Informazione

1. Strategie non violente al servizio dell'Impero

Di Fabio Giovannini, da La Rinascita della sinistra
La parabola di Gene Sharp, dal gruppo Abele alla CIA...

2. La Cia di scorta si chiama Ned

da Latinoamerica/ Il manifesto
Ingloriosa storia e sistematici fallimenti del National Endowment for
Democracy, che dovrebbe aiutare lo sviluppo della democrazia nel mondo...

3. Il videogioco della non violenza

Da Repubblica online, 2/12/2005
Una scommessa nata dall'idea di alcuni dei protagonisti
dell'opposizione a Milosevic. "È il mezzo migliore per parlare ai
giovani"...

Vedi anche:

Russia: la grande offensiva di Soros rivela l'urgenza della realtà
energetica

di Reseau Voltaire, 24/01/2006
Il 23 gennaio l'FSB, il servizio di sicurezza russo, ha comunicato di
aver smascherato una rete di spie britanniche, che lavoravano
all'ambasciata britannica a Mosca. L'FSB ha dichiarato che gli agenti
identificati erano in contatto con organizzazioni russe che affermano
di lottare per la difesa dei Diritti Umani...

http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=7711


=== 1 ===

"La Rinascita della sinistra" , 3 marzo 2006

Strategie non violente al servizio dell'Impero

Di Fabio Giovannini

La parabola di Gene Sharp, dal gruppo Abele alla CIA. Ha messo le
teorie ecopacifiste a disposizione del pensiero neocon per abbattere i
regimi "sgraditi".


Sulla nonviolenza è in corso da tempo un dibattito intenso, nella
sinistra italiana. Pochi sanno, però, che i metodi dell'azione
nonviolenta sono stati messi da anni al servizio dell'espansionismo
americano.

Fin dagli anni 80 i movimenti pacifisti italiani hanno discusso molto
di un testo in tre volumi scritto da un professore americano, Gene
Sharp, Politica dell'azione non violenta (Gruppo Abele, 1986-1997),
vero manuale per l'azione nonviolenta, fondata sulla disobbedienza
civile, ma spinta fino al sabotaggio. Un testo tuttora consigliato
dagli ecopacifisti perché ben lontano da ogni acquisizione solo
verbale della nonviolenza, che non fa i conti con i suoi contenuti
forti, come quella meramente "buonista" utilizzata da Occhetto a
supporto della svolta che portò allo scioglimento del Pci. Bene,
proprio in quegli anni Sharp stava compiendo una svolta radicale. La
sua Albert Einstein Institution (tra i patrocinatori vi sono diversi
ex ufficiali dell'esercito USA) iniziava una collaborazione, fatta di
finanziamenti e consulenze, con istituti filo-governativi come il
National Endowment for Democracy (Ned) creato da Reagan nel 1983, il
National Democratic Institute (Ndi) presieduto da Madeleine Albright e
l'International Republican Institute (Iri), fino alla Freedom House,
nata durante la guerra fredda in funzione anticomunista e a lungo
presieduto dall'ex capo della Cia Woolsey. A portare ulteriori
sostegni economici ci pensavano le fondazioni del miliardario Soros.

Gli Usa si rendevano conto che l'esportazione della democrazia con le
bombe non sempre funziona. Il progetto, allora, era di studiare le
tecniche per ciò che è stato definito "il colpo di stato postmoderno":
come abbattere i regimi sgraditi a Washington puntando sulla società
civile. Nel mirino c'erano inizialmente i paesi del blocco sovietico e
la Cina (le prime "consulenze" di Sharp sono state per i moti di
piazza Tiananmen e per il movimento di Vaclav Havel in
Cecoslovacchia). Nel frattempo Sharp suggeriva le tecniche per
resistere a una fantomatica invasione sovietica dell'Europa in Verso
un'Europa inconquistabile (Gruppo Abele 1989, con introduzione di
Gianfranco Pasquino, ma l'edizione originale aveva una prefazione
dell'ambasciatore anticomunista George F. Kennan, sostenitore del
"contenimento" sovietico all'epoca della guerra fredda), teorizzando
la nascita di migliaia di "gruppi di resistenza" molto simili alla
nostra Gladio. Dopo la scomparsa dell'Urss, Sharp ha perfezionato le
sue tesi in un altro libro, From Dictatorship to Democracy (1993) e le
ha sperimentate sul campo nel 1999, quando i bombardamenti della Nato
non erano bastati a piegare l'ex Jugoslavia e a rovesciare Milosevic.
Allora si scelse un altro tipo di ingerenza, con l'appoggio
dell'Albert Einstein Institution: si dà vita al gruppo Otpor
(Resistenza) che alle elezioni presidenziali del 24 settembre 2000
accusa Milosevic di brogli elettorali. Ne conseguono manifestazioni e
pressioni mediatiche fino a ottenere la caduta di Milosevic.

Il modello Sharp era vincente: non le semplici tecniche di azione
nonviolenta, ma ingenti finanziamenti ai gruppi di opposizione,
stretta collaborazione con gli ambasciatori americani, appoggio dei
mezzi di informazione e uso delle Ong per monitorare le elezioni
accusando i singoli regimi di frodi elettorali. Dopo il successo di
Otpor, il "modello Sharp" viene ripetuto in Georgia, portando alla
caduta di Shevardnadze, e in Ucraina alla destituzione di Kuchma. I
due colpi di stato nonviolenti hanno subito messo in allarme i
governanti bielorussi, uzbechi, kazachi e kirghizi che hanno spesso
denunciato ingerenze occidentali attraverso gruppi sostenuti da Sharp.
Il professor Sharp non si è fermato: nel 2002 ha tenuto corsi di
formazione per l'Iraqi National Council e ora nella lista dei paesi da
sovvertire ci sono Cuba e Iran. Ma c'è un caso che finora non ha dato
i risultati sperati alla "nonviolenza" di Sharp: il Venezuela. Le
lotte contro il presidente Chavez, inviso agli Usa, sono state
organizzate con la collaborazione dell'Albert Einstein Institute fin
dal 2002. Anche in Venezuela si gridò ripetutamente ai brogli
elettorali e si portarono in piazza i contestatori, ma persino gli
osservatori internazionali dovettero riconoscere che il voto si era
svolto regolarmente e Chavez siede ancora al suo posto.

Resta il fatto che il colpo di stato postmoderno spesso riesce. Quello
che mancava alla nonviolenza di Sharp per "vincere" era una cosa: i
soldi. E solo grazie ai soldi americani i metodi nonviolenti di Sharp
sono riusciti a risultare efficaci. Soldi, uso spregiudicato dei media
e appoggio logistico delle ambasciate Usa: non c'erano questi elementi
essenziali, nei primi libri di Sharp. Il teorico americano
evidentemente ha fatto i conti con la realtà.

Oggi gli Usa uniscono quindi la violenza (le guerre di invasione) con
le tecniche "nonviolente" (la destabilizzazione e il rovesciamento di
regimi sgraditi), differenziandole di volta in volta. Certo, si
potrebbe preferire un'espansione dell'imperialismo democratico Usa
senza spargimenti di sangue: ma sarebbe solo un'illusione. A
Washington si sceglie la violenza o la nonviolenza solo in virtù della
loro maggior efficacia, caso per caso.

Il colpo di stato "non violento"

1. Manifestazioni di piazza apparentemente spontanee, in realtà
accuratamente organizzate con perfezione "militare": squadre di
militanti "nonviolenti", analoghe a squadre di soldati, che si tengono
in contatto costante con i cellulari e usano Internet (posta
elettronica e blog) e messaggi sms per coordinare le manifestazioni di
piazza e diffondere le accuse di corruzione.

2. Diffusione di sondaggi elettorali sfavorevoli ai regimi che si
vuole sovvertire e operazioni di monitoraggio delle elezioni volte a
dichiarare sempre e comunque che sono stati commessi dei brogli, per
suscitare il risentimento delle popolazioni.

3. Appoggio dei grandi media internazionali, per veicolare tra l'altro
immaginifiche e rassicuranti definizioni per le rivolte ("rivoluzione
di velluto" in Cecoslovacchia, "rivoluzione delle rose" in Georgia,
"rivoluzione arancione" in Ucraina).

(fonte: http://www.resistenze.org/sito/te/pe/im/peim6c06.htm )


=== 2 ===

il manifesto
01 Marzo 2006
ANTICIPAZIONI

La Cia di scorta si chiama Ned

Ingloriosa storia e sistematici fallimenti del National Endowment for
Democracy, che dovrebbe aiutare lo sviluppo della democrazia nel
mondo. Un articolo da «Latinoamerica»
WAYNE S. SMITH*

Il Ned (National Endowment for Democracy) è un ente che ha visto la
luce nel 1983, grazie al presidente Ronald Reagan e al Congresso degli
Stati uniti, con la finalità di offrire sostegno a quelle istituzioni
estere che il governo federale, per la sua posizione ufficiale, non
poteva aiutare, ad esempio i partiti politici di opposizione. In
apparenza, il Ned è una fondazione privata, non governativa e senza
scopo di lucro, e perciò sostiene questo tipo di istituzioni estere
con il sotterfugio di fornire fondi privati e non governativi. In
realtà si tratta di una finzione, poiché il Ned, malgrado sia a prima
vista un ente privato, riceve un finanziamento annuale dal Congresso.
La finzione ha una sua particolare importanza, naturalmente, perché
nella maggior parte dei paesi, e anche negli Stati uniti, esistono
leggi severe che controllano le attività dei cittadini che ricevono
finanziamenti da un governo straniero. Negli Usa, tanto per fare un
esempio, ogni individuo o ente «soggetto a controllo estero» deve
essere registrato presso il dipartimento di giustizia, e inviare ogni
sei mesi una relazione sulle proprie attività, comprese quelle
finanziarie.

Ormai da molti anni il governo degli Stati uniti predispone in tutto
il mondo interventi che hanno lo scopo di influenzare certi elementi
delle diverse società civili, ad esempio la stampa, i partiti
politici, le unioni sindacali e così via, per spingerli in una
determinata direzione, sia essa a favore delle scelte politiche
sostenute dagli Stati uniti oppure a sostegno dell'opposizione ai
governi di quei paesi, quando non al loro rovesciamento. Fino a
qualche tempo fa, come è noto, il ruolo chiave in questo senso era
giocato dalla Cia e dall'Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale
(Usaid, Agency for International Development). Nel 1983 queste
istituzioni confluirono nel Ned. Da allora, Usaid opera come canale
trasparente: quando un'istituzione riceve finanziamenti da Usaid, si
sa che essi provengano dal governo Usa. Il Ned, come già detto, opera
in un mondo immaginifico e pieno d'ombre, continuando peraltro a
dichiararsi una fondazione privata che elargisce denaro privato,
sebbene nessuna delle due affermazioni sia vera.


Decisioni sconclusionate

La fondazione ha un suo consiglio, che a volte prende decisioni
sconclusionate. In alcune occasioni ha sostenuto cause che
contrastavano apertamente con le politiche statunitensi, finendo col
compromettere gli obiettivi Usa e provocando confusione tra gli
osservatori stranieri, perfettamente consapevoli che il Ned è, a tutti
gli effetti, un'agenzia del governo Usa.

Ne è esempio un episodio avvenuto a Panama durante le elezioni del
1984, quando il Ned decise di finanziare un candidato sostenuto dai
militari, Nicolás Ardito Barletta, in aperta contrapposizione con la
politica governativa statunitense. Non solo gli osservatori panamensi,
ma perfino i funzionari dell'ambasciata Usa a Panama non riuscivano
più a capire chi comandasse.

Una delle iniziative più bizzarre del Ned si è avuta a metà degli anni
Ottanta, quando il maggiore sindacato Usa, l'Afl Cio, uno dei
principali beneficiari del Ned, approvò un finanziamento di 1,5
milioni di dollari per la «difesa della democrazia» in Francia. Agli
occhi della maggior parte degli osservatori, la democrazia in Francia
non appariva affatto in pericolo, ma il direttore dell'Afl Cio di
Parigi, responsabile all'epoca delle relazioni internazionali,
affermò: «la Francia... è minacciata dall'apparato comunista. Il
pericolo è chiaro e attuale se ci proiettiamo nei prossimi dieci anni».

Considerato il tipo di mentalità, non sorprende che uno dei gruppi
francesi che ha ricevuto il finanziamento del Ned sia stato l'Union
Nationale Interuniversitaire, un sindacato interuniversitario da molti
considerato un vivaio dell'estremismo di destra e sospettato di legami
con il terrorismo. Quando le attività francesi del Ned vennero rese
pubbliche da un quotidiano locale, il governo Usa si dissociò
dall'intera operazione. Ciò nondimeno, l'episodio evidenzia
chiaramente il rischio di consentire al Ned di perseguire la sua
soggettiva politica estera con i soldi dei contribuenti.

Sin dall'inizio, Cuba è stata l'obiettivo principale delle attività
del Ned in America Latina. Durante gli anni Ottanta e anche oltre, uno
dei principali destinatari della sua generosità era la Canf,
Fondazione Nazionale dei Cubanoamericani, guidata dal famigerato Jorge
Mas Canosa, uomo di destra votato al rovesciamento del regime di
Castro. Mas Canosa è noto come amico stretto di Félix Rodríguez,
funzionario e veterano della Cia nonché coordinatore delle spedizioni
aeree dal Salvador verso la rete illegale dei rifornimenti ai contras
di Oliver North. Altra figura chiave in questo quadro è Luis Posada
Carriles, accusato di essere uno degli ideatori dell'attentato a un
aereo di linea cubano che nel 1976 provocò 73 vittime. In
un'intervista rilasciata nel 1998 al New York Times, riconobbe di aver
preso parte a numerosi attentati contro alberghi turistici dell'Avana,
che causarono la morte di almeno un turista e il ferimento di molte
altre persone. Il denaro per finanziare l'operazione, disse, veniva da
alcuni dirigenti della Canf.

Oggi il Ned non finanzia più la Canf, che dopo la morte di Jorge Mas
Canosa ha in qualche modo moderato il proprio atteggiamento. Tuttavia
è ancora molto impegnato nel progetto di rovesciare il regime cubano.
Nel 1999 ha creato il Movimento mondiale per la democrazia, che ha
immediatamente etichettato Cuba come uno dei governi più repressivi
del mondo. Freedom House, una delle organizzazioni a cui il Ned
destina molti dei suoi finanziamenti, descrive Cuba come uno tra gli
undici «regimi più repressivi» del mondo. In realtà, una
classificazione più obiettiva dei regimi repressivi è apparsa sulla
rivista Parade il 13 febbraio 2005, e non include Cuba neanche tra i
primi dieci. Vi compaiono, invece, l'Arabia saudita e il Pakistan,
entrambi stretti alleati degli Usa. A voler essere coerenti, il Ned
dovrebbe impegnarsi anche per rovesciare quei governi. Sì, per far
cadere gli amici del presidente Bush che occupano la casa reale saudita.


Un governo repressivo

Comunque, a prescindere dal fatto che il governo cubano sia repressivo
come o più di quelli degli alleati statunitensi, resta il fatto che si
tratta di un governo repressivo. A Cuba c'è poco spazio per la libertà
di espressione e di riunione, e ci si può ritrovare in carcere per la
più arbitraria delle ragioni. Ed è naturale che gli Stati uniti
vogliano spingere l'isola verso una maggiore apertura sociale. Il
punto è che le politiche adottate dall'amministrazione Bush, e poi
seguite dal Ned, sono profondamente sbagliate, totalmente
controproducenti e portano solo a ulteriori restrizioni.

Ironicamente, le cose avevano iniziato a muoversi nella direzione
giusta. Nel 2002 e fino al 2003 abbiamo assistito a un'incoraggiante
tendenza verso una maggiore tolleranza dei dissidenti a Cuba. L'ex
presidente Jimmy Carter ne ha incontrati alcuni durante un suo viaggio
sull'isola nel 2002, così come hanno fatto altri leader internazionali
e molti visitatori americani. Qualcuno dei dissidenti più noti ha
avuto anche il permesso di recarsi in viaggio all'estero. Il governo
può non aver apprezzato il Progetto Varela, che chiedeva un referendum
per maggiori libertà politiche e riforme economiche, ma non ha
imprigionato coloro che lo hanno proposto. E quando Carter nel 2002,
nel suo discorso alla nazione cubana, si è richiamato a questo
progetto, non solo è stato trasmesso in diretta dalla televisione
nazionale, ma le sue parole sono state riportate parola per parola
dalla stampa cubana.

Cosa non ha funzionato? Perché quell'improvviso cambiamento del 2003?
Perché quell'imprevisto arresto di almeno 75 dissidenti? Gran parte
della faccenda è stata una reazione alle provocazioni crescenti da
parte dell'amministrazione Bush, che continuava a chiedere un
cambiamento di regime e a dire che l'appoggio ai dissidenti sarebbe
stato uno dei modi migliori per mettere fine all'epoca di Castro, un
appoggio che in gran parte sarebbe stato fornito tramite Usaid e Ned.
Non sorprende che il governo cubano abbia interpretato questo appoggio
come una provocazione, sovversiva nella sua natura. E, a dirla tutta,
quale sarebbe la reazione del ministro della giustizia Usa e del
direttore della sicurezza nazionale se il capo dell'ufficio per gli
interessi cubani a Washington decidesse di fornire assistenza
materiale a gruppi di americani scontenti, dichiarando che il suo
scopo è quello di provocare la caduta del governo americano e di
sostituirlo con un nuovo sistema socialista? Verrebbe istantaneamente
dichiarato persona non grata.

Uno degli aspetti ancora più cruciali del giro di vite è stato l'avvio
della strategia Usa degli attacchi preventivi e l'inizio della guerra
in Iraq. Ai cubani è sembrato che gli Stati uniti avessero chiaramente
deciso di attuare una politica di azioni militari contro ogni stato
ritenuto una possibile minaccia nei loro confronti, ignorando
organizzazioni e leggi internazionali. È tempo, hanno concluso i
cubani, di chiudere i boccaporti. «Chi lo sa?, mi ha detto un cubano,
la prossima volta potrebbe toccare a noi».

Anche in quest'ottica, il giro di vite e l'arresto dei dissidenti sono
stati una reazione esagerata da parte cubana. Hanno indebolito il
sostegno all'isola da parte dell'Unione europea e di altri paesi, cosa
di cui Cuba proprio non aveva bisogno, soprattutto se teme qualche
tipo di incursione militare da parte degli Stati uniti.


Attività controproducenti

Il punto è che se il giro di vite cubano non ha fatto gli interessi
dell'isola, la politica statunitense - e le attività del Ned - sono
state decisamente controproducenti per gli interessi Usa. Il modo
migliore per portare Cuba verso una maggiore apertura sociale è di
ridurre le tensioni, aumentare il dialogo e allargare i contatti. La
vecchia strategia dell'embargo, delle pressioni e delle operazioni per
rovesciare il regime non ha funzionato, malgrado sia in piedi da
tempo, e i trucchi ancor più aggressivi dell'amministrazione Bush e
del Ned non funzioneranno oggi. Anzi, sono riusciti soltanto a
capovolgere la tendenza verso una maggiore tolleranza dei dissidenti e
a spedire in carcere tanta brava gente. Esattamente il contrario
dell'obiettivo cui dovrebbero mirare gli Stati uniti.

Stessa sorte sembra investire il Venezuela, l'altro stato dell'America
Latina nel quale il Ned ha le maggiori implicazioni. Nelle
dichiarazioni pubbliche relative alle sue attività in questo paese,
l'organizzazione ricorda il sostegno offerto a vari gruppi locali
impegnati per la democrazia. Di fatto, tuttavia, molti di coloro che
hanno sostenuto il fallito colpo di stato dell'12 e 13 aprile 2003,
che mirava a rovesciare il presidente Chávez, ricevevano sovvenzioni
proprio dal Ned. Ciò non significa necessariamente che dietro il
complotto ci fosse la fondazione Usa. I legami con le persone che
parteciparono al golpe, però, hanno inevitabilmente suscitato questo
sospetto nel governo venezuelano, che spesso ha accusato l'ambasciata
americana di aver avuto un ruolo diretto nell'incoraggiarlo.

Più recentemente, il Ned ha finanziato diversi gruppi venezuelani
coinvolti nell'organizzazione del referendum revocatorio dell'agosto
2004; gli oppositori del governo, e apparentemente anche gli Usa,
credevano che la consultazione avrebbe messo fine alla presidenza di
Chávez. Invece così non è stato, e Chávez ha vinto anche facilmente. I
fatti mostrano ancora una volta, e con chiarezza, che mentre gli Stati
uniti si oppongono a Chávez, e mentre il Ned agisce contro di lui
nella convinzione che rappresenti un pericolo per il sistema
democratico, egli viene democraticamente eletto dal popolo del
Venezuela, vince il referendum revocatorio, e ora, secondo gli ultimi
sondaggi, è sostenuto da circa il 70% dei suoi cittadini, quando solo
il 39% degli americani approva l'operato di George Bush.

È tempo ormai che gli Stati uniti lascino perdere i metodi da guerra
fredda che ancora praticano nei confronti di Cuba e del Venezuela.
Piuttosto che cercare di rovesciarne i governi, potrebbero ottenere di
più avviando con questi paesi un dialogo costruttivo e ragionevole. Il
Ned è un passo indietro verso la Guerra fredda, e le sue attività
minano la volontà stessa degli Stati uniti di contare su una
leadership illuminata ed efficiente. Come dice il vecchio adagio,
sarebbe ora di consegnare il Ned alla pattumiera della storia.


* Capo dell'Ufficio di interessi degli Usa a l'Avana durante la
presidenza Carter e ora membro senior del Center for International
Policy di Washington e professore associato presso la Johns Hopkins
University di Baltimora.

Tratto dal n. 93 di Latinoamerica, in vendita
in tutte le librerie Feltrinelli o online
presso www.giannimina-latinoamerica.it


=== 3 ===

Una scommessa nata dall'idea di alcuni dei protagonisti
dell'opposizione a Milosevic. "È il mezzo migliore per parlare ai
giovani". E divertirsi

Il videogioco della non violenza
"Vinci se torna la democrazia"

di GAIA GIULIANI

Ivan Marosevic è uno che la guerra l'ha vista da vicino. Adesso ci
vuole giocare. Ma a modo suo. Quando era studente universitario
nell'ex Jugoslavia, fondò con colleghi e adolescenti del suo paese il
gruppo Otpor (Resistenza). Finalità: la rimozione dal potere di
Slobodan Milosevic. Otpor ci riuscì contribuendo ad organizzare quella
gigantesca manifestazione dell'ottobre del 2000 davanti al parlamento
di Belgrado che portò alla destituzione del dittatore.
Il loro metodo era la "rivoluzione di velluto", sull'esempio di quella
indolore di Alexander Dubcek nell'ex Cecoslovacchia. Tappezzarono
Belgrado di scritte con lo spray. La più famosa diceva: "Slobo, salva
la Serbia: ammazzati". Organizzarono concerti rock, fecero
volantinaggi a tappeto. Cominciarono in poche centinaia, ma presto il
numero dei loro affiliati toccò cifre a quattro zeri. Dopo aver
tentato, fallendo, di entrare nel governo serbo nelle elezioni del
2004, si sono sciolti. Ma il loro spirito sopravvive con Marosevic,
che è diventato membro dell'Icnc (International Centre of Nonviolent
Conflict), un'associazione no profit che si occupa di insegnare
strategie di rivolta non violente nei paesi in cui la democrazia è
ancora un sogno.

Insieme hanno realizzato un progetto rivoluzionario: un videogioco. Si
chiama "A force more powerful", e insegna a sviluppare proprio quelle
pratiche "morbide" usate da Otpor - scioperi, manifestazioni di massa,
disobbedienza civile - contro regimi antidemocratici ed eventuali
conflitti. "L'ho fatto perché oggi i ragazzi crescono nutrendosi di
videogiochi", ha dichiarato Marosevic recentemente, "e sembra che
prendano il mezzo molto seriamente". In effetti le percentuali di
giocatori sono altissime (vedi scheda), e sono partite anche molte
crociate da parte di associazioni di genitori italiane e non,
preoccupate per l'impatto della violenza dei giochi sugli adolescenti.

Nel caso di "A force more powerful", la violenza che preoccupa di più
è quella delle dittature e delle bombe. "Molti dei ragazzi che hanno
aderito a Otpor, quando è iniziata la guerra avevano solo 10 anni",
continua Marosevic. "Nel 2000 erano diventati maggiorenni, e avevano
vissuto l'infanzia sotto un regime liberticida. Sono stati tra i
membri più attivi nelle proteste. Tra i più convinti che la violenza
generasse solo altra violenza".

E il gioco è stato studiato proprio per loro, e per gli attivisti dei
dritti civili.Tre anni di lavoro, la possibilità di utilizzarlo anche
se non si è super esperti di computer. Gli scenari possibili sono
parecchi e ispirati alla storia recente, per simulare il più possibile
le reali condizioni di paesi in cerca di democrazia. I giocatori hanno
anche la possibilità di crearne di propri, con un grado di
approssimazione altissimo tanto da poter strutturare verosimilmente
anche il territorio di appartenenza. Le simulazioni prevedono
variabili come la difesa delle minoranze etniche e religiose, la
costruzione di alleanze tra i vari gruppi, la ricerca di fondi. E se
le azioni dovessero fallire in una prima istanza, è sempre possibile
esercitarsi in nuovi tentativi.

Il gioco sarà messo in commercio all'inizio dell'anno prossimo ad un
prezzo che si aggirerà intorno ai venti dollari: "Per chi non potrà
permetterselo - in molti casi si tratta di cittadini di paesi in via
di sviluppo - la distribuzione sarà gratuita e corredata da manuali di
approfondimento", spiega Marosevic.

Un mondo diverso è possibile? Sigfrido Ranucci di Rai news 24, autore
dello scoop sulle armi al fosforo usate dagli americani a Falluja, ha
dichiarato recentemente che siamo abituati a vedere la guerra come se
fosse un gigantesco videogioco. Giochiamoci per farla diventare pacifica.

(2 dicembre 2005)

Fonte: Repubblica online - www.repubblica.it

http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2006-03-08%2019:18:19&log=invites

Malaise au Monde Diplomatique

par: Berneron, Dauphiné, Faehndrich, Zouhar

Le Monde diplomatique connaît une grave crise qui pourrait remettre en
cause pour longtemps sa ligne éditoriale. Le rédacteur en chef du
journal et son adjoint – tous deux en charge du dossier Proche-Orient
– ont été remplacés en janvier ; le second actionnaire du journal
subit une reprise en main ; un article de l'intellectuel d'origine
palestinienne Edward Saïd a été coupé dans ses passages les plus
critiques envers l'Onu, Israël et les USA ; des membres de la
rédaction sont directement intervenus dans un prix littéraire
jusque-là indépendant. Cela s'ajoute aux millions d'euros prêtés par
le mensuel au groupe le Monde, dont les caisses sont chroniquement
vides, alors que la diffusion du Monde diplomatique est en baisse et
que l'équilibre des comptes ne repose que sur les produits dérivés. En
tant que responsables de l'association des Amis du Monde diplomatique,
nous nous alarmons de cette situation.

Par
Cyril Berneron, Administrateur des Amis du Monde diplomatique,
responsable du prix des Amis du Monde diplomatique
Bernard Dauphiné, correspondant des Amis du Monde diplomatique à
Carcassonne (France)
Claudine Faehndrich, membre du collège des fondateurs, ancienne
correspondante des Amis du Monde diplomatique à Neuchâtel (Suisse)
Halima Zouhar, administratrice des Amis du Monde diplomatique


Le prix des Amis du Monde diplomatique :

Procédons à une analyse de ce qui se passe au sein du mensuel, en
commençant par ce qui pourrait être considéré comme le plus bénin.
Créé en 2002 par l'association des lecteurs du journal, (les Amis du
Monde diplomatique – association actionnaire du journal à 25 %), le
prix des Amis du Monde diplomatique n'a pas été remis en décembre
2005. Le comité d'organisation a refusé de le décerner pour protester
contre l'ingérence de certains journalistes du mensuel dans le choix
des livres et une volonté de censure.
Le prix était placé sous le parrainage des prix Nobel Dario Fo et Jose
Saramago ainsi que du cinéaste Costa Gavras et de l'écrivain Jose Luis
Sampedro qui avaient pour l'occasion cosigné un appel.
S'inspirant du fonctionnement du prix du Livre Inter, il a été établi
que le prix serait décerné par des lecteurs du Monde diplomatique.
A cette fin, le comité d'organisation procédait simultanément à une
présélection des ouvrages concourant et à celle d'un jury.
Les ouvrages étaient choisis parmi les publications de l'année entrant
dans les catégories essais, documents, analyses (domaines politique,
historique, économique). Partant d'une sélection comprenant trente à
quarante textes, le comité arrivait, par lectures et débats
successifs, à cinq livres.
Simultanément, un appel à candidature était publié dans le Monde
diplomatique.
Le jury était composé sur la base de la diversité et de l'indépendance
d'esprit. Les jurés provenaient en majorité de France mais incluaient
aussi des lecteurs résidant dans d'autre pays. A partir de 2003, dans
le but de bien marquer la séparation entre les membres du comité
d'organisation et ceux du jury, le choix des jurés a été confié au
responsable du prix, Cyril Berneron – qui était alors la seule
personne commune aux deux groupes.
Le jury, comprenant neuf lecteurs, recevait en septembre les cinq
ouvrages sélectionnés et se réunissait durant une journée fin novembre
pour débattre et primer le livre de son choix. Lors de cette journée,
la plus grande liberté était laissée aux jurés, le responsable du prix
se contentant de l'organisation du débat.
Le prix était remis depuis 2003 à l'Assemblée nationale, lieu choisi
pour souligner que cette récompense avait pour finalité d'encourager
le débat d'idées.
En décembre 2004, la Sorbonne s'était, de plus, associée au prix en
recevant le lauréat pour une conférence le soir de la remise de la
récompense.
Depuis sa création, le prix avait été décerné à Michel Warschawski
(Sur la frontière, éditions Stock), Howard Zinn, (Une histoire
populaire des ?tats-Unis, éditions Agone) et Raoul-Marc Jennar
(Europe, la trahison des élites, éditions Fayard).

Des pressions :

Lors de la préparation du prix 2005, le comité d'organisation a établi
une présélection comprenant 29 ouvrages. Comme chaque année, les
membres de ce comité se sont attelés à la lecture avant de se réunir
pour affiner leur choix. Mais, cette année, de fortes pressions ont
été exercées afin d'obtenir, discrètement puis devant la résistance,
publiquement, le retrait d'un ouvrage de la liste.
Lors des années précédentes, des pressions discrètes avaient parfois
été exercées (on pense en particulier au livre de Florence Aubenas et
Miguel Benasayag, Résister c'est créer), mais le refus net du comité
avait suffi à clore la question.
Le livre qui, cette année, a mis à l'épreuve les valeurs de
transparence et de liberté d'expression affichées par le Monde
diplomatique est Le mur de Sharon d'Alain Ménargues, publié aux
Presses de la Renaissance.
Devant la résistance des membres du comité d'organisation aux
pressions discrètes, le directeur de la publication, Ignacio Ramonet,
s'est senti obligé de prendre position devant le conseil
d'administration de l'association du 18 juin 2005. Suite à sa prise de
parole, le conseil a voté une motion censurant le livre :

« Compte tenu de positions inacceptables prises par Alain Ménargues
dans son livre Le Mur de Sharon, le Conseil d'administration des Amis
du Monde diplomatique décide de retirer cet ouvrage de la liste des
choix possibles pour l'attribution de son prix annuel. »

Précisons que cet ouvrage n'a été ni poursuivi ni, a fortiori, condamné.
De plus, le conseil demandait dans la même motion aux correspondants
de l'association (qui possède plus de 60 groupes à travers le monde,
organisant plus de 500 conférences par an) de ne pas recevoir l'auteur
du livre incriminé. Il s'agissait de la première fois dans l'histoire
de l'association (née en 1996) que le conseil intervenait dans le
fonctionnement jusqu'ici totalement libre et indépendant des groupes
locaux :

« Le Conseil demande aux correspondants locaux des Amis du Monde
diplomatique de ne pas inviter l'auteur de l'ouvrage à des
conférences-débats. Cela afin de ne pas nuire à l'image du journal et
à sa ligne sur le conflit du Proche-Orient. »

Trois mois plus tard, lors du conseil d'administration du 21
septembre, le conseil a résolu de modifier les règles de
fonctionnement du comité d'organisation afin d'éviter à l'avenir les
manifestations d'indépendance :
• Il a décidé d'adjoindre au groupe un membre de la rédaction du Monde
diplomatique dont la fonction serait de valider a priori le choix des
ouvrages dans les listes successives. Anne-Cécile Robert, qui pourrait
prochainement être nommée rédacteur en chef adjoint, a accepté ce rôle.
• Il a décidé d'adjoindre deux personnes au responsable du prix pour
effectuer la sélection des jurés.
• Il a décidé de ne plus engager d'attaché de presse pour le prix des
Amis du Monde diplomatique.

Suite à ces dispositions, le comité d'organisation du prix s'est réuni
pour arrêter une position commune. Il a décidé à l'unanimité moins une
voix (7 pour, 1 contre) de ne pas accepter cette censure, de ne pas
remettre le prix en 2005 et de rendre publiques ces actions contraires
aux valeurs affichées tant par le Monde diplomatique que par une
association des Amis du Monde diplomatique qui s'affirme « au service
du débat d'idées ».
Interrogé par Olivier Costemalle du journal Libération, le secrétaire
général de l'association, Dominique Franceschetti, a répondu : « On ne
peut pas accepter n'importe quel livre au nom du débat d'idées ».

L'association belge des Amis du Monde diplomatique, présidée par le
sénateur Pierre Galand, a affirmé son soutien au comité d'organisation
dans une lettre aux instances dirigeantes de l'association française
et du journal.

Malaise

Cette affaire n'est pas un cas isolé. Une crise couve en effet depuis
des mois pour le contrôle du mensuel – et on assiste actuellement à de
profonds changements au sein du Monde diplomatique et de sa structure
actionnariale.
Au 1er janvier, l'équipe de direction a été fondamentalement modifiée.
Le rédacteur en chef, Alain Gresh, et son adjoint, Dominique Vidal,
ont été remplacés (respectivement par Maurice Lemoine et Serge
Halimi). Ignacio Ramonet, le directeur de la publication serait, lui,
sur le départ.
Au siège du mensuel, plusieurs interprétations sont fournies
concernant ces changements. En public, on soutient qu'Alain Gresh
aurait volontairement abandonné le poste ingrat de rédacteur en chef
de ce journal influent afin de pouvoir pleinement s'occuper du site
Internet de la publication. Mais en privé, certains rédacteurs
expliquent, sous couvert d'anonymat, que les tensions au sein de la
direction étaient devenues si grandes qu'il était impossible au
rédacteur en chef et à son adjoint de travailler dans des conditions
acceptables.

Changement de ligne éditoriale sur le Proche-Orient ?

À la question de savoir quelle était la cause des tensions, la
première réponse fournie concerne les liens entre l'association Attac
et le Monde diplomatique. D'après des confidences faites au Canard
enchaîné et à Libération, les partants n'auraient pas accepté
l'intervention d'Ignacio Ramonet dans la crise qui secoue actuellement
la direction de l'association Attac.
D'après nos informations, le changement à la tête du Monde
diplomatique est, en fait, dû à une cristallisation autour du
traitement du Proche-Orient dans le journal. Des pressions ont poussé
dans le sens d'un positionnement plus bienveillant envers la politique
de l'?tat d'Israël.
Outre la possibilité, inévitable, de sollicitations internes provenant
de l'actionnaire principal Le Monde, la rédaction a été l'objet de
pressions externes. Le journal, et nommément Dominique Vidal, ainsi
que son actionnaire Les Amis du Monde diplomatique, ont été en
particulier visés par l'Arche, le mensuel du judaïsme français.
On assista alors à un fléchissement de la ligne éditoriale qui poussa
le Monde diplomatique jusqu'à reprendre en juillet 2005 un article de
l'intellectuel d'origine palestinienne Edward Saïd (décédé en 2003),
publié deux ans auparavant en langue anglaise, en procédant à des
coupes qui en dénaturaient fondamentalement le sens et faisaient
disparaître ses critiques d'Israël, de l'Onu et des ?tats-Unis. Les
nombreuses reprises de l'article et de ses coupes circulant sur
Internet risquent de nuire longtemps à l'image du journal.

Grandes manœuvres au sein de la SA

Juridiquement, le Monde diplomatique a la forme d'une société anonyme
dont le capital est partagé entre trois actionnaires :
• Le groupe le Monde possède 51 % des parts.
• L'association des Amis du Monde diplomatique (lecteurs du journal)
possède 25 % des parts.
• L'association Gunter Holzmann (personnel du journal) possède 24 %
des parts.

L'association des Amis du Monde diplomatique est à la fois actionnaire
du journal et organisatrice de conférences-débats par le biais de ses
groupes locaux présents en France, en Europe, en Amérique du Sud et en
Afrique.
Depuis le printemps 2005, elle est l'objet de toutes les attentions :
• En juin, le renouvellement de son conseil d'administration a été
l'objet d'intenses tractations entre la direction du journal et la
direction de l'association.
• En juillet, le nouveau bureau de l'association a été imposé au
conseil sur un coup de force.
• En septembre, le bureau a repris en main chaque activité de
l'association et centralisé son fonctionnement.
• En décembre, il a décidé de la modification du fonctionnement des
groupes locaux de l'association.

Outre la reprise en main du prix des Amis du Monde diplomatique, la
structure décentralisée de l'association permettant l'organisation de
conférences-débats se voit remaniée. L'objectif est de mieux contrôler
l'activité des groupes locaux, et en particulier de les empêcher de
faire venir des conférenciers non conformes aux orientations des
instances dirigeantes du journal et de l'association. (Ce qui pourrait
être légitime si cette dernière n'affichait pas sa volonté de
développer le débat d'idées.)
Le bureau a ainsi décidé de modifier la diffusion des informations
concernant les conférences. Le courrier papier envoyé mensuellement
aux membres résidant dans un département actif devait être remplacé
par un courriel. Mesure d'économie efficace ? Oui, mais qui pose
problème quand le fichier des membres ne comprend que 10 % d'adresses
électroniques…
Certaines conférences sont certes annoncées dans le mensuel mais pas
toutes – faute de place – ou, parfois, afin de ne pas faire de
publicité à un conférencier n'entrant pas dans la « ligne » du journal.
Quant au site Internet de l'association, les pages avertissant de
certains débats dont l'invité déplaisait au bureau en ont été
supprimées avant la conférence (voire après, pratique surprenante de
réécriture de l'histoire).
Face aux réactions négatives des représentants des groupes locaux, le
bureau a finalement accepté de maintenir l'envoi papier aux adhérents
et de n'utiliser le courrier électronique que pour ceux qui
donneraient explicitement leur accord.
Mais qu'est-ce qui peut bien pousser une association à vouloir se
couper de 90 % de ses membres ? Au sein de la structure le malaise est
grand face à cette question.
Lors de l'assemblée générale 2005, un épisode avait déjà troublé
certains membres et une administratrice nouvellement élue, Halima
Zouhar, avait éprouvé le besoin de rendre public sur Internet une mise
au point concernant des propos xénophobes dont elle témoignait avoir
été la cible en présence de membres de la rédaction qui n'auraient pas
réagi.

Remise en cause de la stabilité financière ?

Des liquidités de plusieurs millions d'euros sont en jeu ainsi que le
contrôle d'un média influent.
Tout cela advient, en effet, alors que le Monde diplomatique a connu
une grave baisse de ses ventes (- 25 % de ventes en kiosque, - 12 % de
ventes globales). Le journal annonce 65 000 exemplaires mensuels
vendus en kiosque, 70 000 abonnés et 70 000 exemplaires en français
vendus à l'étranger. Alors que sa diffusion a continué à baisser en
2005, le directeur général, Bernard Cassen, confiait à ses
actionnaires début février 2006 que le journal était en soi
déficitaire et n'équilibrait ses comptes que grâce aux produits
dérivés (CD-rom, agenda, atlas, éditions étrangères…).
La direction du journal a donc décidé courant 2005 de diversifier ses
revenus en donnant son label à des voyages organisés et à des
formations. Ces deux initiatives ont été reçues de façon mitigée, des
critiques ont, en particulier, été émises sur le choix de cibler la
catégorie la plus aisée des lecteurs du journal, en décalage avec les
positions altermondialistes du mensuel (le séjour d'une semaine au
Caire « introduction à l'islam » variait de 1 970 à 3 050 €, la
journée de formation était de 540 €).
D'autres critiques concernant les voyages posaient la question de la
pertinence du choix des personnes invitées à prendre la parole et de
l'utilité de se rendre en Egypte pour les écouter : aucune
personnalité égyptienne n'était présente, la quasi-totalité des
conférenciers venant de France.

Prêt de plusieurs millions d'euros

Plus sérieusement, au moment des changements actionnariaux au sein du
groupe le Monde, chroniquement déficitaire, et de la possible entrée
au capital de Lagardère, géant de l'industrie de défense et des
médias, plusieurs questions se posent. D'une part, ces changements
auront-ils des conséquences pour le mensuel ? Pour sa ligne éditoriale
? Pour sa pérennité ? D'autre part, le Monde diplomatique qui a prêté
ces dernières années plusieurs millions d'euros au groupe le Monde
doit-il et peut-il en demander la restitution ? Cela modifierait-t-il
l'équilibre entre ses actionnaires ?
La reprise en main du deuxième actionnaire, les Amis du Monde
diplomatique, créé pour assurer l'indépendance de la ligne éditoriale
du mensuel, doit être placée dans cette perspective…
Ce qui n'est pas sans inquiéter les signataires de ce texte.


Cet article est en copyleft.


Liens hypertextes :

Position d'Alain Ménargues sur cette affaire :
http://www.oulala.net/Portail/article.php3?id_article=1864&var_recherche=%22monde+diplomatique%22


Communiqué de presse intitulé Censure dans l'orbite du Monde diplomatique
http://www.agence-paf.net/article.php3?id_article=131

Les 2 articles de Libération :
http://bellaciao.org/fr/article.php3?id_article=22052
Et
http://bellaciao.org/fr/article.php3?id_article=23408

Edward Saïd :
http://www.oulala.net/Portail/article.php3?id_article=1869

Halima Zouhar :
http://www.emarrakech.info/index.php?action=article&id_article=173305

U238 (francais / italiano)

1. Documenti + un nuovo libro sull'U238

2. Uranio, tumori: ipotesi degrado ambientale e inquinamento (la
stampa) / Il senato assolve l'uranio impoverito (il manifesto) /
L'uranio si salva in commissione (il manifesto) /

3. URANIUM APPAUVRI : L'EUROPE CONTAMINEE?
http://www.timesonline.co.uk/ - Mark Gould and Jon Ungoed-Thomas


=== 1 ===

DOCUMENTI

scaricabili al sito:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/BombeU238/


1) Relazione finale della Commissione d'inchiesta sull'Uranio
Impoverito (DU) (1/3/2006)


Fonte: prof. Mauro Cristaldi, 10/3/2006

RELAZIONE AL PRESIDENTE DEL SENATO

AI SENSI DELL'ARTICOLO 2º DELLA DELIBERAZIONE
DEL SENATO DEL 17 NOVEMBRE 2004 SULLE RISULTANZE
DELLE INDAGINI SVOLTE DALLA COMMISSIONE

TESTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE
NELLA SEDUTA DEL 1° MARZO 2006

1. INTRODUZIONE
1.1 Premessa
1.2 L'attività conoscitiva del Parlamento nella XIII Legislatura
1.3 La Commissione Mandelli
2. LA COMMISSIONE D'INCHIESTA
2.1 L'istituzione della Commissione d'inchiesta
2.2 L'insediamento della Commissione
2.3 L'oggetto dell'inchiesta
2.4 Le scelte operative
2.5 L'attività svolta
2.5.1 Le sedute in sede plenaria
2.5.2 Le missioni: Sardegna e Balcani
2.5.3 L'attività in sede informale
3. GLI STUDI SVOLTI SU INCARICO DELLA COMMISSIONE D'INCHIESTA
3.1 Premessa
3.2 Studio su campioni di sieri umani di militari e su campioni di
materiali utilizzati dai contingenti italiani
3.3 Studio sulle conseguenze ecologiche e sanitarie dell'uso di armi
ad uranio impoverito
4. CONCLUSIONI
4.1 Quesito attinente alle cause delle morti e delle gravi malattie
fra i militari impegnati nelle missioni all'estero
4.2 Quesito attinente alle condizioni di conservazione e all'eventuale
utilizzo di proiettili contenenti uranio impoverito nelle
esercitazioni militari sul territorio nazionale
4.3 Proposte di modifica legislativa
ALLEGATI
1. Riassunto delle audizioni effettuate dalla Commissione in sede plenaria
2. Caratterizzazione di micro/nano particelle presenti in campioni di
siero umano di alcuni militari e tentativo di rintracciabilità dello
stesso tipo di particelle in campioni di particolato prelevato in
Kosovo ed in Iraq (a cura di: Armando Benedetti; Ezio Chinelli;
Antonietta Gatti)
3. DUDUST: Progetto di esperimento per valutare le conseguenze
ecologiche e sanitarie dell'uso di proiettili a DU (a cura di: Massimo
Esposito)


2) Terza "Relazione Mandelli" sugli effetti dell'U238 (2002)


scaricabili al sito:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/BombeU238/


---


Segnalo l'uscita del mio libro:

M. Zucchetti,

"Uranio impoverito. Con elementi di radioprotezione ed utilizzo delle
radiazioni ionizzanti",

CLUT, Torino, febbraio 2006. ISBN 88-7992-225-4.

Si veda il sito: http://www.clut.it/libro.asp?ID=161
E' anche linkato sul mio sito: http://staff.polito.it/massimo.zucchetti/

Si tratta, per la parte principale, di null'altro che il rapporto che
depositai in occasione dell'audizione davanti alla Commissione Uranio
del Senato della Repubblica nel giugno 2005. In coda ho aggiunto un
centinaio di pagine di nozioni di radioprotezione, che non fanno mai male.

Se potete, diffondete il messaggio su altre liste o indirizzi.

Grazie, saluti
Massimo Zucchetti


=== 2 ===

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200602articoli/2776girata.asp

CRONACHE

Uranio, tumori: ipotesi degrado ambientale e inquinamento

Oggi a Roma la relazione conclusiva della commissione d'inchiesta. Le
famiglie dei militari deceduti organizzano un sit in davanti a Palazzo
Chigi

28/2/2006

ROMA. Sei mesi di lavoro, venti audizioni, altrettanti consulenti
esterni: la Commissione d'inchiesta del Senato sull'uranio impoverito
ha terminato il suo lavoro ed è pronta a far firmare la relazione
finale, il cui testo dovrebbe essere approvato martedì prossimo. Per
questo in mattinata si sono date appuntamento in un sit in davanti a
Palazzo Chigi le famiglie dei militari ammalati o deceduti, le
associazioni di tutela e la Infinito edizioni.

IPOTESI SU CAUSA TUMORI: DEGRADO AMBIENTALE E INQUINAMENTO

Le «situazioni di degrado ambientale ed inquinamento» delle zone del
Kosovo e della Bosnia-Erzegovina bombardate, e non direttamente
l'uranio impoverito, potrebbero «verosimilmente» aver giocato un ruolo
nelle morti e nelle gravi malattie fra i militari italiani impegnati
in quelle aree. Sono le conclusioni cui è giunta la Commissione
parlamentare d'inchiesta del Senato, secondo quanto si legge in una
bozza di relazione finale che è però ancora provvisoria, perchè
soggetta anche in queste ore a modifiche.

---

il manifesto
01 Marzo 2006

Il senato assolve l'uranio impoverito

Per la commissione d'inchiesta non c'è nessun collegamento diretto con
le malattie
Sì alla causa di servizio I parlamentari chiedono il riconoscimento
degli indennizzi per i militari ammalatisi nei Balcani, ma le cause
sarebbero dovute al «degrado ambientale». Protestano i familiari delle
vittime e l'opposizione
CARLO LANIA

ROMA - Chi si aspetta una parola definitiva sulla cosiddetta Sindrome
dei Balcani, molto probabilmente rimarrà deluso. Dopo circa un anno di
lavori, oggi la Commissione d'inchiesta del Senato sull'uranio
impoverito voterà la relazione finale preparata dal suo presidente,
Rocco Salini, senza però dare alcuna risposta certa sul perché, dal
1998 a oggi, decine e decine di soldati italiani si sono gravemente
ammalati nel corso di missioni compiute all'estero. Quella che verrà
approvata sarà dunque una relazione che esclude responsabilità
dell'uranio impoverito nell'insorgere di patologie particolarmente
gravi, ma che allo stesso tempo sollecita una modifica legislativa che
consenta di allargare il riconoscimento della causa di servizio anche
ai reduci dai Balcani, con la speranza di poter proseguire i lavori
nella prossima legislatura con l'istituzione di una nuova commissione.
Troppo poco per le famiglie dei circa 300 soldati che in questi anni
si sono ammalati di tumore e per quelle dei 44 che nel frattempo sono
deceduti, ma anche per i parlamentari dell'opposizione presenti in
commissione che fino all'ultimo hanno tentato di modificare il testo
della relazione con una serie di emendamenti. «E' accaduto ciò che si
poteva temere - accusa ad esempio il senatore di Rifondazione
comunista Luigi Malabarba -. I commissari di centrodestra che non si
sono mai presentati ai lavori della commissione tentano ora di
stravolgerne le conclusioni». Conclusioni che, del resto, da sole
tradiscono la difficoltà con cui si è lavorato in questi mesi. La
commissione esclude infatti che munizioni e missili all'uranio
impoverito possano essere «direttamente» responsabile dell'insorgere
delle malattie, le cui cause andrebbero invece ricercate nel «degrado
ambientale» dei teatri di guerra nei quali i soldati italiani hanno
operato (ad esempio come possibili conseguenze dell'inquinamento
provocato dal bombardamento di fabbriche chimiche). «L'esistenza di un
rischio significativo per la salute - scrive infatti la commissione -
riconducibile in quanto tale all'uranio impoverito sembra doversi
circoscrivere ai soli soggetti che abbiano potuto inalare l'aerosol
che si sviluppa con l'impatto di proiettili a uranio impoverito».
Circostanza che «non è realisticamente ipotizzabile» per i soldati
italiani nei Balcani, «visto che essi non risultano aver partecipato
ad azioni di guerra sul terreno». Parole che non sono condivise dalla
senatrice dei verdi Tana de Zulueta, che parla di testo «troppo
assolutorio nei confronti dell'uranio».

Nonostante tutto, nella relazione non mancano però le prime ammissioni
di responsabilità. «Certamente si tratta di un compromesso - spiega
Malabarba - ma il parere della commissione è chiaro: l'uranio
impoverito ha perlomeno un "ruolo indiretto" nel promuovere patologie
tumorali, in quanto l'esplosione di munizioni ad altissima temperatura
provoca la dispersione di polveri "anche a grande distanza dal luogo
dell'impatto" e per un lungo periodo». E intanto proprio ieri si è
saputo di un altro militare che si ammalato. Si tratta di un
maresciallo dell'esercito di Quartu Sant'Elena, di 35 anni a cui stata
riscontrata una leucemia mieloide acuta.

---

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/02-Marzo-2006/art53.html

il manifesto
02 Marzo 2006

L'uranio si salva in commissione

Finiti i lavori del Senato. Prime ammissioni sulla pericolosità del
metallo

CARLO LANIA

ROMA - La destra esulta, trasformando anche una questione sanitaria -
e di giustizia - nell'ennesimo e inutile scontro politico. Il
centrosinistra non gioisce, ma cerca di portare a casa quel po' di
buono che è riuscito a strappare in più di otto mesi di lavoro
condotti quasi in solitudine. Ieri la commissione d'inchiesta del
Senato sull'uranio impoverito ha chiuso i battenti dopo aver votato la
relazione finale dei lavori che assolve il «metallo del disonore»
dall'accusa più pesante, quella di aver provocato l'insorgere di gravi
malattie nei soldati italiani in missione nei Balcani. Il testo è
stato approvato con 8 voti a favore, tutti del centrodestra, e
l'astensione di Ds, Prc, Rosso-Verdi e Verdi. Una conclusione resa
possibile dai consiglieri di opposizione, senza i quali sarebbe
mancato il numero legale e i pochi risultati ottenuti a favore dei
reduci ammalati sarebbero andati persi. Pur negando l'assenza di un
rapporto diretto tra l'uranio impoverito e l'insorgere delle
patologie, la relazione ammette infatti per la prima volta la
possibilità che lo stesso possa aver avuto un ruolo «indiretto»,
aprendo così la strada a un possibile riconoscimento della causa di
servizio e ai relativi risarcimenti. Le conclusioni. Nelle intenzioni
dei parlamentari il voto di ieri dovrebbe portare a una sospensione
dei lavori più che a una loro definitiva chiusura. Nuovi studi e
ricerche sulle possibili conseguenze legate all'esplosione di uranio
impoverito dovrebbero in teoria essere svolti nella prossima
legislatura con l'istituzione di una nuova commissione, e questo a
prescindere dal verdetto delle urne. I risultati raggiunti in questi
otto mesi (durante i quali sono state fatte decine di audizioni, due
missioni nei Balcani e nei poligoni della Sardegna ed esperimenti in
Iraq), non avrebbero infatti permesso di trovare risposte certe sulla
pericolosità delle munizioni contenti uranio impoverito. «Non sono
emersi elementi - è scritto infatti nella relazione - che consentano
di affermare che la patologie in questione siano da attribuire a
effetti tossicologi o radiologici derivanti dall'esposizione di
radiazioni o alla contaminazione dovuta a questo tipo di
munizionamento». E' quanto la destra, e ancora di più il ministero
della Difesa, ha sempre sperato di sentir affermare.

Rispetto al passato, e in particolare alle conclusioni raggiunte nel
giugno del 2002 dalla commissione Mandelli, la relazione approvata
ieri presenta però piccole ma importanti novità. Ad esempio si ammette
l'ipotesi di un «ruolo indiretto» dell'uranio impoverito nel
promuovere le patologie, «attraverso l'inalazione di nanoparticelle da
esso generate, che sembrano essere suscettibili di dispersione ance a
grande distanza e per un periodo di tempo allo stato non valutabile».

Altro capitolo importante è quello relativo ai poligoni di tiro
italiani. La commissione avrebbe individuato delle mancanze nei
registri in cui vengono segnate le esercitazioni e nei quali non
risulterebbero quelle compiute dalla cune aziende private. «I nostri
poligoni hanno operato in situazioni di mancato controllo per anni
denuncia la senatrice dei verdi tana de Zulueta - e questo anche dopo
l'introduzione, anni fa, del divieto di impiegare armi all'uranio
impoverito».

Le reazioni «In otto mesi non abbiamo fatto tutto quello che avremmo
voluto, ma crediamo comunque di aver fatto un passo avanti importante
nella ricerca delle cause della malattia dei nostri soldati», è il
giudizio del presidente della commissione, il leghista Paolo Franco.
Toni diversi usa invece il senatore di An Michele Bonatesta, per il
quale le conclusioni della relazione avrebbero permesso di sventare
«un tentativo di speculazione politica» da parte del centrosinistra.
Un risultato da giudicare comunque importante per Luigi Malabarba:
«Ora le cause legali possono raggiungere gli obiettivi di risarcimento
con maggiore facilità - dice il senatore di Prc -. Se si vince su
militari, infatti, è possibile sfondare anche sui diritti ancor più
significativi riguardanti le popolazioni civili nei teatri di guerra e
attorno alle basi». Un giudizio condiviso anche da Domenico Leggiero
dell'Osservatorio militare.


=== 3 ===

URANIUM APPAUVRI : L'EUROPE CONTAMINEE?

http://www.timesonline.co.uk/article/0,,2087-2047373,00.html

Les munitions utilisées en Irak mises en causes.
Mark Gould and Jon Ungoed-Thomas


Selon un rapport (de Chris Busby
:[->http://www.llrc.org/aldermastrept.pdf%5d
ndlt), des détecteurs de radiations en Grande Bretagne ont enregistré une
augmentation quatre fois supérieure à la norme des niveaux d'uranium
contenus dans l'atmosphère suite à la campagne de bombardements «
shock and
awe » contre l'Irak.
Les scientifiques en environnement qui ont découvert ces chiffres par le
biais de la loi sur la liberté d'information déclarent évident que
l'uranium
appauvri des munitions a été apporté par les vents jusqu'en Grande
Bretagne.
Cependant, pour le gouvernement cette pointe aiguë d'uranium détectée par
les contrôleurs de radiations du Berkshire ne serait qu'une coïncidence et
proviendrait peut-être d'une source locale.
Les résultats des stations de mesures de l'Atomic Weapons Establishment
(AWE) d'Aldermaston et de quatre autres stations situées dans un rayon de
15km ont été obtenus par Chris Busby, du département d'anatomie humaine et
de biologie cellulaire de l'université de Liverpool.
Chaque détecteur a enregistré une augmentation significative des
niveaux d'
uranium pendant les bombardements de Mars 2003. Les données enregistrées
dans un parc de Reading furent assez élevées pour que l'Agence de l'
Environnement soit alertée.
Busby, qui a informé le gouvernement sur les radiations et se trouve
être l'
un des fondateurs de Green Audit, l'agence de conseil sur l'environnement,
croit que « des aérosols d'uranium » provenant d'Irak ont été largement
dispersés dans l'atmosphère et disséminés par les vents à travers
l'Europe.
« Cette recherche montre qu'au lieu de rester près de sa cible, comme le
prétend l'armée, l'uranium appauvri contamine à la fois les populations
locales ainsi que toutes les autres à des centaines de milliers de
kilomètres », a-t-il déclaré.
Le ministère de la défense (MoD) a rétorqué qu'il était « infaisable »
que l
'uranium ait pu voyager aussi loin. Des experts en radiation disent aussi
que d'autres sources environnementales seraient plus vraisemblablement en
cause.
La campagne « shock and awe » a été l'un des assauts les plus dévastateurs
de la guerre moderne. Dans les premières 24h plus de 1.500 bombes et
missiles ont été déversés sur Bagdad.
Pendant le conflit les avions A10 « tankbusters » - qui utilisent des
munitions en uranium appauvri - ont mis à feu 300.000 pièces. En dépit
de sa
haute performance pour percer les blindages de chars, ce matériau est
controversé en raison de ses effets potentiels sur la santé. Les critiques
avancent qu'il est chimiquement toxique et cancérigène, et les docteurs
Irakiens rapportent une augmentation marquée des cas de cancers depuis son
utilisation dans la première guerre du Golfe.
Les gouvernements US et Britannique disent cependant que l'uranium
appauvri
est relativement sans danger. La Royal Society, l'académie des sciences de
GB, a elle aussi déclaré que le risque lié à l'uranium appauvri était
« très
faible » pour les soldats et les populations dans la zone de conflit.
Le rapport de Busby montre que neuf jours après le début de la guerre
d'Irak
le 19 Mars 03, des niveaux plus élevés d'uranium étaient décelés sur cinq
sites du Berkshire. En deux occasions, les niveaux excédaient le seuil
auquel l'agence de l'environnement doit être informée. Le rapport dit que
les conditions météorologiques durant cette période de la guerre
montent un
flot constant d'air remontant d'Irak vers le nord.
Brian Spratt, qui présidait le rapport de la Royal Society, émet un doute
quant à l'uranium appauvri mais suggère qu'il pourrait s'agir d'uranium
naturel provenant des énormes quantités de terre brassées par shock
and awe.
Selon d'autres experts, des sources locales telles que les centrales
seraient plus vraisemblablement à mettre en cause. Pour l'agence de l'
environnement, les détecteurs d'autres sites n'ayant pas enregistré la
même
augmentation pourrait indiquer une source de contamination locale.
Un porte-parole du MoD a dit qu'il s'agissait d'uranium « d'origine
naturelle » et qu'il n'y avait pas de preuve que l'uranium appauvri d'Irak
ait atteint la Grande Bretagne.


SOURCE : http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/messages
Liste gérée par des membres du Comité de Surveillance OTAN.

(attacchi a mano armata contro case di non-albanesi, incendi,
aggressioni, una donna strangolata, profughi impossibilitati a
rientrare... e poi la gestione politica del protettorato del Kosovo,
dove pochi giorni fa la NATO ha imposto Agim Ceku, già ufficiale
dell'esercito ustascia di Tudjman e poi comandante dell'UCK , a fare
da "primo ministro"...)


KOSMET 2006 (english)

1. Selection of news from various sources

2. WAR CRIMINAL CEKU APPOINTED AS "PRIME MINISTER"

3. War Criminal, Ally, or Both?
The KLA's new leader, Agim Ceku, may have helped mastermind the most
brutal ethnic-cleansing campaign in post-communist Yugoslavia's
history. Now he's on NATO's side in the war over Kosovo.
by Jeffrey Benner, May 21, 1999


=== 1 ===

http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=33690&style=headlines

Beta (Serbia and Montenegro) - January 23, 2006

Another attack on Serbian home

GNJILANE – A hand grenade was thrown into the yard of
Slobodan Todorovic's home, in the village of Cernica,
near Gnjilane.
According to Serbian sources in Kosovo, the attack
occurred slightly before 10 pm last night and is the
fourth such attack on the Todorovic household in the
last several years. No one was injured in the attack,
but some property was damaged.
The police have yet to come and investigate the scene.
There are about 40 remaining Serbian families in the
village of Cernica.
In June 1999, there were 712 Serbs in the village,
there are now only about 200 left.


http://www.setimes.com/cocoon/setimes/xhtml/en_GB/newssummary/#setimes/newsbriefs/2006/01/23/nb-04

Southeast European Times - January 23, 2006

New ethnic incident reported in Kosovo

VITINA, Kosovo, Serbia-Montenegro - Two Serb
teenagers, aged 17 and 19, were attacked and beaten by
a group of ethnic Albanians in the southeast village
of Mogila on Sunday (22 January).
It happened in front of the local Serb Orthodox
Church, according to local media reports.
The case was reported to the Kosovo Police Service and
to KFOR. (Politika - 23/01/06; Tanjug - 22/01/06)


http://www.slobodan-milosevic.org/news/fonet012406b.htm

Young Serb injured in incident near Gnjilane, Kosovo Police Service states

BBC Monitoring Europe (Political) - January 24, 2006 Tuesday
Text of report by Serbian independent news agency FoNet
Source: FoNet news agency, Belgrade, in Serbian 1649 gmt 23 Jan 06
Copyright 2006 British Broadcasting Corporation
Posted for Fair Use only.

Kosovska Vitina, 23 January: The Kosovo Police Service [KPS] spokesman
in Gnjilane, Naser Ibrahimi, told FoNet today that an incident had
occurred at a playground in the village of Mogila last Sunday [22
January], which had left a 17-year-old Serb boy injured.
Ibrahimi said that a conflict between young men of Albanian and Serb
nationality had occurred at the playground, and that a young Serb man
had been slightly injured.
Police have detained five young men, taken their statements and handed
them over to an investigative judge.
Serbs living in Mogila have specified that a big group of Albanians
attacked two young Serb men in the St Theodore church back yard, where
these had gone to make a phone call, since the signal for mobile
phones is best there.
Villagers said that Bojan Djuzic (17) and Dejan Nojkic (18) had been
beaten up.


http://www.slobodan-milosevic.org/news/ap020806.htm

Kosovo Serbs demand return to homes and jobs in troubled province

Associated Press Worldstream - February 8, 2006 Wednesday 12:40 PM GMT
Copyright 2006 Associated Press
Posted for Fair Use only.

ZVECAN Serbia-Montenegro - Hundreds of Serbs displaced from Kosovo
since the 1998-1999 war held a protest rally Wednesday demanding a
safe return to their homes and jobs.
About 500 protesters gathered in the town of Zvecan, where the
province's U.N. administrator, Soren Jessen-Petersen, had arrived for
talks with the leaders of the dwindling Kosovo Serb community.
"Our right to work and live in freedom has been suspended more than
six years ago," protest leader Dragisa Terencic said, referring to the
1999 change of authority when NATO intervened in the armed conflict
between Serbs and ethnic Albanian separatists over Kosovo.
As NATO bombing forced Serbia to relinquish control over its southern
province, more than 200,000 Serbs fled while about 100,000 remained,
living mostly in enclaves surrounded by the ethnic Albanian majority.
The Wednesday rally gathered representatives of more than 7,000 Serbs
who worked in Kosovo's coal mines and power plants before the war.
Jessen-Petersen made no comment as he entered the talks with the Serb
leaders, but he was expected to address reporters after the meetings.
International negotiations on a final status for Kosovo were expected
to begin later this month in Austria. Ethnic Albanian demand
independence, while Serb leaders in Belgrade have vowed not to give up
the province.


http://www.slobodan-milosevic.org/news/srna020606.htm

Serb home torched in Kosovo village

BBC Monitoring Europe (Political) - February 6, 2006 Monday
Excerpt from report by Bosnian Serb news agency SRNA
Source: SRNA news agency, Bijeljina, in Bosnian/Croatian/Serbian 0924
gmt 6 Feb 06
Copyright 2006 British Broadcasting Corporation
Posted for Fair Use only.

Kosovska Vitina, 6 February: Unidentified persons torched Trajan
Savic's house in the village of Cernica near Kosovska Vitina
yesterday, the Kosovo Police Service has said.
Six members of Savic's family were asleep when their home was set
ablaze but they managed to escape.
Cernica Serbs have urged the international community [peacekeepers] to
set up a checkpoint and to secure constant Kosovo Police Service patrols.
Two weeks ago, a bomb was hurled at the Cernica home of Milorad
Todorovic, deputy chairman of the Coordination Committee for
Kosovo-Metohija.
Forty-five houses have been torched in the village of Cernica since
1999 [NATO intervention].
Some 120 Serb families used to live in the village until the arrival
of the UN mission in Kosovo-Metohija and now only 40 remain.


http://www.slobodan-milosevic.org/news/b92020806.htm

Returnee says life impossible for Serbs in Kosovo capital

BBC Monitoring European. London: Feb 8, 2006. pg. 1
Text of report in English by Belgrade-based Radio B92 text website on
8 February
Credit: Radio B92 text website, Belgrade, in English 0941 8 Feb 06
Radio B92 text website, Belgrade, in English 0941 8 Feb
06/BBCMonitoring/(c) BBC
Posted for Fair Use only.

Pristina , 8 February: Zoran Stanisic, a refugee who has returned to
Pristina, said that he cannot live in his own apartment, is constantly
being robbed, and cannot reopen his business.
After fleeing almost seven years ago, Stanisic, along with his mother,
moved back to Pristina five months ago. Before the war, Zoran, an
economist and electrical engineer, was the owner of a successful
private company in Pristina. He said that he has been riddled with
problems and obstructions in trying to reopen his business and rehire
his old associates, who are all of varying nationalities.
"I've found both my business and living places broken in to. I alerted
the Kosovo police, which came 15 minutes after the fact. Since I am
one of the few Serbs living in Pristina, it's funny that this is the
second time this month that someone has probably tried to send us a
message," Stanisic said.
Stanisic said that he trusted the promises of the international
community, the Kosovo Government and the Return Ministry, that the
minimum conditions of normal living would be given to him, which
encouraged him to return to Pristina.
"When winter came, we had nothing, so we were forced to temporarily
get out of the way, and wait to see whether their promises would be
fulfilled or not. It looks as if there is nothing for Serbs in this
city, and Serbs are ordained to live in enclaves, concentration camps,
and behind barbed wire," Stanisic said.
Until 1999, about 40,000 Serbs lived in Pristina. There are currently
150 living there now. Zoran Stanisic is now living in Gracanica,
because, as he stated, he cannot live in his Pristina apartment.


http://news.scotsman.com/latest_international.cfm?id=207292006

The Scotsman - February 10, 2006

Serbs stage British Embassy protest

Several hundred Serbs from Kosovo have rallied in
front of the British Embassy in Belgrade to protest a
British diplomat's alleged backing for the province's
independence from Serbia.
The protesters carried pictures of Serbs killed in
Kosovo, and some held photos of former Yugoslav
President Slobodan Milosevic.
The demonstrators were angered by reports that a
senior British official suggested in talks with Serb
officials that they should accept that Kosovo will
gain independence in upcoming talks on the province's
future status.
The southern Serbian province has been administered by
the United Nations since a Nato air offensive drove
out Serb troops in 1999.
John Sawers, political director of Britain's Foreign
Office, visited both Belgrade and Pristina, Kosovo's
capital, earlier this week as part of preparations for
UN-brokered negotiations on the province's future
status.
Serbs cherish Kosovo as the cradle of their history
and culture and refuse to allow it to become an
independent state.
However, Kosovo's ethnic Albanians insist independence
for the province is the only acceptable solution.
The so-called Contact Group for Kosovo, which includes
the United States, Britain, Russia, Italy, Germany and
France, has demanded that the solution for Kosovo be
found by the end of this year.
Meanwhile, a European Union envoy for Kosovo met with
Serbia's President Boris Tadic to discuss preparations
for the talks. Stefan Lehne also met with Prime
Minister Vojislav Kostunica and other officials.
In a statement issued after the meeting with Lehne,
Kostunica said Serbia is ready for the negotiations
and warned against "prejudging the future solution for
the status" of the province.


http://www.slobodan-milosevic.org/news/fonet021106.htm

Aid to Kosovo Serbs will have to be "smuggled" past new customs - official

BBC Monitoring European. London: Feb 11, 2006. pg. 1
Text of report by Serbian independent news agency FoNet
Credit: FoNet news agency, Belgrade, in Serbian 1449 11 Feb 06
FoNet news agency, Belgrade, in Serbian 1449 11 Feb
06/BBCMonitoring/(c) BBC
Posted for Fair Use only.

Kosovska Mitrovica, 11 February: The director of the [Serbian] Care
for Children Centre, [Strength of Serbia Movement - PSS official]
Boris Stajkovic, has told FoNet that this organization's humanitarian
aid was not delivered today to the Serb population in Kosovo
Pomoravlje [County], because UNMIK [UN Interim Administration Mission
in Kosovo] had imposed customs obligations on non- governmental
organizations for this purpose.
Stajkovic said two vehicles carrying clothes and around 400 hygienic
and 200 school packages with books for children and inhabitants of
Silovo and Gnjilane had been stopped at the administrative line with
Kosovo, because UNMIK had demanded 2,000 euros in customs duty.
He added that the Care for Children Centre today did not know about
this UNMIK decision because this information had not been made public
anywhere in Serbia.
"This is a new tragic fact for Serbs in Kosovo, following the fact
that they have been barred from having access to electricity and their
jobs, and this stops us from delivering to the children everything
which they need most in order to survive," Stajkovic said, adding that
this was "yet another horrible form of pressure against the Serbs who
live in Kosovo under exceptionally difficult circumstances".
As he put it, the only thing they could do was to unload the aid in
Raska and then, using private cars, "smuggle" it bit by bit and this
way deliver to places where it is needed most.
"We have to deliver even humanitarian aid in various illegal manners,
but, really, we are not left with anything else to help people survive
such a situation in various ways," Stajkovic concluded.


http://www.slobodan-milosevic.org/news/srna021506.htm

Serb woman strangled in divided Kosovo town

BBC Monitoring Europe (Political) - February 15, 2006 Wednesday
Text of report by Bosnian Serb news agency SRNA
Source: SRNA news agency, Bijeljina, in Bosnian/Croatian/Serbian 0756
gmt 15 Feb 06
Copyright 2006 British Broadcasting Corporation
Posted for Fair Use only.

Kosovska Mitrovica, 15 February: Danka Kompirovic was strangled in her
Bosnjacka mahala home, in the [Serb-controlled] northern part of
Kosovska Mitrovica, at around 2130 [2030 gmt] last night.
The body of the 61-year-old woman was taken to the hospital in the
northern part of the town where a post-mortem examination will be
conducted.
According to witnesses, three persons fled from the Kompirovic home to
the southern [Albanian-controlled] part of the town and this is why
Albanians are suspected of committing the crime.
The Kompirovic home was the only remaining Serb house in Bosnjacka
mahala, out of some 100 prior to the arrival of the peacekeepers in 1999.


http://www.slobodan-milosevic.org/news/fena021906.htm

Bomb explodes outside Serbian bank office in Kosovo

BBC Monitoring Europe (Political) - February 19, 2006 Sunday
Excerpt from report by Bosnia-Hercegovina Federation News Agency FENA
Source: Federation News Agency, Sarajevo, in Bosnian/Croatian/Serbian
0947 gmt 19 Feb 06
Copyright 2006 British Broadcasting Corporation
Posted for Fair Use only.

Kosovska Mitrovica, 19 February: No-one was injured when an explosive
device was activated in the town centre of Dragas [Muslim Slav enclave
in southern Kosovo] around 2120 [2020 gmt] last night.
The explosive device, most probably a bomb, was activated near the
Komercijalna banka [Belgrade-based bank] office, the Caglavica-based
KiM [Kosovo Serb] radio reported.


http://www.slobodan-milosevic.org/news/mina022606.htm

Refugee bus reportedly stoned by Kosovo Albanians

BBC Monitoring European. London: Feb 26, 2006. pg. 1
Text of report by Montenegrin Mina news agency
Credit: Mina news agency, Podgorica, in Serbian 2032 26 Feb 06
Mina news agency, Podgorica, in Serbian 2032 26 Feb
06/BBCMonitoring/(c) BBC
Posted for Fair Use only.

Decani, 25 February: A group of some 50 Albanian youths today stoned a
bus transporting displaced persons from Kosovo-Metohija who now live
in Montenegro.
The chairman of the Alliance of Refugee Associations in Montenegro,
Milenko Jovanovic, said that the incident had taken place in Decani
and that no-one was injured.
"The incident took place around 1500 [1400 gmt] and the bus, with some
60 passengers on board, was not damaged to a great extent," Jovanovic
said.
The displaced persons were travelling to Kosovo to visit graveyards
and the Visoki Decani monastery.


http://www.slobodan-milosevic.org/news/fonet030606.htm

Serbs shot at in Kosovo village

BBC Monitoring Europe (Political) - March 6, 2006 Monday
Excerpt from report by Serbian independent news agency FoNet
Source: FoNet news agency, Belgrade, in Serbian 2054 gmt 5 Mar 06
Copyright 2006 British Broadcasting Corporation - Posted for Fair Use
only.

Belgrade, 5 March: The vehicle in which Radmila Natovic and Jelena and
Igor Djokic were was shot at in the village of Staro Gacko in the
municipality of Lipljan around 1930 [1830 gmt] this evening. No-one
was injured. [Passage omitted: more details]


http://www.slobodan-milosevic.org/news/mina030606.htm

POLICE CHECKPOINT FIRED AT FROM DIRECTION OF ALBANIAN VILLAGE IN SOUTH
SERBIA

BBC Monitoring International Reports - March 6, 2006 Monday
Excerpt from report by Montenegrin Mina news agency
Source: Mina news agency, Podgorica, in Serbian 1812 gmt 6 Mar 06
Copyright 2006 Financial Times Information All Rights Reserved
Global News Wire - Asia Africa Intelligence Wire
Copyright 2006 BBC Monitoring/BBC Source: Financial Times Information
Limited - Posted for Fair Use only.

Bujanovac, 6 March: Unidentified persons have attacked a police
security and inspection booth at the Konculj checkpoint [in southern
Serbia] on the administrative line with Kosovo, but no one was injured
in the incident.
According to a statement, the attack happened last night at around
1910 [1810 gmt], no one was injured and the police returned fire after
being shot at by the attackers.
The attack was conducted from the outskirts of the Albanian village of
Konculj, from a spot near the 29 November primary school, from a
distance of 600 metres from the checkpoint, Belgrade media have reported.
The attackers opened machine gun fire in the direction of the security
and inspection booth, with bullets falling 10 to 15 metres away from
the booth.
[Passage omitted: information on investigation which has been launched]



=== 2 ===

Source: Rick Rozoff at yugoslaviainfo @ yahoogroups.com


http://news.yahoo.com/s/nm/20060301/wl_nm/serbiamontenegro_kosovo_premier_dc

Reuters - March 1, 2006

Kosovo PM Kosumi quits under pressure By Shaban Buza

-Political sources said Kosumi's resignation was the
"result of pressure" following a round of meetings
with Western envoys earlier in the week, including the
United States.
He is expected to be succeeded by Agim Ceku, a former
senior commander in the Kosovo Liberation Army (KLA)
who now heads the Kosovo Protection Force....
-Kosumi was elected by the Albanian-dominated Kosovo
parliament a year ago when then-Prime Minister Ramush
Haradinaj was indicted on war crimes charges by the
United Nations tribunal in The Hague.
-Former student activist Kosumi was sworn in on March
23 last year as head of Kosovo's interim government,
the handpicked successor of Haradinaj, 37, who was
also a former KLA guerrilla commander....
-Up to 200,000 Serbs fled when NATO occupied Kosovo in
the summer of 1999 fearing revenge [sic] attacks by
Albanians. Securing the safety and rights of some
100,000 who remain, many living in isolated enclaves,
is a central issue in the talks...


Kosovo Prime Minister Bajram Kosumi resigned on
Wednesday following international criticism that he
had failed to do enough to create a multi-ethnic state
as the province seeks independence.
Citing the need to preserve a coalition majority and
the cooperation of Kosovo's Western backers, Kosumi
told reporters: "I find the correct and ethical action
is to resign from the post of prime minister."
Kosumi, 45, handed in his resignation to President
Fatmir Sejdiu after word leaked that he no longer had
the confidence of his own Alliance for the Future of
Kosovo (AAK) party.
Kosumi was also criticized for ineptness by other
members of Kosovo's ruling ethnic Albanian coalition
and Western mentor states shepherding the Serbian
province through talks that could lead to its
independence later this year.
United Nations Secretary General Kofi Annan criticized
the Kosumi government in a January report for not
doing enough to meet democratic standards set by the
U.N. for the creation of a just and smoothly
functioning multi-ethnic society.
Political sources said Kosumi's resignation was the
"result of pressure" following a round of meetings
with Western envoys earlier in the week, including the
United States.
He is expected to be succeeded by Agim Ceku, a former
senior commander in the Kosovo Liberation Army (KLA)
who now heads the Kosovo Protection Force, the civil
emergency unit set up to absorb former rebel fighters.
"Agim Ceku has been offered the post of prime minister
and is going to say he accepts at a press conference
this afternoon," a source close to Ceku said.
Kosumi was elected by the Albanian-dominated Kosovo
parliament a year ago when then-Prime Minister Ramush
Haradinaj was indicted on war crimes charges by the
United Nations tribunal in The Hague.
Political sources said the ruling coalition was very
unhappy with Kosumi's performance, his perceived lack
of leadership and inefficiency. They pointed out that
two cabinet posts, for the interior and justice
portfolios, had still not been filled three months
after they were created by the province's
administration.
The West wants Kosovo's status resolved this year and
is impatient with any unnecessary delays. Kosumi quit
just as he was due to meet visiting United Nations
special envoy Marrti Ahtisaari, the former Finnish
president charged with mediating Kosovo status talks
with Belgrade.

FORMER GUERRILLA AS SUCCESSOR?

Serbs and Kosovo Albanians met in Vienna last week for
a first round of direct negotiations on the fate of
Serbia's disputed southern province.
The talks were delayed a month by the death of Kosovo
Albanian president Ibrahim Rugova.
Former student activist Kosumi was sworn in on March
23 last year as head of Kosovo's interim government,
the handpicked successor of Haradinaj, 37, who was
also a former KLA guerrilla commander respected for
his grasp on Kosovo's fractious political scene.
The province's 90 percent ethnic Albanian majority
wants independence from Serbia, which Belgrade says it
is not prepared to grant. But Belgrade lost control of
Kosovo nearly seven years ago when NATO intervened...
Up to 200,000 Serbs fled when NATO occupied Kosovo in
the summer of 1999 fearing revenge attacks by
Albanians. Securing the safety and rights of some
100,000 who remain, many living in isolated enclaves,
is a central issue in the talks.


http://www.alertnet.org/thenews/newsdesk/L01716252.htm

Reuters - March 1, 2006

FACTBOX - Agim Ceku, nominated as Kosovo PM

Former guerrilla commander Agim Ceku was nominated as
Kosovo prime minister on Wednesday after Bajram Kosumi
bowed to domestic and international pressure to
resign.

Here are five facts about Ceku:

-- An ethnic Albanian native of Kosovo, Ceku was
stationed in Croatia as part of the Yugoslav Army when
war broke out there in 1991. Siding with the Croats,
he fought Serb troops for the republic's independence
from Yugoslavia.

-- Ceku married a Croatian woman but returned to
Kosovo as a commander of the ethnic Albanian Kosovo
Liberation Army (KLA), which in early 1998 launched a
guerrilla war against Serb forces. A career soldier,
Ceku took responsibility for overhauling the KLA
command structure.

-- Serb forces pulled out in 1999 under NATO bombing
and Ceku helped oversee the disbanding of the KLA. He
took command of the Kosovo Protection Corps (KPC), a
civil emergency force created by the United Nations to
absorb the former rebels.

-- Ceku has had to purge the Corps of rogue elements
several times since 1999. But he retains the strong
support of Kosovo's Western backers, most notably
Britain, which took on the role of KPC sponsor and
mentor.

-- Serbia says Ceku is guilty of war crimes against
Serb civilians during the Kosovo war. He has twice
been detained - in Slovenia and Hungary - on
Serbian-issued arrest warrants, but was quickly
released on both occasions. Ceku was born near the
western Kosovo town of Pec on Oct. 29, 1960.


http://news.monstersandcritics.com/europe/article_1133751.php/Kosovo_Prime_Minister_Kosumi_resigns

Deutsche Presse-Agentur - March 1, 2006

Kosovo Prime Minister Kosumi resigns

Pristina - Kosovo Prime Minister Bajram Kosumi
unexpectedly resigned Wednesday, in the midst of
crucial talks with Serbia on the future status of the
province.
Agim Ceku, a former rebel commander who fought Serbia
throughout the 1990s, was expected to be nominated as
the next head of the government.
The step would irk Belgrade officials, who on top of
worries over the prospect of losing Kosovo now also
have to negotiate the man Serbian courts convicted as
a war criminal.
'Taking into account that the government is at risk of
losing the majority in parliament and...in the overall
interest of cooperation with our international
friends, I took this decision to resign from the post
of the prime minister,' Kosumi said.
He described the step as a 'moral act,' but did not
immediately offer a deeper explanation of the pressure
his cabinet.
Minutes earlier, the leading Democratic League of
Kosovo (LDK) party also sacked the parliament speaker
Nexhat Daci, saying it was unhappy how he handled the
assembly during preparations for the crucial talks
with Serbia.
The dramatic changes were announced during the visit
of the United Nations envoy mediating the Kosovo
status talks, Finnish diplomat Martti Ahtisaari, who
said they would not affect the talks.
'I don't see this development as a government crisis,'
Ahtisaari said. 'We will continue the negotiations ...
this development will not influence the process.'
Kosumi and Daci both came under the pressure in their
own parties, the Alliance for the Future of Kosovo and
LDK. The province has been embroiled in a power
struggle since the death of the overall leader and
president Ibrahim Rugova in January.
Kosumi was elected prime minister a year ago, after
his party supremo Ramush Haradinaj and another
ex-rebel commander, was indicted for war crimes by the
Hague-based International criminal Tribunal for former
Yugoslavia and forced to resign.
Ceku, 45, formally non-aligned politically, heads the
Kosovo Protection Corps (KPC), an unarmed organization
mostly composed of ex-guerrillas (UCK).
Though unarmed and formally a disaster relief
organization, the KPC is widely seen as the core of
Kosovo's future army.
A career soldier, he skipped from the former Yugoslav
Army to fight for Croatia in its 1991-1995 war for
independence. He resigned from the Croatian army early
in 1999 on invitation by UCK to take control.
In 2004 he was briefly detained in Hungary, on an
Interpol warrant issued by Belgrade, in 2004.
Haradinaj and another top Kosovo Albanian leader,
Hashim Thaci, were also convicted by Serbian courts as
war criminals.
Consultations were under way on the nomination, which
would formally be put forward by President Fatmir
Sejdiu.
The NATO intervention paved the way to a UN
administration in the province, which last month,
after six years, opened the direct talks with Serbia
on its future status.
The Albanians, who make up the vast majority in
Kosovo, unanimously want quick independence from
Serbia, which Belgrade ruled out, offering instead
only a broad autonomy.


http://www.mia.com.mk/ang/glavnavest/lastvest.asp?vest=\Refresh1\388-0103.htm

Macedonian Information Agency - March 1, 2006

AHTISAARI: KOSUMI, DACI REPLACEMENT WILL NOT AFFECT KOSOVO TALKS

-Kosumi was elected by the Albanian-dominated Kosovo
parliament a year ago when then-Prime Minister Ramush
Haradinaj was indicted on war crimes charges by the
United Nations tribunal in The Hague.
He is expected to be succeeded by Agim Ceku, a former
senior commander in the Kosovo Liberation Army
(KLA)....
-Earlier today, news agencies reported that an
organisation calling itself the Albanian National Army
(ANA) requested for the UN Mission (UNMIK)
withdraw from Kosovo (UNMIK) and announced a struggle
for the creation of a Greater Albania.
-"We will fight against any enemy or traitor to the
full victory, the uniting of the Albanian nation, with
the motto - one nation, one state."


The United Nations envoy mediating the Kosovo status
talks, Finnish diplomat Martti Ahtisaari, said
Wednesday that the resignation of Kosovo Prime
Minister Bajram Kosumi and sacking of Parliamentary
Speaker Nexhat Daci will not affect the course of
talks on Kosovo status.
"I don't see this development as a government crisis,"
Ahtisaari said. "We will continue the negotiations ...
this development will not influence the process."
This evening, Kosumi should meet Ahtisaari, who
arrived in Pristina for a three-day visit.
Kosovo Prime Minister Bajram Kosumi resigned on
Wednesday following international criticism that he
had failed to do enough to create a multi-ethnic state
as the province seeks independence.
Citing the need to preserve a coalition majority and
the cooperation of Kosovo's Western backers, Kosumi
told reporters: "I find the correct and ethical action
is to resign from the post of prime minister".
Kosumi, 45, handed in his resignation to President
Fatmir Sejdiu after word leaked that he no longer had
the confidence of his own Alliance for the Future of
Kosovo (AAK) party.
Political sources said the ruling coalition was very
unhappy with Kosumi's performance, his perceived lack
of leadership and inefficiency. They pointed out that
two cabinet posts, for the interior and justice
portfolios, had still not been filled three months
after they were created by the province's
administration.
Kosumi was elected by the Albanian-dominated Kosovo
parliament a year ago when then-Prime Minister Ramush
Haradinaj was indicted on war crimes charges by the
United Nations tribunal in The Hague.
He is expected to be succeeded by Agim Ceku, a former
senior commander in the Kosovo Liberation Army (KLA)
who now heads the Kosovo Protection Force, the civil
emergency unit set up to absorb former rebel fighters.
Minutes earlier, the leading Democratic League of
Kosovo (LDK) party also sacked Parliamentary Speaker
Nexhat Daci, saying it was unhappy with how he handled
the assembly during preparations for the crucial talks
with Serbia.
Earlier today, news agencies reported that an
organisation calling itself the Albanian National Army
(ANA) requested for the UN Mission (UNMIK)
withdraw from Kosovo (UNMIK) and announced a struggle
for the creation of a Greater Albania.
"There is no democracy within that organisation (UN).
It continues to rule with the right to veto as in the
Middle Ages and cannot build democracy," ANA said in a
statement delivered to the media in Pristina.
A former UNMIK chief, Michael Steiner, branded ANA a
terrorist organisation.
"We will fight against any enemy or traitor to the
full victory, the uniting of the Albanian nation, with
the motto - one nation, one state," read the
statement.
ANA claimed responsibility for a number of armed
attacks in Kosovo and the region in recent years.


http://www.b92.net/english/news/index.php?order=priority

B92 (Serbia and Montenegro) - March 3, 2006

Cheku's [Ceku] nomination unacceptable

BELGRADE – The Serbian Government has deemed the
Kosovo's nomination of Agim Cheku for prime minister
unacceptable, stating that he is facing war crimes
indictments.
The Serbian Government's Media Cooperation Office's
Chief, Srdjan Djuric, said that the War Crimes
Tribunal has indicted Cheku for war crimes charges,
adding that there are no instances in Europe or around
the world where a country or state's prime minister is
indicted for war crimes.
"The War Crimes Court has issued an indictment against
Agim Cheku and an international warrant for his arrest
is pending. Today in Europe, and throughout the entire
globe most likely, there are no prime ministers who
are accused of war crimes. For the Serbian Government,
it is completely unacceptable to have a man, who
should be in court facing war crimes charges, be
elected as prime minister or for any other political
position. The officials of the international community
who are responsible for Kosovo have an obligation to
protect the elementary norms of civilisation and stop
Agim Cheku from being elected and make a mockery of
the values which a democratic society is founded on,"
Djuric told B92.


=== 3 ===

From: p-tosic
Subject: [yugoslaviainfo] Agim Ceku: War Criminal, Ally, or Both?
(and other news related to Kosovo)
Date: March 5, 2006 4:44:06 AM GMT+01:00
To: yugoslaviainfo @ yahoogroups.com

["Well, I have always made it clear ... that NATO has no direct
contacts with the KLA*," answered Shea. "Who they appoint as their
leaders, that is entirely their own affair."]

*video proves the opposite Mr Shea!

http://video.google.com/videoplay?docid=6557813549136654170

Google: Latest News from Kosovo

http://news.google.be/news?hl=en&ie=ISO-8859-1&tab=wn&q=Kosovo&btnG=Search+News


MakFax: Kosumi: No negotiations with Serbia over Kosovo status
http://news.serbianunity.net/bydate/2006/March_01/19.html

Kosovo PM Kosumi quits under pressure
http://news.yahoo.com/s/nm/20060301/wl_nm/serbiamontenegro_kosovo_premier_dc

Kosovo's 'delicate moment'
http://www.canada.com/ottawacitizen/news/story.html?id=c4629b44-454b-4a17-aa
08-32a0b7bf2ef4&k=69986

Sorry, My Mistake

http://www.antiwar.com/blog/comments.php?id=P2670_0_1_0

1999-2006: Western Support Brings War Criminal Ceku To Power In Kosovo
http://www.alertnet.org/thenews/newsdesk/L01716252.htm

Kosovo: KLA Chief As Prime Minister, Armed Struggle For Greater Albania
http://www.mia.com.mk/ang/glavnavest/lastvest.asp?vest=\Refresh1\388-0103.htm
.............................

http://kosovareport.blogspot.com/

Kosovo Report
March 1, 2006

a.. SRSG's statement on resignation of Prime Minister Bajram Kosumi
b.. Serbia holds two over murder of Albanian-American prisoners
c.. Kosovo prime minister steps down
d.. BREAKING NEWS: Kole Berisha to Become New Speaker of the Kosovo
Assembly...developing
e.. KPC General Agim Çeku – Prime Minister (Express)

...........................

http://www.motherjones.com/news/special_reports/total_coverage/kosovo/ceku.html

Mother Jones

War Criminal, Ally, or Both?

The KLA's new leader, Agim Ceku, may have helped mastermind the most
brutal ethnic-cleansing campaign in post-communist Yugoslavia's
history. Now he's on NATO's side in the war over Kosovo.

by Jeffrey Benner
May 21, 1999


The Kosova Liberation Army (KLA)'s new chief of staff, Agim Ceku, has
been linked to two of the grisliest episodes of brutality in the
ongoing war in the former Yugoslavia, perhaps even worse than the
current Serb campaign against ethnic Albanians. Now he's on NATO's
side in the war for Kosovo. Who is this man, and why is NATO making
excuses on his behalf?

Ceku joined the newly formed Croatian military (HV) in 1991 during
that region's effort to secede from Yugoslavia. He quickly rose to the
rank of brigadier general, and retired last February. Though it sounds
lifted from a résumé, a short description of Ceku in Jane's Defense
Weekly credits him with helping to orchestrate Operation Storm and the
Medak offensive, which involved the cleansing of ethnic Serbs from the
Krajina region of Croatia, the deliberate shelling of civilians, rape,
and systematic arson.

According to Jane's, "in 1993 Ceku masterminded the successful HV
offensive at Medak, and in 1995 was one of the key planners of the
successful 'Operation Storm,' in which the HV quickly defeated [its]
Serb opponents."

Ceku also has some well-placed references to go along with that
résumé: An unnamed retired U.S. military official told Jane's, "We
were impressed by [Ceku's] overview of the battleground and the
ability to always predict his enemy's next move."

In Operation Storm, a four-day offensive in August of 1995, the
Croatian army regained control of the Krajina region, which was
primarily inhabited by ethnic Serbs. Many analysts say Operation Storm
was undertaken with the tacit approval of the West, and perhaps even
with the assistance of U.S. military advisers (much the same way it is
reportedly advising the KLA in Kosovo).

According to an Amnesty International report, "Croatia: Impunity for
killings after 'Storm,'" nearly the entire ethnic Serbian population
of the region, estimated to be at least 180,000 people, fled in face
of the attack. Hundreds of civilians were murdered, most of the
victims being elderly and disabled persons who were unable to flee.
The report estimates that 5,000 structures were torched by the
advancing Croatian army.

According to The New York Times, the International Criminal Tribunal
for the Former Yugoslavia has determined that war crimes were indeed
committed during Operation Storm. In a March 21, 1999 article, the
Times revealed an unpublished report produced by the Tribunal. Among
the report's assertions:
"During the course of the military offensive, the Croatian armed
forces and special police committed numerous violations of
international humanitarian law."

The Medak offensive in 1993, which Jane's credits Ceku with
"masterminding," is also known as the "Medak massacre." While the name
may not ring a bell for most readers in the U.S., it is remembered in
Canada as that nation's largest military action since the Korean War.
According to the book, Tested Mettle, Canadian peacekeepers in the
"Medak Pocket" engaged Croatian soldiers in a firefight to stop them
from terrorizing Serbian civilians. Four Canadians were wounded in the
battle, which left nearly 30 Croatian soldiers dead.

Excerpts of the book's account of the fighting at Medak were published
in newspapers across Canada last November. Atrocities witnessed by
Canadian soldiers are described in detail. "A drunken Croat soldier
emerged from a building and staggered toward [a Canadian soldier],"
begins one section. "A girl could be heard screaming inside the house.
Draped on the drunken soldier's head was a pair of blood-soaked panties."

While details about his role in such horrors remain unconfirmed, the
mere mention of Ceku's possible connection to war crimes is enough to
put NATO on the defensive, especially since the U.S. has been linked
with him in the past. During the May 14 NATO press briefing, a
reporter asked Jamie Shea to comment on reports of Ceku's involvement
in ethnic cleansing while he was serving in the Croatian military.

"Well, I have always made it clear ... that NATO has no direct
contacts with the KLA," answered Shea. "Who they appoint as their
leaders, that is entirely their own affair. I don't have any comment
on that whatever."

However, unable to restrain himself, Shea did comment. Using a
laughable chain of reasoning, he lay the blame for NATO's association
with the KLA at the feet of their mutual arch enemy, Milosevic. "If
Milosevic had not started a policy of brutality in Kosovo some years
ago, the KLA would never have existed." Shea said. "It is a very
recent creation, and it is a creation of Belgrade, first and foremost."

Chillingly, Shea went on to imply that the Krajina atrocities during
Operation Storm were a case of the Serbs getting what they deserved.
"When you spoke about the Serbs who were driven from the Krajina, this
is absolutely true," he admitted. "But as somebody who remembers these
events particularly well, do not forget that there were many, many
Croats who were persecuted and also driven from their homes in that
part of the world, when the Yugoslav national army moved there in 1991."

In fact, this sort of response from a Western official regarding
atrocities committed by the Croatian army is hardly new. The West has
long seen Croatia as a valuable ally against Milosevic, so misdeeds by
the Croatian military have been downplayed by Western European and
U.S. officials. According to the Times, American lawyers hired by the
Pentagon argued at the International Criminal Tribunal against
indicting the Croatian generals who led Operation Storm. The lawyers
argued that only legitimate military targets were shelled during the
attack.

The following assessment, printed in the August 22, 1995 edition of
The Washington Post, still rings true:

"In the battle for international public opinion, Croatia has so far
escaped serious criticism for Operation Storm despite increasing
evidence of shootings of civilians and officially sanctioned arson of
many Serb houses in the Krajina [region]. International attention has
focused on rebel Serbs, who are being charged with digging mass graves
near Srebrenica -- a U.N. 'safe area' in Bosnia that fell to a
combined Yugoslav-Bosnian Serb assault in July."

While the Krajina battle is often cited as the turning point which
brought opposing parties to the negotiating table in 1995, for Ceku it
served as inspiration to make war. According to a BBC translation of a
May 14 Croatian news report, Ceku issued a statement saying: "There is
only one way out. And we have advocated it from the very beginning: a
final defeat of the Serbian army and its expulsion from Kosovo; a
defeat similar to the one they [the Yugoslav army] suffered in Croatia."

More Kosovo Coverage from the MoJo Wire

SI PREGA DI METTERSI IN FILA


SPAGNA: PREMIER BASCO, AUTODETERMINAZIONE COME MONTENEGRO
(ANSA) - MADRID, 3 MAR - Il premier basco, Juan Jose Ibarretxe, ha
chiesto per Euskadi, il Paese Basco, lo stesso riconoscimento del
diritto di autodeterminazione attraverso un referendum come e'
avvenuto per il Montenegro. In dichiarazioni pubblicate oggi dai
quotidiani baschi, Ibarretxe ha risposto cosi' al premier spagnolo,
Jose' Luis Rodriguez Zapatero, che nei giorni scorsi aveva negato in
parlamento l'esistenza nell'ordinamento giuridico democratico del
''cosiddetto diritto all'autodeterminazione''. Secondo Ibarretxe,
l'esempio del Montenegro, che potra' decidere di separarsi o meno
dalla Serbia, e' una dimostrazione che l'Unione Europea ''ammette'' il
diritto all' autodeterminazione, in contrasto con quanto affermato da
Zapatero. Dopo aver ricordato che senza autodeterminazione non puo'
esserci pace nel Paese Basco, Ibarretxe ha detto che se ''i 616.000
abitanti del Montenegro decideranno'' sul loro futuro, allora ''spero
che non ci sia alcun problema che, al momento opportuno, anche la
societa' basca possa farlo, con ampie maggioranze e senza veti da
parte di nessuno''. (ANSA). GEL
03/03/2006 12:23


(Dopo alcuni mesi di interruzione, il sito komunist.free.fr ha recentemente ripreso le pubblicazioni. Riportiamo di seguito la presa di posizione del SRP - Partito Socialista Operaio, Croazia - sulla mozione anticomunista del Consiglio d'Europa)

http://komunist.free.fr/arhiva/feb2006/srp.html

Arhiva : : Februar 2006.


Stavovi SRP-a o rezoluciji Vije´ca Evrope

Bauk komunizma ponovno kruži Evropom. Rimski papa još je uvijek tu, a Metternicha zamjenjuje Vije´ce Evrope – ta tobože najstarija demokratska institucija buržoaske Evrope. Njeno ocitovanje govori zlocinima komunizma govori i o karakteru te demokracije.

Govoriti o zlocinima komunizma slicno je kao i govoriti o zlocinima krš´cana nad Rimom. Deducirati komunizam iz fašizma isto je što i deducirati antitezu iz teze.

Gospoda iz Strasbourga skrivaju zmijske noge buržoaske vladavine. Buržoazija nikada nije priznala svoju pupcanu vezu sa fašizmom, i kada ona izjednacava komunizam sa fašizmom ona to cini da bi kompromitirala komunizam, a ne objasnila fašizam.

Ali mi znamo da je fašizam samo jedan od oblika gradanske vladavine. On jest suspenzija parlamentarne demokracije, ali samo zato da bi se ocuvala njena klasna osnova pred naletom revolucije.

Prema tome fašizam se, za razliku od komunizma, može deducirati iz gradanske vladavine, jer on nije ništa drugo nego samo jedan od najgrubljih oblika te vladavine, i uvijek se može iz nje iznjedriti. Komunizam naprotiv, negacija je klasnog društva.

Osim toga, ni sami klasici marksizma komunizam nisu definirali kao konkretan društveni model, nego tek kao pokret za prevladavanje klasnog društva. Kao takav on se nigdje nije oživotvorio, pa nije ni mogao pociniti zlocine.

A kada nam gospoda iz Strasbourga za komunizam podme´cu staljinizam oni ne razumiju da u toj vladavini zapravo osuduju ono što je ostatak starog klasnog, dakle njihovog, bolje re´ci onog što je nekomunisticko. Uostalom, zar istinski komunisti nisu ve´c u samom zacetku staljinizam definirali kao kompradorsku kontrarevoluciju.

Ali buržoazija zapravo zlocinom želi proglasiti samu ideju komunizma koja dovodi u pitanje buržoaske privilegije i koji baš kao i fašizam gradansku klasnu vladavinu smatra završenom poviješ´cu koja ne podliježe promjenama.

Rezolucija Vije´ca Evrope je cjepivo koje klasnu hipokriziju buržoazije treba održati što dulje na životu. To je duboko reakcionaran i sramotan cin za Evropu 21. stolje´ca.

Nema demokracije bez socijalizma, nema socijalizma bez demokracije!

Ivan Plješa,
predsjednik SRP-a



Fonte: Il NUOVO del Friuli-Venezia Giulia, 3 marzo 2006
http://www.nuovofvg.com/
(Ringraziamo A. Floramo per la segnalazione)


Saltare a pie' pari pezzi di storia, pezzi di

cultura, pezzi di vita e su quello che
rimane pontificare per un giorno
BENO FIGNON



Italiani senza onore

di ANGELO FLORAMO

Un libro dello storico Costantino Di Sante scava nella memoria rimossa dell'occupazione italiana dei Balcani durante la seconda guerra mondiale

Case bruciate, villaggi saccheggiati, e sulle macerie solo i cadaveri di donne e di vecchi barbaramente uccisi. Intere famiglie passate per le armi perché imputate di collusione con i partigiani. Non si risparmiano nemmeno i bambini a cui si arriva a bruciare le mani dopo averle cosparse di nafta.
È stata questo l'occupazione italiana dei Balcani durante la seconda guerra mondiale. Un'occupazione che ha avuto per protagonisti non solo la milizia fascista, ma soprattutto le truppe regolari dell'esercito e tra queste anche una divisione di alpini, la "Pusteria" e due battaglioni di penne nere "friulani", il "Natisone" e il "Tagliamento".
Il tragico consuntivo dell'"opera civilizzatrice" nei vicini Balcani voluta dal regime di Mussolini alla fine conterà almeno 250.000 vittime. Un numero purtroppo arrotondato per difetto.


Si tratta di crimini che colpirono prevalentemente la popolazione civile e per i quali, tuttavia, anche nel dopoguerra, non vi fu mai nessuna condanna, non venne nemmeno istruito alcun processo. Perché? Costantino Di Sante, ricercatore appassionato, prova a dare una risposta a interrogativi dimenticati per troppo tempo nel fondo degli ormai celebri "armadi del terrore" e delle nostre coscienze. Ne nasce un saggio asciutto, privo di sbavature enfatiche e di cadute di stile. "Italiani senza onore" è una raccolta nuda di dati, relazioni testimonianze. La lettura fa male. Disturba. Costringe a ricostruire sessant'anni di taciute verità e svela nel retroscena le ombre di quella politica internazionale che ormai aveva diviso l'Europa in blocchi separati di appartenenza. E che in nome del nuovo corso della storia ha preferito rinunciare alla responsabilità della memoria.

Perché esce solo ora un libro come il suo? Sessant'anni sono davvero tanti per digerire la verità… per quanto scomoda essa sia. A chi o a cosa è servito occultare tutte queste responsabilità? E perché studiosi, ricercatori, editori non hanno mai avuto modo di pubblicare prima risultati del genere?

Il mio libro è stato pubblicato solo ora per ragioni diverse, delle quali la prima, e probabilmente la più banale, é che parte dei documenti è stata messa a disposizione degli studiosi solo da pochi anni. Va inoltre precisato che la storia del confine Orientale non ha avuto da parte degli storici l'attenzione che meritava. La sottovalutazione della sua importanza storiografica, e soprattutto del peso che questa ha avuto rispetto all'evolversi degli avvenimenti su scala nazionale, ne ha facilitato l'opera di mistificazione, e a gran parte degli italiani è stata negata la possibilità di sapere cosa era realmente accaduto nel corso del Novecento in quei territori. Questa grave lacuna ha contribuito ad alimentare un utilizzo strumentale e politico di quelle vicende. Non bisogna dimenticare, inoltre, che fino alla fine della guerra fredda il far riemergere quelle vicende non era ritenuto conveniente.
Oltre alle questioni internazionali, esistevano ragioni di politica interna che hanno portato i governi ad occultare e proteggere coloro che avrebbero dovuto rispondere dei crimini di guerra, tra le quali non secondario era il fatto che molti di costoro continuavano ad occupare posti di primo piano negli apparati dello Stato.
Poter processare i criminali di guerra italiani sarebbe servito non solo ad accertare le responsabilità del nostro paese rispetto ai gravi fatti accaduti nell'ex Jugoslavia, ma anche a mettere in luce il comportamento tenuto del nostro esercito durante la guerra. L'indagine e l'accertamento, anche per via giudiziaria, di quegli avvenimenti avrebbe sicuramente contribuito ad arginare la proliferazione di visioni edulcorate sulla reale natura e sull'operato del regime fascista, contrastando la diffusione di un'idea di fascismo "buono" e, soprattutto, del falso mito del "bravo italiano".
Nel dopoguerra, la politica della memoria del nostro Paese ha sfruttato molto la sua ambigua immagine di stato sconfitto ma anche vittorioso, grazie alla lotta ed alla vittoria contro il nazifascismo conquistata dal movimento di Liberazione. La "cobelligeranza" ha pesato molto sulla "mancata Norimberga italiana".

Ha incontrato resistenze, difficoltà, reticenze nella conduzione delle sue indagini storiografiche? I cosiddetti "armadi della vergogna" sono in genere ben nascosti, accuratamente isolati...

Diciamo che ho utilizzato al meglio le possibilità che i nostri malconci archivi offrono agli studiosi per visionare la documentazione che essi conservano. Le difficoltà sono state soprattutto dovute all'organizzazione sempre più precaria di questi archivi. Orari limitati, scarso personale e luoghi di studio indecorosi e scarsamente funzionali allo scopo. Anche questo è indicativo di come un paese decida di tutelare la propria memoria storica.

Sulle pareti dell'archivio militare, a Roma, occhieggia fiero il viso del generale Roatta, tra gli altri suoi pari grado: uno dei massimi responsabili degli eccidi perpetrati nella ex Jugoslavia occupata dagli italiani. Una anomalia tutta italiana ? O una velata metacomunicazione, quasi a voler dire: cerca pure, tanto qui le cose non cambiano?

Non credo che il motivo sia questo. Penso che anche in questo caso incida molto il modo con il quale si è ricostruita l'immagine dell'esercito italiano nel dopoguerra. La storiografia ha notevolmente esaltato il ruolo dell'esercito nella lotta di Liberazione, come anche il cinema e la letteratura che hanno quasi sempre rappresentato lo stereotipo del soldato italiano che in guerra è sempre vittima e mai carnefice. La foto di Roatta viene tranquillamente esposta perché non si riconosce in lui il criminale, ma il Capo dello Stato Maggiore di un esercito che, secondo la vulgata, non si è comportato in maniera disonorevole durante il conflitto. Ecco perché i processi, se celebrati, forse sarebbero serviti ad incrinare questo falso mito e quasi sicuramente quella foto non sarebbe stata appesa.

Da storico scrupoloso lei ha organizzato il suo saggio in modo tale che siano i documenti a parlare: le relazioni inoltrate da parte Jugoslava nel 1945, le risposte espresse dai memoriali di difesa dello Stato Maggiore dell'Esercito Italiano. Non c'è sbilanciamento. Gli atti parlano da soli. Ma al di là dei dati, dei numeri, delle accuse e delle risposte, che cosa emerge, quale quadro riassuntivo si può delineare?

La risposta richiederebbe un'analisi molto articolata sull'intera vicenda, ma per essere sintetici il quadro che emerge é che la mancata giustizia per quei crimini ha impedito una seria riflessione sull'annessione e l'occupazione portata avanti dall'esercito italiano dei territori dell'ex Jugoslavia.
La mancata memoria giudiziaria ha consentito che le responsabilità dei singoli, e del regime fascista, potessero essere eluse e dimenticate. Ancora oggi il nostro colonialismo, le nostre guerre di conquista e i metodi utilizzati durante le occupazioni vengono assolte da una visione "bonaria" e poco reale. Da quella documentazione, magari in alcuni casi eccessiva anche nelle accuse jugoslave, emerge un quadro complesso e assai poco idilliaco su come il nostro esercito, e non solo, si è comportato durante il dominio di qui territori. Infine, i mancati processi hanno nuovamente evidenziato come il nostro Paese non riesca a fare i conti con il proprio passato. L'ingiustizia, in questo caso, ha colpito non solo le vittime, ma anche quei soldati che si rifiutarono di obbedire agli ordini ingiusti ed inumani.

Il suo libro produce nel lettore un senso di terribile disincanto. E' una prerogativa della Storia, perché la verità demolisce ogni forma di retorica. Non conosce retrogusto di melassa. I documenti da lei analizzati non risparmiano nessuno: tra gli altri anche carabinieri e alpini, al pari dei loro commilitoni della Wehrmacht e delle SS, si macchiarono di crimini abominevoli e ripugnanti.

Personalmente sono molto restio a fare paragoni di questo genere. Il nostro esercito si è comportato come ritengo molti altri si comportino quando si trovano in un territorio da occupare. In questo caso l'aggravante é data anche dal fatto che quelle regioni, oltre che annesse, dovevano essere "sbalcanizzate". Inoltre la propaganda razzista che il fascismo aveva diffuso contro gli slavi contribuì ad alimentare la spirale di violenza. La pianificazione di questo tipo di nuovo ordine da instaurare nei Balcani non poteva non sfociare in atti di violenza criminale. Per questo ritengo che le responsabilità del regime e degli alti comandi siano ineludibili. Bisogna ricordare che alcuni soldati, ma anche alcuni ufficiali si rifiutarono, o quanto meno non applicarono alla lettera, le direttive emanate dallo stato maggiore e dalle autorità di occupazione.

Forse sarebbe opportuno che con coraggio e rigore storico si continuasse ad indagare. Presumo che la situazione da lei investigata nei territori della ex Jugoslavia sia perfettamente sovrapponibile a tutti gli altri scenari di guerra cui partecipò l'esercito italiano. E' così? O qui, per qualche ragione, le vicende furono più crudeli?

Sicuramente in Jugoslavia le condizioni belliche portarono ad accentuare gli eccessi. La forte resistenza jugoslava, l'idea di dover annettere alcuni territori che quindi dovevano essere "ripuliti" dagli abitanti che non si sottomettevano, l'odio antislavo e la complessa situazione etnica, politica e religiosa contribuirono sicuramente ad un maggiore uso della violenza. Nell'ex Jugoslavia il nostro esercito si comportò da colonizzatore, replicò alcuni eccessi già utilizzati durante le campagne d'Africa. Ma anche in altri scenari, seppure in condizioni diverse, furono perpetrati crimini e violenze contro la popolazione civile. Basti pensare alla Grecia o al fronte russo. Non a caso tutti i paesi occupati o che avevano combattuto contro l'Italia nella seconda guerra mondiale, compresa l'Etiopia, chiesero più volte, senza esito, alla Commissione Internazionale per i crimini di guerra di Londra l'estradizione di "presunti criminali italiani" per poterli processare.

C'è un tarlo che si insinua nel lettore e lo spinge più volte a ricontrollare le date in cui avvennero gli eccidi: febbraio 1942, marzo 1942, aprile 1943, maggio 1943… potrei continuare. Gli eccidi non vengono compiuti da militari inquadrati nei ranghi della RSI, ma da soldati regolari dell'esercito italiano. Dunque l'odio etnico e la ferocia (in questo caso anti slava) non furono un retaggio ascrivibile solamente al Fascismo, ma un "pensare comune"?

L'elemento razziale contribuì sicuramente ad alimentare l'odio nei confronti delle popolazioni slave. I soldati italiani che vedevano morire anche i loro compagni d'armi furono maggiormente coinvolti da questo tipo di propaganda. Molti, probabilmente, si lasciarono andare a violenze ed atti crudeli anche con l'idea di vendicare i propri commilitoni uccisi. Essi dovettero mettere in pratica direttive e piani di occupazione che prevedevano atti al di fuori delle leggi internazionali e sicuramente l'aver presentato gli slavi come "barbari" rese il compito psicologicamente meno gravoso.

Che tipo di reazioni ha avuto l'uscita di questo suo libro?

Devo constatare che, tranne per alcune e-mail minacciose che ho ricevuto, molti mi hanno ringraziato di aver fatto emergere questa documentazione. In primo luogo coloro che si occupano delle stragi nazifasciste in quanto ha rafforzato le tesi già emerse negli ultimi studi di Lutz Klinkhammer e Filippo Focardi, cioè che quei processi non si celebrarono anche per evitare l'estradizione dei criminali italiani ai paesi che ne fecero richiesta, in primis alla Jugoslavia di Tito. Spero che la mia opera contribuisca a far sì che la questione del "Fronte Orientale" possa essere studiata tenendo conto di ciò che è accaduto sul lungo periodo e non appiattendola solo sulle foibe. Ritengo comunque che questo sia solo un primo tassello per poter ricostruire senza oblii e censure come il nostro esercito si sia comportato nei paesi occupati e per poter continuare ad offrire una storia che si basi su fonti certe e riscontrabili.
Questo ritengo sia l'obiettivo più ambizioso con il quale dobbiamo misurarci per evitare facili e impresentabili revisionismi.


IL LIBRO

Ricordando crimini e processi negati

Costantino Di Sante svolge attività di ricercatore presso l'"Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione delle Marche". E' responsabile della Biblioteca provinciale di Storia Contemporanea di Ascoli Piceno. Autori di molti articoli e monografie ha pubblicato tra le altre cose: "L'intervento civile nell'ascolano. Il campo di concentramento
di Servigliano (1940-1944)", Ascoli Piceno, 1998; "I campi di concentramento in Italia. Dall'internamento alla deportazione, 1940-1945), Milano, 2002. A curato il catalogo della mostra storico-documentaria "Fascismo e resistenza nel Piceno", Ascoli Piceno, 2003. E' appena uscito per Ombre Corte la monografia: "Italiani senza onore. I crimini in Jugoslavia e i processi negati (1941-1951)", Verona 2005.

---

Costantino Di Sante (a cura di)

Italiani senza onore
I crimini in Jugoslavia e i processi mancati (1941-1951)

edito da Ombre Corte, 2005
Via A. Poerio 9, 37124 Verona
(tel. 0458301735, email: ombrecorte @ libero.it)
pp. 170, euro 18,00
ISBN 88-87009-65-1



J. Elsaesser: Serbien im Zangengriff


1. ### Veranstaltung: CIA und Al Qaida. Wie der Dschihad nach Europa kam
am Freitag, 10. März, um 16.30 Uhr in Berlin-Mitte ###


2. Serbien im Zangengriff
Eine entscheidende Phase für die Zukunft des Landes: ein albanischer
Terrorist als Kosovo-Premier, EU-Ultimatum wegen Mladic, drohende
Abspaltung von Montenegro

3. Privatisierung im Kosovo: Serbien doppelt betrogen

4. »Separatisten verfügen über Mafiageld«
Am 21. Mai wird es in Montenegro eine Volksabstimmung über die
mögliche Abspaltung von Serbien geben. Die Opposition hat nach
Verhandlungen zugestimmt. Gespräch mit Vlado Djekic, Vizepräsident der
»Bewegung für den Erhalt des gemeinsamen Staates Serbien-Montenegro«


=== 1 ===

Subject: Veranstaltung / Serbien in der Entscheidung
Date: Sun, 5 Mar 2006 22:16:32 +0100

Dragi prijatelji,

entscheidende Wochen für Serbien liegen vor uns: Die Albaner
unterstreichen mit der Wahl des UCK-Kriegsverbrecher Agim Ceku zum
Kosovo-Präsidenten ihre Kompromißunwilligkeit bei den sogenannten
Endstatus-Gesprächen; für Montenegro wurde das Sezessionsreferendum
auf 21. Mai terminiert; Ratko Mladic wird von der EU als Druckmittel
gegen Belgrad benutzt.

Lesen Sie dazu meine Artikel in der aktuellen Ausgabe der Tageszeitung
Junge Welt von Montag, 6. März 2006 (s. Anhang).

Am kommendem Freitag referiere ich in Berlin zum "Dschihad auf den
Balkan".
Einladung mit Ort und Zeit siehe unten.

Zu weiteren Veranstaltungen auch zum Thema Kosovo bin ich gerne bereit.

Puno pozdrava
Jürgen Elsässer


CIA und Al Qaida Wie der Dschihad nach Europa kam

Karikaturenstreit, gewalttätige Demonstrationen, Feindbild Dänemark,
Feindbild Iran ... Fast sieht es so aus, als ob Europa und die
islamische Welt nun den Kampf der Kulturen begonnen haben, den der
US-Amerikaner Samuel Huntington vorausgesagt hat. Wem wird das wohl
nützen?

Ein Blick auf Jugoslawien kann helfen, kühlen Kopf zu bewahren. Dort
lebten nach 1945 die verschiedenen Ethnien und Religionen nicht
konfliktfrei, aber letztlich friedlich zusammen. Auch in Bosnien, wo
die Moslems die relativ größte Bevölkerungsgruppe waren, bekamen
radikale Fundamentalisten bei den ersten Mehrparteienwahlen 1990 keine
Mehrheit unter ihren Glaubensgenossen.

Doch alles änderte sich, als der Westen die Dschihadisten zu
unterstützen und aufzurüsten begann. Der bosnische Bürgerkrieg 1992
1995 ist, wie in den achtziger Jahren der Krieg in Afghanistan,
geprägt vom Zusammenspiel zwischen US-amerikanischen Geheimdiensten
und Gotteskriegern. Die besten Kämpfer Allahs standen auf der
Gehaltsliste des Pentagon. Das hatte Fernwirkungen: Fünf der sieben
Schlüsselfiguren der Anschläge des 11. September 2001 waren
Mudschahedin, die das Töten zuvor auf dem Balkan gelernt hatten. Beim
Terror am 7. Juli 2005 in London zog ein islamischer V-Mann des
britischen MI6 die Fäden, der im Kosovo schon die albanische
Untergrundbewegung UCK unterstützt hatte.

Über all dies berichtet Jürgen Elsässers aktuelles Buch "Wie der
Dschihad nach Europa kam. Gotteskrieger und Geheimdienste auf dem Balkan".

Elsässer stellt es auf Einladung der Zeitschrift "Rotfuchs" vor, und zwar
am Freitag, 10. März, um 16.30 Uhr (!), in Berlin-Mitte, Volkssolidarität,
Torstraße 203-205.


=== 2 ===

http://www.jungewelt.de/2006/03-06/index.php

Junge Welt (Berlin), 06.03.2006
Serbien im ZangengriffEine entscheidende Phase für die Zukunft des
Landes: ein albanischer Terrorist als Kosovo-Premier, EU-Ultimatum
wegen Mladic, drohende Abspaltung von MontenegroVon Jürgen Elsässer

Erinnert sich noch jemand an die jüngste Gerüchteküche über den
flüchtigen Serbengeneral Ratko Mladic in den Tagen nach dem 21.
Februar? Seine Verhaftung stünde unmittelbar bevor, schrieben die
einen, er sei sogar schon auf dem Weg zum Strafgerichtshof in Den
Haag, verstiegen sich andere. Die ganzen Presseenten könnte man
vergessen, hätten sie nicht ein bezeichnendes Ergebnis gehabt. Weil
wieder einmal kräftig an der Legende gestrickt wurde, das offizielle
Belgrad wisse eigentlich genau Bescheid über die Zufluchtsstätte des
Gesuchten, fühlte sich die EU am 27. Februar legitimiert, ein
Ultimatum zu stellen: Bis zum 1. April müsse Mladic ausgeliefert sein,
ansonsten könne die EU den Assoziierungsprozeß aussetzen.
Ein angesehener Terrorist
Selbstverständlich hielt sich die Journaille bei der Kennzeichnung des
Generals nicht zurück. Beliebt war der Ausdruck »Balkanschlächter«,
der Begriff »Kriegsverbrecher« durfte jedenfalls in keinem Artikel
fehlen. Mladic sei hauptverantwortlich für die Morde an angeblich 8000
Moslems im Juli 1995 im bosnischen Städtchen Srebrenica, konnte man
überall lesen. Sehr viel freundlicher gehen die westlichen Medien mit
einem Oberbefehlshaber um, der nicht für, sondern gegen die Serben
gekämpft hat. Am 3. März wurde Agim Ceku für den Posten des Premiers
der noch-serbischen Provinz Kosovo nominiert (jW berichtete). Als
»strategisch versiert«, rühmte ihn die Frankfurter Rundschau gleich in
der Überschrift, »für die internationale Gemeinschaft ist er ein
stabiler Partner«, hieß es im weiteren. Von einem »früheren
Rebellenführer«, der »sehr populär« sei, berichtete der britische
Staatssender BBC. Der Albaner kämpfte zunächst für die kroatische
Armee und war federführend an der Medak-Offensive 1993 sowie an der
»Operation Sturm« 1995 beteiligt, in deren Verlauf 100 beziehungsweise
2000 Serben getötet wurden. Im Februar 1999 avancierte er zum
Generalstabschef der kosovoalbanischen Untergrundbewegung UCK. Nach
der Besetzung des Kosovo durch die NATO im Juni 1999 wurde die UCK in
das Kosovo-Hilfskorps (TMK) aufgelöst und Ceku zu dessen Kommandeur
ernannt. In dieser Position habe er sich »tadellos« geführt, konnte
man jetzt in der FR lesen. Die OSZE ist anderer Ansicht. Als es nach
dem Abzug der jugoslawischen Armee im Sommer 1999 im Kosovo zu einer
Welle von Pogromen gegeben Serben kam, war für die Organisation klar,
»daß das Ausmaß der UCK- (und nun der TMK-)Verwicklung von solchem
Charakter und Zuschnitt ist, daß die Frage einer expliziten oder
stillschweigenden Verwicklung der Führungsspitze eine genaue
Untersuchung der internationalen Gemeinschaft erfordert.« Die
Führungsspitze – das war Ceku.
Druck auf die Serben
Ist es vorstellbar, daß die Serben einen solchen Oberterroristen als
Premier und damit als Gesprächspartner bei den
Kosovo-Endstatusgesprächen akzeptieren können? »Die Albaner haben
offenbar die Nerven verloren«, kommentierte am vergangenen Donnerstag
Sanda Raskovic-Ivic, die Kosovo-Beauftragte der Belgrader Regierung.
Möglicherweise steckt aber auch Kalkül dahinter: Man will die Serben
durch die Wahl Cekus zum Premier so provozieren, daß sie einseitig die
Wiener Verhandlungen abbrechen und dann als die Kompromißunwilligen
dastehen.
Dafür spricht, daß offensichtlich der US-Vertreter in Kosovo, Philip
Goldberg, höchstpersönlich hinter dem Coup steckt. Er soll Anfang
vergangener Woche den damals noch amtierenden Premier Bajram Kosumi
und den Parlamentspräsidenten Nexhat Daci zu sich gebeten und sie im
Doppelpack zum Rücktritt gedrängt haben. Die US-Amerikaner sind
unzufrieden über den Verlauf der Wiener Kosovo-Konferenz. Bei der
ersten Runde am 20. und 21. Februar war die serbische Delegation nach
Auskunft von Teilnehmern gut aufgestellt und glänzte durch
Detailkenntnis und konkrete Vorschläge zur Verbesserung der
Lebensbedingungen in der Provinz. Demgegenüber agierten die Albaner
steif und wiederholten nur deklamatorisch ihre Maximal-Forderungen.
»Es ist bedauerlich, daß die Weltöffentlichkeit vom positiven
Auftreten der serbischen Delegation praktisch nichts mitbekommen hat.
Statt über die Verhandlungen zu berichten, waren die großen
Nachrichtensender am Abend fast ausschließlich damit beschäftigt, mit
der Falschmeldung über die angebliche Verhaftung Mladics Schlagzeilen
zu machen. Fast könnte man meinen, das ganze sei ein Medien-Spin
gewesen, um die Nachrichten in eine gewünschte Richtung zu lenken«,
sagte Mira Beham, stellvertretende Ständige Vertreterin von Serbien
und Montenegro bei der OSZE in Wien, gegenüber junge Welt. In der
aktuellen Ausgabe des Belgrader Nachrichtenmagazins NIN wird
jedenfalls mit Bezug auf serbische Sicherheitskreise behauptet, die
Mladic-Ente sei von britischen nachrichtendienstlichen Kreisen
lanciert worden.
Bevor es Mitte März mit den Kosovo-Verhandlungen weiter geht, müssen
die Serben nervös gemacht werden, denken sich wohl einige Leute in
Washington und Brüssel. Dazu gehört unter anderem die Ankündigung
eines Referendums in Montenegro. Gelingt den Separatisten dort dank
des von der EU deutlich abgesenkten Zustimmungsquorums ein Durchbruch
(siehe Interview), stünde völkerrechtlich auch einer Abspaltung des
Amselfeldes nichts mehr im Wege. Denn die UN-Resolution 1244 sieht
zwar die Zugehörigkeit der Provinz zu Serbien-Montenegro vor. Wenn
aber dieser Staat auseinanderbricht, ist das Kosovo juristisch frei
aller Bindungen.


=== 3 ===

Privatisierung im Kosovo: Serbien doppelt betrogen
Die Privatisierung im Kosovo unter Leitung des früheren Sindelfinger
Oberbürgermeisters Joachim Rücker geht weiter. Aktuell vorbereitet
wird der Verkauf eines Freizeitzentrums in der Nähe der serbischen
Enklave Strpce. Im größten Siedlungsgebiet nicht-albanischer
Minderheiten außerhalb der Großstadt Mitrovica/ Nord leben ungefähr
12000 Serben. Viele arbeiten bei der Firma Index, die Skilifte und
Hotels betreibt. Wenn der Komplex von der UN-Verwaltung UNMIK
veräußert wird, wird das Unternehmen keinen Cent Entschädigung
bekommen, geschweige denn Belgrad, das den Aufbau der Anlagen zu
sozialistischen Zeiten finanziert hat.
Während auf der einen Seite der serbische Besitz in der Provinz
entschädigungslos an neue Eigentümer fällt, ist Serbien weiter
verpflichtet, für die Schulden Kosovos aufzukommen. Durch strenge
Sparzusagen gegenüber dem Internationalen Währungsfonds (IWF) konnte
Belgrad die Verschuldung des Kosovo von 1,7 Milliarden auf 1,02
Milliarden Dollar senken – Sparzusagen gegenüber der eigenen,
serbischen Bevölkerung wohlgemerkt. Darüber hinaus hat Serbien bereits
130 Millionen US-Dollar an Zinszahlungen auf die Kosovo-Schulden
geleistet, umgerechnet 3,6 Millionen US-Dollar pro Monat oder 120000
Dollar Tag für Tag.
Die albanische Provinzregierung vergilt die Großzügigkeit auf ihre
Weise: Sobald ein serbischer Haushalt mit den Stromzahlungen im
Rückstand ist, wird die Versorgung gestoppt. »Die serbischen
Siedlungen und Enklaven ... werden nur sporadisch mit Elektrizität
versorgt, und das hat sie an den Rand einer humanitären Katastrophe
gebracht«, klagten Premier Vojislav Kostunica und Präsident Boris
Tadic in einem gemeinsamen Brief an UN-Generalsekretär Kofi Annan. Das
war Anfang Februar. Seither hat sich nichts geändert – nichts am
Blackout und nichts an der eisigen Kälte.

Jürgen Elsässer


=== 4 ===

http://www.jungewelt.de/2006/03-06/index.php

Junge Welt (Berlin), 06.03.2006

»Separatisten verfügen über Mafiageld«
Am 21. Mai wird es in Montenegro eine Volksabstimmung über die
mögliche Abspaltung von Serbien geben. Die Opposition hat nach
Verhandlungen zugestimmt. Gespräch mit Vlado Djekic
* Vlado Djekic ist Vizepräsident der »Bewegung für den Erhalt des
gemeinsamen Staates Serbien-Montenegro«, ein Dachverband von 100
Organisationen mit angeblich 100000 Mitgliedern


F: Das Parlament Montenegros hat am vergangenen Donnerstag fast
einstimmig die Durchführung eines Referendums über die mögliche
Unabhängigkeit beschlossen. Worum geht es?

1992 bildeten Serbien und Montenegro als einzige Republiken des alten
sozialistischen Jugoslawiens die neue Bundesrepublik Jugoslawien. Im
Jahre 2003 wurde der Staatsname in Serbien-Montenegro geändert. Am 21.
Mai sollen nun die ungefähr 470000 Stimmbürger im kleineren Teil des
Gesamtstaates darüber entscheiden, ob »die Republik Montenegro ein
unabhängiger Staat mit allen völkerrechtlichen Zuständigkeiten wird« –
so die Formulierung auf dem Stimmzettel.

F: Ihre Bewegung, ein Zusammenschluß aller serbischen oder
proserbischen Oppositionsparteien, kämpft für den Erhalt des
Gesamtstaates. Warum unterstützen Sie das Referendum?

Vor allem deswegen, weil es in der jetzt beschlossenen Fassung anders
ablaufen wird, als es von der Regierung gedacht war. Im Auftrag der
Europäischen Union verhandelte der Slowake Miroslav Lajcak in den
vergangenen Wochen mit allen Parteien. Dabei machte er Druck für die
Lösung, die jetzt auch angenommen wurde: Eine Abspaltung wird nur dann
Rechtsgültigkeit beanspruchen können, wenn ihr mehr als 55 Prozent der
Abstimmenden zustimmen. Das ist weniger, als unsere Bewegung erhofft
hat – wir bestehen weiter darauf, daß eine solch schwerwiegenden
Entscheidung eigentlich der Zustimmung von mehr als der Hälfte der
Abstimmungsberechtigten bedarf.

F: Wenn im Falle einer 50-Prozent-Wahlbeteiligung eine
55-Prozent-Mehrheit entscheiden kann, sind das nur 27,5 Prozent der
Wahlberechtigten. Mit Demokratie, also Mehrheitsentscheid, hat das
nichts zu tun, oder?

Was hätten wir tun sollen? Uns dem von der EU vorgeschlagenen
Kompromiß verweigern? Dann hätte man uns als starrköpfige Hardliner in
die Ecke gestellt und isoliert. Der Druck der EU war so stark, daß wir
nicht Nein sagen konnten. Außerdem stimmt Ihre Berechnung nur
theoretisch. In der Praxis lag die Wahlbeteiligung bei allen
Urnengängen, die in Montenegro seit 1990 stattgefunden haben,
mindestens bei 72 oder 74 Prozent. Bei einem Referendum von solcher
Tragweite wird sie noch weit höher liegen.

F: Müssen Sie nicht Manipulationen durch die Regierung führchten?

Leider ja. Die Separatisten verfügen über weit größere Geldmittel, vor
allem über dunkle Kanäle zur Mafia. Gegen Premier Milo Djukanovic
wurde in Italien bereits wegen Verwicklung in großangelegten
Zigarettenschmuggel ermittelt. Noch ein Beispiel: Vor einigen Wochen
gab es ein schreckliches Eisenbahnunglück in Montenegro mit über 40
Toten. Seitens der EU und internationaler Organisationen wurden
humanitäre Spenden in Millionenhöhe überwiesen, von denen allerdings
bisher kein Cent bei den Opfern und Hinterbliebenen ankam. Wir
befürchten, daß Djukanovic sie in einer schwarzen Kasse gebunkert hat,
aus der er seine Referendumskampagne finanziert. Uns sind zum Beispiel
Fälle bekannt geworden, wo man unserer Bewegung nahestehenden Bürgern
ihren Paß für die Zeit bis zum 21. Mai abkaufen wollte, damit sie
nicht abstimmen können.

F: Zur Chancengleichheit gehört auch der Zugang zu den Medien. Die
aber werden in Montenegro fast alle von der Regierung kontrolliert.

In der Übereinkunft mit der EU wurde ein Passus zum ausgewogenen
Medienzugang aufgenommen.

F: Was passiert, wenn die Separatisten eine Mehrheit bekommen, aber
unter 55 Prozent liegen?

Dann bleibt Montenegro bei Serbien, so sieht es der von der EU
vermittelte Kompromiß vor. In der Regierung wollten einige auch in
diesem Fall die Unabhängigkeit ausrufen, doch im Parlament haben wir
sie gezwungen, die Festlegung öffentlich anzuerkennen.

F: Im Westen heißt es, der Nein-Block bestünde vor allem aus
serbischen Nationalisten.

Das ist lächerlich. Auch die muslimische Minderheit im Norden
Montenegro ist für den Erhalt der Union mit Serbien.

Interview: Jürgen Elsässer

L'ANSA DA' LE NOTIZIE CON SEI MESI DI RITARDO


L'agenzia giornalistica di Stato italiana ANSA si è accorta solo pochi
giorni fa, ascoltando l'emittente B92, della uscita del testo
dell'autodifesa di Slobodan Milosevic... in inglese.

Qualcuno avverta per cortesia i giornalisti dell'ANSA che il testo è
disponibile da due mesi in inglese, DA OTTOBRE scorso in lingua
italiana, e DA CIRCA UN ANNO in lingua francese:

IN DIFESA DELLA JUGOSLAVIA
IL J'ACCUSE DI SLOBODAN MILOSEVIC
DI FRONTE AL "TRIBUNALE AD HOC" DELL'AIA
Zambon Editore (Frankfurt, 2005)
240 pagine, 10 euro - ISBN 88-87826-33-1
http://www.pasti.org/autodif.html
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/204
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm

Ma Vérité
de Slobodan Milosevic
Editeur : "Vérité et justice"
http://www.b-i-infos.com/#slobo

THE DEFENSE SPEAKS for History and the Future
Opening Defense Statement at the Hague by President of Yugoslavia
Slobodan Milosevic
With an introduction by Ramsey Clark
List Price $19.95, But at Leftbooks.com Only $15.00
IAC, 2006, 120pp, Index, Appendices, Chronology, softcover
http://www.leftbooks.com/cgi-local/SoftCart.exe/online-store/scstore/p-biac2006ds.html?E+scstore

SERBIA: MILOSEVIC PUBBLICHERA' LIBRO SCRITTO IN CARCERE

(ANSA-AFP) BELGRADO, 4 MAR - L'ex presidente jugoslavo Slobodan
Milosevic - sotto processo da quattro anni davanti al Tribunale penale
internazionale (Tpi) dell'Aja - pubblichera' il mese prossimo un libro
in sua difesa. Lo ha annunciato oggi la radio B92. Il libro, di 180
pagine, dal titolo in inglese 'The Defence speaks - for History and
the Future' (Parla la difesa - per la storia e il futuro), illustra il
punto di vista dell'ex uomo forte di Belgrado sulla disgregazione
della Jugoslavia negli anni '90. L'opera - precisa l'emittente -
riporta la dichiarazione di apertura pronunciata per la sua difesa
davanti al Tpi e contiene un saggio giuridico dell'ex ministro della
Giustizia americano Ramsey Clark, attualmente tra i difensori dell'ex
presidente iracheno Saddam Hussein. Scritto in inglese, il libro
accusa gli Stati Uniti e i loro alleati europei di aver esacerbato le
differenze religiose ed etniche tra le nazioni che coabitavano
nell'allora Jugoslavia per smembrare il Paese in alcuni piccoli Stati
vassalli. Il libro - aggiunge radio B92 - sara' pubblicato a fine
aprile da un editore di Chicago (Usa), Independent Publisher Group
(Ipg). Esso comprendera' anche una dichiarazione dello scrittore
britannico Harold Pinter, Nobel per la letteratura 2005, che definisce
''illegittimo'' il Tpi, accusandolo di essere ''il tribunale degli
americani e della Nato''. Cominciato il 12 febbraio 2002, il processo
contro Milosevic, che ha deciso di difendersi da solo, riprendera' il
14 marzo prossimo. Egli deve rispondere di oltre 60 capi di
imputazione, riconducibili a crimini di guerra e genocidio, per il suo
ruolo nelle guerre che hanno insanguinato il Paese balcanico negli
anni '90. (ANSA-AFP). DIG
04/03/2006 19:52

--- In icdsm-italia @yahoogroups.com, "icdsm-italia" ha scritto:


(english version:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/219 )

Traduzione ed elaborazione di Curzio Bettio, di Soccorso Popolare di
Padova, che ringraziamo.


**************************************************************
COMITATO INTERNAZIONALE PER LA DIFESA DI SLOBODAN MILOSEVIC,
ICDSM Sofia-New York-Mosca www.icdsm.org
**************************************************************
Velko Valkanov, Ramsey Clark, Alexander Zinoviev (Co-Presidenti),
Klaus Hartmann (Presidente del Comitato), Vladimir Krsljanin
(Segretario), Christopher Black (Presidente del Comitato Legale),
Tiphaine Dickson (Portavoce Legale)

**************************************************************
12 febbraio 2006
Circolare Speciale

**************************************************************

(Le straordinarie parole di Slobodan Milosevic nell'aula dell'Aia, lo
scorso 29 Novembre - Festa Nazionale per tutti gli jugoslavi e le
jugoslave -, naturalmente censurate dai media dei paesi "liberi". Le
riportiamo oggi, nella ricorrenza del quarto anno dall'inizio della
infame e criminale farsa inscenata dalla NATO e dai suoi servi in
Olanda. ICDSM-Italia)


From : "Vladimir Krsljanin"
Date : Mon, 13 Feb 2006 02:11:28 +0100
Subject : ICDSM: Verità vs. Crimine – Quarto Anniversario


VERITÀ VS. CRIMINE – QUARTO ANNIVERSARIO

Il 12 dicembre 2005, il Presidente Milosevic ha fatto richiesta di
scarcerazione provvisoria per ottenere cure mediche a Mosca, presso
l'Istituto Scientifico Bakulev, diretto dal principale cardiologo
della Federazione Russa, il Professor Leo Bockeria. Sulla base della
richiesta del Presidente Milosevic e secondo i pareri di importanti
medici specialisti a livello internazionale, compreso lo stesso
Professor Bockeria, il 17 gennaio 2006 il Governo della Federazione
Russa ha fornito le opportune garanzie del caso al Tribunale dell'Aja.

[Nota del Traduttore: Il 23 febbraio 2006, il Tribunale ha respinto la
richiesta. Il documento integrale della Camera Penale dell'Aja viene
riprodotto NEL PROSSIMO MESSAGGIO di icdsm-italia. La decisione del
Tribunale ha negato la scarcerazione provvisoria.]

Tutto questo era stato preceduto da un drammatico allarme sullo stato
di salute del Presidente Milosevic, lanciato da un collegio
internazionale di medici il 4 novembre 2005, che raccomandava
un'urgente sospensione del procedimento giudiziario, sei settimane di
riposo totale, esami medici addizionali e un trattamento di cure in un
istituto medico specializzato. Questo allarme veniva diffuso
dall'ICDSM nella sua sessione speciale a Belgrado il 12 novembre,
quando un urgente appello pubblico veniva sottoscritto dai
co-Presidenti dell'ICDSM Ramsey Clark e Velko Valkanov e da Sergei
Baburin, Vice-Presidente della Duma di Stato Russa. Di seguito, anche
gruppi di specialisti sanitari Serbi e Tedeschi hanno reso pubblici i
loro appelli.
Sloboda raccoglieva in soli due giorni 25.000 firme per porre la
questione all'attenzione dell'agenda del Parlamento Serbo (cosa mai
avvenuta, malgrado la Costituzione Serba).
La Duma Russa all'unanimità adottava una risoluzione che esprimeva
seria preoccupazione per lo stato di salute del Presidente Milosevic.

Il Tribunale si è mosso in modo tardivo, burocraticamente e
ipocritamente. Sei settimane di riposo necessario urgentemente
venivano concesse al Presidente Milosevic (che nel frattempo aveva
avuto quasi un collasso nell'aula del Tribunale) solo in concomitanza
dell'usuale sospensione del processo per le vacanze di Natale. E,
malgrado tutti gli argomenti di natura medica e le garanzie di uno
Stato assicurate, non è stata presa la decisione di una scarcerazione
provvisoria. A confermare tutto questo da Mosca, il Sindaco Yuri
Luzhkov, che, accettando di buon grado la possibilità che il
Presidente Milosevic arrivasse a Mosca, dichiarava il 21 gennaio che
la situazione del Presidente Milosevic "è una vergogna per una Corte
Europea, che ha istituito un procedimento legale contro il Presidente
senza ragioni sufficienti, lo ha tenuto in condizioni di arresto per
diversi anni ed ora non sa che cosa fare. Tutte le loro accuse si sono
disintegrate, ed ora stanno tentando di non perdere la faccia. Loro,
non hanno alcun desiderio di chiedere scusa a Milosevic per aver
cancellato tanti anni della sua vita", aggiungendo che ci dovrebbe
essere una regola nei procedimenti giudiziari, per la quale quei
giudici che hanno prodotto un errore dovrebbero essere tenuti in
carcere per tanto tempo quanto la persona, che per i loro errori è
stata illegalmente arrestata.

Ma il compendio più preciso di quello che hanno rappresentato i
quattro anni di processo all'Aja è stato fatto dallo stesso Presidente
Milosevic in uno dei suoi più potenti discorsi in questo processo,
(naturalmente, totalmente ignorato dai mezzi di comunicazione
Occidentali), il 29 novembre 2005 (per caso, Festa Nazionale di
Jugoslavia), quando, benché sofferente, è stato costretto a respingere
(con l'aiuto dei consigli legali dell'ICDSM e di altri giuristi
internazionali) il tentativo del Tribunale di addossargli altri tre
pesanti atti di accusa.
Il Presidente Milosevic (che non ha mancato di leggere la completa
trascrizione delle sue osservazioni più sotto riportata) così si è
rivolto ai giudici:

"La presente situazione è il risultato diretto di una ambizione
maniacale e megalomane e più probabilmente dal desiderio dell'Accusa
di avere una quantità di materiale sostitutivo per qualche più seria
prova e testimonianza contro di me. Quantità contro qualità. Visto che
voi non potete produrre testimonianze e valide prove su menzogne. E
voi avete favorito la parte Accusatoria tramite la vostra tollerante
relazione con la stessa.
Io sono la principale vittima per essere stato bombardato da una
miriade di documenti, testimonianze grossolane, e così via, che
all'Accusa è stato concesso presentare con il vostro beneplacito. Io
reputo che questa sia una forma di tortura ed una forma di cinismo, di
avermi imposto questo fardello di responsabilità e di accuse, ancora
maggiormente se questo viene collegato alle mie condizioni di salute,
che sono state decisamente scompensate a causa del tormento al quale
sono stato sottoposto.
"E in cosa consiste questo fantasma di associazione a delinquere, per
cui si dibatte in questa sede? E in cosa consiste esattamente questo
per cui si è imputati? Le persone che sono qui presenti, compreso il
sottoscritto, compresi voi, d'altro canto, semplicemente non conoscono
tutte le cose che sono riportate in tutti i documenti che Mr. Nice ha
presentato, un milione di pagine, non meno, e nessuno conosce cosa la
Pubblica Accusa sta perseguendo, compreso lo stesso Accusatore.
Nemmeno costui lo sa. Io penso che perfino Franz Kafka troverebbe
avere immaginazione mediocre rispetto alla Pubblica Accusa.
"Questa Corte nella sua interezza è stata considerata come uno
strumento di guerra contro il mio Paese. È stata insediata
illegalmente sulla base di una decisione illegale ed è stata
strutturata dalle forze che hanno scatenato una guerra contro il mio
Paese. Qui, vi è un'unica cosa che corrisponde al vero: esiste
veramente una associazione di criminali, ma non a Belgrado, non è la
Jugoslavia il suo centro, ma sono coloro che, dal 1991 in avanti hanno
scatenato la guerra contro la Jugoslavia, e hanno distrutto la Jugoslavia.
"Volete, per favore, raccontarmi chi paga il vostro stipendio? Volete
asserire che voi ricevete lo stipendio dalle Nazioni Unite? Chi
finanzia questa Corte, Mr. Bonomy? Chi ha instaurato questo Tribunale,
Mr. Bonomy? Chi ha messo in atto un'aggressione contro il mio Paese,
Mr. Bonomy?
Il vostro Paese! E a chi sto chiedendo di venire a testimoniare? Ai
vostri Presidenti e ai Primi Ministri!
"La Jugoslavia non si è disintegrata e non è scomparsa in qualche
modo, ma è stata distrutta in un modo pianificato, violentemente, per
mezzo di una guerra, e quella guerra si sta ancora scatenando, è
ancora in atto. E uno degli strumenti di questa guerra è il vostro
Tribunale fuori legge.
"Permettetemi di dirvi direttamente, che i vostri giudizi siano di
merito e le vostre ordinanze siano secondo la disciplina processuale o
no, io non mi curo per nulla di tutto questo, poiché se il vostro
giudizio fosse secondo il diritto e la verità, prima di tutto non
sarebbe mai dovuto esserci questo processo. Ma, visto che abbiamo in
corso un processo, questo può finire solo in una maniera: con una
sentenza della non esistenza di colpevolezza. Ma se il vostro diritto
non si fonderà sulla giustizia e la verità, allora la vostra
giurisprudenza si disintegrerà, esplodendo come una bolla di sapone,
dato che il Tribunale del Mondo e il Tribunale della Giustizia e della
Verità sono più potenti di ogni altro Tribunale! Questi stanno sopra
ognuno di noi, e sopra ognuno di voi gentiluomini, per fare la scelta
di quale posto dovremo andare ad occupare davanti al Tribunale della
Storia, e quale sarà la sua sentenza. Allora, non date asilo a qualche
illusione a questo riguardo.
"Permettete che si sappia qual'è la verità, e fate che gli effettivi
perpetratori di quello che è avvenuto in Jugoslavia siano adesso
smascherati, sebbene voi stesso, Mr. Robinson, abbiate dichiarato di
non avere l'incarico di processare la NATO per quello che hanno fatto,
sebbene voi sappiate quello che hanno fatto, e sebbene voi sappiate
che il principio basilare di ogni diritto nel mondo è che la legge che
non si applica ad uno e a tutti non è assolutamente una legge."

==========================

IN DIFESA DELLA JUGOSLAVIA
Il j'accuse di Slobodan Milosevic
di fronte al "Tribunale ad hoc" dell'Aia"
(Ed. Zambon 2005, 10 euro)

Tutte le informazioni sul libro, appena uscito, alle pagine:
http://www.pasti.org/autodif.html
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/204

==========================
ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27 -- 00043 Ciampino (Roma)
tel/fax +39-06-4828957 -- email: icdsm-italia @ libero.it
http://www.pasti.org/linkmilo.html
*** Conto Corrente Postale numero 86557006, intestato ad
Adolfo Amoroso, ROMA, causale: DIFESA MILOSEVIC ***
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)


--- In icdsm-italia @yahoogroups.com, "icdsm_italia" ha scritto:

"Processo" Milosevic: aggiornamenti

1. Lettera di protesta dall'Italia alla banca austriaca che ha bloccato il CC per la difesa di Milosevic
2. Decisione del "Tribunale ad hoc" dell'Aia sulla richiesta di Milosevic di essere curato in una clinica di sua fiducia
3. Forum di Belgrado per un mondo di eguali: Comunicato sul Tribunale dell'Aja (novembre 2005)
4. Recenti dispacci ANSA sul "processo Milosevic"


=== 1 ===

Lettera di protesta dall'Italia

alla banca austriaca Bank Austria che ha bloccato il CC per la difesa di Milosevic

(vedi:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/222
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/215 )

In veste di Presidente dell' ICDSM sezione Italia,  anche perchè partigiana nella Lotta di liberazione contro il nazifascismo, per la conquista della democrazia in Europa, e appunto nel nome di quella prassi europea già affermata di rispetto per tutte le esigenze espresse dai cittadini dei diversi stati, invio sentita protesta per il blocco del conto corrente il cui scopo è quello di sostenere con sentenziato diritto democratico  la difesa di un capo di stato, in questo contesto Slobodan Milosevic,  regolarmente eletto dal suo popolo,   che mai ha offeso con parole e con atti, altri paesi.
Invitiamo al ripensamento di questo grave atto, amici come siamo dell' Austria, desideriamo  continuare a vivere di questa vera amicizia e di questa stima e chiediamo che nulla debba metterla in ombra.

Miriam Pellegrini Ferri (Presidente ICDSM e G.A.MA.DI.)
29 gennaio 2006


=== 2 ===

(Traduzione ed elaborazione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Il 23 febbraio 2006, il "Tribunale" dell'Aia ha respinto la richiesta dell'"imputato" di essere curato a Mosca per i disturbi circolatorii di cui soffre. Ecco il documento integrale della Camera Penale dell'Aja, che illustra la decisione.

Si invita alla lettura, in modo che si possa comprendere l'ipocrisia burocratica e... l'imparzialità di questi Giudici, che alla fine fanno intendere quale sarà la sorte del Presidente Milosevic, l'ergastolo!, e quindi, meglio per lui se schiatta prima!


Caso No.IT-02-54-T

Data: 23 febbraio 2006

Nell'aula del Tribunale

Davanti ai giudici:
Patrick Robinson, Presidente
O-Gon Kwon
Iain Bonomy

Cancelliere:
Mr. Hans Holthuis

Sentenza del: 23 febbraio 2006

Pubblica Accusa

vs.

Slobodan Milosevic

Sentenza su una richiesta degli Avvocati di Ufficio di scarcerazione provvisoria.

Ufficio della Pubblica Accusa

Ms. Carla Del Ponte
Mr. Geoffrey Nice

L'accusato

Mr. Slobodan Milosevic

Avvocati assegnati di Ufficio

Mr. Steven Kay
Ms. Gillian Higgins

Amicus Curiae

Prof. Timothy McCormack

Questa Camera Penale del Tribunale Internazionale per la messa in stato di accusa delle persone responsabili di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario commesse nel territorio della ex Jugoslavia dal 1991 ("Tribunale"), è riunita su una "Richiesta degli Avvocati di Ufficio per scarcerazione provvisoria secondo la norma 65" ("Richiesta"), e con questo si pronuncia in merito.

Storia procedurale

  1. Il 15 novembre 2005, in seguito a disposizione verbale della Camera Penale,(1) il cancelliere ha ricevuto e registrato una serie di relazioni da parte di tre medici, compreso il Dr. M.V. Shumilina, che avevano sottoposto ad esami clinici l'Accusato Slobodan Milosevic ("Accusato") il 4 novembre 2005.(2)

  2. In seguito alla richiesta verbale dell'Accusato del 12 dicembre 2005 per una scarcerazione provvisoria,(3) gli avvocati di Ufficio registravano il 20 dicembre 2005 una "Richiesta di Scarcerazione Provvisoria secondo la norma 65" ("Richiesta "), che veniva accompagnata da tre allegati riservati (Allegati A, B, e C, rispettivamente), in cui si richiedeva che la Corte garantisse all'Accusato la scarcerazione provvisoria allo scopo di cure sanitarie in una clinica medica di Mosca. Il 22 dicembre 2005, l'Accusa presentava una Risposta ad Interim;(4) nello stesso giorno l'Avvocatura di Ufficio presentava un primo Addendum alla richiesta ("Primo Addendum") con un Allegato riservato D.(5)

  3. L'11 gennaio 2006, il Tribunale emetteva una "Ordinanza Preliminare rivolta agli Avvocati di Ufficio sulla Richiesta di scarcerazione provvisoria in favore dell'Accusato" ("Ordinanza Preliminare"), informando la Difesa di produrre qualche materiale aggiuntivo, che comprendesse le garanzie dalla Federazione Russa, entro sette giorni dalla data dell'Ordinanza Preliminare.(6)

  4. Il 18 gennaio 2006, veniva presentato un Secondo Addendum alla Richiesta ("Secondo Addendum"),(7) che includeva le garanzie da parte della Federazione Russa, tramite l'Ambasciata della Federazione Russa nel Regno d'Olanda, e un personale impegno da parte dell'Accusato, rispettivamente contrassegnati come Allegati riservati E e F.(8)

  5. Il 19 gennaio 2006, l'Accusa registrava una "Nota di Intenti da presentare come risposta successiva alla richiesta degli Avvocati di Ufficio per una scarcerazione provvisoria" ("Nota di Intenti"), che è stata seguita da una " Successiva Risposta ad Interim alla richiesta presentata dagli Avvocati di Ufficio per una scarcerazione provvisoria", schedata come riservata il 20 gennaio 2006 ("Successiva Risposta ad Interim").

  6. Dopo aver accolto queste presentazioni, sono stati portati all'attenzione della Corte alcuni argomenti specifici alle cure mediche, relativamente all'Accusato, nei Reparti di Detenzione degli Stati Uniti. Visto che questi argomenti forse potevano apparire pertinenti al fondamento della Richiesta, la Corte ha ritenuto che le sue decisioni in merito alla Richiesta dovessero essere rinviate fino ad una sua completa informazione a riguardo.(9) Sebbene durante questo periodo fossero state fatte alcune affermazioni accusatorie non comprovate, il Tribunale non ha assunto alcuna conclusione avversa all'Accusato sulla base delle informazioni ricevute.

  7. Il Tribunale sottolinea che la Difesa Assegnata d'Ufficio non ha fatto richiesta, secondo la Norma 126 bis delle Norme di Procedura e Testimoniali del Tribunale ("Norme"), di replicare alla Risposta ad Interim. Infatti, la Corte fa notare che non esistono clausole nelle Norme per una registrazione di una risposta ad interim o per una successiva risposta ad interim.(10) Nondimeno, poiché il Tribunale considera che la sua decisione sarà aiutata dall'esame di tutti gli argomenti prodotti e da tutte le informazioni procurate dalle parti, la Difesa Assegnata d'Ufficio avrà la possibilità di replicare, e la Corte prenderà in considerazione la Risposta ad Interim, la Nota di Intenti, e la Successiva Risposta ad Interim come nel complesso costitutive la Risposta registrata opportunamente dall'Accusa alla Richiesta. Le parti sono richiamate ai loro obblighi di conformarsi alle Norme.

Legislazione applicabile

La Norma 65, che regola la scarcerazione provvisoria, recita nelle parti rilevanti:

  1. Quando detenuto, un accusato non può essere scarcerato, se non su disposizione del Tribunale.

  2. La scarcerazione può essere disposta dal Tribunale solo se viene assicurato dallo Stato per il quale l'Accusato ha fatto la richiesta di essere scarcerato che l'Accusato ricomparirà davanti alla Corte e, se scarcerato, non sarà di pericolo per nessuna vittima, testimone o altra persona.

  3. Il Tribunale può imporre queste condizioni alla scarcerazione dell'Accusato nel modo che può essere stabilito come più opportuno, compresa l'acquisizione di garanzie e dell'osservanza di tali condizioni, in modo tale che venga assicurata la presenza dell'accusato davanti alla Corte e la protezione di altre persone

Quindi, questo Tribunale ha ripetutamente ritenuto che "la Norma 65(B) … richiede un postulante di scarcerazione provvisoria che soddisfi il Tribunale su due condizioni: ( 1) che si ripresenterà davanti alla Corte, e (2) che, se scarcerato, non sarà di pericolo per nessuna vittima, testimone o altra persona".(11) La dimostrazione resta a carico dell'Accusato che richiede la scarcerazione preventiva, e il protocollo applicato è quello dell'equilibrio delle probabilità.(12)

  1. La giurisprudenza del Tribunale sui fattori che devono essere considerati nel valutare una richiesta di scarcerazione provvisoria è stata riveduta nelle decisioni del Tribunale che consentivano il rilascio degli Accusati Stanisic e Simatovic,(13) e nelle decisioni della Corte sugli Appelli che appoggiavano queste garanzie di scarcerazione provvisoria.(14) In conclusione, sebbene un Tribunale non sia obbligato a considerare tutti i possibili fattori e le particolari circostanze per ogni caso, alcuni fattori sono stati evidenziati con particolare importanza,(15) sebbene l'Accusato sia imputato di pesanti reati criminali, e, quando condannato, si trovi davanti ad un lungo periodo di detenzione. Il Tribunale considera che, nel contesto di una richiesta di scarcerazione provvisoria durante il corso di un processo, deve essere posta una particolare attenzione alle ragioni per le quali viene richiesta la scarcerazione provvisoria.

Discussione

  1. Il Tribunale ha preso in considerazione le argomentazioni delle parti, ma non le riprodurrà ne' le riassumerà in questa sede. Comunque, la Corte farà riferimento alle presentazioni delle parti, quando le argomentazioni e le ragioni della sua decisione richiederanno tale riferimento.

  2. Come il Collegio dei Difensori di Ufficio ha messo in evidenza nel Secondo Addendum, "La richiesta di scarcerazione provvisoria avviene per assicurare che l'Accusato riceva le cure mediche necessarie e più opportune, e non per altre ragioni."(16)

  3. La base per la concessione della scarcerazione provvisoria viene stabilita con chiarezza nella Richiesta:

Il Collegio dei Difensori di Ufficio richiede la scarcerazione limitata nel tempo e sotto condizione dell'Accusato, secondo la Norma 65 del Regolamento di Procedura e Testimoniale. Questa concessione avviene nel corso del processo all'Accusato, che ha avuto inizio il 12 febbraio 2002 ed è dato continuare almeno fino alla metà del 2006.

Il motivo di questa concessione è di dare la possibilità all'Accusato di accedere ad un trattamento medico per un periodo definito presso il Centro Scientifico Bakoulev di Mosca specialistico per la Chirurgia Cardiovascolare, un centro clinico di rinomanza internazionale.[…] Il Signor Milosevic andrebbe come paziente del Dr. L. A. Bockeria, Direttore e Presidente del Centro Bakoulev e membro dell'Accademia di Russia di Scienze Mediche.(17)

  1. Nella Risposta ad Interim, l'Accusa argomenta come segue:

Non esistono attestazioni evidenti su quali accertamenti siano stati prodotti per stabilire il problema medico dell'Accusato, su che tipo di cure siano richieste, perché questo trattamento medico non possa essere fornito in Olanda ed invece a Mosca, e quali potranno essere gli esiti. Non esistono prove di supporto al fatto che le cure mediche richieste dall'Accusato non possano essergli fornite all'Aja. Se il suo desiderio è quello di essere curato da specialisti dalla Russia, allora non esistono buoni motivi a che questi specialisti non lo possano curare tramite specialisti Olandesi, all'Aja.(18)

  1. La Risposta del Collegio di Difesa d'Ufficio non mette in discussione questa proposizione presentata dall'Accusa, e i chiarimenti sono scarsi sia in ordine ai vari rapporti clinici sulle condizioni dell'Accusato e sia nella Richiesta, rispetto ai motivi per i quali una appropriata diagnosi e il conseguente trattamento di cure siano ricercati dall'Accusato fuori dell'Olanda. Nella Richiesta, il Collegio di Difesa d'Ufficio ha affermato che "la storia della patologia di lunga durata dell'Accusato e le recenti complicazioni cocleovestibolari rendono necessario per lui ricevere cure mediche presso questo ospedale specializzato";(19) e che "risulta chiaramente dall'esame dei recenti rapporti medici che le attuali condizioni dell'Accusato non erano state fin dall'inizio prese in considerazione, nemmeno trattate con proprietà, dai medici e dai consulenti approvati dal Tribunale."(20) Per ultimo, argomentavano che "una richiesta per cure mediche raccomandate da effettuarsi presso il centro medico specialistico di Mosca non era ne' eccezionale ne' spropositata viste le circostanze per cui l'Accusato già in precedenza aveva usufruito degli esami clinici e della diagnosi da parte dei medici del Centro Bakoulev",(21) e sottolineavano che la Richiesta "si fondava sulle recenti conclusioni del Dr. Shumilina e del Dr. Bockeria del Centro Bakoulev, che correlavano le complicazioni attuali con una ipertensione non compensata."(22)

  2. Il Tribunale fa notare, comunque, che il Dr. Shumilina e il Dr. Bockeria non hanno stabilito che il Centro Bakoulev sia l'unica sede possibile per la diagnosi appropriata e il trattamento sanitario per le condizioni dell'Accusato. Piuttosto, questa è la loro sede preferita per la sua posizione ed esperienza in materia. Comunque, il Collegio di Difesa d'Ufficio non ha fatto effettivamente alcun tentativo per dimostrare che le necessità mediche dell'Accusato non potessero essere soddisfatte in Olanda. La Corte considera che non si possa concedere un provvedimento di scarcerazione provvisoria per ragioni sanitarie, a meno che non vengano fornite dimostrazioni.(23) A questo proposito, il Tribunale accetta la proposta dell'Accusa,(24) che se l'Accusato desidera essere curato da specialisti che non si trovano in Olanda, allora questi medici possono venire qui a curarlo.(25)

  3. In ogni caso, la Corte fa notare che l'Accusato attualmente è alle ultime fasi di un processo che si prolunga da troppo tempo, in cui egli è accusato di crimini veramente pesanti, e alla fine del quale, se ritenuto colpevole, egli può trovarsi di fronte alla possibilità di un imprigionamento a vita. In queste circostanze, e nonostante le garanzie presentate dalla Federazione Russa e dall'impegno personale dell'Accusato, che l'Accusato, se rilasciato, sarebbe ritornato per la continuazione di questo processo, il Tribunale non si ritiene soddisfatto.

Disposizione

  1. Per le suddette ragioni, e secondo le Norme 54, 65, 126 bis, e 127 del Regolamento di Procedura e Testimoniali del Tribunale Internazionale ("Norme"), la Corte all'unanimità con la presente ORDINA come segue:

    1. Al Collegio di Difesa d'Ufficio è stato concesso il permesso di replicare alla risposta dell'Accusa, come definito in precedenza al paragrafo 8;

    2. La Richiesta viene RESPINTA.

Dato in Inglese e in Francese, il testo Inglese è autorevole.

Giudice Presidente Patrick Robinson
Datato, addì ventitré febbraio 2006
All'Aja, Olanda

[Suggello del Tribunale]

Vengono riportate, non tradotte, le note originali per completezza del testo e per eventuali indagini di natura storico-giuridica:

1 - Prosecutor v. Milosevic, Case No. IT-02-54-T, Transcript, T. 46481–46484 (15 November 2005). See especially ibid., T. 46482 (Accused notes that these three physicians were "professionals from Russia, France, and Serbia").
2 - These reports were filed confidentially, but their existence and the fact that they were filed before the Trial Chamber is a matter of public record. See ibid. (discussion of procedural matters in open session).
3 - Milosevic, Case No. IT-02-54-T, Transcript, T. 47258–47259 (12 December 2005).
4 - Milosevic, Prosecution's Interim Response to Assigned Counsel Request for Provisional Release, 22 December 2005 ("Interim Response").
5 - Milosevic, First Addendum to Assigned Counsel Request for Provisional Release pursuant to Rule 65 with Confidential Attachment D, 22 December 2005 ("First Addendum" and "Attachment D", respectively).
6 - Milosevic, Preliminary Order on Assigned Counsel Request for Provisional Release for the Accused, 11 January 2006 ("Preliminary Order"), p. 3.
7 - Milosevic, Second Addendum to Assigned Counsel Request for Provisional Release pursuant to Rule 65 with Confidential Attachments E and F and Reply to Prosecution's Interim Response to Assigned Counsel Request for Provisional Release pursuant to Rule 65 with Confidential Attachments E and F, 22 December 2005 ("Second Addendum", "Attachment E", and "Attachment F" respectively).
8 - Although the attachments themselves are confidential, they are described in the Second Addendum, which was filed publicly. See Second Addendum, para. 5.
9 - See Milosevic, Order on Release of Medical Information, issued confidentially on 26 January 2006.
10 - See Rule 126 bis (providing that "[u]nless otherwise ordered by a Chamber either generally or in the particular case, a response, if any, to a motion filed by a party shall be filed within fourteen days of the filing of the motion.") (emphasis added).
11 - Prosecutor v. Milutinovic, Sainovic, Ojdanic, Pavkovic, Lazarevic, Ðordevic, Lukic, Case No. IT-05-87-PT, Decision on Sreten Lukic's Provisional Release, 3 October 2005 (public redacted version), p. 3 (citing Prosecutor v. Milutinovic, Case No. IT-99-37-PT, "Decision on Second Application for Provisional Release", 14 April 2005, para. 4; Prosecutor v. Ojdanic, Case No. IT-99-37-PT, "Decision on General Ojdanic's Fourth Application for Provisional Release", 14 April 2005, para. 6; Prosecutor v. Sainovic, Case No. IT-99-37-PT, "Decision on Third Defence Request for Provisional Release", 14 April 2005, para. 5).
12 - See Prosecutor v. Prlic et al., Case No. IT-04-74-PT, 30 July 2004, Order on Provisional Release of Jadranko Prlic, para. 14; Prosecutor v. Stanisic, Case No. IT-03-69-PT, "Decision on Provisional Release", 28 July 2004 ("Stanisic Trial Chamber Decision"), para. 14 & n.15. But see Prosecutor v. Krajisnik and Plavsic, Case Nos. IT-00-39-PT and IT-00-39-40-PT, Decision on Momcilo Krajisnik's Notice of Motion for Provisional Release, 8 October 2001, Dissenting Opinion of Judge Patrick Robinson, para. 30 (agreeing on the standard of proof, but arguing that the burden should rest on the Prosecution).
13 - See generally Stanisic Trial Chamber Decision, supra note 12, paras. 8–14; Prosecutor v. Simatovic, Case No. IT-03-69-PT, "Decision on Provisional Release", 28 July 2004 ("Simatovic Trial Chamber Decision"), paras. 7–13.
14 - See generally Prosecutor v. Stanisic, Case No. IT-03-69-AR65.1, "Decision on Prosecution's Appeal Against Decision Granting Provisional Release", 3 December 2004 ("Stanisic Appeals Chamber Decision"), paras. 14, 18, 27, 37–39, 43; Prosecutor v. Simatovic, Case No. IT-03-69-AR65.2, "Decision on Prosecution's Appeal Against Decision on Provisional Release", 3 December 2004 ("Simatovic Appeals Chamber Decision"), paras. 9, 15, 25­–27, 31–32.
15 - Stanisic Trial Chamber Decision, supra note 12, paras. 9–10.
16 - Second Addendum, para. 9. See also ibid., para. 11 ("The application is based solely on the grounds of the health of the Accused and his need for medical treatment.").
17 - Request, paras. 1­–2.
18 - Interim Response, para.
21.
19 - Request, para. 2.
20 - Ibid., para. 13. See also Second Addendum, para. 11 ("The application … arises due to the failure of the local doctors to identify and treat his condition.").
21 - Request, para. 16.
22 - Ibid., para. 17.
23 - See, e.g., Prosecutor v. Strugar, Case No. IT-01-42-A, Decision on "Defence Motion: Request for Providing Medical Aid in the Republic of Montenegro in Detention Conditions", 8 December 2005, pp. 3–4 (noting that, although "the fact that the Appellant needs a total hip prosthesis implantation is undisputed", "the Appellant did not demonstrate that the preparation for, and the placement of a total hip prosthesis and the ensuing rehabilitation treatment cannot be adequately carried out in health institutions within [t]he Netherlands", and denying the motion).
24 - See supra para. 15.
25 - See supra note 1 and accompanying text.


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http://www.resistenze.org/sito/as/forbe/asfb5n06.htm
www.resistenze.org - associazione e dintorni - forum di belgrado - italia - 06-12-05

Forum Belgrado Italia -  Comunicato sul Tribunale dell'Aja

Questo è il testo del comunicato-appello, rilasciato in una conferenza stampa ai giornalisti della stampa e delle radiotelevisioni serbe, fatta a Belgrado e tenuta dal  presidente del Forum di Belgrado ed ex Ministro degli Esteri della Repubblica Federale Jugoslava, a cui ho partecipato come portavoce del Forum di Belgrado Italia, per denunciare ancora una volta l'illegale Tribunale della Nato e la sua arroganza dispregiativa anche delle più elementari basi giuridiche universali.
Enrico Vigna

Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali

C o m u n i c a t o  stampa

riguardante il peggioramento dello stato di salute di Slobodan Miloševi´c

Il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, la nostra associazione apartitica e non-governativa aggiunge la propria voce alle richieste nel paese ed all'estero per la sospensione del procedimento contro ex-presidente della Serbia e Repubblica Federale Jugoslavia, Slobodan Miloševi´c, dinanzi a Tribunale dell'Aja affinché gli sia data l'opportunità per la convalescenza e le cure che gli sono indispensabili.

Il peggioramento drammatico della salute dell'ex presidente Miloševi´c è la conseguenza delle condizioni estremamente inumane nelle quali egli si trova ormai, da più di quattro anni, mentre difende con sforzi sovrumani la verità e il popolo serbo dalle accuse infondate.

Il Tribunale dell'Aja è sordo ai continui appelli provenienti dalla Serbia e dagli altri paesi del mondo, perché all'ex presidente Miloševi´c, siano garantite le condizioni per la sua difesa e la protezione della sua salute.

Il culmine del trattamento inumano è venuto fuori con la decisione di questi giorni del Tribunale di proseguire con il processo, indipendentemente dalla raccomandazione del comitato internazionale dei medici, che chiedeva l'interruzione temporanea del processo, in modo da permettere l'organizzazione delle cure mediche all'ex presidente Miloševi´c, in qualche istituto specializzato. Dato lo stato di considerevole deterioramento della sua salute, con la situazione attuale, la vita dell'ex presidente Miloševi´c è in pericolo.

Questo comportamento del Tribunale trova pochi legami con la giustizia e la correttezza.

L'annuncio del Consiglio del Tribunale che sta per cambiare la propria decisione su un processo unificato per Kosovo, Bosnia e Herzegovina, e che emanerà una sentenza parziale basandosi solamente sulle parti d'accusa per il Kosovo, rappresenta un'ennesimo atto di prevaricazione e una severa violazione dei codici di procedura e del principio di granzia giuridico - a scapito dell'ex presidente Miloševi´c.

Dietro questo approccio arbitrario, evidentemente si collocano gli interessi politici degli stessi soggetti che hanno fondato il Tribunale dell'Aja in maniera illegale, compiendo una brutale violazione del diritto internazionale, con l'obiettivo della distruzione dell'ex-Jugoslavia e dei relativi crimini commessi con l'aggressione della NATO del 1999. In seguito al modo con cui l'accusa contro l'ex presidente Miloševi´c è stata sollevata per il periodo dell'aggressione, è evidente che  l'annuncio di una sentenza parziale sulle parti d'accusa solo per il Kosovo, in modo che i crimini e le distruzioni da parte della NATO fossero giustificati, , dimostra sullo sfondo le chiare motivazioni politiche. Tale sentenza parziale che avrebbe l'aspetto di condanna per l'ex presidente Miloševi´c, e quindi anche per il popolo serbo, ha per l'obiettivo la negazione del diritto della Serbia su Kosovo e Metohija e la giustificazione della sua espropriazione dalla Serbia. Questo conferma che il Tribunale dell' Aja, in entrambi i casi, compare non nella veste di un'istituzione giuridica, bensì come lo strumento per la realizzazione degli obiettivi politici e strategici di quelli che sono i più responsabili per la distruzione della Jugoslavia e i crimini commessi nei confronti della popolazione serba durante l'aggressione NATO di 78 giorni nel 1999.

Il Forum di Belgrado per un mondo di eguali denuncia che il comportamento arbitrario del Consiglio del Tribunale è intollerabile e merita la condanna nei suoi confronti, da parte di tutte le persone di buona volontà, delle organizzazioni governative e non fedeli alla verità, alla giustizia e ai valori civili in generale.

Basandosi sulla chiara valutazione dei medici di reputazione internazionale, che la salute dell'ex presidente Miloševi´c sia seriamente danneggiata a causa degli enormi sforzi di questi quattro anni nel processo e dalle condizioni detentive difficili, il Forum lancia l'appello per l'urgente sospensione del processo con durata di sei settimane, al fine di permettere la cura e la convalescenza  in un ospedale appropriato. Il tentativo forzato di continuare il processo contro l'ex presidente Miloševi´c, oppure di processarlo in contumacia e con difensore assegnatoli senza la sua approvazione, indipendentemente dai consigli dei medici e dal suo grave stato di salute, sarebbe la negazione totale del diritto e della  giustizia.

Il Forum di Belgrado invita i massimi organi degli stati di Serbia e Montenegro, di prestare, in concordanza con i loro compiti costituzionali e giuridici, la protezione adeguata dei diritti umani e civili dell'ex presidente Miloševi´c, in qualità di loro cittadino, affinché sia protetta la sua salute e la sua vita, ed il diritto ad un processo corretto. In tal senso, il Forum auspica che gli organi statali prendano contatto urgentemente e in modo ufficiale, con il presidente del Tribunale dell' Aja, con la richiesta del rispetto delle raccomandazioni del team internazionale dei medici, e la sospensione del processo per sei settimane, allo scopo di garantirgli riposo e le cure in una clinica appropriata, dando le adeguate garanzie che egli continuerà con la sua difesa quando lo stato di salute glielo concederanno.

Belgrado, lì 25.11.2005.
(Traduzione di D. Kovacevic)
A cura del Forum di Belgrado, Italia


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MILOSEVIC:TPI;ACCUSA,PROCESSO PROSEGUA ANCHE SE SLOBO MALATO
(ANSA) - BRUXELLES, 17 GEN - Il procuratore al processo in corso all'Aja contro Slobodan Milosevic ha oggi chiesto alla Corte di poter portare avanti il procedimento giudiziario anche nel caso di malattia dell'ex presidente jugoslavo. La ferma presa di posizione e' stata resa nota in un comunicato all'Aja, in cui la procura chiede che ''un avvocato d'ufficio'' possa rappresentare l'ex uomo forte di Belgrado nelle udienze in cui lo stesso imputato non si presenta. La richiesta rappresenta un nuovo tentativo da parte della pubblica accusa, di fronte alle numerose interruzioni subite dal procedimento. L'ex presidente jugoslavo, 64 anni, soffre di problemi cardiaci, che sono stati alla base dei consistenti ritardi accumulati negli ultimi mesi nel processo iniziato nel febbraio del 2002 contro di lui. L'ultima interruzione per ragioni di salute dell'imputato e' del dicembre scorso. Milosevic e' sotto processo per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanita' per le sue responsabilita' nel corso delle guerre balcaniche dei primi anni '90. (ANSA). RIG
17/01/2006 17:20

MILOSEVIC: RUSSIA ESAMINA SE DARE GARANZIE PER CURE A MOSCA
(ANSA) - MOSCA, 18 GEN - La Russia sta esaminando se concedere le ''garanzie sul ritorno'' necessarie perche' all'ex-presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, sotto processo all'Aja, venga concesso di andare a Mosca per farsi curare. ''Stiamo studiando la questione e tutti i suoi aspetti legali. Bisogna tener conto dei parametri del diritto internazionale'', ha indicato oggi il portavoce del ministero degli Esteri russo Mikhail Kamynin. Il portavoce ha escluso la possibilita' che una volta a Mosca l'ex-presidente jugoslavo possa chiedere asilo politico e rimanerci: ''Questo scenario - ha tagliato corto - non ha nulla a che fare con la realta' ''. Milosevic, alla sbarra davanti al tribunale dell'Aja per i crimini di guerra, dice di soffrire di cuore e di alta pressione. A Mosca risiede suo fratello Borislav, ex-ambasciatore jugoslavo in Russia. Secondo alcune indiscrezioni si trovano nella metropoli russa anche sua moglie Mira e suo figlio Marko. A detta del quotidiano 'Kommersant' all'interno del Cremlino esiste un partito pro-Milosevic che potrebbe sfruttare i problemi di salute per far venire a Mosca l'ex-presidente jugoslavo e non restituirlo piu' al tribunale dell'Aja. (ANSA). LQ
18/01/2006 12:05

MILOSEVIC: TPI; DEL PONTE CONTRARIA A SLOBO A MOSCA PER CURE
(ANSA) - BRUXELLES, 19 GEN - ''All'Aja ci sono ottimi medici e mi auguro che i giudici'' del Tribunale penale internazionale sull'ex Jugoslavia rigettino la richiesta di autorizzare Slobodan Milosevic a viaggiare a Mosca per ricevere cure mediche: lo ha sottolineato alla stampa il procuratore capo della Corte, Carla Del Ponte.
In un incontro con i cronisti a Bruxelles insieme al commissario Ue all'allargamento, Olli Rehn, Del Ponte ha manifestato il suo ''no forte'' alla possibilita' che l'ex presidente jugoslavo si rechi a Mosca per essere curato dai medici locali, a seguito delle garanzie offerte al Tpi sul viaggio da parte della Corte dell'Aja.
Il procuratore capo ha sottolineato di essere certa che i giudici della Corte ''non accetteranno'' la richiesta, ricordando che la prossima udienza del processo contro Slobo e' in agenda per lunedi'. (ANSA) RIG
19/01/2006 18:03

TPI: MILOSEVIC HA RIPRESO LA SUA AUTODIFESA
(ANSA) - L'AJA, 23 GEN - Dopo una sospensione di sei settimane e' ripreso oggi il processo contro l'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, cominciato ormai quasi cinque anni fa. In dicembre Milosevic aveva ottenuto una sospensione adducendo gravi problemi di salute per i quali ha anche chiesto di recarsi a Mosca per cure. In particolare soffre di ipertensione e di problemi cardiaci. La Russia la scorsa settimana ha presentato le garanzie evocate dai suoi legali, ma il Tribunale penale internazionale (Tpi) per la ex Jugoslavia non si e' per ora pronunciato sulla richiesta. Oggi Milosevic ha proseguito nell'escussione dei testi a difesa interrogando il colonnello Milan Kotur, un tempo incaricato dei rapporti con la missione dell'Organizzazione per la sicurezza europea in Kosovo. L'imputato e' accusato di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanita' per il ruolo avuto nei conflitti dei Balcani. Finora ha utilizzato circa il 75 per cento delle 360 ore che gli sono state assegnate per la sua difesa.(ANSA). VS
23/01/2006 16:39

TPI: MILOSEVIC CHIEDE CONTROINTERROGATORIO GEN. CLARK

(ANSA) - L'AJA, 13 FEB - L'ex presidente jugoslavo, Slobodan Milosevic, ha chiesto attraverso i suoi avvocati presso il Tpi (Tribunale penale internazionale) all'Aja di poter reinterrogare il generale Wesley Clark, ex comandante delle forze alleate in Kosovo. Il processo a carico di Milosevic e' entrato oggi nel suo quinto anno. ''Gli avvocati nominati d'ufficio - si legge nella richiesta datata 10 febbraio - chiedono al tribunale di riconvocare il generale Wesley Clark per consentire un controinterrogatorio da parte dell'imputato e dei suoi legali''. Nel dicembre 2003, l'ex comandante supremo delle forze della Nato in Europa era stato ascoltato a porte chiuse all'Aja per due giorni in qualita' di testimone sugli incontri che aveva avuto con Slobodan Milosevic in qualita' di negoziatore militare degli accordi di Daytona (1995), che misero fine alla guerra in Bosnia. Il governo americano chiese che l'audizione si svolgesse a porte chiuse adducendo il motivo che si trattava di informazioni sensibili che mettevano a rischio ''legittimi interessi nazionali''. Gli avvocati di Milosevic ritengono pero' che ''la testimonianza del generale Clark non verteva sui bombardamenti della Nato nella ex Jugoslavia e su altri fatti importanti per la difesa''. Davanti al Tpi, Clark disse fra l'altro che Milosevic ''seppe in anticipo'' dei massacri che fecero piu' di 8.000 morti nel luglio 1995 nella enclave musulmana di Srebrenica, in Bosnia, che valsero a Milosevic l'accusa di genocidio. Il processo a Milosevic, che si difende di persona davanti ai giudici dell'Aja, e' entrato proprio ieri nel suo quinto anno. L'ex presidente rischia l'ergastolo per una sessantina di capi d'imputazione fra crimini contro l'umanita' e crimini di guerra per i conflitti in Croazia, in Bosnia e in Kosovo. In questi anni, il procedimento e' stato a piu' riprese sospeso per le condizioni di salute di Milosevic, che accusa mal di cuore e pressione alta. Il Tpi dovrebbe a breve pronunciarsi sulla richiesta di Milosevic di liberta' provvisoria per andarsi a curare in Russia ma l'accusa sospetta che, con l'aiuto della moglie e del figlio a Mosca, l'ex presidente possa successivamente riuscire ad evitare di tornare all'Aja adducendo motivi di salute. (ANSA). GIT
13/02/2006 16:25

 SERBIA: TPI, NO A RICHIESTA MILOSEVIC FARSI CURARE IN RUSSIA

(ANSA) - BRUXELLES, 24 FEB - Il Tpi, Tribunale penale internazionale dell'Aja per i crimini nella ex Jugoslavia, ha rigettato oggi la richiesta di liberta' provvisoria avanzata da Slobodan Milosevic per farsi curare in Russia. Gli avvocati dell'ex presidente jugoslavo avevano presentato domanda, nelle scorse settimana, per far visitare il loro assistito in una clinica di Mosca specializzata in malattie cardio-vascolari e ipertensione, problemi di cui soffre Milosevic. Ma i giudici dell'Aja hanno ritenuto che i legali non siano riusciti a dimostrare che ''le necessita' mediche dell'ex presidente jugoslavo non possono essere soddisfatte in Olanda''. (ANSA). FEN
24/02/2006 09:56

 SERBIA: TPI, RAMMARICO A MOSCA PER NO A MILOSEVIC PER CURE

(ANSA) - MOSCA, 24 FEB - Konstantin Kosaciov, presidente della Commissione Esteri della Duma, la camera bassa del parlamento russo, si e' detto oggi rammaricato per il no del Tribunale dell'Aja ad una trasferta dell'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic a Mosca per cure mediche. ''Noi - ha dichiarato Kosaciov, un fedelissimo del presidente Vladimir Putin - possiamo soltanto rammaricarci in quanto la salute di Milosevic e' palesemente peggiorata... E' ovvio che il tribunale non ha preso in considerazione gli aspetti umanitari delle questione e non ha creduto alla sincerita' di Milosevic, che aveva promesso di ripartire dalla Russia a cure terminate''. (ANSA). LQ
24/02/2006 11:30

 SERBIA: MILOSEVIC, INGIUSTO NO TPI A FARMI CURARE IN RUSSIA

(ANSA) - BRUXELLES, 24 FEB - L'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic ha definito oggi ''molto ingiusta'' la decisione del Tpi, il Tribunale penale internazionale dell'Aja per i crimini nella ex Jugoslavia, di rifiutare la sua richiesta di liberta' provvisoria per farsi curare in Russia. Milosevic ha aggiunto che presentera' ricorso contro tale delibera. Nel motivare il loro no, i giudici dell'Aja hanno spiegato che i legali di Milosevic non sono riusciti a dimostrare che ''le necessita' mediche dell'ex presidente jugoslavo non possono essere soddisfatte in Olanda''. Il Tpi ha sottolineato, inoltre, che Milosevic rischia una condanna all'ergastolo e che, in assenza di precise garanzie fornite dalla Russia, non e' certo che si ripresenterebbe in Olanda per presenziare alle udienze. Gli avvocati dell'ex presidente jugoslavo avevano presentato domanda, nelle scorse settimana, per far visitare il loro assistito in una clinica di Mosca specializzata in malattie cardio-vascolari e ipertensione, problemi di cui soffre Milosevic. (ANSA). FEN
24/02/2006 16:21

TPI: NUOVA SOSPENSIONE PER PROCESSO MILOSEVIC

(ANSA) - L'AJA, 1 MAR - Nuova sospensione, questa volta di due settimane, per il processo contro Slobodan Milosevic. Il Tribunale penale internazionale (Tpi) per la ex Jugoslavia ha oggi deciso di rinviare le udienze fino al 14 marzo per permettere la testimonianza di Momir Bulatovic, nominato da Milosevic, nel 1998, primo ministro di Montenegro. Bulatovic deve riferire soprattutto sui conflitti nel Kosovo e, a causa di impegni, sara' disponibile solo tra due settimane. Il processo contro l'ex presidente jugoslavo, cominciato nel febbraio del 2002, ha gia' subito molti rinvii a causa soprattutto delle condizioni di salute dell'imputato. Milosevic, 64 anni, e' accusato di genocidio, di crimini di guerra e contro l'umanita' e di numerose altre imputazioni per il ruolo avuto nelle guerre dei Balcani.(ANSA). RED-VS
01/03/2006 16:02

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I CONFINI DELL'EUROPA DEL FUTURO


Libreria Feltrinelli di Roma, qualche giorno fa. Presentazione
dell'ultimo numero di Limes con il direttore, Lucio Caracciolo.
Caracciolo si dice deluso dall'Europa, che secondo lui non esiste più
se non come comunità economica. L'asse portante Berlino-Parigi si è
rotto, l'Italia conta poco o nulla e gli ultimi allargamenti hanno
prodotto disastri. Sono entrati nell'Unione 10 paesi completamente
plasmati dagli USA, revanscisti e reazionari da far accapponare la
pelle pure a un Caracciolo, che non è certo un estremista di sinistra.
E che cosa succederebbe se in Europa entrasse anche la Turchia?, si è
chiesto per finire Caracciolo.
Il pubblico è stupito e non coglie nemmeno il senso delle critiche
all'Europa. Interventi: l'Europa esiste; uno è stato in Cina dove la
ammirano tanto; un altro è stato negli USA dove la rispettano; e cosi
via.
Allora Caracciolo si inalbera e spiega che lui ai suoi studenti
universitari, ogni fine anno, assegna come compito quello di disegnare
quali dovrebbero essere i confini dell'Europa del futuro. E mai
nessuno ha disegnato la stessa cosa. Finchè un ragazzo, l'anno scorso,
non ha preso una penna rossa ed ha fatto un cerchio intorno a
Bruxelles e zone limitrofe.