitto di classe è una patologia distruttiva, che la
“modernizzazione” impone alla sinistra di riconoscere la centralità
dell'impresa e di farsi carico delle “compatibilità” del capitalismo.
Poco importano, ancora una volta, la dure repliche della storia: il
dilagare della corruzione tra le file del Psi craxiano e la sconfitta
storica della sinistra post-comunista che nei primi anni Novanta,
gettata alle ortiche la cultura classista, assumerà su di sé il
fardello della “modernizzazione” a suon di privatizzazioni, tagli del
welfare, riforme istituzionali e leggi maggioritarie.
Fassino non si limita alla politica interna, il libro è ricco di
riferimenti a questioni e vicende internazionali. Ma, giunti a questo
punto, sarebbe temerario attendersi sorprese. Non ce n'è. Il socialismo
reale è tutto un fallimento: ovviamente sui fallimenti delle
socialdemocrazie al governo in Europa dagli anni Ottanta in poi (e
tanto più sulle odierne porcherie di Blair) il silenzio è assoluto.
Maastricht? Rose e fiori, peccato solo che il centrosinistra al governo
non abbia completato la riforma delle pensioni e sia stato troppo
timido con la flessibilità. E i milioni di disoccupati, i nuovi poveri,
i bilanci terremotati delle famiglie? Inevitabili contraccolpi della
modernità. Gli Stati Uniti? Un modello di democrazia, e pazienza per la
dottrina della guerra preventiva e permanente (di cui invano si
cercherebbe traccia). Israele? “Non possiamo non amar[lo]. Non possiamo
non riconoscere Israele come una forte e libera democrazia”: dunque
nessun problema di occupazione militare di territori altrui, di
discriminazioni etniche, di violazioni di diritti umani.
La perla è, naturalmente, la parte dedicata alla guerra nella
ex-Jugoslavia. Fassino ci tiene a rivendicare un primato: “Nel governo
italiano, i più determinati nell'auspicare un intervento militare siamo
io e Andreatta”. Poi, però, dà a Massimo quel che è di Massimo:
“D'Alema rivela qui la sua parte migliore di uomo di stato: con
freddezza e lucidità gestisce i rapporti interni dell'Ulivo e si fa
apprezzare [.] dai generali della Nato”. E la distruzione della
Zastava? La pulizia etnica ancora in corso contro il popolo serbo? La
disoccupazione dilagante, l'uranio impoverito? Quisquilie, polvere
impalpabile sotto il
carro trionfale della Storia.
Non servono lunghi commenti né faticose interpretazioni. Fassino è
onesto, non si maschera, non stempera le proprie convinzioni. Del
resto, perché mai si dovrebbe volere occultare quanto si considera
titolo di merito? Senonché il punto è proprio questo. Come mai non si
avverte la problematicità di una metamorfosi ideologica e politica che
ribalta di 180 gradi una lunga storia e impedisce qualsiasi presa di
distanza dal neoliberismo, dall'attacco al lavoro e ai diritti sociali,
dalle nuove guerre imperialiste? Questo libro è uno specchio della
mutazione genetica subita dal Pci nel corso degli ultimi
vent'anni e della cui portata è indice proprio la concezione della
modernità di cui Fassino è entusiasta alfiere. Moderno non è il
processo, potenzialmente rivoluzionario, di espansione della
cittadinanza e di costruzione dell'universalità: moderna è la
“razionalizzazione” del
capitalismo, la controffensiva dei poteri forti (a mezzo di
compressione dei salari e flessibilità, di tagli alla spesa e
privatizzazioni) idonea a salvaguardare sufficienti margini di
profitto. Non c'è metro migliore della devastazione prodottasi a
sinistra nei due decenni alle nostre spalle.

Claudio Grassi

L'AMICO RITROVATO

“Lo devo dire al mio amico D'Alema. Hai faticato tanto a cercare di
costruire un rapporto con la borghesia e oggi la borghesia non c'è più”

Fausto Bertinotti citato dal "Corriere della Sera" del 8.9.2003

RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC
Viaggio del 5 – 8 settembre 2003

(a cura di G. Vlaic; per contatti: gilberto.vlaic@...)


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Resoconto di viaggio a cura Gilberto Vlaic del gruppo ZASTAVA Trieste

Questa relazione e' suddivisa in cinque parti:
A) Introduzione
B) Materiale trasportato, cronaca del viaggio, assemblea con i
lavoratori
C) Il microprogetto artigianato
D) Stato attuale della Zastava
E) Informazioni generali e conclusioni


Introduzione


Vi inviamo un resoconto del viaggio appena concluso alla Zastava di
Kragujevac per consegnare le adozioni a distanza, fatto dal
Coordinamento Nazionale RSU e dal Gruppo Zastava di Trieste.

Per i titolari delle nuove adozioni: le schede del bambino che vi e'
stato affidato vi saranno spedite per posta quanto prima.
Segnalateci eventuali problemi.

Questo resoconto si lega alle altre relazioni scritte con cadenza
praticamente trimestrale. Sono tutte reperibili su diversi siti, tra i
quali

- il sito del coordinamento RSU, all'indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/
seguendo il link: Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:
http://www.ecn.org/coord.rsu/guerra.htm
dove sono anche descritte in dettaglio tutte le iniziative in corso, e
riportati i resoconti anche di altre associazioni.
L'ultimo del maggio 2003 e' all'indirizzo
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2003/2003_0509kragujevac_rel.htm

Gli stessi resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
che contiene inoltre centinaia di articoli sulla situazione nei Balcani
difficilmente reperibili sulla stampa nazionale.

Si consiglia inoltre, a chi non lo avesse gia' fatto, la letture dei
resoconti dei viaggi delle seguenti associazioni:
ABC –ONLUS di Roma (maggio 2003) all'indirizzo
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2003/2003_0530abc_relazione.htm

Zastava Brescia (giugno 2003) all'indirizzo
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2003/2003_0603brescia.htm

e ALJ di Bologna (luglio 2003) all'indirizzo
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2003/2003_0718_ali_bologna.htm

poiche' tutte contengono interessanti informazioni e descrizioni.


Materiale trasportato e cronaca del viaggio


Siamo partiti da Trieste venerdi' 5 settembre 2003 maggio alle 6 di
sera, in tre macchine.
Purtroppo il pullmino a nove posti, che ci e' sempre stato prestato da
un'associazione di solidarieta' internazionale triestina era stato
"vandalizzato" circa un mese fa, nel senso che gli erano state
asportate le targhe e danneggiato all'interno; dovremo quindi aspettare
la sua re-immatricolazione per poterlo usare di nuovo.
Questo ha comportato un notevole aumento delle spese di viaggio e una
ridotta capacita' di trasporto di materiali.
La delegazione era formata da 7 persone: Enzo, Renata, Mario e Luisa da
Padova, Alessandro da Fiumicello (Udine), Roberto e Gilberto da Trieste.
Un'altra macchina e' partita da Firenze con a bordo Alma da Firenze,
Lino da Lodi e Valerio da Milano. Ci siamo incontrati a Kragujevac il
sabato mattina.

Avevamo complessivamente una quarantina di scatole di aiuti alimentari
e vestiario. Per gli alimentari si trattava di regali alle famiglie
jugoslave da parte delle famiglie adottanti italiane, il vestiario era
frutto di una raccolta operata a Padova.

Avevamo ricevuto una generosa sottoscrizione (950 euro) dalle
associazioni culturali slovene di Trieste, in occasione della
manifestazione "Non bombe ma solo caramelle" che era stata organizzata
a Trieste il 7 giugno 2003, finalizzata
all'acquisto di materiale scolastico.
Fortunatamente il materiale e' stato comperato da un grossista
direttamente a Kragujevac, altrimenti non saremmo mai riusciti a
trasportarlo con noi, stanti le difficolta' del viaggio. Con tale cifre
abbiamo acquistato 1500 quaderni, 700 penne, 200 gomme, 200 squadrette
e 200 compassi.

Inoltre portavamo con noi cinque fiale di linfoglobuline, una
confezione di immunoglobuline e dieci flaconi di chemioterapici per un
valore complessivo di circa 4.000 euro, provenienti da un donatore
privato, per il reparto sterile dell'Ospedale pediatrico di Belgrado.

Le adozioni da distribuire erano 85, di cui 9 nuove, per un valore
complessivo di 12.650 euro

Infine avevamo 600 euro frutto della vendita dei prodotti di uncinetto
di sei operaie licenziate, che ci avevano affidato i loro lavori in
conto vendita a maggio scorso, all'interno del microprogetto
artigianato.

Ricordiamo che le spese di viaggio sono state direttamente sostenute
dai partecipanti, senza alcuno storno dai fondi ricevuti per le quote
di adozione a distanza da distribuire in questa occasione (come del
resto in tutti i precedenti viaggi effettuati).

Siamo arrivati a Kragujevac alle 8 del mattino, senza alcun problema
durante il viaggio; sorpresa positiva l'abolizione del visto di
ingresso, e le relative spese.

Dopo la verifica con Rajka e Milija delle liste delle adozioni e del
loro ammontare abbiamo visitato alcune famiglie, e quindi pranzato con
i rappresentanti dei lavoratori.

Poiche' Alessandro ed Enzo compivano gli anni, tutti gli incontri sono
stati particolarmente festosi ed pieni di allegria, con musica di
fisarmonica e canti fino a perdere la voce.

Nel pomeriggio abbiamo visitato un monastero ortodosso nei dintorni
della citta'.

Cena veramente straordinaria presso la famiglia il cui bambino e'
adottato da Alessandro, dove abbiamo gustato una vastissima serie di
piatti tradizionali.

Il mattino di domenica abbiamo distribuito le quote delle adozioni.
Durante l'assemblea e a cui hanno partecipato alcune centinaia di
persone c'e' stato il solito scambio di regali tra famiglie italiane e
jugoslave e viceversa.

Alla fine dell'assemblea abbiamo consegnato il ricavato della vendita
dei prodotti di artigianato e ricevuto in conto vendita alcune decine
di centrini, tovaglie e arazzi.
Pranzo a casa della bambina adottata da Enzo; cibo ottimo, in quantita'
gigantesche, musica e canti.
Nel pomeriggio abbiamo visitato altre tre famiglie e raccolto dai
delegati Zastava i dati aggiornati sulla fabbrica e alcune informazioni
generali della situazione economica e sociale complessiva del Paese;
sono riportate di seguito.

La sera abbiamo ascoltato il telegiornale regionale diffuso dalla rete
RTK, controllata dal comune di Kragujevac; per la PRIMA volta in
quattro anni di delegazioni italiane in citta' la nostra presenza e'
stata data come prima notizia nel palinsesto, ed il servizio e' durato
circa quattro minuti; inoltre sono stati trasmessi sia in Italiano che
in Serbo alcuni pezzi dell'intervento iniziale in assemblea, da dove
risultano chiarissime le motivazioni della nostra iniziativa: non
generica solidarieta' caritatevole ma specifico sostegno materiale di
lavoratori a lavoratori. I nostri amici delegati erano veramente
sorpresi!

Il mattino dopo a Belgrado abbiamo consegnato i chemioterapici;
l'incontro con la dottoressa che dirige questo reparto e' stato come al
solito estremamente toccante.
Abbiamo poi attraversato il viale delle ambasciate, che ospita tutta
una serie di ministeri completamente distrutti dai bombardamenti del
1999, e quindi siamo ripartiti per Trieste, dove siamo arrivati verso
le 10 di sera del 8 settembre.


Il microprogetto artigianato


Avevamo preso durante il viaggio di maggio scorso, su prezzi decisi
dalle donne di Kragujevac, una valigia intera di prodotti di
artigianato tessile, prodotti a uncinetto o ricamo da un gruppo di sei
operaie licenziate.

Durante le sagre e le feste estive a cui partecipiamo siamo riusciti a
vendere tutto il materiale ricevuto, grazie soprattutto alla
caparbieta' di Marvida del gruppo Zastava Trieste.

Si tratta di un salto di qualita' all'interno della campagna di
solidarieta'. Nel campo delle adozioni infatti c'e' inevitabilmente la
differenza tra chi da' e chi riceve; qui invece c'e' un rapporto
assolutamente paritario tra chi produce una merce e chi la compra. Puo'
essere l'inizio di una cooperativa femminile di lavoro artigiano.

Continueremo la vendita di questi prodotti nelle forme a noi consuete,
ma intendiamo anche verificare se e' possibile mettere in diretto
contatto questo gruppo di donne con la rete dei negozi del commercio
equo e solidale, in modo da allargare le possibilita' di vendita.
Vi terremo informati dell'evoluzione del progetto.


Stato attuale della Zastava


Nelle relazioni dei nostri viaggi precedenti, soprattutto a partire da
ottobre 2002, sono state fornite ampie e dettagliate informazioni sulla
situazione occupazionale, salariale e sindacale dei lavoratori.
Gli indirizzi a cui ritrovare queste relazioni sono riportati
nell'introduzione di questo documento.

La relazione scritta da Paola Ferroni di ALJ Bologna del luglio 2003
all'indirizzo
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2003/2003_0718_ali_bologna.htm
integra ulteriormente questi dati.

Si rimanda quindi a queste relazioni per avere una panoramica
dell'evoluzione della situazione della Zastava negli ultimi due anni

I dati non presenti nelle relazioni precedenti sono riportati di
seguito.

Una sola unita' produttiva delle 38 in cui e' stata smembrata la
Zastava (nell'agosto del 2001) e' stata al momento privatizzata: si
tratta della Jugomedica, che impiega 13 lavoratori e produce
attrezzature per studi dentistici.

Per quanto riguarda Zastava automobili (4300 lavoratori impegnati) la
produzione prevista per il 2003 era di 1800 vetture/mese; nel primo
trimestre del 2003 il consuntivo e' di 425 vetture prodotte.
Precedentemente ai bombardamenti la produzione era di 220.000
vetture/anno.

Zastava IVECO, produzione di camion (46% di capitale FIAT al momento
attuale), produceva negli anni '90 10.000 camion/anno con 4.500
lavoratori; nel 2002 sono stati prodotti 480 camion impegnando 2.800
lavoratori.
Nel 2003 nessun camion prodotto; la FIAT avrebe dovuto fornire i motori
EURO3 completi di cambio ma richiede il pagamento anticipato a prezzi
di mercato, e non all'ingrosso.

La centrale termica, che era stata totalmente distrutta dai
bombardamenti NATO del 1999 e ricostruita nell'estate dello stesso
anno, e' attualmente gestita dal comune di Kragujevac.
Ricordiamo che la centrale, oltre a rifornire di energia e fluidi la
Zastava, riscaldava la maggior parte degli edifici pubblici e dei
condomini della citta'. Una gestione completamente fallimentare delle
forniture di combustibile ha portato alla situazione paradossale di
continue interruzioni di fornitura di energia alle unita' produttive e
ad un abnome aumento dei costi (che sono addirittura quadruplicati).

Prima dello stato di emergenza dichiarato a marzo i lavoratori della
Zastava avevano intrapreso tutta una serie di lotte sotto le parole
d'ordine:
Pane, lavoro, diritti sindacali.
Riprenderanno nel corso di questo mese.


Informazioni generali e conclusioni


La situazione economica in Jugoslavia è ovviamente molto problematica.
Oltre alla Zastava sono centinaia le fabbriche che sono state
bombardate e non ricostruite.
Su una popolazione complessiva di 10.500.000 persone il numero di
disoccupati e' ufficialmente di un milione; il dato reale e' pero'
molto piu' elevato poiche' vengono considerati occupati anche i
lavoratori in cassa integrazione.

Ci sono 300.000 lavoratori occupati che non ricevono il salario da mesi.

Lavorano in nero circa 700.000 persone.

I pensionati sono circa un milione, con pensione media di 2.000 dinari
(circa 30-35 euro).

La legge sulle privatizzazioni ha fino ad oggi interessato 700 imprese
con un totale di circa 25.000 dipendenti.

Ricordiamo che una famiglia media di 4 persone ha bisogno di almeno 250
euro contando solo i generi di primissima necessita'.

I dati ufficiali affermano che circa i 2/3 della popolazione serba
spende meno di 1 euro al giorno pro-capite, e che un terzo spende meno
di mezzo euro al giorno; il 60% della spesa e' per il cibo.

Alcune informazioni sullla situazione in Kosovo.

Ad agosto 4 bambini serbi sono stati uccisi mentre facevano il bagno
nel fiume nel paese di Gorazdevac.
E' stato dichiarato il lutto nazionale per il 26 agosto scorso; la
K-FOR ha dichiarato la sua incapacita' a garantire l'incolumita' di chi
partecipava ai funerali, compresi esponenti del governo centrale.

Le scuole sono iniziate il primo settembre, ma non in Kosovo per i
bambini serbi, in quanto la K-FOR ha dichiarato di non poterli
proteggere.

Una delle famiglie appena adottate e' originaria di Pec; piu' di 20 dei
loro parenti sono profughi in Serbia e Montenegro; anche se volessero
tornare non potrebbero in quanto le loro case sono state bruciate.

La Classe lavoratrice jugoslava è oggi in condizioni di oggettiva
debolezza e deve fare i conti con la necessità di una ricostruzione
post-bombardamenti che ha ormai da due anni assunto una chiara
direttrice iper-liberista.
Lo Stato, governato da una coalizione di centro destra e fortemente
allettato e subordinato alle promesse di aiuto occidentali, ha lasciato
al libero mercato ogni decisione. Così i prezzi aumentano, le scuole e
la sanità diventano prestazioni disponibili solo per i più ricchi, le
fabbriche, le zone industriali sono all'asta di profittatori
occidentali che comprano tutto a prezzi bassi e ponendo condizioni di
lavoro inaccettabili.

Le famiglie che aiutiamo materialmente esprimono la loro gratitudine
per questi aiuti che sono indispensabili, ma la loro fondamentale
preoccupazione e' di non rimanere soli, abbandonati ed invisibili al
resto del mondo.

Dobbiamo intensificare i nostri sforzi affinche' giunga a loro la
nostra solidarieta' e fratellanza materiale e politica.


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Intervento, a nome del coordinamento RSU e gruppo ZASTAVA Trieste,
svolto da Gilberto Vlaic di ZASTAVATrieste all'assemblea dei lavoratori
della Zastava di Kragujevac il 7 settembre 2003 in occasione della
consegna delle adozioni a distanza raccolte a favore delle famiglie dei
lavoratori tutt'ora senza lavoro e senza salario a causa dei
bombardamenti NATO delle fabbriche della Jugoslavia nel 1999.


Carissimi bambine e bambini, carissimi lavoratori della Zastava,
permettetemi di cominciare questa assemblea con tre parole nella vostra
lingua:
SVE VAS VOLIM

Eccoci di nuovo insieme, in questa bella occasione in cui riaffermiamo
i legami di affetto e solidarieta' tra lavoratori italiani e i loro
fratelli jugoslavi e i loro figli.
Queste non sono semplici occasioni in cui si manifesta una generica
solidarieta' con chi sta peggio di noi, ma sono esempi dell'interesse
comune che ci lega in quanto facciamo parte della stessa classe sociale.
I nostri interessi e i nostri obbiettivi come classe sono
inconciliabili con quelli di chi vuole dominare il mondo e appropriarsi
delle sue ricchezze e possibilita'.
Sono gli interessi di chi vuole vivere in pace, con un lavoro decoroso,
con scuola e sanita' pubbliche efficienti, con una giusta pensione per
gli anziani, senza barriere in un mondo libero, dove non esistano
popoli sfruttatori e popoli sfruttati, dove i giovani possano istruirsi
e lavorare nell propria terra, senza diventare servi a basso costo del
capitale.

Sulle macerie del Muro di Berlino si parlava di pace e di progresso. In
tutti questi anni abbiamo visto invece solamente un crescendo di guerre
e di miserie: dall'Iraq all'Afghanistan alla Palestina, per ritornare
di nuovo all'Iraq
PASSANDO SEMPRE PER LA JUGOSLAVIA

In Jugoslavia, al centro dell'Europa, l'aggressione e' stata
ininterrotta e la spoliazione procede oggi a gonfie vele, come il caso
della Zastava dimostra.

E ora contro quale altro popolo si rivolgera' l'imperialismo americano,
con i suoi alleati occidentali?
Contro il popolo iraniano, per poter finalmente avere il dominio
geopolitico di quell'area del mondo, stategica per le risorse naturali
che contiene?
Oppure contro Cuba, colpevole di avere un sistema politico non
allineato economicamente, politicamente e culturalmente al liberismo
del Fondo Monetario Internazionale?

Di volta in volta l'aggressione viene presentata come "ingerenza
umanitaria" o "guerra preventiva al terrorismo" ma noi sappiamo bene
che sono sempre state e saranno sempre aggressioni per la sottomissione
di popoli non allineati o per la conquista di nuove fonti di materie
prime e di energia o per il controllo di territori strategici.
Basta riflettere sul fatto che, dopo l'aggressione al vostro Paese, gli
Stati Uniti hanno costruito in Kosmet la piu' grande base militare che
abbiano in Europa, Camp Bondsteel.

E inoltre sono forse state trovate le fosse comuni che sono state usate
per giustificare l'aggressione alla Jugoslavia?
Sono state trovate le armi di distruzione di massa inventate per
aggredire l'Iraq?

E tutto questo viene pagato da popoli innocenti con devastazioni e
lutti.

Il nosto NO alle guerre di aggressione imperialiste deve essere senza
condizioni, non solo perche' portano lutti, devastazione, fame, ma
perche' i loro scopi sono assolutamente opposti ai nostri interessi
come classe sociale.
E l'arma piu' forte che abbiamo per opporci e' la solidarieta'
internazionalista dei lavoratori. Il nostro mondo non e' quello dei
ricchi e dei governi, il mondo che vogliamo noi e' quello basato sul
lavoro e sull'amicizia tra i popoli.

Poche parole sulla situazione del mio Paese.
Il lavoro salariato e' al centro dell'attacco del governo di destra che
abbiamo; la nuova legge sul lavoro in discussione al parlamento rende
il lavoro sempre piu' frammentario e precario, in prospettiva distrugge
lo stesso contratto collettivo nazionale.
Ora poi vi e' un feroce attacco alle pensioni, con il tentativo di
diminuirne il valore e di costringere i lavoratori a lavorare alcuni
anni di piu' prima di potervi accedere.
La Scuola pubblica e' sottoposta a continui tagli nei suoi
finanziamenti.
Violando persino la Costituzione il governo alcuni giorni fa ha
concesso alle famiglie che mandano i loro figli alle scuole private un
regalo in denaro. E da noi le scuole private sono quasi tutte di tipo
religioso.

Ma torniamo alla nostra assemlea.
Portiamo con noi 85 adozioni, facenti capo alle RSU e al gruppo Zastava
di Trieste; 9 di queste sono nuove, a riprova del fatto che molti
lavoratori italiani non hanno dimenticato che cosa e' successo nel 1999.
Inoltre abbiamo ricevuto una generosa sottoscrizione dalle Associazioni
culturali slovene di Trieste, che ci hanno chiesto di acquistare
materiale scolastico da distribuire agli studenti.
Queste adozioni nuove e questa donazione sono anche il frutto della
rapida visita che alcuni mesi fa i vostri rappresentanti hanno fatto in
Italia e del progetto "Non bombe ma solo Caramelle" che ha visto la sua
prima edizione a Roma il 16 giugno scorso.
Circa 250 bambini di varie scuole elementari e medie italiane si sono
esibiti sul palco del teatro Ambra-Jovinelli di fronte a piu' di mille
persone e per un pomeriggio intero hanno cantato canzoni composte da
loro per esprimere con la loro sensibilita' di bambini il loro NO alla
guerra.
Mi sono tornati in mente tutti i disegni e le lettere che i bambini
jugoslavi scrivevano ai loro amici italiani nella primavera del 1999.

E voi bambini di Kragujevac eravate presenti, perche' e' stata letta
dal palco una delle vostre poesie e perche' un televisore all'ingresso
della sala trasmetteva il vostro saluto ai bambini italiani.
E' stato un ponte di amicizia e solidarieta' bellissimo.

Un abbraccio a tutti voi.

Kragujevac, 7 settembre 2003

PARLA L'EDITORE PIU' LIBERALE DELLA STORIA:
A GENOVA MENTRE MASSACRAVAMO I MANIFESTANTI HO CHIESTO A SCHROEDER
DELLE SUE ESPERIENZE CON LE DONNE

Testo integrale dell'intervista di Berlusconi apparsa il 4 settembre
2003 sul periodico LA VOCE DI RIMINI e sul settimanale inglese THE
SPECTATOR.


Intervista esclusiva al presidente del Consiglio nella sua villa di
Porto Rotondo in Sardegna

"Esportiamo la democrazia con la forza"


di Boris Johnson e Nicholas Farrell

Si è rappacificato con il cancelliere Schroeder, dopo che Lei ha
paragonato il parlamentare europeo Martin Schulz ad un kapò?

Non c¹è mai stata nessuna rottura. Con Schroeder ci fu solo una
telefonata. Ero io che ero offeso, il mio governo, il mio paese... ho
risposto con una battuta. Volevo essere spiritoso. Tutto il parlamento
ha riso. La mia risposta è stata presa ed usata contro di me. Ma sapete
una cosa? Era una risposta a cui era praticamente impossibile per me
resistere perché una
volta ho trasmesso 120 episodi di Hogan¹s Heroes in cui c¹era questo
Sergente Schulz. Vi ricordate? Era una battuta che mi è venuta
spontaneamente. Ed è uscita di getto. Cerco sempre di essere ironico
nei miei discorsi. Comunque, ho avuto una conversazione telefonica con
Schroeder in cui ho detto che la mia intenzione non era stata di
offendere e che ero dispiaciuto del fatto che la mia battuta avesse
offeso qualcuno.

Cosa lo ha provocato?

In quella seduta del Parlamento i discorsi erano stati preparati
precedentemente sotto la regia degli europarlamentari della Sinistra
italiana. Così ne era uscita la seguente immagine dell'Italia: uno, che
in Italia c¹è un signore che controlla l¹85 per cento della stampa
italiana - è vero il contrario - io sono l¹editore più liberale della
storia; due, che questa persona controlla anche tutta la televisione
italiana- quando ho un
amico che è Emilio Fede che ha il 7 per cento di share; tre, che metto
sotto i piedi i giudici italiani e quindi che, se l'Italia si
candidasse oggi per far parte dell'Unione Europea, sarebbe respinta.
Questo era l¹argomento dei discorsi della Sinistra quel giorno.
La realtà italiana è che è una democrazia assoluta con delle anomalie.
Una è che abbiamo un'opposizione che non è del tutto democratica perché
è fatta di persone che furono comunisti e protagonisti del partito
comunista italiano
che era stalinista in origine. Un'altra anomalia che all'estero non è
conosciuta è che abbiamo una magistratura estremamente politicizzata. E
la terza anomalia è che c'è una enorme disinformazione da parte della
stampa. Basta leggere "La Repubblica", basta leggere "L¹Unità" - sono
quotidiani
completamente al servizio della Sinistra. Se leggete "L'Unità"
penserete di star vivendo sotto una tirannia. Qual è la prova che noi
abbiamo una magistratura politicizzata? La dichiarazione stessa dei
giudici. In una delle loro organizzazioni - Magistratura Democratica -
hanno dichiarato
pubblicamente che i loro membri devono usare il sistema legale per
rovesciare lo stato borghese.

Berlusconi sulla cospirazione della sinistra

La gente non considera la storia della politica italiana. Per mezzo
secolo l'Italia è stata governata da una coalizione di cinque partiti
che erano di origine democratica e pro-occidente, i
cristiano-democratici, i socialisti, i repubblicani, i
social-democratici e i liberali. Il sistema italiano ha prodotto 57
governi in poco meno di 50 anni. Io sono a capo del
cinquantasettesimo governo e per la prima volta in cinquanta anni ho la
grande maggioranza in entrambe le Camere del Parlamento. Successe che
nel 1992, dopo la caduta del Muro di Berlino, il partito comunista, la
Sinistra, era stato sconfitto dalla storia, non fu processato per la
complicità morale con i crimini del regime comunista - che loro avevano
sempre appoggiato, dalla Cambogia a Fidel Castro a Milosevic - e
venivano appoggiati perché la Sinistra ha sempre avuto un'attrazione
fatale per la dittatura, sapete, e non furono portati in tribunale
perché la Sinistra fece infiltrare i suoi uomini in tutti i punti
nodali dello stato, cioè le scuole, i giornali, le stazioni TV, la
magistratura, nel sistema nervoso centrale dello stato.
Invece di essere processati, usarono le loro infiltrazioni non per
essere processati, ma per portare in tribunale tutti gli altri partiti,
a cui la storia aveva dato ragione.

Perché è entrato in politica

Sono entrato in politica con grande dispiacere, ma nel 1994 ho pensato
che l¹estrema Sinistra sarebbe stata un disastro per l'Italia. I
partiti della Sinistra controllavano il 34 per cento dei voti, ma
avevano più dell'80 per cento delle poltrone in Parlamento perché gli
altri partiti, quei cinque partiti che avevano governato l¹Italia per
50 anni, erano distrutti. Ero
l'uomo più popolare in Italia perché ho creato la TV commerciale dal
niente ed ero un importante uomo d'affari, perché ero un uomo di sport
con molte vittorie. Avevo cinque squadre e non solo di calcio, ma di
hockey, pallavolo, rugby ed erano vittoriose in tutti i campionati
italiani e mondiali. Ho costruito piccoli paesi ed ero il proprietario
della seconda più grande catena di supermercati - tutti gli italiani lo
sapevano. Ero alla guida di un movimento popolare, e la gente lo
diceva, tu sei la nostra sola speranza di non avere un governo di
Sinistra.

Perché tutti i commentatori lo attaccano?

Credo ci sia un elemento di gelosia in ognuna di queste persone perché
non riesco a trovare un'altra spiegazione. Tutti questi giornalisti -
Biagi, Montanelli - erano più anziani di me e credevano di essere loro
quelli importanti nel nostro rapporto. Poi il rapporto si è capovolto e
io sono diventato ciò che loro stessi volevano essere. Dunque, dato che
loro non mi sono politicamente affini, si è sviluppato un sentimento
irrazionale tra giornalisti italiani molto famosi.

Berlusconi dice di ammirare la signora Thatcher, ma sta veramente
conducendo una rivoluzione thatcheriana in Italia?

Sono un grande ammiratore della Signora Thatcher, ma ho letto nella sua
biografia che nei suoi primi quattro anni lei ha compiuto molto poco.
Ho grandi difficoltà con il sistema bicamerale italiano, e devo
discutere qualsiasi cosa con i miei compagni di coalizione. Il Primo
Ministro italiano non ha il potere di Tony Blair. Io ho solo il potere
di persuasione morale.
Non posso licenziare un ministro o un sotto-segretario, ed è quasi un
miracolo che sia stato capace di fare ciò che ho fatto. Ho ereditato
uno stato non solo con il debito pubblico più alto in Europa, al 105
per cento del nostro Pil, e il 6 per cento di quel Pil va nel ripianare
il nostro debito, e questo ha un fortissimo impatto sul nostro margine
di manovra. Ma ho anche ereditato un paese che è vecchio nelle sue
strutture e nelle sue istituzioni. L'Italia ha una classe
imprenditoriale Molto valida, grazie a Dio, e sono i 5 milioni di
imprenditori la vera ricchezza d¹Italia. Ma lo stato è vecchio,
obsoleto, con una pubblica amministrazione che è pletorica,
inefficiente e molto costosa.
Abbiamo abolito la tassa di successione, quella sulle donazioni,
abbiamo introdotto break di tasse per le imprese. Abbiamo aumentato la
deduzione dalle tasse per ogni figlio da 1m lire a 1.5m lire. In 5 anni
intendo mantenere la mia promessa e portare l'incidenza delle tassa sul
reddito
personale dal 47 per cento al 33 per cento. Allo stesso tempo voglio
creare delle grandi zone tax-free per i meno abbienti. Quando abbiamo
guardato i libri, abbiamo trovato un debito extra di 13 miliardi di
euro, ma dopo due anni siamo avanti sulla tabella di marcia. Ho
garantito le condizioni in cui ci saranno un milione di nuovi posti di
lavoro. Stiamo provando a
togliere persone dal mercato nero e regolarizzare il loro impiego. Poi
il tasso di crimini denunciati è del 12 per cento più basso, perché
stiamo trasformando la filosofia di giustizia e ordine da una filosofia
puramente repressiva ad una di tipo preventivo. Abbiamo introdotto una
figura simile a quella del vostro "bobby" in tutte le maggiori città
italiane: nelle strade,
nelle piazze, nei pressi delle scuole, negli stadi. Ora circolano in
coppia e in futuro forse potranno farlo da soli. Inoltre ho presentato
un vasto programma di opere pubbliche, del valore di 125 miliardi di
euro, comprendendo 125 opere di maggior importanza delle quali 6 sono
epocali, come il ponte a Messina e la barriera a Venezia. Sono già
riuscito a digitalizzare la nostra pubblica amministrazione e a rendere
il nostro mercato del lavoro il più flessibile in Europa. Ebbene sì, è
più flessibile
di quello inglese, ora.

La sua fiducia nella mediazione per la Convenzione europea.

Credo che il solo modo sia di approvare che ciò è emerso dalla
convenzione di Giscard esattamente come è, forse con una o due
modifiche, ma questo è tutto. L¹Italia è naturalmente favorevole
all¹introduzione di un riferimento alla cultura cristiana dell¹Europa,
o cultura giudaico-cristiana, ma ci sono
solo 4 paesi che appoggiano questa causa, Italia, Spagna, Olanda e
Polonia. Noi lo vogliamo ma francamente non credo che sarà possibile.
Sarebbe una buona cosa se avessimo una comune politica straniera, se
l¹Europa avesse una singola voce, ma so che al momento non è possibile.

Perché ha appoggiato la guerra in Iraq?

Abbiamo avuto molti dubbi sulla necessità di questa guerra, e abbiamo
cercato di evitarla, ma quando abbiamo visto che gli Stati Uniti e
l'Inghilterra, nostri tradizionali alleati, avevano deciso di fare la
guerra, noi siamo stati solidali nei loro confronti. Facciamo l'esempio
di un nostro fratello che si lancia in un affare dopo che per tre mesi
gli abbiamo chiesto di desistere - beh, è mio fratello, e lo appoggio,
anche se non al punto di pagare le sue perdite! E io ho fatto lo stesso
con gli Stati Uniti. Siamo vivi oggi grazie agli Stati Uniti. Furono
loro a liberarci dal nazismo e dal comunismo e ad appoggiare la nostra
crescita economica. Abbiamo vissuto per 50 anni sotto la loro ala
protettiva perché spesero il 4 per cento del loro Pil per proteggerci
contro l¹Unione Sovietica, e noi abbiamo speso solo l'1.5 per cento del
nostro Pil. Dunque abbiamo un senso di gratitudine che è assoluto,
assoluto. È stato difficile appoggiare la guerra perché avevo l'intera
Sinistra contro di me, ma ho tenuto la linea. Ho detto immediatamente
al presidente Bush che mi era costituzionalmente vietato mandare truppe
senza una seconda risoluzione dell'Onu, ma abbiamo mandato 3000 soldati
ora per aiutare la democrazia e mantenere la pace.

Cosa è successo alle armi di distruzione di massa?

Sono abituato a mettermi nei panni degli altri, e ho pensato che se
fossi stato in Saddam, mi sarei detto, "Faremo sparire tutte le armi di
distruzione di massa, perché così bloccheremo la risoluzione dell'Onu,
e non ci sarà un attacco dall¹America." Così Saddam ha eliminato le
armi di distruzione di massa perché qualcuno gli ha riferito, qualcuno
molto importante, che non ci sarebbe stato un attacco senza una
risoluzione dell'Onu. Dunque credo che le abbia distrutte o mandate
all¹estero.

L'opinione pubblica occidentale è stata ingannata su questa questione?

Questo non lo posso dire, non so come tutto questo sia successo. Provo
una grande stima per Tony Blair, e c'è una grande sincerità nei nostri
rapporti personali. Credo a Blair e Bush perché guardo nei loro occhi e
credo a loro. Non ho parlato direttamente a Bush o a Blair riguardo
l¹imminenza delle minacce dall'Iraq.

Berlusconi sul Medio Oriente...

Vorrei allargare i miei commenti e dire che, al di là dell'opportunità
di questa guerra, noi abbiamo certamente un grande problema nelle
relazioni tra l'Occidente e il mondo islamico. È un fatto che nel Medio
Oriente non c¹è democrazia e giudico questo intervento in Iraq positivo
perché ha messo fine ad una dittatura, e può essere paradigmatico per
l¹intera regione. Capisco la difficoltà di insegnare la democrazia a
gente che ha conosciuto solo la dittatura.

... e come rapportarsi col mondo.

Ci stiamo ora confrontando con una nuova situazione mondiale. Siamo
passati dallo scontro di due blocchi perché la federazione russa ha
deciso sotto la guida del signor Putin, di essere parte dell¹Europa e
dell¹Occidente. Questo è un evento molto importante. Ho avuto
l¹occasione di essere presidente dei G8 a Genova nel 2001, ed ero
l'ospite della cena, provando a portare ognuno dentro la conversazione,
e stavo facendo battute come al solito. Ho chiesto a Schroeder delle
sue esperienze con le donne, dato che è stato sposato quattro volte, e
l'ho fatto ridere. E dopo poco ho deciso di spostare la mia sedia dal
tavolo e lasciarli parlare, ed ho visto Blair scherzare con Chirac, e
Putin scherzare con Bush, e io stavo scherzando con tutti, ed
improvvisamente ho pensato, guarda, eccomi qui, un uomo che ha vissuto
sulla sua pelle la Seconda Guerra Mondiale, essendo nato nel 1936. Ho
visto mio padre vestito da soldato, e ho pensato, che mondo
meraviglioso.

Potrebbe essere così bello

Che mondo diverso lasceremo ai nostri figli. All'inizio del nostro
secolo, del nostro millennio! Che meraviglia! Mi è sembrato quasi
incredibile, perché quando ero un bambino, conoscevo il comunismo. Ero
a scuola dai Salesiani vicino a Milano, e alcuni preti che erano
fuggiti superando la cortina di ferro vennero a trovarci, e ci dissero
del terrore. Sapevo che
all'età di 12 anni che il comunismo era l¹oppressione più inumana e
criminale nella storia dell¹uomo. Il comunismo non è morto oggi, a
proposito: ci sono ancora più di un miliardo di persone nel mondo che
vivono sotto il comunismo, e dove l'opposizione è in prigione o in
esilio. Ma qui veniamo al punto, che ritengo straordinario, una
bellissima scena attorno ad un tavolo a Genova. Ero felice e ho pensato
che avremmo lasciato ai nostri figli una prospettiva di un mondo
pacifico- poi venne l'11 settembre e l'attuale situazione di terrorismo
e fondamentalismo.

Imporre Libertà e Democrazia

Così da quel giorno abbiamo discusso questa questione, e all'ultimo G8
abbiamo discusso il Nuovo Ordine del Mondo, che comprende un occidente
che è straordinariamente forte paragonato al resto del mondo; e abbiamo
promesso varie volte di dare ai poveri del mondo cibo, acqua,
educazione, sanità. Ma l'ho detto al summit di Evian, e l¹ho detto
quando ero al ranch con Bush per due giorni, non esiste un bene che
viene prima di questi beni materiali? E non è chiamata Libertà questo
bene? La libertà crea questi beni materiali, e senza di questa non
potrebbero esistere. Se c'è una dittatura, se c'è una tirannia, se non
c'è libertà, allora tutto questo denaro va nelle mani di despoti che lo
mettono nei loro conti nelle banche svizzere. Si armano e fanno guerra.

Una comunità di democrazie

Così ho detto, dato l'enorme e paradossale successo del
fondamentalismo, perché non parliamo più apertamente della comunità di
democrazie? Sì, perché non riformiamo l¹ONU? Diciamo che il signor X o
Y in questa o quella dittatura, tu devi riconoscere i diritti umani nel
tuo paese, e noi ti diamo 6 o 12 mesi o giù di lì, altrimenti
interveniamo. E possiamo farlo perché non c'è una forza contrastante.
Nei vecchi tempi l'America o la Russia non chiedevano ad un terzo stato
se i loro cittadini avessero diritti umani, o se l¹opposizione avesse
una voce. Loro chiedevano se stavano con loro o con gli altri. Se lui è
con noi, è abbastanza, e non importa se è un dittatore.
Se necessario con la forza. Ma ora, in questo nuovo ambiente, dobbiamo
considerare cosa sta creando la dittatura, e dobbiamo capire perché Bin
Laden esiste, e perché il
fondamentalismo genera terrorismo. Vi dico la verità, se vivessi in un
paese dove non ci fossero le elezioni, diventerei un rivoluzionario, se
non un terrorista. E questo è perché io amo troppo la libertà, e senza
libertà un uomo non è un uomo. Non ha dignità. E così oggi siamo
capaci, con Russia e America insieme, di guardare a tutti gli stati del
mondo, e valutare la
dignità di tutta la gente del mondo, e possiamo dar loro dignità e
libertà. Sì! Con la forza se necessario! Perché è l'unico modo di
mostrare che non è uno scherzo. Abbiamo detto a Saddam, fallo, o noi
arriviamo, e siamo arrivati e l'abbiamo fatto. Non posso dire da quale
paese mi è arrivata una telefonata nei giorni scorsi, ma mi ha chiamato
un importante leader e mi ha
detto: "Farò qualsiasi cosa gli americani vogliano, perché ho visto
cosa è successo in Iraq, e ho avuto paura."
(Il portavoce di Berlusconi ha indicato che il leader in questione era
il Colonello Gheddafi).

Il libro di Bush sugli stati canaglia

Ad Evian ho partecipato al mattino ad un meeting con il presidente
Bush, l'FBI e la CIA. E loro avevano un libro, con tutti i paesi del
mondo dove non c'è pace. Abbiamo cominciato con la Liberia, e poi Bush
ha detto "E l'Afghanistan?" e Chirac "E la Corea?", e siamo arrivati al
Kosovo, dove noi italiani abbiamo 3600 soldati, Bush mi ha detto
grazie. E io ho detto "No, sono io che ti ringrazio, perché il Kosovo è
vicino a me" Dunque abbiamo una compito morale di essere responsabili
per il Nuovo Ordine del Mondo, e dobbiamo capire che l¹America ha
400,000 soldati oltreoceano. E come è possibile questo? Grazie ai soldi
di quelli che pagano le tasse in America. Dobbiamo apprezzare tutto
questo, e dobbiamo muoverci anche noi.

L'europa non dovrebbe dividere il fardello?

Certamente, certamente, l'Europa dovrebbe spendere di più per dare alle
forze militari, o non sarà mai eguale agli Stati Uniti, e la distanza
tra noi sarebbe insanabile. Abbiamo molte difficoltà di budget in
Italia, e io ho ereditato una cattiva situazione ma sono convinto che
con il tempo l'Italia dovrebbe gradualmente spendere più soldi nella
difesa. Ma sono anche convinto che ci dovrebbe essere una spesa
intelligente, così che ogni paese europeo si specializzi in determinati
corpi.

Perché l'Economist crede che Lei non sia adatto a governare l'Italia?

L¹Economist ha fatto un grande e fondamentale errore confondendo le
guardie con i ladri. Ha preso i protettori della democrazia e della
libertà per i ladri, e ha preso i ladri per le guardie. Ha mescolato
tutto. Non ho mai guadagnato un soldo nella mia vita dalla politica. Ho
messo i miei soldi nella politica, sì, per finanziare Forza Italia. Non
oso telefonare al mio gruppo perché un solo operatore telefonico
potrebbe dire "Berlusconi sta chiamando". E per il conflitto di
interessi, è tutto il contrario, perché ho dovuto vendere tutto il mio
sistema di grandi negozi perché i comunisti non volevano comprare da me
e avevano una strategia BB - boicotta Berlusconi. Le autorità di
Sinistra non mi davano nessun nuovo permesso per costruire negozi, e
non ho chiesto alla Destra perché si sarebbe potuto pensare che io
avessi un interesse, quindi i miei figli hanno deciso di vendere.

E' giusto approvare leggi che la salvano dai processi?

Dovete capire che ho avuto più di 500 visite dalla Guardia di Finanza
al mio gruppo, che ho avuto più di 90 indagini. Dovete chiedere, qual è
il rimedio se un'intera procura, a Milano e a Palermo, non fa altro che
inventare teoremi su di me? Qual è il rimedio se loro continuano a
chiedermi di andare in tribunale, o continuano a farmi avere incontri
con i miei avvocati? Sto
governando o sto rispondendo continuamente a tutte queste accuse? Non è
possibile. Soltanto l'8 per cento degli italiani ha fiducia in questa
magistratura. Questo è perché hanno capito ciò che l'Economist non ha
ancora capito. Soltanto l'8 per cento. Dunque questo è sembrato il solo
possibile rimedio... non casi chiusi ma sospesi durante il periodo di
servizio allo
stato. Io ero contro. Non lo volevo... ma quando mi dicono - ho vinto
tutte le mie cause - eh - solo una rimasta - che i giudici di Milano
stanno facendo esattamente quello che hanno fatto nel 1994 - nel 1994
il mio governo cadde perché mi accusarono di corruzione, poi fui
prosciolto per sei anni. Ma fecero cadere il mio governo per quello.

Ma la sua azienda ha corrotto il giudice Squillante?

Per quanto riguarda il denaro, niente è stato provato, in relazione a
noi, in relazione alla mia azienda, cosa è stato dimostrato è solo il
pagamento delle parcelle agli avvocati che a Roma avevano in sistema di
conti bancari per e dalla Svizzera in cui tutti i giudici romani
avevano partecipato. Non
sto dicendo che questo fosse corretto, sto solamente dicendo che noi
non abbiamo nulla a che fare con questo, e in ogni caso, questo
Squillante non era coinvolto in un caso che coinvolgeva me. Perché il
mio gruppo dovrebbe pagare Squillante se non c'era una mia sola causa
che lui avesse per le mani. Tutte le mie cause erano a Milano, non a
Roma. Perché la mia azienda dovrebbe fare dei pagamenti a Squillante?
Squillante non era un giudice in nessuna delle nostre cause, quindi non
capisco come sia successo. Gli italiani credono in me e non credono ai
giudici.

Non credono all'Economist?

No! Loro sanno tutto questo. Ho vinto le elezioni con questa causa già
avviata, con tutta la TV contro di me. Gli italiani hanno creduto a me
e non hanno creduto ai giudici.

Perché l'opinione pubblica non La capisce all'estero?

Credo che l'80 per cento dei giornalisti siano di Sinistra, e abbiano
rapporti molto stretti con l'informazione estera, e hanno tutti un club
a Roma. Non concedo conferenze stampa all'informazione estera perché
loro la usano solo come opportunità per attaccarmi. Non prendono in
considerazione
cosa faccio o dico. Scrivono ciò che c'è già nella loro testa. Non
capiscono la nostra magistratuara. Guarda cosa è successo ad Andreotti,
che era stato condannato a 20 anni.
Andreotti, sette volte primo ministro, non era un mafioso?
Ma no, ma no. Andreotti è troppo intelligente. È troppo intelligente.
Guardate, Andreotti non è mio amico. Lui è di Sinistra. Hanno creato
questa menzogna per dimostrare che la Democrazia Cristiana che è stata
per 50 anni il partito più importante nella nostra storia non era un
partito etico, ma
un partito vicino alla criminalità. Ma non è vero. È una follia! Questi
giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perché lo sono
politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro,
devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche.
Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto
della razza umana.