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ESTRADIZIONE

FULVIO GRIMALDI PER LIBERAZIONE DI SABATO, 30 GIUGNO
Versione integrale

Di ritorno da Belgrado
Se Zoran Djindjic, primo ministro serbo si � addormentato gioved� sera
pensando di aver risolto la crisi istituzionale pi� grave dal il
rovesciamento di governo del 5 ottobre scorso, stamane (ieri per chi
legge) ha avuto motivo per ricredersi. Forse, con la consegna di
Slobodan Milosevic al Tribunale dell�Aja, ha acceso una miccia che
potrebbe anche sconvolgere ulteriormente gli assetti della Jugoslavia,
sia come governo che come federazione serbo-montenegrina. Vediamo la
successione degli avvenimenti che hanno portato a questa situazione e
alla quale, perlopi�, ho avuto l�opportunit� di assistere. Il 24 marzo,
secondo anniversario dell�attacco Nato, il Partito Socialista Serbo,
falcidiato dagli arresti dei dirigenti (250) e dal passaggio dei suoi
faccendieri o pentiti sotto l�ala riabilitatrice della DOS (Opposizione
Democratica serba, al governo), organizza un convegno internazionale
contro la minaccia di arresto di Milosevic. All�estradizione non si
pensa neppure. Il convegno richiama giuristi e personalit� della
politica e della cultura di fama internazionale e ottiene l�adesione di
Ramsey Clark e di molti parlamentari russi e dell�est europeo. Si
conclude con una denuncia dell�illegalit� del tribunale dell�Aja, un
tribunale creato del Consiglio di Sicurezza, cui la Carta dell�ONU non
attribuisce tale potere, non ratificato da nessun governo, finanziato
dagli USA, che si autoregola con normative che violano qualsiasi
principio giuridico: testimoni anonimi, detenzione preventiva senza
limiti di tempo, "voci di popolo" ammesse come prove, la Nato, parte in
causa, come polizia giudiziaria, le procuratrici Louise Arbour, prima,
e Carla del Ponte, poi, che incriminano su scoperti suggerimenti
statunitensi, rapimenti di imputati mediante blitz di commando Nato. In
pi�, una parzialit� spudorata: ogni denuncia di crimini Nato nei
confronti della popolazione civile, bombardata in Jugoslavia,
contaminata da chimica e uranio, decimata tra le minoranze in Kosovo,
viene rigettata. Il rapporto tra imputati serbi e imputati croati,
bosniaci o albanesi � di 200 a 10. Gli incriminati croati possono
essere giudicati in patria. Un documento finale che invita a firmare
contro detenzione ed estradizione dell�ex-presidente, a prescindere dal
giudizio politico sul suo operato, raccoglie in pochi giorni un
milione di firme in tutto il mondo. Nei giorni successivi i sostenitori
di Milosevic riescono, per la prima volta dopo gli eventi di ottobre, a
riempire la grande piazza della Repubblica a Belgrado. Compito non
facile, vista l�aria di repressione e ostracismo che tira nei confronti
dei sopravvissuti del precedente sistema.
Djindjic si rende conto che il tempo lavora contro di lui. Kostunica si
dichiara contro l�estradizione. Tre giorni dopo un mio incontro con
Milosevic (l�ultimo con un giornalista prima di arresto ed
estradizione), ancora fiducioso e accanito accusatore della strategia
USA di distruzione della Jugoslavia, in puntuale coincidenza con
l�ultimatum USA per l�arresto "entro il 31 marzo, se no niente 100
miliardi di prestito", uomini mascherati tentano di sequestrare
Milosevic nella sua residenza e metterlo su un elicottero con i motori
accesi. Il colpo di mano fallisce per l�opposizione di una nutrita
folla e per la minaccia dei militari di guardia di usare le armi.
Kostunica � all�estero. Rientra e condurr� le trattative per un arresto
regolare con "tutte le garanzie del caso", che avviene allo scadere
dell�ultimatum.
Torno a Belgrado a met� giugno per una nuova iniziativa del comitato
contro l�estradizione, presieduto da Ramsey Clark e dal parlamentare e
giurista bulgaro, Vlada Valkanov, presidente dell�Unione Antifascista
dei paesi dell�Est europeo. Lo guida il titolare del pi� grande studio
legale canadese, Christopher Black, che ha anche formulato una delle
pi� corpose denunce, ovviamente respinte dall�Aja, dei governanti e
militari responsabili dell�aggressione. Incontriamo in carcere un
Milosevic sempre combattivo ma fortemente minato nella salute. Toma
Fila capofila dei suoi 50 legali, tutti volontari, mi conferma che,
dopo tre mesi di interrogatori di centinaia di testimoni, neanche una
prova � emersa per corroborare l�accusa di "abuso di potere", l�unica
finora mossagli. E che giudice istruttore e presidente del tribunale
sono propensi ad accogliere la richiesta di scarcerazione, ma si
aspettano "rivalse del potere". Fila teme per la vita del detenuto,
visto che, dopo un infarto e con una pressione sui 200, gli sono negate
le cure di specialisti di sua fiducia, il ricovero in ospedale e che
Milosevic respinge le terapie disposte dai sanitari del tribunale.
Un�altra manifestazione raccoglie, a dispetto della possibilistica
cifra ufficiale di "pi� di 5000", 25.000 manifestanti, che si recano in
corteo fino alla prigione e tentano di divellere le cancellate.
Individuo una maggioranza di operai, contadini, studenti, quel popolo
che, a 27 mesi dalla fine della guerra, deve continuare a sopportare le
sanzioni, vive all�87% con meno di due dollari al mese, cio� sotto il
livello di povert�, registra una disoccupazione del 60% e un�inflazione
dell�85%, aspetta la riapertura � o la vendita promessa a
multinazionali straniere, Zastava alla Peugeot � di fabbriche la cui
ricostruzione o il cui funzionamento sono stati bloccati dopo il 5
ottobre. L�industria jugoslava funziona al 16% della sua capacit� e
ricerche di centri locali denunciano effetti spaventosi della
contaminazione chimica provocata dalle bombe: 8000 nuovi casi di tumore
a Pancevo, specie tra le donne, dalla fine dell�aggressione. Gli
studenti protestano contro la quadriplicazione delle tasse
universitarie e contro una "partecipazione"delle famiglie, per la prima
volta, alle spese per le scuole superiori
Economisti e studiosi del FMI, come Michael Chossudovski
dell�Universit� di Ottava, denunciano che i prestiti promessi dai
creditori sono destinati escslusivamente a ripagare debiti e relativi
interessi contratti fin dal 1992, sotto embargo, e sono condizionati
alla privatizzazione di tutto e all�accesso alla ricostruzione e
all�acquisto di societ� da parte di imprese euroamericane. Un
primo "aiuto" del FMI, di 150 milioni di dollari, ripaga un debito
contratto da Belgrado con banche svizzere e norvegesi per restituire un
prestito equivalente dello stesso FMI. Partite di giro, mentre la
situazione economico-sociale precipita e tutto il paese � scosso da
ondate di scioperi, specie nel pubblico impiego. Kostunica insiste nel
rifiuto all�estradizione. Da oltreoceano si alza la voce per un nuovo
ricatto: o consegna all�Aja entro il 29 giugno, o niente partecipazione
USA alla conferenza dei donatori fissata a Bruxelles per quel giorno,
niente 2600 miliardi . Si accende uno scontro durissimo nel parlamento
federale dove la maggioranza della DOS � assicurata dal contributo dei
socialisti montenegrini. Questi, per�, respingono ostinatamente un
disegno di legge che, violando la Costituzione che sancisce la non
estradibilit� di un cittadino serbo ad altro Stato, accetta la
subordinazione al Tribunale dell�Aja e, dunque, la consegna di
qualsiasi cittadino jugoslavo. La situazione precipita. Dal 23 giugno
si succedono manifestazioni sempre pi� massicce. Marted� si arriva a
50.000 persone e, al TG, Remondino commenta onestamente "La piazza
esige la liberazione di Milosevic". Kostunica, per�, modifica la sua
posizione: "Bisogna collaborare con il Tribunale dell�Aja, anche se ci�
significasse la consegna di Milosevic", dichiara alla BBC il 26 giugno.
Di fronte all�impasse parlamentare, Djindjic pensa a due alternative:
sciogliere, insieme al parlamento, la federazione e procedere
all�approvazione della legge nel solo parlamento serbo, dove ha la
maggioranza; oppure procedere per decreto governativo. La prima
soluzione provocherebbe reazioni sicuramente difficili da controllare,
sia in Serbia che in Montenegro. La seconda � quanto di pi� illegittimo
un "governante democratico" abbia mai contemplato di fare. L�opinione
pubblica internazionale appare sconcertata, il mondo giuridico
scandalizzato, i governi europei perplessi e silenziosi, tranne
qualche integralista antijugoslavo come Joshka Fischer. Ma gli USA
premono e Carla del Ponte si precipita a Belgrado per sventare il
rischio della scarcerazione. Vuole che i magistrati serbi elevino nuove
imputazioni, centrate sui crimini di guerra. Non chiede pi� il
rapimento. Ma Djindjic sente che la clessidra si sta svuotando.
Assumere la prima e massima imputazione formulata dall�Aja � aver
ordinato la strage di 45 civili a Racak, che forn� l� alibi
all�aggressione � sarebbe un boomerang: quella strage � stata
smascherata come una sceneggiata combinata dall�UCK e da William
Walker, capo dell�OSCE. Non resta che il decreto govenativo. Djindjic
lo impone a met� del suo governo, i ministri montenegrini se ne sono
andati.
Si rifa vivo Kostunica con un soprassalto di rispetto costituzionale:
bisogna che si pronunci la Corte Suprema. Che venerd� mattina sancisce
l�incostituzionalit� assoluta del decreto. Kostunica cerca di
guadagnare tempo prospettando un dibattito di alcune settimane.
Djindjic, in pieno conflitto -apparente? reale? � con il presidente,
di tempo non ne ha pi�. La folla rumoreggia davanti ai palazzi del
potere e la decisione, densa di conseguenze sicuramente fatali, �
presa. E�, ancora una volta, un colpo di mano. Un reparto di poliziotti
fidati, reclutati tra le "camicie nere" che costituivano la guardia del
corpo del capo del Partito Democratico, preleva Milosevic, lo infila in
un elicottero e lo consegna�agli USA nella base di Tuzla. La sera
stessa "Hitlerosevic" � in mano a Carla del Ponte. Gli USA partecipano
alla conferenza dei "donatori". Arriveranno 2.600 miliardi, ma presto
anche la pretesa Nato di farsi ripagare dalla Jugoslavia, che per ben
tre volte ha eletto un simile presidente, le spese di guerra. Altro che
risarcimenti Nato a una Jugoslavia sprofondata nella devastazione,
nella paralisi produttiva, nella fame e nelle contaminazioni letali.
Intanto si apre una crisi dalle conseguenze imprevedibili. Forse
salter� il governo, forse salter� Kostunica, forse salter� la
Jugoslavia. Tra le forze armate, custodi della Costituzione, la
tensione � altissima. Il sogno del 5 ottobre, un incubo per altri,
svapora. Il dossier balcanico, aperto dall�embargo, proseguito con le
bombe, con l�invasione, i pogrom albanesi e i ricatti finanziari, che
gli USA pensavano di chiudere con la consegna di Milosevic, � pi�
aperto che mai. In Jugoslavia, come in quel remake che � la Macedonia
smembrata da UCK-Nato. Lasciamo per finire, la parola a Ramsey Clark,
ex-ministro della Giustizia USA: "Anche per chi condivide il giudizio
negativo su Milosevic, quanto � accaduto � la pi� grave violazione di
ogni principio di diritto mai attuata nel mondo cosiddetto democratico.
E� un ritorno alle barbarie. Gli USA hanno agito come una mafia del
racket: o mi dai l�80% dei tuoi introiti, o ti faccio saltare il
cantiere. Confidiamo che questo sia un punto di svolta, sia per una
popolazione jugoslava ingannata, tradita e massacrata nella sovranit�,
nella dignit�, nella vita, sia per l�opinione pubblica internazionale
che non potr� non rendersi conto, al di l� delle puntualissime
montature su eccidi e fosse comuni, da quale parte stiano i veri
briganti. La crisi istituzionale irrecuperabile, le condizioni delle
masse, lo scontro Djindjic-Kostunica, la crescente mobilitazione della
popolazione, anche alla luce del complotto USA contro l�unit� della
Macedonia, aprono un capitolo nuovo e incontrollabile nella tragedia
dei Balcani". A Ramsey, che gioved� voleva precipitarsi a Belgrado,
l�ambasciatore jugoslavo negli USA ha negato il visto.

---

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Jugoslavia 2001 - Dati, fatti e misfatti

Cercher� in queste righe di fare una piccola relazione circa la
situazione sociale e politica in Jugoslavia, dopo il mio ultimo viaggio
di maggio, che, oltre all'aspetto solidaristico ha avuto anche un
aspetto di incontri ufficiali sia con la direzione del PSS ( Partito
Socialista Serbo), che con la direzione della JUL ( Sinistra
Jugoslava ), con un avvenimento straordinario non solo dal punto di
vista umano e personale, ma soprattutto perch� dal 31 marzo non aveva
pi� accettato di incontrare giornalisti o politici neanche del suo
paese, � stato quindi per me un grande onore, oltrech� un'esperienza
significativa e toccante sotto tutti i punti di vista (morale, politico
e di testimonianza), aver potuto incontrare Mira Markovic, Presidente e
deputata della Sinistra Jugoslava e moglie dell'ex Presidente della
Jugoslavia Slobodan Milosevic.
Tutti questi incontri mi hanno permesso di avvicinarmi e di comprendere
ancora meglio molti aspetti politici e sociali degli avvenimenti
passati e presenti, oltre che delle ipotesi e strategie future di
coloro che per 10 anni si sono opposti fieramente e fermamente alla
NATO, al liberismo selvaggio, alla colonizzazione e svendita del
proprio paese e del proprio popolo.
Di questo vorrei accennare in queste righe, sforzandomi (e scusandomi
per questo) di sintetizzarli nei loro aspetti predominanti e pi�
importanti.

Relazione sull'incontro con Mira Markovic a maggio 2001

Mira Markovic l'avevo "conosciuta" in senso politico gi� molti anni fa
attraverso articoli, libri, interviste a difesa della Jugoslavia
socialista prima e della "piccola Jugoslavia" poi. Contro i
nazionalismi sciovinisti e per politiche di pace e solidariet� tra i
popoli balcanici. Contro l'odi fomentati dall'esterno e le quinte
colonne che li praticavano in patria. Per le sue profonde
e "sociologiche" analisi dei tragici avvenimenti che stavano
distruggendo la Jugoslavia ed i suoi popoli per interessi stranieri.
Per le sue analisi marxiste, che sempre ruotavano attorno alla difesa
degli interessi popolari prima di tutto.
L'avevo "incontrata" nelle sue righe piene di cultura e poesia, di
profondo amore per la sua terra e per le genti che la abitano, contro
ottusit� e grettezze. Cos� come un grande rispetto e riconoscenza per
le culture, la storia degli altri popoli. Avevo negli anni scorsi con
il Comitato Yugoslavia di Torino cercato di farla conoscere anche ad
altri diffondendo e facendo circolare i suoilibri e i suoi scritti.
Pensavo che era una figura di compagna e di donna di valore. Poche
volte avevo pensato che fosse anche la moglie di S.Milosevic, il
Presidente della repubblica federale Jugoslava, forse anche perch�
continuava a presentarsi, firmarsi sempre come Mira Markovic e poi
Milosevic, e in un suo libro spiega anche questo.
Nel frattempo in questi anni la canea reazionaria e menzognera al
servizio della NATO e dell'occidente liberista, rovesciava sulla sua
figura di dirigente politica, di donna, di moglie, fiumi di veleno, di
insulti, di illazioni, di bassezze, di odio da non riuscire a capire il
motivo vero di tanto livore. Forse il motivo pi� profondo era ed � che
� fastidioso e sconveniente che una donna sia anche dirigente
politica, autonoma nelle scelte politiche, capace, fieramente coerente
e non accetti ruoli impostigli da potenti o feudatari occidentali�
Certo, tanto si potrebbe dire, tranne che il suo modello siano le first
lady di turno, sorridenti e silenti, o le "marines" alla Albright o del
Ponte.
Poi, un giorno di maggio, che penso non scorder� pi� dal punto di vista
umano ed emozionale, mentre sono a Belgrado, mi si ventila la
possibilit� di un incontro , non ufficiale bens� privato con Mira
Markovic, per verificare le possibilit� di sostenere la solidariet� ed
il sostegno alla causa della libert� per l'ex-Presidente Milosevic e
contro l'estradizione al Tribunale Penale Internazionale dell'Aja e per
una controinformazione sugli avvenimenti e sulla situazione da
riportare in Italia. Questa � forse la battaglia pi� difficile della
loro vita in comune e, forse, la pi� importante per moglie e compagna e
a cui sta dando tuta s� stessa.
Vengo portato sul luogo dell'incontro passando attraverso molte
precauzioni per la sicurezza della sua persona, che � bene ricordare, �
sottoposta a minacce e intimidazioni continue, ventilando sui media
ipotesi di arresto anche per lei, sfociate finora nel nulla per
assoluta mancanza di motivazioni di qualsiasi genere.
Entrando nella stanza, ho incontrato stavolta realmente Mira Markovic,
una donna semplice nell'aspetto e nel comportamento, una donna, banale
dirlo, profondamente toccata dagli avvenimenti di questi mesi. Anche la
figlia Marija � indagata e sotto inchiesta con rischio di arresto, per
essersi opposta, reagendo all'assalto del 31 marzo, portato da commando
mascherati e non identificati, che tentarono di entrare in casa�(da
testimoni pare che uno fosse sotto il passamontagna di pelle nera� In
Jugoslavia ci sono ancora oggi oltre 30 etnie diverse � ma fino ad oggi
non risultava� una minoranza nera� forse � arrivato insieme alla
democrazia�CIA). La premessa richiestami � stata che non fosse
un'intervista, che l'argomento trattato riguardasse esclusivamente la
situazione di S:Milosevic, la campagna per la sua difesa e contro
l'estradizione all'Aja e che non fosse modificata nessuna sua
affermazione o risposta.
Presentandomi ho accennato ad alcuni elementi circa i giudizi e le
posizioni in occidente, anche della sinistra, riguardo S:Milosevic ed
anche alla sua figura: posizioni di profonda ostilit� e avversit�,
senza troppi margini di modificazioni. Su questo c'era da parte di Mira
Markovoc una consapevolezza di lunga data, dovuta secondo lei al lavoro
di disinformazione e criminalizzazione da parte dei mass media, legati
ai progetti della NATO e ostili alla Jugoslavia in s�. Per questo
riteneva utile ed importante il lavoro di chi faceva
controinformazione, cercando di far filtrare le verit�, compito non
credo facile ma encomiabile e fondamentale.
Sulla situazione carceraria, dipinta sui nostri giornali come da
villeggiatura, la situazione era la seguente: nonostante S.:Milosevic
sia tuttora un deputato, vive in una cella senza luce, scarsissima
assistenza medica (in un mese tre visite di dottori), senza
riscaldamento(con tre maglioni addosso e strati di coperte), sporca.
E' in isolamento, ma nel braccio dei criminali comuni, mafiosi, con i
peggiori criminali UCK, accusati dei delitti pi� efferati (in quanto
oltre 200 sono gi� stati liberati), e lei stessa e al figlia attendono
i colloqui insieme ai parenti di questi, mentre dovrebbe essere nel
carcere militare.
Le sue condizioni di salute sono andate peggiorando di settimana in
settimana, nonostante che egli sia entrato in buone condizioni fisiche
e morali, e proprio in questi giorni si intensificano le richieste
degli avvocati difensori di trasferirlo agli arresti domiciliari o in
un ospedale militare, in quanto la sua situazione sta diventando a
estremo rischio di vita. Due infarti, sotto rischio ictus quotidiano e
impossibilitato ormai ad alzarsi dal letto. Questo anche perch� mentre
fino a fine maggio non mangiava o assumeva farmaci se non quelli
forniti dalla moglie, ora le condizioni di carcerazione si sono
ristrette ed � costretto a prendere medicinali non pi� controllabili.
Infatti si sta determinando un pericoloso stato di intorpidimento
generale. Nell'ultimo comunicato del suo avvocato Toma Fila si richiede
con forza la fine della detenzione in carcere, perch� lo stato di
salute lo sta portando lentamente alla morte.(Allegato 3)
Circa la situazione giuridica, Mira Markovic � stata molto ferma e
determinata nel denunciare l'assoluta mancanza di prove circa le accuse
(tutte generali e generiche), tanto che a distanza di oltre due mesi
dalla data del suo arresto si � richiesto un rinnovo della carcerazione
per raccogliere le prove. Questa � un'assurdit� e barbaria giuridica e
va denunciata. Un'altra cosa che la signora Markovic vuole che si
chiara e netta per tutti � che la posizione del'ex-Presidente della
Jugoslavia � di accettazione del confronto e delle leggi e della
magistratura del suo paese a cui, scegliendo di farsi arrestare,
intende rispondere e difendersi, anche perch� sicuro di non aver nulla
di cui vergognarsi, a parte responsabilit� ed errori politici, che non
si affrontano comunque in un Tribunale. (Allegato 1) Mentre rifiuta in
modo categorico e totale il Tribunale Penale Internazionale dell'Aja,
che non riconosce e a cui non intende rispondere in quanto Tribunale
illegittimo e politico, espressione di una parte che ha aggredito e
bombardato la Jugoslavia ed il suo popolo. Mi � stato raccontato che,
quando la Del Ponte � stata a Belgrado non solo Milosevic ha rifiutato
l'incontro, ma ha rifiutato anche di firmare la ricezione del mandato,
definendolo "immondizia" e che gli � stato attaccato alle sbarre della
cella, in quanto egli si rifiuta di ritirarlo.
Le uniche richieste che vengono fatte riguardano i diritti di un
qualsiasi cittadino jugoslavo e sono contemplati nella Costituzione
jugoslava:
1) diritto alle cure e garanzie di esse;
2) difesa a piede libero;
3) rifiuto del Tribunale Penale Internazionale dell'Aja, perch�
illegale e politico.
Occorre ribadire che a tutt'oggi (met� giugno) non � stata ancora
fornita una singola prova di accusa (Allegato 2), nonostante la
citazione di decine di testimoni dell'accusa (� e decine indicati dalla
difesa), che, spesso, per ottenere la libert�, affermano la
colpevolezza di Milosevic, ma non sanno indicare fatti concreti. Oltre
al fatto che in due mesi di carcere egli � stato interrogato solo due
volte e di dodici testimoni indicati ne sono stati ascoltati solo
cinque.
Riguardo al Tribunale Penale Internazionale dell'Aja, i segnali
politici fanno pensare, che ormai la scelta � avvenuta, soprattutto
dopo il ritorno di Kostunica da Washington (vedere sua dichiarazione
alla Reuters) e la notizia che la bozza di legge al Parlamento, per
permettere l'estradizione di cittadini jugoslavi all'estero, � stata
definita e sar� a breve messa ai voti.
Accorato e forte l'invito della Markovic ad intensificare in Italia una
campagna di pressioni, lettere, sollecitazioni di personalit�,
giuristi, avvocati, politici, intellettuali verso il governo serbo ed
il Ministero della Giustizia. (Allegato 3 CISDM e Notizie Yugoslavia).
Un altro aspetto Mira Markovic ha sottolineato con forza e fierezza ed
� quello della profonda forza morale dell'ex-Presidente, che � andato
in carcere cosciente e sereno di affrontare questo passo (cosciente del
rischio che potrebbe essere la fine della sua esistenza), per rispetto
e dovere verso quei socialisti, lavoratori, parte del suo popolo, che
fino all'ultimo lo hanno sostenuto e appoggiato (e tutt'oggi ogni
settimana a migliaia nelle citt� scendono in piazza per la sua
liberazione�).
E fino a che la salute lo ha sorretto, era lui a dare coraggio alle
persone che lo incontravano in carcere, sereno e fiducioso di aver
sempre fatto il suo dovere e rispettato il proprio paese e il proprio
popolo. Anche questo va detto, perch� d� il senso di tutte le accuse e
ingiurie nei suoi confronti. Al mio rilevare come in occidente sia
stato molto ricamato l'aspetto e l'accusa di corruzione verso la figura
dell'ex-Presidente e del suo governo, Mira Markovic mi ha risposto
molto semplicemente, che ovunque vi � il potere, intorno si crea
interesse dei criminali, che cercano di inserirsi, perch� l� �
possibile utilizzare e approfittarne a proprio uso; il resto �
criminalit� di basso livello, prodotta da miseria o disperazione. Lei
non pu� negare o assolutizzare nulla, ma una cosa � indiscutibile:
S.Milosevic non � un criminale o un corrotto.
Nell'ultima parte dell'incontro avevo citato alcuni suoi articoli,
scritti negli anni '93 e '94 per la rivista "Duga", dove ella aveva
prefigurato eventi ed avvenimenti anche tragici per i popoli jugoslavi,
che purtroppo sono poi accaduti, fino a toccarla direttamente con gli
eventi del 31 marzo. Al di l� della sua piacevole sorpresa nello
scoprire che avevo letto i suoi libri (il che ha disegnato sul suo viso
segnato un debole ma profondo sorriso), che ha anche creato un clima
pi� sereno e disteso della conversazione, mi ha rinnovato la drammatica
previsione, che secondo lei non era profezia, ma che chiunque avesse
voluto leggere dentro gli avvenimenti avrebbe potuto ipotizzare, la
tragedia � stata che gli uomini e donne, le forze che non volevano
tutto questo, non sono stati capaci o abbastanza forti da impedire o
fermarli. Ma su questo molto bisognerebbe dire ed ora nel paese la
battaglia, per non essere riposti all'indietro della storia, passa
attraverso la difesa di S:Milosevic, inteso come simbolo e
rappresentante di un popolo che si � opposto e ha resistito contro la
colonizzazione e la svendita di s� stesso.
Nel rinnovarmi l'invito a continuare e rafforzare in Italia la campagna
di sostegno e solidariet� all'ex-Presidente e che all'indomani mattina
avrebbe riportato i contenuti della conversazione, ha ringraziato,
pregandomi di comunicarlo a tuti coloro che nel nostro paese fanno o
hanno fatto qualcosa per la Jugoslavia e per il suo ex-Presidente
S:Milosevic. Congedandomi, in un clima ormai commosso e toccante, ho
chiesto di portare a S:Milosevic il saluto di migliaia di lavoratori,
antimperialisti, antifascisti e sinceri militanti per la pace, che in
questi anni di aggressione alla Jugoslavia hanno cercato di esprimere
solidariet� e amicizia.
E con profondo rispetto e considerazione anche il mio, con spirito di
Unit� e Fratellanza, che dovrebbero essere i principi di convivenza tra
i popoli.
Ma il giorno prima, mentre ero tra i lavoratori, lavoratrici della
Zastava, sapendo che sarei andato a Belgrado, mi era stato chiesto di
portare i saluti da essi a Slobo (come � ancora chiamato), pregandomi
di fargli sapere che � ancora nel cuore di molti di loro.
Mira Markovic mi ha ringraziato per i saluti dall'Italia, che avrebbero
sicuramente fatto piacere a Milosevic, ma che forse i secondi, quelli
provenienti dalla Zastava, dal suo popolo, non solo gli avrebbero fatto
piacere, ma lo avrebbero molto aiutato moralmente, perch� molto
importanti.
Questo � il resoconto dell'incontro/conversazione, che ritengo un onore
aver potuto ottenere, in quanto, per molti motivi diversi, dal
31/3/2001 Mira Markovic non aveva pi� incontrato alcun giornalista, o
politico n� jugoslavo n� straniero. Ho cercato di svilupparlo intorno
al filo che in quelle due ore ci ha condotto, senza preordinamenti e
schemi. Spero di essere riuscito a riportare le cose pi� importanti
e prioritarie; le sensazioni da me provate non riuscirei a
trascriverle, perch� saranno parte di me d'ora in avanti nel continuare
il modesto, ma radicato impegno per questo popolo. Di lei resta la
conferma di ci� che era solo intuito perch� "letto": una donna, una
compagna di profonda cultura, intensa sensibilit�, estrema semplicit�,
tanta e tanta amarezza e stanchezza, e questo la rende quello che �:
una donna, una compagna non solo di ideali, ma anche di vita del suo
Slobodan Milosevic, per la cui battaglia dal 31 marzo sta dando tutta
s� stessa, senza limiti e senza remore. E allora l'ho immaginata nella
fila del carcere con le mogli e le sorelle dei banditi dell'UCK, dei
criminali, dei mafiosi, sicuramente forte, dignitosa e coraggiosa, ogni
giorno, tutti i giorni dal 31 marzo.
Ma per coloro che di lei sanno solo ci� che � stato scritto dai
giornalisti NATO chiudo con due stralci di vecchie interviste:"�sono
nata il 10 luglio 1942 tra i partigiani e questo fatto ha influenzato
fortemente la formazione della mia personalit�. Quando dico i
partigiani, intendo letteralmente tra i partigiani, nel bosco. Nel
certificato di nascita � indicato un villaggio vicino. Ma il mio vero
luogo di nascita � l'unit� partigiana nella quale si trovavano i miei
genitori�"; "�io sono compagna dei miei compagni. Per gli altri c'� un
nome e un cognome. Per quanto riguarda i "signori" la maggioranza di
loro appartiene agli ex-compagni . Ora � chiaro che non sono mai stati
neppure "compagni" � ma per essere signori dovrebbero sapere almeno una
lingua straniera, frequentare regolarmente il dentista, avere scarpe
pulite e dovrebbero aver letto almeno "Guerra e pace". Dovrebbero avere
la capacit� di ascoltare l'interlocutore e nel caso dissentissero da
lui non dovrebbero esprimere immediatamente sospetti sul suo
equilibrio, sulle sue capacit� e sulle sue caratteristiche morali�".
O come aveva scritto una volta e in questi giorni � terribilmente vero
nella sua vita:"�in un altro tempo, in un altro posto, con altra gente,
si star� molto meglio. Perch� noi attualmente siamo infelicemente
innamorati della nostra vita�"

Enrico Vigna - Torino

Tratto da "Jugoslavia 2001" di E.Vigna- Ediz. Citt� Sole - L. 5000

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Sig.ra Carla Del Ponte
procuratore del "Tribunale ad hoc per i crimini
commessi sul territorio della ex-Jugoslavia"


Gia� dalla istituzione del "suo" Tribunale ho personalmente dubitato
della legittimita� dello stesso. Questa puo� essere contestata anche da
un mediocre studente di Giurisprudenza. Oggi mi confortano sempre di
piu� i pareri di illustri personaggi, esperti di diritto
internazionale, come puo� vedere anche da articoli allegati.
Il suo accanimento persecutorio nei confronti di una sola parte in
causa, quella serba, e di un personaggio in particolare, Slobo
Milosevic, non si potrebbe spiegare se non si conoscessero le modalita�
di finanziamento e la funzione meramente politica del "suo" Tribunale.
Il fatto che i crimini compiuti dalla NATO non siano stati considerati
dimostra la vostra sfacciata parzialita�, malafede e servilismo nei
confronti degli USA. La scelta della data storica del 28 giugno per il
rapimento di Milosevic, e le sue modalita� spettacolari, dimostrano
l�intenzione precisa di umiliare ulteriormente una intera nazione. Lei
pero� forse nemmeno conosce la storia, ne� ha bisogno di conoscerla
poiche� la sua attivita� e� quella di mera esecutrice delle istruzioni
altrui, e dunque non puo� capire.
Lei "non e� serba, ma soltanto serva".
Tra le altre cose le allego anche le fotografie di crimini contro
cittadini jugoslavi - serbi, rom, albanesi, indifferentemente -
commessi proprio da coloro i quali le pagano lo stipendio. Lei
senz�altro conta di fare qualche avanzamento ulteriore di carriera
comportandosi da sceriffo come fosse nel Far West, insieme accusando,
arrestando e condannando come se avesse il potere assoluto del periodo
ottomano, cioe� di quando il cadi� che ti accusava era lo stesso che ti
giudicava.
Un solo dubbio mi sorge: lei e� madre ? Devo presumere che tutto questo
suo odio le derivi da qualche suo personale problemino. E� pero� triste
e tragico che lei possa dar sfogo ai suoi problemi personali sulla
pelle di persone e popoli gia� vessati da ricatti, bombe, scelte
scellerate, miseria. Per questo tante vittime innocenti - bambini,
lavoratori, anziani - reclamano giustizia.

Ivan P. Istrian

Roma, 28/6/2001

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From: "glr"
Date: Thu Jun 28, 2001 1:37 pm
Subject: MACEDONIA

Caro compagno Curzi,

In seguito alla pubblicazione dell'ignobile articolo sulla situazione
in
Macedonia comparso ieri 27 giugno nel Paginone a firma di Giulia
Solari,
che non oso chiamare compagna, con la ciliegina della velina dell'Acnur
pubblicata senza commento nella stessa pagina 12 del giornale, esempi
di
giornalismo asservito Nato degno di altre testate e solo in parte
corretti dal
bell'intervento del compagno Russo Spena di pagina 13, mi asterr�
dall'acquistare e leggere il giornale per una settimana a partire da
domani,
sperando di non dover ripetere l'astinenza in altre simili occasioni.
Per confronto, ti allego i lanci ANSA del 25 e 26/6 sull'argomento,
senz'altro
pi� equilibrati nonostante la fonte...

Giorgio Ellero
Circolo Centrocitta'
P.R.C. - S.K.P. Trieste

---

Data: 29/06/2001 19:03
Da: "Fulvio"
A: redazione@...
Cc: jugocoord@...
Oggetto: Parlato e Milosevic

CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE NELLA RUBRICA LETTERE.
DA FULVIO GRIMALDI

Caro Valentino,

con tutto l'annoso rispetto che porto a te e alla tua testata, non
riesco a capacitarmi che il tuo fondo di ieri sull'estradizione di
Milosevic al Tribunale Nato dell'Aja sia stato scritto da una persona
di sinistra e, in particolare, su un giornale che si propone di fare
informazione corretta.
Il tuo commento non si distingue da quelli di coloro che fin
dall'inizio si sono impegnati nel collateralismo all'imperialismo per
smembrare e devastare la Jugoslavia e far avanzare le armate USA e Nato
oltre i confini dell'impero. Sei un bravo ed esperto giornalista.
Perch� ripetere gli stereotipi dell'intossicazione mediatica
guerrafondaia e demonizzatrice? E' "persistente e incredibile delirio
di onnipotenza" quello di un Milosevic che ha accettato
incondizionatamente il verdetto di elezioni presidenziali giudicate
unanimemente corrette? O che � restato in patria, a disposizione
dell'autorit� giudiziaria, ben sapendo che, dopo le decine di arresti
di suoi compagnin di partito ed amici, il ricatto USA dei soldi avrebbe
portato i Quisling al potere a incarcerare anche lui? Milosevic me lo
disse personalmente, quattro giorni prima dell'arresto, che il suo
destino era segnato e che mai avrebbe preso la via della fuga. Che
prove hai per definire Milosevic "criminale di guerra". Non hai seguito
tutte le striscianti ammissioni Nato, ONU, OSCE, UE che hanno fatto
svaporare la pulizia etnica e le fosse comuni in Kosovo (non quelle
contro serbi e altre minoranze) e hanno confermato la tesi degli
analisti e storici veri che si � trattato di una guerra tra forze
regolari di uno stato sovrano aggredito e separatisti al soldo di una
globalizzazione imperialista che doveva eliminare l'ultimo ostacolo
all'espansione verso est del liberismo armato? Perch� definisci
Milosevic "dittatore", cosa che non fa pi� neanche il New York Times?
Fossi andato a Belgrado, perfino durante la guerra, quando tutti gli
stati adottano misure di sicurezza speciali, avresti visto un
parlamento combattivo e l'attivit� indisturbata di decine di partiti,
perlopi� foraggiati dagli USA, dall'UE e da George Soros, e
della "societ� civile" capeggiata da diplomati alle scuole CIA
(National Endowment of Democracy) come Sonia Licht (Fondazione Soros) o
Vesna Pesic. Non esisteva censura. l'80% dei media, la maggiore
televisione e Radio B-92 (del circuito CIA di Free Europe), erano sotto
controllo dell'opposizione. Si tenevano regolari elezioni e
manifestazioni di piazza senza l'ombra dell'apparato militare e delle
botte che sperimentiamo regolarmente in Italia. Sono stati chiusi per
pochi giorni nel 2000 solo due organi: Studio B, televisione di Vuc
Draskovic, e Radio B-92: avevano incitato all'assalto della presidenza
della Repubblica e alla rimozione nel sangue del presidente. In Italia
cosa sarrebbe successo? E le fosse comuni trovate in coincidenza con
l'ordine di Washington di consegnare Milosevic prima della conferenza
che sancir� la terapia shock per la Jugoslavia, gi� adoperata nei paesi
immiseriti e disperati dell'Est? Non ti ricorda qualcosa di simile
periodicamente verificatosi in Italia, magari alla vigilia di elezioni?
Tu, giornalista critico dei maneggi dell'informazione al servizio del
poetre, non hai mai avuto il dubbio che quella intorno a Milosevic
fosse la pi� perfetta opera di demonizzazione mai attuata? Tu,
comunista, non senti come priorit� assoluta l'indicazione della
contraddizione principale all'opera in Jugoslavia: quella tra
imperialismo e libert� e sovranit� dei popoli. Pensi ancora che le
folle disperate, agitate e guidate da Otpor (formazione CIA, per sua
ammissione alla BBC, a me, a tutti), abbiano compiuto, il 5 ottobre
scorso, una rivoluzione democratica? Hai seguito i pogrom messi in
opera da questi democratici e l'occupazione di indistintamente tutti i
centri di potere, le amministrazioni, i sindacati, le istituzioni,
giornali, radio e televisione, negando possibilit� di parola a quello
che rimane il massimo partito dell'opposizione.
Ho assistito a Belgrado a manifestazioni di decine di migliaia di
persone, una folla non inferiore a quella che bruci� il parlamento con
dentro le schede che, in parlamento, avevano dato la maggioranza alle
sinistre.
Erano composte integralmente da operai, donne, contadini, studenti.
Invocavano qualcosa che si chiama sovranit�, dignit�, indipendenza. Ci�
che i cittadini macedoni, anch'essi ora diventati
biecamente "nazionalisti", invocano contro l'invasione della pi�
brigantesca armata di killer e narcotrafficanti apparsa, con la
copertura Nato, nei Balcani. E invocavano Milosevic. E invocavano studi
gratis, che non lo sono pi�, sanit� gratis, che non lo � pi�, lavoro
che non c'� pi� (disoccupazione al 60%, inflazione all'85%, stipendio
medio 100mila lire), fabbriche che hanno chiuso in attesa di essere
svendute alle multinazionali, un futuro per bambini annegati in una
palude di chimica e uranio. Queste cose Milosevic glie le aveva
garantite, queste cose aveva difeso. Sai qual'� l'unico vero rimprovero
che i serbi fanno al "nazionalista" che governava e difendeva lo stato
pi� multietnico e tollerante d'Europa ( chiedilo agli zingari, agli
80.000 albanesi di Belgrado e leggiti il famigerato discorso di Kosovo
Polje, dell'89, 28 giugno, che avrebbe lanciato la pulizia etnica e non
contiene che appelli alla convivenza, alla parit� e al rispetto di
tutti i cittadini)? Di avere alla fine sempre ceduto, di aver accettato
gli eccidi di serbi e il loro esilio per cacciata dai nuovi staterelli
monoetnici nel numero di un milione. Oggi molti capiscono che
nient'altro poteva essere fatto, se non immolarsi in una specie di
Goetterdaemmerung insieme a tutta la Jugoslavia, di fronte alla potenza
militare ed economica, disposta al genocidio, della "comunit�
internazionale".
Pu� darsi che sbagli, ma non credo che i manifestanti proletari di
Belgrado (nella proprozione delle popolazioni in Italia sarebbero stati
600.000), se sapessero l'italiano, apprezzerebbero il tuo articolo. Fa
male, a sinistra, vedere la caduta dei bastioni della verit�. Ma
vedrai, il tempo � galantuomo. Sai qual'� la prima imputazione mossa
dall'Aja - illegale per la Carta dell'ONU, voluta, diretta e finanziata
dagli USA, cio� da una delle parti in causa. Potevi ricordarlo - a
Milosevic? Di aver ordinato quella strage di 42 "civili" a Racak che,
messa in scena dall'UCK e da William Walker, capo dell'Osce e
responsabile degli eccidi di indios in America Centrale negli anni '80,
funse da alibi e innesco alla "guerra umanitaria".
Qui, a me pare, di umanitario, anzi di umano, sulla scena non � rimasto
che Slobodan Milosevic. Un democratico. Un patriota (come lo definisce
la coalizione dei partiti comunisti jugoslavi, l'intero arco
antimperialista internazionale e alcuni tra i massimi studiosi dei
Balcani, come Michael Chossudovski e Diana Johnstone, ma anche la
comunit� ebraica jugoslava e quella kosovara, cacciata dall'UCK).
Molte sono le cose che, anche contro le nostre migliori intenzioni, ci
rendono utili al re di Prussia.

Fulvio Grimaldi

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