Informazione

( fonte: Scienzaepace mailing list -
http://liste.comodino.org/wws/info/scienzaepace
http://www.scienzaepace.it )


Il Male invisibile, sempre più visibile


E' uscito il volume:
AA.VV., "Il male invisibile, sempre più visibile. La presenza militare
come tumore sociale che genera tumori reali", a cura di Massimo
Zucchetti per il Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra.
Editore Odradek (Roma), giugno 2005, pp.284, euro 16,00.

La prima presentazione del libro avverrà presso la Libreria Comunardi,
Via Bogino 2, Torino, tel 011.8170036, il 30 giugno 2005 alle ore 21:00.

Un'altra presentazione avverrà praticamente al Camping Darby (PISA) il
30 giugno:
GIOVEDI' 30/06
Ore 17,00 Dibattito: DANNI VISIBILI E INVISIBILI DELLA GUERRA -
Conseguenze ambientali e sanitarie delle nuove guerre
Relatori: Giorgio Ferrari, Redazione Rosso Vivo; Monica Zoppè,
Scienziat* Italian* contro la guerra, Pisa; Mauro Cristaldi, Scienziat*
Italian* contro la guerra, Roma; Alberto Tarozzi, Scienziat* Italian*
contro la guerra, Bologna; Della Pina, Docente presso Corso di Laurea
in Scienze della Pace, Pisa. Coordina: Fabrizio Bertini, Coordinamento
dei Comitati Popolari liguri e toscani per la difesa dell'ambiente.

Un'altra/altre due presentazioni dovrebbero farsi in Sardegna nella
settimana dal 4 al 10 luglio, una alla Maddalena e l'altra a Sassari
presso la Libreria Odradek, caffè letterario di Rita Marras. Seguono
dettagli appena possibile.

**********************************************************
Per organizzare presentazioni del libro rivolgersi al curatore:

Prof. Dr. Massimo Zucchetti
DENER - Politecnico di Torino
Corso Duca degli Abruzzi 24 - 10129 Torino (ITA)
Tel./Fax  +39 - 011 - 564.4464 / 4499
email: zucchetti(a)polito.it
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Dalla quarta di copertina, una breve presentazione:

Il male invisibile, sempre più visibile. La presenza militare come
tumore sociale che genera tumori reali.

Se non dovesse risultare chiaro il titolo - a dire il vero non
immediatamente evidente - di questo volume, più chiaro è il
sottotitolo, che si riferisce alle conseguenze immediate e striscianti
di questa presenza sull’ambiente nel quale viviamo e sulla nostra
salute. Parliamo della mentalità militare che pervade sempre più il
nostro tessuto sociale, con un sistema di valori che desta repulsione
nella nostra coscienza civile. Parliamo delle conseguenze devastanti
sulla salute e sull’ambiente delle popolazioni cosiddette “nemiche”.
Parliamo delle conseguenze altrettanto devastanti sui corpi e sulle
menti dei “nostri”, di chi il militare e la guerra è mandato o
comandato a farli senza sapere. Parliamo di un tumore sociale quale il
drenaggio delle nostre risorse e del nostro lavoro, un tumore sociale
che non fa altro che generare tumori reali: non solo nei nostri corpi,
ma anche nella mente nostra e delle generazioni a venire.
Crediamo sia arrivato il momento di sollevare il velo di censure,
compiacenze, ignoranza coltivata ad arte che ricopre il mondo militare.
Vogliamo contribuire a rendere visibile e vivido questo male invisibile
che avvelena la nostra società. L’esistenza di una macchina complessa
come l’organizzazione militare non è di per sé evidenza della sua
indispensabilità. Occorre andare avanti, occorre andare oltre.

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Il Male invisibile, sempre più visibile
La presenza militare come tumore sociale che genera tumori reali.

Indice del Volume

01 - Introduzione (Elisabetta Galeotti, Massimo Zucchetti)
02  Programma del Convegno di Asti  del 4.2.2005
03 - Ringraziamenti
04  Introduzione alla Sezione 1  NOI, che la guerra siamo
andati/mandati a farla
05 - Falco Accame: “La Truffa del Segreto di Stato. I Servizi Segreti e
le Stragi”.
06 - Valerio Gennaro, Silvana Salerno: “Per uno studio epidemiologico
sui soldati italiani inviati in Bosnia e Kosovo nel conflitto tra
segreti e rischi di cancro”.
07 - Testimonianza dei Coniugi Garro-Cremona, genitori di Roberto
Garro, Referenti del Co.Ge.Mil.,  Comitato Genitori di Militari  Caduti
in Tempo di Pace.
08  Introduzione alla Sezione 2  LORO, che subiscono le conseguenze
delle guerre. Con un addendum: sarà l’Iran il prossimo cattivo di turno?
09 - Alberto Tarozzi, Federica Alessandrini, Zivkica Nedanovska: “Le
conseguenze striscianti di una guerra chimica. Informazioni e rimozioni
nel caso della 'ex-jugoslavia”
10 - Massimo Zucchetti: “Scenari di esposizione futura In Iraq:
convivere con l’uranio impoverito”
11 - Franco Marenco “Libertà duratura?”
12 - Mauro Cristaldi: “La nocività come strategia globale di dominio”
13  Introduzione alla Sezione 3  NOI, che studiamo la guerra e
proponiamo la pace come alternativa: potremo ancora farlo?
14 - Nanni Salio, “Cosa faresti con un trilione di euro all'anno? Costi
di opportunità e alternative al complesso
militare-industriale-scientifico-corporativo”
15 - Marco Cervino, S. Corradini, S. Diavolio: “La militarizzazione
(europea e italiana) dell'osservazione della terra dallo spazio”
16 - Chiara Cavallaro: “La revisione delle leggi penali militari (di
pace e di guerra) dello stato italiano”
17 - Vito Francesco Polcaro “Le vere armi di distruzione di massa: le
armi leggere”
18 - Mario Vadacchino “Un male immateriale: il danno alla democrazia ed
il pericolo di guerra nucleare”
19 - Angelo Baracca “I Legami tra Nucleare Civile e Militare: Ieri,
Oggi e (Soprattutto) Domani”
20 - Francesco Spinazzola, Monica Zoppè: “Le nuove guerre: armi
biologiche anche da noi?”
21  Introduzione alla Sezione 4  LORO, che le basi della guerra ce
l’hanno sotto casa
22 - Mariella Cao: “Sardegna sentina della portaerei Italia”, Comitato
“Gettiamo le basi” della Sardegna.
23 - Maia Maiore: “La Maddalena: una Comunità in Via di Estinzione”,
Comitato Cittadino Spontaneo di La Maddalena (COCIS), Sardegna.
24 - Fabrizio Aumento “Determinazione di radioattività in matrici
biologiche marine intorno alla Base de La Maddalena”
25 - Documento del “Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra”
sulle ricerche ambientali in Sardegna.
26 - Intervento di Sergio Olivieri, Assessore alla Protezione Civile
del Comune della Spezia
27 - Massimo Zucchetti “Sosta di unità navali militari a propulsione
nucleare nei porti italiani: dall’esame dei Piani di emergenza esterna
una semplice conclusione”
28 - Francesco Iannuzzelli: “Informare per disarmare. L'esperienza di
un'associazione di volontariato dell'informazione nella lotta contro la
presenza delle basi militari”.

***********************************

Meglio tardi che mai?

Con 10 anni di ritardo la BBC "scopre" da un articolo del Vecernje
Novosti che anche in Bosnia ci sono stati casi di decapitazioni. L'ANSA
si accoda subito, precisando però in maniera quasi razzista che si
tratta di un giornale "nazionalista serbo", in maniera da depotenziare
subito l'articolo alla prima riga.

A giudicare dai tempi, dovremo attendere il 2009 per vedere riportati
sulla BBC e sull'ANSA i casi di decapitazioni in Kosovo...

( a cura di Pino.
Sulle decapitazioni effettuate dagli alleati della NATO in Kosmet vedi
ad esempio:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3163
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2997
http://resistance.chiffonrouge.org/article.php3?id_article=291
http://groups.yahoo.com/group/decani/message/77934
e le foto su:
http://www.novosti.co.yu/zlocin.htm
http://www.antic.org/KLA
http://www.kosovo.com/kla_decapit.jpg
http://www.kosovo.com/kla_decapit.pdf )

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BOSNIA: SU GIORNALE FOTO DECAPITAZIONE PRIGIONIERO SERBO
 
(ANSA) - ROMA, 16 giu - Un giornale nazionalista serbo ha pubblicato la
fotografia di un soldato musulmano che decapita un prigioniero serbo
durante la guerra civile in Bosnia Erzegovina del 1992-95. Lo ha
scritto oggi la Bbc nel suo sito online. L'immagine e' presa da un
video privato girato durante il conflitto.

Il Tribunale penale internazionale per i crimini di guerra in ex
Jugoslavia (Tpi) ha respinto l'accusa del giornale di non aver voluto
mostrare il video a causa della sua brutalita', secondo la Bbc.

L'uomo decapitato, secondo il giornale Vecernje Novosti, di Belgrado,
e' Rade Rogic, della cittadina bosniaca di Sanski Most. Il giornale ha
detto che i suoi giornalisti hanno potuto visionare il video privato
della 505 brigata 'Buzim' delle forze armate del governo bosniaco in
cui si vedono mucchi di cadaveri mutilati, villaggi incendiati e la
decapitazione di Rogic.

La pubblicazione della foto avviene una settimana dopo che la
televisione serba ha trasmesso un video in cui si vedono paramilitari
serbo bosniaci che uccidono prigionieri musulmani a Srebrenica, 10 anni
fa. Il video e' stato mostrato al Tpi e in seguito a cio' almeno 12 dei
miliziani serbi che vi compaiono sono stati arrestati. (ANSA). LG

16/06/2005 08:04

[ Dal Comitato britannico per la Difesa di Slobodan Milosevic -
http://www.free-slobo-uk.org/ (CDSM UK) - riceviamo e giriamo ]

Dear Friends,
The article below was written for a political journal in the north of
England, it does not deal exclusively with Yugoslavia.
However we are circulating it on our CDSM lists as it may be of
interest.  IJ.

 
KOSOVO, CRIMINALITY & TONY BLAIR.


By Ian Johnson


"It is dangerous to be right when the government is wrong". – Voltaire.


Following the illegal Nato attack on the Federal Republic of Yugoslavia
British prime minister Tony Blair made a speech in his Sedgefield
constituency in which he complained about the restrictions of current
international law in the ‘changed circumstances of the present’. He
bemoaned the fact that the actions of his government continually came
into conflict with the accepted norms of international law. Rather than
examine the conduct of his own government Blair called for changes in
the law, which would allow for ‘more flexibility’.

In this call he was echoing the demands of the new United States
president George Bush.

Today we can witness the result of this process of change as expressed
in the invasion and occupation of Iraq and in the reactionary and
anti-democratic US Patriot Act and the imminent introduction of new
British ‘terrorism laws’.

Both these developments permit the detention and arrest of US or
British citizens without the need to provide evidence of guilt, without
even a charge being laid, without the accused being allowed access to
legal counsel and the right of US and British governments to hold
indefinitely all those who are named by the relevant politician. The
‘due process of law’ is abandoned and eight hundred years of judicial
development is eradicated at the whim of a politician.

As journalist John Pilger noted prior to the recent British general
election:

"By voting for Blair, you will invite more lies about terrorist scares
in Britain so that totalitarian laws can be enacted. "I have a horrible
feeling that we are sinking into a police state," said George
Churchill-Coleman, the former head of Scotland Yard's anti-terrorist
squad. Like the fake reasons for Blair's tanks around Heathrow on the
eve of the greatest anti-war demonstration in British history, so
anything, any scare, any arrest, any "control order", will be
possible". (New Statesman 21/4/05).

While these developments have caused outrage it has not been generally
recognised that the blueprint for the attack on international law and
on democratic and civil rights that US and British citizens are now
facing can be found in the previous, illegal, establishment of the UN
ad hoc tribunals, the International Criminal Tribunal for the former
Yugoslavia (ICTY) and the International Criminal Tribunal for Rwanda
(ICTR).

For instance it is clear to anyone following the Slobodan Milosevic
trial at the ICTY that he is not using his defence case to defend
himself, he is using it to expose the truth about what was done to
Yugoslavia, and he is using his defence case to defend Yugoslavia and
its people and by extension he is exposing the corruption of legal
norms and the shattering of international law being undertaken by Blair
and Bush with Clinton before him.

INTERNATIONAL.

In 1999 Blair became the cheerleader in chief for the Nato aggression
against Yugoslavia, a nation that had never attacked another country,
nor indeed had ever threatened to do so.

The term ‘humanitarian intervention’ was coined to justify this illegal
act and a propaganda campaign launched that was reminiscent of 1930s
Germany with its falsifications, faked photographs and unsubstantiated
‘evidence’ of ‘ethnic cleansing’, ‘mass graves’ and ‘rape camps’,
claims that were later so discredited that some British newspapers
actually apologised to their readers for misleading them.

The Daily Mail of 5th November 1999 stated,

"The scale on which the public was misled about the atrocities…and not
just Nato’s bombing ‘successes’….threatens to be mind-boggling."

Emilio Perez Pujol, head of the Spanish Forensic Team in Kosovo,
attached to the International Criminal Tribunal, commented on the 12th
October 1999, " I called my people together and said, ‘We’re finished
here’. I informed my government and told them the real situation. We
have become part of a semantic pirouette by the war propaganda machine,
because we did not find one…not one…mass grave.’

The New Statesman issue of 15th November 1999 stated, ‘Other atrocities
of particular media interest, such as the ‘rape camps’ that so
horrified Cherie Blair, are turning out to be fiction.’

Doctor Richard Munz who was based at Stenkoval Refugee Camp confirmed
that, ‘The majority of media people I talked to, came here and looked
for a story which they had written already. The entire time we were
here, we had no cases of rape.’

Blair’s claim that, ‘up to 100,000 Kosovars have been murdered’ was
also later exposed as untrue by Andrew Alexander who wrote in November
1999 in the Daily Mail,

"The head of the Spanish team sent out ready to provide 2000 post
mortems, left last month having found only 187 corpses, some of which
may have been bombing casualties!"

However, by the time these and many other similar reports had come out
the damage had been done, and Blair was in a position to use one of his
favourite phrases, ‘let’s move on’. That a sovereign nation had been
destroyed, that thousands had died, that the entire region was now in
chaos, was to Blair of no relevance.

(Coincidentally his phrase of ‘let’s move on’ is now being used in
regard to Iraq and the non-existent WMDs).

Blair’s reasons for destroying Yugoslavia had little to do with
‘humanitarian’ concerns but had everything to do with the sections of
society he actually represents.

It is relevant to note that prior to his first election victory in 1997
Blair and his colleagues spent much of their time convincing Wall
Street and the City of London financial institutions that their
interests would be ‘safe in the hands of a future Labour government’.
Indeed Blair hosted so many dinners and cocktail parties for this
financial elite that the nickname for the Labour party in the City of
London is ‘the prawn cocktail party’.

Moreover, even at this early date, Blair felt confident enough to
inform the assembled bankers at a meeting of the International Bank for
Reconstruction and Development that ‘when the East is opened up it will
be bonanza time for the banks’.

Indeed the East is being opened up just as Blair promised his financier
friends. But what has this development meant for the inhabitants of
these countries?

James Petras in his article (http://globalresearch.ca/articles/PET406B
) outlined the results of this road as seen in countries over the last
fifteen years. His findings are worth quoting at length:

‘In Poland, the former Gdansk Shipyard, point of origin of the
Solidarity Trade Union, is closed and now a museum piece. Over 20% of
the labor force is officially unemployed (Financial Times, Feb. 21/22,
2004) and has been for the better part of the decade. Another 30% is
"employed" in marginal, low paid jobs (prostitution, contraband, drugs,
flea markets, street venders and the underground economy). In Bulgaria,
Rumania, Latvia, and East Germany similar or worse conditions prevail:
The average real per capita growth over the past 15 years is far below
the preceding 15 years under communism (especially if we include the
benefits of health care, education, subsidized housing and pensions).
Moreover economic inequalities have grown geometrically with 1% of the
top income bracket controlling 80% of private assets and more than 50%
of income while poverty levels exceed 50% or even higher. In the former
USSR, especially south-central Asian republics like Armenia, Georgia,
and Uzbekistan, living standards have fallen by 80%, almost one fourth
of the population has out-migrated or become destitute and industries,
public treasuries and energy sources have been pillaged. The
scientific, health and educational systems have been all but destroyed.
In Armenia, the number of scientific researchers declined from 20,000
in 1990 to 5,000 in 1995, and continues on a downward slide (National
Geographic, March 2004). From being a center of Soviet high technology,
Armenia today is a country run by criminal gangs in which most people
live without central heat and electricity’.

Highlighting how the privatisation process has undermined the public
health system in these countries Petras goes on to observe:

‘A big contributor to the AIDS epidemic are the criminal gangs of
Russia, Eastern Europe, the Balkans and Baltic countries, who trade in
heroin and each year deliver over 200,000 'sex-slaves' to brothels
throughout the world. The violent Albanian mafia operating out of the
newly "liberated" Kosova (sic) controls a significant part of the
heroin trade and trafficking in sex-slaves throughout Western Europe
and North America. Huge amounts of heroin produced by the US allied
warlords of "liberated" Afghanistan pass through the mini-states of
former Yugoslavia flooding Western European countries’.

If we are to accept that Blair’s interventionist policies intentionally
destabilise countries then it is a valid question to ask how can this
policy assist his friends on Wall Street and in the City of London?

To clarify this it is worthwhile to quote some extracts from Naomi
Klein’s work ‘The Rise of Disaster Capitalism’ (May 2005).

Commenting on the reconstruction of countries hit by disaster or war,
Klein notes:

‘And there is no doubt that there are profits to be made in the
reconstruction business. There are massive engineering and supplies
contracts ($10 billion to Halliburton in Iraq and Afghanistan alone);
"democracy building" has exploded into a $2 billion industry; and times
have never been better for public-sector consultants--the private firms
that advise governments on selling off their assets, often running
government services themselves as subcontractors.
But shattered countries are attractive to the World Bank for another
reason: They take orders well. After a cataclysmic event, governments
will usually do whatever it takes to get aid dollars--even if it means
racking up huge debts and agreeing to sweeping policy reforms.

In Afghanistan, where the World Bank also administers the country's aid
through a trust fund, it has already managed to privatize healthcare by
refusing to give funds to the Ministry of Health to build hospitals.
Instead it funnels money directly to NGOs, which are running their own
private health clinics on three-year contracts. It has also mandated
"an increased role for the private sector" in the water system,
telecommunications, oil, gas and mining and directed the government to
"withdraw" from the electricity sector and leave it to "foreign private
investors." These profound transformations of Afghan society were never
debated or reported on, because few outside the bank know they took
place:
The changes were buried deep in a "technical annex" attached to a grant
providing "emergency" aid to Afghanistan's war-torn infrastructure—two
years before the country had an elected government".

Klein further observes that:

".. the reconstruction industry works so quickly and efficiently that
the privatizations and land
grabs are usually locked in before the local population knows what hit
them.

"..The fires were still burning in Baghdad when US occupation officials
rewrote the investment laws and announced that the country's
state-owned companies would be privatized."

Consequently, the destabilisation or actual destruction of sovereign
countries creates the conditions for the privatisation of state owned
enterprises, and the reshaping and restructuring of once independent
economies into market-orientated and World Bank and IMF dependent
states.

In the pursuit of privatisation and bigger profits even natural
disasters are not necessarily a bad thing, as observed by one of Tony
Blair’s ideological colleagues in the US, the quite revolting
Condoleezza Rice, who described the tsunami disaster as "a wonderful
opportunity" that "has paid great dividends for us."

Klein comments on the actions of the World Bank:

"Now the bank is using the December 26 tsunami to push through its
cookie-cutter policies. The most devastated countries have seen almost
no debt relief, and most of the World Bank's emergency aid has come in
the form of loans, not grants. Rather than emphasizing the need to help
the small fishing communities--more than 80 percent of the wave's
victims—the bank is pushing for expansion of the tourism sector and
industrial fish farms. As for the damaged public infrastructure, like
roads and schools, bank documents recognize that rebuilding them "may
strain public finances" and suggest that governments consider
privatization (yes, they have only one idea). "For certain
investments," notes the bank's tsunami-response plan, "it may be
appropriate to utilize private financing."

 


Further, commenting on the consequences of Hurricane Mitch in 1998,
Klein notes the following:

"Mitch parked itself over Central America, swallowing villages whole
and killing more than 9,000. Already impoverished countries were
desperate for reconstruction aid--and it came, but with strings
attached. In the two months after Mitch struck, with the country still
knee-deep in rubble, corpses and mud, the Honduran congress initiated
what the Financial Times called "speed sell-offs after the storm." It
passed laws allowing the privatization of airports, seaports and
highways and fast-tracked plans to
privatize the state telephone company, the national electric company
and parts of the water sector. It overturned land-reform laws and made
it easier for foreigners to buy and sell property. It was much the same
in neighboring countries: In the same two months, Guatemala announced
plans to sell off its phone system, and Nicaragua did likewise, along
with its electric company and its petroleum sector."

While millions now live in poverty and misery the banks and financial
institutions are able to announce record profits. This is the political
ideology of Tony Blair in action, and to achieve it he has shown no
reservations about deliberately misleading the people of Britain. As
John Pilger commented:

‘Blair is a liar on such an epic scale that even those who still
protect him with parliamentary euphemisms, like Robin Cook ("He knew
perfectly well what he was doing. I think there was a lack of candour")
and the Guardian and the BBC, now struggle to finesse his perjury’.
(New Statesman 21/4/05).

KOSOVO.

After the illegal intervention in Yugoslavia, Nato occupied the Serbian
province of Kosovo and created a United Nations protectorate, serving
until such time as a final status for the province could be determined.
That, at any rate, was the official story. However the decision was
taken long ago to declare an ‘independent’ Kosovo by mid-2006, thus
ripping the province from its legally recognised homeland as part of
Serbia and handing it to criminals of the KLA, an organisation that
acted as Nato’s ground troops during the 1999 aggression and an
organisation that is amply documented to be deeply involved in drugs
and arms smuggling, child prostitution and people trafficking. (The
involvement of both the US and Britain with such an organisation gives
the lie to the so-called ‘war on terrorism’. Rather than making war
against them they are in bed with them).

The task in the meantime however, was to create the impression that the
Nato intervention in Kosovo was a success, a claim Blair never tires of
making.

Despite the cooperation of a spineless British media in peddling this
lie it has become apparent that the intervention in Kosovo was an
unmitigated disaster, and that Kosovo today is, as described by one
observer, ‘the most dangerous place on earth.’

The reality is that since NATO's entry into Kosovo, the province has
been ethnically cleansed of Serbs and other minorities despite, or
perhaps because of, the watchful eyes of NATO and UNMIK. Coincidence or
not but since the province fell under UN control violence by the KLA,
under various names, has escalated alarmingly.

In a report to the U.N. Security Council on April 13th, 2004, U.N.
Peacekeeping Operations Director
Jean-Marie Guehenno described Kosovo, five years after the end of civil
war, as a simmering cauldron of ethnic suspicions. Mr. Guehenno stated:
"The onslaught led by Albanian extremists against Kosovo's Serb, Roma
and Ashkali communities was an organized, widespread and targeted
campaign."

The following is an extract from a letter sent to the UN from the Roma
Rights Center last year, its contents are self-explanatory:

Your Excellencies,
The European Roma Rights Center (ERRC), an international public
interest law organisation which monitors the situation of Roma in
Europe, is writing to express deep concern at the grave human rights
violations against Roma and Ashkaelia in Kosovo committed on and after
March 17, 2004 and currently ongoing.

Your Excellencies,
The situation of Roma, Ashkaelia, Egyptians and others regarded as
"Gypsies" in Kosovo is now extremely precarious. In March 2004, Roma,
Ashkaelia and others have again been targeted for extreme violence as
part of a campaign begun in 1999 by ethnic Albanians to expel
minorities from the province, to seize their property and to do them
serious physical harm. In the close to five years since an
international administration was established in Kosovo, rudimentary
security has never been durably established in Kosovo and minorities
have been daily unable to enjoy basic freedom from fear of physical
attack. A number of communities have lived for close to half a decade
without effective freedom of movement.

In their article ‘Aftermath of "Humanitarian" Intervention in Kosovo’
authors Carol Bloom, Eani Rifati and Sunil Sharma, state the following:

‘While the international civil presence is mandated to maintain civil
law and order, protect and promote human rights and assure the safe and
unimpeded return of all refugees and displaced persons to their homes,
reports by the UN ombudsperson office, UNHCR, OSCE, Amnesty
International, Human Rights Watch, and others state that KFOR and UNMIK
have failed to fulfil these obligations. If the Albanians succeed in
creating an independent Kosovo, it would seem that, in the end, they
are to be rewarded for their massive ethnic cleansing campaign.
Is this a picture of democracy in action? Is this what the US and NATO
are touting as a "success story"? Is another Diaspora, with no right to
settle and no hope of return, what the Roma of Kosovo can look forward
to in the 21st Century?’

Kosovo today is a province run by gangsters, it has an unemployment
rate of 57% according to Associated Press, it distributes 70% of the
world’s heroin trade, it is the largest supplier of child prostitutes
in Europe, yet Blair insists this is a ‘success story’. To any decent
person the above facts would constitute a vision of hell so why would
Blair argue otherwise?

The answer is very simple, if somewhat unpalatable to Blair’s dwindling
number of supporters.

His only concern is to represent his backers, the financial elite. It
is his job to open up countries and areas to exploitation, and open
their economies to privatisation, the fate of the ordinary people of
these regions is of no relevance to him. It is on this ruthless basis
that he sees Kosovo as a ‘success story’.

Here are extracts from two recent media reports on the sell-off of
Kosovo’s assets:

‘A nickel plant in Kosovo went up for sale Wednesday as the U.N.
mission in Kosovo agreed to give a mining license to the most
successful bidder, the United Nations said.
Companies have been asked to table bids for Feronikeli plant in central
Kosovo, which was badly damaged during NATO bombing of Serb forces in
this disputed province in 1999 and is one of the major plants in the
economically depressed province.
The United Nations, which administers the province, also agreed to
provide potential buyers with the
license for exploitation and exploration of the mines, said Mechtild
Henneke, a U.N. spokeswoman.
Kosovo is the poorest region in the Western Balkans with an annual
gross domestic product per capita of around euro1,000 (US$1,300) and a
jobless rate of at least 50 percent, according to EU figures despite
the fact that it is rich in mines and minerals.
The privatisation of Feronikeli would be the most important sell-off of
socially owned enterprises, a
term used for enterprises owned by the workers and managers under a
system set up under communist-era Yugoslavia’. (Business Week
Associated Press April 27, 2005).

And:

15 Kosovo Companies Up For Privatization –Officials PRISTINA
(AP)--Officials in Kosovo put 15 companies up for sale Tuesday, the
fifth batch of firms to be privatized in the economically depressed
province, a statement said.
The businesses include a former producer of plastic moldings, a
pharmaceutical wholesale trading company, an old rubber products
factory, an electrical mill, a brick factory, warehouses, a clothing
producer and a mineral water bottling plant.
Most of the companies will be sold to the highest bidder, while two
will go to buyers that have submitted investment plans and negotiated
workers' conditions with the Kosovo Trust Agency, a U.N.-run office
charged with selling hundreds of enterprises.
The agency advertised the 15 companies for sale on its Web site, saying
bids would be accepted from mid-July.
The U.N. mission that is running Kosovo recently set new rules for the
privatization process, pledging a faster sell-off of the province's
companies.
KOSOVA (sic) REPORT Tuesday, May 10, 2005.

As one astute observer correctly stated; ‘This is the rape of Kosovo.
All these companies were state owned so UNMIK is privatising what does
not belong to them. This is pretty much the Wild West!’

If a person breaks into someone’s home, steals their possessions and
then sells them on, he would be prosecuted accordingly, if his break-in
was with the use of a weapon, if he was armed, his sentence would
reflect the charge of armed robbery. For such an offence he would
certainly go to prison. What is the difference therefore, if, instead
of robbing just one house, you rob an entire country, indeed many
countries, you steal their assets by armed force and subsequently sell
them on at a bargain price to your business friends? This is what Blair
does for a living! Furthermore, is it any wonder that backward youth in
Britain now think it is acceptable to rob, mug and steal from others?
They have a prominent role model do they not?

Kosovo today is not only a dangerous place to live, it is a morally
sick province. While the victory over Fascism was recently celebrated
throughout the world the current Kosovo authorities, those same
authorities supported by Blair, decided to erect a memorial complex to
Nazi collaborators and members of the notorious Skenderbeg SS Division
from the Second World War.

A media report on this announcement states:

‘The decision foresees the building of a memorial park on a surface of
some 1.5 hectares and a monument in the location where Yugoslav
officials at that time and Partisan forces executed fascist
collaborators, the members of the Second League of Prizren.
This organization was founded in 1943 in Prizren upon the initiative of
the Gestapo.
Recorded in the chronicle of acts of terror by Albanians from Kosovo
and Metohija are crimes in Babuska municipality, forcible expulsion in
Urosevac, executions in Velika Hoca, forcible detention (of the
population) from Prizren and Grbol, murders in the village of
Vitomirica.... Two hundred
Serbs were killed just in the district of Djakovica and 5,000 Serbs
were taken away to fascist camps in Albania. The participation of the
Prizren League through its military formations in the extermination of
Kosovo Jews is one of the most shameful episodes in the history of
Kosovo. Out of 281 Jews arrested by the military formations of the
Second League of Prizren, more than 200 were killed in the Belsen Nazi
death camp. The entire Jewish population of Kosovo was destroyed and
never recovered to its pre-war numbers.

Hence it comes as no surprise that the Municipality of Pristina is not
planning any sort of commemoration of the sixtieth anniversary of the
victory against fascism. The memorial tomb dedicated to the heroes and
victims of Nazism during World War II in Pristina has been destroyed.
The plates bearing the names of fallen fighters (Serbs, Albanians,
Turks and Jews) have been removed and destroyed, and the monument is
today covered with graffiti celebrating the Kosovo Liberation Army.’

DOMESTIC.

During his investigations into the lobby firm LLM, journalist Greg
Palast discovered LLM’s guide to New Labour philosophy. On page three
of this ‘confidential guide’ was the headline, ‘ An Old World Is
Disappearing And A New One Emerging’ under the sub-heading ‘Emerging
World’ was written ‘Pragmatism will replace Ideals, Consumption will
replace Convictions and Buying takes the place of Belief.’ (Page 298).
Such is the nature of Blair’s New Labour.

The Blair rhetoric used to mislead the British people on international
issues is also used to mislead on the domestic front. The fawning
mainstream media never mentions the widening gap between a very rich
tiny minority and the rest of the population. Under Blair London has
become a leading tax haven for the world’s billionaires, and is the
only place where you can buy a 15 million pound diamond encrusted
swimsuit.

In contrast workers are searching for accommodation outside the capital
because of the exorbitantly high property prices.

At the same time as the major banks and financial institutions are
announcing record profits, personal debt in Britain has now surpassed
the one trillion pounds mark, and it is this debt, with its
accompanying stress, broken families and even suicides, that is
fuelling these record profits.

John Pilger commented on the economy in his article published in the
New Statesman 21/4/05:

"The ballyhooed "boom" and "growth" in Britain have been booms for the
rich, not for ordinary people. With scant media attention, the Blair
government has transferred billions of pounds' worth of public services
into private hands under the private finance initiative (PFI). The
"fees", or rake-off, for PFI projects in 2006-2007 will be in the order
of £6.3bn, more than the cost of many of the projects: a historic act
of corporate piracy. Neither is new Labour "supporting" the National
Health Service, but privatising it by stealth; by 2006-2007 private
contracts will rise by 150 per cent. Under Gordon Brown, Britain has
the distinction of having created more than half the world's tax
havens, so that the likes of Rupert Murdoch are able to pay minimal
tax. "Growth" has meant the rapid growth in the gap between rich and
poor".

 

When Blair came to power in 1997 he assured the Confederation of
British Industry (CBI), that ‘ a Labour government would put the
interests of business at the heart of its position.’ And when the EU
drew up its Charter of Fundamental Rights Blair sent the Attorney
General to demand that British anti-trade union laws should be
preserved. The EU agreed, which left Blair free to boast to the CBI
that, ‘ British law is the most restrictive on trade unions in the
western world.’

A recent study commissioned by Help the Aged charity showed that
two-thirds of elderly people in Britain have to cope with ‘medium to
high deprivation’. Help the Aged spokesperson Mervyn Kohler stated, ‘
The shocking poverty and low quality of life experienced by so many
older people is a disgrace’. The charity subsequently accused the
government of ignoring older people and called for a commitment from
the government to take account of their needs.

However Mr Kohler was mistaken. Mr Blair had no intention of ignoring
the elderly, indeed his government is going to address this question,
although unfortunately for the elderly, not quite in the way Help the
Aged have requested. Blair intends to make people work longer, at least
to seventy years of age, at the same time, while claiming a pension
crisis, he will abolish state pensions and bring in compulsory private
pensions, thus achieving what no previous government had dared to
attempt, the privatisation of the state pension.

The formerly disgraced David Blunkett has been brought back to head the
Work and Pensions department to complete this task.

Yet, as one opposition MP pointed out, since coming to power in 1997,
"The Chancellor, Gordon Brown, stole £5 billion a year from pension
funds." (Manchester Evening News 12th May 2005). So having robbed the
state pensions on a yearly basis Blair is now demanding that workers
pay for it.

Again we can draw a comparison with the petty criminal. There is seldom
a crime as despicable as the street mugging of an old aged pensioner,
often for the sake of only a few pounds. What are we to make then of a
government that ‘mugs’ pensioners to the tune of £5 billion a year?

ELECTION FRAUD.

Recent years have seen a pattern emerging whereby Tony Blair will be in
the forefront of accusing countries of holding ‘fraudulent elections’.
No credible evidence to back these claims up is ever produced but that
still doesn’t stop Blair demanding ‘regime change’ in these countries.
Indeed, not only demanding ‘regime change’ in words but by engaging in
active interference in the internal affairs of the targeted country. It
would appear that what Blair calls a rigged election is an election
that is won by a political party that wants to retain some kind of
independence from the threat of foreign control over their economy or
independence from the dictates of the European Union. However,
interference in the domestic affairs of a sovereign nation is once
again a breach of international law, but with the might of the United
States alongside him Blair, like a bully in the school playground,
pursues his much smaller victim.

Rather than look at unsubstantiated allegations of electoral fraud, let
us look at some substantiated evidence, not in any foreign country but
here in Britain.

In a High Court ruling on April 4th this year, Richard Mawrey QC,
acting as election commissioner, issued s 192-page judgement stating
that the polls in two wards in Birmingham, the Aston and Bordesley
Green electoral wards, were corrupted by "massive, systematic and
organised" vote rigging by Labour party members during the June 2004
local elections.

This High Court ruling was briefly mentioned in some mainstream media
papers but what was not highlighted was the fact that investigations
into electoral fraud by Labour party members was ongoing in at least
six other areas.

The judge stated that between one third and half of all Labour votes in
some areas may have been fraudulent.

Mawrey was quoted as stating, "the evidence of electoral fraud would
disgrace a banana republic" and that the system of postal voting in the
UK, " is wide open to fraud and any would-be political fraudster knows
that it’s wide open to fraud."

The QC also accused Labour of attempting to delay the vote-rigging
hearings until after the general election.

When asked to change the election procedures to make fraud more
difficult Blair replied that there was no time before the general
election to do this. Apart from showing contempt for democratic norms,
this statement was untrue. The government was not legally obliged to
call a general election until the year 2006.

During the course of the court hearing the QC heard evidence that
voter-rigging was organised on a large scale and included the
fraudulent use of postal ballot, death threats and other forms of
intimidation.

In a submission to the court, one barrister identified fifteen
different types of fraud carried out in the elections, including:

Labour people stood on main roads attempting to bribe local people into
handing over their postal ballots.

Children were sent to steal election papers from letterboxes. (I would
have thought that this is hardly the correct way to educate children
away from a life of crime and it leaves Blair’s pledge of ‘being tough
on crime’ sounding somewhat hollow).

Householders were intimidated into handing over their election forms.

A postman was offered £500 for a sack of ballot papers. He was then
allegedly threatened with death if he refused.

As part of the rigging operation hundreds of voting forms were sent to
a ‘safe house’ to be filled in. Many had been changed with correcting
fluid.

Some votes were taken to the election counts in plastic bags. For
instance a bag full of 300 postal ballot votes in envelopes was
delivered to the counting station. After brief negotiations these were
accepted as valid votes.

The hearing was informed that this bag of ballot papers all recorded
votes for Labour candidates.

Really, all this should come as no surprise. Blair is a man who has a
completely different agenda to the spin he portrays. He has lied about
Yugoslavia, he has lied about Afghanistan and he has lied about Iraq.
On the domestic front therefore is it seriously expected that he will
tell the truth?

I was surprised some years ago when I heard a barrister, in private
conversation, call Blair a ‘thug and a gangster’. Today, I can only
marvel at the insightfulness of the comment.

 
Ian Johnson
May 2005.
 
Source: http://groups.yahoo.com/group/yugoslaviainfo/

Ringraziamo Ivan per la trascrizione dell'intervento.

---------------------------
Intervento di Vitomir Grbac, all?iniziativa "Partigiani", Roma, 7-8 maggio
2005

Sono onorato dell?invito a partecipare a questo raduno di antifascisti e
partigiani, in occasione del sessantesimo anniversario della vittoria ul
fascismo, soprattutto per il fatto che ho aderito alla lotta armata primadel
compimento del mio sedicesimo anno di età.
In questa lotta mi ha coraggiosamente accompagnato mia madre Maria, che vi
ha perso la vita l?11 agosto 1942, quale primo operatore sanitario della
regione.
Sono stato il più giovane tra le guardie di Tito, e ho trascorso al suo fianco
otto mesi di guerra, impegnato nelle due più cruenti battaglie della nostra
lotta. Riguardo a quest?esperienza ho pubblicato un libro intitolato "Al
seguito di Tito" (U Titovoj pratnji).
Durante la seconda guerra mondiale, sotto la direzione del Partito comunista,
con a capo Josip Broz Tito, in Jugoslavia è stata organizzata una guerra
antifascista vittoriosa e di grandi proporzioni.
In essa ha svolto un ruolo di rilievo anche la Croazia antifascista, che
si è opposta alla dittatura di Pavelic; le è stato reso merito nella Costituzione
dell?attuale stato autonomo di Croazia, che in essa viene definito "un paese
fondato sulle conquiste della lotta antifascista".
Purtroppo in questa stessa Croazia, dopo i cambiamenti sociali degli anni
novanta, sono pur sempre presenti, come in nessun?altra parte al mondo, idee
e attività di estrema destra.
Per illustrare quanto affermo citerò solo alcuni dati.
In Croazia, dopo i cambiamenti sociali degli anni novanta sono stati demoliti
o danneggiati 3.000 mila monumenti e lapidi dedicate alla lotta antifascista.
I diritti acquisiti dai combattenti antifascisti sono stati radicalmente
limitati. Alcune vie sono state intitolate a politici fascisti (ustascia).
I libri di testo traboccano di errori storici relativi all?epoca recente,
cosicché i giovani non hanno modo di trarre alcun insegnamento riguardo alla
lotta antifascista. Sono stati eretti e successivamente smantellati anche
dei monumenti dedicati a delinquenti fascisti. A Zara i neofascisti hanno
organizzato una marcia indossando uniformi e recando insegne fasciste.
Il 27 dicembre è stato minato anche il monumento al maggiore e più noto combattente
antifascista, Josip Broz Tito, nei pressi della sua casa natale a Kumrovec.

Poco tempo fa, sull?isola di Murter è stato minato ancora uno dei tanti monumenti
partigiani.
La lotta antifascista nel litorale croato e nella regione del Gorski kotar
si è evoluta prima e in modo più massiccio rispetto alle altre regioni croate.
Vi hanno contribuito il movimento operaio consolidato prima della guerra,
la forte influenza del Partito comunista della Croazia, l?orientamento antifascista
della popolazione stessa ed altri fattori.
Per tali motivi, già nel 1941 venne creato un numero considerevole di accampamenti
partigiani; sul finire dello stesso anno quello del Tuhobic contava ben 120
combattenti.
Parallelamente, evolvevano anche altre istituzioni ed organi del potere popolare
legate al movimento di liberazione. Continuava ad aumentare il numero dei
membri e delle organizzazioni del Partito comunista e della gioventù, venivano
istituite le organizzazioni del partito comunista e della gioventù, venivano
istituite le organizzazioni del fronte antifascista delle donne e della gioventù,
che avrebbero rivestito un ruolo importantissimo nel corso della guerra.
L?entità numerica delle unità partigiane andava aumentando di giorno in giorno.
Il 10 marzo 1942 il Distaccamento litoraneo montano contava 608 combattenti.
Le unità partigiane portavano a termine operazioni di successo in tutte le
direzioni.
L?eco di queste gesta faceva accorrere un numero sempre più grande di nuovi
partecipanti. Dalla cittadina di Delnice si unirono alla lotta ben 150 giovani.
Alla fine di marzo fu costituito ancora un battaglione. In meno di un mese
il distaccamento aumentò di 700 nuovi combattenti, mentre il 10 aprile ne
contava già 1.136.
A quei tempi, in base alle esperienze positive delle prime brigate proletarie,
il Comandante supremo Josip Broz Tito diede il via ad un?azione su vasta
scala, tesa a fondare truppe e battaglioni proletari d?assalto e giovanili
in tutte le regioni della Jugoslavia, in quanto aveva già una visione netta
riguardo alla progressiva creazione di un esercito di liberazione popolare
della Jugoslavia, poiché solo un organismo militare regolare avrebbe portato
alla realizzazione dei fini strategici.
Alla fine del 1942 vennero pertanto formate 28 brigate partigiane e 85 distaccamenti.
Nel corso del 1943 furono istituite 21 divisioni e 90 brigate. Si proseguì
inoltre con la formazione di distaccamenti partigiani il cui compito era
quello di coprire e difendere i territori e mobilitare nuovi combattenti.
L?Esercito di liberazione popolare contava allora 350 mila combattenti. Durante
il 1944 vennero formati 15 corpi d?armata, 35 divisioni, 180 brigate e 142
distaccamenti.
Durante l?intero corso della guerra, in Jugoslavia vennero costituite 68
divisioni, 4 delle quali italiane, 367 brigate e 556 distaccamenti partigiani.
L?Esercito di liberazione popolare e i distaccamenti partigiani della Jugoslavia
contavano, alla fine della guerra, all?incirca 800.000 mila combattenti.
La creazione e l?evoluzione dell?Esercito di liberazione popolare della Jugoslavia
è un esempio unico nella storia. Praticamente dal nulla, oltre ai 6.000 membri
del Partito comunista
e ai 12.000 membri della gioventù comunista (SKOJ), in un clima popolare
antifascista, fu costituito un esercito sotto la guida di Tito, che alla
fine della guerra fu in grado di combattere ad armi pari a fianco degli Alleati,
per sbaragliare il nazismo, ossia il male più grande della storia umana.
L?esercito di liberazione popolare della Jugoslavia s?impegnò, nelle operazioni
finali, a difendere parte del fronte alleato dall?Ungheria al mar Adriatico.
Sfondando il fronte dello Srijem il 12 aprile 1945, continuò a procedere
vittoriosamente verso occidente liberando il paese con le proprie forze.
Il forte afflusso di combattenti nelle unità della regione di Brinj, portò
alla costituzione del Quarto battaglione battezzato col nome della coraggiosa
partigiana Ljubica Gerovac, caduta il 16 aprile.
Alla compagnia delle cittadine di Susak e Kastav si accodò in una quindicina
di giorni un centinaio di nuovi combattenti per cui venne istituito anche
il Quinto battaglione, che ebbe il nome del partigiano istriano Vladimir
Gortan. E? di particolare importanza il fatto che esso venne costituito nei
pressi del confine italo - jugoslavo, col compito di penetrare con una parte
delle sue forze in Istria, per sostenere lo sviluppo del movimento di liberazione
popolare.
La situazione militare e politica nel territorio della Quinta zona operativa
era molto favorevole. Le azioni militari erano frequenti e di successo. La
mobilitazione dei combattenti nuovi procedeva molto bene. Il comando della
zona istituì pertanto due nuovi distaccamenti verso la fine del 1942.
L?occupatore non riusciva ad arginare la situazione, terrorizzava e minacciava
il popolo. Iniziò bruciare i villaggi e ad uccidere la popolazione inerme.
Nel Castuano, il 5 giugno furono uccisi dodici giovani, mentre il 12 luglio
del 1942 nel villaggio di Podhum furono fucilati oltre 100 uomini dai 16
ai 65 anni d?età; le case furono depredate e incendiate e le donne, i vecchi
e i bambini furono deportati nei campi di concentramento.
L?occupatore italiano diede quindi il via all?offensiva denominata "Operazione
Risnjak". Le forze impiegate erano di 20.000 uomini circa e furono dispiegate
nel territorio controllato dal Secondo distaccamento.
Venne però catturata nei boschi parte della popolazione che vi aveva trovato
rifugio e che quindi venne deportata nei campi di concentramento.
Nel settembre 1942 l?occupatore italiano intraprese un?operazione ancor più
massiccia, denominata "Velika Kapela", diretta nuovamente al territorio del
Secondo distaccamento. L?occupatore ingaggiò 40.000 soldati, parte dei quali
erano traditori del popolo.
Il comandante della Quinta zona operativa aveva però eseguito la ritirata
di tutte le forze partigiane per cui l?offensiva andò a vuoto. I villaggi
abbandonati furono messi a ferro e fuoco. Otto battaglioni partigiani riuscirono
ad attaccare l?occupatore alle spalle infliggendogli notevoli perdite.
Fallì ancora un tentativo dell?occupatore di distruggere le forze partigiane
della zona litoraneo montana.
Si verificò invece un loro sostanziale rafforzamento, cosicché subito dopo
l?operazione "Velika Kapela" (nome della montagna), il 6 ottobre 1942 a Dreznica
venne fondata la prima brigata litoraneo montana, cui fece seguito la seconda
il 26 novembre. Queste due unità tattico - operative diedero molto filo da
torcere all'occupatore nel periodo successivo.
Verso la metà dell?aprile 1943 dalla loro fusione nacque la Tredicesima divisione
litoraneo montana.
L?Italia fascista di Mussolini capitolò l?8 settembre. L? esercito di liberazione
popolare della Jugoslavia si preparava già a quest?evento.
Le unità vennero indirizzate alle guarnigioni italiane per effettuarne il
disarmo. Nel corso della capitolazione dell?Italia vennero requisiti grandi
quantitativi di armi e materiale bellico.
In tutte le regioni si manifestò un? insurrezione di massa. In Istria venne
fondata la Prima brigata "Vladimir Gortan".
Un gran numero di militari italiani passò all?esercito di liberazione popolare.
Si costituirono anche delle unità italiane speciali, ovvero ben 14 brigate
e 2 divisioni.
L?occupatore tedesco reagì tempestivamente e in modo energico, allo scopo
di calmare il vuoto venutosi a creare con la capitolazione dell?Italia.
Numerose unità dell?esercito popolare, completate con gran numero di combattenti
inesperti, vennero a trovarsi in una situazione difficile. Alcune di esse
furono temporaneamente smembrate.
Era l?inizio dell?inverno 1943/1944, le unità della Tredicesima divisione
continuavano la lotta nel territorio montano della Lika e del Gorski Kotar.
Dopo scontri cruenti con i tedeschi, circa 1.600 combattenti vennero sorpresi
l?11 e il 12 di febbraio da una tremenda tormenta nella regione montana quasi
del tutto disabitata, poiché la popolazione si era ritirata nei boschi.
Un simile raggruppamento di soldati e civili in una regione inospitale provocò
tutta una serie di problemi sia per quanto riguardava il riparo che i rifornimenti.
La seconda brigata si trovò nella situazione più difficile. Essa si riunì
alla propria divisione dopo tre mesi di marce quotidiane e di scontri violenti
e sfibranti, oramai ridotta allo stremo. Persero la vita, furono feriti o
si ammalarono gravemente più di 200 dei suoi combattenti.
Più della metà dei rimanenti giunse priva di calzature, vestita di indumenti
nient?affatto idonei al rigore d?inverno.
Prendendo in considerazione tutto ciò si fece strada l?idea di trasferire
tutto il contingente in un altro territorio per evitare conseguenze tragiche.
Venne quindi approvata la proposta del comando della Seconda brigata di organizzare
il trasferimento nel Gorski kotar. Il 19 febbraio 1944, al mattino presto,
dopo una frugale colazione, la Seconda brigata con 680 combattenti circa
partì in marcia da Dreznica diretta a Mrkopalj attraverso Jasenak e la piana
di Matic.
I combattenti e i loro ufficiali erano contenti di trasferirsi in una zona
che avrebbe offerto loro condizioni di sopravvivenza migliori. Nessuno di
essi immaginava ciò che sarebbe accaduto la tragica notte tra il 19 e il
20 febbraio. La giornata invernale era rigida ma serena. Dopo un paio di
soste, la brigata giunse al villaggio di Jasenak, dove si sarebbe rifocillata
e avrebbe pernottato. Qui però non trovò né cibo né rifugio, per cui i combattenti
proseguirono la marcia.
Gli inverni della zona sono noti per loro rigidità e lunghezza. Alle ore
17 il freddo si fece più pungente. Nella neve alta e nel gelo i cavalli e
i muli cominciarono dapprima a perdere il passo, poi a cadere ed infine a
soccombere. Alcuni furono fatti tornare a Dreznica, per cui i combattenti
si sobbarcarono il loro carico.
Il tempo cominciò a peggiorare. La neve, cadendo sempre più fitta, rallentava
il passo e allungava la colonna dei combattenti. La stanchezza, la fame e
lo sfinimento rendevano l?avanzata quasi impossibile.
La tormenta non dava tregua, il vento schiantava i rami e addirittura gli
alberi. La lunga colonna conduceva una battaglia impari con le forze della
natura. Il freddo gelava il sangue nelle vene, sventrava gli alberi di faggio
come nemmeno un?arma sarebbe riuscita a fare. Chi conosce quei luoghi dice
che ciò accade a temperature inferiori ai 35° sotto zero.
La colonna procedeva ormai quasi impercettibilmente; i combattenti si trascinavano
le gambe quasi fossero di piombo.
Il comando cercava di alleviare la marcia alternando le unità alla testa
ella colonna, per aprire la pista nella neve alta due metri. Parte degli
armamenti pesanti venne abbandonata e nascosta. Tornare era impossibile e
proseguire sempre più difficile. La morte bianca affilava i suoi denti e
prima ancora di giungere alla piana di Matic falciò i più esausti e affamati.
Ci fu chi sparò con i fucili automatici per strappare i compagni da quello
strano sonno che portava direttamente alla morte. Alcuni morirono già lungo
la salita. Il peggio però li aspettava nella piana di Matic dove la temperatura
era ancora più bassa e la tormenta più forte.
Proprio qui, non molto lontano dal paese di Mrkopalj, designato come punto
di arrivo, trovarono la morte ben 26 partigiani e circa 200 subirono pesanti
conseguenze dovute all?assideramento.
Le 17 donne partigiane superarono tutte la tremenda marcia. Nessuna di esse
morì per assideramento. Antonia Dovecar era al settimo mese di gravidanza.
Due mesi dopo partorì un maschietto dal peso di 5 kg destando la sorpresa
di tutti. Il medico della divisione gli diede il nome di Ratimir (guerra
e pace), come buon auspicio di una vita serena.
Il "partigiano" più piccolo di questa colonna ha oggi 61 anni, è professore
alla Facoltà di marineria di Portorose (Slovenia) ed è qui tra noi, oggi.
Sua madre Antonija ha 90 anni e vive a Capodistria. Il padre, uno sloveno
di nome Miroslav, combattente della prima ora, si è spento vent?anni fa.
Durante questa marcia la brigata riportò le perdite maggiori dal giorno della
sua fondazione. Riuscì però a recuperare, arricchita di forze nuove e a reinserirsi
nella divisione al suo posto di combattimento.
C?era ancora tanto da combattere fino alla fine della guerra, per annientare
la Germania nazista.
La Seconda brigata diede il suo contributo sino alla fine del suo cammino,
ossia alla liberazione del paese.
La marcia eccezionale della Seconda brigata è il tema centrale del mio libro
intitolato "LA MORTE BIANCA".

Grazie!

Vitomir Grbac, master in Scienze storiche

Il libro "La morte bianca" (Bijela smrt), edito dalla Casa editrice Adamic
s.p.a, Rijeka ? Fiume, 2004

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SIT-IN E CONVEGNO DAVANTI AMBASCIATA STATI UNITI
LASCIATE IN PACE CUBA - 25 GIUGNO 2005


LASCIATE IN PACE CUBA
 

Sabato 25 giugno, giornata di mobilitazione nazionale al fianco di Cuba
e dell’America Latina progressista

Vogliamo augurarci che nessuno – tra i movimenti di solidarietà, le
associazioni e le forze politiche progressiste – abbia sottovalutato
l’escalation che l’amministrazione Bush sta mettendo in campo contro
l’esperienza politica e sociale di Cuba.

Al rafforzamento del blocco economico e commerciale, l’amministrazione
Bush sta ormai affiancando una pesantissima offensiva politica,
diplomatica e mass-mediatica tesa a dipingere Cuba – ma anche il
Venezuela bolivariano - come “Stati canaglia” contro cui scatenare una
nuova tappa della guerra preventiva.

Dopo quanto sta accadendo in Iraq, l’opinione pubblica ha ormai
compreso che “l’esportazione della democrazia” concepita dai
neoconservatori al potere negli USA non esclude il ricorso
all’ingerenza e all’aggressione militare. Esiste il rischio che gli
unici a non averlo compreso – o a rendersene subalterni e complici –
siano proprio i governi e le forze politiche europei.

In molti ambiti ci si sta adeguando a quello che è stato definito lo
“tsunami informativo”, una tempesta di notizie manipolate, occultate,
ignorate teso a conformare uno scenario che legittimi l’intervento
delle maggiori potenze contro i paesi che si oppongono alla loro
egemonia economica, politica, diplomatica.

In controtendenza con questo scenario dioppressione colonialista
mascherato da affermazione della democrazia, in America Latina si sono
messi in moto processi politici e sociali di enorme importanza. A
respingere le ingerenze statunitensi oggi non c’è più solo Cuba. Adesso
ci sono il Venezuela, l’Argentina, il Brasile, l’Uruguay che hanno dato
vita a governi progressisti e indipendenti, ci sono i movimenti
popolari in Bolivia, Ecuador, Colombia, Nicaragua, c’è la possibilità
che il Messico elegga dopo decenni un presidente progressista. Oggi in
America Latina tra i vari paesi, ci sono progetti diintegrazione
economica equa, di un comune sistema informativo e di distribuzione
delle risorse energetiche. Per arrivare a questi risultati Cuba ha
svolto una funzione decisiva che le viene riconosciuta da un intero
continente.

Per questo l’amministrazione Bush ha dichiarato apertamente di voler
rovesciare il governo cubano e il suo modello economico-sociale. Gli
Stati Uniti vogliono annientare Cuba per imporre la propria egemonia
attraverso l’ALCA e per riportare il loro ordine in quello che
storicamente ritengono il loro “cortile di casa”: l’America Latina.

La doppia morale con cui gli Stati Uniti affrontano la questione del
terrorismo, sta aumentando la divaricazione e la resistenza tra le
forze popolari dell’America Latina e la Casa Bianca. Washington scatena
guerre in ogni angolo del mondo “contro il terrorismo” ma protegge i
terroristi anticubani come Posada Carriles e incarcera i patrioti
cubani che avevano smascherato e denunciato all’FBI le reti
terroristiche attive sul territorio degli Stati Uniti. Gli USA non
hanno l’autorità morale per imporre lezioni di democrazia a nessuno e
lo stesso sarà per l’Unione Europea se si rivelerà nuovamente
subalterna alle operazioni e agli interessi statunitensi in America
Latina.

Per questi motivi, in Italia e in Europa, chiamiamo tutte le forze
progressiste, le associazioni di solidarietà con Cuba e l’America
Latina, i movimenti sociali antimilitaristi e antiliberisti a
mobilitarsi contro l’aggressione statunitense verso Cuba e ad
affiancare l’onda lunga progressista che si è alzata in America Latina.


Proponiamo a tutte le realtà politiche, associative e dell’informazione
solidali con Cuba e con i movimenti popolari in America latina un
momento unitario di discussione e mobilitazione


Sabato 25 giugno

Ore 10.00: assemblea nazionale presso il centro congressi “Cavour”, via
Cavour 50/A (vicino stazione Termini) per discutere un programma
d’azione comune nei prossimi mesi

Ore 16.00: SIT IN all’Ambasciata USA in via Veneto per chiedere
l’estradizione di Posada Carriles in Venezuela, la liberazione dei
cinque patrioti cubani imprigionati negli Stati Uniti e la cessazione
delle ingerenze USA contro Cuba, Venezuela e le esperienze progressiste
in America Latina.


Comitato 28 giugno (Info: cuba28giugno @...;
tel.06-5110757-06.4393512

-------------

La disinformazione su Cuba.
Osvaldo Payà smentisce l'intervista con Fabrizio Battistini
 
Vi ricordate di Battistini, il giornalista del Corriere espulso -
poveretto - da Cuba?
Ricordate anche il suo articolo sul Corriere della
Sera del 23 maggio in cui dava voce "al più autorevole
oppositore del regime" Oswaldo Payà?
Bene, quell'articolo è pieno di menzogne e a rivelarlo
e nientedimeno che lo stesso Payà dalle pagine del
sito del suo movimento.
Scrive Battistini citando Payà: " La mia vita in
questi tre anni è diventata ancora più dura. Da quando
gli americani sono distratti dall'Iraq, e hanno
bisogno di Guantánamo, Castro fa quel che vuole."
Precisa Payà: Non dissi mai "la mia vita in questi tre
anni è diventata ancora più dura. Da quando gli
americani sono distratti dall'Iraq, e hanno bisogno di
Guantánamo, Castro fa quel che vuole". Non ho nemmeno
mai sfiorato il tema".
Continua Battistini: " Hanno incarcerato me e la mia
famiglia. La sicurezza dello Stato m'è entrata perfino
in camera da letto, mentre dormivo con mia moglie"
Precisa ancora Payà: Non ho mai detto "hanno
imprigionato me e la mia famiglia......non dissi mai
la sicurezza dello Stato m'è entrata perfino in camera
da letto, mentre dormivo con mia moglie".
 
Insomma è tutto un "non dissi mai". Potete leggere
l'articolo di Battistini sul Corriere:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2005/05_Maggio/23/paya.shtml
e la smentita di Osvaldo Payà
http://www.mclpaya.org/pag.cgi?page=viewnot&id=not.8549988.1552
 
Mi viene da piangere se penso a tutte le verità su
Cuba di cui sono stato privato con l'espulsione di
Battistini. Quando si dice la qualità e l'imparzialità
dell'informazione!!!

la Jena dei Giovani e Comunisti

CAMPING DARBY 2005: SMANTELLIAMO LA BASE USA
29 giugno - 3 luglio 2005, ex campeggio della polizia di stato, Tirrenia

1991, prima guerra del Golfo: da Camp Darby partono 22.000 tonnellate
di munizioni, quasi la totalità delle munizioni usate per Desert Storm.
1999, guerra "umanitaria" in Serbia: provengono da Camp Darby il 60%
delle bombe scagliate sulla ex Iugoslavia.
2003, seconda guerra all'Iraq: ancora forniture belliche da Camp Darby.
Un carico di morte che ha occupato ferrovie, strade, porti e aeroporti
e sequestrato le infrastrutture civili per scopi militari.

Oltre le guerre "umanitarie, infinite, chirurgiche, preventive,
permanenti", Camp Darby rappresenta un buco oscuro, incontrollato e
incontrollabile, al centro delle trame eversive degli ultimi 60 anni:
base di rifornimento della contras in Nicaragua, nodo strategico della
struttura eversiva Gladio/Stay Behind, centro di addestramento per lo
stragismo fascista.

La lotta contro le basi e le servitù militari sul nostro territorio
rappresenta un tassello fondamentale della più generale lotta contro la
guerra. Una guerra infinita che pericolosamente moltiplica le minacce e
che comporta un allargamento del fronte di aggressione in medioriente.
Una guerra infinita che, per continuare ad esportare aggressioni,
sviluppa in maniera altrettanto pericolosa la ricerca sugli armamenti e
i più sofisticati sistemi di sterminio: un pericolo permanente dunque
per le popolazioni e l'ambiente che entrano nel mirino della guerra di
dominio dell'imperialismo americano.

Un pericolo permanente anche per l'ambiente e la salute delle
popolazioni occupate dalle basi militari che si sintetizza in una
cifra: dentro Camp Darby ci sono materiali bellici del valore di due
miliardi di dollari, missili e ordigni esclusi. 20.000 tonnellate di
munizioni per artiglieria, missili, razzi e bombe d'aereo con 8.100
tonnellate di alto esplosivo ospitate in 125 bunker. Equipaggiamenti
completi per armare una brigata meccanizzata: 2.600 tra tank, blindati,
jeep e camion. La capacità complessiva dei magazzini nel 1999 (e
intanto avanzano i progetti di allargamento) è stata certificata per
contenere 32.000 tonnellate di ordigni mentre recentemente i comandanti
stessi della base hanno confermato la presenza di armi all'uranio
impoverito stoccate nei magazzini della base. E la guerra "umanitaria"
in Iugoslavia ha reso noti i danni permanenti per ambiente e
popolazioni di questo tipo di armamenti, frutto di una ricerca
scientifica piegata agli interessi militari.

Dire no alla guerra, agli armamenti, alle basi militari significa
portare avanti campagne d'informazione per denunciare l'incompatibilità
tra basi e territorio: non costituiscono alcuna ricchezza e non portano
posti di lavoro. Al contrario sottraggono risorse alla popolazione e
rappresentano un pericolo costante in termini di sicurezza, salute e
tutela ambientale.

Vogliamo chiudere la base di Camp Darby e riutilizzare l'area di
Tombolo per scopi esclusivamente civili, escludendo ipotetiche
riconversioni in termini di Peace Keeping.

Vogliamo far emergere le contraddizioni delle pubbliche amministrazioni
che hanno da sempre assunto posizioni ambigue rispetto alla chiusura
della base: è dello scorso anno la votazione del Comipar a favore
dell'ampliamento della base con il beneplacito dei membri della Regione
Toscana, e si progetta intanto l'allargamento del canale dei Navicelli
senza porre pregiudiziali nei confronti del comando americano.

Dal 29 giugno al 3 luglio intendiamo coinvolgere tutte e tutti coloro
che si battono sui propri territori contro le basi della morte in un
percorso che coniughi confronto e mobilitazione: dalla illegittimità
giuridica della base ai suoi contraccolpi ambientali, dalla riflessione
sugli armamenti a quella sulla riconversione, dalla guerra in Iraq
all'aggressione in America latina, dalla riflessione sui saperi di
guerra a quella sull'esproprio militare delle infrastrutture civili.
Mettendo a confronto le esperienze contro le basi che si stanno
muovendo sul territorio nazionale e tornando davanti ai cancelli di
Camp Darby.

SPAZIO ANTAGONISTA NEWROZ (Pi), SPAZIO SOCIOABITATIVO OCCUPATO
S.LORENZO/UNIVERSITA' ANTAGONISTA (Pi), CSOA GODZILLA (Li),
CONFEDERAZIONE COBAS, MOVIMENTO ANTAGONISTA TOSCANO
PROGRAMMA CAMPINGDARBY
campeggio di lotta per lo smantellamento della base di Camp Darby

LUNEDI' 27/06
Ore 9.00 Presidio davanti al Tribunale di Firenze per il processo ai
manifestanti che parteciparono allo sciopero autorganizzato contro la
guerra in Kossovo del 13 maggio 1999.

MERCOLEDI' 29/06
Ore 17,00  Apertura del campeggio di lotta con itinerario pomeridiano
di informazione e controinformazione per le strade di Marina di Pisa e
Tirrenia con animazioni e bande musicali

Ore 21,00 Dibattito: GLOBALIZZARE LE LOTTE  - Perché America Latina: la
ribellione di un continente contro il neoliberismo. Eserciti nazionali
e basi statunitensi. Pratiche internazionaliste e campagne di
solidarietà.
Relatori: Brigate di Solidarietà e per la Pace, Firenze; Comitato di
Solidarietà con i popoli del latino america "Carlos Fonseca",
REBOC-rete di Boicottaggio della Coca Cola, Roma; Coordinamento toscano
di sostegno alla lotta zapatista, Empoli. Coordina: Stefania
Costantini, Spazio Antagonista Newroz
Sarà presentata la video intervista a un rappresentante de SINALTRAIL,
una testimonianza da una delle città colombiane più martoriate dalla
presenza paramilitare.

Serata musicale LATINO-AMERICANA (Dj Massimino)

GIOVEDI' 30/06
Ore 17,00 Dibattito: DANNI VISIBILI E INVISIBILI DELLA GUERRA -
Conseguenze ambientali e sanitarie delle nuove guerre
Relatori: Giorgio Ferrari, Redazione Rosso Vivo; Monica Zoppè,
Scienziat* Italian* contro la guerra, Pisa; Mauro Cristaldi, Scienziat*
Italian* contro la guerra, Roma; Alberto Tarozzi, Scienziat* Italian*
contro la guerra, Bologna; Della Pina, Docente presso Corso di Laurea
in Scienze della Pace, Pisa. Coordina: Fabrizio Bertini, Coordinamento
dei Comitati Popolari liguri e toscani per la difesa dell'ambiente

Ore 21,00 Satira contro la guerra: incontro con il VERNACOLIERE
Ore 23,00 Concerto di LAUNGERIE

VENERDI 01/07
Ore 10,30 Tavoli di lavoro dei Comitati contro le basi militari. Sono
previsti  3 tavoli di lavoro su: 1. Saperi di guerra; 2. Danni
ambientali delle basi dalla Maddalena a Camp Darby; ipotesi di
riutilizzo e riconversione delle territorio da sottrarre alle basi a
partire dall'esperienza del Comitato di Aviano; 3. Utilizzo militare
dei porti, aeroporti e le infrastrutture civili: Sardegna, Ghedi,
Taranto, Rimini, Pisa e Livorno.
Ore 16,00 Assemblea Plenaria dei Comitati contro le basi. Presentazione
dei lavori dei tavoli e elaborazioni di una agenda di iniziative e
vertenze contro le basi militari.

Ore 21,00 Dibattito: STRATEGIE DI LOTTA CONTRO LA GUERRA E SITUAZIONE
IRACHENA
Relatori: Vincenzo Miliucci, Confederazione Cobas; Cesare Allara,
Torino; UDAP; Enrico Vigna, SOS Iugoslavia. Coordina: Carlo Dami,
Centro di documentazione di Pistoia

ORE 23,00 ETHER - electro live set

SABATO 02/07
Ore 11.00 Dibattito: ACCORDI SEGRETI E GIURISDIZIONE SULLE BASI;
MILITARIZZAZIONE DELLA VITA CIVILE
Relatori: Joachim Lau, Associazione italiana dei giuristi contro le
armi nucleari; Simonetta Crisci, avvocata, Roma; Chiara Cavallaro,
Scienziat* Italian* contro la guerra; Ezio Menzione, avvocato, Pisa.
Coordina Federico Giusti, Confederazione Cobas, Pisa

Ore 17,00 MANIFESTAZIONE DAVANTI ALLA BASE DI CAMP DARBY

Ore 21,00 Serata musicale reggae: TRINACRIA GIO FAMILY, BLACK HEART,
GANJA G + microfono aperto

DOMENICA 03/07
Ore 11,00 Riprendiamoci il litorale: controinformazione itinerante
sulle spiagge di Tirrenia

Saranno presenti: Spazio video , Spazio libreria, a cura di "Libreria
tra le righe" (Pisa) e Calusca City Light-Centro di documentazione
Primo Moroni, Mostre (Milano) , Pranzo e cena autogestiti

Fipviasanlorenzo38pisa
______________________________________________________
Fonte: Scienzaepace mailing list
http://liste.comodino.org/wws/info/scienzaepace

A PROPOSITO DEI CRIMINALI DELLA GUERRA DI BOSNIA


Croazia: Trovate armi su nave britannica nel porto di Spalato
 
*** ANSA: Zagabria, 24 gennaio 1994 ***

Un quantitativo di armi non dichiarate è stato trovato oggi nel porto
di Spalato a bordo di una nave britannica che trasportava materiale per
l'UNPROFOR. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa croata "Hina" citando
fonti della dogana di Spalato.
Le armi, di cui non è stata precisata la quantità, sono state trovate a
bordo della nave "Sir Geraing" proveniente da Trieste [sic]. Il carico
appartiene al Battaglione nord dell'UNPROFOR ed è destinato all'
enclave musulmana di Tuzla [sic] nella Bosnia centrale.
Il responsabile della dogana di Spalato, Stjepan Luetic ha dichiarato
che sulla nave britannica mancavano 6.950 litri di gas e petrolio che
dovevano essere a bordo secondo i documenti di carico. Luetic ha
aggiunto che le armi sono state sequestrate. (Ansa)

CHI VUOL ESSER MILIONARIO


Nel corso di una recente puntata del gioco a premi condotto da Gerry
Scotti, su di una delle reti televisive Fininvest, la "domanda da 6000
euro" era:
"In quale Stato si trova il Kosovo?"
Le risposte possibili erano le seguenti:
1. Slovenia 2. Bosnia 3. Serbia 4. Albania.
Imbarazzo della concorrente, che di primo acchito non sapeva rispondere.
Sconcerto del pubblico in sala, che borbottava: "Boh? Albania?"
Il marito della concorrente, da casa, per telefono cadeva dalle nuvole.

Nota bene: L'Unione di Serbia e Montenegro non veniva nemmeno
considerata tra le opzioni possibili.
Forse sarebbe stato più semplice e meno ambiguo formulare la domanda
nella maniera seguente:
"In quale stato [con la minuscola] si trova il Kosovo?"
La risposta, univoca, sarebbe allora stata la seguente per tutti:
"pessimo".

(segnalato da Ivan Istrijan; testo a cura di Italo Slavo)

Con questo Bollettino, il Comitato Internazionale per la difesa di
Slobodan Milosevic -ICDSM- ha inaugurato un servizio di
aggiornamenti
regolari sull'andamento del "processo" farsa, intentato dalla NATO
contro Slobodan Milosevic ed in svolgimento all'Aia (Olanda).

Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova, che
ringraziamo.

(a cura di ICDSM-Italia)

**************************************************************
COMITATO INTERNAZIONALE PER LA DIFESA DI SLOBODAN MILOSEVIC
ICDSM Sofia-New York-Mosca www.icdsm.org
**************************************************************
Velko Valkanov, Ramsey Clark, Alexander Zinoviev (Co-Presidente),
Klaus Hartmann (Presidente del Comitato), Vladimir Krsljanin
(Segretario), Christopher Black (Presidente, Comitato Giuridico),
Tiphaine Dickson (Portavoce Legale)
**************************************************************
7 giugno 2005, L'Aja, Rapporto No.1
**************************************************************

Informativa riguardante lo stato attuale del processo di Difesa
nel "procedimento" contro Slobodan Milosevic

Dall'osservatore dell'ICDSM all'Aja

Nota: D'ora in avanti, l'ICDSM metterà periodicamente in diffusione
consistenti sommari degli sviluppi del processo all'Aja contro il
Presidente Slobodan Milosevic. Questo primo documento fornisce il
compendio del processo a partire dal "Processo di Difesa", con una
descrizione molto più ricca di dettagli delle ultime e più recenti
settimane.

1) L'apertura del Processo di Difesa

Il 31 agosto 2004, ha avuto inizio il Processo di Difesa, dopo che
al
Presidente
Milosevic sono stati assegnati solo tre mesi per la preparazione
della sua difesa, in contrasto con il tempo assegnato all' "Accusa",
che ha investigato sul "caso" dalla metà degli anni Novanta, e a
dispetto delle possibilità del Presidente Milosevic a lavorare in
tempi stretti, forzatamente, visto il suo stato di salute precario,
con limitati mezzi finanziari e tenuto sempre in stato di
detenzione.
Naturalmente, le sue richieste di provvisoria scarcerazione sono
state respinte dal "Tribunale", malgrado il chiaro intento del
Presidente Milosevic di prendere parte al "processo" in modo da
respingere le menzogne sulla Jugoslavia di fronte all'opinione
pubblica internazionale.

Al Presidente Milosevic sono stati concessi solo 150 giorni per la
presentazione della sua difesa, metà del tempo usato dalla Accusa.

Il 31 agosto e l'1 settembre 2004, il Presidente Milosevic ha
presentato la sua dichiarazione in apertura del processo di Difesa.
Nel suo discorso, il Presidente Milosevic ha messo in evidenza il
carattere unilaterale, parziale e vergognosamente distorto
del "procedimento" a suo carico intentato dal Tribunale dell'Aja. Ha
messo in piena luce il tentativo della "Pubblica Accusa" di
demonizzare il popolo Serbo e di accusarlo di ogni evento successo
durante la crisi Jugoslava. Ha puntualizzato che la disgregazione
della Jugoslavia era stato un processo di continue violazioni della
legge internazionale e che questo costituiva un'aggressione contro
uno stato sovrano da parte di potenze straniere, in particolar modo
degli USA e della Comunità Europea con alla testa la Germania.
Milosevic dimostrava che i Serbi erano diventati il bersaglio
principale di queste aggressive potenze, semplicemente per avere
interessi vitali nel preservare l'esistenza della Federazione
Jugoslava. La situazione di sicurezza dei Serbi era messa a rischio
alla luce di nuove minacce presentate contro di loro, che portavano
a
ricordare fatti della Seconda Guerra Mondiale, quando almeno 600.000
Serbi erano stati ammazzati, molti nei campi di sterminio dei Croati
fascisti.
Come il Presidente Milosevic ha esposto, l'aggressione Occidentale
contro la Jugoslavia era stata in particolare maniera realizzata
tramite il finanziamento e l'appoggio a movimenti secessionisti, sia
a livello politico che a livello militare. Quando queste forze
secessioniste avevano mirato ad una dichiarazione unilaterale di
indipendenza delle repubbliche Jugoslave Slovenia e Croazia, avevano
ricevuto immediatamente sostegni politici: la Slovenia e la Croazia
venivano riconosciute dalla diplomazia dell'Unione Europea come
stati
indipendenti, all'interno dei loro ex confini amministrativi, pur
essendo assolutamente sprovviste dei prerequisiti legali necessari
per questo atto e senza aver condotto alcuna consultazione con la
parte Serba.
Ancora la stessa cosa avveniva nel caso della Bosnia-Erzegovina,
provocando la guerra civile sanguinosa per la quale i Serbi sono
stati ritenuti responsabili dall'"Accusa".
Inoltre, il Presidente Milosevic descriveva la continuità storica
nella politica delle potenze Occidentali nei confronti della
Jugoslavia, che era sempre orientata contro l'esistenza effettiva di
questo stato multi-etnico, e la loro propaganda anti-Serba che era
datata fin dal diciannovesimo secolo.
Egli poneva particolare enfasi nell'esporre che quello della "Grande
Serbia" era un mito che l'"Accusa" spesso gli ascriveva come parte
integrante delle sue mire politiche. Non solo il Presidente
Milosevic
aveva respinto questa accusa non accompagnata da prove, ma anche
metteva in luce il fatto che il concetto di "Grande Serbia" come
agenda aggressiva dei Serbi era stato usato come espediente
propagandistico contro la dirigenza della Jugoslavia già in
precedenza, dall'Impero Austro-Ungarico prima della Prima Guerra
Mondiale.
Il Presidente Milosevic precisava che tre erano state le principali
potenze che stavano nel retroscena della politica aggressiva
dell'Occidente contro la Jugoslavia, ognuna con il loro preciso
motivo: la Germania, che seguiva gli stessi interessi geo-politici
nei Balcani che l'avevano indotta a due guerre mondiali; il Vaticano
che aveva agito a fianco della Germania ( e dell'Austria-Ungheria)
in
entrambi i conflitti mondiali nello sforzo di impedire il
diffondersi
del credo Ortodosso, e in seguito del comunismo; la terza forza, gli
Stati Uniti, che era stata alleata dei Serbi nella Seconda Guerra
Mondiale, ma dopo il crollo del Trattato di Varsavia, si era
dimostrata bramosa di non perdere l'influenza militare in Europa e
aveva sacrificato la storica amicizia con la Jugoslavia per
interessi
politici e militari.

Più avanti, il Presidente Milosevic aveva fatto chiarezza su quello
che era successo in Kosovo prima dell'aggressione della NATO,
stabilendo la verità sul cosiddetto Esercito di Liberazione del
Kosovo (KLA), che di fatto era un'organizzazione di terroristi con
la
mira di creare un Kosovo indipendente e etnicamente pulito, che
avrebbe più tardi dovuto associarsi all'Albania per andare a formare
la "Grande Albania".
Il KLA era finanziato ed addestrato dall'Occidente ed esercitava un
regime di terrore assassino sui Serbi e gli Albanesi nelle zone del
Kosovo-Metohija, dove manovrava per assumerne il controllo. Per
questo, il Presidente Milosevic aveva messo l'accento sul fatto che
il KLA, essendo stato trasformato in Corpo di Protezione del Kosovo
durante l'occupazione della NATO, aveva continuato a completare la
sua campagna di pulizia etnica sul resto della popolazione Serba
rimasta in Kosovo attraverso insopportabili violenze, sotto gli
occhi
degli amministratori dell'UNMIK, la Missione ONU per il Kosovo.

2) L'imposizione di un Avvocato di Difesa

Prima che il Presidente Milosevic fosse in grado di produrre il suo
primo testimone, il 2 settembre 2004 la "Corte" prendeva una
decisione senza precedenti, comprovando così il carattere puramente
politico dell'ICTY (Tribunale Internazionale per i Crimini nella ex
Jugoslavia), sottraendo al Presidente Milosevic il diritto a
difendersi in prima persona e imponendogli un avvocato difensore,
contro la sua volontà. I Britannici ex "amici curiae" (collaboratori
del Tribunale), Stephen Kay e Gillian Higgins venivano "imposti
d'ufficio" dalla "Corte" come difensori del Presidente Milosevic,
in
modo da tenere sotto controllo la conduzione del Processo di Difesa,
compresa l'escussione dei testimoni.
La partecipazione del Presidente Milosevic al suo stesso "processo"
veniva ridotta alla possibilità di presentare ai testimoni
domande "addizionali", dopo la loro deposizione e solo dopo avere
ricevuto il permesso dai "giudici".
La giustificazione addotta dal "Tribunale" ( come pure
dalla "Pubblica Accusa") era che nella conduzione della propria
difesa lo stato di salute di Milosevic avrebbe potuto ulteriormente
deteriorarsi. (Non è necessario sottolineare che questa era la prima
volta che si interessavano per la sua salute). In realtà, l'"Accusa"
già da molto tempo aveva richiesto l'imposizione di un avvocato
difensore d'ufficio, la prima volta nell'agosto del 2001.
Il 5 luglio 2004, per la prima volta la "Corte" discuteva il caso
per
esteso, quel giorno il Processo di Difesa veniva pubblicamente
annunciato aver inizio, e quindi in presenza dei mezzi di
informazione di tutto il mondo. Proprio quel giorno, l'ex
Segretario
di Stato USA Madeleine Albright faceva visita al "Tribunale"! Sempre
da quel momento, la dirigenza della Politica Estera USA dava inizio
in modo pesante ad una campagna mediatica focalizzata sul diritto a
imporre restrizioni al diritto del Presidente Milosevic
all'autodifesa personale.
Avendo preteso ipocritamente fin dall'inizio che vivo era il
desiderio di "aiutare" il Presidente Milosevic e che il solo
interesse era il suo stato di salute, l'1 settembre l'"Accusa"
diventava nella sua ultima proposizione sulla questione più
aggressiva che in precedenza, affermando che il Presidente Milosevic
aveva fatto "ostruzione" durante il processo con il suo modo di
comportarsi nei confronti del Tribunale, (lui irrideva
al "protocollo"), e "boicottando la sua terapia medica" in modo da
rendersi inabile a partecipare al procedimento. (Il Presidente
Milosevic respingeva questa accusa infondata, di aver manipolato le
sue cure mediche, come priva di senso e constatava che il suo regime
alimentare era stato manipolato, imponendogli quello di un regime
carcerario – nessuno reagiva a questa accusa.)

Il 29 settembre 2004, Mr. Kay e Ms. Higgins – solo dopo aver
accettato il loro incarico e dopo aver affrontato l'opposizione la
più energica possibile da parte del Presidente Milosevic –
presentavano appello davanti alla "Corte d'Appello" del Tribunale
contro il loro essere stati imposti, con la finzione di condividere
la posizione del Presidente Milosevic.
Ma il comportamento reale del "Collegio di Difesa Imposto" rendeva
evidente che erano completamente pronti ad accondiscendere alle
decisioni illegali del "Tribunale", appena davano inizio ai contatti
con le persone indicate come testimoni dall'elenco predisposto dal
Presidente Milosevic.
Nel frattempo, più di un centinaio di possibili testimoni
informavano
il "Collegio di Difesa Imposto" e la "Corte" che non erano disposti
a
dare testimonianza, a meno che non venisse ripristinato il diritto
del Presidente Milosevic all'autodifesa personale.
Il 18 ottobre 2004, Mr. Kay dichiarava alla corte che più di 90 dei
testimoni, che egli aveva cercato di contattare, avevano rifiutato
di
testimoniare, date le attuali circostanze. Inoltre, Mr. Kay
aggiungeva che era stato fatto ogni sforzo per convincere i
testimoni
a venire in "Tribunale", e non presentava alcuna obiezione alla
dichiarazione del "Giudice Presidente" Robinson , che notificava
l'ordine di comparizione davanti alla Corte ai testimoni reticenti,
e
la non obiezione dimostrava così che Mr. Kay and Ms. Higgins erano
completamente dalla parte del Tribunale e che il loro atteggiamento
era del tutto illegale.
Tutto questo non veniva riportato dai mezzi di informazione
borghesi,
che fondamentalmente bloccavano ogni tipo di informazione sul
processo, a partire dalla questione della difesa, e non riportavano
una parola su questo storico boicottaggio dei testimoni!

Probabilmente a causa di questa eclatante forma di boicottaggio dei
testimoni e per la netta posizione del Presidente Milosevic a non
accettare alcuna condizione, a meno del suo diritto all'autodifesa,
l'1 novembre 2004, il Presidente Milosevic riportava una parziale
vittoria, quando la "Corte di Appello" emetteva la sentenza che
dovessero essere modificate le modalità di conduzione del processo
difensivo.
Il Presidente Milosevic avrebbe potuto condurre da solo la propria
difesa, ma "la presenza di un Collegio di Difesa Assegnato avrebbe
consentito al processo di continuare, anche nel caso in cui
Milosevic
si trovasse temporaneamente non in grado di parteciparvi."
Ad un più stretto esame, la sentenza della "Corte di Appello" nella
sua seconda parte consentiva la possibilità di una ancor peggiore
violazione dei diritti del Presidente Milosevic rispetto alle
delibere della Corte del Tribunale, in quanto poneva le fondamenta
di
un dibattimento in absentia ( il processo poteva continuare anche in
assenza dell'imputato!)

Mr. Kay e Ms. Higgins davano corso a diversi passaggi senza
successo,
chiedendo il ritiro dai loro incarichi come "Collegio di Difesa
Assegnato", davanti alla "Corte del Tribunale", alla "Corte di
Appello" e all'Ordine degli Avvocati, ovviamente nel tentativo di
apparire vittime delle decisioni della Corte del Tribunale. Il modo
con cui presentavano se stessi come avvocati difensori di ufficio
imposti poteva ben essere visto come un tentativo di influenzare i
testimoni, in maniera da prevenire un'altra tornata di boicottaggi
nel caso in cui il collegio di difesa imposto dovesse procedere in
assenza del Presidente Milosevic.
Così poteva sembrare a molti che Mr. Kay e Ms. Higgins non
desiderassero partecipare volontariamente degli atti illegali del
Tribunale, ma che erano costretti a conformarsi.
In realtà, loro non erano costretti ad agire come "Collegio di
Difesa
Imposto d'Ufficio".
La Cancelleria del Tribunale aveva richiesto a diversi uomini di
legge la loro disponibilità ad assumere questo ruolo, fin
dall'inizio
dell'agosto 2004. Fra questi avvocati vi era l'ex amicus curiae
Branislav Tapuskovic, che però aveva dichiarato in un'intervista al
quotidiano Serbo "Blic" del 7 agosto 2004 che lui rifiutava di agire
come difensore di ufficio contro la volontà del Presidente
Milosevic.
In una lettera alla Cancelleria dell'ICTY, Mr. Tapuskovic ribadiva:
"Secondo l'Articolo 21 (4)(d) dello Statuto del Tribunale
Internazionale per la ex Jugoslavia, viene garantito all'accusato il
diritto AD ESSERE PROCESSATO IN SUA PRESENZA E DI DIFENDERSI DA SOLO
PERSONALMENTE."
Contrariamente, Mr. Kay e Ms. Higgins avevano immediatamente
espresso
la loro disponibilità ad assumere l'incarico, fin dall'inizio.

3) La presentazione del Processo di Difesa

Prima che venisse ripristinato il diritto del Presidente Milosevic a
condurre direttamente la sua difesa, il "Collegio di Difesa Imposto"
aveva citato cinque testimoni presenti nell'elenco di testimoni del
Presidente Milosevic: Smilja Avramov, un professore di legge a
riposo
ed ex consigliere della politica Serba, James Jatras, ex consigliere
di politica estera della Commissione Repubblicana del Senato USA per
la Politica Estera, Roland Keith, un comandante Canadese dell'OSCE
(Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) in
Kosovo, il giornalista Tedesco Franz Josef Hutsch, e Liana Kanelli,
membro del Parlamento della Grecia e vice Presidentessa del Comitato
Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic.

Le escussioni dei testimoni da parte di Mr. Kay non erano in accordo
con la strategia di difesa del Presidente Milosevic, che consisteva
nel mettere in luce che l'"atto di accusa" non solo era infondato,
ma
che era solo un tentativo di giustificare l'aggressione Occidentale
contro la Jugoslavia, che non poteva essere imposta in un contesto
di legittimità, ma solo in un contesto politico. Mr. Kay, al
contrario, trattava i testimoni come se il "cliente" dovesse
affrontare un processo di criminalità ordinaria.
A prescindere da questa attitudine generale in linea con l'ideologia
imperialista su cui si fonda questo "Tribunale", Mr. Kay mancava di
informazioni adeguate sulla Jugoslavia.
Questo si è proprio evidenziato durante la testimonianza di Liana
Kanelli, quando Kay ha usato una carta geografica di Belgrado e
dintorni per rintracciare una città del Sud della Serbia. Per
fortuna, questa testimone produceva la presentazione di fatti
importanti, malgrado l'interrogatorio privo di efficacia di Mr. Kay.
Il Prof. Avramov, che era stato consigliere del Presidente Milosevic
dal 1991 al 1993, faceva chiarezza sul fatto che mai il Presidente
Milosevic aveva manifestato l'intenzione di battersi per una "Grande
Serbia", o di procedere a qualche tipo di "pulizia etnica", ma al
contrario aveva cercato di preservare il carattere multietnico della
Jugoslavia.
James Jatras sottolineava l'evidente coinvolgimento
dell'Amministrazione Clinton nelle forniture di armi ai Croati e ai
Musulmani di Bosnia.

A partire dalla decisione della "Corte d'Appello" dell'1 novembre
2004, il Presidente Milosevic ha cominciato l'escussione dei suoi
testimoni.
I giudici costantemente interferivano con il suo modo di condurre
gli
interrogatori, rimproverandogli di porre ai testimoni domande
presumibilmente "concordate", di presentare prove ritenute non in
relazione con le specifiche accuse del "processo" a suo carico, di
introdurre documenti in maniera non opportuna, e per altre
motivazioni di natura tecnica.
Resta il fatto che i giudici non applicavano tali regole strette
durante la fase processuale dell'Accusa.
L'Accusa frequentemente presentava obiezioni sull'ammissibilità di
documenti ed apriva discussioni di materia puramente "tecnica", alla
lunga con l'ovvio intento di sprecare più tempo possibile dei 150
giorni messi a disposizione per la presentazione del processo di
Difesa.
Durante l'escussione incrociata dei testi a Difesa da parte
dell'Accusa, il Presidente Milosevic spesso faceva rilevare le
traduzioni scorrette e tendenziose di documenti Serbi e di altro
materiale. Ad esempio, Milosevic riusciva a provare, con la conferma
degli interpreti del Tribunale, che un documentario della BBC
mostrava il "Pubblico Accusatore" Mr. Nice che deliberatamente
traduceva in modo errato frasi di chi parlava in Serbo.

I "Giudici" – in particolar modo Ian Bonomy, che aveva sostituito da
ultimo Richard
May senza avere avuto tempo di mettersi al corrente in modo
sufficiente sui dibattimenti in precedenza intercorsi – trattavano i
testimoni a difesa senza il dovuto rispetto.
Il "Pubblico Accusatore" insultava in modo palese i testimoni
durante
i suoi controinterrogatori e si rivolgeva loro con toni veramente
aggressivi, senza tener conto della loro età, della loro posizione o
dei meriti professionali – contrariamente al Presidente Milosevic
che
aveva trattato tutti i testimoni dell'Accusa in un modo rispettoso.
All'oggi, il Presidente Milosevic aveva convocato lui stesso 34
testimoni. Intellettuali di chiara fama, storici e studiosi,
politici
di rango elevato, dalla Jugoslavia e dall'estero, producevano le
loro
testimonianze sulla posizione storica, politica e legale della
Serbia - dando informazioni sullo scenario della crisi Jugoslava,
che
erano state completamente ignorate dall'"atto di accusa" – come pure
sulle prese di posizioni e sulle azioni personali del Presidente
Milosevic durante il disfacimento della Jugoslavia, che sempre erano
state orientate a prevenire un bagno di sangue.

Dalla fine del gennaio 2005, le testimonianze a difesa avevano come
argomento il Kosovo. Rivestivano la situazione politica generale
sfavorevole ai Serbi in Kosovo negli anni Ottanta, il terrore
imposto
dal KLA negli anni Novanta, e l'aggressione NATO del 1999.
Una delle più importanti testimonianze veniva prodotta da Dietmar
Hartwig, capo della Missione di Osservatori in Kosovo dell'Unione
Europea, (la controparte Europea di William Walker).
Secondo Hartwig, le forze Serbe di polizia non avevano commesso
alcuna aggressione contro i civili, ma rispondevano solo alle
provocazioni del KLA in una maniera "disciplinata". Il KLA veniva
descritto come una "organizzazione terroristica", e Hartwig dava
rilievo alla netta discrepanza tra i rapporti che lui inviava ai
governi Occidentali e la presentazione pubblica fatta da questi
governi sugli avvenimenti in Kosovo.

In relazione alla testimonianza del politico Kosovaro Mitar Balevic,
il Presidente Milosevic presentava la registrazione video dei due
famosi discorsi che egli aveva fatto in Kosovo nel 1987 e nel 1989,
in modo che tutti potessero sentire che i discorsi non avevano uno
spirito nazionalistico, anzi tutto il contrario.

Una parte importante della difesa del Presidente Milosevic è stata
quella di ristabilire la verità intorno al tristemente famoso
incidente di Racak del 15 gennaio 1999, che era stato dipinto come
un
massacro effettuato dalla polizia Serba su civili Albanesi.
Il presunto massacro era servito da pretesto per l'aggressione NATO
ed è il solo incidente nel "procedimento formale di accusa" relativo
al Kosovo che risale a prima dell'aggressione NATO.
Il Presidente Milosevic convocava importanti testimoni che
controbattevano la versione del massacro.
La perito medico legale Slavisa Dobricanin, che aveva eseguito le
autopsie sui cadaveri trovati a Racak, confermava che molti di
questi
avevano tracce di polvere da sparo sulle mani. L'investigatore di
polizia Dragan Jasovic presentava prove che 30 delle persone
ammazzate a Racak erano note come membri del KLA. L'incidente di
Racak costituiva una azione di polizia contro i terroristi del KLA.
Danica Marinkovic era il Giudice Istruttore dell'inchiesta
sull'incidente. Lei testimoniava che il capo della missione OSCE
William Walker aveva tentato di impedirle di visitare di propria
iniziativa il teatro degli avvenimenti, e che i suoi collaboratori
per due giorni erano stati sottoposti al fuoco del KLA quando
cercavano di avvicinarsi ai luoghi, mentre all'OSCE era consentito
di
farlo.
Il giornalista Tedesco Bo Adam concentrava la sua testimonianza
sulle
dichiarazioni di Bill Clinton secondo cui a Racak civili disarmati
erano stati sottoposti ad esecuzione sommaria "inginocchiati nel
fango", mentre Adam, che aveva condotto per proprio conto
un'inchiesta sul terreno, forniva le prove della falsità di tutto
questo.

4) Primo tentativo di condurre il processo "in absentia"

Il 19 aprile 2005, lo stato precario di salute del Presidente
Milosevic non gli consentiva di presenziare al "dibattimento
processuale".
Il "giudice" Presidente Robinson ordinava che il processo doveva
continuare in assenza del Presidente Milosevic, malgrado tutte le
Convenzioni Internazionali proibissero procedimenti in absentia ed
anche lo stesso statuto del Tribunale stabilisse che ogni accusato
aveva il diritto di essere giudicato se presente. La cosa non deve
sorprendere, il Robinson basava la sua sentenza sulla decisione
della "Corte d'Appello" dell'1 novembre 2004.(vedi in precedenza)
Mr. Kay chiedeva di stabilire un contatto con il testimone
successivo, Mr. Dragan Jasovic, in modo da preparare la sua
testimonianza, mentre il testimone del momento, il Serbo profugo dal
Kosovo Kosta Bulatovic veniva citato per essere controinterrogato
da
Mr. Nice.
Mr. Bulatovic si rifiutava di rispondere a qualsiasi domanda, in
assenza del Presidente Milosevic. Al che la "Corte" sentenziava di
ascoltarlo il giorno dopo, affibbiandogli un "Oltraggio alla Corte".
Il 20 aprile 2005, Mr. Kay dichiarava al tribunale che aveva tentato
di stabilire un contatto con Mr. Jasovic, senza successo. Il teste
si
rifiutava di incontrarlo, vista la volontà contraria del Presidente
Milosevic.
È degno di nota il fatto che Mr. Kay aveva cercato di visitare Mr.
Jasovic presso il suo hotel, anche dopo aver dichiarato che quello
non voleva vederlo. Ancora una volta questo sta a dimostrare che Mr.
Kay con zelo lavorava contro gli interessi del Presidente Milosevic,
che si suppone dovesse "difendere".
Nello stesso giorno, il "Tribunale" sottoponeva a giudizio Mr.
Bulatovic per "oltraggio alla corte", dato che si rifiutava di
prendere parte ad un tentativo di deprivare il Presidente Milosevic
dei suoi elementari diritti. Egli veniva "difeso" dal Presidente
dell' "Associazione degli Avvocati Difensori" del "Tribunale", Mr.
Stephane Bourgon.
Il 13 maggio 2005, la "Camera Penale" trovava Mr. Bulatovic
colpevole
di "oltraggio alla Corte" ed emetteva sentenza che lo condannava a
quattro mesi di carcere, con la sospensione di due anni, dato il suo
stato precario di salute. Questa "sentenza" vergognosa contro un
anziano che si opponeva alla violazione di diritti civili
fondamentali era senza dubbio orientata dalla volontà di intimidire
i
futuri testimoni a non resistere al successivo tentativo di
giudicare
il Presidente Milosevic in absentia.

Si tratta semplicemente di una questione di tempo, quando la "Corte"
creerà ancora una situazione simile a quella del 19 Aprile 2005.
Allora, se altri testimoni si comporteranno meno coraggiosamente di
come si era comportato Kosta Bulatovic, il processo in absentia avrà
luogo!

L'11 maggio 2005, ha testimoniato il Generale Obrad Stevanovic.
Come ex Sottosegretario agli Interni della Serbia, è stato in grado
di rigettare la definizione di Serbia come uno stato di polizia,
sotto la Presidenza di Slobodan Milosevic. Egli puntualizzava
inoltre che tutti i poliziotti Serbi avevano l'obbligo di proteggere
la legge e non avevano eseguito ordini contrari alla legge. Questo
rendeva inapplicabile il teorema di una "Associazione di Criminali
Comuni" guidata dal Presidente Milosevic e da altri, per fare
pulizia
etnica dei non-Serbi nel Kosovo-Metohija, sul quale si basa
il "formale atto di accusa".

Subito dopo la pausa estiva, la Difesa dovrà iniziare con il
controbattere alle parti Croate indicate nell'atto di accusa.

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APPENDICE

Lista dei testimoni a difesa (in ordine inverso alla loro
presentazione) :

Generale Obrad Stevanovic, uno dei comandanti della polizia Serba
Radovan Paponjak, colonnello della polizia
Zvonko Gvozdenovic, padre di un ragazzo ucciso in un attacco
terroristico
Dragan Jasovic, investigatore di polizia
Kosta Bulatovic, ex leader del popolo Serbo in Kosovo
Professor Slavisa Dobricanin, perito medico legale
Danica Marinkovic, giudice istruttore
Generale Radomir Gojovic, ex Presidente della Corte Suprema Militare
Barry Lituchy (USA), storico
Dietmar Hartwig (Germania), ex Comandante della Missione degli
Osservatori Europei in Kosovo
Mirko Babic (Macedonia), ex membro di un gruppo medico in un campo
profughi
Goran Stojcic (Macedonia), ex membro di un gruppo medico in un campo
profughi
Dobre Aleksovski (Macedonia), ex membro di un gruppo medico in un
campo profughi
Dr Vukasin Andric, ex Ministro della Sanità in Kosovo
Vladislav Jovanovic, ex Ministro degli Esteri della Jugoslavia
Bo Adam (Germania), giornalista
Mitar Balevic, ex uomo politico Serbo di rilevante importanza dal
Kosovo
Professor Ratko Markovic, Costituzionalista, ex Vice Primo Ministro
della Serbia
Dr Patrick Barriot (Francia), ex membro delle missioni ONU nelle
Krajine e in Kosovo
Eve Crepin (Francia), ex membro delle missioni ONU nelle Krajine e
in
Kosovo
Professor Kosta Mihajlovic, membro dell'Accademia delle Scienze
della
Serbia
Professor Cedomir Popov, membro dell'Accademia delle Scienze della
Serbia
Professor Slavenko Terzic, storico
Vukasin Jokanovic, ex uomo politico Serbo di rilevante importanza
dal
Kosovo
Yevgeni Primakov (Russia), ex Primo Ministro
General Leonid Ivashov (Russia), ex Comandante del Dipartimento
Internazionale dell'Esercito Russo
Nikolai Rizhkov (Russia), Senatore, ex Primo Ministro Sovietico
Professor Mihajlo Markovic, membro dell'Accademia delle Scienze
della
Serbia
Liana Kanelli (Grecia), membro del Parlamento della Grecia e vice
Presidentessa del Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan
Milosevic
Franz Josef Hutsch (Germania), giornalista
Roland Keith (Canada), ex membro della Missione OSCE in Kosovo
James Jatras (USA), ex Analista politologo del Congresso degli USA
Professor Smilja Avramov, ex Presidente dell'Associazione
Internazionale dei Giuristi

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*************************************************************

URGENTE APPELLO PER LA RACCOLTA DI FONDI

Il Presidente Milosevic ha la verità e la legge dalla sua parte.
Per
fare in modo di consentirgli di riconquistare la sua libertà, noi
dobbiamo fare opposizione a questo tribunale completamente
screditato
e ai suoi sostenitori attraverso azioni condotte in modo
professionale, che devono coinvolgere le Associazioni degli Ordini
degli Avvocati, la Corte Europea di Giustizia, le direzioni delle
Organizzazioni delle Nazioni Unite e i mezzi di informazione.
La nostra esperienza ci ha dimostrato che il lavoro di volontariato
ad hoc non basta ad affrontare opportunamente questi compiti. I
fondi assicurati da fonti della Serbia sono appena sufficienti a
coprire le spese di soggiorno all'Aja dei legali (solo per uno alla
volta!) associati al Presidente
Milosevic e le spese per le loro pratiche.
I fondi che arrivano dalla sezione dell' ICDSM della Germania (il
solo paese con contributi regolari) bastano solo a coprire
minimamente alle spese addizionali all'Aja per entrare in contatto
con i testimoni e preparare le loro deposizioni.
Tutto il resto è carente.

***********************************************************

Abbiamo bisogno urgente di 3000-5000 EUR al mese.

La nostra storia e la nostra gente ci obbligano ad intraprendere
questa necessaria azione. Senza questi fondi questo non sarà
possibile.

Vi preghiamo urgentemente di organizzare questa attività di raccolta
fondi e di inviare le donazioni ai seguenti referenti dell'ICDSM:

Peter Betscher
Stadt- und Kreissparkasse Darmstadt, Germany
IBAN: DE 21 5085 0150 0102 1441 63
SWIFT-BIC: HELADEF1DAS

o

Vereinigung für Internationale Solidarität (VIS)
4000 Basel, Switzerland
PC 40-493646-5

************************************************************

Assicuriamo che tutte le vostre donazioni saranno usate per le
attività legali e le altre necessità che accompagnano queste azioni,
su istruzione e consenso del Presidente Milosevic.
Per ricevere ulteriori informazioni sull'uso delle vostre donazioni
o
sul modo più efficiente di inviarle o per fare trasferimenti
bancari,
non esitate a contattarci a:

Peter Betscher (Tesoriere ICDSM) E-mail: peter_betscher@f...
Phone: +49 172 7566 014

Vladimir Krsljanin (Segretario ICDSM) E-mail: slobodavk@y...
Phone: +381 63 8862 301

***************************************************************

Per la verità e i diritti umani contro le aggressioni!
Libertà per Slobodan Milosevic!
Libertà ed uguaglianza per i popoli!

Per conto di Sloboda e dell'ICDSM,

Vladimir Krsljanin,
Assistente del Presidente Milosevic per le Relazioni con l'Estero
*************************************************************

SLOBODA ha urgente bisogno delle vostre donazioni a:
http://www.sloboda.org.yu/pomoc.htm

Per contribuire al conseguimento di questo obiettivo, visita:
http://www.sloboda.org.yu/ (Associazione per la libertà di Sloboda)
http://www.icdsm.org/ (Comitato internazionale per la difesa di
Slobodan Milosevic)
http://www.free-slobo.de/ (sezione della Germania dell'ICDSM)
http://www.free-slobo-uk.org/ (sezione Britannica dell'ICDSM)
http://www.icdsm-us.org/ (sezione Statunitense dell'ICDSM)
http://www.icdsmireland.org/ (sezione Irlandese dell'ICDSM)
http://www.pasti.org/milodif.htm (sezione Italiana dell'ICDSM)
http://www.wpc-in.org/ (Comitato per la pace nel mondo; world peace
council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (centro dei Balcani antiNATO)

Zasto se ni jedan snimljen, pa montiran video materijal ne moze
smatrati dokazom

SREBRENICA, LAZI I VIDEO TRAKE

Ivona Zivkovic

(tekst ce biti objavljen 8. juna 2005. u listu "Ogledalo"
http://www.srpskenovineogledalo.co.yu/ )

Tesko je danas naci nekog ko nije odgledao u bioskopu ili na
televiziji bar neko ubistavu - pistoljem, puskom, nozem, sekirom,
bombom. Danasnja video industrija prepuna je scena nasilja svake
vrste. Vecinu ovakvih ubistava, cak i kada su uradjena veoma
veristicki sa fulminatima i potocima "krvi", pojacana zvucnim
efektima, kada se ljudska tela pred kamerama mrve, kosti krckaju, a
lobanja sa mozdaniom masom leti u parcicima, primamo sasvim lezerno.
Gledamo ih i na TV-u cesto u sa hranom u ustima.

Zasto nas ovakve scene nasilja ne zastrasuju, ne uzbudjuju, vec
naprotiv, rekalsiraju i zabavljaju? Jednostavno zato sto znamo da je
sve to laz, rezirana i montirana. To je igrani film, sa glumcima,
pucanjem i ubijanjem.
Video snimak, protekle nedelje prikazan na svim srpskim televizijama,
u kome se sa ledja vidi grupa naoruzanih uniformisanih lica, u jednom
nezanimljivom ambijentu nekog proplanka, kako lezerno ispaljuje metke
u ledja, takodje lezernih maldica u civilu, bez krvi, emocija,
kinestezije, naisla je na zgrazanje i sok. Zasto? Zato sto je snimak
istinit. Kako to znamo? Pa tako sto su nam to pre prikazivanja na TV-u
rekli. Rekli su nam da su to nasi srpski vojnici, pripadnici
specijalne jedinice "Skorpioni", koji su izveli maloletne nenaoruzane
civile iz Srebenice i streljali ih. Rekli su nam i da su scene veoma
jake , te da oni osteljivi to ne bi trebalo da gledaju. I osteljivi se
i bez gledanja prestrasise.

Ali, hajde da postavimo i ovakvo pitanje. Da li ste nekada pomislili
gledajuci scene nasilja u igranim americkim filmovima, da je od
ogromnog broja leseva neki mozda pravi? Da je neko mozda namerno
ubijen, da bi se efekat ubistva sto bolje docarao? Ne verujete da je
to moguce? Naravno, neko bi zaita morao da bude lud, pa da tako nesto
ucini. Jer ubiti coveka namerno, zarad efektnog snimka, potpuno je
sumanuto. Cak i ako bi film sa takvim snimkom doneo autoru stotine
miliona dolara zarade? Dobro, mozda za stotinak miliona dolara, ima
smisla... Salim se, naravno.

Proglasiti, medjutim, reziran snimak ubistva, za autentican sasvim je
prihvatljivo. I to je verovatno ono sto su mnogi i pomislili gledajuci
snimak emitovan u Hagu i koji "dokazuje" ratni zlocin srpskih vojnika
nad civilima u Srebrenici. Sticajem okolnosti video je prikazan bas
kada je americki Kongres spremio rezoluciju kojom se svaka sumnja u
postojanje zlocina u Srebrenici mora odbaciti. Nesto kao Jevrejska
antidifamacijska liga, koja pazi ne bi li neko u svetu doveo Holokaust
pod sumnju.

Ali, moze li video traka biti uopste dokaz za nesto? Ili kako da znamo
da li je neko na snimljenom materijalu zaista ubijen ili je stvar
rezirana i montirana? Vrlo jednostavno: SVE STO JE NA VIDEO TRACI
SNIMLJENO, ONDA MONTIRANO, UVEK JE LAZ. Cak i ako je snimak
autentican. Zato sto je film sam po sebi kao fenomen - laz, odnosno
ILUZIJA.

Kada su braca Ogist i Luj Limijer krajem devetnaestog veka, u pariskom
Gran kafeu na Bulevaru de Kapisin, prikazali svoj kratki filmski zapis
na kome je prikazan voz kako ulazi u stanicu Siota, publika se u
panicnom strahu razbezala kako ne bi bila pregazena od zahuktale
lokomotive koja je jurila u pravcu kamere. Tada je pvi put otkrivena
snaga filmske iluzije, a ovaj fenomen proucavali su decenijama mnogi
psiholozi, posebno gestaltisti, kao i mnogi filmski teoreticari.

U cemu je fenomen pokretnih slika? Upravo u tome, sto filmska slika u
sebi ne sadrzi nikakav pokret. Filmski zapis (kinematografija) sastoji
se samo od staticnih fotografija. Izmedju svake fotografije na
celuloidnoj traci nalazi se crn prostor (tajlung). Kada se na traku
poredjaju 24 slike sa 24 crna prostora (tajlunga) i puste da prodju
ispred gledaocevog oka u jednoj sekundi, u mozgu se stvori privid
pokreta. Razlog je jednostavan: svaka slika koja preko mreznjace oka
stize do mozga, vidi se jos nekoliko trenutaka i kada vise nije pred
ocima, ili kada oci zatvorimo. Ovaj fenomen poznat je kao retinalna
perzistencija. Tako se u jednoj sekundi nakon prikazivanja svake
slicice u crnom prostoru (tajlungu) "vidi" prethodno vidjena slika,
koja se onda nadoveze na sledecu i tako redom.

Ako svaka slicica ima jednu fazu nekog pokreta, mozak nadoknadjuje
medjufaze i vidjeno dobija kontinuitet, odnosno registruje se kao
pokret- "muvi".

Ali, sta ako pojedinacne slicice nemaju slicnosti? Mozak onda to nece
moci po nekom poznatom principu da poveze i videcemo samo brljotinu.

Drugim recima, da bi se nesto prepoznalo, mora se o tome vec imati
neka postojeca informacija koja ce sluziti kao kod za desifrovanje.
Zato je vazno onome sto se prikazuje u neprekinutom sledu od 24
slicice dati taj prepoznatljiv kod. Da bi se i sadrzina, ovako
vastacki napravljenog pokreta identifikovala, ovaj neprekinut sled
slicica mora trajati bar tri sekunde, kod jednostavnih sadrzaja. Na
primer, krupnog plana lica. Ako je sadrzaj slozeniji sled slicica mora
trajati duze. Taj neprekinut niz slicica koji kamera belezi, a
projektor prikazuje, zove se kadar.

Ako danas gledamo reklamu za koka -kolu, na primer, njen zasitni znak
sa karakteristicnim slovima moze se sasvim dobro uociti i u jednoj
sekundi, jer nam je svima poznat. Za neko novo ime i novi znak treba
vise vremena. U svakoj sekundi filma su 24 staticne slicice
(kvadrata), a na video traci 25 elektronski ispisane slike (frejmova).
Nazovimo ovaj kvadrat (ili frejm) "filmskim atomom", a svaki kadar
"filmskim molekulom".

Sta se zatim dogadja kada "filmski molekuli" tj. kadrovi pocinju da se
spajaju u slozenija "filmska tkiva"? Stvara se novi efekat poznat kao
fi - fenomen. U zavisnosti od sadrzaja dva kadra koji se spajaju,
fenomen se pojavljuje kao fi tranformacija, sudar ili skok. Ma kakav
bio ovaj spoj (rez), on stvara jos jedan potpuno novi efekat i novi
vizuelni sadrzaj.
Fi-fenomen upravo pociva na tome sto se taj novi sadrzaj ne nalazi ni
u jednom od dva spojena kadra.

Tako smo od dve vrednosti A i B, koje smo spojili, dobili vrednost C.
Ako su A i B vec bili iluzija, onda se C moze nazvati superiluzijom.

Ta superiluzija je zapravo tkivo filma ili bice filma. Vestina
stvaranja fi-fenomena, odnosno njihova upotreba, cini filmski jezik i
naziva se montaza.
Montazom kadrova dobija se specificna retorika sedme umetnosti.

Montaza se izucava u svim filmskim skolama kao poseban predmet. I kod
nas postoji vec 30 godina katedra za filmsku i TV montazu na Fakultetu
dramskih umetnosti u Beogradu.

Televizija je u potpunosti preuzela jezik filma, a razvila je i svoj
poseban jezik, pa je mnogi odavno nazivaju osmom umetnoscu.

Film je tako sacinjen od velikog broja snimljenih kadrova koji se u
montazi spajaju proizvodeci svaki put neku novu vrednost C. Kada se
kadrovi spajaju tako da u svakom identifikujemo isti prostor, tako
povezan niz se zove scena. Spajanjem vise scena, koje mozemo da
povezemo po nekoj slicnosti, na primer vremenu u kome se odigravaju,
prici, istom liku koji se pojavljuje itd., naziva se sekvenca.
Ukoliko se citava sekvenca snimi u jednom kadru, dakle, bez
iskljucivanja kamere, onda imamo kadar sekvencu. On moze obuhvatiti i
vise scena. Primer za to je cuveni Hickokov film "Konopac" snimljen u
samo deset dugih kadrova.

Kada je 1919. godine ruski filmski teoreticar Lev Kulesov imenovan za
sefa Moskovskog filmskog studija, u postrevolucionarnom periodu, odmah
je poceo sa eksperimentima u kojima je koristio ove fi- fenomene.
Lenjin je, poznato je, odmah uocio koliko film moze imati mocan
propagandni ucinak. Bas kao sto je to kasnije koristio i Hitler,
preko svoje rediteljke Leni Rifenstal itd.

Od tada svaka filmska skola pocinje sa teorijom "Mazukinov
esksperiment". Naime, Kulesov je tada snimio krupni plan (lice)
poznatog glumca Ivana Mazukina u jednom kadru. Kadar je onda presekao
na tri dela, a izmedju umontirao sledece kadrove: cinije sa supom,
deteta koje se smeje i mrtve zene. Kada se citav montazni sled
pogleda, na Mazukinovom licu, koje zapravo nije menjalo svoj izraz,
gledaoci su "procitali" sasvim razlicite emocije, u zavisnosti sa
kojim kadrom je njegov krupni plan bio spojen. Kod mrtve zene je
uocena tuga, kod nasmejanog deteta radost, a tanjir sa supom
je pokazao izvesnu zelju. Tako je slikovno okruzenje u koje je lik
stavljen dao njegovom licu emociju, odnosno iluziju emocije koju su
gledaoci kao takvu doziveli. Bila je to, u stvari, projekcija
sopstvene emocije koju je svaki gladalac razvio posmatranjem
prikazanih kadrova (supe, mrtvaca i veselog detata). Naravno, vazno je
napomenuti da su svi gledaoci bili iz istog kulturnog podneblja, a to
znaci da su jeli iz tanjira, decu dozivljavali kao radost, a smrt kao
tugu.

Sledeci eksperiment Kulesov je napravio tako sto je umontirao sledece
kadrove: covek stoji pored Puskinovog spomenika u Moskvi; zena
nervozno koraca; deo ograde snimljen ispred Bele Kuce u Vasingtonu;
jedno stepeniste.
Svi ovi kadrovi snimljeni su na sasvim razlicitim lokacijama u raznim
gradovima, u sasvim razlicito vreme, ali po dnevnom svetlu.

Kada je ovako umontiranu sekvencu pustio gledaocima, svi su
desifrovali da su muskarac i zena par, koji se nalazi u istom
prostoru, u blizini stepenista ispred Puskinovog spomenika koji je
ogradjen ogradom Bele Kuce. To je otkrilo da kod gledalaca
preovladjuje tendencija stvaranja kontinuiteta koji se tako formira u
fiktivnom prostoru, sa iluzijom jedinstvenog prostora i vremena.

Ukratko: ono sto ne postoji na filmskoj ili video traci cak ni kao
pokret, ni kao prostor, postoji u mozgu - i kao prostor, i kao vreme,
i prica, i lik, i emocija. Kako sve to cini zivot, tako je film
dozivljaj koji bukvalno osecamo kao stvarnost, kao sam zivot.

Cuvena Spilbegrova vestacka naprava u obliku ajkule, zastrasivala je
milione gladalaca sirom sveta, cak i u scenama kada se nije videla,
vec je kamera pokazivala samo povrsinu mora. Ali, svi smo znali, cak
osecali, da je ona tu, samo sto ne izroni. I taj jedan kadar je u
sistemu datih kodova vec bio dovoljan "okidac" za strah.

Brodolom Titanika, u trocasovnom filmu, upravo je iluzija pomocu koje
smo "stvarno" doziveli tu katastrofu. Oni koji su prvo gladali film pa
onda citali Pasternakov roman, Doktor Zivago je imao lik glumca Omara
Sarifa.

Serijal americkih "vestern filmova" iz pedesetih godina proslog veka,
u reziji Dzona Forda sa neustrasivim Dzonom Vejnom, trajno je dao
romantican pecat istoriji naseljavanja belog coveka na tlo Amerike.
Kada je tu istu temu na sasvim drugi nacin obradio reditelj Majkl
Cimino, osamdesetih godina poslog veka u filmu "Vrata raja" pokazujuci
bele doseljenike kao kriminalce koji su izvrsili genocid nad domacim
indijanskim stanovistvom, holivudski cenzori su ga skratili sa cetiri
na dva sata, a Ciminova rediteljska karijera je trajno zapecacena. SAD
nisu nastale na genocidu, zaboga(!)
To govori koliko film sa istinom i stvarnoscu nema nikakve veze, osim
sto na nju lici. Montaza je njegov jezik, a cilj montaze je da
proizvede efekat C, sadrzaj koji ne postoji, odnosno laz. Laz je
imanentna tkivu filma i ako nje nema, nema ni filma, pokreta, muvija.

Pored montaze slike, film koristi i montazu zvuka, gde se zvuk,
takodje, razlaze na filmske "molekule" i "atome", odnosno na zvucne
kadrove, kvadrate (frejmove). Tako se , na primer, slovo "S" nalazi
zapisano na 6 do 10 (ili vise) frejmova (u zavisnosti kako ga brzo lik
na snimku izgovori). U montazi se barata sa svakim kvadratom
(frejmom), pa se svako "S" moze zameniti sa S.
Tako lik moze sa ekrana da se cuje kako "vrska", iako zapravo govori
normalno. Mogu se u usta stavljati druge reci, a na slikovni kadar, u
kome se vidi pistolj ili puska na kojoj se povlaci oroz, podvuce se
zvuk pucnja koji traje takodje 6 do 10 frejmova (kvadrata).

Digitalna tehnika snimanja sve vrednosti na slici i u tonu prebacuje u
velicine binarnih brojeva. Time se u jezik montaze kadrova uselila
montaza unutar samog kadra. Tako se umesto snimka stola na kome se
nalaze casa i flasa, moze umontirati flasa sa drugom casom. Umesto
slike na kojoj se vidi grupa vojnika postrojena u filmskom studiju
ispred plavog platna, moze se dobiti u pozadini sumark ili sled kuca
iz Srebrenice. Tehnika danas moze sve.

Gde se odigravaju Lukasovi "Ratovi zvezda"? U kom prostoru? U kom vremenu?

Medjuodnos svih filmskih elementa - sadrzaj kadra, fotografija, gluma,
prica sa zapletom, zvuk, itd., cine jedinstven kontrapunkt koji dalje
izaziva lavinu raznih asocijacija kod svakog gledaoca ponaosob, u
zavisnosti od njegovog obrazovanja, kulture, vere, psiholoske
(ne)stabilnosti itd.

U svakom video zapisu, svaki covek opaza prvo ono sto mu je na neki
nacin blisko. Ako se na snimku bez posebne radnje ravnomerno rasporede
sledeci staticni elementi: ceta vojnika sa automaskim puskama, teretni
kamion, jedan pop, luksuzni automobil, camac, dva lovacka psa, bujno
rastinje sa puno cveca, nekoliko ovaca i kokosaka, kao i jedno dete,
prvo sto ce primetiti jedan profesionalni botanicar je rastinje. Pop
ce uociti svog kolegu, a seoski domacin ovce i kokoske. Kinolog ce
identifikovati pse, ribolovac camac, majka dete itd.

Ukoliko se pre prikazivanja ovog snimka gledaocima stavi do znanja da
ce vojnici pobiti ovce u camcu, svi ce prvo to uociti. Dakle, sasvim
jednostavan princip. Ako se setimo recenog na pocetku, da se u
vezivanju svake pojedinacne slicice mora naci kod prepoznavaja, to
vazi za sve ostale nivoe povezivanja filmskog tkiva. REZIJA JE ZAPRAVO
VESTINA STVARANJA KODOVA I POTKODOVA ZA CITANJE MONTIRANIH KADROVA.

Odlicnu teoriju montaznog prostora u filmu, sa svim sistemima kodova i
potkodova za povezivanje i desifrovanje postavio je i nas profesor
teorije filma, dr Dusan Stojanovic.

Na svakom video snimku profesionalni filmski snimatelj ce uociti
odakle dolazi izvor svetla i gde je postavljena kamera, da li je
staticna ili pokretna; montazer ce uociti koliko je kadrova umontirano
i kako se vezuju; reditelj ce se koncentrisati na izraze lica, odnos
medju likovima i desavanja u kadru.

Tako je, upravo objavljeni video dokaz navodnog streljanja
"muslimanskih civila u Srebrenici", za autora ovog teksta,
diplomiranog montazera i reditelja, samo jedan niz kadrova: kadar
uniformisanih vojnika sa oruzjem kako sa dosadom nesto cekaju pored
puta; kadar u kome ljudi u civilu, njih desetak, leze na zemlji sa
vezanim rukama na ledjima, dok se oko njih setaju naoruzana lica u
slicnim uniformama; kadar u kome se krupnije vide dva uniformisana
lica bez radnje; kadar u kome se kamionom voze civili vezanih ruku;
kadar snimljen u jakom kontra svetlu spreda, u kome ljudi u civilu idu
preko neke poljane dok su oko njih naoruzana uniformisana lica; kadar
u kome slicna grupa ide snjimljena sa ledja u nepoznatom pravcu kroz
neki sumarak; kadar gde se vidi da uniformisana lica premestaju jedno
bezivotno telo; kadar gde druga dva bezivotna tela leze u travi, a
lica u uniformama se krecu pored njih; kadar u kome se vide civili
vezanih ruku kako stoje okrenuti ledjima i u njih su uperene puske
uniformisanih kojima se ne vide lica; kadar u kome se cuje pucanje
puske, a nakon nekoliko ispaljenih hitaca jedan, pa drugi civil padaju
na zemlju... Svi kadrovi, osim dva gde se vide krupnije dva
uniformisana lica bez radnje, snimljeni su u sirokom planu, sto znaci
da se lica jako tesko uocavaju.

Ako bi neki student rezije imao kao ispitnu vezbu: "Dokumentarni zapis
streljanja civila u ratu", i pojavio se sa prikazanim umontiranim
materijalom, mogle bi se odmah uociti sledece dramske nelogicnosti,
odnosno lose dati kodovi:

Prostor je vizuelno neobradjen i zbrkan, bas kao i radnja.

Ako se snima krisom, da bi se snimku dao dokumentarni ton, ne sme se
videti da akteri na gledaju u kameru i to prilicno nezainteresovano.
Iz snimka se upravo vidi da su svi svesni da se snimaju. Onaj ko se
sprema da pred kamerom izvrisi zlocin, mora biti tezak sadista, pa
ce se truditi da se u svom sadistickom cinu jos vise istakne,
pokazajuci i svoje lice i lice svoje zrtve upravo se unoseci u
objektiv kamere. Recimo slike mucenja zatvorenika iz "Abu Graiba"
imaju upravo ovaj izraz. Proracunat psihopata, bez super ega, a
nameran da izvrsi zlocin, nece to uciniti pokazujuci se pred kamerom.

Civili koji prisustvuju streljanju svojih drugova gledaju to bez
ikakve emocije. Onda, isto tako, sa praznim izrazom lica, sklanjaju
leseve. Zatim sasvim mirno stoje i cekaju sopstveno streljanje.

Kadar u kome se vrsi streljanje sadrzi zvucno opaljenje puske koje se
cuje tri puta pre nego sto telo u civilu, u cija se ledja puca iz
neposredne blizine, reaguje. Umesto da pogodjeni mecima reaguje jakim
trzajima, on uspeva da se na nogama mirno odrzi sa dva metka u
ledjima. Tek nakon treceg metka telo, bez trzaja, pada u travu i to
veoma blago, prosto se srozavajuci, sto vise prilici padu pijanca,
itd. Krvi nema nigde.

Dakle, ako bi ovakva scena bila rad profesionalog reditelja
dokumentarnog filma, ocena bi bila da reditelj scenu nije postavio
dovoljno zivopisno i psiholoski logicno(!)

U citavoj sekvenci nema ljudske drame, straha za zivot osudjenika, ni
sa jednog lica ne zraci nikakva emocija, nema kinestezije, a radi se o
trenucima gde se prekracuje zivot, gde se emotivna tenzija mora javiti
na obe strane.

Prosto receno, ubistava kojih smo se nagledali na televiziji i u
bioskopu mnogo su zivopisnija, surovija i dramaticnija nego sled
kadrova prikazan na video snimku koji je proglasen autenticnim
ubistvom. SNAGA OVOG VIDEO ZAPISA SAMO JE U MEDIJSKOJ NAJAVI KOJA
USMERAVA GLEDAOCE KAKO DA POVEZANOST KADROVA DESIFRUJU.

Najzad, nije bitno ni ko je ovo snimao ni montirao, ni sta je
autenticno, a sta nije. Bitno je da DOKAZ KOJI IDE NA SUD, NE SME NIKO
DA TAKNE NAKON ZLOCINA. U protivnom, nije vise validan. S obzirom da
je ovaj snimak naknadno montiran, on nema nikakvo pravno znacenje, cak
i kada se u pojedinm kadrovima vide mozda pravi lesevi.

Zasto je ovaj sled umontiranih kadrova bez ikakvog smisla, osim onog
koji mu imputira tuzilac Haskog tribnunala, prihvacen od drzavnog vrha
Srbije kao validan dokaz zlocina?

Odgovor je samo jedan: samo ZATO STO JE TO VOLJA TRENUTNOG DRZAVNOG
VRHA SRBIJE.

(Source: SLOBODA - http://www.sloboda.org.yu/ )

Da: "icdsm-italia\@libero\.it"
Data: Mer 8 Giu 2005 11:02:29 Europe/Rome
A: "icdsm-italia"
Oggetto: [icdsm-italia] ICDSM Hague Report No.1


[Con questo invio, il Comitato Internazionale per la difesa di
Slobodan Milosevic -ICDSM- inaugura un servizio di aggiornamenti
sull'andamento del "processo". Come Sezione Italiana cercheremo di
tradurre e diffondere in lingua italiana almeno i principali tra
questi bollettini periodici.]

**************************************************************
INTERNATIONAL COMMITTEE TO DEFEND SLOBODAN MILOSEVIC
ICDSM Sofia-New York-Moscow www.icdsm.org
**************************************************************
Velko Valkanov, Ramsey Clark, Alexander Zinoviev (Co-Chairmen),
Klaus Hartmann (Chairman of the Board), Vladimir Krsljanin
(Secretary), Christopher Black (Chair, Legal Committee),
Tiphaine Dickson (Legal Spokesperson)
**************************************************************
07 June 2005 Hague Report No.1
**************************************************************

Information Regarding the Current State of the Defense Case in
the "Trial" of Slobodan Milosevic

By ICDSM Hague observer

NOTE: From now on, the ICDSM will periodically circulate relevant
summaries of the developments in the Hague process against President
Slobodan Milosevic. This first issue gives summarization of the
process since the begining of the "defence case" with somewhat more
detailed description of its recent weeks.

1) The Opening of the Defense Case

On August 31, 2004 the Defense Case commenced after President
Milosevic had been given only three months for preparation - in
contrast to the "Prosecution," which investigated the "case" since the
mid 1990s - and in spite of President Milosevic's constrained working
possibilities arising from his ill-health, limited funds as well as
the fact that he was kept in detention. Of course, his requests for
provisional release were denied by the "trial chamber," despite
President Milosevic's clear intent to take part in the "trial" in
order to refute the lies about Yugoslavia in front of the
international public.

President Milosevic was given only 150 days for the presentation of
his case, half of the time the Prosecution used.

On August 31 and September 1, President Milosevic presented his
opening statement for the Defense case. In this speech, President
Milosevic revealed the one-sided and shamefully distorted character of
The Hague "indictment" against him. He exposed the "Prosecution's"
attempt to demonize the Serbian people and blame them for everything
that happened during the Yugoslav crisis. He pointed out that the
break-up of Yugoslavia was a process of continual violations of
international law and that it constituted an aggression by foreign
powers, most notably the US and the German-led European Community,
against a sovereign state. He showed that the Serbs became the main
target of these aggressive powers simply by having a vital interest in
preserving the Yugoslav Federation. The security situation of Serbs
was put at risk in the light of new threats posed against them that
were reminiscent of World War II, when at least 600.000 Serbs lost
their lives - many of them in Croatian fascist death camps. As
President Milosevic set out, the Western aggression against Yugoslavia
was mainly accomplished by means of funding and supporting
secessionist movements on the political as well as on the military
level. When these secessionist forces aimed at unilaterally declaring
the independence of the Yugoslav republics Slovenia and Croatia they
were given immediate political support: Slovenia and Croatia were
diplomatically recognized by the European Union as independent states
within their former administrative borders, even though they were
entirely lacking in the necessary legal prerequisites for this act and
without having conducted any consultations with the Serbian side. The
same thing happened again in the case of Bosnia-Hercegovina, causing
the bloody civil war the Serbs are held accountable for by the
"Prosecution." President Milosevic also described the historical
continuity in the policy of Western powers towards Yugoslavia, which
was always directed against the very existence of this multiethnic
state, and their anti-Serb propaganda which dates from the 19th
century. He laid particular emphasis on exposing the myth of "Greater
Serbia" which the "Prosecution" has frequently ascribed to him as
being part of his political aims. President Milosevic not only
rejected this allegation but also presented the fact that the concept
of "Greater Serbia" as an aggressive agenda of the Serbs had been used
as a propagandist trick against the establishment of Yugoslavia as
early as World War I by the Austro-Hungarian empire.

President Milosevic points out that there were three main forces
behind the aggressive policy of the West towards Yugoslavia, each with
their own motives: Germany, following the same geopolitical interests
in the Balkans that it did in two world wars. The Vatican, which
joined Germany's (and Austria-Hungary's) side in both world wars in an
effort to prevent the spread of Orthodox faith, and later that of
communism. The third force, the United States, was an ally of the
Serbs in World War II, but after the collapse of the Warsaw Treaty, it
was eager not to lose military influence in Europe and sacrificed the
historical friendship with Yugoslavia for political and military
interests.

President Milosevic also explained what happened in Kosovo prior to
the NATO aggression, establishing the truth about the so-called Kosovo
Liberation Army, which was in fact a terrorist organization aiming for
the creation of an ethnically pure and independent Kosovo that would
later be associated with Albania to create a Greater Albania. The KLA
was funded and trained by the West and exercised a murderous regime
over Serbs and Albanians in all areas of Kosovo and Metohija where it
managed to take over control.
President Milosevic also emphasized that the KLA, having been
transformed into the Kosovo Protection Corps under the NATO
occupation, has continued to complete its campaign of ethnic cleansing
of the remainder of the Serb population in Kosovo through outrageous
violence under the eyes of the UNMIK administration.


2) The Imposition of Counsel

Before President Milosevic was able to call his first witness, on
September 2nd the "trial chamber" made an unprecedented decision,
proving the purely political character of the ICTY, by taking away
President Milosevic's right to defend himself in person and imposing
counsel against his will. Former amici curiae Stephen Kay and Gillian
Higgins from the UK were "assigned" as counsel for President Milosevic
by the "trial chamber" in order to take full control of the conduct of
the Defense case - including the examination of witnesses. President
Milosevic's participation in his own "trial" was reduced to the
opportunity of asking "additional" questions to witnesses after their
examination and only upon permission by the "judges." The argument put
forward by the "trial chamber" (as well as by "the Prosecution") was
that in conducting his own Defense, Milosevic's health situation would
further deteriorate. (No need to note that this was the first time
that they ever cared for his health.) The "Prosecution" had already
demanded the imposition of counsel long before, for the first time in
August 2001. On July 5, 2004, the "trial chamber" for the first time
discussed the issue at full length, on the day the defense case was
publicly announced to start, and therefore in the presence of the
world media.
That very day, former US Secretary of State Madeleine Albright visited
the "tribunal"! Ever since then, the US Foreign Policy establishment
engaged heavily in a media campaign focusing on restricting president
Milosevic's right to self-defense.

Having pretended hypocritically in the beginning that they wanted to
"help" President Milosevic and were concerned about his health
situation, the "Prosecution" became more aggressive than ever before
in their last oral submission on the subject on September 1, claiming
that President Milosevic was "obstructing" the trial by his manner of
conduct in court (he is lacking "etiquette") and by "boycotting his
medical therapy" so as to render himself unable to take part in the
proceedings. (President Milosevic refuted the allegation of having
manipulated his medical regime as nonsense and revealed that he
observed manipulation with his food that was exchanged with that of
another prison inmate - No one reacted to this allegation.)

On September 29, Mr. Kay and Ms. Higgins - only after accepting their
assignment and facing the strongest possible opposition from President
Milosevic -- issued an appeal against their own imposition before the
Tribunal's "Appeal Chamber," pretending to share the position of
President Milosevic. But the actual behavior of the "Assigned Counsel"
made it clear that they were fully prepared to comply with the illegal
decision of the "Trial Chamber" as they immediately began to contact
people on President Milosevic's witness list. In the meantime, more
than hundred possible witnesses informed the "Assigned Counsel" and
the "Trial Chamber" that they were not ready to give evidence unless
President Milosevic's right to self-representation were restored. On
October 18, Mr. Kay told the court that up to 90 of the witnesses he
had tried to contact refused to testify under the prevailing
circumstances. Mr. Kay also stated that he had made every effort to
convince the witnesses to come to the "Tribunal," and he did not even
object to "Presiding Judge" Robinson's announcement that subpoenas be
issued on unwilling witnesses, making it clear to everyone that Mr.
Kay and Ms. Higgins were fully on the side of the "Tribunal" and its
illegal behavior. This is not to mention the bourgeois media, which
basically stopped any kind of coverage since the start of the defense
case, and did not report a word about this historic witness boycott!

Probably because of the enormous witness boycott and the clear
position of President Milosevic not to accept anything less than his
right to self-representation, on November 1, 2004 President Milosevic
won a partial victory when the "Appeals Chamber" ruled that the
modalities of the conduct of the defense case should be changed.
President Milosevic would be allowed to conduct his own defense, but
"the presence of Assigned Counsel will enable the trial to continue
even if Milosevic is temporarily unable to participate." On closer
examination, this second part of the "Appeals Chamber's" ruling has to
be seen as raising a possibility of an even worse violation of
President Milosevic's rights than the original ruling of the Trial
Chamber, as it lays the foundations of a trial in absentia.

Mr. Kay and Ms. Higgins undertook several unsuccessful steps in order
to be withdrawn from their posts as "Assigned Counsel" before the
"Trial Chamber," the Registry and the "Appeals Chamber," obviously in
an attempt to appear as victims of the Trial Chambers' decision. The
way the imposed counsel present themselves could well be aimed at
influencing witnesses in order to prevent another round of boycott in
case the imposed counsel take over in absence of President Milosevic.
So for many, it appears that Mr. Kay and Ms. Higgins would not
voluntarily take part in illegal acts by the Tribunal, but are forced
to comply. In reality, they were not forced to act as "Assigned
Counsel." The Registry of the Tribunal asked several lawyers whether
they would be available to serve in this function as early as in the
beginning of August 2004. Among those lawyers was former amicus curiae
Branislav Tapuskovic, who stated in an interview with the Serbian
daily Blic of August 7, 2004 that he refused to act as President
Milosevic's lawyer against his will.
In a letter to the ICTY Registry, Mr. Tapuskovic stated: "According to
Article 21 (4)(d) of the Statute of the International Tribunal for the
Former Yugoslavia, the accused is guaranteed the right TO BE TRIED IN
HIS PRESENCE AND TO DEFEND HIMSELF PERSONALLY." In contrast, Mr. Kay
and Ms. Higgins expressed their readiness to do the job from the very
beginning.


3) Presentation of the Defense Case

Before President Milosevic's right to lead his case was restored, the
"Assigned Counsel" called five witnesses from President Milosevic's
witness list: Smilja Avramov, a retired law professor and former
political adviser from Serbia, James Jatras, former foreign policy
advisor for the U.S. Senate Republican Foreign Policy Committee,
Roland Keith, a Canadian OSCE commander in Kosovo, journalist Franz
Josef Hutsch from Germany, and ICDSM Vice-Chairwoman Liana Kanelli,
member of the Greek Parliament.

Mr. Kay's examinations were not in accordance with the defense
strategy of President Milosevic, which consists in exposing the
"indictment" as not only unfounded, but as an attempt to justify
Western aggression against Yugoslavia that cannot be assessed in a
legal, but only in a political context. Mr. Kay, on the contrary,
dealt with the witnesses as if "client" was facing an ordinary
criminal indictment. Apart from his general attitude that is in line
with the imperialist ideology the "Tribunal" is based on, Mr. Kay
lacks sufficient knowledge about Yugoslavia. This could be best seen
during the testimony of Liana Kanelli, when Kay used a map of Belgrade
and surroundings to find a town in Southern Serbia. Fortunately, these
witnesses managed to present important facts in spite of Mr. Kay's
ineffective questioning. Prof. Avramov, who was President Milosevic's
advisor from 1991 to 1993, made clear that President Milosevic never
had any intention to strive for a "Greater Serbia" or carry out any
kind of "ethnic cleansing," but on the contrary tried to preserve a
multiethnic Yugoslavia. James Jatras gave evidence on the involvement
of the Clinton Administration in arming the Croats and Bosnian Muslims.

Since the November 1 "Appeals Chamber" decision, President Milosevic
has been examining his witnesses. The judges have constantly
interfered with his way of conducting the examination-in-chief,
reprimanding him for allegedly putting "leading questions" to the
witnesses, presenting evidence not related to specific charges in the
"indictment," not introducing documents in the proper way and other
technical matters. It is a fact that the judges almost never applied
such strict rules during the Prosecution case. The "Prosecution"
frequently objects to the admissibility of documents and opens
discussions on "technical" matters at length with the obvious aim of
wasting as much time as possible out of the 150 days available for the
presentation of the Defense case.
During the "Prosecution's" cross-examination of Defense witnesses,
President Milosevic often points out incorrect and tendentious
translations of Serbian documents and other material. For example, he
was able to prove, confirmed by the "Tribunal's" interpreters, that a
BBC documentary shown by "Prosecutor" Mr. Nice deliberately
mistranslated Serbian speakers.

The "Judges" - especially Ian Bonomy, who replaced the late Richard
May without having had time to acquaint himself sufficiently with the
foregone proceedings - treat the defense witnesses with obvious
disrespect.
"Prosecutor" Geoffrey Nice openly insults the witnesses during his
cross examination and addresses them in a very aggressive tone,
disregarding their age, position or professional merit - contrary to
President Milosevic who had treated all Prosecution witnesses in a
respectful way.

To date, President Milosevic has called 34 witnesses himself.
Renowned intellectuals, historians and scientists, high-ranking
politicians from in and outside Yugoslavia testified on the
historical, political and legal position of Serbia - explaining the
background of the Yugoslav crisis that is completely ignored in the
"indictment" - as well as about President Milosevic's personal
attitudes and actions during the breakup of Yugoslavia which were
always aimed at preventing bloodshed.

Since the end of January 2005, witness testimonies have dealt with
Kosovo. They cover the general political situation disadvantaging the
Serbs in Kosovo in the 1980s, the terror inflicted by the KLA in the
1990s as well as the NATO aggression of 1999.
One of the most important testimonies was given by Dietmar Hartwig,
head of the Kosovo observer mission of the European Union (the
European counterpart of William Walker). According to Hartwig, Serb
police forces did not commit any aggression against civilians, but
responded to provocations by the KLA in a "disciplined" way. He
described the KLA as a "terrorist organization," and emphasized the
clear discrepancy between the reports he sent to Western governments
and their public depiction of the events in Kosovo.

In relation to the testimony of Kosovo politician Mitar Balevic,
President Milosevic played video footage of the two famous speeches he
gave in Kosovo in 1987 and 1989, so everybody could see that they were
not nationalistic, but quite the opposite.

An important part of President Milosevic's defense is the
establishment of the truth about the notorious Racak incident of
January 15, 1999, which has been portrayed as a massacre by Serb
police of Albanian civilians. The alleged massacre served as pretext
for the NATO aggression and is the only incident in the Kosovo
"indictment" that dates from prior to the NATO aggression. President
Milosevic called important witnesses who countered the massacre
version. Forensic expert Slavisa Dobricanin, who took part in the
autopsies of the dead bodies found in Racak, confirmed that most of
them had traces of gun powder on their hands. Police investigator
Dragan Jasovic presented evidence that 30 of the people killed in
Racak were known KLA members. The Racak incident was a police action
against KLA terrorists.
Danica Marinkovic was the Investigating Judge in charge of the
incident. She testified that the head of the OSCE mission William
Walker tried to prevent her from visiting the scene on her own account
and that her team was fired upon by KLA for two days when trying to
approach the scene, whereas the OSCE was able to do so. German
journalist Bo Adam's testimony concentrated on Bill Clinton's claim
that in Racak unarmed civilians were executed "kneeling in the dirt,"
which Adam, having conducted his own investigation on the scene,
proved to be wrong.


4) First attempt at conducting the trial in absentia

Due to his ill-health, President Milosevic was not allowed to attend
his "trial" on April 19, 2005. Presiding "Judge" Robinson ordered
that the trial proceed in President Milosevic's absence in spite of
all international covenants that forbid trials in absentia and even
the "Tribunal's" own statute that states that every accused is
entitled to be tried in his presence. Not surprisingly, Robinson based
his ruling on the "Appeals Chamber" decision of November 1, 2004.

Mr. Kay was asked to established contact with the next witness, Mr.
Dragan Jasovic, in order to prepare his testimony, while the current
witness, Serb refugee from Kosovo Kosta Bulatovic was called to be
cross examined by Mr. Nice. Mr. Bulatovic refused to answer any
questions in the absence of President Milosevic. Thereupon the "Trial
Chamber" decided to order him to a "Contempt of Court" hearing the
next day.

On April 20, Mr. Kay told the chamber that he had tried to establish
contact with Mr. Jasovic without success. The witness refused to meet
with him against the will of President Milosevic. It is noteworthy
that Mr. Kay tried to visit Mr. Jasovic in his hotel, even after
having been told that he did not want to see him. This again shows
that Mr. Kay zealously works against the interests of President
Milosevic, whom he is allegedly to "defend."

On the same day, the "Trial Chamber" charged Mr. Bulatovic with
"contempt of court" because he refused to take part in the illegal
attempt to deprive President Milosevic of his basic rights. He was
"defended" by the President of the "Association of Defense Counsel" of
the "Tribunal," Mr. Stephane Bourgon. On May 13, the "Trial Chamber"
found Mr. Bulatovic guilty of "Contempt of Court" and sentenced him to
a prison term of four months, suspended for two years due to his ill
health. This shameless "sentence" on an old man who stood up against
the violation of basic civil rights is without doubt aimed at
intimidating future witnesses into not resisting the next attempt to
try President Milosevic in absentia.

It is merely a matter of time when the "Trial" Chamber will again
create a situation like on April 19. Then, if other witnesses act less
courageously than did Kosta Bulatovic, trial in absentia will proceed.

Since May 11, General Obrad Stevanovic has been testifying. As former
deputy interior minister of Serbia, he was able to refute the notion
that Serbia was a police state when Slobodan Milosevic was President.
He also pointed out that all Serbian policemen are obliged to protect
the law at all times and must not follow orders which are against the
law. This makes the theory of a "Joint Criminal Enterprise" of
President Milosevic and others to ethnically cleanse Kosovo and
Metohija of non-Serbs, on which the "indictment" relies, inapplicable.

Soon after the summer recess, the Defense is going to start countering
the Croatia part of the indictment.

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APPENDIX

List of defence witnesses (in reverse order of their appearance)

General Obrad Stevanovic, one of commanders of Serbian police
Radovan Paponjak, police colonel
Zvonko Gvozdenovic, father of a boy killed in a terrorist attack
Dragan Jasovic, police investigator
Kosta Bulatovic, former leader of Serbian people in Kosovo
Professor Slavisa Dobricanin, forensic expert
Danica Marinkovic, investigative judge
General Radomir Gojovic, former Chair of Supreme Military Court
Barry Lituchy (USA), historian
Dietmar Hartwig (Germany), former Head of EU Monitoring Mission in Kosovo
Mirko Babic (Macedonia), former member of a medical team in refugee camp
Goran Stojcic (Macedonia), former member of a medical team in refugee camp
Dobre Aleksovski (Macedonia), former member of a medical team in
refugee camp
Dr Vukasin Andric, former Secretary of Health in Kosovo
Vladislav Jovanovic, former Yugoslav Foreign Minister
Bo Adam (Gremany), journalist
Mitar Balevic, former leading Serb politician from Kosovo
Professor Ratko Markovic, Constitutional Law, former Vice Prime
Minister of Serbia
Dr Patrick Barriot (France), former member of UN missions to Krajina
and Kosovo
Eve Crepin (France), former member of UN missions to Krajina and Kosovo
Professor Kosta Mihajlovic, Member of the Serbian Academy of Sciences
Professor Cedomir Popov, Member of the Serbian Academy of Sciences
Professor Slavenko Terzic, historian
Vukasin Jokanovic, former leading Serb politician from Kosovo
Yevgeni Primakov (Russia), former Prime Minister
General Leonid Ivashov (Russia), former Head of Russian Army
International Department
Nikolai Rizhkov (Russia), Senator, former Soviet Prime Minister
Professor Mihajlo Markovic, Member of the Serbian Academy of Sciences
Liana Kanelli (Greece), MP, ICDSM Vice-Chair
Franz Josef Hutsch (Germany), journalist
Roland Keith (Canada), former member of OSCE Mission in Kosovo
James Jatras (USA), former US Congress Analyst
Professor Smilja Avramov, former President of the Internatinal Law
Association


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URGENT FUNDRAISING APPEAL

******************************

President Milosevic has the truth and law on his side. In order to use
that advantage to achieve his freedom, we must fight this totally
discredited tribunal and its patrons through professionally conducted
actions which would involve the Bar Associations, the European Court,
the UN organs in charge and the media.

Our practice has shown that ad hoc voluntary work is not enough to
deal properly with these tasks. The funds secured in Serbia are still
enough only to cover the expenses of the stay and work of President
Milosevic's legal associates at The Hague (one at the time). The funds
secured by the German section of the ICDSM (still the only one with
regular contributions) are enough only to cover minimal additional
work at The Hague connected with contacts and preparations of foreign
witnesses. Everything else is lacking.

***********************************************************

3000-5000 EUR per month is our imminent need.

Our history and our people oblige us to go on with this necessary action.
But without these funds it will not be possible.

Please organize urgently the fundraising activity
and send the donations to the following ICDSM accounts:


Peter Betscher
Stadt- und Kreissparkasse Darmstadt, Germany
IBAN: DE 21 5085 0150 0102 1441 63
SWIFT-BIC: HELADEF1DAS

or

Vereinigung für Internationale Solidarität (VIS)
4000 Basel, Switzerland
PC 40-493646-5

************************************************************

All of your donations will be used for legal and other necessary
accompanying activities, on instruction or with the consent of
President Milosevic. To obtain additional information on the use of
your donations or to obtain additional advice on the most efficient
way to submit your donations or to make bank transfers, please do not
hesitate to contact us:

Peter Betscher (ICDSM Treasurer) E-mail: peter_betscher@f...
Phone: +49 172 7566 014

Vladimir Krsljanin (ICDSM Secretary) E-mail: slobodavk@y...
Phone: +381 63 8862 301

***************************************************************

For truth and human rights against aggression!
Freedom for Slobodan Milosevic!
Freedom and equality for people!


On behalf of Sloboda and ICDSM,

Vladimir Krsljanin,
Foreign Relations Assistant to President Milosevic

*************************************************************

SLOBODA urgently needs your donation.
Please find the detailed instructions at:
http://www.sloboda.org.yu/pomoc.htm

To join or help this struggle, visit:
http://www.sloboda.org.yu/ (Sloboda/Freedom association)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan
Milosevic)
http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM)
http://www.free-slobo-uk.org/ (CDSM UK)
http://www.icdsm-us.org/ (US section of ICDSM)
http://www.icdsmireland.org/ (ICDSM Ireland)
http://www.pasti.org/milodif.htm (ICDSM Italy)
http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)


==========================

ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
tel/fax +39-06-4828957
email: icdsm-italia @ libero.it

*** CONTRIBUISCI E FAI CONTRIBUIRE:
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC ***

NUOVO INDIRIZZO INTERNET:
http://www.pasti.org/linkmilo.html

IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm

LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)

==========================

BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH
11000 Beograd, Mišarska 6/II, Jugoslavija
Tel./Faks: (++381 11) 3245601
E-Mail:beoforum(a)verat.net
www.belgrade-forum.org

1. Predstavljanje knjige "Strategija spoljne politike Srbije i Crne Gore"

2. Osuda ubistva svatova u Iraku


=== 1 ===

In Italiano su:
http://www.resistenze.org/sito/as/forbe/asfb5e08.htm
www.resistenze.org - associazione e dintorni - forum di belgrado -
italia - 08-05-05
oppure:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4417
JUGOINFO 23/5/2005

---

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-04-15.html

Predstavljanje knjige "Strategija spoljne politike Srbije i Crne Gore"

BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH
Beograd, 12. april 2005. godine

U Beogradskom forumu je 12. aprila predstavljena knjiga „Strategija
spoljne politike Srbije i Crne Gore". Radi se o zborniku radova koji
su podneti na Okruglom stolu, odrzanom 27. novembra 2004. godine u
Beogradu, u organizaciji Beogradskog foruma za svet ravnopravnih.

Na predstavljanju knjige je prisustvovalo desetak domacih i stranih
novinara, kojima su se obratili autori tekstvova objaljenih u knjizi,
i to: Vladislav Jovanovic, prof. Oskar Kovac, prof. Radovan
Radinovic, Stanislav Stojanovic i Zivadin Jovanovic.

U tim izlaganjima je istaknuto da nasa zemlja, iako u
najnezahvalnijem medjunarodnom polozaju u poslednjih sto godina,
poseduje realni partnerski potencijal i znacajan geostrategijski
polozaj, koji se mogu korisno valorizovati na regionalnom, evropskom
i najsirem medjunarodnom planu.

Polazeci od toga, istaknuto je da strategija spoljne politike drzavne
zajednice Srbija i Crna Gora treba da se zasniva na sledecim
premisama: da ne prihvata da smo "porazena" zemlja i narod, sto nam
se sugerise preko nastavljanja politike uslovljavanja i pretnjama
novom izolacijom; da razvija afirmativni prilaz prema razvijenom svetu
i procesima njegove integracije i da nastoji da, pod ravnopravnim
uslovima, bude njegov sastavni deo; u razvijanju odnosa sa spoljnim
svetom moramo se cuvati oba opasna ekstrema: kako konfrontacijem,
tako i kapitulacije; na doslednom postovanju vlastite nezavisnosti,
suvereniteta i teritorijalne celovitosti; u odnosima sa drugim
drzavama i medjunarodnim institucijama insistirati na striktnom
postovanju ravnopravnosti, reciprociteta i dostojanstva vlastite
zemlje. Samo ako odnose sa drugim zemljama i medjunarodnim
organizacijama gradimo na napred iznetim premisama, nasa zemlja moze
racunati na casno mesto u medjunarodnim odmnosima, koje joj i pripada.

Ocenjeno je da Srbija i Crna Gora, u uslovima podele interesnih sfera
i potpune integracije spoljne i vojne politike kljucnih sila, mora
imati svoju sopstvenu strategiju koja odgovara njenim nacionalnim
interesima. Pojedine zemlje su se u regionalne ekonomske i u
regionalne vojno-politicke integracije ukljucile iz preventivnih
razloga. Najgore je ne biti nigde. Taj koji nije ni u jednoj takvoj
celini, on je, po definiciji, tesko diskriminisan. Srbija i Crna
Gora, medjutim, ne treba da zuri u Evropsku Uniju po svaku cenu. Iz
ekonomskih razloga, pogotovu ne. Ali cilj Srbije i Crne Gore treba da
bude i jeste ulazak u Evropsku Uniju i zato pregovore treba
prihvatiti, ali insistiratri na ravnopravnom tretmanu i zastiti
vitalnih nacionalnih interesa. Pri tome se posebno ima u vidu
postovanje teritorijalnog integriteta, odnosno ukljucivanje u EU
drzavne zajednice kao celine, sto znaci i sa Kosovom i Metohhijom.

Podvuceno je da bi nasa zemlja mogla da valorizuje svoj povoljan
geostrategijski polozaj, ona mora da ima potpuno relaksirane odnose
sa susedima, sa velikim centrima moci i da bude unutar sebe stabilna.
Ako to nije, onda joj taj geostrateski polozaj, moze biti, i uglavnom
jeste, dodatni razlog za velike pritiske i pretnje, pa i za primenu
nasilja i ugrozavanje drzavnih i nacionalnih interesa.

Odnos prema evro-atlantskim integracijama je jedno od kljucnih
pitanja strategije spoljne i unutrasnje politike. Medjutim, clanstvo
u NATO, iz mnogih razloga, nije u primarnom in teresu nase drzave, pa
shodno tome i ne treba ga ubrajati u nase spoljno-politicke i
bezbednosne prioritete. S obzirom na geostraterski polozaj nase
zemlje, pozicija aktivne neutralnosti bila bi u njenom najboljem
interesu. Pri tome, nasa zemlja treba da bude otvorena prema svetu i
da razvija svstranu saradnju sa NATO i svim drugim evroatlantskim
integracijama, i to na principima partnerstva. No ako bi clanstvo u
EU bilo uslovljeno clanstvom u NATO, onda bi i to pitanje trebalo
razmotriti u drugacijem svetlu, odnosno, prihvatiti i clanstvo u NATO
kao neizbezno.

Ukazujuci na cudan karakter drzavne zajednice Srbija i Crna Gora, za
koju je receno da je po mnogo cemu „nedefinisana", odnosno
„nedovrsena" drzava, ocenjeno je da se tesko moze govoriti o nekoj
spoljno-politickoj strategiji te drzavne zajednice. Ono sto se takvim
predstavlja od nasih zvanicnika jeste, u stvari, politika definisana
negde drugde, koja se odande i sprovodi, uz pomoc `'stapa i
sargarepe'', tj. putem stalnih zahteva i ultimatuma. A ako bi se i
moglo govoriti o nekoj strategiji, to je, u svakom slucaju, sve manje
zajednicka politika Srbije i Crne Gore, cak i kada je rec o kljucnim
spoljno-politickim i bezbednosnim pitanjima. Zato i nije slucajno
ponasanje u takvoj drzavnoj zajednici i samog Ministra spolnih
poslova, koji se odmetnuo od svih drzavnih institucija, pa cak i od
srpske vlade, u kojoj je njegova stranka koalicioni partner, i vodi
neku svoju, sasvim privatnu politiku, opanjkavajuci cesto u svetu i
zvanicne institucije Srbije, a da se, pri tom, ni u toj vladi ne
postavi pitanje njegove odgovornosti.

Podvrgnuto je kritici ponasanje dela visokih predstavnika Srbije i
Crne Gore, odnosno Srbije, kod kojih se, kako je receno, odomacila
praksa da stavove svojih stranih sagovornika, narocito iz NATO, SAD,
V. Britanije i Haskog tribunala, promovisu u domacoj javnosti kao
svoje izvorne, dajuci im, cak, epitet nasih `'nacionalnih i drzavnih
interesa''. Takvi politicari godinama u javnosti sire defetizam,
kompleks krivice i sindrom nemoci. Za njih su Srbi odgovorni za
izbijanje gradjanskih ratova u Hrvatskoj i BiH. Srbi su zlocinci,
odgovorni za krsenje ljudskih prava Albanaca na KiM, `'rezim
Slobodana Milosevica `' je odgovoran za agresiju NATO 1999. godine,
dakle, i za zrtve kasetnih, uranijumskih i grafitnih bombi.

Ovakvo sirenje defetizma i kompleksa krivice cini se svesno io
planski. To je deo masovnog ispiranja mozgova, `'katarze'', radi
brisanja `'starog'', `'prevazidjenog'' siostema vrednosti i
`'narezivanja'' `'novog'' `'evropskog'', mondijalistickog, u stvari,
neokolonijalnog. To je, ujedno, oslonac i uslov opstanka oligarhije na
vlasti, jer narodu, posebno mladima, usadjuje nesigurnost, umanjuje
samopouzdanje, nagriza zdravi razum.

Tkva politika idolopoklonstva prema svemu sto je tudje, politika
sistematskog razaranja srpskog nacionalnog i duhovnog identiteta ima
razorne posledice koje ce biti tesko otkloniti, cak i pod uslovom da
se za to stvori volja. Posledice takve politike odrazile su se
direktno krajnje negativno na polozaj i ugled Srbije i Crne Gore,
odnosno, Srbije, sto pokazuje i nemogucnost da se na medjunarodnom
planu zastite vitalni nacionalni i drzav ni interesi, posebno u
pogledu Kosova i Metohije.

Sto se tice Kosova i Metohije, podvuceno je da proritetna obaveza
nase diplomatije jeste da u svim prilikama insistira na obavezi
medjunarodne zajednice da obezbedi striktno postovanje i dosledno
ostvarivanje rezolucije Saveta bezbednosti 1244 (1999.), koja
garantuje teritorijalni integritet SCG, i Kumanovskog sporazuma. Ne
postoje uslovi, niti pogodnosti, pod kojima bi, ili zbog kojih bi
Srbija, umesto ''sustinske autonomije'' u okviru SCG, trebalo da
pristane na bilo kakav vid nezavisnosti Kosova i Metohije –
''uslovne'', bezuslovne, fakticke, formalne, ili drugacije.

Beogradski forum za svet ravnopravnih


=== 2 ===

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-05-20_1.html

Osuda ubistva svatova u Iraku

BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH
Beograd, 20.05. 2004.

OSUDA UBISTVA SVATOVA U IRAKU

Beogradski forum za svet ravnopravnih najoštrije osuduje ubistvo više
desetina svatova u Iraku od strane americkih vazduhoplovnih snaga. To
je samo najnoviji primer agresivne i bahate politike okupacionih snaga
koje više od godinu dana masovno krše osnovna ljudska prava Iracana,
medunarodne konvencije i principe. Jedini nacin da se prekinu ovakvi
zlocini protiv nedužnih ljudi jeste povlacenje okupacionih snaga i
prepuštanje irackom narodu da slobodno odlucuje o svojoj sudbini.
Beogradski forum za svet ravnopravnih je nazavisno, nestranacko
udruženje gradana ciji su ciljevi podrška miru, ravnopravnoj saradnji,
jednakim ljudskim pravima za sve ljude u svetu, podrška borbi protiv
terorizma i svake vrste diskriminacije.
SAD, koje vecini sveta drže lekcije o ljudskim pravima, koje
preduzimaju agresiju protiv drugih zemalja, uvode im sankcije radi
navodne zaštite ljudskih prava - morale bi da se konacno pozabave
sopstvenom praksom i komandnom odgovornošcu.
Godinu dana nakon okupacije Iraka od strane americkih i britanskih
snaga svakome je postalo jasno da je okupacija izvršena i nastavlja se
na lažnim pretpostavkama, da nisu pronadena nikakva oružja za masovno
uništavanje i da su pravi ciljevi okupacije - kontrola izvora nafte i
ovladavanje evroazijskim prostorima. Takode je jasno i zašto SAD
odbijaju nadležnost Medunarodnog krivicnog suda za svoje državljane,
cime javno demonstriraju politiku dvostrukih standarda.
Okupacija Iraka, kao što je svojevremeno bila agresija protiv Savezne
Republike Jugoslavije, logicna je posledica imperijalne politike koja
pociva na principu da ''sila stvara pravo''. Nevine žrtve na svadbi,
medju kojima je bilo mnogo dece i žena, najbolje odslikavaju pravo
lice, karakter te politike. Okupacione snage nastoje da opštenarodni
otpor prikažu kao delo "pobunjenika i terorista''. Besmislenost tih
tvrdnji najbolje olicavaju beskonacne protestne povorke gradjana
Bagdada, Nadžafa, Kerbale, Basre, Kirkuka i drugih gradova Iraka. Rec
je o opštenarodnom otporu okupaciji.
Forum poziva Savet ministara državne zajednice SCG, Vladu Srbije i
Vladu Crne Gore da javno osude mucenje Iracana u zatvorima i stradanje
civila, a posebno ubistvo više desetina svatova na koje je pucano iz
americkih helikoptera i da zatraže okoncanje strane okupacije Iraka.

Begrad, 20. maj 2004.