Informazione

LE VITTIME DI NASSIRIYA MORTE PER IL PETROLIO DELL'ENI

1. Rapporto Eures: 2 italiani su tre vogliono il ritiro dall'Iraq
2. Per il ritiro immediato delle truppe italiane (C. Grassi, area
Essere Comunisti del PRC)

3. IRAQ: LE VITTIME DI NASSIRIYA MORTE PER IL PETROLIO DELL'ENI
- Comunicato di "Un ponte per"
- La missione "Antica Babilonia"e il petrolio di Nassiriya
- IRAQ: PISA E DEIANA, E' L'ORA DELLA CHIAREZZA SU PETROLIO (ANSA)
- Iraq/ Gli italiani? In missione per il petrolio (affariitaliani.it)
- L'Eni in Iraq, affari sporchi di sangue (da Liberazione)

4. «Premete sugli Usa per avere di più» (da Il Manifesto)

ALTRI LINK:

Italy sent troops to Iraq to secure oil deal: report
(Khaleej Times Online)

Italian troops were sent to Iraq to secure oil deals worth 300 billion
dollars, and not just for post-war humanitarian purposes, an Italian
television report by RAI claimed on Friday. The 20-minute report,
broadcast by RAI News 24, the all-news channel of the Italian
state-owned network, is based on interviews and official government
documents...

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=11724&s2=14

NASSIRIYA. L'affaire Contini
(Giuliana Sgrena, Il manifesto)

«Dove sono finiti i soldi per la ricostruzione di Nassiriya?» E' la
domanda rivolta al presidente del consiglio Silvio Berlusconi con una
interrogazione parlamentare presentata ieri alla camera dal presidente
dei verdi Alfonso Pecoraro Scanio. L'interrogativo nasce da una
intervista al governatore di Nassiriya, Mohammed Sabri Hamid al
Rumayad, trasmessa martedì sera durante la trasmissione Ballarò e già
anticipata dal Corriere della sera il 13 dicembre scorso. Il
governatore di Nassiriya solleva gravi sospetti sulla destinazione dei
15 milioni di dollari a disposizione della ex governatrice Barbara
Contini...

http://uruknet.info?s1=1&p=8384&s2=24


=== 1 ===

Rapporto Eures: 2 italiani su tre vogliono il ritiro dall'Iraq

Una conferma..................nascosta e sottaciuta!

Solo il Messaggero di sabato 28 maggio ha dato conto di una indagine
dell'Eures( Istituto di ricerche economiche e sociali) che ha
riconfermato il dato secondo cui il 70% circa degli italiani sono per
il ritiro dei militari dall'Iraq.

Preoccupa la situazione internazionale e 2 italiani su 3 chiedono il
ritiro del contingente italiano. L'opinione è condivisa in tutte le
fasce di età ma i consensi crescono in corrispondenza dei livelli di
scolarizzazione più alti (68,5% tra i laureati) e tra coloro che
appartengono al campione di centrosinistra (87,3%). C'è da giurare che
la percentuale di cittadini favorevoli al ritiro sia ulteriormente
aumentata con la morte dei 4 soldati italiani sull'elicottero "caduto"
a Nassyriya.
Prodi,Fassino,Rutelli continuano ad ignorare questo dato dimostrando
una sempre maggiore subalternità alla politica guerrafondaia degli
Stati Uniti.
Si conferma l'irresponsabilità delle elites politiche e la distanza
sempre maggiore che li separa dai cittadini e dal corpo elettorale.

Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani dall'Iraq

(Fonte: www.contropiano.org )


=== 2 ===

Partito della Rifondazione Comunista

"Essere Comunisti" - Coordinatore nazionale Claudio GRASSI

COMUNICATO STAMPA

Dichiarazione di Claudio GRASSI

La morte dialtri 4 soldati italiani in Iraq rende inderogabile la
decisione del ritiro immediato del contingente italiano.

La guerra in Iraq, al di là delle dichiarazioni di Bush, Blair e
Berlusconi non è mai finita.

Sono centinaia di migliaia i civili iracheni morti a causa di una
sporca guerra fatta per il petrolio; infatti le armi di distruzioni di
massa non sono mai state trovate.

Il governo Berlusconi porta per intero la responsabilità di questi 4
soldati uccisi.

Il centrosinistra (Margherita, maggioranza DS) ha sbagliato nei mesi
scorsi a non lavorare assieme al movimento per la pace e la sinistra
dialternativa per far rientrare urgentemente i militari italiani
dall'Iraq.

Vista la tragicità degli ultimi avvenimenti, l'Unione dica una parola
chiara chiedendo il ritiro immediato e, come ha fatto Zapatero,
siimpegni a realizzarlo quale primo atto in caso di vittoria elettorale.

Roma, 31 maggio 2005

Tel. 06-44182220 – 335-6118446 e.mail: uffstampa_ prc ernesto@...


=== 3 ===

IRAQ: LE VITTIME DI NASSIRIYA MORTE PER IL PETROLIO DELL'ENI

L'ENI e il Governo si scusino con le famiglie dei soldati italiani e
degli iracheni e con il popolo italiano

Quanto sosteniamo da tempo, sempre smentiti dal Governo e dall'ENI, si
è rivelato vero: le truppe italiane sono a Nassiriya per proteggere il
contratto firmato dall'ENI
-
http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?page=1&articleid=1035
-
con Saddam Hussein, per lo sfruttamento dell'omonimo campo
petrolifero. Ecco perché, e per chi, sono morti i militari italiani.
Tutte le frottole sulla "operazione umanitaria" e sul "portare la
democrazia" si sgonfiano come quelle sulle armi di distruzione di
massa: già sei mesi prima delle guerra, mentre gli ispettori dell'Onu
erano in Iraq, il Consiglio di Sicurezza discuteva, il Governo stava
già studiando dove mandare le proprie truppe.
Già a suo tempo avevamo denunciato che, prima dell'arrivo dei
militari, nel giugno 2003, erano volati a Nassiriya, su un aereo
militare, esponenti dell'ENI, ora si apprende che questa non è una
coincidenza.
Ci chiediamo se ora l'ENI assumerà la responsabilità che le compete
nei confronti delle famiglie che hanno perso un congiunto per
sorvegliare i suoi barili di petrolio e nei confronti dei civili
iracheni rimasti vittime nella "battaglia dei ponti".
Ci chiediamo se il Governo ammetterà di aver mentito agli italiani
sugli obiettivi della presenza a Nassiriya e sul fatto che la
discussione sull'invio delle truppe era una pura copertura di
decisioni già prese.
Mai tanto vero si è rivelato lo slogan del movimento pacifista
americano: No blood for Oil.
Oggi torniamo a chiedere con maggior forza il ritiro immediato delle
truppe italiane e l'avvio di una nuova fase che sia finalizzata con
atti politici, diplomatici ed economici a sostenere un processo di
dialogo tra le diverse componenti irachene, che sia autonomo dalle
forze occupanti e che favorisca la riconquista della sovranità e
sconfigga il terrorismo.
Invitiamo tutto il popolo della pace a mettere in atto una diffusa
campagna di denuncia e di boicottaggio non-violento dell'ENI, come sta
facendo da tempo il movimento pacifista statunitense con le
multinazionali Bechtel e Halliburton.

Un ponte per aveva denunciato il vero motivo della presenza italiana a
Nassiriya all'indomani dell'attentato nel novembre 2003, lo aveva
scritto sul "Il Manifesto" il 16 gennaio 2004
-
http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1033
- e ripetuto il 18 marzo 2004 nel convegno "La ricostruzione in Iraq.
Un gioco di interessi" - http://www.unponteper.it/article.php?sid=247

Un ponte per.

news in continuo aggiornamento:
http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/cerca.php?stringa=petrolioitalia

"Un ponte per..."Associazione Non Governativa di Volontariato per la
Solidarietà Internazionale
ONG - piazza Vittorio Emanuele II, 132 00185 ROMA
tel.0644702906 mail to: stampa @unponte per. it

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Peacekeeping e business: un'inchiesta di Rai News 24
va alle origini della missione italiana in Iraq

La missione "Antica Babilonia"e il petrolio di Nassiriya

In un dossier del governo scritto sei mesi prima della guerra
si indicava la provincia irachena come località strategica per l'Italia

Siamo in Iraq per il petrolio. Certo anche per scopi umanitari e di
salvaguardia dell'immenso patrimonio archeologico di quel paese - non
a caso la missione si chiama "Antica Babilonia" - ma l'oro nero
c'entra e come.
L'inchiesta di Sigfrido Ranucci, in onda oggi su Rai News 24,
documenti alla mano, prova a dimostrarlo. E non sarebbe nemmeno un
caso che i nostri militari siano stati dislocati a Nassirya e non
altrove, perché il capoluogo della provincia sciita di Dhi Qar era
proprio il posto in cui volevamo essere mandati. Perché? Perché
sapevamo quanto ricca di petrolio fosse quella zona. In gran parte
desertica, ma letteralmente galleggiante su un mare di quel
preziosissimo liquido che muove il mondo.
Un vecchio accordo tra Saddam e l'Eni, che risale a metà degli anni
Novanta, per lo sfruttamento di un consistente giacimento (2,5-3
miliardi di barili) nella zona di Nassiriya induce quantomeno a
sospettarlo. Così come qualche dubbio lo insinua lo studio
commissionato dal ministero per le Attività produttive, ben sei mesi
prima dello scoppio della guerra, al professor Giuseppe Cassano,
docente di statistica economica all'università di Teramo. Un dossier
nel quale si conferma che non dobbiamo lasciarci scappare l'occasione
in caso di guerra di basarci a Nassiriya, "se non vogliamo perdere -
scrive Cassano - un affare di 300 miliardi di dollari".
Qual è il problema?, si chiederanno molti. In fondo che male c'è se
dopo aver preso parte a una missione così onerosa e rischiosa, alla
fine ce ne viene qualcosa? Salvaguardare "anche" il buon andamento dei
nostri affari petroliferi, suggerisce il sottosegretario alle Attività
Produttive Cosimo Ventucci, intervistato da Ranucci, è una scelta
"intelligente".
Certo, bastava ammetterlo - questa la tesi di Ranucci - e rispondere
alle interrogazioni parlamentari in materia senza nascondersi dietro
formule di circostanza. Ammettere che in realtà la ragione petrolio
era tanto più importante di quella umanitaria: "Ho cercato di
occuparmi di progetti di ricostruzione - denuncia Marco Calamai, che
ha lavorato con il governatore di Nassiriya per un periodo - ma la
ricostruzione non è mai veramente partita. L'America esporta la
democrazia a parole, in effetti ne ha impedito la crescita dal basso".
I nostri carabinieri hanno pertanto scortato barili di petrolio e
sorvegliato oleodotti. E la strage di Nassiriya, come ha scritto il
corrispondente del Sole24 Ore Claudio Gatti all'indomani
dell'attentato, non era diretta contro il nostro contingente militare,
ma contro l'Eni.
D'altronde, l'Iraq è la vera cassaforte petrolifera del pianeta. Con
scorte che secondo Benito Livigni, ex manager dell'americana Gulf Oil
Company e successivamente dell'Eni, sarebbero superiori a quelle
dell'Arabia Saudita: "Secondo una stima le riserve dell'Iraq
ammonterebbero a 400 miliardi di barili di petrolio, e non i 116 dei
quali si è sempre parlato. Nel Paese ci sono vaste zone desertiche non
sfruttate".

(fonte: www.contropiano.org, 13 maggio 2005)

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IRAQ: PISA E DEIANA, E' L'ORA DELLA CHIAREZZA SU PETROLIO

QUALI VANTAGGI PERSEGUIVA LA PRESENZA A NASSIRIYA?

(ANSA) - ROMA, 13 MAG - Elettra Deiana, del Prc, e Silvana Pisa, dei
Ds, commentano l'inchiesta di Rai News 24 sugli interessi italiani
legati al petrolio nella zona di Nassiriya chiedendo al governo di
dire ''quale sia stato il tornaconto dell'Italia e quali i vantaggi
realizzati dall'avventura bellica in cui l'attuale maggioranza ha
fatto sprofondare il nostro paese''. Le due parlamentari annunciano
anche un'interrogazione.
''Oltre a perdere la faccia per aver assecondato, legittimato e
militarmente sostenuto una così inaudita violazione diogni regola di
diritto internazionale, che cosa - comandano le due parlamentari di
opposizione - ha veramente guadagnato il nostro paese? Quali sono i
calcoli che hanno fatto scegliere di stanziare il nostro contingente
in quel di Nassiriya?''.
Le due parlamentari affermano che dal servizio emerge ''che questa
scelta ha avuto precisi interesse affaristici gia' discussi e messi a
punto in ambienti governativi ben prima dell'inizio dei
bombardamenti''. ''Forse - proseguono - l'altra verita' non si puo'
dire perche' la missione deve continuare a essere raccontata come
missione di pace oppure di esportazione della democrazia, come e'
diventato di moda dire in sempre piu' numerosi ambienti politici
nostrani''.
''Ma - concludono Silvana Pisa ed Elettra Deiana - e' ora che
finalmente si discuta con chiarezza di tutto quello che sta dietro la
guerra in Iraq e di quali debbano invece essere gli orientamenti di
politica internazionale fedeli alla Costituzione' e che l'opposizione
''chieda conto con determinazione di tutte le scelte del governo sulla
partecipazione all'avventura bellica irachena''. (ANSA). COM-GRZ
13-MAG-05 15:29 NNNN

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www.affaritaliani.it

Iraq/ Gli italiani? In missione per il petrolio

Clamoroso scoop di Rai News 24: gli italiani sono anche in Iraq a
scopo umanitario e difesa del patrimonio archeologico di quel Paese (e
per questo la missione si chiama "Antica Babilonia"), ma soprattutto
per il petrolio. Non è un caso se le truppe tricolore sono state
schierate a Nassirya, dal momento che proprio quella zona è ricca di
giacimenti. Lo sostiene l'inchiesta condotta da Sigfrido Ranucci, che
documenti alla mano prova a dimostrarlo.
Un vecchio accordo tra il dittatore Saddam Hussein e l'Eni, della metà
Anni '90, per lo sfruttamento di un giacimento nella zona di Nassirya
è il primo indizio che porta a sospettare; e i sospetti aumentano se
si guarda allo studio commissionato sei mesi prima della guerra dal
ministero per le Attività produttive a Giuseppe Cassano, docente di
statistica economica all'università di Terano. Il documento conferma
che l'Italia non deve lasciarsi scappare l'occasione di schierare le
proprie forze a Nassirya, "se non vogliamo perdere un affare da 300
miliardi di dollari".

Ranuccia questo punto intervista il sottosegretario alle Attività
produttive Cosimo Ventucci, che sembra suggerire che difendere "anche"
il buon andamento dei nostri affari petriliferi è una scelta
"intelligente": il giornalista di RaiNews prosegue chiedendosi se non
sarebbe stato meglio ammettere tutto questo e rispondere alle
interrogazioni parlamentari in materia senza nascondersi dietro
formule di circostanza, ammettendo la preminenza del petrolio su
tutto: "Ho cercato di occuparmi di progetti di ricostruzione -
denuncia Marco Calamai, che ha lavorato per un periodo con il
governatore di Nassiriya - ma la ricostruzione non è mai veramente
partita. L'America esporta la democrazia a parole, in effetti ne ha
impedito la crescita dal basso". Pare così che i nostri carabinieri,
insomma, abbiano scortato barili e sorvegliato oleodotti, così come la
strage di Nassiriya sarebbe statadiretta non contro la base militare
italiana, ma contro l'ENI.

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http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=3929

L'Eni in Iraq, affari sporchi di sangue

di Gigi Malabarba
su Liberazione del 15/05/2005

Mozione di Rifondazione comunista al Senato: ritirare le truppe e no
all'archiviazione del caso Calipari


Con ogni probabilità l'Iraq è in assoluto il primo paese al mondo per
riserve petrolifere, accrescendo gli appetiti di sempre dei paesi
industrializzati. L'italiana Eni, che nel 1998 ha avviato un accordo
con il regime di Saddam Hussein per lo sfruttamento dei giacimenti di
Nassiriya e Halsaya, ha tentato in seguito un riposizionamento per
concordare con il governatore Usa Bremer il perfezionamento di
quell'accordo, dopo l'occupazione militare anglo-americana e grazie
all'invio delle truppe italiane guardacaso proprio a Nassiriya.
Ma dei sette contratti formalizzati per la gestione del settore
petrolifero, come risulta da un documento del ministero delle Attività
produttive del 5 aprile 2004, cinque sono andati agli americani e due
ai britannici. Senza contare che la pacificazione della provincia
irachena amministrata dall'Italia, è lungi dall'essere realizzata,
nonostante che, dopo la battaglia dei ponti in cui, con un'azione di
guerra esplicita, i carabinieri hanno ammazzato decine di iracheni
innocenti, una tregua sia stata concordata con gli uomini di Moqtada
Al Sadr.

L'esercito americano, infatti, interviene militarmente nella zona dove
sventola il tricolore, incurante degli equilibri ricercate dai comandi
italiani, e la messa in funzione degli impianti è ostacolata da
ragioni di sicurezza. Alle numerose interpellanze di Rifondazione
comunista lo scorso anno, contemporanee alla data dei documenti oggi
scoperti, il governo rispose con delle volgari menzogne, negando
persino qualsiasi interesse dell'Eni in zona e qualunque relazione tra
la scelta di Nassiriya per lo stanziamento dei carabinieri e i
giacimenti lì esistenti.

Il servizio di Sigfrido Ranucci per RaiNews24, frutto del lavoro di
mesi per recuperare materiali e testimonianze di cui eravamo a
conoscenza, ma di cui era difficile entrare in possesso, restituisce
la verità sulle ragioni dell'impiego dei militari italiani in Iraq. E
le successive smentite del governo non convincono giustamente nessuno.

Ciò aggiunge ancora più ragioni alla richiesta di ritiro immediato del
nostro contingente militare dall'Iraq, ma non assolve affatto chi
pensa - magari con un altro governo - ad "affari puliti", partecipando
al saccheggio economico di quel paese senza avere direttamente le mani
sporche di sangue. Quelle risorse energetiche, sarà bene ricordarlo,
appartengono al popolo iracheno, così come le decisioni sul modello
economico da instaurare: l'esatto contrario di ciò che la
"progressista" amministrazione di Barbara Contini ha realizzato nella
provincia di Nassiriya, con la privatizzazione delle aziende pubbliche
per garantirne l'acquisizione a multinazionali straniere.

Un serio lavoro parlamentare e di inchiesta diretta sul terreno è oggi
in condizione di disvelare anche altre bugie connesse alla guerra. La
battaglia dei ponti è stata tutt'altro che "difensiva", ma un'azione
di attacco vero e proprio e chi ha ammazzato quei civili deve essere
condannato come criminale di guerra.

Le munizioni all'uranio impoverito sono presenti nel nostro territorio
e prendono quotidianamente la strada per Nassiriya, causando disastri
tra la popolazione civile e vittime tra gli stessi militari: il
ministro Martino può essere sbugiardato.

Le testate atomiche sono presenti nei nostri porti e aeroporti sotto
stretto controllo americano, mentre le basi, come Sigonella, vengono
potenziate senza contrasto; è giunta l'ora di farla finita con
trattati atlantici più o meno segreti, che impediscono di esercitare
un minimo di sovranità nazionale.

L'assassinio di Nicola Calipari non può essere archiviato, come
decretato dagli Usa; ma, per evitarlo, bisogna risalire al contrasto
tra la linea della trattativa, obbligatoria per l'Italia, e linea
della fermezza, imposta in Iraq dall'ambasciatore John Negroponte:
solo così la magistratura italiana potrà tentare di sollevare la
pietra tombale con cui il governo Berlusconi ha voluto seppellire,
oltre all'agente del Sismi, anche la verità. Questo è, in nuce, anche
un programma di azione per il movimento che si riunisce oggi in
assemblea a Roma e un avvertimento per chi si candida a governare
questo paese in futuro.

Su questi temi, il Prc al Senato ha presentato una mozione,
sottoscritta anche da altre forze della sinistra, cercando di rompere
il tentativo del governo di bloccare qualsiasi voto parlamentare sulla
guerra, sulle basi e sull'inchiesta Calipari.


=== 4 ===

http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=3923

«Premete sugli Usa per avere di più»

di Sara Menafra
su Il Manifesto del 14/05/2005

Nel secondo rapporto sul valore economico della guerra all'Iraq, dopo
quello del 2003, la raccomandazione a partecipare «all'intero processo
di ricostruzione e ammodernamento, che vale almeno 200 miliardi di
dollari in circa dieci anni» e l'illustrazione dei «vantaggi della
presenza in loco»

Non è l'unico rapporto sulla convenienza economica della permanenza in
Iraq, quello reso pubblico ieri da Rai news 24 e datato 22 febbraio
2003 (il 20 marzo cominceranno i bombardamenti) che dimostra come la
difesa del giacimento di Nassiriya fosse la prima preoccupazione
italiana. Anzi, con molta probabilità il governo ha continuato a
valutare mese dopo mese quanto e come partecipare al conflitto sulla
base delle valutazioni economiche del momento. Di certo, più di un
anno dopo l'inizio dei bombardamenti, il 5 aprile 2004, il presidente
del consiglio aveva sul tavolo un altro documento, firmato dallo
stesso docente universitario che nel 2003 aveva valutato quanto
avrebbe potuto fruttare all'Italia mandare i propri soldati a
Nassiriya. Sta volta però la valutazione di Giuseppe Cassano (docente
di Statistica economica a Teramo) è negativa e l'invito al consiglio
dei ministri è di premere di più: «E' essenziale che il governo
italiano metta in essere una strategia politica di forte pressione sul
governo degli Stati uniti, pressione che fin ora non sembra essere
stata così intensa come forse sarebbe stato opportuno», scrive il
consulente a pagina 49 del documento. E nella pagina successiva:
«L'obiettivo, è stato più volte sottolineato nel presente Rapporto, è
di partecipare all'intero processo di ricostruzione e ammodernamento,
che vale almeno 200 miliardi di dollari in circa dieci anni e
partecipare alla crescita del mercato interno iracheno, che potrà
offrire prospettive anche migliori».

La storia delle valutazioni mano al portafoglio parte il 22 febbraio
2003, con il rapporto mostrato da Sigfrido Ranucci, nell'inchiesta per
Rainews 24. Il professor Cassano, prevedendo «una elevata possibilità
che entro la metà dell'anno venga rovesciato da una azione militare
guidata dagli Usa, il regime di Saddam Hussein», consiglia in un
documento del Ministero delle attività produttive di impegnarsi nel
conflitto nonostante ci sia già un accordo con Saddam per lo
sfruttamento dei giacimenti di Nassiriya e Halfaya: «la contromossa
americana sembra consista nel garantire il mantenimento degli accordi
sottoscritti, anche nel caso di un "dopo Saddam". Con tale sistema la
"polizza" cambierebbe beneficiario [...]. Forse anche l'Italia
potrebbe giocare la stessa carta per le iniziative dell'Eni circa i
giacimenti di Halfaya e Nassiriya». Il riferimento, dicevamo, è agli
accordi sottoscritti da Eni-Agip nel 1998, riportati in una tabella
che il docente allega. A guerra iniziata l'Italia ottiene dagli Usa di
andare a presidiare proprio la zona di Nassiriya. L'estrazione, però,
fanno sapere oggi fonti Eni non è mai cominciata perché la zona è
troppo pericolosa.

Di certo, però, il giacimento è la ragione della presenza italiana in
zona. La pensavano così anche gli attentatori iracheni che il 12
novembre 2003, attaccarono la base dei Carabinieri di Nassiriya,
almeno secondo quanto riferiva il 13 l'inviato del Sole 24 ore a New
York Roberto Gatti citando «fonti dei servizi americani». «Colpendo i
carabinieri si è per esempio mandato, indirettamente, un messaggio
anche all'Eni», scrive il giornalista aggiungendo che a giugno i
tecnici dell'azienda avevano già fatto una ricognizione aerea sulla
zona (denunciata anche da Un ponte per...). Sul giacimento di
Nassiriya hanno interesse anche gli spagnoli. E una carta in più: il
14 marzo 2004, tre giorni dopo le bombe a Madrid, la Repsol ha
ricominciato ad esportare greggio dall'Iraq, come scriverà in seguito
il consulente del governo.

A più di un anno di distanza dal primo documento, infatti, c'è un
nuovo testo. E' datato 5 aprile del 2004. Qualche giorno dopo il
governo italiano incontrerà il viceministro della difesa Usa Paul
Wolfowitz insieme all'ambasciatore a Roma Mel Sembler. Il nuovo
rapporto è soprattutto la cronaca di un fallimento economico, di un
investimento, quello della presa di Nassiriya, andato maluccio. «I
sette contratti di gestione (per il settore petrolifero ndr) sono
stati appena assegnati a gruppi americani e a due britannici», si
legge a pagina 45 e «la partecipazione italiana non è stata
quantitativamente molto forte» nei contratti «finanziati dai "grants"
americani» (pag. 48). Insomma, niente di che. Al punto che il rapporto
dedica un paragrafo a «Le ragioni di un non esaltante raccolto». Ma
invita a non mollare la presa, soprattutto sulla presenza in loco: «Si
apre per gli imprenditori italiani una grande opportunità: quella di
partecipare sia allo sviluppo del paese, sia alla sua ricostruzione
"dall'interno", con tutti i vantaggi che normalmentevengono
riconosciute alle società locali»(pg. 50). Un'altra fetta interessante
saranno le privatizzazioni delle società pubbliche «che ben gestite e
con l'ampio mercato che il nuovo Iraq potrà costruire, esse potranno
portare agli antichi successi. E' questa una importante opportunità
addizionale per gli imprenditori del nostro Paese». Di tutti questi
interessi e di quanto abbiano fruttato e a quale prezzo il governo non
ha mai parlato.

(italiano / srpskohrvatski / english)

Nella sezione File del gruppo icdsm-italia, troverai un nuovo file
appena caricato.
File : /NedaIst2005.pdf
Caricato da : icdsm_italia
Descrizione : Poziv na Demostracije - Hag, 25.6.2005.
Puoi accedere al file dal seguente indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/files/NedaIst2005.pdf

---

Da: "icdsm_italia"
Data: Lun 6 Giu 2005 10:27:25 Europe/Rome
A: Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.
Oggetto: [icdsm-italia] AVVISO: Demonstration at The Hague, 25/6/2005


Demonstration at The Hague, 25/6/2005

(italiano / srpskohrvatski / english)

riceviamo e giriamo:


=== ITALIANO ===

NeDaIst
"Non svenderemo la nostra Storia"
annuncia:

La quarta manifestazione internazionale all'Aia (Olanda)

Sabato, 25 giugno 2005

13:00 Interventi sulla piazza del "Plein", vicino al Parlamento olandese
14:00 marcia di protesta fino alla prigione di Sheveningen
15:15-16:00 Concentramento nei pressi delle mura della prigione di
Sheveningen con relatori serbi ed internazionali, con lo slogan:

Gli aggressori non scriveranno la nostra storia!

Noi sappiamo:
- i nomi e le identità degli aggressori e degli occupatori del nostro
paese
- chi sono i responsabili della distruzione dei nostri luoghi santi e
del nostro patrimonio in Kosovo
- chi ha bombardato e distrutto scuole, ospedali, la stazione tv con
gli impiegati, il treno ed i passeggeri, i ponti, Milica, Sanja...
- di chi sono i mezzi di comunicazione DISONESTI e come operano

Sappiamo:
- chi è il proprietario del cosiddetto 'Tribunale' e a che cosa esso serve
- qual'è la 'colpa' reale dei prigionieri serbi e jugoslavi
- chi ha resistito e chi invece ha lavorato per l'aggressore NATO
- chi tenta di cancellare la nostra storia per sostituirla con la
versione della NATO

È nostro compito dire questo ed altro ancora, mostrare rispetto per le
vittime della aggressione straniera, dare sostegno a quelli che sono
'processati' a nostro nome, ed a chi rigetta la versione della Storia
formulata dall'aggressore della NATO

il Comitato Organizzatore: Amsterdam-Londra-Hannover-Vienna
Per contatti: nedaist(a)ntlworld.com


=== SRPSKOHRVATSKI ===

Slobodno udruzenje NEDAIST

oglasava IV saziv

Medjunarodnog protestnog sabora u Hagu
za subotu, 25. juna 2005. sa sledecim programom i sa pocetkom u
13h.: Svecano otvaranje Sabora na glavnom gradskom Trgu Plein, pred
zgradom Parlamenta Holandije;
14h.: Formiranje protestne kolone koja ce proci Hagom;
15h-16h: Zavrsnica pod zidinama Seveningenske tamnice: Izlaganja pod
krilaticom:
dusmani nam nece krojiti istoriju !

Svima je nama dobro poznato
- Ko je agresor i okupator na Balkanu
- Ko stoji iza rusenja srpskih svetinja na Kosovu i Metohiji
- Ko nas je bombardovao i razarao nam skole, bolnice, trafo-stanice,
putnicke vozove, mostove; ko je vinovnik stradanja nasih Milica,
Sanja, . .
- Ko stoji iza medijskih lazi i raspirivanja mrznje
- Ko diriguje tkz."Tribunalom" i u koje svrhe
- U cemu je "krivica" srpskih zatvorenika.
- Ko se odupirao a ko radio za agresora.
- Ko nam maze oci i prekraja istoriju.

Iz duznog postovanja prema zrtvama NATO-agresije,
istrajmo u borbi za istinu
podrskom onima kojima agresor sudi u nase ime.

Organizacioni Komitet NedaIst:
Amsterdam – London – Hanover - Bec

Contact: nedaist(a)ntlworld.com


=== ENGLISH ===

NedaIst
We shall not surrender our History

calls for

The 4th International

Demonstrations in The Hague

Saturday, 25th June 2005

13:00 Speeches in the "Plein" square near the Dutch Parliament
14:00 Protest march to Sheveningen prison
15:15-16:00 Rally outside prison walls at Sheveningen
with Serbian and International Speakers with the message :
The Aggressor shall not write our history!

We know:
The Aggressors' and Occupiers' Name and Identity
Those responsible for allowing the destruction of our holy sites and
heritage in Kosovo
Who was bombing and destroying:
schools, hospitals, the TV station and employees, the train and
passengers, bridges, Milica, Sanja, . .
Whose media are DISHONEST and how they operate

We know:
The owner of the so-called 'Tribunal' and the purpose it serves
The real 'guilt' of the Serbian and Yugoslav prisoners
Who resisted and who worked for the NATO Aggressor
Who is trying to erase our history and substitute the NATO version

It is for us to say this and more, and to show respect for the victims
of foreign Aggression,
To give support to those who are being 'tried' in our name,
and those who reject the NATO Aggressor's History Version

Organisational Committee:
Amsterdam-London-Hanover-Vienna

Contact: nedaist(a)ntlworld.com







==========================

ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
tel/fax +39-06-4828957
email: icdsm-italia @ libero.it

*** CONTRIBUISCI E FAI CONTRIBUIRE:
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC ***

NUOVO INDIRIZZO INTERNET:
http://www.pasti.org/linkmilo.html

IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm

LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)

==========================

The "Srebrenica video"

[ Davvero impressionante la campagna di stampa scatenata negli ultimi
giorni all'unisono dai media occidentali, in seguito alla proiezione,
nell'aula del "tribunale" dell'Aia, di un video che mostra l'uccisione
di sei giovani da parte di un gruppo di uomini armati, indicati come
membri della unità paramilitare serba degli "Scorpioni".

Si noti bene:
* le esecuzioni mostrate nel video sarebbero state effettuate a
Srebrenica nel luglio 1995 - ma di questo non c'è alcuna certezza;
* il video mostrerebbe sei esecuzioni su circa ottomila che si dice
sarebbero state effettuate in quella occasione: delle altre
settemilanovecentonovantatre non c'è alcuna documentazione;
* ben strano è il comportamento di questi criminali che riprendono se
stessi nell'atto di compiere il crimine; per di più, per rafforzare lo
scandalo, i video contengono anche riprese di un pope ortodosso che
benedice gli assassini;
* i responsabili delle esecuzioni sarebbero uomini di un corpo
paramilitare detto "gli Scorpioni", formato in Slavonia e del quale si
sa che partecipò volontariamente alla guerra in Kosovo nel 1999
(quattro anni dopo "Srebrenica"), effettivamente commettendo dei
crimini per i quali furono allontanati dal Kosovo e poi denunciati e
processati; tuttavia, nel 1995 non c'era alcun rapporto tra questi
Scorpioni e la Repubblica di Serbia o la Federazione jugoslava;
* i media e gli accusatori dell'Aia alludono ad una relazione tra
questi criminali e Milosevic ovvero la sua "catena di comando", benchè
non esista alcuna relazione evidente o argomento utilizzabile per questo.

Riportiamo alcune analisi dettagliate delle udienze dell'Aia in cui è
stato mostrato il video, tratte dal sito
http://www.slobodan-milosevic.org/ che segue il "processo"
costantemente e con lo spirito critico del quale i giornalisti
nostrani sono perfettamente privi. (a cura di Italo Slavo)]

LINK: READ THE FORBIDDEN SREBRENICA REPORT
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg-sreb101604.htm

---

STEVANOVIC DAY 9: MR. NICE SHOWS FALSIFIED DOCUMENTS AND AN ALLEGED
SREBRENICA VIDEO AT MILOSEVIC TRIAL
www.slobodan-milosevic.org – June 1, 2005

Written by: Andy Wilcoxson

Prosecutor Geoffrey Nice continued his cross-examination of Serbia's
former Assistant Interior Minister, Gen Obrad Stevanovic, on Wednesday
at the Hague Tribunal's trial of Slobodan Milosevic.

Mr. Nice focused the cross-examination on Srebrenica. The prosecutor
unsuccessfully tried to establish a link between the Serbian MUP and
the July 1995 events in Srebrenica.

Mr. Nice asserted that Stevanovic was entrusted with the task of
escorting the DUTCHBAT peacekeepers from the Serbian border at
Bratunac to the Serbian border with Croatia only because he could be
trusted to keep quiet the knowledge of massacres, a charge which the
witness vehemently denied. Gen. Stevanovic explained that he escorted
the DUTCHBAT soldiers through Serbia because they asked for a police
escort.

Mr. Nice spent a great deal of time reading documents allegedly seized
from facilities in Republika Srpska in 2004. These documents
identified a unit called "Skorpions" as being part of the Serbian MUP.
Stevanovic said that the Serbian MUP had no "Skorpions" unit, and had
no idea what the documents were all about.

According to the documents, these "Skorpions" were sent to the
Srebrenica area in the summer of 1995. Mr. Nice claimed that the
commander of the "Skorpions" was Slobodan Medic, and that the
Scorpions had been tasked with guarding the Djeletovci oil fields in
Republika Srpska Krajina (RSK). Gen. Stevanovic had no idea what Mr.
Nice was even talking about and consistently denied that the Serbian
MUP had a unit called "Skorpions."

The Milosevic trial has already heard evidence about the "Skorpions"
from the former Deputy Defense Minister of the RSK, Mr. Milan
Milanovic who testified as a prosecution witness.

Beginning on page 27492 of the 14 October 2003 transcript, Milanovic
testified that he personally recruited Slobodan Medic to establish the
"Skorpions" in order to guard oil fields in the RSK. Take a look at
the following excerpt from Milanovic's testimony:

SLOBODAN MILOSEVIC: Let's move on to the next topic. You testified
about a Skorpions unit which was led by Slobodan Medic. Where were
they from? Are they from your area? [i.e. the RSK]

MILAN MILANOVIC: Yes.

MILOSEVIC: Did you engage them?

MILANOVIC: Where?

MILOSEVIC: Did you engage them in your area?

MILANOVIC: As far as the area is concerned, I proposed, as is stated
in this text, in my statement, I proposed to the director of the oil
company that they secure the oil fields that were on the separation lines.

MILOSEVIC: Does that mean that you personally found them, rallied
them, organised them, and engaged them privately to protect the oil
fields?

MILANOVIC: That is not true.

MILOSEVIC: Well, who engaged them, then, to defend the oil fields in
your area?

MILANOVIC: I proposed Slobodan Medic as the person who should be in
charge of that security, and then they were under the director of the
oil company.

MILOSEVIC: So this was a security unit for the oil company, the head
of which you yourself proposed.

MILANOVIC: Correct.

MILOSEVIC: Why did it happen that you chose Medic to be at the head of
the security detail in the oil company in your area?

MILANOVIC: Having toured the area, I realised that the oil fields were
in jeopardy as they were along the very confrontation line. And it is
common knowledge that if a shell were to fall, this would cause an
ecological disaster. I toured the area. I met this young man for the
first time. He was proposed to me by several people. And I even
remember that I asked Badza even whether he had anything against this,
and he said he didn't.

This young man was about 22 or 23 years old at the time, and he
organised the task well and continued working at it until the end of 1996.

MILOSEVIC: But you also sent them to Bosnia and Herzegovina, didn't you?

MILANOVIC: I didn't send them. The command of the [VRSK] corps sent
them to accomplish various assignments, and most of those units that
went outside the area I would visit very frequently.

MILOSEVIC: Well, as deputy defence minister, I assume you had a
decisive say. As you appointed Medic yourself, you would decide where
you would send him.

MILANOVIC: As you know yourself, according to the law on defence, the
ministry does not have the right to order the engagement of the army.
This is a right vested in the government and the command.

MILOSEVIC: Very well. So the government [of the RSK] sent them.

MILANOVIC: Yes, the [RSK] government and the [RSK] army command.

/// END TRANSCRIPT EXCERPT ///

As you can see from the transcript of Milanovic's testimony, the
"Skorpions" were not a unit of the Serbian MUP, they were a unit of
the Army of Republika Srpska Krajina (VRSK). Milanovic, as deputy
Defense Minister of the RSK, would certainly know which units the RSK
had under its command. Milanovic, as the Deputy Defense Minister of
the RSK, personally appointed Slobodan Medic to lead the unit, the
Serbian MUP had absolutely nothing to do with it.

The fact that Mr. Nice had so many different documents containing the
same wrong information suggests that somebody is forging documents in
order to bolster the prosecution's case.

At any rate, the whole thing confused the witness, he couldn't figure
out why the documents referred to the "Skorpions" as being a unit of
the Serbian MUP. He asked for permission to call the MUP headquarters
in Belgrade to see if there any records about the "Skorpions" there.
He received permission from the Trial Chamber, and he will tell what
he found out during his testimony on Thursday.

Following Mr. Nice's exhibition of the falsified documents, he played
a video that he claimed showed the "Skorpions" executing six
Srebrenica Muslims. Of course, if the video comes from the same source
as the documents, it's liable to be nothing more than actors playing
out a scene for the camera.

The tape shows men in various types of uniforms; some with Serbian
flags on their caps, shooting prisoners whose hands are tied behind
their backs and who appear to have been beaten.

In one scene, a group of prisoners is lying on the floor. One of the
uniformed men kicks a prisoner in the head and curses at him.

A voice could be heard telling the prisoners, "when you were killing
Serbs you didn't wait." This would seem to indicate that the men being
executed were identified as Muslim war criminals who had previously
massacred Serbs in Srebrenica, and in the surrounding villages.

Next is the execution scene, the prisoners are lined-up and shot.
After three men are shot, a man's voice is heard complaining that the
battery in the camera is dying.

The varying types of uniforms coupled with the lack of insignia on the
uniforms suggest that this is some sort of paramilitary group. Nothing
on the tape indicates that the men seen shooting the prisoners are
actually members of the "Skorpions" unit. For his part, Gen.
Stevanovic did not recognize a single man on the tape.

Mr. Nice did nothing to authenticate the tape. He did not say who had
shot it, whose possession it has been in for the last ten years, or
where he got it.

After the prosecutor dealt with Srebrenica, he briefly questioned Gen.
Stevanovic about events at the Dubrava Prison.

Mr. Nice is expected to complete his cross-examination tomorrow. Since
most of Mr. Nice's cross-examination has had nothing to do with
evidence raised during the examination-in-chief it is logical to
assume that re-examination will take quite a while. Gen. Stevanovic
probably won't conclude his testimony until sometime next week.

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STEVANOVIC DAY 10: THE CROSS-EXAMINATION CONTINUES
www.slobodan-milosevic.org - June 2, 2005

Written by: Andy Wilcoxson

Serbia's former assistant interior minister, Gen. Obrad Stevanovic,
began his tenth day of testimony at the Hague Tribunal's trial of
Slobodan Milosevic on Thursday.

Mr. Nice cross-examined Stevanovic about events at the Dubrava Prison,
and about notes written in his diary.

As far as the Dubrava Prison was concerned, Mr. Nice relied on a
statement that a deputy warden gave to Serbian investigators shortly
after the incident.

The deputy warden claimed that a special MUP unit arrived at the
prison at 5 AM on May 22, 1999. Mr. Nice claims that the MUP unit came
to the prison to massacre prisoners, although there is nothing in the
deputy warden's statement that says anybody was massacred.

Gen. Stevanovic was not at the prison, and did not know what a special
MUP unit would have been doing there. He told Mr. Nice to ask the Pec
SUP for information about that. It is possible that the MUP came to
the prison to stop the jailbreak that Col. Paponjak testified about,
but Gen. Stevanovic has already testified that he doesn't know
anything about that.

The deputy warden's statement is vague. He spoke about the evacuation
of the prisoners, but did not mention where they were taken. He only
says they were "taken in an unknown direction." His statement also
failed to mention all of the occasions when NATO bombed the prison,
which led Mr. Nice to claim that the prison had not been bombed.

Mr. Nice claims that any mention of NATO bombing after May 21st is "a
cynical attempt to blame NATO for the atrocities committed by the
Serbian MUP at the Dubrava Prison." Mr. Nice is barking-up the wrong
tree, the Milosevic trial has already seen videotape evidence proving
that the prison was bombed after May 21st. Col. Paponjak brought a
videotape proving that the prison had been bombed on the 24th of May
1999. Furthermore, there have been prosecution witnesses, such as
Jackie Rowland, who testified that the prison was indeed bombed by
NATO after May 21st.

The prosecutor also cross-examined Stevanovic about the contents of
his diary. Stevanovic wrote the diary for his own purposes, so the
wording was rather vague in places. It contained sentence fragments
and short notes that he jotted down for his own use.

In one passage the diary read: "They work perfidiously on that issue.
-- They will justify the aggression with evidence of crimes --
Clean-up -- Simultaneous clean up of the territory -- We will find it
harder (illegible) once the mission arrives -- The clean-up of the
terrain is the most important."

Mr. Nice claimed that this passage was a reference to a conspiracy to
hide evidence of crimes committed by the army and police.

Gen. Stevanovic claimed that this was a reference to the activities of
the KLA. He said that the terrain needed to be cleaned-up so that the
KLA could not create mass-graves and stage atrocities out of their war
casualties, and then palm them off as evidence of mass killings that
would serve to justify the NATO aggression.

The KLA has a history of staging its war dead to create the false
impression of a massacre. A case in point is Racak, and Gen.
Stevanovic said they did the same thing at Pusto Selo and Izbica.

Obviously Stevanovic was not referring to the police's activity.
Nobody ever classifies their own activity as "perfidious" or uses the
word "they" to refer to themselves.

Mr. Nice was simply exploiting vaguely worded notes that Stevanovic
jotted down in his diary to concoct elaborate conspiracy theories
about the Serbian police; conspiracy theories, which the witness
ripped apart.

Frustrated at his lack of success, the prosecutor resorted to insults
and claimed that the witness was "ready to lie in order to protect
this accused." The witness naturally denied this claim.

At the end of the hearing Stevanovic was reminded to make inquiries
about the "Skorpions" with the MUP headquarters in Belgrade over the
adjournment. Gen. Stevanovic will continue his testimony when the
trial resumes next Monday.

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WHO ARE THE SKORPIONS: SERBIAN VOLUNTEERS OR NATO AGENTS?
www.slobodan-milosevic.org - June 5, 2005

Written by: Andy Wilcoxson

A videotape depicting the execution of prisoners of war was played at
the trial of Slobodan Milosevic last Wednesday. The prosecution claims
the victims were Muslims from Srebrenica, and the executioners were a
unit of the Serbian Interior Ministry (MUP) known as the Skorpions.

I have been getting a lot of e-mail asking me about this Skorpion
group. The short answer is that the Skorpions were not a unit of the
MUP of Serbia in 1995, which is when the videotape was said to have
been filmed.

Natasa Kandic, the director of the Belgrade-based Humanitarian Law
Center, told the June 3rd edition of Belgrade's Politika newspaper
that she is the one who provided the ICTY prosecution with the copy of
the videotape.

The Skorpions were a volunteer unit from in Djeletovci in Eastern
Slavonia. Their leader was a man named Slobodan Medic aka "Boca." The
Skorpions were established on the initiative of Milan Milanovic, the
Deputy Defense Minister of the Republic of Serbian Krajina (RSK).
Milanovic, who testified as a prosecution witness at the Milosevic
trial on October 14, 2003, claims that he proposed to the director of
the Krajina Petroleum Industries oil company that Medic should
establish a security force to guard the Djeletovci oil fields, and
that is how the Skorpions were established in May of 1992.

The Skorpions also participated in other operations. The Skorpions
were essentially a mercenary group. They went to the Bihac area, and
while they were in Bihac they were subordinated to the command of the
Army of the Republic of Serbian Krajina, according to Milanovic's
testimony.

Milanovic testified that the Skorpions went to the area of Trnovo in
Bosnia-Herzigovina in 1994. While they were there, he said, they were
subordinated to the MUP of Republika Srpska.

On May 14, 1996 the Skorpions were forced to vacate their base at
Djeletovci by UNTAES forces. According to statements given by Slobodan
Medic the Skorpions were disbanded at this point.

By all accounts, the Skorpions were inactive until NATO attacked
Yugoslavia in 1999. When NATO began bombing and a state of war was
declared in Yugoslavia, a mobilization order was issued. The
government sought volunteers to help with the war effort, and this is
when the Skorpions reconstituted themselves and allegedly became
involved with the Serbian Interior Ministry – four years after
Srebrenica (although nobody had any idea that they had anything to do
with Srebrenica until the videotape surfaced).

According to Milan Milanovic's testimony, when NATO attacked
Yugoslavia, the Chief of the Public Security Department (RJB) Gen.
Vlastimir Djordjevic, called him asking if he could get any volunteers
to help out in Kosovo.

Milanovic says that Slobodan Medic also called him asking if he could
arrange for the Skorpions to go to Kosovo as volunteers. Medic
specifically said that he wanted the Skorpions to go as part of the
MUP, and not as part of the Yugoslav Army (VJ).

Milan Milanovic testified that he proposed Medic and the Skorpions to
Gen. Djordjevic. The Skorpions went to Kosovo right after the bombing
began.

According to the February 14, 2003 testimony of prosecution witness
Gen. Aleksandar Vasiljevic, who served as the former head of military
security in the Yugoslav Army, the Skorpions were affiliated in some
way with the SAJ (anti-terrorist unit of the MUP). Slobodan Medic has
also given statements claiming that the Skorpions were used as a
reserve unit of the SAJ.

For its part, the SAJ denies that it used the Skorpions as a reserve
unit, or that it even had a reserve unit.

Unfortunately, some members of the Skorpions committed serious crimes
against Albanian civilians in Kosovo. In May 1999 the Serbian
authorities launched an investigation against two members of the
Skorpions, Dejan Demirovic and Sasa Cvjetan, on the suspicion that
they had massacred 19 Albanian women and children in the village of
Podujevo. The investigation was led by Dusko Klikovac, a homicide
detective at the Nis SUP. Klikovac brought Demirovic and Cvjetan in
for questioning, but he did not have enough evidence to hold them.

At that point Gen. Djordjevic ordered Medic and the Skorpions out of
Kosovo, but Slobodan Medic is rumored to have returned to Kosovo later
on, according to Milanovic's testimony.

The district court in Prokuplje filed formal criminal charges against
Demirovic and Cvjetan in 2002 when Goran Stoparic, a former member of
the Skorpions, agreed to testify that he had witnessed the men
perpetrate the killings.

On March 17, 2004 Sasa Cvjetan was convicted of war crimes and
sentenced to 20 years in prison. Dejan Demirovic is currently living
in Windsor, Ontario. The Canadian government is refusing to honor the
Serbian Government's requests for his extradition.

Demirovic is not a Canadian citizen, and the Canadian government says
he entered Canada illegally. It is strange that the Canadian
government is so keen on protecting him. One wonders if Demirovic
isn't some sort of spy.

It is unlikely that Demirovic would have gone to Canada unless he was
sure that the Canadian government would give him protection. He has
family in Canada, so Canada is the first place that somebody would
come looking for him. It would have been more logical for him to go to
some corrupt little Central American country where he could bribe the
police to ignore the Interpol warrants that are out for his arrest.

If Gen. Vasiljevic is right, and the Skorpions were in some way
connected to the SAJ, then maybe it was them who took those bodies to
the SAJ base in Batajnica.

NATO bombed every SAJ base in Serbia except for the SAJ base in
Batajnica. The regular SAJ members evacuated the Batajnica base
thinking that it would be bombed too.

If the Skorpions were working with NATO, and if they had infiltrated
the SAJ, then they would have had access to the base in Batajnica, and
they would be secure in the knowledge that NATO would not attack the base.

The idea that regular policemen could dig-up bodies in Kosovo and
transport them to Batajnica without being noticed and subsequently
attacked by the KLA, or getting bombed by NATO, defies belief. If NATO
and the KLA were in on this, then everything becomes much more plausible.

The KLA could supply the bodies and the freezer trucks. The Skorpions
would then take the bodies to the Batajnica base and bury them. They
would not have to worry about being attacked by the KLA or NATO, and
their SAJ credentials would get them past regular Serbian police. If
the need arose, NATO could send jets to fly over an area so that any
Serbian forces who might be around would seek shelter.

NATO would know that the bodies were buried at the base, and they
could reveal this "incriminating evidence" whenever they needed to. As
it happens they chose to reveal this when the Serbian government
needed political justification to illegally hand Milosevic over to the
Hague Tribunal in 2001. Nobody said a single word about bodies being
taken from Kosovo and buried in Serbia-proper before that.

According to the testimony of protected witness B-071, who testified
against Milosevic on April 2, 2003, the Skorpions wore camouflage NATO
uniforms when he saw them in Bosnia during the war.

Of course the idea that the Skorpions were a fifth column working for
NATO to generate "evidence" of Serbian crimes to justify the
aggression is speculation on my part. Only a full and transparent
investigation will reveal who brought those bodies from Kosovo to
Batajnica, but I would not be surprised if that investigation led to
the Skorpions.

Something similar can be said about the videotape. It is strange that
somebody would make a videotape of themselves executing of prisoners
of war. Only an exceptionally stupid criminal would film himself
committing such a horrific crime. It is difficult to believe that
nobody who took part in the killings depicted on that tape would
object to the video being made, unless the whole idea was to make a
tape. On the tape the cameraman is heard complaining that the battery
in the camera is dying and telling the other men to carry on with the
executions anyway – why would he think the camera going dead would
cause the men to stop the killing?

---

STEVANOVIC DAY 11: SKORPIONS, RACAK, AND THE CORPSES FROM IZBICA
www.slobodan-milosevic.org – June 6, 2005

Written by: Andy Wilcoxson

The marathon testimony of Gen. Obrad Stevanovic entered its 11th day
as the trial of Slobodan Milosevic resumed on Monday.

Stevanovic, who is Serbia's former Assistant Interior Minister,
testified for almost seven days in chief, and has been cross-examined
by the prosecutor Geoffrey Nice for more than four days now.

Over the course of the cross-examination, a videotape was played
depicting the killing of six men who Mr. Nice claims are Muslims from
Srebrenica. Mr. Nice claims that the men carrying out the executions
were members of a group known as the Skorpions.

In spite of massive evidence to the contrary, Mr. Nice persisted in
the lie that the Skorpions were a unit of the Interior Ministry of
Serbia at the time of the killings.

Gen. Stevanovic strongly denied that the Skorpions were a unit of the
Serbian Interior Ministry. The testimonies of prosecution witnesses,
such as Milan Milanovic, corroborate Stevanovic's claim that the
Skorpions were not a unit of the Serbian Interior Ministry. The
Skorpions are not even from Serbia; they're all men from Eastern Slavonia.

Stevanovic says that the Skorpions were never a unit of the Serbian
Interior Ministry, although he does claim that several members of the
Skorpions served as volunteers in a reserve unit of the SAJ during the
1999 NATO bombing. Stevanovic denied that the Skorpions had been
accepted by the SAJ as a whole unit.

Stevanovic also pointed out that the SAJ unit that some members of the
Skorpions belonged to was expelled from Kosovo after two of its
members were implicated in the massacre of 19 Albanian civilians in
Podujevo.

In an apparent effort to mislead the court and the public, Mr. Nice
misrepresented the evidence of Milan Milanovic. Mr. Nice wrongly
claimed that Milanovic had testified that General Djordjevic invited
the Skorpions back to Kosovo after initially expelling them.

Milanovic never said any such thing. Milanovic said that the Skorpions
were expelled by Djordjevic and that only Slobodan Medic came back. He
certainly did not say that Djordjevic invited the Skorpions, or even
Medic, to return. All he said was that Medic went back after the
Skorpions were expelled, not that anybody invited him back, or that
anybody other than Medic went back.

The prosecutor continued his cross-examination asking Gen. Stevanovic
questions about Racak. Mr. Nice claimed that the fact that police
found no weapons on the bodies in Racak meant that they could not have
died in combat.

Stevanovic had to repeat, until he was blue in the face, that the
police did not have access to the bodies until after the villagers
moved them to the mosque. There was never a chance to directly
investigate the actual scene to see if weapons there. All the police
could do was go by the fact that somebody was shooting at them, that
they shot back, and that gunpowder was on the hands of these corpses.

Mr. Nice wasted a lot of time asking the witness questions that he
knew could not be answered. For example, he showed the witness a paper
that Natasa Kandic wrote, and then asked him to find the police report
proving that an investigation had been conducted regarding the crime
alleged by Ms. Kandic.

It is impossible that anybody could know about each and every police
report filed at the Serbian Interior Ministry. The witness is the
former assistant interior minister; he's not Rainman.

Mr. Nice did bring-up something interesting regarding the transport of
bodies from Izbica to graves in central Serbia. One of the corpses
exhumed at Izbica was found at Petrovo Selo. The Serbian authorities
have a written record of exhuming the corpse in order to perform a
post mortem; they even issued a death certificate, all of this
information is in the public record.

The fact that the body of this person was taken to Petrovo Selo and
re-buried is really incredible. There is no reason on Earth for Serbia
to hide the body after they performed an autopsy, took pictures of the
corpse, and issued a death certificate, and then put all of the
information in the public records for anybody to find it.

There can't be any motive to hide a body after you put it in the
public record that the person was killed. This example shows that the
motive to bury bodies in central Serbia was to incriminate Serbia, not
to hide evidence of killings.

Mr. Nice will continue with the cross-examination when Gen. Stevanovic
continues his testimony tomorrow.

[Una vera e propria inversione delle priorità del Diritto
internazionale, a partire dalla versione bugiarda fornita dai media:
di questo si è trattato e si tratta in Jugoslavia, come viene bene
argomentato in una tesi recentemente pubblicata in Germania...]

Umkehr der voelkerrechtlichen Normenhierarchie

http://www.jungewelt.de

jw 23.05.2005

Cathrin Schütz

Umkehrung der Normen

Eine Dissertation über westliche Leitmedien und die Kriege zur
Zerschlagung Jugoslawiens.

Mit dem Buch »Die Jugoslawien-Kriegsberichterstattung der Times und
der Frankfurter Allgemeinen Zeitung« von Alexander S. Neu erscheint
bei Nomos nach den Büchern von General a. D. Heinz Loquai über den
Konflikt im Kosovo und die Vorbereitung des NATO-Krieges gegen
Jugoslawien erneut eine beachtenswerte Studie, die sich kritisch mit
der Periode des Zerfalls Tito-Jugoslawiens auseinandersetzt. Neu nimmt
die Medienberichterstattung über den Balkan-Konflikt unter die Lupe
und zeigt, wie die herrschende Meinung, wonach Slobodan Milosevic bis
heute in den Augen der deutschen Bevölkerung unbestritten der »Hitler«
vom Balkan ist, entstanden ist. Wie konnte es geschehen, daß Serbien
für alle Kriege im zerfallenden Jugoslawien verantwortlich gemacht
wird und der deutsche Außenminister Joseph Fischer fast
unwidersprochen zur Rechtfertigung der deutschen Beteiligung am
NATO-Krieg gegen die Bundesrepublik Jugoslawien 1999, in dem es
angeblich darum ging, die Menschenrechte der Kosovo-Albaner zu
beschützen, sagen konnte: »Ich habe nicht nur nie-wieder-Krieg gehört,
sondern auch nie-wieder-Auschwitz«?

Reduktion, Dämonisierung

Neus Dissertation im Fachbereich Politikwissenschaft analysiert die
Kriegsberichterstattung der Frankfurter Allgemeinen Zeitung (FAZ) und
der britischen Times zwischen der Zeit kurz vor Ausbruch bewaffneter
Kämpfe Anfang 1991 und deren Beilegung nach dem Dayton-Abkommen Ende
1995. Detailliert zeigt er, wie das vorherrschende Bild über den
Balkankonflikt durch Reduktion und Simplifizierung seitens der Medien
aufgebaut wurde und zu welchem Zeitpunkt welche Falschdarstellungen
über den Konflikt verbreitet wurden. Neu verfügt über eine
ausgesprochen gute Kenntnis der Fakten, etwa wenn er auf die falschen
Interpretationen der jugoslawischen Verfassung Bezug nimmt. Diese
wurde von Times und FAZ instrumentalisiert, um die Argumente für die
Auflösung der jugoslawischen Förderation zu untermauern.
Sie wurde selektiv zitiert, »wodurch die Aussagen, da aus dem
Verfassungskontext isoliert, stets darauf hinausliefen, daß die
bundesstaatlichen Organe Jugoslawiens Verfassungsbruch begangen
hätten«. Vor allem die FAZ versuchte, »den jugoslawischen Bundesstaat
aus ideologischen und anti-jugoslawischen Motivationen heraus ...
geradezu pathetisch zu unterminieren«.

Ganz im Sinne der Regierung Kohl/Genscher, die mit der überstürzten
Anerkennung von Kroatien Ende 1991 die Möglichkeit einer friedlichen
Lösung gänzlich vom Tisch fegte, forderten Times und FAZ für die
jugoslawischen Gliedstaaten die Wahrung der territorialen Integrität,
ungeachtet der Tatsache, daß deren Grenzen mit den ethnischen Grenzen
nicht zusammenfielen.
Indem sie das Prinzip des Selbstbestimmungsrechts für ihre
Argumentation selektiv nutzten, betrieben die Zeitungen, so Neu, eine
»Umkehr der völkerrechtlichen Normenhierarchie«, an dessen Ende nicht
das Selbstbestimmungsrecht der Völker, sondern das der Republiken
stand. Dabei wurde ideologisch für einen Systemwechsel »weg vom
Sozialismus«, an dem die Teilrepublik Serbien festhielt, argumentiert.
»Die Verfassung eines Staates hat nur dann die Chance auf
Respektierung seitens der FAZ, wenn es sich um ein ihr genehmes
Gesellschaftssystem handelt.« Durch Analogien, »bei denen die Serben
dämonisiert wurden«, wurden sie zum »Inbegriff des Monströsen«.
Neu gelingt es, Behauptungen der FAZ, wonach Jugoslawien etwa ein
»Mißgebilde« und das Staatspräsidium »Werkzeug« des »serbischen
militärisch-bolschewistischen Komplexes« war, ebenso dezidiert zu
widerlegen wie das gängige Bild vom multiethnischen Bosnien, vom
freiheitsliebenden Kroatien und den laut FAZ ausschließlich freiwillig
fliehenden Krajina-Serben.

Entgegen der Realität

Laut Neu erschien der FAZ »keine Analogie zu abstrus«, um entgegen der
Realität auf dem Kriegsschauplatz dieses Konfliktbild aufrecht zu
erhalten. Durch die Abbildung der serbischen Volksgruppe als
»Herrenvolk« Jugoslawiens gelang es, »die einstigen Opfer der
nationalsozialistischen Kriegspolitik auf dem Balkan ... selbst zu den
Trägern der völkischen Ideologie« zu machen.
Der Frage nach der Ursache der Manipulation geht Neu leider
unzureichend nach. Ihm ist nicht zu widersprechen, wenn er die mediale
Dämonisierung des Konfliktgegners als »geeignete publizistische Waffe«
beschreibt, um »die Emotionen der (Welt-)Öffentlichkeit und der
politischen Entscheidungsträger auf Kriegskurs zu bringen«. Ist die
Macht der Medien nicht zu unterschätzen, wäre es ein doch allzu
kurzschlüssiges Bild, daß sie allein die politische Agenda bestimmten.
Medien wie die FAZ haben diese Politik nicht erzwungen, aber sofort
erkannt, was auf der politischen Agenda steht. Sie haben den zum Krieg
treibenden Politikern die Bälle zugespielt, so daß deren Kurs
alternativlos erschien, und die Militarisierung der Außenpolitik
Rückhalt in der deutschen Bevölkerung gewann.
Alles in allem ist die inhaltliche Analyse von 827 Beiträgen, die die
Technik der Medienmanipulation transparent macht, nicht nur für am
Balkan interessierte Leser ein echtes Fundstück.

* Alexander S. Neu: Die Jugoslawien-Kriegsberichterstattung der Times
und der Frankfurter Allgemeinen Zeitung. Ein Vergleich. Nomos
Verlagsgesellschaft, Baden-Baden 2004, 271 Seiten, 49 Euro, ISBN
3-8329-0797-1

(Quelle: W. Schulz)

ENGLISH: NATO aggression on Yugoslavia: 6 years later
http://www.artel.co.yu/en/reakcije_citalaca/2005-03-21.html

SRPSKOHRVATSKI: POVODOM SEST GODINA OD AGRESIJE NATO NA SR JUGOSLAVIJU
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-03-17.html

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24 MARZO -- VI ANNIVERSARIO DELLA AGGRESSIONE
DELLA N.A.T.O. CONTRO LA R.F. DI JUGOSLAVIA

https://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm

Sul nostro sito internet stiamo raccogliendo la documentazione
essenziale sui crimini commessi, sulle denunce insabbiate, sulla
degenerazione del dibattito politico e culturale anche a sinistra in
occasione della prima "guerra umanitaria" scatenata nel cuore
dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ

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www.resistenze.org - associazione e dintorni - forum di belgrado -
italia - 25-05-05

FORUM di BELGRADO per un mondo di eguali

Sesto anniversario dell'aggressione della NATO alla Repubblica
Federale di Jugoslavia

Il 24 marzo 1999, sono 6 anni dall'inizio dell'aggressione NATO alla
Repubblica Federale di Jugoslavia.

Durante questa aggressione, che è durata 78 giorni, migliaia sono
state le vittime, un gran numero sono state ferite e rese invalide
permanentemente.

La rete stradale e ferroviaria è stata distrutta, altrettanto un gran
numero di fabbriche, di scuole, d'ospedali, d'installazioni
petrolchimiche, di monumenti e siti culturali.

Il danno diretto è stato stimato in 100 miliardi di dollari americani.

Intere regioni della Serbia e in particolar modo, il Kosovo sono stati
inquinati a causa dell'uso dell'uranio impoverito.

Le conseguenze per la popolazione e soprattutto per i nuovi nati si
manifestano in orrende malformazioni che si acutizzeranno con il
passare del tempo.

L'aggressione della NATO contro la R. F. di Jugoslavia rappresenta un
colpo senza precedenti all'ordine giudiziario internazionale, ai
principi delle relazioni internazionali e alla carta delle Nazioni Unite.


A seguito della motivazione e delle sue conseguenze , questa
aggressione rappresenta l'avvenimento globale il più importante dopo
la Seconda Guerra Mondiale.

Si è trattato di una guerra contro l'Europa, le cui conseguenze si
iniziano solo ora a intravedere

Questa aggressione contro la Jugoslavia ha lastricato la strada per
l'utilizzo unilaterale della forza nelle relazioni internazionali ed
ai successivi attacchi all'Afghanistan ed all'Iraq, e permane
nell'aria la domanda : chi sarà il successivo ???

Durante questa aggressione una stretta alleanza tra la NATO e
l'organizzazione terroristica, chiamata armata di liberazione del
Kosovo (UCK) è stata consolidata.

Le conseguenze di questa alleanza si manifestano tuttora attraverso la
continuazione del terrorismo contro la popolazione serba ed ogni altra
popolazione non albanese in Kossovo e Metohija , attraverso la
distruzione dei monumenti della cultura cristiana e continua la
pulizia etnica contro i serbi ed ogni altra popolazione non albanese.

La dimostrazione più evidente di tutto quanto sopra sono gli
avvenimenti accaduti dal 17 al 19 marzo 2004, quando i terroristi
albanesi hanno cacciato molte migliaia di serbi dalle proprie case e
distrutto altre 35 chiese e monasteri serbi risalenti al medio evo.

Le conseguenze di questa aggressione sono multiple :

mantenimento dei collegamenti e di cellule dormienti di Al Qaeda nei
Balcani;

l'impossibilità a tutt'oggi del rientro in Kosovo di 250.000 tra serbi
e altre minoranze non albanesi, che sono stati cacciati dopo l'arrivo
dell'UNMIK e della KFOR;

nemmeno uno di 150 , tra chiese e monasteri che sono stati distrutti,
dal 10 giugno 1999 è stato ricostruito, e tutto ciò malgrado le
promesse fatte.

La tesi della frustrazione degli albanesi del Kosovo è inventata e
imposta con l'obiettivo di giustificare tutto quello che è successo e
di promuovere il piano di separazione del Kosovo e Metohija dalla
Serbia , con il fine ultimo di creare la grande Albania a scapito
della Serbia, del Montenegro, della Macedonia e della Grecia.

Gli albanesi del Kosovo non sono frustrati, poiché questa tesi è
rilanciata per facilitare la realizzazione di piani per cambiare
frontiere internazionalmente riconosciute nei Balcani.

Perché nessuno parla mai delle frustrazioni dei serbi, in particolare
di quelli del Kosovo e Metohia e delle frustrazioni dei 250 mila
rifugiati che non possono tornare alle loro case ? Sono tutti
indifferenti nei confronti di tutto ciò ?

I Balcani, la Serbia e il Montenegro necessitano di pace, di stabilità
e di sviluppo.

Tutto ciò è possibile solo nel rispetto delle frontiere esistenti.

Prima del preteso status finale del Kosovo e Metohija si deve
assicurare il ritorno in questa regione della Serbia del sud dei
250.000 serbi cacciati dopo il 10 giugno 1999.

Forum di Belgrado, Per un mondo di uguali


Attacchi ai civili

Durante l'aggressione NATO contro la Repubblica Federale di Jugoslavia
dal 24 marzo al 10 giugno 1999, l'aviazione della NATO ha effettuato
numerosi attacchi , bombardando civili e obiettivi non militari.

Molti bambini sono periti durante questi attacchi, e anche sono morti
molti malati ricoverati negli ospedali, dei viaggiatori, molte persone
nelle strade, ai mercati, nelle colonne dei profughi.

Ospedali sono stati distrutti , abitazioni, scuole, ponti, chiese,
monasteri.

Questi attacchi sono stati cinicamente caratterizzati dagli ufficiali
della NATO come danni collaterali, benché si trattasse di attacchi il
cui obiettivo era di distruggere il morale della popolazione con
l'intimidazione intenzionale.

Ecco alcuni esempi di bombardamenti in cui le vittime sono stati i
civili :

4 aprile : Stazione di riscaldamento urbano a Belgrado (un morto)

12 aprile : Il treno viaggiatori nella gola di Grdelica (20 morti)

14 aprile : una colonna di profughi in Kossovo (73 morti)

23 aprile : la sede della Radio-Televisione di Serbia (16morti)

1 maggio : un ponte in Kossovo (39 morti)

3 maggio : un bus nei pressi del villaggio Savine Vode in Kossovo (17
morti)

7 maggio : la città di Nish (17 morti)

8 maggio : un ponte a Nish (2morti)

13 maggio : un campo profughi in Kosovo (tra 48e 97 morti)

19 e 21 maggio : la prigione Durava nel Kosovo (23 morti)

30 maggio : il ponte nella città di Varvarin sul fiume Morava, durante
una festa religiosa (10 morti tra i quali una liceale Sanja Milenkovic
un prete della locale chiesa)


Non è che un piccolo numero delle vittime civili dell'aggressione NATO.

Come esseri umani e come popolo, noi abbiamo un obbligo morale di
rendere omaggio a queste vittime e a tutte le altre vittime
dell'aggressione.

In questa lunga lista di vittime menzioniamo la piccola Milica Rakic,
una bimba di 2 anni della periferia di Belgrado, così come le piccole
vittime della bombardamento della sezione infantile dell'ospedale
Misovic a Belgrado e molti altri.

Citiamo anche le migliaia e migliaia di feriti che sono ancora tra
noi, sovente senza il minimo necessario per la sopravvivenza.


Forum di Belgrado, Per un mondo di uguali

A cura di Forum Belgrado,Italia

(Traduz. Di I. Vaglio, FBIt)

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24 MARZO -- VI ANNIVERSARIO DELLA AGGRESSIONE
DELLA N.A.T.O. CONTRO LA R.F. DI JUGOSLAVIA

https://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm

Sul nostro sito internet stiamo raccogliendo la documentazione
essenziale sui crimini commessi, sulle denunce insabbiate, sulla
degenerazione del dibattito politico e culturale anche a sinistra in
occasione della prima "guerra umanitaria" scatenata nel cuore
dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ

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SEGNALAZIONE INIZIATIVE (english / italiano)

1. NEW YORK CITY, JUNE 4TH

2. PARMA 8 GIUGNO 2005: convegno "Polveri di guerra - armi e strategie
della guerra permanente"


=== 1 ===

----- Original Message -----
From: "Sara Flounders"
Sent: Thursday, June 02, 2005 4:06 PM
Subject: June 4th Hague Book & Kosovo Film Event-NYC


On Saturday, June 4 at 7:00 pm the International Action
Center will observe the 6th anniversary of NATO's
occupation of Serbian province of Kosovo.

Ramsey Clark, former U.S. Attorney General and
internationally known lawyer and human rights activist,
will speak at the premiere of Vanessa Stajilkovic and
Michel Collon's groundbreaking documentary: The Damned of
Kosovo and launching of the book: The Defense Speaks - for
History and the Future.

Hear a panel of Ramsey Clark, Barry Lituchy - Professor
and Defense witness at the Hague Tribunal and Sara
Flounders, National Co-director of International Action
Center. They will discuss the plans for the new book: The
Defense Speaks - for History and the Future based on
President Milosevic's opening defense statement at the
ICTY and the current situation in Serbia.

Join Us at: Saturday, June 4, at 7 pm at the International
Action Center, 39 West 14th St. # 206, New York, NY 10011


=== 2 ===

Iniziativa realizzata con il contributo dell'università degli studi di
Parma

Mercoledì 8 Giugno 2005 alle ore 15

Si terrà il convegno "Polveri di guerra- armi e strategie della guerra
permanente"

Presso l'Aula Magna di Chimica (Campus Universitario) dell'Università
degli studi di Parma.

Interverranno come relatori:

Angelo Baracca
Dipartimento di Fisica - Università di Firenze
"La minaccia nucleare: ieri, oggi e domani"

Alberto Tarozzi
Dipartimento di Sociologia - Università di Bologna
"Conseguenze socio-ambientali della guerra `umanitaria'. Il caso ex
Yugoslavia"

Antonietta Gatti
Dipartimento di Neuroscienze Testa-Collo Riabilitazione - Università
di Modena
"Approccio bioingegneristico alla sindrome dei Balcani e del Golfo"

Mariella Cao
Comitato "Gettiamo le Basi" della Sardegna
"Quirra. I poligoni della morte"

Sigfrido Ranucci
Giornalista di RAINEWS24 e autore di varie inchieste sull' uranio
impoverito
"Il metallo del disonore"

Stefano Raspa
Comitato Aviano 2000
"Il sistema militare: prospettive e paragoni tra Italia e Stati Uniti
d'America"

ARMI E STRATEGIE DELLA GUERRA PERMANENTE

L' isotopo 235 dell'uranio, usato nell'industria nucleare come
combustibile, deriva del processo di arricchimento dell'uranio
naturale. Il suo materiale di scarto, U238, è noto come uranio
impoverito. Tale scoria, per la sua grande disponibilità (2$/Kg), la
sua alta densità (19Kg/dm^3 ), la sua piroforicità e la sua
radioattività è stata impiegata nelle più importanti operazioni
militari degli ultimi 15 anni: prima Guerra del Golfo (1991), Guerra
in Bosnia (1995) [leggi: aggressione contro la Repubblica Serba di
Bosnia, ndCNJ], Guerra in Kossovo (1999) [leggi: aggressione contro la
RF di Jugoslavia, ndCNJ], Guerra in Afghanistan (2001), Seconda Guerra
del Golfo (2003).
La sua polvere è uno dei fattori scatenanti di tumori e malattie
genetiche che hanno colpito le popolazioni civili e i militari
coinvolti in questa escalation di guerre, cosi come le popolazioni
adiacenti i poligoni di tiro dove le armi all'uranio impoverito
vengono testate (è questo il caso di Quirra in Sardegna).
Il periodo post guerra fredda, che doveva caratterizzarsi come
un'epoca di pace e di grandi conquiste di libertà si è rivelato essere
invece l'epoca della guerra permanente.

La crisi economica e la lotta per l'accaparramento di risorse
energetiche hanno portato gli Stati occidentali ad una deriva
guerrafondaia e militarista.

In questo contesto, l'uranio impoverito è solo la più conosciuta delle
applicazioni militari che colpiscono sempre più pesantemente le
popolazioni civili e l'ambiente: armi chimiche, armi batteriologiche,
bombe nucleari "tattiche", missili intelligenti e bombardamenti
chirurgici (per esempio quello al polo petrolchimico di
Pancevo-Belgrado) sono il prodotto di una strategia militare e di una
volontà di egemonia che hanno trovato finalmente e tragicamente il
loro modo di imporsi a partire dalla caduta del muro di Berlino.

Per qualsiasi informazione: _polveridiguerra@...
<mailto:polveridiguerra@...>

Stiamo, inoltre, organizzando per la sera stessa un'assemblea
cittadina sulla presenza delle basi militari in Italia alla quale ci
farebbe molto piacere che partecipaste.
L'assemblea si terrà alle 9 di sera presso lo spazio sociale "Mario
Lupo" di Parma.
La serata sarà organizzata nel seguente modo:
1. Proiezione di un video
2. Dibattito

http://www.artel.co.yu/sr/izbor/jugoslavija/2005-04-13.html

AGRESIJA IZVOR BEZAKONJA

"SOVJETSKAJA RUSIJA" br. 39 (12663)
cetvrtak, 24. marta 2005. godine

Pre sest godina pocela je intervencija NATO protiv Jugoslavije

Borislav MILOSEVIC, ambasador Jugoslavije u Rusiji
(1998 2001. g.)

(S ruskog prevela: Sava Rosic)

24. marta o.g. navrsava se sest godina od pocetka agresije NATO protiv
Savezne Republike Jugoslavije. Ta je agresija izazvala velike zrtve i teske
patnje naseg naroda, kolosalna razaranja, ogromnu materijalnu stetu. Nanet
je razoran udarac medjunarodnom pravnom poretku, duboko su podrivene norme
Povelje OUN, koje su prakticna posledica velike Pobede ciju sezdesetogodisnjicu
sada obelezavamo.
Zbivanja na prostorima Jugoslavije tokom poslednje decenije XX veka, sve
do agresije NATO na SRJ 1999. godine, su viseznacna. Jugoslovenska kriza
je bila nova etapa ne samo geopolitickog prekrajanja Evrope, nego i preispitivanja
sistema medjunarodnih odnosa i medjunarodnog prava. To je etapa koriscenja
terorizma kao instrumenta za postizanje geopolitickih ciljeva. Navescemo
prvo nekoliko cinjenica.
Severnoatlantska Alijansa, ciji je vojni potencijal po proceni strucnjaka
2.000 puta premasivao jugoslovenski, prvi put je izvrsila agresiju izvan
granica zone svoje odgovornosti. Takvog rata u istoriji jos nije bilo. NATO
je prakticno nekaznjeno i varvarski bombardovala zemlju (500-700 aviona
dnevno i raketni udari sa 20 brodova), bacivsi preko 22.000 tona bombi na
Jugoslaviju tokom 78 dana. Odgovarajuci na pitanje Sekretarijata OUN, generalni
sekretar NATO je pismeno potvrdio da je u ratu protiv nase zemlje NATO lansirala
31.000 projektila s osiromasenim uranom. Koriscene su kasetne bombe cija
je upotreba zabranjena.
Posledice svega toga ne mogu se izmeriti ni u prostoru ni u vremenu. Zagadjeni
su tle i voda na sirokim prostorima Srbije i Crne Gore i, narocito, Kosova
i Metohije. Bombardovali su zgradu RTS-a u Beogradu, ubivsi 16 ljudi, i
mnoge mostove na severu zemlje, koji nisu ni mogli biti korisceni u vojne
svrhe, razorili putnu i zeleznicku mrezu, gadjali kolone izbeglica, ljude
u vozovima, na pijacama, prouzrokujuci mnogobrojne zrtve. I to se u NATO-u
naziva "kolateralna steta". Poprilicno cinicno zvuci, zar ne?
Samo tokom prve godine "medjunarodnog" prisustva na Kosovu i Metohiji iz
pokrajine je proterano oko 300 hiljada zitelja nealbanaca, uglavnom Srba.
Hiljade njih su ubijene, ranjene, nestale. Sruseno je 150 pravoslavnih crkava,
medju kojima remek-dela srednjovekovne srpsko-vizantijske arhitekture 13,
14, 15 veka koja su pod zastitom UNESKO kao bastina svetske kulture. S.
Milosevic je u svom izlaganju, na pocetku zastitnog dela sudskog procesa
u Hagu, rekao: "Gospodo, da je negde sruseno 150 dzamija, 150 katolickih
crkava ili 150 sinagoga, sav bi svet samo o tome govorio".
Pre godinu dana, 17. marta 2004. godine, albanski su ekstremisti, pod laznim
izgovorom, dociscavali Srbe iz Kosova i Metohije naocigled administracije
OUN u pokrajini. Proterano je oko 5.000 ljudi. Rusija je to otvoreno nazvala
etnickim ciscenjem. Danas je u juznoj srpskoj pokrajini, pod administracijom
OUN (to treba ponoviti), ostalo nekoliko srpskih geta! To je neprihvatljivo
i sramno!
Agresivna dejstva NATO na prostorima bivse Jugoslavije, razume se, nisu
bila prvi slucaj primene sile bez odobrenja OUN. Ali su natovska bombardovanja
Republike Srpske 1995. godine, agresija na SRJ marta 1999. g. prouzrokovala
vrlo opasne i dalekosezne posledice po svu svetsku zajednicu, siroko otvorivsi
put za jednostranu primenu sile u medjunarodnim odnosima. O tome svedoci
makar samo agresija SAD i njihovih bliskih saveznika na Irak s potonjom
okupacijom zemlje od strane koalicionih snaga. Nije uzalud Predsednik Putin,
pre otprilike godinu dana, izjavio: "da je medjunarodna zajednica svojevremeno
imala hrabrosti i snage da spreci bombardovanje Jugoslavije, danas ne bi
bilo ovako teske situacije u irackoj krizi. Ona bi imala sasvim drugi karakter".
U Jugoslaviji je stvoren izuzetno opasan presedan. Regionalna organizacija
NATO prvi put je izasla izvan granica svoje odgovornosti i nadleznosti,
uzurpiravsi pravo da napadne suverenu drzavu i prikaze sirenje svoje vojne
vlasti i geopoliticke kontrole kao mirotvoracku meru, toboze zasnovanu na
medjunarodnom pravu. Ne govore sada uzalud o mogucnosti angazovanja NATO
i na Bliskom Istoku, a SAD uvode pojam "Velikog Bliskog Istoka", kao regiona
koji se prostire od atlantskih obala Severne Afrike sve do Pakistana i Indije.
OUN, kao svetska organizacija, danas je potisnuta u stranu i, u politickoj
praksi, osim humanitarne delatnosti, od Povelje OUN i principa medjunarodnog
pravnog poretka malo je ostalo, iako formalno niko nije nista ukidao. Ona
je, u slucaju Jugoslavije, iskoriscena kao instrument i, posle donosenja
rezolucije Saveta Bezbednosti OUN 1244 (1999 g.) o Kosovu, de-fakto pretvorena
u "pokrice" natovske vojne ekspanzije i geopoliticke kontrole. Zato delovanje
velesila na prostorima bivse Jugoslavije treba smatrati novom etapom revizije
medjunarodnog pravnog poretka.
Alijansa je 1999. godine, u cilju dislociranja trupa NATO na teritoriji
SRJ, paktirala s teroristickom "Oslobodilackom vojskom Kosova". OVK je,
prema pisanju pojedinih publicista, prakticno bila "pesadija NATO". Po recima
Ramusa Haradinaja, jednog od prvih albanskih terorista, sve donedavno predsednika
vlade Kosova, u njegovoj ispovesti "Mir generala", NATO i OVK su bili "kao
jedna vojska". General Leonid Ivasov je, svedoceci u Hagu kao svedok odbrane
Slobodana Milosevica, saopstio da je "... srpska sluzba bezbednosti presretala
telefonske razgovore teroriste Tacija (Hasim Taci - rukovodilac OVK, B.M.),
i ispostavilo se da su u toj mrezi i gospodja Olbrajt i drugi zvanicnici".
Posledice tog saveza NATO i OVK osecaju se i danas kroz nastavljanje terora
protiv srpskog zivlja Kosova i Metohije, rusenje pravoslavnih crkava i drugih
spomenika srpske kulture.
Mora se konstatovati da je na raznim tackama zemljine kugle terorizam koriscen
kao instrument za postizanje geopolitickih ciljeva. Takvu ocenu deli niz
analiticara i ona se, ocigledno, u punoj meri odnosi i na Balkan. Posle
tragicnog 11. septembra 2001. godine zapocela je nova spirala politike svetske
dominacije. Formulisana je doktrina borbe protiv "globalnog terorizma".
Afirmise se "suvereno pravo" SAD da silom uklanja svaki politicki rezim
koji "podrzava teroriste". Proglaseno je pravo "preventivnog udara". U
stvari, odigrava se "prekrajanje sveta" i sfera interesa i uticaja. Svugde
gde su prirodni, sirovinski resursi i magistralni svetski putevi, tamo su
interesne sfere SAD i EU.
Treba istaci da je SR Jugoslavija, 29. aprila 1999. godine, podnela Medjunarodnom
sudu (pravde) OUN u Hagu tuzbu protiv deset zemalja-clanica NATO zbog njihovog
krsenja medjunarodnih obaveza nekoriscenja sile protiv drugih drzava, nemesanja
u unutrasnje stvari, povrede suvereniteta druge drzave, zastite civilnog
stanovnistva, prirodne sredine, navigacije na medjunarodnim rekama, osnovnih
ljudskih prava i sloboda, koriscenja zabranjenog oruzja itd. Jugoslovenska
vlada je zatrazila uvodjenje privremenih mera protiv tih drzava (Belgija,
Velika Britanija, Kanada, Francuska, Nemacka, Italija, Holandija, Portugal,
Spanija i SAD), pozivajuci se na jurisdikciju Suda na osnovu Clana 36 Statuta
Suda (1946. g.) i Konvencije OUN o genocidu (1948. g.). Jugoslavija je podnela
tuzbu zahtevajuci naknadu stete.
Sud je, juna 1999. godine, iz tog spiska iskljucio Spaniju i SAD zato sto
te drzave nisu potpisale Konvenciju OUN o genodicu. Posle svrgavanja S.
Milosevica krajem 2000. g. zapadne sile su zahtevale od jugoslovenskih vlasti
da povuku tu tuzbu. Vlasti, premda i prozapadne, nisu se odvazile na to
zato sto su protiv povlacenja tuzbe bili siroki krugovi javnosti, intiligencija,
opozicione politicke stranke, to bi bio vrlo nepopularan korak koji se kosi
s raspolozenjem ljudi. Ali je, decembra 2004. godine, sam Medjunarodni Sud
OUN "odbranio" NATO proglasivsi da tuzba SR Jugoslavije (sada Srbije i Crne
Gore) nije u njegovoj nadleznosti zato sto, je l` te, Jugoslavija u trenutku
podnosenja tuzbe nije bila formalno clan OUN (iako je zemlja tamo i imala
svog ambasadora itd.). Uzgred, tuzba Bosne i Hercegovine protiv SRJ (SCG)
za genocid, podneta Medjunarodnom sudu OUN, nije ni odbijena nit povucena.
Sve ostaje na snazi kao poluga za pritisak i ucenjivanje srpskog naroda.
Haski tribunal za bivsu Jugoslaviju (MTBJ) koji sudi Slobodanu Milosevicu
i drugima, uglavnom srpskim drzavnim i vojnim rukovodiocima, nema mandat
da razmatra "zlocine protiv mira", oni ne ulaze u njegovu nadleznost. Znaci,
taj "tribunal" ne moze da isledjuje agresiju NATO. Premda, kao sto je poznato,
osnivac tribunala Savet Bezbednosti OUN snosi "osnovnu odgovornost za ocuvanje
medjunarodnog mira i bezbednosti" (Povelja OUN, clan 24). A Povelja OUN
je agresijom NATO bila ocito pogazena, prekrsene Zenevske i druge medjunarodne
konvencije, medju kojima i Osnivacki akt same NATO.
Tribunal ne sudi vodjama secesionistickih republika bivse Jugoslavije i
njihovim inostranim pokroviteljima, koji su zajedno isprovocirali ratove
za otcepljenje od SFRJ. Tribunal ne sudi drzavama vec samo pojedincima.
No, rukovodioci zemalja NATO su, jednako kao i natovski organizatori i konkretni
izvrsioci agresija na Balkanu, ne podlezu sudu. Tema odgovornosti NATO zabranjena
je u MTBJ. Ako S. Milosevic zausti o tome, smesta mu iskljucuju mikrofon.
Treba istaci da su ruski drzavni i politicki funkcioneri i organi cesto
i ostro kritikovali delatnost tribunala. Kritikovana je politizovanost tribunala,
njegova ocito antisrpska orijentacija, pokusaji da se kolektivna odgovornost
svali na srpski narod. Komisija za Jugoslaviju Drzavne Dume obratila se
1999. g. tribunalu sa zahtevom da se istraze zlocini NATO u Jugoslaviji.
Zvanicni predstavnici Ruske Federacije, na sednicama Saveta Bezbednosti
i Generalne Skupstine OUN, cesto su, pored ostalog, iznosili ocekivanja
Rusije da ce se tuzilac MTBJ, najzad, pozabaviti mnogobrojnim slucajevima
ubijanja civilnog stanovnistva i rusenja civilnih objekata u udarima NATO
na Saveznu Republiku Jugoslaviju. Ali, avaj.
NATO je vojni instrument politike koji ima za cilj globalnu kontrolu svetskih
procesa i neoimperijalnu dominaciju Amerike i njenih saveznika. NATO moze
postati sredstvo globalnog vojnog mesanja. Ta se organizacija i dalje siri
na Istok i citav niz vlada, ukljucujuci i one na Balkanu, mastaju o clanstvu
svojih zemalja u NATO-u i Evropskoj Uniji, videci u tome maltene panaceju
od svih nevolja. Istorija ce pokazati...
Za autora ovih redova dileme nema: medjunarodna stabilnost nece biti na
dobitku od globalnog mesanja. Pre ce biti suprotno. Politika svetske dominacije
dovodi do teznji niza zemalja da sebi obezbede pristup razlicitim sredstvima,
pa i nuklearnim, za odvracanje samih SAD. Bombardovanje, pravo na "preventivan
rat", agresija protiv "zemalja-parija" ne mogu svet spasti od terorizma.
Svetsku i regionalnu stabilnost, znaci, i na Balkanu, moze obezbediti samo
medjunarodna saradnja, ekonomski rast, resavanje socijalnih problema, nacionalna
ravnopravnost, slobodan unutrasnji razvoj, bez nametanja tudjih pravila
i "demokratskih vrednosti". Takve su pouke seste godisnjice agresije NATO
na Jugoslaviju.

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http://www.artel.co.yu/sr/izbor/jugoslavija/2005-04-03.html

?EST GODINA POSLE...

OGLEDALO
Beograd, 17. mart 2005. godine
Dr Mirjana Andelkovic Lukic

Bombardovanje Savezne Republike Jugoslavije, koje je pocelo pre ?est godina,
24 marta 1999 godine i trajalo neprekidno 78 dana, uz velike ljudske ?rtve
i velika razaranja zemlje, nanelo je ogromne, neprocenjive i nepopravljive
?tete na?em eko- sistemu, koji je va?io za jedan od najcistijih u Evropi.
Naru?eno je buduce zdravlje na?eg stanovni?tva sa nesagledivim posledicama
po zdravlje i na?eg potomstava.
NATO agresija na SR Jugoslaviju predstavlja jednu od najsramnijih stranica
u istoriji medunarodnih odnosa i sunovrat savremene civilizacije u drugoj
polovini HH veka. Brutalna agresija najmocnije vojne alijanse na svetu predvodene
SAD nije bila samo nasrtaj na teritorijalni integritet i suverenost jedne
nezavisne dr?ave, vec je predstavljala najveci udarac Ujedinjenim Nacijama
i Savetu Bezbednosti kao najvi?im autoritetima za ocuvanje mira i bezbednosti
u svetu.
Treba jasno i nedvosmisleno istaci da je NATO alijansa na na?im prostorima
izvr?ila eksperiment in vivo, kako bi ispitala ru?ilacko dejstvo svog (novog)
oru?ja i njegov uticaj na zdravstveno stanje ljudi u toku i posle bombardovanja.
Protiv nas je voden specijalni hemijski i radiolo?ki rat koji je imao za
cilj uni?tenje ljudi i njihovih dobara. Municija sa osiroma?enim uranom
zaprljanim plutonijumom, kori?cena je na prostorima gde ?ivi uglavnom srpski
narod.

Kori?cenjem municije od osiroma?enog urana, niskoenergetskog nuklearnog
otpada, ugro?eno je zdravlje ne samo pripadnika MUP-a i Vojske Jugoslavije,
(SCG) vec i stanovni?tva u neposrednoj okolini operacija dejstva i trajno
je kontaminirana ?ivotna sredina. U svemu tome nisu zanemarljivi ni efekti
psiholo?kog pritiska koji je u javnosti uvek prisutan kada se radi o nuklearnom
zracenju. Posle ratnih dejstava ovakva nastala situacija se mo?e deklarisati
kao radiolo?ki udes.

Povecanje broja obolelih od raznih malignih bolesti, te?koce u zacecu, povecanje
broja spontanih pobacaja, povecan broj dece astmaticara, ali i starijih
osoba, dramaticno su svedocanstvo ''humanitarnog'' delovanja bombarderske
NATO misije, ''Milosrdnog andela'' posle 6 godina.

Armija SAD razvila je municiju sa osiroma?enim uranom (OU) za top 25 mm
(85 grama urana), avionski top 30 mm (298 grama urana) i tenkovske topove
105 i 120 mm ( od 2,2 do 4,9 kilograma urana). Pri udaru uranskog projektila
u cvrstu prepreku stvara se visoka temperatura i oko 10% urana sagoreva
u uranoksid, a 70% prelazi u stanje aerozola. Velicina aerozolnih cestica
urana je oko 5µm. Ove cestice kontaminiraju okolnu sredinu, mogu se uneti
u organizam udisanjem ili hranom, a zavisno od meteorolo?kih uslova, mogu
se raznositi na vece udaljenosti (do 40 km). Oksidi urana su delimicno rastvorljivi
u vodi, pa mogu da kontaminiraju podzemne vode, a preko biljaka da dospeju
u lanac ishrane ljudi.

Municija sa osiroma?enim uranom ima trajne posledice po stanovni?tvo i posle
prestanka ratnih dejstava, jer vreme poluraspada nukleida (radioaktivnih
produkata sagorevanja osiroma?enog urana) na terenu iznosi 4 milijarde godina.
Otuda je ova municija zabranjena rezolucijom Podkomisije za prevenciju diskriminacije
i za?titu manjina pri Komisiji UN za ljudska prava iz 1996 i 1997 godine.
Kada je 2001. godine razmatran predlog u Ujedinjenim nacijama da se municija
sa osiroma?enim uranom zabrani za kori?cenje, na? ambasador pri UN, gospodin
?ahovic bio je uzdr?an i naravno nije ni rec prozborio o u?asnim posledicama
takve municije po narod zemlje koju predstavlja.

Komandant NATO snaga, D?ord? Robertson je izjavio 2000 god. da je na Kosmetu,
na lokacijama prema Albaniji gadano 112 lokacija, a van Kosmeta 89 lokacija.
Po lokaciji je palo 15 - 396 kilograma urana.

Na jugu Srbije prema podacima vojske Jugoslavije, koje je potvrdio i ekolo?ki
tim Ujedinjenih nacija, postoji ?est zona uranske radioaktivnosti koje su
raketirane tokom NATO bombardovanja. Na podrucju bujanovacke op?tine registrovane
su cetiri takve zone, a u op?tinama Vranje i Pre?evo po jedna.

Dekontaminacija tla je mukotrpan, spor i skup posao, ?to sprovode ABHO specijalizovane
jedinice VJ (SCG), uz saradnju sa Institutom iz Vince. Dekontaminacija tla
je pored velikog napora izuzetno skup posao. Za ci?cenje zemlji?ta na koje
je baceno preko 30 tona osiroma?enog urana potrebno je 4 do 5 milijarde
dolara. Za dekontaminaciju cetiri lokaliteta oko Vranja potrebno je obezbediti
oko milijardu dolara.

Prvo se detektuje tle i proverava se da li je kontaminirano. Zatim se pa?ljivo
sakupljaju delovi od metaka: ko?uljice, koje su od duraluminijuma, ostaci
penetratora, ili pak ceo neo?tecen metak, ako je probio meku podlogu i zadr?ao
se na dubini do 1 metra. Sav izvadeni radioaktivni materijal se bri?ljivo
sakuplja, kao i zemlja oko njega, stavlja u burad specijalno napravljenu
za tu namenu i odla?e se na za to predvideno mesto (u ovom slucaju u Vinci).
Medutim, zapa?eno je da je metak izuzetno podlo?an koroziji, mrvi se i njegovi
delovi prodiru duboko u zemlju cime opasno ugro?ava podzemne vode. Ukoliko
udari u tvrdu podlogu, dolazi do fragmentacije, paljenja penetratora, nastajanja
aerozola i vece kontaminacije.

Pljackovica, brdo iznad Vranja na kome se nalazi repetitor, gadano je velikim
brojem metaka sa OU. Podloga na brdu je kamenita i omogucavala je paljenje
metka u kontaktu sa cvrstom povr?inom i raspr?avanje radioaktivnog aerosola
na velike udaljenosti. Obradeno je 1500m2 prostora, na kome je izmerena
radioaktivnost iznad 200Bq/kg. Ispod 200Bq/kg se smatra da tlo nije kontaminirano.
U blizini Vranja je gadano Bratoselce i Borovac blizu Bujanovca. Na ovom
prostoru kontaminacija je iznosila 1800 do 24300 Bq/kg. U toku leta 2004.
godine, na ovom podrucju je vojska SCG u saradnji sa strucnjacima iz Vince
otpocela dekontaminaciju tla. Iz okoline Bratoselca, koje je imalo veliku
kontaminaciju, uklonjeno je 324 penetratora, 304 ko?uljice; ukupno oko 40
kilograma materijala i prikupljeno je 2800 kilograma kontaminirane zemlje,
?to je sve odlo?eno u deponiju u Vinci. Oci?ceno je takode i brdo Pljackovica
kod Vranja i uklonjeni su svi potencijalni izvori opasnosti od zracenja
i moguceg zagadenja zemlji?ta i podzemnih voda.

Potpuno je oci?cen rt Arza u Crnoj Gori, gde je kontaminiranost na oci?cenih
7800 m2 iznosila 2350 Bq/kg. Na Lu?tici, vojnom poligonu, izmerena je radioaktivnost
7000 Bq/kg. Sa Lu?tice je otklonjeno 258 penetratora, 78 ko?uljica, i 75
kilograma zemlje.

Prilikom kontrole posle bombardovanja, kod 29 ljudi iz sela Bratoselce pronadeno
je nekoliko stotina puta veca koncentracija urana u organizmu od normale.
U 90% kontrolisanog stanovni?tva primecene su promene na genetskom materijalu
s tim ?to se ne mogu sa sigurno?cu pripisati posledicama urana.

Na ispitivanju biolo?kih aspekata delovanja uranske municije, na Vojnomedicinskoj
akademiji u Beogradu, radi se sistematski (prakticno od zavr?etka bombardovanja
do danas). Cinjenice su eksperimentalno i naucno potvrdene, ali je vreme
od kontaminacije i broj obolelih od malignih bolesti jo? uvek nedovoljno
za statisticku obradu podataka, s obzirom na to da se radi o bolestima sa
dugotrajnim vremenom razvoja. Ipak, primecen je porast broja obolelih od
raznih vrsta karcinoma. Ni strucnjaci iz SAD ne znaju ?ta tacno izaziva
u ?ivim bicima municija od osiroma?enog urana. Posle akcije na Irak konstatovano
je da je oru?je od osiroma?enog urana vojnicki gledano, efikasno, ali opasno.
Ne mogu da se do kraja defini?u ?tetni efekti osiroma?enog urana, odnosno
da se svrstaju - ili u samo hemotoksicne ili samo radiotoksicne, jer je
uran, pored radioaktivnosti, i veoma toksican, narocito njegova ?estovalentna
jedinjenja. Cestice urana su a emiteri, ?to je, ukoliko dospeju u organizam,
veoma ?tetno i opasno po zdravlje. Izvori kontaminacije posle delovanja
municije sa OU su : iz podzemnih voda, iz vazduha, jer vetar prenosi cestice
aerosola posle paljenja, ali ih takode ima i u pra?ini na gadanim prostorima.


Jedinjenja urana mogu dospeti u organizam coveka inhalacijom i digestivno.
Ranjavanje vojnika sa U238 izaziva kontaminaciju preko rane. Ingestijom
(gutanjem) manje od 5% unetih cestica aerosola se resorbuje, a 95% se elimini?e
kroz bubrege. Ukoliko se cestice radioaktivnog aerosola udahnu, dospevaju
u pluca, vezuju se za krv, deo se izluci preko bubrega, a deo se talo?i
u bubrezima, kostima, jetri. Uran se nikad ne elimini?e u potpunosti iz
organizma. Ostaje u organizmu veoma dugo, a kod dece se sporije elimini?e
i time je mnogo ?tetniji. Delovanje urana u organizmu izaziva bubre?nu insuficijenciju.
Posle veoma dugog perioda (20-25 godina), nastaju kasne posledice- maligne
promene, najce?ce karcinomi bronha, osteosarkomi, leukoze, tumori jetre.


Efekti primene i delovanja na ?ivu silu i civilno stanovni?tvo su fatalni,
jer dolazi do dugogodi?njih genetskih i kancerogenih promena prouzrokovanih
radioaktivnom kontaminacijom. U kontaktu sa ostacima projektila od strane
neupucenog staovni?tva, usled prisutne radioaktivnosti, promene na ko?i
vidno se manifestuju za manje od 80 sati. U Republici Srpskoj je posle bombardovanja
osiroma?enim uranom do?lo do povecanja broja obolelih od kancera, o cemu
postoje zvanicni medicinski podaci iz UN misija.

Vazdu?ne snage SAD zajedno sa drugim NATO clanicama su koristile osiroma?eni
uran protiv srpskih vojnika u Republici Srpskoj u avgustu i septembru 1995.
godine. Prema NATO izvorima od 5-11 septembra 1995. godine njihovi avioni
su ispalili 5 800 granata sa osiroma?enim uranom u blizini Han Pijeska i
Had?ica. Vi?e od 90% ukupne takve municije ispaljeno je po srpkim polo?ajima.
NATO alijansa je ispalila 2400 metaka sa osiroma?enim uranom na vojne baze
u Han Pijesku i njegovoj bli?oj okolini, a 1500 komada ispaljeno na tenkove
blizu Grivca .

Merenjem kontaminiranosti tla, istra?ivaci pri Ujedinjenim nacijama ekolo?kog
programa (UNEP), su konstatovali prisustvo osiroma?enog urana u uzorcima
vode, vazduha i zemlje uzetih iz Had?ica i Han Pijeska 2002. godine. Nadena
je pra?ina od osiroma?enog urana, kao i zaostala municija sa OU, koja se
nalazila u pogodenim kucama u Had?icima. U Had?icima su takode nadena 2
bunara cija je voda sadr?avala male kolicine OU i to 10 godina posle konflikta.
U Han Pijesku u kasarnama vojske RS nadena je pra?inu OU u zgradama i tenkovima,
kao i na ostaloj vojnoj opremi. Ovo znaci da je zagadenje i dalje prisutno
i da je trajno, ukoliko se ima u vidu period poluraspada urana i njegovih
izotopa. Na ovim prostorima je povecan broj malignih oboljenja.

Nezvanicno se saznaje da je i kod nas zabele?en porast broja obolelih od
leukemije kod mladih ljudi, ?to se dovodi u vezu sa bombardovanjem osiroma?enim
uranom. Posebno zabrinjavajuci porast je na teritoriji vranjske op?tine,
gde je oboljevanje povecano Konacnu rec o tome imace medicinski strucnjaci,
koji rade na obradi podataka o oboljenjima prouzrokovanim radioaktivnim
projektilima.

Razlozi bombardovanja SRJ ne mogu se smatrati ''humanim'', niti radi ''spasa''
albanskog stanovni?tva. Jer da je tako, ne bi se ?estoko bombardovale osiroma?enim
uranom ba? one teritorije na Kosmetu na kojima najvi?e ?ive Albanci, i rejoni
Bujanovca i Podujeva, gde takode ?ivi veliki broj albanskog stanovni?tva.
Ovo izaziva sumnju za poku?aj sistematskog uni?tenja buducih generacija
albanskog stanovni?tva, ciji je prira?taj medu najvecim u svetu. Pogubne
posledice ovakvog nauma (ukoliko je i postojao), vec su vidljive: veliki
broj albanskog stanovni?tva je oboleo od karcinoma, a potomstvo se rada
sa velikim deformitetima. Svaka cetvrta ?ena na Kosmetu je primorana da
izvr?i pobacaj, zbog sumnji na deformitet ploda, ?to je do sada bilo nezabele?eno.


Podrucje Srbije je pre bombardovanja spadalo u cista stani?ta, nezagadene
prirode i cistih i nezagadenih izvora vode. Tokom ratnih dejstava NATO alijanse,
ekolo?ka slika u Srbiji se promenila na gore.

Biodiverzitet u Srbiji je tokom ratnih dejstava bio posredno i neposredno
izlo?en vi?estrukim negativnim fizickim radiolo?kim i hemijskim efektima.
Vr?ena je obimna i kontinuirana destrukcija kopnenih i vodenih stani?ta.
Gadani su pored ostalih delova Srbije i njeni nacionalni parkovi i za?ticeni
prirodni lokaliteti.

U njima su jedinke, delovi populacije i delovi stani?ta, masovno uni?tavani.
Ugro?ene su retke vrste ptica, jer je bombardovanje bilo u vreme njihovog
izleganja, ?umskim po?arima izazvanim bombardovanjem ugro?ene su ?umske
zajednice, jer na takvim mestima nestaju slo?enije vrste i ustupaju mesto
jednostavnijim, prostijim oblicima. Neposrednim ratnim efektima poremecena
je populaciona struktura vrsta (biljaka, retkih ptica, ?umskih ?ivotinjskih
vrsta). Biodiverzitet kao fenomen ukljucuje raznovrsnost ekolo?kih interakcija
koji su se u dugogodi?njoj evoluciji uspostavljale izmedu razlicitih organskih
vrsta i koje cine osnovu postojanja slo?enosti, stabilnosti i funkcionisanja,
kako svakog pojedinacnog eko-sistema, tako i opstanka buducnosti i evolucije
svake organske vrste, pa i homo sapiensa. Efekti ratnih dejstava na ekosistemskom
biodiverzitetu Srbije su napravili veliku ?tetu, cije ce posledice dugo
da se ispoljavaju na sav ?ivi svet na na?im prostorima.

Svet se nije uznemirio zbog ucestalih oboljenja stanovni?tva cija je teritorija
bombardovana osiroma?enim uranom, ali se veoma uznemirio na vest da je medu
francuskim i italijanskim vojnicima koji su boravili na teritoriji Republike
Srpske i Kosmeta posle dolaska snaga Kfora, mnogo obolelih od leukemije,
hod?kinovog sindromaa, malignih tumora.

Bombardovanje vojnih i civilnih ciljeva 1994 i 1995 godine u Republici Srpskoj
i 1999. godine u Srbiji osiroma?enim uranom, prouzrokovalo je smrt 34 vojnika
oru?anih snaga Italije i 38 francuskih vojnika kao i stotine umrlih civila,
Srba, Muslimana i Albanaca. Oboleli su i vojnici iz Holandije i Nemacke.
Amerikanci su svoje trupe smestili na najmanje zagadenu teritoriju, jer
su znali tacno koja su mesta gadana municijom od OU.

Medutim, u Italiji i Francuskoj ovaj zdravstveni skandal se zata?kava. U
Francuskoj je najveci broj umrlih vojnika, ali se o tome ne govori u medijiima
jer je Francuska jedina zemlja u EU koja proizvodi municiju od osiroma?enog
urana i to kalibre za topovsku municiju, od 105 do 155 mm.

U odnosu na period od pre deset godina i kod nas je registrovan porast malignih
oboljenja kao i veci procenat dece koja se radaju sa urodeim anomalijama.
Da li je to poosledica delovanja osiroma?enog urana te?ko je dokazati jer
u na?oj zemlji ne postoje fini i precizni uredaji koji mogu da detektuju
veoma male doze zracenja ni da utvrde vrstu radioaktivnog zracenja: alfa,
gama, ili beta.

U Vojvodini se takode bele?i rast malignih bolesti, ali kako isticu lekari
Instituta za onkologiju u Sremskoj Kamenici, u ocekivanim razmerama. Situacija
nije alarmantna, ka?u lekari iz ovog Instituta. Poredenjem rezultata od
1989 do 2001. godine, tim koji vodi akademik dr Vojin ?ulovic potvrdio je
da je reproduktivno zdravlje u Srbiji zaista ugro?eeno. U anketi od 38 velikih
centara sa porodili?tima u Srbiji ucestvovalo je 30 ustanova. Registrovano
je povecanje zapaljenskih procesa, malignih bolesti grlica i tela materice,
vi?e dobrocudnih tumora materice i jajnika. Takode je zapa?eno da opada
broj porodaja, a sve ucestaliji su spontani pobacai ili radanje dece sa malformacijama

Upotreba municije sa osiroma?enim uranom predstavlja povredu osnovnih principa
medunarodnog humanitarnog prava. Ti principi se odnose na zabranu kori?cenja
oru?ja kojim se nanose nepotrebna razaranja ili suvi?ne patnje stanovni?tva,
koja izazivaju neselektivna dejstva, odnosno dejstva protiv lica koja ne
ucestvuju u ratnim operacijama, ugro?avanje teritorija neutralnih zemalja,
koje nisu u sukobu. Takode je zabranjena upotreba zagu?ljivih, otrovnih,
i slicnih supstanci, ukljucujuci i biolo?ka sredstva i onu municiju koja
prouzrokuje opse?na, dugotrajna i ozbiljna o?tecenja prirodne okoline. Ovi
principi medunarodnog humanitarnog prava su definisana pocetkom HIX i XX
veka sledecim dokumentima: Ha?kim konvencijama iz 1899. i 1907., ?enevskim
konvencijama iz 1923, 1925 i 1945. godine i Statutom Medunarodnog vojnog
suda u Nirnbergu. Kasnije su ove konvencije dopunjene zabranom kori?cenja
nagaznih mina, (?enevska konvencija 1998. god.) kao i zabranom upotrebe
kasetnih bombi.

Bombardovanjem na?e zemlje koje je izvr?io NATO savez kome tako zdu?no stremimo,
svi navedeni principi su poga?eni. Na na?oj teritoriji se odvijao monstruozni
ratni zlocin i eksperiment u kome su, pored bombi sa osiroma?enim uranom,
kori?ceni po?ari na hemijskim postrojenjima, usled kojih su nastajala otrovna
hemijska jedinjenja slicna bojnim otrovima, ali sa produ?enim dejstvom.
Pogubne posledice eksperimenta "in vivo" civilizovanog evroatlantskog pakta
bice na?alost sve prisutnije i sve te?e po zdravlje na?eg stanovni?tva.



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Kosovo i Metohija

1. R. Drobac: Srbi na Kosovu i Metohiji i na Balkanu

2. Z. Jovanovic: KOSOVO I METOHIJA - ?TA PRETHODI STATUSU

=== 1 ===

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-04-20.html

Srbi na Kosovu i Metohiji i na Balkanu

Beograd, 12. april 2005. g.
Rade Drobac

Pre nepunih sest godina snage NATO-a, prikrivene pod plastom OUN, usle
su na Kosovo i Metohiju a vojska, policija i administracija Savezne Republike
Jugoslavije, nakon 78 dana besomucnog bombardovanja, privremeno su napustili
deo svoje suverene teritorije. Sa njima je Kosovo i Metohiju napustilo preko
250.000 Srba i nealbanaca u strahu od albanskog pogroma. Medjunarodne snage,
koje su se potpuno svrstale uz teroriste i separatiste OVK (oruzane sile
terorista) nisu im mogle biti pouzdan garant bezbednosti.
NATO je bombardovao SRJ zbog navodnog masovnog ubijanja, maltretiranja i
izgona Albanaca u ovoj srpskoj pokrajini. Proklamovani cilj im je bio da
vrate izbeglice njihovim kucama i obezbede multietnicko Kosovo u kome bi
svi njegovi gradjani ziveli u miru, slozi i blagostanju. U dugoj medijskoj
i politickoj kampanji protiv srpskih vlasti svetsko javno mnjenje je bilo
pripremljeno da poveruje da srpske vlasti nisu u stanju da to same obezbede
na tom prostoru.
Niko nije hteo da kaze istinu- a to je da su NATO i OVK (siptarski teroristi)
zajedno satanizovali srpske vlasti, OVK sa ciljem da opravda podizanje oruzane
pobune radi otimanja dela srpske teritorije, a NATO kako bi zagospodario
znacajnim geopolitickim prostorom i svoje trupe iz Nemacke prebacio na Kosovo
i Metohiju.
Umesto toga na sve strane se isticalo da ce, kada se srpke vlasti oteraju
sa KosovaiI Metohije, umesto tiranije i etnickog nasilja koje su toboz sprovodili
Srbi, da zavlada demokratija, tolerancija i blagostanje. Svet je zatvorio
oba oka nad cinjenicom da su istovremeno sa dolaskom NATO na Kosovo sa njim
dosle i horde albanskih terorista i ubica koje su pre toga pobegle pred
vojskom i policijom SRJ, delom sa samog Kosova, a delom iz Albanije, sa
ciljem da sto vise Srba pobiju i proteraju. Mnogi Srbi i nelbanci su tada,
u tom prvom talasu nasilja, pobijeni, premlaceni i osakaceni, bezbroj kuca
i manastira spaljeno i sruseno a preko 250.000 ljudi se u panici iselilo
u Centralnu Srbiju. Ako su tada zatvorili oci, svaljujuci krivicu na prethodni
srpski rezim, zasto to cine i sada kada se na Kosovu i Metohiji ustolicila
privremena vlast OUN, kada se tamo nalazi preko 30000 NATO vojnika, medjunarodne
policijske snage, deo medjunarodne administracije, bezbroj nevladinih organizacija
koje prate i stite krsenje ljudskih prava, kao i ogroman broj medjunarodnih
medija. (Srpskim medijima je tamo dolazak uglavnom zabranjen, a ako nije,
onda je na njihov rizik).
Danas, nakon nepunih sest godina od kada su na Kosovo i Metohiju usle medjunarodne
snage, u osnovi trupe NATO-a, i kada je ova srpska pokrajina de facto protektorat
OUN, situacija u njoj je daleko od ciljeva proklamovanih pre napada na SRJ
radi otimanja ovog dela njene suverene teritorije.
Podjimo redom:
- Umesto mira, tolerancije, reda i demokratije vladaju terror, nasilje,
etnicko ciscenje, vandalizam i kriminal sirokih razmera.
- Umesto povratka 250000 srpskih i nealbanskih izbeglica, uteklih pred terorom
i nasiljem Albanaca , imamo zastrasivanje i ono malo preostalog nealbanskog
stanovni{tva. Niko i ne pomislja da ih vrati kucama, obezbedi im opravku
porusenih domova, garantuje im bezbednost i miran zivot, posao i slobodno
kretanje. Kada su Albanci bezali sa Kosova i Metohije, vise sa ciljem da
daju povod za napad NATO-a koji ce uslediti, nego sto su za to imali stvarnog
razloga, NATO je napao SRJ. Sada , kada je ceo jedan narod proteran sa svojih
ognjista, NATO se pravi da to ne vidi. Sto je jos gore, to isto cine i OUN.
- Umesto mira i blagostanja za sve gradjane Kosova i Metohije imamo getoe
za Srbe i nealbance i njihovo potpuno izopstavanje iz zivota ove pokrajine.
Ne samo da nemaju ni posla, ni prihoda, nemaju ni slobodu kretanja, pa im
cak i struju i vodu iskljucuju ne bi li ih nekako oterali. Malobrojna preostala
srpska deca u poneku jos postojecu skolu idu u pratnji bornih kola KFOR-a
- Umesto tolerancije i uzajamne pomoci, Srbi zive u strahu za zivot , kuce
I imanja im se pale , crkve - srednjovekovno srpsko kulturno nasledje kojim
ova srpska pokrajina obiluje jer je Kosovo i Metohija srediste srpske duhovnosti
i srpske crkve, se sistematski unistavaju a svestena lica maltretiraju i
ponizavaju. Od dolaska NATO trupa na KiM unisteno je i spaljeno preko stotinu
srpskih crkava i verskih objekata. Albanski ekstremisti ni mrtve Srbe ne
ostavljaju na miru- otkopavaju im i ruse grobove, oru po kostima i na razne
nacine skrnave srpske svetinje.
- Umesto reda i zakona , caruje kriminal, sverc droge, oruzja i belog roblja

Da li neko na to reaguje? Niko, na zalost. Medjunarodni predstanici, oliceni
, pre svega u UNMIK-u to ne zele da vide. Oni govore o nekakvom napretku
koji samo oni vide , ili im je receno da vide. Najbolji primer za ponasanje
Albanaca i medjunarodnih snaga su proslogodisnji martovski dogadjaji (17.
marta 2004. g.) kada su Albanci surovo napali Srbe na Kosovu i Metohiji
a medjunarodne snage to mirno posmatrale.
Ako je Kosovo i Metohija duzi vremenski period bilo nestabilno podrucje pre
dolaska stranih trupa, bilo je to povremeno i prvenstveno zbog toga sto
su albanski ekstremisti napadali organe reda, vojsku i civile koji ih nisu
podrzavali , na sta je drzava reagovala svim stredstvima koja su za to predvidjena.
Ali, vecina naroda, i Albanaca i Srba , kao i ostalog stanovnistva, zivela
je na Kosovu i Metohiji bez vecih problema, u svojim domovima, isla na posao,
u kupovinu i nije strahovala za svoj zivot i imanje. Sada, nakon dolaska
NATO na Kosovo i Metohiju, tamo skoro da nema drugih nacija osim Albanaca.
Na ulici se ubijaju ljudi samo ako progovore na srpskom jeziku.
O srpskom nasilju i sovinizmu, stvarnom ili izmisljenom, se naglabalo po
svim stranim medijima i na svim politickim forumima, a sada, kada su Albanci
proterali skoro sve Srbe i nealbance sa KiM NATO ne reaguje, vec"ima razumevanja"
za njihova osecanja, a mediji cute. Svako ukazivanje na ono sto Albanci
rade na Kosovu i Metohiji optuzuje se kao ostatak prethodnog rezima, srpski
nacionalizam i revansizam cime se Albanci podsticu da sa nasiljem nastave.
Da bude jos gore, iako je ova srpska pokrajina po svim medjunarodnim dokumentima,
pa i kroz Rezoluciju 1244 SB OUN priznata kao deo suverene srpske drzave,
iako su njena vojska, policija i administracija samo privremeno napustili
Kosovo i Metohiju, neki medjunarodni krugovi, a pre svega SAD, V. Britanija
i NATO zemlje, uporno pokusavaju da nizom administrativnih mera koje guraju
na podrucju samog Kosova, ali i kroz OUN ovaj status izmene u korist stvaranja
nekakve samostalne i nezavisne drzave Kosovo. Pokusavaju da otmu tudju teritoriju
tako sto su vojnom silom izbacili legalne organe vlasti, terorom naterali
srpsko i nealbansko stanovnistvo da ga napusti, doselili Albance iz susednih
drzava kako bi imali apsolutnu vecinu jednonacionalnog sastava stanovnistva
kao osnovu za teritorijalne zahteve, prekrajaju istoriju Kosova i Metohije
i Balkana u celini ne bi li svom naopakom naumu dali bar privid legitimiteta
i legaliteta. Pri tome govore o ispunjenju nekakvih standarda. Koji li su
to jadni standardi koji su tamo ispunjeni? Ne pada im na pamet da srpsko
stanovnistvo na Kosovu i Metohiji zastite, obezbede povaratak drzavne administracije,
povratak vojske i policije, i u pregovorima oko daljih politickih resenja
za ovu srpsku pokrajinu podju od medjunarodnim pravom regulisanih premisa,
istorijske pravde i stvarnih cinjenica. Stvaraju nekakvu virtuelnu istoriju,
virtuelnu stvarnost, virtuelnu drzavu i virtuelna resenja.
Koliko je sve to licemerno, namerno i smisljeno najbolje se moze videti
ako se uporedi sa drugim slicnim primerima. Ne treba ici daleko, pogledajmo
Hrvatsku i Bosnu i Hercegovinu. Zdusno su pomogli Hrvatskoj da zauzme "svoju
celokupnu teritoriju" jer je ona toboze suverena (kao da Srbija nije). Pri
tome su Hrvati ubili nekoliko hiljada Srba i njih preko 250000 proterali
u Srbiju. Sve zarad postovanja medjunarodnog prava i teritorijalnog integriteta
i suvereniteta Hrvatske.
U BiH se pak Republika srpska, odnosno u krvi i patnjama izborena samostalnost
srpskog dela stanovnistva kroz entitet koji stiti njegova prava i interese,
svakim danom namerno i temeljito urusava, opet zbog nekakve vizije jedinstvene
BiH , bez ikakve sanse da se Srbi saslusaju i njihovi zahtevi razmotre.
Namerno se ide ka tome da se Srbi podvedu pod vlast Muslimana i, manjim
delom, Hrvata, opet zarad, toboz postovanja teritorijalne celine I integriteta
Bosne i Hercegovine. Pri tome se u oba slucaja radi o novim drzavama, nastalim
nasilnim otcepljenjem od svoje bivse drzave - SFRJ. Kao sto se rasturala
SFRJ, tako se sada isto radi sa Srbijom, nasilnim otcepljenjem Kosova i
Metohije. Dakle Srbija se moze krcmiti i zelje i interesi drugih naroda uvaziti
i podrzati, ne verbalno vec politicki, medijski, ekonomski, pa cak i vojno-
ako ustreba. U tom se cilju poteze medjunarodno pravo. A kada se isti principi
valjaju primeniti na Srbiju, onda se traze drugacija resenja. Tada vise
teritorijalni integritet i celovitost nisu vazni, vec demokratska prava
drugog naroda. Kako da onda demokratska prava srpskog naroda u Hrvatskoj
i Bosni i Hercegovini nisu naisla na takvo razumevanje? Ocito se radi o
primeni razlicitih principa za razlicite subjekte, odnosno radi se zaklanjanju
iza razlicitih izgovora da bi se postigli nekakvi svoji geopoliticki i geostrateski
ciljevi, pri cemu su oni jednoobrazno svi usmereni protiv srpskog naroda
, njegovih drzava i njegovih interesa. Dakle, pravom se manipilise da bi
se ostvarili neciji sebicni interesi, po cenu krvi i stradanja hiljada neduznih
ljudi i unistenja mnogih zemalja. Pri tome se u kontinuitetu stvara seme
zla, mrznje, osvete I nasilja.
To se ne sme dozvoliti ne samo radi Kosova i metohije, Srbije i srpskog
naroda, vec i radi istine i pravde, ma kako to smesno mnogima zvucalo u
ova crna vremena, radi ocuvanja zakona i reda u odnosima medju drzavama,
radi postovanja i ljudskih i bozjih zakona i radi toga da bismo se osecali
ljudima a ne zverima. Ako se to ne ucini i podrzi nasilje i nepravda, i
pravno i fakticki, to ce u buducnosti generisati nove sukobe i stradanja
od kojih ce , mozda, stradati i oni koji danas ovo prave, ili njihova deca
i unuci. Uzmimo se u pamet i ne dozvolimo da sila i nasilje pobede, obavezimo
nase vlasti da se ovim problemima ozbiljno pozabave, prestanu da se povode
za raznim medjunarodnim inicijativama za toboz resavanje ovog pitanja, a
u stvari smicalicama da nam se ova nasa teritorija uzme, i drze Ujedinjenih
nacija jer tamo ima najmanje sansi da nepravda i nasilje prodju, pre svega
jer to zbog sebe i svojih interesa to neke drzave ne bi podrzale, pre svih
Rusija i Kina, ali ne samo one. Iako ni OUN vise nisu ono sto su bile, ipak
su one i dalje jedini, koliko-toliko, ozbiljan i pouzdan garant da pravo
i pravda nece biti potpuno ponisteni..

=== 2 ===

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-04-18.html

KOSOVO I METOHIJA - ?TA PRETHODI STATUSU

Beograd, 17. april 2005. godine

?ivadin Jovanovic,
(Predsednik Beogradskog foruma za svet ravnopravnih
Raniji Savezni ministar za inostrane poslove)

Nakon nedavne posete clanova Kontakt grupe Beogradu i Pri?tini u medijima
i dalje dominira tema o statusu Kosova i Metohije. Manje se govori i pi?e
o tome kome i cemu status, kakavgod bio, treba da slu?i, ?ta treba da bude
njegova sadr?ina. Najmanje pa?nje se posvecuje problemima cije re?enje treba
da prethodi pregovorima o statusu. Sve manje diplomata i politicara, pa
i onih koji istupaju u ime Srbije i SCG, istice rezoluciju SB UN 1244 i Kumanovski
sporazum kao polaznu osnovu za re?enje.

Kad je rec o statusu, medunarodni predstavnici cesto koriste negativni nacin
odredivanja polazi?ta: nema vracanja na stanje pre 1999. godine, nema podele
Kosova i Metohije i nema prisajedinjenja drugoj dr?avi. Grcki ministar inostranih
poslova Molivijatis dodao je i interesantan cetvrti elemenat - da je potreban
stvarni uvid u rasprostranjenost ilegalnog oru?ja ciji bi smisao mogao biti
u skretanju pa?nje na va?an problem koji se potcenjuje i koji iz nekih razloga
izmice pa?nji medunarodnih cinilaca.

Pomenuti metod ni?ta ne govori o elementima, o sadr?ini re?enja koje se
ima u vidu, odnosno koje treba postici. Da li je to zato ?to se ne ?eli
prejudicirati re?enje koje treba da bude rezultat pregovora, ili zato ?to
unutar Kontakt grupe postoje razmimoila?enja i nesaglasnosti - vreme ce
tek pokazati. Za Srbiju bi, cini se, bilo najbolje ako bi to bio znak da
kljucni medunarodni cinioci shvataju da je jo? rano za razgovore o politickom
re?enju, o statusu, jer ima su?tinskih problema koje prethodno treba re?iti
da bi se pripremio teren za uspe?an ishod pregovora o politickom statusu.

Da nisu svi jednako osetljivi na prigovore o prejudiciranju re?enja govori
istupanje britanskog predstavnika u Kontakt grupi koji se javno zalo?io
da se na sto stavi i varijanta o priznavanju nezavisnosti Kosova i Metohije.
Iskustva, kao i stavovi pojedinih medjunarodnih "nevladinih" foruma blskih
politici SAD (Medunarodne komisije, Medunarodne krizne grupe) govore da
se stavovi SAD retko razlikuju od stavova VB i da je tako i u slucaju Kosova
i Metohije. Drugi predstavnici u Kontakt grupi, pre svega predstavnik Rusije,
te?ko da mogu olako prihvatiti takav prilaz. Ne, razume se, toliko zbog
tradicije prijateljskih odnosa sa Srbijom i Crnom Gorom, koliko zbog principijelne
neprihvatljivosti secesije pod bilo kojim obrazlo?enjem i straha od presedana
zbog ugro?enosti separatizmom i terorizmom na svojim teritorijama. Evropska
unija ima ozbiljne probleme zbog svojih secesionizama i terorizma koje mo?e
samo uvecati eventualnim dvolicnim stavom o Kosovu i Metohiji. Otuda bi se
moglo predpostaviti da nece rado optirati za politiku grubih pritisaka i
ucena prema Srbiji, ali da nece biti protiv ukoliko sami srpski predstavnici
prihvate manje nego ?to se da odbraniti u Savetu bezbednosti UN. Otuda ne
mo?e da ne izazove cudenje javno saop?ten stav savetnika premijera Ko?tunice
o prihvatljivosti tzv. "uslovne nezavisnosti" . Ako savetnici, bar ponekad,
pu?taju "probne balone", ciji bi to "baloni" bili u ovom slucaju ?

?to se tice elementa da "nema prisajedinjenja drugoj dr?avi" najverovatnije
da se tamo na?ao da smiri strahovanja regionalnih dr?ava, u prvom redu Srbije,
Crne Gore, Makedonije i Grcke, od stvaranja "velike Albanije". Te?ko je,
zaista, poverovati da to mo?e ikoga smiriti, jer je vrednost ovog elementa
pre svega u tome ?to potvrduje da se intenzivno radi na planu o nezavisnosti
- uslovnoj, ili bezuslovnoj, jednokratnoj, ili u fazama. Za Srbiju kojoj
se planira oduzimanje teritorija, sasvim je svejedno. Ta formula bi, po
nameri njenih tvoraca, verovatno trebalo i da sacuva obraz onim predstavnicima
srpskog naroda koji bi bili spremni da da se saglase sa "uslovnom nezavisnosno?cu".

Mnogo puta je isticano da Srbija, srpsko dr?avno rukovodstvo i diplomatija
moraju imati aktivnu poziciju, dr?ati inicijativu u vezi sa re?avanjem problema
Kosova i Metohije. Iako ima nekih pomaka u tom smislu, te?ko je zaista slo?iti
se da su oni adekvatni. Ako je rec o prilazu sa tri negativno odredjena
elementa, Srbija ima dovoljno argumenata da, po istom metodu, inicira prihvatanje
i cetvrtog - da nema podele Srbije, odnosno odcepljenja ?to, u krajnjoj
liniji, podrazumeva da nema ni podele Kosova i Metohije. Takva incijativa
ne bi mogla olako da se odbije, a ukoliko se dobro pripremi, vrlo je verovatno
da bi nai?la na razumevanje pa i podr?ku, bar dela Kontakt grupe. U svakom
slucaju Srbija bi ispoljila napor i demonstrirala spremnost da dosledno
i uporno brani svoje legitimne interese zasnovane na Povelji UN, Zavr?nom
dokumentu OEBS-a iz Helsinkija, Pariskoj Povelji i rezoluciji SB UN l244.
Na kraju, nije logicno da za?tita celovitosti jedne pokrajine (Kosova i
Metohije) predstavlja za Evropu i medunarodnu zajednicu vecu vrednost nego
za?tita celovitosti teritorije jedne dr?ave (Srbije).

Vlasti Srbije i diplomatija SCG lansiraju kao svoj prilaz re?avanju - "vi?e
od autonomije, manje od nezavisnosti". Na prvi pogled zvuci impresivno,
ali u su?tini, nejasno, problematicno i prazno. Nejasno i prazno jer kao
ni prethodni negativno odredeni prilaz ni?ta ne govori o sadr?ini re?enja.
Na stranu ?to takvo re?enje nije poznato u medunarodnoj praksi i ?to bi,
dode li do njega, predstavljalo jo? jedan pora?avajuci eksperiment, ali
ono ne daje odgovore na sledeca su?tinska pitanja: da li bi po toj formuli
Kosovo i Metohija imalo medunarodni dr?avni subjektivitet, clanstvo u UN,
OEBS, SE, EU, ili ne bi; da li bi imalo nezavisan sistem odbrane i oru?ane
snage, svoju spoljnu politiku i konzularno-diplomatsku mre?u, ili ne bi.
Tek bi odgovori na ova i slicna pitanja omogucili da javnost shvati o cemu
se radi. Bez toga, samo razmetanje krilaticom "vi?e od autonomije, manje
od nezavisnosti" znaci manipulaciju i podcenjivanje zdravog razuma. Cemu
to?

"Vi?e od autonomije" predstavlja manje od rezolucije SB UN 1244. To znaci
javno, dobrovoljno odricanje od onog ?to je prihvatio najva?niji organ za
ocuvanje mira i bezbednosti u svetu, ?to su konsensusom prihvatile i sve
stalne clanice tog organa - Francuska, VB, SAD, Kina i Rusija. Prihvatanje
pomenute formule ide direktno na ruku zagovornicima zaobila?enja i revizije
pomenute rezolucije. To odgovara Albancima i konceptu nezavisnosti, a veoma
je ?tetno za Srbiji\u i koncept suvereniteta i celovitosti. Integracioni
procesi, meduzavisnost, perspektiva svih za clanstvo u EU ne menjaju tu
osnovnu procenu. I granice clanica EU, otvorene i transparentne, ipak ostaju
medunarodne, medudr?avne granice. U pomenutom dokumentu svetske organizacije,
na vi?e mesta u preambuli i operativnom delu, govori se iskljucivo o autonomiji
- ?irokoj, naj?iroj, su?tinskoj - ali o autonomiji, a ne "vi?e od autonomije".
U tome, kao i u odredbama o garantijama suvereniteta i teritorijalnog integriteta
SRJ (SCG) nalazi se sna?an oslonac za odbranu prava i interesa Srbije. Ako
su ustavi SRJ i Srbije, kao i Ustavna povelja SCG, mnogo puta dosad neopravdano
kr?eni pozivanjem na hijerarhijsku nadredenost medunarodnog prava nad domacim,
u ime cega bi se sada prihvatao ni?i stepen za?tite nacionalnih i dr?avnih
interesa Srbije (SCG) od onog sadr?anog u medunarodnim pravnim aktima!?

Ima, dakle, dosta osnova da srpski politicari "ispod stola", dalje od ociju
javnosti, pripremaju neku vrstu "trgovine" u kojoj Kosovo i Metohija slu?i
kao moneta za potkusurivanje - bilo za clanstvo u EU i NATO, bilo za neke
"povoljne" kredite. Na takav zakljucak navode teze dr?avnog vrha da sve
treba podrediti clanstvu u EU i NATO (dakle i Kosovo i Metohiju, prim. ?.J.),
da ni?ta nije tako va?no kao "egistencijalna pitanja gradana", da nije
bitno da li se Srbija pribli?ava EU sa Kosovom i Metohijom u svom sastavu,
ili bez njega, jer ce jednog dana i tako svi biti unutar EU, da nekada treba
zrtvovti dr?avni interes (dakle, otpisati deo dr?avne teritorije, prim.
?.J.) radi za?tite nacionalnog interesa i sl. Na istoj liniji je i ideja
u medijima privilegovanih kvaziintelektualaca iz nekih "nevladinih" organizacija
da je izlaz u formuli "teritorija za razvoj".

Prvo, otvorena, ili kamuflirana trgovina dr?avnom teritorijom bila bi neodgovorna,
?tetna, sramna i stoga apsolutno neprihvatljiva. Ona bi Srbiju dugorocno
osakatila moralno, politicki, ekonomski i bezbednosno, dok bi apetiti drugih
separatizama naglo porasli. I drugo, za trgovinu dr?avnom teritorijom niko
nema mandat, niti ga od naroda mo?e dobiti. Tacno da je narod gladan, ali
je pogre?na procena da ce "progutati" cak i ekspertski ve?to zapakovanu
prodaju Kosova i Metohije.

?ta za pregovaracku poziciju Srbije znaci ako njeni predstavnici ignori?u
garancije sadr?ane u rez. SB 1244, ako u javnosti istupaju ispod poslednjeg
praga odbrane njenih interesa i to pre nego ?to se uop?te zna kada ce uop?te
poceti pregovori o statusu! Da li je to odgovor na kritike da nemaju inicijative,
da se javljaju samo povodom naleta terorizma i kada ih neko sa strane prozove,
posledicno?

Forsiranje teme o statusu u sada?njim uslovima znaci forsiranje odluke o
nezavisnosti Kosova i Metohije. Jasno je da to u interesu Albanaca. To nije
u interesu Srbije, a ne odgovara ni drugim dr?avama u regionu. Ne odgovara
ni ciljevima trajne stabilnosti i razvoja. Zato je cudno da su se u kampanju
pritisaka proalbanskih lobija za hitne pregovore o statusu ukljucili i neki
srpski politicari i deo uticajnih medija koji svakodnevno bombarduju javnost
idejama o uslovnoj, ili faznoj nezavisnosti, datumima i mestima medjunarodnih
konferencija, sejuci konfuziju i strah, u stvari, smi?ljeno gradeci atmosferu
da je bolje da se ?to pre prihvati bilo ?ta nego da se izgubi sve.

Ovde treba reci da se Kosovo i Metohija, iako pod protektoratom UN (ili
EU), ne mo?e oduzeti od Srbije bez pristanka Srbije. Jo? va?nije, nema re?enja
bez uce?ca Srbije. To je potpuno jasno svim faktorima, ukljucujuci separatisticko
rukovodstvo u Pri?tini. Srbiji je svakako stalo do re?enja, ali takvog koje
nece prejudicirati njene legitimne interese zasnovane na medunarodnom pravu,
evropskim standardima i konkretnim odlukama UN. Za Evropu bi bilo ?tetno
da pritiscima i ucenama, ciji su sastavni deo i ideje o trgovini "teritorije
za razvoj", poku?ava iznuditi pristanak Srbije na odcepljenje njene dr?avne
teritorije. Trajan mir i stabilnost na Balkanu imali bi neizvesnu buducnost
ako bi se bilo koje re?enje zasnivalo jednostrano na ?tetu Srbije i srpskog
naroda.

Srbija treba i mo?e da ima inicijativu. Pritom treba odlucnije da koristi
kristalno jasnu i sna?nu pravnu poziciju. Bilo bi katastrofalno da svoju
evropsku orijentaciju, ili brigu za ekonomsko-socijalni razvoj, ili razumevanje
izmenjenog pojma suvereniteta dokazuje ?rtvovanjem prava na teritoriju i
odustajanjem od garancija sadr?anih u Povelji UN, Pariskoj povelji, principima
OEBS i konacno u rezoluciji SB 1244.

Inicijativu treba da ispolji insistiranjem na re?avanju konkretnih, su?tinskih
problema na Kosovu i Metohiji cije re?avanje po logici stvari prethodi pregovorima
o statusu. Radi se, uglavnom, o problemima iz mandata UNMIK i KFOR koji
nisu re?eni ni ?est godina nakon preuzimanja mandata. To su sledeci problemi
i obaveze medunarodne zajednice: garantovanje u praksi osnovnih ljudskih
prava Srba i drugih nealbanaca, a pre svega, na ?ivot, slobodu kretanja,
sigurnost privatne imovine; garantovanje u praksi slobodnog, bezbednog i
dostojanstvenog povratka 250.000 Srba i drugih nealbanaca proteranih u kampanji
etnickog ci?cenja; izvodenje pred lice pravde svih odgovornih za zlocine
pocinjene u periodu od 10. juna 1999. do danas, ukljucujuci odgovorne za
zlocine izvr?ene 17. do 19. marta 2004.; rasvetljavanje sudbine vi?e hiljada
ubijenih i nestalih Srba i drugih nealbanaca u periodu od dolaska KFOR i
UNMIK, do danas; vracanje ilegalno oduzete privatne, crkvene, dru?tvene i
dr?avne imovine njihovim vlasnicima; obnova i izgradnja poru?enih i spaljenih
crkava, manastira, drugih spomenika srpske kulture i duhovnosti, kao i domova;
stvarno razoru?anje teroristickih i drugih kriminalnih grupa i pojedinaca
i oduzimanje oru?ja iz ilegalnih skladi?ta; otkazivanje gostoprimstva hiljadama
ilegalno useljenih stranaca iz susednih dr?ava i uspostavljanje efektivne
kontrole medunarodnih granica prema Makedoniji i Albaniji, uz uce?ce Srbije,
u skladu sa rezolucijom SB 1244; vracanje delova vojske SCG i policije Srbije
kako je predvideno rez. SB 1244 i Kumanovskim sporazumom. Obrazlo?enje koje
je ovih dana u Beogradu izrekao ambasador uticajne clanice EU, da se na
Kosovu i Metohiji ne mogu rezultati meriti samo ciframa i da se svi postavljeni
zadaci ne mogu ispuniti odjednom, u najmanju ruku, nije korektno. To, zaista,
te?ko mo?e bilo koga uveriti da se za pet godina mandata UNMIK i KFOR nije
moglo vi?e postici za bezbednost Srba i nealbanaca, za slobodu kretanja,
povratak raseljenih, obnovu kuca, crkava i manastira, privodjenju pravdi
pocinilaca monstruoznih zlocina i sl.

Pokretanje i re?avanje ovih pitanja kao prethodnih nije nikakav isforsiran
interes Srbije, vec je to volja medjunarodne zajednice pretocena u odluke
Ujedinjenih nacija. Status nije cilj sam za sebe, niti treba da slu?i interesima
samo jedne nacionalne grupacije, Albancima, vec jednako svim gradanima.
Manipulisanje navodnom frustrirano?cu Albanaca usmereno je da opravda odustajanje
od rez. SB 1244 i naprecac Albancima podari nezavisnost. Ako su Albanci
frustrirani, ko brine o stanju duha Srba u getoima, kosmetskih seljaka mesecima
bez struje i 250.000 proteranih, od kojih veliki deo i dalje ?ivi u zbegovima
i kontejnerima!

Re?avanje ovih prethodnih pitanja svakako zahteva velika finansijska sredstva
i vreme. Va?nije od toga je politicka volja medjunarodnih cinilaca, a pre
svega, SAD i EU. Uz njihovu politicku volju napredak bi bio moguc, a time
i stvaranje uslova za uspe?ne pregovore o statusu. Pravo pitanje jeste ?ta
Srbija cini na gradenju takve politicke volje. Cekanje i jednostrane koncesije,
nisu dobar izbor. Put bi mogao biti sondiranje terena za stvaranje neke
vrste Mar?alovog plana za obnovu i razvoj Kosova i Metohije, ukljucujuci
za obnovu kuca, povratak i zapo?ljavanje povratnika. Mir i stabilnost ne
smeju biti ugro?eni "nedostatkom finsnsijskih sredstava".

Srbija (SCG) ima sve razloge da se u tra?ernju re?enja za Kosovo i Metohiju
cvrsto dr?i rezolucije SB 1244 i Kumanovskog sporazuma kao neprevazidene
osnove. Mesto i metod re?avanj nije nikakva medunarodna konferencija sa
nepozanitim, ili u najboljem slucaju ad hoc skrojenim pravilima i imandatom
vec je to Savet bezbednosti UN sa definisanim ucesnicima , odgovornostima
i pravilima.. Gde je proces zapocet logicno je da se tamo nastavi i zavr?i.



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Contro il terrorismo USA, con Cuba

1. Aperto all'Avana l'Incontro Internazionale contro il Terrorismo,
per la verità e la giustizia (Granma)

2. Chi finanzia Reporters sans frontieres? (S. Lamrani)


SUL CASO DI "REPORTERS SANS FRONTIERES" VEDI ANCHE:

Le " relazioni pericolose" tra Reporter Sans Frontieres e la Cia
(di Thierry Meyssan)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4422

Geldspritze aus Washington. Französische Nichtregierungsorganisation
»Reporter ohne Grenzen« im Dienste des US-State Departement
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4404


=== 1 ===

C U B A

Numerose personalità di diversi
paesi del mondo hanno inviato i loro messaggi di solidarietà

Granma, 2 giugno 05

Le cause più giuste del mondo hanno un'accoglienza molto favorevole
tra settori precisi: lo svolgimento all'Avana da oggi 2 giugno
dell'Incontro Internazionale contro il Terrorismo, per la verità e la
giustizia, lo dimostra anche con i messaggi inviati in occasione
dell'appuntamento da molte personalità.

Il Segretario Generale del Comitato Centrale della Federazione Russa
Guennadi Ziuganov, ha indirizzato al Comandante in Capo Fidel Castroun
messaggio che dice: "Seguiamo con la massima e permanente attenzione
la lotta del popolo cubano per la giustizia la pace e la libertà! I
nemici di Cuba non si limitano al blocco economico e alle campagne
contro l'Isola. Dai primi giorni dell'esistenza di una Cuba libera
stanno sferrando una vera guerra terrorista della quale è vittima la
gente innocente!" sostiene il documento. "Ogni giorno ascoltiamo
inviti di partecipazione alla lotta contro il terrorismo e con questo
pretesto si fanno le guerre e paesi e popoli interi vengono dichiarati
esclusi. È proprio l'amministrazione nordamericana che grida più forte
per questa guerra contro il terrorismo e tutti sappiamo che sono i
servizi segreti nordamericani gli organizzatori e gli esecutori di
numerosi atti di terrorismo contro Cuba. Condanniamo fortemente la
politica di ricatti, minacce e violenza che si fa contro la vostra
Patria l'ipocrisia e la doppia morale dell'amministrazione
nordamericana, che violando le norme internazionali continua ad
aiutare terroristi, concedendo loro rifugio politico come avviene oggi
con uno dei più sanguinari, Luis Posada Carriles. Sosteniamo la
domanda di Cuba, che questoassassino sia giudicato e risponda dei suoi
crimini, per far sì che la giustizia trionfi!" Scusandosi perchè il
suo lavoro non gli ha permesso di partecipare all'incontro dell'Avana,
il Segretario Generale del PCFR ha dichiarato al Presidente Fidel
Castro: "A nome del CC del Partito Comunista della Federazione Russa
invio un saluto ai delegati dell'incontro con il mio appoggio agli
accordi che verranno adottati in questo incontro!"

IL PC DELL'INDIA CONTRO LA DOPPIA MORALE DEGLI STATI UNITI

B. Bardhan, Segretario Generale del Partito Comunista dell'India,

hainviato all'Incontro il suo saluto e ha dichiarato che è sempre
stata condannata la doppia morale del governo degli Stati Uniti nella
sua guerra contro il terrorismo globale. Nella quale alcune forme di
terrorismo e alcuni terroristi che sono utili agli interessi di
dominio globale sono accettati, mentre altri non lo sono...

"Noi abbiamo sperimentato questo nel nostro stesso paese e nella
nostra regione. Abbiamo visto con indignazione come si permette al
noto terrorista Posada Carriles di rimanere in territorio
nordamericano, a Miami, dopo la sua fuga da una prigione, che lo ha
reso un evaso dalla giustizia del Venezuela e come Washington ha fatto
finta di non saperlo! È dimostrato che Posada e Orlando Bosch sono
coloro che organizzarono il sabotaggio di un aereo civile cubano che
causò la morte di 73 persone. Loro stessi hanno confessato di essere
stati gli autori di vari atti terroristi e sono stati indicati come
tali dalle agenzie federali, come la CIA e il FBI. Il rifiuto del
Dipartimento di Stato degli USA di estradare Posada al Venezuela pone
in rilievo l'ipocrisia e la perfidia della loro guerra contro il
terrorismo!" dice ancora il documento del PC dell'India.

"Il nostro Partito si unisce a tutti i leaders, agli attivisti,
intellettuali, parlamentari e altre personalità in questo reclamo di
giustizia ed esige dal governo di George W. Bush l'estradizione di
Posada Carriles al Venezuela, e un processo a Orlando Bosch in Cile".

PIÙSOSTEGNO ALL' INCONTRO

Molti messaggi di solidarietà sono giunti alla redazione di Granma,
come quello del Segretario Generale del Partito Comunista di Sri
Lanka, Dew Gunasekara; dell'Associazione di Solidarietà
Australia-Cuba, da Sydney, firmato dal suo presidente, Peter Weitzel;
della Giunta Direttiva dell'Associazione diAmicizia Bulgaria-Cuba;

dell'Unione Antifascista Bulgara, firmato dal suo presidente, Chavdar
Stoimenov; della Fondazione Sviluppo Possibile della Bulgaria, il cui
direttivo è diretto da S. Shopova.

Le manifestazioni di solidarietà della Casa diAmicizia Catalana-Cuba
di Barcellona, esigono che si evidenzino le responsabilità del
criminale Posada Carriles, che venga estradato in Venezuela. Inoltre
si deve organizzare una mobilitazione per denunciare l'amministrazione
Bush all'opinione pubblica spagnola su un tema così delicato come il
terrorismo.

L'Associazione di Amicizia Ispano-Cubana Bartolomé de las Casas si
unisce alla denuncia per la protezione prestata dal Governo degli
Stati Uniti al suo agente della CIA, il terrorista internazionale Luis
Posada Carriles.

Inviato da Geoffrey Bottoms, coordinatore del Comitato di Solidarietà
per la Libertà dei Cinque del Regno Unito, è giunto il messaggio di
questaorganizzazione che chiede l'estradizione di Luis Posada Carriles
al Venezuela e invita alla pace, giustizia e solidarietà tra i popoli.


=== 2 ===

http://www.cooperativaisola.org/blog/comment.php?type=trackback&entry_id=1010

Mercoledì, giugno 1. 2005
Internazionale - Chi finanzia Reporters sans frontieres?
ReporterAssociati, 28 May 2005
Chi finanzia Reporters sans frontieres? di Salim Lamrani*
Parigi, 28 Maggio 2005. I forti sospetti che circondavano le dubbie e
tendenziose attività di Reporters Sans Frontieres (RSF) non erano
privi di fondamento. Già da alcuni anni diversi critici hanno
denunciato l'operato fortemente politicizzato di questa organizzazione
parigina, rivolto soprattutto contro Cuba e il Venezuela, dal quale ne
emerge il carattere propagandistico.

Le posizioni di RSF contro i governi dell'Avana e di Caracas risultano
essere in perfetta simbiosi con la guerra politica e mediatica
scatenata da Washington contro la rivoluzione cubana e venezuelana. Ma
la verità è finalmente venuta alla luce... Il signor Robert Ménard,
segretario generale di RSF da vent'anni, ha confessato di ricevere
finanziamenti dalla Fondazione Nazionale per la Democrazia (National
Endowment for Democracy – NED), un'organizzazione che dipende dal
Dipartimento di Stato nordamericano, il cui scopo principale è quello
di promuovere la condotta della Casa Bianca in tutto il mondo. In
realtà, il signor Menard è stato molto chiaro: "Effettivamente,
riceviamo denaro dalla NED. E loro non sollevano alcun problema".(1)
La Fondazione Nazionale per la Democrazia venne creata dal vecchio
presidente Ronald Reagan nel 1983, in un'epoca in cui la violenza
militare aveva preso il posto della tradizionale diplomazia nella
risoluzione degli affari di politica internazionale. Grazie alla sua
influente capacità di penetrazione finanziaria, la NED persegue il
fine di indebolire i governi che si oppongono alla politica estera
egemonica di Washington (2). In America Latina, i due obiettivi
principali sono Cuba e Venezuela. Per fare un esempio, la NED ha
finanziato e continua a finanziare l'opposizione venezuelana,
responsabile del colpo di stato effettuato contro il presidente Chávez
nell'aprile del 2002. Da allora l'oligarchia nazionale ha organizzato,
con l'aiuto di Washington, diversi tentativi di destabilizzazione
finiti senza successo, poiché dalla sconfitta del referendum
abrogativo la legittimità popolare del signor Hugo Chávez non ha fatto
altro che rinforzarsi. Nel 2004 tredici gruppi che si opponevano al
governo bolivariano hanno ricevuto 874.384 dollari dalla NED. Nel
2003, altri quindici hanno beneficiato, grazie alle sovvenzioni della
NED, di 1.046.323 dollari.(3) Contemporaneamente RSF ha regolarmente
condannato il governo di Chávez accusandolo di minacciare la libertà
di stampa, come ha fatto ad esempio con la pubblicazione di un
rapporto che critica una proposta di riforma di legge riguardante i
mezzi di diffusione.(4) Tale riforma prevede sanzioni penali contro i
media colpevoli di attività criminali, come l'incitazione alla
sollevazione armata o alla sovversione. Questo nuovo disegno di legge
rappresenta una risposta al ruolo capitale e criminale assunto dai
privati mezzi d'informazione durante il golpe fascista del 2002 contro
il presidente venezuelano, e ai loro abusi attuali. Abusi che RSF si
guarda bene dal denunciare. Ma il nemico per eccellenza di RSF rimane
sempre Cuba. L'accanimento del signor Menard è quasi ossessivo, come
dimostra la nuova campagna propagandistica diretta contro l'isola e
destinata ad arrecare danno al turismo (5). Non bisogna dimenticare
che il Piano di Bush nei confronti di Cuba prevede uno stanziamento di
cinque milioni di dollari per le ONG che realizzano attività volte a
dissuadere i turisti dal recarsi sull'isola, e che come esempio da
seguire pone proprio il nome di Reporteres Sans Frontiers (6).
Inoltre, RSF ammette di elargire aiuti economici alle "famiglie dei
trenta giornalisti incarcerati, per far fronte alle necessità
intervenute dopo l'arresto dei propri famigliari". Se si prescinde
dalla retorica ideologica contenuta in questa frase, si evince come
RSF sovvenziona le famiglie delle persone arrestate con denaro
dell'amministrazione Bush, minacciando altresì l'integrità della
nazione cubana collaborando alla programmazione delle sanzioni
economiche. Dato che il signor Menard riceve una retribuzione dal
governo degli Stati Uniti, ciò equivale a dire che Washington, oltre
al finanziamento diretto, finanzia anche, attraverso RSF, persone che
stanno al suo servizio a Cuba, cosa che costituisce di per sé una
flagrante violazione della legislazione cubana (7). Secondo il
bilancio del 2004 di RSF, "almeno 53 professionisti dell'informazione
hanno perso la vita nell'esercizio delle loro funzioni o per esprimere
le proprie opinioni". L'Iraq è, sempre secondo questo rapporto, il
paese più pericoloso per i giornalisti, con 19 inviati assassinati.
L'esercito statunitense, che occupa il paese dal 2003, è il maggior
responsabile di questa barbarie, visto che controlla il territorio.
RSF, lungi dall'accusare le autorità nordamericane, si limita a
riprendere le dichiarazioni degli ufficiali di Washington,
qualificando gli spari che hanno causato la morte di diversi
giornalisti come "accidentali". Nonostante tutto, l'Iraq non
rappresenta una priorità per il signor Menard (8). Nel continente
americano, secondo RSF, "12 giornalisti hanno perso la vita" in
Messico, Brasile e Perù. Tuttavia, l'obiettivo dell'organizzazione
parigina è ancora una volta Cuba, dove, bisogna rimarcarlo, nessun
giornalista è stato assassinato dal 1959. Anche il Venezuela si trova
nel mirino, nonostante non vi sia stato commesso nessun assassinio.
Qualcuno stabilirà una relazione tra l'obiettivo di RSF e quello di
Washington e segnalerà la strana coincidenza (9). Gli insulti della
segretaria di Stato Condoleeza Rice sono rivolti specificatamente
contro Castro e Chávez, il cui avvicinamento preoccupa non poco gli
Stati Uniti (10). Naturalmente, ancor più che le persone, sono i
progetti sociali cubani e venezuelani in favore dei bisognosi a venire
colpiti. È risaputo che il signor Menard visita assiduamente l'estrema
destra di Miami, con la quale ha firmato degli accordi relativi alla
guerra mediatica scatenata contro la Rivoluzione cubana (11). Il
finanziamento di RSF solleva però importanti interrogativi. Come può
un'organizzazione che dipende dalla FNAC, dal CFAO, dalla Hewlett
Packard, dalla Fondazione di Francia, dalla Fondazione Hachette, dalla
Cassa di Deposito e Prestiti, dall'Open Society Institute, dalla
Fondazione Real Network, dalla Sanofi-Synthelabo (ora Sanofi-
Aventis), dalle Edizioni Atlas, dal Color Club, da Globenet e dalla
Catena Ser, essere indipendente? Come può un organismo finanziato
dallo Stato francese agire in modo imparziale? Ciò è impossibile, e la
posizione di RSF, favorevole al colpo di stato contro il presidente
Aristide ad Haiti, lo dimostra chiaramente (12). Come può
un'organizzazione associativa che pretende di difendere i giornalisti,
rallegrarsi dall'abbattimento di un presidente democraticamente
eletto? Gli stanziamenti del 2003 destinati a RSF raggiungevano i
3.472.122 di euro. Secondo i rendiconti annuali, l'11% proviene dallo
stato, il 12% dal mecenatismo, il 4% dalle quotazioni e dalle
donazioni, il 15% dalla Commissione Europea, il 10% da operazioni e il
48% dalle pubblicazioni dell'organizzazione. Quest'ultima cifra
sorprende per la sua consistenza. La somma di 1.984.853 euro proviene,
suppostamene, soltanto dalla vendita dei calendari (13). Ognuno di
questi costa circa 8 euro, il che equivale a dire che RSF vende più di
248.106 calendari all'anno, cioè 680 al giorno. Cosa abbastanza fuori
misura per essere ritenuta credibile. Per quanto riguarda le spese
relative all'anno 2003, i conti dimostrano che solo il 7% dei
finanziamenti viene destinato agli aiuti diretti ai giornalisti in
difficoltà (14). Cosa succede con il rimanente 93% ? Lo si utilizza
nel lavoro di propaganda e disinformazione al servizio degli interessi
di coloro che finanziano Reporters Sans Frontieres, cioè lo stato
francese, i grandi gruppi economici e finanziari, l'estrema destra
cubana della Florida e il Dipartimento di Stato nordamericano. "La
difesa della libertà di stampa" è solo una facciata di comodo. RSF è
al servizio dei governi dei e potenti interessi economici e
finanziari. È la ragione per la quale la concentrazione dei media
nelle mani di pochi gruppi, principale minaccia alla libertà di
stampa, non è mai stata denunciata dall'organizzazione del signor
Menard. È la ragione per la quale RSF, tra gli altri, non si è mai
interessata della sorte di Mumia Abu-Jamal, giornalista nordamericano
incarcerato da oltre venti anni per i suoi scritti e per le sue
posizioni politiche. Sfortunatamente, la collusione tra il signor
Menard, i grandi gruppi mediatici e il capitale finanziario impedisce
ai cittadini di cogliere i veri obiettivi nascosti dietro una leggera
cortina nebulosa definita associativa e umanitaria.

Salim Lamrani (* Ricercatore presso l'Università della Sorbona di
Parigi) [Grazie alla redazione di Zmag.org - Znet.it]

Note
1) Robert Ménard, "Forum de discussion avec Robert Ménard", Le Nouvel
Observateur, 18 de abril de 2005. www.nouvelobs.com/forum/archives/
forum 284.html (sito consultato il 22 aprile 2005).
2) National Endowment for Democracy, "About Us." www.ned.org/about/
about.html (sito consultato il 27 aprile 2005).
3) National Endowment for Democracy, "NED Venezuela Programs".
http://www.ned.org/grants/venezuelaFacts.html (sito consultato il 27
aprile 2005).
4) Reporters Sans Frontières, " Reporters Sans Frontières dénonce une
régression de la liberté de la presse », 26 de noviembre de 2004.
http://www.rsf.org/article.php3id article=12968 a.(sito consultato il
27 aprile 2005).
5) Reporters Sans Frontières, « Deux ans après le printemps noir » :
Urgence pour 21 journalistes emprisonnés », 16 mars 2005.
http://www.rsf.org/article.php3?id article=12882 a.(sito consultato il
27 aprile 2005).
6) Colin L. Powell, Comission for Assistance to a Free Cuba,
(Washington: United States Department of State, maggio 2004).
http://www.state.gov/documents/organization/32334.pdf a.(sito
consultato il 7 maggio 2004).
7) Reporters Sans Frontières, « Aides apportées aux journalistes
emprisonnés et aux médias en difficulté », 2204.
http://www.rsf.org/article.php3?id article=7581 (sito consultato il 23
aprile 2005)
8) Reporters Sans Frontières, « Bilan 2004. L'année la plus meurtrière
depuis dix ans : 53 journalistes tués », 2005.
http://www.rsf.org/article.php3?id article=12232 (sito consultato il
23 aprile 2005).
9) Ibid.
10) El Nuevo Herald, "Castro y Chávez llaman a una alianza contra
EEUU", 30 aprile 2005.
11) Salim Lamrani, Cuba face a l'Empire: Propagande, guerre économique
et terrorisme d'Etat (Outremont, Lanctôt, 2005), capitolo VI.
12) Reporters Sans Frontières, « La liberté de la presse retrouvée :
un espoir à entretenir », luglio 2004.
http://www.rsf.org/article.php3?idarticle=10888 (sito consultato il 23
aprile 2005).
13) Reporters Sans Frontières, « Comptes de Reporters Sans Frontières
2003 », 2004. http://www.rsf.org/article.php3?id article=10589 (sito
consultato il 27 aprile 2005).
14) Ibid.

Partito della Rifondazione Comunista - "Essere Comunisti"

COMUNICATO STAMPA

Un'aggressione grave e immotivata

Nel merito degli incidenti verificatisi a Roma nel corso della
"controparata" pacifista del 2 giugno scorso, indetta dal Comitato
promotore dell'Assemblea nazionale contro la guerra del 15 maggio, si
precisa quanto segue:

a) In primo luogo va ribadito che - al di là della versione della
questura e delle fantasiose ricostruzioni di alcuni giornali - si è
trattato di una vera e propria aggressione poliziesca nei confronti di
un corteo pacifico di qualche centinaio di persone, che intendevano
condurre a termine una manifestazione regolarmente autorizzata e lungo
il percorso concordato. Dopo l'immotivato (o assurdamente motivato)
blocco del corteo da parte delle forze di polizia, dopo due ore
diinutili trattative e di estenuante fronteggiamento, le poche
compagne e i pochi compagni rimasti avevano deciso di sciogliere la
manifestazione, ripercorrendo a ritroso un breve tratto di strada.

b) E' a questo punto che, al termine di una manovra avvolgente, è
scattata la carica e il pestaggio dialcuni compagni. Tra questi
Gualtiero Alunni, assessore Prc dell' 8° Municipio di Roma (al quale
sono stati praticati sette punti sulla testa e che, al momento in cui
scriviamo, è ancora precauzionalmente ricoverato in ospedale) è stato
raggiunto alle spalle e colpito a freddo e violentemente alla nuca.
Caduto al suolo e stordito, non ha avuto nemmeno il tempo di rendersi
conto di ciò che accadeva né dell'identità del poliziotto artefice
dell'aggressione.

c) Va infine ancora sottolineata la gravità della vicenda, all'origine
della quale sta un'irresponsabile gestione della piazza da parte delle
forze di polizia nonché la grave decisione di impedire lo svolgimento
di una manifestazione pacifica e autorizzata. A motivazione di una
tale decisione, gli ufficiali di polizia presenti hanno indicato
niente meno che la presenza all'interno del corteo di uno striscione
dai contenuti indesiderati: uno striscione che imputava al ministro
dell'Interno la vergogna dei Cpt. Una motivazione evidentemente
pretestuosa, non legittimata da alcuna norma di legge, e soprattutto
grave sotto il profilo dell'elementare libertà diespressione e della
libertà di manifestare.

L'episodio suddetto non fa che accrescere la preoccupazione per il
clima da "guerra interna", lesivo dell'agibilità democratica, con cui
il governo delle destre intende reagire alla propria crisi diegemonia.
Certamente, nessun atto repressivo potrà mettere la sordina alla
volontà di pace e alla richiesta della gran parte dei cittadini del
nostro paese di far rientrare i militari italiani dall'Iraq

Bruno Steri (Forum contro la guerra – Prc- Area Essere Comunisti)

Roma, 3 giugno 2005


UN FORTE ABBRACCIO AL NOSTRO CARO GUALTIERO, CHE SI RIMETTA PRESTO!

Le compagne e i compagni di Essere Comunisti PRC di Roma

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"Cattivi segnali"

Editoriale prima pagina de il manifesto 3.6.05

Di GABRIELE POLO

E'stata una brutta festa. Saranno state anche poca cosa - come
minimizza la questura di Roma - ma quelle botte distribuite ieri a un
piccolo corteo pacifico, mentre a poche centinaia di metri la
Repubblica si celebrava in armi, segnano un pessimo compleanno. Non
s'era mai visto condizionare lo svolgimento di una manifestazione
all'esposizione di uno striscione considerato «offensivo» per il
ministro degli interni. Poco importa che quel pezzo di stoffa fosse
ben poco insultante: o le forze dell'ordine si considerano i tutori
della dignità di un ministro - riducendosi a guardia privata - oppure
l'ordine di ripiegare lo striscione incriminato è sintomo di qualcosa
di più grave e profondo.

Non sappiamo se quanto successo ieri sia frutto di un disegno
prestabilito, se Giuseppe Pisanu voglia ricamarsi addosso l'etichetta
di uomo forte magari applicando anche ai cortei le inutili direttive
sugli stadi di calcio (dove, per altro, si leggono cose infinitamente
peggiori e da cui non sarà certo estirpata la violenza con
provvedimenti di polizia). O se la «malattia» del G8 di Genova
continua a infettare questo governo. Ma, forse, dovremmo «limitarci» a
considerare anche il ministro degli interni niente di più che un
sintomo. Quello dello stravolgimento profondo dei diritti fondamentali
da parte di una rappresentanza politica sempre meno rappresentativa,
sempre più autonoma dalla società perché in crisi profonda. Una
questione che chiama in causa il degrado della democrazia, il
cambiamento per via «amministrativa» delle regole fondamentali della
Repubblica.

Il 2 giugno non è solo l'anniversario del referendum che cacciò i
Savoia e inaugurò la storia repubblicana. Quel giorno del 1946 venne
votata anche l'Assemblea costituente, in cui vennero eletti i
rappresentanti che in nome del popolo e sull'onda della resistenza
antifascista stilarono la Carta fondamentale dell'Italia democratica.
Quella Carta, all'articolo 21, afferma che «tutti hanno diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto
e ogni altro mezzo di diffusione». Un dettato che ieri è stato
violentato da un ordine insensato impartito da un gruppo di tutori
dell'ordine che a quella Carta giurano fedeltà. In questo
rovesciamento di senso vediamo l'aggressione alla Costituzione e la
sua revisione concreta, dopo le tante «limature» e annunci di modifica
fatti in sede istituzionale. E' ciò che è accaduto sulla guerra
(violazione dell'articolo 11), ciò che è successo sul lavoro e sui
diritti sociali (ignorando gli articoli 1 e 3). Un elenco che potrebbe
continuare mettendo a confronto le scelte politiche con il testo
costituzionale. Una serie di fatti formano un processo, quello in atto
dà tristemente corpo a uno spaventoso stato post-costituzionale.

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"Roma: la polizia carica i pacifisti"

di Checchino Antonini

Liberazione, 3 giugno 2005

Sulla rotaia del tram che va a Trastevere il sangue resterà a lungo,
seccato dal sole di giugno. Qualcuno prova a fare ombra su Gualtiero
Alunni, stramazzato tra due auto e ferito alla nuca da una
manganellata, con una bandiera dei Cobas. Al S. Camillo gli metteranno
sette punti ma, ha perso troppo sangue, passerà la notte in ospedale.
Alunni, 52 anni, è un assessore municipale di Rifondazione, lo
conoscono tutti. Ha le idee chiare e un carattere dolce.

Sono appena passate le 13. La furia di 200 tra agenti e carabinieri in
assetto di guerra non è durata molto. Quanto bastava per mandare
all'ospedale Alunni, ferire un altro ragazzo e lasciare segni su altre
schiene e teste. Manganelli impugnati alla rovescia che fanno più
male. Manganelli che sfasciano macchine parcheggiate. Inorridisce il
capo di gabinetto di Veltroni, Luca Odevaine, che tenta di avvicinare
il responsabile della piazza. Ma in quel momento il funzionario sembra
posseduto da uno spirito maligno. Gli dà del «testa di cazzo», come a
chiunque altro gli capiti a tiro. A pochi metri due agenti in
borghese, superdotati e ben armati, minacciano pesantemente il
vicepresidente del consiglio provinciale, Nando Simeone (Prc), che
tiene il tesserino bene in vista mentre cerca di verificare le
condizioni di Michele Monopoli, 38 anni, malconcio e ammanettato come
un animale in un Ducato della celere. Diranno di averlo fatto solo per
identificarlo. Diranno tante cose, perfino che non ci sono state
cariche ma solo reazione a insulti e lanci di sassi e bastoni.
Tenteranno di far credere che 200 robocop surriscaldati siano stati
circondati da un centinaio, tante neerano rimaste, di persone
abbigliate come per andare al mare. Un video della questura mostra
qualche pacifista indignato che alza la voce. I tg conieranno
l'inedita frase di "striscione non autorizzato".

Forse, però, è il caso di iniziare dal principio. Sono passate da poco
le 11 quando 200 pacifisti muovono da Porta S. Paolo verso Campo
de'Fiori per sfiorare appena la zona rossa della parata militare che
celebra la partecipazione italiana alla guerra globale. Pochi minuti
dopo il brusco stop da parte di un cordone massiccio diagenti con i
rinforzi che arrivano sgommando dalla Bocca della Verità. La versione
ufficiale, sciorinata in piazza dai dirigenti di ps, recita di uno
striscione avvistato dall'elicottero. Dicono che rappresenterebbe un
vilipendio. Lo andiamo a leggere: "Pisanu: la vergogna dell'Italia,
chiudiamo i Cpt". E' un lenzuolo striminzito parecchio dietro il
camion d'apertura che reca la parola d'ordine del corteo: meno spese
militari, più spese sociali. Il poco popolo che gli va dietro è fatto
da gente di Rdb, Cobas, Rifondazione, centri sociali, Action,
collettivi universitari, alcuni venuti anche da Napoli come Francesco
Caruso, altri da Milano. Lo striscione "non autorizzato" è stato
scritto dagli stessi antirazzisti che, pochi giorni fa, hanno
protestato fino a convincere la compagnia aerea Blu Panorama a non
fornire velivoli per i rimpatri forzati di migranti. Ora cercano di
mettere in piedi un osservatorio su Ponte Galeria, il Cpt romano, e
un'unità di crisi nazionale.

Il diktat delle polizie di consegnare lo striscione ricorda a qualcuno
quello che succedeva quando Kossiga era presidente e non gradiva che
si ricordasse quello che fece a Giorgiana Masi. La trattativa è
concitata. Russo Spena, deputato Prc, chiede in base a quale legge sia
possibile la sospensione di una manifestazione. E chi lo sa!,
rispondono candidi i funzionari lasciando intendere che l'ordine viene
dall'alto, più in alto dell'elicottero dalla vista aguzza. Il
prefetto, interpellato telefonicamente, declina ogni responsabilità,
il questore non avrebbe saputo fornire spiegazioni.

Si decide così di portare in testa lo striscione e di iniziare una
pressione simbolica sulla muraglia di caschi, anfibi e optional che,
però, non fa una piega. Volano parole e spintoni ma sembra finita lì,
dopo un lungo faccia a faccia dove la muraglia blu mostra perfino un
minimo diumanità. Il corteo gira su se stesso e fa per tornare sui
suoi passi passando per le strade interne di Testaccio. E' allora che
i cordoni di guardie perdono la testa. Non ci vuole granché ad
accerchiare i pochi manifestanti rimasti. Manganelli rovesciati e giù
botte e insulti e una poliziotta arraffa lo striscione, ormai celebre,
e scappa come una rugbista. La vista del sangue sembra placare
celerini e carabinieri. Può passare l'ambulanza per Gualtiero, può
aver luogo una prima assemblea all'ombra della Piramide per ragionare
insieme sull'impressionante salto di qualità della repressione. Si
dirà del deficit democratico di un paese dove non si può dire che i
Cpt siano una vergogna (Fiom), verrà denunciata l'assenza di certa
sinistra - i grandi giornali hanno ignorato completamente la
controparata - che ha lasciato i pacifisti in balìa del regime
(Bastaguerra) sacrificandoli a un rapporto più morbido con la guerra e
il governo (Progetto comunista del Prc). Naturalmente Cobas, Action, e
Rifondazione chiedono anche di risalire alla filiera delle
responsabilità, domandano una presa di posizione del centrosinistra.
Martedì prossimo alla Provincia ci sarà una grande assemblea cittadina.

riceviamo e giriamo:

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URGENTE


Manifestazione per il ritiro delle truppe dall'Iraq a Roma, prima
bloccata e poi aggredita dalle forze dell'ordine. Tutti devono
prendere posizione. Il governo è responsabile


COMUNICATO STAMPA

Non resteranno senza conseguenze politiche i gravi fatti accaduti
questa mattina a Roma. La manifestazione dell'arcipelago NOWAR
convocata in concomitanza con la parata militare del 2 giugno per
chiedere l'immediato ritiro dei militari italiani dall'Iraq, è stata
oggetto di una gravissima violazione delle libertà e dell'agibilità
democratica nel nostro paese.

La manifestazione era regolarmente autorizzata con un percorso
previsto da Porta S. Paolo, via Mormorata, Viale Trastevere, Torre
Argentina e si sarebbe concluso con un comizio a Campo de' Fiori dove
sarebbe intervenuto anche un medico iracheno di Falluja per
testimoniare gli orrori di una guerra ingiusta ed illegale. Ma il
governo aveva deciso che la città di Roma il 2 giugno non dovesse
vedere persone che invocano la fine della guerra e il ritiro delle
truppe dall'Iraq.

Il corteo è stato invece arbitrariamente bloccato alla fine di via
Marmorata (dopo appena 500 metri) con il pretesto di uno striscione
all'interno della manifestazione. Le parole testuali dello striscione
erano "Pisanu vergogna della Repubblica. Chiusura dei CPT", dunque
tutt'altro che offensivo o lesivo. La trattativa per sbloccare la
situazione è durata almeno un'ora. Nulla da fare e il corteo decide di
tornare sui suoi passi e di concludersi nella vicina piazza di
Testaccio (a circa 200 metri da dove era stato bloccato).

Le forze dell'ordine a quel punto hanno bloccato tutte le strade
chiudendo ogni via d'uscita alla manifestazione, dando vita sul lato
di Testaccio ad una vera e propria "tonnara" (manganellate violente,
gratuite, inaspettate), una scelta questa che ha colto di sorpresa non
solo i manifestanti ma anche numerosi funzionari di polizia.

Due manifestanti colpiti con violenza alla testa sono stati ricoverati
all'ospedale S. Camillo. Altri sono stati feriti in modo meno grave.
Un giovane manifestante è stato fermato e poi rilasciato in seguito
alle pressioni dei parlamentari presenti. Una manifestazione pacifica,
autorizzata e partita con grande tranquillità è stata così trasformata
in uno "scenario da Genova" di quattro anni fa.

Gli organizzatori della manifestazione denunciano con forza il
sospetto che la cabina di regia di questa violenta, inaspettata e
gratuita repressione, sia la stessa che quattro anni fa a Genova
decise di stroncare i movimenti sociali.

L'arcipelago NOWAR si sente confortato nei suoi obiettivi dalla
maggioranza della popolazione che anche in recente sondaggio (Eures)
ha confermato che per il 67% vuole il ritiro delle truppe. D'altro
canto il governo è pienamente responsabile dei morti che si stanno
accumulando in Iraq solo per far arricchire gli azionisti
dell'ENI-AGIP che a Nassyria avevano stabilito le loro concessioni
petrolifere ancora prima dell'inizio della guerra.

Il movimento contro la guerra respinge totalmente la versione
edulcorata e non vera fornita dalla Questura agli organi di stampa.
Questa mattina a Roma si sono consumati fatti gravissimi e lesivi
della democrazia nel nostro paese.

Per martedì è stata convocata una assemblea cittadina per decidere una
nuova manifestazione. Saranno presentate numerose interrogazioni
parlamentari ed è stato chiesto anche al Sindaco e al Prefetto di Roma
di prendere posizione.


Roma, 2 giugno

Il movimento contro la guerra(info: 348-7213309)

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Chi ha paura del movimento che chiede il ritiro delle truppe dall'Iraq?


La manifestazione del movimento contro la guerra convocata
dall'assemblea nazionale del 15 maggio in concomitanza con la parata
militare del 2 giugno, ha riaffernato la richiesta dell'immediato
ritiro dei militari italiani dall'Iraq, ma è stata oggetto di una
gravissima violazione delle libertà e dell'agibilità democratica nel
nostro paese. Il governo aveva deciso che la città di Roma il 2 giugno
non dovesse vedere persone che invocano la fine della guerra e il
ritiro delle truppe dall'Iraq: Ha avuto il terrore della
"contaminazione" di contenuti che il movimento avrebbe potuto
socializzare anche a chi magari era andato a vedere la parata militare.

Questo governo ha ormai paura della sua incapacità nel continuare a
gestire una scelta impopolare come quella della guerra in Iraq che sta
provcando sempre più lutti tra gli iracheni e tra gli stessi militari
italiani.

Il movimento contro la guerra infatti si sente confortato nei suoi
obiettivi dalla maggioranza della popolazione che anche in recente
sondaggio (Eures) ha confermato come per il 67% vuole il ritiro delle
truppe. D'altro canto il governo è pienamente responsabile dei morti
che si stanno accumulando in Iraq solo per far arricchire gli
azionisti dell'ENI-AGIP che a Nassyria avevano stabilito le loro
concessioni petrolifere ancora prima dell'inizio della guerra.

Una manifestazione regolarmente autorizzata con un percorso previsto
da Porta S. Paolo, via Marmorata, Viale Trastevere, Torre Argentina e
che si sarebbe conclusa con un comizio a Campo de' Fiori dove sarebbe
intervenuto anche un medico iracheno di Falluja per testimoniare gli
orrori di una guerra ingiusta ed illegale, è stata invece
arbitrariamente bloccata alla fine di via Marmorata (dopo appena 500
metri) con il pretesto di uno striscione all'interno della manifestazione.

Le forze dell'ordine hanno bloccato tutte le strade chiudendo ogni via
d'uscita alla manifestazione, dando vita sul lato di Testaccio ad un
vero e proprio pestaggio (manganellate violente, gratuite, inaspettate).

Due manifestanti - tra cui l'assessore dell'VIII Municipio di Roma
Gualtiero Alunni - sono stati colpiti con violenza alla testa sono
stati ricoverati all'ospedale S. Camillo. Altri sono stati feriti in
modo meno grave. Un giovane manifestante è stato fermato e poi
rilasciato in seguito alle pressioni dei parlamentari presenti. Una
manifestazione pacifica, autorizzata ed estremamente tranquilla è
stata così trasformata in uno "scenario da Genova" di quattro anni fa.

Vogliamo denunciare con forza il sospetto che la cabina di regia di
questa violenta, inaspettata e gratuita repressione, sia la stessa che
quattro anni fa a Genova decise di stroncare i movimenti sociali per
impedirgli di "disturbare" il manovratore Bush. Il servilismo e le
difficoltà di questo governo stanno partorendo mostri.

Il silenzio della maggioranza delle forze del centro-sinistra sulla
guerra era già indecente, se non sentiranno il dovere di prendere
posizione contro il pestaggio e l'attacco alla libertà d'espressione
avvenuta a Roma, dovranno anch'esse assumersi le proprie responsabilità.

La versione falsa fornita dalla Questura agli organi di stampa cerca
di occultare e manipolare quanto accaduto, ma i testimoni c'erano e
sono tanti. Questa mattina a Roma si sono consumati fatti gravissimi e
lesivi della democrazia nel nostro paese. La guerra è entrata
definitivamente dentro casa nostra.


Comitato Nazionale per il ritiro dei militari italiani dall'Iraq

viadalliraqora @libero. it


Roma, 2 giugno 2005

il comitato per il No per opera di alcune forze e personaggi boicotta la
manifestazione alla base navale e organizza un incontro con invito al
sindaco e al presidente della provincia (che si ringrazia per la
collaborazione).
l¹azione di questo comitato diventa incopatibile con la mobilitazione che
noi abbiamo indetto il 2 giugno in coordinamento con le iniziative che si
terranno a livello nazionale e decise nell'assemblea di Roma del 15/5.

E¹ incompatibile che la battaglia contro la Base Navale veda il Sindaco di
Taranto e il Presidente della Provincia come "interlocutori", addirittura
"invitati", "collaboratori" (la Provincia) e non come una delle principali
controparti/responsabili locali della lotta della popolazione di Taranto
contro la Base.
Neppure un anno fa, in occasione della nostra iniziativa contro
l¹inaugurazione della Base Navale, siamo andati giustamente a contestare la
parata/festa fatta il giorno prima dalla Di Bello con le principali autorità
militari e istituzionali; neanche un anno fa abbiamo denunciato l¹appoggio
esplicito, a parole e nei fatti, dato alla nuova Base e ai suoi piani dalle
amministrazioni locali; e oggi troviamo il Comitato ad invitare queste
stesse istituzioni, facendo una gravissima opera di mistificazione verso la
gente del loro ruolo effettivo.
Ma temiamo che ci sia anche qualcosa di più grave: che tipo di
collaborazione sta dando all¹assemblea che fate il 2 la Provincia di
Taranto, per cui voi la ringraziate? Come si può chiedere appoggio e
collaborazione (contributo finanziario alla sponsorizzazione
dell¹iniziativa?) a chi è corresponsabile dei piani di militarizzazione, di
guerra, di morte, di attacco alla salute nella nostra città?

In nessun altra città in cui si sta lottando realmente contro le Basi e la
militarizzazione si è arrivati a tanto? Anzi ci sono degli esposti contro le
Ammnistrazioni, come noi stessi vogliamo fare a Taranto.

Così il Comitato dei 2 NO ha già cambiato natura!
Così si dimostra quello che noi temevamo e per cui abbiamo per mesi portato
una battaglia di linea nel Comitato: non si tratta di diverse proposte, più
o meno opportune, si tratta di due line e vie contrapposte per la lotta alla
Base Navale: la linea che noi stiamo sostenendo, di lotta, di coinvolgere
via via come reali protagonisti di questa lotta i lavoratori, i giovani, gli
antimperialisti, la gente di Taranto, le forze contro la militarizzazione e
la guerra sul piano nazionale; e la linea che prende a riferimento e di
fatto si affida alle istituzioni, usando il discorso della ³gente², della
difficoltà attualmente di una mobilitazione di massa a Taranto, in maniera
strumentale, per fare in realtà altro.
Ed è sintomatico che chi si riempie la bocca della "gente", chi dice che il
Comitato è dei "cittadini", chi è contro la presenza nel Comitato di partiti
e forze politiche, poi per le iniziative si rivolge proprio ai partiti ma
presenti nelle istituzioni.
Su questa strada anche le tensioni sincere di denuncia della Base e dei suoi
piani, prendono una china pericolosa e impotente a lottare realmente contro
la Base Navale.

Diventa, quindi, sempre più necessario che si costruisca un vero Comitato di
Lotta contro la Base Navale. E facciamo appello alle forze, ai singoli
sinceramente contro la Base presenti nel Comitato dei 2 no a decidere subito
quale battaglia si vuole fare.

A questi resta sempre il nostro caldo invito a venire al Convegno e al
presidio alla Base Navale il 2 giugno.

per Slai Cobas telefax 099_4792086
cell.347_5301704
cobasta@...
Calderazzi Margherita

TA. 25.5.05

2 giugno 2005
ore 9/14
convegno antimilitarista
e antimperialista
c/o Hotel Principe Ple Bestat Taranto

ore 16 presidio manifestazione alla Base Navale Chiapparo (v.le Jonio)
Taranto

@contro la trasformazione della nuova base navale in Mar grande in avamposto
USA/NATO nel Mediterraneo nel quadro della guerra infinita di Bush per il
controllo geopolitico del medioriente e Golfo
@contro il possibile passaggio/presenza di sommergibili nucleari nella Base
e contro ogni riproposizione del nucleare nel nostro paese e nel sud in
particolare
@contro il massiccio aumento delle spese militari per la guerra esterna e
interna con il Opretesto¹ del terrorismo a danno delle spese sociali e del
lavoro, dello sviluppo economico del territorio
@per la smilitarizzazione del territorio a Taranto, in Puglia, nel sud
@per un sud solidale con gli immigrati e le lotte di liberazione dei popoli
oppressi, contro la repressione e criminalizzazione di chi lotta contro le
basi, la guerra, il nucleare, i cpt e il razzismo

Taranto non é né deve essere città di guerra come ai tempi del fascismo
La Puglia non é né deve essere zona di guerra e va smilitarizzata
Il Sud non é zona di guerra !via le Basi Usa/Nato dalla nostra terra !


per adesioni Slai Cobas Taranto
per un comitato di lotta contro la base navale, la guerra e il nucleare
cobasta@... - O99/4792086 - 347/6301704