Informazione
(italiano / castillano)
Bijelo dugme: il ritorno della Jugoslavia
1. BOSNIA: DI NUOVO INSIEME IL GRUPPO DI BREGOVIC A SARAJEVO
"...un'associazione di veterani... ha addirittura proposto il
boicottaggio del concerto. Ma per domani sera tutti i biglietti sono
stati venduti. Per molti fan, che in 15 anni hanno continuato ad
ascoltare i loro dischi, Bijelo dugme ricorda (...) il benessere
dell'anteguerra..."
2. BIJELO DUGME, LEGAME SEGRETO
"...a testimoniare l'esistenza di uno spazio culturale comune che
esiste al di là dei confini e che racchiude Croazia, Bosnia e Serbia e
Montenegro... una comunità linguistica e un passato comune, che è
sopravvissuto ai conflitti e che ora sta riemergendo in modo deciso..."
3. MUSICA: IN 70 MILA A ZAGABRIA PER BREGOVIC E ROCK JUGOSLAVO
"...sono stati vani i tentativi del regime nazionalista del defunto
presidente croato Franjo Tudjman di cancellare ogni ricordo positivo
della Jugoslavia..."
4. MILENKO JERGOVIC E I BIJELO DUGME
"...E' pericoloso ritornare in modo così spettacolare ai tempi di
prima della guerra, perché nessuno di noi è più così ingenuo e puro
come lo era allora..."
5. BIJELO DUGME A BELGRADO: IL RITORNO DELLA JUGOSLAVIA
"...Un'enorme quantità di bandiere con la stella a cinque punte che si
sono viste qualche sera prima del concerto, all'Ippodromo di Belgrado,
scandivano "Jugoslavia, Jugoslavia"..."
6. GORAN BREGOVIC Y BIJELO DUGME SE DESPIDEN
"...Se han visto muchas banderas con la gran estrella roja en el
centro; algunos llevaron fotos de otro símbolo de un país
desaparecido, el mariscal Tito. También se cantaba espontáneamente el
estribillo de un antiguo éxito de Bijelo Dugme que dice: Yugoslavia,
ponte de pie y canta que te escuchen..."
Sui recenti concerti dei Bijelo Dugme vedi anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4464
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4291/1/51/
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4413
NOTA: riportiamo di seguito, tra gli altri, alcuni articoli tratti dal
portale antijugoslavo "Osservatorio Balcani", nei quali, nonostante i
toni forzatamente sarcastici e diffamanti, emerge comunque il
significato profondo e l'atmosfera positiva del tour dei Bijelo Dugme
=== 1 ===
BOSNIA: DI NUOVO INSIEME IL GRUPPO DI BREGOVIC A SARAJEVO
(ANSA) - SARAJEVO, 14 GIU - Saranno in 65.000 domani sera allo stadio
di Sarajevo per 'Bijelo dugme' (Bottone bianco), il piu' famoso gruppo
rock dell'ex Jugoslavia degli anni '70 e '80, riuniti dopo 15 anni
sotto la guida del 'capo' Goran Bregovic, musicista e compositore che
negli ultimi anni si esibisce con la sua Orchestra per i matrimoni e
funerali. Allo stadio di Kosevo Bregovic portera' anche le sue Voci
bulgare e una parte della sua Orchestra, ma la musica che il gruppo
suonera' sara' comunque quella che ormai fa parte della storia e della
leggenda della 'scuola del rock di Sarajevo', con tutti e tre i
cantanti solisti che si sono avvicendati nel gruppo, Zeljko Bebek,
Mladen Vojcic Tifa e Alen Islamovic. Il gruppo, che nell'ex Jugoslavia
ha venduto 13 album in 6 milioni di copie, il 23 giugno terra' un
concerto anche a Zagabria e il 28 giugno all'ippodromo di Belgrado.
Bijelo dugme si e' sciolto nel 1989, poco prima delle guerre che hanno
martoriato l'ex Jugoslavia negli anni '90. Alcuni membri sono rimasti
a Sarajevo, altri si sono trasferiti in Serbia o in Croazia. Bregovic,
diventato famoso anche per la musica che ha scritto per il cinema, in
particolare per i film di Emir Kusturica (Il tempo dei gitani, Arizona
dream, Underground), vive oggi tra Parigi e Belgrado. Non e' la prima
volta che Bregovic suona a Sarajevo dopo la guerra (1992-95), ma
questa volta il suo ritorno nella citta' natale ha suscitato qualche
polemica. Mentre a Kusturica Sarajevo non ha mai perdonato di essersi
apertamente schierato con gli aggressori e di essere stato un
sostenitore di Milosevic, al leader di Bijelo dugme il suo pubblico,
che comunque andra' ad applaudirlo domani sera allo stadio, rinfaccia
di non aver mai fatto nulla per aiutare la citta' sotto assedio in cui
sono state uccise 12.000 persone. Alcune sue dichiarazioni con cui si
e' difeso hanno provocato l'indignazione di un'associazione di
veterani che ha addirittura proposto il boicottaggio del concerto. Ma
per domani sera tutti i biglietti sono stati venduti. Per molti fan,
che in 15 anni hanno continuato ad ascoltare i loro dischi, Bijelo
dugme ricorda la giovinezza e soprattutto il benessere
dell'anteguerra. (ANSA) COR
14/06/2005 20:02
=== 2 ===
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4415/1/42/
Bijelo Dugme, legame segreto
20.06.2005 - I Bijelo Dugme potrebbero essere definiti i Rolling
Stones dei Balcani. Dopo 15 anni si sono riuniti nuovamente per tre
concerti: Sarajevo, Zagabria, Belgrado. Il 15 giugno scorso la "prima"
è stata per la loro città, la capitale della Bosnia Erzegovina. Ed
alle note di "Tajna veza", legame segreto - che non si è mai
interrotto - il pubblico è andato in delirio
Di Massimo Moratti
È il giorno dopo. Sarajevo si risveglia dopo la lunga notte del
concerto dei Bijelo Dugme. 3 ore di show allo stadio Kosevo, nel
concerto del decennio, come è stato definito dalla stampa locale. Il
concerto dei Bijelo Dugme è stato senz'altro dopo gli U2 il più
importante concerto del dopoguerra a Sarajevo.... ma forse, per la
particolare importanza che i Bijelo Dugme hanno per i sarajevesi e i
bosniaci in genere, questo è stato il "concerto".
Eppure la vigilia non è stata scevra di tensioni e problemi. Con
Goran Bregovic, uno delle colonne del gruppo e Sarajevo, c'è un
rapporto di amore-odio. Per i sarajevesi è difficile perdonare la
scelta dell'artista sarajevese di trascorrere il periodo della guerra
a Belgrado e di non aver fatto nessun gesto in favore di Sarajevo
sotto assedio. E viene invece rimproverato all'artista il fatto di
aver tenuto un concerto a Belgrado in favore delle vittime di tutte le
guerre non appena iniziarono i bombardamenti in Kossovo e Serbia. In
una lunga intervista a Dani, Bregovic spiega la sua posizione di
artista dicendo di non aver voluto suonare per la Sarajevo di Alija
Izetbegovic e che come artista riteneva di esser più utile componendo
musica piuttosto che trasportando acqua nella Sarajevo assiedata. Le
sue dichiarazioni non passano inosservate e inducono una reazione dei
Berretti Verdi una delle formazioni militari della difesa di Sarajevo,
che chiedono apertamente che il concerto venga cancellato. Nel corso
della notte alcuni poster vengono sfregiati e qualcuno scrive
"Izdajnik" (traditore) sul volto di Bregovic. Il culmine avviene
martedì quando una telefonata anonima proveniente dalla Svezia
annuncia la presenza di una bomba all'Holiday Inn, dove alloggia la
band. L'hotel viene evacuato, ma della bomba nessuna traccia. Il
tentativo è chiaro di creare tensione facendo riferimento ad episodi
avvenuti durante la guerra nell'intento di rovinare la festa. Un
lucido editoriale di Senka Kurtovic su Oslobodjenje condanna questi
episodi e dice che non bisogna difendere Sarajevo da Goran Bregovic o
dai Bijelo Dugme, ma che Sarajevo va difesa da coloro che ancora al
giorno d'oggi impediscono a Sarajevo di essere una città. Questo
episodio riassume alla perfezione il dilemma della Sarajevo moderna,
naturalmente propensa ad essere una città cosmopolita e tollerante ma
ancora segnata dalle cicatrici e dai traumi subiti durante la guerra
che "i soliti noti" vogliono sfruttare a dovere per impedire il
processo di riconciliazione.
Si cerca di capire se questi episodi guastino la festa oppure meno. I
bagarini sono una fonte di utili informazioni. I giorni prima del
concerto i biglietti erano saliti di prezzo, da 20 KM a oltre 40
secondo quanto si diceva. Il giorno del concerto i biglietti si
vendono ancora per le strade di Sarajevo e il prezzo è sceso a 20
marchi convertibili di nuovo. Qualche bagarino conferma che sì
l'interesse è infatti diminuito, ma che comunque si aspettano oltre
50,000 persone al concerto. L'ora del concerto si avvicina. La zona
attorno allo stadio viene interdetta al pubblico e l'afflusso inizia
già alle tre del pomeriggio. Autobus e corriere iniziano ad arrivare
da tutte le parti della Bosnia. Verso le 6 ci si comincia ad assiepare
di fronte al palco, sotto la pioggia scrosciante. È sorprendente
vedere la giovane età degli spettatori. I "Bijelo Dugme" hanno tenuto
l'ultimo concerto a Sarajevo 15 anni fa, quando moltissimi dei
presenti avevano pochissimi anni. Eppure dietro a noi ci sono Jana e
Jelena che hanno appena finito il ginnasio al centro scolastico
cattolico di Sarajevo. Sono emozionate, per loro i Bijelo Dugme si
possono senz'altro paragonare ai Rolling Stones dei Balcani, ma ci
dicono apertamente che no, non si tratta di "jugonostalgija" quella
appartiene al passato. Eppure un loro coetaneo lì vicino, tra il serio
e il faceto, dice che forse i Bijelo Dugme riusciranno a fare quello
che la presidenza non riesce a fare, cioè a mettere d'accordo il paese.
Pian piano lo stadio si riempie e alla fine gli spettatori saranno
tra i 60 e i 70.000. Il concerto inizia poco dopo le 9 e subito le
polemiche dei giorni precedenti diventano solamente un ricordo. Il
gruppo appare in gran forma, dopo 15 anni dall'ultimo concerto e la
risposta del pubblico è più che adeguata. Si canta, si balla, si
salta, trascinati dall'entusiasmo della band, che da veri maestri del
palcoscenico ripercorrono i successi della loro carriera. I cantanti
si alternano, inizia Mladen Vojcic Tifa, gli succede poi Alen
Islamovic e infine la parte da leone spetta a Zeljko Bebek, il primo
cantante del gruppo, che a 60 anni compiuti appare in forma smagliante
e il pubblico va in delirio. Tutti sanno le parole e cantano
all'unisono col gruppo. Nelle pause del concerto sugli schermi giganti
si susseguono le immagini che hanno accompagnato i Bijelo Dugme,
quelle della Jugoslavia degli anni 70 e 80, immagini di concerti,
stelle rosse, gerarchi di partito, scene di vita quotidiana di allora.
Il rock pastorale, come era stato definito, ritorna prepotentemente
sulla scena e il gruppo sfoggia tutti i suoi hit migliori. Bregovic ad
un certo punto, si rivolge al pubblico e dice "Se vi chiederanno se
siete stati al concerto rispondete "Sì, ci siamo stati. Loro erano
assieme e noi eravamo assieme e abbiamo cantato alcune vecchie
canzoni". Parte un applauso e il gruppo canta "Tajna veza", il legame
segreto. Il pubblico naturalmente canta all'unisono e sancisce il
trionfo del gruppo tornato sulla scena dopo 15 anni.
Il successo del concerto e le prossime date a Zagabria e Belgrado
sono uno dei tanti segnali del progressivo riavvicinamento delle
repubbliche ex-Jugoslave, che è in atto da alcuni anni oramai e che
avviene principalmente nel campo culturale e sociale. Come a
testimoniare l'esistenza di uno spazio culturale comune che esiste al
di là dei confini e che racchiude Croazia, Bosnia e Serbia e
Montenegro. Spazio culturale che si fonda essenzialmente su una
comunità linguistica e un passato comune, che è sopravvissuto ai
conflitti e che ora sta riemergendo in modo deciso. E questo fa
riflettere: questo riapparire di uno spazio comune contrasta
nettamente con la scena politica, dove, soprattutto in Bosnia, non si
riesce a trovare un'idea che riesca a ricomporre lo spazio politico
fratturato lungo le linee etniche. Il contrasto tra spazio politico e
spazio culturale e della vita quotidiana risulta evidente in occasioni
come il concerto dei Bijelo Dugme. I Bijelo Dugme hanno messo tutti
d'accordo nello stadio, facendo fallire i tentativi di
strumentalizzare il loro concerto. Nella sfera politica questo non
avviene e i vecchi giochi tra partiti nazionalisti sono ancora la
regola. E viene da chiedersi allora se forse la soluzione ai problemi
politici non debba venire dall'esterno, da quella spazio sociale e
culturale che rifiuta tuttora le divisioni del paese e la politica che
le ha create. Ma questa è un'altra storia ...
=== 3 ===
MUSICA: IN 70 MILA A ZAGABRIA PER BREGOVIC E ROCK JUGOSLAVO
(ANSA) - ZAGABRIA, 23 GIU - Uno dei piu' famosi gruppi rock della ex
Jugoslavia, il Bijelo dugme guidato dal compositore bosniaco Goran
Bregovic, ha tenuto ieri sera a Zagabria il piu' grande concerto
all'aperto mai tenuto in Croazia rievocando davanti a quasi 70.000 fan
le canzoni che negli anni '70 e '80 hanno dominato la scena rock
jugoslava. E' stato un concerto cantato dalla prima all'ultima nota
insieme al pubblico, dalle signore ormai di mezza eta' che volevano
rivivere un po' della loro giovinezza ai ragazzi che all'epoca della
dissoluzione del gruppo nel 1989 non erano ancora nati. Dopo il
concerto davanti a 65.000 persone tenuto una settimana fa a Sarajevo,
luogo di nascita di 'Bijelo dugme' (Bottone bianco), e prima del
concerto di Belgrado dove il 28 giugno sono attese piu' di 100.000
persone, quello di ieri sera allo stadio 'Maksimir' della Dinamo
Zagabria ha in un modo simbolico dimostrato che sono stati vani i
tentativi del regime nazionalista del defunto presidente croato Franjo
Tudjman di cancellare ogni ricordo positivo della Jugoslavia. Sulla
scena come cantanti si sono esibiti i tre solisti, Zeljko Bebek,
Mladen Vojcic Tifa e Alen Islamovic, che ognuno nel suo tempo ha
segnato la carriera del Bijelo Dugme che fino al 1990 ha venduto 13
album in 6 milioni di copie. Dopo la dissoluzione del gruppo alcuni
membri soni rimasti a Sarajevo, altri si sono trasferiti in Croazia o
in Serbia, mentre Goran Bregovic, leader del gruppo, e' diventato
famoso all'estero per la musica che ha scritto per il cinema, in
particolare per i film di Emir Kusturica. Il rock dell'ultima
generazione jugoslava ha dopo 'tutti questi anni', come dice il titolo
di una delle canzoni, fatto ricordare a molti in Croazia il benessere
e la giovinezza dell'anteguerra spirando un po' di nostalgia jugoslava
bandita negli ultimi anni dalla vita pubblica del paese. (ANSA). COR-PER
23/06/2005 11:29
=== 4 ===
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4453/1/51/
Miljenko Jergovic e i Bijelo Dugme
29.06.2005 - Il noto scrittore Miljenko Jergovic interviene, nella sua
rubrica del settimanale sarajevese DANI, a commentare la rinata
euforia legata al ritorno dei Bijelo Dugme, storica rock band di Goran
Bregovic
Di Miljenko Jergovic, DANI [http://http//www.bhdani.com], 24 giugno
2005 (tit. orig. Bijelo dugme). Traduzione per Osservatorio sui
Balcani: Ivana Telebak
La canzone Lipe cvatu la sentii per la prima volta poco prima della
mezza notte, il 29 dicembre del 1984, sul secondo programma di Radio
Zagabria. La temperatura era di meno dieci, la bora strappava le rocce
dalla terra perché intorno non c'era nemmeno un albero, ed io in testa
portavo il passamontagna e l'elmetto, in mano una radio giapponese a
transistor gialla, e così facevo la guardia in "un luogo isolato", nei
pressi della vetta del monte Dinara, là sul versante croato. Alcuni
minuti prima avevano dato notizia che nella sua casa da campeggio, da
qualche parte in America, era morto Sam Peckinpah. Il suono delle
cornamuse valacche funse da requiem per il grande regista. Non
riconobbi chi stesse suonando e cantando, perché prima di allora non
avevo mai sentito il nuovo cantante di Bregovic, ma oggi so che
Dinara, a dieci gradi sotto zero, era il luogo ideale per un'anteprima
musicale. Il monte dal quale tutto ha preso inizio, e che ha dato il
nome ad una mentalità ed uno spirito particolari, in realtà è ancora
più crudele delle sue numerose metafore.
Lipe è l'unica canzone per la quale so esattamente il giorno e l'ora
in cui l'ho sentita per la prima volta. Per le altre canzoni, per me
più importanti, a fatica potrei determinare l'anno, o la stagione. Con
Lipe so di chi è stata annunciata la morte, so come ero vestito, cosa
pensavo e come mi sentivo. Ricordo i nomi delle persone che si
scaldavano accanto alla stufa, nella capanna ad un centinaio di metri
di distanza. Mi ricordo anche l'uomo che, dieci minuti dopo, mi
avrebbe sostituito in quel luogo gelido, per continuare, con il
proiettile in canna, a difendere qualcosa che in realtà non c'era. A
lui affidai la radiolina giapponese gialla. Si chiamava Nedjo
Stojanovic, era nato a Zivinica.
Dicono che l'intensità di una cosa vissuta determini i nostri futuri
ricordi, sicché ciò che non abbiamo vissuto profondamente,
probabilmente lo dimenticheremo. Benché, probabilmente, mi avrebbe
fatto più piacere se la colonna sonora della mia esperienza vissuta
fosse stata diversa, così che potessi tenere a mente un'altra canzone,
nel fatto che si tratti proprio di Bregovic c'è una verità più
profonda. Il suo turbo folk, che i benevoli critici di Zagabria
chiamavano rock pastorale, è il più intenso folclore delle nostre vite
precedenti. Fra l'altro, il primo successo della musica popolare (hit
narodnjacki) di Bregovic, Tako ti je mala moja kad ljubi Bosanac (E'
così piccola mia quando ti bacia un Bosniaco), autorizzò il comune
stereotipo jugoslavo sui Bosniaci.
Avevo nove anni quando sentii quella canzone. Non mi era piaciuta,
perché sembrava provinciale (seljacki), a differenza delle canzoni
belgradesi e di Zagabria che avevano un suono urbano, ma più del suono
mi aveva colpito il testo. Dal punto di vista dei miei amici estivi
dalmati ero un vero bosniaco, e i Bijelo dugme determinavano il modo
d'essere bosniaco. Non volevo in nessun modo essere così, e
onestamente, non potevo nemmeno essere così, perché non avevo avuto
occasione di crescere come un violento, leggermente imbecille,
bevitore e puttaniere. Ero troppo giovane per capire la canzone in
modo diverso rispetto a come veniva presentata pubblicamente, come
l'inno di un'identità. Quella identità non poteva essere la mia,
sicché rispetto ad essa provavo un'intensa vergogna culturale e
privata. Tale vergogna, in realtà, è la stessa che negli anni futuri
la maggior parte dell'equipe urbana proverà rispetto alla musica
popolare novokompovana (di nuova composizione, ndt.).
Venti anni dopo, a Zagabria, all'inizio ero confuso, e poi mi
incazzavo parecchio, per il fatto che il bosniaco della canzone di
Bregovic, in realtà, fosse rimasto in generale l'unico bosniaco
possibile ed accettabile. Era il tempo in cui in Croazia non si
ascoltava pubblicamente la musica dell'est, non si facevano vedere i
film serbi, nemmeno facevano vedere le repliche della Top lista
nadrealista (top list dei surrealisti, ndt.). I Zabranjeno pusenje di
Sulo erano un underground piccante. L'unico evento folcloristico,
inviolabile, protetto dalle offese e dalle contestazioni, era Goran
Bregovic, insieme col bosniaco della sua canzone. I suoi narodnjaci
erano un'accettabile misura di provincialismo e di folk. Forse anche
perché non venivano vissuti come un prodotto d'importazione, né come
qualcosa che appartenesse a Sarajevo o a Belgrado. Tako ti je mala
moja kad ljubi Bosanac è una canzone di Zagabria, perché non canta di
un uomo vivo ma di uno stereotipo. Potrebbe essere anche viennese,
berlinese, lisbonese o parigina, se anche là i Bosniaci fossero un
fatto importante, e stupido.
La fase popolare (narodnjacka) di Goran Bregovic terminò con l'inizio
della guerra. Ciò che si mise a fare dopo era etnico. Ed etnico non
c'entra proprio niente con popolare (narodnjaci). I narodnjaci in
realtà si suonano in trattoria, mentre etnico appare come qualcosa che
in un tempo lontano veniva suonato in trattoria, ma di quel tempo
nessuno ha ricordo. Quando smise di suonare canzoni popolari
(narodnjake), Bregovic smise espressamente di rivolgersi al suo
pubblico locale. E' diventato una star in Italia o in Francia, ma pure
nei Balcani è un ospite benvisto. A Zagabria i suoi concerti da
solista sono un vero simposio imbellettato e intellettuale. Se Arthur
Rubinstein si alzasse dalla tomba e visitasse Lisinski, probabilmente
troverebbe lo stesso pubblico.
Il ritrovarsi dei Bijelo dugme, come quei tornei antebellici per le
ossa del principe Lazar, è stato una sorta di ritorno alle origini.
Sebbene ciò debba riferirsi soltanto al suo pubblico, anche Goran
Bregovic ha pagato il suo prezzo. E' pericoloso il ritorno ai
narodnjaci, il ritorno ad un mondo che lui stesso ha creato,
attribuendogli regole ed intenzione culturologica. E' pericoloso
ritornare in modo così spettacolare ai tempi di prima della guerra,
perché nessuno di noi è più così ingenuo e puro come lo era allora.
Bregovic nel frattempo è diventato più mondano, e il suo pubblico,
specialmente quello sarajevese, si è fatto più locale. Se non ci fosse
stata la guerra, e se fossero rimaste le vecchie misure, a causa della
sua definizione di bosniaco, alcuni non ammetterebbero più di essere
bosniaci, e a causa della sua definizione di sarajevese, alcuni
sarajevesi non sentirebbero Sarajevo dentro di sé. Se non ci fosse
stata la guerra, Bregovic, con orgoglio dei barbieri e dei tassisti,
sarebbe stato il più grande bosniaco e il più grande sarajevese. In
tale caso forse anch'io avrei dimenticato quando e come per la prima
volta ho ascoltato: Lipe cvatu, sve je isto ko i lani...
=== 5 ===
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4472/1/51/
Bijelo dugme a Belgrado, il ritorno della Jugoslavia
04.07.2005 Da Belgrado, scrive Danijela Nenadić
Record assoluto per la data belgradese della storica rock band. Tra i
200.000 spettatori sventola il tricolore della ex Jugoslavia e ci si
lascia andare ai ricordi di un tempo passato, ma per gli scettici si
tratta solo di un grande inganno mediatico e di un eccesso
jugonostalgico [SIC]
Annunciato da parecchio tempo, lo storico concerto dei Bijelo dugme,
uno dei gruppi musicali più noti e più controversi [SIC] della ex
Jugoslavia, finalmente si è tenuto a Belgrado, il 28 giugno, nel
giorno di Vidovdan, festa religiosa che in Serbia gode di una
simbologia del tutto particolare. Il concerto è stato organizzato
all'Ippodromo di Belgrado e con 200.000 spettatori ha superato senza
dubbio tutti i record, entrando a far parte degli annali come l'evento
musicale più seguito di tutta quanta la regione balcanica.
I Bijelo dugme, gruppo rock che negli anni ottanta era all'apice
della celebrità e che si è sciolto poco prima dell'inizio della guerra
nella ex Jugoslavia, dopo molti anni di dubbi e indecisioni, si è
riunito di nuovo, organizzando concerti in tre città: Sarajevo,
Zagabria e Belgrado. Goran Bregovic, leader ideale della band, a cui
si deve il ritorno dei musicisti, ancora una volta ha mostrato di
avere "fiuto" non solo per quanto riguarda la realizzazione di un
grande spettacolo, ma anche per quanto riguarda la realizzazione di un
enorme ritorno economico. Una delle domande più frequenti, che si è
sentita ripetere negli ultimi mesi, riguardava proprio il sapere se il
gruppo si fosse riunito per il desiderio di suonare insieme ancora
una volta i loro successi più famosi oppure se lo hanno fatto per
guadagnare il denaro che gli garantirebbe una pensione più che
dignitosa. Questo dubbio era fondato anche sul fatto noto che gli ex
membri del gruppo tra di loro non godono di buoni rapporti, che
nessuno dei tre cantanti credeva alla possibilità di poter fare un
concerto insieme e di raggiungere un tale successo.
Però, nonostante i numerosi commenti degli scettici, in modo evidente
i Bijelo dugme sono riusciti a realizzare il più grande concerto che
Belgrado possa ricordare e sarà difficile attendersi che questo record
possa essere superato in breve tempo. Il concerto iniziato alle 21 e
trasmesso in diretta dalla più seguita emittente televisiva, TV Pink,
è stato preceduto da un'isteria di massa durata qualche giorno, finché
il giorno stesso del concerto l'intera città era al collasso. Gli
spettatori sono giunti da tutto il Paese, la maggior parte con autobus
organizzati, e un gran numero di amanti di Goran Bregovic e della band
sono venuti da tutta l'ex Jugoslavia. Così che, spalla a spalla, di
fronte ad una nuova resurrezione del tricolore jugoslavo, ballavano
nuovi e vecchi ragazzi di Skopje, Podgorica, Ljubljana, Osijek, Novi
Sad e molte altre città, in modo nostalgico a ricordare i tempi in cui
si poteva viaggiare senza passaporto e in cui si viveva una vita diversa.
Proprio una delle questioni più frequentemente dibattute sul ritorno
dei Bijelo dugme riguardava la possibilità di promuovere il concetto
o idea della "jugonosalgija" (nostalgia della Jugoslavia. Ndt.), che è
tutt'ora evidentemente molto presente e non di rado è vissuta come una
minaccia agli interessi nazionali degli Stati che oggi godono di piena
sovranità [SIC] e indipendenza [SIC SIC]. Un'enorme quantità di
bandiere con la stella a cinque punte che si sono viste qualche sera
prima del concerto, all'Ippodromo di Belgrado, scandivano "Jugoslavia,
Jugoslavia", e molte altri aspetti di una scenografia surreale,
rafforzavano chiaramente la tesi secondo la quale esiste tutt'ora un
alto numero di coloro i quali credono che si stava meglio quando il
Vecchio compagno (Tito, ndt.) era in vita. In questo senso, ancora una
volta, ci si deve inchinare alla vecchia volpe [SIC] Goran Bregovic
per la sua fantasia e incredibile sensibilità per la manipolazione.
[SIC - SI NOTI L'ODIO ANTIJUGOSLAVO DELL'AUTRICE, ndCNJ] Perché,
tutt'oggi, non è indifferente se cantate a Zagabria "Djurdjevdan" o a
Belgrado portate un complessino dalmata che canta "Lijepa nasa". Anche
la scelta della data per il concerto era in discussione. Perché il 28
giugno, Vidovdan, rappresenta una data storica per la Serbia: in quel
giorno del 1389 l'esercito serbo perse la battaglia a Kosovo polje,
col che l'impero Ottomano sconfisse la Serbia, ma, secoli dopo, in
quella data fu pure consegnato Slobodan Milosevic al Tribunale
dell'Aia. Pertanto, i più malevoli commenti si sono sentiti da tutte
la parti, ma i Bijelo dugme sono riusciti a neutralizzarli e a tenere
il concerto alla data prevista. Rimane ovviamente in questione se la
scelta della data sia stato un ulteriore trucco di marketing, tenendo
presente che Bregovic sicuramente si aspettava che ci fossero forti
reazioni, grazie alle quali si è assicurato una maggiore copertura
mediatica.
L'altro commento più frequente sui Bijelo dugme, che esiste da quando
esiste il gruppo, riguarda il fatto che questa musica non è ascoltata
e non è capita dalle fasce urbane della popolazione. Si crede che
Bregovic abbia "provincializzato" la musica locale, che sia
l'iniziatore del turbo folk, dal momento che ha manipolato i bei
motivi etnici con l'intento di rendere popolari i valori più bassi
[SIC]. Proprio questa persistente distinzione tra "campagna" e "città"
questa volta è stata il campo di battaglia su cui si sono scontrati i
sostenitori delle due tesi antagoniste, quelli che proibirebbero
l'esistenza dei Bijelo dugme e di gruppi simili, e quelli che credono
che Bregovic sia il miglior ambasciatore dei Balcani e della nostra
cultura. Sicché molte persone sono rimaste a casa, rifiutandosi
persino di seguire il concerto in diretta televisiva, affermando che
si trattava solo di un grande imbroglio. Se questa divisione, e di
queste ce ne è abbastanza, viene assunta come esatta, allora dobbiamo
confrontarci col fatto che la Serbia è definitivamente un
"provinciale" Paese dei montagnosi Balcani, almeno a giudicare
dall'incredibile numero dei presenti al concerto e di quelli che
l'hanno seguito da casa. [ALLORA ANCHE SARAJEVO E ZAGABRIA SONO
PROVINCIALI? ndCNJ]
È fuori discussione che tutti i musicisti dei Bijelo dugme hanno già
raggiunto una certa età, ma questo non può giustificare la scarsa, e
nel migliore dei casi mediocre, [SIC] musica che abbiamo sentito
qualche sera fa a Belgrado. Mladen Vojcic Tifa, cantante che ha aperto
il concerto, quasi non ha cantato affatto, ma ha lasciato il compito
al pubblico, e se si deve tenere fede alle indiscrezioni circolate,
Tifa ha praticamente boicottato il concerto a causa dello scontro
avuto con Bregovic già durante la data di Sarajevo. A dire il vero, il
più brillante del concerto è stato il leggendario Zeljko Bebek, che
benché sia il più vecchio del gruppo, ha interpretato in modo
fantastico alcuni dei maggiori successi dei Bijelo dugme. Il suono,
una delle cose più importanti, era piuttosto scarso, fatto che ha
indotto molti spettatori ad abbandonare il concerto molto prima che
finisse. Fondamentale e decisamente importante, non c'era l'atmosfera
che caratterizza questi grandi e importanti eventi, in particolare
avendo in mente che questo concerto si è atteso a lungo e che non ci
saranno più occasioni per vedere i Bijelo dugme suonare insieme. Per
tutta la durata del concerto, si aveva l'impressione che gli stessi
musicisti aspettassero solo il momento di finire di suonare. Eccetto,
ovviamente, Goran Bregovic, l'unico ad essere pienamente soddisfatto.
Ma come non potrebbe esserlo, quando le valutazioni sui guadagni,
della sola vendita dei biglietti per il concerto di Belgrado, si
aggirano attorno al 1.800.000 euro, ai quali vanno aggiunte le entrate
delle pubblicità, degli sponsor e cose varie, oltre ai concerti di
Sarajevo e Zagabria. Naturalmente, un altro motivo di soddisfazione
dei Bijelo dugme sta nel fatto che (di nuovo) sono riusciti a fare
ciò che nessun altro ha mai fatto: sollevare un gran clamore e far
alzare in piedi tutta quanta la ex Jugoslavia.
=== 6 ===
http://usuarios.lycos.es/alexmalex/html/modules.php?name=News&file=article&sid=571
GORAN BREGOVIC Y BIJELO DUGME SE DESPIDEN
Enviado el Viernes, 01 julio a las 00:58:45 por kopaonik
Goran Bregovic y Bijelo Dugme - de Belgrado a la leyenda
28.6.2005.
El más célebre grupo de rock de la antigua Yugoslavia ha terminado,
de forma magistral, su carrera. Hace dieciséis años, la guerra no
permitió que Bijelo Dugme (Botón Blanco) realizase la que debía ser
su última gira. Ahora, con tres conciertos (Sarajevo, Zagreb y
Belgrado) en tres países (Bosnia, Croacia y Serbia), abrieron de par
en par las puertas para entrar en la leyenda, donde les espera desde
hace tantos años el país cuyo sonido fueron. Los 65 mil testigos de
Sarajevo, 70 mil de Zagreb y 200 mil del inolvidable concierto de
Belgrado vinieron a despedirles en su viaje a la historia, vinieron a
alcanzar con su música lo inalcanzable y escuchar el sonido de
aquella feliz Yugoslavia donde dejaron su despreocupada niñez o
juventud. Se han visto muchas banderas con la gran estrella roja en
el centro; algunos llevaron fotos de otro símbolo de un país
desaparecido, el mariscal Tito. También se cantaba espontáneamente el
estribillo de un antiguo éxito de Bijelo Dugme que dice "Yugoslavia,
ponte de pie y canta que te escuchen…" aunque a esta canción no la
hayan tocado en ninguno de los tres conciertos. No hay que
sorprenderse, porque para los jóvenes (y no tan jóvenes) de la
antigua Yugoslavia de la libertad solo les quedan las fronteras
cerradas y la cartera vacía. La democracia les promete el brillante
futuro del esclavo y la cruel conclusión de que la elección no existe.
Goran Bregovic lo ha definido todo: "Si es cierto lo que dicen de que
Dios apremia únicamente a la buena gente, yo tengo escasas
posibilidades. Pero, si pudiera, solamente le pediría que me permita
volver a vivir esta noche en el Hipódromo de Belgrado, cuando hemos
tocado juntos por última vez."
Después del concierto, en un lujoso restaurante de Belgrado se
celebró una cena para los invitados de la alta sociedad serbia. Dicen
que, entre las aproximadamente cien personas presentes, los que más
disfrutaron de las charangas de Goran Bregovic fueron las estrellas
del baloncesto serbio Dejan Bodiroga, Vlade Divac y Zeljko Obradovic.
El anfitrión, Goran Bregovic, muy fiel a su forma de ser, no estuvo
presente. Al día siguiente por la mañana tenía que viajar a firmar un
contrato en España.
De todas formas, no hay que mistificar las cosas. Si no fuera por uno
de los grandes símbolos del desalmado capitalismo (Coca-Cola) y su
suculento contrato, uno de los símbolos de la Yugoslavia socialista
probablemente nunca hubiese tocado estos tres conciertos.
Bijelo dugme: il ritorno della Jugoslavia
1. BOSNIA: DI NUOVO INSIEME IL GRUPPO DI BREGOVIC A SARAJEVO
"...un'associazione di veterani... ha addirittura proposto il
boicottaggio del concerto. Ma per domani sera tutti i biglietti sono
stati venduti. Per molti fan, che in 15 anni hanno continuato ad
ascoltare i loro dischi, Bijelo dugme ricorda (...) il benessere
dell'anteguerra..."
2. BIJELO DUGME, LEGAME SEGRETO
"...a testimoniare l'esistenza di uno spazio culturale comune che
esiste al di là dei confini e che racchiude Croazia, Bosnia e Serbia e
Montenegro... una comunità linguistica e un passato comune, che è
sopravvissuto ai conflitti e che ora sta riemergendo in modo deciso..."
3. MUSICA: IN 70 MILA A ZAGABRIA PER BREGOVIC E ROCK JUGOSLAVO
"...sono stati vani i tentativi del regime nazionalista del defunto
presidente croato Franjo Tudjman di cancellare ogni ricordo positivo
della Jugoslavia..."
4. MILENKO JERGOVIC E I BIJELO DUGME
"...E' pericoloso ritornare in modo così spettacolare ai tempi di
prima della guerra, perché nessuno di noi è più così ingenuo e puro
come lo era allora..."
5. BIJELO DUGME A BELGRADO: IL RITORNO DELLA JUGOSLAVIA
"...Un'enorme quantità di bandiere con la stella a cinque punte che si
sono viste qualche sera prima del concerto, all'Ippodromo di Belgrado,
scandivano "Jugoslavia, Jugoslavia"..."
6. GORAN BREGOVIC Y BIJELO DUGME SE DESPIDEN
"...Se han visto muchas banderas con la gran estrella roja en el
centro; algunos llevaron fotos de otro símbolo de un país
desaparecido, el mariscal Tito. También se cantaba espontáneamente el
estribillo de un antiguo éxito de Bijelo Dugme que dice: Yugoslavia,
ponte de pie y canta que te escuchen..."
Sui recenti concerti dei Bijelo Dugme vedi anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4464
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4291/1/51/
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4413
NOTA: riportiamo di seguito, tra gli altri, alcuni articoli tratti dal
portale antijugoslavo "Osservatorio Balcani", nei quali, nonostante i
toni forzatamente sarcastici e diffamanti, emerge comunque il
significato profondo e l'atmosfera positiva del tour dei Bijelo Dugme
=== 1 ===
BOSNIA: DI NUOVO INSIEME IL GRUPPO DI BREGOVIC A SARAJEVO
(ANSA) - SARAJEVO, 14 GIU - Saranno in 65.000 domani sera allo stadio
di Sarajevo per 'Bijelo dugme' (Bottone bianco), il piu' famoso gruppo
rock dell'ex Jugoslavia degli anni '70 e '80, riuniti dopo 15 anni
sotto la guida del 'capo' Goran Bregovic, musicista e compositore che
negli ultimi anni si esibisce con la sua Orchestra per i matrimoni e
funerali. Allo stadio di Kosevo Bregovic portera' anche le sue Voci
bulgare e una parte della sua Orchestra, ma la musica che il gruppo
suonera' sara' comunque quella che ormai fa parte della storia e della
leggenda della 'scuola del rock di Sarajevo', con tutti e tre i
cantanti solisti che si sono avvicendati nel gruppo, Zeljko Bebek,
Mladen Vojcic Tifa e Alen Islamovic. Il gruppo, che nell'ex Jugoslavia
ha venduto 13 album in 6 milioni di copie, il 23 giugno terra' un
concerto anche a Zagabria e il 28 giugno all'ippodromo di Belgrado.
Bijelo dugme si e' sciolto nel 1989, poco prima delle guerre che hanno
martoriato l'ex Jugoslavia negli anni '90. Alcuni membri sono rimasti
a Sarajevo, altri si sono trasferiti in Serbia o in Croazia. Bregovic,
diventato famoso anche per la musica che ha scritto per il cinema, in
particolare per i film di Emir Kusturica (Il tempo dei gitani, Arizona
dream, Underground), vive oggi tra Parigi e Belgrado. Non e' la prima
volta che Bregovic suona a Sarajevo dopo la guerra (1992-95), ma
questa volta il suo ritorno nella citta' natale ha suscitato qualche
polemica. Mentre a Kusturica Sarajevo non ha mai perdonato di essersi
apertamente schierato con gli aggressori e di essere stato un
sostenitore di Milosevic, al leader di Bijelo dugme il suo pubblico,
che comunque andra' ad applaudirlo domani sera allo stadio, rinfaccia
di non aver mai fatto nulla per aiutare la citta' sotto assedio in cui
sono state uccise 12.000 persone. Alcune sue dichiarazioni con cui si
e' difeso hanno provocato l'indignazione di un'associazione di
veterani che ha addirittura proposto il boicottaggio del concerto. Ma
per domani sera tutti i biglietti sono stati venduti. Per molti fan,
che in 15 anni hanno continuato ad ascoltare i loro dischi, Bijelo
dugme ricorda la giovinezza e soprattutto il benessere
dell'anteguerra. (ANSA) COR
14/06/2005 20:02
=== 2 ===
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4415/1/42/
Bijelo Dugme, legame segreto
20.06.2005 - I Bijelo Dugme potrebbero essere definiti i Rolling
Stones dei Balcani. Dopo 15 anni si sono riuniti nuovamente per tre
concerti: Sarajevo, Zagabria, Belgrado. Il 15 giugno scorso la "prima"
è stata per la loro città, la capitale della Bosnia Erzegovina. Ed
alle note di "Tajna veza", legame segreto - che non si è mai
interrotto - il pubblico è andato in delirio
Di Massimo Moratti
È il giorno dopo. Sarajevo si risveglia dopo la lunga notte del
concerto dei Bijelo Dugme. 3 ore di show allo stadio Kosevo, nel
concerto del decennio, come è stato definito dalla stampa locale. Il
concerto dei Bijelo Dugme è stato senz'altro dopo gli U2 il più
importante concerto del dopoguerra a Sarajevo.... ma forse, per la
particolare importanza che i Bijelo Dugme hanno per i sarajevesi e i
bosniaci in genere, questo è stato il "concerto".
Eppure la vigilia non è stata scevra di tensioni e problemi. Con
Goran Bregovic, uno delle colonne del gruppo e Sarajevo, c'è un
rapporto di amore-odio. Per i sarajevesi è difficile perdonare la
scelta dell'artista sarajevese di trascorrere il periodo della guerra
a Belgrado e di non aver fatto nessun gesto in favore di Sarajevo
sotto assedio. E viene invece rimproverato all'artista il fatto di
aver tenuto un concerto a Belgrado in favore delle vittime di tutte le
guerre non appena iniziarono i bombardamenti in Kossovo e Serbia. In
una lunga intervista a Dani, Bregovic spiega la sua posizione di
artista dicendo di non aver voluto suonare per la Sarajevo di Alija
Izetbegovic e che come artista riteneva di esser più utile componendo
musica piuttosto che trasportando acqua nella Sarajevo assiedata. Le
sue dichiarazioni non passano inosservate e inducono una reazione dei
Berretti Verdi una delle formazioni militari della difesa di Sarajevo,
che chiedono apertamente che il concerto venga cancellato. Nel corso
della notte alcuni poster vengono sfregiati e qualcuno scrive
"Izdajnik" (traditore) sul volto di Bregovic. Il culmine avviene
martedì quando una telefonata anonima proveniente dalla Svezia
annuncia la presenza di una bomba all'Holiday Inn, dove alloggia la
band. L'hotel viene evacuato, ma della bomba nessuna traccia. Il
tentativo è chiaro di creare tensione facendo riferimento ad episodi
avvenuti durante la guerra nell'intento di rovinare la festa. Un
lucido editoriale di Senka Kurtovic su Oslobodjenje condanna questi
episodi e dice che non bisogna difendere Sarajevo da Goran Bregovic o
dai Bijelo Dugme, ma che Sarajevo va difesa da coloro che ancora al
giorno d'oggi impediscono a Sarajevo di essere una città. Questo
episodio riassume alla perfezione il dilemma della Sarajevo moderna,
naturalmente propensa ad essere una città cosmopolita e tollerante ma
ancora segnata dalle cicatrici e dai traumi subiti durante la guerra
che "i soliti noti" vogliono sfruttare a dovere per impedire il
processo di riconciliazione.
Si cerca di capire se questi episodi guastino la festa oppure meno. I
bagarini sono una fonte di utili informazioni. I giorni prima del
concerto i biglietti erano saliti di prezzo, da 20 KM a oltre 40
secondo quanto si diceva. Il giorno del concerto i biglietti si
vendono ancora per le strade di Sarajevo e il prezzo è sceso a 20
marchi convertibili di nuovo. Qualche bagarino conferma che sì
l'interesse è infatti diminuito, ma che comunque si aspettano oltre
50,000 persone al concerto. L'ora del concerto si avvicina. La zona
attorno allo stadio viene interdetta al pubblico e l'afflusso inizia
già alle tre del pomeriggio. Autobus e corriere iniziano ad arrivare
da tutte le parti della Bosnia. Verso le 6 ci si comincia ad assiepare
di fronte al palco, sotto la pioggia scrosciante. È sorprendente
vedere la giovane età degli spettatori. I "Bijelo Dugme" hanno tenuto
l'ultimo concerto a Sarajevo 15 anni fa, quando moltissimi dei
presenti avevano pochissimi anni. Eppure dietro a noi ci sono Jana e
Jelena che hanno appena finito il ginnasio al centro scolastico
cattolico di Sarajevo. Sono emozionate, per loro i Bijelo Dugme si
possono senz'altro paragonare ai Rolling Stones dei Balcani, ma ci
dicono apertamente che no, non si tratta di "jugonostalgija" quella
appartiene al passato. Eppure un loro coetaneo lì vicino, tra il serio
e il faceto, dice che forse i Bijelo Dugme riusciranno a fare quello
che la presidenza non riesce a fare, cioè a mettere d'accordo il paese.
Pian piano lo stadio si riempie e alla fine gli spettatori saranno
tra i 60 e i 70.000. Il concerto inizia poco dopo le 9 e subito le
polemiche dei giorni precedenti diventano solamente un ricordo. Il
gruppo appare in gran forma, dopo 15 anni dall'ultimo concerto e la
risposta del pubblico è più che adeguata. Si canta, si balla, si
salta, trascinati dall'entusiasmo della band, che da veri maestri del
palcoscenico ripercorrono i successi della loro carriera. I cantanti
si alternano, inizia Mladen Vojcic Tifa, gli succede poi Alen
Islamovic e infine la parte da leone spetta a Zeljko Bebek, il primo
cantante del gruppo, che a 60 anni compiuti appare in forma smagliante
e il pubblico va in delirio. Tutti sanno le parole e cantano
all'unisono col gruppo. Nelle pause del concerto sugli schermi giganti
si susseguono le immagini che hanno accompagnato i Bijelo Dugme,
quelle della Jugoslavia degli anni 70 e 80, immagini di concerti,
stelle rosse, gerarchi di partito, scene di vita quotidiana di allora.
Il rock pastorale, come era stato definito, ritorna prepotentemente
sulla scena e il gruppo sfoggia tutti i suoi hit migliori. Bregovic ad
un certo punto, si rivolge al pubblico e dice "Se vi chiederanno se
siete stati al concerto rispondete "Sì, ci siamo stati. Loro erano
assieme e noi eravamo assieme e abbiamo cantato alcune vecchie
canzoni". Parte un applauso e il gruppo canta "Tajna veza", il legame
segreto. Il pubblico naturalmente canta all'unisono e sancisce il
trionfo del gruppo tornato sulla scena dopo 15 anni.
Il successo del concerto e le prossime date a Zagabria e Belgrado
sono uno dei tanti segnali del progressivo riavvicinamento delle
repubbliche ex-Jugoslave, che è in atto da alcuni anni oramai e che
avviene principalmente nel campo culturale e sociale. Come a
testimoniare l'esistenza di uno spazio culturale comune che esiste al
di là dei confini e che racchiude Croazia, Bosnia e Serbia e
Montenegro. Spazio culturale che si fonda essenzialmente su una
comunità linguistica e un passato comune, che è sopravvissuto ai
conflitti e che ora sta riemergendo in modo deciso. E questo fa
riflettere: questo riapparire di uno spazio comune contrasta
nettamente con la scena politica, dove, soprattutto in Bosnia, non si
riesce a trovare un'idea che riesca a ricomporre lo spazio politico
fratturato lungo le linee etniche. Il contrasto tra spazio politico e
spazio culturale e della vita quotidiana risulta evidente in occasioni
come il concerto dei Bijelo Dugme. I Bijelo Dugme hanno messo tutti
d'accordo nello stadio, facendo fallire i tentativi di
strumentalizzare il loro concerto. Nella sfera politica questo non
avviene e i vecchi giochi tra partiti nazionalisti sono ancora la
regola. E viene da chiedersi allora se forse la soluzione ai problemi
politici non debba venire dall'esterno, da quella spazio sociale e
culturale che rifiuta tuttora le divisioni del paese e la politica che
le ha create. Ma questa è un'altra storia ...
=== 3 ===
MUSICA: IN 70 MILA A ZAGABRIA PER BREGOVIC E ROCK JUGOSLAVO
(ANSA) - ZAGABRIA, 23 GIU - Uno dei piu' famosi gruppi rock della ex
Jugoslavia, il Bijelo dugme guidato dal compositore bosniaco Goran
Bregovic, ha tenuto ieri sera a Zagabria il piu' grande concerto
all'aperto mai tenuto in Croazia rievocando davanti a quasi 70.000 fan
le canzoni che negli anni '70 e '80 hanno dominato la scena rock
jugoslava. E' stato un concerto cantato dalla prima all'ultima nota
insieme al pubblico, dalle signore ormai di mezza eta' che volevano
rivivere un po' della loro giovinezza ai ragazzi che all'epoca della
dissoluzione del gruppo nel 1989 non erano ancora nati. Dopo il
concerto davanti a 65.000 persone tenuto una settimana fa a Sarajevo,
luogo di nascita di 'Bijelo dugme' (Bottone bianco), e prima del
concerto di Belgrado dove il 28 giugno sono attese piu' di 100.000
persone, quello di ieri sera allo stadio 'Maksimir' della Dinamo
Zagabria ha in un modo simbolico dimostrato che sono stati vani i
tentativi del regime nazionalista del defunto presidente croato Franjo
Tudjman di cancellare ogni ricordo positivo della Jugoslavia. Sulla
scena come cantanti si sono esibiti i tre solisti, Zeljko Bebek,
Mladen Vojcic Tifa e Alen Islamovic, che ognuno nel suo tempo ha
segnato la carriera del Bijelo Dugme che fino al 1990 ha venduto 13
album in 6 milioni di copie. Dopo la dissoluzione del gruppo alcuni
membri soni rimasti a Sarajevo, altri si sono trasferiti in Croazia o
in Serbia, mentre Goran Bregovic, leader del gruppo, e' diventato
famoso all'estero per la musica che ha scritto per il cinema, in
particolare per i film di Emir Kusturica. Il rock dell'ultima
generazione jugoslava ha dopo 'tutti questi anni', come dice il titolo
di una delle canzoni, fatto ricordare a molti in Croazia il benessere
e la giovinezza dell'anteguerra spirando un po' di nostalgia jugoslava
bandita negli ultimi anni dalla vita pubblica del paese. (ANSA). COR-PER
23/06/2005 11:29
=== 4 ===
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4453/1/51/
Miljenko Jergovic e i Bijelo Dugme
29.06.2005 - Il noto scrittore Miljenko Jergovic interviene, nella sua
rubrica del settimanale sarajevese DANI, a commentare la rinata
euforia legata al ritorno dei Bijelo Dugme, storica rock band di Goran
Bregovic
Di Miljenko Jergovic, DANI [http://http//www.bhdani.com], 24 giugno
2005 (tit. orig. Bijelo dugme). Traduzione per Osservatorio sui
Balcani: Ivana Telebak
La canzone Lipe cvatu la sentii per la prima volta poco prima della
mezza notte, il 29 dicembre del 1984, sul secondo programma di Radio
Zagabria. La temperatura era di meno dieci, la bora strappava le rocce
dalla terra perché intorno non c'era nemmeno un albero, ed io in testa
portavo il passamontagna e l'elmetto, in mano una radio giapponese a
transistor gialla, e così facevo la guardia in "un luogo isolato", nei
pressi della vetta del monte Dinara, là sul versante croato. Alcuni
minuti prima avevano dato notizia che nella sua casa da campeggio, da
qualche parte in America, era morto Sam Peckinpah. Il suono delle
cornamuse valacche funse da requiem per il grande regista. Non
riconobbi chi stesse suonando e cantando, perché prima di allora non
avevo mai sentito il nuovo cantante di Bregovic, ma oggi so che
Dinara, a dieci gradi sotto zero, era il luogo ideale per un'anteprima
musicale. Il monte dal quale tutto ha preso inizio, e che ha dato il
nome ad una mentalità ed uno spirito particolari, in realtà è ancora
più crudele delle sue numerose metafore.
Lipe è l'unica canzone per la quale so esattamente il giorno e l'ora
in cui l'ho sentita per la prima volta. Per le altre canzoni, per me
più importanti, a fatica potrei determinare l'anno, o la stagione. Con
Lipe so di chi è stata annunciata la morte, so come ero vestito, cosa
pensavo e come mi sentivo. Ricordo i nomi delle persone che si
scaldavano accanto alla stufa, nella capanna ad un centinaio di metri
di distanza. Mi ricordo anche l'uomo che, dieci minuti dopo, mi
avrebbe sostituito in quel luogo gelido, per continuare, con il
proiettile in canna, a difendere qualcosa che in realtà non c'era. A
lui affidai la radiolina giapponese gialla. Si chiamava Nedjo
Stojanovic, era nato a Zivinica.
Dicono che l'intensità di una cosa vissuta determini i nostri futuri
ricordi, sicché ciò che non abbiamo vissuto profondamente,
probabilmente lo dimenticheremo. Benché, probabilmente, mi avrebbe
fatto più piacere se la colonna sonora della mia esperienza vissuta
fosse stata diversa, così che potessi tenere a mente un'altra canzone,
nel fatto che si tratti proprio di Bregovic c'è una verità più
profonda. Il suo turbo folk, che i benevoli critici di Zagabria
chiamavano rock pastorale, è il più intenso folclore delle nostre vite
precedenti. Fra l'altro, il primo successo della musica popolare (hit
narodnjacki) di Bregovic, Tako ti je mala moja kad ljubi Bosanac (E'
così piccola mia quando ti bacia un Bosniaco), autorizzò il comune
stereotipo jugoslavo sui Bosniaci.
Avevo nove anni quando sentii quella canzone. Non mi era piaciuta,
perché sembrava provinciale (seljacki), a differenza delle canzoni
belgradesi e di Zagabria che avevano un suono urbano, ma più del suono
mi aveva colpito il testo. Dal punto di vista dei miei amici estivi
dalmati ero un vero bosniaco, e i Bijelo dugme determinavano il modo
d'essere bosniaco. Non volevo in nessun modo essere così, e
onestamente, non potevo nemmeno essere così, perché non avevo avuto
occasione di crescere come un violento, leggermente imbecille,
bevitore e puttaniere. Ero troppo giovane per capire la canzone in
modo diverso rispetto a come veniva presentata pubblicamente, come
l'inno di un'identità. Quella identità non poteva essere la mia,
sicché rispetto ad essa provavo un'intensa vergogna culturale e
privata. Tale vergogna, in realtà, è la stessa che negli anni futuri
la maggior parte dell'equipe urbana proverà rispetto alla musica
popolare novokompovana (di nuova composizione, ndt.).
Venti anni dopo, a Zagabria, all'inizio ero confuso, e poi mi
incazzavo parecchio, per il fatto che il bosniaco della canzone di
Bregovic, in realtà, fosse rimasto in generale l'unico bosniaco
possibile ed accettabile. Era il tempo in cui in Croazia non si
ascoltava pubblicamente la musica dell'est, non si facevano vedere i
film serbi, nemmeno facevano vedere le repliche della Top lista
nadrealista (top list dei surrealisti, ndt.). I Zabranjeno pusenje di
Sulo erano un underground piccante. L'unico evento folcloristico,
inviolabile, protetto dalle offese e dalle contestazioni, era Goran
Bregovic, insieme col bosniaco della sua canzone. I suoi narodnjaci
erano un'accettabile misura di provincialismo e di folk. Forse anche
perché non venivano vissuti come un prodotto d'importazione, né come
qualcosa che appartenesse a Sarajevo o a Belgrado. Tako ti je mala
moja kad ljubi Bosanac è una canzone di Zagabria, perché non canta di
un uomo vivo ma di uno stereotipo. Potrebbe essere anche viennese,
berlinese, lisbonese o parigina, se anche là i Bosniaci fossero un
fatto importante, e stupido.
La fase popolare (narodnjacka) di Goran Bregovic terminò con l'inizio
della guerra. Ciò che si mise a fare dopo era etnico. Ed etnico non
c'entra proprio niente con popolare (narodnjaci). I narodnjaci in
realtà si suonano in trattoria, mentre etnico appare come qualcosa che
in un tempo lontano veniva suonato in trattoria, ma di quel tempo
nessuno ha ricordo. Quando smise di suonare canzoni popolari
(narodnjake), Bregovic smise espressamente di rivolgersi al suo
pubblico locale. E' diventato una star in Italia o in Francia, ma pure
nei Balcani è un ospite benvisto. A Zagabria i suoi concerti da
solista sono un vero simposio imbellettato e intellettuale. Se Arthur
Rubinstein si alzasse dalla tomba e visitasse Lisinski, probabilmente
troverebbe lo stesso pubblico.
Il ritrovarsi dei Bijelo dugme, come quei tornei antebellici per le
ossa del principe Lazar, è stato una sorta di ritorno alle origini.
Sebbene ciò debba riferirsi soltanto al suo pubblico, anche Goran
Bregovic ha pagato il suo prezzo. E' pericoloso il ritorno ai
narodnjaci, il ritorno ad un mondo che lui stesso ha creato,
attribuendogli regole ed intenzione culturologica. E' pericoloso
ritornare in modo così spettacolare ai tempi di prima della guerra,
perché nessuno di noi è più così ingenuo e puro come lo era allora.
Bregovic nel frattempo è diventato più mondano, e il suo pubblico,
specialmente quello sarajevese, si è fatto più locale. Se non ci fosse
stata la guerra, e se fossero rimaste le vecchie misure, a causa della
sua definizione di bosniaco, alcuni non ammetterebbero più di essere
bosniaci, e a causa della sua definizione di sarajevese, alcuni
sarajevesi non sentirebbero Sarajevo dentro di sé. Se non ci fosse
stata la guerra, Bregovic, con orgoglio dei barbieri e dei tassisti,
sarebbe stato il più grande bosniaco e il più grande sarajevese. In
tale caso forse anch'io avrei dimenticato quando e come per la prima
volta ho ascoltato: Lipe cvatu, sve je isto ko i lani...
=== 5 ===
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4472/1/51/
Bijelo dugme a Belgrado, il ritorno della Jugoslavia
04.07.2005 Da Belgrado, scrive Danijela Nenadić
Record assoluto per la data belgradese della storica rock band. Tra i
200.000 spettatori sventola il tricolore della ex Jugoslavia e ci si
lascia andare ai ricordi di un tempo passato, ma per gli scettici si
tratta solo di un grande inganno mediatico e di un eccesso
jugonostalgico [SIC]
Annunciato da parecchio tempo, lo storico concerto dei Bijelo dugme,
uno dei gruppi musicali più noti e più controversi [SIC] della ex
Jugoslavia, finalmente si è tenuto a Belgrado, il 28 giugno, nel
giorno di Vidovdan, festa religiosa che in Serbia gode di una
simbologia del tutto particolare. Il concerto è stato organizzato
all'Ippodromo di Belgrado e con 200.000 spettatori ha superato senza
dubbio tutti i record, entrando a far parte degli annali come l'evento
musicale più seguito di tutta quanta la regione balcanica.
I Bijelo dugme, gruppo rock che negli anni ottanta era all'apice
della celebrità e che si è sciolto poco prima dell'inizio della guerra
nella ex Jugoslavia, dopo molti anni di dubbi e indecisioni, si è
riunito di nuovo, organizzando concerti in tre città: Sarajevo,
Zagabria e Belgrado. Goran Bregovic, leader ideale della band, a cui
si deve il ritorno dei musicisti, ancora una volta ha mostrato di
avere "fiuto" non solo per quanto riguarda la realizzazione di un
grande spettacolo, ma anche per quanto riguarda la realizzazione di un
enorme ritorno economico. Una delle domande più frequenti, che si è
sentita ripetere negli ultimi mesi, riguardava proprio il sapere se il
gruppo si fosse riunito per il desiderio di suonare insieme ancora
una volta i loro successi più famosi oppure se lo hanno fatto per
guadagnare il denaro che gli garantirebbe una pensione più che
dignitosa. Questo dubbio era fondato anche sul fatto noto che gli ex
membri del gruppo tra di loro non godono di buoni rapporti, che
nessuno dei tre cantanti credeva alla possibilità di poter fare un
concerto insieme e di raggiungere un tale successo.
Però, nonostante i numerosi commenti degli scettici, in modo evidente
i Bijelo dugme sono riusciti a realizzare il più grande concerto che
Belgrado possa ricordare e sarà difficile attendersi che questo record
possa essere superato in breve tempo. Il concerto iniziato alle 21 e
trasmesso in diretta dalla più seguita emittente televisiva, TV Pink,
è stato preceduto da un'isteria di massa durata qualche giorno, finché
il giorno stesso del concerto l'intera città era al collasso. Gli
spettatori sono giunti da tutto il Paese, la maggior parte con autobus
organizzati, e un gran numero di amanti di Goran Bregovic e della band
sono venuti da tutta l'ex Jugoslavia. Così che, spalla a spalla, di
fronte ad una nuova resurrezione del tricolore jugoslavo, ballavano
nuovi e vecchi ragazzi di Skopje, Podgorica, Ljubljana, Osijek, Novi
Sad e molte altre città, in modo nostalgico a ricordare i tempi in cui
si poteva viaggiare senza passaporto e in cui si viveva una vita diversa.
Proprio una delle questioni più frequentemente dibattute sul ritorno
dei Bijelo dugme riguardava la possibilità di promuovere il concetto
o idea della "jugonosalgija" (nostalgia della Jugoslavia. Ndt.), che è
tutt'ora evidentemente molto presente e non di rado è vissuta come una
minaccia agli interessi nazionali degli Stati che oggi godono di piena
sovranità [SIC] e indipendenza [SIC SIC]. Un'enorme quantità di
bandiere con la stella a cinque punte che si sono viste qualche sera
prima del concerto, all'Ippodromo di Belgrado, scandivano "Jugoslavia,
Jugoslavia", e molte altri aspetti di una scenografia surreale,
rafforzavano chiaramente la tesi secondo la quale esiste tutt'ora un
alto numero di coloro i quali credono che si stava meglio quando il
Vecchio compagno (Tito, ndt.) era in vita. In questo senso, ancora una
volta, ci si deve inchinare alla vecchia volpe [SIC] Goran Bregovic
per la sua fantasia e incredibile sensibilità per la manipolazione.
[SIC - SI NOTI L'ODIO ANTIJUGOSLAVO DELL'AUTRICE, ndCNJ] Perché,
tutt'oggi, non è indifferente se cantate a Zagabria "Djurdjevdan" o a
Belgrado portate un complessino dalmata che canta "Lijepa nasa". Anche
la scelta della data per il concerto era in discussione. Perché il 28
giugno, Vidovdan, rappresenta una data storica per la Serbia: in quel
giorno del 1389 l'esercito serbo perse la battaglia a Kosovo polje,
col che l'impero Ottomano sconfisse la Serbia, ma, secoli dopo, in
quella data fu pure consegnato Slobodan Milosevic al Tribunale
dell'Aia. Pertanto, i più malevoli commenti si sono sentiti da tutte
la parti, ma i Bijelo dugme sono riusciti a neutralizzarli e a tenere
il concerto alla data prevista. Rimane ovviamente in questione se la
scelta della data sia stato un ulteriore trucco di marketing, tenendo
presente che Bregovic sicuramente si aspettava che ci fossero forti
reazioni, grazie alle quali si è assicurato una maggiore copertura
mediatica.
L'altro commento più frequente sui Bijelo dugme, che esiste da quando
esiste il gruppo, riguarda il fatto che questa musica non è ascoltata
e non è capita dalle fasce urbane della popolazione. Si crede che
Bregovic abbia "provincializzato" la musica locale, che sia
l'iniziatore del turbo folk, dal momento che ha manipolato i bei
motivi etnici con l'intento di rendere popolari i valori più bassi
[SIC]. Proprio questa persistente distinzione tra "campagna" e "città"
questa volta è stata il campo di battaglia su cui si sono scontrati i
sostenitori delle due tesi antagoniste, quelli che proibirebbero
l'esistenza dei Bijelo dugme e di gruppi simili, e quelli che credono
che Bregovic sia il miglior ambasciatore dei Balcani e della nostra
cultura. Sicché molte persone sono rimaste a casa, rifiutandosi
persino di seguire il concerto in diretta televisiva, affermando che
si trattava solo di un grande imbroglio. Se questa divisione, e di
queste ce ne è abbastanza, viene assunta come esatta, allora dobbiamo
confrontarci col fatto che la Serbia è definitivamente un
"provinciale" Paese dei montagnosi Balcani, almeno a giudicare
dall'incredibile numero dei presenti al concerto e di quelli che
l'hanno seguito da casa. [ALLORA ANCHE SARAJEVO E ZAGABRIA SONO
PROVINCIALI? ndCNJ]
È fuori discussione che tutti i musicisti dei Bijelo dugme hanno già
raggiunto una certa età, ma questo non può giustificare la scarsa, e
nel migliore dei casi mediocre, [SIC] musica che abbiamo sentito
qualche sera fa a Belgrado. Mladen Vojcic Tifa, cantante che ha aperto
il concerto, quasi non ha cantato affatto, ma ha lasciato il compito
al pubblico, e se si deve tenere fede alle indiscrezioni circolate,
Tifa ha praticamente boicottato il concerto a causa dello scontro
avuto con Bregovic già durante la data di Sarajevo. A dire il vero, il
più brillante del concerto è stato il leggendario Zeljko Bebek, che
benché sia il più vecchio del gruppo, ha interpretato in modo
fantastico alcuni dei maggiori successi dei Bijelo dugme. Il suono,
una delle cose più importanti, era piuttosto scarso, fatto che ha
indotto molti spettatori ad abbandonare il concerto molto prima che
finisse. Fondamentale e decisamente importante, non c'era l'atmosfera
che caratterizza questi grandi e importanti eventi, in particolare
avendo in mente che questo concerto si è atteso a lungo e che non ci
saranno più occasioni per vedere i Bijelo dugme suonare insieme. Per
tutta la durata del concerto, si aveva l'impressione che gli stessi
musicisti aspettassero solo il momento di finire di suonare. Eccetto,
ovviamente, Goran Bregovic, l'unico ad essere pienamente soddisfatto.
Ma come non potrebbe esserlo, quando le valutazioni sui guadagni,
della sola vendita dei biglietti per il concerto di Belgrado, si
aggirano attorno al 1.800.000 euro, ai quali vanno aggiunte le entrate
delle pubblicità, degli sponsor e cose varie, oltre ai concerti di
Sarajevo e Zagabria. Naturalmente, un altro motivo di soddisfazione
dei Bijelo dugme sta nel fatto che (di nuovo) sono riusciti a fare
ciò che nessun altro ha mai fatto: sollevare un gran clamore e far
alzare in piedi tutta quanta la ex Jugoslavia.
=== 6 ===
http://usuarios.lycos.es/alexmalex/html/modules.php?name=News&file=article&sid=571
GORAN BREGOVIC Y BIJELO DUGME SE DESPIDEN
Enviado el Viernes, 01 julio a las 00:58:45 por kopaonik
Goran Bregovic y Bijelo Dugme - de Belgrado a la leyenda
28.6.2005.
El más célebre grupo de rock de la antigua Yugoslavia ha terminado,
de forma magistral, su carrera. Hace dieciséis años, la guerra no
permitió que Bijelo Dugme (Botón Blanco) realizase la que debía ser
su última gira. Ahora, con tres conciertos (Sarajevo, Zagreb y
Belgrado) en tres países (Bosnia, Croacia y Serbia), abrieron de par
en par las puertas para entrar en la leyenda, donde les espera desde
hace tantos años el país cuyo sonido fueron. Los 65 mil testigos de
Sarajevo, 70 mil de Zagreb y 200 mil del inolvidable concierto de
Belgrado vinieron a despedirles en su viaje a la historia, vinieron a
alcanzar con su música lo inalcanzable y escuchar el sonido de
aquella feliz Yugoslavia donde dejaron su despreocupada niñez o
juventud. Se han visto muchas banderas con la gran estrella roja en
el centro; algunos llevaron fotos de otro símbolo de un país
desaparecido, el mariscal Tito. También se cantaba espontáneamente el
estribillo de un antiguo éxito de Bijelo Dugme que dice "Yugoslavia,
ponte de pie y canta que te escuchen…" aunque a esta canción no la
hayan tocado en ninguno de los tres conciertos. No hay que
sorprenderse, porque para los jóvenes (y no tan jóvenes) de la
antigua Yugoslavia de la libertad solo les quedan las fronteras
cerradas y la cartera vacía. La democracia les promete el brillante
futuro del esclavo y la cruel conclusión de que la elección no existe.
Goran Bregovic lo ha definido todo: "Si es cierto lo que dicen de que
Dios apremia únicamente a la buena gente, yo tengo escasas
posibilidades. Pero, si pudiera, solamente le pediría que me permita
volver a vivir esta noche en el Hipódromo de Belgrado, cuando hemos
tocado juntos por última vez."
Después del concierto, en un lujoso restaurante de Belgrado se
celebró una cena para los invitados de la alta sociedad serbia. Dicen
que, entre las aproximadamente cien personas presentes, los que más
disfrutaron de las charangas de Goran Bregovic fueron las estrellas
del baloncesto serbio Dejan Bodiroga, Vlade Divac y Zeljko Obradovic.
El anfitrión, Goran Bregovic, muy fiel a su forma de ser, no estuvo
presente. Al día siguiente por la mañana tenía que viajar a firmar un
contrato en España.
De todas formas, no hay que mistificar las cosas. Si no fuera por uno
de los grandes símbolos del desalmado capitalismo (Coca-Cola) y su
suculento contrato, uno de los símbolos de la Yugoslavia socialista
probablemente nunca hubiese tocado estos tres conciertos.
[Riportiamo per conoscenza questo articolo - scritto per il notiziario
di Soros / NED (CIA) / Ford "Transitions on Line" e riprodotto in
italiano da Osservatorio Balcani - limitandoci ad osservare che esso
non menziona mai il criminale regime di embargo economico al quale la
Serbia è stata sottoposta per una decina di anni. Embargo che in
qualche misura ed in altra forma prosegue tuttoggi e che è alla radice
della crisi della Zastava - insieme alla disgregazione della
Jugoslavia (e dunque del mercato di riferimento) ed ai bombardamenti
della NATO (con la distruzione dei macchinari e la tragedia per
migliaia di famiglie)...]
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4505/1/51/
Zastava, Punto e a capo
13.07.2005 - Voci sempre più concrete su di un accordo tra la Fiat e
la leggendaria casa automobilistica di Kragujevac, collassata con la
fine della Jugoslavia e colpita dai bombardamenti Nato nel `99. La
storia della Zastava e le possibili conseguenze di un suo rilancio
sull'economia serba
Di Milovan Mracevich*, per Transitions Online
[http://www.tol.cz/look/TOL/home%5d, 29 giugno 2005 (titolo originale:
"Rising from the ashes?")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Belgrado, Serbia e Montenegro -
Proprio quando sembrava che l'industria automobilistica serba sarebbe
definitivamente collassata, una delle marche automobilistiche più in
crisi al mondo potrebbe essere sul punto di fare un plateale ritorno.
Entro fine luglio la Zastava e la Fiat di Torino dovrebbero firmare un
accordo che porterà all'assemblaggio di un numero di vetture Fiat
Punto compreso tra 5.000 e 12.000 nella fabbrica della Zastava di
Kragujevac, secondo quanto riferisce la stampa.
La città industriale di 200.000 abitanti è stata devastata dal crollo
della ditta automobilistica e delle sue altre manifatture quando la
Repubblica Federale Socialista Jugoslava si dissolse nel 1991.
Il governo serbo, la Fiat e la Zastava hanno lavorato all'accordo in
relativa segretezza fin da febbraio, in contrasto con un decennio di
annunci roboanti di imminenti e importanti joint ventures per la
Zastava, che poi non si verificavano mai.
L'accordo per l'assemblaggio delle Punto impallidisce se paragonato
alle 200.000 automobili all'anno che la Zastava fabbricava alla fine
degli anni '80, ma rappresenta un importante passo che l'allontana
dall'orlo del precipizio. La Zastava ha passato gli ultimi 14 anni nel
limbo, una azienda impoverita, isolata, non richiesta, che produceva
in media solo 10.000 automobili all'anno.
Il primo gruppo di lavoratori della Zastava è partito per Torino il 13
giugno per l'addestramento. Le prime automobili dell'accordo saranno
prodotte dai lavoratori della Zastava nella città italiana, mentre si
prevede che l'assemblaggio delle Punto a Kragujevac prenderà il via in
settembre.
La Punto serba avrà un nome diverso e costerà tra i 7.000 e gli 8.000
euro. Dato che la Zastava offrirà ai potenziali acquirenti
l'opportunità di scambiare le loro Zastava con una nuova Punto e
offrirà anche opzioni di leasing e di finanziamento, l'azienda
dovrebbe avere pochi problemi a promuovere il suo nuovo modello.
All'origine della decisione della Fiat di entrare in affari con la
Zastava sembra esservi un'insieme di fattori, generali e specifici,
che vanno dal miglioramento della situazione economica e politica in
Serbia al semplice fatto che l'attuale modello della Punto si avvicina
alla conclusione del suo ciclo produttivo.
La decisione presa dalla Fiat l'anno scorso, di cancellare
definitivamente più di 30 milioni di euro che la Zastava gli doveva,
fu un primo passo. Secondo le condizioni dell'accordo anticipato, la
Zastava dovrà pagare il suo restante debito verso la Fiat, 11,5
milioni di euro, entro la fine del 2005. Il governo serbo spera di
raccogliere questa somma in parte attraverso la prossima
privatizzazione della fonderia, dei laminatoi e della centrale
elettrica dell'ex complesso della Zastava e del centro di vendita e
assistenza automobilistica di Belgrado, tutte divenute entità separate
nella ristrutturazione dell'ottobre 2001.
L'altra grande obbligazione contrattuale per la Zastava è quella di
automatizzare completamente le operazioni di verniciatura delle
carrozzerie, una spesa di 15 milioni di euro che il governo serbo
dovrà coprire. La Zastava aveva una linea di verniciatura
automatizzata di questo tipo, ma fu distrutta dai bombardamenti della
NATO sulla Serbia del 1999.
Anche la linea di saldatura della scocca dovrà probabilmente essere
automatizzata in un futuro più o meno prossimo, ma non c'è bisogno per
ora di altri costosi robot, quando gli addetti alla produzione
guadagnano meno di 200 euro al mese.
Un ritorno alle passate glorie?
L'accordo Punto rappresenterà una specie di ritorno alle origini per
la Zastava, che iniziò la produzione di autovetture ad uso civile
assemblando modelli Fiat, a metà degli anni `50.
La Zastava ha un disperato bisogno di una automobile moderna e
appetibile da fabbricare (piuttosto che da assemblare solamente) e un
legame con un fabbricante con una estesa rete di distribuzione sui
mercati esteri. È proprio questa la prospettiva futura, ottenere da
Torino i macchinari per la fabbricazione della Punto quando l'attuale
modello uscirà di produzione l'anno prossimo.
La Zastava riprenderebbe allora la produzione dell'attuale modello per
i mercati a basso reddito e fabbricherebbe i pezzi di ricambio per i
15 milioni di Punto già vendute.
La Fiat a sua volta ne trarrebbe dei benefici, non dovendo impegnare
capacità produttive per ottemperare all'impegno di fornire pezzi di
ricambio per le Punto esistenti, e ricaverebbe una percentuale dalle
automobili prodotte su licenza dalla Zastava.
Dato che questa è una situazione in cui tutti hanno da guadagnare, ha
una buona possibilità di avverarsi, a patto che la Zastava lavori bene
per adeguarsi agli standard di qualità della Fiat, secondo l'accordo
di assemblaggio. Gli ingegneri della Zastava sono già stati a Torino
per esaminare le linee di produzione della Punto.
Il successo dell'accordo con la Fiat sarebbe anche un duro colpo al
modo di pensare qui predominante, che le grandi industrie statali sono
dei pozzi senza fondo e senza futuro. La Zastava ha 220 fornitori in
tutto il Paese, e quelli che saranno interessati dal progetto Punto
vedranno un massiccio incremento delle ordinazioni.
L'impatto di questo scenario sull'economia serba sarebbe enorme, non
da ultimo perché la Serbia avrebbe nuovamente un prodotto di consumo
di sicuro valore da offrire al mondo. Ciò porterebbe anche a un
importante cambiamento nella considerazione di sé, da parte di una
nazione che ha in massima parte smesso di credere di essere in grado
di competere in nient'altro che sui mercati agricoli.
E questo aiuterebbe a ridurre l'enorme disavanzo della bilancia
commerciale della Serbia, visto che crollerebbe l'importazione di
automobili.
Per rendere ancora più interessanti le prospettive della Zastava, la
compagnia sta, secondo la stampa, negoziando con la Opel per
l'assemblaggio dei più costosi modelli di questo marchio.
Secondo Zoran Radovanovic, un giornalista di Kragujevac che segue la
Zastava dal 1981, l'azienda vuole passare tre o quattro anni
fabbricando le automobili degli altri, in modo da ricavarne i soldi
per sviluppare un proprio modello, sia utilizzando la piattaforma
(chassis e trasmissione) di un altro fabbricante che sviluppando un
nuovo modello congiuntamente a un'altra compagnia.
Negli ultimi anni la Zastava è sempre più arrivata a sembrare un
dinosauro, in un Paese in cui fondare piccole e medie imprese private
è il nuovo mantra per la ristrutturazione dell'economia. Ma la vecchia
idea che lo stato dell'industria automobilistica di un Paese sia un
pilastro della potenza economica nazionale potrebbe ora riaffermarsi
in Serbia.
Fu Prvoslav Rakovic, il leggendario e inflessibile direttore generale
della Zastava dal 1955 al 1974, ad essere il principale responsabile
della trasformazione della fabbrica di armamenti di Kragujevac,
vecchia di cent'anni, in una importante fabbrica automobilistica. La
Zastava stava già assemblando mille automobili Fiat quando arrivò
Rakovic, ma fu la sua abilità affaristica che convinse la Fiat a
prestare alla compagnia 30 milioni di dollari per impiantare una
fabbrica dove costruire le sue automobili.
La fabbrica automobilistica, inaugurata nel 1962, era la più grande
fabbrica jugoslava. Il suo sterminato libro paga raggiunse quota
35.000 dipendenti alla fine degli anni `80, a fronte dei soli 6.500
attuali.
La Zastava ha prodotto in totale quattro milioni di veicoli, 700.000
dei quali furono esportati. Col crescere di anno in anno delle cifre
della produzione e dell'esportazione della Zastava, cresceva anche il
suo prestigio nazionale ed internazionale.
Ad iniziare dal leader jugoslavo Josip Broz Tito, che nel 1962 mostrò
la nuova fabbrica a Leonid Brezhnev (che si dice avesse borbottato che
l'Unione Sovietica aveva fabbriche molto più grandi), una lunga fila
di uomini di stato e di delegazioni straniere furono portate a
Kragujevac perché si meravigliassero di fronte all'unica fabbrica di
automobili al mondo gestita sul principio dell'autogestione dei
lavoratori.
Mentre la Polonia e la Russia copiarono la Jugoslavia nel costruire
automobili su progetto Fiat (questi Paesi usarono come modello
l'accordo negoziato da Rakovic), la Zastava aveva una posizione
privilegiata nelle relazioni con la Fiat, che si ritiene avesse
qualcosa a che fare con l'amicizia di Rakovic col leggendario capo
designer della Fiat, Dante Giacosa.
Nel 1972, la Zastava iniziò a costruire una versione della Fiat 128
con un portellone posteriore mentre la Fiat stessa ancora costruiva
del nuovo modello la normale versione a quattro porte. Gli ingegneri
della Fiat disegnarono la migliorìa per la Zastava, forse l'unico caso
nell'industria automobilistica in cui una produzione sotto licenza
proponeva un modello più avanzato dell'automobile del fabbricante
originale. Il triste fatto che la Zastava produce tuttora questo pezzo
da museo, comunque, mostra quanto essa sia drammaticamente rimasta
indietro.
Il Declino
Non fu solo la produzione di automobili della Zastava a precipitare
quasi a zero dopo la dissoluzione dell'ex Jugoslavia, ma anche la sua
immagine. Si potrebbe dire che essa era diventata la marca
automobilistica del mondo maggiormente messa in ridicolo sul proprio
mercato nazionale.
Molto di ciò aveva a che fare con le sue automobili che, ad eccezione
della Florida, piena di problemi e abbastanza costosa, erano obsolete
già all'inizio degli anni `90. La qualità crollò a livelli esecrabili
durante gli anni della guerra, con molti acquirenti costretti a rifare
il motore dopo appena 20.000 chilometri.
La Zastava perse il favore del pubblico anche a causa della manìa per
i valori tradizionali serbi, che esaltavano l'agricoltura dei villaggi
contro l'industria. Nota come Crvena Zastava (Bandiera Rossa) durante
l'era comunista, la Zastava era identificata così strettamente con
l'industrializzazione dell'era titoista e con una economia jugoslava
integrata (aveva fornitori in tutta l'ex Federazione) che molti
cominciarono a vedere la sua creazione e la sua espansione più come un
pernicioso complotto comunista che come una impresa economica.
Molti, al di fuori di Kragujevac, si risentivano per i vasti sussidi
che la Zastava riceveva per mantenere attiva un minimo di produzione
durante gli anni `90, mentre i lavoratori della Zastava, ridotti alla
fame, erano criticati come compiacenti burattini del regime di
Slobodan Milosevic, non disposti ad appoggiare l'opposizione
fintantoché ricevevano la loro elemosina mensile e una fettina di
carne ogni tanto.
Ma mentre sembrava che alla maggior parte dei Serbi non potesse
importare di meno se la Zastava avesse chiuso, e mentre "esperti" da
salotto, che non avevano mai messo piede all'interno di una fabbrica
di automobili, proclamavano che gli impianti produttivi della Zastava
erano obsoleti senza speranza, altri Paesi ex comunisti stavano
espandendo largamente la loro produzione di automobili o stavano per
scendere in pista.
La Skoda, della Repubblica Ceca, era rinata sotto la nuova proprietà
Volkswagen, mentre una rinvigorita Dacia, rumena, introduceva nuovi
modelli per il mercato interno ed estero in collaborazione con la
Renault. L'assemblaggio in Slovenia delle Renault salì da 47.000 nel
1995 a quasi 120.000 alla fine del decennio. Perfino l'Ungheria, che
non aveva mai prodotto automobili in precedenza, costruì impianti di
assemblaggio e di produzione per Opel, Audi, Subaru e Suzuki durante
gli anni `90.
Questo tipo di competizione e consolidamento nell'industria
automobilistica fece sembrare che la Zastava avesse perso per sempre
la possibilità di trovare un partner che gli desse un nuovo modello da
fare. Quando una dolorosa ristrutturazione della Zastava nell'ottobre
2001 non riuscì a suscitare alcun interesse da parte delle maggiori
case automobilistiche, l'azienda perse ogni speranza.
Ciò spiega perché nel 2002 la Zastava considerò seriamente di
rinnovare il suo rapporto con Malcolm Bricklin, che era il socio
americano nel tentativo di importare il modello Yugo negli Stati Uniti
negli anni '80 e che, a seconda di chi ne parla, fu la più brillante
operazione della Zastava, oppure la sua più grande follìa.
Bricklin voleva vendere Yugo e Florida ridisegnate e migliorate nei
paesi in via di sviluppo, prima di portarle sui mercati UE e
americani. L'idea finì nel nulla perché Bricklin non riuscì ad
ottenere i finanziamenti necessari.
I negoziati con Bricklin sono perlomeno qualcosa che i funzionari
della Zastava possono ricordare senza imbarazzo, data la sua passata
posizione di grande importatore di automobili e il fatto che arrivò
con un team di ingegneri automobilistici americani e giapponesi. Il
successivo "salvatore" che apparve, comunque, mostrò quanto la Zastava
era caduta in basso.
Si trattava di un Serbo di mezza età immigrato in Canada, di nome
Stevan Pokrajac, che diceva di essere un investitore.
Le intenzioni dichiarate da Pokrajac, di superare l'offerta di
Bricklin di 150 milioni di dollari per la Zastava e di pagare i suoi
debiti ammontanti a 80 milioni di dollari, furono prese seriamente in
considerazione dai funzionari della Zastava, dal sindacato e dal
governo serbo per diversi mesi, nonostante il fatto che egli non
avesse mai presentato un briciolo di prove concrete sul fatto di avere
una tale quantità di denaro o i mezzi per ottenerla.
Pokrajac almeno aggiunse un po' di intrattenimento alle sue largamente
pubblicizzate visite a Kragujevac. In una conferenza stampa, alzò un
piede nel campo di ripresa della telecamera per mostrare le scarpe
nuove che indossava, spiegando che in Canada gli uomini d'affari per
tradizione compravano simili calzature prima di firmare i grandi accordi.
Si spera che simili amenità siano ora alle spalle della Zastava. Il
suo tornare "a casa", dalla Fiat, restituirà anche qualcosa di cui
c'è un gran bisogno nella cultura dell'azienda: una certa misura di
dignità professionale. Dopo avere passato gli ultimi quindici anni
come oggetto di prese in giro e di recriminazioni, la Zastava ora ha
una opportunità di provare il contrario ai suoi detrattori.
*Milovan Mracevich è una giornalista di Belgrado
di Soros / NED (CIA) / Ford "Transitions on Line" e riprodotto in
italiano da Osservatorio Balcani - limitandoci ad osservare che esso
non menziona mai il criminale regime di embargo economico al quale la
Serbia è stata sottoposta per una decina di anni. Embargo che in
qualche misura ed in altra forma prosegue tuttoggi e che è alla radice
della crisi della Zastava - insieme alla disgregazione della
Jugoslavia (e dunque del mercato di riferimento) ed ai bombardamenti
della NATO (con la distruzione dei macchinari e la tragedia per
migliaia di famiglie)...]
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4505/1/51/
Zastava, Punto e a capo
13.07.2005 - Voci sempre più concrete su di un accordo tra la Fiat e
la leggendaria casa automobilistica di Kragujevac, collassata con la
fine della Jugoslavia e colpita dai bombardamenti Nato nel `99. La
storia della Zastava e le possibili conseguenze di un suo rilancio
sull'economia serba
Di Milovan Mracevich*, per Transitions Online
[http://www.tol.cz/look/TOL/home%5d, 29 giugno 2005 (titolo originale:
"Rising from the ashes?")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Belgrado, Serbia e Montenegro -
Proprio quando sembrava che l'industria automobilistica serba sarebbe
definitivamente collassata, una delle marche automobilistiche più in
crisi al mondo potrebbe essere sul punto di fare un plateale ritorno.
Entro fine luglio la Zastava e la Fiat di Torino dovrebbero firmare un
accordo che porterà all'assemblaggio di un numero di vetture Fiat
Punto compreso tra 5.000 e 12.000 nella fabbrica della Zastava di
Kragujevac, secondo quanto riferisce la stampa.
La città industriale di 200.000 abitanti è stata devastata dal crollo
della ditta automobilistica e delle sue altre manifatture quando la
Repubblica Federale Socialista Jugoslava si dissolse nel 1991.
Il governo serbo, la Fiat e la Zastava hanno lavorato all'accordo in
relativa segretezza fin da febbraio, in contrasto con un decennio di
annunci roboanti di imminenti e importanti joint ventures per la
Zastava, che poi non si verificavano mai.
L'accordo per l'assemblaggio delle Punto impallidisce se paragonato
alle 200.000 automobili all'anno che la Zastava fabbricava alla fine
degli anni '80, ma rappresenta un importante passo che l'allontana
dall'orlo del precipizio. La Zastava ha passato gli ultimi 14 anni nel
limbo, una azienda impoverita, isolata, non richiesta, che produceva
in media solo 10.000 automobili all'anno.
Il primo gruppo di lavoratori della Zastava è partito per Torino il 13
giugno per l'addestramento. Le prime automobili dell'accordo saranno
prodotte dai lavoratori della Zastava nella città italiana, mentre si
prevede che l'assemblaggio delle Punto a Kragujevac prenderà il via in
settembre.
La Punto serba avrà un nome diverso e costerà tra i 7.000 e gli 8.000
euro. Dato che la Zastava offrirà ai potenziali acquirenti
l'opportunità di scambiare le loro Zastava con una nuova Punto e
offrirà anche opzioni di leasing e di finanziamento, l'azienda
dovrebbe avere pochi problemi a promuovere il suo nuovo modello.
All'origine della decisione della Fiat di entrare in affari con la
Zastava sembra esservi un'insieme di fattori, generali e specifici,
che vanno dal miglioramento della situazione economica e politica in
Serbia al semplice fatto che l'attuale modello della Punto si avvicina
alla conclusione del suo ciclo produttivo.
La decisione presa dalla Fiat l'anno scorso, di cancellare
definitivamente più di 30 milioni di euro che la Zastava gli doveva,
fu un primo passo. Secondo le condizioni dell'accordo anticipato, la
Zastava dovrà pagare il suo restante debito verso la Fiat, 11,5
milioni di euro, entro la fine del 2005. Il governo serbo spera di
raccogliere questa somma in parte attraverso la prossima
privatizzazione della fonderia, dei laminatoi e della centrale
elettrica dell'ex complesso della Zastava e del centro di vendita e
assistenza automobilistica di Belgrado, tutte divenute entità separate
nella ristrutturazione dell'ottobre 2001.
L'altra grande obbligazione contrattuale per la Zastava è quella di
automatizzare completamente le operazioni di verniciatura delle
carrozzerie, una spesa di 15 milioni di euro che il governo serbo
dovrà coprire. La Zastava aveva una linea di verniciatura
automatizzata di questo tipo, ma fu distrutta dai bombardamenti della
NATO sulla Serbia del 1999.
Anche la linea di saldatura della scocca dovrà probabilmente essere
automatizzata in un futuro più o meno prossimo, ma non c'è bisogno per
ora di altri costosi robot, quando gli addetti alla produzione
guadagnano meno di 200 euro al mese.
Un ritorno alle passate glorie?
L'accordo Punto rappresenterà una specie di ritorno alle origini per
la Zastava, che iniziò la produzione di autovetture ad uso civile
assemblando modelli Fiat, a metà degli anni `50.
La Zastava ha un disperato bisogno di una automobile moderna e
appetibile da fabbricare (piuttosto che da assemblare solamente) e un
legame con un fabbricante con una estesa rete di distribuzione sui
mercati esteri. È proprio questa la prospettiva futura, ottenere da
Torino i macchinari per la fabbricazione della Punto quando l'attuale
modello uscirà di produzione l'anno prossimo.
La Zastava riprenderebbe allora la produzione dell'attuale modello per
i mercati a basso reddito e fabbricherebbe i pezzi di ricambio per i
15 milioni di Punto già vendute.
La Fiat a sua volta ne trarrebbe dei benefici, non dovendo impegnare
capacità produttive per ottemperare all'impegno di fornire pezzi di
ricambio per le Punto esistenti, e ricaverebbe una percentuale dalle
automobili prodotte su licenza dalla Zastava.
Dato che questa è una situazione in cui tutti hanno da guadagnare, ha
una buona possibilità di avverarsi, a patto che la Zastava lavori bene
per adeguarsi agli standard di qualità della Fiat, secondo l'accordo
di assemblaggio. Gli ingegneri della Zastava sono già stati a Torino
per esaminare le linee di produzione della Punto.
Il successo dell'accordo con la Fiat sarebbe anche un duro colpo al
modo di pensare qui predominante, che le grandi industrie statali sono
dei pozzi senza fondo e senza futuro. La Zastava ha 220 fornitori in
tutto il Paese, e quelli che saranno interessati dal progetto Punto
vedranno un massiccio incremento delle ordinazioni.
L'impatto di questo scenario sull'economia serba sarebbe enorme, non
da ultimo perché la Serbia avrebbe nuovamente un prodotto di consumo
di sicuro valore da offrire al mondo. Ciò porterebbe anche a un
importante cambiamento nella considerazione di sé, da parte di una
nazione che ha in massima parte smesso di credere di essere in grado
di competere in nient'altro che sui mercati agricoli.
E questo aiuterebbe a ridurre l'enorme disavanzo della bilancia
commerciale della Serbia, visto che crollerebbe l'importazione di
automobili.
Per rendere ancora più interessanti le prospettive della Zastava, la
compagnia sta, secondo la stampa, negoziando con la Opel per
l'assemblaggio dei più costosi modelli di questo marchio.
Secondo Zoran Radovanovic, un giornalista di Kragujevac che segue la
Zastava dal 1981, l'azienda vuole passare tre o quattro anni
fabbricando le automobili degli altri, in modo da ricavarne i soldi
per sviluppare un proprio modello, sia utilizzando la piattaforma
(chassis e trasmissione) di un altro fabbricante che sviluppando un
nuovo modello congiuntamente a un'altra compagnia.
Negli ultimi anni la Zastava è sempre più arrivata a sembrare un
dinosauro, in un Paese in cui fondare piccole e medie imprese private
è il nuovo mantra per la ristrutturazione dell'economia. Ma la vecchia
idea che lo stato dell'industria automobilistica di un Paese sia un
pilastro della potenza economica nazionale potrebbe ora riaffermarsi
in Serbia.
Fu Prvoslav Rakovic, il leggendario e inflessibile direttore generale
della Zastava dal 1955 al 1974, ad essere il principale responsabile
della trasformazione della fabbrica di armamenti di Kragujevac,
vecchia di cent'anni, in una importante fabbrica automobilistica. La
Zastava stava già assemblando mille automobili Fiat quando arrivò
Rakovic, ma fu la sua abilità affaristica che convinse la Fiat a
prestare alla compagnia 30 milioni di dollari per impiantare una
fabbrica dove costruire le sue automobili.
La fabbrica automobilistica, inaugurata nel 1962, era la più grande
fabbrica jugoslava. Il suo sterminato libro paga raggiunse quota
35.000 dipendenti alla fine degli anni `80, a fronte dei soli 6.500
attuali.
La Zastava ha prodotto in totale quattro milioni di veicoli, 700.000
dei quali furono esportati. Col crescere di anno in anno delle cifre
della produzione e dell'esportazione della Zastava, cresceva anche il
suo prestigio nazionale ed internazionale.
Ad iniziare dal leader jugoslavo Josip Broz Tito, che nel 1962 mostrò
la nuova fabbrica a Leonid Brezhnev (che si dice avesse borbottato che
l'Unione Sovietica aveva fabbriche molto più grandi), una lunga fila
di uomini di stato e di delegazioni straniere furono portate a
Kragujevac perché si meravigliassero di fronte all'unica fabbrica di
automobili al mondo gestita sul principio dell'autogestione dei
lavoratori.
Mentre la Polonia e la Russia copiarono la Jugoslavia nel costruire
automobili su progetto Fiat (questi Paesi usarono come modello
l'accordo negoziato da Rakovic), la Zastava aveva una posizione
privilegiata nelle relazioni con la Fiat, che si ritiene avesse
qualcosa a che fare con l'amicizia di Rakovic col leggendario capo
designer della Fiat, Dante Giacosa.
Nel 1972, la Zastava iniziò a costruire una versione della Fiat 128
con un portellone posteriore mentre la Fiat stessa ancora costruiva
del nuovo modello la normale versione a quattro porte. Gli ingegneri
della Fiat disegnarono la migliorìa per la Zastava, forse l'unico caso
nell'industria automobilistica in cui una produzione sotto licenza
proponeva un modello più avanzato dell'automobile del fabbricante
originale. Il triste fatto che la Zastava produce tuttora questo pezzo
da museo, comunque, mostra quanto essa sia drammaticamente rimasta
indietro.
Il Declino
Non fu solo la produzione di automobili della Zastava a precipitare
quasi a zero dopo la dissoluzione dell'ex Jugoslavia, ma anche la sua
immagine. Si potrebbe dire che essa era diventata la marca
automobilistica del mondo maggiormente messa in ridicolo sul proprio
mercato nazionale.
Molto di ciò aveva a che fare con le sue automobili che, ad eccezione
della Florida, piena di problemi e abbastanza costosa, erano obsolete
già all'inizio degli anni `90. La qualità crollò a livelli esecrabili
durante gli anni della guerra, con molti acquirenti costretti a rifare
il motore dopo appena 20.000 chilometri.
La Zastava perse il favore del pubblico anche a causa della manìa per
i valori tradizionali serbi, che esaltavano l'agricoltura dei villaggi
contro l'industria. Nota come Crvena Zastava (Bandiera Rossa) durante
l'era comunista, la Zastava era identificata così strettamente con
l'industrializzazione dell'era titoista e con una economia jugoslava
integrata (aveva fornitori in tutta l'ex Federazione) che molti
cominciarono a vedere la sua creazione e la sua espansione più come un
pernicioso complotto comunista che come una impresa economica.
Molti, al di fuori di Kragujevac, si risentivano per i vasti sussidi
che la Zastava riceveva per mantenere attiva un minimo di produzione
durante gli anni `90, mentre i lavoratori della Zastava, ridotti alla
fame, erano criticati come compiacenti burattini del regime di
Slobodan Milosevic, non disposti ad appoggiare l'opposizione
fintantoché ricevevano la loro elemosina mensile e una fettina di
carne ogni tanto.
Ma mentre sembrava che alla maggior parte dei Serbi non potesse
importare di meno se la Zastava avesse chiuso, e mentre "esperti" da
salotto, che non avevano mai messo piede all'interno di una fabbrica
di automobili, proclamavano che gli impianti produttivi della Zastava
erano obsoleti senza speranza, altri Paesi ex comunisti stavano
espandendo largamente la loro produzione di automobili o stavano per
scendere in pista.
La Skoda, della Repubblica Ceca, era rinata sotto la nuova proprietà
Volkswagen, mentre una rinvigorita Dacia, rumena, introduceva nuovi
modelli per il mercato interno ed estero in collaborazione con la
Renault. L'assemblaggio in Slovenia delle Renault salì da 47.000 nel
1995 a quasi 120.000 alla fine del decennio. Perfino l'Ungheria, che
non aveva mai prodotto automobili in precedenza, costruì impianti di
assemblaggio e di produzione per Opel, Audi, Subaru e Suzuki durante
gli anni `90.
Questo tipo di competizione e consolidamento nell'industria
automobilistica fece sembrare che la Zastava avesse perso per sempre
la possibilità di trovare un partner che gli desse un nuovo modello da
fare. Quando una dolorosa ristrutturazione della Zastava nell'ottobre
2001 non riuscì a suscitare alcun interesse da parte delle maggiori
case automobilistiche, l'azienda perse ogni speranza.
Ciò spiega perché nel 2002 la Zastava considerò seriamente di
rinnovare il suo rapporto con Malcolm Bricklin, che era il socio
americano nel tentativo di importare il modello Yugo negli Stati Uniti
negli anni '80 e che, a seconda di chi ne parla, fu la più brillante
operazione della Zastava, oppure la sua più grande follìa.
Bricklin voleva vendere Yugo e Florida ridisegnate e migliorate nei
paesi in via di sviluppo, prima di portarle sui mercati UE e
americani. L'idea finì nel nulla perché Bricklin non riuscì ad
ottenere i finanziamenti necessari.
I negoziati con Bricklin sono perlomeno qualcosa che i funzionari
della Zastava possono ricordare senza imbarazzo, data la sua passata
posizione di grande importatore di automobili e il fatto che arrivò
con un team di ingegneri automobilistici americani e giapponesi. Il
successivo "salvatore" che apparve, comunque, mostrò quanto la Zastava
era caduta in basso.
Si trattava di un Serbo di mezza età immigrato in Canada, di nome
Stevan Pokrajac, che diceva di essere un investitore.
Le intenzioni dichiarate da Pokrajac, di superare l'offerta di
Bricklin di 150 milioni di dollari per la Zastava e di pagare i suoi
debiti ammontanti a 80 milioni di dollari, furono prese seriamente in
considerazione dai funzionari della Zastava, dal sindacato e dal
governo serbo per diversi mesi, nonostante il fatto che egli non
avesse mai presentato un briciolo di prove concrete sul fatto di avere
una tale quantità di denaro o i mezzi per ottenerla.
Pokrajac almeno aggiunse un po' di intrattenimento alle sue largamente
pubblicizzate visite a Kragujevac. In una conferenza stampa, alzò un
piede nel campo di ripresa della telecamera per mostrare le scarpe
nuove che indossava, spiegando che in Canada gli uomini d'affari per
tradizione compravano simili calzature prima di firmare i grandi accordi.
Si spera che simili amenità siano ora alle spalle della Zastava. Il
suo tornare "a casa", dalla Fiat, restituirà anche qualcosa di cui
c'è un gran bisogno nella cultura dell'azienda: una certa misura di
dignità professionale. Dopo avere passato gli ultimi quindici anni
come oggetto di prese in giro e di recriminazioni, la Zastava ora ha
una opportunità di provare il contrario ai suoi detrattori.
*Milovan Mracevich è una giornalista di Belgrado
LINKS articoli 12--15/7/2005
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[Nella consueta interessante rassegna di articoli sulla Jugoslavia in
lingua inglese compilata dai curatori della mailing list
"yugoslaviainfo", meritano particolare attenzione in questi giorni gli
articoli su Srebrenica e la relativa propaganda antiserba; si veda
specialmente l'articolo-scoop: "The real story behind Srebrenica" (La
vera storia dietro Srebrenica), uscito ieri sul quotidiano canadese
Globe&Mail e firmato nientepopodimeno che da Lewis MacKenzie, già
comandante delle truppe ONU in Bosnia, poi rimosso dall'incarico per
avere una versione troppo neutrale dei fatti... :
http://www.balkanpeace.org/hed/archive/jul05/hed7098.shtml
http://www.theglobeandmail.com/generated/realtime/specialComment.html ]
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Subject: Selected articles (July 15, 2005)
Telling the Serbian Side of the Story (by Mary Mostert)
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Radiological warfare against all unborn generations (by Robert M. Bowman)
http://www.rmbowman.com/ssn/DUandBirthDefects.htm
Serbia and Montenegro (including Kosovo) Annual Appeal no. 05AA065
Programme
Update No. 1
http://www.ifrc.org/cgi/pdf_appeals.pl?annual05/05AA06501.pdf
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Srebrenica Region, 1992-1995
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Serb media link explosives to Balkans
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Epoka e Re: 'It will be worse than March 17'
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Spreading fear
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Koha Ditore: Special war (by Agron Bajrami)
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United Macedonian Diaspora Condemns Terrorist Attacks on Vratnica Police
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Bulgarian Enclave Dies Quiet Death (by Nikola Lazic)
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Decentralisation Under Way in Macedonia (by Marina Stojanovska)
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Moldova Issues Ultimatum To Transdniester
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Autonomy for Moldova"s breakaway region
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AP: Moldovan president presents new proposal for Trans-Dniester
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"European adjustors of history"
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AFP: Zubr to 'save' Belarus
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Subject: Selected articles (July 14, 2005)
Smokescreen (by Nebojsa Malic)
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Fuzzy Math and "Genocide" (by Nebojsa Malic)
http://www.antiwar.com/blog/comments.php?id=2219_0_1_0_C
Think again...
http://grayfalcon.blogspot.com/2005/07/long-way-from-over.html
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A Balkan Connection? (by Nebojsa Malic)
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Kosovo: Protect the right to health and life
http://news.amnesty.org/mavp/news.nsf/print/ENGEUR700112005
OSCE Mission 'helps' Standards for Kosovo take centre stage (by Nikola
Gaon)
http://www.osce.org/item/15631.html?print=1
Kosovo 'Decision Time' (by Daniel P. Serwer)
http://www.usip.org/pubs/specialreports/sr100.html
"Measures on Stabilization of Situation in the Security Zone of the
Republic of Moldova"
http://www.azi.md/print/35055/En
Transnistria future status
http://www.infotag.md/inews/42290/
Wireless 'operations'
http://www.novinite.com/newsletter/print.php?id=49962
Dutch "weak spot" in the Balkans
http://www.mia.com.mk/ang/glavnavest/lastvest.asp?vest=\Refresh1\073-1307.htm
US Senator: Romania will be bigger world player (by Andreea Pocotila)
http://www.daily-news.ro/print_preview.php?idarticle=13868
Albania politics: Berisha is back
http://www.viewswire.com/index.asp?layout=display_print&doc_id=1739240359
Montenegrin PM: Only Euro-Atlantic values and the principles of
justice can ensure stability in the region (by Antonela Krstovic)
http://www.setimes.com/cocoon/setimes/xhtml/en_GB/features/setimes/features/2005/07/13/feature-02?print=yes
Pace of EU integration depends on entire society
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/vest.php?pf=1&id=14280&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D14280
"Digestion pause" (by Monica Bonea)
http://www.daily-news.ro/print_preview.php?idarticle=13874
AFP: US, Bulgaria conduct joint army exercise, try out bases in Bulgaria
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U.S. working on deal that may give troops more access to Bulgarian
bases (by Russ Rizzo)
http://www.estripes.com/article.asp?section=104&article=30345
'Peace Shield 2005'
http://news.xinhuanet.com/english/2005-07/14/content_3217548.htm
Games without frontiers (by Yevgeny Sidorov)
http://en.rian.ru/analysis/20050713/40900380.html
It's just the beginning (by Alexey Makarkin)
http://en.rian.ru/analysis/20050713/40898482.html
Central Asia Democracy and Human Rights Legislation Introduced
http://www.cascfen.org/news.php?nid=1296&cid=19
The U.S. to play the Yukos card again?
http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=15797
Europe eyes Caspian gas as oil prices soar (by Kostis Geropoulos)
http://www.new-europe.info/new-europe/displaynews.asp?id=111794
Caspian Oil War (by Sorcha Faal)
http://www.whatdoesitmean.com/index779.htm
Six-party talks ready to resume
http://english.peopledaily.com.cn/200507/12/print20050712_195684.html
Uncle Sam's 'Diplomacy'
http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=15798
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Subject: Selected articles (July 13, 2005)
The 'Justice Navigators'
The Hague Tribunal: 'Substantial Progress, Key Arrests Expected'
http://www.usip.org/newsmedia/releases/2005/0627_hague.html
"The Three Lessons of Srebrenica" (by David Peterson)
http://blog.zmag.org/index.php/weblog/entry/srebrencia/
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UN 'Action Plan'
http://www.azi.md/print/35038/En
"The role of the Security Council in humanitarian crises: challenges,
experiences and prospects"
http://www.ana.gr/anaweb/user/showplain?maindoc=3134364&maindocimg=3133951&service=6
The Numbers Game (by George Bogdanich)
http://news.serbianunity.net/bydate/2005/July_12/files/1121190341_1h88o1kyv8u_NumbersMaster100605.pdf
Former UN Officials, Research Group Dispute Portrayal of Events at
Srebrenica (by G. Bogdanich & E. S. Herman)
http://news.serbianunity.net/bydate/2005/July_12/30.html?w=p
SOC Information Service: St Peter's Days of Srebrenica 2005
http://news.serbianunity.net/bydate/2005/July_12/23.html?w=p
Milo's Montenegro: A Farce and Perhaps a Tragedy in the Making (by
Srdja Trifkovic)
http://www.chroniclesmagazine.org/cgi-bin/newsviews.cgi/The%20Balkans/Montenegro/Milo_s_Montenegro__.printer
'Road Map plan'
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H7125429.4yc
Politika: Kosovo: Why Serbs are leaving Orahovac (by Bojan Bilbija)
http://www.serbianna.com/press/015.shtml
Danas: Kosovo: between democratic standards and reality (by Jelena Tasic)
http://www.serbianna.com/press/014.shtml
"Status vs. Status Quo"
http://www.unmikonline.org/dpi/pressrelease.nsf/0/70787A865A7281CFC125703B0056BAEC/$FILE/pr1388.pdf
"Kosovo-the Way Forward"
http://www.unmikonline.org/dpi/pressrelease.nsf/0/6C7614283A1D2213C125703C00641BAB/$FILE/pr1389.pdf
Turkey, Cyprus and Kosovo in focus
http://www.athensnews.gr/athweb/nathens.prnt_article?e=C&f=&t=01&m=A06&aa=1
Russian Foreign Ministry Accuses Moldova Of New Provocations
http://www.azi.md/print/35034/En
US Backs Georgia Against Abkhazia, South Ossetia, Russia
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Opposition Leader: Ukraine Transit Country For Foreign-Backed 'Velvet'
Coups
http://www.belta.by/EngNews.nsf/lkNewsHandled/EF7A04C9DE51CF6F4225703C003F6212?OpenDocument
Europe's 'bad guy No.1' (by Vadim Trukhachev)
http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=15790
DSRSG Ruecker and Minister Çeku Hand Over First Major Licenses for
Mining Industry
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The Road Ahead (by Alicia Campi)
http://www.tol.cz/look/TOL/article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=4&NrIssue=123&NrSection=4&NrArticle=14266
Greece has energy powerhouse pipedream (by Elaine Green)
http://www.athensnews.gr/athweb/nathens.prnt_article?e=C&f=&t=01&m=A04&aa=2
A pipeline over troubled waters (by George Gilson)
http://www.athensnews.gr/athweb/nathens.prnt_article?e=C&f=&t=01&m=A04&aa=1
Gas war on three fronts (by Igor Tomberg)
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Foul play in the Great Game
http://english.peopledaily.com.cn/200507/13/print20050713_195867.html
America, India and outsourcing imperial overreach (by Siddharth
Varadarajan)
http://www.hindu.com/2005/07/13/stories/2005071305411000.htm
Four strategic opportunities for China-US relations (by Zheng Bijian)
http://english.peopledaily.com.cn/200507/13/print20050713_195863.html
Defence Ministers meeting: Serbia & Montenegro to use Macedonian
'experience in defence system reforms'
http://www.mia.com.mk/ang/glavnavest/lastvest.asp?vest=\Refresh1\113-1207.htm
Romania's army 'reform strategy' (by Oana Dan)
http://www.daily-news.ro/print_preview.php?idarticle=13799
Bulgarian elections: support for former king collapses (by Markus
Salzmann)
http://www.wsws.org/articles/2005/jul2005/bulg-j13_prn.shtml
European Integrations Committee adopts National Strategy for EU Accession
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/vest.php?pf=1&id=14237&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D14237
Dutch Foreign Minister praises Croatia's efforts to join EU
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Subject: Selected articles (July 12, 2005)
(Mr.)not at all Nice's 'timing' of cross-examination
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Reformers and hardliners (by Neil Clark)
http://www.guardian.co.uk/print/0,3858,5236862-103677,00.html
Separatists Threaten Historian (by Nebojsa Malic)
http://www.antiwar.com/blog/comments.php?id=P2217_0_1_0
Montenegrin Separatists Lose It
http://grayfalcon.blogspot.com/2005/07/montenegrin-separatists-lose-it.html
Czech Republic Sends More NATO Troops To Turbulent Kosovo
http://www.ceskenoviny.cz/tisk_clanku_view.php?id=138082&BACK=/news/index_view.php?id=138082
In Albania . . . (by Jay Nordlinger)
http://www.nationalreview.com/script/printpage.p?ref=/impromptus/impromptus200507110806.asp
OSCE and CE Missions: Elections in Chisinau Calm But Not Flawless
http://www.azi.md/print/35018/En
Anticipated Local Elections Were Declared Invalid
http://www.azi.md/print/35014/En
Resolving Transnistria conflict
http://www.azi.md/print/35017/En
Eurojournal: 'Europeanising' the Youshchenko plan on Transnistria (by
Nicu Popescu)
http://www.azi.md/print/35002/En
EU will not interfere with Romania's internal politics if reforms
continue (by Alecs Iancu)
http://www.daily-news.ro/print_preview.php?idarticle=13741
EU joke in Cyprus (by Yusuf Kanli)
http://www.turkishdailynews.com.tr/article.php?enewsid=18028
Romanian Satrap Prostrates Himself Before US, NATO Masters (by Alecs
Iancu)
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"Adriatic Engagement 2005"
http://news.xinhuanet.com/english/2005-07/12/content_3206962.htm
"Peace Shield-2005"
http://www.itar-tass.com/eng/level2.html?NewsID=2221029&PageNum=0
U.S. forces ready to train NATO's newest members (by Russ Rizzo)
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Georgian Times: Iran's Mystery Card in Modern Geopolitics
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Reuters: Oil Total-irism
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Fortunes made on bombing (by L. Armitstead & R. Fletcher)
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Dangerous race in space (by Bruce K Gagnon)
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vera storia dietro Srebrenica), uscito ieri sul quotidiano canadese
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Subject: Selected articles (July 15, 2005)
Telling the Serbian Side of the Story (by Mary Mostert)
http://news.serbianunity.net/bydate/2005/July_14/34.html?w=p
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Current Headlines
http://www.serbianna.com/
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THE GLOBAL TYRANNY
MakFax (FYRM)
http://www.makfax.com.mk/look/agencija/izdanje.tpl?IdLanguage=1&IdPublicatio
n=1&NrIssue=164
B92 News
http://www.b92.net/english/news/index.php?order=priority
Radiological warfare against all unborn generations (by Robert M. Bowman)
http://www.rmbowman.com/ssn/DUandBirthDefects.htm
Serbia and Montenegro (including Kosovo) Annual Appeal no. 05AA065
Programme
Update No. 1
http://www.ifrc.org/cgi/pdf_appeals.pl?annual05/05AA06501.pdf
SOC: Communique on Commemorations Dedicated to Victims of War Clashes in
Srebrenica Region, 1992-1995
http://news.serbianunity.net/bydate/2005/July_14/16.html?w=p
Official Truth in a nutshell (by Nebojsa Malic)
http://www.antiwar.com/blog/comments.php?id=P2224_0_1_0
G&M: The real story behind Srebrenica (by Lewis MacKenzie)
http://www.balkanpeace.org/hed/archive/jul05/hed7098.shtml
Clinton-Approved Iranian Arms Transfers Help Turn Bosnia into Militant
Islamic Base (by L. E. Craig & J. West)
http://www.parstimes.com/history/iran_bosnia.html
Serb media link explosives to Balkans
http://www.adnki.com/index_2Level.php?cat=Terrorism&loid=8.0.187273061&par=0
Chronology of Conflict In Kosovo (by Robert M. Bowman)
http://www.rmbowman.com/isss/kosovo.htm
APIS: Albanians murder Greek intelligence officer
http://www.serbianna.com/news/2005/01676.html
Epoka e Re: 'It will be worse than March 17'
http://kosovareport.blogspot.com/2005/07/demai-it-will-be-worse-than-march-1
7.html
Spreading fear
http://www.blic.co.yu/danas/broj/E-Index.htm
Koha Ditore: Special war (by Agron Bajrami)
http://kosovareport.blogspot.com/2005/07/agron-bajrami-special-war-koha-dito
re.html
United Macedonian Diaspora Condemns Terrorist Attacks on Vratnica Police
Station
http://www.maknews.com/html/articles/koloski/condemn_attack_in_vratnica.htm
l
Bulgarian Enclave Dies Quiet Death (by Nikola Lazic)
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200507_565_5_eng.txt
Decentralisation Under Way in Macedonia (by Marina Stojanovska)
http://www.setimes.com/cocoon/setimes/xhtml/en_GB/features/setimes/features/
2005/07/14/feature-02?print=yes
Moldova Issues Ultimatum To Transdniester
http://en.rian.ru/russia/20050714/40910645.html
Autonomy for Moldova"s breakaway region
http://www.gateway2russia.com/st/art_280131.php
AP: Moldovan president presents new proposal for Trans-Dniester
http://www.daily-news.ro/print_preview.php?idarticle=13891
"European adjustors of history"
http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=15805
AFP: Zubr to 'save' Belarus
http://news.yahoo.com/s/afp/20050713/lf_afp/belaruspoliticsyouth_05071321415
7
Kosovo Picks Provisional Winners in Fifth Privatisation Wave
http://kosovareport.blogspot.com/2005/07/kosovo-picks-provisional-winners-in
.html
'Druzba Adria' oil pipeline project
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H7145962.4yc
Common Economic Space future
http://en.rian.ru/russia/20050712/40895117.html
The London Explosions, the Rogue Network, Bush and Iran (by Webster G.
Tarpley)
http://www.livejournal.com/users/mparent7777/982542.html
Euro-jihad (by Pepe Escobar)
http://www.atimes.com/atimes/Front_Page/GG15Aa02.html
Turkey and Iraq: The Perils (and Prospects) of Proximity (by Henri J.
Barkey)
http://www.usip.org/pubs/specialreports/sr141.html
'Adriatic Engagement 2005'
http://www.news.navy.mil/search/print.asp?story_id=19180&VIRIN=13129&imagety
pe=1&page=1
"21st Century Conflicts" (by Johan Galtung)
http://www.transnational.org/forum/meet/2005/Galtung_DMZ_ZOP.html
---
From: "Darkita"
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Subject: Selected articles (July 14, 2005)
Smokescreen (by Nebojsa Malic)
http://antiwar.com/malic/
Fuzzy Math and "Genocide" (by Nebojsa Malic)
http://www.antiwar.com/blog/comments.php?id=2219_0_1_0_C
Think again...
http://grayfalcon.blogspot.com/2005/07/long-way-from-over.html
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Current Headlines
http://www.serbianna.com/
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THE GLOBAL TYRANNY
MakFax (FYRM)
http://www.makfax.com.mk/look/agencija/izdanje.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=1&NrIssue=163
B92 News
http://www.b92.net/english/news/index.php?order=priority
A Balkan Connection? (by Nebojsa Malic)
http://www.antiwar.com/blog/comments.php?id=P2222_0_1_0
Kosovo: Protect the right to health and life
http://news.amnesty.org/mavp/news.nsf/print/ENGEUR700112005
OSCE Mission 'helps' Standards for Kosovo take centre stage (by Nikola
Gaon)
http://www.osce.org/item/15631.html?print=1
Kosovo 'Decision Time' (by Daniel P. Serwer)
http://www.usip.org/pubs/specialreports/sr100.html
"Measures on Stabilization of Situation in the Security Zone of the
Republic of Moldova"
http://www.azi.md/print/35055/En
Transnistria future status
http://www.infotag.md/inews/42290/
Wireless 'operations'
http://www.novinite.com/newsletter/print.php?id=49962
Dutch "weak spot" in the Balkans
http://www.mia.com.mk/ang/glavnavest/lastvest.asp?vest=\Refresh1\073-1307.htm
US Senator: Romania will be bigger world player (by Andreea Pocotila)
http://www.daily-news.ro/print_preview.php?idarticle=13868
Albania politics: Berisha is back
http://www.viewswire.com/index.asp?layout=display_print&doc_id=1739240359
Montenegrin PM: Only Euro-Atlantic values and the principles of
justice can ensure stability in the region (by Antonela Krstovic)
http://www.setimes.com/cocoon/setimes/xhtml/en_GB/features/setimes/features/2005/07/13/feature-02?print=yes
Pace of EU integration depends on entire society
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/vest.php?pf=1&id=14280&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D14280
"Digestion pause" (by Monica Bonea)
http://www.daily-news.ro/print_preview.php?idarticle=13874
AFP: US, Bulgaria conduct joint army exercise, try out bases in Bulgaria
http://www.spacewar.com/2005/050713114520.qpd4yk1j.html
U.S. working on deal that may give troops more access to Bulgarian
bases (by Russ Rizzo)
http://www.estripes.com/article.asp?section=104&article=30345
'Peace Shield 2005'
http://news.xinhuanet.com/english/2005-07/14/content_3217548.htm
Games without frontiers (by Yevgeny Sidorov)
http://en.rian.ru/analysis/20050713/40900380.html
It's just the beginning (by Alexey Makarkin)
http://en.rian.ru/analysis/20050713/40898482.html
Central Asia Democracy and Human Rights Legislation Introduced
http://www.cascfen.org/news.php?nid=1296&cid=19
The U.S. to play the Yukos card again?
http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=15797
Europe eyes Caspian gas as oil prices soar (by Kostis Geropoulos)
http://www.new-europe.info/new-europe/displaynews.asp?id=111794
Caspian Oil War (by Sorcha Faal)
http://www.whatdoesitmean.com/index779.htm
Six-party talks ready to resume
http://english.peopledaily.com.cn/200507/12/print20050712_195684.html
Uncle Sam's 'Diplomacy'
http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=15798
---
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Subject: Selected articles (July 13, 2005)
The 'Justice Navigators'
The Hague Tribunal: 'Substantial Progress, Key Arrests Expected'
http://www.usip.org/newsmedia/releases/2005/0627_hague.html
"The Three Lessons of Srebrenica" (by David Peterson)
http://blog.zmag.org/index.php/weblog/entry/srebrencia/
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Current Headlines
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THE GLOBAL TYRANNY
MakFax (FYRM)
http://www.makfax.com.mk/look/agencija/izdanje.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=1&NrIssue=162
B92 News
http://www.b92.net/english/news/index.php?order=priority
UN 'Action Plan'
http://www.azi.md/print/35038/En
"The role of the Security Council in humanitarian crises: challenges,
experiences and prospects"
http://www.ana.gr/anaweb/user/showplain?maindoc=3134364&maindocimg=3133951&service=6
The Numbers Game (by George Bogdanich)
http://news.serbianunity.net/bydate/2005/July_12/files/1121190341_1h88o1kyv8u_NumbersMaster100605.pdf
Former UN Officials, Research Group Dispute Portrayal of Events at
Srebrenica (by G. Bogdanich & E. S. Herman)
http://news.serbianunity.net/bydate/2005/July_12/30.html?w=p
SOC Information Service: St Peter's Days of Srebrenica 2005
http://news.serbianunity.net/bydate/2005/July_12/23.html?w=p
Milo's Montenegro: A Farce and Perhaps a Tragedy in the Making (by
Srdja Trifkovic)
http://www.chroniclesmagazine.org/cgi-bin/newsviews.cgi/The%20Balkans/Montenegro/Milo_s_Montenegro__.printer
'Road Map plan'
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H7125429.4yc
Politika: Kosovo: Why Serbs are leaving Orahovac (by Bojan Bilbija)
http://www.serbianna.com/press/015.shtml
Danas: Kosovo: between democratic standards and reality (by Jelena Tasic)
http://www.serbianna.com/press/014.shtml
"Status vs. Status Quo"
http://www.unmikonline.org/dpi/pressrelease.nsf/0/70787A865A7281CFC125703B0056BAEC/$FILE/pr1388.pdf
"Kosovo-the Way Forward"
http://www.unmikonline.org/dpi/pressrelease.nsf/0/6C7614283A1D2213C125703C00641BAB/$FILE/pr1389.pdf
Turkey, Cyprus and Kosovo in focus
http://www.athensnews.gr/athweb/nathens.prnt_article?e=C&f=&t=01&m=A06&aa=1
Russian Foreign Ministry Accuses Moldova Of New Provocations
http://www.azi.md/print/35034/En
US Backs Georgia Against Abkhazia, South Ossetia, Russia
http://www.messenger.com.ge/issues/0901_july_12_2005/press_scanner_0901.htm
Opposition Leader: Ukraine Transit Country For Foreign-Backed 'Velvet'
Coups
http://www.belta.by/EngNews.nsf/lkNewsHandled/EF7A04C9DE51CF6F4225703C003F6212?OpenDocument
Europe's 'bad guy No.1' (by Vadim Trukhachev)
http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=15790
DSRSG Ruecker and Minister Çeku Hand Over First Major Licenses for
Mining Industry
http://www.unmikonline.org/dpi/pressrelease.nsf/0/C0B60DD537CE52E4C125703600399CC9/$FILE/pr1386.pdf
The Road Ahead (by Alicia Campi)
http://www.tol.cz/look/TOL/article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=4&NrIssue=123&NrSection=4&NrArticle=14266
Greece has energy powerhouse pipedream (by Elaine Green)
http://www.athensnews.gr/athweb/nathens.prnt_article?e=C&f=&t=01&m=A04&aa=2
A pipeline over troubled waters (by George Gilson)
http://www.athensnews.gr/athweb/nathens.prnt_article?e=C&f=&t=01&m=A04&aa=1
Gas war on three fronts (by Igor Tomberg)
http://en.rian.ru/analysis/20050711/40886690.html
Foul play in the Great Game
http://english.peopledaily.com.cn/200507/13/print20050713_195867.html
America, India and outsourcing imperial overreach (by Siddharth
Varadarajan)
http://www.hindu.com/2005/07/13/stories/2005071305411000.htm
Four strategic opportunities for China-US relations (by Zheng Bijian)
http://english.peopledaily.com.cn/200507/13/print20050713_195863.html
Defence Ministers meeting: Serbia & Montenegro to use Macedonian
'experience in defence system reforms'
http://www.mia.com.mk/ang/glavnavest/lastvest.asp?vest=\Refresh1\113-1207.htm
Romania's army 'reform strategy' (by Oana Dan)
http://www.daily-news.ro/print_preview.php?idarticle=13799
Bulgarian elections: support for former king collapses (by Markus
Salzmann)
http://www.wsws.org/articles/2005/jul2005/bulg-j13_prn.shtml
European Integrations Committee adopts National Strategy for EU Accession
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/vest.php?pf=1&id=14237&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D14237
Dutch Foreign Minister praises Croatia's efforts to join EU
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H7125289.4yc
---
From: "Darkita"
To: yugoslaviainfo @ yahoogroups.com
Subject: Selected articles (July 12, 2005)
(Mr.)not at all Nice's 'timing' of cross-examination
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg071105.htm
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Current Headlines
http://www.serbianna.com/
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THE GLOBAL TYRANNY
MakFax (FYRM)
http://www.makfax.com.mk/look/agencija/izdanje.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=1&NrIssue=161
B92 News
http://www.b92.net/english/news/index.php?order=priority
Reformers and hardliners (by Neil Clark)
http://www.guardian.co.uk/print/0,3858,5236862-103677,00.html
Separatists Threaten Historian (by Nebojsa Malic)
http://www.antiwar.com/blog/comments.php?id=P2217_0_1_0
Montenegrin Separatists Lose It
http://grayfalcon.blogspot.com/2005/07/montenegrin-separatists-lose-it.html
Czech Republic Sends More NATO Troops To Turbulent Kosovo
http://www.ceskenoviny.cz/tisk_clanku_view.php?id=138082&BACK=/news/index_view.php?id=138082
In Albania . . . (by Jay Nordlinger)
http://www.nationalreview.com/script/printpage.p?ref=/impromptus/impromptus200507110806.asp
OSCE and CE Missions: Elections in Chisinau Calm But Not Flawless
http://www.azi.md/print/35018/En
Anticipated Local Elections Were Declared Invalid
http://www.azi.md/print/35014/En
Resolving Transnistria conflict
http://www.azi.md/print/35017/En
Eurojournal: 'Europeanising' the Youshchenko plan on Transnistria (by
Nicu Popescu)
http://www.azi.md/print/35002/En
EU will not interfere with Romania's internal politics if reforms
continue (by Alecs Iancu)
http://www.daily-news.ro/print_preview.php?idarticle=13741
EU joke in Cyprus (by Yusuf Kanli)
http://www.turkishdailynews.com.tr/article.php?enewsid=18028
Romanian Satrap Prostrates Himself Before US, NATO Masters (by Alecs
Iancu)
http://www.daily-news.ro/print_preview.php?idarticle=13738
"Adriatic Engagement 2005"
http://news.xinhuanet.com/english/2005-07/12/content_3206962.htm
"Peace Shield-2005"
http://www.itar-tass.com/eng/level2.html?NewsID=2221029&PageNum=0
U.S. forces ready to train NATO's newest members (by Russ Rizzo)
http://www.estripes.com/article.asp?section=104&article=30308
Georgian Times: Iran's Mystery Card in Modern Geopolitics
http://lists.topica.com/lists/ANTINATO/read/message.html?mid=912269216&sort=d&start=40231
Reuters: Oil Total-irism
http://www.corpwatch.org/article.php?id=12480
Fortunes made on bombing (by L. Armitstead & R. Fletcher)
http://www.thecouriermail.news.com.au/printpage/0,5942,15885610,00.html
Dangerous race in space (by Bruce K Gagnon)
http://www.japanfocus.org/article.asp?id=322
19 luglio in piazza a roma contro l'occupazione dell'iraq
VIA DALL'IRAQ SUBITO! L'UNICA SICUREZZA E' IL RITIRO
Con gli attentati di Londra la guerra è di nuovo entrata
drammaticamente nella vita quotidiana e nelle case delle popolazioni
di quegli Stati che partecipano alla guerra preventiva,
all'occupazione e all'oppressione di altri popoli. Dopo gli attentati
dell'11 marzo, a Madrid la gente scese in piazza con uno striscione
chiaro e coraggioso: "Nostri sono i morti, vostra è la guerra". Quella
parola d'ordine è stata la lapide di un governo reazionario e filo USA
come quello Aznar che aveva voluto a tutti i costi essere parte della
coalizione politico-militare che aveva invaso illegalmente l'Iraq in
contrasto con la volontà della maggioranza della popolazione.
E' tempo che anche il governo Berlusconi sia costretto a prendere
questa decisione. La maggioranza sociale del nostro paese vuole che le
truppe italiane in Iraq vengano ritirate e che l'Italia venga
sottratta alla guerra e alle sue conseguenze. Il governo - al
contrario - tenta di gestire il coinvolgimento dell'Italia nella
guerra e nell'occupazione di Iraq e Afghanistan come normale
amministrazione, potendo contare sulla riluttanza della gran parte
dell'opposizione ad ingaggiare una seria battaglia per il ritiro delle
truppe. Gli attentati di Londra dimostrano al governo e
all'opposizione che non c'è più molto tempo per prendere la decisione
giusta: ritirare le truppe dall'Iraq e mettere fine alla complicità
dell'Italia con la guerra. L'unica exit strategy possibile dal pantano
irakeno è il ritiro immediato di tutte le truppe straniere, senza
rinvii o escamotage come ad esempio quelli prefigurati da chi pensa ad
una copertura da parte dell'Onu.
Le conseguenze delle scelte sbagliate dei governi guerrafondai sono
state estremamente drammatiche per i cittadini iracheni, oltre che per
quelli di Madrid e Londra. Ma domani potrebbero diventarle anche per i
cittadini italiani.
Occorre agire subito, prima che l'Italia divenga il bersaglio del
terrore e prima che in nome della "sicurezza" e della lotta al
terrorismo vengano ulteriormente ristretti gli spazi di libertà e di
agibilità democratica attraverso leggi speciali liberticide. Le misure
annunciate dal Ministro Pisanu prefigurano uno "stato di pubblica
sicurezza" che già si sta scatenando contro i movimenti di lotta e gli
immigrati. Ancora più importanza assume oggi la battaglia per la
chiusura dei cosiddetti CPT.
Per questo proponiamo a tutte le forze che si oppongono alla guerra e
all'occupazione dell'Iraq di mobilitarsi martedì 19 luglio, in
concomitanza con la discussione in Parlamento del decreto di
rifinanziamento della missione militare italiana. Proponiamo per la
mattina un incontro con i capigruppo del centrosinistra per ribadire
le richieste del movimento contro la guerra, e una manifestazione
sit-in sotto la Camera dei Deputati nel pomeriggio (ulteriori dettagli
sull'orario verranno forniti non appena sarà reso pubblico il
calendario parlamentare)
Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani dall'Iraq,
Federazione Nazionale delle Rappresentanze Sindacali di Base - CUB,
Confederazione Cobas, Radio Città Aperta, Rete dei Comunisti, "Essere
comunisti" - Partito della Rifondazione Comunista, Red Link, Action,
Forum contro la guerra, Associazione Argon Bloggersperlapace, Rete
Artisti contro le guerre, Gino Barsella, Adriana Spera (Consigliera
Capitolina PRC e Presidente V CCP), Claudio Ortale (Direttivo CUB
LAZIO e Presidente BKP Roma), Lotta per il Socialismo - CWI,
per adesioni:
viadalliraqora @ libero.it
cpiano @ tiscali.it
VIA DALL'IRAQ SUBITO! L'UNICA SICUREZZA E' IL RITIRO
Con gli attentati di Londra la guerra è di nuovo entrata
drammaticamente nella vita quotidiana e nelle case delle popolazioni
di quegli Stati che partecipano alla guerra preventiva,
all'occupazione e all'oppressione di altri popoli. Dopo gli attentati
dell'11 marzo, a Madrid la gente scese in piazza con uno striscione
chiaro e coraggioso: "Nostri sono i morti, vostra è la guerra". Quella
parola d'ordine è stata la lapide di un governo reazionario e filo USA
come quello Aznar che aveva voluto a tutti i costi essere parte della
coalizione politico-militare che aveva invaso illegalmente l'Iraq in
contrasto con la volontà della maggioranza della popolazione.
E' tempo che anche il governo Berlusconi sia costretto a prendere
questa decisione. La maggioranza sociale del nostro paese vuole che le
truppe italiane in Iraq vengano ritirate e che l'Italia venga
sottratta alla guerra e alle sue conseguenze. Il governo - al
contrario - tenta di gestire il coinvolgimento dell'Italia nella
guerra e nell'occupazione di Iraq e Afghanistan come normale
amministrazione, potendo contare sulla riluttanza della gran parte
dell'opposizione ad ingaggiare una seria battaglia per il ritiro delle
truppe. Gli attentati di Londra dimostrano al governo e
all'opposizione che non c'è più molto tempo per prendere la decisione
giusta: ritirare le truppe dall'Iraq e mettere fine alla complicità
dell'Italia con la guerra. L'unica exit strategy possibile dal pantano
irakeno è il ritiro immediato di tutte le truppe straniere, senza
rinvii o escamotage come ad esempio quelli prefigurati da chi pensa ad
una copertura da parte dell'Onu.
Le conseguenze delle scelte sbagliate dei governi guerrafondai sono
state estremamente drammatiche per i cittadini iracheni, oltre che per
quelli di Madrid e Londra. Ma domani potrebbero diventarle anche per i
cittadini italiani.
Occorre agire subito, prima che l'Italia divenga il bersaglio del
terrore e prima che in nome della "sicurezza" e della lotta al
terrorismo vengano ulteriormente ristretti gli spazi di libertà e di
agibilità democratica attraverso leggi speciali liberticide. Le misure
annunciate dal Ministro Pisanu prefigurano uno "stato di pubblica
sicurezza" che già si sta scatenando contro i movimenti di lotta e gli
immigrati. Ancora più importanza assume oggi la battaglia per la
chiusura dei cosiddetti CPT.
Per questo proponiamo a tutte le forze che si oppongono alla guerra e
all'occupazione dell'Iraq di mobilitarsi martedì 19 luglio, in
concomitanza con la discussione in Parlamento del decreto di
rifinanziamento della missione militare italiana. Proponiamo per la
mattina un incontro con i capigruppo del centrosinistra per ribadire
le richieste del movimento contro la guerra, e una manifestazione
sit-in sotto la Camera dei Deputati nel pomeriggio (ulteriori dettagli
sull'orario verranno forniti non appena sarà reso pubblico il
calendario parlamentare)
Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani dall'Iraq,
Federazione Nazionale delle Rappresentanze Sindacali di Base - CUB,
Confederazione Cobas, Radio Città Aperta, Rete dei Comunisti, "Essere
comunisti" - Partito della Rifondazione Comunista, Red Link, Action,
Forum contro la guerra, Associazione Argon Bloggersperlapace, Rete
Artisti contro le guerre, Gino Barsella, Adriana Spera (Consigliera
Capitolina PRC e Presidente V CCP), Claudio Ortale (Direttivo CUB
LAZIO e Presidente BKP Roma), Lotta per il Socialismo - CWI,
per adesioni:
viadalliraqora @ libero.it
cpiano @ tiscali.it
(italiano / francais)
La svendita dell'esercito serbomontenegrino
1. Le condizioni poste dalla NATO alla Serbia per l'entrata nella Partnership
for Peace
(da www.resistenze.org)
2. Dispacci ANSA/Manifesto (in ordine cronologico inverso):
- SERBIA: PIU' DELLA META' DEI SERBI RIFIUTA SERVIZIO MILITARE
- NATO: SERBIA-MONTENEGRO, MINISTRO INCONTRA AMBASCIATORI
- SERBIA-MONTENEGRO: CHIEDE ACCESSO A PARTENARIATO CON NATO
- VOLO «JUGOSLAVO» PER I SOLDATI ITALIANI
- ITALIA-SERBIA: A BELGRADO CAPO STATO MAGGIORE DI PAOLA
- SERBIA: PRINCIPE KARAGIORGEVIC ENTRA IN FORZE ARMATE
- MONTENEGRO: SMANTELLATO SISTEMA DIFESA AEREA
LINKS (EN FRANCAIS):
L?armée de Serbie-Monténégro aux portes de l?OTAN
(16 juin 2003) - L?armée de la nouvelle Union de Serbie et Monténégro piaffe
devant la porte de l?OTAN. Entretien avec le ministre de la Défense, Boris
Tadic, qui explique les raisons de ce rapprochement, et fait part de son
optimisme sur les réformes de l?amée et l?avenir du nouvel État...
http://www.balkans.eu.org/article3239.html
---
Après son retrait de Bosnie, l?OTAN se cherche de nouvelles missions
dans les Balkans
(5.12.2004) - Avec le retrait de la Force de Stabilisation de l?OTAN en
Bosnie-Herzégovine (SFOR), et son remplacement par la mission EUFOR de
l?Union européenne, le 2 décembre, une phase importante de l?engagement
de l?Alliance atlantique est révolue. Cependant, l?OTAN n?a pas encore
quitté les Balkans, et le Partenariat pour la Paix (PfP) attire tous les
pays de la région, notamment la Serbie...
http://www.balkans.eu.org/article4869.html
---
Aide financière et partenariat militaire des USA pour la Serbie et Monténégro
(11 juin 2005) - Le Département d?État a confirmé le déblocage financier
de l?aide américaine à la Serbie-Monténégro pour l?année 2005. De très importants
accords militaires sont également en vue, prévoyant une forte coopération
avec l?armée américaine. C?est un signal de la normalisation des relations
entre les deux pays...
http://www.balkans.eu.org/article5565.html
=== 1 ===
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose5f21.htm
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 21-06-05
La Nato verso l'occupazione della Serbia
Il 10 giugno 1999, cessavano i bombardamenti sulla Repubblica Federale
Jugoslava e la criminale aggressione contro il suo popolo; venivano
stipulati gli accordi di pace a Kumanovo, e dopo 6 anni ecco che la
verità faticosamente si fa largo anche a livello ufficiale:...Altro
che "genocidi e fosse comuni mai trovate", "diritti umani negati" e
"pulizie etniche" mai avvenute, se non dopo l'occupazione della Nato,
e compiuta dalle bande criminali dell'UCK nei confronti di serbi, rom
e di tutte le minoranze non albanesi, oltre che contro gli albanesi
jugoslavisti.
A sei anni dalla fine dell'aggressione la verità lentamente emerge,
altro che "ingerenza umanitaria", ECCO a cosa miravano i criminali
bombardamenti "terapeutici" sulla Repubblica Federale Jugoslava. Erano
semplicemente mire imperialiste, soltanto che ora non lo diciamo solo
più noi, come facciamo dal 1999, adesso ci sono le prove e le
dimostrazioni.
Sotto trovate una cartina
[http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose5f21.htm%5d della Serbia
Montenegro, con indicati gli obiettivi e gli interessi che la Nato ha
richiesto all'attuale governo, docile vassallo dell'occidente, come
condizione per entrare nella lista d'attesa per la Partnership per
l'organizzazione atlantica e per poter aspirare ad entrare un giorno,
nell'Europa dei padroni.
La cartina vale forse più che tutte le analisi, ipotesi, disquisizioni
teoriche fin qui fatte, nella sua fredda sinteticità è come
l'esibizione dell'arma del delitto, tutte le menzogne, le falsità, gli
alibi degli aggressori, crollano come un castello di carte.
La cartina [http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose5f21.htm%5d (
per l'Italia è quasi uno scoop giornalistico ) è su ciò che si discute
tra i vertici Nato e il governo serbo montenegrino, in questi mesi;
rappresenta quelli che sono gli obiettivi e gli interessi ritenuti
"necessari" dall'Alleanza atlantica e dagli USA: porti, aeroporti,
caserme, siti logistici per installazioni radar, zone considerate
strategiche per basi, ecc. ecc.
Nella regione balcanica, ora che sono state portate la libertà e la
democrazia?occidentali, ovviamente, la situazione di agibilità e
sovranità, per i popoli e stati è sinteticamente questa:
in Ungheria l'ex base sovietica di Tasar è ora la principale base
militare americana fino alla Russia;
in Albania sono state posizionate le basi navali più grandi, oltre
all'aeroporto vicino a Tirana;
in Macedonia sono state occupate dalle truppe Nato le due più grandi
caserme del paese a Tetovo e a Kumanovo, oltre all'aeroporto di
Petrovac, Skoplije e al poligono militare di Krivolak;
la Bosnia Erzegovina è stata adibita per l'aviazione: l'aeroporto di
Dubrovac, Tuzla è diventato base aerea Nato, così come a Brcko e
Bratulac, sono state messe due basi terrestri;
i maggiori porti della Croazia sono stati adibiti per le unità navali,
mentre all'aeroporto vicino Pula c'è ora una base dell'Alleanza oltre
al poligono di Slunj vicino Djakova.
Dalla Romania è stata presa la base navale di Costanza, l'aeroporto
militare vicino a Bucarest, le basi terrestri vicino Timisoara, a
Costanza, Kluza e Vlaskoj, ma ne sono richieste altre tre per ultimare
il dislocamento delle truppe nella regione.
In Bulgaria è stata collocata una base navale a Varna e una terrestre
a Sarafovo Infine in Kosovo vi è Camp Bondstel a Urosevac e un'altra
base a Gnjlane.
Da questo scenario geo-militare dei Balcani una cosa salta
immediatamente all'occhio, in quest'elenco manca solamente un paese,
che ancora non risulta "occupato" da basi straniere, ed è la Serbia
Montenegro, ex Repubblica Federale Jugoslava; ecco svelato l'arcano
dei mille contorcimenti mass mediatici, inventati per giustificare
l'aggressione e lo smantellamento di quell'ultmo pezzo di Jugoslavia,
che aveva una gravissima colpa per questi tempi: quella di pretendere
e difendere la propria indipendenza e sovranità e quella di non volere
truppe straniere a casa propria. E questo nel ventunesimo secolo è una
colpa gravissima, perché si diventa un ostacolo "de facto" ai piano
geo-strategici dell'imperialismo americano, e non può essere ammesso.
O si accetta o si viene spazzati via, certo le motivazioni pro forma
vengono trovate e pianificate attraverso la disinformazione
strategica, c'è sempre un buono e sacro motivo democratico per
aggredire un popolo o un paese " non asservibile" con pressioni o
dollari. Qui come in Iraq, come in Palestina, Libano, Siria, Iran,
Cuba, Corea del Nord, Bielorussia, Zimbabwe ecc. ecc perché la lista è
continuamente suscettibile di cambiamenti o aggiornamenti, a seconda
degli eventi che accadono.
E così si può tranquillamente capire come, nelle trattative tra un
nuovo governo serbo montenegrino, creato, sponsorizzato e finanziato
per arrivare al potere, scalzando un governo di unità nazionale che
impediva questi scenari in terra serba, la discussione è come fosse
una riunione amministrativa di riscossione di quanto dovuto. Ai
"Quisling" locali il governo amministrativo, alla Nato ed agli Usa il
potere di decidere e comandare, a casa di altri.
Il ministro della difesa della SCG, P. Davinic nei colloqui di Londra
per poter entrare nella Partnership Nato ha ricevuto le seguenti
richieste, ritenute necessarie per "armonizzare" le relazioni tra la
nuova Serbia e l'occidente:
la stazione radar di Kopaonik, la più avanzata tecnologicamente
dell'esercito serbo ed anche strategica per qualsiasi minima
concezione difensiva del paese e quella di Pesterska;
basi aeree a Batajnica vicino Belgrado, Zlatibor, Kraljevo, Nis e
Visoravan:
basi terrestri a Novi Sad, Pancevo, e Nis;
le basi navali di Herceg Novi e Bar sulla costa montenegrina.
Oltre alla richiesta di una consistente riduzione degli effettivi
dell'esercito federale, a cui l'ossequiente nuovo governo "libero" ha
già risposto con una proposta di passare dagli attuali circa 70.000
militari a circa 35.000. Quindi trasformare quello che era l'esercito
più forte e organizzato di tutti i Balcani, in una poco più di milizia
territoriale, debole e quindi sottomessa e ubbidiente.
Già, perché una delle clausole presuppone anche la presenza di
"esperti militari" statunitensi nei vertici degli Stati Maggiori serbo
montenegrini.
E qualcuno osa chiamare tutto questo?libertà !?
Queste trattative e richieste sono la dimostrazione che le aggressioni
ai popoli e paesi "renitenti o resistenti", non cessano con il rumore
dei bombardamenti "intelligenti", ma proseguono con la distruzione
degli stati sociali, delle condizioni di vita dei lavoratori e della
popolazione, con le politiche di privatizzazioni e svendite delle
ricchezze nazionali, nell'immiserimento che investe la stragrande
maggioranza della società, ed ora con l'asservimento militare, ultimo
passaggio per annientare completamente qualsiasi inversione di
tendenza politica, essendo coscienti che il malessere e il disagio
sociali, prima o poi si trasformeranno in lotte e conflittualità.
Così saranno garanti della pace sociale e degli interessi di coloro,
che nel frattempo parallelamente, si sono formati ed arricchiti : le
borghesie "compradore" locali, veri e propri pirati e banditi in
doppiopetto, ma legati a doppio filo con gli interessi del capitale
straniero; che sono altro da quella borghesia nazionale che perlomeno,
aveva trovato un alleanza con le forze patriottiche e popolari, per
resistere all'invasione e asservimento economico, politico e sociale
del paese, in un ottica di interesse nazionale.
Questi gli obiettivi e le richieste della Nato, al governo della
Serbia Montenegro, per diventare ancora un po' di più? "democratici,
liberi ed europei":
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose5f21.htm
Enrico Vigna ? Forum di Belgrado, Italia ? SOS Yugoslavia
=== 2 ===
(in ordine cronologico inverso)
SERBIA: PIU' DELLA META' DEI SERBI RIFIUTA SERVIZIO MILITARE
(ANSA) - BELGRADO, 4 LUG - Piu' del 50% dei coscritti serbi in giugno hanno
rifiutato di fare il servizio militare per scegliere quello civile o non
hanno risposto all'appello: lo scrive oggi il quotidiano belgradese 'Blic'
citando fonti del ministero della difesa. Nei ultimi tempi l'esercito serbo-montenegrino
e' stato colpito da una serie crisi finanziaria e da una serie di incidenti
nei quali una decina di soldati di leva hanno perso la vita. L'incidente
piu' serio e' accaduto nell'ottobre del 2004, quando due militari sono stati
uccisi in una caserma a Belgrado. Le circostanze della loro morte ancora
non sono state chiarite. Anche il dato del livello di fiducia nell'esercito,
in Serbia tradizionalmente sempre molto alto, ultimamente e' in costante
calo: secondo i sondaggi dal 72,2 % nel 2001 e' caduto a 44% nel 2005. (ANSA).
COR
04/07/2005 14:28
NATO: SERBIA-MONTENEGRO, MINISTRO INCONTRA AMBASCIATORI
(ANSA) - BRUXELLES, 4 MAG - Il ministro della difesa della Serbia-Montenegro,
Prvoslav Davinic, ha avuto avuto oggi un incontro bilaterale con il segretario
generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, e ha informato il Consiglio atlantico
sulla situazione nel suo paese. Davinic, secondo quanto si e' appreso da
fonti Nato, ha incassato un ''ampio sostegno'' per la riforma della sistema
della difesa del Paese intrapresa dal suo governo e una valutazione positiva
per l' ''accresciuta cooperazione'' con il Tribunale penale per la ex-Jugoslavia
(Tpi). ''Bisogna fare fare di piu''', e' stato pero' anche il messaggio degli
ambasciatori rappresentanti permanenti, alcuni dei quali hanno detto di voler
vedere presto Serbia-Montenegro nel programma di Partnership per la pace
(Pfp) e ''un giorno'' all'interno della Nato. ''La priorita''', ''l'imperativo'',
e' comunque constatare una ''piena cooperazione col tribunale dell'Aja''.
Il ministro, a questo proposito, ha sottolineato che ''il governo e unito
e sostiene in pieno una completa cooperazione'' con il Tpi. (ANSA). CAL
04/05/2005 20:11
SERBIA-MONTENEGRO: CHIEDE ACCESSO A PARTENARIATO CON NATO
(ANSA) - BRUXELLES, 2 MAG - La Serbia-Montenegro ha chiesto oggi all'Aja
l'ingresso ''immediato e senza condizioni'' nel Partenariato per la pace
della Nato, facendo leva sulla sua rinnovata collaborazione con il Tribunale
penale internazionale (Tpi) per la ex-Yugoslavia. ''Ci siamo avvicinati alle
esigenze europee, ma ora vogliamo un gesto supplementare di incoraggiamento,
l'integrazione immediata e senza condizioni nel Partenariato per la pace
della Nato'', ha detto il ministro degli esteri serbo-montenegrino, Vuk Draskovic,
dopo un incontro con il suo collega olandese Ben Bot. Draskovic ha chiesto
agli europei e alla Nato di sostenere la trasformazione dei servizi segreti
serbi nel quadro del partenariato, facendo capire che questo facilitera'
la cattura delle persone ancora ricercate dal Tpi. ''Sara' una condizione
che ci permettera' di adempiere agli obblighi rimanenti nei confronti dell'Aja'',
ha spiegato Draskovic. (ANSA). FEN
02/05/2005 18:44
VOLO «JUGOSLAVO» PER I SOLDATI ITALIANI
da Il Manifesto del 22/12/2004
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/22-Dicembre-2004/art22.html
È partito ieri dall'aeroporto di Napoli Capodichino l'aereo DC10 civile delle
Jugoslav Airlines diretto in Iraq con a bordo 214 persone, tra militari della
Brigata Garibaldi di stanza a Caserta e alcuni giornalisti e fotoreporter
accreditati. Il volo era programmato per lunedì, ma un guasto tecnico ad
una delle ruote del carrello e il diniego a sorvolare i cieli dell'Arabia
saudita avevano fatto slittare la partenza. A bordo dell'aereo c'era anche
il generale Usa Joseph Weber, comandante operativo delle forze di coalizione
in Iraq. E' il primo passo per portare soldati serbi in Iraq, come chiesto
a Belgrado dal Dipartimento di stato Usa?
ITALIA-SERBIA: A BELGRADO CAPO STATO MAGGIORE DI PAOLA
(ANSA) - BELGRADO, 1 NOV - Un segnale della forte attenzione e dell'incoraggiamento
con cui l'Italia guarda al processo di democratizzazione e di stabilizzazione
in Serbia e Montenegro e in generale nei Balcani: cosi' il capo di stato
maggiore della difesa italiana amm. Giampaolo Di Paola ha definito la sua
visita odierna a Belgrado, su invito del collega Branko Krga. Di Paola ha
incontrato fra gli altri il ministro della difesa Prvoslav Davinic, col quale
ha discusso di cooperazione bilaterale in campo militare e del processo di
riforma delle forze armate ex jugoslave, che proprio nei prossimi giorni,
ha sottolineato Davinic, verra' portato all'attenzione del parlamento. Belgrado
ha fra i suoi obiettivi prioritari l'ingresso in tempi brevi nel programma
Partnership for Peace della Nato. ''Nodi politici esistono a livello internazionale
- ha sottolineato Di Paola, alludendo a problemi come il Kosovo, il tormentato
rapporto di Belgrado con il Tribunale penale internazionale per i crimini
di guerra nella ex Jugoslavia o la causa che ancora oppone la Serbia all'Alleanza
atlantica per i raid aerei della primavera 1999 - ma dobbiamo avere comprensione
per il processo di democratizzazione in atto''. L'Europa, ha aggiunto l'ammiraglio,
ha interesse a una regione balcanica stabile e integrata: ''dobbiamo guardare
al di la' delle potenzialita' immediate della cooperazione, partire da un'ottica
non utilitaristica: la vera partita strategica e' l'integrazione dell'area,
e l'Italia scommette sul futuro economico e politico di questa regione''.
A dimostrazione di questo interesse, Di Paola ricorda la forte presenza militare
italiana nelle zone calde dei Balcani, dai 3.200 uomini inviati in Kosovo
ai circa 1.000 presenti in Bosnia, ai contingenti operanti in Albania e in
Macedonia: ''un impegno oneroso, ma al quale abbiamo tenuto fede negli anni
con serieta', e al di la' delle alternanze di governo''. Nei Balcani ''oggi
nessuno puo' gestire da solo la sicurezza: la strada e' l'internazionalizzazione''.
(ANSA). OT
01/11/2004 17:42
SERBIA: PRINCIPE KARAGIORGEVIC ENTRA IN FORZE ARMATE
(ANSA) - BELGRADO, 11 OTT - Dopo oltre 60 anni, un principe della casa
reale Karagiorgevic torna nelle forze armate serbe: Djordje Karagiorgevic,
primogenito del principe Tomislav e nipote dell'erede al trono di Serbia
Aleksandar, e' entrato ieri nell'Accademia militare serbomontenegrina per
intraprendere la carriera militare nel suo paese di origine. Oltre
allo zio, che e' rientrato in patria all'indomani della caduta del regime
di Slobodan Milosevic, Djordje e' l'unico Karadjordjevic maschio ad aver
voluto riprendere la cittadinanza serba, rinunciando a quella britannica
lasciatagli dal padre, che aveva scelto Londra per l'esilio. ''Fino
a dieci anni fa - ha detto al quotidiano Blitz - non avrei potuto sognare
una cosa del genere, non mi era neanche permesso di entrare in Serbia.
Ora mi sento a casa, e voglio lavorare per il futuro del mio paese''.
Djordje ha portato con se' la fidanzata Kayla, una ragazza britannica
di 20 anni che ha deciso di dividere con lui l'avventura e si e' messa
a studiare la lingua serba. Per gli incerti della carriera militare, la
coppia lascia a Londra un business bene avviato: il principe era titolare
a Londra di una prospera agenzia turistica. Lo zio del neo-cadetto, Aleksandar,
ha anch'egli tre figli maschi: ma nessuno di loro per il momento sembra
intenzionato a vivere a Belgrado ne' ha chiesto la cittadinanza serba.
(ANSA). OT 11/10/2004 13:45
MONTENEGRO: SMANTELLATO SISTEMA DIFESA AEREA
(ANSA) - BELGRADO, 25 AGO - Le forze armate serbomontenegrine hanno smantellato
i due reggimenti di difesa aerea di stanza in Montenegro, ha annunciato il
capo del comando antiaereo Mirko Tomovic in una intervista al quotidiano
dell'esercito 'Vojska'.
La misura, ha spiegato Tomovic, e' stata dettata dalla mancanza di fondi
e dalla necessita' di ridistribuire le risorse e rafforzare altre unita'.
''Ma non e' in ballo un nostro ritiro dal Montenegro - ha precisato l'alto
ufficiale - la decisione e' stata presa dal Consiglio supremo di difesa (nel
quale sono rappresentate entrambe le repubbliche dell'unione, ndr) e non
c'e' spazio per speculazioni''.
La difesa aerea della piccola repubblica adriatica ora e' affidata alle
sole artiglierie antiaeree e ai missili a corta gittata dislocati a Podgorica,
nonche' al sistema radar che copre tutta la superficie di Serbia e Montenegro.
L'aviazione serbomontenegrina, sottolinea oggi l'agenzia Vip, e' in profonda
crisi, tanto da aver sospeso i voli di addestramento per mancanza del carburante
necessario. Della flotta aerea ex jugoslava, i Mig 29 sono costretti da tempo
a terra per mancata manutenzione, e solo alcuni vecchi Mig 21 sono in grado
di volare. (ANSA).
OT 25/08/2004 12:58
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La svendita dell'esercito serbomontenegrino
1. Le condizioni poste dalla NATO alla Serbia per l'entrata nella Partnership
for Peace
(da www.resistenze.org)
2. Dispacci ANSA/Manifesto (in ordine cronologico inverso):
- SERBIA: PIU' DELLA META' DEI SERBI RIFIUTA SERVIZIO MILITARE
- NATO: SERBIA-MONTENEGRO, MINISTRO INCONTRA AMBASCIATORI
- SERBIA-MONTENEGRO: CHIEDE ACCESSO A PARTENARIATO CON NATO
- VOLO «JUGOSLAVO» PER I SOLDATI ITALIANI
- ITALIA-SERBIA: A BELGRADO CAPO STATO MAGGIORE DI PAOLA
- SERBIA: PRINCIPE KARAGIORGEVIC ENTRA IN FORZE ARMATE
- MONTENEGRO: SMANTELLATO SISTEMA DIFESA AEREA
LINKS (EN FRANCAIS):
L?armée de Serbie-Monténégro aux portes de l?OTAN
(16 juin 2003) - L?armée de la nouvelle Union de Serbie et Monténégro piaffe
devant la porte de l?OTAN. Entretien avec le ministre de la Défense, Boris
Tadic, qui explique les raisons de ce rapprochement, et fait part de son
optimisme sur les réformes de l?amée et l?avenir du nouvel État...
http://www.balkans.eu.org/article3239.html
---
Après son retrait de Bosnie, l?OTAN se cherche de nouvelles missions
dans les Balkans
(5.12.2004) - Avec le retrait de la Force de Stabilisation de l?OTAN en
Bosnie-Herzégovine (SFOR), et son remplacement par la mission EUFOR de
l?Union européenne, le 2 décembre, une phase importante de l?engagement
de l?Alliance atlantique est révolue. Cependant, l?OTAN n?a pas encore
quitté les Balkans, et le Partenariat pour la Paix (PfP) attire tous les
pays de la région, notamment la Serbie...
http://www.balkans.eu.org/article4869.html
---
Aide financière et partenariat militaire des USA pour la Serbie et Monténégro
(11 juin 2005) - Le Département d?État a confirmé le déblocage financier
de l?aide américaine à la Serbie-Monténégro pour l?année 2005. De très importants
accords militaires sont également en vue, prévoyant une forte coopération
avec l?armée américaine. C?est un signal de la normalisation des relations
entre les deux pays...
http://www.balkans.eu.org/article5565.html
=== 1 ===
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose5f21.htm
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 21-06-05
La Nato verso l'occupazione della Serbia
Il 10 giugno 1999, cessavano i bombardamenti sulla Repubblica Federale
Jugoslava e la criminale aggressione contro il suo popolo; venivano
stipulati gli accordi di pace a Kumanovo, e dopo 6 anni ecco che la
verità faticosamente si fa largo anche a livello ufficiale:...Altro
che "genocidi e fosse comuni mai trovate", "diritti umani negati" e
"pulizie etniche" mai avvenute, se non dopo l'occupazione della Nato,
e compiuta dalle bande criminali dell'UCK nei confronti di serbi, rom
e di tutte le minoranze non albanesi, oltre che contro gli albanesi
jugoslavisti.
A sei anni dalla fine dell'aggressione la verità lentamente emerge,
altro che "ingerenza umanitaria", ECCO a cosa miravano i criminali
bombardamenti "terapeutici" sulla Repubblica Federale Jugoslava. Erano
semplicemente mire imperialiste, soltanto che ora non lo diciamo solo
più noi, come facciamo dal 1999, adesso ci sono le prove e le
dimostrazioni.
Sotto trovate una cartina
[http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose5f21.htm%5d della Serbia
Montenegro, con indicati gli obiettivi e gli interessi che la Nato ha
richiesto all'attuale governo, docile vassallo dell'occidente, come
condizione per entrare nella lista d'attesa per la Partnership per
l'organizzazione atlantica e per poter aspirare ad entrare un giorno,
nell'Europa dei padroni.
La cartina vale forse più che tutte le analisi, ipotesi, disquisizioni
teoriche fin qui fatte, nella sua fredda sinteticità è come
l'esibizione dell'arma del delitto, tutte le menzogne, le falsità, gli
alibi degli aggressori, crollano come un castello di carte.
La cartina [http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose5f21.htm%5d (
per l'Italia è quasi uno scoop giornalistico ) è su ciò che si discute
tra i vertici Nato e il governo serbo montenegrino, in questi mesi;
rappresenta quelli che sono gli obiettivi e gli interessi ritenuti
"necessari" dall'Alleanza atlantica e dagli USA: porti, aeroporti,
caserme, siti logistici per installazioni radar, zone considerate
strategiche per basi, ecc. ecc.
Nella regione balcanica, ora che sono state portate la libertà e la
democrazia?occidentali, ovviamente, la situazione di agibilità e
sovranità, per i popoli e stati è sinteticamente questa:
in Ungheria l'ex base sovietica di Tasar è ora la principale base
militare americana fino alla Russia;
in Albania sono state posizionate le basi navali più grandi, oltre
all'aeroporto vicino a Tirana;
in Macedonia sono state occupate dalle truppe Nato le due più grandi
caserme del paese a Tetovo e a Kumanovo, oltre all'aeroporto di
Petrovac, Skoplije e al poligono militare di Krivolak;
la Bosnia Erzegovina è stata adibita per l'aviazione: l'aeroporto di
Dubrovac, Tuzla è diventato base aerea Nato, così come a Brcko e
Bratulac, sono state messe due basi terrestri;
i maggiori porti della Croazia sono stati adibiti per le unità navali,
mentre all'aeroporto vicino Pula c'è ora una base dell'Alleanza oltre
al poligono di Slunj vicino Djakova.
Dalla Romania è stata presa la base navale di Costanza, l'aeroporto
militare vicino a Bucarest, le basi terrestri vicino Timisoara, a
Costanza, Kluza e Vlaskoj, ma ne sono richieste altre tre per ultimare
il dislocamento delle truppe nella regione.
In Bulgaria è stata collocata una base navale a Varna e una terrestre
a Sarafovo Infine in Kosovo vi è Camp Bondstel a Urosevac e un'altra
base a Gnjlane.
Da questo scenario geo-militare dei Balcani una cosa salta
immediatamente all'occhio, in quest'elenco manca solamente un paese,
che ancora non risulta "occupato" da basi straniere, ed è la Serbia
Montenegro, ex Repubblica Federale Jugoslava; ecco svelato l'arcano
dei mille contorcimenti mass mediatici, inventati per giustificare
l'aggressione e lo smantellamento di quell'ultmo pezzo di Jugoslavia,
che aveva una gravissima colpa per questi tempi: quella di pretendere
e difendere la propria indipendenza e sovranità e quella di non volere
truppe straniere a casa propria. E questo nel ventunesimo secolo è una
colpa gravissima, perché si diventa un ostacolo "de facto" ai piano
geo-strategici dell'imperialismo americano, e non può essere ammesso.
O si accetta o si viene spazzati via, certo le motivazioni pro forma
vengono trovate e pianificate attraverso la disinformazione
strategica, c'è sempre un buono e sacro motivo democratico per
aggredire un popolo o un paese " non asservibile" con pressioni o
dollari. Qui come in Iraq, come in Palestina, Libano, Siria, Iran,
Cuba, Corea del Nord, Bielorussia, Zimbabwe ecc. ecc perché la lista è
continuamente suscettibile di cambiamenti o aggiornamenti, a seconda
degli eventi che accadono.
E così si può tranquillamente capire come, nelle trattative tra un
nuovo governo serbo montenegrino, creato, sponsorizzato e finanziato
per arrivare al potere, scalzando un governo di unità nazionale che
impediva questi scenari in terra serba, la discussione è come fosse
una riunione amministrativa di riscossione di quanto dovuto. Ai
"Quisling" locali il governo amministrativo, alla Nato ed agli Usa il
potere di decidere e comandare, a casa di altri.
Il ministro della difesa della SCG, P. Davinic nei colloqui di Londra
per poter entrare nella Partnership Nato ha ricevuto le seguenti
richieste, ritenute necessarie per "armonizzare" le relazioni tra la
nuova Serbia e l'occidente:
la stazione radar di Kopaonik, la più avanzata tecnologicamente
dell'esercito serbo ed anche strategica per qualsiasi minima
concezione difensiva del paese e quella di Pesterska;
basi aeree a Batajnica vicino Belgrado, Zlatibor, Kraljevo, Nis e
Visoravan:
basi terrestri a Novi Sad, Pancevo, e Nis;
le basi navali di Herceg Novi e Bar sulla costa montenegrina.
Oltre alla richiesta di una consistente riduzione degli effettivi
dell'esercito federale, a cui l'ossequiente nuovo governo "libero" ha
già risposto con una proposta di passare dagli attuali circa 70.000
militari a circa 35.000. Quindi trasformare quello che era l'esercito
più forte e organizzato di tutti i Balcani, in una poco più di milizia
territoriale, debole e quindi sottomessa e ubbidiente.
Già, perché una delle clausole presuppone anche la presenza di
"esperti militari" statunitensi nei vertici degli Stati Maggiori serbo
montenegrini.
E qualcuno osa chiamare tutto questo?libertà !?
Queste trattative e richieste sono la dimostrazione che le aggressioni
ai popoli e paesi "renitenti o resistenti", non cessano con il rumore
dei bombardamenti "intelligenti", ma proseguono con la distruzione
degli stati sociali, delle condizioni di vita dei lavoratori e della
popolazione, con le politiche di privatizzazioni e svendite delle
ricchezze nazionali, nell'immiserimento che investe la stragrande
maggioranza della società, ed ora con l'asservimento militare, ultimo
passaggio per annientare completamente qualsiasi inversione di
tendenza politica, essendo coscienti che il malessere e il disagio
sociali, prima o poi si trasformeranno in lotte e conflittualità.
Così saranno garanti della pace sociale e degli interessi di coloro,
che nel frattempo parallelamente, si sono formati ed arricchiti : le
borghesie "compradore" locali, veri e propri pirati e banditi in
doppiopetto, ma legati a doppio filo con gli interessi del capitale
straniero; che sono altro da quella borghesia nazionale che perlomeno,
aveva trovato un alleanza con le forze patriottiche e popolari, per
resistere all'invasione e asservimento economico, politico e sociale
del paese, in un ottica di interesse nazionale.
Questi gli obiettivi e le richieste della Nato, al governo della
Serbia Montenegro, per diventare ancora un po' di più? "democratici,
liberi ed europei":
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose5f21.htm
Enrico Vigna ? Forum di Belgrado, Italia ? SOS Yugoslavia
=== 2 ===
(in ordine cronologico inverso)
SERBIA: PIU' DELLA META' DEI SERBI RIFIUTA SERVIZIO MILITARE
(ANSA) - BELGRADO, 4 LUG - Piu' del 50% dei coscritti serbi in giugno hanno
rifiutato di fare il servizio militare per scegliere quello civile o non
hanno risposto all'appello: lo scrive oggi il quotidiano belgradese 'Blic'
citando fonti del ministero della difesa. Nei ultimi tempi l'esercito serbo-montenegrino
e' stato colpito da una serie crisi finanziaria e da una serie di incidenti
nei quali una decina di soldati di leva hanno perso la vita. L'incidente
piu' serio e' accaduto nell'ottobre del 2004, quando due militari sono stati
uccisi in una caserma a Belgrado. Le circostanze della loro morte ancora
non sono state chiarite. Anche il dato del livello di fiducia nell'esercito,
in Serbia tradizionalmente sempre molto alto, ultimamente e' in costante
calo: secondo i sondaggi dal 72,2 % nel 2001 e' caduto a 44% nel 2005. (ANSA).
COR
04/07/2005 14:28
NATO: SERBIA-MONTENEGRO, MINISTRO INCONTRA AMBASCIATORI
(ANSA) - BRUXELLES, 4 MAG - Il ministro della difesa della Serbia-Montenegro,
Prvoslav Davinic, ha avuto avuto oggi un incontro bilaterale con il segretario
generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, e ha informato il Consiglio atlantico
sulla situazione nel suo paese. Davinic, secondo quanto si e' appreso da
fonti Nato, ha incassato un ''ampio sostegno'' per la riforma della sistema
della difesa del Paese intrapresa dal suo governo e una valutazione positiva
per l' ''accresciuta cooperazione'' con il Tribunale penale per la ex-Jugoslavia
(Tpi). ''Bisogna fare fare di piu''', e' stato pero' anche il messaggio degli
ambasciatori rappresentanti permanenti, alcuni dei quali hanno detto di voler
vedere presto Serbia-Montenegro nel programma di Partnership per la pace
(Pfp) e ''un giorno'' all'interno della Nato. ''La priorita''', ''l'imperativo'',
e' comunque constatare una ''piena cooperazione col tribunale dell'Aja''.
Il ministro, a questo proposito, ha sottolineato che ''il governo e unito
e sostiene in pieno una completa cooperazione'' con il Tpi. (ANSA). CAL
04/05/2005 20:11
SERBIA-MONTENEGRO: CHIEDE ACCESSO A PARTENARIATO CON NATO
(ANSA) - BRUXELLES, 2 MAG - La Serbia-Montenegro ha chiesto oggi all'Aja
l'ingresso ''immediato e senza condizioni'' nel Partenariato per la pace
della Nato, facendo leva sulla sua rinnovata collaborazione con il Tribunale
penale internazionale (Tpi) per la ex-Yugoslavia. ''Ci siamo avvicinati alle
esigenze europee, ma ora vogliamo un gesto supplementare di incoraggiamento,
l'integrazione immediata e senza condizioni nel Partenariato per la pace
della Nato'', ha detto il ministro degli esteri serbo-montenegrino, Vuk Draskovic,
dopo un incontro con il suo collega olandese Ben Bot. Draskovic ha chiesto
agli europei e alla Nato di sostenere la trasformazione dei servizi segreti
serbi nel quadro del partenariato, facendo capire che questo facilitera'
la cattura delle persone ancora ricercate dal Tpi. ''Sara' una condizione
che ci permettera' di adempiere agli obblighi rimanenti nei confronti dell'Aja'',
ha spiegato Draskovic. (ANSA). FEN
02/05/2005 18:44
VOLO «JUGOSLAVO» PER I SOLDATI ITALIANI
da Il Manifesto del 22/12/2004
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/22-Dicembre-2004/art22.html
È partito ieri dall'aeroporto di Napoli Capodichino l'aereo DC10 civile delle
Jugoslav Airlines diretto in Iraq con a bordo 214 persone, tra militari della
Brigata Garibaldi di stanza a Caserta e alcuni giornalisti e fotoreporter
accreditati. Il volo era programmato per lunedì, ma un guasto tecnico ad
una delle ruote del carrello e il diniego a sorvolare i cieli dell'Arabia
saudita avevano fatto slittare la partenza. A bordo dell'aereo c'era anche
il generale Usa Joseph Weber, comandante operativo delle forze di coalizione
in Iraq. E' il primo passo per portare soldati serbi in Iraq, come chiesto
a Belgrado dal Dipartimento di stato Usa?
ITALIA-SERBIA: A BELGRADO CAPO STATO MAGGIORE DI PAOLA
(ANSA) - BELGRADO, 1 NOV - Un segnale della forte attenzione e dell'incoraggiamento
con cui l'Italia guarda al processo di democratizzazione e di stabilizzazione
in Serbia e Montenegro e in generale nei Balcani: cosi' il capo di stato
maggiore della difesa italiana amm. Giampaolo Di Paola ha definito la sua
visita odierna a Belgrado, su invito del collega Branko Krga. Di Paola ha
incontrato fra gli altri il ministro della difesa Prvoslav Davinic, col quale
ha discusso di cooperazione bilaterale in campo militare e del processo di
riforma delle forze armate ex jugoslave, che proprio nei prossimi giorni,
ha sottolineato Davinic, verra' portato all'attenzione del parlamento. Belgrado
ha fra i suoi obiettivi prioritari l'ingresso in tempi brevi nel programma
Partnership for Peace della Nato. ''Nodi politici esistono a livello internazionale
- ha sottolineato Di Paola, alludendo a problemi come il Kosovo, il tormentato
rapporto di Belgrado con il Tribunale penale internazionale per i crimini
di guerra nella ex Jugoslavia o la causa che ancora oppone la Serbia all'Alleanza
atlantica per i raid aerei della primavera 1999 - ma dobbiamo avere comprensione
per il processo di democratizzazione in atto''. L'Europa, ha aggiunto l'ammiraglio,
ha interesse a una regione balcanica stabile e integrata: ''dobbiamo guardare
al di la' delle potenzialita' immediate della cooperazione, partire da un'ottica
non utilitaristica: la vera partita strategica e' l'integrazione dell'area,
e l'Italia scommette sul futuro economico e politico di questa regione''.
A dimostrazione di questo interesse, Di Paola ricorda la forte presenza militare
italiana nelle zone calde dei Balcani, dai 3.200 uomini inviati in Kosovo
ai circa 1.000 presenti in Bosnia, ai contingenti operanti in Albania e in
Macedonia: ''un impegno oneroso, ma al quale abbiamo tenuto fede negli anni
con serieta', e al di la' delle alternanze di governo''. Nei Balcani ''oggi
nessuno puo' gestire da solo la sicurezza: la strada e' l'internazionalizzazione''.
(ANSA). OT
01/11/2004 17:42
SERBIA: PRINCIPE KARAGIORGEVIC ENTRA IN FORZE ARMATE
(ANSA) - BELGRADO, 11 OTT - Dopo oltre 60 anni, un principe della casa
reale Karagiorgevic torna nelle forze armate serbe: Djordje Karagiorgevic,
primogenito del principe Tomislav e nipote dell'erede al trono di Serbia
Aleksandar, e' entrato ieri nell'Accademia militare serbomontenegrina per
intraprendere la carriera militare nel suo paese di origine. Oltre
allo zio, che e' rientrato in patria all'indomani della caduta del regime
di Slobodan Milosevic, Djordje e' l'unico Karadjordjevic maschio ad aver
voluto riprendere la cittadinanza serba, rinunciando a quella britannica
lasciatagli dal padre, che aveva scelto Londra per l'esilio. ''Fino
a dieci anni fa - ha detto al quotidiano Blitz - non avrei potuto sognare
una cosa del genere, non mi era neanche permesso di entrare in Serbia.
Ora mi sento a casa, e voglio lavorare per il futuro del mio paese''.
Djordje ha portato con se' la fidanzata Kayla, una ragazza britannica
di 20 anni che ha deciso di dividere con lui l'avventura e si e' messa
a studiare la lingua serba. Per gli incerti della carriera militare, la
coppia lascia a Londra un business bene avviato: il principe era titolare
a Londra di una prospera agenzia turistica. Lo zio del neo-cadetto, Aleksandar,
ha anch'egli tre figli maschi: ma nessuno di loro per il momento sembra
intenzionato a vivere a Belgrado ne' ha chiesto la cittadinanza serba.
(ANSA). OT 11/10/2004 13:45
MONTENEGRO: SMANTELLATO SISTEMA DIFESA AEREA
(ANSA) - BELGRADO, 25 AGO - Le forze armate serbomontenegrine hanno smantellato
i due reggimenti di difesa aerea di stanza in Montenegro, ha annunciato il
capo del comando antiaereo Mirko Tomovic in una intervista al quotidiano
dell'esercito 'Vojska'.
La misura, ha spiegato Tomovic, e' stata dettata dalla mancanza di fondi
e dalla necessita' di ridistribuire le risorse e rafforzare altre unita'.
''Ma non e' in ballo un nostro ritiro dal Montenegro - ha precisato l'alto
ufficiale - la decisione e' stata presa dal Consiglio supremo di difesa (nel
quale sono rappresentate entrambe le repubbliche dell'unione, ndr) e non
c'e' spazio per speculazioni''.
La difesa aerea della piccola repubblica adriatica ora e' affidata alle
sole artiglierie antiaeree e ai missili a corta gittata dislocati a Podgorica,
nonche' al sistema radar che copre tutta la superficie di Serbia e Montenegro.
L'aviazione serbomontenegrina, sottolinea oggi l'agenzia Vip, e' in profonda
crisi, tanto da aver sospeso i voli di addestramento per mancanza del carburante
necessario. Della flotta aerea ex jugoslava, i Mig 29 sono costretti da tempo
a terra per mancata manutenzione, e solo alcuni vecchi Mig 21 sono in grado
di volare. (ANSA).
OT 25/08/2004 12:58
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(english / italiano)
1. Intervista ad Aco Tomic, ex capo dei servizi segreti militari:
"La Serbia-Montenegro è un protettorato"
2. IN ENGLISH:
- GEN. TOMIC: PROTECTORATE INTRODUCED IN COUNTRY (JAN. 2005)
- Topcider: Soldiers killed by NATO rifle (Nov. 2004)
- Glas Javnosti: SCG army to take part in peacekeeping missions abroad (Dec.
2004)
- U.S. military delegation visits Belgrade (Jan. 2005)
- Montenegro's Vujanovic: Army reforms with Pentagon's support (Jan. 2005)
- SCG Defence minister keen for US bases (Jan. 2005)
=== 1 ===
Aco Tomic, ex capo dei servizi segreti militari jugoslavi, in questa intervista
afferma di essere stato arrestato e maltrattato nel corso dell' operazione
"Sciabola" (primavera 2003, subito dopo l'omicidio Djindjic) per avere contribuito
a stanare alcuni degli agenti della CIA che hanno messo il paese sotto "tutela"
- ad esempio, nel caso Perisic-Nibor...
http://www.nin.co.yu/index.php?s=rub&a=2820&rid=14&id=3383
Nin (Belgrado)
Numero 2820 del 13.01.2005.
Spie nelle alte strutture dello Stato
?Mi è noto che gli Americani non hanno mai rinunciato al piano che avevano
tracciato. Alcune persone ridevano su di me quando dicevo che in Kosovo sarebbe
successo quello che abbiamo oggi. Avete notato in quale maniera facile hanno
internazionalizzato la Vojvodina ed il Sandzak, così che il Parlamento Europeo
si è immediatamente riunito in sessione per discutere il problema...?
Il General Aco Tomic è arrivato nella redazione di NIN dal Tribunale. Aveva
fatto causa contro lo Stato per i maltrattamenti che ha subito durante l'operazione
"Sciabola" ("Sablja"). Comunque, l'intervista inizia sul tema degli eventi
recenti nell'Esercito. Si accumulano gli "incidenti casuali? e si pongono
le domande: disorganizzazione, influenza del fattore straniero, oppure...
- Anche nei tempi passati succedevano casi del genere, nell'Esercito: gli
infortuni, i suicidi, le uccisioni. C'era tutto ciò, sempre... [...] Non
credo ne sia aumentato il livello. Non ho alcun motivo per non credere al
giudice investigativo del Tribunale Militare riguardo la tragedia di Topcider.
[...] Il mio primo commento quando ho sentito della tragedia di due ragazzi
nelle caserma di Topcider è stato: mi sa che questo sarà strumentalizzato
come il caso di Racak.
Avete avuto delle informazioni?
- Non ne avevo, però so come sono accaduti i casi di Racak in Kosovo, e a
Sarajevo, prima... ecc.
State parlando dei...?
- ...metodi. I metodi sono assolutamente uguali, e gli operatori non si possono
sostituire così velocemente.
State pensando all'uso degli eventi?
- Si, assolutamente. A quelli che li organizzano e a quelli che li strumentalizzano...
Spero sappiate del caso di quello sfortunato mercato di Markale, a Sarajevo,
come è stato strumentalizzato, e come si è abusato del caso Racak. Temo abbiano
sempre una versione pronta per dichiarare un evento clamoroso ed eclatante,
per ottenere qualcos'altro, come scopo.
Di quali servizi state parlando?
- Dei servizi occidentali che hanno condotto l'aggressione su questo nostro
paese. Loro sono presenti sul palcoscenico, anche ora. Uno dei servizi più
potenti nei Balcani è sempre stato quello inglese, [...] è stato costantemente
il più presente ed il più attivo di tutti.
Ci sono forse dei piani per la divisione del lavoro tra i vari servizi, o
si tratta solamente di come uno se la cava meglio sul territorio?
- Un piano esiste, assolutamente. I servizi non hanno mai operato senza piani.
Mentre ero in Kosovo, gestivo un gruppo di agenti operativi, e ci contrapponevamo
a queste attività con grande successo. Eravamo del tutto al corrente della
data dell'inizio dell'aggressione. Naturalmente, loro [gli occidentali] erano
sempre convinti di essere i migliori, e non badavano molto a cosa facessero
certi minuscoli servizi segreti balcanici. Dunque, eravamo molto bene al
corrente su cosa e quando avrebbero fatto al paese, e naturalmente passavamo
le informazioni all'Esercito - mentre che uso ne facessero Perisic [alto
ufficiale, scoperto tre anni fa nell'atto di passare documentazione riservata
all'agente della CIA Nibor - vedi più avanti] oppure Aca Dimitrijevic, è
problema loro.
Qual è l'agenzia di intelligence che è organizzata meglio di tutte in Kosovo?
- I primi che sono giunti a Pristina il 10 Giugno 1999 erano gli inglesi.
I russi sono arrivati anche prima del dieci, ma così come sono arrivati,
se ne sono anche andati. Sarebbe stato meglio che non fossero neanche mai
arrivati. Sono riuscito a dirglielo quando ero in visita a Mosca, con Pavkovic.
Erano sorpresi, ma, va bene, questo è stato detto durante la cena e non ai
colloqui ufficiali. La decisione che fossero gli inglesi i primi ad arrivare
a Pristina non era casuale. Ero presente a Pristina ed ho parlato con il
comandante di quel reparto inglese. Mi ha detto: A noi, durante la preparazione
per l'arrivo in Kosovo, è stato spiegato che il Kosovo deve essere "terra
bruciata". Questo termine lo utilizzano esclusivamente gli eserciti della
NATO. Io gli ho risposto: va bene, ora vedete voi se è "bruciata" o no. In
quel momento la nostra quindicesima brigata lasciava Pristina - ragazzi che
avevano spostato queste armi pesanti tantissime volte nel corso di un anno.
Questa nostra brigata dei carri armati dava una impressione fortissima. Lui
mi ha risposto: Volete dire che avremmo incontrato questi arnesi se fossimo
ricorsi all'invasione terrestre?
[...] Qui vorrei "abusare" delle parole di un mio compaesano del monte di
Rudnik [si riferisce a Milovan Danojlic, scrittore], è stato lui l'unico
a dirlo pubblicamente, in televisione: in questo paese è stato introdotto
il protettorato. Le conseguenze negative sono sempre più evidenti. Come per
esempio l'obiezione di coscienza. Per la prima volta nella mia vita incontro
alcuni giovanotti dalle mie parti, sulla mia montagna Rudnik, che si esprimono
contro il servizio di leva, che non era mai esistito prima. [...] Il comportamento
dello Stato rispetto all'Esercito, ed al problema dell'Aia, ha contribuito
a questo processo. Immaginiamoci un ufficiale giovane, testimone di tali
sviluppi. Noi in Kosovo difendevamo la nostra patria secondo tutte le regole,
militari e statali, e secondo le convenzioni internazionali. Lo Stato aveva
dichiarato lo stato di guerra - ed ora all'improvviso qualcuno inizia ad
incriminarci per crimini di guerra. Tutto ciò è terribile.
I nostri servizi segreti sono capaci, oggigiorno, di fare fronte all'inquadramento
del nostro paese come protettorato?
- Un discorso sono i dati che i servizi stessi rilevano, ed altro è il comportamento
dei capi politici. Non credo che i nostri servizi segreti siano in grado
oggi di farsi una visione globale della situazione e di riferire tutto cio'
alla leadership statale. Non penso che il mio arresto abbia provocato conseguenze
negative tra gli operatori dei servizi segreti e nell'Esercito, però di basi
per loro ce ne sono. La gente ha notato cosa mi è successo solo perché mi
sono contrapposto all'intelligence più potente del mondo. Questo è un fatto.
Dunque, se non ci fosse stato l'arresto di quel Nibor, americano, Aco Tomic
oggi non si troverebbe in prigione. Lo affermo categoricamente! Su questo
non ci sono dubbi!
Le risulta che il suo arresto sia rivendicato dalla CIA?
- La CIA, cioè l'America, si è pubblicamente congratulata con me. Quando
mi sono incontrato con Montgomery lui mi ha detto: Complimenti, Generale.
E anche Nibor si è comportato correttamente dal punto di vista professionale.
Conosce il suo lavoro e si è comportato come avrei fatto io nella stessa
situazione. [...], mentre è un altro discorso cosa loro effettivamente pensino
su questa vicenda. Sono certo che non lo potranno mai dimenticare. [Si riferisce
all'arresto dell'agente CIA insieme con il Gen. Perisic, nell'occasione del
loro scambio di documenti segreti in cambio di denaro, ndt]
- Quando ho deciso di far arrestare Nibor e Perisic, ho pensato che questo
paese doveva farlo. Abbiamo scoperto l'attività spionistica, documentata,
e dopo aver svolto correttamente i nostri controlli, abbiamo trasferito il
caso agli organi investigativi. Toccava allo Stato decidere cosa fare, ed
hanno optato per la decisione peggiore, che non sarebbe contemplata da nessun
paese al mondo, neanche da qualche tribù africana. Loro hanno scelto la persecuzione
di Aco Tomic e dei servizi di sicurezza militari, e si sono affrettati a
votare la nuova legge che avrebbe satanizzato i servizi di sicurezza. Micunovic
ha detto in Parlamento: Non abbiamo realizzato questa legge per i servizi,
ma per poter sostituire Aco Tomic.
Avete paura dell'atto d'accusa? Eravate capo dei servizi di intelligence,
eravate in Kosovo?
- No. Non nutro timori per l'Aia. Non ho motivi per averne. Sono stato, naturalmente,
in Kosovo come responsabile dei servizi che agivano nell'interesse dell'Esercito.
Senza alcuna finta modestia, in generale l'Esercito ha subito pochissimi
danni dai massicci bombardamenti. L'aeronautica occidentale non lasciava
mai sereno il cielo del Kosovo. Tutti i missili da crociera partivano dal
Mar Mediteraneo attraverso il Kosovo. Abbiamo avuto delle informazioni secondo
cui le loro testate venivano montate a Tetovo (Makedonia)..., abbiamo ricevuto
perfino alcune foto. I servizi di intelligence non possono non sapere. Soltanto,
non sono riuscito ad accettare che fossimo colti di sorpresa il 17 di Marzo
[2004: si riferisce ai pogrom scatenati contro i serbi in Kosovo].
Saremo forse nuovamente colti di sorpresa dagli eventi in Kosovo?
- Mi è difficile rispondere a questa domanda. Da quando sono uscito dalla
prigione, soltanto una volta sono stato negli uffici dei Servizi. Davinic
mi ha detto che avrebbero portato dei "professionisti", uomini completamente
nuovi che sono arrivati nell'Agenzia di Sicurezza Militare (BIA). Se sono
nuovi, non possono essere anche professionisti.
L'erosione dell'immagine dell' Esercito è forse in relazione con la soluzione
dello status del Kosovo?
- Io vedo questa relazione. Io, nel 1997, ho riferito alla Centrale della
Sicurezza sull'introduzione del protettorato in Kosovo. Ero in Kosovo nel
Gennaio del 1997, e ho preparato l'informativa in Maggio. Si trattava di
una relazione molto aggiornata, affidabile, con dati sicuri su come in Kosovo
veniva pianificato il protettorato.
E la dirigenza dello Stato non ha intrapreso nulla in proposito?
- Non mi è noto se abbiano fatto qualcosa. Però, nei confronti dell'Esercito
laggiù sono state attivate delle misure: Non appena un carro armato usciva
fuori, loro [gli occidentali] dicevano: applicazione eccessiva della forza!
Allora, come si può impiegare soltanto mezzo carro armato?
Ci sono collaboratori dei servizi d'intelligence stranieri tra gli alti funzionari
dello Stato?
- I Servizi di Sicurezza Militari non sono mai stati, e non sono neanche
adesso, responsabili di seguire la dirigenza dello Stato, nel caso vi riferite
alla Repubblica di Serbia.
Dopo il caso "Perisic? nell'opinione pubblica c'era l'impressione che cosi
fosse.
- Che allora rimanga così. Ora vorrei raccontarvi riguardo al caso di Perisic,
che è stato un puro caso...
Cosa volete dire?
- Se non fosse stato dimesso dalla posizione di Responsabile dello Stato
Maggiore, [Perisic] non sarebbe mai potuto diventare vice-presidente del
Governo. Significa che dagli uffici del Responsabile dello Stato Maggiore
avevamo delle conferme che certe informazioni, certi documenti, sparivano,
andavano da qualche parte, nel nostro gergo - verso persone non autorizzate.
Seguendo questa pista, siamo arrivati a Perisic.
Quali sono i rapporti tra i nostri servizi d'intelligence?
- Non ci sono rapporti. Tutta la collaborazione basata su regolamenti, leggi,
accordi, convenzioni, si è ridotta al livello di conoscenze personali. E'
quello che lo Stato ha voluto, e così è stato fatto. Mi ha detto una volta
Micunovic: Generale, tu il tuo operato lo svolgi secondo le leggi di Broz
[Josip Broz Tito: cioè, secondo le leggi della vecchia Jugoslavia socialista].
Allora, cambia pure questa legge. Io lavoro secondo le leggi in vigore, che
siano vecchie o meno. Questa è la sostanza di tutti i problemi che riguardano
la collaborazione tra i servizi d'intelligence. Se non c'è un interesse unico
nello Stato, i servizi non possono collaborare.
Una vostra dichiarazione, riguardo all'attentato, è stata poi smentita: e
cioè, secondo le citazioni, che avevate avvisato il premier Đinđic
che si preparava qualcosa contro di lui.
- No, purtroppo non ho avuto alcun rapporto con Djindjic. Se qualcuno dal
governo mi avesse chiamato per telefono, avrei accettato l'invito. Questo
ve lo dico perché quando capitò questa vicenda riguardo Perisic, mi ha chiamato
il generale Pavkovic dal gabinetto di Đinđic, senza dirmi da dove
chiamava: "Sai, sarebbe utile che andassimo da premier". Ho risposto: non
vado adesso, non ne ho motivo, e non consiglio neanche a te di andare da
lui ora. Tutto questo lo ascoltava anche Djindjic, [con i ministri] Batic
e Mihajlovic. Così fu diffusa la storia: ecco come è questo Tomic, non vuol
collaborare...
Significa che non avete avvertito il premier?...
- Il Servizio Militare non si è ingerito nei confronti di membri dei governi
delle repubbliche [di Serbia, Montenegro, o federale], però a loro passavamo
tutte le informazioni che ci giungevano nel corso del nostro lavoro - sovente
nei Servizi di Sicurezza dello Stato (SDB). Una volta c'è stata una informativa
per la quale sono andato di nuovo di verificare che cosa ne sia stato, però
ora è sparita. Dicono che non c'è più neanche al Ministero degli Interni.
(MUP)...
Quando l'avevate mandata?
- Questa non era una informativa sul pericolo di attentato a Djindjic, però
si riferiva a difetti nel servizio di sicurezza attorno al premier. Inoltre
non è proprio irrilevante l'informativa che ho firmato e inoltrato al responsabile
Andrej Savic, oppure era Mihajlovic, non mi ricordo...
E' sparita?
- Così dicono. Va bene, ma probabilmente ora a me non la vogliono più dare.
E' proibito.
Non avete ricevuto l'informativa di ritorno, in quell'occasione?
- No. Neanche questo è nella norma. Il mio corriere per esempio porta l'informativa
al MUP, gli viene firmata la ricevuta, ed è tutto. Ed il duplicato di questo
rimane ai servizi, viene registrato, archiviato...
Vorremmo ripeterle la domanda: per quale motivo vi incontravate con Legija
e Spasojevic?
- Se volete dire che sono criminali, probabilmente pensate che siano gli
unici criminali che io incontravo? Questo è nella prassi del mio lavoro.
E perché con Legija? Legija era colonnello di polizia. Veniva da me nella
veste di colonnello di Ministero degli Interni.
[...] L'atto del mio arresto è stata una pura decisione politica. Questo
mi ha detto [il presidente] Tadic, e quello del Montenegro, Maras: che esisteva
una necessità politica per la mia sostituzione, e che questo fa parte della
realizzazione del testamento del defunto premier Djindjic.
Di quale testamento si tratta?
- Non ne ho idea. Probabilmente Djindjic si preparava a farmi sostituire.
[...] Come mai, quando Pavkovic diceva di non essere neanche al corrente
del caso Perisic. Naturalmente non ne era al corrente. Non è neanche autorizzato
a sapere. Dovevo forse informare tutto il governo, i deputati del Parlamento:
guardate che oggi si incontreranno quei due?...
Stranieri da tutte le parti
Tra i nostri servizi di intelligence esiste competizione?
- Se ci fosse un interesse statale fermo, tutto ciò potrebbe essere regolarizzato
con le leggi e a beneficio dello Stato. Se non c'è questo interesse, forse
potrebbe essere almeno l'interesse di quelli che ci stanno ponendo sotto
protettorato. Che cosa hanno da fare gli stranieri nel Ministero delle Difesa,
o nel Ministero degli Affari Esteri? Ce ne sono dappertutto. Mi domando se
esista un paese libero, indipendente, con cittadini stranieri in ogni ufficio...
Nella indagine sull'uccisione di Djindjic è coinvolto un istituto tedesco
di Wiesbaden. Mentre noi non siamo abilitati per tutte le perizie criminologiche
di cui ora parliamo. Abbiamo un Istituto per le ricerche criminologiche,
quell'Istituto per la sicurezza che fu una volta uno dei migliori d'Europa.
Nel "caso Perisic? è stata violata la legge?
- E' stata assolutamente rispettata, del tutto. Avevo perfino proposto: andiamo
proprio a trascrivere la legge statunitense, per vedere dov'è che non si
opera nella maniera in cui noi abbiamo operato. Ho portato un disegno di
legge croato. [...] Non hanno accettato nulla, naturalmente. Tutti i servizi
di intelligence nel mondo hanno delle persone che decidono sui metodi e sui
mezzi. Dunque, durante il mio operato come responsabile della gestione, decideva
il responsabile dello Stato Maggiore, come prescritto dalla legge. Ora i
servizi non sono in grado di applicare alcuna misura. Il Tribunale militare
non esiste più. Non c'è la persona che approva un certo metodo. Proprio non
ho più idea di che cosa loro adesso si occupino. Probabilmente sono in vacanza
collettiva. Scherzi a parte, questo piano fu approvato da Nebojsa Pavkovic.
Con tutti i suoi elementi, incluso l'arresto. Soltanto, lui non sapeva il
giorno esatto...
Volete dire, dell'arresto dei due, Nibor e Perisic?
- Io, quando preparavo il piano, non avevo scritto: Nibor e Perisic.
Eravate al corrente del fatto che si trattava della CIA?
- Abbiamo avuto tali supposizioni. Nibor è stato per dieci anni in Bosnia,
poi in Croazia, poi qua, poi in Bulgaria... Se n'è andato in silenzio, e
non si agitava nessuno - tranne Svilanovic. Gli ho domandato: Allora, Svilanovic,
come mai questo tuo rimpianto? Lui mi ha risposto subito: presidente, propongo
che sostituiate immediatamente Tomic e Pavkovic. In tale occasione Pavkovic
è stato in silenzio. Io gli ho detto: dì qualcosa, sei muto...
Perché avete presentato quel film, di cui dopo si è parlato moltissimo, ai
capi politici?
- Questo l'ho organizzato su richiesta del presidente Kostunica. Dopo di
che ho ordinato che si preparasse un breve filmato da questo enorme volume
di materiale. Neanche in sogno potevo supporre che questi miei collaboratori
avrebbero inserito il momento in cui lui rivela particolari su certi individui,
inclusi quelli che erano presenti durante la proiezione... Questi sono i
fatti; di questo film e di questo materiale non avrebbe saputo proprio niente
nessuno se non ci fossero stati quegli attori presenti, in quella occasione,
che dopo hanno cominciato a giustificarsi. Se fosse dipeso soltanto da me,
nessuno avrebbe mai saputo nulla. Ciascuno di loro ha tolto qualcosa, o ha
aggiunto qualche informazione ai giornalisti, e si è creata così tutta una
storia... Mentre, in realtà, questo è un video di circa mezzora. Si tratta
del materiale operativo filmato in vari luoghi dove questi si incontravano.
Perisic è convinto che questo sia stato fatto dall'intelligence russa.
Quelli sono arrivati all'appuntamento per sostituirvi, mentre, dopo aver
visto il film, hanno deciso comunque di lasciar andare Perisic...
- Però, la decisione che io dovessi andarmene c'era già. Subito dopo sono
iniziate le proposte di Djindjic, Zivkovic, Svilanovic, che dovevo essere
sostituito, e poi hanno aggiunto la stessa richiesta per Pavkovic. In quel
momento avevo detto loro: fateci andare via uno per volta, non insieme. Però,
nessuno di noi è stato sostituito, Vojislav Kostunica non ha dato il suo
permesso. Mentre il film lo avevano guardato con attenzione. Era un po' ridicolo
vedere le loro reazioni. Per esempio, Djindjic era stupito del fatto che
si trattava di spiccioli. Disse: generale, cosa è questo, si tratta soltanto
di duemila cinquecento dollari... Che c'entra la cifra? Due dollari e mezzo,
duemila e mezzo, due milioni e mezzo, non cambia niente. Quando si considera
la persona... Comunque, si trattava sempre di un responsabile dello Stato
Maggiore, uno che fu in quella posizione più a lungo di tutti gli altri suoi
predecessori, nella storia della Serbia e della Jugoslavia.
Però, anche durante il vostro mandato c'erano degli ufficiali che passavano
varia documentazione agli investigatori dell'Aia, presumibilmente uscivano
informazioni dallo Stato Maggiore, dalle varie agenzie, e tutto ciò per paura
di essere incriminati...
- L'Esercito sa benissimo quali sono gli ufficiali che si sono recati nell'ufficio
del Tribunale dell'Aia a Belgrado per deporre. Tra i primi c'era Pavkovic.
Penso che neanche lui sia al corrente di tutto cio che ha dato loro. Fatto
sta che lui ha una paura tremenda di questa disgraziata Aia. Non entrerei
ora nei dettagli su che cosa gli ha dato e se glielo abbia dato. E' un tema
troppo serio.
[...]
Voi mettete in relazione l'arresto di Milosevic, la CIA, e il vostro arresto
nel corso della operazione "Sciabola-Sablja?...
- Ora vi dico anche questo. Dopo quella mia informazione sul futuro protettorato
su Kosovo, Covic ha organizzato un appuntamento nel Centro di Coordinamento.
Il Generale Krga dice che esso è stato organizzato laggiù, nella Via Uzicka.
La data era il 2 Febbraio 2003, ed il premier è stato ucciso il 12 Marzo.
Eravamo radunati Covic, Krga, io e Braca Skoric, responsabile dei servizi
segreti di intelligence, Andreja Savic lo avevano già dimesso, vuol dire
che il responsabile era Misa Milicevic, c'era il celebre Nenad Milic, Guri...
Covic mi ha detto: presenti tu una valutazione delle problematiche della
sicurezza in Kosovo e nel sud della Serbia? Debbo andare all'Assemblea Generale
dell'ONU. Ho fatto il mio discorso e loro dimostravano di essere più che
contenti con i contenuti. In quella occasione avevamo concordato alcuni elementi
operativi nel sud della Serbia e mi era ben chiaro che il tempo non era stato
speso inutilmente. Al momento di salutarci, Covic ha chiesto a noi dall'Esercito
di rimanere ancora un po'. Ha raccontato che doveva andare all'Assemblea
Generale e io gli ho detto: sicuramente ti trovi con il premier, sai che
a Washington non è stata bene accolta l'informazione che gli U.S.A. non hanno
a che vedere riguardo allo status del Kosovo. Questo gli ho detto, nella
maniera più benevola che potevo, ed ho aggiunto: glielo riferisci per favore?
Lui dice: certo, lo farò. Ed io gli dico: ti suggerisco di non andare all'Assemblea
Generale con questa tua piattaforma che ora hai. Si sa chi sta dietro all'Assemblea
dell'ONU. Non dire in quel luogo che gli Americani non sono autorizzati per
il Kosovo. Sono loro che ci hanno condotto in questa situazione che c'è ora.
Veramente non so se lui abbia riferito tutto questo a Djindjic, però di certo
non è andato all'Assemblea Generale in quell'occasione. Mentre, dopo l'uccisione
del premier, sentivo varie storie... [...]
Però, penso che il processo con cui ci hanno disgregati - i servizi, l'esercito
e la polizia, infiltrati nelle anime, tutto questo è successo proprio come
vi ho spiegato. Se almeno fossimo uno Stato normale, l'uccisione del premier
non sarebbe potuta accadere in questa maniera. Questo non ha niente a che
fare se io fossi d'accordo con lui o meno, se mi è stato simpatico o no.
Non ha niente a che fare con tutto cio. Lui era il premier, un'istituzione
dello Stato. Quando lo Stato non esiste, accadono queste cose. Tali o simili
eventi possono capitare anche ora. Anche peggiori.
Come vedete la Serbia tra cinque anni?
- Mi è noto che gli Americani non hanno mai rinunciato al piano che avevano
tracciato. Alcune persone ridevano su di me quando dicevo che in Kosovo sarebbe
successo quello che abbiamo oggi. Avete notato in quale maniera facile hanno
internazionalizzato la Vojvodina ed il Sandzak, cosicchè il Parlamento Europeo
si è immediatamente riunito in una sessione per discutere il problema. A
Novi Pazar, loro, non potendo creare scontri tra Serbi e Musulmani, hanno
trovato due Musulmani. E come che questo già non ci basti? Ci hanno dimostrato
quali sono i loro prossimi piani.
Slobodan Ikonic
(traduzione a cura di DK; revisione del testo italiano a cura di AM)
=== 2 ===
http://www.tanjug.co.yu
Tanjug (Serbia and Montenegro) - January 14, 2005
Protectorate introduced in country, Gen. Tomic
BELGRADE - A protectorate has been introduced in the
country and "the negative consequences of that are
increasingly visible," former chief of military
security Aco Tomic has told NIN weekly in an interview
released on Friday headlined "Spies in state top."
He specified that one of the consequences was the
refusal of young men to serve in the army, which had
never been the case in the past, and accused for that
"the state for the way it treats the army and the war
crimes tribunal."
---
http://www.b92.net/english/news/index.php?&nav_category=&nav_id=30448&order=priority&style=headlines
B92 - November 11, 2004
Soldiers killed by NATO rifle
BELGRADE ? Two soldiers killed at an army installation
in Topcider last month were shot from a SAR-21 rifle,
as used by NATO, Glas Javnosti writes today.
The SAR-21 is made in Singapore and uses 5.56 mm
ammunition, which completely proves that a third
person was involved in the shooting, claims the
Belgrade daily.
Glas adds that this information completely rules out
the murder-suicide version of events because the two
sentries were armed with M70 AB rifles, which use 7.62
mm ammunition.
The SAR 21 is an extremely powerful automatic assault
rifle, used by most NATO member countries, but in
Serbia-Montenegro can only be found on the black
market, writes Glas Javnosti.
---
http://www.makfax.com.mk/news1-a.asp?br=91332
MakFax (Macedonia) - December 23, 2004
Glas Javnosti: SCG army to take part in peacekeeping missions abroad
The Parliament of Serbia-Montenegro (SCG) passed a
bill that approves participation of SCG Army in
peacekeeping operations abroad.
The law foresees participation of well-trained
professional soldiers in peacekeeping mission
throughout the world.
The law foresees setting up of Peacekeeping Operations
Center, tasked to coordinate the activities within
NATO-led peacekeeping missions.
The law bans deployment of SCG citizens in
peacekeeping missions in countries undergoing a high
state of alert.
---
http://www.chinapost.com.tw/i_latestdetail.asp?id=25636
Associated Press - January 11, 2005
U.S. military delegation visits Belgrade
Belgrade - A senior U.S. military delegation opens a
series of talks with Belgrade officials Tuesday,
focusing on cooperation and ways to advance bilateral
ties.
The visit from the U.S. Department of Defense is the
first on such a senior level since the 1999 U.S.-led
NATO bombing of Serbia over Serb actions in Kosovo.
The U.S. delegation is led by Rear Adm. Donald P.
Loren, the deputy director for political-military
affairs in Europe at the Joint Staff, the U.S. embassy
said in a statement.
Also participating in the talks are members from the
office of the Secretary of Defense, led by Alen E. Van
Egmond, director of policy for Western Euroasia.
During its four-day visit to Belgrade and Podgorica -
the capital of Montenegro - the U.S. delegation will
meet with top officials, including Serbia's president
Boris Tadic and Montenegro's Filip Vujanovic.
The first meeting on Tuesday will be with the Defense
Minister Provoslav Davinic and will be followed later
in the day by talks with the new Chief of Staff of the
Serbia-Montenegro army, Gen. Dragan Paskas.
The U.S. embassy said the visit represented
"recognition of Serbia-Montenegro's commitment to
defense reforms."
Relations between the United States and
Serbia-Montenegro, or what used to be Yugoslavia, were
cut during the 1999 bombing, but resumed in 2001
following the ouster of former president Slobodan
Milosevic by pro-Western politicians.
---
http://www.tanjug.co.yu/
Tanjug (Serbia and Montenegro) - January 13, 2005
Vujanovic: Army reforms with Pentagon's support
PODGORICA - Montenegrin President Filip Vujanovic
Thursday informed the US Defense Department
delegation, headed by Rear Admiral Donald Loren, about
Podgorica's determination to carry out army reforms as
fast as possible, with the assurances that they will
have the necessary support of Pentagon and State
Department.
Vujanovic also informed the guests about the contents
of the SCG Army reforms, their dynamics and
objectives, underlining Montenegro's orientation to
carry out the reforms with full observance of all
standards set by NATO's Partnership for Peace program,
the Montenegrin President's cabinet said in a
statement.
---
http://www.b92.net/english/news/index.php?&nav_category=&nav_id=31107&order=priority&style=headlines
B92 (Serbia and Montenegro) - January 17, 2005
Defence minister keen for US bases
BELGRADE - Serbia-Montenegro could play a key role in
development of NATO?s security network in Europe,
Defence Minister Prvoslav Davinic said today.
Davinic, speaking in London today, said that he hoped
the state would soon join the Partnership for Peace,
the NATO program which is seen as a step towards
membership of the Western alliance.
This, he said, would make Serbia-Montenegro part of
the alliance?s security network in Europe and Belgrade
would then accept the building of US military bases.
?We see this as a regional thing. If you have a base
in, for example, Bulgaria or Romania, then a few bases
in Serbia-Montenegro will complete the network,?
explained the defence minister.
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1. Intervista ad Aco Tomic, ex capo dei servizi segreti militari:
"La Serbia-Montenegro è un protettorato"
2. IN ENGLISH:
- GEN. TOMIC: PROTECTORATE INTRODUCED IN COUNTRY (JAN. 2005)
- Topcider: Soldiers killed by NATO rifle (Nov. 2004)
- Glas Javnosti: SCG army to take part in peacekeeping missions abroad (Dec.
2004)
- U.S. military delegation visits Belgrade (Jan. 2005)
- Montenegro's Vujanovic: Army reforms with Pentagon's support (Jan. 2005)
- SCG Defence minister keen for US bases (Jan. 2005)
=== 1 ===
Aco Tomic, ex capo dei servizi segreti militari jugoslavi, in questa intervista
afferma di essere stato arrestato e maltrattato nel corso dell' operazione
"Sciabola" (primavera 2003, subito dopo l'omicidio Djindjic) per avere contribuito
a stanare alcuni degli agenti della CIA che hanno messo il paese sotto "tutela"
- ad esempio, nel caso Perisic-Nibor...
http://www.nin.co.yu/index.php?s=rub&a=2820&rid=14&id=3383
Nin (Belgrado)
Numero 2820 del 13.01.2005.
Spie nelle alte strutture dello Stato
?Mi è noto che gli Americani non hanno mai rinunciato al piano che avevano
tracciato. Alcune persone ridevano su di me quando dicevo che in Kosovo sarebbe
successo quello che abbiamo oggi. Avete notato in quale maniera facile hanno
internazionalizzato la Vojvodina ed il Sandzak, così che il Parlamento Europeo
si è immediatamente riunito in sessione per discutere il problema...?
Il General Aco Tomic è arrivato nella redazione di NIN dal Tribunale. Aveva
fatto causa contro lo Stato per i maltrattamenti che ha subito durante l'operazione
"Sciabola" ("Sablja"). Comunque, l'intervista inizia sul tema degli eventi
recenti nell'Esercito. Si accumulano gli "incidenti casuali? e si pongono
le domande: disorganizzazione, influenza del fattore straniero, oppure...
- Anche nei tempi passati succedevano casi del genere, nell'Esercito: gli
infortuni, i suicidi, le uccisioni. C'era tutto ciò, sempre... [...] Non
credo ne sia aumentato il livello. Non ho alcun motivo per non credere al
giudice investigativo del Tribunale Militare riguardo la tragedia di Topcider.
[...] Il mio primo commento quando ho sentito della tragedia di due ragazzi
nelle caserma di Topcider è stato: mi sa che questo sarà strumentalizzato
come il caso di Racak.
Avete avuto delle informazioni?
- Non ne avevo, però so come sono accaduti i casi di Racak in Kosovo, e a
Sarajevo, prima... ecc.
State parlando dei...?
- ...metodi. I metodi sono assolutamente uguali, e gli operatori non si possono
sostituire così velocemente.
State pensando all'uso degli eventi?
- Si, assolutamente. A quelli che li organizzano e a quelli che li strumentalizzano...
Spero sappiate del caso di quello sfortunato mercato di Markale, a Sarajevo,
come è stato strumentalizzato, e come si è abusato del caso Racak. Temo abbiano
sempre una versione pronta per dichiarare un evento clamoroso ed eclatante,
per ottenere qualcos'altro, come scopo.
Di quali servizi state parlando?
- Dei servizi occidentali che hanno condotto l'aggressione su questo nostro
paese. Loro sono presenti sul palcoscenico, anche ora. Uno dei servizi più
potenti nei Balcani è sempre stato quello inglese, [...] è stato costantemente
il più presente ed il più attivo di tutti.
Ci sono forse dei piani per la divisione del lavoro tra i vari servizi, o
si tratta solamente di come uno se la cava meglio sul territorio?
- Un piano esiste, assolutamente. I servizi non hanno mai operato senza piani.
Mentre ero in Kosovo, gestivo un gruppo di agenti operativi, e ci contrapponevamo
a queste attività con grande successo. Eravamo del tutto al corrente della
data dell'inizio dell'aggressione. Naturalmente, loro [gli occidentali] erano
sempre convinti di essere i migliori, e non badavano molto a cosa facessero
certi minuscoli servizi segreti balcanici. Dunque, eravamo molto bene al
corrente su cosa e quando avrebbero fatto al paese, e naturalmente passavamo
le informazioni all'Esercito - mentre che uso ne facessero Perisic [alto
ufficiale, scoperto tre anni fa nell'atto di passare documentazione riservata
all'agente della CIA Nibor - vedi più avanti] oppure Aca Dimitrijevic, è
problema loro.
Qual è l'agenzia di intelligence che è organizzata meglio di tutte in Kosovo?
- I primi che sono giunti a Pristina il 10 Giugno 1999 erano gli inglesi.
I russi sono arrivati anche prima del dieci, ma così come sono arrivati,
se ne sono anche andati. Sarebbe stato meglio che non fossero neanche mai
arrivati. Sono riuscito a dirglielo quando ero in visita a Mosca, con Pavkovic.
Erano sorpresi, ma, va bene, questo è stato detto durante la cena e non ai
colloqui ufficiali. La decisione che fossero gli inglesi i primi ad arrivare
a Pristina non era casuale. Ero presente a Pristina ed ho parlato con il
comandante di quel reparto inglese. Mi ha detto: A noi, durante la preparazione
per l'arrivo in Kosovo, è stato spiegato che il Kosovo deve essere "terra
bruciata". Questo termine lo utilizzano esclusivamente gli eserciti della
NATO. Io gli ho risposto: va bene, ora vedete voi se è "bruciata" o no. In
quel momento la nostra quindicesima brigata lasciava Pristina - ragazzi che
avevano spostato queste armi pesanti tantissime volte nel corso di un anno.
Questa nostra brigata dei carri armati dava una impressione fortissima. Lui
mi ha risposto: Volete dire che avremmo incontrato questi arnesi se fossimo
ricorsi all'invasione terrestre?
[...] Qui vorrei "abusare" delle parole di un mio compaesano del monte di
Rudnik [si riferisce a Milovan Danojlic, scrittore], è stato lui l'unico
a dirlo pubblicamente, in televisione: in questo paese è stato introdotto
il protettorato. Le conseguenze negative sono sempre più evidenti. Come per
esempio l'obiezione di coscienza. Per la prima volta nella mia vita incontro
alcuni giovanotti dalle mie parti, sulla mia montagna Rudnik, che si esprimono
contro il servizio di leva, che non era mai esistito prima. [...] Il comportamento
dello Stato rispetto all'Esercito, ed al problema dell'Aia, ha contribuito
a questo processo. Immaginiamoci un ufficiale giovane, testimone di tali
sviluppi. Noi in Kosovo difendevamo la nostra patria secondo tutte le regole,
militari e statali, e secondo le convenzioni internazionali. Lo Stato aveva
dichiarato lo stato di guerra - ed ora all'improvviso qualcuno inizia ad
incriminarci per crimini di guerra. Tutto ciò è terribile.
I nostri servizi segreti sono capaci, oggigiorno, di fare fronte all'inquadramento
del nostro paese come protettorato?
- Un discorso sono i dati che i servizi stessi rilevano, ed altro è il comportamento
dei capi politici. Non credo che i nostri servizi segreti siano in grado
oggi di farsi una visione globale della situazione e di riferire tutto cio'
alla leadership statale. Non penso che il mio arresto abbia provocato conseguenze
negative tra gli operatori dei servizi segreti e nell'Esercito, però di basi
per loro ce ne sono. La gente ha notato cosa mi è successo solo perché mi
sono contrapposto all'intelligence più potente del mondo. Questo è un fatto.
Dunque, se non ci fosse stato l'arresto di quel Nibor, americano, Aco Tomic
oggi non si troverebbe in prigione. Lo affermo categoricamente! Su questo
non ci sono dubbi!
Le risulta che il suo arresto sia rivendicato dalla CIA?
- La CIA, cioè l'America, si è pubblicamente congratulata con me. Quando
mi sono incontrato con Montgomery lui mi ha detto: Complimenti, Generale.
E anche Nibor si è comportato correttamente dal punto di vista professionale.
Conosce il suo lavoro e si è comportato come avrei fatto io nella stessa
situazione. [...], mentre è un altro discorso cosa loro effettivamente pensino
su questa vicenda. Sono certo che non lo potranno mai dimenticare. [Si riferisce
all'arresto dell'agente CIA insieme con il Gen. Perisic, nell'occasione del
loro scambio di documenti segreti in cambio di denaro, ndt]
- Quando ho deciso di far arrestare Nibor e Perisic, ho pensato che questo
paese doveva farlo. Abbiamo scoperto l'attività spionistica, documentata,
e dopo aver svolto correttamente i nostri controlli, abbiamo trasferito il
caso agli organi investigativi. Toccava allo Stato decidere cosa fare, ed
hanno optato per la decisione peggiore, che non sarebbe contemplata da nessun
paese al mondo, neanche da qualche tribù africana. Loro hanno scelto la persecuzione
di Aco Tomic e dei servizi di sicurezza militari, e si sono affrettati a
votare la nuova legge che avrebbe satanizzato i servizi di sicurezza. Micunovic
ha detto in Parlamento: Non abbiamo realizzato questa legge per i servizi,
ma per poter sostituire Aco Tomic.
Avete paura dell'atto d'accusa? Eravate capo dei servizi di intelligence,
eravate in Kosovo?
- No. Non nutro timori per l'Aia. Non ho motivi per averne. Sono stato, naturalmente,
in Kosovo come responsabile dei servizi che agivano nell'interesse dell'Esercito.
Senza alcuna finta modestia, in generale l'Esercito ha subito pochissimi
danni dai massicci bombardamenti. L'aeronautica occidentale non lasciava
mai sereno il cielo del Kosovo. Tutti i missili da crociera partivano dal
Mar Mediteraneo attraverso il Kosovo. Abbiamo avuto delle informazioni secondo
cui le loro testate venivano montate a Tetovo (Makedonia)..., abbiamo ricevuto
perfino alcune foto. I servizi di intelligence non possono non sapere. Soltanto,
non sono riuscito ad accettare che fossimo colti di sorpresa il 17 di Marzo
[2004: si riferisce ai pogrom scatenati contro i serbi in Kosovo].
Saremo forse nuovamente colti di sorpresa dagli eventi in Kosovo?
- Mi è difficile rispondere a questa domanda. Da quando sono uscito dalla
prigione, soltanto una volta sono stato negli uffici dei Servizi. Davinic
mi ha detto che avrebbero portato dei "professionisti", uomini completamente
nuovi che sono arrivati nell'Agenzia di Sicurezza Militare (BIA). Se sono
nuovi, non possono essere anche professionisti.
L'erosione dell'immagine dell' Esercito è forse in relazione con la soluzione
dello status del Kosovo?
- Io vedo questa relazione. Io, nel 1997, ho riferito alla Centrale della
Sicurezza sull'introduzione del protettorato in Kosovo. Ero in Kosovo nel
Gennaio del 1997, e ho preparato l'informativa in Maggio. Si trattava di
una relazione molto aggiornata, affidabile, con dati sicuri su come in Kosovo
veniva pianificato il protettorato.
E la dirigenza dello Stato non ha intrapreso nulla in proposito?
- Non mi è noto se abbiano fatto qualcosa. Però, nei confronti dell'Esercito
laggiù sono state attivate delle misure: Non appena un carro armato usciva
fuori, loro [gli occidentali] dicevano: applicazione eccessiva della forza!
Allora, come si può impiegare soltanto mezzo carro armato?
Ci sono collaboratori dei servizi d'intelligence stranieri tra gli alti funzionari
dello Stato?
- I Servizi di Sicurezza Militari non sono mai stati, e non sono neanche
adesso, responsabili di seguire la dirigenza dello Stato, nel caso vi riferite
alla Repubblica di Serbia.
Dopo il caso "Perisic? nell'opinione pubblica c'era l'impressione che cosi
fosse.
- Che allora rimanga così. Ora vorrei raccontarvi riguardo al caso di Perisic,
che è stato un puro caso...
Cosa volete dire?
- Se non fosse stato dimesso dalla posizione di Responsabile dello Stato
Maggiore, [Perisic] non sarebbe mai potuto diventare vice-presidente del
Governo. Significa che dagli uffici del Responsabile dello Stato Maggiore
avevamo delle conferme che certe informazioni, certi documenti, sparivano,
andavano da qualche parte, nel nostro gergo - verso persone non autorizzate.
Seguendo questa pista, siamo arrivati a Perisic.
Quali sono i rapporti tra i nostri servizi d'intelligence?
- Non ci sono rapporti. Tutta la collaborazione basata su regolamenti, leggi,
accordi, convenzioni, si è ridotta al livello di conoscenze personali. E'
quello che lo Stato ha voluto, e così è stato fatto. Mi ha detto una volta
Micunovic: Generale, tu il tuo operato lo svolgi secondo le leggi di Broz
[Josip Broz Tito: cioè, secondo le leggi della vecchia Jugoslavia socialista].
Allora, cambia pure questa legge. Io lavoro secondo le leggi in vigore, che
siano vecchie o meno. Questa è la sostanza di tutti i problemi che riguardano
la collaborazione tra i servizi d'intelligence. Se non c'è un interesse unico
nello Stato, i servizi non possono collaborare.
Una vostra dichiarazione, riguardo all'attentato, è stata poi smentita: e
cioè, secondo le citazioni, che avevate avvisato il premier Đinđic
che si preparava qualcosa contro di lui.
- No, purtroppo non ho avuto alcun rapporto con Djindjic. Se qualcuno dal
governo mi avesse chiamato per telefono, avrei accettato l'invito. Questo
ve lo dico perché quando capitò questa vicenda riguardo Perisic, mi ha chiamato
il generale Pavkovic dal gabinetto di Đinđic, senza dirmi da dove
chiamava: "Sai, sarebbe utile che andassimo da premier". Ho risposto: non
vado adesso, non ne ho motivo, e non consiglio neanche a te di andare da
lui ora. Tutto questo lo ascoltava anche Djindjic, [con i ministri] Batic
e Mihajlovic. Così fu diffusa la storia: ecco come è questo Tomic, non vuol
collaborare...
Significa che non avete avvertito il premier?...
- Il Servizio Militare non si è ingerito nei confronti di membri dei governi
delle repubbliche [di Serbia, Montenegro, o federale], però a loro passavamo
tutte le informazioni che ci giungevano nel corso del nostro lavoro - sovente
nei Servizi di Sicurezza dello Stato (SDB). Una volta c'è stata una informativa
per la quale sono andato di nuovo di verificare che cosa ne sia stato, però
ora è sparita. Dicono che non c'è più neanche al Ministero degli Interni.
(MUP)...
Quando l'avevate mandata?
- Questa non era una informativa sul pericolo di attentato a Djindjic, però
si riferiva a difetti nel servizio di sicurezza attorno al premier. Inoltre
non è proprio irrilevante l'informativa che ho firmato e inoltrato al responsabile
Andrej Savic, oppure era Mihajlovic, non mi ricordo...
E' sparita?
- Così dicono. Va bene, ma probabilmente ora a me non la vogliono più dare.
E' proibito.
Non avete ricevuto l'informativa di ritorno, in quell'occasione?
- No. Neanche questo è nella norma. Il mio corriere per esempio porta l'informativa
al MUP, gli viene firmata la ricevuta, ed è tutto. Ed il duplicato di questo
rimane ai servizi, viene registrato, archiviato...
Vorremmo ripeterle la domanda: per quale motivo vi incontravate con Legija
e Spasojevic?
- Se volete dire che sono criminali, probabilmente pensate che siano gli
unici criminali che io incontravo? Questo è nella prassi del mio lavoro.
E perché con Legija? Legija era colonnello di polizia. Veniva da me nella
veste di colonnello di Ministero degli Interni.
[...] L'atto del mio arresto è stata una pura decisione politica. Questo
mi ha detto [il presidente] Tadic, e quello del Montenegro, Maras: che esisteva
una necessità politica per la mia sostituzione, e che questo fa parte della
realizzazione del testamento del defunto premier Djindjic.
Di quale testamento si tratta?
- Non ne ho idea. Probabilmente Djindjic si preparava a farmi sostituire.
[...] Come mai, quando Pavkovic diceva di non essere neanche al corrente
del caso Perisic. Naturalmente non ne era al corrente. Non è neanche autorizzato
a sapere. Dovevo forse informare tutto il governo, i deputati del Parlamento:
guardate che oggi si incontreranno quei due?...
Stranieri da tutte le parti
Tra i nostri servizi di intelligence esiste competizione?
- Se ci fosse un interesse statale fermo, tutto ciò potrebbe essere regolarizzato
con le leggi e a beneficio dello Stato. Se non c'è questo interesse, forse
potrebbe essere almeno l'interesse di quelli che ci stanno ponendo sotto
protettorato. Che cosa hanno da fare gli stranieri nel Ministero delle Difesa,
o nel Ministero degli Affari Esteri? Ce ne sono dappertutto. Mi domando se
esista un paese libero, indipendente, con cittadini stranieri in ogni ufficio...
Nella indagine sull'uccisione di Djindjic è coinvolto un istituto tedesco
di Wiesbaden. Mentre noi non siamo abilitati per tutte le perizie criminologiche
di cui ora parliamo. Abbiamo un Istituto per le ricerche criminologiche,
quell'Istituto per la sicurezza che fu una volta uno dei migliori d'Europa.
Nel "caso Perisic? è stata violata la legge?
- E' stata assolutamente rispettata, del tutto. Avevo perfino proposto: andiamo
proprio a trascrivere la legge statunitense, per vedere dov'è che non si
opera nella maniera in cui noi abbiamo operato. Ho portato un disegno di
legge croato. [...] Non hanno accettato nulla, naturalmente. Tutti i servizi
di intelligence nel mondo hanno delle persone che decidono sui metodi e sui
mezzi. Dunque, durante il mio operato come responsabile della gestione, decideva
il responsabile dello Stato Maggiore, come prescritto dalla legge. Ora i
servizi non sono in grado di applicare alcuna misura. Il Tribunale militare
non esiste più. Non c'è la persona che approva un certo metodo. Proprio non
ho più idea di che cosa loro adesso si occupino. Probabilmente sono in vacanza
collettiva. Scherzi a parte, questo piano fu approvato da Nebojsa Pavkovic.
Con tutti i suoi elementi, incluso l'arresto. Soltanto, lui non sapeva il
giorno esatto...
Volete dire, dell'arresto dei due, Nibor e Perisic?
- Io, quando preparavo il piano, non avevo scritto: Nibor e Perisic.
Eravate al corrente del fatto che si trattava della CIA?
- Abbiamo avuto tali supposizioni. Nibor è stato per dieci anni in Bosnia,
poi in Croazia, poi qua, poi in Bulgaria... Se n'è andato in silenzio, e
non si agitava nessuno - tranne Svilanovic. Gli ho domandato: Allora, Svilanovic,
come mai questo tuo rimpianto? Lui mi ha risposto subito: presidente, propongo
che sostituiate immediatamente Tomic e Pavkovic. In tale occasione Pavkovic
è stato in silenzio. Io gli ho detto: dì qualcosa, sei muto...
Perché avete presentato quel film, di cui dopo si è parlato moltissimo, ai
capi politici?
- Questo l'ho organizzato su richiesta del presidente Kostunica. Dopo di
che ho ordinato che si preparasse un breve filmato da questo enorme volume
di materiale. Neanche in sogno potevo supporre che questi miei collaboratori
avrebbero inserito il momento in cui lui rivela particolari su certi individui,
inclusi quelli che erano presenti durante la proiezione... Questi sono i
fatti; di questo film e di questo materiale non avrebbe saputo proprio niente
nessuno se non ci fossero stati quegli attori presenti, in quella occasione,
che dopo hanno cominciato a giustificarsi. Se fosse dipeso soltanto da me,
nessuno avrebbe mai saputo nulla. Ciascuno di loro ha tolto qualcosa, o ha
aggiunto qualche informazione ai giornalisti, e si è creata così tutta una
storia... Mentre, in realtà, questo è un video di circa mezzora. Si tratta
del materiale operativo filmato in vari luoghi dove questi si incontravano.
Perisic è convinto che questo sia stato fatto dall'intelligence russa.
Quelli sono arrivati all'appuntamento per sostituirvi, mentre, dopo aver
visto il film, hanno deciso comunque di lasciar andare Perisic...
- Però, la decisione che io dovessi andarmene c'era già. Subito dopo sono
iniziate le proposte di Djindjic, Zivkovic, Svilanovic, che dovevo essere
sostituito, e poi hanno aggiunto la stessa richiesta per Pavkovic. In quel
momento avevo detto loro: fateci andare via uno per volta, non insieme. Però,
nessuno di noi è stato sostituito, Vojislav Kostunica non ha dato il suo
permesso. Mentre il film lo avevano guardato con attenzione. Era un po' ridicolo
vedere le loro reazioni. Per esempio, Djindjic era stupito del fatto che
si trattava di spiccioli. Disse: generale, cosa è questo, si tratta soltanto
di duemila cinquecento dollari... Che c'entra la cifra? Due dollari e mezzo,
duemila e mezzo, due milioni e mezzo, non cambia niente. Quando si considera
la persona... Comunque, si trattava sempre di un responsabile dello Stato
Maggiore, uno che fu in quella posizione più a lungo di tutti gli altri suoi
predecessori, nella storia della Serbia e della Jugoslavia.
Però, anche durante il vostro mandato c'erano degli ufficiali che passavano
varia documentazione agli investigatori dell'Aia, presumibilmente uscivano
informazioni dallo Stato Maggiore, dalle varie agenzie, e tutto ciò per paura
di essere incriminati...
- L'Esercito sa benissimo quali sono gli ufficiali che si sono recati nell'ufficio
del Tribunale dell'Aia a Belgrado per deporre. Tra i primi c'era Pavkovic.
Penso che neanche lui sia al corrente di tutto cio che ha dato loro. Fatto
sta che lui ha una paura tremenda di questa disgraziata Aia. Non entrerei
ora nei dettagli su che cosa gli ha dato e se glielo abbia dato. E' un tema
troppo serio.
[...]
Voi mettete in relazione l'arresto di Milosevic, la CIA, e il vostro arresto
nel corso della operazione "Sciabola-Sablja?...
- Ora vi dico anche questo. Dopo quella mia informazione sul futuro protettorato
su Kosovo, Covic ha organizzato un appuntamento nel Centro di Coordinamento.
Il Generale Krga dice che esso è stato organizzato laggiù, nella Via Uzicka.
La data era il 2 Febbraio 2003, ed il premier è stato ucciso il 12 Marzo.
Eravamo radunati Covic, Krga, io e Braca Skoric, responsabile dei servizi
segreti di intelligence, Andreja Savic lo avevano già dimesso, vuol dire
che il responsabile era Misa Milicevic, c'era il celebre Nenad Milic, Guri...
Covic mi ha detto: presenti tu una valutazione delle problematiche della
sicurezza in Kosovo e nel sud della Serbia? Debbo andare all'Assemblea Generale
dell'ONU. Ho fatto il mio discorso e loro dimostravano di essere più che
contenti con i contenuti. In quella occasione avevamo concordato alcuni elementi
operativi nel sud della Serbia e mi era ben chiaro che il tempo non era stato
speso inutilmente. Al momento di salutarci, Covic ha chiesto a noi dall'Esercito
di rimanere ancora un po'. Ha raccontato che doveva andare all'Assemblea
Generale e io gli ho detto: sicuramente ti trovi con il premier, sai che
a Washington non è stata bene accolta l'informazione che gli U.S.A. non hanno
a che vedere riguardo allo status del Kosovo. Questo gli ho detto, nella
maniera più benevola che potevo, ed ho aggiunto: glielo riferisci per favore?
Lui dice: certo, lo farò. Ed io gli dico: ti suggerisco di non andare all'Assemblea
Generale con questa tua piattaforma che ora hai. Si sa chi sta dietro all'Assemblea
dell'ONU. Non dire in quel luogo che gli Americani non sono autorizzati per
il Kosovo. Sono loro che ci hanno condotto in questa situazione che c'è ora.
Veramente non so se lui abbia riferito tutto questo a Djindjic, però di certo
non è andato all'Assemblea Generale in quell'occasione. Mentre, dopo l'uccisione
del premier, sentivo varie storie... [...]
Però, penso che il processo con cui ci hanno disgregati - i servizi, l'esercito
e la polizia, infiltrati nelle anime, tutto questo è successo proprio come
vi ho spiegato. Se almeno fossimo uno Stato normale, l'uccisione del premier
non sarebbe potuta accadere in questa maniera. Questo non ha niente a che
fare se io fossi d'accordo con lui o meno, se mi è stato simpatico o no.
Non ha niente a che fare con tutto cio. Lui era il premier, un'istituzione
dello Stato. Quando lo Stato non esiste, accadono queste cose. Tali o simili
eventi possono capitare anche ora. Anche peggiori.
Come vedete la Serbia tra cinque anni?
- Mi è noto che gli Americani non hanno mai rinunciato al piano che avevano
tracciato. Alcune persone ridevano su di me quando dicevo che in Kosovo sarebbe
successo quello che abbiamo oggi. Avete notato in quale maniera facile hanno
internazionalizzato la Vojvodina ed il Sandzak, cosicchè il Parlamento Europeo
si è immediatamente riunito in una sessione per discutere il problema. A
Novi Pazar, loro, non potendo creare scontri tra Serbi e Musulmani, hanno
trovato due Musulmani. E come che questo già non ci basti? Ci hanno dimostrato
quali sono i loro prossimi piani.
Slobodan Ikonic
(traduzione a cura di DK; revisione del testo italiano a cura di AM)
=== 2 ===
http://www.tanjug.co.yu
Tanjug (Serbia and Montenegro) - January 14, 2005
Protectorate introduced in country, Gen. Tomic
BELGRADE - A protectorate has been introduced in the
country and "the negative consequences of that are
increasingly visible," former chief of military
security Aco Tomic has told NIN weekly in an interview
released on Friday headlined "Spies in state top."
He specified that one of the consequences was the
refusal of young men to serve in the army, which had
never been the case in the past, and accused for that
"the state for the way it treats the army and the war
crimes tribunal."
---
http://www.b92.net/english/news/index.php?&nav_category=&nav_id=30448&order=priority&style=headlines
B92 - November 11, 2004
Soldiers killed by NATO rifle
BELGRADE ? Two soldiers killed at an army installation
in Topcider last month were shot from a SAR-21 rifle,
as used by NATO, Glas Javnosti writes today.
The SAR-21 is made in Singapore and uses 5.56 mm
ammunition, which completely proves that a third
person was involved in the shooting, claims the
Belgrade daily.
Glas adds that this information completely rules out
the murder-suicide version of events because the two
sentries were armed with M70 AB rifles, which use 7.62
mm ammunition.
The SAR 21 is an extremely powerful automatic assault
rifle, used by most NATO member countries, but in
Serbia-Montenegro can only be found on the black
market, writes Glas Javnosti.
---
http://www.makfax.com.mk/news1-a.asp?br=91332
MakFax (Macedonia) - December 23, 2004
Glas Javnosti: SCG army to take part in peacekeeping missions abroad
The Parliament of Serbia-Montenegro (SCG) passed a
bill that approves participation of SCG Army in
peacekeeping operations abroad.
The law foresees participation of well-trained
professional soldiers in peacekeeping mission
throughout the world.
The law foresees setting up of Peacekeeping Operations
Center, tasked to coordinate the activities within
NATO-led peacekeeping missions.
The law bans deployment of SCG citizens in
peacekeeping missions in countries undergoing a high
state of alert.
---
http://www.chinapost.com.tw/i_latestdetail.asp?id=25636
Associated Press - January 11, 2005
U.S. military delegation visits Belgrade
Belgrade - A senior U.S. military delegation opens a
series of talks with Belgrade officials Tuesday,
focusing on cooperation and ways to advance bilateral
ties.
The visit from the U.S. Department of Defense is the
first on such a senior level since the 1999 U.S.-led
NATO bombing of Serbia over Serb actions in Kosovo.
The U.S. delegation is led by Rear Adm. Donald P.
Loren, the deputy director for political-military
affairs in Europe at the Joint Staff, the U.S. embassy
said in a statement.
Also participating in the talks are members from the
office of the Secretary of Defense, led by Alen E. Van
Egmond, director of policy for Western Euroasia.
During its four-day visit to Belgrade and Podgorica -
the capital of Montenegro - the U.S. delegation will
meet with top officials, including Serbia's president
Boris Tadic and Montenegro's Filip Vujanovic.
The first meeting on Tuesday will be with the Defense
Minister Provoslav Davinic and will be followed later
in the day by talks with the new Chief of Staff of the
Serbia-Montenegro army, Gen. Dragan Paskas.
The U.S. embassy said the visit represented
"recognition of Serbia-Montenegro's commitment to
defense reforms."
Relations between the United States and
Serbia-Montenegro, or what used to be Yugoslavia, were
cut during the 1999 bombing, but resumed in 2001
following the ouster of former president Slobodan
Milosevic by pro-Western politicians.
---
http://www.tanjug.co.yu/
Tanjug (Serbia and Montenegro) - January 13, 2005
Vujanovic: Army reforms with Pentagon's support
PODGORICA - Montenegrin President Filip Vujanovic
Thursday informed the US Defense Department
delegation, headed by Rear Admiral Donald Loren, about
Podgorica's determination to carry out army reforms as
fast as possible, with the assurances that they will
have the necessary support of Pentagon and State
Department.
Vujanovic also informed the guests about the contents
of the SCG Army reforms, their dynamics and
objectives, underlining Montenegro's orientation to
carry out the reforms with full observance of all
standards set by NATO's Partnership for Peace program,
the Montenegrin President's cabinet said in a
statement.
---
http://www.b92.net/english/news/index.php?&nav_category=&nav_id=31107&order=priority&style=headlines
B92 (Serbia and Montenegro) - January 17, 2005
Defence minister keen for US bases
BELGRADE - Serbia-Montenegro could play a key role in
development of NATO?s security network in Europe,
Defence Minister Prvoslav Davinic said today.
Davinic, speaking in London today, said that he hoped
the state would soon join the Partnership for Peace,
the NATO program which is seen as a step towards
membership of the Western alliance.
This, he said, would make Serbia-Montenegro part of
the alliance?s security network in Europe and Belgrade
would then accept the building of US military bases.
?We see this as a regional thing. If you have a base
in, for example, Bulgaria or Romania, then a few bases
in Serbia-Montenegro will complete the network,?
explained the defence minister.
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RASTURANJE VOJSKE SRBIJE I CRNE GORE
1. Iz ARTEL-a:
- O REFORMI SISTEMA ODBRANE DZ SCG (Intervju: Prof. dr Zoran Vucinic, 25.
maj 2004)
- O STRATEGIJI ODBRANE DZ SCG (Prof. dr Zoran Vucinic, 29. septembar 2004.)
- RASTURANJE VOJSKE SRBIJE I CRNE GORE (Dr Mirjana Andelkovic Lukic, 18.
oktobar 2004.)
- SRBIJA I NOVI SVETSKI POREDAK (Dr Mirjana Andjelkovic Lukic, OGLEDALO,
br. 51. OD 8.06.2005.god.)
2. ZA KUPOVINU KASARNI NAJZAINTERESOVANIJI KUPCI IZ SAD, IZRAELA I AUSTRIJE
(USA, Israele e Austria in lizza per la grande liquidazione : armi + immobili
dell'Esercito)
Dan (Podgorica), 16-11-2004
=== 1 ===
http://www.artel.co.yu/sr/gost/2004-06-04.html
O REFORMI SISTEMA ODBRANE DZ SCG
Prof. dr Zoran Vucinic
Beograd, 25. maj 2004. godine
Fakultet civilne odbrane u Beogradu
Reforma vojske SCG i strategija odbrane su dve teme od izuzetnog znacaja
za bezbednost zemlje i njenu buducnost. Zbog aktuelnost navedenih tema ARTEL
GEOPOLITIKA objavljuje ekskluzivni intervju sa prof. dr Zoranom Vucinicem.
ARTEL: Za?to se ovoliko kasni sa strategijom odbrane?
Po mom mi?ljenju, razloga za to ima vi?e i oni se ne mogu svesti samo na
nedostatak finansijskih sredstava. Ja ih vidim, pre svega, u nepovoljnom
karakteru DZ SCG koja je, kao ?to je poznato, vremenski orocena tvorevina
koja se odr?ava prevashodno pod pritiskom stranog faktora. Uostalom, poslednjih
dana iz Crne Gore imamo novu ekspanziju stavova o nu?nosti osamostaljenja,
a iz Evropske unije upozorenja da samo zajedno mo?emo racunati na clanstvo
u ovoj integraciji. U takvom ambijentu je zaista te?ko definisati bilo kakve
zajednicke interese, pa i po pitanju odbrane. Zato bi najavljena strategija
imala smisla jedino ako bi se odnosi izmedu Srbije i Crne Gore preokrenuli
u korist stabilne i dugotrajne zajednicke dr?ave. Za sada smo daleko od toga.
ARTEL: Ustavna povelja ipak govori o zajednickoj odbrani.
To je tacno, ali njena pa?ljiva analiza pokazuje da ona neprimereno favorizuje
suverenitet dr?ava clanica u sferi odbrane, dajuci im pravo da u slucaju
kolizije interesa blokiraju njeno funkcionisanje. To znaci da odbrana i ne
mora da se prihvata kao jedinstveni, tj. zajednicki problem, ?to mo?e da
bude veoma opasno. ?ta tu onda vredi strategija ako postoji pravna mogucnost
da se ona obezvredi, a pri tome ona treba da poslu?i kao platforma za zakonsko
oblikovanje sistema odbrane. Dakle, ne postoji ni povoljan ustavno-pravni
okvir za reformu ovog sistema, pa tako ni Vojske kao njegovog va?nog elementa.
ARTEL: Ministar odbrane upravo potencira reformu Vojske.
Potreba reforme Vojske nacelno nije sporna, ali je problem u njenoj svrsishodnosti
ako se imaju u vidu navedene politicke i ustavno-pravne okolnosti. Ove poslednje
cak namecu dilemu da li je Vojska zaista zajednicka oru?ana sila i dovode
u pitanje mogucnost njene upotrebe. Zatim, reforma ne mo?e da se svede samo
na oru?anu silu, vec na odbranu u celini jer je ona veliki i slo?en sistem.
ARTEL: Prema Ustavnoj povelji ona jeste zajednicka oru?ana sila.
Tako to deluje jer prema ovom aktu DZ SCG ima Vojsku (cl.54.) ciji je zadatak
da je brani SCG (cl.55.). Medutim, stav da regruti slu?e vojni rok na teritoriji
dr?ave clanice, a samo ako to ?ele i na teritoriji druge (cl.57.), kao i
stav o prelasku nadle?nosti vojnih tu?ila?tava i sudova na organe dr?ava
clanica (cl.66.) namece sumnju da je rec o necem drugom. Sve to deluje kao
trasiranje puta ka stvaranju zasebnih oru?anih snaga. Ovu dilemu pojacava
i cinjenica da se Vojska do sada finansirala iskljucivo iz bud?eta Srbije,
?to je bio primaran razlog da se za novog ministra odbrane ponovo izabere
njen kandidat. U medijima se pojavila i vest da ce uskoro biti penzionisan
nacelnik G? general Branko Krga i da na njegovo mesto reflektira nekoliko
crnogorskh kadrova, ?to navodi na zakljucak da u praksi vec postoji podela
oficirske strukture po nacionalnoj, tj. dr?avnoj osnovi. Kada sve ovo imamo
u vidu, onda se cini logicnim i pitanje ko treba da obezbedi ogromna finansijska
sredstva za reformu Vojske o kojim govori ministar odbrane, odnosno da li
ce i taj teret pasti na leda Srbije kao i do sada. Na sva ova pitanja mora
se urgentno i rezolutno odgovoriti. Tu ne sme da bude nikakvih tajni niti
zakulisnih radnji, vec se javnosti mora predociti pravo stanje stvari, jer
cemu onda prica o principima civilne kontrole i javnosti u ovom segmentu
dr?ave i njene politike.
ARTEL: Spomenuli ste i problem upotrebe Vojske.
Taj problem je veoma ozbiljan jer treba imati u vidu da prema Ustavnoj povelji
Vrhovni savet odbrane kao vrhovni komandant odluke donosi konsensusom. To
konkretno znaci da je uvedeno pravo veta i da je upotreba Vojske moguca samo
ako Beograd i Podgorica nemaju oprecno mi?ljenje o njenoj opravdanosti. Ko
mo?e da garantuje da se u odsudnim situacijama nece desiti suprotno, tim
pre kada znamo aktuelnu su?tinu oficijelnih srpsko-crnogorskih odnosa? Zato
mo?e biti fatalan i stav Ustavne povelje po kome Skup?tina DZ SCG ne mo?e
proglasiti ratno stanje jer nije dobila saglasnost skup?tine jedne ili druge
dr?ave clanice, a Savet ministara nema nikakva ovla?cenja u takvim situacijama.
I konacno, nedostatak ovog akta je i u tome ?to ne poznaje meru progla?enja
vanrednog stanja, ?to formalno li?ava mogucnost anga?ovanja Vojske u situacijama
zbog kojih se takvo stanje uvodi a gde je njena upotreba nu?na, npr. zbog
teroristickih aktivnosti vecih razmera. A problem terorizma se posebno potencira
od strane novog ministra odbrane i stavlja u kontekst reforme Vojske.
ARTEL: Smatrate da samo reforma Vojske nije dovoljna.
Sticem utisak da je reforma oru?anih snaga pitanje na kome se najvi?e insistira.
Medutim, reformski zahvati moraju obuhvatiti odbranu u celini jer je ona
svugde veoma slo?en sistem sastavljen iz vi?e, takode slo?enih i meduzavisnih
strukturalnih elemenata, tj. podsistema. Kao takav, on u sebe ukljucuje citav
odbrambeni potencijal dr?ave, odnosno brojne politicke, ekonomske, dru?tvene,
vojne i druge faktore. Zato se intervencije samo u jednom segmentu ovog kompleksnog
sistema nisu dovoljne, ma kako one bile potrebne. Opet ponavljam da je takav
pristup reformi odbrane moguc samo u dr?avi cija buducnost nije neizvesna.
ARTEL: ?ta znaci savremena odbrana iz ugla drugih zemalja?
To znaci da se ona bazira ne samo na vojnoj, nego i na civilnoj i ekonomskoj
komponenti. Pojedine dr?ave, kao npr. ?vedska i Slovenija, znacaj pridaju
i tzv. psiholo?koj komponenti odbrane. Sve one su funkcionalno povezane u
jedan sistem u kome svaka od njih ima svoje va?no mesto i posebno je zakonski
uredena. U stratigijama npr. skandinavskih zemalja, to se naziva sistemom
totalne odbrane. Po svojoj su?tini on predstavlja oblik odbrambeno-bezbednosnog
organizovanja ne samo dr?ave u u?em smislu, nego i dru?tva u celini. To prakticno
znaci da je odbrana briga kako nadle?nih dr?avnih organa, tako i drugih brojnih
dru?tvenih subjekata, ali i svakog punoletnog gradanina. Zato nije slucajno
?to se u ustavima velikog broja dr?ava, narocito na evropskom tlu, potencira
pravo i obaveza gradana da brane zemlju. Karakteriticno je da ovakav pristup
odbrani imaju i zemlje koje su u bezbedonosnom smislu u daleko povoljnijem
polo?aju od nas, ukljucujuci i one koje su pristupile evro-atlantskim integracijama
ili su vec odavno deo njih.
ARTEL: Mo?ete li pojasniti smisao ekonomsko-psiholo?ke i civilne odbrane?
Smisao ove prve je u stavljanju celokupnog privrednog i ekonomskog potencijala
zemlje u funkciju odbrane, odnosno u informativno-propagandnoj delatnosti
za potrebe odbrane u kojoj posebnu ulogu imaju sredstva javnog informisanja.?to
se tice civilne odbrane, njena osnovna funkcija je odbrana, za?tita i spasavanje
stanovni?tva i materijalnih dobara od posledica rata, elementarnih nepogoda
i industrijskih katastrofa. Mnoge zemlje joj vec decenijama pridaju visok
strate?ki znacaj iz uverenja da je ona nezamenljiv deo ukupnog sistema odbrane
kako zbog radikalnih promena u fizionomiji rata, tako i zbog brojnih realnih
opasnosti po bezbednost dr?ave u mirnodopskim uslovima. Zato civilna odbrana
ima veliki broj obveznika od dr?avnih organa do lokalne samouprave, preduzeca,
humanitarnih institucija i organizacija, naucnih instituta, medija itd. Dakle,
mnogi su na vreme shvatili njen znacaj, locirali je u ?iroki dru?tveni prostor
i kontinuirano ulagali u njen razvoj kako bi je osposobili da se suprotstavi
razlicitim bezbednosnim izazovima.
ARTEL: Kako se kod nas gleda na ove segmente odbrane?
Zakon o odbrani sadr?i odredbe o civilnoj odbrani, ali je on donet jo? u
vreme postojanja SRJ koje danas vi?e nema. Medutim, ona ni tada nije bila
uredena kao potpun sistem, a da bi to danas bila potrebno je strate?ko opredelenje
u tom smislu. Problem je i u neverovatnoj marginalizaciji brojnih strucnih
kadrova u ovoj oblasti koji svoju egzistenciju obezbeduju na poslovima za
koje se nisu spremali. Razume se da je i civilna odbrana skup sistem jer
podrazumeva i savremenu tehnolo?ku podr?ku, ali je i preko potreban i zato
se na njegovom razvoju mora dugotrajno delovati i ulagati. O tome mora postojati
svest, pre svega, kod onih koji "kroje" odbranu zemlje jer se njen problem
ne re?ava samo reformom Vojske i ulaskom u medunarodne odbrambene integracije.
U drugim zemljama civilna odbrana se ureduje posebnim zakonima i postoje
posebni dr?avni organi nadle?ni za njeno funkcionisanje. Tako, na primer,
Bugarska ima Dr?avnu agenciju za civilnu odbranu, Danska Agenciju za upravljanje
vanrednim situacijama, Portugalija Nacionalnu komisiju za civilnu odbranu,
Rusija Ministarstvo za vanredne situacije, Grcka Generalni sekretarijat za
civilnu odbranu, Italija Nacionalnu slu?bu za civilnu odbranu itd. Manje
va?no je pitanje da li su ovakve institucije samostalne u pogledu nadle?nosti
ili su pod ingerencijom ministarstva odbrane, odnosno ministarstva unutra?njih
poslova. Bitno je da one postoje i da deluju.
?to se tice tzv. ekonomske odbrane, njene mogucnosti su u korelaciji sa stanjem
ukupnih ekonomskih prilika u zemlji, a one su svima dobro poznate. Tu se
javlja i problem mogucih reprekusija procesa privatizacije na funkcionisanje
sistema odbrane, jer u njemu znacajno uce?ce imaju i strana fizicka i pravna
lica. Primera radi, kako cemo u sistem odbrane "uvezati" strate?ki va?ne
industrijske komplekse ako su oni strano vlasni?tvo i ako u ugovorima o njihovoj
prodaji nema klauzula "odbrambenog" karaktera? ?ta ce biti ako smo u sukobu
za zemljom ciji gradani su vlasnici takvih kompleksa? Mo?da se i varam, ali
utisak mi je da o ovom krupnom problemu niko ne razmi?lja i da se proces
privatizacije odvija izvan politike odbrane iako se zna da je odbrana, tj.
njena mogucnost direktno zavisna od podr?ke privrede u celini. Zato ovaj
aspekt, odnosno ekonomska odbrana, zauzima va?no mesto u strategijama i zakonima
o odbrani onih zemalja koje na nju gledaju saglasno njenom dru?tvenom znacaju.
ARTEL: Danas se potencira opasnost od terorizma, a ne od agresije.
Tacno je da je terorizam u sada?njem trenutku ozbiljan bezbednosni problem,
odnosno da je znacajno smanjena mogucnost ratnih sukoba, bar na evropskom
tlu. Ta cinjenica se nagla?ava u strate?kim dokumentima mnogih evropskih
zemalja koje vojnu odbranu smatraju samo jednim segmentom sistema bezbednosti.
To znaci da i mi moramo prihvatiti terorizam kao realnost, tim pre ?to i
sami imamo veoma lo?a iskustva sa njim. Medutim, taj problem mora biti obuhvacen
strategijom i politikom bezbednosti zemlje u celini, odnosno re?avati se
posredstvom institucija i mehanizama sistema bezbednosti, u kome je sistem
odbrane samo strukturalni deo. Jer, ako citate zakone o odbrani drugih zemalja,
videcete da je i dalje primarna funkcija sistema odbrane ocuvanje njihovog
suvereniteta, nezavisnosti, teritorijalnog integriteta i ustavnog poretka
od agresije. Zanimljivo je da se, na primer, Zakonom o osnovama nacionalne
bezbednosti Litvanije iz 1997. propisuje i obaveza gradanskog otpora agresoru
kao i gerilski nacin vodenja rata (Glava 7.), dok se Zakonom o odbrani Slovenije
iz 1994. daje pravo gradanima da se samoorganizuju u suprotstavljanju agresoru
(cl.7.) i propisuju oblici nevojnog otpora istom (cl.80.). I jedna i druga
su male zemlje i od nedavno clanice NATO. Mislim da dalji komentar nije potreban.
ARTEL: ?ta na kraju mo?ete reci?
Ono ?to i na pocetku. Moramo imati, pre svega, definisanu, uredenu i politicki
stabilnu dr?avu da bi i odbrana mogla da bude na nivou koji zahtevaju savremene
potrebe. Razume se, ekonomski aspekt je takode kljucan, ali taj problem nije
samo nama svojstven. Zato se bojim da u nedostatku ovih pretpostavki bilo
kako napisana strategija odbrane nece imati narocitog smisla. S druge strane,
nerazumem ni ?urbu prema evroatlantskim integracijama u situaciji kada nismo
u mogucnosti da sistemski oblikujemo ni sopstveni sistem odbrane, a ?elimo
da budemo deo medunarodnog.
---
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-10-01.html
O STRATEGIJI ODBRANE DZ SCG
Prof. dr Zoran Vucinic
(Autor je profesor medunarodnog prava na Fakultetu civilne odbrane u Beogradu)
Beograd, 29. septembar 2004. g.
Strategija odbrane ponovo nije u?la u dnevni red Skup?tine DZ SCG jer ni
njena druga verzija nije obezbedila konsenzus dr?ava clanica. Op?ti i konkretni
razlozi za to su dobro poznati i o njima je dosta komentarisano. Ono ?to
ipak zaslu?uje pa?nju jeste stav o opasnostima i pretnjama koje predstavljaju
kljucne determinante njenih bazicnih opredelenja. U tom smislu, akcenat je
stavljen na terorizam "kao najvecu i najrasprostranjeniju bezbednosnu pretnju",
dok je agresija procenjena kao malo verovatna i zbog toga "nije osnov za
utvrdivanje temeljnih opredelenja Strategije odbrane". Ovakav stav nije nepoznat
jer su ga javno iznosile i najodgovornije licnosti iz domena odbrane prilikom
obrazlaganja razloga za reformu Vojske DZ SCG.
Tako je terorizam dobio kvalitet najbitnijeg razloga za redefinisanje sistema
odbrane i reformu oru?anih snaga kao njegovog najva?nijeg stuba. S druge
strane, opasnost od agresije je minimizirana do mere da joj se vi?e ne pridaje
dosada?nji znacaj zbog pretpostavke da sada?nje prilike u svetu znacajno
smanjuju mogucnost da budemo izlo?eni ovakvoj opasnosti. Sudeci po tome,
koncepcija na?ih oru?anih snaga i odbrambenog sistema morala bi da pretrpi
radikalne promene jer borba protiv terorizma nije isto ?to i borba sa agresorom
u klasicnom smislu.
Ovakva procena s razlogom otvara mnoga pitanja, a posebno da li je rec o
zabludi, naivnosti, nestudioznom prilazu problemu, politickom udvaranju ili
o necem trecem. Da li se strategija odbrane mo?e zasnivati na ovakvim pretpostavkama
i da li smemo tek tako i toliko da redukujemo funkciju sistema odbrane ma
koliko terorizam bio aktuelan bezbednosni problem, a mogucnost ratnih sukoba
do te mere smanjena? Zar se svet zaista toliko promenio da je agresija toliko
minimizirana kao mogucnost? Da li oru?ane snage smeju, mogu i treba da budu
prvi e?alon u borbi protiv ove po?asti ako je poznato da ta uloga tradicionalno
pripada institucijama bezbednosti? Za?to odustajati od njihovih standardnih
zadataka kao ?to su odbrana i za?tita teritorijalnog integriteta, suvereniteta,
nezavisnosti i ustavnog poretka od agresije samo na osnovu iznete pretpostavke?
?ta ako se u neko dogledno vreme poka?e da ona nije tacna? Kako cemo se onda
braniti ako nam sistem odbrane nije pripremljen za takvu situaciju i da li
se mo?emo osloniti na saveznike, pod uslovom da ih budemo imali. Ako ostanemo
na ovom kursu zar time objektivno necemo podsticati potencijalnog agresora?
Istorijska iskustva upozoravaju da je orijentacija ka savezni?tvu cesto bila
odsudno nu?na, ali i da su savezni?tva sa velikim silama cesto izneveravala
ocekivanja manjih i slabijih dr?ava. S toga su mnoge od njih pribegavale
i strategiji oslonca na sopstvene snage, a uverenje da je to nu?no prisutno
je i danas bez obzira na clanstvo u NATO i drugim odbrambeno-bezbednosnim
integracijama. Zato nijedna nije promenila stav o primarnoj funkciji svojih
oru?anih snaga, tako da je mogucnost agresije, makar ona danas bila bitno
smanjena, i dalje ostala najva?nija determinanta njihovog postojanja.
Karakteriticno je da ovakav pristup odbrani imaju i dr?ave koje su u bezbedonosnom
smislu u daleko povoljnijem polo?aju od nas. To samo pokazuje koliko one
ozbiljno shvataju njen znacaj i potrebu da kao sistem bude dugorocno u stanju
da se odupre svim mogucim rizicima i opasnostima, bez obzira na to koji je
od njih trenutno aktuelan i da li ce u tome dobiti podr?ku saveznika.
Da se studioznije pristupilo analizi strate?kih i normativnih dokumenata
o odbrani posebno manjih evropskih zemalja, do?lo bi se do saznanja koja
bi nas podsetila na neka na?a ranija strategijska opredelenja. Rec je, pre
svega, o op?tenarodnom otporu koji je bio okosnica na?e odbrambene doktrine
i strategije u ranijim periodima, a koji se sada smatra prevazidenim modelom
odbrane. Da to nije ba? tako pokazuju neki strani primeri.
Tako Zakon o osnovama nacionalne bezbednosti Litvanije iz 1997. godine uvodi
koncept totalne i bezuslovne odbrane agresoru koji se ostvaruje i putem gradanskog
otpora, tj. "odbrambenim naporima naroda i svakog gradanina svim mogucim
sredstvima.". Koliki se znacaj pridaje ovakvom konceptu odbrane potvrduje
i odredba prema kojoj "uzgajanje patriotizma i obucavanje u ve?tinama otpora"
moraju biti deo obaveznog nastavnog programa u ?kolama. Zbog toga je formiran
Dr?avni centar za pripremu gradanskog otpora koji je pod direktnom ingerencijom
litvanske vlade. Kuriozitet ovog zakona je u tome ?to svoje gradane obavezuje
i na neoru?ano pru?anje otpora agresoru (tzv. civilna neposlu?nost) i ?to
predvida gerilski nacin vodenja rata koji je posebno potvrden Zakonom o organizaciji
sistema narodne odbrane i vojne slu?be iz 1999. godine. U njemu se ka?e da
sistem nacionalne odbrane cine i "gradani organizovani u partizanske jedinice
(pokret otpora)". Ovo sve nije bila prepreka zakonodavcu da propi?e da ce
Litvanija saradivati sa NATO u planiranju odbrane i integrisanja u transatlantski
sistem kolektivne bezbednosti, odnosno obavezu demokratske civilne kontrole
nad sistemom odbrane.
Neka od ovih re?enja poznaju i zakonodavstva drugih zemalja Evrope. Zakon
o odbrani Slovenije iz 1994. godine takode sadr?i ustanovu gradanskog otpora
agresoru i propisuje njegove oblike ispoljavanja, dok se u Strategiji odbrane
Slovacke ka?e da se u pripremanju gradana za odbranu "naglasak mora staviti
na jacanje svesti o njihovoj odgovornosti za odbranu dr?ave i njihove licne
spremnosti da u njoj ucestvuju", kao i da ce "u tom cilju gradani biti pripremljeni
da se suoce sa konsekvencama rizika i pretnji kroz mehanizam obrazovnog sistema".
Zakonom o nacionalnoj odbrani i oru?anim snagama Portugalije iz 1982. godine
je propisana obaveza gradana da aktivan i pasivan otpor agresoru. Ustav Madarske
obavezuje sve gradane da brane dr?avu kroz uce?ce u vojnim i civilnim slu?bama.
Prema ustavnim odredbama Bugarske, odbrana zemlje je obaveza i cast svih
gradana, pri cemu se izdaja ove obaveze smatra "zlocinom najveceg stepena
ozbiljnosti".
Kod nas se transformacija sistema odbrane svodi iskljucivo na reformu Vojske,
a razlozi za to su motivisani prevashodno interesima njenog spoljnjeg anga?ovanja.
Sve ostalo kao da nije bitno, a iz ?kolskih programa odavno je izbacena materija
odbrane. Ceo taj "reformski kurs" deluje prilicno tajnovito, ali samo kada
je rec o domacoj javnosti. Kako stvari stoje, princip transparentnosti odbrane
izgleda da mnogo vi?e pogoduje stranim vojnim savetnicima. Kako drugi na
to gledaju mo?da najbolje ilustruje Zakon o nacionalnoj bezbednosti Letonije
iz 2001. godine u kome se ka?e da "samo gradani Letonije imaju pravo da ucestvuju
u pripremi planova o nacionalnoj bezbednosti i odbrani".
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http://www.artel.co.yu/sr/izbor/jugoslavija/2004-10-19.html
RASTURANJE VOJSKE SRBIJE I CRNE GORE
Dr Mirjana Andelkovic Lukic
Beograd, 18. oktobar 2004. godine
I. UNI?TAVANjE NAMENSKE INDUSTRIJE
Namenska industrija bilo koje razvijene zemlje, se bazira na savremenim materijalima
i tehnologijama, koji se svakodnevno razvijaju u mocnim naucnim vojnim institutima
?irom razvijenih zemalja u kojima se izucavaju i istra?uju novi materijali
i tehnologije. Kada osvojeni materijali i tehnologije zastare u odnosu na
vojne potrebe, prepu?taju se civilnoj upotrebi. Otuda se najsavremenije tehnologije
i materijali sa posebnim karakteristikama (primer stelt-tehnologija, nevidljivih
materijala za radare) razvijaju upravo u vojnim institutima i pre svega za
vojne potrebe.
Imali smo jaku namensku, vojnu industriju, koja je bila jedna od najboljih
u svetu. Po nekim procenama, nalazila se po rangiranju kvaliteta i kvantiteta
proizvedenog naoru?anja na ?estom mestu u svetskim razmerama, a na trecem
u Evropi. Nekada je na?a namenska industrija bila veoma prisutna na svetskom
tr?i?tu naoru?anja, posebno u zemljama tzv, treceg sveta, ali su neke komponente
prodavane i zemaljama Evrope. Snaga na?e nekada?nje namenske (vojne) industrije
je bila u skladu sa razvijenom industrijskom bazom., odnosno, privredom zemlje.
Uspe?na namenska proizvodnja mo?e da se razvija i da postoji samo u zemlji
u kojoj je jaka privreda.
Ukoliko je namenska industrija jaka, jaka je i privreda, jer mora da proizvede
veoma kvalitetan proizvod koji podle?e riguroznoj vojnoj kontroli. Izvoz
naoru?anja je znacajna stavka u ekonomiji zemlje izvoznika i donosi veliki
profit. Uostalom, iz istorije je poznato da su se ratovi pokretali kada su
velike sile upadale u ekonomske krize. Proizvodnja oru?ja anga?uje metalnu,
te?ku, hemijsku , tekstilnu, ali i prehrambenu, laku industriju. Jednom recju,
pored redovnih potreba za civilne potrebe, industrija se anga?uje i na drugim
specificnim poslovima za vojne potrebe, ciji se proizvod odlikuje velikim
kvalitetom. Tako je u svim zemljama proizvodacima i izvoznicima naoru?anja.
Mi u tom nismo bili izuzetak.
Snaga namenske industrije neke zemlje ogleda se u opremljenosti njene vojske
ili armije, i u kolicini izvoza. Namenska industrija SFRJ, (vojna industrija),
spadala je u red najmocijih u zemlji, ali i u svetu. Nisu daleko iza nas
vremena kad je namenska industrija onoj SFRJ obezbedivala prihode od 5 do
7 milijardi dolara godi?nje samo od izvoza proizvoda namenske industrije.
Na?a vojna industrija je prvobitno bila licencno oslonjena vi?e na ruske
proizvode, ali i na americke. Tradicionalno kvalitetno jugoslovensko vazduhoplovstvo
i industrija vazduhoplova obezbedili su tada?njoj Jugoslaviji nekoliko tipova
aviona, prilagodenih na?im teritorijalnim uslovima: borbeni juri?ni avion
Jastreb, ?kolski borbeni tip Galeb 1 i Galeb 2, zatim Kraguj J-20, izuzetno
dobrih karakteristika, prilagodenih brdskim terenima, i veoma uspela varijanta
?kolsko-borbenog aviona Galeba G-4. Na izlo?bi vazduhoplova na aerodromima
Bur?e blizu Pariza i Fanboro blizu Londona, Galeb 2 je pokazao visoke letne
kvalitete i dobre akrobatske karakteristike, na osnovu cega je dobio laskava
priznanja stranih strucnjaka. Galeb i Jastreb su se izvozili. Serijska proizvodnja
ovih aviona pocela je 1964 godine. Desetak godina kasnije, razvijen je avion
u kooperaciji sa Rumunijom, poznati Orao. Poleteo je 1976 godine. Ovakvom
razvoju vazduhoplova bila je potrebna i eksperimentalna aerodinamika na modelima
letilica u aerotunelu. Veoma mali broj zemalja, ima ovakav izuzetno skup
tunel sa sistemom za upravljanje rada tunela, kao i sistemom za prikupljanje
i obradu podataka.
Pored domace proizvodnje aviona, na?a vojna industrija je proizvodila borbena
vozila, tenkove, mini podmornice, te?ke kamione, topove, artiljerijsku municiju,
razne vrste vrste malokalibarnog oru?ja. Uspe?no su proizvodena i sredstva
za elektronsku podr?ku, sistemi za upravljanje vatrom, radio stanice, optoelektronika,
osmatracki radari, telekomunikacioni sistemi.. Naoru?anje je ispitivano u
specijalizovanim visoko strucnim opitnim centrima: vazduhoplovnim, mornarickim
i kopnenim, na izuzetno sofisticiranim poligonima, nabrojimo samo one najvece:
Krivolak u Makedoniji, koji spada u najbolje poligone u Evropi, ( sada njime,
da li treba reci, komanduju NATO vojnici i koriste ga kao svoj, kao da su
ga oni izgradili ), Kalinovik u Republici Srpskoj, Nikinci u Srbiji, kao
i poligoni na moru: Prevlaka, na granici Hrvatske i Crne Gore i Lu?tica u
Crnoj Gori. Sve ove poligone izgradila je vojska, odnosno tada?nja JNA. Danas
su u upotrebi vojske SCG poligoni Nikinci i Lu?tica
Zalivski rat 1991. godine je pokazao da je na pustinjskom terenu najbolje
performanse imao na? tenk M-84, koji je zahvaljujuci domacim materijalima,
domacoj pameti i tehnickim re?enjima na menjacu, bio na drugom mestu, iza
americkog. Sa izuzetno dobrom pokretljivo?cu, niskom siluetom i jakom vatrenom
moci, (snabdeven je tenkovskim topom 125 mm), dospeo je u sam svetski vrh
po kvalitetu. Da je imao protivoklopnu za?titu, (koja je nekoliko godina
kasnije kod nas osvojena), bez sumnje bi zauzeo prvo mesto. Kuvajt u svom
naoru?anju ima oko 300 tenkova M84, na?e proizvodnje. Kuvajcani su potra?ivali,
posle zalivskog rata, jo? 700 tenkova da im se isporuci. Ovaj tenk kao veoma
skupo orude, doneo bi veliki prihod zemlji, a pritom je na njegovoj proizvodnji
anga?ovano oko 3000 jugoslovenskih kooperanata. Ova velika isporuka bi dala
jo? veci zamah na?oj namenskoj industriji, a celoj zemlji bi donela veliki
profit. Da li zbog namenske industrije, ili zbog strate?kog polo?aja SFRJ,
ili neceg treceg, ba? 1991 godine kod nas je pocelo nasilno cepanje SFRJ
uz izbijanje gradanskog rata u otcepljenim republikama.
Na?a namenska industrija je bila osposobljena za proizvodnju najslo?enijih
borbenih sredstva: vozila, aviona, mini-podmornica, artiljertijskih sistema
tipa Oganj, Plamen, Orkan. Takode smo bili u stanju da proizvodimo PVO sisteme
poput sistema Strela 10. Proizvodili smo artiljerijsku municiju velikih i
manjih kalibara, protivavionska sredstva, poput strele 2M (1500 komada je
uni?teno na pologonu Nikinci, uz asistenciju biv?eg ministra vojnog Tadica
a uz prisustvo ambasadora SAD Mongomerija, a svaki komplet je ko?tao oko
7000 evra), i protivoklopna, poput ose, zolje, bumbara i sl. Zadnji veliki,
izuzetno znacajan projekat koji je razvio VTI, odnosio se na modernizaciju
tenkova, po pitanju elektronike, ali i njihovo opremanje sa protivoklopnom
za?titom, kutijama aktivnog oklopa, kakvu ima malo zemalja u svetu. Ne treba
zaboraviti ni streljacku municiju, pu?ke, pi?tolje, koji su medu najpoznatijim
u svetu. Pi?tolj iz kragujevacke Crvene zastave CZ 99 po svojim performansama
nema ni jednog takmaca u svetu. Ovaj pi?tolj deluje u najrazlicitijim uslovima:
kada je blatnjav, mokar, a mo?e da deluje i pod vodom.
Na?a poznata fabrika vojnih eksploziva, Prva iskra, iz Barica, po kvalitetu
proizvoda pre rata stajala je ravnopravno rame uz rame sa poznatim svetskim
proizvodacima brizantnih eksploziva, iz ?vedske ili Francuske. Proizvodi
''Prve iskre -Namenska'' , bili su osnova za na?u proizvodnju razlicitih
tipova municije, od razorne do kumulativne, razlicitih minsko - eksplozivnih
sredstva, kao i privrednih eksploziva. Posle uvedenih sankcija i ona je tavorila,
borila se za pre?ivljavanje, i uz ranije zalihe, nekako uspevala da koliko
toliko odr?i proizvodnju.
U Lucanima se proizvodio barut, tako da smo mogli da pokrijemo potrebe vojske
i da odr?imo neophodnu vatrenu moc. Pri tom smo morali da osvojimo proizvodnju
inicijalnih eksploziva, (koja je ostala u Gora?du), i proizvodnju crnog baruta,
(koja je ostala u Kranju).
U Srbiji je posle nasilnog komadanja SFRJ ostao jak naucni i strucni potencijal,
u Vojnotehnickom institutu, Tehnickom opitnom centru i razvoju u samim fabrikama
namenske industrije. Glavni pokretaci razvoja novih sredstava u uslovima
izuzetno ote?anim sankcijama i siroma?tvom vojske, ali i dru?tva u celini,
bio je VTI sa pratecim strukturama u namenskoj industriji. Kad se razbila
SFRJ u Srbiji je ostala hemijska proizvodnja klasicnih eksploziva, baruta,
artiljerijske i PVO municije, uz sredstva koja su zaostala posle raspada,
PVO sistemi KUB, Neva, Strela 10, borbeni avioni MIG 21 i MIG 29 i artiljerijska
oruda vecih kalibara, Plamen, Oganj.
Na?a namenska ndustrija je sistematski uni?tavana, posebno uvodenjem sankcija.
Analize iz CIA instituta za Balkan su pokazivale da je Srbija od svih biv?ih
jugoslovenskih republika, zemlja sa najvecim kadrovskim, tehnicko-tehnolo?kim
i sirovinskim potencijalom i da ce najbr?e da se razvije na svim privrednim
podrucjima. Zbog toga su name?teni razlozi za uvodenje sankcija. Tacnije,
opsade zemlje. Kao u vreme srednjovekovnih opsada gradova. Nije moglo ni?ta
ni da se uveze, ni da se izveze. Cak ni bebama kiseonik. Sa ove vremenske
distance jasno je da se sve to planski i namerno radilo kako bi se Srbija
?to vi?e iscrpela, osiroma?ila i ?to jeftinije prodala.
II. NA?A NAMENSKA INDUSTRIJA DANAS
Posle nasilnog rasturanja SFRJ, namenska industrija se svela na ne?to manji
obim proizvodnje u SRJ. Veoma surove sankcije su onemogucile nabavljanje
sirovina za proizvodnju, ali su takode onemogucavale i izvoz. Medutim, uz
jo? postojece rezerve, proizvodnja se odvijala i proizvodilo se najbitnije
?to je bilo neophodno za ocuvanje minimuma borbene gotovosti za SRJ. Mnogo
se pa?nje poklanjalo remontu i ocuvanju vatrene moci za ono malo oruda koja
su nam preostala od velike SFRJ, ?to se pokazalo opravdanim u vreme NATO
agresije na na?u zemlju. Najte?e je bilo sa avionima. Na?i piloti su najvi?e
osetili sankcije, jer su imali mali broj letova, zbog nedostatka goriva.
Jedan od razloga za razbijanje SFRJ je, izmedu ostalog i na?a namenska industrija,
koja je po obimu i kvalitetu naoru?anja, bila na ?estom mestu u svetu. Izvozom
na?eg naoru?anja zemlje uvoznice nisu politicki, ni na bilo koji drugi nacin
uslovljavane, tako da su mnoge zemlje treceg sveta najradije kupovale na?e
naoru?anje. Prodavanje naoru?anja ovim zemljama nije bilo ''iskljucivo prodavanje
smrti'', kako neki ''mirotvorci'' pretstavljaju takav vid proizvoda. Ono
je odigralo veliku ulogu u oslobadanju tih zemalja od kolonijalnog ropstva.
Posle Dejtonskog sporazuma, morali smo da prihvatimo smanjenje vojske, pa
smanjenje naoru?anja, tako da je uni?ten veliki broj komada te?kog oruda,
artiljerijskog i tenkova, ali i aviona. Po na?im magacinima su poceli da
vr?ljaju strani vojni posmatraci, prebrojavali su svaki magacin i svaki komad
naoru?anja i municije u njemu i zapisivali. Ukoliko bi pri sledecoj (nenajavljenoj)
inspekciji na?li vi?e ili manje samo i jedan metak, sve se uni?tavalo, (da
li treba reci), na na? racun.
Nije moglo da se proizvodi u onom obimu ili da se prave velika oruda, ali
se proizvodila artiljerijska municija za haubice, tenkovske i avionske topove,
za protivoklopna i protivavionsaka sredstva. Smanjena je proizvodnja, (ali
je postojala) artiljerijske municije u ''Kru?iku'' u Valjevu i ''Slobodi''
u Cacku. Remontovani su i modernizovani tenkovi.
Zahvaljujuci entuzijazmu na?ih strucnjaka, uspevalo se da se osvoji i neka
nova proizvodnja, razvijana su nova sredstva i u vreme naj?e?cih sankcija
(1994/95), uvedena je u naoru?anje veoma znacajna protivoklopna za?tita tenkova,
(kutija aktivnog oklopa), koja je u potpunosti proizvod domace pameti, a
mali broj zemalja poseduje takvu proizvodnju. Ovom za?titom su vec snabdeveni
neki na?i tenkovi. Takode, u vreme sankcija, je proizvedeno protivoklopno
sredstvo bumbar sa tandem punjenjem i pu?ka M 21, popularna Crna strela,
koja je ujedno i bacac granata. Ona je sada na? najva?niji izvozni artikal.
Krajem devedesetih godina na?a privredna proizvodnja (a sa njom i namenska)
pocela je da pokazuje izvesne znake oporavka. Ovo je pokazala i studija Balkanolo?kog
instituta CIA za na?u zemlju. Da bi se to sprecilo, pokrenuta je pobuna na
Kosmetu, posle cega je usledilo bombardovanje NATO alijanse, pod izgovorom
da se sru?i Milo?eviceva diktatura, kako bi se do kraja razorila na?a namenska
ali i celokupna privreda, i oteo deo zemlje sa najbogatijim rudnim i vodenim
bogatstvima. (Slicno se desilo sa Kuvajtom 1912 godine, kad su ga Britanci
nasilno izvukli iz Iraka).
Tokom NATO agresije, bombardovana su sva na?a preduzeca namenske industrije.
Da li ih treba nabrajati: Sloboda, Kru?ik, Crvena zastava, Prva iskra, Lucani,
Trajal-vojni deo, ali i fabrike te?ke industrije, Kraljevo, Industrija ma?ina,
itd. Posle bombardovanja, koje je trajalo tri meseca, na?i ljudi su rascistili
ru?evine i nekako organizovali proizvodnju. Ali nije vi?e bilo moguce ispuniti
stroge vojne zahteve kontrole proizvoda, jer se radilo bukvalno pomocu ?tapa
i kanapa. Malo po malo zamirala je proizvodnja. Pogotovu ?to je zemlja ponovo
upala u krizu, novac se nije isplacivao vojsci, koja je najveci korisnik
i narucilac proizvoda namenske proizvodnje, izvoz, koji je koliko toliko
postojao cak i za vremne sankcija, sasvim je zamro. Kao na? najveci izvozni
adut sada je pu?ka Crna strela, iz Kragujevca. A nekad se izvozilo za 7 milijardi
dolara godi?nje!
Dana?nji nivo proizvodnje u namenskoj indistriji posle njenog divljackog
ru?enja tokom NATO agresije je drasticno smanjen, a i provejava ideja da
nam ta privredna grana nije ni potrebna, jer nam ni vojska nije potrebna,
jer ratova na na?em prostoru vi?e nece biti, i ako udemo u NATO, eto nama
vecitog mira (zna se ko ima veciti mir). Ovo mi?ljenje imaju ili velike neznalice
ili zlonamerni pojedinci koji ne ?ele dobro ovoj zemlji.
Imamo veoma sposoban naucni potencijal medu vojnim strucnjacima. Ali, uz
uni?tavanje na?e namenske industrije, koja se sve vi?e gu?i i zamire, gu?i
se i uni?tava i na?a vojska i na? strucni i naucni potencijal koji je koncentrisan
u vojnim naucnim institutima razlicitih profila. Mora da se istakne izuzetna
strucnost na?eg oficirskog kadra, koji je mnogo nadmocnijeg neprijatelja
uspeo da nadmudri. O tome postoje strucni prilozi objavljeni u raznim vojnim
casopisima neposredno posle prestanka bombardovanja, (na pr. Défense nationale,
No 12, 1999.str. 39). Neposredno posle bombardovanja (pre dolaska DOS-a na
vlast) dolazile su razne vojne delegacije iz razlicitih zemalja, kako bi
?to vi?e saznali o mogucnostima maskiranja i PV odbrane.
Na? oficirski kadar va?i za najbolje ?kolovan kadar u Evropi. Na?e vojne
akademije su u rangu fakulteta sa strogim prijemnim ispitima. A kako je to
u stranim vojskama? Primera radi jedan od glavnih vojnih slu?benika NATO
u Republici Srpskoj ima samo srednju ?kolu i neke kurseve na osnovu kojih
je dospeo na visoke vojne polo?aje! U na?oj vojsci oduvek su postojale strucne
saradnje na nivou vojski Evrope, pa su tako na?i oficiri odlazili na ?kolovanja
na visoke vojne ?kole u Francusku, V. Britaniju, ali i u Ameriku i SSSR.
Odande su donosili nova saznanja, sticali zvanja magistara i doktora na presti?nim
vojnim ?kolama. Kod nas su se takode ?kolovali oficiri iz drugih zemalja.
A biv?i ministar vojni Tadic o tome nije imao pojma, pa je bio ushicen dostignucima
u francuskoj armiji i odmah je pozvao i njihove, pored britanskih, oficire
da na?im oficirima dr?e predavanja, umesto da je obratno. Jer na?a vojska
se prva u Evropi susrela sa organizovanim terorizmom na svojoj teritoriji
i uspe?no ga suzbila, uprkos logistickoj podr?ci sa strane.
Imamo strucan i naucni vojni potencijal, imamo strucnjake koji bi mogli da
izvr?e reformu vojske, a da bude u skladu sa savremenim razvojem oru?anih
snaga evroatlanstskih zemalja.
Na?a nevolja je u op?tem siroma?tvu, koje nije zaobi?lo ni vojsku. Na?i oficiri
su kadri da izvr?e reforme u skladu sa zahtevima savremenog ratovanja, ali
reforme bi onda bile prilagodene na?im potrebama i zahtevima odbrane zemlje.
Nama sada uslove reforme diktiraju neki strani savetnici, pre svega Englezi.
A ti Englezi imaju veoma dobra iskustva u kolonizaciji zemalja. Da li se
to nama sprema?
Milo? Obrenovic je u onoj maloj Srbiji u kojoj je jedva bilo 4 miliona du?a,
imao vojsku od 120 hiljada boraca. Naravno, da se Turska, kao velika sila
na Balkanu, tome jako opirala, ali Milo? je tu bio izricit.
A ?ta se sa nama de?ava danas? Imamo najugro?eniji prostor od svih biv?ih
republika SFRJ, imamo terorizam na Kosmetu, imamo pretnje da ce se terorizam
preliti na jug centralne Srbije, imamo osetljivu situaciju u Ra?koj, na jugu
Srbije, a mi i dalje licitiramo sa brojem vojnika : 3000 , 15000, 25000,
uz stalno ''reformisanje'' vojske, bez dodatnih materijalnih sredstava. (Najnovije
je da je ministar vojni ovih dana izjavio da je u Crnoj gori dovoljno oko
3500 vojnika). Reforma vojske nije samo penzionisanje velikog broja oficira,
generala i civilnih lica, (i svih onih koji su se istakli u odbrani zemlje
u vreme NATO agresije), ni dostavljanje zapisnika sa sednica Vojnog saveta,
dovodenje drugorazrednih stranih vojnih savetnika da dr?e predavanja na?im
oficirima, dopu?tanje da razni vojni posmatraci i ''savetnici'' vr?ljaju
po na?im vojnim strukturama i preturaju po poverljivim dokumentima, niti
intenzivno ucenje engleskog jezika, slanje generala Pavkovica i Lazarevica,
sa nesumnjivim vojnim i stare?inskim kredibilitetom u Hag. Reforma vojske
ko?ta, ona podrazumeva moderno naoru?anog vojnika, sa takode modernom i sofosticiranom
vatrenom podr?kom, sa dobrom platom, bar onako kako je zakonom predvideno:
1:5 u odnosu na prosecnu platu. Zatim broj vojnika ne bi smeo da se spusti
ispod 60 000 boraca, to je minimum koji ova zemlja mo?e da prihvati imajuci
u vidu broj stanovnika. Od toga vecinu profesionalaca. A sve to mnogo ko?ta.
U jednom na?em nedljnom casopisu (Svedok) potpukovnik vojske SAD i jedan
od najpoznatijih strucnjaka za bezbednost, Frederik Piterson, na pitanje
kako gleda na politiku kojom se na margine stavlja na? najveci antiteroristicki
adut, vojska, odgovara da je koncept transformacije i smanjenje vojske moguc
na osnovu novih tehnologija koje omogucavaju upotrebu manjih snaga sa vecom
vatrenom moci. A to naravno zavisi od ekonomske snage i politike dr?ave.
Iz ovog odgovora i laiku je jasno da je smanjenje vojske moguce jedino uz
njeno savremeno naoru?avanje i kori?cenje modernih sredstava ratne tehnike,
moderne elektronike i povecane ubojne moci. Ne mo?e se govoriti o transformaciji
vojske ako su njene stare?ine na ivici egzistencije, a vojni bud?et, namenjen
za modernizaciju i opremanje vojske se smanjuje iz godine u godinu. To znaju
i laici, a da li to zna i aktuelni ministar vojni, koji je na ovo mesto do?ao
sa mesta eksperta za razoru?anje u nekoj komisiji pri UN?
III. REFORMA VOJSKE
Perspektiva na?e vojske sa stanovi?ta reforme, i na?eg vojno-industrijskog
kompleksa, ako u tome ucestvuju strani savetnici u General?tabu i u ministarstvu
vojnom nije ba? sjajna. Strani savetnici u jednoj vojsci koja je uspela da
se odbrani od najmocnije sile sveta, a kojoj i oni sami pripadaju, sigurno
da nece doneti boljitak vojsci i te?ice po svaku cenu da je demontiraju i
da sklone sve one koji su ucestvovali u odbrani. Prvo ?to se osetilo kao
plod njihovog savetovanja je bilo masovno penzionisanje sposobnog oficirskog
i generalskog kadra. Aktuelni ministar vojni, gospodin Prvoslav Davinic ima
preko 65 godina, i trebalo bi po na?em zakonu, da je u penziji. Umesto da
on bude penzioner, nastavio je posao koji je njegov prethodnik, gospodin
Tadic uspe?no zapoceo, te je penzionisao veliki broj oficira i generala mladih
od 57 godina. Mnogi od njih su zavr?ili visoke vojne ?kole, imaju magistraturu
ili doktorat. A gospodin Davinic, ministar vojni, pre desetak dana je postao
predsednik upravnog odbora preduzeca ''Jugoimport SDPR''. I verovatno ce
da izvozi, kao vojni proizvod, pecurke, jer je u jednom intervjuu rekao da
fabrika ''Prvi partizan'' iz U?ica ima podzemne prostorije u kojima se nalaze
neka postrojenja, krajnje nepotrebna, ali da bi se kapaciteti iskoristili,
tu mogu da se gaje pecurke. Verovatno namenske, odnosno, vojne. A inace je
gospodin Davinic, koliko sam mogla da procitam iz ?tampe, do?ao na ovo mesto
pravo iz neke komisije pri UN za razoru?anje. Tako da je po tom pitanju veoma
kvalifikovan, ?to se uostalom po nekim njegovim poduhvatima, vidi.
Danas je na? vojno-industrijski kompleks kao i vojska, pao na niske grane,
i najverovatnije je u vezi sa planskim slabljenjem vojske. Vojska, kao najveci
potro?ac proizvoda namenske industrije, nema para da tu proizvodnju finansira,
odnosno da te proizvode kupuje, tako da sve staje i zamire. Na? narod ima
jednu izreku, zasnovanu na gorkom iskustvu: ''Ko ne hrani svoju vojsku, hranice
tudu.'' Nema dovoljno sredstava za obezbedivanje stanova, plata, za ishranu
vojske, za pokretanje proizvodnje, smanjen je vojni budet, standard vojnih
lica nikada nije bio posebno visok, ali danas je nedopustivo nizak.
Sada?nji ministar Davinic je u jednoj radio emisiji rekao da ce na? ulazak
u partnerstvo za mir da pokrene investicije za 300%. Koje vrste investicija,
nije precizirao, odnosno nije rekao da li cemo ih dati ili dobiti. Ali je
veliki pobornik helikoptera. Smatra da su nama od vazduhoplova, jedino potrebni
helikopteri, te su odobrena sredstva za modernizaciju tri na?a helikoptera.
Kad bismo u?li u NATO trebalo bi da se odmah izdvoji oko 4 milijardi dolara,
(kasnije bi ta suma bila znatno veca) kako bi se uvezla (zastarela) NATO
vojna oprema i naoru?anje, (zato se i uni?tava domaca vojna industrija).
Sa uvezenim naoru?anjem, ''uvoze'' se i instruktori za obucavanje na?ih vojnika
kako da koriste sofisticiranu vojnu opremu. Instruktori se posebno i to debelo
placaju. Pri tom se gubi vlastita proizvodnja i samostalnost u raspolaganju
sa odredenim proizvodima namenske industrije. Natura se proizvodnja koja
zemlji ne donosi profit, ali zato odgovara NATO savezu. Prodavanje naoru?anja
je izuzetno isplativ posao, skoro kao sa naftom.
Ga?enje vlastite proizvodnje mnogo ko?ta zemlju, jer se ukida pravo trgovine
i raspolaganja vlastitom vojnom opremom. NATO clanica, (ukoliko nije Nemacka,
Velika Britanija, Italija, ili neka druga velika sila), zavisna je od dobre
volje mocnih. Setimo se afere sa topovskim granatama u vreme Prvog svetskog
rata kad su Francuzi isporucili srpskoj vojsci neupotrebljivu artiljerijsku
municiju veceg kalibra od kalibra topova koje je imala srpska vojska. Uz
veliki rizik, srpski borci su u Kragujevcu na strugovima morali da doteruju
kalibar na pravu meru.
Ovih dana je aktuelan zahtev ministra inostranih poslova Vuka Dra?kovica
za povlacenjem tu?be protiv NATO pakta koji nas je 78 dana divljacki bombardovao
i napravio ?tete prema na?im proracunima od oko 200 milijardi dolara, i zatrovao
nas, cime je izazvao najvecu ekolo?ku katastrofu dvadesetog veka na na?em
tlu. Veli na? spoljni ministar da ukoliko ne povucemo tu?bu, necemo moci
u ''Partnerstvo za mir''. A da li na? spoljni ministar zna da to ''partnerstvo''
nama nece doneti nikakav novac za saniranje posledica bombardovanja, i to
ne samo ekolo?kih, koje su takode veoma skupe, vec i saniranje svih objekata,
mostova, fabrika, elektricnih postrojenja, koja su poru?ena tokom tromesecnog
bombardovanja.
Partnerstvo za mir je zami?ljeno da bude brana narastajucem terorizmu, koji
jeste veliki problem savremenog sveta. Ali, organizacija Partnerstvo za mir
slu?i pre svega mocnima, za uvecanje njihovog bogatstva. To je, po mom mi?ljenju,
nova vazalna jeftina vojska, koju ce mocne zemlje da ?alju zarad svojih interesa
u nemirna podrucja, koja su pre toga destabilizovale. Partnerstvo za mir
je smi?ljena organizacija da bi se NATO alijansa snabdela sve?om krvlju,
jer evropski partneri poput ?panaca, ali i drugih, vec povlace svoje vojnike
iz Iraka. Predsednik Bu? je u jednom intervjuu rekao da ce manjak od 30 000
vojnika u Iraku popuniti vojnicima iz novoprimljenih zemalja u clanstvo Alijanse.
Ali ti vojnici, savremeni vazali i najamnici, nece biti sposobni, a ni motivisani
da odbrane od terorista civilno stanovni?tvo zemlje u koju ce biti poslati.
Svedoci smo martovskih dogadaja na Kosmetu. Pa to su te snage u koje ce se
regrutovati vojnici iz novoprimljenih zemalja. Da li su za?titili srpski
?ivalj od pogroma? Da li su za?titili kulturna i materijalna dobra Srba na
Kosmetu?
Na?i ministri i vlada se ponose time kako smo bili ''mrtvi ladni'' tokom
martovskog pogroma Srba, jer nismo pru?ili nikakav otpor, povredili nekog
?iptara teroristu, ili ne daj bo?e, pokrenuli vojsku. A i svet je to shvatio
kao jak, pozitivan signal, pa nam je pru?io savr?enu (verbalnu) podr?ku,
(od koje na?i ljudi na Kosmetu nisu imali nikakve koristi) i uputio o?tro
upozorenje ?iptarima da tako ne?to vi?e ne cine, i da moraju da obnove sve
?to su poru?ili. I, ?ta je od svih obecanja
Istorija se ne ponavlja, ali velike sile na ovim na?im nesrecnim prostorima
imaju uvek iste interese.
Napomena: skracena verzija istog teksta objavljena je u jednom od prethodnih
brojeva "Ogledala"
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http://www.artel.co.yu/sr/izbor/jugoslavija/2005-07-09.html
SRBIJA I NOVI SVETSKI POREDAK
Dr Mirjana Andjelkovic - Lukic
(Tekst je objavljen u nedeljniku OGLEDALO, br. 51. OD 8.06.2005.god.)
Novi svetski poredak, koji se krajem dvadesetog veka poceo da ostvaruje,
kao vekovna te?nja mocnih bankara u ovladavanju svetom, uveliko je umar?irao
i u na?u zemlju. Za sada je olicen u Ujedinjenoj Evropi, ?to je samo deo
velikog projekta ka ujedinjenju svih zemalja sveta. (Ova sintagma veoma lici
na komunisticki poklic: Proleteri svih zemalja ujedinite se!)
Prikazi iz Orvelove ''1984'', napisane daleke 1949 godine, pocinju da dobijaju
ru?nu izvesnost, posebno na na?im prostorima. Rat i novac, destabilizacija
politickih prilika u zemlji, otimanje dela teritorija bogatih rudnim blagom
ili naftom i vodom, izazivanje ''malih, prljavih ratova'' ?to povecava profit
bogatih zemalja-izvoznica naoru?anja. Poni?tavaju se suvereniteti dr?ava,
svode se na regione i teritorije, cime se potvrduje nastupanje jednog novog,
surovog doba u kome ce ljudi-robovi biti samo signal cipa na ekranu Velikog
brata izra?enog u bankarskim oligarsima. Kod nas je vec u pripremi elektronski
nadzor za ?pijuniranje gradana, licna karta sa kodom, ?to predstavlja apsolutnu
kontrolu nad svakim pojedincem imaocem takve licne karte. To ?to se time
kr?e ljudske slobode, nikoga iz na?e vlade nije uznemirilo!
Jedan od prvih koji je do kraja prozreo perfidnost globalizacije novog svetskog
poretka, bio je Geri Alen, novinar-reporter i pripadao je samom vrhu istra?ivackog
americkog novinarstva. Tokom svog novinarskog rada upoznavao se sa moci
novca i bahato?cu vlasti i shvatio da postoji velika opasnost po svet stvaranjem
jedne svetske vlade, jedne vojske, jedne valute. Postao je antiglobalista.
Pred kraj ?ivota 1986 godine, napisao je knjigu ''Recite NE novom svetskom
poretku'' u kojoj je detaljno prikazao kako deluje svetska vlada i na koji
nacin eksploati?e, ali i stvara svetsku sirotinju. U knjizi je objasnio
kako deluje Svetska banka preko formiranja nacionalnih banaka, (kod nas
Nacionalna ?tedionica!) kako MMF proizvodi novo roblje i nacin kako da se
svet odupre tom pohodu neokolonista.
Svi primeri koji su u knjizi prikazani, zastra?ujuce verno su ostvareni
u na?oj zemlji preko elemenata delovanja Novog svetskog poretka, a to su:
· svetski poreski sistem,
· svetski sud,
· svetska armija (plavi ?lemovi),
· svetska centralna banka sa zajednickom valutom,
· svetska dr?ava socijalne pomoci,
· prinudno svesvetsko ekonomsko planiranje,
· ukidanje prava na posedovanje vlastitog oru?ja,
· prinudna kontrola nataliteta,
· kontrola obrazovanja.
Analizirajuci navedene elemente monstruozne gradevine olicene u Novom svetskom
poredku, (NSP) vidi se da je u Srbiji i Crnoj Gori uveliko primenjeno sve
iz navedenih tacaka. Dobili smo sud na kome se sudi na?im gradanima za legitimno
pravo suverene dr?ave na odbranu od terorista i agresije, ukinuto nam je
pravo posedovanja vlastitog oru?ja (na zadnjem sastanku NATO saveza na?
ministar vojni je izneo podatak da ce vojska SCG bankrotirati u avgustu,
u cemu je njegov i doprinos ministra finansija, uz zdu?nu pomoc MMf-a, ogroman!),
odreduju nam kako cemo da potro?imo novac koji nam uz zelena?ke kamate daju
kao kredite, (a na?i mondijalisti pe?orativno ih nazivaju ''donacijama''),
okupirala nas je svetska armija ? plavi ?lemovi, koja je prisutna na Kosmetu
i Republici Srpskoj i sve cini da ni?ta ne ucini za bezbednost srpskog ?ivlja.
Uvodi se zajednicka valuta, za sada evro, na teritoriji EU, koja je ukinula
nacionalne valute poput nemacke marke, franka ili lire i uticala na osiroma?enje
veceg dela stanovni?tva Evrope.
Recesija u Evropi je sve veca, prete socijalni nemiri zbog velikog broja
nezaposlenih, ?to ce se povecati prilivom jeftine radne snage iz novoprimljenih
biv?ih socijalistickih dr?ava. Jedan od bitnih segmenata ove monstruozne
tvorevine je kontrola ?kolstva. To se vidi po na?em reformisanju ?kolstva
u kome ce se uciti samo ono ?to je podobno za NSP olicen (za sada) u Ujedinjenoj
Evropi. ?kolstvo se reformi?e po Bolonjskoj deklaraciji, koja je va?eca
i za ostale zemlje EU, ali ona ne predvida izucavanje nacionalne istorije
ili bilo kakve posebnosti zemlje clanice. Znanje je ''sila i moc'', zbog
toga je potrebno vecinu dr?avljana, buducih robova, osposobiti samo toliko
da mogu da pritiskaju neko dugme na ma?ini, da se u toku rada ne povrede,
jer to ko?ta poslodavca, i da stalno strepe da ce biti otpu?teni. Ozbiljnije
?kolovanje je omoguceno (vec sada) samo bogatim, odabranim, onima koji ce
se pripremati za uce?ce u strukturama (svetske) evropske vlade. Granice
medu dr?avama se poni?tavaju, prolaz ljudi i roba se olak?ava, vladaju multinacionalne
kompanije, nema kontrole na granicama, svako mo?e da ude i izade iz zemlje
clanice kad hoce (ukoliko nije Srbin!). U nabrojane mehanizme vladanja NSP
spadaju i kontrolisani mediji -?tampani i elektronski, koji uveliko uticu
na stvaranje svetskog javnog mnjenja, ?to smo takode iskusili na vlastitom
primeru. Na na?im prostorima najveca medijska ?tetocina je bankar Soro?
i njegovi antisrpski elektronski i ?tampani mediji.
Prinudna kontrola nataliteta nije samo njegovo smanjenje, (kao ?to se radi
u Kini i Indiji) vec i njegovo povecanje. Na na?im prostorima je stopa nataliteta
kod ?iptara najveca u Evropi i medu najvecim u svetu. I to je dirigovni
natalitet, sa odredenim politickim ocekivanjima.
Sveto trojstvo novog svetskog poretka je vlast-novac-presti?. Davne 1983.
predsednik Ronald Regan je na samitu ekonomista u Vird?iniji rekao: ''Svetskoj
ekonomiji je preko potreban zajednicki monetarni standard ?to je ubedljivo
najneutralnije sredstvo za inflatorno usmeravanje. Ali sve to se nece ostvariti
pomocu valute samo jedne suverene
zemlje, vec jedino putem svetskog novca.'' Za sada je ova vizija jednog
od celnika NSP ostvarena kroz evropski novac, evro i americki novac, dolar.
To su danas jedine valute koje se koriste u medunarodnim transakcijama.
Americki dolar koriste sve arapske zemlje koje imaju naftu, ali su neke
od njih, medu kojima najvi?e Irak, pocele da prodaju svoju naftu za evre.
Da li u tome treba tra?iti prave razloge za divljacko ru?enje jedne zemlje
i uni?tavanje njenih nacionalnih i kulturnih obele?ja. Nije se igrati sa
bankarima, pogotovu kad se zna da stvarna vrednost dolara nije vi?e izra?ena
u uncama zlata, vec vredi onoliko koliko vredi papir na kome je na?tampan
i rad utro?en za njegovo ?tampanje!
Na?a zemlja je primer kako NSP disciplinuje pojedine zemlje, a jo? drasticniji
primer je Irak. Svaka zemlja sa izra?enim nacionalnim identitetom i slobodoljubljem,
a uz to bogata energentima i rudama, mora da se disciplinuje, kako bi se
razbijena lak?e uvukla u okrilje NSP, a usput bila i primer za druge. Zbog
toga smo tako surovo bombardovani i ka?njeni, poni?avani i ucenjivani.
Novi svetski poredak ne priznaje suverenost, nezavisnost, teritorijalni
integritet, nacije, narode. Od nacionalnih obele?ja priznaje jedino kulinarske
specijalitete i divljenje prirodnim lepotama predela. Sve ostalo ?to miri?e
na ''nacionalno'' nije u skladu sa vrednostima ujedinjene Evrope, cija je
najva?nija tekovina demokratija. A evo ?ta Geri Alen ka?e o demokratiji:
''Elitisti americkog establi?menta vode bitku za ''novi svetski poredak''
koji nazivaju demokratijom, medutim, buduci da je to samo potuljeni eufemizam
za (belo)svetsku soc-komunisticku vladu, novi svetski poredak s demokratijom
nema apsolutno nikakve veze''!.
Ispira se mozak javnom mnjenju da bi se ?to lak?e prihvatila (belo)svetska
vlada. Novi svetski poredak je ustvari ?ifra za svetsku socijalisticku superdr?avu.
Po?to se dovoljan broj nacija stopi i pretvori u region, te donese svoj
ustav (ustav EU!) tek ce se tada pridru?iti ostalim regionima i obrazovace
jednu jedinstvenu svetsku dr?avu. Otuda takva panika medu mondijalistickim
poslenicima, njima se ?uri, a Francuska je smogla snage i rekla NE takvom
monstruoznom planu, i bar za sad, pomrsila im racune.
Francuska je rekla NE novom evropskom ustavu na op?te zgra?anje ''na?ih,
a svetskih'' minornih stranaka, kao ?to je GSS. Nisu pomogli ni njihovi
apeli koje su sa svojim malobrojnim clanstvom okupljenim ispred Francuskog
kulturnog centra u Beogradu uputili Francuzima da glasaju pozitivno. OUI!
Francuzi su rekli NE novom svetskom poredku koji je zapretio da ce im ukinuti
zastavu himnu, vojsku; valutu su im vec uzeli. Kad su intervjuisali obicne
gradane Francuze na ulicama raznih gradova, odgovarali su da od kada im
je uveden evro imaju manje novca u novcaniku. Recju, ?ive gore. Cule su
se cak i konstatacije da je Evropa siroma?na (!) i da Francuska treba da
se okrene svojim problemima, pre svega nezaposlenosti. De Golov ministar
inostranih poslova je izjavio da je logicno ?to su Francuzi rekli NE ustavu
Evrope, jer su Francuzi nostalgicni u odnosu na svoju dr?avu Francusku onakvu
kakva je nekad bila!
A mi smo nedavno ispratili bankare, koji su odr?ali u Beogradu skup?tinu
Evropske banke za obnovu i razvoj i njihove supruge, koje su jedino bile
zainteresovane za ''?oping'' i da li je bolja karadordeva ?nicla ili cevapcici.
Zakljucak samita je bio da su banke, investicioni fondovi, i multinacionalne
kompanije veoma zainteresovani da ula?u u na? region (obratite pa?nju: ne
dr?avu, region!). Za njih je na?e tr?i?te privlacno i zbog okru?enja zemalja
Zapadnog Balkana, koje cine zajedno 50 miliona potencijalnih kupaca i ogroman
neiskori?cen prostor za investiranje i razvoj. Odobrili su nam kredit od
100 miliona evra, a Evropska investiciona banka 250 miliona evra za razne
projekte.
U svetlu svega ?to je receno o Novom svetskom poretku, BLAGO NAMA!
=== 2 ===
http://www.dan.cg.yu/?nivo=3&rubrika=Aktuelnosti&datum=2004-11-16&clanak=15955
Dan (Podgorica)
Izdanje: 16-11-2004
Aktuelnosti
ZA KUPOVINU KASARNI NAJZAINTERESOVANIJI KUPCI IZ SAD, IZRAELA I AUSTRIJE
Nije sve čisto u prodaji vojnih objekata
Predstavnici Ekonomskog instituta u Beogradu procijenili su da nekretnine
Vojske SCG, koje su vi?ak, vrijede manje od jedne milijarde eura, a oru?je
i oprema oko 300 miliona. Spisak od 500 objekata koji su progla?eni vikom,
a pripadaju Vojsci SCG biće revidiran, a novi će uskoro biti sačinjen
- najavljuju iz Fonda za reformu Vojske SCG. Prije nekoliko dana potpisani
su prvi ugovori sa američkom firmom Meridian Homes a stigao je veliki
broj ponuda za kupovinu objekata. Najzainteresovaniji su kupci iz SAD, Izraela
i Austrije.
- Nije sve čisto oko prodaje vojne imovine. Trebalo bi da se razjasni
da li je ova firma u vezi sa pojedincima iz političkog vrha ili nevladinim
organizacijama, dakle, da li će se objekti koje oni kupe koristiti kao
teren za američko stacioniranje, da li će to koristiti Pentagon,
ili će se upotrebljavati u civilne svrhe - pita se vojno-politički
komentator Milovan Drecun.
On tvrdi da bi trebalo da se otkrije koji je to poseban interes američke
firme i za?to se to krije od javnosti.
- Novčana sredstva od prodaje vojne imovine trebalo bi da se koriste
za obezbjeđenje pripadnika Vojske SCG. Međutim, nije poznato da
li postoji plan za prodaju imovine, odnosno, da li se prodaju suvi?ni vojni
objekti ili se ide po nekom drugom planu. Ne postoje garancije da će
se sredstva od prodaje imovine iskoristiti za reforme Vojske i pobolj?anje
standarda njenih pripadnika - ističe Drecun uz opasku da je ova kao
i prethodna vlast poznata jedino po rasprodaji imovine.
U ovoj zemlji je sve na prodaji, pa, razumije se, (i na?alost) i Vojska,
ne samo njena imovina, ka?e za "Dan" general Vuk Obradović, lider Socijaldemokratije,
koji se posljednjih mjeseci i godina uporno bavi privatizacijom u Srbiji
i otkrivanjem, kako sam ka?e, "marifetluka" u njoj.
On ne spori da bi dio imovine Vojske mogao, ali i morao biti prodat, kako
bi prvenstveno bio iskori?ćen za rje?avanje enormno naraslih stambenih
problema Vojske, pa i reformu vojne organizacije kao cjeline. Ovdje se, međutim,
nameće pitanje da li će taj postupak biti izveden na transparentan
način.
- Imam utisak i saznanja da će se pod firmom anga?ovanja nekih stranih
revizorskih kuća i tobo?e anga?ovanja ekipa svakovrsnih eksperata ponovo
dogoditi jedna nemilosrdna rasprodaja kasarni i drugih objekata. Ja sam tek
sinoć saznao ko je čovek na čelu tog Fonda za prodaju (?ivulović),
?tavi?e da su neki objekti već prodati i da je u planu prodaja serije
drugih objekata. Moram da postavim pitanje za?to javnost to tek sada saznaje.
Ko je stavio svoj paraf iza svega toga - pita se general Obradović i
konstatuje:
- Imajući objektivan odnos prema Vojsci u posljednje vrijeme i svemu
onom ?to joj se upućuje, moram reći da i to podgrijava sumnju u
sve ono ?to bi se moglo dogoditi - ka?e general Vuk Obradović.
Profesor na Fakultetu za civilnu odbranu dr Zoran Dragi?ić, vojni analitičar,
ka?e da ne vidi ni?ta lo?e u prodaji objekata Vojske.
- Oni su građeni za potrebe one nekada?nje "hladnoratovske" vojske,
biv?e SFRJ, poput ogromnih kasarni i drugih objekata. Sada je dobro osloboditi
se tih objekata, a od tih para stvoriti manju vojsku, profesionalnu, ubojitu
i, naravno, dobro plaćenu. Da li će ta sredstva od prodaje objekata
biti dovoljna da se Fond za reformu "obogati" i izvr?i sve zadatke, nijesam
siguran - ka?e Dragi?ić, i nagla?ava da neke kasarne, poput onih na
teritoriji Crne Gore, poslije odluke o smanjenju sastava treba da se prodaju,
ali nikako po bagateli.
M.B.- N.P.
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1. Iz ARTEL-a:
- O REFORMI SISTEMA ODBRANE DZ SCG (Intervju: Prof. dr Zoran Vucinic, 25.
maj 2004)
- O STRATEGIJI ODBRANE DZ SCG (Prof. dr Zoran Vucinic, 29. septembar 2004.)
- RASTURANJE VOJSKE SRBIJE I CRNE GORE (Dr Mirjana Andelkovic Lukic, 18.
oktobar 2004.)
- SRBIJA I NOVI SVETSKI POREDAK (Dr Mirjana Andjelkovic Lukic, OGLEDALO,
br. 51. OD 8.06.2005.god.)
2. ZA KUPOVINU KASARNI NAJZAINTERESOVANIJI KUPCI IZ SAD, IZRAELA I AUSTRIJE
(USA, Israele e Austria in lizza per la grande liquidazione : armi + immobili
dell'Esercito)
Dan (Podgorica), 16-11-2004
=== 1 ===
http://www.artel.co.yu/sr/gost/2004-06-04.html
O REFORMI SISTEMA ODBRANE DZ SCG
Prof. dr Zoran Vucinic
Beograd, 25. maj 2004. godine
Fakultet civilne odbrane u Beogradu
Reforma vojske SCG i strategija odbrane su dve teme od izuzetnog znacaja
za bezbednost zemlje i njenu buducnost. Zbog aktuelnost navedenih tema ARTEL
GEOPOLITIKA objavljuje ekskluzivni intervju sa prof. dr Zoranom Vucinicem.
ARTEL: Za?to se ovoliko kasni sa strategijom odbrane?
Po mom mi?ljenju, razloga za to ima vi?e i oni se ne mogu svesti samo na
nedostatak finansijskih sredstava. Ja ih vidim, pre svega, u nepovoljnom
karakteru DZ SCG koja je, kao ?to je poznato, vremenski orocena tvorevina
koja se odr?ava prevashodno pod pritiskom stranog faktora. Uostalom, poslednjih
dana iz Crne Gore imamo novu ekspanziju stavova o nu?nosti osamostaljenja,
a iz Evropske unije upozorenja da samo zajedno mo?emo racunati na clanstvo
u ovoj integraciji. U takvom ambijentu je zaista te?ko definisati bilo kakve
zajednicke interese, pa i po pitanju odbrane. Zato bi najavljena strategija
imala smisla jedino ako bi se odnosi izmedu Srbije i Crne Gore preokrenuli
u korist stabilne i dugotrajne zajednicke dr?ave. Za sada smo daleko od toga.
ARTEL: Ustavna povelja ipak govori o zajednickoj odbrani.
To je tacno, ali njena pa?ljiva analiza pokazuje da ona neprimereno favorizuje
suverenitet dr?ava clanica u sferi odbrane, dajuci im pravo da u slucaju
kolizije interesa blokiraju njeno funkcionisanje. To znaci da odbrana i ne
mora da se prihvata kao jedinstveni, tj. zajednicki problem, ?to mo?e da
bude veoma opasno. ?ta tu onda vredi strategija ako postoji pravna mogucnost
da se ona obezvredi, a pri tome ona treba da poslu?i kao platforma za zakonsko
oblikovanje sistema odbrane. Dakle, ne postoji ni povoljan ustavno-pravni
okvir za reformu ovog sistema, pa tako ni Vojske kao njegovog va?nog elementa.
ARTEL: Ministar odbrane upravo potencira reformu Vojske.
Potreba reforme Vojske nacelno nije sporna, ali je problem u njenoj svrsishodnosti
ako se imaju u vidu navedene politicke i ustavno-pravne okolnosti. Ove poslednje
cak namecu dilemu da li je Vojska zaista zajednicka oru?ana sila i dovode
u pitanje mogucnost njene upotrebe. Zatim, reforma ne mo?e da se svede samo
na oru?anu silu, vec na odbranu u celini jer je ona veliki i slo?en sistem.
ARTEL: Prema Ustavnoj povelji ona jeste zajednicka oru?ana sila.
Tako to deluje jer prema ovom aktu DZ SCG ima Vojsku (cl.54.) ciji je zadatak
da je brani SCG (cl.55.). Medutim, stav da regruti slu?e vojni rok na teritoriji
dr?ave clanice, a samo ako to ?ele i na teritoriji druge (cl.57.), kao i
stav o prelasku nadle?nosti vojnih tu?ila?tava i sudova na organe dr?ava
clanica (cl.66.) namece sumnju da je rec o necem drugom. Sve to deluje kao
trasiranje puta ka stvaranju zasebnih oru?anih snaga. Ovu dilemu pojacava
i cinjenica da se Vojska do sada finansirala iskljucivo iz bud?eta Srbije,
?to je bio primaran razlog da se za novog ministra odbrane ponovo izabere
njen kandidat. U medijima se pojavila i vest da ce uskoro biti penzionisan
nacelnik G? general Branko Krga i da na njegovo mesto reflektira nekoliko
crnogorskh kadrova, ?to navodi na zakljucak da u praksi vec postoji podela
oficirske strukture po nacionalnoj, tj. dr?avnoj osnovi. Kada sve ovo imamo
u vidu, onda se cini logicnim i pitanje ko treba da obezbedi ogromna finansijska
sredstva za reformu Vojske o kojim govori ministar odbrane, odnosno da li
ce i taj teret pasti na leda Srbije kao i do sada. Na sva ova pitanja mora
se urgentno i rezolutno odgovoriti. Tu ne sme da bude nikakvih tajni niti
zakulisnih radnji, vec se javnosti mora predociti pravo stanje stvari, jer
cemu onda prica o principima civilne kontrole i javnosti u ovom segmentu
dr?ave i njene politike.
ARTEL: Spomenuli ste i problem upotrebe Vojske.
Taj problem je veoma ozbiljan jer treba imati u vidu da prema Ustavnoj povelji
Vrhovni savet odbrane kao vrhovni komandant odluke donosi konsensusom. To
konkretno znaci da je uvedeno pravo veta i da je upotreba Vojske moguca samo
ako Beograd i Podgorica nemaju oprecno mi?ljenje o njenoj opravdanosti. Ko
mo?e da garantuje da se u odsudnim situacijama nece desiti suprotno, tim
pre kada znamo aktuelnu su?tinu oficijelnih srpsko-crnogorskih odnosa? Zato
mo?e biti fatalan i stav Ustavne povelje po kome Skup?tina DZ SCG ne mo?e
proglasiti ratno stanje jer nije dobila saglasnost skup?tine jedne ili druge
dr?ave clanice, a Savet ministara nema nikakva ovla?cenja u takvim situacijama.
I konacno, nedostatak ovog akta je i u tome ?to ne poznaje meru progla?enja
vanrednog stanja, ?to formalno li?ava mogucnost anga?ovanja Vojske u situacijama
zbog kojih se takvo stanje uvodi a gde je njena upotreba nu?na, npr. zbog
teroristickih aktivnosti vecih razmera. A problem terorizma se posebno potencira
od strane novog ministra odbrane i stavlja u kontekst reforme Vojske.
ARTEL: Smatrate da samo reforma Vojske nije dovoljna.
Sticem utisak da je reforma oru?anih snaga pitanje na kome se najvi?e insistira.
Medutim, reformski zahvati moraju obuhvatiti odbranu u celini jer je ona
svugde veoma slo?en sistem sastavljen iz vi?e, takode slo?enih i meduzavisnih
strukturalnih elemenata, tj. podsistema. Kao takav, on u sebe ukljucuje citav
odbrambeni potencijal dr?ave, odnosno brojne politicke, ekonomske, dru?tvene,
vojne i druge faktore. Zato se intervencije samo u jednom segmentu ovog kompleksnog
sistema nisu dovoljne, ma kako one bile potrebne. Opet ponavljam da je takav
pristup reformi odbrane moguc samo u dr?avi cija buducnost nije neizvesna.
ARTEL: ?ta znaci savremena odbrana iz ugla drugih zemalja?
To znaci da se ona bazira ne samo na vojnoj, nego i na civilnoj i ekonomskoj
komponenti. Pojedine dr?ave, kao npr. ?vedska i Slovenija, znacaj pridaju
i tzv. psiholo?koj komponenti odbrane. Sve one su funkcionalno povezane u
jedan sistem u kome svaka od njih ima svoje va?no mesto i posebno je zakonski
uredena. U stratigijama npr. skandinavskih zemalja, to se naziva sistemom
totalne odbrane. Po svojoj su?tini on predstavlja oblik odbrambeno-bezbednosnog
organizovanja ne samo dr?ave u u?em smislu, nego i dru?tva u celini. To prakticno
znaci da je odbrana briga kako nadle?nih dr?avnih organa, tako i drugih brojnih
dru?tvenih subjekata, ali i svakog punoletnog gradanina. Zato nije slucajno
?to se u ustavima velikog broja dr?ava, narocito na evropskom tlu, potencira
pravo i obaveza gradana da brane zemlju. Karakteriticno je da ovakav pristup
odbrani imaju i zemlje koje su u bezbedonosnom smislu u daleko povoljnijem
polo?aju od nas, ukljucujuci i one koje su pristupile evro-atlantskim integracijama
ili su vec odavno deo njih.
ARTEL: Mo?ete li pojasniti smisao ekonomsko-psiholo?ke i civilne odbrane?
Smisao ove prve je u stavljanju celokupnog privrednog i ekonomskog potencijala
zemlje u funkciju odbrane, odnosno u informativno-propagandnoj delatnosti
za potrebe odbrane u kojoj posebnu ulogu imaju sredstva javnog informisanja.?to
se tice civilne odbrane, njena osnovna funkcija je odbrana, za?tita i spasavanje
stanovni?tva i materijalnih dobara od posledica rata, elementarnih nepogoda
i industrijskih katastrofa. Mnoge zemlje joj vec decenijama pridaju visok
strate?ki znacaj iz uverenja da je ona nezamenljiv deo ukupnog sistema odbrane
kako zbog radikalnih promena u fizionomiji rata, tako i zbog brojnih realnih
opasnosti po bezbednost dr?ave u mirnodopskim uslovima. Zato civilna odbrana
ima veliki broj obveznika od dr?avnih organa do lokalne samouprave, preduzeca,
humanitarnih institucija i organizacija, naucnih instituta, medija itd. Dakle,
mnogi su na vreme shvatili njen znacaj, locirali je u ?iroki dru?tveni prostor
i kontinuirano ulagali u njen razvoj kako bi je osposobili da se suprotstavi
razlicitim bezbednosnim izazovima.
ARTEL: Kako se kod nas gleda na ove segmente odbrane?
Zakon o odbrani sadr?i odredbe o civilnoj odbrani, ali je on donet jo? u
vreme postojanja SRJ koje danas vi?e nema. Medutim, ona ni tada nije bila
uredena kao potpun sistem, a da bi to danas bila potrebno je strate?ko opredelenje
u tom smislu. Problem je i u neverovatnoj marginalizaciji brojnih strucnih
kadrova u ovoj oblasti koji svoju egzistenciju obezbeduju na poslovima za
koje se nisu spremali. Razume se da je i civilna odbrana skup sistem jer
podrazumeva i savremenu tehnolo?ku podr?ku, ali je i preko potreban i zato
se na njegovom razvoju mora dugotrajno delovati i ulagati. O tome mora postojati
svest, pre svega, kod onih koji "kroje" odbranu zemlje jer se njen problem
ne re?ava samo reformom Vojske i ulaskom u medunarodne odbrambene integracije.
U drugim zemljama civilna odbrana se ureduje posebnim zakonima i postoje
posebni dr?avni organi nadle?ni za njeno funkcionisanje. Tako, na primer,
Bugarska ima Dr?avnu agenciju za civilnu odbranu, Danska Agenciju za upravljanje
vanrednim situacijama, Portugalija Nacionalnu komisiju za civilnu odbranu,
Rusija Ministarstvo za vanredne situacije, Grcka Generalni sekretarijat za
civilnu odbranu, Italija Nacionalnu slu?bu za civilnu odbranu itd. Manje
va?no je pitanje da li su ovakve institucije samostalne u pogledu nadle?nosti
ili su pod ingerencijom ministarstva odbrane, odnosno ministarstva unutra?njih
poslova. Bitno je da one postoje i da deluju.
?to se tice tzv. ekonomske odbrane, njene mogucnosti su u korelaciji sa stanjem
ukupnih ekonomskih prilika u zemlji, a one su svima dobro poznate. Tu se
javlja i problem mogucih reprekusija procesa privatizacije na funkcionisanje
sistema odbrane, jer u njemu znacajno uce?ce imaju i strana fizicka i pravna
lica. Primera radi, kako cemo u sistem odbrane "uvezati" strate?ki va?ne
industrijske komplekse ako su oni strano vlasni?tvo i ako u ugovorima o njihovoj
prodaji nema klauzula "odbrambenog" karaktera? ?ta ce biti ako smo u sukobu
za zemljom ciji gradani su vlasnici takvih kompleksa? Mo?da se i varam, ali
utisak mi je da o ovom krupnom problemu niko ne razmi?lja i da se proces
privatizacije odvija izvan politike odbrane iako se zna da je odbrana, tj.
njena mogucnost direktno zavisna od podr?ke privrede u celini. Zato ovaj
aspekt, odnosno ekonomska odbrana, zauzima va?no mesto u strategijama i zakonima
o odbrani onih zemalja koje na nju gledaju saglasno njenom dru?tvenom znacaju.
ARTEL: Danas se potencira opasnost od terorizma, a ne od agresije.
Tacno je da je terorizam u sada?njem trenutku ozbiljan bezbednosni problem,
odnosno da je znacajno smanjena mogucnost ratnih sukoba, bar na evropskom
tlu. Ta cinjenica se nagla?ava u strate?kim dokumentima mnogih evropskih
zemalja koje vojnu odbranu smatraju samo jednim segmentom sistema bezbednosti.
To znaci da i mi moramo prihvatiti terorizam kao realnost, tim pre ?to i
sami imamo veoma lo?a iskustva sa njim. Medutim, taj problem mora biti obuhvacen
strategijom i politikom bezbednosti zemlje u celini, odnosno re?avati se
posredstvom institucija i mehanizama sistema bezbednosti, u kome je sistem
odbrane samo strukturalni deo. Jer, ako citate zakone o odbrani drugih zemalja,
videcete da je i dalje primarna funkcija sistema odbrane ocuvanje njihovog
suvereniteta, nezavisnosti, teritorijalnog integriteta i ustavnog poretka
od agresije. Zanimljivo je da se, na primer, Zakonom o osnovama nacionalne
bezbednosti Litvanije iz 1997. propisuje i obaveza gradanskog otpora agresoru
kao i gerilski nacin vodenja rata (Glava 7.), dok se Zakonom o odbrani Slovenije
iz 1994. daje pravo gradanima da se samoorganizuju u suprotstavljanju agresoru
(cl.7.) i propisuju oblici nevojnog otpora istom (cl.80.). I jedna i druga
su male zemlje i od nedavno clanice NATO. Mislim da dalji komentar nije potreban.
ARTEL: ?ta na kraju mo?ete reci?
Ono ?to i na pocetku. Moramo imati, pre svega, definisanu, uredenu i politicki
stabilnu dr?avu da bi i odbrana mogla da bude na nivou koji zahtevaju savremene
potrebe. Razume se, ekonomski aspekt je takode kljucan, ali taj problem nije
samo nama svojstven. Zato se bojim da u nedostatku ovih pretpostavki bilo
kako napisana strategija odbrane nece imati narocitog smisla. S druge strane,
nerazumem ni ?urbu prema evroatlantskim integracijama u situaciji kada nismo
u mogucnosti da sistemski oblikujemo ni sopstveni sistem odbrane, a ?elimo
da budemo deo medunarodnog.
---
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-10-01.html
O STRATEGIJI ODBRANE DZ SCG
Prof. dr Zoran Vucinic
(Autor je profesor medunarodnog prava na Fakultetu civilne odbrane u Beogradu)
Beograd, 29. septembar 2004. g.
Strategija odbrane ponovo nije u?la u dnevni red Skup?tine DZ SCG jer ni
njena druga verzija nije obezbedila konsenzus dr?ava clanica. Op?ti i konkretni
razlozi za to su dobro poznati i o njima je dosta komentarisano. Ono ?to
ipak zaslu?uje pa?nju jeste stav o opasnostima i pretnjama koje predstavljaju
kljucne determinante njenih bazicnih opredelenja. U tom smislu, akcenat je
stavljen na terorizam "kao najvecu i najrasprostranjeniju bezbednosnu pretnju",
dok je agresija procenjena kao malo verovatna i zbog toga "nije osnov za
utvrdivanje temeljnih opredelenja Strategije odbrane". Ovakav stav nije nepoznat
jer su ga javno iznosile i najodgovornije licnosti iz domena odbrane prilikom
obrazlaganja razloga za reformu Vojske DZ SCG.
Tako je terorizam dobio kvalitet najbitnijeg razloga za redefinisanje sistema
odbrane i reformu oru?anih snaga kao njegovog najva?nijeg stuba. S druge
strane, opasnost od agresije je minimizirana do mere da joj se vi?e ne pridaje
dosada?nji znacaj zbog pretpostavke da sada?nje prilike u svetu znacajno
smanjuju mogucnost da budemo izlo?eni ovakvoj opasnosti. Sudeci po tome,
koncepcija na?ih oru?anih snaga i odbrambenog sistema morala bi da pretrpi
radikalne promene jer borba protiv terorizma nije isto ?to i borba sa agresorom
u klasicnom smislu.
Ovakva procena s razlogom otvara mnoga pitanja, a posebno da li je rec o
zabludi, naivnosti, nestudioznom prilazu problemu, politickom udvaranju ili
o necem trecem. Da li se strategija odbrane mo?e zasnivati na ovakvim pretpostavkama
i da li smemo tek tako i toliko da redukujemo funkciju sistema odbrane ma
koliko terorizam bio aktuelan bezbednosni problem, a mogucnost ratnih sukoba
do te mere smanjena? Zar se svet zaista toliko promenio da je agresija toliko
minimizirana kao mogucnost? Da li oru?ane snage smeju, mogu i treba da budu
prvi e?alon u borbi protiv ove po?asti ako je poznato da ta uloga tradicionalno
pripada institucijama bezbednosti? Za?to odustajati od njihovih standardnih
zadataka kao ?to su odbrana i za?tita teritorijalnog integriteta, suvereniteta,
nezavisnosti i ustavnog poretka od agresije samo na osnovu iznete pretpostavke?
?ta ako se u neko dogledno vreme poka?e da ona nije tacna? Kako cemo se onda
braniti ako nam sistem odbrane nije pripremljen za takvu situaciju i da li
se mo?emo osloniti na saveznike, pod uslovom da ih budemo imali. Ako ostanemo
na ovom kursu zar time objektivno necemo podsticati potencijalnog agresora?
Istorijska iskustva upozoravaju da je orijentacija ka savezni?tvu cesto bila
odsudno nu?na, ali i da su savezni?tva sa velikim silama cesto izneveravala
ocekivanja manjih i slabijih dr?ava. S toga su mnoge od njih pribegavale
i strategiji oslonca na sopstvene snage, a uverenje da je to nu?no prisutno
je i danas bez obzira na clanstvo u NATO i drugim odbrambeno-bezbednosnim
integracijama. Zato nijedna nije promenila stav o primarnoj funkciji svojih
oru?anih snaga, tako da je mogucnost agresije, makar ona danas bila bitno
smanjena, i dalje ostala najva?nija determinanta njihovog postojanja.
Karakteriticno je da ovakav pristup odbrani imaju i dr?ave koje su u bezbedonosnom
smislu u daleko povoljnijem polo?aju od nas. To samo pokazuje koliko one
ozbiljno shvataju njen znacaj i potrebu da kao sistem bude dugorocno u stanju
da se odupre svim mogucim rizicima i opasnostima, bez obzira na to koji je
od njih trenutno aktuelan i da li ce u tome dobiti podr?ku saveznika.
Da se studioznije pristupilo analizi strate?kih i normativnih dokumenata
o odbrani posebno manjih evropskih zemalja, do?lo bi se do saznanja koja
bi nas podsetila na neka na?a ranija strategijska opredelenja. Rec je, pre
svega, o op?tenarodnom otporu koji je bio okosnica na?e odbrambene doktrine
i strategije u ranijim periodima, a koji se sada smatra prevazidenim modelom
odbrane. Da to nije ba? tako pokazuju neki strani primeri.
Tako Zakon o osnovama nacionalne bezbednosti Litvanije iz 1997. godine uvodi
koncept totalne i bezuslovne odbrane agresoru koji se ostvaruje i putem gradanskog
otpora, tj. "odbrambenim naporima naroda i svakog gradanina svim mogucim
sredstvima.". Koliki se znacaj pridaje ovakvom konceptu odbrane potvrduje
i odredba prema kojoj "uzgajanje patriotizma i obucavanje u ve?tinama otpora"
moraju biti deo obaveznog nastavnog programa u ?kolama. Zbog toga je formiran
Dr?avni centar za pripremu gradanskog otpora koji je pod direktnom ingerencijom
litvanske vlade. Kuriozitet ovog zakona je u tome ?to svoje gradane obavezuje
i na neoru?ano pru?anje otpora agresoru (tzv. civilna neposlu?nost) i ?to
predvida gerilski nacin vodenja rata koji je posebno potvrden Zakonom o organizaciji
sistema narodne odbrane i vojne slu?be iz 1999. godine. U njemu se ka?e da
sistem nacionalne odbrane cine i "gradani organizovani u partizanske jedinice
(pokret otpora)". Ovo sve nije bila prepreka zakonodavcu da propi?e da ce
Litvanija saradivati sa NATO u planiranju odbrane i integrisanja u transatlantski
sistem kolektivne bezbednosti, odnosno obavezu demokratske civilne kontrole
nad sistemom odbrane.
Neka od ovih re?enja poznaju i zakonodavstva drugih zemalja Evrope. Zakon
o odbrani Slovenije iz 1994. godine takode sadr?i ustanovu gradanskog otpora
agresoru i propisuje njegove oblike ispoljavanja, dok se u Strategiji odbrane
Slovacke ka?e da se u pripremanju gradana za odbranu "naglasak mora staviti
na jacanje svesti o njihovoj odgovornosti za odbranu dr?ave i njihove licne
spremnosti da u njoj ucestvuju", kao i da ce "u tom cilju gradani biti pripremljeni
da se suoce sa konsekvencama rizika i pretnji kroz mehanizam obrazovnog sistema".
Zakonom o nacionalnoj odbrani i oru?anim snagama Portugalije iz 1982. godine
je propisana obaveza gradana da aktivan i pasivan otpor agresoru. Ustav Madarske
obavezuje sve gradane da brane dr?avu kroz uce?ce u vojnim i civilnim slu?bama.
Prema ustavnim odredbama Bugarske, odbrana zemlje je obaveza i cast svih
gradana, pri cemu se izdaja ove obaveze smatra "zlocinom najveceg stepena
ozbiljnosti".
Kod nas se transformacija sistema odbrane svodi iskljucivo na reformu Vojske,
a razlozi za to su motivisani prevashodno interesima njenog spoljnjeg anga?ovanja.
Sve ostalo kao da nije bitno, a iz ?kolskih programa odavno je izbacena materija
odbrane. Ceo taj "reformski kurs" deluje prilicno tajnovito, ali samo kada
je rec o domacoj javnosti. Kako stvari stoje, princip transparentnosti odbrane
izgleda da mnogo vi?e pogoduje stranim vojnim savetnicima. Kako drugi na
to gledaju mo?da najbolje ilustruje Zakon o nacionalnoj bezbednosti Letonije
iz 2001. godine u kome se ka?e da "samo gradani Letonije imaju pravo da ucestvuju
u pripremi planova o nacionalnoj bezbednosti i odbrani".
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http://www.artel.co.yu/sr/izbor/jugoslavija/2004-10-19.html
RASTURANJE VOJSKE SRBIJE I CRNE GORE
Dr Mirjana Andelkovic Lukic
Beograd, 18. oktobar 2004. godine
I. UNI?TAVANjE NAMENSKE INDUSTRIJE
Namenska industrija bilo koje razvijene zemlje, se bazira na savremenim materijalima
i tehnologijama, koji se svakodnevno razvijaju u mocnim naucnim vojnim institutima
?irom razvijenih zemalja u kojima se izucavaju i istra?uju novi materijali
i tehnologije. Kada osvojeni materijali i tehnologije zastare u odnosu na
vojne potrebe, prepu?taju se civilnoj upotrebi. Otuda se najsavremenije tehnologije
i materijali sa posebnim karakteristikama (primer stelt-tehnologija, nevidljivih
materijala za radare) razvijaju upravo u vojnim institutima i pre svega za
vojne potrebe.
Imali smo jaku namensku, vojnu industriju, koja je bila jedna od najboljih
u svetu. Po nekim procenama, nalazila se po rangiranju kvaliteta i kvantiteta
proizvedenog naoru?anja na ?estom mestu u svetskim razmerama, a na trecem
u Evropi. Nekada je na?a namenska industrija bila veoma prisutna na svetskom
tr?i?tu naoru?anja, posebno u zemljama tzv, treceg sveta, ali su neke komponente
prodavane i zemaljama Evrope. Snaga na?e nekada?nje namenske (vojne) industrije
je bila u skladu sa razvijenom industrijskom bazom., odnosno, privredom zemlje.
Uspe?na namenska proizvodnja mo?e da se razvija i da postoji samo u zemlji
u kojoj je jaka privreda.
Ukoliko je namenska industrija jaka, jaka je i privreda, jer mora da proizvede
veoma kvalitetan proizvod koji podle?e riguroznoj vojnoj kontroli. Izvoz
naoru?anja je znacajna stavka u ekonomiji zemlje izvoznika i donosi veliki
profit. Uostalom, iz istorije je poznato da su se ratovi pokretali kada su
velike sile upadale u ekonomske krize. Proizvodnja oru?ja anga?uje metalnu,
te?ku, hemijsku , tekstilnu, ali i prehrambenu, laku industriju. Jednom recju,
pored redovnih potreba za civilne potrebe, industrija se anga?uje i na drugim
specificnim poslovima za vojne potrebe, ciji se proizvod odlikuje velikim
kvalitetom. Tako je u svim zemljama proizvodacima i izvoznicima naoru?anja.
Mi u tom nismo bili izuzetak.
Snaga namenske industrije neke zemlje ogleda se u opremljenosti njene vojske
ili armije, i u kolicini izvoza. Namenska industrija SFRJ, (vojna industrija),
spadala je u red najmocijih u zemlji, ali i u svetu. Nisu daleko iza nas
vremena kad je namenska industrija onoj SFRJ obezbedivala prihode od 5 do
7 milijardi dolara godi?nje samo od izvoza proizvoda namenske industrije.
Na?a vojna industrija je prvobitno bila licencno oslonjena vi?e na ruske
proizvode, ali i na americke. Tradicionalno kvalitetno jugoslovensko vazduhoplovstvo
i industrija vazduhoplova obezbedili su tada?njoj Jugoslaviji nekoliko tipova
aviona, prilagodenih na?im teritorijalnim uslovima: borbeni juri?ni avion
Jastreb, ?kolski borbeni tip Galeb 1 i Galeb 2, zatim Kraguj J-20, izuzetno
dobrih karakteristika, prilagodenih brdskim terenima, i veoma uspela varijanta
?kolsko-borbenog aviona Galeba G-4. Na izlo?bi vazduhoplova na aerodromima
Bur?e blizu Pariza i Fanboro blizu Londona, Galeb 2 je pokazao visoke letne
kvalitete i dobre akrobatske karakteristike, na osnovu cega je dobio laskava
priznanja stranih strucnjaka. Galeb i Jastreb su se izvozili. Serijska proizvodnja
ovih aviona pocela je 1964 godine. Desetak godina kasnije, razvijen je avion
u kooperaciji sa Rumunijom, poznati Orao. Poleteo je 1976 godine. Ovakvom
razvoju vazduhoplova bila je potrebna i eksperimentalna aerodinamika na modelima
letilica u aerotunelu. Veoma mali broj zemalja, ima ovakav izuzetno skup
tunel sa sistemom za upravljanje rada tunela, kao i sistemom za prikupljanje
i obradu podataka.
Pored domace proizvodnje aviona, na?a vojna industrija je proizvodila borbena
vozila, tenkove, mini podmornice, te?ke kamione, topove, artiljerijsku municiju,
razne vrste vrste malokalibarnog oru?ja. Uspe?no su proizvodena i sredstva
za elektronsku podr?ku, sistemi za upravljanje vatrom, radio stanice, optoelektronika,
osmatracki radari, telekomunikacioni sistemi.. Naoru?anje je ispitivano u
specijalizovanim visoko strucnim opitnim centrima: vazduhoplovnim, mornarickim
i kopnenim, na izuzetno sofisticiranim poligonima, nabrojimo samo one najvece:
Krivolak u Makedoniji, koji spada u najbolje poligone u Evropi, ( sada njime,
da li treba reci, komanduju NATO vojnici i koriste ga kao svoj, kao da su
ga oni izgradili ), Kalinovik u Republici Srpskoj, Nikinci u Srbiji, kao
i poligoni na moru: Prevlaka, na granici Hrvatske i Crne Gore i Lu?tica u
Crnoj Gori. Sve ove poligone izgradila je vojska, odnosno tada?nja JNA. Danas
su u upotrebi vojske SCG poligoni Nikinci i Lu?tica
Zalivski rat 1991. godine je pokazao da je na pustinjskom terenu najbolje
performanse imao na? tenk M-84, koji je zahvaljujuci domacim materijalima,
domacoj pameti i tehnickim re?enjima na menjacu, bio na drugom mestu, iza
americkog. Sa izuzetno dobrom pokretljivo?cu, niskom siluetom i jakom vatrenom
moci, (snabdeven je tenkovskim topom 125 mm), dospeo je u sam svetski vrh
po kvalitetu. Da je imao protivoklopnu za?titu, (koja je nekoliko godina
kasnije kod nas osvojena), bez sumnje bi zauzeo prvo mesto. Kuvajt u svom
naoru?anju ima oko 300 tenkova M84, na?e proizvodnje. Kuvajcani su potra?ivali,
posle zalivskog rata, jo? 700 tenkova da im se isporuci. Ovaj tenk kao veoma
skupo orude, doneo bi veliki prihod zemlji, a pritom je na njegovoj proizvodnji
anga?ovano oko 3000 jugoslovenskih kooperanata. Ova velika isporuka bi dala
jo? veci zamah na?oj namenskoj industriji, a celoj zemlji bi donela veliki
profit. Da li zbog namenske industrije, ili zbog strate?kog polo?aja SFRJ,
ili neceg treceg, ba? 1991 godine kod nas je pocelo nasilno cepanje SFRJ
uz izbijanje gradanskog rata u otcepljenim republikama.
Na?a namenska industrija je bila osposobljena za proizvodnju najslo?enijih
borbenih sredstva: vozila, aviona, mini-podmornica, artiljertijskih sistema
tipa Oganj, Plamen, Orkan. Takode smo bili u stanju da proizvodimo PVO sisteme
poput sistema Strela 10. Proizvodili smo artiljerijsku municiju velikih i
manjih kalibara, protivavionska sredstva, poput strele 2M (1500 komada je
uni?teno na pologonu Nikinci, uz asistenciju biv?eg ministra vojnog Tadica
a uz prisustvo ambasadora SAD Mongomerija, a svaki komplet je ko?tao oko
7000 evra), i protivoklopna, poput ose, zolje, bumbara i sl. Zadnji veliki,
izuzetno znacajan projekat koji je razvio VTI, odnosio se na modernizaciju
tenkova, po pitanju elektronike, ali i njihovo opremanje sa protivoklopnom
za?titom, kutijama aktivnog oklopa, kakvu ima malo zemalja u svetu. Ne treba
zaboraviti ni streljacku municiju, pu?ke, pi?tolje, koji su medu najpoznatijim
u svetu. Pi?tolj iz kragujevacke Crvene zastave CZ 99 po svojim performansama
nema ni jednog takmaca u svetu. Ovaj pi?tolj deluje u najrazlicitijim uslovima:
kada je blatnjav, mokar, a mo?e da deluje i pod vodom.
Na?a poznata fabrika vojnih eksploziva, Prva iskra, iz Barica, po kvalitetu
proizvoda pre rata stajala je ravnopravno rame uz rame sa poznatim svetskim
proizvodacima brizantnih eksploziva, iz ?vedske ili Francuske. Proizvodi
''Prve iskre -Namenska'' , bili su osnova za na?u proizvodnju razlicitih
tipova municije, od razorne do kumulativne, razlicitih minsko - eksplozivnih
sredstva, kao i privrednih eksploziva. Posle uvedenih sankcija i ona je tavorila,
borila se za pre?ivljavanje, i uz ranije zalihe, nekako uspevala da koliko
toliko odr?i proizvodnju.
U Lucanima se proizvodio barut, tako da smo mogli da pokrijemo potrebe vojske
i da odr?imo neophodnu vatrenu moc. Pri tom smo morali da osvojimo proizvodnju
inicijalnih eksploziva, (koja je ostala u Gora?du), i proizvodnju crnog baruta,
(koja je ostala u Kranju).
U Srbiji je posle nasilnog komadanja SFRJ ostao jak naucni i strucni potencijal,
u Vojnotehnickom institutu, Tehnickom opitnom centru i razvoju u samim fabrikama
namenske industrije. Glavni pokretaci razvoja novih sredstava u uslovima
izuzetno ote?anim sankcijama i siroma?tvom vojske, ali i dru?tva u celini,
bio je VTI sa pratecim strukturama u namenskoj industriji. Kad se razbila
SFRJ u Srbiji je ostala hemijska proizvodnja klasicnih eksploziva, baruta,
artiljerijske i PVO municije, uz sredstva koja su zaostala posle raspada,
PVO sistemi KUB, Neva, Strela 10, borbeni avioni MIG 21 i MIG 29 i artiljerijska
oruda vecih kalibara, Plamen, Oganj.
Na?a namenska ndustrija je sistematski uni?tavana, posebno uvodenjem sankcija.
Analize iz CIA instituta za Balkan su pokazivale da je Srbija od svih biv?ih
jugoslovenskih republika, zemlja sa najvecim kadrovskim, tehnicko-tehnolo?kim
i sirovinskim potencijalom i da ce najbr?e da se razvije na svim privrednim
podrucjima. Zbog toga su name?teni razlozi za uvodenje sankcija. Tacnije,
opsade zemlje. Kao u vreme srednjovekovnih opsada gradova. Nije moglo ni?ta
ni da se uveze, ni da se izveze. Cak ni bebama kiseonik. Sa ove vremenske
distance jasno je da se sve to planski i namerno radilo kako bi se Srbija
?to vi?e iscrpela, osiroma?ila i ?to jeftinije prodala.
II. NA?A NAMENSKA INDUSTRIJA DANAS
Posle nasilnog rasturanja SFRJ, namenska industrija se svela na ne?to manji
obim proizvodnje u SRJ. Veoma surove sankcije su onemogucile nabavljanje
sirovina za proizvodnju, ali su takode onemogucavale i izvoz. Medutim, uz
jo? postojece rezerve, proizvodnja se odvijala i proizvodilo se najbitnije
?to je bilo neophodno za ocuvanje minimuma borbene gotovosti za SRJ. Mnogo
se pa?nje poklanjalo remontu i ocuvanju vatrene moci za ono malo oruda koja
su nam preostala od velike SFRJ, ?to se pokazalo opravdanim u vreme NATO
agresije na na?u zemlju. Najte?e je bilo sa avionima. Na?i piloti su najvi?e
osetili sankcije, jer su imali mali broj letova, zbog nedostatka goriva.
Jedan od razloga za razbijanje SFRJ je, izmedu ostalog i na?a namenska industrija,
koja je po obimu i kvalitetu naoru?anja, bila na ?estom mestu u svetu. Izvozom
na?eg naoru?anja zemlje uvoznice nisu politicki, ni na bilo koji drugi nacin
uslovljavane, tako da su mnoge zemlje treceg sveta najradije kupovale na?e
naoru?anje. Prodavanje naoru?anja ovim zemljama nije bilo ''iskljucivo prodavanje
smrti'', kako neki ''mirotvorci'' pretstavljaju takav vid proizvoda. Ono
je odigralo veliku ulogu u oslobadanju tih zemalja od kolonijalnog ropstva.
Posle Dejtonskog sporazuma, morali smo da prihvatimo smanjenje vojske, pa
smanjenje naoru?anja, tako da je uni?ten veliki broj komada te?kog oruda,
artiljerijskog i tenkova, ali i aviona. Po na?im magacinima su poceli da
vr?ljaju strani vojni posmatraci, prebrojavali su svaki magacin i svaki komad
naoru?anja i municije u njemu i zapisivali. Ukoliko bi pri sledecoj (nenajavljenoj)
inspekciji na?li vi?e ili manje samo i jedan metak, sve se uni?tavalo, (da
li treba reci), na na? racun.
Nije moglo da se proizvodi u onom obimu ili da se prave velika oruda, ali
se proizvodila artiljerijska municija za haubice, tenkovske i avionske topove,
za protivoklopna i protivavionsaka sredstva. Smanjena je proizvodnja, (ali
je postojala) artiljerijske municije u ''Kru?iku'' u Valjevu i ''Slobodi''
u Cacku. Remontovani su i modernizovani tenkovi.
Zahvaljujuci entuzijazmu na?ih strucnjaka, uspevalo se da se osvoji i neka
nova proizvodnja, razvijana su nova sredstva i u vreme naj?e?cih sankcija
(1994/95), uvedena je u naoru?anje veoma znacajna protivoklopna za?tita tenkova,
(kutija aktivnog oklopa), koja je u potpunosti proizvod domace pameti, a
mali broj zemalja poseduje takvu proizvodnju. Ovom za?titom su vec snabdeveni
neki na?i tenkovi. Takode, u vreme sankcija, je proizvedeno protivoklopno
sredstvo bumbar sa tandem punjenjem i pu?ka M 21, popularna Crna strela,
koja je ujedno i bacac granata. Ona je sada na? najva?niji izvozni artikal.
Krajem devedesetih godina na?a privredna proizvodnja (a sa njom i namenska)
pocela je da pokazuje izvesne znake oporavka. Ovo je pokazala i studija Balkanolo?kog
instituta CIA za na?u zemlju. Da bi se to sprecilo, pokrenuta je pobuna na
Kosmetu, posle cega je usledilo bombardovanje NATO alijanse, pod izgovorom
da se sru?i Milo?eviceva diktatura, kako bi se do kraja razorila na?a namenska
ali i celokupna privreda, i oteo deo zemlje sa najbogatijim rudnim i vodenim
bogatstvima. (Slicno se desilo sa Kuvajtom 1912 godine, kad su ga Britanci
nasilno izvukli iz Iraka).
Tokom NATO agresije, bombardovana su sva na?a preduzeca namenske industrije.
Da li ih treba nabrajati: Sloboda, Kru?ik, Crvena zastava, Prva iskra, Lucani,
Trajal-vojni deo, ali i fabrike te?ke industrije, Kraljevo, Industrija ma?ina,
itd. Posle bombardovanja, koje je trajalo tri meseca, na?i ljudi su rascistili
ru?evine i nekako organizovali proizvodnju. Ali nije vi?e bilo moguce ispuniti
stroge vojne zahteve kontrole proizvoda, jer se radilo bukvalno pomocu ?tapa
i kanapa. Malo po malo zamirala je proizvodnja. Pogotovu ?to je zemlja ponovo
upala u krizu, novac se nije isplacivao vojsci, koja je najveci korisnik
i narucilac proizvoda namenske proizvodnje, izvoz, koji je koliko toliko
postojao cak i za vremne sankcija, sasvim je zamro. Kao na? najveci izvozni
adut sada je pu?ka Crna strela, iz Kragujevca. A nekad se izvozilo za 7 milijardi
dolara godi?nje!
Dana?nji nivo proizvodnje u namenskoj indistriji posle njenog divljackog
ru?enja tokom NATO agresije je drasticno smanjen, a i provejava ideja da
nam ta privredna grana nije ni potrebna, jer nam ni vojska nije potrebna,
jer ratova na na?em prostoru vi?e nece biti, i ako udemo u NATO, eto nama
vecitog mira (zna se ko ima veciti mir). Ovo mi?ljenje imaju ili velike neznalice
ili zlonamerni pojedinci koji ne ?ele dobro ovoj zemlji.
Imamo veoma sposoban naucni potencijal medu vojnim strucnjacima. Ali, uz
uni?tavanje na?e namenske industrije, koja se sve vi?e gu?i i zamire, gu?i
se i uni?tava i na?a vojska i na? strucni i naucni potencijal koji je koncentrisan
u vojnim naucnim institutima razlicitih profila. Mora da se istakne izuzetna
strucnost na?eg oficirskog kadra, koji je mnogo nadmocnijeg neprijatelja
uspeo da nadmudri. O tome postoje strucni prilozi objavljeni u raznim vojnim
casopisima neposredno posle prestanka bombardovanja, (na pr. Défense nationale,
No 12, 1999.str. 39). Neposredno posle bombardovanja (pre dolaska DOS-a na
vlast) dolazile su razne vojne delegacije iz razlicitih zemalja, kako bi
?to vi?e saznali o mogucnostima maskiranja i PV odbrane.
Na? oficirski kadar va?i za najbolje ?kolovan kadar u Evropi. Na?e vojne
akademije su u rangu fakulteta sa strogim prijemnim ispitima. A kako je to
u stranim vojskama? Primera radi jedan od glavnih vojnih slu?benika NATO
u Republici Srpskoj ima samo srednju ?kolu i neke kurseve na osnovu kojih
je dospeo na visoke vojne polo?aje! U na?oj vojsci oduvek su postojale strucne
saradnje na nivou vojski Evrope, pa su tako na?i oficiri odlazili na ?kolovanja
na visoke vojne ?kole u Francusku, V. Britaniju, ali i u Ameriku i SSSR.
Odande su donosili nova saznanja, sticali zvanja magistara i doktora na presti?nim
vojnim ?kolama. Kod nas su se takode ?kolovali oficiri iz drugih zemalja.
A biv?i ministar vojni Tadic o tome nije imao pojma, pa je bio ushicen dostignucima
u francuskoj armiji i odmah je pozvao i njihove, pored britanskih, oficire
da na?im oficirima dr?e predavanja, umesto da je obratno. Jer na?a vojska
se prva u Evropi susrela sa organizovanim terorizmom na svojoj teritoriji
i uspe?no ga suzbila, uprkos logistickoj podr?ci sa strane.
Imamo strucan i naucni vojni potencijal, imamo strucnjake koji bi mogli da
izvr?e reformu vojske, a da bude u skladu sa savremenim razvojem oru?anih
snaga evroatlanstskih zemalja.
Na?a nevolja je u op?tem siroma?tvu, koje nije zaobi?lo ni vojsku. Na?i oficiri
su kadri da izvr?e reforme u skladu sa zahtevima savremenog ratovanja, ali
reforme bi onda bile prilagodene na?im potrebama i zahtevima odbrane zemlje.
Nama sada uslove reforme diktiraju neki strani savetnici, pre svega Englezi.
A ti Englezi imaju veoma dobra iskustva u kolonizaciji zemalja. Da li se
to nama sprema?
Milo? Obrenovic je u onoj maloj Srbiji u kojoj je jedva bilo 4 miliona du?a,
imao vojsku od 120 hiljada boraca. Naravno, da se Turska, kao velika sila
na Balkanu, tome jako opirala, ali Milo? je tu bio izricit.
A ?ta se sa nama de?ava danas? Imamo najugro?eniji prostor od svih biv?ih
republika SFRJ, imamo terorizam na Kosmetu, imamo pretnje da ce se terorizam
preliti na jug centralne Srbije, imamo osetljivu situaciju u Ra?koj, na jugu
Srbije, a mi i dalje licitiramo sa brojem vojnika : 3000 , 15000, 25000,
uz stalno ''reformisanje'' vojske, bez dodatnih materijalnih sredstava. (Najnovije
je da je ministar vojni ovih dana izjavio da je u Crnoj gori dovoljno oko
3500 vojnika). Reforma vojske nije samo penzionisanje velikog broja oficira,
generala i civilnih lica, (i svih onih koji su se istakli u odbrani zemlje
u vreme NATO agresije), ni dostavljanje zapisnika sa sednica Vojnog saveta,
dovodenje drugorazrednih stranih vojnih savetnika da dr?e predavanja na?im
oficirima, dopu?tanje da razni vojni posmatraci i ''savetnici'' vr?ljaju
po na?im vojnim strukturama i preturaju po poverljivim dokumentima, niti
intenzivno ucenje engleskog jezika, slanje generala Pavkovica i Lazarevica,
sa nesumnjivim vojnim i stare?inskim kredibilitetom u Hag. Reforma vojske
ko?ta, ona podrazumeva moderno naoru?anog vojnika, sa takode modernom i sofosticiranom
vatrenom podr?kom, sa dobrom platom, bar onako kako je zakonom predvideno:
1:5 u odnosu na prosecnu platu. Zatim broj vojnika ne bi smeo da se spusti
ispod 60 000 boraca, to je minimum koji ova zemlja mo?e da prihvati imajuci
u vidu broj stanovnika. Od toga vecinu profesionalaca. A sve to mnogo ko?ta.
U jednom na?em nedljnom casopisu (Svedok) potpukovnik vojske SAD i jedan
od najpoznatijih strucnjaka za bezbednost, Frederik Piterson, na pitanje
kako gleda na politiku kojom se na margine stavlja na? najveci antiteroristicki
adut, vojska, odgovara da je koncept transformacije i smanjenje vojske moguc
na osnovu novih tehnologija koje omogucavaju upotrebu manjih snaga sa vecom
vatrenom moci. A to naravno zavisi od ekonomske snage i politike dr?ave.
Iz ovog odgovora i laiku je jasno da je smanjenje vojske moguce jedino uz
njeno savremeno naoru?avanje i kori?cenje modernih sredstava ratne tehnike,
moderne elektronike i povecane ubojne moci. Ne mo?e se govoriti o transformaciji
vojske ako su njene stare?ine na ivici egzistencije, a vojni bud?et, namenjen
za modernizaciju i opremanje vojske se smanjuje iz godine u godinu. To znaju
i laici, a da li to zna i aktuelni ministar vojni, koji je na ovo mesto do?ao
sa mesta eksperta za razoru?anje u nekoj komisiji pri UN?
III. REFORMA VOJSKE
Perspektiva na?e vojske sa stanovi?ta reforme, i na?eg vojno-industrijskog
kompleksa, ako u tome ucestvuju strani savetnici u General?tabu i u ministarstvu
vojnom nije ba? sjajna. Strani savetnici u jednoj vojsci koja je uspela da
se odbrani od najmocnije sile sveta, a kojoj i oni sami pripadaju, sigurno
da nece doneti boljitak vojsci i te?ice po svaku cenu da je demontiraju i
da sklone sve one koji su ucestvovali u odbrani. Prvo ?to se osetilo kao
plod njihovog savetovanja je bilo masovno penzionisanje sposobnog oficirskog
i generalskog kadra. Aktuelni ministar vojni, gospodin Prvoslav Davinic ima
preko 65 godina, i trebalo bi po na?em zakonu, da je u penziji. Umesto da
on bude penzioner, nastavio je posao koji je njegov prethodnik, gospodin
Tadic uspe?no zapoceo, te je penzionisao veliki broj oficira i generala mladih
od 57 godina. Mnogi od njih su zavr?ili visoke vojne ?kole, imaju magistraturu
ili doktorat. A gospodin Davinic, ministar vojni, pre desetak dana je postao
predsednik upravnog odbora preduzeca ''Jugoimport SDPR''. I verovatno ce
da izvozi, kao vojni proizvod, pecurke, jer je u jednom intervjuu rekao da
fabrika ''Prvi partizan'' iz U?ica ima podzemne prostorije u kojima se nalaze
neka postrojenja, krajnje nepotrebna, ali da bi se kapaciteti iskoristili,
tu mogu da se gaje pecurke. Verovatno namenske, odnosno, vojne. A inace je
gospodin Davinic, koliko sam mogla da procitam iz ?tampe, do?ao na ovo mesto
pravo iz neke komisije pri UN za razoru?anje. Tako da je po tom pitanju veoma
kvalifikovan, ?to se uostalom po nekim njegovim poduhvatima, vidi.
Danas je na? vojno-industrijski kompleks kao i vojska, pao na niske grane,
i najverovatnije je u vezi sa planskim slabljenjem vojske. Vojska, kao najveci
potro?ac proizvoda namenske industrije, nema para da tu proizvodnju finansira,
odnosno da te proizvode kupuje, tako da sve staje i zamire. Na? narod ima
jednu izreku, zasnovanu na gorkom iskustvu: ''Ko ne hrani svoju vojsku, hranice
tudu.'' Nema dovoljno sredstava za obezbedivanje stanova, plata, za ishranu
vojske, za pokretanje proizvodnje, smanjen je vojni budet, standard vojnih
lica nikada nije bio posebno visok, ali danas je nedopustivo nizak.
Sada?nji ministar Davinic je u jednoj radio emisiji rekao da ce na? ulazak
u partnerstvo za mir da pokrene investicije za 300%. Koje vrste investicija,
nije precizirao, odnosno nije rekao da li cemo ih dati ili dobiti. Ali je
veliki pobornik helikoptera. Smatra da su nama od vazduhoplova, jedino potrebni
helikopteri, te su odobrena sredstva za modernizaciju tri na?a helikoptera.
Kad bismo u?li u NATO trebalo bi da se odmah izdvoji oko 4 milijardi dolara,
(kasnije bi ta suma bila znatno veca) kako bi se uvezla (zastarela) NATO
vojna oprema i naoru?anje, (zato se i uni?tava domaca vojna industrija).
Sa uvezenim naoru?anjem, ''uvoze'' se i instruktori za obucavanje na?ih vojnika
kako da koriste sofisticiranu vojnu opremu. Instruktori se posebno i to debelo
placaju. Pri tom se gubi vlastita proizvodnja i samostalnost u raspolaganju
sa odredenim proizvodima namenske industrije. Natura se proizvodnja koja
zemlji ne donosi profit, ali zato odgovara NATO savezu. Prodavanje naoru?anja
je izuzetno isplativ posao, skoro kao sa naftom.
Ga?enje vlastite proizvodnje mnogo ko?ta zemlju, jer se ukida pravo trgovine
i raspolaganja vlastitom vojnom opremom. NATO clanica, (ukoliko nije Nemacka,
Velika Britanija, Italija, ili neka druga velika sila), zavisna je od dobre
volje mocnih. Setimo se afere sa topovskim granatama u vreme Prvog svetskog
rata kad su Francuzi isporucili srpskoj vojsci neupotrebljivu artiljerijsku
municiju veceg kalibra od kalibra topova koje je imala srpska vojska. Uz
veliki rizik, srpski borci su u Kragujevcu na strugovima morali da doteruju
kalibar na pravu meru.
Ovih dana je aktuelan zahtev ministra inostranih poslova Vuka Dra?kovica
za povlacenjem tu?be protiv NATO pakta koji nas je 78 dana divljacki bombardovao
i napravio ?tete prema na?im proracunima od oko 200 milijardi dolara, i zatrovao
nas, cime je izazvao najvecu ekolo?ku katastrofu dvadesetog veka na na?em
tlu. Veli na? spoljni ministar da ukoliko ne povucemo tu?bu, necemo moci
u ''Partnerstvo za mir''. A da li na? spoljni ministar zna da to ''partnerstvo''
nama nece doneti nikakav novac za saniranje posledica bombardovanja, i to
ne samo ekolo?kih, koje su takode veoma skupe, vec i saniranje svih objekata,
mostova, fabrika, elektricnih postrojenja, koja su poru?ena tokom tromesecnog
bombardovanja.
Partnerstvo za mir je zami?ljeno da bude brana narastajucem terorizmu, koji
jeste veliki problem savremenog sveta. Ali, organizacija Partnerstvo za mir
slu?i pre svega mocnima, za uvecanje njihovog bogatstva. To je, po mom mi?ljenju,
nova vazalna jeftina vojska, koju ce mocne zemlje da ?alju zarad svojih interesa
u nemirna podrucja, koja su pre toga destabilizovale. Partnerstvo za mir
je smi?ljena organizacija da bi se NATO alijansa snabdela sve?om krvlju,
jer evropski partneri poput ?panaca, ali i drugih, vec povlace svoje vojnike
iz Iraka. Predsednik Bu? je u jednom intervjuu rekao da ce manjak od 30 000
vojnika u Iraku popuniti vojnicima iz novoprimljenih zemalja u clanstvo Alijanse.
Ali ti vojnici, savremeni vazali i najamnici, nece biti sposobni, a ni motivisani
da odbrane od terorista civilno stanovni?tvo zemlje u koju ce biti poslati.
Svedoci smo martovskih dogadaja na Kosmetu. Pa to su te snage u koje ce se
regrutovati vojnici iz novoprimljenih zemalja. Da li su za?titili srpski
?ivalj od pogroma? Da li su za?titili kulturna i materijalna dobra Srba na
Kosmetu?
Na?i ministri i vlada se ponose time kako smo bili ''mrtvi ladni'' tokom
martovskog pogroma Srba, jer nismo pru?ili nikakav otpor, povredili nekog
?iptara teroristu, ili ne daj bo?e, pokrenuli vojsku. A i svet je to shvatio
kao jak, pozitivan signal, pa nam je pru?io savr?enu (verbalnu) podr?ku,
(od koje na?i ljudi na Kosmetu nisu imali nikakve koristi) i uputio o?tro
upozorenje ?iptarima da tako ne?to vi?e ne cine, i da moraju da obnove sve
?to su poru?ili. I, ?ta je od svih obecanja
Istorija se ne ponavlja, ali velike sile na ovim na?im nesrecnim prostorima
imaju uvek iste interese.
Napomena: skracena verzija istog teksta objavljena je u jednom od prethodnih
brojeva "Ogledala"
---
http://www.artel.co.yu/sr/izbor/jugoslavija/2005-07-09.html
SRBIJA I NOVI SVETSKI POREDAK
Dr Mirjana Andjelkovic - Lukic
(Tekst je objavljen u nedeljniku OGLEDALO, br. 51. OD 8.06.2005.god.)
Novi svetski poredak, koji se krajem dvadesetog veka poceo da ostvaruje,
kao vekovna te?nja mocnih bankara u ovladavanju svetom, uveliko je umar?irao
i u na?u zemlju. Za sada je olicen u Ujedinjenoj Evropi, ?to je samo deo
velikog projekta ka ujedinjenju svih zemalja sveta. (Ova sintagma veoma lici
na komunisticki poklic: Proleteri svih zemalja ujedinite se!)
Prikazi iz Orvelove ''1984'', napisane daleke 1949 godine, pocinju da dobijaju
ru?nu izvesnost, posebno na na?im prostorima. Rat i novac, destabilizacija
politickih prilika u zemlji, otimanje dela teritorija bogatih rudnim blagom
ili naftom i vodom, izazivanje ''malih, prljavih ratova'' ?to povecava profit
bogatih zemalja-izvoznica naoru?anja. Poni?tavaju se suvereniteti dr?ava,
svode se na regione i teritorije, cime se potvrduje nastupanje jednog novog,
surovog doba u kome ce ljudi-robovi biti samo signal cipa na ekranu Velikog
brata izra?enog u bankarskim oligarsima. Kod nas je vec u pripremi elektronski
nadzor za ?pijuniranje gradana, licna karta sa kodom, ?to predstavlja apsolutnu
kontrolu nad svakim pojedincem imaocem takve licne karte. To ?to se time
kr?e ljudske slobode, nikoga iz na?e vlade nije uznemirilo!
Jedan od prvih koji je do kraja prozreo perfidnost globalizacije novog svetskog
poretka, bio je Geri Alen, novinar-reporter i pripadao je samom vrhu istra?ivackog
americkog novinarstva. Tokom svog novinarskog rada upoznavao se sa moci
novca i bahato?cu vlasti i shvatio da postoji velika opasnost po svet stvaranjem
jedne svetske vlade, jedne vojske, jedne valute. Postao je antiglobalista.
Pred kraj ?ivota 1986 godine, napisao je knjigu ''Recite NE novom svetskom
poretku'' u kojoj je detaljno prikazao kako deluje svetska vlada i na koji
nacin eksploati?e, ali i stvara svetsku sirotinju. U knjizi je objasnio
kako deluje Svetska banka preko formiranja nacionalnih banaka, (kod nas
Nacionalna ?tedionica!) kako MMF proizvodi novo roblje i nacin kako da se
svet odupre tom pohodu neokolonista.
Svi primeri koji su u knjizi prikazani, zastra?ujuce verno su ostvareni
u na?oj zemlji preko elemenata delovanja Novog svetskog poretka, a to su:
· svetski poreski sistem,
· svetski sud,
· svetska armija (plavi ?lemovi),
· svetska centralna banka sa zajednickom valutom,
· svetska dr?ava socijalne pomoci,
· prinudno svesvetsko ekonomsko planiranje,
· ukidanje prava na posedovanje vlastitog oru?ja,
· prinudna kontrola nataliteta,
· kontrola obrazovanja.
Analizirajuci navedene elemente monstruozne gradevine olicene u Novom svetskom
poredku, (NSP) vidi se da je u Srbiji i Crnoj Gori uveliko primenjeno sve
iz navedenih tacaka. Dobili smo sud na kome se sudi na?im gradanima za legitimno
pravo suverene dr?ave na odbranu od terorista i agresije, ukinuto nam je
pravo posedovanja vlastitog oru?ja (na zadnjem sastanku NATO saveza na?
ministar vojni je izneo podatak da ce vojska SCG bankrotirati u avgustu,
u cemu je njegov i doprinos ministra finansija, uz zdu?nu pomoc MMf-a, ogroman!),
odreduju nam kako cemo da potro?imo novac koji nam uz zelena?ke kamate daju
kao kredite, (a na?i mondijalisti pe?orativno ih nazivaju ''donacijama''),
okupirala nas je svetska armija ? plavi ?lemovi, koja je prisutna na Kosmetu
i Republici Srpskoj i sve cini da ni?ta ne ucini za bezbednost srpskog ?ivlja.
Uvodi se zajednicka valuta, za sada evro, na teritoriji EU, koja je ukinula
nacionalne valute poput nemacke marke, franka ili lire i uticala na osiroma?enje
veceg dela stanovni?tva Evrope.
Recesija u Evropi je sve veca, prete socijalni nemiri zbog velikog broja
nezaposlenih, ?to ce se povecati prilivom jeftine radne snage iz novoprimljenih
biv?ih socijalistickih dr?ava. Jedan od bitnih segmenata ove monstruozne
tvorevine je kontrola ?kolstva. To se vidi po na?em reformisanju ?kolstva
u kome ce se uciti samo ono ?to je podobno za NSP olicen (za sada) u Ujedinjenoj
Evropi. ?kolstvo se reformi?e po Bolonjskoj deklaraciji, koja je va?eca
i za ostale zemlje EU, ali ona ne predvida izucavanje nacionalne istorije
ili bilo kakve posebnosti zemlje clanice. Znanje je ''sila i moc'', zbog
toga je potrebno vecinu dr?avljana, buducih robova, osposobiti samo toliko
da mogu da pritiskaju neko dugme na ma?ini, da se u toku rada ne povrede,
jer to ko?ta poslodavca, i da stalno strepe da ce biti otpu?teni. Ozbiljnije
?kolovanje je omoguceno (vec sada) samo bogatim, odabranim, onima koji ce
se pripremati za uce?ce u strukturama (svetske) evropske vlade. Granice
medu dr?avama se poni?tavaju, prolaz ljudi i roba se olak?ava, vladaju multinacionalne
kompanije, nema kontrole na granicama, svako mo?e da ude i izade iz zemlje
clanice kad hoce (ukoliko nije Srbin!). U nabrojane mehanizme vladanja NSP
spadaju i kontrolisani mediji -?tampani i elektronski, koji uveliko uticu
na stvaranje svetskog javnog mnjenja, ?to smo takode iskusili na vlastitom
primeru. Na na?im prostorima najveca medijska ?tetocina je bankar Soro?
i njegovi antisrpski elektronski i ?tampani mediji.
Prinudna kontrola nataliteta nije samo njegovo smanjenje, (kao ?to se radi
u Kini i Indiji) vec i njegovo povecanje. Na na?im prostorima je stopa nataliteta
kod ?iptara najveca u Evropi i medu najvecim u svetu. I to je dirigovni
natalitet, sa odredenim politickim ocekivanjima.
Sveto trojstvo novog svetskog poretka je vlast-novac-presti?. Davne 1983.
predsednik Ronald Regan je na samitu ekonomista u Vird?iniji rekao: ''Svetskoj
ekonomiji je preko potreban zajednicki monetarni standard ?to je ubedljivo
najneutralnije sredstvo za inflatorno usmeravanje. Ali sve to se nece ostvariti
pomocu valute samo jedne suverene
zemlje, vec jedino putem svetskog novca.'' Za sada je ova vizija jednog
od celnika NSP ostvarena kroz evropski novac, evro i americki novac, dolar.
To su danas jedine valute koje se koriste u medunarodnim transakcijama.
Americki dolar koriste sve arapske zemlje koje imaju naftu, ali su neke
od njih, medu kojima najvi?e Irak, pocele da prodaju svoju naftu za evre.
Da li u tome treba tra?iti prave razloge za divljacko ru?enje jedne zemlje
i uni?tavanje njenih nacionalnih i kulturnih obele?ja. Nije se igrati sa
bankarima, pogotovu kad se zna da stvarna vrednost dolara nije vi?e izra?ena
u uncama zlata, vec vredi onoliko koliko vredi papir na kome je na?tampan
i rad utro?en za njegovo ?tampanje!
Na?a zemlja je primer kako NSP disciplinuje pojedine zemlje, a jo? drasticniji
primer je Irak. Svaka zemlja sa izra?enim nacionalnim identitetom i slobodoljubljem,
a uz to bogata energentima i rudama, mora da se disciplinuje, kako bi se
razbijena lak?e uvukla u okrilje NSP, a usput bila i primer za druge. Zbog
toga smo tako surovo bombardovani i ka?njeni, poni?avani i ucenjivani.
Novi svetski poredak ne priznaje suverenost, nezavisnost, teritorijalni
integritet, nacije, narode. Od nacionalnih obele?ja priznaje jedino kulinarske
specijalitete i divljenje prirodnim lepotama predela. Sve ostalo ?to miri?e
na ''nacionalno'' nije u skladu sa vrednostima ujedinjene Evrope, cija je
najva?nija tekovina demokratija. A evo ?ta Geri Alen ka?e o demokratiji:
''Elitisti americkog establi?menta vode bitku za ''novi svetski poredak''
koji nazivaju demokratijom, medutim, buduci da je to samo potuljeni eufemizam
za (belo)svetsku soc-komunisticku vladu, novi svetski poredak s demokratijom
nema apsolutno nikakve veze''!.
Ispira se mozak javnom mnjenju da bi se ?to lak?e prihvatila (belo)svetska
vlada. Novi svetski poredak je ustvari ?ifra za svetsku socijalisticku superdr?avu.
Po?to se dovoljan broj nacija stopi i pretvori u region, te donese svoj
ustav (ustav EU!) tek ce se tada pridru?iti ostalim regionima i obrazovace
jednu jedinstvenu svetsku dr?avu. Otuda takva panika medu mondijalistickim
poslenicima, njima se ?uri, a Francuska je smogla snage i rekla NE takvom
monstruoznom planu, i bar za sad, pomrsila im racune.
Francuska je rekla NE novom evropskom ustavu na op?te zgra?anje ''na?ih,
a svetskih'' minornih stranaka, kao ?to je GSS. Nisu pomogli ni njihovi
apeli koje su sa svojim malobrojnim clanstvom okupljenim ispred Francuskog
kulturnog centra u Beogradu uputili Francuzima da glasaju pozitivno. OUI!
Francuzi su rekli NE novom svetskom poredku koji je zapretio da ce im ukinuti
zastavu himnu, vojsku; valutu su im vec uzeli. Kad su intervjuisali obicne
gradane Francuze na ulicama raznih gradova, odgovarali su da od kada im
je uveden evro imaju manje novca u novcaniku. Recju, ?ive gore. Cule su
se cak i konstatacije da je Evropa siroma?na (!) i da Francuska treba da
se okrene svojim problemima, pre svega nezaposlenosti. De Golov ministar
inostranih poslova je izjavio da je logicno ?to su Francuzi rekli NE ustavu
Evrope, jer su Francuzi nostalgicni u odnosu na svoju dr?avu Francusku onakvu
kakva je nekad bila!
A mi smo nedavno ispratili bankare, koji su odr?ali u Beogradu skup?tinu
Evropske banke za obnovu i razvoj i njihove supruge, koje su jedino bile
zainteresovane za ''?oping'' i da li je bolja karadordeva ?nicla ili cevapcici.
Zakljucak samita je bio da su banke, investicioni fondovi, i multinacionalne
kompanije veoma zainteresovani da ula?u u na? region (obratite pa?nju: ne
dr?avu, region!). Za njih je na?e tr?i?te privlacno i zbog okru?enja zemalja
Zapadnog Balkana, koje cine zajedno 50 miliona potencijalnih kupaca i ogroman
neiskori?cen prostor za investiranje i razvoj. Odobrili su nam kredit od
100 miliona evra, a Evropska investiciona banka 250 miliona evra za razne
projekte.
U svetlu svega ?to je receno o Novom svetskom poretku, BLAGO NAMA!
=== 2 ===
http://www.dan.cg.yu/?nivo=3&rubrika=Aktuelnosti&datum=2004-11-16&clanak=15955
Dan (Podgorica)
Izdanje: 16-11-2004
Aktuelnosti
ZA KUPOVINU KASARNI NAJZAINTERESOVANIJI KUPCI IZ SAD, IZRAELA I AUSTRIJE
Nije sve čisto u prodaji vojnih objekata
Predstavnici Ekonomskog instituta u Beogradu procijenili su da nekretnine
Vojske SCG, koje su vi?ak, vrijede manje od jedne milijarde eura, a oru?je
i oprema oko 300 miliona. Spisak od 500 objekata koji su progla?eni vikom,
a pripadaju Vojsci SCG biće revidiran, a novi će uskoro biti sačinjen
- najavljuju iz Fonda za reformu Vojske SCG. Prije nekoliko dana potpisani
su prvi ugovori sa američkom firmom Meridian Homes a stigao je veliki
broj ponuda za kupovinu objekata. Najzainteresovaniji su kupci iz SAD, Izraela
i Austrije.
- Nije sve čisto oko prodaje vojne imovine. Trebalo bi da se razjasni
da li je ova firma u vezi sa pojedincima iz političkog vrha ili nevladinim
organizacijama, dakle, da li će se objekti koje oni kupe koristiti kao
teren za američko stacioniranje, da li će to koristiti Pentagon,
ili će se upotrebljavati u civilne svrhe - pita se vojno-politički
komentator Milovan Drecun.
On tvrdi da bi trebalo da se otkrije koji je to poseban interes američke
firme i za?to se to krije od javnosti.
- Novčana sredstva od prodaje vojne imovine trebalo bi da se koriste
za obezbjeđenje pripadnika Vojske SCG. Međutim, nije poznato da
li postoji plan za prodaju imovine, odnosno, da li se prodaju suvi?ni vojni
objekti ili se ide po nekom drugom planu. Ne postoje garancije da će
se sredstva od prodaje imovine iskoristiti za reforme Vojske i pobolj?anje
standarda njenih pripadnika - ističe Drecun uz opasku da je ova kao
i prethodna vlast poznata jedino po rasprodaji imovine.
U ovoj zemlji je sve na prodaji, pa, razumije se, (i na?alost) i Vojska,
ne samo njena imovina, ka?e za "Dan" general Vuk Obradović, lider Socijaldemokratije,
koji se posljednjih mjeseci i godina uporno bavi privatizacijom u Srbiji
i otkrivanjem, kako sam ka?e, "marifetluka" u njoj.
On ne spori da bi dio imovine Vojske mogao, ali i morao biti prodat, kako
bi prvenstveno bio iskori?ćen za rje?avanje enormno naraslih stambenih
problema Vojske, pa i reformu vojne organizacije kao cjeline. Ovdje se, međutim,
nameće pitanje da li će taj postupak biti izveden na transparentan
način.
- Imam utisak i saznanja da će se pod firmom anga?ovanja nekih stranih
revizorskih kuća i tobo?e anga?ovanja ekipa svakovrsnih eksperata ponovo
dogoditi jedna nemilosrdna rasprodaja kasarni i drugih objekata. Ja sam tek
sinoć saznao ko je čovek na čelu tog Fonda za prodaju (?ivulović),
?tavi?e da su neki objekti već prodati i da je u planu prodaja serije
drugih objekata. Moram da postavim pitanje za?to javnost to tek sada saznaje.
Ko je stavio svoj paraf iza svega toga - pita se general Obradović i
konstatuje:
- Imajući objektivan odnos prema Vojsci u posljednje vrijeme i svemu
onom ?to joj se upućuje, moram reći da i to podgrijava sumnju u
sve ono ?to bi se moglo dogoditi - ka?e general Vuk Obradović.
Profesor na Fakultetu za civilnu odbranu dr Zoran Dragi?ić, vojni analitičar,
ka?e da ne vidi ni?ta lo?e u prodaji objekata Vojske.
- Oni su građeni za potrebe one nekada?nje "hladnoratovske" vojske,
biv?e SFRJ, poput ogromnih kasarni i drugih objekata. Sada je dobro osloboditi
se tih objekata, a od tih para stvoriti manju vojsku, profesionalnu, ubojitu
i, naravno, dobro plaćenu. Da li će ta sredstva od prodaje objekata
biti dovoljna da se Fond za reformu "obogati" i izvr?i sve zadatke, nijesam
siguran - ka?e Dragi?ić, i nagla?ava da neke kasarne, poput onih na
teritoriji Crne Gore, poslije odluke o smanjenju sastava treba da se prodaju,
ali nikako po bagateli.
M.B.- N.P.
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["Se solo avessero ascoltato Gheddafi...": ci si riferisce ai musulmani di
Bosnia, ai quali Gheddafi, amico di vecchia data della Jugoslavia, aveva
suggerito di allearsi piuttosto con gli jugoslavisti serbi che non con i
secessionisti croati. Forse in quel modo si sarebbe potuto preservare uno
spazio statale jugoslavo, federato, che comprendesse oltre a Serbia e Montenegro
anche la Bosnia-Erzegovina e, probabilmente, la Macedonia, risparmiando infiniti
lutti e disgrazie alle popolazioni di ogni "etnia".
Una presa di posizione interessante e controcorrente, che riceviamo dal notiziario
ARTEL e giriamo per conoscenza.]
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-07-12.html
DA SU HTELI POSLU?ATI GADAFIJA ...
Dr Stevan Konstantinovic
Novi Sad, 11. juli 2005. godine
Bez ikakve pretencioznosti, a u vezi sa obele?avanjem stradanja samo bosanskih
muslimana (Bo?njaka) tokom rata u BiH, ciji je sinonim postala Srebrenica,
prisecanje na zaboravljeni pa time i usamljeni glas razuma, koji je svojevremeno
potekao iz Libije, nije i ne mo?e biti samo nostalgija bazirana na uzaludno
postavljenom pitanju "?ta bi bilo kad bilo".
Voda Libijske D?amahirije, pukovnik Moamer el Gadafi, savetovao je bosanske
muslimane (Bo?njake) da se okanu savezni?tva sa Hrvatima i Zapadom i da
se dr?e Srba. Slobodno tumacena poruka glasila je: "Dr?ite se Srba, bolje
cete proci". Politicka realisticnost ovog arapskog politicara nije bila
bazirana na srbofiliji, jer nije imao razloga da bude skloniji Srbima u
odnosu na svoje istovernike. Gadafi je realno procenio situaciju ali pukovnika
nije imao ko da slu?a. Gadafija nisu hteli slu?ati ni bosanski muslimani
a njegovo mi?ljenje bilo je usamljeno kako u vecem delu arapskog sveta,
tako i na Zapadu (cak mnogo godina pre, Gadafi je novinarima beogradskih
medija, na pitanje kako vidi buducnost Jugoslavije posle Tita, odgovorio
da vi?e ne vidi Jugoslaviju).
Alija Izetbegovic, nadao se da ce u vezi sa Bosnom i Hercegovinom, Zapad
jednako postupiti kao u slucaju Slovenije i Hrvatske, odnosno, da ce celu
teritoriju Bosne i Hercegovine, uz pomoc zapadnoevropskih zemalja i SAD,
staviti pod svoju kontrolu i vremenom stvoriti muslimansku dr?avu na Balkanu
pod prvenstveno, ili za pocetak, americkim pokroviteljstvom. Sukobio se
sa Srbima, a ubrzo i sa Hrvatima, i time bosanske muslimane doveo u najgoru
istorijsku situaciju u kojoj nisu bili od pojavljivanja islama na Balkanu.
Cak je poku?ao da u svoje planove uvuce i muslimane koji ?ive u Srbiji i
Crnoj Gori, ali namere preno?enja oru?anih sukoba van Bosne i Hercegovine
nisu ostvarene. Najvi?e zbog istovremenog razumnog delovanja kako srpske
i crnogorske dr?ave, tako i zbog politicki realnog stava vecinskog dela
muslimanske zajednice u dr?avnoj zajednici Srba i Crnogoraca.
Da je kojim slucajem Alija Izetbegovic i politicka elita okupljena oko njega,
politicki delovao drugacije, Bosna i Hercegovina, Srbija, Crna Gora a mo?da
i Makedonija mogle su i dalje ciniti jugoslovensku federaciju, a samim tim
mogle su se izbeci sve ?rtve nastale tokom dezintegracije jugoslovenskog
dr?avnog prostora, rata koji je usledio, a svi zajedno, ekonomski bi bili
u znacajno povoljnijoj situaciji.
U vremenu sada?njem, bosanski muslimani imaju mnogo razloga da ocajavaju
nad svojom sudbinom. Suprotno ocekivanjima, Zapad je u Dejtonu priznao veci
deo rezultate rata. Bosna i Hercegovina, prvi put u svom postojanju podeljena
je po etnickim ?avovima u okviru kojih najnepovoljniji polo?aj imaju muslimani
koji skupa sa Hrvatima cine jedinstvenu teritorijalno-politicku celinu.
Da nije bilo muslimansko-hrvatskog sukoba, ovakva simbioza bila bi podno?ljiva
za obe strane. Zajedni?tvo muslimana i Hrvata mo?e se posmatrati kao svojevrsna
tempirana bomba za koju nikada nije sigurno kada ce eksplodirati. Ali, to
je uobicajena politika Zapada koji tamo gde deluje, ostavlja iza sebe dovoljno
nere?enih situacija da bi mogao kao medijator biti neograniceno prisutan.
Da je hteo ili mogao Alija Izetbegovic morao je zakljuciti da na vojnom
planu ima njalo?iju poziciju. U mnogo povoljnijem polo?aju bili su i Srbi
i Hrvati od kojih ovi drugi, prvenstveno Republika Hrvatska, kao pokrovitelj
Hrvata u Bosni i Hercegovini, imala je samo ogranicene, limitirane nacionalne
ciljeve.
Alija Izetbegovic poveo se za nerealnom ambicijom da ce kroz rat svoriti
naciju, a sa teritorije politikom etnickog ci?cenja eliminisati na prvom
mestu Srbe a potom i Hrvate. Politika zatvaranja ociju pred realno?cu, bosanske
muslimane predvodene Izetbegovicem, dovela je do situacije da su pretpeli
najvecu ljudsku, materijalnu, teritorijalnu i politicku ?tetu i time poslatali
najveci gubitnik u ratu na teritoriji BiH. A, nisu morali.
Da su poslu?ali Gadafija, koji im se obratio kao iskreni prijatelj, sve
se to moglo izbeci. Srbija, politicki usamljena, vrlo rado bi prihvatila
saradnju sa bosanskim muslimanima.Na osnovu tradicije federalizma, medusobni
odosi bili bi vertovatno mnogo povoljnije re?eni. Posebno kada se prisetimo
da je Srbija samo tra?ila da se ozakoni cinjenica da Bosnu i Hercegovinu
cine tri konstitutivna naroda: muslimani (Bo?njaci), Srbi i Hrvati. Posle
zavr?enog rata, to je ucinio Zapad, a razloga za zadovljstvo nema ni jedan
od pomenutih naroda. Najverovatnije da nema ni Zapad, ali ne verujem da
se i najveci americki optimista nadao da ce vojska SAD imati vojne baze
u Bosni.
Ni naknadni poku?aji revizije Dejtonskog sporazuma ne mogu bitno popraviti
polo?aj bosanskih muslimana, koji sada nade pola?u u nastojanja Turske da
ude u Evrposku uniju. Ni povodom toga Gadafi nije ostao po strani i u duhu
najbolje tradicije starovekovnih proroka, ali vrlo konkretno, jednako upozorio
kako Evropu, tako i Tursku, ali i ceo muslimanski svet na posledice ovakvih
nastojanja.
Po mi?ljenju libijskog vode, od eventualnog prikljucenja Turske Evropskoj
uniji, ?tetu bi imale obe strane.Evropu, Gadafi upozorava na sve rasprostranjeniji
islamski radikalizam, kome je su?tina u ekspanzionizmu. O eventualnom ulasku
Turske u EU, Moamer el Gadafiji u svom obracanju putem Internetra krajem
2002.godine, ka?e:
"Planovi turskih islamista prema Evropi, iza kojih stoji Al Kaida - islamska
baza, jesu stvaranje islamskih dr?ava od Albanije i Bosne, tako da ce se,
po njihovom mi?ljenju, bogohulna Evropa naci prvi put pod pritiskom novog
evro-islamskog fronta, iza kojeg stoji ceo islamski svet i koji bi Evropu
terao da primi islam, ili da mu placa porez, ?to je navedeno u Kuranu kao
obaveza. Mo?da ova konstatacija izgleda nekima cudna i sme?na, ali za islamiste
to je obavezujuca poruka koja mora da primeni po naradbi Alaha"
Istovremeno, po Gadafiju, Evropa bi se uplela u re?avanje pitanja Kurda
kao i etnickih problema na obalama Tigra i Eufrata, ?to je Evropa vec uradila
ucestvujuci u agresiji SAD na Irak.
Gadafi upozorava i deo turske politicke elite, koji je sklon ideji integracije
Turske sa EU:
"Problem nije sa klasicnim, starim politicarima, koji jo? duboko po?tuju
Ataturka, vec sa novim i buducim generacijama, to jest, sa omladinom koja
prati Internet i programe satelitskih TV, koje dnevno neprestano oda?ilju
poruke i ucenja islamskih teologa, pa cak i od Bin Ladena, a to se ne mo?e
izbeci. ?ta bi bilo da se hiljade turskih gradana ?koluje kod Bin Ladena
i njegovih pristalica, ili Mule Omara i njegovih sledbenika, a to se sa
sigurno?cu vec dogada. Mi se koristimo recju "ako" sa ciljem da se ubla?i
efekat ?oka"
Poruku koju je Moamer el Gadafi odaslao pre tri godine izgleda da nisu shvatili
ni evropski politicari. Kao ustupak Turskoj i svojim nastojanjima, iz predloga
evropskog ustava izbacena je odrednica da je temelj Evrope - hri?canstvo.
Nedavno neuspeli referendumi u Francuskoj i Holandiji pokazali su otvoreno
protivljenje gradana navedenih evropskih dr?ava ulasku formalno sekulartne
a u su?tini sve vi?e islamske Turske u EU. I ne samo Turske, vec i protiv
ulaska u EU veceg dela Balkana, koji je bio i ostao sinonim varvarstva i
stranog tela za zapadnu Evropu, odnosno, poligon za isprobavanja odnosa politicke
moci, regiona vecite politicke nestabilnosti.
Nedavni dogadaji u Londonu, a pre toga u Madridu, potvrdili su da je Gadafi
bio u pravu: evro-islamski front vec postoji i uveliko deluje. Eventualnim
ulaskom Turske, pa zatim Albanije i Bosne u EU radikalni islamizam bio bi
znacajno ojacan, a Evropa dobro uzdrmana ako ne i destabilizovana.
Koliku opasnost po mir prestavlja Al Kaida, prva se uverila Libija i Gadafi.
Osama bin Laden, kao zemlju maticu, svoje upori?te za internacionalno delovanje,
prvobitno je odabrao Libiju. Kada mu je ta mogucnost uskracena cak je poku?ao
nasilnim putem da svrgne pukovnika Gadafija i da od Libije, kao zemlje islamskog
socijalizma, politicki, ekonomski i socijalno najstabilnije arapske zemalje,
nacini zemlju feudalnih odnosa sa ?erijatskim pravnim poretkom.
I da se na kraju vratim odnosima Srbije i Libije. U politickom ali i ekonomskom
smislu biv?a SFR Jugoslavija, kasnije SR Jugoslavija a sada Srbija, na mediteranskoj
africkoj obali nema iskrenijeg prijatelja i partnera od Libijske D?amahirije
i njenog vode pukovnika Moamera el Gadafija. I to ne samo u dobrim i stabilnim
vremenima. Prijateljstvo se potvrdivalo i u te?kim vremenima za Srbiju.
Gadafi ni tada nije okrenuo leda. Zato je cudno ?to sada?nja prozapadna
vlast Srbije, u Libiji vidi samo potencijalno dobrog ekonomskog partnera,
a istovremeno zanemaruje negovanje i produbljivanje politickih odnosa.
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Bosnia, ai quali Gheddafi, amico di vecchia data della Jugoslavia, aveva
suggerito di allearsi piuttosto con gli jugoslavisti serbi che non con i
secessionisti croati. Forse in quel modo si sarebbe potuto preservare uno
spazio statale jugoslavo, federato, che comprendesse oltre a Serbia e Montenegro
anche la Bosnia-Erzegovina e, probabilmente, la Macedonia, risparmiando infiniti
lutti e disgrazie alle popolazioni di ogni "etnia".
Una presa di posizione interessante e controcorrente, che riceviamo dal notiziario
ARTEL e giriamo per conoscenza.]
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-07-12.html
DA SU HTELI POSLU?ATI GADAFIJA ...
Dr Stevan Konstantinovic
Novi Sad, 11. juli 2005. godine
Bez ikakve pretencioznosti, a u vezi sa obele?avanjem stradanja samo bosanskih
muslimana (Bo?njaka) tokom rata u BiH, ciji je sinonim postala Srebrenica,
prisecanje na zaboravljeni pa time i usamljeni glas razuma, koji je svojevremeno
potekao iz Libije, nije i ne mo?e biti samo nostalgija bazirana na uzaludno
postavljenom pitanju "?ta bi bilo kad bilo".
Voda Libijske D?amahirije, pukovnik Moamer el Gadafi, savetovao je bosanske
muslimane (Bo?njake) da se okanu savezni?tva sa Hrvatima i Zapadom i da
se dr?e Srba. Slobodno tumacena poruka glasila je: "Dr?ite se Srba, bolje
cete proci". Politicka realisticnost ovog arapskog politicara nije bila
bazirana na srbofiliji, jer nije imao razloga da bude skloniji Srbima u
odnosu na svoje istovernike. Gadafi je realno procenio situaciju ali pukovnika
nije imao ko da slu?a. Gadafija nisu hteli slu?ati ni bosanski muslimani
a njegovo mi?ljenje bilo je usamljeno kako u vecem delu arapskog sveta,
tako i na Zapadu (cak mnogo godina pre, Gadafi je novinarima beogradskih
medija, na pitanje kako vidi buducnost Jugoslavije posle Tita, odgovorio
da vi?e ne vidi Jugoslaviju).
Alija Izetbegovic, nadao se da ce u vezi sa Bosnom i Hercegovinom, Zapad
jednako postupiti kao u slucaju Slovenije i Hrvatske, odnosno, da ce celu
teritoriju Bosne i Hercegovine, uz pomoc zapadnoevropskih zemalja i SAD,
staviti pod svoju kontrolu i vremenom stvoriti muslimansku dr?avu na Balkanu
pod prvenstveno, ili za pocetak, americkim pokroviteljstvom. Sukobio se
sa Srbima, a ubrzo i sa Hrvatima, i time bosanske muslimane doveo u najgoru
istorijsku situaciju u kojoj nisu bili od pojavljivanja islama na Balkanu.
Cak je poku?ao da u svoje planove uvuce i muslimane koji ?ive u Srbiji i
Crnoj Gori, ali namere preno?enja oru?anih sukoba van Bosne i Hercegovine
nisu ostvarene. Najvi?e zbog istovremenog razumnog delovanja kako srpske
i crnogorske dr?ave, tako i zbog politicki realnog stava vecinskog dela
muslimanske zajednice u dr?avnoj zajednici Srba i Crnogoraca.
Da je kojim slucajem Alija Izetbegovic i politicka elita okupljena oko njega,
politicki delovao drugacije, Bosna i Hercegovina, Srbija, Crna Gora a mo?da
i Makedonija mogle su i dalje ciniti jugoslovensku federaciju, a samim tim
mogle su se izbeci sve ?rtve nastale tokom dezintegracije jugoslovenskog
dr?avnog prostora, rata koji je usledio, a svi zajedno, ekonomski bi bili
u znacajno povoljnijoj situaciji.
U vremenu sada?njem, bosanski muslimani imaju mnogo razloga da ocajavaju
nad svojom sudbinom. Suprotno ocekivanjima, Zapad je u Dejtonu priznao veci
deo rezultate rata. Bosna i Hercegovina, prvi put u svom postojanju podeljena
je po etnickim ?avovima u okviru kojih najnepovoljniji polo?aj imaju muslimani
koji skupa sa Hrvatima cine jedinstvenu teritorijalno-politicku celinu.
Da nije bilo muslimansko-hrvatskog sukoba, ovakva simbioza bila bi podno?ljiva
za obe strane. Zajedni?tvo muslimana i Hrvata mo?e se posmatrati kao svojevrsna
tempirana bomba za koju nikada nije sigurno kada ce eksplodirati. Ali, to
je uobicajena politika Zapada koji tamo gde deluje, ostavlja iza sebe dovoljno
nere?enih situacija da bi mogao kao medijator biti neograniceno prisutan.
Da je hteo ili mogao Alija Izetbegovic morao je zakljuciti da na vojnom
planu ima njalo?iju poziciju. U mnogo povoljnijem polo?aju bili su i Srbi
i Hrvati od kojih ovi drugi, prvenstveno Republika Hrvatska, kao pokrovitelj
Hrvata u Bosni i Hercegovini, imala je samo ogranicene, limitirane nacionalne
ciljeve.
Alija Izetbegovic poveo se za nerealnom ambicijom da ce kroz rat svoriti
naciju, a sa teritorije politikom etnickog ci?cenja eliminisati na prvom
mestu Srbe a potom i Hrvate. Politika zatvaranja ociju pred realno?cu, bosanske
muslimane predvodene Izetbegovicem, dovela je do situacije da su pretpeli
najvecu ljudsku, materijalnu, teritorijalnu i politicku ?tetu i time poslatali
najveci gubitnik u ratu na teritoriji BiH. A, nisu morali.
Da su poslu?ali Gadafija, koji im se obratio kao iskreni prijatelj, sve
se to moglo izbeci. Srbija, politicki usamljena, vrlo rado bi prihvatila
saradnju sa bosanskim muslimanima.Na osnovu tradicije federalizma, medusobni
odosi bili bi vertovatno mnogo povoljnije re?eni. Posebno kada se prisetimo
da je Srbija samo tra?ila da se ozakoni cinjenica da Bosnu i Hercegovinu
cine tri konstitutivna naroda: muslimani (Bo?njaci), Srbi i Hrvati. Posle
zavr?enog rata, to je ucinio Zapad, a razloga za zadovljstvo nema ni jedan
od pomenutih naroda. Najverovatnije da nema ni Zapad, ali ne verujem da
se i najveci americki optimista nadao da ce vojska SAD imati vojne baze
u Bosni.
Ni naknadni poku?aji revizije Dejtonskog sporazuma ne mogu bitno popraviti
polo?aj bosanskih muslimana, koji sada nade pola?u u nastojanja Turske da
ude u Evrposku uniju. Ni povodom toga Gadafi nije ostao po strani i u duhu
najbolje tradicije starovekovnih proroka, ali vrlo konkretno, jednako upozorio
kako Evropu, tako i Tursku, ali i ceo muslimanski svet na posledice ovakvih
nastojanja.
Po mi?ljenju libijskog vode, od eventualnog prikljucenja Turske Evropskoj
uniji, ?tetu bi imale obe strane.Evropu, Gadafi upozorava na sve rasprostranjeniji
islamski radikalizam, kome je su?tina u ekspanzionizmu. O eventualnom ulasku
Turske u EU, Moamer el Gadafiji u svom obracanju putem Internetra krajem
2002.godine, ka?e:
"Planovi turskih islamista prema Evropi, iza kojih stoji Al Kaida - islamska
baza, jesu stvaranje islamskih dr?ava od Albanije i Bosne, tako da ce se,
po njihovom mi?ljenju, bogohulna Evropa naci prvi put pod pritiskom novog
evro-islamskog fronta, iza kojeg stoji ceo islamski svet i koji bi Evropu
terao da primi islam, ili da mu placa porez, ?to je navedeno u Kuranu kao
obaveza. Mo?da ova konstatacija izgleda nekima cudna i sme?na, ali za islamiste
to je obavezujuca poruka koja mora da primeni po naradbi Alaha"
Istovremeno, po Gadafiju, Evropa bi se uplela u re?avanje pitanja Kurda
kao i etnickih problema na obalama Tigra i Eufrata, ?to je Evropa vec uradila
ucestvujuci u agresiji SAD na Irak.
Gadafi upozorava i deo turske politicke elite, koji je sklon ideji integracije
Turske sa EU:
"Problem nije sa klasicnim, starim politicarima, koji jo? duboko po?tuju
Ataturka, vec sa novim i buducim generacijama, to jest, sa omladinom koja
prati Internet i programe satelitskih TV, koje dnevno neprestano oda?ilju
poruke i ucenja islamskih teologa, pa cak i od Bin Ladena, a to se ne mo?e
izbeci. ?ta bi bilo da se hiljade turskih gradana ?koluje kod Bin Ladena
i njegovih pristalica, ili Mule Omara i njegovih sledbenika, a to se sa
sigurno?cu vec dogada. Mi se koristimo recju "ako" sa ciljem da se ubla?i
efekat ?oka"
Poruku koju je Moamer el Gadafi odaslao pre tri godine izgleda da nisu shvatili
ni evropski politicari. Kao ustupak Turskoj i svojim nastojanjima, iz predloga
evropskog ustava izbacena je odrednica da je temelj Evrope - hri?canstvo.
Nedavno neuspeli referendumi u Francuskoj i Holandiji pokazali su otvoreno
protivljenje gradana navedenih evropskih dr?ava ulasku formalno sekulartne
a u su?tini sve vi?e islamske Turske u EU. I ne samo Turske, vec i protiv
ulaska u EU veceg dela Balkana, koji je bio i ostao sinonim varvarstva i
stranog tela za zapadnu Evropu, odnosno, poligon za isprobavanja odnosa politicke
moci, regiona vecite politicke nestabilnosti.
Nedavni dogadaji u Londonu, a pre toga u Madridu, potvrdili su da je Gadafi
bio u pravu: evro-islamski front vec postoji i uveliko deluje. Eventualnim
ulaskom Turske, pa zatim Albanije i Bosne u EU radikalni islamizam bio bi
znacajno ojacan, a Evropa dobro uzdrmana ako ne i destabilizovana.
Koliku opasnost po mir prestavlja Al Kaida, prva se uverila Libija i Gadafi.
Osama bin Laden, kao zemlju maticu, svoje upori?te za internacionalno delovanje,
prvobitno je odabrao Libiju. Kada mu je ta mogucnost uskracena cak je poku?ao
nasilnim putem da svrgne pukovnika Gadafija i da od Libije, kao zemlje islamskog
socijalizma, politicki, ekonomski i socijalno najstabilnije arapske zemalje,
nacini zemlju feudalnih odnosa sa ?erijatskim pravnim poretkom.
I da se na kraju vratim odnosima Srbije i Libije. U politickom ali i ekonomskom
smislu biv?a SFR Jugoslavija, kasnije SR Jugoslavija a sada Srbija, na mediteranskoj
africkoj obali nema iskrenijeg prijatelja i partnera od Libijske D?amahirije
i njenog vode pukovnika Moamera el Gadafija. I to ne samo u dobrim i stabilnim
vremenima. Prijateljstvo se potvrdivalo i u te?kim vremenima za Srbiju.
Gadafi ni tada nije okrenuo leda. Zato je cudno ?to sada?nja prozapadna
vlast Srbije, u Libiji vidi samo potencijalno dobrog ekonomskog partnera,
a istovremeno zanemaruje negovanje i produbljivanje politickih odnosa.
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From: "ANTIC.org-SNN"
Subject: [srpski_put] PRILOZI ZA HISTORIOGRAFIJU SREBRENICKE TRAGEDIJE
... Pise Emil VLAJKI
Date: Tue, 7 Jun 2005 16:07:42 -0400
PRILOZI ZA HISTORIOGRAFIJU SREBRENICKE TRAGEDIJE
Pise Emil VLAJKI
( vemil@ wanadoo. fr )
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Napomena: Srbi su cudni ljudi. Nekoga tko pokusava kao ja da se bori
protiv
demonizacije tog naroda ( a konkretno i najvecim dijelom) povodom teksta
"Srebrenica kao metafora", oni nazivaju, ubacenim hrvatskim provokatorom,
Zidovom, piskaralom, neznalicom, psuju mu sve po rodu i sl.).
Ali to, recimo, nije vazno. Mnogo je znacajnije sto se nije nasao ni jedan
srpski intelektualac koji bi na sinteticki, znanstven, objektivan, lisen
suvisnih emocija, nacin jasno dao osnovne odrednice o srebrenickom
slucaju.
Pored toga, Tadic i ostali vlastodrsci koji se igraju novokomponiranih
srbo-cetnika, direktno ucestvuju, pod americkom komandom, u demonizaciji
vlastitog naroda.Oni imaju obilje arhivskog materijala kojeg bi mogli
iznijeti na srpskim medijima, gdje bi se Srebrenica vidjela u potpuno
drugacijem svjetlu, ALI TO NE ZELE DA URADE (nisu za to placeni).
Sto onda preostaje jednom "ubacenom Hrvatu", "Zidovu" i "piskaralu",
nego da
svoje skromno znanje loseg znanstvenika stavi u sluzbi naroda ciji ga
najveci dio kudi, vrijedja i namjerno ignorira. Mora da sam zbog ovakvog
ponasanja, ipak, teski mazohista.
Evo i jedna od tipicnih srpskih reakcija na moj tekst
Gospodine Vlajki,
Procitavsi vas monstruozan tekst na internet sajtu ``Srpska dijspora``,
morao sam vam napisati kratku poruku jer mi to nalaze ljudskost i
humanost.
Nije kriv NATO, niti bilo ko sa zapada zbog unistavanja duhovnosti srpskog
naroda, vec upravo ljudi poput vas koji pune nase sugradjane idejama kako
nigde nikad niko od Srba nije pocinio nikakav genocid i kako su to samo
preuvelicavanja ili kako vi to nazivate ``metafora``.
Slike koje smo bili u prilici videti Vi, ja a i citav svet pre
nekoliko dana
na televiziji nisu delovale kao ``metafora``, vec kao surova realnost
jednog Staljinistickog Srbijanskog rezima Slobodana Milosevica. Ne treba
normalan covek da ceka vekovima da bi saznao pravu istinu o ratu u bivsoj
Jugoslaviji i da bi razlikovao realnost od metafore, dovoljno mu je samo
videti njegove ucesnike okorele bezdusne krvnike i kriminalce kao sto su
Skorpioni i bajne garde neumornih ubica i pljackasa. Ne treba normalnom
coveku da ceka istoricare koji ce jednom za svagda odrediti pobednike i
porazene, pravednike i zlocince, dovoljno je bilo izaci na demonstracije u
srce Beograda devedesetih godina i osetiti taj krvnicki odnos policije i
vojske prema svom sopstvenom narodu. Kada to osetite na svojoj kozi onda
mozete lako anticipirati kakav odnos ta ista policija i vojska moze imati
prema drugim ``mrskim`` narodima ako tako prema svome postupa.
Gospodine Vlajki, nas narod ce povratiti duhovnost i samopostovanje samo
onda kada pogleda istini, a ne metafori u oci, u protivnom fasizam i jedna
potpuna duhovna devastacija nase drzave je neizbezna.
Srbin (belgradekafica@ yahoo. com)
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UVOD
Na podrucju Srebrenice (100 km uokolo), pronadeno je oko 3000 (ostataka)
tijela. Tvrdi se, da je vecina ostataka identificirana kao Muslimani
zahvaljujuci DNK analizama. U tocnost analiza, vjerovatno, ne treba
sumnjati
i izvjesno je da identificirana tijela jesu muslimanska.
Medjutim, poznavajuci efikasnost americkih manipulacija, postoji izvjestan
stupanj probabiliteta da su identificirani ostaci pokupljeni sa
razlicitih
bojista u BiH i prikazani kao srebrenicke zrtve. Karakteristicno je to, da
zapadna propaganda kada govori o « srebrenickom masakru », uopce ne
spominje
poginule Srbe !!! A oni su i u Srebrenici i oko Srebrenice zasigurno
ginuli.
Dakle, ako se izuzmu najnoviji rezultati DNK analiza, za oko dvije hiljade
ostataka ljudskih tijela se ne zna ni koje su nacionalnosti, ni kad su
umrla
i/ili ubijena, ni pod kojim uvjetima se to desilo. Kad se ovo kaze, ne
treba
zaboraviti da su:
-prema kazivanjima holandskih vojnika i nekih zapadnih autora, Oriceve
bande
pobile na podrucju Srebrenice velik broj (barem 1.500) srpskih civila,
te da
su se borbe vodile vise od tri godine.
-Isto tako, nakon (vjerovatno namjerne) predaje Srebrenice Srbima od
strane
vrhovnog muslimanskog rukovodstva (juli 1995.), sasvim je sigurno bilo
odmazde od strane lokalnih srpskih boraca cije su kuce i porodice bile
spaljene i pobijene.
-Jedan dio muslimanskih boraca je stradao u proboju jer se nije htio
predati. Bilo je zaizviesno i individualno pocinjenih zlocina nad
zarobljenim Muslimanima.
-Ali nema ni izdaleka sigurnih materijalnih cinjenica (ako nista drugo,
barem sto se pronadjenih tijela tice) na osnovu kojih bi se moglo reci
da su
srpske snage planski pobile 6.000 do 12.000,zarobljenih Muslimana,
muskaraca
i djecaka.
Srebrenica je, vrIo uspjesno izvedenom zapadnorn propagandom, postala
mit o
"srpskoj bestijalnosti". Ali kada prodje vrijeme, te tolerancija i nauka
zamijene mrznju i s1jepilo, Srebrenica ée postati simbol stradanja
Muslimana
i Srba, zrtava istog onog Z«pada koji u ovom casu provodi nesmiljenu
kolonijalnu eksploataciju BiH i nastavlja dijeliti njene narode.
Americki politicki (propagandni) marketing
"Zaboravili smo da pitamo i da saznamo sto se desilo sa Srbima, koji su
predstavljali 30% srebrenicke populacije. Kada je poceo rat (u aprilu
1992.
- E.V.), oni su bili istjerani iz svojih kuca sa prtljagorn u rukama i dok
su tako u kolonama odlazili, Muslimani su mucki gadali muskarce, zene i
djecu koji su bjezali."
(Pismo G.R.Thornton-a, britanskog prevodioca u Bosni, casopisu 'Time'
od 23.
juna 1993.)
Slucaj "Srebrenickog masakra" je jedna od najuspjesnijih SAD-NATO
propagandnih akcija tokom rata u Bosni (1992-1995). Navodno, nakon
pada ovog
grada u srpske ruke (11. juli 1995.), 6.000 do 12.000 Muslimana (momaka i
muskaraca) bilo je "hladnokrvno pogubljeno" od strane srpskih vojnika pod
komandom generala Ratka Mladica.
Vjerovatno je da neke muslimanske jedinice nisu htjele da se predaju,
pokusale su proboj i/ili pruzile su otpor Srbima i pritom izginule.
Vjerovatno su srpski vojnici ubili kriminalce koji su prethodno poubijali
vise od tisucu civila oko Srebrenice. Vjerovatno je bilo i individualnih.
zlocina nad zarobljenicima. Ali nema nikakvog solidnog dokaza o
sistematskom
ubijanju nekoliko tisuca muslimanskih djecaka i muskaraca. Unatoc tome,
slijedece su stvari sigurne, i sve se ticu nesrecne sudbine Srba:
1. Prije pada Srebrenice, srpska populacija u podrucju koje okruzuje ovaj
grad bila je masakrirana od strane muslimanskih trupa, ali je
"medjunarodna
zajednica" bila slijepa i gluha za ove zlocine.
Na primjer, prema pukovniku Thomas Karremans-u, komandantu holandskog
bataljona koji se tamo nalazio, "bosanski Muslimani spalili su nekih 200
okolnih srpskih sela ... Bilo je, kako je rekao, vrlo tesko razaznati 'tko
su tamo bili dobri a tko losi momci».1
2. Propaganda o "masakru u Srebrenici" zapocela je nesto prije hrvatskog
osvajanja Krajine (avgust 1995.) prouzrokujuéi hiljade srpskih zrtava i
stotine hiljada izbjeglica. Na primjer:
Izvjestaj posmatracke misije UN optuzuje Hrvatsku za namjerne
neprijateljske
operacije karakterizirane ubijanjem, spaljivanjem kuca i pljackanjem
imovine preostalih Srba i sprijecavanjem onih koju su pobjegli u toku
Operacije Oluja da se vrate u to podrucje."2
"Izvjestaj Evropske Zajednice iznosi: 'Dokazi zlocina, u prosjeku sest
1eseva dnevno, nasavljaju da izranjaju...
Srpska zemljista nastavljaju da budu spaljivana i pljackana'."3
"Uhvacene izbjeglice bile su masakrirane konstantnom tucom hrvatske i
muslimanske artiljerije. Blizu 1.700 izbjeglica jednostavno je
nestalo. Dok
su hrvatske i muslimanske trupe palile srpska sela, predsjednik
Clinton je
izrazio svoje razumijevanje za invaziju..."4
-U svjetlu ovih cinjenica, srebrenicki uzas, pretvoren u medijski dogadaj,
je najverojatnije vezan i uz hrvatsku invaziju na Krajinu:
-Tvrdi se, ali svjedocenja u Hagu to nisu uspjela dokazati, da je
Milosevic
obecao "medjunarodnoj zajednici" da ce uskratiti pomoc krajinskim Srbima
(vjerojatno u zamjenu za obustavljanje embarga prema Jugoslaviji). Uz to,
Milosevic je vec bio prekinuo svu ekonomsku i vojnu pomoc Republici
Srpskoj;
Nazalost, Milosevicevi mediokriteti su znatno doprinjeli mitu srebrenickog
masakra. Tako je njegov ministar informacija sazvao pocetkom 2000. godine
konferenciju za stampu na kojoj je ustvrdio da je srebrenickog masakra
bilo!!! Da je mucki pobijeno oko 1500 Muslimana, ali od strane francuske
spijunske organizacije "PAUK", te da su u tom masakru ucestvovali i
vrbovani
Srbi!!!
- Stvaranje srebrenickog mita je bila delikatna propagandna operacija.
Clinton je zatrazio od Izetbegovica da napusti Srebrenicu. Neki
muslimanski branioci Srebrenice su izjavili da je Izetbegovic naredio
Oricu i muslimanskim trupama da napuste grad. Orié i nekih 4.000-5.000
muslimanskih vojnika poslusalo je i napustilo Srebrenicu (pogledati donji
tekst).
- Poslijednji elemenat navodnog masakra u Srebrenici je takoder morao biti
izveden delikatno. Naime, Srebrenica je proglasena enklavom pod
medunarodnom zastitom. Srbi nisu mogli nikako uci u Srebrenicu jer bi
riskirali neposredan napad NATO-a. Kako onda predati Srebrenicu
Srbima, a ne
bombardirati ih?
Americki mozgovi su pronasli rijesenje. Cetiri stotine holandskih
vojnika,
pripadnika mirovnih snaga UN-a, ostavljeno je u Srebrenici. Tako,
eto, nije
bilo moguce bombardirati Srbe, jer bi to dovelo u opasnost holandske
vojnike!!!
Ovo je najvjerovatniji scenario za "masakr u Srebrenici", izvjesno
jedne od
najkompleksnijih manipulacija izvednih tokorn rata u BiH. Ako je to
tocno, u
pripremi su ueestvovali Clinton, lzetbegovié, Milosevic (???),
Tudman, UN,
zapadne tajne sluzbe, gomila diplomata, i to je rezultiralo zrtvovanjern
Srebrenice i mnogih muslimanskih boraca, kao i hiljadama novih
(muslimanskih) izbjeglica.
-Medijsko insistiranje na Srebrenici je takodjer bila jedno od opravdanja
NATO napada na Republiku Srpsku u septembru 1995.
- "Masakr u Srebrenici" je postao simbol navodnog zlocinackog dielovanja
Srba i kao takav je bio konstatno upotrebljavan za dalje SAD napade na
ovaj
narod.
Zivi ili mrtvi, Srbima nije dopusteno da budu zrtve
(ili: "dostojne i nedostojne zrtve" . Chomsky, Herman)
Do 1995. vise stotina srpskih sela oko Srebrenice bilo je na padnuto od
Muslimana. 1.500 ljudi koji nisu pobjegli bili su ubijeni a srpske kuée su
spaljene. U tom casu, muslimanski komandant bio je Naser Oric, koji je tek
nedavno bio optuzen za ratne zlocine (uzgred receno, sa sramotno blagom
optuznicom). Njemu se jos uvijek ne sudi kako javno mnijenje na Zapadu
ne bi
povezalo njegove zlocine sa srpskim «srebrenickim masakrom» nad
Muslimanima.
"Bill Schiller, izvjestac Toronto Star-a, pisao je 16. jula 1995. o
jednom
intervjuu sa Oricem i video traci koju je ovaj pokazao, na kojem on lieno
drzi u ruci odsjecene glave njegovih srpskih zrtava.
Schiller je nazvao ovaj isjecak 'Najveci hitovi Nasera Orica'. Schiller je
napisao: 'Uhvatili smo ih u zamku', rekao je Oric kada se poprilican broj
pobijenih Srba pojavio na ekranu. Slijedeéa grupa leseva bila je
dokrajcena
eksplozivom: 'Poslali smo ih na mjesec,'hvalio se Oric. Kada se pojavila
scena opustogenog i metcima izresetanog grada u kojem nije bilo vidljivih
leseva, Orié je pozurio da izjavi: 'Tu smo ubili 114 Srba'."5
Cak je i americki State Department primjetio neke od ovih zlocina:
"14. decembar: Bosanske muslimanske mage iz Srebrenice ubile su
najmanje 60
Srba, uglavnom civila, u selima blizu bosanskog grada Bratunca, prema
rijecima nekih stanovnika tog grada. Kao rezultat neprijateljstava, do
5.000
ljudi - uglavnom zene, djeca, stariji i ranjeni -prebjegli su preko rijeke
Drine u Ljuboviju iz bosanskih sela Bjelovac, Sikiric, Voljevica,
Jugovici i
Loznicka Rijeka."6
Postoji i drugi, mnogo pohvalniji opis navodnog "heroja" Nasera Orica i
njegovih djela:
"Ljudi u Srebrenici su shvatili (1995., -E.V.) da su oni poseban
slucaj, da
su godine masakra i odmazde znacile da ne mogu ocekivati nikakvu milost
nakon nebroienih napada koje je izveo neustrasivi komandant Naser Orié na
obliznja srpska sela, napada u kojima su izgladnjele izbjeglice iz
Srebrenice navaljivale na srpske polozaje, ispraznivsi svu hranu iz kuca
prije nego sto bi ih spalili...
Treba podsjetiti i na Oriceve napade na srpska sela i gradove: njegov
ubilacki napad na Podravinu, na primjer, tokom kojeg su njegovi torbari,
omrsavjele muslimanske izbjeglice iz Bratunca i drugih 'ociscenih' gradova
koji su slijedili napadacke vojnike (Srbe), ubijali ranjenike drvenim
palicama i sjekirama, a onda pljackali i palili njihova sela; ili cuveni
napad na Kravicu, uoci pravoslavnog Bozica u januaru 1993, kada su Oricevi
ljudi upali iz sniiega koji se vitlao, ubili barem trideset Srba, i
istjerali citavu populaciju prije no sto su pokupili bogat plijen boziéne
hrane i pica i nakon toga spalili kuce u Kravici do temelja."7
U februaru 1994., Naser Orié, dvadesetsedmogodisnji nekrunisani kralj
sada
opustosene Srebrenice, primio je reportera Washington Posta:
"Naser Oricevi ratni trofeji ne nalaze se poslagani na zidu u niegovom
udobnom stanu; jednom od rijetkih u kojem ima struje u ovoj opsjednutoj
muslimanskoi enklavi, zabijenoj u prijeteéim planinama istodne Bosne.
Oni su
na video kaseti: spaljene srpske kuce i tijela srpskih ljudi bez glave,
nabacana na gomilu.
'Morali smo koristiti hladno oruzje te noci', objasnjava Oric, dok se
scene
iskasapljenih mrtvih tijela vrte sa njegovog Sony video aparata.
Premda su 'plavi sljemovi' UN uspostavili svoje osmatracke postaje izmedu
muslimanskih i srpskih linija skoro godinu dana prije, Oric je i dalje
mogao
voditi svoje ljude na povremene nome racije, prikradajuéi se ispred
postaja
UN, kroz pukotine u srpskom okruzenju, a zatim napadajuci i p1jackajuéi
srpska sela i posjede."8
Ovo ne samo da je razljutilo Srbe, koji su optuzili UN trupe da nisu
sprijecili Orica i njegove ljude, i koji su uzvratili blokirajuci dostavu
goriva i opreme'plavim sljemovima'; to je isto tako razljutilo i UN.
Prema Chuck Sudeticu,
'holandske trupe koje su posjedovale opremu za noéno osmatranje, prijavile
su da su vidjele muslimanske vojnike kako se sunjaju kroz perimetar oko
Srebrenice i otvaraju vatru na holandske osmatraeke postaje... da bi
stvorili utisak kao da ih Srbi napadaju.'
Takvi incidenti, ako su se dogodili, nisu zacudujuéi. Muslimani su
vjerovali
da njihov opstanak ovisi o prisiljavanju UN trupa da se odreknu njihove
cijenjene 'neutralnosti' i podrze ih u borbi protiv Srba.
UN zvanicnici, medutim, su smatrali srebrenicke muslimanske lidere
korumpiranim i opasnim provokatorima. 'Od Yasushi Akashi-a nadalie,' pise
Sudetic, 'UN osoblju, vojnom i onorn zaduienom za pitanja izbjeglica, bilo
je dosta Nasera Orica. Akashi je licno smatrao vise mulimansko rukovodstvo
Srebrenice kriminalnom bandom, podvodacima i crno-burzagima."9
U studiji o Srebrenici Jan Willem-a i Norbert Both-a, nivo opravdanja
Oriéevih zloeina jos je visi, popracen monstruoznom trvrdnjom koja se u
novijoj povijesti jedino moze usporediti sa Hitlerovim rasistickim
izjavama
i/ili Busovim genocidnim izjavama o preventivnom ratovanju:
«Naravno da je bosanski garnizon rukovoden Oricem bio kriv za zlocine,
posebno tokorn zima 1992/1993; i izvjesno je da se nisu razoruzali,
kao sto
je to bilo predvideno planom o 'sigurnosnim zonama'. Ali ovi zlocini
bili su
samo reakcija; oni se ne mogu nikako porediti sa proracunatom kampanjom
agresije i etnickog premjestanja koje su pocinili Srbi. Osim toga, samo
vjestina i nemilosrdnost Orica su mogli spasiti Srebrenicu od skorog
istrijebljenja u rukama njenih srpskih susjeda u 1992.»10
U ovom casu, kao sto su to istakli «objektivni» zapadni autori, sasvim je
jasno zasto je vise stotina srpskih sela "moralo biti spaljeno", a hiljade
srpskih civila - zena, djece i starijih "moralo biti preventivno
masakrirano" od strane Oricevih trupa: samim tim sto su zivi, srpski
civili
bi "mogli prouzrokovati istrijebljenje" srebrenickih Mulsimana!
Prema tome:
1. Kada zrtve nisu Srbi, to je dokaz "srpske bestijalnosti i "srpske
genocidne prirode".
2. Kada su masakrirani neduzni civili Srbi, ovi su zloeini ustvari "dobra
djela" pocinjena od strane "dobrih momaka" kao gto je Oric i to kao
"reakcija" i "prevencija" na "buduéa srpska zlodjela", i kao takva se
ni na
koji nacin ne mogu usporediti sa "proracunatom kampanjom srpske agresije".
Bravo! Ovo je krajnji dokaz zapadnog "znanstvenog humanizma". Drugim
rijeeima, cini se da su svi Srbi na svijetu, radi njihove "skorpijske
naravi", "proracunate ubice". Prema tome, u duhu zapadne propagande, Srbe
treba prventivno pobiti. A kao sto je poznato, skorpije (odnosno
Srbi), cak
ni kao mrtvi, ne mogu biti smatrani zrtvarna,
UN: Navodne i stvarne zrtve
Konaeno, pogledajmo sta je americka marioneta, generalni sekretar UN Kofi
Annan, napisao o ovome u svom izvjestaju (1999):
"Bosanska enklava koja je imala Srebrenicu za centar, bila je
prosirena pod
Oriéevim rukovodstvom u narednih nekoliko mjeseci na okolna podrueja.
Najvecim dijelom borbe koje su se vodile u ovom periodu nisu bile
uobicaieno
ratno djelovanje, nego serija napada i kontra-napada od strane naoruzanih
grupa jedne ili druge zajednice.
U svom napredovanju, Bosanci su se koristili tehnikama etnickog ciscenja
slicnim onima koristenim od strane Srba u ostalim podrucjima, paleza
kuca i
terorizirajuéi civilnu populaciju.
Srpski izvori tvrde da je preko 1.300 ljudi bilo ubijeno od strane
bosanskih boraca tokom njihovog napredovanja izvan Srebrenice, sa jos
znatno
veéim brojem onih koji su bili istjerani iz svojih kuéa. Srpski izvori
kao i
medunarodni posmatraci za ljudska prava dali su podatke o incidentima u
kojima su Srbi navodno bili mudeni i masakrirani.
Istovremeno, mnogo veci broj Bosanaca je prosao kroz slicne patnje u
podrucjima koja su ostala pod srpskom kontrolom." (istakao E.V)
Predivno, zar ne! Generalni sekretar UN koristi potpuno iste seme kao i
gore navedeni "humanisticki pisci" Razmotrimo ponovo ovu vrst
"objektivnosti":
1. Prema Kofi Annanu, istina je da su Oric i njegove trupe pocinili
zlocine
protiv Srba, ali to je bilo zato sto su Srbi pocinili iste zlocine u
"drugim
podrucjima".
*Da li vas to podsjeca na objasnjenja koja daju mnogi teroristi
civilima: Mi
vas napadamo ovdje (u avionu, autobusu, selu, itd.) zato sto vi vasom
pasivnoscu zastupate (na primjer) imperijalizam bogatih?!
*Dakle, Kofi Annan se sluzi argumentima terorista koji su
neprihvatljivi za
UN i njene clanice!
2. Kada se radi o patnjama Srba, u Annanovom izvjestaju stoji rijec
'navodno', koja nije upotrijebljena kada se radi o patnjama Muslimana.
3. Sta znaci izraz Bosanci (Bosnjaci)?
*Iz teksta je vidljivo, da Kofi Annan izjednacava Muslimane sa Bosancima.
Medutim, Izetbegovic i Orié ne zovu sebe i vlastiti narod Bosancima nego
Muslimanima. Osim toga, svi Hrvati, Jevreji i Srbi koji zive u Bosni su
takoder "Bosanci".
*Usput, Hrvati i Srbi su zivjeli u Bosni hiljadama godina.
Muslimani -religijski entitet-, su poznati u Bosni od prije svega pet
stoljeca. Prema tome, kako Muslimani mogu biti vise "Bosanci" o d Srba ili
Hrvata? Uzgred reeeno, sto je sa Hercegovinom i kako Kofi Annan naziva one
koji zive u Hercegovini? Trebalo bi, naime, da jedan Generalni sekretar UN
zna da se jedna od clanica ove svjetske organizacije zove Bosna i
Hercegovina a ne Bosna.
Ako samo jedan paragraf UN-izvjestaja sadrzi toliko manipulacija i
nepreciznosti, moze se samo zamisliti koliko ih ima u ostatku izvjegtaja.
Navodno objektivni izvori kao Kofi Annan, citirani su sirom svijeta od
ljudi, naucnika, novinara, itd. koji o Balkanu i BiH nista ne znaju.
Dakle,
umjesto da prezentiraju objektivnu informaciju, Kofi Annan i njemu slieni
sire laîi i mrznju protiv nekih naroda. Sustinski, to nije nista razlicito
od ubilacke aktivnosti Clinton-a, Albrigh-tove, Solana-e, Clark-a i
ostalih.
Cinjenice o "masakru u Srebrenici"
Kao sto smo vec rekli, izvjesno je da su nakon pada Srebrenice
individualno i grupno pocinjeni zlocini nad zarobljenim muslimanskim
vojnicima. Svaki je rat pun agresivnosti, mrznje i nasilja i vrIo je tesko
reéi sta je dobro a sta lose kada patologki um caruje nad racionalnoscu i
samouzdrzavanjem. Na primjer:
*Krajem Drugog svjetskog rata saveznicke snage su, bez ikakvog strateskog
razloga, bombardirale njemacki grad Dresden, ubivsi pritom nekoliko
desetina
tisuca nezasticenih civila.
*SAD je bacio atomske bombe na Hirogimu i Nagasaki u Japanu kada je
rat bio
prakticno zavrsen, uzrokujuci pritom stotine hiljada civilnih zrtava.
*Sto se tice Srba, Crnogoraca, Hrvata i Muslimana, svi oni pripadaju istoj
etnickoj grupi, govore isti jezik, dijele istu povijest i imaju isti
mentalitet. Nahuskani od Zapada da se medusobno ubijaju, sigurno su
pocinili
svakakve zlocine i etnicka ciscenja. U tom smislu, nitko nije nevin na
Balkanu.
*Cinjenica je, da postoje tijela vise od 300 ubijenih muskaraca kojima su
vezane ruke odostraga i/ili s povezom na ocima. Haski sud je
pretpostavio da
su to bili Muslimani.
Pritom: Otkopavanje i pregled tijela u grobovima udaljenim i po nekoliko
desetina kilometara daleko od Srebrenice, vrsili su iskljucivo strucnjaci
haskog suda, bez prisustva Srba, sto nije bio najbolji nacin da se osigura
objektivnost ekspertize.
Sve u svemu, na nivou materijalnih dokaza, stvari stoje mrsavo: otprilike
3000 tijela, od cega vise od 300 muskaraca sa vezanim rukama. Za cetiri
godine rata gdje su ginuli i muslimanski i srpski civili i borci, te
gdje su
se u toku ratnih operacija morali stvarati masovni grobovi kako bi se
izbjegle zaraze, ove cifre nisu ekscesivne.
Postoji jos jedna cinjenica koja tjera na razmisljanje. Navodni masakr
Muslimana Srebrenice izvrsen je prema haskoj optuznici od 12 do 15 jula
1995. godine. Medutim, vec se oko 20. jula pocelo govoriti o masakru od
6.000 do 12.000 osoba, a konstituirani su i spiskovi nestalih osoba od
strane Muslimana. Prosto je nemoguée, da se u tako kratkom vremenu i to u
ratnim uslovima, moglo sa izvjesnoscu tvrditi nesto tako krupno.
lronicno i cinicno, prave ubice, SAD-NATO-EZ koalicija sa njihovim
liderima
i "novinarima": Clinton, Blair, Solana, Clark, Amanpur, Shea, itd, sada se
postavljaju kao sudije presudjujuci ludilu jugoslavenskih naroda koje su
sami isprovocirali.
Ratni zarobljenici i mrtvi ljudi na birackim listama 11
U svakom slucaju, sudeci prema cinjenicama jedno je sigurno. Nakon pada
Srebrenice, srpske snage su zarobile vise hiljada muslimanskih vojnika. Za
to postoje slijedeci razlozi:
- Srbi iz Republike Srpske cije je ljudstvo bilo manje brojno od
muslimansko-hrvatskog, nisu mogli dopustiti uhvacenim muslimanskim
vojnicima
da se vrate na bojiste.
- Medu uhvacenim Muslimanima bilo je dosta onih koji su, pod Oriéevim
rukovodstvom, izvrsili brojne zlocine nad srpskim civilnim stanovnistvom u
periodu 1992-1995.
- Postoje realne pretpostavke da je izvjestan broj muslimanskih vojnika
egzekutiran zbog prethodno pocinjenih zloeina nad Srbima (to je autoru
ovih
redaka, od strane provjerenih univerzitetskih izvora, kao vjerovatnost,
otvoreno receno).
- Postoje realne pretpostavke da je izvjestan broj muslimanskih boraca
nastojao da izbjegne zarobljenistvo i u proboju nastradao.
- Postoje realne pretpostavke da je izvrsen izvjestan broj zlocina nad
zarobljenim Muslimanima.
- Sve ostalo, a prije svega plansko pogubljenje hiljada uhvacenih
muskaraca, Muslimana, je sumnjivo i do sada bez ikakvog ozbiljnog dokaza.
U pogledu liste od nekoliko hiljada "nestalih" muslimanskih vojnika
koju je
objavio Crveni kriz, upamtimo slijedece cinjenice:
*Nekoliko hiljada muslimanskih ratnika pobjeglo je iz Srebrenice
prije nego
sto je grad pao.
- Jedan elanak u londonskom 'Times-u' (2. avgust 1995.) navodi da je
nekoliko hiljada srebrenickih vojnika prebjeglo sjeverno od Tuzle "bez
da o
tome obavijeste njihove porodice".
- Stovise, "medunarodni Crveni kriz se obratio bosansko-hercegovackim
vlastima trazeci informacije o nekih 5.000 individua koje su pobjegle iz
Srebrenice, od kojih su neki dospjeli do srednje Bosne."12
- Zahtjev Crvenog kriza je bio popracen izvjestajem UNHCR-a broj 37,
datiranim od 13. septembra 1995, u kojern se tvrdi:
"Otprilike 5.000 srebrenickih muslimanskih trupa je napustilo enklavu
neposredno prije pada. Muslimanska vlada je priznala da su ovi ljudi bili
premjesteni u druge jedinice njihovih vojnih snaga. Cinjenica da njihove
porodice nisu bile obavjestene bila je opravdana obavezom da se cuva vojna
tajna."
*Neki od ovih ljudi bili su nakon toga pronadeni i zarobljeni u Zepi.
"Kao sto navodi New York Times:
'Ranjenici su bili ostavljeni, i kada su bosanski Srbi preuzeli grad tog
utorka, ranjenici su bili premjesteni u Sarajevsku bolnicu Kogevo na
Iijedenje. Mnogi su od njih zapoeeli svoje putovanje u Srebrenici, a onda
prebjegli u brda kada je ova 'sigurnosna zona' pala u ruke bosanskih Srba
11. jula. Ovi ljudi nisu dospjeli do Tuzle, gdje je zavrsio najveci broj
izbjeglica, nego su postali branioci Zepe.13
*Neki srpski izvori tvrde da je oko 3.000 ljudi bilo je na izbornim
listama
tokom opcinskih izbora u Srebrenici 1996. i 1997.14
*Pocetkom 1996. (17. januara), mancesterski "Guardian" je objavio
clanak o
grupi bivsih muslimanskih zatvorenika iz Srebrenice i Zepe koji su bili
primljeni u Dublinu nakon sto su bili oslobodeni.
*U istom clanku moze se naci i podatak da su "stotine bosanskih
muslimanskih zatvorenika i dalje zatoceni u dva tajna logora u susjednoj
Srbiji, ... i da je Crveni krst u Beogradu pregovarao nekoliko nedjelja da
se ti ljudi puste i da im se ponudi utociste u trecim zemIjama."
*SAD su odlucile da prihvate dvije stotine i cetrnaest Muslimana koji su,
nakon pada Srebrnice i Zepe, bili zatoceni u srpskim logorima i da im
ponudi
status izbjeglica.
*Na listi "nestalih", vise stotina osoba je bilo veé mrtvo. Profesor
Milivoje lvanisevié sa Univerziteta u Beogradu pregledao je detaljnije
listu
Crvenog krsta i otkrio da je sadrzala imena ljudi koji su bili preminuli
prije nego sto su trupe bosanskih Srba usle u Srebrenicu.15
(Primjedba autora ovih redaka: Radi objektivnosti, moram reci slijedece:
Kada sam 2001. razgovarao sa profesorom M. I., nije mi izgledao previse
uvjerljiv oko broja «mrtvih dusa» naknadno uvrstenih u srebrenicke
muslimanske zrtve)
SAD sateliti i U-2 dokazi
Prema "New York Times-u": "10. avgusta 1995, vodja americke delegacije u
UN, Madeleine K. Albright, pokazala je na zatvorenoj sjednici Vijeca
bezbjednosti UN odabrane fotografije dviju lokacija. Zatim je rekla,
'Vidjet
cémo da li ce bosanski Srbi pokusati da izbrisu dokaze onoga sto su
ucinili."'
*Na osnovu ovih fotografija su Vijece bezbjednosti i Sud za ratne zlocine
za bivsu Jugoslaviju optuzili Karadzica i Mladica da su naredili masakre
uhvacenih muslimanskih vojnika nakon pada Srebrenice.
Komentar
*Ni stampi ni Hagu nisu bile dostupne sve fotografije.
*Clinton-ova administracija objavila je tri od osam fotografija koje su
pokazane Vijecu bezbjednosti.
- Jedna od tri fotografije pokazivala je 'Raskopano zemljiste".
- Druga je navodno pokazivala velik broj muskaraca na jednom polju blizu
fudbalskog stadiona oko 5 milja od Srebrenice.
- Zadnja je fotografija pokazivala siroko podrucje svjeze raskopane
zemlje,
cme su se htjeli sugerirati navodni masovni grobovi.
U svakom slueaju, tesko je vjerovati da su clanovi Vijeca Bezbjednosti,
samim tim sto su vidjeli fotografije, mogli nepobitno zakljuciti da je
bilo
kakav masakr pocinjen od strane Srba posto slike nisu doslovno nista ni
pokazivale ni dokazivale.
Novinari su se zalili da je SAD vlada odbila "da dopusti novinarima da
vide
satelitske fotografije ( ... ) za koje se govorilo da su prikazivale ljude
okupljene na fudbalskom stadionu. Amerieki zvanicnici su izjavili da su
satelitske fotografije tajna informacija, iako ih je gospoda AIbright
prethodno pokazala ostalim clanovima Vijeca bezbjednosti."16
Pitanje je slijedeée: Zasto je vlada SAD klasificirala, ucinila
nedostupnim
(za narednih trideset godina, najmanje) fotografije koje su dokazivale
istinitost njenih tvrdnji o "masakru u Srebrenici"? Da parafraziramo
Shakespeare-a: Nesto je trulo u drzavi SAD.
Nakon pokazivanja (potom: prikrivanja) originaInih satelitskih i U2
fotografskih snimaka publici, zasto su SAD smatrale neophodnim da prosire
glasine o tome da su Srbi uklonili i kemijskirn sredstvima unistili
hiljade
tijela koja su navodno prethodno bili pokopali ispod tog "raskopanog
zemIjista"?
Masovni grobovi, "nestala tijela" i spirala nasilja
Ponovimo:
*Poznato je da tokom rata nema dovoIjno vremena ni prilike da se poginuli
sahrane individualno. U tom smislu, masovnih grobova je bilo posvuda u
Jugoslaviji. Medutim, pitanje se postavIja gdje su tijela navodno nekoliko
hi1jada (6, 8, 12.000) ubijenih Muslimana)?
*Do danas nije pronadeno vise od (otprilike) dvije-tri hiljade ostataka
tijela oko Srebrenice. Za cetiri uzastopne ratne godine i uzimajuéi u
obzir
intenzitet borbi te stradanja srpskih i muslimanskih civila, te normalno
umrlih ljudi, ovaj broj nije pretjerano velik.
*Najveci dio tijela nije mogao biti identificiran na objektivan nacin.
Prema
tome, ne mozemo znati koje su nacionalnosti bili ovi ljudi ni kada su
umrli.
*Haski sud je punih sedam godina smatrao, sto zvuci prosto
nevjerovatno, da
identifikacija tijela uopce nije prioritetan zadatak ove institucije!!!
Odjednom su, u roku od jedne godine identificirani skoro dvije tisuce
navodnih muslimanskih zrtava. Ponovimo: u DNK analize najvjerovatnije ne
treba sumnjati; pitanje je jedino gdje su ta tijela bila pronadjena.
*Do sada, osim pojedinacnih zlocina nad Muslimanima -a sto nitko
nikada nije
negirao-, nema nikakvih drugih cinjenica.
U svemu ovome ispusta se iz vida jos jedna vazna cinjenica. Po
saznanjima iz
veceg broja zapadnih izvora, bilo je vise nego dovoIjno elemenata da se
podigne optuznica protiv Oriéa i izvjesnog broja drugih Muslimana zbog
ubistava velikog broja srpskih civila u Srebrenici i oko nje.
Kronoloski gledano, trebalo je suditi Oricu i kompaniji davno prije nego
navodnim ili stvarnim srpskim zlocincima u povodu «srebrenickog masakra»
1995. godine
*Dakako, podizanjem optuznice protiv Orica i ostalih zbog masakra nad
srpskim civilima, pokazalo bi se da su Srbi imali opravdanih razloga da,
nakon pada Srebrenice, presude zlocincima koji su se nalazili medu
zarobljenim vojnicima.
*Zatim, ispalo bi da su ustvari Srbi bili ti koji su bili prve masovne
zrtve, pa bi eventualno motiv osvete bio mnogo blizi javnom mnijenju.
*Drugim rijecima, razotkrila bi se spirala nasilja koja bi Srebrenicu
prikazala u potpuno razlicitom svjetlu, tako da medijski propagiran
"srpski
masakr nad Muslimanima" ne bi ni izdaleka imao sadasnju tezinu.
Clintonu je trebalo 5.000 muslimanskih zrtava
"Predstavnici bosanske zajednice okupili su se u Sarajevu 28. i 29.
septembra (1993., E.V.)... Delegacija Bosanaca iz Srebrenice je
prevezena u
Sarajevo helikopterorn UNPROFOR-a da ucestvuje u debati. Prije tog
sastanka
delegacija je imala privatni sastanak sa predsjednikorn Izetbegoviéern...
Neki od prezivjelih clanova srebrenicke delegacije izjavili su da im je
predsjednik lzetbegovié rekao da je on znao za moguénost NATO
intervencije u
Bosni i Hercegovini, ali da se to moglo desiti samo pod uslovorn da Srbi
upadnu u Srebrenicu i ubiju pritom barem 5.000 njegovih ljudi."17
Posto je ova prica bila takoder potvrdena nakon pada Srebrenice od drugih
muslimanskih lidera, postoji velika vjerojatnost da je Izetbegovicu zaista
bila predlozena ova sramna ponuda od strane NATO-a. Ali NATO je isto sto i
SAD, a SAD su bile, barem formalno, isto sto i Predsjednik Clinton.
Markale
masakri i mogucnost pada Srebrenice sa muslimanskirn zrtvama i
"monstruoznim
srpskim ubicama" ocigledno su svakoga zadovoljavali:
- Predsjedniku Clintonu je trebala za izbornu godinu 1996. jedna mala
vojna
pobjeda protiv Srba i konacni "mir" (kolonijalni SAD protektorat) za
Bosnu.
- Zapadno javno mnijenje bi uzivalo u novirn ratnim igrama (NATO napad na
Srbe).
- Pentagon bi mogao testirati novo oruzje na Srbima («pametne krstarece
rakete»).
- Vojna industrija SAD bi dobila nove narudzbine.
- Prijatelji SAD, konzervativni muslimanski rezimi, bili bi zadovoljni,
nakon podjele Bosne i Hercegovine, sa novostvorenom muslimanskorn
polu-drzavorn u srcu Evrope.
- Pad Srebrenice i muslimanske îrtve zataskale bi hrvatsko osvajanje
Krajine
i predvidIjivo stradanje srpske populacije sa ovog podrucja.
Prema tome, novi masakr na Markalama i pad Srebrenice bili su neophodni i
morali su biti izvrseni.
Medutim, za naivnog citaoca, jedan problem ostaje. Naime, cak i da je
lzetbegovié naredio svojim trupama u Srebrenici da se predaju, nije
trebalo
da Srbi, nakon preuzimanja grada, ubiju niti jednu od onih pet hiljada
"potrebnih zrtava"!
Oni koji imaju ovu vrst problema, vjerojatno su nesvjesni moci koju ima
danasnja totalitarna propaganda. Nije vazno da li se nesto desi ili
ne, ili
u kom se obimu desilo, zato jer se sve moze isfabricirati i progiriti
preko
medija.
Na primjer, nepostojeéi logori "smrti" i "silovanja" u BiH koji su bili
nekriticki prihvaéeni od strane zapadnog javnog mnijenja, otvorili su
moguénost za svakovrsne "istinite lazi". Zapadno javno, pogotovo americko,
mnijenje je zeljno da ucestvuje u imperijalistiekim SAD-NATO-EZ
akcijama jer
mu takva politika neprekidnih ratova osigurava visok standard, ali
hipokrizijski trazi moralno opravdanje za to.
Postojeca info-totalitarna masinerija je savrseno sposobna da stvori
iluzije
o ovoj vrsti moralnosti. Nije vazno sto ce se lazi poslije otkriti, uvijek
ima dovoIjno novih imperijalistickih igara da sramno izmisljena te silom i
ucjenama nametnuta realnost padne ubrzo u zaborav.
Zakljucak. Zapad je u toku zadnjih deset godina, lagao o svemu ostalom:
srpskim logorima za silovanje" i " logorima smrti", o Markale masakrima, o
"Racak masakru", o navodnoi smrti 100.000 ili cak 500.000 Albanaca sa
Kosova
"ubijenih od strane Srba", itd. Prema tome, zasto ne bi lagao i u ovom
slucaju?
Dakle, problem nije u istinitosti cinjenica o Srebrenici, u svakom slucaju
ne za nove totalitarne vladare. Za njih su Srebrenica i Markale bili samo
neka vrst krvave ali neophodne metafore, put do Dayton-sporazuma, do
kolonizacije Balkana, do ostvarivanja neljudskih geopolitickih ciljeva.
U danasnje vrijeme dogadaji tipa "masakr" ne moraju se uopce dogoditi.
Dovoljno ih je samo zamisliti. Ostalo je stvar tajnih sluzbi,
carobnjaka iz
agencija za odnose sa javnoscu i saveznistva elita, medija i publike.
Americki film 'Wag the Dog' sjajno pokazuje kako je postojeca
stvarnost sve
vise cista iluzija, a iluzija sve vise postaje nepodnogljiva reaInost.
Povrh svega, Srebrenica se mora sagledati u cjelini, pocevsi od
masakra nad
srpskom populacijom u tom podrucju, krsenja odluke UN-a o stvaranju
demilitarizirane zone, politickih igara oko Srebrenice posebno u vezi
tragedije Srba iz Krajine. lskljucivo izdvajanje jedino srpskog
zlocinackog
ponasanja iz ovog konteksta prepunog zlocina i intriga svih vrsta i od
strane sviju, ne predstavlia nikakvu pravdu, vec cistu manipulaciju i
namjeru da se demonizira srpski narod.
Ostaje jos pitanje nestalih iz Srebrenice. Haski sud ne ide dalje od 6000
nestalih. Vjerovatno ne treba dovoditi u sumnju ovaj podatak. Ali ako je i
tako, postavljaju se i slijedeca razmisljanja. Prvo, rat je, sto
objagnjava
mnogo toga. U Francuskoj, bez ikakvog rata, nestaje godisnje pedeset
tisuéa
osoba. Zatim, pod pretpostavkom da su svi nestali Muslimani poginuli, zar
nisu mogli poginuti na razlieitim bojistima u BiH? Sve u svemu, ima puno
pitanja, puno propagande, puno emotivnog naboja, puno razlicitih interesa
koji su prikriveni navodnim ili stvarnim masakrom, premalo direktnih
dokaza
i apsolutnog ignoriranja prethodnih srpskih civilnih zrtava na podrucju
Srebrenice.
1. http://www.dorsai.org/-vip2/serb.txt
2. Specijalni izvjestaj, Zagreb, September, 1995;
http://www.dorsai.org/-vip2/serb.txt
3. Gregory Elich, The invasion of Serbian Krajina, in NATO in the
Balkans,
p. 133, IAC, New York, 1998
4. Idem, p. 132
5. Izvor: Bill Dorich, objavljeno u'THE AMERICAN SRBOBRAN', January
18,2000, AN OPEN LETTER TO MR. BILL MOYERS, PBS (PUBLIC BIAS AGAINST
SERBS),
NEW YORK
6. Department of State, END OF DISPATCH VOL 4, NO 6, 1993 ARTICLE 4; Fifth
Report on War Crimes ln the Former Yugoslavia
7. Izvor: Bosnia: The Great Betrayal, New York Review of Books, March 26,
1998
8. Idem
9. Blood and Vengeance: One Family's Story of the War in Bosnia, Chuck
Sudetic, jun 1998, objavio Norton, u Bosnia, the Great Betrayal, op. cit.
10. An Enclave Too Far, Brendan Simms, autor pregleda knjige o Srebrenici
fan Willem Honig-a i Norbert Both-a
11.lzvori koristeni u ovom paragrafu poticu iz Scandal in the Hague,
Part 1,
George Pumphrey i Srebrenica: 3 Years Later, And Still Searching, takodjer
George Pumphrey http://www.emperors-clothes.com
12. lzjava za stampu Medunarodnog komiteta Crvenog Kri2a objavljen 13.
septembra 1995.
13. G. Pumhrey, 3 years..., op. cit
14. G. Pun-threy, Scandal..., op. cit
15. Idem
16. G.Pumhrey, 3years..., op. cit.
17. Rapport of the Secretary-General pursuant to General Assembly
Resolution
53/35; the Fall of Srebrenica: C. Proposals to exchange Srebrenica and
Zepa
for Serbheld territory around Sarajevo, paragraf. 115
-------------------------------------
vemil @wanadoo. fr
SOURCE: Srpska Informativna Mreza
srpski_put @ antic. org
http://www.antic.org/
Subject: [srpski_put] PRILOZI ZA HISTORIOGRAFIJU SREBRENICKE TRAGEDIJE
... Pise Emil VLAJKI
Date: Tue, 7 Jun 2005 16:07:42 -0400
PRILOZI ZA HISTORIOGRAFIJU SREBRENICKE TRAGEDIJE
Pise Emil VLAJKI
( vemil@ wanadoo. fr )
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Napomena: Srbi su cudni ljudi. Nekoga tko pokusava kao ja da se bori
protiv
demonizacije tog naroda ( a konkretno i najvecim dijelom) povodom teksta
"Srebrenica kao metafora", oni nazivaju, ubacenim hrvatskim provokatorom,
Zidovom, piskaralom, neznalicom, psuju mu sve po rodu i sl.).
Ali to, recimo, nije vazno. Mnogo je znacajnije sto se nije nasao ni jedan
srpski intelektualac koji bi na sinteticki, znanstven, objektivan, lisen
suvisnih emocija, nacin jasno dao osnovne odrednice o srebrenickom
slucaju.
Pored toga, Tadic i ostali vlastodrsci koji se igraju novokomponiranih
srbo-cetnika, direktno ucestvuju, pod americkom komandom, u demonizaciji
vlastitog naroda.Oni imaju obilje arhivskog materijala kojeg bi mogli
iznijeti na srpskim medijima, gdje bi se Srebrenica vidjela u potpuno
drugacijem svjetlu, ALI TO NE ZELE DA URADE (nisu za to placeni).
Sto onda preostaje jednom "ubacenom Hrvatu", "Zidovu" i "piskaralu",
nego da
svoje skromno znanje loseg znanstvenika stavi u sluzbi naroda ciji ga
najveci dio kudi, vrijedja i namjerno ignorira. Mora da sam zbog ovakvog
ponasanja, ipak, teski mazohista.
Evo i jedna od tipicnih srpskih reakcija na moj tekst
Gospodine Vlajki,
Procitavsi vas monstruozan tekst na internet sajtu ``Srpska dijspora``,
morao sam vam napisati kratku poruku jer mi to nalaze ljudskost i
humanost.
Nije kriv NATO, niti bilo ko sa zapada zbog unistavanja duhovnosti srpskog
naroda, vec upravo ljudi poput vas koji pune nase sugradjane idejama kako
nigde nikad niko od Srba nije pocinio nikakav genocid i kako su to samo
preuvelicavanja ili kako vi to nazivate ``metafora``.
Slike koje smo bili u prilici videti Vi, ja a i citav svet pre
nekoliko dana
na televiziji nisu delovale kao ``metafora``, vec kao surova realnost
jednog Staljinistickog Srbijanskog rezima Slobodana Milosevica. Ne treba
normalan covek da ceka vekovima da bi saznao pravu istinu o ratu u bivsoj
Jugoslaviji i da bi razlikovao realnost od metafore, dovoljno mu je samo
videti njegove ucesnike okorele bezdusne krvnike i kriminalce kao sto su
Skorpioni i bajne garde neumornih ubica i pljackasa. Ne treba normalnom
coveku da ceka istoricare koji ce jednom za svagda odrediti pobednike i
porazene, pravednike i zlocince, dovoljno je bilo izaci na demonstracije u
srce Beograda devedesetih godina i osetiti taj krvnicki odnos policije i
vojske prema svom sopstvenom narodu. Kada to osetite na svojoj kozi onda
mozete lako anticipirati kakav odnos ta ista policija i vojska moze imati
prema drugim ``mrskim`` narodima ako tako prema svome postupa.
Gospodine Vlajki, nas narod ce povratiti duhovnost i samopostovanje samo
onda kada pogleda istini, a ne metafori u oci, u protivnom fasizam i jedna
potpuna duhovna devastacija nase drzave je neizbezna.
Srbin (belgradekafica@ yahoo. com)
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UVOD
Na podrucju Srebrenice (100 km uokolo), pronadeno je oko 3000 (ostataka)
tijela. Tvrdi se, da je vecina ostataka identificirana kao Muslimani
zahvaljujuci DNK analizama. U tocnost analiza, vjerovatno, ne treba
sumnjati
i izvjesno je da identificirana tijela jesu muslimanska.
Medjutim, poznavajuci efikasnost americkih manipulacija, postoji izvjestan
stupanj probabiliteta da su identificirani ostaci pokupljeni sa
razlicitih
bojista u BiH i prikazani kao srebrenicke zrtve. Karakteristicno je to, da
zapadna propaganda kada govori o « srebrenickom masakru », uopce ne
spominje
poginule Srbe !!! A oni su i u Srebrenici i oko Srebrenice zasigurno
ginuli.
Dakle, ako se izuzmu najnoviji rezultati DNK analiza, za oko dvije hiljade
ostataka ljudskih tijela se ne zna ni koje su nacionalnosti, ni kad su
umrla
i/ili ubijena, ni pod kojim uvjetima se to desilo. Kad se ovo kaze, ne
treba
zaboraviti da su:
-prema kazivanjima holandskih vojnika i nekih zapadnih autora, Oriceve
bande
pobile na podrucju Srebrenice velik broj (barem 1.500) srpskih civila,
te da
su se borbe vodile vise od tri godine.
-Isto tako, nakon (vjerovatno namjerne) predaje Srebrenice Srbima od
strane
vrhovnog muslimanskog rukovodstva (juli 1995.), sasvim je sigurno bilo
odmazde od strane lokalnih srpskih boraca cije su kuce i porodice bile
spaljene i pobijene.
-Jedan dio muslimanskih boraca je stradao u proboju jer se nije htio
predati. Bilo je zaizviesno i individualno pocinjenih zlocina nad
zarobljenim Muslimanima.
-Ali nema ni izdaleka sigurnih materijalnih cinjenica (ako nista drugo,
barem sto se pronadjenih tijela tice) na osnovu kojih bi se moglo reci
da su
srpske snage planski pobile 6.000 do 12.000,zarobljenih Muslimana,
muskaraca
i djecaka.
Srebrenica je, vrIo uspjesno izvedenom zapadnorn propagandom, postala
mit o
"srpskoj bestijalnosti". Ali kada prodje vrijeme, te tolerancija i nauka
zamijene mrznju i s1jepilo, Srebrenica ée postati simbol stradanja
Muslimana
i Srba, zrtava istog onog Z«pada koji u ovom casu provodi nesmiljenu
kolonijalnu eksploataciju BiH i nastavlja dijeliti njene narode.
Americki politicki (propagandni) marketing
"Zaboravili smo da pitamo i da saznamo sto se desilo sa Srbima, koji su
predstavljali 30% srebrenicke populacije. Kada je poceo rat (u aprilu
1992.
- E.V.), oni su bili istjerani iz svojih kuca sa prtljagorn u rukama i dok
su tako u kolonama odlazili, Muslimani su mucki gadali muskarce, zene i
djecu koji su bjezali."
(Pismo G.R.Thornton-a, britanskog prevodioca u Bosni, casopisu 'Time'
od 23.
juna 1993.)
Slucaj "Srebrenickog masakra" je jedna od najuspjesnijih SAD-NATO
propagandnih akcija tokom rata u Bosni (1992-1995). Navodno, nakon
pada ovog
grada u srpske ruke (11. juli 1995.), 6.000 do 12.000 Muslimana (momaka i
muskaraca) bilo je "hladnokrvno pogubljeno" od strane srpskih vojnika pod
komandom generala Ratka Mladica.
Vjerovatno je da neke muslimanske jedinice nisu htjele da se predaju,
pokusale su proboj i/ili pruzile su otpor Srbima i pritom izginule.
Vjerovatno su srpski vojnici ubili kriminalce koji su prethodno poubijali
vise od tisucu civila oko Srebrenice. Vjerovatno je bilo i individualnih.
zlocina nad zarobljenicima. Ali nema nikakvog solidnog dokaza o
sistematskom
ubijanju nekoliko tisuca muslimanskih djecaka i muskaraca. Unatoc tome,
slijedece su stvari sigurne, i sve se ticu nesrecne sudbine Srba:
1. Prije pada Srebrenice, srpska populacija u podrucju koje okruzuje ovaj
grad bila je masakrirana od strane muslimanskih trupa, ali je
"medjunarodna
zajednica" bila slijepa i gluha za ove zlocine.
Na primjer, prema pukovniku Thomas Karremans-u, komandantu holandskog
bataljona koji se tamo nalazio, "bosanski Muslimani spalili su nekih 200
okolnih srpskih sela ... Bilo je, kako je rekao, vrlo tesko razaznati 'tko
su tamo bili dobri a tko losi momci».1
2. Propaganda o "masakru u Srebrenici" zapocela je nesto prije hrvatskog
osvajanja Krajine (avgust 1995.) prouzrokujuéi hiljade srpskih zrtava i
stotine hiljada izbjeglica. Na primjer:
Izvjestaj posmatracke misije UN optuzuje Hrvatsku za namjerne
neprijateljske
operacije karakterizirane ubijanjem, spaljivanjem kuca i pljackanjem
imovine preostalih Srba i sprijecavanjem onih koju su pobjegli u toku
Operacije Oluja da se vrate u to podrucje."2
"Izvjestaj Evropske Zajednice iznosi: 'Dokazi zlocina, u prosjeku sest
1eseva dnevno, nasavljaju da izranjaju...
Srpska zemljista nastavljaju da budu spaljivana i pljackana'."3
"Uhvacene izbjeglice bile su masakrirane konstantnom tucom hrvatske i
muslimanske artiljerije. Blizu 1.700 izbjeglica jednostavno je
nestalo. Dok
su hrvatske i muslimanske trupe palile srpska sela, predsjednik
Clinton je
izrazio svoje razumijevanje za invaziju..."4
-U svjetlu ovih cinjenica, srebrenicki uzas, pretvoren u medijski dogadaj,
je najverojatnije vezan i uz hrvatsku invaziju na Krajinu:
-Tvrdi se, ali svjedocenja u Hagu to nisu uspjela dokazati, da je
Milosevic
obecao "medjunarodnoj zajednici" da ce uskratiti pomoc krajinskim Srbima
(vjerojatno u zamjenu za obustavljanje embarga prema Jugoslaviji). Uz to,
Milosevic je vec bio prekinuo svu ekonomsku i vojnu pomoc Republici
Srpskoj;
Nazalost, Milosevicevi mediokriteti su znatno doprinjeli mitu srebrenickog
masakra. Tako je njegov ministar informacija sazvao pocetkom 2000. godine
konferenciju za stampu na kojoj je ustvrdio da je srebrenickog masakra
bilo!!! Da je mucki pobijeno oko 1500 Muslimana, ali od strane francuske
spijunske organizacije "PAUK", te da su u tom masakru ucestvovali i
vrbovani
Srbi!!!
- Stvaranje srebrenickog mita je bila delikatna propagandna operacija.
Clinton je zatrazio od Izetbegovica da napusti Srebrenicu. Neki
muslimanski branioci Srebrenice su izjavili da je Izetbegovic naredio
Oricu i muslimanskim trupama da napuste grad. Orié i nekih 4.000-5.000
muslimanskih vojnika poslusalo je i napustilo Srebrenicu (pogledati donji
tekst).
- Poslijednji elemenat navodnog masakra u Srebrenici je takoder morao biti
izveden delikatno. Naime, Srebrenica je proglasena enklavom pod
medunarodnom zastitom. Srbi nisu mogli nikako uci u Srebrenicu jer bi
riskirali neposredan napad NATO-a. Kako onda predati Srebrenicu
Srbima, a ne
bombardirati ih?
Americki mozgovi su pronasli rijesenje. Cetiri stotine holandskih
vojnika,
pripadnika mirovnih snaga UN-a, ostavljeno je u Srebrenici. Tako,
eto, nije
bilo moguce bombardirati Srbe, jer bi to dovelo u opasnost holandske
vojnike!!!
Ovo je najvjerovatniji scenario za "masakr u Srebrenici", izvjesno
jedne od
najkompleksnijih manipulacija izvednih tokorn rata u BiH. Ako je to
tocno, u
pripremi su ueestvovali Clinton, lzetbegovié, Milosevic (???),
Tudman, UN,
zapadne tajne sluzbe, gomila diplomata, i to je rezultiralo zrtvovanjern
Srebrenice i mnogih muslimanskih boraca, kao i hiljadama novih
(muslimanskih) izbjeglica.
-Medijsko insistiranje na Srebrenici je takodjer bila jedno od opravdanja
NATO napada na Republiku Srpsku u septembru 1995.
- "Masakr u Srebrenici" je postao simbol navodnog zlocinackog dielovanja
Srba i kao takav je bio konstatno upotrebljavan za dalje SAD napade na
ovaj
narod.
Zivi ili mrtvi, Srbima nije dopusteno da budu zrtve
(ili: "dostojne i nedostojne zrtve" . Chomsky, Herman)
Do 1995. vise stotina srpskih sela oko Srebrenice bilo je na padnuto od
Muslimana. 1.500 ljudi koji nisu pobjegli bili su ubijeni a srpske kuée su
spaljene. U tom casu, muslimanski komandant bio je Naser Oric, koji je tek
nedavno bio optuzen za ratne zlocine (uzgred receno, sa sramotno blagom
optuznicom). Njemu se jos uvijek ne sudi kako javno mnijenje na Zapadu
ne bi
povezalo njegove zlocine sa srpskim «srebrenickim masakrom» nad
Muslimanima.
"Bill Schiller, izvjestac Toronto Star-a, pisao je 16. jula 1995. o
jednom
intervjuu sa Oricem i video traci koju je ovaj pokazao, na kojem on lieno
drzi u ruci odsjecene glave njegovih srpskih zrtava.
Schiller je nazvao ovaj isjecak 'Najveci hitovi Nasera Orica'. Schiller je
napisao: 'Uhvatili smo ih u zamku', rekao je Oric kada se poprilican broj
pobijenih Srba pojavio na ekranu. Slijedeéa grupa leseva bila je
dokrajcena
eksplozivom: 'Poslali smo ih na mjesec,'hvalio se Oric. Kada se pojavila
scena opustogenog i metcima izresetanog grada u kojem nije bilo vidljivih
leseva, Orié je pozurio da izjavi: 'Tu smo ubili 114 Srba'."5
Cak je i americki State Department primjetio neke od ovih zlocina:
"14. decembar: Bosanske muslimanske mage iz Srebrenice ubile su
najmanje 60
Srba, uglavnom civila, u selima blizu bosanskog grada Bratunca, prema
rijecima nekih stanovnika tog grada. Kao rezultat neprijateljstava, do
5.000
ljudi - uglavnom zene, djeca, stariji i ranjeni -prebjegli su preko rijeke
Drine u Ljuboviju iz bosanskih sela Bjelovac, Sikiric, Voljevica,
Jugovici i
Loznicka Rijeka."6
Postoji i drugi, mnogo pohvalniji opis navodnog "heroja" Nasera Orica i
njegovih djela:
"Ljudi u Srebrenici su shvatili (1995., -E.V.) da su oni poseban
slucaj, da
su godine masakra i odmazde znacile da ne mogu ocekivati nikakvu milost
nakon nebroienih napada koje je izveo neustrasivi komandant Naser Orié na
obliznja srpska sela, napada u kojima su izgladnjele izbjeglice iz
Srebrenice navaljivale na srpske polozaje, ispraznivsi svu hranu iz kuca
prije nego sto bi ih spalili...
Treba podsjetiti i na Oriceve napade na srpska sela i gradove: njegov
ubilacki napad na Podravinu, na primjer, tokom kojeg su njegovi torbari,
omrsavjele muslimanske izbjeglice iz Bratunca i drugih 'ociscenih' gradova
koji su slijedili napadacke vojnike (Srbe), ubijali ranjenike drvenim
palicama i sjekirama, a onda pljackali i palili njihova sela; ili cuveni
napad na Kravicu, uoci pravoslavnog Bozica u januaru 1993, kada su Oricevi
ljudi upali iz sniiega koji se vitlao, ubili barem trideset Srba, i
istjerali citavu populaciju prije no sto su pokupili bogat plijen boziéne
hrane i pica i nakon toga spalili kuce u Kravici do temelja."7
U februaru 1994., Naser Orié, dvadesetsedmogodisnji nekrunisani kralj
sada
opustosene Srebrenice, primio je reportera Washington Posta:
"Naser Oricevi ratni trofeji ne nalaze se poslagani na zidu u niegovom
udobnom stanu; jednom od rijetkih u kojem ima struje u ovoj opsjednutoj
muslimanskoi enklavi, zabijenoj u prijeteéim planinama istodne Bosne.
Oni su
na video kaseti: spaljene srpske kuce i tijela srpskih ljudi bez glave,
nabacana na gomilu.
'Morali smo koristiti hladno oruzje te noci', objasnjava Oric, dok se
scene
iskasapljenih mrtvih tijela vrte sa njegovog Sony video aparata.
Premda su 'plavi sljemovi' UN uspostavili svoje osmatracke postaje izmedu
muslimanskih i srpskih linija skoro godinu dana prije, Oric je i dalje
mogao
voditi svoje ljude na povremene nome racije, prikradajuéi se ispred
postaja
UN, kroz pukotine u srpskom okruzenju, a zatim napadajuci i p1jackajuéi
srpska sela i posjede."8
Ovo ne samo da je razljutilo Srbe, koji su optuzili UN trupe da nisu
sprijecili Orica i njegove ljude, i koji su uzvratili blokirajuci dostavu
goriva i opreme'plavim sljemovima'; to je isto tako razljutilo i UN.
Prema Chuck Sudeticu,
'holandske trupe koje su posjedovale opremu za noéno osmatranje, prijavile
su da su vidjele muslimanske vojnike kako se sunjaju kroz perimetar oko
Srebrenice i otvaraju vatru na holandske osmatraeke postaje... da bi
stvorili utisak kao da ih Srbi napadaju.'
Takvi incidenti, ako su se dogodili, nisu zacudujuéi. Muslimani su
vjerovali
da njihov opstanak ovisi o prisiljavanju UN trupa da se odreknu njihove
cijenjene 'neutralnosti' i podrze ih u borbi protiv Srba.
UN zvanicnici, medutim, su smatrali srebrenicke muslimanske lidere
korumpiranim i opasnim provokatorima. 'Od Yasushi Akashi-a nadalie,' pise
Sudetic, 'UN osoblju, vojnom i onorn zaduienom za pitanja izbjeglica, bilo
je dosta Nasera Orica. Akashi je licno smatrao vise mulimansko rukovodstvo
Srebrenice kriminalnom bandom, podvodacima i crno-burzagima."9
U studiji o Srebrenici Jan Willem-a i Norbert Both-a, nivo opravdanja
Oriéevih zloeina jos je visi, popracen monstruoznom trvrdnjom koja se u
novijoj povijesti jedino moze usporediti sa Hitlerovim rasistickim
izjavama
i/ili Busovim genocidnim izjavama o preventivnom ratovanju:
«Naravno da je bosanski garnizon rukovoden Oricem bio kriv za zlocine,
posebno tokorn zima 1992/1993; i izvjesno je da se nisu razoruzali,
kao sto
je to bilo predvideno planom o 'sigurnosnim zonama'. Ali ovi zlocini
bili su
samo reakcija; oni se ne mogu nikako porediti sa proracunatom kampanjom
agresije i etnickog premjestanja koje su pocinili Srbi. Osim toga, samo
vjestina i nemilosrdnost Orica su mogli spasiti Srebrenicu od skorog
istrijebljenja u rukama njenih srpskih susjeda u 1992.»10
U ovom casu, kao sto su to istakli «objektivni» zapadni autori, sasvim je
jasno zasto je vise stotina srpskih sela "moralo biti spaljeno", a hiljade
srpskih civila - zena, djece i starijih "moralo biti preventivno
masakrirano" od strane Oricevih trupa: samim tim sto su zivi, srpski
civili
bi "mogli prouzrokovati istrijebljenje" srebrenickih Mulsimana!
Prema tome:
1. Kada zrtve nisu Srbi, to je dokaz "srpske bestijalnosti i "srpske
genocidne prirode".
2. Kada su masakrirani neduzni civili Srbi, ovi su zloeini ustvari "dobra
djela" pocinjena od strane "dobrih momaka" kao gto je Oric i to kao
"reakcija" i "prevencija" na "buduéa srpska zlodjela", i kao takva se
ni na
koji nacin ne mogu usporediti sa "proracunatom kampanjom srpske agresije".
Bravo! Ovo je krajnji dokaz zapadnog "znanstvenog humanizma". Drugim
rijeeima, cini se da su svi Srbi na svijetu, radi njihove "skorpijske
naravi", "proracunate ubice". Prema tome, u duhu zapadne propagande, Srbe
treba prventivno pobiti. A kao sto je poznato, skorpije (odnosno
Srbi), cak
ni kao mrtvi, ne mogu biti smatrani zrtvarna,
UN: Navodne i stvarne zrtve
Konaeno, pogledajmo sta je americka marioneta, generalni sekretar UN Kofi
Annan, napisao o ovome u svom izvjestaju (1999):
"Bosanska enklava koja je imala Srebrenicu za centar, bila je
prosirena pod
Oriéevim rukovodstvom u narednih nekoliko mjeseci na okolna podrueja.
Najvecim dijelom borbe koje su se vodile u ovom periodu nisu bile
uobicaieno
ratno djelovanje, nego serija napada i kontra-napada od strane naoruzanih
grupa jedne ili druge zajednice.
U svom napredovanju, Bosanci su se koristili tehnikama etnickog ciscenja
slicnim onima koristenim od strane Srba u ostalim podrucjima, paleza
kuca i
terorizirajuéi civilnu populaciju.
Srpski izvori tvrde da je preko 1.300 ljudi bilo ubijeno od strane
bosanskih boraca tokom njihovog napredovanja izvan Srebrenice, sa jos
znatno
veéim brojem onih koji su bili istjerani iz svojih kuéa. Srpski izvori
kao i
medunarodni posmatraci za ljudska prava dali su podatke o incidentima u
kojima su Srbi navodno bili mudeni i masakrirani.
Istovremeno, mnogo veci broj Bosanaca je prosao kroz slicne patnje u
podrucjima koja su ostala pod srpskom kontrolom." (istakao E.V)
Predivno, zar ne! Generalni sekretar UN koristi potpuno iste seme kao i
gore navedeni "humanisticki pisci" Razmotrimo ponovo ovu vrst
"objektivnosti":
1. Prema Kofi Annanu, istina je da su Oric i njegove trupe pocinili
zlocine
protiv Srba, ali to je bilo zato sto su Srbi pocinili iste zlocine u
"drugim
podrucjima".
*Da li vas to podsjeca na objasnjenja koja daju mnogi teroristi
civilima: Mi
vas napadamo ovdje (u avionu, autobusu, selu, itd.) zato sto vi vasom
pasivnoscu zastupate (na primjer) imperijalizam bogatih?!
*Dakle, Kofi Annan se sluzi argumentima terorista koji su
neprihvatljivi za
UN i njene clanice!
2. Kada se radi o patnjama Srba, u Annanovom izvjestaju stoji rijec
'navodno', koja nije upotrijebljena kada se radi o patnjama Muslimana.
3. Sta znaci izraz Bosanci (Bosnjaci)?
*Iz teksta je vidljivo, da Kofi Annan izjednacava Muslimane sa Bosancima.
Medutim, Izetbegovic i Orié ne zovu sebe i vlastiti narod Bosancima nego
Muslimanima. Osim toga, svi Hrvati, Jevreji i Srbi koji zive u Bosni su
takoder "Bosanci".
*Usput, Hrvati i Srbi su zivjeli u Bosni hiljadama godina.
Muslimani -religijski entitet-, su poznati u Bosni od prije svega pet
stoljeca. Prema tome, kako Muslimani mogu biti vise "Bosanci" o d Srba ili
Hrvata? Uzgred reeeno, sto je sa Hercegovinom i kako Kofi Annan naziva one
koji zive u Hercegovini? Trebalo bi, naime, da jedan Generalni sekretar UN
zna da se jedna od clanica ove svjetske organizacije zove Bosna i
Hercegovina a ne Bosna.
Ako samo jedan paragraf UN-izvjestaja sadrzi toliko manipulacija i
nepreciznosti, moze se samo zamisliti koliko ih ima u ostatku izvjegtaja.
Navodno objektivni izvori kao Kofi Annan, citirani su sirom svijeta od
ljudi, naucnika, novinara, itd. koji o Balkanu i BiH nista ne znaju.
Dakle,
umjesto da prezentiraju objektivnu informaciju, Kofi Annan i njemu slieni
sire laîi i mrznju protiv nekih naroda. Sustinski, to nije nista razlicito
od ubilacke aktivnosti Clinton-a, Albrigh-tove, Solana-e, Clark-a i
ostalih.
Cinjenice o "masakru u Srebrenici"
Kao sto smo vec rekli, izvjesno je da su nakon pada Srebrenice
individualno i grupno pocinjeni zlocini nad zarobljenim muslimanskim
vojnicima. Svaki je rat pun agresivnosti, mrznje i nasilja i vrIo je tesko
reéi sta je dobro a sta lose kada patologki um caruje nad racionalnoscu i
samouzdrzavanjem. Na primjer:
*Krajem Drugog svjetskog rata saveznicke snage su, bez ikakvog strateskog
razloga, bombardirale njemacki grad Dresden, ubivsi pritom nekoliko
desetina
tisuca nezasticenih civila.
*SAD je bacio atomske bombe na Hirogimu i Nagasaki u Japanu kada je
rat bio
prakticno zavrsen, uzrokujuci pritom stotine hiljada civilnih zrtava.
*Sto se tice Srba, Crnogoraca, Hrvata i Muslimana, svi oni pripadaju istoj
etnickoj grupi, govore isti jezik, dijele istu povijest i imaju isti
mentalitet. Nahuskani od Zapada da se medusobno ubijaju, sigurno su
pocinili
svakakve zlocine i etnicka ciscenja. U tom smislu, nitko nije nevin na
Balkanu.
*Cinjenica je, da postoje tijela vise od 300 ubijenih muskaraca kojima su
vezane ruke odostraga i/ili s povezom na ocima. Haski sud je
pretpostavio da
su to bili Muslimani.
Pritom: Otkopavanje i pregled tijela u grobovima udaljenim i po nekoliko
desetina kilometara daleko od Srebrenice, vrsili su iskljucivo strucnjaci
haskog suda, bez prisustva Srba, sto nije bio najbolji nacin da se osigura
objektivnost ekspertize.
Sve u svemu, na nivou materijalnih dokaza, stvari stoje mrsavo: otprilike
3000 tijela, od cega vise od 300 muskaraca sa vezanim rukama. Za cetiri
godine rata gdje su ginuli i muslimanski i srpski civili i borci, te
gdje su
se u toku ratnih operacija morali stvarati masovni grobovi kako bi se
izbjegle zaraze, ove cifre nisu ekscesivne.
Postoji jos jedna cinjenica koja tjera na razmisljanje. Navodni masakr
Muslimana Srebrenice izvrsen je prema haskoj optuznici od 12 do 15 jula
1995. godine. Medutim, vec se oko 20. jula pocelo govoriti o masakru od
6.000 do 12.000 osoba, a konstituirani su i spiskovi nestalih osoba od
strane Muslimana. Prosto je nemoguée, da se u tako kratkom vremenu i to u
ratnim uslovima, moglo sa izvjesnoscu tvrditi nesto tako krupno.
lronicno i cinicno, prave ubice, SAD-NATO-EZ koalicija sa njihovim
liderima
i "novinarima": Clinton, Blair, Solana, Clark, Amanpur, Shea, itd, sada se
postavljaju kao sudije presudjujuci ludilu jugoslavenskih naroda koje su
sami isprovocirali.
Ratni zarobljenici i mrtvi ljudi na birackim listama 11
U svakom slucaju, sudeci prema cinjenicama jedno je sigurno. Nakon pada
Srebrenice, srpske snage su zarobile vise hiljada muslimanskih vojnika. Za
to postoje slijedeci razlozi:
- Srbi iz Republike Srpske cije je ljudstvo bilo manje brojno od
muslimansko-hrvatskog, nisu mogli dopustiti uhvacenim muslimanskim
vojnicima
da se vrate na bojiste.
- Medu uhvacenim Muslimanima bilo je dosta onih koji su, pod Oriéevim
rukovodstvom, izvrsili brojne zlocine nad srpskim civilnim stanovnistvom u
periodu 1992-1995.
- Postoje realne pretpostavke da je izvjestan broj muslimanskih vojnika
egzekutiran zbog prethodno pocinjenih zloeina nad Srbima (to je autoru
ovih
redaka, od strane provjerenih univerzitetskih izvora, kao vjerovatnost,
otvoreno receno).
- Postoje realne pretpostavke da je izvjestan broj muslimanskih boraca
nastojao da izbjegne zarobljenistvo i u proboju nastradao.
- Postoje realne pretpostavke da je izvrsen izvjestan broj zlocina nad
zarobljenim Muslimanima.
- Sve ostalo, a prije svega plansko pogubljenje hiljada uhvacenih
muskaraca, Muslimana, je sumnjivo i do sada bez ikakvog ozbiljnog dokaza.
U pogledu liste od nekoliko hiljada "nestalih" muslimanskih vojnika
koju je
objavio Crveni kriz, upamtimo slijedece cinjenice:
*Nekoliko hiljada muslimanskih ratnika pobjeglo je iz Srebrenice
prije nego
sto je grad pao.
- Jedan elanak u londonskom 'Times-u' (2. avgust 1995.) navodi da je
nekoliko hiljada srebrenickih vojnika prebjeglo sjeverno od Tuzle "bez
da o
tome obavijeste njihove porodice".
- Stovise, "medunarodni Crveni kriz se obratio bosansko-hercegovackim
vlastima trazeci informacije o nekih 5.000 individua koje su pobjegle iz
Srebrenice, od kojih su neki dospjeli do srednje Bosne."12
- Zahtjev Crvenog kriza je bio popracen izvjestajem UNHCR-a broj 37,
datiranim od 13. septembra 1995, u kojern se tvrdi:
"Otprilike 5.000 srebrenickih muslimanskih trupa je napustilo enklavu
neposredno prije pada. Muslimanska vlada je priznala da su ovi ljudi bili
premjesteni u druge jedinice njihovih vojnih snaga. Cinjenica da njihove
porodice nisu bile obavjestene bila je opravdana obavezom da se cuva vojna
tajna."
*Neki od ovih ljudi bili su nakon toga pronadeni i zarobljeni u Zepi.
"Kao sto navodi New York Times:
'Ranjenici su bili ostavljeni, i kada su bosanski Srbi preuzeli grad tog
utorka, ranjenici su bili premjesteni u Sarajevsku bolnicu Kogevo na
Iijedenje. Mnogi su od njih zapoeeli svoje putovanje u Srebrenici, a onda
prebjegli u brda kada je ova 'sigurnosna zona' pala u ruke bosanskih Srba
11. jula. Ovi ljudi nisu dospjeli do Tuzle, gdje je zavrsio najveci broj
izbjeglica, nego su postali branioci Zepe.13
*Neki srpski izvori tvrde da je oko 3.000 ljudi bilo je na izbornim
listama
tokom opcinskih izbora u Srebrenici 1996. i 1997.14
*Pocetkom 1996. (17. januara), mancesterski "Guardian" je objavio
clanak o
grupi bivsih muslimanskih zatvorenika iz Srebrenice i Zepe koji su bili
primljeni u Dublinu nakon sto su bili oslobodeni.
*U istom clanku moze se naci i podatak da su "stotine bosanskih
muslimanskih zatvorenika i dalje zatoceni u dva tajna logora u susjednoj
Srbiji, ... i da je Crveni krst u Beogradu pregovarao nekoliko nedjelja da
se ti ljudi puste i da im se ponudi utociste u trecim zemIjama."
*SAD su odlucile da prihvate dvije stotine i cetrnaest Muslimana koji su,
nakon pada Srebrnice i Zepe, bili zatoceni u srpskim logorima i da im
ponudi
status izbjeglica.
*Na listi "nestalih", vise stotina osoba je bilo veé mrtvo. Profesor
Milivoje lvanisevié sa Univerziteta u Beogradu pregledao je detaljnije
listu
Crvenog krsta i otkrio da je sadrzala imena ljudi koji su bili preminuli
prije nego sto su trupe bosanskih Srba usle u Srebrenicu.15
(Primjedba autora ovih redaka: Radi objektivnosti, moram reci slijedece:
Kada sam 2001. razgovarao sa profesorom M. I., nije mi izgledao previse
uvjerljiv oko broja «mrtvih dusa» naknadno uvrstenih u srebrenicke
muslimanske zrtve)
SAD sateliti i U-2 dokazi
Prema "New York Times-u": "10. avgusta 1995, vodja americke delegacije u
UN, Madeleine K. Albright, pokazala je na zatvorenoj sjednici Vijeca
bezbjednosti UN odabrane fotografije dviju lokacija. Zatim je rekla,
'Vidjet
cémo da li ce bosanski Srbi pokusati da izbrisu dokaze onoga sto su
ucinili."'
*Na osnovu ovih fotografija su Vijece bezbjednosti i Sud za ratne zlocine
za bivsu Jugoslaviju optuzili Karadzica i Mladica da su naredili masakre
uhvacenih muslimanskih vojnika nakon pada Srebrenice.
Komentar
*Ni stampi ni Hagu nisu bile dostupne sve fotografije.
*Clinton-ova administracija objavila je tri od osam fotografija koje su
pokazane Vijecu bezbjednosti.
- Jedna od tri fotografije pokazivala je 'Raskopano zemljiste".
- Druga je navodno pokazivala velik broj muskaraca na jednom polju blizu
fudbalskog stadiona oko 5 milja od Srebrenice.
- Zadnja je fotografija pokazivala siroko podrucje svjeze raskopane
zemlje,
cme su se htjeli sugerirati navodni masovni grobovi.
U svakom slueaju, tesko je vjerovati da su clanovi Vijeca Bezbjednosti,
samim tim sto su vidjeli fotografije, mogli nepobitno zakljuciti da je
bilo
kakav masakr pocinjen od strane Srba posto slike nisu doslovno nista ni
pokazivale ni dokazivale.
Novinari su se zalili da je SAD vlada odbila "da dopusti novinarima da
vide
satelitske fotografije ( ... ) za koje se govorilo da su prikazivale ljude
okupljene na fudbalskom stadionu. Amerieki zvanicnici su izjavili da su
satelitske fotografije tajna informacija, iako ih je gospoda AIbright
prethodno pokazala ostalim clanovima Vijeca bezbjednosti."16
Pitanje je slijedeée: Zasto je vlada SAD klasificirala, ucinila
nedostupnim
(za narednih trideset godina, najmanje) fotografije koje su dokazivale
istinitost njenih tvrdnji o "masakru u Srebrenici"? Da parafraziramo
Shakespeare-a: Nesto je trulo u drzavi SAD.
Nakon pokazivanja (potom: prikrivanja) originaInih satelitskih i U2
fotografskih snimaka publici, zasto su SAD smatrale neophodnim da prosire
glasine o tome da su Srbi uklonili i kemijskirn sredstvima unistili
hiljade
tijela koja su navodno prethodno bili pokopali ispod tog "raskopanog
zemIjista"?
Masovni grobovi, "nestala tijela" i spirala nasilja
Ponovimo:
*Poznato je da tokom rata nema dovoIjno vremena ni prilike da se poginuli
sahrane individualno. U tom smislu, masovnih grobova je bilo posvuda u
Jugoslaviji. Medutim, pitanje se postavIja gdje su tijela navodno nekoliko
hi1jada (6, 8, 12.000) ubijenih Muslimana)?
*Do danas nije pronadeno vise od (otprilike) dvije-tri hiljade ostataka
tijela oko Srebrenice. Za cetiri uzastopne ratne godine i uzimajuéi u
obzir
intenzitet borbi te stradanja srpskih i muslimanskih civila, te normalno
umrlih ljudi, ovaj broj nije pretjerano velik.
*Najveci dio tijela nije mogao biti identificiran na objektivan nacin.
Prema
tome, ne mozemo znati koje su nacionalnosti bili ovi ljudi ni kada su
umrli.
*Haski sud je punih sedam godina smatrao, sto zvuci prosto
nevjerovatno, da
identifikacija tijela uopce nije prioritetan zadatak ove institucije!!!
Odjednom su, u roku od jedne godine identificirani skoro dvije tisuce
navodnih muslimanskih zrtava. Ponovimo: u DNK analize najvjerovatnije ne
treba sumnjati; pitanje je jedino gdje su ta tijela bila pronadjena.
*Do sada, osim pojedinacnih zlocina nad Muslimanima -a sto nitko
nikada nije
negirao-, nema nikakvih drugih cinjenica.
U svemu ovome ispusta se iz vida jos jedna vazna cinjenica. Po
saznanjima iz
veceg broja zapadnih izvora, bilo je vise nego dovoIjno elemenata da se
podigne optuznica protiv Oriéa i izvjesnog broja drugih Muslimana zbog
ubistava velikog broja srpskih civila u Srebrenici i oko nje.
Kronoloski gledano, trebalo je suditi Oricu i kompaniji davno prije nego
navodnim ili stvarnim srpskim zlocincima u povodu «srebrenickog masakra»
1995. godine
*Dakako, podizanjem optuznice protiv Orica i ostalih zbog masakra nad
srpskim civilima, pokazalo bi se da su Srbi imali opravdanih razloga da,
nakon pada Srebrenice, presude zlocincima koji su se nalazili medu
zarobljenim vojnicima.
*Zatim, ispalo bi da su ustvari Srbi bili ti koji su bili prve masovne
zrtve, pa bi eventualno motiv osvete bio mnogo blizi javnom mnijenju.
*Drugim rijecima, razotkrila bi se spirala nasilja koja bi Srebrenicu
prikazala u potpuno razlicitom svjetlu, tako da medijski propagiran
"srpski
masakr nad Muslimanima" ne bi ni izdaleka imao sadasnju tezinu.
Clintonu je trebalo 5.000 muslimanskih zrtava
"Predstavnici bosanske zajednice okupili su se u Sarajevu 28. i 29.
septembra (1993., E.V.)... Delegacija Bosanaca iz Srebrenice je
prevezena u
Sarajevo helikopterorn UNPROFOR-a da ucestvuje u debati. Prije tog
sastanka
delegacija je imala privatni sastanak sa predsjednikorn Izetbegoviéern...
Neki od prezivjelih clanova srebrenicke delegacije izjavili su da im je
predsjednik lzetbegovié rekao da je on znao za moguénost NATO
intervencije u
Bosni i Hercegovini, ali da se to moglo desiti samo pod uslovorn da Srbi
upadnu u Srebrenicu i ubiju pritom barem 5.000 njegovih ljudi."17
Posto je ova prica bila takoder potvrdena nakon pada Srebrenice od drugih
muslimanskih lidera, postoji velika vjerojatnost da je Izetbegovicu zaista
bila predlozena ova sramna ponuda od strane NATO-a. Ali NATO je isto sto i
SAD, a SAD su bile, barem formalno, isto sto i Predsjednik Clinton.
Markale
masakri i mogucnost pada Srebrenice sa muslimanskirn zrtvama i
"monstruoznim
srpskim ubicama" ocigledno su svakoga zadovoljavali:
- Predsjedniku Clintonu je trebala za izbornu godinu 1996. jedna mala
vojna
pobjeda protiv Srba i konacni "mir" (kolonijalni SAD protektorat) za
Bosnu.
- Zapadno javno mnijenje bi uzivalo u novirn ratnim igrama (NATO napad na
Srbe).
- Pentagon bi mogao testirati novo oruzje na Srbima («pametne krstarece
rakete»).
- Vojna industrija SAD bi dobila nove narudzbine.
- Prijatelji SAD, konzervativni muslimanski rezimi, bili bi zadovoljni,
nakon podjele Bosne i Hercegovine, sa novostvorenom muslimanskorn
polu-drzavorn u srcu Evrope.
- Pad Srebrenice i muslimanske îrtve zataskale bi hrvatsko osvajanje
Krajine
i predvidIjivo stradanje srpske populacije sa ovog podrucja.
Prema tome, novi masakr na Markalama i pad Srebrenice bili su neophodni i
morali su biti izvrseni.
Medutim, za naivnog citaoca, jedan problem ostaje. Naime, cak i da je
lzetbegovié naredio svojim trupama u Srebrenici da se predaju, nije
trebalo
da Srbi, nakon preuzimanja grada, ubiju niti jednu od onih pet hiljada
"potrebnih zrtava"!
Oni koji imaju ovu vrst problema, vjerojatno su nesvjesni moci koju ima
danasnja totalitarna propaganda. Nije vazno da li se nesto desi ili
ne, ili
u kom se obimu desilo, zato jer se sve moze isfabricirati i progiriti
preko
medija.
Na primjer, nepostojeéi logori "smrti" i "silovanja" u BiH koji su bili
nekriticki prihvaéeni od strane zapadnog javnog mnijenja, otvorili su
moguénost za svakovrsne "istinite lazi". Zapadno javno, pogotovo americko,
mnijenje je zeljno da ucestvuje u imperijalistiekim SAD-NATO-EZ
akcijama jer
mu takva politika neprekidnih ratova osigurava visok standard, ali
hipokrizijski trazi moralno opravdanje za to.
Postojeca info-totalitarna masinerija je savrseno sposobna da stvori
iluzije
o ovoj vrsti moralnosti. Nije vazno sto ce se lazi poslije otkriti, uvijek
ima dovoIjno novih imperijalistickih igara da sramno izmisljena te silom i
ucjenama nametnuta realnost padne ubrzo u zaborav.
Zakljucak. Zapad je u toku zadnjih deset godina, lagao o svemu ostalom:
srpskim logorima za silovanje" i " logorima smrti", o Markale masakrima, o
"Racak masakru", o navodnoi smrti 100.000 ili cak 500.000 Albanaca sa
Kosova
"ubijenih od strane Srba", itd. Prema tome, zasto ne bi lagao i u ovom
slucaju?
Dakle, problem nije u istinitosti cinjenica o Srebrenici, u svakom slucaju
ne za nove totalitarne vladare. Za njih su Srebrenica i Markale bili samo
neka vrst krvave ali neophodne metafore, put do Dayton-sporazuma, do
kolonizacije Balkana, do ostvarivanja neljudskih geopolitickih ciljeva.
U danasnje vrijeme dogadaji tipa "masakr" ne moraju se uopce dogoditi.
Dovoljno ih je samo zamisliti. Ostalo je stvar tajnih sluzbi,
carobnjaka iz
agencija za odnose sa javnoscu i saveznistva elita, medija i publike.
Americki film 'Wag the Dog' sjajno pokazuje kako je postojeca
stvarnost sve
vise cista iluzija, a iluzija sve vise postaje nepodnogljiva reaInost.
Povrh svega, Srebrenica se mora sagledati u cjelini, pocevsi od
masakra nad
srpskom populacijom u tom podrucju, krsenja odluke UN-a o stvaranju
demilitarizirane zone, politickih igara oko Srebrenice posebno u vezi
tragedije Srba iz Krajine. lskljucivo izdvajanje jedino srpskog
zlocinackog
ponasanja iz ovog konteksta prepunog zlocina i intriga svih vrsta i od
strane sviju, ne predstavlia nikakvu pravdu, vec cistu manipulaciju i
namjeru da se demonizira srpski narod.
Ostaje jos pitanje nestalih iz Srebrenice. Haski sud ne ide dalje od 6000
nestalih. Vjerovatno ne treba dovoditi u sumnju ovaj podatak. Ali ako je i
tako, postavljaju se i slijedeca razmisljanja. Prvo, rat je, sto
objagnjava
mnogo toga. U Francuskoj, bez ikakvog rata, nestaje godisnje pedeset
tisuéa
osoba. Zatim, pod pretpostavkom da su svi nestali Muslimani poginuli, zar
nisu mogli poginuti na razlieitim bojistima u BiH? Sve u svemu, ima puno
pitanja, puno propagande, puno emotivnog naboja, puno razlicitih interesa
koji su prikriveni navodnim ili stvarnim masakrom, premalo direktnih
dokaza
i apsolutnog ignoriranja prethodnih srpskih civilnih zrtava na podrucju
Srebrenice.
1. http://www.dorsai.org/-vip2/serb.txt
2. Specijalni izvjestaj, Zagreb, September, 1995;
http://www.dorsai.org/-vip2/serb.txt
3. Gregory Elich, The invasion of Serbian Krajina, in NATO in the
Balkans,
p. 133, IAC, New York, 1998
4. Idem, p. 132
5. Izvor: Bill Dorich, objavljeno u'THE AMERICAN SRBOBRAN', January
18,2000, AN OPEN LETTER TO MR. BILL MOYERS, PBS (PUBLIC BIAS AGAINST
SERBS),
NEW YORK
6. Department of State, END OF DISPATCH VOL 4, NO 6, 1993 ARTICLE 4; Fifth
Report on War Crimes ln the Former Yugoslavia
7. Izvor: Bosnia: The Great Betrayal, New York Review of Books, March 26,
1998
8. Idem
9. Blood and Vengeance: One Family's Story of the War in Bosnia, Chuck
Sudetic, jun 1998, objavio Norton, u Bosnia, the Great Betrayal, op. cit.
10. An Enclave Too Far, Brendan Simms, autor pregleda knjige o Srebrenici
fan Willem Honig-a i Norbert Both-a
11.lzvori koristeni u ovom paragrafu poticu iz Scandal in the Hague,
Part 1,
George Pumphrey i Srebrenica: 3 Years Later, And Still Searching, takodjer
George Pumphrey http://www.emperors-clothes.com
12. lzjava za stampu Medunarodnog komiteta Crvenog Kri2a objavljen 13.
septembra 1995.
13. G. Pumhrey, 3 years..., op. cit
14. G. Pun-threy, Scandal..., op. cit
15. Idem
16. G.Pumhrey, 3years..., op. cit.
17. Rapport of the Secretary-General pursuant to General Assembly
Resolution
53/35; the Fall of Srebrenica: C. Proposals to exchange Srebrenica and
Zepa
for Serbheld territory around Sarajevo, paragraf. 115
-------------------------------------
vemil @wanadoo. fr
SOURCE: Srpska Informativna Mreza
srpski_put @ antic. org
http://www.antic.org/
MOTS-CLES: terrorisme, Iran, Irak, Venezuela, Bush, Blair, guerre
globale, médias, religion, démocratie, info alternative, Internet...
A Londres, la guerre contre l'Iran a commencé
Il s'appelait Jack. Ou Robert. Ou Hassan. Il était contre la guerre et
il détestait Bush et Blair. Comme beaucoup de ces Londoniens qui se
rendaient au boulot ce jeudi 7 juillet. Il ne savait pas que c'était
son dernier voyage...
La majorité des Londoniens sont opposés à l'occupation de l'Irak et
avaient voté pour un maire qui s'y opposait aussi. Et beaucoup
d'autres victimes, influencées par leurs médias, n'avaient tout
simplement pas compris la nature économique de cette guerre.
En condamnant l'acte barbare commis à Londres, il s'agit de défendre
la mémoire de ces victimes. Car Blair et Bush vont essayer d'utiliser
leur mort pour imposer encore plus d'agressions et plus de
souffrances. Là-bas et ici. Le jour même, Bush s'en est pris à l'Iran.
Victimes du terrorisme ? Oui. Mais surtout du grand terrorisme d'Etat.
Le terrorisme des plus forts qui, pour le rester, bombardent et
torturent un peuple. Dont l'unique faute est de vouloir rester maître
de son pétrole, de sa vie, de l'avenir de ses enfants.
Et pendant ce temps, à Bagdad, c'est King's Cross tous les jours. A
cause de Blair.
Questions troublantes
Dans ces moments d'intense émotion, et de manipulation
politico-médiatique de l'émotion, il importe de garder la tête froide
pour se poser deux questions : 1. Que nous cache-t-on ? 2. A qui
profite le crime ?
. Que nous cache-t-on ? Vendredi, un haut responsable de la police
londonienne déclarait : « Aucun signe avant-coureur ne permettait de
dire ce qui allait se passer » (Reuters, 8 juillet). Vraiment ? Le
monde entier savait qu'après New York et Madrid, viendrait Londres.
Depuis des mois, on annoncait la tenue en Grande-Bretagne du G-8,
moment évidemment propice. Or, bizarrement, en juin, les services de
renseignement britanniques avaient abaissé le « niveau de menace » de
« grave, général » à « important ».
Après le 11 septembre aussi, les services de renseignements US avaient
tout de suite affirmé qu'ils n'avaient rien vu venir. Mais diverses
enquêtes ont démontré qu'ils savaient beaucoup de choses et s'étaient
montré curieusement négligents, pour ne pas dire plus. (voir notamment
« 11 septembre, pourquoi ils ont laissé faire les pirates de l'air »,
Peter Franssen, éd www.epo.be , 2002)
A qui ça profite ?
Les attentats de Londres surviennent au bon moment pour les
va-t-en-guerre. Bush était de plus en plus en difficulté à cause de
son échec flagrant en Irak. Dans son propre parti, des voix
s'élevaient pour un retrait. Son dernier discours sur « un monde plus
sûr et plus de liberté » n'avait convaincu personne. Et Blair était
isolé en Europe.
La solution ? « Pour nous unir, nous avons besoin d'un ennemi commun
», disait récemment Condoleeeza Rice. Et comment y arriver ? Voici la
réponse de David Rockefeller, (dirigeant d'Esso, de la Chase Manhattan
Bank, mais aussi du tout puissant Council for Foreign Relations où le
gratin des industriels et politiciens de la planète élabore la
stratégie générale pour diriger le monde) : « Nous sommes à la veille
d'une transformation globale. Tout ce dont nous avons besoin est la
bonne crise majeure, et les nations vont accepter le Nouvel Ordre
Mondial. »
Bush et Blair ont besoin du terrorisme, ils ont besoin que les
populations se sentent en danger. Pour faire passer leur guerre
globale, pour cacher qu'elle sert uniquement les multinationales, il
faut flanquer la trouille aux citoyens afin qu'ils soutiennent la
politique violente de leurs gouvernants, comme l'a bien montré Michael
Moore dans son film Bowling for Columbine.
Les attentats de Londres sont nuisibles pour la paix. Leurs auteurs
n'ont rien de commun avec la véritable résistance qui s'en prend à des
militaires ou à des collabos, pas à des civils. Assassiner des civils
innocents aide Blair et Bush à ressouder les rangs derrière eux, à
provoquer une fausse identification « Nous sommes tous en danger »
alors qu'en réalité leur guerre se tourne aussi contre la population
des USA et de Grande-Bretagne. Nous y reviendrons.
Après le 11 septembre 2001, en une semaine, Bush a réussi à faire
passer son programme de guerre en Afghanistan et en Irak, préparé
depuis longtemps. Et, au pas de charge, sa loi « Patriot Act »,
offensive générale contre les libertés aux USA mêmes. Un paquet de loi
si imposant et complexe qu'il avait fallu au moins un an pour le
préparer. N'oublions pas que, le soir même du 11 septembre, Rumsfeld,
ministre de l'Armée US, déclarait : « Ce qui s'est passé aujourd'hui
suffit-il à vous convaincre que ce pays doit, de toute urgence,
accroître ses dépenses pour la Défense et que l'argent pour financer
ces dépenses militaires doit être prélevé, si nécessaire, dans les
caisses de la Sécurité sociale ? » Des plans préparés de longue date
donc par le complexe militaro-industriel.
Après le 7 juillet 2005, la presse US de droite se réjouit : « Ceci
écarte les problèmes de crédibilité du président. Le soutien populaire
de Bush va se redresser... », prédit Fox News, (7/7) Et «Les attaques
de Londres comme celles de Madrid ont requis un haut degré de
coordination, indiquant un complot préparé longtemps. Et dire que nous
discutaillons s'il faut démanteler des dispositions-clés du Patriot
Act ! » (Washington Post, 8/7)
Voilà qui répond à la question « A qui profite le crime ? ». Demain, à
coup sûr, Blair, mais aussi d'autres comme Sarkozy viendront à nouveau
nous expliquer que « pour notre sécurité », il faut « prélever dans la
Sécurité sociale pour augmenter les dépenses militaires » et répressives.
En fait, braquer les projecteurs sur le terrorisme sert à détourner
l'attention de la faillite des prétendues « politiques anti-pauvreté » ...
Qui est responsable de la pauvreté ?
Après les attentats, nous avons vu Bush sortir du château de
Glenneagles et s'adresser aux caméras, avec des trémolos dans la voix,
pour vanter « des gens qui ici (au G-8), cherchent comment résoudre la
pauvreté en Afrique ».
En vérité, si un enfant meurt de pauvreté toutes les trois secondes,
c'est à cause de Bush et des multinationales.
La pauvreté du tiers monde ne tombe pas du ciel. Elle est la
conséquence de cinq siècles de pillage brutal des matières premières
et, aujourd'hui encore, des relations économiques imposées aux
colonies, ce mot reste valable. Par ces relations injustes, les
multinationales continuent à sucer les richesses du tiers monde et à
creuser l'écart de façon toujours plus dramatique.
Et quand un pays souhaite assurer son développement dans l'
indépendance, qu'il veut simplement tirer profit lui-même de son
pétrole, de ses richesses naturelles ou de sa main d'oeuvre, comment
réagissent les grandes puissances? D'abord, elles essayent de le
soumettre par le chantage du FMI et de la Banque Mondiale afin qu'il
abandonne ses industries, ses services publics envers la population et
qu'il devienne un docile pion des multinationales. Si ça ne suffit
pas, on passe à l'embargo économique, aux guerres civiles, alimentées
ou importées, et finalement aux bombardements ou aux coups d'Etat de
la CIA.
La guerre de Cent Ans
A la Chute du Mur, le capitalisme triomphant nous avait promis un
nouvel ordre mondial fait de démocratie et de paix durable. Mais le
premier droit de l'homme, celui de manger à sa faim, est toujours
refusé à une grande partie de l'humanité. Et les guerres US, directes
ou indirectes, se sont multipliées : Irak, Yougoslavie, Afghanistan,
Congo... Et les cibles de demain ont déjà été désignées par Washington
: Iran, Syrie, Corée, Cuba, Venezuela, Zimbabwe, etc...
En réalité, après la chute de l'URSS et le bouleversement des rapports
de force internationaux, les USA se sont lancés dans une guerre de
Cent Ans, dont chacune de ces guerres partielles est une étape. Cette
guerre globale poursuit trois objectifs, étroitement liés :
1. Contrôler les matières premières, surtout l'énergie, et pouvoir en
priver les rivaux.
2. Briser tout Etat du tiers monde trop indépendant.
3. Subordonner les autres grandes puissances : Europe, Japon, Russie...
Cette guerre de Cent Ans pour recoloniser la planète, cette
militarisation des relations internationales est en fait la seule «
solution » que les multinationales US voient pour échapper à la crise
qu'elles ont elles-mêmes créée. Comment ont-elles provoqué cette crise
? En appauvrissant leurs propres travailleurs d'une part, et ceux du
tiers monde colonisé, d'autre part. Ce qui a pour conséquence
d'aggraver l'écart des richesses et de ruiner ceux qui seraient censés
acheter leurs marchandises. Cercle vicieux.
Cette crise économique structurelle est insoluble parce que c'est une
crise due au fossé riches-pauvres, c'est la crise inévitable d'un
système injuste. Et la guerre n'est pas due au caractère de Bush ou de
son équipe, non, elle est une stratégie pour « sortir de la crise » en
renforçant la domination sur le monde et ses richesses. La guerre
militaire est la conséquence des lois de la guerre économique.
Contrôler les matières premières vise à s'assurer un avantage décisif
dans la concurrence exacerbée entre multinationales. Qui ne prend pas
cet avantage ne survivra pas à la guerre économique. Et les moyens de
gagner n'étant limités par aucune morale, la guerre fait partie de ces
moyens.
Pourquoi attaquer l'Iran ?
Pourquoi l'Iran est-elle la prochaine cible ? Parce que ce pays
possède des réserves pétrolières importantes, parce que c'est la
principale puissance de la région refusant de se soumettre à Israël,
parce que les récents efforts pour faire capituler Téhéran ont échoué.
Attaquer l'Iran vise en réalité à contrôler l'ensemble du pétrole du
Moyen-Orient, comme de la planète d'ailleurs. Pour permettre aux USA
d'exercer un chantage sur l'approvisionnement pétrolier des rivaux :
Europe, Japon, Chine. Qui veut dominer le monde, doit contrôler toutes
ses sources d'énergie.
Mais il s'agit aussi d'empêcher la constitution en Asie d'une alliance
entre puissances résistantes. Dans La guerre globale a commencé, juste
après le 11 septembre, nous écrivions : "Bien sûr, le grand principe
de toute politique impérialiste reste «Diviser pour régner». Sur ce
continent asiatique, voici que les Etats-Unis craignent par dessus
tout, explique encore Brzezinski : «La Chine pourrait être le pilier
d'une alliance anti-hégémonique Chine - Russie - Iran.» "
Celle-ci étant bien évidemment la cible ultime de la guerre globale.
Puisque c'est le plus grand marché d'avenir et le plus puissant des
pays indépendants. En fait, les Etats-Unis, pour rester la seule
superpuissance, ont d'ores et déjà décidé que la Chine était leur
ennemi n° 1. Tout ce qu'ils opèrent sur le continent asiatique est à
comprendre dans cette perspective. Surtout l'encerclement de la Chine
qui s'est accéléré avec l'installation de bases militaires en
Afghanistan et qui va se poursuivre à travers chaque épisode de la
guerre globale.
Chaque guerre est aussi contre nous tous
Bush et Blair veulent nous faire croire qu'en menant ces guerres, ils
défendraient aussi notre niveau de vie, en Europe et aux USA. Que nous
aurions les mêmes intérêts qu'eux face aux pays « voyous ».
Faux. Attaquer l'Irak n'a profité qu'aux multinationales du pétrole,
des armements, du bâtiment et de la finance. De même, attaquer la
Yougoslavie, si on va au-delà des multiples médiamensonges, n'était
pas un acte humanitaire, mais une privatisation par les bombes. Le
véritable but des grandes puissances - leurs propres documents
stratégiques en attestent - était de prendre le contrôle d'une
économie restée indépendante des multinationales et d'une main
d'oeuvre qui voulait conserver les droits sociaux de l'autogestion.
En brisant ces rêves d'indépendance, on lançait un avertissement très
frappant à l'Europe de l'Est et à la Russie : abandonnez tout rêve
d'échapper aux multinationales ! Ce faisant, on prenait possession de
la main d'oeuvre de l'Est (privée de ses protections sociales). Soit
pour y délocaliser des usines, soit pour en importer des quantités de
plombiers polonais, mis en concurrence avec les travailleurs d'ici
afin d'abaisser les salaires et d'augmenter les bénéfices.
C'est pourquoi globalisation et guerre sont deux faces de la même
médaille. La globalisation vise à placer tous les pays du monde sous
une pression maximum des multinationales, sous un chantage généralisé,
notamment quant aux conditions de travail. Et la guerre, c'est la
matraque lorsqu'un peuple refuse ce chantage.
Tout ceci montre qu'une guerre d'agression de Bush et Blair (ou,
demain peut-être, une guerre menée par l'U.E. ?), ne sert pas les
intérêts des travailleurs US ou européens. Au contraire, ce sont eux
qui la paient. D'abord, en fournissant les victimes, soit comme
soldats soit comme cibles des attentats, mais aussi et surtout en se
retrouvant tous victimes d'un chantage anti-social qui les plongera
dans le chômage ou dans l'hyper-précarité du travail.
Bref, la guerre de Bush et Blair, c'est la guerre des riches contre
les pauvres. C'est une guerre contre l'avenir de l'humanité. Mettre
fin à la pauvreté, mettre fin à la guerre, c'est combattre Bush et
Blair. Il n'y a pas de milieu.
Next Stop Teheran
Après les attentats de Londres, Bush s'est empressé de dénoncer la «
menace iranienne ». Mais, en fait, il prépare depuis longtemps sa
guerre contre ce pays. Car les guerres ne commencent pas par des
bombes. Il faut d'abord une préparation :
- Militaire : préparer la logistique et les bases d'appui de l'assaut
(nous y reviendrons).
- Médiatique : préparer l'opinion en diabolisant le pays visé.
Cette préparation médiatique consiste en une propagande de guerre
jouant sur le conscient et l'inconscient.
Thème n° 1. Les armes de destruction massive. Yes, again ! Depuis des
mois, les grands médiaux occidentaux braquent les projecteurs - comme
Bush - sur « la menace nucléaire iranienne ». Alors qu'Israël possède
déjà deux cent têtes nucléaires clandestines, et qu'il a déjà agressé
tous ses voisins, le seul danger qu'on veut nous faire craindre, c'est
Téhéran.
Les armes nucléaires sont certes un fléau à éliminer, mais pourquoi
devrions-nous faire davantage confiance à celles de Bush et de Sharon
? Comment peut-on nier le droit d'un pays à se défendre contre une
agression ? On sait pourtant que Bagdad et Belgrade ont été attaquées
impunément, justement parce que elles n'avaient pas de quoi se
défendre un tout petit peu !
Thème n° 2. Le « terrorisme islamiste ». Le thème des armes ayant
ridiculisé Bush dans le cas de l'Irak, on ajoute « le terrorisme
islamiste ». Bien agité, ce thème a l'avantage de nous faire peur «
chez nous ». Demain, sans doute, de pseudo-révélations des services US
ou britanniques, complaisamment relayées, essayeront de nous
convaincre que Téhéran était derrière les attentats. Tout comme Bush
avait essayé de lier Saddam et Al-Qaida.
Thème n° 3. La démocratie. Vu l'échec du thème 2 dans le cas irakien,
les rédacteurs des discours de Bush nous vendent à présent la guerre
avec un autre argument de marketing : la démocratie. Il s'agirait de
gagner tous ces nombreux pays attaqués à « la liberté ». Cocasse quand
on sait que la famille Bush a construit sa fortune en collaborant avec
Hitler, puis avec Ben Laden. Et que George Bush père, quand il était à
la tête de la CIA, a protégé les pires dictateurs d'Amérique latine et
d'ailleurs. Mais si les médias n'insistent pas trop sur ce noir passé,
le thème de la démocratie peut encore marcher.
Sur le plan des libertés, chacun pense ce qu'il veut des gouvernants
iraniens, mais une chose est sûre : la question n'est pas là. Ce n'est
pas pour les beaux yeux de la démocratie que Bush cherche à faire main
basse sur ce pays, c'est juste pour son or noir.
D'ailleurs, les Etats-Unis sont-ils crédibles en prétendant importer
la démocratie en Iran ? En 1953, un coup d'Etat organisé par leur CIA
a renversé le premier ministre Mossadegh, trop indépendant sur la
question du pétrole. Ensuite, six présidents successifs des Etats-Unis
ont imposé au peuple iranien la dictature fasciste du Chah Pahlevi et
des terribles tortionnaires de la Savak : 300.000 torturés en vingt
ans. Un peu amnésiques, les donneurs de leçons !
Arrêtons le bla-bla du « Ni, ni » et de la « guerre pour la démocratie » !
« Ni Bush, ni les ayatollahs » ? Verra-t-on bientôt resurgir ce piteux
mot d'ordre très répandu dans une certaine gauche molle, bien qu'il
ait fait tant de mal à propos de l'Irak ou de la Yougoslavie ?
En 2001, nous dénoncions l'effet néfaste des slogans « Ni Bush, ni
Saddam », « Ni l'Otan, ni Milosevic », « Ni Sharon, ni Arafat » : «
Depuis douze ans, cette position dominante dans la gauche
intellectuelle européenne condamne le mouvement anti-guerre à la
passivité. Parce qu'elle met sur le même pied l'agresseur et
l'agressé. Si tous sont également mauvais, on n'a pas de raison de
tout faire pour arrêter l'agression.
Le « Ni, ni », c'est le cancer du mouvement anti-guerre. Il faut y
mettre fin. Ce n'est pas Saddam ou Milosevic qui menace le monde
entier, c'est Bush. Ce ne sont pas la Yougoslavie ou l'Irak qui,
chaque jour, condamnent à la mort 35.000 enfants du tiers monde, ce
sont les multinationales.
Les Etats-Unis menacent la paix partout dans le monde. En mettant en
avant les reproches, exacts ou non, aux Etats qui leur résistent, on
fait seulement le jeu de l'agression. Ce n'est pas aux gouvernements
occidentaux de décider qui doit diriger tel ou tel pays du tiers monde
et selon quels intérêts. C'est à ces peuples eux-mêmes qu'il revient
d'en décider. Mais si on laisse Washington occuper ces régions, aucune
lutte sociale ou démocratique n'en deviendra plus facile, bien au
contraire. Seules les multinationales y gagnent. " Fin de citation.
(Où en est la Yougoslavie:
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2002-11-01%2017:05:32&log=articles
On en a maintenant une preuve de plus avec l'occupation de l'Irak.
A-t-elle résolu un seul des problèmes du pays ou les a-t-elle au
contraire dramatiquement aggravés ? Espérons qu'on n'entendra plus
cette démobilisante litanie du « Ni, ni » !
Le contre-exemple du Venezuela
Peut-on encore accorder un gramme de crédit à « la guerre pour la
démocratie » ? Pour en avoir le coeur net, examinons l'exemple du
Venezuela. Vous avez là un président, Hugo Chavez, qui vient de gagner
neuf élections en six ans, en augmentant ses voix. Que fait Bush ? Il
verse plusieurs dizaines de millions de dollars à la CIA (selon les
propres documents US) pour renverser ce président démocratiquement
élu. Par tous les moyens possibles... 2002 : tentative de coup d'Etat.
Echec. 2003 : sabotage de l'industrie pétrolière. Echec. 2004 :
campagne d'intox à budgets énormes, pour tenter de l'évincer par un
référendum sous pression. Echec.
2005 ou 2006 ? Furieux, Bush meurt d'envie d'envahir lui-même le
Venezuela. Sous n'importe quel prétexte. Par exemple en y « découvrant
» des terroristes ou en décrétant que la Colombie voisine est «
menacée ». Mais il ne peut le faire tant qu'il est empêtré en Irak.
Pas moyen de mener deux grandes guerres de front. En fait, la
résistance actuelle du peuple irakien sauve les autres pays menacés.
Ce que Bush reproche à Chavez, ce n'est pas le manque de démocratie
(il faut se rendre là-bas pour mesurer à quel point les simples gens
se mobilisent sur tous les problèmes de leur vie et de leur avenir).
Non, ce que Bush reproche à Chavez, c'est que les revenus du pétrole
du Vénézuela soient « détournés » pour financer des projets
d'alphabétisation, de lutte contre la misère et de soins de santé pour
tous. Au lieu de servir, comme ailleurs, à enrichir Esso et Shell. A
bas Chavez, donc, le rebelle, le « populiste » qui donne le mauvais
exemple en faisant croire que le pétrole appartient à son peuple !
Cet exemple du Venezuela prouve, s'il le fallait, que les guerres des
Etats-Unis n'ont absolument pas pour objectif la liberté ou la
démocratie, mais seulement l'or noir et la domination du monde.
Supposons que demain les dirigeants de Téhéran se soumettent aux
volontés d'Esso et Shell, comme le font les régimes arabes « amis » du
Koweït ou des Emirats... Croit-on qu'on entendrait encore toutes ces
campagnes de critiques sur leurs armements ou sur leur conception de
la femme ?
Diviser par la religion ?
Bref, où qu'on se tourne, aucun des thèmes de l'actuelle propagande de
guerre - nucléaire, terrorisme, dictature - ne résiste à une analyse
objective. C'est pourquoi la propagande de guerre vise surtout
l'inconscient...
Quand on parle de « terrorisme islamiste », on manipule le public. On
lui fait croire qu'une religion particulière est dangereuse. Même si
en paroles, bien sûr, on affirme solennellement que les musulmans sont
des gens très bien, et cetera... mais l'expression même qui lie le
terrorisme à une religion est un piège.
Imaginons. Vu que les actes d'agression commis par Bush et Blair
violent systématiquement le droit international et qu'ils peuvent,
juridiquement, être qualifiés de terreur d'Etat, que dirions-nous si
la presse des pays musulmans venait à parler de « terrorisme chrétien
» ? Nous répondrions évidemment que la grande majorité des chrétiens
du monde condamnent Bush, et que l'explication est donc ailleurs.
En effet, la guerre globale n'est pas une guerre de religion, mais une
guerre économique. Ce sont Bush et Blair qui ont intérêt à diviser
leurs opposants en diabolisant une religion. Si le terrorisme est «
islamiste », alors chaque musulman devient un suspect potentiel, dans
l'avion, le métro ou la mosquée. Pas besoin d'en rajouter beaucoup.
Des siècles de mépris colonial, des dizaines d'années sur le thème de
l'Arabe qui vient nous prendre notre travail (alors que c'est nous qui
lui avons pris ses richesses), tout cela constitue une rampe de
lancement toute prête pour diaboliser les musulmans. Comme on a
diabolisé les juifs dans les années 30.
Le thème de la « religion dangereuse » sert à diviser les peuples du
monde, à attirer l'attention sur tel phénomène particulier pour cacher
la nature générale de la guerre globale. Mais le Vénézuela, un pays
très chrétien, est aussi la cible de Bush. Alors ?
La guerre contre l'Iran a déjà démarré
Demain, Bush et Blair vont peut-être « découvrir » des preuves de
l'implication de Téhéran dans les attentats. Ils prétendront agir « en
représailles ». Mais ça, ce sera juste la campagne psychologique
envers l'opinion selon les règles classiques de la propagande de
guerre. En réalité, la guerre contre l'Iran a déjà commencé, comme le
montre l'ex-officier US Scott Ritter, devenu analyste militaire :
« Le 16 octobre 2002, le président Bush déclarait au peuple américain
: « Je n'ai pas ordonné l'usage de la force contre l'Irak. J'espère
que ce ne sera pas nécessaire. » Nous savons maintenant que cette
déclaration était un mensonge. En fait, fin août 2002, le président
avait signé un ordre autorisant les militaires US à commencer des
opérations militaires actives à l'intérieur de l'Irak. En septembre
2002, l'US Air Force, assisté par la British Royal Air Force,
commençait à bombarder des cibles à l'intérieur de l'Irak pour
affaiblir les capacité de défense anti-aérienne et de commandement. Au
printemps 2002, le président Bush avait signé un ordre secret
autorisant la CIA et les forces spéciales à déployer des unités
clandestines en Irak même. »
En est-il de même aujourd'hui pour l'Iran ? Oui, indique Ritter : « Au
moment où nous parlons, des survols US de l'espace aérien iranien ont
lieu, à l'aide d'avions sans pilotes et d'autres équipements plus
sophistiqués. Violer l'espace aérien est déjà un acte de guerre. Au
nord, dans l'Azerbaïdjan voisin, l'armée US prépare la base
d'opérations pour une présence militaire massive qui annonce une
campagne terrestre majeure afin de s'emparer de Téhéran. L'aviation
US, opérant à partir de ses bases en Azerbaïdjan, a beaucoup raccourci
la distance à parcourir pour frapper des cibles à Téhéran. En fait,
une fois les hostilités commencées, elle serait capable de maintenir
une présence quasiment 24 heures sur 24 heures dans l'espace aérien
iranien. » (Publié sur le site Al-Jazeera).
Stratégiquement, l'Iran se trouve à présent encerclé de bases
militaires US disposées sur ses trois flancs : 1. Afghanistan. 2.
Irak. 3. Azerbaïdjan. Est. Ouest. Nord. Intéressant : l'implantation
en Azerbaïdjan a commencé il y a longtemps. En 2000, au lendemain de
la guerre contre la Yougoslavie, nous écrivions : « Un secrétaire
adjoint aux affaires étrangères US ne s'occupe que du Caucase. Une
visite solennelle de Javier Solana démontre que l'Otan s'intéresse
énormément à cette région stratégique. L'Otan s'étend dans le Caucase
pour en chasser la Russie. La principale tête de pont US dans le
Caucase, c'est l'Azerbaïdjan. Washington ne peut s'y installer
militairement de façon trop voyante (mais) confie à la Turquie le soin
de s'occuper de former l'armée de l'Azerbaïdjan. » (Michel Collon,
Monopoly, p. 114-116, http://www.michelcollon.info/monopoly.php
Cinq ans plus tard, on voit que l'installation de bases militaires US
et la transformation de l'Azerbaïjan en une sorte d'Israël du Caucase
visait certes la Russie, mais peut-être plus encore l'Iran. Les
stratèges US calculent à long terme et préparent plusieurs coups d'avance.
Les guerres commencent toujours avant la date officielle
Ritter a raison : une guerre de Washington commence bien avant qu'elle
soit officiellement déclarée. Il importe d'analyser, au-delà des
discours officiels et médiatiques les antécédents et les dessous des
dernières guerres.
Premier exemple. Officiellement, la première guerre contre l'Irak
commence en août 90 quand Saddam Hussein occupe le Koweït. En réalité,
un an plus tôt, le Congrès US avait décrété contre l'Irak un embargo
(acte de guerre qui ne dit pas son nom). En fait, la décision de
guerre résulta d'un discours de Saddam qui appelait tous les pays du
Golfe à s'unir pour être plus indépendants des Etats-Unis. Le
Moyen-Orient risquait d'échapper à ceux-ci. La suite ne fut qu'une
préparation militaire et médiatique.
Deuxième exemple. Officiellement, les Etats-Unis et l'Otan s'engagent
contre les Serbes en 1995, ayant attendu quatre ans après le début des
combats locaux. En réalité, dès 1979, l'Allemagne avait envoyé ses
agents secrets pour faire éclater la Yougoslavie et contrôler les
Balkans. Quant aux Etats-Unis, ils adoptèrent des sanctions contre la
Yougoslavie dès 1990 !
Troisième exemple. Officiellement, Bush décida d'attaquer l'Aghanistan
après le 11 septembre 2001. En réalité, un an plus tôt déjà, les
stratèges du Pentagone avaient indiqué qu'il était nécessaire de «
changer de régime » à Kaboul, car les talibans refusaient de signer
l'accord pour un pipeline US stratégique vers l'Asie du Sud.
La guerre contre l'Iran aussi a commencé bien avant le jour où on nous
l'annoncera.
Les médias aident-ils Bush ?
Chaque guerre est liée à une guerre de l'information, dont le rôle est
décisif. Il s'agit d'amener, par tous les moyens, les citoyens à
soutenir la politique de leurs gouvernements. Une des méthodes
consiste à traiter différemment les victimes...
Pour les grands médias, les morts n'ont pas le même poids. L'employé
londonien frappé par une bombe en se rendant à son bureau pèse mille
fois plus que le boulanger bagdadi tué par un missile US alors qu'il
cuisait son pain...
Le 1er juillet dernier, un bombardier US B-52 lançait des missiles
téléguidés sur un bloc de maisons dans la province de Kunar en
Afghanistan, tuant au moins 17 personnes, notamment des femmes et des
enfants. Quels dirigeants européens ont protesté contre cette barbarie
? Quels médias ont donné à la souffrance des Afghans la même valeur
qu'à celle des Londoniens ?
C'est une loi journalistique incontournable, répondront les médias. La
fameuse «loi du mort kilomètre ». Vous êtes censé vous intéresser
davantage à un mort dans votre rue qu'à dix morts dans la ville
voisine ou mille morts sur un autre continent. Mais ce qu'on oublie de
dire, c'est que beaucoup dépend de la valeur accordée à ces morts par
le média qui vous les présente... Si on vous montre une image
touchante de la victime, si un proche décrit de façon concrète sa vie
et sa mort, si la souffrance de sa famille est vraiment prise en
compte, alors une victime lointaine peut vous devenir proche. Un
exemple...
Quand les médias occidentaux ont décidé, en 1991, qu'il fallait nous
faire pleurer sur les « victimes de Saddam », ils nous ont abondamment
ressassé les pleurs de cette jeune infirmière koweïtienne qui
racontait comment les soldats irakiens avaient volé des centaines de
couveuses à Koweit-City, assassinant ainsi des bébés, et nous avons
tous pleuré. Bien que ce fut lointain.
Mais ensuite nous avons appris que la jeune fille n'était pas
infirmière, n'avait jamais été à cette maternité et qu'elle mentait
entièrement dans une mise en scène Hollywood, car jamais ces couveuses
n'avaient été volées. Ce médiamensonge, largement relayé, a eu un
impact énorme, permettant à Bush père de faire approuver sa guerre par
l'opinion internationale. Cela prouve que l'essentiel n'est pas le
nombre de kilomètres. Mais bien la décision médiatique de trouver
certaines victimes importantes, et d'autres pas.
Dans les périodes de guerre, chaude ou froide, nos « amis » morts
pèsent mille fois que plus que nos « ennemis », ceux qui résistent à
nos multinationales. Ce « deux poids, deux mesures » est en réalité la
conséquence d'une éducation ethnocentrique. Qui fait de l'Europe et
des USA le centre du monde, chargé d'apporter la démocratie et la
civilisation aux pays plus arriérés et qui doivent nous rattraper. Ce
schéma dissimule le colonialisme et notre domination impériale sur ce
monde.
Nous ne développons pas davantage le thème, certes important, du rôle
guerrier des médias. Nous renvoyons à notre texte sur les principes de
la propagande de guerre : Le droit à l'information, un combat.
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2004-01-01%2020:34:14&log=articles
Il n'y a pas de fatalité
C'est un fait. Nous n'avons réussi à empêcher ni la guerre contre
l'Irak, ni celle contre la Yougoslavie, ni celle contre l'Afghanistan,
sans parler de la Palestine ou du Congo. Sommes-nous, en tant que
mouvement pour la paix, condamnés à toujours perdre ?
Non, il n'y a pas de fatalité. En 2003, les manifestations
anti-guerre, organisées dans le monde entier, ont rassemblé plus de
gens que jamais auparavant. Et dans chaque pays où nous allons, nous
constatons que Bush inquiète de plus en plus, que l'hypocrisie des
prétextes se démasque de plus en plus, que la colère monte. Assez de
guerres !
Bien sûr, chacun se demande : à qui vont profiter les attentats de
Londres ? Et ceux qui risquent de survenir à Rome, Copenhague ou
Amsterdam ? Ainsi qu'à Bruxelles, si nous laissons l'Otan s'engager de
plus en plus dans la complicité avec Bush en Irak.
A qui ces attentats profiteront-ils ? A Bush et Blair qui en
profiteront pour ressouder les rangs et engager d'autres guerres à
l'infini ? Ou bien aux forces de paix qui pourront encore mieux
montrer qu'il y a eu assez de morts, à Londres comme à Bagdad, et que
l'occupation pour le pétrole doit prendre fin car la terreur engendre
la terreur, et que sans justice, le monde ne sera jamais en paix.
Qui sera plus fort ? Leurs médias ou les nôtres ?
L'agressivité de Bush et Blair ne doit pas tromper. Elle est un signe
de faiblesse. Leur seule chance de continuer la guerre est de diviser
les peuples. Leur « force » repose sur l'info tronquée, les
médiamensonges de diabolisation, la dissimulation des intérêts
économiques... Donc, c'est aussi leur faiblesse si nous nous lançons
tous dans la bataille de la contre-information. La construction d'une
info alternative par Internet, par le travail de discussion autour de
soi, patient, concret, argumenté, appliqué à grande échelle et de
façon coordonnée, voilà l'antidote à la propagande de guerre. A nous
de construire la propagande pour la paix !
Cette contre-info est indispensable pour sauver des vies. Car les
morts de Londres sont victimes des guerres perpétrées en leur nom. Et
du fait que les populations occidentales n'ont pas encore suffisamment
compris la nature criminelle de cette occupation-pillage de l'Irak. Le
jour où la prise de conscience sera plus forte encore, elle arrêtera
cette guerre comme elle arrêta celle du Vietnam.
Sont-ils trop forts « en face » ? Trois exemples récents montrent que non.
1. Aznar a essayé de tricher aux élections espagnoles de 2004 en
diabolisant l'ETA pour les attentats de Madrid. Il a été mis en échec
par l'information populaire à la base : Internet et les SMS.
2. Lors du coup d'Etat anti-Chavez de 2002, les médias pro-US, quasi
monopolistiques, ont soutenu les putschistes en cachant au pays la
résistance massive du peuple de Caracas. Mais l'info a quand même
circulé grâce aussi à Internet, aux SMS, aux motards roulant de
quartier en quartier, etc...
3. Tous les médias français ont appuyé le « Oui » au référendum sur la
Constitution en violant scandaleusement les principes du débat
démocratique et de la déontologie journalistique. Mais ils ont été
battus par une large mobilisation à la base et sur Internet.
Ces exemples récents montrent que les médias du système ne sont pas
invincibles. L'information du peuple peut être plus forte qu'eux.
Dans ce sens, le mouvement belge Stop USA, auquel je participe à
Bruxelles, vient de lancer des cartes-pétitions adressées au premier
ministre belge. Avec un remarquable dessin de Matiz sur l'occupation
de l'Irak. Son texte : « Je désapprouve les guerres de Bush, pour le
pétrole ou pour dominer le monde. Je refuse d'en être complice. Par le
silence ou la participation, même indirecte, de la Belgique. »
En les faisant signer un peu partout, avec les groupes de base de Stop
USA, nous constatons un très bon accueil. Mais aussi que les gens sont
encore sous-informés. Très peu savent que la Belgique prête le port
d'Anvers à Bush pour le transit de ses armes vers l'Irak, très peu
savent que des armes nucléaires US stationnent clandestinement sur
notre territoire et que l'envoi de nos troupes en Afghanistan sert à
libérer des forces US pour agresser l'Irak.
Mais quand on les informe, on constate une volonté générale de devenir
plus actifs contre les guerres de Bush. D'où notre responsabilité à
tous. Ici, en Europe, il faut absolument augmenter la pression pour
isoler Bush et Blair.
Le peuple espagnol a su imposer le retrait de ses troupes. Il faut
aller plus loin, par le travail d'information, discussion et pétition.
Concrètement : que plus aucun gouvernement européen n'aide la guerre
en Irak, même de façon indirecte et limitée ! Une campagne « Je ne
veux pas être complice » devrait être organisée à l'échelle européenne.
Si ensemble nous nous engageons ainsi, alors la mort de Jack, Robert
ou Hassan n'aura pas été vaine.
Michel Collon
Bruxelles, 11 juillet 2005
PS. Pour contacter cette campagne de Stop USA, pour voir le dessin de
Matiz, vous informer ou vous procurer ces cartes :
http://www.stopusa.be/home/index.php?langue=1 ou info@s...
Sur les médiamensonges des précédentes guerres :
http://www.michelcollon.info/archives_testm.php
VOIR AUSSI : Ramadani - L'occupation n'est pas la solution, mais le
problème
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2005-07-08%2020:13:29&log=invites
globale, médias, religion, démocratie, info alternative, Internet...
A Londres, la guerre contre l'Iran a commencé
Il s'appelait Jack. Ou Robert. Ou Hassan. Il était contre la guerre et
il détestait Bush et Blair. Comme beaucoup de ces Londoniens qui se
rendaient au boulot ce jeudi 7 juillet. Il ne savait pas que c'était
son dernier voyage...
La majorité des Londoniens sont opposés à l'occupation de l'Irak et
avaient voté pour un maire qui s'y opposait aussi. Et beaucoup
d'autres victimes, influencées par leurs médias, n'avaient tout
simplement pas compris la nature économique de cette guerre.
En condamnant l'acte barbare commis à Londres, il s'agit de défendre
la mémoire de ces victimes. Car Blair et Bush vont essayer d'utiliser
leur mort pour imposer encore plus d'agressions et plus de
souffrances. Là-bas et ici. Le jour même, Bush s'en est pris à l'Iran.
Victimes du terrorisme ? Oui. Mais surtout du grand terrorisme d'Etat.
Le terrorisme des plus forts qui, pour le rester, bombardent et
torturent un peuple. Dont l'unique faute est de vouloir rester maître
de son pétrole, de sa vie, de l'avenir de ses enfants.
Et pendant ce temps, à Bagdad, c'est King's Cross tous les jours. A
cause de Blair.
Questions troublantes
Dans ces moments d'intense émotion, et de manipulation
politico-médiatique de l'émotion, il importe de garder la tête froide
pour se poser deux questions : 1. Que nous cache-t-on ? 2. A qui
profite le crime ?
. Que nous cache-t-on ? Vendredi, un haut responsable de la police
londonienne déclarait : « Aucun signe avant-coureur ne permettait de
dire ce qui allait se passer » (Reuters, 8 juillet). Vraiment ? Le
monde entier savait qu'après New York et Madrid, viendrait Londres.
Depuis des mois, on annoncait la tenue en Grande-Bretagne du G-8,
moment évidemment propice. Or, bizarrement, en juin, les services de
renseignement britanniques avaient abaissé le « niveau de menace » de
« grave, général » à « important ».
Après le 11 septembre aussi, les services de renseignements US avaient
tout de suite affirmé qu'ils n'avaient rien vu venir. Mais diverses
enquêtes ont démontré qu'ils savaient beaucoup de choses et s'étaient
montré curieusement négligents, pour ne pas dire plus. (voir notamment
« 11 septembre, pourquoi ils ont laissé faire les pirates de l'air »,
Peter Franssen, éd www.epo.be , 2002)
A qui ça profite ?
Les attentats de Londres surviennent au bon moment pour les
va-t-en-guerre. Bush était de plus en plus en difficulté à cause de
son échec flagrant en Irak. Dans son propre parti, des voix
s'élevaient pour un retrait. Son dernier discours sur « un monde plus
sûr et plus de liberté » n'avait convaincu personne. Et Blair était
isolé en Europe.
La solution ? « Pour nous unir, nous avons besoin d'un ennemi commun
», disait récemment Condoleeeza Rice. Et comment y arriver ? Voici la
réponse de David Rockefeller, (dirigeant d'Esso, de la Chase Manhattan
Bank, mais aussi du tout puissant Council for Foreign Relations où le
gratin des industriels et politiciens de la planète élabore la
stratégie générale pour diriger le monde) : « Nous sommes à la veille
d'une transformation globale. Tout ce dont nous avons besoin est la
bonne crise majeure, et les nations vont accepter le Nouvel Ordre
Mondial. »
Bush et Blair ont besoin du terrorisme, ils ont besoin que les
populations se sentent en danger. Pour faire passer leur guerre
globale, pour cacher qu'elle sert uniquement les multinationales, il
faut flanquer la trouille aux citoyens afin qu'ils soutiennent la
politique violente de leurs gouvernants, comme l'a bien montré Michael
Moore dans son film Bowling for Columbine.
Les attentats de Londres sont nuisibles pour la paix. Leurs auteurs
n'ont rien de commun avec la véritable résistance qui s'en prend à des
militaires ou à des collabos, pas à des civils. Assassiner des civils
innocents aide Blair et Bush à ressouder les rangs derrière eux, à
provoquer une fausse identification « Nous sommes tous en danger »
alors qu'en réalité leur guerre se tourne aussi contre la population
des USA et de Grande-Bretagne. Nous y reviendrons.
Après le 11 septembre 2001, en une semaine, Bush a réussi à faire
passer son programme de guerre en Afghanistan et en Irak, préparé
depuis longtemps. Et, au pas de charge, sa loi « Patriot Act »,
offensive générale contre les libertés aux USA mêmes. Un paquet de loi
si imposant et complexe qu'il avait fallu au moins un an pour le
préparer. N'oublions pas que, le soir même du 11 septembre, Rumsfeld,
ministre de l'Armée US, déclarait : « Ce qui s'est passé aujourd'hui
suffit-il à vous convaincre que ce pays doit, de toute urgence,
accroître ses dépenses pour la Défense et que l'argent pour financer
ces dépenses militaires doit être prélevé, si nécessaire, dans les
caisses de la Sécurité sociale ? » Des plans préparés de longue date
donc par le complexe militaro-industriel.
Après le 7 juillet 2005, la presse US de droite se réjouit : « Ceci
écarte les problèmes de crédibilité du président. Le soutien populaire
de Bush va se redresser... », prédit Fox News, (7/7) Et «Les attaques
de Londres comme celles de Madrid ont requis un haut degré de
coordination, indiquant un complot préparé longtemps. Et dire que nous
discutaillons s'il faut démanteler des dispositions-clés du Patriot
Act ! » (Washington Post, 8/7)
Voilà qui répond à la question « A qui profite le crime ? ». Demain, à
coup sûr, Blair, mais aussi d'autres comme Sarkozy viendront à nouveau
nous expliquer que « pour notre sécurité », il faut « prélever dans la
Sécurité sociale pour augmenter les dépenses militaires » et répressives.
En fait, braquer les projecteurs sur le terrorisme sert à détourner
l'attention de la faillite des prétendues « politiques anti-pauvreté » ...
Qui est responsable de la pauvreté ?
Après les attentats, nous avons vu Bush sortir du château de
Glenneagles et s'adresser aux caméras, avec des trémolos dans la voix,
pour vanter « des gens qui ici (au G-8), cherchent comment résoudre la
pauvreté en Afrique ».
En vérité, si un enfant meurt de pauvreté toutes les trois secondes,
c'est à cause de Bush et des multinationales.
La pauvreté du tiers monde ne tombe pas du ciel. Elle est la
conséquence de cinq siècles de pillage brutal des matières premières
et, aujourd'hui encore, des relations économiques imposées aux
colonies, ce mot reste valable. Par ces relations injustes, les
multinationales continuent à sucer les richesses du tiers monde et à
creuser l'écart de façon toujours plus dramatique.
Et quand un pays souhaite assurer son développement dans l'
indépendance, qu'il veut simplement tirer profit lui-même de son
pétrole, de ses richesses naturelles ou de sa main d'oeuvre, comment
réagissent les grandes puissances? D'abord, elles essayent de le
soumettre par le chantage du FMI et de la Banque Mondiale afin qu'il
abandonne ses industries, ses services publics envers la population et
qu'il devienne un docile pion des multinationales. Si ça ne suffit
pas, on passe à l'embargo économique, aux guerres civiles, alimentées
ou importées, et finalement aux bombardements ou aux coups d'Etat de
la CIA.
La guerre de Cent Ans
A la Chute du Mur, le capitalisme triomphant nous avait promis un
nouvel ordre mondial fait de démocratie et de paix durable. Mais le
premier droit de l'homme, celui de manger à sa faim, est toujours
refusé à une grande partie de l'humanité. Et les guerres US, directes
ou indirectes, se sont multipliées : Irak, Yougoslavie, Afghanistan,
Congo... Et les cibles de demain ont déjà été désignées par Washington
: Iran, Syrie, Corée, Cuba, Venezuela, Zimbabwe, etc...
En réalité, après la chute de l'URSS et le bouleversement des rapports
de force internationaux, les USA se sont lancés dans une guerre de
Cent Ans, dont chacune de ces guerres partielles est une étape. Cette
guerre globale poursuit trois objectifs, étroitement liés :
1. Contrôler les matières premières, surtout l'énergie, et pouvoir en
priver les rivaux.
2. Briser tout Etat du tiers monde trop indépendant.
3. Subordonner les autres grandes puissances : Europe, Japon, Russie...
Cette guerre de Cent Ans pour recoloniser la planète, cette
militarisation des relations internationales est en fait la seule «
solution » que les multinationales US voient pour échapper à la crise
qu'elles ont elles-mêmes créée. Comment ont-elles provoqué cette crise
? En appauvrissant leurs propres travailleurs d'une part, et ceux du
tiers monde colonisé, d'autre part. Ce qui a pour conséquence
d'aggraver l'écart des richesses et de ruiner ceux qui seraient censés
acheter leurs marchandises. Cercle vicieux.
Cette crise économique structurelle est insoluble parce que c'est une
crise due au fossé riches-pauvres, c'est la crise inévitable d'un
système injuste. Et la guerre n'est pas due au caractère de Bush ou de
son équipe, non, elle est une stratégie pour « sortir de la crise » en
renforçant la domination sur le monde et ses richesses. La guerre
militaire est la conséquence des lois de la guerre économique.
Contrôler les matières premières vise à s'assurer un avantage décisif
dans la concurrence exacerbée entre multinationales. Qui ne prend pas
cet avantage ne survivra pas à la guerre économique. Et les moyens de
gagner n'étant limités par aucune morale, la guerre fait partie de ces
moyens.
Pourquoi attaquer l'Iran ?
Pourquoi l'Iran est-elle la prochaine cible ? Parce que ce pays
possède des réserves pétrolières importantes, parce que c'est la
principale puissance de la région refusant de se soumettre à Israël,
parce que les récents efforts pour faire capituler Téhéran ont échoué.
Attaquer l'Iran vise en réalité à contrôler l'ensemble du pétrole du
Moyen-Orient, comme de la planète d'ailleurs. Pour permettre aux USA
d'exercer un chantage sur l'approvisionnement pétrolier des rivaux :
Europe, Japon, Chine. Qui veut dominer le monde, doit contrôler toutes
ses sources d'énergie.
Mais il s'agit aussi d'empêcher la constitution en Asie d'une alliance
entre puissances résistantes. Dans La guerre globale a commencé, juste
après le 11 septembre, nous écrivions : "Bien sûr, le grand principe
de toute politique impérialiste reste «Diviser pour régner». Sur ce
continent asiatique, voici que les Etats-Unis craignent par dessus
tout, explique encore Brzezinski : «La Chine pourrait être le pilier
d'une alliance anti-hégémonique Chine - Russie - Iran.» "
Celle-ci étant bien évidemment la cible ultime de la guerre globale.
Puisque c'est le plus grand marché d'avenir et le plus puissant des
pays indépendants. En fait, les Etats-Unis, pour rester la seule
superpuissance, ont d'ores et déjà décidé que la Chine était leur
ennemi n° 1. Tout ce qu'ils opèrent sur le continent asiatique est à
comprendre dans cette perspective. Surtout l'encerclement de la Chine
qui s'est accéléré avec l'installation de bases militaires en
Afghanistan et qui va se poursuivre à travers chaque épisode de la
guerre globale.
Chaque guerre est aussi contre nous tous
Bush et Blair veulent nous faire croire qu'en menant ces guerres, ils
défendraient aussi notre niveau de vie, en Europe et aux USA. Que nous
aurions les mêmes intérêts qu'eux face aux pays « voyous ».
Faux. Attaquer l'Irak n'a profité qu'aux multinationales du pétrole,
des armements, du bâtiment et de la finance. De même, attaquer la
Yougoslavie, si on va au-delà des multiples médiamensonges, n'était
pas un acte humanitaire, mais une privatisation par les bombes. Le
véritable but des grandes puissances - leurs propres documents
stratégiques en attestent - était de prendre le contrôle d'une
économie restée indépendante des multinationales et d'une main
d'oeuvre qui voulait conserver les droits sociaux de l'autogestion.
En brisant ces rêves d'indépendance, on lançait un avertissement très
frappant à l'Europe de l'Est et à la Russie : abandonnez tout rêve
d'échapper aux multinationales ! Ce faisant, on prenait possession de
la main d'oeuvre de l'Est (privée de ses protections sociales). Soit
pour y délocaliser des usines, soit pour en importer des quantités de
plombiers polonais, mis en concurrence avec les travailleurs d'ici
afin d'abaisser les salaires et d'augmenter les bénéfices.
C'est pourquoi globalisation et guerre sont deux faces de la même
médaille. La globalisation vise à placer tous les pays du monde sous
une pression maximum des multinationales, sous un chantage généralisé,
notamment quant aux conditions de travail. Et la guerre, c'est la
matraque lorsqu'un peuple refuse ce chantage.
Tout ceci montre qu'une guerre d'agression de Bush et Blair (ou,
demain peut-être, une guerre menée par l'U.E. ?), ne sert pas les
intérêts des travailleurs US ou européens. Au contraire, ce sont eux
qui la paient. D'abord, en fournissant les victimes, soit comme
soldats soit comme cibles des attentats, mais aussi et surtout en se
retrouvant tous victimes d'un chantage anti-social qui les plongera
dans le chômage ou dans l'hyper-précarité du travail.
Bref, la guerre de Bush et Blair, c'est la guerre des riches contre
les pauvres. C'est une guerre contre l'avenir de l'humanité. Mettre
fin à la pauvreté, mettre fin à la guerre, c'est combattre Bush et
Blair. Il n'y a pas de milieu.
Next Stop Teheran
Après les attentats de Londres, Bush s'est empressé de dénoncer la «
menace iranienne ». Mais, en fait, il prépare depuis longtemps sa
guerre contre ce pays. Car les guerres ne commencent pas par des
bombes. Il faut d'abord une préparation :
- Militaire : préparer la logistique et les bases d'appui de l'assaut
(nous y reviendrons).
- Médiatique : préparer l'opinion en diabolisant le pays visé.
Cette préparation médiatique consiste en une propagande de guerre
jouant sur le conscient et l'inconscient.
Thème n° 1. Les armes de destruction massive. Yes, again ! Depuis des
mois, les grands médiaux occidentaux braquent les projecteurs - comme
Bush - sur « la menace nucléaire iranienne ». Alors qu'Israël possède
déjà deux cent têtes nucléaires clandestines, et qu'il a déjà agressé
tous ses voisins, le seul danger qu'on veut nous faire craindre, c'est
Téhéran.
Les armes nucléaires sont certes un fléau à éliminer, mais pourquoi
devrions-nous faire davantage confiance à celles de Bush et de Sharon
? Comment peut-on nier le droit d'un pays à se défendre contre une
agression ? On sait pourtant que Bagdad et Belgrade ont été attaquées
impunément, justement parce que elles n'avaient pas de quoi se
défendre un tout petit peu !
Thème n° 2. Le « terrorisme islamiste ». Le thème des armes ayant
ridiculisé Bush dans le cas de l'Irak, on ajoute « le terrorisme
islamiste ». Bien agité, ce thème a l'avantage de nous faire peur «
chez nous ». Demain, sans doute, de pseudo-révélations des services US
ou britanniques, complaisamment relayées, essayeront de nous
convaincre que Téhéran était derrière les attentats. Tout comme Bush
avait essayé de lier Saddam et Al-Qaida.
Thème n° 3. La démocratie. Vu l'échec du thème 2 dans le cas irakien,
les rédacteurs des discours de Bush nous vendent à présent la guerre
avec un autre argument de marketing : la démocratie. Il s'agirait de
gagner tous ces nombreux pays attaqués à « la liberté ». Cocasse quand
on sait que la famille Bush a construit sa fortune en collaborant avec
Hitler, puis avec Ben Laden. Et que George Bush père, quand il était à
la tête de la CIA, a protégé les pires dictateurs d'Amérique latine et
d'ailleurs. Mais si les médias n'insistent pas trop sur ce noir passé,
le thème de la démocratie peut encore marcher.
Sur le plan des libertés, chacun pense ce qu'il veut des gouvernants
iraniens, mais une chose est sûre : la question n'est pas là. Ce n'est
pas pour les beaux yeux de la démocratie que Bush cherche à faire main
basse sur ce pays, c'est juste pour son or noir.
D'ailleurs, les Etats-Unis sont-ils crédibles en prétendant importer
la démocratie en Iran ? En 1953, un coup d'Etat organisé par leur CIA
a renversé le premier ministre Mossadegh, trop indépendant sur la
question du pétrole. Ensuite, six présidents successifs des Etats-Unis
ont imposé au peuple iranien la dictature fasciste du Chah Pahlevi et
des terribles tortionnaires de la Savak : 300.000 torturés en vingt
ans. Un peu amnésiques, les donneurs de leçons !
Arrêtons le bla-bla du « Ni, ni » et de la « guerre pour la démocratie » !
« Ni Bush, ni les ayatollahs » ? Verra-t-on bientôt resurgir ce piteux
mot d'ordre très répandu dans une certaine gauche molle, bien qu'il
ait fait tant de mal à propos de l'Irak ou de la Yougoslavie ?
En 2001, nous dénoncions l'effet néfaste des slogans « Ni Bush, ni
Saddam », « Ni l'Otan, ni Milosevic », « Ni Sharon, ni Arafat » : «
Depuis douze ans, cette position dominante dans la gauche
intellectuelle européenne condamne le mouvement anti-guerre à la
passivité. Parce qu'elle met sur le même pied l'agresseur et
l'agressé. Si tous sont également mauvais, on n'a pas de raison de
tout faire pour arrêter l'agression.
Le « Ni, ni », c'est le cancer du mouvement anti-guerre. Il faut y
mettre fin. Ce n'est pas Saddam ou Milosevic qui menace le monde
entier, c'est Bush. Ce ne sont pas la Yougoslavie ou l'Irak qui,
chaque jour, condamnent à la mort 35.000 enfants du tiers monde, ce
sont les multinationales.
Les Etats-Unis menacent la paix partout dans le monde. En mettant en
avant les reproches, exacts ou non, aux Etats qui leur résistent, on
fait seulement le jeu de l'agression. Ce n'est pas aux gouvernements
occidentaux de décider qui doit diriger tel ou tel pays du tiers monde
et selon quels intérêts. C'est à ces peuples eux-mêmes qu'il revient
d'en décider. Mais si on laisse Washington occuper ces régions, aucune
lutte sociale ou démocratique n'en deviendra plus facile, bien au
contraire. Seules les multinationales y gagnent. " Fin de citation.
(Où en est la Yougoslavie:
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2002-11-01%2017:05:32&log=articles
On en a maintenant une preuve de plus avec l'occupation de l'Irak.
A-t-elle résolu un seul des problèmes du pays ou les a-t-elle au
contraire dramatiquement aggravés ? Espérons qu'on n'entendra plus
cette démobilisante litanie du « Ni, ni » !
Le contre-exemple du Venezuela
Peut-on encore accorder un gramme de crédit à « la guerre pour la
démocratie » ? Pour en avoir le coeur net, examinons l'exemple du
Venezuela. Vous avez là un président, Hugo Chavez, qui vient de gagner
neuf élections en six ans, en augmentant ses voix. Que fait Bush ? Il
verse plusieurs dizaines de millions de dollars à la CIA (selon les
propres documents US) pour renverser ce président démocratiquement
élu. Par tous les moyens possibles... 2002 : tentative de coup d'Etat.
Echec. 2003 : sabotage de l'industrie pétrolière. Echec. 2004 :
campagne d'intox à budgets énormes, pour tenter de l'évincer par un
référendum sous pression. Echec.
2005 ou 2006 ? Furieux, Bush meurt d'envie d'envahir lui-même le
Venezuela. Sous n'importe quel prétexte. Par exemple en y « découvrant
» des terroristes ou en décrétant que la Colombie voisine est «
menacée ». Mais il ne peut le faire tant qu'il est empêtré en Irak.
Pas moyen de mener deux grandes guerres de front. En fait, la
résistance actuelle du peuple irakien sauve les autres pays menacés.
Ce que Bush reproche à Chavez, ce n'est pas le manque de démocratie
(il faut se rendre là-bas pour mesurer à quel point les simples gens
se mobilisent sur tous les problèmes de leur vie et de leur avenir).
Non, ce que Bush reproche à Chavez, c'est que les revenus du pétrole
du Vénézuela soient « détournés » pour financer des projets
d'alphabétisation, de lutte contre la misère et de soins de santé pour
tous. Au lieu de servir, comme ailleurs, à enrichir Esso et Shell. A
bas Chavez, donc, le rebelle, le « populiste » qui donne le mauvais
exemple en faisant croire que le pétrole appartient à son peuple !
Cet exemple du Venezuela prouve, s'il le fallait, que les guerres des
Etats-Unis n'ont absolument pas pour objectif la liberté ou la
démocratie, mais seulement l'or noir et la domination du monde.
Supposons que demain les dirigeants de Téhéran se soumettent aux
volontés d'Esso et Shell, comme le font les régimes arabes « amis » du
Koweït ou des Emirats... Croit-on qu'on entendrait encore toutes ces
campagnes de critiques sur leurs armements ou sur leur conception de
la femme ?
Diviser par la religion ?
Bref, où qu'on se tourne, aucun des thèmes de l'actuelle propagande de
guerre - nucléaire, terrorisme, dictature - ne résiste à une analyse
objective. C'est pourquoi la propagande de guerre vise surtout
l'inconscient...
Quand on parle de « terrorisme islamiste », on manipule le public. On
lui fait croire qu'une religion particulière est dangereuse. Même si
en paroles, bien sûr, on affirme solennellement que les musulmans sont
des gens très bien, et cetera... mais l'expression même qui lie le
terrorisme à une religion est un piège.
Imaginons. Vu que les actes d'agression commis par Bush et Blair
violent systématiquement le droit international et qu'ils peuvent,
juridiquement, être qualifiés de terreur d'Etat, que dirions-nous si
la presse des pays musulmans venait à parler de « terrorisme chrétien
» ? Nous répondrions évidemment que la grande majorité des chrétiens
du monde condamnent Bush, et que l'explication est donc ailleurs.
En effet, la guerre globale n'est pas une guerre de religion, mais une
guerre économique. Ce sont Bush et Blair qui ont intérêt à diviser
leurs opposants en diabolisant une religion. Si le terrorisme est «
islamiste », alors chaque musulman devient un suspect potentiel, dans
l'avion, le métro ou la mosquée. Pas besoin d'en rajouter beaucoup.
Des siècles de mépris colonial, des dizaines d'années sur le thème de
l'Arabe qui vient nous prendre notre travail (alors que c'est nous qui
lui avons pris ses richesses), tout cela constitue une rampe de
lancement toute prête pour diaboliser les musulmans. Comme on a
diabolisé les juifs dans les années 30.
Le thème de la « religion dangereuse » sert à diviser les peuples du
monde, à attirer l'attention sur tel phénomène particulier pour cacher
la nature générale de la guerre globale. Mais le Vénézuela, un pays
très chrétien, est aussi la cible de Bush. Alors ?
La guerre contre l'Iran a déjà démarré
Demain, Bush et Blair vont peut-être « découvrir » des preuves de
l'implication de Téhéran dans les attentats. Ils prétendront agir « en
représailles ». Mais ça, ce sera juste la campagne psychologique
envers l'opinion selon les règles classiques de la propagande de
guerre. En réalité, la guerre contre l'Iran a déjà commencé, comme le
montre l'ex-officier US Scott Ritter, devenu analyste militaire :
« Le 16 octobre 2002, le président Bush déclarait au peuple américain
: « Je n'ai pas ordonné l'usage de la force contre l'Irak. J'espère
que ce ne sera pas nécessaire. » Nous savons maintenant que cette
déclaration était un mensonge. En fait, fin août 2002, le président
avait signé un ordre autorisant les militaires US à commencer des
opérations militaires actives à l'intérieur de l'Irak. En septembre
2002, l'US Air Force, assisté par la British Royal Air Force,
commençait à bombarder des cibles à l'intérieur de l'Irak pour
affaiblir les capacité de défense anti-aérienne et de commandement. Au
printemps 2002, le président Bush avait signé un ordre secret
autorisant la CIA et les forces spéciales à déployer des unités
clandestines en Irak même. »
En est-il de même aujourd'hui pour l'Iran ? Oui, indique Ritter : « Au
moment où nous parlons, des survols US de l'espace aérien iranien ont
lieu, à l'aide d'avions sans pilotes et d'autres équipements plus
sophistiqués. Violer l'espace aérien est déjà un acte de guerre. Au
nord, dans l'Azerbaïdjan voisin, l'armée US prépare la base
d'opérations pour une présence militaire massive qui annonce une
campagne terrestre majeure afin de s'emparer de Téhéran. L'aviation
US, opérant à partir de ses bases en Azerbaïdjan, a beaucoup raccourci
la distance à parcourir pour frapper des cibles à Téhéran. En fait,
une fois les hostilités commencées, elle serait capable de maintenir
une présence quasiment 24 heures sur 24 heures dans l'espace aérien
iranien. » (Publié sur le site Al-Jazeera).
Stratégiquement, l'Iran se trouve à présent encerclé de bases
militaires US disposées sur ses trois flancs : 1. Afghanistan. 2.
Irak. 3. Azerbaïdjan. Est. Ouest. Nord. Intéressant : l'implantation
en Azerbaïdjan a commencé il y a longtemps. En 2000, au lendemain de
la guerre contre la Yougoslavie, nous écrivions : « Un secrétaire
adjoint aux affaires étrangères US ne s'occupe que du Caucase. Une
visite solennelle de Javier Solana démontre que l'Otan s'intéresse
énormément à cette région stratégique. L'Otan s'étend dans le Caucase
pour en chasser la Russie. La principale tête de pont US dans le
Caucase, c'est l'Azerbaïdjan. Washington ne peut s'y installer
militairement de façon trop voyante (mais) confie à la Turquie le soin
de s'occuper de former l'armée de l'Azerbaïdjan. » (Michel Collon,
Monopoly, p. 114-116, http://www.michelcollon.info/monopoly.php
Cinq ans plus tard, on voit que l'installation de bases militaires US
et la transformation de l'Azerbaïjan en une sorte d'Israël du Caucase
visait certes la Russie, mais peut-être plus encore l'Iran. Les
stratèges US calculent à long terme et préparent plusieurs coups d'avance.
Les guerres commencent toujours avant la date officielle
Ritter a raison : une guerre de Washington commence bien avant qu'elle
soit officiellement déclarée. Il importe d'analyser, au-delà des
discours officiels et médiatiques les antécédents et les dessous des
dernières guerres.
Premier exemple. Officiellement, la première guerre contre l'Irak
commence en août 90 quand Saddam Hussein occupe le Koweït. En réalité,
un an plus tôt, le Congrès US avait décrété contre l'Irak un embargo
(acte de guerre qui ne dit pas son nom). En fait, la décision de
guerre résulta d'un discours de Saddam qui appelait tous les pays du
Golfe à s'unir pour être plus indépendants des Etats-Unis. Le
Moyen-Orient risquait d'échapper à ceux-ci. La suite ne fut qu'une
préparation militaire et médiatique.
Deuxième exemple. Officiellement, les Etats-Unis et l'Otan s'engagent
contre les Serbes en 1995, ayant attendu quatre ans après le début des
combats locaux. En réalité, dès 1979, l'Allemagne avait envoyé ses
agents secrets pour faire éclater la Yougoslavie et contrôler les
Balkans. Quant aux Etats-Unis, ils adoptèrent des sanctions contre la
Yougoslavie dès 1990 !
Troisième exemple. Officiellement, Bush décida d'attaquer l'Aghanistan
après le 11 septembre 2001. En réalité, un an plus tôt déjà, les
stratèges du Pentagone avaient indiqué qu'il était nécessaire de «
changer de régime » à Kaboul, car les talibans refusaient de signer
l'accord pour un pipeline US stratégique vers l'Asie du Sud.
La guerre contre l'Iran aussi a commencé bien avant le jour où on nous
l'annoncera.
Les médias aident-ils Bush ?
Chaque guerre est liée à une guerre de l'information, dont le rôle est
décisif. Il s'agit d'amener, par tous les moyens, les citoyens à
soutenir la politique de leurs gouvernements. Une des méthodes
consiste à traiter différemment les victimes...
Pour les grands médias, les morts n'ont pas le même poids. L'employé
londonien frappé par une bombe en se rendant à son bureau pèse mille
fois plus que le boulanger bagdadi tué par un missile US alors qu'il
cuisait son pain...
Le 1er juillet dernier, un bombardier US B-52 lançait des missiles
téléguidés sur un bloc de maisons dans la province de Kunar en
Afghanistan, tuant au moins 17 personnes, notamment des femmes et des
enfants. Quels dirigeants européens ont protesté contre cette barbarie
? Quels médias ont donné à la souffrance des Afghans la même valeur
qu'à celle des Londoniens ?
C'est une loi journalistique incontournable, répondront les médias. La
fameuse «loi du mort kilomètre ». Vous êtes censé vous intéresser
davantage à un mort dans votre rue qu'à dix morts dans la ville
voisine ou mille morts sur un autre continent. Mais ce qu'on oublie de
dire, c'est que beaucoup dépend de la valeur accordée à ces morts par
le média qui vous les présente... Si on vous montre une image
touchante de la victime, si un proche décrit de façon concrète sa vie
et sa mort, si la souffrance de sa famille est vraiment prise en
compte, alors une victime lointaine peut vous devenir proche. Un
exemple...
Quand les médias occidentaux ont décidé, en 1991, qu'il fallait nous
faire pleurer sur les « victimes de Saddam », ils nous ont abondamment
ressassé les pleurs de cette jeune infirmière koweïtienne qui
racontait comment les soldats irakiens avaient volé des centaines de
couveuses à Koweit-City, assassinant ainsi des bébés, et nous avons
tous pleuré. Bien que ce fut lointain.
Mais ensuite nous avons appris que la jeune fille n'était pas
infirmière, n'avait jamais été à cette maternité et qu'elle mentait
entièrement dans une mise en scène Hollywood, car jamais ces couveuses
n'avaient été volées. Ce médiamensonge, largement relayé, a eu un
impact énorme, permettant à Bush père de faire approuver sa guerre par
l'opinion internationale. Cela prouve que l'essentiel n'est pas le
nombre de kilomètres. Mais bien la décision médiatique de trouver
certaines victimes importantes, et d'autres pas.
Dans les périodes de guerre, chaude ou froide, nos « amis » morts
pèsent mille fois que plus que nos « ennemis », ceux qui résistent à
nos multinationales. Ce « deux poids, deux mesures » est en réalité la
conséquence d'une éducation ethnocentrique. Qui fait de l'Europe et
des USA le centre du monde, chargé d'apporter la démocratie et la
civilisation aux pays plus arriérés et qui doivent nous rattraper. Ce
schéma dissimule le colonialisme et notre domination impériale sur ce
monde.
Nous ne développons pas davantage le thème, certes important, du rôle
guerrier des médias. Nous renvoyons à notre texte sur les principes de
la propagande de guerre : Le droit à l'information, un combat.
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2004-01-01%2020:34:14&log=articles
Il n'y a pas de fatalité
C'est un fait. Nous n'avons réussi à empêcher ni la guerre contre
l'Irak, ni celle contre la Yougoslavie, ni celle contre l'Afghanistan,
sans parler de la Palestine ou du Congo. Sommes-nous, en tant que
mouvement pour la paix, condamnés à toujours perdre ?
Non, il n'y a pas de fatalité. En 2003, les manifestations
anti-guerre, organisées dans le monde entier, ont rassemblé plus de
gens que jamais auparavant. Et dans chaque pays où nous allons, nous
constatons que Bush inquiète de plus en plus, que l'hypocrisie des
prétextes se démasque de plus en plus, que la colère monte. Assez de
guerres !
Bien sûr, chacun se demande : à qui vont profiter les attentats de
Londres ? Et ceux qui risquent de survenir à Rome, Copenhague ou
Amsterdam ? Ainsi qu'à Bruxelles, si nous laissons l'Otan s'engager de
plus en plus dans la complicité avec Bush en Irak.
A qui ces attentats profiteront-ils ? A Bush et Blair qui en
profiteront pour ressouder les rangs et engager d'autres guerres à
l'infini ? Ou bien aux forces de paix qui pourront encore mieux
montrer qu'il y a eu assez de morts, à Londres comme à Bagdad, et que
l'occupation pour le pétrole doit prendre fin car la terreur engendre
la terreur, et que sans justice, le monde ne sera jamais en paix.
Qui sera plus fort ? Leurs médias ou les nôtres ?
L'agressivité de Bush et Blair ne doit pas tromper. Elle est un signe
de faiblesse. Leur seule chance de continuer la guerre est de diviser
les peuples. Leur « force » repose sur l'info tronquée, les
médiamensonges de diabolisation, la dissimulation des intérêts
économiques... Donc, c'est aussi leur faiblesse si nous nous lançons
tous dans la bataille de la contre-information. La construction d'une
info alternative par Internet, par le travail de discussion autour de
soi, patient, concret, argumenté, appliqué à grande échelle et de
façon coordonnée, voilà l'antidote à la propagande de guerre. A nous
de construire la propagande pour la paix !
Cette contre-info est indispensable pour sauver des vies. Car les
morts de Londres sont victimes des guerres perpétrées en leur nom. Et
du fait que les populations occidentales n'ont pas encore suffisamment
compris la nature criminelle de cette occupation-pillage de l'Irak. Le
jour où la prise de conscience sera plus forte encore, elle arrêtera
cette guerre comme elle arrêta celle du Vietnam.
Sont-ils trop forts « en face » ? Trois exemples récents montrent que non.
1. Aznar a essayé de tricher aux élections espagnoles de 2004 en
diabolisant l'ETA pour les attentats de Madrid. Il a été mis en échec
par l'information populaire à la base : Internet et les SMS.
2. Lors du coup d'Etat anti-Chavez de 2002, les médias pro-US, quasi
monopolistiques, ont soutenu les putschistes en cachant au pays la
résistance massive du peuple de Caracas. Mais l'info a quand même
circulé grâce aussi à Internet, aux SMS, aux motards roulant de
quartier en quartier, etc...
3. Tous les médias français ont appuyé le « Oui » au référendum sur la
Constitution en violant scandaleusement les principes du débat
démocratique et de la déontologie journalistique. Mais ils ont été
battus par une large mobilisation à la base et sur Internet.
Ces exemples récents montrent que les médias du système ne sont pas
invincibles. L'information du peuple peut être plus forte qu'eux.
Dans ce sens, le mouvement belge Stop USA, auquel je participe à
Bruxelles, vient de lancer des cartes-pétitions adressées au premier
ministre belge. Avec un remarquable dessin de Matiz sur l'occupation
de l'Irak. Son texte : « Je désapprouve les guerres de Bush, pour le
pétrole ou pour dominer le monde. Je refuse d'en être complice. Par le
silence ou la participation, même indirecte, de la Belgique. »
En les faisant signer un peu partout, avec les groupes de base de Stop
USA, nous constatons un très bon accueil. Mais aussi que les gens sont
encore sous-informés. Très peu savent que la Belgique prête le port
d'Anvers à Bush pour le transit de ses armes vers l'Irak, très peu
savent que des armes nucléaires US stationnent clandestinement sur
notre territoire et que l'envoi de nos troupes en Afghanistan sert à
libérer des forces US pour agresser l'Irak.
Mais quand on les informe, on constate une volonté générale de devenir
plus actifs contre les guerres de Bush. D'où notre responsabilité à
tous. Ici, en Europe, il faut absolument augmenter la pression pour
isoler Bush et Blair.
Le peuple espagnol a su imposer le retrait de ses troupes. Il faut
aller plus loin, par le travail d'information, discussion et pétition.
Concrètement : que plus aucun gouvernement européen n'aide la guerre
en Irak, même de façon indirecte et limitée ! Une campagne « Je ne
veux pas être complice » devrait être organisée à l'échelle européenne.
Si ensemble nous nous engageons ainsi, alors la mort de Jack, Robert
ou Hassan n'aura pas été vaine.
Michel Collon
Bruxelles, 11 juillet 2005
PS. Pour contacter cette campagne de Stop USA, pour voir le dessin de
Matiz, vous informer ou vous procurer ces cartes :
http://www.stopusa.be/home/index.php?langue=1 ou info@s...
Sur les médiamensonges des précédentes guerres :
http://www.michelcollon.info/archives_testm.php
VOIR AUSSI : Ramadani - L'occupation n'est pas la solution, mais le
problème
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2005-07-08%2020:13:29&log=invites
DOCUMENTED WAR CRIMES AND GENOCIDE IN SREBRENICA, KOSOVO, VUKOVAR
Check the Hague Prisoner. Click him out.
See documented war crimes and genocide in Srebrenica, Kosovo, Vukovar!
http://www.webheaven.co.yu/usa/tribunal.htm
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See documented war crimes and genocide in Srebrenica, Kosovo, Vukovar!
http://www.webheaven.co.yu/usa/tribunal.htm
=== * ===
P A R T I G I A N I !
Una iniziativa internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/index.htm
Per contatti: PARTIGIANI! c/o RCA/CNJ,
Via di Casal Bruciato 27, I-00159 Roma
partigiani7maggio @ tiscali.it
FAX +39-06-43589503
=== * ===
È già online una buona parte degli interventi e dei materiali relativi al
convegno PARTIGIANI! (Roma, 7-8 maggio 2005). Segnaliamo:
RESOCONTO del convegno di Roma, 7-8 maggio 2005
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/resoconto.htm
RASSEGNA STAMPA sulle iniziative di Roma e Bussoleno, 7-8-9 maggio 2005
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/rassegnastampa.htm
MESSAGGI DI SALUTO:
Coro Partigiano Triestino, Nova Komunisticka Partija Jugoslavije,
ASSOCIAZIONE
"AVEN AMENTZA" - UNIONE ROM E SINTI - ONLUS
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/saluti.htm
Pôle de Renaissance Communiste en France
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/prcf.htm
Nerino Gobbo "Gino"
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/ngobbo.htm
Interventi di MIRIAM PELLEGRINI FERRI
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/mpferri.htm
Intervento di VITOMIR GRBAC
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/vgrbac.htm
Intervento di CLAUDIA CERNIGOI
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/ccernigoi.htm
testimonianza scritta di FRANCO ALUNNI
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/falunni.htm
Ricordo di GIUSEPPE MARAS nelle parole del figlio ARMANDO
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/amaras.htm
MATERIALI INVIATI...
da GIACOMO SCOTTI su LE FOIBE ISTRIANE
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/foibeistriane.htm
da JASNA TKALEC sui 60 ANNI DALLA VITTORIA SUL FASCISMO
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/jtkalec.htm
da ETTORE BONAVOLTA
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/bonavolta.htm
alcuni testi di OVIDIO GARDINI
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/profili.htm#gardini
=== * ===
P A R T I G I A N I !
Una iniziativa internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo
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