Informazione


Segnaliamo l\'importante inchiesta giornalistica prodotta dal canale televisivo LA7:

Medjugorje SPA

31/03/2017 – In questi giorni il Papa ha mandato un messo a Medjugorje per studiare il fenomeno. Mentre si attende una risposta cresce il dibattito nella Chiesa. Andrea Casadio tra i pellegrini che ogni giorno si recano lì per pregare...


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Sullo stesso argomento, e per una sua contestualizzazione storica, si veda la nostra pagina dedicata: https://www.cnj.it/documentazione/varie_storia/prebilovci.htm



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*** Nel 75.mo Anniversario della prima esecuzione della Settima Sinfonia \"Leningrado\" di Dimitri Shostakovich, 9 agosto 1942 ***


www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - urss e rivoluzione di ottobre - 15-06-17 - n. 636

L\'assedio di Leningrado, Shostakovich, e il revisionismo storico

Jenny Farrell - Socialist Voice | communistpartyofireland.ie
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

giugno 2017

La guerra fredda contro la Russia - e in precedenza contro l\'Unione Sovietica - continua. Ciò include la rimozione dalla memoria pubblica delle numerose atrocità commesse dalla Germania nazista sulla popolazione sovietica e il ruolo eroico di quest\'ultima nella sconfitta del fascismo.

Il 22 giugno 1941 la Germania invase l\'Unione Sovietica. Ciò portò a un massacro delle proporzioni dell\'Olocausto: 25 milioni di russi morirono, si tratta di oltre la metà dei morti della Seconda Guerra Mondiale.

Uno degli atti più orripilanti per barbarie fu l\'assedio tedesco di Leningrado. Per quasi 900 giorni, dall\'8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944, tutte le forniture vennero tagliate e la popolazione di Leningrado venne affamata. Trovarono la morte più di un milione di persone.

Con un balzo in avanti, arriviamo all\'aprile 2017 e al ferale attacco terroristico (di gruppi piuttosto che di stati) a San Pietroburgo (Leningrado). Dopo attacchi simili nelle altre città dell\'Europa occidentale, Berlino ha issato la bandiera nazionale del paese vittima sulla Porta di Brandeburgo come espressione di solidarietà ma non questa volta, perché San Pietroburgo non ha alcun \"rapporto speciale\" con Berlino, secondo il sindaco, nativo di Berlino Ovest. Forse nel revisionismo storico imperante non ha mai neanche sentito parlare di Leningrado.

L\'assedio di Leningrado è stato registrato non solo nei libri, ma nella musica. Un residente di Leningrado di quel periodo tremendo era il compositore Dimitri Shostakovich. Iniziò a lavorare su una sinfonia subito dopo l\'inizio dell\'attacco, esprimendo i suoi pensieri sulla vita sovietica e sulla capacità del suo popolo di sconfiggere i fascisti. Questa, la sua Settima sinfonia, è conosciuta come Leningrado.

Ha quattro movimenti. Il primo è intitolato \"Guerra\" e inizia con la musica lirica che descrive una vita pacifica nell\'URSS prima dell\'invasione fascista. Un violino solista viene interrotto da un tamburo lontano e dal \"tema dell\'invasione\", ripetuto dodici volte, con un numero crescente di strumenti che suonano sempre più forte e strillando creano un profondo senso di disagio. I tamburi militari punteggiano questa sezione, che si conclude con un\'espressione di dolore e di orrore. Segue un passaggio più tranquillo: un flauto solista e poi un fagotto compiangono i morti. L\'accompagnamento è frammentato: il lamento per i caduti. Domina la dissonanza.

Nel secondo movimento, \"Memorie\", lo stato d\'animo cambia ricordando tempi più felici, sono presenti alcune melodie da ballo, sebbene sia presente una nota triste.

La musica del terzo movimento, \"Ampie distese della nostra terra\", afferma l\'eroismo del popolo, il suo umanesimo e la grande bellezza naturale della Russia. Il movimento è un dialogo tra il coro, il sollievo dato dallo splendore della patria, e la voce solista, i violini, l\'individuo in tormento. Sia il secondo che il terzo movimento esprimono la convinzione di Shostakovich che \"la guerra non necessariamente distrugge i valori culturali\".

Riguardo il movimento finale, \"Vittoria\", Shostakovich ha commentato: \"La mia idea di vittoria non è qualcosa di brutale; è piuttosto la vittoria della luce sull\'oscurità, dell\'umanità sulla barbarie, della ragione sulla reazione\". Il movimento inizia descrivendo musicalmente il popolo in attività in tempo di pace, pieno di speranza e felicità, poi i tamburi e le armi di guerra sovrastano il quadro. La musica marcia, combatte e resiste.

La vittoria non è facile. Shostakovich inizia con il rullo dei timpani che han concluso il lento l\'adagio del terzo movimento raggiunto gradualmente da altre voci. Lentamente la musica si muove verso la sua conclusione, con gli ottoni e il cembalo. Forza la strada un luminoso Do maggiore: la chiave ottimale della vittoria. Eppure, gli accordi finali in questa magnifica chiave contengono un suono doloroso. Nel pieno riconoscimento della realtà, della sofferenza inimmaginabile della guerra, la sinfonia non può finire con un semplice trionfo.

Shostakovich compose la maggior parte della sinfonia mentre era sotto assedio a Leningrado. Dopo diversi mesi di assedio, e nonostante le sue obiezioni, il governo sovietico evacuò la famiglia Shostakovich, insieme ad altri artisti.

La Sinfonia di Leningrado è stata eseguita il 9 agosto 1942 nella sua città natale assediata. La partitura venne trasportata in aereo attraverso linee naziste. L\'orchestra contava solo quindici musicisti, ma altri vennero richiamati dal fronte.

Una clarinettista di questa storica performance, Galina Lelyukhina, ricorda delle prove: \"Avevano annunciato alla radio che tutti i musicisti viventi erano invitati. Era difficile muoversi. Ero stata ammalata di scorbuto e le mie gambe erano doloranti. All\'inizio eravamo in nove, ma arrivarono altri. Il direttore, Eliasberg, fu trasportato in slitta, perché la fame lo aveva reso molto debole\".

Il 9 agosto 1942 la sala era pronta, con porte e finestre aperte in modo che chi era all\'esterno potessero sentire. La musica venne trasmessa per le strade e al fronte per ispirare tutta la nazione. L\'armata Rossa prevenne i piani tedeschi di interrompere il concerto, bombardando il nemico in anticipo per assicurare il silenzio per le due ore necessarie al concerto.

Una sopravvissuta dell\'assedio, Irina Skripacheva, ricorda: \"Questa sinfonia ha avuto un enorme impatto su di noi. Il ritmo incitava una sensazione di elevazione, di volo... Al tempo stesso potevamo sentire il timore spaventoso delle orde tedesche. Fu indimenticabile e travolgente\".

Settantacinque anni più tardi, lungo il confine occidentale della Russia, i carriarmati e le truppe NATO (compresi i tedeschi) si preparano alla guerra.

La Settima Sinfonia di Shostakovich, Leningrado, è disponibile su Youtube.

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Dmitri Shostakovich: Symphony No.7 in C major, Op.60 \"Leningrad\"

I. Allegretto (00:00)
II. Moderato (poco allegretto) (26:56)
III. Adagio (37:04)
IV. Allegro non troppo (56:06)

Leningrad Philharmonic Orchestra
Yevgeny Mravinsky, conductor
February 26, 1953
Large Studio of Moscow Radio




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The author is a well-known UK pundit who writes frequently on Russia.  He is currently running a crowdfunding to sue the Times, one of its writers, Oliver Kamm, and its publisher, Rupert Murdoch, for libel and stalking. If you like this article, please consider supporting this writer.  He is one of the best out there on Russia.

For more info about that see:  The Times, RT and Oliver Kamm, an Obsessed Neocon Stalker  and  Creepy London Times Moron Cyber-Stalks Leading UK Russia Expert (Video)




Neocons Have Been Destroying Sovereign Nations for 20 Years

An excellent article from one of our favorite Russia authors pointing out similar patterns in the destruction of Yugoslavia, Libya, and Syria

Neil Clark 
Mon, Jul 17, 2017

A resource-rich, socialist-led, multi-ethnic secular state, with an economic system characterized by a high level of public/social ownership and generous provision of welfare, education and social services.

An independent foreign policy with friendship and good commercial ties with Russia, support for Palestine and African and Arab unity - and historical backing for anti-imperialist movements.

Social progress in a number of areas, including women’s emancipation.

The above accurately describes the Federal Republic of Yugoslavia, the Libyan Arab Jamahiriya and the Syrian Arab Republic. Three countries in three different continents, which had so much in common.

All three had governments which described themselves as socialist. All three pursued a foreign policy independent of Washington and NATO. And all three were targeted for regime change/destruction by the US and its allies using remarkably similar methods.

The first step of the imperial predators was the imposition of draconian economic sanctions used to cripple their economies, weaken their governments (always referred to as ‘a/the regime’) and create political unrest. From 1992-95, and again in 1998, Yugoslavia was hit by the harshest sanctions ever imposed on a European state. The sanctions even involved an EU ban on the state-owned passenger airliner JAT

Libya was under US sanctions from the 1980s until 2004, and then again in 2011, the year the country with the highest Human Development Index in Africa was bombed back to the Stone Age.

Syria has been sanctioned by the US since 2004 with a significant increase in the severity of the measures in 2011 when the regime change op moved into top gear.

The second step was the backing of armed militias/terrorist proxies to destabilise the countries and help overthrow these \"regimes\". The strategy was relatively simple. Terrorist attacks and the killing of state officials and soldiers would provoke a military response from ‘the regime, whose leader would then be condemned for ‘killing his own people’ (or in the case of Milosevic, other ethnic groups),  and used to ramp up the case for a ‘humanitarian intervention\' by the US and its allies. 

In Yugoslavia, the US-proxy force was the Kosovan Liberation Army, who were given training and logistical support by the West.

In Libya, groups linked to al-Qaeda, like the Libyan Islamic Fighting Group, were provided assistance, with NATO effectively acting as al-Qaeda’s air force 

In Syria, there was massive support for anti-government Islamist fighters, euphemistically labelled \'moderate rebels.\' It didn’t matter to the ‘regime changers’ that weapons supplied to ‘moderate rebels’ ended up in the hands of groups like ISIS. On the contrary, a declassified secret US intelligence report from 2012 showed that the Western powers welcomed the possible establishment of a Salafist principality in eastern Syria, seeing it as a means of isolating ‘the Syrian regime’.

The third step carried out at the same time as one and two involved the relentless demonisation of the leadership of the target states. This involved the leaders being regularly compared to Hitler, and accused of carrying out or planning genocide and multiple war crimes. 

Milosevic - President of Yugoslavia - was labelled a ‘dictator’ even though he was the democratically-elected leader of a country in which over 20 political parties freely operated.

Libya’s Muammar Gaddafi was portrayed as an unstable foaming at the mouth lunatic, about to launch a massacre in Benghazi, even though he had governed his country since the end of the Swinging Sixties. 

Syria’s Assad did take over in an authoritarian one-party system, but was given zero credit for introducing a new constitution which ended the Ba’ath Party’s monopoly of political power. Instead all the deaths in the Syrian conflict were blamed on him, even those of the thousands of Syrian soldiers killed by Western/GCC-armed and funded ‘rebels’.  

The fourth step in the imperial strategy was the deployment of gatekeepers - or ‘Imperial Truth Enforcers’ - to smear or defame anyone who dared to come  to the defence of the target states, or who said that they should be left alone.

The pro-war, finance-capital-friendly, faux-left was at the forefront of the media campaigns against the countries concerned. This was to give the regime change/destruction project a \'progressive’ veneer, and to persuade or intimidate genuine ’old school’ leftists not to challenge the dominant narrative.

To place them beyond the pale, Yugoslavia, Libya and Syria were all labelled ’fascist,’ even though their leadership was socialist and their economies were run on socialistic lines. Meanwhile, genuine fascists, like anti-government factions in Ukraine (2013-14), received enthusiastic support from NATO.

The fifth step was direct US/NATO-led military intervention against \'the regime\' triggered by alleged atrocities/planned atrocities of the target state. At this stage, the US works particularly hard to sabotage any peaceful solution to the conflicts they and their regional allies have ignited. At the Rambouillet conference in March 1999, for example, the Yugoslav authorities, who had agreed to an international peace-keeping force in Kosovo, were presented with an ultimatum that they could not possibly accept. Lord Gilbert, a UK defence minister at the time, later admitted \"the terms put to Milosevic (which included NATO forces having freedom of movement throughout his country) were absolutely intolerable … it was quite deliberate.\"

In 2011, the casus belli was that ‘the mad dog’ Gaddafi was about to massacre civilians in Benghazi. We needed a ‘humanitarian intervention’ to stop this, we were repeatedly told. Five years later, a House of Commons Foreign Affairs Committee report held that \"the proposition that Muammar Gaddafi would have ordered the massacre of civilians in Benghazi was not supported by the available evidence.\"

In 2013, the reason given for direct military intervention in Syria was an alleged chemical weapons attack by \'Assad\'s forces\' in Ghouta. But this time, the UK Parliament voted against military action and the planned ‘intervention’ was thwarted, much to the great frustration of the war-hungry neocons. They still keep trying though.

The recent claims of The White House, that they had evidence that the Syrian government was planning a chemical weapons attack, and that if such an attack took place it would be blamed on Assad, shows that the Empire hasn’t given up on Stage Five for Syria just yet. 

Stage Six of the project involves the US continuing to sabotage moves towards a negotiated peace once the bombing started. This happened during the bombing of Yugoslavia and the NATO assault on Libya. A favoured tactic used to prevent a peaceful resolution is to get the leader of the target state indicted for war crimes. Milosevic was indicted at the height of the bombing in 1999, Gaddafi in 2011.

Stage Seven is ‘Mission Accomplished’. It’s when the target country has been ‘regime-changed’ and either broken up or transformed into a failed state with strategically important areas/resources under US/Western control. Yugoslavia was dismantled and its socially-owned economy privatised. Montenegro, the great prize on the Adriatic, recently joined NATO.

Libya, hailed in the Daily Telegraph as a top cruise ship destination in 2010, is now a lawless playground for jihadists and a place where cruise ships dare not dock. This country, which provided free education and health care for all its citizens under Gaddafi, has recently seen the return of slave markets.

Syria, though thankfully not at Stage Seven, has still been knocked back almost forty years. The UNDP reported: \"Despite having achieved or being well under way to achieving major Millennium Development Goals targets (poverty reduction, primary education, and gender parity in secondary education, decrease in infant mortality rates and increasing access to improved sanitation) as of 2011, it is estimated that after the first four years of crisis Syria has dropped from 113th to 174th out of 187 countries ranked in the Human Development Index.\"

Of course, it’s not just three countries which have been wrecked by the Empire of Chaos. There are similarities too with what’s happened to Afghanistan and Iraq. In the late 1970s, the US started to back Islamist rebels to destabilise and topple the left-wing, pro-Moscow government in Kabul. 

Afghanistan has been in turmoil ever since, with the US and its allies launching an invasion of the country in 2001 to topple a Taliban \'regime\' which grew out of the ’rebel’ movement which the US had backed. 

Iraq was hit with devastating, genocidal sanctions, which were maintained under US/UK pressure even after it had disarmed. Then it was invaded on the deceitful pretext that its leader, Saddam Hussein, still possessed WMDs.

The truth of what has been happening is too shocking and too terrible ever to be admitted in the Western mainstream media. Namely, that since the demise of the Soviet Union, the US and its allies have been picking off independent, resource-rich, strategically important countries one by one. 

The point is not that these countries were perfect and that there wasn’t political repression taking place in some of them at various times, but that they were earmarked for destruction solely for standing in the way of the imperialists. The propagandists for the US-led wars of recent years want us to regard the conflicts as ‘stand alones’ and to regard the ‘problem\' as being the ‘mad dog’ leadership of the countries which were attacked. 

But in fact, the aggressions against Yugoslavia, Libya, Syria, Afghanistan and Iraq, and the threatening of Iran, North Korea, Russia and Venezuela are all parts of the same war. Anyone who hasn’t been locked in a wardrobe these past twenty years, or whose salary is not paid directly, or indirectly, by the Empire of Chaos, can surely see now where the ‘problem’ really lies.

The ‘New Hitlers’ - Milosevic, Hussein and Gaddafi - who we were told were the ‘biggest threats’ to world peace, are dead and buried. But guess what? The killing goes on.


Follow Neil Clark on Twitter @NeilClark66





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Da: Comité Surveillance Otan <info @ csotan.org>
Oggetto: Parution de ALERTE OTAN N°65 - 2e trimestre 2017
Data: 3 luglio 2017 18:18:32 CEST


ALERTE OTAN N°65 - 2e trimestre 2017
 
Sommaire
 

Editorial - Bruxelles 2017 : un Sommet OTAN très menaçant pour la paix mondiale

Contre-Sommet Otan :

- L\'Otan, hydre tentaculaire [à lire ci-dessous]

- Montenegro: la neutralité du Montenegro, seule issue durable [à lire ci-dessous]

- Yougoslavie: comment les guerres yougoslaves ont (provisoirement) sauvé l\'Otan [à lire ci-dessous]

- Serbie 1999: bombardements à l\'uranium appauvri

- L\'Ukraine et l\'Otan

Nouvelles violences en Ukraine

Star Wars, de la fiction à la réalité

Hiroshima: en finir avec l\'arme nucléaire

Commémoration Bombardements Hiroshima et Nagasaki


--- TELECHARGER / DOWNLOAD: http://csotan.org/ao/ao.php ---


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L’Otan, hydre tentaculaire

par NILS ANDERSSON

A la Conférence du Contre-Sommet Otan du 25 mai 2017, la première session plénière a entendu une intervention de Nils Andersson intitulée: «L’Otan, hydre tentaculaire». Ci-dessous nous publions l’essentiel de son contenu.

 

A quoi sert l’OTAN ? Une organisation militaire sert à faire la guerre. De cette évidence découlent deux
interrogations, la guerre pour qui et la guerre contre qui ? L’OTAN a été fondée il y a soixante-huit ans comme dispositif militaire pour, dans la confrontation entre deux systèmes économiques et sociaux irréductiblement opposés, le capitalisme et le socialisme, défendre les intérêts idéologiques, politiques et économiques du monde occidental.

La signature du Traité de l’Atlantique Nord a été un acte majeur de la guerre froide, avec un double objectif, légitimer la présence de bases étatsuniennes en Europe et constituer une coalition armée du camp occidental contre l’Union soviétique qui y répondra par la formation du Pacte de Varsovie. Ce fut
le rôle de l’OTAN jusqu’à la chute du Mur en 1989, avec des moments de fortes tensions, sans jamais que l’Alliance atlantique ait à tirer un coup de canon.

L’implosion du bloc soviétique va mettre en question la raison d’être de l’OTAN, mais son secrétaire général, Manfred Wörner, fait clairement entendre qu’il n’en est rien : « Seule l’Alliance atlantique peut lier les Etats-Unis et le Canada à l’Europe, elle seule peut assurer que le changement s’instaurera sans crainte de revers ou de volte-face. Elle seule peut coordonner la stratégie globale de l’Occident pour la paix et la garantie des valeurs démocratiques dans une Europe nouvelle. Elle seule peut ancrer à l’Ouest une Allemagne unie dans des conditions de sécurité maximales pour ce pays et pour ses voisins.(17 mai 1990) ».

L’OTAN est le pilier qui lie les atlantistes européens derrière la bannière étoilée, pour George Bush père, elle est une pièce maitresse des plans hégémonistes des États-Unis dans le Nouvel Ordre Mondial, les uns et les autres s’emploient à défendre son maintien. C’est chose faite en 1991, la « permanente validité » de l’Alliance atlantique est affirmée dans la Déclaration de Rome et un « nouveau  concept stratégique » est adopté, selon lequel l’OTAN, présentée jusqu’ici comme une « alliance exclusivement défensive », devient une force interventionniste. Mission lui est donnée d’assurer sur le continent la stabilité du Nouvel Ordre Mondial par l’intégration militaire de sa partie orientale et, alléguant les carences des États européens, en intervenant dans les Balkans.

La guerre dans les Balkans, va servir à justifier la pérennisation de l’OTAN. Le 28 février 1994, l’aviation
états-unienne intervenant dans le cadre de l’OTAN, abat des bombardiers bosno-serbes, la Bosnie est la
première guerre chaude de l’OTAN. Au Kosovo stratégie géopolitique et mission idéologique conjuguées, avec la résolution 1244 on entre dans l’illégalité en violant la Charte des Nations Unies, passant outre le rôle du Conseil de sécurité et du fantomatique Comité d’État-major de l’ONU de « fixer les effectifs, le degré de préparation des forces et leur emplacement général », l’OTAN est seule aux commandes. Cette instrumentalisation de la Charte ouvre la voie aux guerres à venir.

Dès la dissolution du bloc soviétique, la politique de partenariats va être un mécanisme essentiel d’élargissement de la pieuvre otanienne. En 1991, est constitué, le Conseil de coopération euroatlantique (devenu le Conseil de partenariat euroatlantique) qui, symbolisant la victoire politique et idéologique des atlantistes va réunir les vingt-deux États membres de l’OTAN, la Russie, les États de l’ancien Pacte de Varsovie, les onze États de la Communauté des États indépendants et l’Albanie. Ce partenariat va être adoubé en 1994 d’un Partenariat pour la paix intégrant également les États européens non membres de l’OTAN, avec pour objectif, de « se doter de forces plus en mesure d’opérer avec celles des membres de l’OTAN ». En 1994 également est lancé le Dialogue méditerranéen avec la Mauritanie, le Maroc, l’Algérie, la Tunisie, l’Égypte, la Jordanie, et… Israël, qui élargit les partenariats de l’OTAN à l’Afrique du Nord et
au Proche-Orient.

Parallèlement, l’OTAN modèle l’Europe en réorganisant le dispositif de défense et en normalisant les équipements militaires des pays ayant appartenu au Pacte de Varsovie et à partir de 1999, bafouant les engagements pris lors de la réunification allemande dans le Traité 2 + 4, l’OTAN, précédant leur adhésion à l’Union européenne, intègre successivement ces pays et étend sa toile en Europe centrale,
orientale et balkanique vers les frontières de la Russie.

Avec le « concept stratégique pour le XXIe siècle » adopté lors du Sommet du cinquantenaire à Washington en 1999, qui fixe comme objectif de « sauvegarder, par des moyens politiques et militaires, la liberté et la sécurité » de l’Amérique du Nord et de l’Europe, on entre dans sa phase de globalisation, il est décidé que « les forces de l’Alliance peuvent être appelées à opérer au-delà des frontières de la zone euro atlantique. »

Jusqu’ici organisme de « défense régionale », l’OTAN devient le bras armé de la mondialisation néolibérale. Avec le concept stratégique pour le XXIe siècle, on entre dans le cycle de la guerre permanente de Georg Bush junior et de son administration. Les interventions de l’OTAN ou de coalitions occidentales, avec un mandat du Conseil de sécurité de l’ONU, en Irak, Afghanistan et Libye, sous couvert du « droit d’ingérence humanitaire », puis du « devoir de protéger » vont être cause de chaos et abominations.

L’objectif d’une OTAN planétaire est de « chercher à établir de plus en plus de partenariats mondiaux avec des pays de même sensibilité » ; ainsi, est lancée en 2004, l’Initiative de Coopération d’Istanbul avec le Bahreïn, les Émirats arabes unis, le Koweït et le Qatar puis, dans le cadre du Global Nato, sont conclues des « activités en coopération », avec l’Irak, l’Inde, le Pakistan, l’Afghanistan, la Mongolie, la Corée du Sud, le Japon, l’Australie, la Nouvelle-Zélande et la Colombie.

Pour que l’OTAN soit en mesure de se projeter tous azimuts, en 2006, lors du sommet de Riga, il est décidé de la doter d’une capacité de mener simultanément deux opérations de grande envergure, requérant 60 000 hommes chacune, et six opérations moyennes de 30 000 hommes, soit une projection opérationnelle de 300 000 hommes !

En 2007, Daniel Fried, Secrétaire d’État adjoint étatsunien peut déclarer : « Depuis la guerre froide et son rôle régional dans les années 1990, l’OTAN s’est transformée en une organisation transatlantique effectuant des missions globales, de portée globale avec des partenaires globaux. Tout appartient potentiellement à la zone de l’OTAN ».

Si les objectifs de l’OTAN sont pérennes, le cours de l’Histoire ne l’est pas, la crise économique et financière entrave une projection mondialisée de l’OTAN, la Force de réaction rapide de l’OTAN de 300 000 hommes restera, avis d’experts : « une Rolls-Royce qui n’est jamais sortie du garage ».  Bien qu’il ne soit pas un État dans le monde doté d’une puissance de feu et d’une capacité de déploiement plus grandes que les États-Unis, bien qu’il n’a pas existé dans l’Histoire une coalition disposant de moyens militaires et logistiques équivalents à ceux de l’OTAN, les puissances atlantistes n’ont gagné aucune des guerres asymétriques engagées depuis quinze ans et ont connu des échecs militaires en Irak et en Afghanistan, la Libye est une zone de non-droit, les Balkans sont instables, s’ajoute l’effrayant engrenage syrien et les lieux de conflits ouverts ou potentiels s’étendent sur un arc allant des Philippines au Nigéria. L’euphorie des années 1990 et du tournant du XXIe siècle n’a plus cours.

Réalités géopolitiques, échecs militaires sur le terrain et crise financière, l’OTAN a réduit ses interventions hors zones. En février 2011, seulement en Afghanistan, 132 000 soldats étaient engagés dans la FIAS, en novembre 2016, ils ne sont que 18 000 à être déployés dans des missions de l’OTAN. Si elle fournit toujours des appuis logistiques, de formation et des financements (comme l’a confirmé le récent Sommet de Bruxelles s’agissant de l’engagement de l’OTAN contre l’Etat islamique), l’OTAN n’est plus aux commandes d’opérations majeures hors sa zone historique. Un autre fait va modifier le rôle de l’OTAN: en 2015, la Chine, considérée par Washington comme la menace principale à moyen terme, la nouvelle stratégie du Pentagone est de « concentrer sa présence, son pouvoir de projection et sa force de dissuasion en Asie-Pacifique ».

La vision d’une OTAN globale se trouve modifiée par le transfert du centre de gravité de défense des Etats-Unis vers l’Asie orientale et le Pacifique et les plans de créer une « OTAN » sud-est asiatique. La zone euro atlantique n’étant plus, pour les États-Unis, l’épicentre de sa stratégie, globale, s’ensuit la demande aux États européens d’Obama puis de Trump, d’apporter une contribution financière
plus importante à la défense du continent et de sa périphérie, les fameux 2 % du PIB en dépenses militaires.

Cela étant, pour le Pentagone, l’OTAN et l’Europe sont un rouage essentiel de son dispositif stratégique global. Une Europe sous commandement du Pentagone, le commandant des Forces des États-Unis en Europe (l’EUCOM) étant automatiquement le commandant suprême de l’OTAN. Une Europe incluse dans le système global de défense des États-Unis avec des bases militaires en Allemagne, Grande-Bretagne, Italie, Espagne et dans sept autres pays européens, ce à quoi s’ajoute la VIe flotte US en Méditerranée.  Une Europe intégrée dans le système mondial d’écoutes et d’espionnage politique, économique, militaire du réseau Echelon avec en Grande-Bretagne le plus important centre d’écoutes dans le monde de la NSA. Une Europe englobée dans le dispositif du bouclier antimissile ABM avec la base opérationnelle de Deveselu en Roumanie, une base en installation en Pologne et quatre destroyers dotés de capacités antimissiles basés en Espagne. Une Europe engagée dans la guerre des drones, la base de Ramstein, en Allemagne servant de station relais à la base de Creech, au Nevada.

Le repli d’une OTAN globale sur sa zone historique euroatlantique ne modifie en rien sa raison d’être.
L’Europe répond toujours à la projection du géographe Mackinder, qui fonde la stratégie de Brzezinski : « qui domine l’Eurasie domine le monde ». La Russie est une pièce maitresse de cet enjeu, y compris pour l’endiguement de la Chine. D’où la politique interventionniste et d’extension de l’OTAN sur le continent dans ce qui est considéré par la Russie comme son « espace vital », ce qui a créé une situation de guerre en Ukraine.

Dans le cadre de l’opération Atlantic Resolve pour la première fois depuis la fin de la Seconde Guerre mondiale des manoeuvres de grande envergure (25 000 hommes et plus) se sont déroulées dans la partie orientale de l’Europe et au terme de ces manoeuvres plus d’une centaine de blindés US ont paradé sur 1 800 km, des Pays baltes à la Bavière. En janvier 2017 sont arrivés des États-Unis, 3 500 soldats, 87 tanks, 18 canons automoteurs, 419 voitures tout terrain, plus de 2 000 autres véhicules militaires, déployés dans les pays baltes, en Pologne, Hongrie, Roumanie et Bulgarie.

Pour assurer une présence avancée et adapter l’OTAN « aux défis et aux menaces se développant » à sa périphérie il a été décidé lors du sommet de Cardiff en 2014, le triplement des effectifs de la NRF (Force de réaction rapide), la création d’une force opérationnelle interarmées à très haut niveau de préparation et le renforcement des forces navales permanentes. Pour permettre une plus grande réactivité au déploiement de ces forces spéciales, il a été mis en place huit Quartiers généraux dénommés Unité d’intégration des forces de l’OTAN (NFIU), basés en Estonie, Lettonie, Lituanie, Pologne, Roumanie, Bulgarie, Hongrie et Slovaquie. Les pays occidentaux disent craindre la Russie, la Russie se sent agressée par l’Occident, il faut rompre cet engrenage funeste dans lequel l’OTAN joue un rôle belliciste.

Succédant au Général Breedlove qui s’est singularisé par des déclarations considérées comme outrancières même au sein de l’OTAN, le général Curtis Scaparrotti est devenu le nouveau Commandant suprême de l’OTAN (SACEUR). Lors de sa prise de fonction, il a précisé que le « théâtre européen est essentiel pour les intérêts de l’Amérique et que l’OTAN reste la clé de la sécurité
nationale pour les États-Unis » et ses déclarations ne sont pas moins martiales que celles de son prédécesseur quand il déclare :

« À l’est, une Russie renaissante est passée d’un partenaire à un protagoniste qui cherche à saper l’ordre international et à se réaffirmer en tant que puissance mondiale » et de poursuivre « pour lutter contre les menaces auxquelles nous sommes confrontés. […] nous retournons à notre rôle historique en tant que commandement de guerre ».

(zone militaire, 4 mai 2017)

La guerre pour qui, la guerre contre qui ? Si on est passé d’un discours hégémonique à un discours de défense de l’Occident, cela ne change ni son rôle ni sa nature. L’OTAN doit être dénoncée et combattue comme un acteur essentiel de vingt-cinq ans de guerres dites « justes », qui sont la cause de pays ravagés, de peuples meurtris, de la plus grande crise migratoire depuis la Seconde Guerre mondiale, de fanatismes exacerbés et mortifères.

Il faut dénoncer et combattre l’idéologie atlantiste fondée sur le leadership des États-Unis, la domination des puissances occidentales et la soumission du monde à l’économie de marché, il faut dénoncer et combattre la militarisation des pays de l’OTAN et de ses alliés, une logique de guerres dont les peuples sont toujours les principales victimes, il faut dénoncer et combattre l’engrenage militaire et la politique de tension dans la partie orientale de l’Europe et faire prévaloir la négociation. Il faut se libérer de l’allégeance à l’OTAN, hydre tentaculaire et il faut encore et toujours lutter pour sa dissolution.

Nils Andersson, 25 mai 2017


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La neutralité du Monténégro est la seule issue durable

Parler du petit Monténégro peut sembler inintéressant dans un contexte géopolitique global. Cela peut sembler prétentieux. Mais ce ne l\'est pas. Le Monténégro est tout à la fois un repère, un signe, un message. Notre cas comporte des leçons spécifiques de grande importance.

Il révèle la véritable nature de l\'Alliance Atlantique, mieux que tout autre exemple dans l\'histoire moderne de l\'Otan, excepté bien sûr les bombardements et les agressions de l\'Otan partout dans le monde.

Le Monténégro est confronté à une question historique, sans avoir la possibilité d\'y répondre! Les autorités du pays, contre la volonté d\'un nombre écrasant de citoyens et craignant celle-ci, ont décidé récemment de faire ratifier par le parlement un accord pour adhérer à l\'Otan. Ce parlement est illégitime, il résulte d\'élections frauduleuses, il a été établi suite à un \"coup d\'état\" mis en scène. C\'est un épilogue inédit après trois décennies de pouvoir.

La ratification du protocole d\'entrée du Monténégro à l\'Otan, soutenue par un Parlement tronqué, par des institutions et des structures politiques criminelles, qui ne protègent que des intérêts personnels et des propriétés acquises illégalement, n\'est rien d\'autre qu\'une agression politique légale de l\'Otan – ou de pays complices – contre le petit Monténégro.

Le Monténégro a souffert d\'un double impact. L\'impact extérieur vient de l\'Alliance atlantique, qui nous a envoyé en 2015 une invitation à adhérer. L\'autre impact provient de l\'intérieur, des 30 ans d\'imposition du régime de Milo Djukanovic et de sa clique mafieuse criminelle. Nous sommes entre le fer et l\'enclume, entre deux forces non démocratiques et criminelles. La première est globalement représentée par Washington, la seconde provient de Podgorica. La pression est immense.

A qui l’OTAN a-t-elle envoyé son invitation, et qui sont ses partenaires au Monténégro ? Le gouvernement monténégrin fonctionne comme une mafia moderne. C\'est un système mafieux qui, pour préserver le pouvoir et les privilèges d\'un petit groupe de gens autour de Milo Djukanovic, qui a déjà été 7 fois Premier ministre, utilise les institutions comme une façade. Il s’agit donc d’une démocratie de façade qui, avec le temps, est devenue une dictature ouverture, comme on l\'a vu en octobre dernier quand, le jour même des élections, Djukanovic, craignant le changement et une révolte citoyenne, a monté un pseudo coup d’Etat.

Derrière cette façade, se cache le crime organisé. Il y a des élections, mais elles sont truquées. Il y a des institutions, mais elles sont privatisées. Il y a la liberté d\'expression, mais si vous critiquez le Premier ministre et ses petits amis, vous restez sans boulot, vous subissez des menaces, vous mettez en danger votre sécurité et celle de votre famille, vous pouvez être blessé ou même tué, vous pouvez être jeté en prison. C\'est ce qui m\'est d\'ailleurs arrivé juste avant de venir ici.

Un exemple illustre ce qu\'est le premier homme de ce petit pays : Djukanovic a été caractérisé par la Justice italienne comme \"un dangereux criminel international\", dont le nom se trouve parmi 15 suspects d\'association mafieuse et dont le cas n\'a pas été classé.

Je cite cet exemple, non seulement pour dénoncer le gouvernement monténégrin et son homme fort, mais pour montrer avec qui l\'Otan veut s\'allier. Il est curieux qu\'un tel individu soit le principal protagoniste de l\'intégration à l’Otan. Y aurait-il une erreur quelque part ? Si l\'Otan est réellement ce qu\'elle prétend être – c.à.d. une organisation démocratique, qui chérit les vraies valeurs de la démocratie – comment peut-elle soutenir un tel dirigeant ?

Tout ceci ne dérange pas les partenaires de l’Otan de Djukanovic. Au contraire : il y a quelques années, un haut diplomate des Etats-Unis, Philip Reeker, alors adjoint du vice-Secrétaire d’Etat, a dit à propos de Djukanovic: \"je le connais très bien. Je l\'ai rencontré de nombreuses fois, je le considère comme un ami parce qu\'il comprend bien toute cette région. Il pense stratégiquement… Et, comme je l’ai dit à Djukanovic et à ses ministres, nous avons hâte de poursuivre notre étroite coopération\".

Ce n\'est pas un hasard. L\'Otan n\'est pas intéressée par l’Etat de droit ou des choses comme ça. La seule chose qui l\'intéresse, c\'est la géopolitique et la défense des intérêts occidentaux, menés par Washington, par l\'oligarchie militaro-financière des multinationales. Ce qui est important pour l\'Otan, c\'est la loyauté et l\'obéissance. Ils ont peur, plus que tout, de ce que Noam Chomsky a appelé \"la désobéissance réussie\". Autrement dit, ils ont peur de la souveraineté.

Le Monténégro de Djukanovic est un bastion antirusse, une zone de propagande et d\'hystérie, et c\'est à ce moment que le gouvernement criminogène introduit la demande pour devenir membre de l\'Otan, contre la volonté du peuple.

Une question se pose: Pourquoi le Monténégro est-il important pour l\'Otan ? Ils le disent ouvertement : c\'est pour compléter le puzzle, pour compléter la militarisation des Balkans. Le Monténégro représente la dernière étape pour atteindre la Serbie, qui pourrait ainsi terminer la militarisation et l\'intégration totale des Balkans dans l\'Otan. La Croatie et l\'Albanie en sont déjà membres, ainsi que la Slovénie. La Bosnie-Herzégovine, ainsi que le Kosovo, sont sous protectorat. Pour le moment le Monténégro est antiserbe, mais il est aussi utilisé comme pion contre la Russie. Tel est le modus operandi. Taiwan est antichinois, l\'Ukraine est antirusse, la Biélorussie semble également devenir antirusse.

L\'agenda est clair: ils suscitent des divisions nationales, soutiennent des régimes antidémocratiques qui leur servent de marionnettes et transforment les pays en républiques bananières. Ces pays ne sont plus souverains, ils sont colonisés par le néo-libéralisme au moyen de la dérégulation, la désindustrialisation et la privatisation totale. Cela plonge ces pays dans la pauvreté et accroît les moyens de les contrôler.

Les pays membres - et non-membres - de l\'Otan doivent comprendre que, en forçant le Monténégro par des malversations à intégrer l\'Otan, cela ne peut que le déstabiliser, encore plus qu\'il ne l\'est déjà maintenant. Cette méthode d\'élargissement de l\'Otan se situe en dehors de la sphère politique et légale et représente une manipulation des institutions et une agression du Monténégro.

La neutralité du Monténégro est la seule issue durable, celle qui peut garantir une stabilité à long terme, la prospérité et la paix. Cela vaut pour les Balkans dans leur ensemble. La neutralité est une valeur pour laquelle nous devons nous battre. Comme le dit Damir Niksic, un intellectuel de Sarajevo, nous devons nous battre pour elle comme on se bat pour la forêt vierge d\'Amazonie.  Se battre pour la neutralité et contre l\'Alliance atlantique est une question existentielle. Etre ou ne pas être, voilà la question pour le Monténégro, pour les Balkans et bien au-delà.

Marko Milacic


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Comment les guerres yougoslaves ont (provisoirement) sauvé l\'Otan

En effet, au début des années \'90, après la dissolution du Pacte de Varsovie et puis de l\'URSS, nombreux étaient les analystes et même les hommes politiques les plus \"main stream\" à considérer, comme M. Trump avant son élection, que l\'Otan était une \"organisation obsolète\". Mais l\'Alliance Atlantique a trouvé une nouvelle raison d\'être en s\'immisçant dans les guerres de l\'ex-Yougoslavie, d\'abord à la demande de l\'ONU, puis en s\'affranchissant progressivement du Conseil de sécurité et des préceptes de base de sa Charte.

Au départ chargée de surveiller l\'embargo sur les armes et la \"No fly zone\" décrétée sur le ciel de la Bosnie-Herzégovine (1992), l\'Otan s\'est imposée comme un belligérant dans les conflits yougoslaves: première opération de guerre de son histoire en février 1994, première campagne de bombardement en septembre 1995, première occupation d\'un territoire à partir de décembre 1995, la guerre de Bosnie a été celle de toutes les \"premières\" pour l\'Otan. Ce n\'était qu\'un début, car son rôle de pompier-pyromane allait culminer en 1999 avec près de trois mois de bombardement massif de la Serbie, y compris sa province du Kosovo, sous prétexte de sauver sa population albanaise. 

En pleine guerre, le sommet de l\'OTAN d\'avril 1999 à Washington, non seulement manifestait son élargissement en direction de la Russie, mais officialisait son changement de doctrine, de la défense de ses membres contre l\'URSS à un rôle de gendarme du monde ignorant les frontières et le droit international.

Georges Berghezan 
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