evento facebook: https://www.facebook.com/events/778314625520821
Informazione
REGIA DI ELENA MOZZETTA
UNO SPETTACOLO PRODOTTO DAL CP ANPI VITERBO
TRATTO DAI RACCONTI DI NELLO MARIGNOLI, PARTIGIANO VITERBESE COMBATTENTE IN JUGOSLAVIA
Dopo la commemorazione ci sposteremo al Nuovo Teatro di Cannobio per inagurare la mostra "I crimini fascisti in Jugoslavia".
La mostra sarà aperta dal 25 aprile fino al 3 maggio.
Se volete essere sicuri che la mostra sia aperta potete scrivere sulla nostra pagina oppure alla nostra mail: anpicannobioevalle @ inventati.org
Oggetto: 25 Aprile 2014: Comunicato stampa con preghiera di cortese pubblicazione e Invito a presenziare.
Comitato Provinciale/Pokrajinski odbor ANPI –VZPI
Sezione Borgo San Sergio - S. Anna - Coloncovez
Naselje Sv. Sergija-Sv. Ane- Kolonkovca
In collaborazione con il SISA – Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente
V sodelovanju z Neodvisnim Sindikatom za šolo in okolje SISA
Casa del Popolo - Ljudski Dom - “Palmiro Togliatti”
Borgo San Sergio - Via Di Peco 7
Venerdì 25 aprile 2014 alle 18.00 – V petek, 25. april 2014, ob 18.00
Presentazione del libro - Predstavitev knjige
“Partigiani a Trieste”
I Gruppi di Azione Patriottica e Sergio Cermeli
Hammerle Editori
Introduce: Marta Ivašič Modera: Davide Rossi
Knjigo bosta predstavila Marta Ivašič in Davide Rossi
Sarà presente l'autore - Prisoten bo avtor
Sergio Mauri
Seguirà una cena, per prenotazioni telefonare al numero 040/826921 dal martedì a domenica dalle ore 16.30 alle 20.30, entro martedì 22. aprile.
Sledila bo večerja, za rezervacije kličati na št. 040/826921 od torka do nedelje, od 16.30 do 20.30, rezervacije se sprejmejo do torka, 22. april.
Musiche originali di Marco Vilevich eseguite dai Bachibaflax. Lettura e interpretazione di Tiziana Bertoli, Luca Giustolisi, Katia Monaco e Stefano Vattovani.
Entrata gratuita
Lipa è un piccolo paese della Croazia nord occidentale a ridosso del confine croato-sloveno. Il 30 aprile del 1944 tedeschi e italiani lo rasero al suolo distruggendo e dando alle fiamme 87 case e 85 fra stalle e capanne. Risparmiarono solo la chiesa. Vennero massacrate 269 persone. Erano anziani, donne e bambini. Gli uomini e i giovani del paese non c'erano, tutti impegnati nei boschi e nei monti con le brigate partigiane. Ben 121 bambini persero la vita quel giorno a Lipa. Il più piccolo aveva solo sette mesi. Lipa è uno dei tre villaggi che sono stati completamente bruciati e distrutti nella seconda guerra mondiale.
Lipa è un testo di Giuseppe Vergara. E' una storia che incrocia la Storia.
a 70 anni dalla proclamazione
Questo il Proclama del Comando della Brigata "Gramsci", di cui erano commissario politico Alfredo Filipponi "Pasquale" e comandante Svetozar Laković "Toso", affisso esattamente 70 anni fa in 200 copie nelle diverse località umbre e laziali liberate.
Nel 1975, nell'ambito delle celebrazioni per il Trentennale della Liberazione in Umbria, si tenne a Norcia una Tavola Rotonda su quei fatti. Ne è rimasto solo un dattiloscritto, che significativamente riporta la seguente Nota: "Il testo degli interventi, non rivisto dagli autori, è stato trascritto cercando di alterare il meno possibile il 'parlato'. Consapevoli delle carenze di questo ciclostilato, consideriamo comunque utile presentarlo per fornire una prima documentazione, costituita da testimonianze, su una parte rilevante della storia locale riguardante la Resistenza."
a 70 anni dalla proclamazione 1944-2014
prefazione di Francesco Innamorati (2)
introduzione di Costantino Di Sante (3)
Si tratta della scomparsa di quell'Italia rurale che aveva rappresentato il retroterra indispensabile della mobilitazione partigiana; si lamenta la crisi non solo del movimento per una trasformazione sociale radicale, di cui erano stati protagonisti i partigiani delle correnti socialista e comunista, ma anche del più generale processo di democratizzazione del nostro paese; si constata la emarginazione ed irrilevanza politica dei partigiani ex combattenti sulla scena politica dell'Italia repubblicana.
La componente sociale borghese e intellettuale, nei fatti qui narrati, fu secondaria. È noto d'altronde come la guerra inverta il rapporto città-campagna… e come, nel nostro paese, la fine della guerra abbia frettolosamente ristabilito il rapporto "gerarchico" e di egemonia culturale nei vecchi termini – per molte cause, dall'industrializzazione alla emigrazione, tutte risultanti in una urbanizzazione squilibrata.
La "Zona Libera" ed il movimento partigiano in Valnerina e aree limitrofe avevano rappresentato una inedita esperienza sociale di unione nella lotta tra la componente operaia ternana e la componente contadina e montanara. Tale esperienza fu drasticamente interrotta subito dopo la Liberazione: da una parte gli operai della città, sotto l'egemonia del PCI, dall'altra le popolazioni della valle e delle montagne, "recuperate" dalla Balena Bianca; una separazione significativamente sottolineata anche dalla non scontata demarcazione amministrativa tra le due province, rispettivamente di Terni e Perugia.
Però la vicenda della Brigata "Gramsci" non solo non può essere semplicisticamente definita "ternana" o "perugina", ma non è nemmeno una vicenda solo "umbra": la zona delle operazioni si estese infatti nelle Marche, fin sui Sibillini, e nel Reatino, quasi fino all'Abruzzo (Posta, Accumoli: la Via Salaria come la Via Flaminia fu asse strategico dell'azione militare dei partigiani). L'area liberata rispecchiava quindi, nella sua estensione, la conformazione geografica reale, la (in)accessibilità effettiva dei luoghi, meglio che non i confini amministrativi provinciali. Tra le specificità della "Zona Libera" alcune vanno insomma declinate in termini eminentemente geografici, perché la Storia, in effetti, è anche geografia.
a 70 anni dalla proclamazione 1944-2014
IL 5 PER MILLE A CNJ ONLUS
Sulla tua Dichiarazione dei Redditi puoi indicare il nostro
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... e ricorda anche che i versamenti effettuati direttamente a favore di CNJ-onlus (o equivalentemente JUGOCOORD onlus) - sottoscrizioni annuali, elargizioni e donazioni volontarie - sono deducibili o detraibili, purchè siano stati effettuati:
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Per i dettagli: https://www.cnj.it/coordinamentos.htm#deduci
Dal 2012 i proventi del 5 per mille sono integralmente destinati ad iniziative mirate:
L'iniziativa beneficiaria dei ricavi dei contributi 5x1000 2010 (redditi 2009 - 620,27 euro) è Pubblicazione di una monografia artistica di Milena Ċubraković
L'iniziativa beneficiaria dei ricavi dei contributi 5x1000 2011 (redditi 2010 - 606,46 euro) è Traduzione in lingua serbocroata del volume "I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana"
L'iniziative beneficiaria dei ricavi dei contributi 5x1000 2012 (redditi 2011 - 996,92 euro) è da decidere in occasione della Assemblea dei Soci 2014 della Onlus
4) Beograd 4/5: četvrti tradicionalni komemorativni skup povodom godišnjice smrti maršala Jugoslavije druga Josipa Broza Tita
Dopo settanta anni un libro ricostruisce l’eccidio di quattro partigiani comunisti a Malga Silvagno, nell’altopiano di Asiago, compiuto da altri partigiani badogliani.
Una storia misconosciuta, taciuta, ingombrante: ragioni di opportunità politica, dall’immediato dopoguerra ai giorni nostri, stanno alla base di questo lungo oblio.
Questa storia verrà raccontata e illustrata con una ricca documentazione fotografica da Ugo De Grandis, autore di “Malga Silvagno – il giorno nero della resistenza vicentina”
Per info: Assemblea Antifascista Bassanese - cianorio @ libero.it
Presso la Libreria Minerva - V knijžnici Minerva
Trieste - Via San Nicolò 20
Mercoledì 23 aprile 2014 alle 18.30 – V sreda , 23. april 2014, ob 18.30
Presentazione del libro - Predstavitev knjige
“Partigiani a Trieste”
I Gruppi di Azione Patriottica e Sergio Cermeli
Hammerle Editori
Introduce: Marta Ivašič
Knjigo bosta predstavila Marta Ivašič
Sarà presente l'autore - Prisoten bo avtor
Sergio Mauri
Segue dibattito - Sledi razprava
ore 21:00 - Sala riunioni del Dopolavoro ferroviario (1° Piano), Piazza della Stazione
UCRAINA 2014
A 69 anni dalla liberazione dal nazifascismo - a 15 anni dai bombardamenti sulla Jugoslavia
I padroni di oggi - Unione Europea, U.S.A., N.A.T.O. - continuano ad usare organizzazioni nazi-fasciste e reazionarie per imporre con la violenza la dissoluzione di interi stati, lo sfruttamento intensivo della manodopera, l'annessione di territori, la rapina delle altrui risorse naturali
ALL’INCONTRO-DIBATTITO PARTECIPERANNO:
GIULIETTO CHIESA Giornalista e Presidente di Alternativa Politica
ANDREA MARTOCCHIA Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus
INTRODUCE:
VALTER LORENZI Rete dei Comunisti
La ricorrenza della liberazione dell’Europa dal giogo nazifascista torna quest’anno di estrema attualità, per evidenti motivi. Sull’onda della crisi sistemica del capitalismo gli epigoni di Hitler, Mussolini e dei vari duci che contribuirono al massacro della seconda guerra mondiale (Stepan Bandera in Ucraina, Ferenc Szálasi in Ungheria, Philippe Pétain in Francia…), tornano a occupare un ruolo centrale nelle vicende politiche contemporanee del continente.
La storia post bellica ci ricorda che in Europa, ben prima della fine della seconda guerra mondiale, i servizi segreti occidentali (in primis statunitensi e inglesi) reclutarono quadri militari e politici dei regimi reazionari in rotta, in funzione anticomunista e antisovietica. Furono organizzate sia vie di fuga sicure (le famigerate Rat line) per l’espatrio dei gerarchi nazi-fascisti più noti, sia reti spionistiche e paramilitari di funzionari degli ex regimi neri, attraverso l’uso delle basi militari della NATO e delle forze dell’ordine locali, (le reti Stay behind – Gladio). Così i nazi fascisti hanno continuato a svolgere il ruolo di braccio armato contro i movimenti politici, sociali e sindacali che si battevano per l’emancipazione dallo sfruttamento capitalista. In Italia questa funzione fu svolta attraverso la “strategia della tensione”, con le bombe sui treni e nelle piazze, gli omicidi mirati di dirigenti sindacali, comunisti, antifascisti, democratici.
I leader di questi gruppi reazionari sono da tempo usciti dall’ombra, proponendosi come leader di partiti e coalizioni diverse, nel tentativo di egemonizzare e rappresentare il malessere prodotto dalla attuale crisi sistemica del capitalismo. Il loro successo in alcuni paesi è sotto gli occhi di tutti, dalla Francia all’Ungheria, sino all’Ucraina, dove le milizie naziste di Svoboda e Pravij Sector hanno svolto un ruolo decisivo nel golpe che ha defenestrato il governo Yanukovich. La coalizione filo occidentale impostasi a Kiev a fine febbraio scorso vede tra i suoi venti ministri quattro nazisti. Nel silenzio dei mass media occidentali, la vita a Kiev per comunisti, democratici, ebrei, antifascisti e russofoni è resa impossibile dalle scorrerie dei gruppi paramilitari nazisti, inseriti recentemente nelle strutture di sicurezza statali dal governo in carica.
L’iniziativa del prossimo mercoledì 23 aprile ha come obiettivo quello di squarciare il velo di silenzio costruito ad arte dai mass media su questa realtà. Il caso ucraino oggi, le aggressioni contro il governo rivoluzionario venezuelano, la disintegrazione della Libia, l’aggressione alla Siria, così come la distruzione dell’ex Jugoslavia quindici anni fa, sono esempi evidenti di come le politiche di proiezione bellica dell’imperialismo della Unione Europea e degli USA continuino a usare reazionari, fondamentalisti islamici e nazi - fascisti per imporre con la forza le proprie ricette economiche, strappando con il terrorismo e golpe militari territori, risorse energetiche e umane all’avversario di turno, in questo caso la Russia.
A sessantanove anni dalla liberazione dal nazi – fascismo, a cento dall’anniversario della prima guerra mondiale, la storia del continente torna a vivere, in forme diverse dall’inizio del secolo scorso, l’incubo del bellicismo militarista delle grandi potenze.
Per questo le parole d’ordine che invitano i cittadini a partecipare all’iniziativa di mercoledì 23 aprile indicano l’urgenza di TORNARE A LOTTARE CONTRO LA MACCHINA BELLICA DELL'IMPERIALISMO EUROPEO E STATUNITENSE E A COMBATTERE IL FASCISMO, DA SEMPRE BRACCIO ARMATO DI QUESTE POLITICHE DI MORTE.
Durante la serata sarà presentato il quaderno della Rete dei Comunisti “ ANTIFASCISTI OGGI ANTIFASCISMO PERMANENTE”.
Raccolta sottoscrizioni per PANDORA TV - Un’altra visione del mondo
INIZIATIVA PROMOSSA DALLA RETE DEI COMUNISTI
Cercaci su Facebook: Rete dei Comunisti Pisa
Skup će se održati od 11 do 13 časova u bioskopskoj sali Muzeja Istorije Jugoslavije.
Prethodno će se u 10 časova u Kući Cveća obaviti polaganje venaca svih jugoslovenskih naroda i narodnosti drugu Titu i drugarici Jovanki.
Pozivamo sve drugarice, drugove, Jugoslovenke, Jugoslovene, komuniste i antifašiste da se tog dana nađemo na istom mestu i da pokažemo da nastavljamo putem koji nam je trasirao naš predsednik, naš maršal Tito.
SMRT FAŠIZMU, NACIONALIZMU I KAPITALIZMU!!!
SLOBODA NARODU, KOMUNIZMU I JUGOSLAVIJI!!!
NEKA VEČNO ŽIVI LIK I DELO MARŠALA TITA!!!
ŽIVELA JUGOSLAVIJA!!!
U vezi svih pitanja i informacija o skupu ČETVRTI KOMEMORATIVNI SKUP MARŠALU JUGOSLAVIJE JOSIPU BROZU TITU možete se obratiti sledećim osobama:
Boris Petković generalni sekretar pokreta JUGOSLOVENSKI CENTAR TITO - +30160/3997070
Dragana Živanović organizacioni sekretar pokreta JUGOSLOVENSKI CENTAR TITO - +38160/4226041
Il governo taglia tutto, ma non le spese militari
Quanto ci costa il Def della Nato
di Manlio Dinucci, Il Manifesto, 9.4.2014
Mentre nella «spending review» il governo promette una riduzione di 300–500 milioni nel bilancio della difesa — senza dire nulla, a quanto pare sugli F35 — , l’Italia sta assumendo nella Nato crescenti impegni che portano a un inevitabile aumento della spesa militare, diretta e indiretta. La Nato non conosce crisi. Si sta costruendo un nuovo quartier generale a Bruxelles: il costo previsto in 460 milioni di euro, è quasi triplicato salendo a 1,3 miliardi. Lo stesso è stato fatto in Italia, dove si sono spesi 200 milioni di euro per costruire a Lago Patria una nuova sede per il Jfc Naples: il Comando interforze Nato agli ordini dell’ammiraglio Usa Bruce Clingan – allo stesso tempo comandante delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali Usa per l’Africa – a sua volta agli ordini del Comandante supremo alleato in Europa, Philip Breedlove, un generale statunitense nominato come di regola dal presidente degli Stati uniti.
Tali spese sono solo la punta dell’iceberg di un colossale esborso di denaro pubblico, pagato dai cittadini dei paesi dell’Alleanza. Vi è anzitutto la spesa iscritta nei bilanci della difesa dei 28 stati membri che, secondo i dati Nato del febbraio 2014, supera complessivamente i 1000 miliardi di dollari annui (circa 750 miliardi di euro), per oltre il 70% spesi dagli Stati uniti. La spesa militare Nato, equivalente a circa il 60% di quella mondiale, è aumentata in termini reali (al netto dell’inflazione) di oltre il 40% dal 2000 ad oggi.
Sotto pressione degli Stati uniti, il cui budget della difesa (735 miliardi di dollari) è pari al 4,5% del prodotto interno lordo, gli alleati si sono impegnati nel 2006 a destinare al bilancio della difesa come minimo il 2% del loro pil. Finora, oltre agli Usa, lo hanno fatto solo Gran Bretagna, Grecia ed Estonia. L’impegno dell’Italia a portare la spesa militare al 2% del pil è stato sottoscritto nel 2006 dal governo Prodi. Secondo i dati Nato, essa ammonta oggi a 20,6 miliardi di euro annui, equivalenti a oltre 56 milioni di euro al giorno. Tale cifra, si precisa nel budget, non comprende però diverse altre voci. In realtà, calcola il Sipri, la spesa militare italiana (al decimo posto su scala mondiale) ammonta a circa 26 miliardi di euro annui, pari a 70 milioni al giorno. Adottando il principio del 2%, questi salirebbero a oltre 100 milioni al giorno.
Agli oltre 1000 miliardi di dollari annui iscritti nei 28 bilanci della difesa, si aggiungono i «contributi» che gli alleati versano per il «funzionamento della Nato e lo sviluppo delle sue attività». Si tratta per la maggior parte di «contributi indiretti», tipo le spese per «le operazioni e missioni a guida Nato». Quindi i molti milioni di euro spesi per far partecipare le forze armate italiane alle guerre Nato nei Balcani, in Afghanistan e in Libia costituiscono un «contributo indiretto» al budget dell’Alleanza.
Vi sono poi i «contributi diretti», distribuiti in tre distinti bilanci. Quello «civile», che con fondi forniti dai ministeri degli esteri copre le spese per lo staff dei quartieri generali (4000 funzionari solo a Bruxelles). Quello «militare», composto da oltre 50 budget separati, che copre i costi operativi e di mantenimento della struttura militare internazionale. Quello di «investimento per la sicurezza», che serve a finanziare la costruzione dei quartieri generali, i sistemi satellitari di comunicazione e intelligence, la creazione di piste e approdi e la fornitura di carburante per le forze impegnate in operazioni belliche. Circa il 22% dei «contributi diretti» viene fornito dagli Stati uniti, il 14% dalla Germania, l’11% da Gran Bretagna e Francia. L’Italia vi contribuisce per circa l’8,7%: quota non trascurabile, nell’ordine di centinaia di milioni di euro annui. Vi sono diverse altre voci nascoste nelle pieghe dei bilanci. Ad esempio l’Italia ha partecipato alla spesa per il nuovo quartier generale di Lago Patria sia con la quota parte del costo di costruzione, sia con il «fondo per le aree sottoutilizzate» e con uno erogato dalla Provincia, per un ammontare di circa 25 milioni di euro (mentre mancano i soldi per ricostruire L’Aquila). Top secret resta l’attuale contributo italiano al mantenimento delle basi Usa in Italia, quantificato l’ultima volta nel 2002 nell’ordine del 41% per l’ammontare di 366 milioni di dollari annui. Sicuramente oggi tale cifra è di gran lunga superiore.
Si continua così a gettare in un pozzo senza fondo enormi quantità di denaro pubblico, che sarebbero essenziali per interventi a favore di occupazione, servizi sociali, dissesto idrogeologico e zone terremotate. E i tagli di 6,6 miliardi, previsti per il 2014, potrebbero essere evitati tagliando quanto si spende nel militare in tre mesi.
Racconto choc di due militari della Sassari: «A Nassiriya gli italiani torturavano»
Некадашњи начелник штаба Треће армије генерал Љубиша Стојимировић о Нирнбершком процесу, лицемерју Хашког трибунала и злочинима над српским народом и ЈНА у наметнутим ратовима
http://www.beoforum.rs/sve-aktivnosti-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/81-nato-agresija-15-godina-kasnije/575-zlocin-bez-kazne-in-memorial.html
Сви који нисте стигли да присуствујете конференцији, имате могућност да преслушате све без цензуре. 15:30 сати аудио материјала у MP3 формату (линк):
http://www.wuala.com/profidizajn/beoforum/konferencija-sc-audio-22-23-mart-2014.zip/
21.3.2014. - (Global Peace vs. Global Interventionism and Imperialism)
ОБЕЛЕЖАВАЊЕ 15-ТЕ ГОДИШЊИЦЕ ОД НАТО АГРЕСИЈЕ - 24 МАРТ 2014
ZORAN KOSTIĆ (BANJA LUKA)
PROF. JEAN BRICMONT (BELGIUM)
SERGEY LEVCHENKO (RUSSIA)
NIĆIFOR ANIČIĆ (SERBIA) part3
NATALIJA BONDAR (UKRAINE)
JOHN PETER MAHER (USA) part2
DR ELENA ARLYAPOVA (RUSSIA)
ILIAS BALTAS (GREECE, WFTU)
DR. HENRY LOWENDORF (USA, WPC)
EDWARD HORGAN (IRELAND, WPC, PANA)
JUNE KELLY (IRELAND)
Birgitte Queck (GERMANY) part2
Birgitte Queck (GERMANY)
Alfred Marder (USA)
ZEYNEP BESPINAR (TURKEY, WPC)
SERGEJ BABURIN (RUSSIA)
PROF. PETER BACHMAIER (AUSTRIA)
PROF. OSKAR KOVAČ (SERBIA)
AGNETA NORBERG (SWEDEN)
KLAUS HARTMANN (GERMANY)
GEORGIJ KRIČKOV (UKRAINE)
ADM. ELMAR SCHMAEHLING (GERMANY)
JOHN PETER MAHER (USA)
DIANA JOHNSTONE (FRANCE)
STAVROS TASSOS (EEDYE, GREECE, WPC)
SOCORRO GOMES (WPC)
DR MOMČILO VUKSANOVIĆ (MONTENEGRO)
PROF. DR MIODRAG ZEČEVIĆ (SUBNOR)
PROF. JELENA GUSKOVA (RUSSIA)
ILDA FIGUEIREDO (PORTUGAL, WPC)
ADMIRAL BOŠKO ANTIĆ (SERBIA)
VLADIKA IRINEJ BULOVIĆ (SERBIA)
(Global Peace vs. Global Interventionism and Imperialism)
(Global Peace vs. Global Interventionism and Imperialism)
(Global Peace vs. Global Interventionism and Imperialism)
(Global Peace vs. Global Interventionism and Imperialism)
BORIS MALAGURSKI (SERBIA)
ALEKSANDAR ĐENIĆ (SERBIA, SKOJ)
ŽIVADIN JOVANOVIĆ (SERBIA)
VLADISLAV JOVANOVIĆ (SERBIA)
VLADIMIR KRŠLJANIN (SNF, SERBIA)
PROF. VLADIMIR KOZIN (RUSSIA)
VLADIMIR KAPURALIN (CROATIA)
STEFAN KARGANOVIĆ (SERBIA)
NIĆIFOR ANIČIĆ (SERBIA) - Part2
NIĆIFOR ANIČIĆ (SERBIA) - Part 1
MOMIR BULATOVIĆ (MONTENEGRO )
MILICA AREŽINA (SERBIA)
NEIL CLARK (ENGLAND) - THE FINAL DOCUMENT
PROF. ANDREAS GRIEWANK (GERMANY)
NEIL CLARK (ENGLAND)
GENERAL LEONID IVAŠOV (RUSSIA)
NEVEN ĐENADIJA (SERBIAN REPUBLIC)
http://www.youtube.com/watch?v=9ON56FNi9mQ
Referat: ЖИВАДИН ЈОВАНОВИЋ (ГЛОБАЛНИМ МИРОМ ПРОТИВ ГЛОБАЛНОГ ИНТЕРВЕНЦИНОИЗМА И ИМПЕРИЈАЛИЗМА)
http://www.beoforum.rs/sve-aktivnosti-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/81-nato-agresija-15-godina-kasnije/566-zivadin-jovanovic-22-3-2014.html
http://www.youtube.com/watch?v=Wle9WRmGn80
http://www.youtube.com/watch?v=4-XUueB3F-E
Isto procitaj: SKOJ/NKPJ: VEČNA SLAVA ŽRTVAMA NATO-a – DA SE NE ZABORAVI
FINAL DOCUMENT
The Final Document of the International Conference “Global Peace vs. Global Interventionism and Imperialism” Held in Belgrade on 22nd and 23rd March 2014.
The Belgrade Forum for a World of Equals, the Serbian Host Society, the Club of Generals and Admirals of Serbia and Veterans Association of Serbia (SUBNOR), in coordination with the World Peace Council, on 22 and 23 March 2014 held the International Conference “Global Peace vs. Global Interventionism and Imperialism”. The Conference was held on the occasion of the 15th anniversary of NATO’s armed aggression against Serbia and Montenegro (the Federal Republic of Yugoslavia). The motto of the Conference was “Not to Forget”.
More than 500 scientists, experts and public persons from the areas of the international relations and security, from 50 countries of Europe and the world took part in the work of the Conference.
Participants of the Conference paid tribute to victims of the 78-day bombardment and laid wreaths on memorials. They honored all the victims of the illegal NATO aggression against Serbia and Montenegro and expressed their deep respect for former Yugoslav Popular Army, Federal Government, President Slobodan Milosevic and all heroic resistant fighters. We also must remember the victims of the NATO aggression subsequent to 1999, ongoing persecution of those political and military leaders who defended the country and who were sent to illegal Hague Tribunal including president Milosevic and others, who died there. Considering this Tribunal as illegal as a tool of NATO propaganda and political blackmailing, the participants demand its dissolution.
The debate unfolded in a constructive and tolerant dialogue regarding most important aspects and problems concerning the international peace and security. The presentations mainly focused on how to preserve global peace and find the ways to stop global interventionism, destabilization of certain countries and provoking the crises all over the world, which undermine the international legal and political world order and pushes the world to the edge of a major confrontation.
The participants analyzed the causes and consequences of NATO aggression in 1999, not only for Serbia and the Balkans but also its global consequences for peace and security in Europe and the world. Further to this, participants of the Conference have agreed as follows:
- NATO aggression against Serbia and Montenegro (the Federal Republic of Yugoslavia) of March 1999 was a war imposed against an independent, sovereign European state, in gross violation of the fundamental principles of the international law, most notably, the UN Charter and the Helsinki Final Act. This was the aggression committed without consent the UN Security Council. Hence it is a crime against peace and humanity, and the turning point towards the global interventionism, the practice of gross violation of the international legal order, and the negation of role of the UN. Subsequently it has been used as the model of interventionism in a number of other cases such as in Afghanistan, Iraq, Libya, Mali and others.
- The leading Western powers, the USA, the UK, France, Germany, followed by the rest of NATO Members, 19 in all, devised a whole new arsenal of euphemisms in a bid to attribute any possible shred of legitimacy to this crime against peace and humanity. So-called “humanitarian intervention” was a cover for indiscriminate killings of civilians in Serbia including children, disabled and senior citizens, for the destruction of the economy, infrastructure, including schools, hospitals, passenger trains and houses. Use of missiles with depleted uranium has contaminated natural environment thus triggering grave and far-reaching consequences for the health of current and future generations.
- Since this is a crime against peace and humanity and a gross violation of the basic provisions of the international law, NATO Member States bear full legal responsibility for the aggression, including liability for the inflicted damage on the order of more than USD 100 billion, as well as responsibility for the use of weapons with depleted uranium and other illicit ordnances of mass destruction. Serbia has the right to initiate the proceedings before the competent international forums against NATO Alliance and all of its member states participating in the aggression, for the purpose of exercising the right to war damage compensation to Serbia and Montenegro as well as to individuals who suffered from aggression.
- Armed aggression has continued by employing other, non-military means. This was reflected in the violent change of power in the October 5, 2000 coup, which was initiated, funded and supported by NATO Member States; in all kind of blackmails and threats aimed at making Serbia denounce its state sovereignty in Kosovo and Metohija as its historical, cultural and civilization heartland; in ignoring UN Security Council Resolution 1244 guaranteeing sovereignty and territorial integrity of Serbia. Eventually, this led to unlawful and unconstitutional unilateral separation of Kosovo and Metohija in 2008 which was followed by formal recognition by most NATO member countries. The 1999 US NATO aggression grossly violated the UN Charter, 1970 Declaration on principles of International law, Helsinki Final Act, Paris Charter for a New Europe, five Security Council resolutions in 1998-2008, including resolutions 1244 and 1785.
- Immediately after the end of the aggression, a large USA military base has been established in Kosovo and Metohija, “Camp Bondsteel”, the first and crucial ring in the chain of the new USA bases in Bulgaria, Romania, Poland, the Czech Republic, and other Easter European countries. NATO aggression against Yugoslavia actually accelerated the arms race and militarization of Europe and implementation of US/NATO/EU strategy of “Eastern expansion”.
- Aggression against Serbia and Montenegro (FRY) launched in March 1999 has been serving as a blueprint for global USA/NATO/EU interventionism. In practice, this translates the USA, NATO and the West discretion to intervene militarily or otherwise, as they choose to suite their economic or strategic interests. Toppling legally elected governments and replacing them by hand-picked, pawn regimes, has become part and parcel of so called “democratization process”.
- NATO has always operated as an aggressive military alliance, serving expansion and of imperialistic and neo-colonial objectives of the leading Western powers. The entire experience so far indicates that NATO strategy of global interventionism leaves behind a chaos in international relations, gigantic human casualties, divisions, and long-lasting misery and anguish in all countries and regions which have become immediate victims of such policy.
- NATO is responsible for devastation of the international legal order, for the degradation of the UN, instigating a new arms race, militarization of Europe, destabilization and inducing crises in individual countries and regions all over the world. Therefore, NATO strategy goes against the goals of peace and security, contravenes the democratic and civilization values, and violates the fundamental human rights. Such an Alliance is not a place for peaceful countries who see their interests in compliance of the international law and the UN system. This is why participants of the Conference pleaded for the dissolution of NATO as a relic of the Cold War, for disengaging in policy of free interventionism, and for the respect of freedom, independence and equality of all countries and nations.
- Exporting democracy and dictating cultural and civilization patterns has become a common approach of all Western powers, primarily of the USA, in their aspiring to govern the world pursuant to their own standards and in line with their self-serving interests. The imposition of such cultural and civilization patterns is an act of violence against reality that almost invariably results in conflicts, internal disorders, and deeper fragmentations and divisions; over time, this is prone to undermine the peace in the world, and presents a perfect excuse for external military interference. This model has created the so-called “colored revolutions” in Georgia, Venezuela and Ukraine and high jacked “Arab Spring revolution”, which managed to devastate and turn the clock back for several decades, such as: Libya, Egypt and Syria.
- The strategy of interventionism involves several motives and purposes. These include the control over natural and developmental resources, reallocation of resources, and geopolitical reconfiguration of the world, against and at the expense of the predetermined key geopolitical adversary. This is how the USA/NATO/EU staged the crisis in Ukraine, whose end is still nowhere in sight. One can say that the Ukrainian crisis is the single most dangerous threat to the peace since the end of the Cold War. Instead of acknowledging Ukraine as a natural connection between Russia and Europe, the West chose to interfere, by artificially dislocating it from its natural cultural, civilization, and geopolitical environment and drawing it westwards. In doing so, the West paid no attention at all that the action could lead to internal conflict within Ukraine and that it would put at risk Russia’s vital interests. This dangerous geopolitical game played by America, NATO and the EU against Russia, as a proxy war at the expense of Ukraine under a “fine” but fake excuse of being waged for the benefit of the Ukrainians and their democratic social structure, has completely disregarded the effects of such policy against the interests of Ukraine, its people, the peace, and security in Europe and the world. Participants of the Conference advocated for a peaceful political solution free of interference and external pressures, that is, a solution that will guarantee its peoples will, and respect its role of a bridge between the East and the West. Such solution implies abandonment of the pernicious “Eastern expansion” which has already produced destabilization in Europe. Participants expressed satisfaction that the people of Crimea have used their right of self-determination which resulted in reunification with Russia.
- Participants of the Conference expressed their full support to the sovereignty and territorial integrity of Serbia, including the resolution of the issue of Kosovo and Metohija in line with UN Security Council Resolution 1244. They supported the following requests: free, safe and dignified return of 250,000 expelled Serbs and other non-Albanians to their homes in Kosovo and Metohija; restitution of the usurped private, church, state and socially-owned property; reconstruction of 150 destroyed churches and monasteries of the Serbian Orthodox Church, of hundreds of desecrated and obliterated Serbian graveyards and thousands of burnt Serbian homes; conducting effective investigation of trafficking in human organs; determining the fate of all abducted and missing Serbs from Kosovo and Metohija; and identifying and bringing to justice the perpetrators of all other crimes committed against the Serbs in Kosovo and Metohija for which, so far, nobody has been found responsible, let alone convicted.
- Participants of the Conference welcomed worthy initiative of the UN General Assembly which proclaimed 2014 to be the international year of solidarity with the people of Palestine. Finding that this initiative deserves strong support of the peaceful forces in the world, the Conference sent requests for an immediate withdrawal of Israeli occupation forces from all Palestinian territories, for the establishment of independent state of Palestine, within the borders of July 1967 with East Jerusalem as its capital, for the right for the return for the Palestine refugees, based on UN Resolution 194 and the release of all Palestinian prisoners from jail. Fulfillment of these requests is of vital interest for the Palestinian people and for the introduction of a just and durable peace in the Middle East.
- Participants have expressed solidarity with peoples of Latin America in their endeavors to safeguard freedom, independence and sovereignty from aggressive imperial USA strategy. They demanding closing of Guantanamo base and abolishing blockade against Cuba, as well as the release of the five Cuban political prisoners from American jails.
- By dismissing the policies and actions that endanger the peace and security, participants of the Conference denounced plans and actions aimed at destabilizing the Bolivarian Republic of Venezuela. Coordinated violent actions in Caracas and other parts of Venezuela are parts of the strategy employed by the local oligarchs and external actors, intended to disable the functioning of the legitimately elected government and impose political changes of their choice but against the interests of the Venezuelan people, by sabotage, violent provocations and blackmails. In condemning those attempts, participants of the Conference expressed their solidarity with the Venezuelan people and the support for its courageous efforts to preserve the freedom, pride, and sovereignty of Venezuela, and to decide their own future.
- Participants have expressed concern over systematic organized revision of European history of the 20th century, particularly revision of outcome of the First and the Second World War. This may serve imperialist objectives for redrawing international borders causing unforeseen consequences. We condemn the western promoted rehabilitation of fascism and attempts to equate communism with Nazism.
- Participants of the Conference dedicated significant attention to the global economic capitalist crisis which has led not only to an unprecedented social stratification and impoverishment of the global population, but also to an artificially imposed debt crises in a number of formerly economically very prosperous countries, such as Greece, Spain, Portugal, Italy and Cyprus. The global crisis emerged predominantly in countries which had declared themselves to be the centers of global civilization and the most advanced social order, one that will see no need for serous social conflicts and clashes. The key indicators of this crisis include mass-scale unemployment, especially within the youth, high indebtedness of countries, decline in economic activities, etc. We support the genuine popular protests against the above.
- It is obvious that on Europe and the majority of the world were imposed the neo-liberal cultural, political and economical pattern, which does not function. In the search for the way out of this universal deadlock, the most powerful countries are trying to shift the burden of the crisis onto other countries and nations, ones they pejoratively call “the global periphery”, while in the meantime struggling to win the battle for the global prestige, and in the process stepping down onto the old civilizations and forcibly toppling the unsympathetic ruling regimes. All the above only add to the conflicting feature of the international arena, and makes it exceptionally prone to outbreaks of all types of conflicts, from internal and regional, to the global ones.
- Participants at the Conference noted with concern that there are still US forward-based infrastructures in Europe like missile defense, tactical nuclear weapons and conventional forces, that destabilize the regional and the global atmosphere.
- The global economic crisis cannot be resolved by the printing of ever new trillions of dollars and the makeshift mends of the existing system. This can be done by abandoning the neo-liberal concept and by developing a new, humane society of social justice, equality and the better life for all people and nations in the planet. The focus of the new system of social relations must be on people and their economic, social, cultural, and humanitarian needs, instead of the profits and self-serving interests of the so-called economical and political elites.
- A part this International Conference was the Youth Forum, which concluded that the global crisis, and globalization and interventionism primarily threaten the rights and perspectives of the young generations. In numerous countries, in Europe and the world, young people below 30 make up some 60% of the total number of unemployed. The youth requests urgent changes in the social relations and internationally, which will ensure active engagement of the young people into economic, political and societal trends, their assuming responsibility for their own future, at the national and international levels. The youth advocates the socially just society and universal human rights, such as the right to employment, free education, social security and health care. Young people advocate the democratization of international relations, the respect for the international law, and denounce the arms race, militarization and neocolonialism.
- Only a world free of dominance of imperialism and militarism will stand a chance to avoid a war cataclysm. The global economic crises and its consequences on popular strata underline the necessity to overcome the system which causes exploitation, wars and the misery. It is absolutely unacceptable and contrary to the international law to have the regional center of power, such as NATO and the European Union be established as a substitute to the United Nations Security Council.
- The only true international community is the United Nations, rather than any self-proclaimed members of any regional groups. We must struggle to ensure the universal character of the international law and to have it equally oblige big and small countries, developed and developing ones. We have to fight even more resolutely to preserve the civilization heritage such as the freedom, ethics and dignity, while determinedly rejecting all surrogates of the corporative capitalism and imperialism, planted by the military-industrial and finance capital.
Participants of the Conference emphasized that the accomplishment of these objectives required active engagement in mobilizing all peace-loving stakeholders, in order to counter and reject any military and conquest ambitions against any given country regardless of its leaders. In parallel, it is necessary to mobilize all forces in developing democratic international relations, based on the principles of the United Nations Charter, the provisions of the international law, and the strict observance of the inviolability and independence of all states and their territorial integrity, and the principle of non-interference in the internal affairs. Such a world would be measured by a human scale, and this grand utopia should be believed in, and persistently fighting for, and this is the key message from the Conference.
Participant in the Conference expressed sincere gratitude to the Serbian side for the excellent performance of the International Conference and for hospitality extended to all participants.
Belgrade, 23 March 2014
Da: Vladimir Kapuralin (SRP)Oggetto: 15. godišnjica NATOagresije na SR JugoslavijuData: 26 marzo 2014 12:06:06 CETPoštovaniu Beogradu je 22. i 23. ožujka u Sava centru održana međunarodna konferencija posvećena obilježavanju 15-e godišnjice agresije NATO snaga na tadašnju SR Jugoslaviju.Organizatori skupa bili su Beogradski forum za svet ravnopravnih, Društvo srpskih domaćina, Klub generala i admirala Srbije i SUBNOR Srbije, uz suradnju Svijetskog mirovnog vijeća WPC.Na konferenciji je prisustvovalo 600-tinjak ljudi iz 50 zemalja Evrope, Brazila, Venezuele, Amerike i Kanade. iz različitih područja ljudske djelatnosti: znanosti, diplomacije, mirovnih pokreta, politike, prava, kulture, edukacije, vojske i ostalog.Skupu sam imao čast prisustvovat kao jedini izlagač sa jugoslavenskog prostora izvan Srbije i Crne gore, pa vam u tom svojstvu dostavljam integralni tekst završne deklaracije, koja je prihvaćena aklamacijom i tekst moje intervencije.Sa poštovanjemVladimir Kapuralin
15. GODIŠNJICA NATO AGRESIJE NA SR JUGOSLAVIJU
Mjesto održavanja: Beograd
Vrijeme održavanja: 22-23 mart 2014.
Tema: Međunarodna konferencija povodom 15-e godišnjice NATO agresije na SRJ
Dragi prijatelji
Dozvolite mi, da se najprije zahvalim organizatorima ovog skupa, na hvalevrijednoj inicijativi i na ukazanoj časti, kojom mi je pružena mogućnost, da vas sve skupa ispred Socijalističke radničke partije Hrvatske i svoje ime pozdravim kao prijatelje, jer na osnovu pobuda oko kojih smo se okupili ova dva dana, uvjeren sam da mi to i jesmo. A tome valja pridodati još i respektabilan broj, znanih i neznanih institucija i pojedinaca, koji širom svijeta u granicama svojih mogućnosti, čine ono što i mi danas, a to su: podsjećanje, kritički pristup i argumentirana osuda brutalnih događaja, započetih pred petnaest godina.
Iako je NATO agresija na SR Jugoslaviju predstavljala presedan po nekoliko osnova ona je ipak proizvod jedne politike koja si želi uzurpirati pravo dominacije u svijetu i upravljanja iz jednog centra moći.
Agresija, koju je tzv. međunarodna zajednica, a ustvari grupa najbogatijih zemalja svijeta na čelu sa SAD-om i NATO, izvršila u proljeće 1999. godine na SRJ, bila je u svojoj biti sastavni dio borbe za prostor, koja je krenula nakon tektonskih društveno političkih procesa 90-ih godina prošlog stoljeća, kojih je cilj bio prodor krupnog kapitala na istok i osvajanje novih teritorija.
Tim prodorom je kapitalizam, koji se našao u dubokoj krizi 80-ih godina prošlog stoljeća ostvario svoja tri cilja i odgodio svoj silazak sa društvene scene i odlazak u povijest, za jedan nedefinirani vremenski period.
Ciljevi koje je kapitalizam postigao su:
-Ekonomski
-Politički
-Vojni
EKONOMSKI cilj sastojao se od:
Osvajanja novih tržišta.
Preuzimanja sirovinske, infrastrukture i financijske baze, novoosvojenih područja.
Dobivanja jeftine radne snage, bilo postojeće u zemljama u koje su transferirali kapital ili one imigrantske u vlastitim zemljama.
POLITIČKI cilj se sastojao od: eliminacije socijalizma u Evropi i samoupravljanja u Jugoslaviji.
VOJNI cilj se sastojao od: prodora na istok sa krajnjim ciljem približavanja i opkoljavanja Rusije i Kine. I taj proces još traje.
Agresija na SRJ 1999. godine, osim što je bila dio opće strategije osvajanja prostora, na način kako je izvedena po svojoj brutalnosti imala je i zadatak kažnjavanja neposlušnog protivnika.
Naime, dinamika prodora u istočnoj Evropi bila je za nosioce imperijalne težnje zadovoljavajuća, jer su u zemljama bivšeg socijalističkog bloka lako pronašli suradnike među političkim elitama, za rušenje dotadašnjeg društveno-političkog uređenja koji su time vlastiti narod i materijalne resurse predali globalnom krupnom kapitalu.
Problem je nastao na jugoslavenskom prostoru. Posebno nepoželjan imperijalističkim krugovima bio je njen model samoupravnog socijalizma, kao primjer prirodne pozicije rada u društvu i dostojanstva radnika, koji bi bili u stanju upravljat vlastitim sudbinama, uz pun državni suverenitet.
U procesu koji je dirigiran izvana, a realiziran iznutra, predani smo na milost i nemilost svjetskim moćnicima, pri čemu su vodeću ulogu odigrale secesionističke republike Slovenija i Hrvatska, a po domino efektu slijedile Bosna i Hercegovina i Makedonija, bez iole racionalne potrebe, koja bi imala pokriće u ekonomskoj ili nekoj drugoj logici. Jedinu prepreku osvajanju kompletnog prostora, predstavljala je tadašnji ostatak nekadašnje države, SRJ. Koja je iako sa tada već promijenjenim društveno-političkim uređenjem, percipirana kao zadnji bastion na putu imperijalističkim moćnicima i zbog toga ju je trebalo kazniti. Da se radi o kažnjavanju razvidno je već iz činjenice, da je međunarodna zajednica primjenjivala različite kriterije, za pojedine republike i narode bivše Jugoslavije, što je bilo dozvoljeno jednima, nije bilo dozvoljeno drugima, a to je zavisilo od stupnja koncilijantnosti lokalnih oligarhija naspram svjetskih moćnika.
Uslijedila je brutalna agresija NATO snaga, koje nisu nanijele SRJ velike vojne gubitke, usprkos činjenici, da je omjer snaga izražen u ljudstvu i vojnoj opremljenosti između agresora i napadnutih, bio do tada nezabilježen u vojnoj praksi. Iako su vojni gubici SRJ bili relativno mali, zato su oni civilni i materijalni bili vrlo visoki. Uništavana je infrastruktura i ekonomska supstanca zemlje, primjenom najbrutalnijih, sofisticiranih sredstava, koja nemaju nikakvo vojno opravdanje, nego su namijenjena materijalnim razaranjem civilnih i privrednih objekata, često sa katastrofalnim učincima. Vrhunac brutalnosti postignut je upotrebom municije sa osiromašenim uranom, koja trajno kontaminira prostor u kojem žive ljudi, a o apsurdu upotrebe tih sredstava svjedoči činjenica o velikom broju stradalih pripadnika agresorskih jedinica, koje su rukovale tom municijom.
Presedan par exelans učinjen je sada već prema državi Srbiji otimanjem dijela njenog teritorija, mimo svih međunarodnih pravnih normi i instaliranjem imperijalističkog protektorata na Kosovu i Metohiji sa najvećom NATO vojnom bazom u ovom dijelu svijeta. Tim činom stvorena je jedna umjetna kvazi državna tvorevina, bez vlastite privrede, od koje bi njeni građani živili, ali sa velikim i vrijednim mineralnim resursima, koju nije priznalo veliki broj zemalja u svijetu. A čija je osnovna namjena biti odskočna daska SAD i NATO na putu prema Kaspijskom bazenu. Ta je teza potvrđena 2008. kad su SAD i NATO stojeći jednom nogom na Kosovu i Metohiji pokušali drugom nogom zakoračiti na Kavkaz , što im na sreću nije uspjelo. Trenutna događanja u Ukraini potvrđuju namjere SAD-ea u širenju uticaja prema Rusiji, ne prežući pritom od suradnje sa eksplicite fašističkim subjektima.
Od agresije je eto proteklo 15 godina, ali posljedice su još prisutne, prvenstveno one zdravstvene, kao posljedica trajno kontaminiranog tla, od upotrebe radioaktivne municije. Ali i sam proces porobljavanja još traje, on se finalizira, ovaj puta ne vojnim sredstvima, sa ciljem da se žrtva ponizi i uvuče u interesni krug svojih tlačitelja. Na raspolaganju je široki spektar metoda: od honoriranja oligarhije, obećanja za jednokratnu upotrebu, uvjeravanja, ucjena, podmetanja i slično.
U ponižavanju se često biraju licemjerni i cinični argumenti čija je logika racionalno nepojmljiva. Tako je Njemački ambasador u Srbiji, oktobra 2010 . godine u Beogradu na konferenciji „Srbija Zapadni Balkan i NATO-ka 2020.“ Kritizirao tadašnju vlast u Srbiji, što za događaje iz 1999. godine koriste termin „NATO bombardiranje“, jer bi to kod mladih naraštaja moglo izazvat negativne konotacije prema NATO-u. On smatra da bi u Srbiji djeci kad pitaju o tim događajima trebalo objasnit „da je bombardiranje bilo ispravno“. Ambasador taj stav potkrepljuje valjda samo njemu razumljivom usporedbom, da kada je on kao mladić gledao ruševine po Njemačkoj poslije rata „nije mrzio one koji su to počinili, jer je bilo onih
koji su mogli da mu kažu zašto je to učinjeno“.
Polemizirat sa ambasadorom Massom, po tom pitanju bilo bi bespredmetno, on ima svoj stav, on sprovodi dosljedno politiku svoje vlade i imperijalnog kruga kojemu ta vlada pripada. Tako da nema nikakve sumnje da je to ujedno i stav njegove vlade, koja je tada aktivno učestvovala u agresiji. Sasvim je razumljivo da bi takva diplomatska izjava u normalnim okolnostima izazvala burnu reakciju. Međutim prešavši preko te izjave domaćini su pokazali zavidnu stabilnost probavnog sistema, što samo potvrđuje da je agresor postigao svoj cilj.
Ono što međutim treba istaknuti je činjenica da agresija na SR Jugoslaviju i moguća odmazda kojom bi se mogle objasniti neke aktivnosti saveznika protiv civilnih ciljeva u Njemačkoj potkraj II sv. rata nemaju nikakvih zajedničkih vojnih, niti političkih poveznica.
Razaranje Njemačke, spada u dio vojnih operacija za vrijeme objavljenog rata, protiv protivnika koji je pokrenuo dva svjetska rata, u kojima je živote izgubilo 70-etak milijuna ljudi, kojom prilikom su počinjeni stravični zločini prema ljudskom biču, kakve povijest do tada nije zabilježila. I u tim razaranjima je sasvim izvjesno, naročito pred kraj rata, osim slamanja morala i motivacije za otpor njemačkog stanovništva bio prisutan i element odmazde.
Dočim između SR Jugoslavije i udruženih sila 19 država koje su izvršile agresiju nije bilo objave rata, niti su njene oružane snage u to vrijeme na bilo koji način ugrožavale teritorijalni integritet zemalja agresora. A sama agresija, pokrenuta je mimo svih dotadašnjih normi međunarodnog prava, povelje UN i završnog dokumenta iz Helsinkija o evropskoj sigurnosti i suradnji.
U svijetlu događaja koji su uslijedili nakon agresije 1999. godine: Afganistan, Irak, Libija, Sirija, Mali, sada Ukraina i Venezuela, neki pokušavaju odredit sličnosti, drugi pokušavaju istaknuti razlike. Pri tome ne vodeći računa o nekim prirodnim zakonitostima, da ni prsti na ruci nisu jednaki, ali su svi dio iste šake. Tako se i događanja u ovim zemljama i ostalim žarištima i neuralgičnim točkama, razlikuju u detaljima ali su svi dio istoga plana i imaju zajednički nazivnik, osvajanje teritorija i širenje imperijalne moći.
Ti primjeri govore suprotno od onoga u što nas propaganda želi uvjeriti, da NATO savez nije vojska mira u koji bi se prema vlastitoj savjesti trebali svrstati svi koji žele mir, već vojska koja štiti spoj načela i institucija kao što je kapitalističko vlasništvo i tzv. Slobodno tržište, koje osigurava apsolutnu moć odabranih uskih vlasničkih slojeva, nad najširim eksploatiranim radnim masama unutar razvijenih kapitalističkih društava, te povlaštenih moćnih država nad ogromnom većinom manje razvijenih država trećeg svijeta. NATO dakle nije izolirana nepolitička vojna struktura, već sam kapitalistički društveni sistem, odnosno njegov vojni izraz. NATO stoga nije vojska naroda u što nas uvjeravaju, već vojska bogate manjine koja vlada razvijenim društvima i svijetom i koja se mora braniti od siromašne većine. Zato i nije nestao nakon ukidanja Varšavskog ugovora, kao što su naivni očekivali, jer nestankom tog saveza nije nestao i glavni neprijatelj bogatih, a to je siromaštvo i neravnomjerni razvoj svijeta, kao neposredna posljedica svjetskog kapitalističkog poretka.
Pošto štiti manjinu od većine NATO ima nedvojbeno imperijalistički karakter. Imperijalistički karakter NATO saveza osobito proizlazi iz činjenice, da SAD imaju dominantnu ulogu u organizaciji svjetskog kapitalističkog poretka, koju su zadobile nakon II sv. rata, istisnuvši svoje evropske konkurente. SAD podaruju članstvo u NATO savezu i određuju njegovu moć i strategiju. To najbolje pokazuje najnovija strategija nacionalne sigurnosti SAD-a, u kojoj su javno iznesene namjere najmoćnije države da svoju prevlast ostvaruje putem prijetnje i korištenjem vojne sile, dakle oblicima moći u kojima nema konkurencije. Osnovni cilj te strategije je spriječiti sve oblike i izraze prijetnje moći, položaju i ugledu SAD u globalnom upravljanju svijetom, radi održavanja nadzora nad svjetskim izvorima, danas energije, a sutra pitke vode i sprečavanja socijalno-političkih gibanja koje mogu ugroziti svjetski poredak vladavine kapitala i vodeću ulogu SAD u njemu. Tom strategijom SAD uzimaju pravo, da po vlastitom nahođenju vode «preventivni rat». Takvim pristupom odredbe o samoobrani država, zajamčene poveljom UN, kao i cijelo međunarodno pravo, postaju besmislene, a SAD imperator, svjetski policajac i najveća prijetnja za svjetski mir.
Mir kojeg NATO želi osigurati je neka vrsta ograničenog mira za dio Evrope i Sjeverne Amerike, kako bi se očuvala stabilnost kapitalističkog poretka, ali na ostali svijet taj se mir ne odnosi. SAD i ostale zapadne sile mogu pribjegavati nasilju protiv nepodobnih, neposlušnih i slabijih širom većine svijeta.
NATO nije niti može biti zaštitnik većine polurazvijenih i razvijenih država i naroda, jer on brani poredak, a ne zemlju. On brani neravnopravnost i nikada ne bi branio socijalizam. NATO može samo štititi vlast onih manjina u tim državama koje u svom interesu i interesu svjetskog kapitala, a na štetu najširih narodnih i nacionalnih interesa održavaju i produbljuju nejednakost.
Sve to naravno vrijedi i za zemlje nastale na prostoru bivše Jugoslavije. NATO može biti zaštita samo onih snaga koje su uz asistenciju svjetskog poretka opljačkale sva materijalna i društvena dobra, koja su radni ljudi stvorili do secesije 90-ih i time stekle ekonomsku i političku moć i tu moć sistematski dalje reproduciraju i jačaju.
Ni po svojoj prošlosti, ni po svojim interesima, u budućnosti zemlje nastale na prostoru bivše Jugoslavije ne pripadaju krugu imperijalističkih sila, mada su neke od njih u prošlosti bile od tadašnjih imperijalnih sila iskorištene: pretvaranjem svojih teritorija u zaštitni kordon ili ratujući na tuđim frontovima, u korist tuđih imperijalnih interesa. Stoga niti mogu očekivati da će ih razviti multinacionalne korporacije i strane banke, pa ne treba ni tražiti zaštitu od tih krugova, a još manje ratovati za njihove interese. Naprotiv, kao male i polurazvijene zemlje, ako žele svoj opstanak i razvoj moraju se svrstati na stranu one većine koje svoj prioritet vide u pravednijim ekonomskim i političkim odnosima i autentičnom razvoju izvan imperijalnog saveza moćnih koga brani NATO. U NATO savezu svi mi gubimo i posljednji atom svoje suverenosti, ali i dostojanstvo naroda koji se nekada u svojstvu arhitekata nesvrstanih, borio za bolji i humaniji svijet protiv svakog imperijalizma.
Recentni događaji, koje eufemistički nazivaju ekonomskom ili monetarnom krizom, iako se radi o krizi sistema. Upućuju na to, da je kapitalizam odigrao svoju povjesnu misiju i nije više u stanju odgovoriti na potrebe čovječanstva, te je nužno potrebno da siđe sa društvene scene, jer je budućnost svijeta determinirana alternativom, socijalizam ili barbarstvo.
Prisutnima zahvaljujem na pažnji, rodbini i prijateljima žrtava moja sućut, a žrtvama slava.
Vladimir Kapuralin
There, the international conference 'Global Peace vs Global Interventionism and Imperialism', organized by the Belgrade Forum for a World of Equals took place March 21-24. The event began Friday evening with the opening of a photographic exhibition in the Sava Center, which displayed the appalling humanitarian, economic and environmental consequences of the 78-day NATO bombardment.
Under the pretext of a “humanitarian” intervention to stop a non-existent “genocide” NATO bombs killed and injured thousands. Among the most heinous crimes was an attack on a convoy of Kosovo Albanians which at first the western military alliance tried to blame on Yugoslav forces, and which killed 73 people, and the bombing of a passenger train which killed 15 people. The photographs were harrowing reminder of what “humanitarian” interventions mean in practice.
Right from the beginning, in front of a packed audience, speakers at the forum were keen to stress that the war against Yugoslavia was not an isolated conflict but only the first in a succession of aggressive imperialistic wars led by the US in its quest for economic and military domination of the entire globe following the demise of the Soviet Union.
Any strategically important country in the world which does not have the “right” government, i.e. one which wishes to preserve national independence and sovereignty, is targeted for destabilization and “regime change” by the US and its allies as highlighted by the recent coup in Ukraine and the attempts to topple the government in Venezuela.
The war against Yugoslavia, in the words of Klaus Hartmann from the Free Thinkers Association in Germany, was a “door-opener,” which paved the way for new illegal wars and interventions following the demise of the Soviet Union.
Fifteen years ago, the Rubicon was crossed; it was then that the western powers tore up the post-WWII international settlement, and invented the bogus theory of “humanitarian intervention” which had no basis in international law to provide ju
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BERLIN (Eigener Bericht) - Noch 75 Jahre nach der Unterzeichnung des Münchner Diktats stuft die Bundesrepublik das Unrechts-Abkommen zur Zerschlagung der Tschechoslowakei als legale Übereinkunft ein. Wie aus einer aktuellen Stellungnahme der Wissenschaftlichen Dienste des Deutschen Bundestages hervorgeht, ist das Münchner Diktat aus Sicht sämtlicher bisheriger Bundesregierungen erst 1974 ungültig geworden. Hintergrund dieser vermeintlichen juristischen Spitzfindigkeit sind umfassende materielle Ansprüche: Wäre die Vereinbarung, die in der
Nacht vom 29. auf den 30. September 1938 getroffen wurde, zunächst gültig gewesen, dann wären die "Sudetendeutschen" 1945 womöglich illegal enteignet worden; ihnen stünden wohl Entschädigungen zu. Diese Rechtsposition, die nicht nur der Haltung Tschechiens, sondern auch derjenigen der Alliierten des Zweiten Weltkriegs diametral widerspricht, ist in der Bundesrepublik seit 1949 systematisch offengehalten worden - bis heute. Während in diesen Tagen des Beginns der NS-Expansion nach Osteuropa gedacht wird, steht in Deutschland die
vorbehaltlose Anerkennung von NS-Unrecht immer noch hinter der Wahrung der Interessen deutscher "Vertriebener" zurück…
mehr: http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58698
MÜNCHEN/REGENSBURG (Eigener Bericht) - Die Okkupation der "Sudetengebiete" durch das Deutsche Reich, die sich in diesen Tagen zum 75. Mal jährt, ist von späteren Gründervätern der BRD-"Ostforschung" wissenschaftlich unterstützt worden. Dies belegen exemplarisch die Vorgeschichte des 1952 gegründeten Münchener Osteuropa-Instituts sowie die Biografie seines Gründungsdirektors Hans Koch. Koch leitete das damals noch in Breslau ansässige Institut, als es 1938 unter anderem Karten erstellte, welche die Wehrmacht für ihren Einmarsch in die Tschechoslowakei nutzen konnte. Die deutsche Ostexpansion, die mit der Okkupation der "Sudetengebiete" begann, wurde auch in ihren nächsten Eskalationsstufen von Koch und seinem
Osteuropa-Institut unterstützt: Das Institut bereitete den Überfall auf Polen mit vor - etwa indem es Listen mit den Namen polnischer Politiker und Wissenschaftler erstellte, von denen zahlreiche nach dem deutschen Überfall Opfer von NS-Massenmorden wurden. In der BRD beteiligten sich Koch und das wiedergegründete Osteuropa-Institut am Aufbau der bundesdeutschen "Ostforschung" und berieten das Bundeskanzleramt…
mehr: http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58719
BERLIN (Eigener Bericht) - Ultrarechte Kreise in Deutschland sehen in der Debatte um die Schuld am Kriegsbeginn 1914 neue Chancen, auch die deutsche Alleinschuld am Zweiten Weltkrieg in Frage zu stellen. Während der Historiker Christopher Clark "einer breiten Öffentlichkeit deutlich" mache, "dass der Erste Weltkrieg nicht von Deutschland allein verschuldet" worden sei, mache ein deutscher Historiker sich jetzt für "eine ähnliche Position bezüglich des Zweiten Weltkriegs" stark, heißt es in einer Wochenzeitung aus dem Milieu der "Vertriebenen"-Verbände. Der Historiker Stefan Scheil belege in seiner neuesten Publikation den "Expansionsdrang des jungen Staates Polen", der bei der Beurteilung des Kriegsbeginns 1939 in Rechnung zu stellen
sei. Rechtsaußen-Publikationen nutzen die Revisionsstimmung, die durch die Debatte um die Kriegsschuld 1914 ausgelöst worden ist, um das NS-Reich in weiteren Fragen von der Alleinschuld freizusprechen. So seien dem Einmarsch der Wehrmacht nach Österreich und in die Tschechoslowakei 1938 jeweils österreichische respektive tschechoslowakische "Provokationen" vorausgegangen, auf die Nazi-Deutschland lediglich reagiert habe, heißt es in der ultrarechten Wochenzeitung "Junge Freiheit". Vergangene Woche hat sich auch die Zeitschrift "Der Spiegel" für die Debatte um die deutsche Alleinschuld am Zweiten Weltkrieg geöffnet. Das Blatt porträtiert einen prominenten revisionistischen Historiker mit Sympathie und zitiert ihn mit der Behauptung, man müsse "den Anteil der Polen und der Engländer" am Kriegsbeginn 1939 "stärker gewichten"…
mehr: http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58800
Südosteuropas seien "über viele Jahre auch nach dem Krieg noch eine gigantische Sklavenhalter-Region" gewesen. Funktionären des BdV und einiger seiner Teilorganisationen wird vorgeworfen, die deutsche Alleinschuld am Zweiten Weltkrieg in Frage zu stellen. Ein namhafter Publizist hat letztes Jahr in einer Rede vor "Vertriebenen"-Funktionären erklärt, es sei "unanständig", dass "die Deutschen sich immer noch erpressen lassen mit dem Hinweis auf die unvergleichlichen Verbrechen Hitlers": Die Deutschen seien "in vieler Hinsicht das friedlichste Volk Europas" gewesen. Die "Vertriebenen"-Verbände, in denen derlei Äußerungen beklatscht werden, stützen deutsche Einflussbemühungen in Ost- und Südosteuropa. Sie werden deshalb von der Kanzlerin mit ihrer Anwesenheit beehrt…
mehr: http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58840
Corsera, l’onta in prima pagina
Il Corriere della Sera dell’8 aprile ha pubblicato in prima pagina un articolo titolato Quella battaglia vinta nel 1941, a firma di Paolo Rastelli.
Riferendosi alle vicende belliche, il nostro “premio Pulitzer”, oltre allo scontato riferimento al “dittatore del Cremlino”, ha affermato che la città di Donetsk (Stalino) in Ucraina fu “teatro del valore dei nostri soldati”.
Rastelli ricorda in modo apparentemente asettico la “conquista” di Donetsk da parte del Corpo di Spedizione Italiano in Russia, omettendo di dire che quello non era un esercito di liberazione, bensì un esercito fascista di occupazione dell’Unione Sovietica.
Tace sulla partecipazione da vassalli di Hitler all’infame aggressione e al tentativo di annientamento e rapina delle risorse del primo paese socialista.
Tace sulla corresponsabilità italiana nella criminale guerra di sterminio costata all’Unione Sovietica 23 milioni di morti.
Una guerra finita con la disfatta del nazifascismo, soprattutto grazie all’eroismo dei soldati e dei popoli sovietici guidati dal Partito bolscevico di Lenin e di Stalin, verso cui bisogna essere eternamente grati.
Di quale “vittoria” parla Rastelli? Di quella che fu la premessa del disastro, dello sbandamento, della morte, della mutilazione, della prigionia di decine di migliaia di soldati italiani mandati al massacro da Mussolini?
Evidentemente per Rastelli, e per il Corsera che l’ospita, questa pagina vergognosa della storia della borghesia italiana va sepolta dietro la falsa retorica del “valore militare”, per ingannare cinicamente le masse.
Chiediamoci: perché questo articolo, a prima vista “storico”? Chiaramente esso non è certo casuale, ma si riferisce agli sviluppi della situazione in Ucraina, per indicare il ruolo che l’Italia deve assumere: ieri al servizio del bandito Hitler; oggi al servizio della coppia di furfanti Obama e Merkel nello scontro interimperialistico contro la Russia di Putin.
Se ieri la principale preoccupazione del fascismo era il “doveroso aiuto” da offrire all'alleato nazista, oggi è il “rispetto degli impegni” NATO e UE per nuove “gloriose conquiste” ad est.
In entrambi i casi sempre da lacchè e sempre contro gli interessi della classe operaia e dei popoli. Certi articoli non sono colpi di sole di uno “storico” non nuovo in quanto a sfondoni. Sono, invece, testimonianza del rinnovato ardore interventista dell’imperialismo italiano - che conta ben 24 missioni estere nei vari scenari di guerra - e del conseguente fervore propagandistico che gli fa da corona.
Diciamo basta alla politica bellicista e reazionaria dell’imperialismo, alle guerre di rapina e alle ingerenze contro i popoli. Spezziamo il giogo della NATO, dell’UE e dell’euro che ci portano alla rovina. Ritiro immediato di tutte le truppe all’estero. I miliardi gettati nelle spese militari vadano per i disoccupati e i servizi sociali.
Non dobbiamo dare tregua ai nemici della pace e dei popoli. Uniamoci e lottiamo per cacciare dal potere i responsabili della politica di guerra e sacrifici al servizio di USA e UE.
Prepariamoci a una nuova Resistenza che porti fino in fondo il programma di trasformazione completa dell’organizzazione sociale, ricostruendo un forte e combattivo Partito comunista del proletariato!
8.4.2014 Piattaforma Comunista
La regione che chiede l'indipendenza teatro del valore dei nostri soldati
IBNA/Interview : Serbia should protect its alliance with Russia
or https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/7902
PART 2: http://voiceofrussia.com/2014_02_26/NATO-expansion-a-new-Drang-Nach-Osten-Doctrine-FM-ivadin-Jovanovi-9684/
LISTEN TO PART 2: http://cdn.ruvr.ru/download/2014/02/26/00/Robles_Jovanovic_Part_02.MP3
21 febbraio 2014
Il primo atto illegale della guerra di aggressione “umanitaria” della Nato, denominata “Operazione Deliberate Force” nel 1995, contro la Republika Srpska, che ha dato il via libera per attuare, successivamente, la spietata campagna aerea contro obiettivi civili nella Repubblica federale di Jugoslavia. Il fatto che alla Nato sia stato permesso di farla franca con questi atti di guerra d'aggressione e che gli architetti Usa-Nato siano stati autorizzati a mettere in atto tali scenari, ha incoraggiato ancora di più l'“alleanza” ed ha portato alla sua recente espansione globale ed a decine di “cambi di regime” e “guerre per il controllo delle risorse”, mascherati da “guerre umanitarie”. Lo scenario è pressoché identico ogni volta e sta verificandosi attualmente in Ucraina. Per il 15 esimo anniversario dell'aggressione alla Jugoslavia, in un'intervista esclusiva, alla Voce della Russia ha parlato l'ultimo ministro degli Esteri della Repubblica federale di Jugoslavia, Zivadin Jovanovic.
PARTE 1
Robles: Salve signor Jovanovic! Come sta questa sera?
Jovanovic: Bene, John! Sono lieto di poter parlare con Voice of Russia!
Robles: Grazie! Ed è un piacere per me parlare con lei. Ho letto un sacco di suoi lavori. Dato il suo background di ministro degli Esteri della ex-Jugoslavia, lei era ministro ministro degli Esteri durante gli sconvolgimenti e le rivoluzioni avviate dagli stranieri che hanno distrutto il Paese. Può po' di cose, magari qualcosa che ancora non sappiamo, e darci le sue opinioni su quello che sta accadendo in Ucraina e in Bosnia, ecc.?
Jovanovic: Beh, vorrei ricordare che l'accordo per la cessazione delle ostilità in Bosnia-Erzegovina, firmato a Dayton, fu raggiunto nel 1995 e la figura-chiave per arrivare all'accordo di pace in Bosnia fu Slobodan Milosevic, allora presidente della Repubblica di Serbia ed in seguito presidente della Repubblica federale di Jugoslavia.
Vorrei dire che il suo ruolo di fattore di pacificazione nei Balcani fu a suo tempo ampiamente riconosciuto. In effetti, nessuno degli altri leader delle ex-repubbliche jugoslave ha contribuito al raggiungimento della pace nel conflitto civile bosniaco come ha fatto Slobodan Milosevic. Questo è stato più volte affermato alla Conferenza di Parigi che segnò formalmente la firma degli accordi di pace ed è stato salutato dai presidenti degli Stati Uniti, della Francia e di molti altri Paesi.
Ma ora sappiamo che a Dayton gli americani volevano anche discutere il problema della provincia meridionale serba del Kosovo Metohija. E volevano includere questo nell'agenda dei negoziati di Dayton. Slobodan Milosevic e la delegazione jugoslava rifiutarono decisamente tutto ciò, dicendo che se gli americani volevano discutere questioni riguardanti gli affari interni della Serbia in un congresso internazionale, loro non avrebbero accettato.
Così, di fronte a questo rifiuto di Slobodan Milosevic, gli americani e prima di tutto Richard Holbrooke e gli altri funzionari degli Stati Uniti accettarono di discutere solo di come raggiungere la pace in Bosnia-Erzegovina. E la pace è stata davvero raggiunta a Dayton.
Ma in seguito avevano bisogno di Milosevic nel processo di attuazione dell'accordo di pace di Dayton. Molti convegni e numerosi incontri si sono tenuti in tutta Europa: a Ginevra, a Roma, a Berlino, in varie altre capitali ed anche a Mosca si è discusso di come garantire l'attuazione dell'accordo di pace di Dayton.
Per tutto questo tempo, la Jugoslavia e il presidente Milosevic sono stati necessari come fattore di pace chiave. Senza la Jugoslavia e il presidente Milosevic nessuno poteva immaginare di raggiungere l'attuazione dell'accordo di pace di Dayton. Ma questo è stato anche il periodo in cui la Jugoslavia fu liberata dalle sanzioni delle Nazioni Unite, che si basavano sull'accusa secondo cui la Jugoslavia stava commettendo un'aggressione durante il conflitto civile bosniaco.
Le sanzioni furono adottate dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu nel maggio del 1992 e durarono fino al 1995, quando l'accordo di pace di Dayton fu raggiunto. Sono state poi, soppresse, prima sospese, e poi finalmente abolite. Ma gli Stati Uniti non abolirono le proprie sanzioni, il cosiddetto “muro esterno” delle sanzioni. Ciò significava che gli americani non consentivano alla Jugoslavia di rinnovare la sua adesione all'Osce, all'Onu, la propria posizione nella Banca mondiale, nel Fmi ed in molte altre organizzazioni internazionali.
Essi continuavano con questi metodi per la ragione che avevano altri piani. E non avevano affatto dimenticato che Slobodan Milosevic aveva rifiutato l'internazionalizzazione della questione interna del Kosovo Metohija.
Ed infatti, dopo il raggiungimento della stabilità in Bosnia-Erzegovina, quando Milosevic non era più un fattore necessario per raggiungere un risultato ottenuto, sollevarono la questione del Kosovo Metohija.
Beh, loro non solo sollevarono una questione diplomatica, ma finanziarono, addestrarono ed organizzarono una milizia terroristica: la cosiddetta Uck. Non lo fecero, in realtà, solo gli Stati Uniti, ma anche alleati europei degli americani, come la Germania, la Gran Bretagna ed altri Paesi che furono molto collaborativi nel sostenere movimenti separatisti e la milizia terroristica Uck in Kosovo Metohija.
In tal modo, portando questo problema interno alla Serbia in sede internazionale, sono stati effettivamente provocati scontri sul territorio della Serbia. Molti poliziotti, molti insegnanti, molti soldati e molti lavoratori pubblici serbi sono stati uccisi nel 1997-1998. E così, nel 1998, il governo non ha avuto altra scelta che affrontare il terrorismo in aumento in Kosovo Metohija.
In quel periodo gli Stati Uniti cominciarono ad avviare trattative con Milosevic. Richard Holbrooke conduceva i negoziati. Vi erano cicli e cicli di negoziati. Per tutto il tempo si vide che gli Stati Uniti erano impegnati a sostenere il separatismo in Kosovo Metohija e ad umiliare la Serbia, costringendo Milosevic ad accettare varie condizioni che, in linea di principio, erano inaccettabili.
In questo modo, nel giugno 1998, l'amministrazione americana in sostanza riconobbe la milizia terroristica chiamata Uck come organizzazione di “liberazione”. Disponiamo di una testimonianza del colonnello inglese John Crosland, che era l'addetto militare britannico a Belgrado, che ha scritto un memorandum al Tribunale dell'Aja, affermando, tra l'altro, che nel giugno 1998 il presidente Clinton, Richard Holbrooke e Madeleine Albright avevano deciso di rovesciare Milosevic ed avevano considerato l'Uck come uno strumento adatto a concretizzare tale obiettivo.
John Crosland disse: «Da questo momento in poi fu assolutamente irrilevante quello che pensavamo circa l'Uck, se fosse un'organizzazione terroristica o di liberazione, perché il “centro del potere” “aveva deciso che si trattava di un alleato».
Quest'organizzazione fu, in seguito, quando si verificò l'aggressione militare della Nato contro la Jugoslavia nel marzo 1999, la milizia terrestre della Nato. La Nato agiva dai cieli, l'Uck da terra.
Dunque, in realtà, vedemmo un certo periodo di preparazione, propedeutico a questa aggressione. I preparativi erano in corso per stigmatizzare il governo della Jugoslavia, dicendo che Milosevic non aveva collaborato, era imprevedibile ed autoritario. Tutta la rete di propaganda occidentale, di propaganda Nato, stava riprendendo quella che era la posizione del Dipartimento di Stato Usa e del Foreign Office di Londra. La demonizzazione è stata la prima fase di preparazione del pubblico europeo ed internazionale a quello che sarebbe seguito dopo.
Poi misero in scena il cosiddetto massacro di civili albanesi a Racak, in Kosovo Metohija. A Racak ci fu un'operazione di polizia delle forze di sicurezza jugoslave contro le unità dell'Uck. Fu annunciato all'Osce e alla cosiddetta “comunità internazionale” che ci sarebbe stata un'operazione di sicurezza contro l'organizzazione terroristica.
Dunque, tutti in Kosovo Metohija e nell'ambito della “comunità internazionale” furono informati. E alcuni di loro avevano anche osservato direttamente, alcuni di loro avevano anche filmato l'operazione. Essa fu considerata una legittima operazione di forze governative contro il terrorismo.
Tuttavia, l'ambasciatore americano Walker, che era a capo della missione Osce in Kosovo Metohija proclamò «E' stato un massacro di civili».
Questo fu il casus belli che spinse la Nato ad agire. E questo è il dettaglio di uno scenario che sarà ripetuto più volte.
Prima di questo si ebbe, in Bosnia, il cosiddetto incidente di Markale, quando i civili in coda davanti ad un panificio furono bombardati ed uccisi e le accuse furono subito indirizzate nei confronti dei serbi di Bosnia , mentre oggi abbiamo anche ex-militari della fazione musulmana di Izetbegovic, esperti russi ed altri esperti dell'Onu che sostengono che non vi fosse alcuna prova circa il coinvolgimento della parte serba in questo evento. Tutti questi esperti oggi dicono che i musulmani si erano auto-inflitti questa strage al fine di attribuirla al “nemico” serbo.
Abbiamo, in Siria, la polemica sul gas sarin, e così via.
Robles: Se potessimo, prima di mettere troppa carne al fuoco, perché ho un sacco di domande per lei, perché questa è esattamente la stessa cosa che hanno fatto in Libia, in Siria, in Ucraina, ora in Bosnia stanno cercando di farlo di nuovo, in Egitto... In ogni Paese che vogliono rovesciare fanno la stessa cosa. Danno sostegno a qualsiasi terrorista. In Ucraina stanno sponsorizzando neonazisti. Non importa, purché siano in grado di rovesciare il governo. In Medioriente stanno sostenendo Al Qaeda. In Libia ed in Siria questi sono terroristi di Al Qaeda. Sono d'accordo con lei al 100 per cento. Vorrei farle alcune domande. Se potesse, mi dia qualche dettaglio in più su... Era il ministro degli Esteri, sapeva quel che stava accadendo: perché e quando esattamente si è cominciato a parlare di Kosovo? Questo sembra essere il loro obiettivo iniziale – Kosovo – fin dall'inizio.
Jovanovic: Esattamente!
Robles: Perché?
Jovanovic: Beh, ho sempre detto fin dall'inizio che non si trattava di obiettivi regionali o locali. E' stata una questione di obiettivi geopolitici degli Stati Uniti e degli altri Paesi della Nato.
Recentemente, in una conferenza in Germania, mi è stato chiesto: «Quali sono state le ragioni geopolitiche dell'aggressione Nato sul Kosovo?».
Ho detto: «Beh, si tratta, prima di tutto, della realizzazione della politica di espansione della Nato verso l'Est. L'obiettivo era quello di fare del Kosovo una base per un'ulteriore espansione militare verso i confini russi».
Sono stato anche schietto a dichiarare che vogliono avvicinarsi alle risorse della Siberia, alle risorse del Medioriente, al Bacino del Caspio e così via.
E le persone che mi avevano fatto la domanda rimasero in silenzio dopo le mie argomentazioni. E non avevano altre osservazioni. Penso che tutti si siano resi conto che noi comprendiamo integralmente l'essenza della strategia americana.
La strategia americana è stata presentata nell'aprile 2002, in occasione del vertice Nato di Bratislava. Possediamo un documento scritto del politico tedesco Willy Wimmer, che era presente a quel vertice Nato, in forma di relazione per l'allora cancelliere Gerhard Schroeder. Willy Wimmer, tra le altre cose, nella sua relazione cita che lo stratega americano informò gli alleati della Nato a Bratislava nell'aprile del 2000, riguardo al fatto che la strategia della Nato era quella di stabilire una situazione in Europa simile a quella dell'Impero romano ai tempi dell'apogeo della sua potenza.
Dunque, hanno detto che dal Baltico all'Anatolia avrebbe dovuto realizzarsi la stessa situazione dell'epoca dell'Impero romano. Ed hanno citato alcuni esempi concreti. Hanno detto che la Polonia avrebbe dovuto essere circondata da Paesi amici. La Romani e la Bulgaria avrebbero dovuto costituire un ponte verso l'Asia. E la Serbia avrebbe dovuto essere tenuta permanentemente ai margini dello sviluppo europeo.
Quindi possiamo vedere che il Kosovo era il punto di partenza di una espansione militare verso l'Oriente. Nel 1999, esattamente 15 anni fa, gli americani stabilirono la loro base militare di Bondsteel, che da molti analisti politici è considerata la più grande base militare militare americana nel mondo al di fuori del territorio degli Usa.
Robles: Infatti è così!
Jovanovic: E se consideriamo che è la più grande o una delle più grandi, la domanda è: perché doveva essere costruita in Kosovo, quando il Kosovo e la Serbia sono così piccoli, posti così piccoli. E non vi è alcuna spiegazione da un punto di vista regionale.
Da La Voce della Russia
Traduzione di Paolo B. per Forum Belgrado Italia, CIVG
VIDEO CONSIGLIATO: "I CAVALLI DI TROIA"
I risultati di questo sondaggio sarebbero clamorosi: secondo il sito plebiscito.eu che rappresenta gli organizzatori del referendum, avrebbero votato più di due milioni di persone, cioè oltre il 60% degli elettori veneti e la stragrande maggioranza (il 90%) avrebbe dato il proprio voto a favore dell'indipendenza del Veneto.
Il condizionale però è d'obbligo e molti organi di informazione hanno contestato i risultati sulla base del fatto che gli accessi al sito da cui si poteva votare on-line, in realtà sarebbero stati, nei giorni del referendum, solo centomila e che quindi il numero dei votanti non potrebbe essere in nessun modo superiore a quello degli accessi.
Comunque attorno al referendum venetista c'è stata una mobilitazione reale e le firme raccolte ai gazebi sono state davvero molte, con adesioni che sono arrivate sia dall'elettorato di destra che da quello di sinistra.
Ma grazie alla moltiplicazione dei voti on line e alla contemporaneità del referendum in Crimea, anche il referendum venetista ha avuto una enorme risonanza mediatica: ne hanno parlato i quotidiani italiani e internazionali, i telegiornali e i maggiori canali televisivi di informazione, compresa Al Jazeera.
C'è un aspetto però di questo referendum autogestito di cui si è parlato pochissimo. Oltre al quesito sull'indipendenza veneta c'erano anche quelli sull'appartenenza alla Nato, sull'adesione all'Unione Europea e sull'utilizzo dell'Euro.
I risultati di questi quesiti sarebbero stati quanto meno sconcertanti: avrebbero ricevuto il voto solo di un terzo dei votanti e la maggior parte dei voti (rispettivamente il 64, il 56 e il 51%) sarebbero stati a favore del mantenimento dello status quo. Insomma il popolo veneto avrebbe deciso di uscire dall'Italia, ma di rimanere nella Nato e nell'Unione Europea e anche di continuare ad utilizzare l'Euro.
Ora per quanto riguarda la Nato ci può anche stare, vista la paranoia securitaria diffusa ad arte negli ultimi decenni principalmente dalla Lega, ma non solo dalla Lega; per quanto riguarda l'Unione Europea si può anche pensare che il voto sia stato guidato dall'ignoranza su cosa sia effettivamente la UE; ma il fatto che la maggioranza dei votanti abbia deciso anche di continuare ad utilizzare l'odiatissimo Euro ha bisogno di una spiegazione ulteriore.
Veri o falsi che siano i conteggi dei voti, quello che emerge è la riproposizione della ipotesi della secessione già avanzata dalla Lega a metà degli anni '90.
Ora come allora, in un momento di crisi economica, di difficoltà nel processo di costituzione della UE e di fronte alla possibilità di una Unione Europea a due velocità, la prospettiva che trova spazio nel blocco sociale che fa riferimento alla Lega e agli indipendentisti veneti è quella di secedere dall'Italia... per entrare nella Grande Germania! O se preferite, ma è la stessa cosa, nel club dei "Piccoli Paesi virtuosi" dell'Unione Europea.
La stessa borghesia veneta che si è venduta ai Savoia 150 anni or sono, oggi accarezza l'idea di vendersi ai Tedeschi. Con buona pace della retorica sulla Serenissima e sul Leone di San Marco.
Una prospettiva quanto meno discutibile, non solo dal punto di vista di chi è critico nei confronti della UE, ma anche dal punto di vista della stessa borghesia imperialista europea, che in questo momento non ha alcun bisogno di vedersi costretta ad accelerare l'ipotesi di una divisione tra nord e sud, o tra virtuosi e pigs, ipotesi che deve rimanere solo un velato ricatto sullo sfondo per facilitare, al contrario, un ulteriore avanzamento del processo di costituzione dell'Unione Europea.
La risposta al referendum venetista non poteva non arrivare in tempi rapidi.
Il 2 aprile all'alba i Ros dei Carabinieri hanno arrestato 24 esponenti del movimento indipendentista veneto e ne hanno denunciati altri 27.
Le accuse sono di associazione con finalità di terrorismo, eversione dell’ordine democratico e fabbricazione e detenzione di armi da guerra.
Ora come per molte delle inchieste dei Ros, anche per questa sembra che gli obiettivi politici siano più rilevanti di quelli giudiziari.
Le accuse, per quanto riguarda la fabbricazione e la detenzione di armi da guerra sembrano inconsistenti.
I telegiornali hanno mostrato le registrazioni video effettuate dai CC nel capannone in cui veniva fabbricato il tanko. Ma nessun video o foto del famigerato cannone. Così come esisterebbero solo delle registrazioni telefoniche per quanto riguarda il proposito di acquistare armi in Albania.
Come la maggior parte delle inchieste dei Ros, si tratta di una operazione di repressione preventiva i cui tempi sono legati alle necessità politiche più che a quelle giudiziarie.
Se davvero qualcuno aveva in progetto di costruire o acquistare armi, forse dal punto di vista giudiziario sarebbe servito di più aspettare a prenderlo con le mani nel sacco.
Ma le elezioni europee sono alle porte, così come quelle di 300 comuni del Veneto e così il 2 aprile l'operazione dei Ros è scattata comunque.
E Al Jazeera, che aveva dato ampio spazio al referendum venetista, ha dovuto dare altrettanto risalto all'inchiesta dei Ros.
Insomma verrebbe da concludere parafrasando una famoso detto popolare: "chi di propoganda (referendaria) ferisce, di propaganda (giudiziaria) perisce".
Ma c'è una ulteriore considerazione da fare. Che non riguarda l'aspetto giudiziario, ma quello politico.
Il malcontento dopo sei anni di crisi è vero e reale. L'economia veneta è a rotoli. La piccola borghesia industriale che ne rappresentava l'anima è in via di estinzione. I lavoratori ricominciano a emigrare.
In un simile contesto uno dei metodi classici di garantire lo status quo è quello di "cambiare tutto per non cambiare nulla". Invocando la necessità di una rivoluzione (o di una secessione) senza porsi il problema di indicare una prospettiva e di chiarire quale società si voglia costruire.
Lo si è già visto con il cosiddetto movimento dei forconi, che voleva mandare a casa i parlamentari per dare il potere ai colonnelli, lo si rivede adesso con una secessione che vorrebbe separarsi da Roma con la segreta speranza di potersi unire a Berlino.
* Rete dei Comunisti
website and articles: http://rickrozoff.wordpress.com
Itar-Tass - April 4, 2014
NATO's large-scale military operations
The North Atlantic Treaty was signed 65 years ago on April 4, 1949
NATO is a military alliance with the purpose of collective defense. NATO conducts military operations of two kinds: peacekeeping and peace enforcing ones. The difference is that peace keeping actions are realized with the mutual agreement of the parties involved. The ground base for interference in peace enforcing operations is a resolution of the United Nations security council. In reality, however, such operations have taken place without UN's approval: in 1995 NATO forces interfered in the conflict in Bosnia and Herzegovina with no UN approval, neither was sanctioned the 1999 NATO bombardment of Yugoslavia. The most widely known large-scale military operations of the NATO in this photo gallery by ITAR-TASS
Captions for photographs, which can be found at URL above:
NATO's first operation in Bosnia and Herzegovina in 1994-1995. Citizens are hiding behind a peacekeeper in Sarajevo in 1995 NATO's first operation in Bosnia and Herzegovina in 1994-1995.
NATO bombs a Serbian arsenal in Pale, near Sarajevo on August 30, 1995
NATO heads the KFOR peacekeeping mission in Kosovo, July 14, 1999 Operation 'Allied Force' in Yugoslavia, 1999
Operation 'Allied Force' in Yugoslavia, 1999. Photo: a power plant on fire in Belgrade on March 24, 1999
Operation 'Allied Force' in Yugoslavia, 1999. Photo: a brigde across the Danube destroyed by NATO bombing in Novi-Sad
Operation 'Allied Force' in Yugoslavia, 1999. Photo: a bridge across the Danube destroyed by NATO bombing in Novi-Sad
Operation 'Allied Force' in Yugoslavia, 1999. Photo: NATO bombardment results in the city of Surdulica, Yugoslavia
Operation 'Allied Force' in Yugoslavia, 1999. Photo: NATO bombardment results in the city of Aleksinac
Operation 'Allied Force' in Yugoslavia, 1999. A fuel tank of a NATO fighter jet in the village of Aleksandrovac, 80 kilometers from Belgrade
Operation 'Active Endeavour' in the Mediterranean Sea in 2001
Operation 'Active Endeavour' in the Mediterranean Sea in 2001
Operation 'Active Endeavour' in the Mediterranean Sea in 2001
NATO heads the ISAF international security mission in Afghanistan in 2003.
Photo: students stopping a NATO truck during a protest against introduction of troops
NATO heads the ISAF international security mission in Afghanistan in 2003.
Photo: NATO soldiers search a village NATO heads the ISAF international security mission in Afghanistan in 2003.
Photo: NATO soldiers firing a mortar in Kunar Province, Afghanistan NATO heads the ISAF international security mission in Afghanistan in 2003.
Photo: NATO soldier searching a child in the village of Host, Afghanistan NATO military training mission in Iraq started in 2005.
Photo: NATO instructor training an Iraqi recruit NATO military training mission in Iraq started in 2005.
Photo: NATO instructor training Iraqi recruits
NATO has participated in operations at the coast of the African Horn since 2008.
Photo: NATO officer searching a worker in Jibuti (Djibouti) NATO has participated in operations at the coast of the African Horn since 2008.
Photo: NATO military ships 'Hamburg' and 'Köln' leaving a base in Germany In 2011
NATO conducts operation 'Unified Protector' in Libya.
Photo: NATO soldier checks equipment if a fighter jet on a base in Sicily In 2011
NATO conducts operation 'Unified Protector' in Libya.
Photo: a NATO fighter jet taking off from the French aircraft carrier Charles de Gaulle In 2011 NATO conducts operation 'Unified Protector' in Libya. In 2011 NATO conducts operation 'Unified Protector' in Libyia.
Photo: mass funeral of the NATO airstrikes victims In 2011 NATO conducts operation 'Unified Protector' in Libya.
http://www.marx21.it/internazionale/pace-e-guerra/23889-il-65d-anniversario-della-nato.html
Proposta di risoluzione comune dei partiti comunisti e operai
Per l'Italia ha aderito il Partito dei Comunisti Italiani
Fin dalla sua creazione, 65 anni fa (4 aprile, ndt), la NATO si caratterizza come blocco politico-militare dell'imperialismo, come un elemento centrale della sua strategia di dominio e di sfruttamento e di confronto con l'allora URSS e i paesi socialisti.
La NATO è responsabile dell'incessante corsa agli armamenti, poiché gli USA e i loro alleati sono responsabili per più di due terzi delle spese militari.
Gli USA e i paesi della NATO promuovono l'espansione della loro rete mondiale di basi militari, cercando di allargare le proprie zone di influenza.
Proclamando la sua concezione strategica apertamente offensiva, la NATO ha ampliato l'ambito territoriale delle sue azioni, di ingerenza, di aggressione e di occupazione, per approfondire il suo ruolo di braccio armato dei grandi monopoli transnazionali.
Gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO sono responsabili di numerosi crimini e distruzioni, di brutali aggressioni – come alla Jugoslavia, all'Afghanistan, all'Iraq e alla Libia – e ingerenze – come quelle provocate contro la Siria -, e minacce – come quelle indirizzate all'Iran.
Gli USA, la NATO e l'Unione Europea – il suo pilastro europeo – sono responsabili della crescente militarizzazione delle relazioni internazionali e della promozione della scalata di tensione e di guerra contro la sovranità e l'indipendenza degli Stati, sia in Medio Oriente e in Africa, che in Estremo Oriente e in America Latina.
Nel momento in cui si celebrano i 65 anni della creazione della NATO – in una situazione internazionale segnata dalla crisi del capitalismo, dall'offensiva sfruttatrice, antidemocratica e aggressiva dell'imperialismo, da complessi processi di riaggregazione delle forze sul piano internazionale, e dalla resistenza e lotta dei lavoratori e dei popoli -
- Chiediamo lo scioglimento della NATO e appoggiamo il diritto sovrano dei popoli decidere di svincolare i loro paesi da questa alleanza aggressiva;
- Riaffermiamo la nostra opposizione all'allargamento della NATO, alla militarizzazione dell'Unione Europea e alla sua politica militarista e interventista;
- Esigiamo la fine della corsa agli armamenti, dell'installazione del nuovo “sistema anti-missili” degli USA e della NATO in Europa, il disarmo nucleare, la completa distruzione delle armi di distruzione di massa e la fine delle basi militari straniere;
- Esigiamo il ritiro immediato di tutte le truppe dall'Afghanistan e dagli altri paesi sotto aggressione imperialista;
- Riaffermiamo la nostra solidarietà ai popoli che resistono alle occupazioni, aggressioni e ingerenze dell'imperialismo;
- Chiamiamo i lavoratori e i popoli di tutto il mondo a rafforzare la lotta per la pace, contro la guerra e la NATO, per la costruzione di un futuro di pace, progresso e giustizia sociale, in cui ogni popolo possa decidere liberamente del suo destino
Firmatari al momento:
Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo
Partito del Lavoro del Belgio
Partito Comunista del Bangladesh
Partito dei Lavoratori del Bangladesh
Partito Comunista del Brasile
Partito Comunista di Gran Bretagna
Nuovo Partito Comunista di Gran Bretagna
Partito Comunista dei Lavoratori della Bosnia ed Erzegovina
Partito Comunista del Canada
Partito Comunista del Cile
Partito Socialista dei Lavoratori della Croazia
Partito Comunista di Boemia e Moravia, Repubblica Ceca
AKEL, Cipro
Partito Comunista in Danimarca
Partito Comunista della Finlandia
Partito Comunista Unificato della Georgia
Partito Comunista Tedesco
Partito Comunista di Grecia
Partito dei Lavoratori Ungherese
Partito Comunista dell'India
Partito Comunista dell'India (Marxista)
Partito Tudeh dell'Iran
Partito Comunista di Irlanda
Partito dei Comunisti Italiani
Partito Comunista Libanese
Partito Comunista del Lussemburgo
Partito Comunista del Messico
Partito Popolare Socialista del Messico
Partito del Popolo di Panama
Partito Comunista Palestinese
Partito Comunista Peruviano
Partito Comunista delle Filippine-1930
Partito Comunista Portoghese
Partito Comunista Sudafricano
Partito Comunista di Spagna
Partito dei Comunisti della Catalogna
Partito Comunista dei Popoli di Spagna
Partito Comunista Sudanese
Partito Comunista Siriano
Partito Comunista di Svezia
Partito Comunista della Federazione Russa
Partito Comunista di Turchia
Partito Comunista dell'Uruguay
Partito Comunista degli USA
Partito Comunista del Venezuela
e:
Polo della Rinascita Comunista in Francia
Unione del Popolo Galiziano
Partito Comunista Danese
Russian Information Agency Novosti - April 4, 2014
US Instigating ‘Yugoslav Scenario’ of Fraternal Genocide in Ukraine
NEW DELHI: The US effort to turn Ukraine into a forward area for positioning NATO bases is paving the way for fraternal genocide and ethnic cleansing in the former Soviet state, repeating the Yugoslav scenario, Aijaz Ahmad, a famous Indian philosopher and political expert said in an article in a leading Indian newsmagazine, Frontline.
The conflict in Yugoslavia - a former European country that separated into Slovenia, Macedonia, Croatia, Serbia and Montenegro - culminated in a series of NATO bombings in March 1999 in response to alleged widespread atrocities by Serbian forces against ethnic Albanians in the province of Kosovo.
As a result of the 78-day NATO bombing campaign, Serbia, a nation with historic ties to Russia, lost control of Kosovo province, which declared independence in 2008. Moscow compared last month's Crimea secession from Ukraine with Kosovo's secession from Serbia, saying Kosovo established a precedent and Crimea followed suit.
In his article, "The ‘Great Game' in Europe," Ahmad wrote that in February the United States sponsored a Euro-Nazi coup in Kiev and, in response, the reunification of Crimea, formerly a Ukrainian region, with Russia in March signaled a "turning point and a watershed event" in the post-Soviet era.
Ahmad wrote that on the heels of US President Barack Obama's China-containment strategy, known as the "Asian pivot," Washington has started a European pivot with the goal of encircling Russia and abolishing a crucial buffer between Moscow and the advance of a network of NATO bases into territories formerly part of the Warsaw Pact and the Soviet Union.
Ukraine, like the Serbo-Croatian region in the former Yugoslavia, is a borderland shared between the East and the West, categories developed by US political scientist Samuel Huntington, the philosopher wrote.
Croatia, with its Catholic majority, was encouraged to break its union with the predominantly Orthodox Serbia, "with murderous, even genocidal consequences all around."
"In attempting to turn Ukraine into a forward country for positioning NATO bases against Russia, the US is paving the way, wittingly or unwittingly, for potentially that same kind of fraternal genocide and ethnic cleansing," Ahmad wrote.
Commenting on an $18 billion promised IMF loan to Ukraine, Ahmad said he has doubts that the West's economic assistance will indeed help the crisis-hit country. Kiev will need $24 billion to cover its budget deficit, debt repayment, natural gas bills and pension payments this year alone, according to Moody's rating agency.
Over the past two decades, the Russian subsidy for Ukraine's oil and gas purchases has reached about $200 billion. The West is offering little driblets of money, he said, adding that "without Russian generosity, the Ukrainian economy will be in ruins."
"IMF-imposed austerity on a ruined economy and NATO-propelled militarization for eyeball-to-eyeball confrontation with Russian power is just the kind of combustible combination that may well lead to a civil war, a regional war, and heaven knows what else - in a country where 70 per cent in a recent Gallup poll voted against joining NATO," he wrote.
Ahmad said China and India have supported Moscow in its actions in Ukraine, adding that a strategic alliance between Russia, which has vast mineral deposits, and China, the world's second largest economy, could become one of the positive results of Washington's fiasco in Ukraine.
70° fucilazione ostaggi
Slavnosti govor - Discorso ufficiale
TIT TURNŠEK
VEIT HEINICHEN
Mazači na Opčinah popisali spomenik NOB
Bella Ciak! Rassegna cinematografica sulla Resistenza
presso: Sede ANPI Monfalcone, Via Valentinis 84
Mar 8/4 21.15
Corbari (V.Orsini, 1970)
sede ANPI via valentinis 84 Monfalcone
Mar 15/4 21.15
La lunga notte del '43 (F.Vancini, 1960)
Dobialab Via vittorio veneto 32 Dobbia Staranzano
Mar 22/4 21.15
I nostri anni (D.Gaglianone, 2000)
Sede ANPI Monfalcone
Mar 29/4 21.15
Il Federale (L.Salce, 1961)
Dobialab
evento facebook: https://www.facebook.com/events/281115252050981/
11 aprile / 11. aprila 2014
programma / program
19.00 Carceri via Barzellini / Zapori v ulici Barzellini
Delegazione dell’Anpi e Avl depone una corona sulla lapide dedicata ai partigiani ed antifascisti incarcerati, lettura di un capitolo dal diario del detenuto Loris Fortuna, partenza della staffetta che percorre via DeGasperi e via Roma fino alla Prefettura in Piazza Vittoria
Delegacija Vzpi-ja in Avl položi venec na ploščo posvečeno ujetim partizanom in antifašistom, branje odlomka iz dnevnika zapornika Lorisa Fortune, štart štafete, ki po ulicah De Gasperi in Roma postane pred Prefekturo na Travniku
19.30 Piazza Vittoria / Travnik
Lettura delle condanne a morte emesse dal Tribunale militare nazista, cambio testimone della staffetta che prosegue per via Rastello verso la Porta Leopoldina
Branje obsodb nacističnega Vojaškega Sodišča, predaja štafetne palice in tek po Raštelu do Leopoldovih vrat
19,45 Porta Leopoldina / Leopoldova vrata
Cambio testimone della staffetta e partenza per il Piazzale delle Milizie
Predaja štafetne palice in tek na grad
20.00 Piazzale delle Milizie / Grajsko dvorišče
Saluti autorità / Pozdravi gostov
interventi / govori
Presidente ANPI Provinciale / Pokrajinski Predsednik VZPI
Paolo PADOVAN
Presidente ANPI di Gorizia / Predsenik VZPI Gorica
Mirko PRIMOŽIČ
lettura della lettera d’addio di Jože Bašin (Giuseppe Bassin) condannato a morte
branje poslovilnega pisma na smrt obsojenega Jožeta Bašina
lettura dei nomi dei fucilati
branje imen obsojenih na smrt
don Alberto de NADAI
Comunità cristiana di base
presentazione e traduzione / povezuje in prevaja Adesioni / Sodelujejo
Aldo Rupel Zveza Borcev
Nova Gorica – Solkan - Šempeter - Brda
letture / bereta UISP - ARCI
Robert Cotic Športno združenje DOM
Solange Degenhart Taborniki RMV in Skavti SZSO Gorica
Coro maschile SKALA di Gabria
Moški pevski zbor SKALA Gabrje
ore 21:00 - Sala riunioni del Dopolavoro ferroviario (1° Piano), Piazza della Stazione
UCRAINA 2014
A 69 ANNI DALLA LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO
A 15 ANNI DAI BOMBARDAMENTI SULLA JUGOSLAVIA
IRAQ, AFGHANISTAN, LIBIA, SIRIA, VENEZUELA... I PADRONI DI OGGI - U.E., U.S.A., N.A.T.O. - CONTINUANO AD USARE ORGANIZZAZIONI NAZI-FASCISTE E REAZIONARIE PER IMPORRE CON LA VIOLENZA LA DISSOLUZIONE DI INTERI STATI, LO SFRUTTAMENTO INTENSIVO DELLA MANODOPERA, L'ANNESSIONE DI TERRITORI, LA RAPINA DELLE RISORSE NATURALI.
OCCORRE TORNARE A LOTTARE CONTRO LA MACCHINA BELLICA DELL'IMPERIALISMO EUROPEO E STATUNITENSE.
OCCORRE DENUNCIARE E COMBATTERE IL FASCISMO, DA SEMPRE BRACCIO ARMATO DI QUESTE POLITICHE DI MORTE.
ALL’INCONTRO-DIBATTITO PARTECIPERANNO:
GIULIETTO CHIESA Giornalista e Presidente di Alternativa Politica
ANDREA MARTOCCHIA Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus
INTRODUCE:
VALTER LORENZI Rete dei Comunisti
Durante la serata sarà presentato il quaderno della Rete dei Comunisti
“ANTIFASCISTI OGGI ANTIFASCISMO PERMANENTE”
Raccolta sottoscrizioni per PANDORA TV - Un’altra visione del mondo
INIZIATIVA PROMOSSA DALLA RETE DEI COMUNISTI
REGIA DI ELENA MOZZETTA
UNO SPETTACOLO PRODOTTO DAL CP ANPI VITERBO
TRATTO DAI RACCONTI DI NELLO MARIGNOLI, PARTIGIANO VITERBESE COMBATTENTE IN JUGOSLAVIA
http://www.cgillaziospi.it/25-aprile-viva-litalia-che-resiste/
Altre informazioni sullo spettacolo alla nostra pagina: https://www.cnj.it/CULTURA/druggojko.htm
Pesmi, besede in cvetje za 25.april
Tržaški partizanski pevski zbor Pinko Tomažič čuti kot svojo dolžnost, da se ob 25.aprilu, dnevu zmage nad nacifašizmom , s pesmijo spomni vseh, ki so se borili v narodnoosvobodilnem boju in žrtvovali svoja življenja, zato da bi lahko bodoče generacije živele v miru in v boljšem, ter pravičnejšem svetu.
V ta namen prireja zbor krajši koncert, ki se bo, v PETEK 25.aprila okrog 12.00.ure (po uradni slovesnosti) vršil v notranjosti Rižarne, pri Sv.Soboti. Namen organizatorjev je s pesmijo in recitacijo iz obdobja narodoosvobodilnega boja posredovati vrednote miru, svobode, bratstva in solidarnosti; vrednote, na katerih je zgrajena naša Republika, ki je nastala iz upora nacifašizmu .
Udeležence vabimo, da prinesejo s seboj cvet, v poklon in spomin vsem ki so umrli pod zločinsko roko nacističnih morilcev in njihovih fašističnih sodelavcev.
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69° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE
“Canzoni,parole e fiori per il 25 aprile”
Il Coro Partigiano Triestino Pinko Tomažič, ritiene doveroso, in occasione del 25 aprile Festa della Liberazione dal nazifascismo, ricordare con le proprie canzoni, Chi nella Resistenza lottò e donò la propria vita, affinchè le future generazioni potessero vivere in pace in un mondo migliore e più giusto.
Pertanto il Coro P.Tomažič ha deciso di tenere un breve concerto all’interno del Monumento Nazionale della Risiera di San Sabba VENERDI' 25 APRILE verso le ore 12.00 (dopo la cerimonia ufficiale).
L’intento degli organizzatori è quello di proporre attraverso i canti e le parole della Resistenza valori come la pace, la libertà, la fratellanza e la solidarietà, che sono i principi fondanti della nostra Repubblica, nata proprio dalla Resistenza.
Si invitano i partecipanti a portare un fiore da deporre presso la lapide che custodisce le ceneri di quelle migliaia di donne e di uomini barbaramente eliminati dagli assassini nazisti con l’aiuto dei loro collaboratori fascisti.