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<<... Perfino il titolo ufficiale della missione di sicurezza dell’UE,
Operazione Altea, non è di buon auspicio per il futuro.
Nella mitologia greca la regina Altea era "una figura tragica,
predestinata", ha detto. "Nonostante una premonizione alla nascita di
suo figlio, finisce per ucciderlo, dopo che lui ha ucciso il fratello.
E infine si uccide essa stessa.”... >>

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Inchiesta: l’Europa e la mafia bosniaca


09.12.2004 - Il 2 dicembre scorso, una cerimonia a Sarajevo ha segnato
il passaggio ufficiale di consegne in Bosnia Erzegovina dalla missione
militare Nato (SFOR) a quella guidata dalla Unione Europea (EUFOR). La
lotta alla criminalità organizzata, da molti percepita oggi come il
problema principale del Paese, sembra tuttavia restare in secondo
piano. Pubblichiamo l’inchiesta realizzata dall’Institute for War and
Peace Reporting
[FOTO: L'omicidio Leutar, Sarajevo, 1998]

Di Hugh Griffiths e Nerma Jelacic, per IWPR, Sarajevo, 2 Dicembre 2004

Traduzione di Carlo Dall’Asta per Osservatorio sui Balcani


Una modesta targa commemorativa di marmo nero nel centro di Sarajevo
ricorda ai Bosniaci l’ultima volta in cui qualcuno fece un serio
tentativo di sfidare il potente crimine organizzato che minaccia le
fondamenta di uno Stato ancora fragile.

La placca segna il punto in cui il vice-ministro bosniaco della
polizia, Jozo Leutar, è stato colpito dall’esplosione di un’auto-bomba
nel marzo 1998. Si ritiene che gli assassini facessero parte di un giro
di crimine organizzato – collegato a vecchi uomini politici bosniaci –
su cui Leutar stava investigando prima di morire.

Quasi sette anni dopo, i gruppi mafiosi prosperano ancora – al punto
che sono descritti come l’ostacolo maggiore all’ingresso della Bosnia
ed Erzegovina nell’Unione Europea.

Le contromisure per ridurre la loro influenza non sono andate molto
lontano. Dopo l’assassinio di Leutar, pochi funzionari bosniaci hanno
osato porre in atto serie investigazioni sul crimine organizzato.

Le sparatorie e le bombe della mafia continuano a scuotere Sarajevo, e
la gente che vive qui dice di non essersi sentita così insicura fin
dalla guerra del 1992-95.

“C’è in giro più paura”, dice Haris Zecevic, 32, residente a Sarajevo.
“I gangster sparano a chiunque vogliono, e non mi sembra che la polizia
o i politici facciano nulla al riguardo”.

La Bosnia ha una serie di agenzie impegnate nella lotta al crimine, ma
nessuna ha sostanzialmente incrinato la tenuta dei gruppi mafiosi.

Questo può forse non sorprendere, dato che le due Entità, la
Federazione e la Repubblica Srpska, RS, mantengono separati ministeri
dell’Interno, e i poliziotti sono ancora scarsamente addestrati e
superimpegnati.

Ancora più grave il fatto che alcune delle organizzazioni mafiose hanno
collegamenti con potenti gruppi politici – relazioni che trovano le
loro radici nelle stesse reti del tempo di guerra che ora nascondono
con tanto successo i sospetti indiziati dalle forze bosniache ed
internazionali.

La forza di pace internazionale della Nato, la Forza di
stabilizzazione, SFOR, ha spesso rivestito il ruolo di forza di
super-polizia, conducendo raid per catturare sospetti criminali di
guerra.

La SFOR non era coinvolta nella guerra al crimine organizzato, ma
quando il suo rimpiazzo guidato dall’Unione Europea, l’EUFOR, fu per la
prima volta concepito, il suo mandato comprendeva la lotta alla mafia
bosniaca.

Il 2 dicembre, l’EUFOR è succeduta alla SFOR. Gli analisti sono stati
sorpresi nel notare che l’obiettivo formale di combattere il crimine
organizzato era stato senza clamore lasciato cadere dal mandato della
nuova forza.

Dato che il crimine organizzato è largamente visto come uno dei più
grandi problemi interni ed esteri del paese, la decisione di rimuoverlo
dal mandato della forza europea invierà segnali inquietanti ai politici
bosniaci, alla polizia e ai criminali stessi.


Il crimine organizzato come problema principale

Molti osservatori concordano che il crimine organizzato è cresciuto
fino a diventare un mostro dalle molte teste nel decennio successivo
alla fine della guerra.

Un sondaggio commissionato dall’Unione Europea, condotto nel luglio
2004, ha scoperto che per la maggioranza dei bosniaci interpellati, “il
crimine e la corruzione sono il maggiore ostacolo all’integrazione
della Bosnia ed Erzegovina, e al possibile futuro ingresso nella UE”.

Gli analisti locali concordano. “Il crimine organizzato è il cancro che
ha divorato la società bosniaca da che la guerra è finita, nel 1995”,
ha detto a IWPR Senad Avdic, direttore della rivista Slobodna Bosna. “È
centrale per i nostri problemi riguardanti l’integrazione con l’UE.”

Antonio Prlenda, analista sulle questioni della sicurezza per il
giornale di Sarajevo Oslobodjenje, concorda. “La rete del crimine
organizzato gestisce un’economia parallela in Bosnia che genera più
denaro del bilancio ufficiale dello Stato.”

“Il crimine organizzato riunisce criminali di guerra e alcuni attuali
uomini politici.”

L’UE riconosce che il crimine organizzato è una seria barriera
all’integrazione.

Nello studio di fattibilità del novembre 2003 della Commissione
Europea, su quanto la Bosnia fosse pronta a negoziare un Accordo di
Stabilizzazione e Associazione, SAA – una condizione preliminare
necessaria a un’ulteriore integrazione – il crimine organizzato è stato
citato come “uno dei principali problemi”.

“Il contrabbando di beni sottoposti ad alta tassazione, come sigarette,
alcolici e derivati del petrolio è molto esteso”, dice il rapporto,
citando stime secondo cui i proventi del contrabbando vanno dai 150 ai
300 milioni di euro – una visione sconcertante se si considera che ciò
equivale per la Bosnia al bilancio annuale dello Stato.


Una diversificata gamma d’affari

Il rapporto dell’UE ha fornito un resoconto delle diverse attività
della criminalità organizzata in Bosnia.

Ai “livelli alti” della lista, ci sono sofisticati piani per
appropriarsi di fondi governativi, per esempio nelle banche e nei
servizi pubblici. Simili truffe costano ai contribuenti bosniaci e
dell’UE decine di milioni di euro, e coinvolgono uomini politici
nazionali così come criminali professionisti.

Altri gruppi si identificano meglio con la classica immagine mafiosa,
con gang violente che gestiscono racket, traffico di droghe e di esseri
umani attraverso frontiere permeabili.

Il quotidiano Nezavisne Novine, con sede a Banja Luka, ha recentemente
pubblicato un “libro nero” di omicidi, rapine, scandali finanziari e
discutibili azioni di polizia che assommano a un totale di più di 200
incidenti riportati.

I cronisti di nera che hanno seguito queste indagini hanno riferito che
neppure uno dei casi più importanti si è concluso con una condanna.

La Corte di Stato bosniaca sta attualmente esaminando diversi casi di
alto livello, riguardanti corruzioni della polizia e riciclaggio di
denaro sporco. Un funzionario internazionale che ha rifiutato di essere
nominato ha detto a IWPR che questi casi “rappresentano solamente la
punta dell’iceberg”.

Le indagini di IWPR rivelano un complesso schema di segmentazioni del
mercato e di specializzazioni regionali nel mondo criminale.

Le aree orientali della RS servono da centro manifatturiero per le
droghe, come già è stato dimostrato quest’anno quando sono stati
sequestrati grandi quantitativi di sostanze chimiche utilizzate per
produrre eroina. Il problema è diventato così acuto che la SFOR ha
dovuto iniziare a controllare le spedizioni in transito di anidride
dell’acido acetico – una sostanza che è insieme ad altre il composto
chimico chiave nella produzione di eroina – per assicurarsi che
lasciassero il paese.

Anche droghe sintetiche come l’ecstasy sono prodotte nella stessa parte
della Bosnia. C’è chi afferma che funzionari del governo e alti
ufficiali di polizia nell’entità serba sono collusi con gruppi che
contrabbandano questi composti chimici di base.

Oltre il confine amministrativo della Federazione, gangster originari
della Sandzak, regione musulmana della Serbia, controllano il traffico
di droga, secondo la polizia del distretto di Sarajevo.

La LARA, un gruppo di sostegno di donne con sede nella città di
Bijeljna, nella RS, riporta che il trafficking di lavoratrici del sesso
continua di buon passo in Bosnia, con i gangster locali che cooperano
con gruppi criminali internazionali. Ora che la polizia ha iniziato a
perquisire i night-club, le prostitute sono state semplicemente
riallocate in appartamenti privati, ristoranti e motel.

Funzionari della polizia britannica che lavorano per la Missione di
Polizia dell’Unione Europea, EUPM, hanno detto a IWPR che i racket di
protezione che controllano negozi, bar e simili a Sarajevo sono nelle
mani di due clan albanesi del Kossovo.

Uno di essi è particolarmente attivo, nel traffico di donne, oro,
macchine rubate e armi attraverso l’Albania, il Kossovo e la Macedonia.
I funzionari dell’EUPM hanno detto che credono che il gruppo abbia
buoni contatti con ufficiali della polizia della Federazione.

Il furto di automobili è la specialità a Sokolac, ancora nella RS
orientale. La città è il centro di un giro criminale che ruba auto
nella Federazione e in Serbia. Anziché rivendere le macchine, i
gangster abitualmente telefonano ai proprietari per negoziare un
riscatto per la restituzione dei veicoli.

Molti dei gruppi più grandi si sono evoluti in giri d’affari di
economia parallela che alcuni funzionari internazionali descrivono come
“oligarchie”.

Queste reti sono organicamente radicate nelle unità paramilitari attive
durante la guerra in Bosnia, e le loro operazioni possono essere viste
come una continuazione del controllo che questi gruppi esercitavano,
sul territorio, sul movimento di beni illeciti.

I collegamenti con poliziotti corrotti e politici nazionalisti
risalgono anch’essi a quel periodo. Così, quando tali politici si
sentono minacciati – per esempio quando Leutar iniziò ad indagare su di
loro – essi sono in grado di rivolgersi a segreti contatti con la
polizia così come alla mafia per essere protetti.

Mentre le relazioni politiche tra le due Entità della Bosnia continuano
a riflettere l’amara eredità della guerra etnica, i criminali sono
molto più pragmatici. Omicidi interni e sparatorie tra polizia e
criminali, sia nella Federazione che nella RS usualmente coinvolgono
gente della stessa etnìa.

“Molte delle uccisioni sono serbo contro serbo oppure musulmano contro
musulmano”, ha detto un ufficiale dell’EUPM.

E gangster delle due entità non hanno problemi con la cooperazione
interregionale – elaborando complessi scambi con le loro controparti in
Serbia, Montenegro e Croazia che spesso prevedono uno scambio a tre, di
auto rubate, droghe e armi da fuoco.

Lo studio di fattibilità dell’UE tratteggia una deprimente conclusione,
“La lotta contro il crimine organizzato sarà... lunga a causa della
relazione simbiotica tra crimine, affari e politica”.


Il ruolo internazionale

La Bosnia rimane un protettorato, con l’Ufficio dell’Alto
Rappresentante (OHR) – dal 2002 guidato da Lord Paddy Ashdown – come
massima autorità in questioni di governo e di potere giudiziario. Con
le forze internazionali, militari e di polizia, a sorvegliare la
sicurezza, ci si potrebbe aspettare che il crimine organizzato sia
sostanzialmente declinato nel corso dell’ultimo decennio. Ma nonostante
tutti sembrino consci del pericolo che esso rappresenta per il futuro
della Bosnia e della regione più in generale, né la comunità
internazionale né le autorità locali sono riuscite a combatterlo con
efficacia.

Sulla carta, non c’è penuria di strumenti per raggiungere questo scopo:
così come l’EUPM, l’OHR ha due unità anti-crimine, e le forze militari
di pace – SFOR ed ora EUFOR – svolgono anch’esse ruoli pressoché di
polizia.

Alcuni funzionari internazionali in Bosnia sostengono che molto si sta
facendo per affrontare il problema.

Una fonte diplomatica britannica a Sarajevo ha detto a IWPR che ci sono
stati significativi sforzi civili internazionali per fermare il crimine
organizzato, menzionando l’Unità Anti-Crimine e Corruzione, ACCU, e
l’Unità di Investigazione Criminale, CIU, entrambe dipartimenti
dell’OHR che hanno condotto indagini sulle reti del crimine organizzato.

Ma un’altra fonte all’OHR ha detto che entrambe le unità hanno carenze
di organico e possono opporsi solo a una piccola frazione del problema.

Il mandato dell’EUPM – che ha preso il posto di una similare forza
delle Nazioni Unite nel gennaio 2003 – è quello di fornire alla polizia
bosniaca addestramento ed altre forme di assistenza, e il suo
coinvolgimento operativo è limitato al controllo delle prestazioni
della forza locale. Per una fonte interna all’EUPM, che ha chiesto di
non essere identificata, questo mandato limitato era sbagliato fin
dalla partenza.

“La missione dell’EUPM è controllare la polizia. Non tocca il crimine
organizzato. Il mandato e la cultura istituzionale non lo permettono”,
ha detto una fonte dell’EUPM.

“Il mandato dell’EUPM ha dato un cattivo messaggio ai duri della
Bosnia. Ha comunicato che l’UE avrebbe fatto ancora meno, riguardo al
crimine organizzato, dei suoi predecessori nella Task Force di Polizia
Internazionale delle NU.”


Un debole ruolo di polizia per la SFOR e ora per l’EUFOR

Alcuni tra i maggiori esperti in materia di sicurezza europea hanno
detto a IWPR che il crimine organizzato dovrebbe essere fermato dal
contingente militare internazionale, non dai soli civili. Essi chiedono
che alle truppe internazionali sia dato un mandato più deciso.

Fin dal loro arrivo nel 1995, le forze di pace della NATO hanno fatto
pochi sforzi per confrontarsi col crimine organizzato, concentrandosi
invece sull’arrestare gli indiziati per crimini di guerra.

“Sapevamo di reti criminali, ma eravamo interessati solo ai sospetti
criminali di guerra; non avevamo ordine di dare la caccia ai
delinquenti”, ha già detto quest’anno a IWPR un impiegato del
Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che lavora con la SFOR.

Con la SFOR che concludeva la sua missione il 2 Dicembre, molti
speravano che la nuova forza di sicurezza guidata dell’UE avrebbe
affrontato il crimine organizzato.

Fino a poco tempo fa, la UE diceva esplicitamente che liberare la
Bosnia dal crimine organizzato sarebbe stata una massima priorità per
l’EUFOR. In un rapporto al Consiglio dei Ministri dell’UE nel febbraio
di quest’anno, il responsabile della politica estera europea Javier
Solana ha delineato la sua visione di una “nuova e diversa missione”
per la forza a venire.

Uno dei due “obiettivi fondamentali” che Solana ha elencato per l’EUFOR
era una “particolare attenzione alla lotta contro il crimine
organizzato”.

Similmente, Ashdown – che oltre ad essere Alto Rappresentante è anche
il Rappresentante Speciale dell’UE in Bosnia – ha enfatizzato in Marzo
che “il mandato delle truppe dell’EUFOR dovrebbe essere cambiato in
modo da permettere alle truppe di combattere il crimine organizzato in
un modo più fermo di quanto abbia fatto la SFOR.”

E in un messaggio televisivo ai bosniaci in luglio, Ashdown ha
chiaramente detto come sarebbe stato questo nuovo, duro mandato, “La
forza dell’UE continuerà a lavorare a stretto contatto con la NATO, per
esempio per consegnare alla giustizia i criminali di guerra. Ma il
ruolo della forza dell’Unione Europea andrà anche oltre il semplice
consolidamento della pace... Essa lavorerà con la missione di polizia
europea per rafforzare la legalità in Bosnia, specialmente combattendo
il crimine organizzato”.

La ragione, ha continuato Ashdown, è che “i vostri criminali qui, in
Europa sud-orientale, sono i nostri criminali nell’Unione Europea. I
ladri d’Europa non conoscono frontiere. Essi usano la Bosnia ed
Erzegovina e i Balcani per contrabbandare persone, droga e perfino armi
nell’Unione Europea. Così ha un significato assoluto, per noi,
combattere insieme questo comune nemico.


Nuova forza, mandato obsoleto

Eppure, nonostante queste forti ed univoche raccomandazioni, la lotta
contro il crimine organizzato è stata esclusa dall’indice degli
obiettivi-chiave per la nuova forza. Sembra ora che l’EUFOR tratterà il
crimine organizzato all’incirca nello stesso modo del suo predecessore
SFOR.
Un resoconto della Segreteria del Consiglio dell’UE sulla nuova
missione, dall’ottobre 2004, non menziona il crimine organizzato. Al
contrario, la terminologia del documento è stata semplificata rispetto
alle versioni precedenti, cosicché gli obiettivi elencati sono “creare
deterrenza” e “contribuire a una situazione sicura e tranquilla”.

Il mandato adottato dall’EUFOR si basa sugli allegati militari degli
Accordi di Pace di Dayton. “Gli obiettivi chiave dell’EUFOR sono creare
deterrenza e una costante osservanza degli Accordi di Pace di Dayton, e
contribuire a una situazione sicura e tranquilla”, ha dichiarato a IWPR
il vice comandante Chris Percival, portavoce dell’EUFOR.
Gli analisti politici in Bosnia obiettano che il linguaggio usato nel
documento rispecchia una mentalità obsoleta, visto che è la stessa
terminologia usata dalla NATO fin dalla fine della guerra – mentre la
situazione è cambiata radicalmente.
"La Bosnia è cambiata dal 1995, il mandato dell’EUFOR basato sugli
accordi di Dayton semplicemente non è appropriato in Bosnia," ha detto
Emir Suljagic, un reporter della rivista Dani.
Una fonte vicina al comitato militare dell’UE ha detto a IWPR che
l’impegno formale a combattere il crimine organizzato è stato
annacquato a causa delle dispute tra i maggiori stati membri dell’UE e
della NATO.
"Alcuni stati, tra cui la Germania, volevano una forza con un mandato
aggiornato, che riflettesse meglio le attuali sfide sulla sicurezza in
Bosnia", ha detto la fonte. "Ma c’erano dispute tra alcuni dei maggiori
stati dell’UE e con la NATO, e il minimo comun denominatore su cui si
poteva convergere era il vecchio mandato del 1995."
Il cambiamento di intenzioni sembra essere confermato dagli stessi
comandanti dell’EUFOR in Bosnia. Quando IWPR ha chiesto al nuovo
comandante della missione, il generale David Leakey, quale ruolo
avrebbe giocato nella guerra al crimine organizzato, ha risposto che
quello era compito delle istituzioni bosniache, con l’EUFOR impegnata
solo in un ruolo ausiliario.
"La lotta contro il crimine organizzato è in mano alle autorità locali.
È la loro principale responsabilità," ha detto. "Comunque, noi
offriremo alle autorità locali informazioni e consigli dove ciò sia
opportuno."
Gli osservatori locali sono inorriditi dal mandato indebolito
dell’EUFOR. "Se l’EUFOR fosse veramente interessata ad avvicinare la
Bosnia a Bruxelles, avrebbe fatto del crimine organizzato un suo
specifico obiettivo," ha detto Suljagic.
Da come stanno le cose, Suljagic vede il cambio dallo SFOR all’EUFOR
come "una organizzazione inefficace che ne rimpiazza un’altra".
Sulle strade coperte di neve di Sarajevo, l’atteggiamento è ugualmente
pessimista, nonostante le affissioni per la città pubblicizzino
l’arrivo dell’EUFOR con lo slogan "Dalla Stabilizzazione
all’Integrazione” — un tema reiterato in una campagna di pubbliche
relazioni attraverso i media.
"Ho visto i manifesti dell’EUFOR che promettono di portarci dalla
stabilizzazione all’integrazione, ma non vedo l’EUFOR aiutarci davvero
contro quelli che hanno i fucili e le bombe," ha detto Mirsad
Hafizovic, 39. "Lasceranno che i Bosniaci si assumano i rischi e
parleranno del loro mandato nelle loro confortevoli basi, come hanno
fatto durante la guerra."
Senad Slatina, un analista dell’International Crisis Group, dice che
perfino il titolo ufficiale della missione di sicurezza dell’UE,
Operazione Altea, non è di buon auspicio per il futuro.
Nella mitologia greca la regina Altea era "una figura tragica,
predestinata", ha detto. "Nonostante una premonizione alla nascita di
suo figlio, finisce per ucciderlo, dopo che lui ha ucciso il fratello.
E infine si uccide essa stessa.”
"Questo non è un nome beneaugurante per una operazione di peace-keeping
in Bosnia, vista la storia recente del paese. Con un nome come Altea, è
difficile dare all’EUFOR il beneficio del dubbio."


Un nuovo approccio al coordinamento?

Una fonte diplomatica britannica di IWPR ha sostenuto che il ruolo
dell’EUFOR è solo una componente in una nuova struttura di sicurezza a
guida europea, a ombrello, che si sta creando, e che porterà ad un
migliore coordinamento tra civile e militare nella lotta contro il
crimine organizzato.
"Come Rappresentante Speciale dell’UE, Paddy [Ashdown] ha un diverso
rapporto istituzionale con il comandante dell’EUFOR che con il
comandante della SFOR," ha detto la fonte. "Le nuove strutture dell’UE,
insieme al fatto che sia Ashdown che il comandante dell’EUFOR Leakey
provengono dallo stesso paese, aiuterà a facilitare la cooperazione tra
i Carabinieri Italiani dell’EUFOR e gli investigatori del crimine
organizzato che lavorano per Ashdown."
Una portavoce dell’ufficio del Rappresentante Speciale dell’UE, EUSR,
ha confermato che sono operative nuove strutture per poter coordinare
meglio gli sforzi internazionali.
"L’EUFOR è parte di un nuovo, comprensivo pacchetto di assistenza
dell’UE per la Bosnia, che sarà coordinato dall’EUSR, Paddy Ashdown,"
ha detto Irena Guzelova, direttore delle comunicazioni dell’EUSR. "Il
vantaggio dell’EUFOR è che ora saremo in grado di riunire le dimensioni
militre, politica ed economica della riforma in Bosnia."
L’EUFOR ha confermato che nel suo ruolo di EUSR, Lord Ashdown giocherà
un ruolo significativo nei nuovi accordi. "Il generale Leakey lavorerà
a stretto contatto con Lord Ashdown e ci sarà una forte collaborazione
a tutti i livelli tra le controparti UE," ha detto il portavoce
Percival.
Thomas Muehlmann, capo consigliere politico dell’EUPM, ha fatto eco a
questa visione, dicendo, "La sfida era coordinare l’ampia varietà di
strumenti UE che ora abbiamo in Bosnia. Così Paddy Ashdown è nella
catena di comando che va dal commissario dell’EUPM Kevin Carty a Lord
Ashdown e oltre, fino al Segretario Generale Javier Solana a Bruxelles."
Però, altri funzionari internazionali ammoniscono che questo parlare di
accresciuto coordinamento internazionale non è nulla di nuovo per i
Balcani.
Essi avvertono che l’intrinseca timidezza del presente mandato
dell’EUPM potrebbe stabilire lo schema del futuro comportamento dell’UE
di fronte a sfide impegnative.
Nelle parole della fonte di IWPR presso l’EUPM, "L’EUFOR non si può
permettere di essere vista nella stessa luce dell’EUPM."


Nonostante le riforme, la polizia bosniaca può farcela?

I funzionari internazionali insistono che, in definitiva, sta alle
locali istituzioni bosniache affrontare il crimine organizzato. Ma
funzionari bosniaci hanno detto in privato a IWPR di non essere in
grado di arginare il problema da soli.
Gli ottimisti nella comunità internazionale evidenziano il
consolidamento e lo sviluppo delle agenzie a livello statale. Per
esempio, negli ultimi tre anni, i politici bosniaci si sono accordati –
con riluttanza, e con qualche pressione internazionale – di riunire
sotto uno stesso tetto i frammentati servizi di intelligence e di
sorveglianza dei confini.
Il nuovo ministero della sicurezza, dell’intero stato, ha tre
componenti principali: Il Servizio di Confine di Stato, SBS, l’Agenzia
di Investigazione e Protezione, SIPA, e l’Agenzia di Intelligence e
Sicurezza, OSA.
La più attiva di queste componenti sono le guardie di confine. "La SBS
è, letteralmente, la prima linea" ha detto a IWPR un consigliere
dell’EUPM per la forza di frontiera.
"Poiché sorvegliano i confini di Bosnia, hanno la responsabilità dir
intercettare una delle più importanti componenti del crimine
organizzato in questo paese – il contrabbando e il trafficking."
Ma i critici sostengono che la struttura della SBS, così come è stata
definita dalle NU, le impedisce di contrastare efficacemente il
contrabbando o di dare la caccia ai presunti criminali di guerra che
frequentano le aree di confine.
"Ecco un’organizzazione che ha il compito di intercettare i
trafficanti, i contrabbandieri e i sospetti criminali di guerra mentre
attraversano le altamente permeabili frontiere della Bosnia. La
geografia del confine est in particolare - remota, montagnosa, piena di
fiumi, laghi e valichi clandestini – suggerirebbe il bisogno di una
pattuglia di frontiera mobile, qualcosa di simile a quello che abbiamo
sul confine tra USA e Messico," [SIC] ha detto un agente del
Dipartimento USA per la Sicurezza Nazionale, che ha chiesto di non
essere nominato.
"Invece le forze internazionali in Bosnia hanno concepito una forza
statica, dislocata in punti fissi. Ciò significa che la SBS non ha la
dovuta mobilità. Il miglior esempio di questo è che hanno solo quattro
squadre mobili per coprire i 1,500 chilometri di confini della Bosnia."
Prlenda sostiene che la SBS ha estremo bisogno di assistenza
internazionale sotto forma di elicotteri, equipaggiamenti per la
visione a raggi infrarossi, e unità mobili con la capacità di
confrontarsi con "contrabbandieri bene armati e sostenitori di
criminali di guerra".
Muehlmann, dell’EUPM, respinge le critiche dicendo, "Quella della SBS è
una storia di successo. Ha mostrato ai Bosniaci che è possibile
sviluppare istituzioni a livello statale con il supporto internazionale
e che queste istituzioni possono davvero funzionare."
I funzionari dell’EUPM mostrano un certo numero di successi della SBS
in quest’anno, compreso lo smantellamento di un giro di contrabbando
nella Bosnia nord-orientale, parte dei cui profitti si ritiene abbiano
finanziato sospetti criminali di guerra in fuga.
La situazione della SIPA, etichettata come la "FBI bosniaca”, è
anch’essa messa in discussione dagli esperti, che dicono che essa è
rimasta sulla carta fin dai suoi inizi nel 2002.
"La SIPA e il ministero della sicurezza non funzionano realmente," ha
detto Avdic. "Ancora più importante, non hanno ottenuto nessun
risultato concreto da che sono state istituite ufficialmente."
Precedentemente nel corso di quest’anno, all’IWPR è stata mostrato un
organigramma che mostrava nel dettaglio la distribuzione del futuro
personale della SIPA – il 75 per cento del quale doveva essere
assegnato alla protezione dei VIP e al lavoro amministrativo, con solo
una piccola percentuale dedicata ad investigare sul crimine organizzato.
"Io non penso che la struttura sia corretta," ha detto un consigliere
dell’EUPM che ha chiesto di non essere nominato. “Se si tratta della
Bosnia che combatte il crimine organizzato, allora la SIPA non dovrebbe
spendere tante delle sue risorse per proteggere politici e dignitari
locali."
Muehlmann ha detto a IWPR che la struttura organizzativa della SIPA è
cambiata dalla redazione di quel documento, e che ora essa avrebbe
dipartimenti per la raccolta di informazioni sul crimine e sulla
finanza, come anche per i crimini di guerra. Ma ha ammesso che il
grosso dello staff operativo rimane nell’unità di protezione dei VIP.
La struttura della polizia bosniaca – che attualmente consiste in 19
forze separate al servizio di due diversi ministeri dell’interno, uno
per entità – è la prossima della lista, per una riorganizzazione.
Ashdown ha ordinato che un singolo ministero dell’interno, a livello
statale, sia stabilito entro la fine di quest’anno. In preparazione a
questo, ha annunciato in luglio la formazione di una commissione che
deciderà se le forze di polizia separate della Federazione e della RS
saranno disciolte o solamente subordinate al ministero centrale.
Ha spiegato la logica della riorganizzazione della polizia in termini
duri: "Al momento, il crimine organizzato sta prevalendo in questo
paese. Le forze di polizia di Bosnia ed Erzegovina sono divise, hanno
troppi effettivi e troppo poche risorse.... I criminali di Bosnia ed
Erzegovina sono uniti, ben forniti, e operano impunemente attraverso le
frontiere."


Sospensione del giudizio o incredulità?

"Il crimine organizzato pone una seria minaccia all’integrazione della
Bosnia" ha detto Doris Pack, un influente membro tedesco del Parlamento
Europeo. "Ci sono molti criminali al potere, così è difficile per la
polizia bosniaca onesta agire da sola."
Con la riforma della polizia bosniaca ancora in corso, parte del
compito di combattere il crimine organizzato dovrà sicuramente
ricadere, per qualche tempo a venire, sui suoi sostenitori europei.
Gli Europei hanno la volontà di farlo?
"Io non sono convinto dell’EUFOR," ha detto Neven Kazanovic, un
analista della sicurezza per il parlamento bosniaco. "L’EUFOR non è
guidata dagli americani, ed è stato dimostrato qui in Bosnia – durante
la guerra e la missione di peace-keeping delle NU – che le forze a
guida europea non avevano la volontà di affrontare i criminali di
guerra e le loro mafie."
Comunque, un funzionario dell’UE ha detto a IWPR che l’EUFOR sta
anticipando proprio questo tipo di visione negativa di una missione a
guida europea – e che azioni concrete saranno intraprese per mostrare
ai bosniaci che questo vuole dire fare sul serio.
"Io mi aspetto una grande operazione dell’EUFOR qui in Bosnia, qualcosa
che mostri i muscoli, perché la UE ha un problema di credibilità qui, e
ne è consapevole," ha detto il funzionario, che ha chiesto di rimanere
anonimo.
Slatina teme che non riuscendo a mettere la lotta alla mafia sulla
lista di obiettivi dell’EUFOR si invieranno segnali sbagliati ai
funzionari locali che vogliono arginare il problema ma sono attualmente
troppo intimoriti per farlo.
"L’omicidio di Jozo Leutar ha inviato un univoco messaggio a tutti i
funzionari bosniaci col fegato di andare contro al crimine organizzato,
ha detto Slatina.
"Leutar iniziò le sue indagini dopo forti incoraggiamenti da parte dei
funzionari internazionali. Ma i funzionari non ci furono quando ebbe
bisogno di loro. E nonostante le promesse internazionali del contrario,
il suo assassinio rimane insoluto.”
"Io credo che sia assolutamente chiaro qual’è il messaggio più forte."


Hugh Griffiths è coordinatore investigativo dell’IWPR. Nerma Jelacic è
direttore nazionale per la Bosnia di IWPR. I praticanti di IWPR Aida
Alic, Aida Sunje e Ilda Zornic hanno contribuito a quest’inchiesta come
parte del loro apprendistato al giornalismo d’inchiesta presso IWPR


Vedi anche: Inchiesta: i boss della narco-mafia in BiH
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/3659

Resent-From: balcani @...
Da: "Davide Bertok"
Data: Lun 13 Dic 2004 19:25:09 Europe/Rome
A: balcani @...
Oggetto: (Fwd) URANIO IMPOVERITO UNO STUDIO DELLA UNIVERSITA' DI
BELGRADO
Rispondere-A: balcani @...


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Date forwarded: Mon, 13 Dec 2004 15:59:53 +0100
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To: disarmo @...
From: rossana
Subject: URANIO IMPOVERITO UNO STUDIO DELLA UNIVERSITA' DI
BELGRADO
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Le note che seguono derivano dallo studio FR YUGOSLAVIA REPORT del
Federal Ministery for Development Science and the Enviroment della
Serbia) è stato pubblicato alla fine del 2000 a firma del Prof. Nada
Sijapic, e da note di analisi dell'autore -
<http://xoomer.virgilio.it/fernandotermentini/curriculum.htm> Fernando
Termentini - che è un esperto di bonifica anche nel settore NBC.

L'Università di BELGRADO ha sviluppato una analisi su quanto rilevato
sul territorio a seguito dei bombardamenti della NATO sul territorio
serbo, molti dei quali utilizzando Uranio Impoverito.

In estrema sintesi lo studio ha proceduto attraverso :
* l'analisi ambientale dei maggiori siti industriali e militari
della Serbia bombardati dalla NATO con aramneto convenzionale e con il
DU;
* l'influenza che questi bombardamenti hanno avuto sulla qualità
delle falde dei bacini dei fiumi : Danubio, Velika Moldava e Lepenica;
* l'impatto ambientale che questi bombardamenti hanno avuto in
particolare per gli aspetti biologici.

Il documento in questione deve considerarsi come uno studio parallelo a
quello effettuato dal "Balkan Task Force (BTF) della Nato che ha
operato sotto l'egida del "United Nation Enviroment Programme (UNEP)",
ed ha esteso l'analisi su altri siti della Serbia, del Kosovo e della
Bosnia Herzegovina, dove è stata rilevata l'utilizzazione di Uranio
Impoverito (DU).

I contenuti del rapporto sono per taluni aspetti preoccupanti e
nonostante che sia stato redatto sotto il controllo accademico
dell'università devono essere approfonditi, valutati e comparati con
quanto allo stato attuale noto e comparato con altri indagini nel
settore.

La materia, peraltro, è ancora oggetto di una nuova indagine
scientifica e di una valutazione di un'apposita Commissione
Parlamentare per cui anticipare conclusioni seppur personali o
pubblicizzare dati presi in "valore assoluto" sugli effetti diretti
ed indiretti dell'Uranio Impoverito può essere in qualche modo
fuorviante e dannoso ai fini dei risultati scientifici che si intende
raggiungere.

Scambiarsi opinioni e pareri non è comunque assolutamente fuorviante ma
concorre sicuramente a configurare nel migliore dei modi un problema
così complesso come quello dell'inquinamento ambientale di aree "post
belliche" dove il DU ha un ruolo importante ma non rappresenta il solo
elemento inquinante.

Infatti, sicuramente i metalli pesanti, le polveri di piombo, rame,
alluminio, le componenti aromatiche degli esplosivi e gli ossidi di
uranio se inspirati od ingeriti non hanno effetti salubri.

Se poi entrano a contatto delle falde acquifere o si inseriscono nel
circuito alimentare attraverso gli ortaggi, la carne ed il latte, i
danni fisici possono essere incrementati e raggiunge livelli di
guardia.

Sono fenomeni inquinanti però sotto taluni aspetti controllabili e per
taluni aspetti arginabili, ma devono essere noti. Per farlo non bisogna
essere condizionati dall'approccio arrogante di chi, nel dubbio, non
lascia spazio ad ipotesi e non verifica ed approfondisce le cause di
particolari eventi.

In attesa quindi di arrivare ad una pubblicazione ragionata, lo
scrivente invita chi fosse interessato a discuterne a raggiungerlo
attraverso i contatti telematici a premessa di ogni possibile
divulgazione futura che sarà attuata non appena sarà ultimata la
verifica dei dati.

L'indagine scientifica, sviluppata dall'Università di Belgrado, è stata
sviluppata attraverso un rigoroso metodo di lavoro che in
sintesi ha previsto :
* Campioni di acqua e di terreno di aree bombardate, prelevati
durante l'attacco e/o immediatamente dopo il primo attacco.
* Rilevamento dei danni forestali subiti in occasione agli attacchi
con il prelevamento di campioni di terreno e di alberi distrutti.
* Rilevamenti fotografici subito dopo l'attacco ed in tempi
successivi delle aree forestali ed agricole che hanno subito un attacco.
* Diametro e profondità dei crateri provocati dalle bombe di
aereo e/o proiettili in generale.
* Dove possibile, monitoraggio di alcune specie di animali
stanziali nelle aree oggetto di attacco.

Cerchiamo ora di approfondire la tematica del DU tralasciando gli
aspetti di fisica nucleare del problema trattati in altre pagine di
questo sito (ritorna ad Home).

COSA E' L'URANIO IMPOVERITO (DU - URANIO - 238) ??

L'Uranio Impoverito è un combustibile delle centrali nucleari . Il
suo utilizzo genera una grande quantità di scorie radioattive il cui
stoccaggio e smaltimento risulta molto difficile. Nel 1980 negli Stati
Uniti sono state pubblicate ricerche scientifiche che portavano alla
conclusione che era necessario fermare la produzione di uranio
impoverito in quanto le discariche di scorie radioattive avevano una
emissione che eccedeva mensilmente i 150 micro Ci, limite massimo
stabilito dalla normativa di sicurezza internazionale.

Questa emissione corrisponde a quella di

387 g di DU.

ogni colpo da 30 mm di DU pesa 298 grammi

Limitandoci ad approfondire le caratteristiche fisiche del DU e
l'incidenza inquinante che l'Uranio 238 può produrre nell'ambiente
possiamo sottolineare alcuni parametri che dovrebbero rappresentare il
modello principale di riferimento per qualsiasi approfondimento di
indagine sugli possibili effetti e conseguenti danni che il DU può
produrre nell'immediato e nel medio e lungo termine.

In particolare :
* L'Uranio Impoverito è un materiale ad elevata densità e nel
momento che brucia lascia residui radioattiva e di elevata tossicità
chimica.
* Il DU è un materiale altamente pirofilo e quando brucia raggiunge
temperature elevatissime (3000 ° C ) in un intervallo di tempo
brevissimo.
* Quando il DU colpisce un ostacolo resistente si crea
un'elevatissima temperatura ed il 10% di materiale brucia
immediatamente mentre un altro 70% della massa complessiva si trasforma
in aerosol con particelle di 5 micron che possono essere inspirate con
estrema facilità.
* All'atto della combustione e della frammentazione si ha una
trasformazione in ossido di uranio sempre in particelle finissime ad
elevata tossicità chimica.
* Le particelle polverizzate in presenza di vento possono essere
trasportate anche ad una distanza di 40 km dal punto dove è avvenuto
l'impatto.
* L'Uranio-238 e gli ossidi di uranio sono molto solubili in acqua.
* Le microparticelle diluite in acqua possono essere facilmente
assorbite dalle piante e dagli animali e quindi entrare nella normale
catena alimentare.
* Le particelle radioattive e gli ossidi nel tempo possono
provocare gravi malattie come forme cancerogene mortali in particolare
con forme leucemiche, ai polmoni ed alla vescica.
* La pericolosità dell'inquinamento chimico rispetto a quello
radiologico è molto accentuata per cui inspirare e/o ingerire
direttamente od attraverso acqua e cibi inquinati ossidi di uranio è
molto più pericoloso rispetto agli effetti prodotti dalle radiazioni.
* Il DU è altamente pirofilo. Qualora, quindi, sia mescolato ad
altri ordigni bellici non esplosi (UXOs) o mine destinati ad essere
distrutti secondo le normali tecniche di bonifica (cariche esplosive),
all'atto del brillamento innesca un processo "catalizzante" sulla
temperatura istantanea. Ne consegue una rapidissima trasformazione del
DU in ossidi di uranio alla stessa stregua di quanto avviene nel
momento di un impatto contro superfici dure e la trasformazione degli
altri metalli in particelle sferiche da "fusione". Queste particelle
insieme all'ossido di uranio produce un elevatissimo inquinamento
ambientale ad altro rischio per gli esseri umani.

IPOTESI DI IMPIEGO DI MUNIZIONAMENTO AL DU

Testimonianze e studi riferiscono che una consistenze utilizzazione di
munizionamento al DU è stata fatta nel corso della Prima Guerra del
Golfo in particolare sulle colonne corazzate irachene in ritirata dal
Kuwait , e nei Balcani.

In particolare per l'utilizzo dei Balcani da diverse fonti emerge che
in Serbia ed in Kosovo e prima in Bosnia Herzegovina, è stato
utilizzato munizionamento al DU dall'aereo A10/A con il cannoncino da
30 mm. (munizioni API PGU-14/B). Durante la guerra, truppe
specializzate NBC dell'esercito della Serbia hanno monitorato
l'utilizzo dell'Uranio 238, e risulta che ne è stato fatto massivo
impiego il 18 aprile 1999 ai confini della regione di Bujanovac ed il
30 maggio 1999 nell'area di Cape Arza nella penisola di Lustice. Infine
successivamente nella zona della Vranije.
Alla fine della guerra è stata approfondita l'indagine ed è stato
rilevato che l'Uranio 238 è stato utilizzato dalla Nato anche in molte
altre parti della Serbia , in partire lungo il 44° parallelo
all'interno del territorio del Kosovo - Metohia, in altri sette siti
della Serbia ed in un sito del Montenegro.

In totale è stato stimato che in Serbia siano stati utilizzati dai 3000
ai 5000 proiettili al DU sparati dallo A10/A, per l'equivalente di
circa 1-1,5 tonnellate di Uranio 238 e dei sui sottoprodotti
contaminanti.

SOGGETTI A RISCHIO DI CONTAMINAZIONE

Un'analisi dei 10 principali punti nei quali sono state evidenziate le
possibili e principali caratteristiche inquinanti dell'Uranio - 238,
porta a determinate conclusioni deduttive che dovrebbero rappresentare
il punto di partenza di ogni possibile indagine sulle conseguenze
dannose dell'DU e dei suoi derivati sull'uomo.

In particolare le categorie a rischio sulle quali dovrebbe essere
concentrata l'attenzione e dalle quali sarebbe opportuno ricavare la
campionatura per lo sviluppo di indagini scientifiche sono tre,
rispettivamente rappresentate da :

militare/i o il civile/i che si trovassero coinvolti in un attacco
portato con munizionamento al DU e nelle immediate vicinanze del punto
di impatto del munizionamento : sarebbero destinati a respirare gli
ossidi di uranio e le particelle di DU radioattivo;

personale militare e/o civile impegnato nelle operazioni di bonifica di
UXOs e di mine non conoscendo l'utilizzazione di munizionamento al DU :
sarebbero destinati a respirare gli ossidi di uranio e le particelle
sferiche dei metalli pesanti provocate dalla fusione alle elevate
temperature delle componenti metalliche degli UXOs e delle mine:

personale destinato a percorrere aree dove si siano depositati ossidi
di uranio o nanoparticelle di DU : sarebbero destinati a respirare gli
ossidi di uranio e le particelle di DU radioattivo.

Esistono inoltre episodi recenti della guerra in IRAQ che potrebbero
offrire immediati spunti di indagine alla luce di quanto negli anni è
maturato in tema di conoscenza sugli effetti diretti ed indiretti del
DU.

Per esempio e non a caso dovrebbero essere rilevati i siti contro i
quali è stato impiegato il fuoco terrestre dei carri armati Abrams e
possibilmente controllare a distanza di una anno ha respirato a suo
tempo polveri per impatto o per trasformazione in ossido di uranio.


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IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
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LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
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http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)

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Milosevic (francais / italiano)

1. LA TESTIMONIANZA DI PRIMAKOV (ex primo ministro dell'URSS)
Témoignage de Evgueni Primakov (ancien premier ministre Russe)

2. LA NATO SI RIFIUTA DI PRODURRE DOCUMENTAZIONE SUL KOSOVO
L'OTAN n'ouvrira pas ses archives

3. RESPINTE LE DIMISSIONI DELL' "AVVOCATO" DI MILOSEVIC
La démission des avocat de Milosevic refusée


Fonti:

http://www.ansa.it/balcani
ANSA
http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/messages
Liste est gérée par des membres du Comité de Surveillance OTAN.


=== 1 ===

MILOSEVIC: TPI, EX PREMIER URSS PRIMAKOV DIFENDE SLOBO

(ANSA) - L'AJA, 30 NOV - Slobodan Milosevic non progettava di creare 
una Grande Serbia ricorrendo alla forza. Lo ha sostenuto l'ex primo 
ministro russo Ievgheni Primakov testimoniando oggi davanti al 
Tribunale penale internazionale (Tpi) per la ex Jugoslavia. ''Quando ho 
chiesto a Milosevic se pensava di costituire una grande Serbia mi ha 
risposto con un 'no' detto in maniera enfatica'', ha riferito Primakov, 
parlando di un incontro avuto con l'allora presidente jugoslavo, l'8 
gennaio del '93, quando era in corso la guerra di Bosnia-Erzegovina. 
L'ex premier sovietico ha aggiunto che Milosevic gli spiego' che ''un 
tale progetto poteva essere realizzato in teoria solo mediante un bagno 
di sangue e che questo non era il suo obbiettivo''. Primakov e' uno dei 
numerosi testimoni citati da Milosevic a sua difesa nel processo in 
corso dal febbraio del 2002 davanti al Tpi. Slobo e' accusato di 
genocidio, crimini di guerra e contro l'umanita' nell'ambito di un 
progetto tendente a riunire tutti i serbi della ex Jugoslavia in un 
unico grande stato. (ANSA). VS
30/11/2004 11:09

---

LA HAYE, 30 nov (AFP)

Milosevic ne voulait pas d'une Grande Serbie, assure Evgueni Primakov

Slobodan Milosevic ne voulait pas créer une Grande Serbie par la force, 
a assuré mardi l'ancien Premier ministre russe Evgueni Primakov, témoin 
à décharge dans le procès de l'ex-président yougoslave, accusant 
"l'Ouest" d'avoir voulu affaiblir la Serbie.

"Quand je lui ai demandé (à Slobodan Milosevic) s'il caressait le plan 
de créer une Grande Serbie, il m'a répondu non de manière emphatique", 
a assuré M. Primakov en se référant à une rencontre entre les deux 
hommes, le 8 janvier 1993, alors que la guerre de Bosnie-Herzégovine 
(1992-1995) faisait rage.

M. Primakov, avant de devenir Premier ministre de 1998 à 1999, était à 
cette époque ministre des Affaires étrangères de la Russie, pays qui a 
toujours manifesté une grande proximité avec la Serbie. C'est en tant 
que ministre des Affaires étrangères qu'il a suivi les conflits 
yougoslaves des années 1990 pour lesquels est accusé M. Milosevic.

"Il m'a dit qu'une telle idée ne pourrait être réalisée en théorie 
qu'au prix d'un immense bain de sang et qu'il n'était pas prêt à faire 
cela", a ajouté l'ancien Premier ministre russe devant le Tribunal 
pénal international (TPI) pour l'ex-Yougoslavie.

"Il n'avait aucun plan et n'a conduit aucune action pour créer une 
Grande Serbie", a-t-il affirmé.

Le procureur accuse Slobodan Milosevic d'avoir participé à une 
entreprise criminelle commune qui avait pour but de créer par la force 
une Grande Serbie qui aurait réuni tous les Serbes de l'ex-Yougoslavie 
dans un même Etat ayant pour capitale Belgrade.

Afin de réaliser cet objectif, les forces serbes ont mené des campagnes 
de nettoyage ethnique notamment en Bosnie-Herzégovine et en la Croatie, 
selon l'accusation. Les territoires ainsi "purifiés " de leurs 
populations non-serbes auraient été rattachés à cette Grande Serbie.

Selon M. Primakov, "l'Ouest" croyait fermement en cette théorie 
contrairement à la Russie.

Il a accusé "l'Ouest" d'avoir oeuvré tout au long des années 1990 à 
l'affaiblissement de la Serbie.

M. Primakov a également accusé l'Armée de libération du Kosovo 
(ancienne guerrilla albanaise) d'être à l'origine des violences au 
Kosovo à la fin des années 1990, et non pas la Serbie.

Selon lui, les puissances occidentales ont ensuite soutenu l'UCK à 
l'initiative de l'Allemagne "qui voulait voir les Albanais du Kosovo 
travaillant en Allemagne rentrer chez eux".

L'ancien Premier ministre russe n'a cependant pas abondé totalement 
dans le sens de M. Milosevic lorsque celui-ci a accusé les frappes de 
l'Otan d'avoir provoqué la fuite de tous les réfugiés du Kosovo en 1999.

"Il y avait aussi d'autres raisons", a tempéré M. Primakov tout en 
estimant que les frappes avaient accéléré l'exode. M. Primakov a 
reconnu des "excès" du côté des forces serbes même s'il a refusé de 
parler de politique générale incitant à la violence au Kosovo.

M. Milosevic répond de plus de 60 chefs d'accusations de génocide, 
crimes contre l'humanité et crimes de guerre pour son rôle dans les 
trois conflits majeurs qui ont déchiré l'ex-Yougoslavie: Croatie 
(1991-1995), Bosnie (1992-1995) et Kosovo (1998-1999). Ces guerres ont 
fait plus de 200.000 morts. Il risque la prison à vie.

La présentation de sa défense, après celle de l'accusation, a débuté 
fin août 2004. M. Milosevic a retrouvé son droit à conduire ses 
interrogatoires lui-même.

Généralement enclin à se plaindre des contraintes de temps, l'ancien 
président s'est engagé à respecter les délais qui lui ont été impartis, 
s'étonnant mardi même de "la générosité" des juges.

---

http://fr.rian.ru/rian/
index.cfm?prd_id=427&msg_id=5154978&startrow=1&date=2004-12-
01&do_alert=0

Derrière de nombreux événements en Ukraine, il y a l'Occident

LA HAYE, 1er décembre - de notre correspondant Andrei Poskakoukhine. 
Evgueni Primakov, président de la Chambre de commerce et d'industrie de 
Russie, estime que derrière de nombreux événements en Ukraine il y a 
l'Occident.

Au cours d'un entretien avec le correspondant de RIA-Novosti, il a 
qualifié d'"irréfléchie" la position de ceux qui ne tiennent pas compte 
de l'opinion de l'Est de l'Ukraine sur l'élection présidentielle.

"Ceux qui prétendent faire triompher la justice ne tiennent pas compte 
de la partie de l'Ukraine qui crée plus de 79 % du PIB", estime Evgueni 
Primakov.

"A mon avis, c'est une position irréfléchie qui est, malheureusement, 
soutenue par l'Occident", a dit Evgueni Primakov.

Selon lui, ceux qui la partagent ne comprennent pas que cette position 
peut entraîner "non seulement la division de l'Ukraine, mais qu'elle 
peut aussi avoir des effets négatifs sur la Russie".

"En même temps, les désaccords entre la Russie et l'Occident 
s'accentuent. Qui en a besoin?" a-t-il ajouté.

Evgueni Primakov a dit qu'il n'était pas enclin à tracer un parallèle 
entre les événements des années 1990 en Yougoslavie et les événements 
actuels en Ukraine.

A son avis, le démembrement de la Yougoslavie a eu lieu, pour 
l'essentiel, à cause des élections de 1990 auxquelles la Ligue des 
communistes de Yougoslavie (LCY) a subi un échec en Slovénie, en 
Croatie, en Bosnie et en Macédoine.

"Ces quatre républiques étaient prêtes à se détacher de la Yougoslavie 
sous les drapeaux d'autres partis, a fait remarquer Evgueni Primakov. 
La LCY a conservé ses positions en Serbie et au Monténégro". Selon lui, 
c'était la cause de "l'attitude idéologique" envers Slobodan Milosevic.

Evgueni Primakov cite un autre trait distinctif des événements 
yougoslaves: l'Etat s'est scindé en Yougoslavie, car il était 
multinational.

"Des processus tout à fait différents se produisent en Ukraine", a-t-il 
souligné.

Evgueni Primakov est intervenu mardi en qualité de témoin à décharge au 
procès intenté contre Slobodan Milosevic par le Tribunal pénal 
international pour l'ex-Yougoslavie.

---

http://fr.rian.ru/rian/
index.cfm?prd_id=427&msg_id=5175713&startrow=1&date=2004-12-
06&do_alert=0

MOSCOU, 6 décembre - RIA Novosti. Au mois de janvier 1993, Slobodan 
Milosevic m'avait dit qu'il n'avait pas pour objectif de créer une 
Grande Serbie. Il était conscient qu'une telle entreprise provoquerait 
un bain de sang. Si jamais elle pouvait être réalisée, a déclaré 
l'académicien Evguéni Primakov, président de la Chambre de commerce et 
d'industrie de Russie, au cours d'une interview accordée au programme 
"Post-Scriptum" de la Troisième chaîne de télévision. Evguéni Primakov 
est récemment rentré des Pays-Bas où il est intervenu devant le 
Tribunal pénal international pour l'ex-Yougoslavie (TPIY) de La Haye en 
qualité de témoin de la défense dans le cadre du procès de 
l'ex-président yougoslave, Slobodan Milosevic.

J'ai exposé son rôle dans l'adoption du plan Vance-Owen, qui avait été 
débattu pendant la conférence de Genève où Slobodan Milosevic s'était 
rendu sur l'insistance de la Russie. Et là il avait imprimé un tournant 
dans la situation. Avant lui la délégation de la République de Serbie 
avait repoussé l'aménagement constitutionnel prévu par ce plan. A 
Genève il avait même été impossible d'entamer les débats sur la 
répartition territoriale. Après l'arrivée de Slobodan Milosevic la 
situation avait changé du tout au tout, a dit Evguéni Primakov.

Evoquant ses entretiens avec Slobodan Milosevic, l'académicien a 
indiqué que dans la prison il s'était entretenu avec lui pendant près 
de six heures. Avant de le rencontrer il avait été fouillé à trois 
reprises et était passé par quinze portes.

Selon Evguéni Primakov, Slobodan Milosevic est d'attaque et a bon 
moral. Il m'a dit qu'il se sentait mieux quand on lui permettait de 
défendre sa position, surtout en public, a relevé le président de la 
Chambre de commerce et d'industrie de Russie.

A propos des raisons qui l'ont incité à intervenir en qualité de témoin 
à décharge au procès, Evguéni Primakov a déclaré que pour lui c'était 
un devoir civil et aussi le désir de défendre la justesse de la 
politique étrangère appliquée à l'époque par la Russie.

Selon l'académicien, c'est un procès-réquisitoire, tout le montre. Avec 
les autres témoins russes nous avons fait le maximum pour que le procès 
soit équitable, a souligné Evguéni Primakov.

Celui-ci a annoncé qu'il était intervenu au sujet de deux épisodes 
concernant l'évolution des événements d'abord en Bosnie et ensuite au 
Kosovo, parce que justement à cette époque il était à la tête du 
Service de renseignement extérieur et que par la suite il avait été 
ministre des Affaires étrangères et chef du gouvernement.

Evguéni Primakov a tenu à préciser qu'il avait largement utilisé des 
documents officiels, les sténogrammes de ses conversations 
téléphoniques avec le vice-président américain Gore, avec le président 
Chirac, avec les premiers ministres italien et britannique, ainsi que 
les enregistrements de multiples conversations avec Slobodan Milosevic. 
Par conséquent, les versions anglaises de ces documents fournies au 
TPIY ne relèvent absolument pas de la propagande, a dit Evguéni 
Primakov pour résumer.


=== 2 ===

TPI: SEGRETO NATO PER LA PRIMA VOLTA ALL'ESAME DEI GIUDICI

(ANSA) - L'AJA, 1 DIC - Il Tribunale penale internazionale (Tpi) per 
l'ex Jugoslavia ha cominciato oggi ad esaminare per la prima volta il 
rifiuto della Nato e di alcuni membri dell' Alleanza di fornire 
documenti chiesti dalla difesa di un imputato con la motivazione di 
voler preservare il segreto difensivo. La difesa dell'ex generale 
Dragolijub Ojdanic, che ha guidato l'esercito jugoslavo durante la 
guerra del Kosovo e che e' tra gli imputati della corte dell'Aja, ha 
chiesto al Tpi di costringere la Nato e una decina di paesi membri a 
fornire le registrazioni delle conversazioni dell'accusato o in cui 
Ojdanic e' stato semplicemente citato nel periodo tra gennaio e giugno 
1999. Finora nessun giudice aveva accettato di venir incontro alle 
richieste della difesa, ritenendo di maggiore importanza il segreto 
difensivo invocato dalla Nato. (ANSA). RED-VS
01/12/2004 20:05

---

La défense du général Ojdanic demande les archives de l'OTAN (B92 News 
1/12/04)

Le Tribunal de La Haye a commencé une discussion de 3 jours sur la 
demande des avocats de l'ancien chef d'état-major de l'armée yougoslave 
Dragoljub Ojdanic d'avoir accès à des documents de l'OTAN sur le 
conflit du Kosovo. La défense demande l'accès à tous les documents de 
la période entre janvier et juin 1999, la période des crimes pour 
lesquels Ojdanic a été inculpé par le tribunal. La demande inclut de 
l'information de renseignement et des transcriptions de communications 
téléphoniques interceptées. La défense assure que des déclarations 
officielles de l'OTAN ont indiqué que de tels documents existent, dont 
une déclaration de Wesley Clark, alors commandant de l'OTAN, selon 
laquelle les rapports de renseignement ont été une importante 
composante de la guerre du Kosovo. L'ex-procureur du TPI Louise Arbour 
a également dit que la mise en accusation de Milosevic pour crimes au 
Kosovo était basée sur une importante documentation rendue disponible 
par les services de renseignement britanniques. (...) La défense croit 
que l'ouverture des archives pourrait prouver qu'il n'y avait pas de 
plans d'expulsion des Albanais du Kosovo, une des accusations à 
l'encontre d' Ojdanic, Milosevic, l'ancien président serbe Milan 
Milutinovic, l'ancien vice-premier ministre Nikola Sainovic et 4 hauts 
officiers qui n'ont pas encore été arrêtés. Des représentants des USA, 
Royaume-Uni, Canada, France, Allemagne, Pays-Bas, Turquie et Bosnie 
participeront au débat. D'autres pays membres de l'OTAN ont fait des 
présentations écrites, mais n'assisteront pas au débat.

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Pourquoi l'OTAN n'ouvrira pas ses archives
(B92 News 2/12/04)

La Haye - Le débat continue sur la demande de la défense de Dragoljub 
Ojdanic que l'OTAN donne l'accès à ses archives des attaques sur la 
Yougoslavie en 1999. (...) La demande a déjà été rejetée par les 
Pays-Bas, le Canada et le Royaume-Uni. Les représentants de l'OTAN 
argumentent que « Si la défense veut certains documents, elle doit 
spécifier l'information, les conversations et les gens, plutôt que 
faire une expédition de pêche et demander l'accès libre à la 
documentation sans savoir ce qu'elle contient » et que l'ouverture des 
documents a des implications de sécurité nationale qui ne peuvent être 
ignorées. Peter Robinson, conseil de défense d'Ojdanic, dit que les 
rapports d'experts et les déclarations de l'OTAN et du Tribunal de La 
Haye indiquent que les archives des pays pourraient contenir une grande 
quantité d'information obtenues par des écoutes et d'autres méthodes de 
renseignement et que la défense pense qu'ils pourraient montrer 
qu'Ojdanic n'a participé à aucun plan d'expulsion des Albanais du 
Kosovo, ni commis de crimes de guerre. (...)


=== 3 ===

Le mardi 07 décembre 2004

La démission des avocat de Milosevic refusée

Agence France-Presse

La Haye

La chambre d'appel du Tribunal pénal international (TPI) pour 
l'ex-Yougoslavie a repoussé mardi la demande de démission des avocats 
affectés d'office à Slobodan Milosevic contre son gré.

«Il n'a pas été établi de bonnes raisons justifiant le retrait des 
défenseurs», écrit la chambre dans sa décision. «Au contraire, la 
chambre continue à penser que la présence d'un avocat commis d'office 
est fondamentale pour assurer une procédure équitable et rapide».

«Il est donc dans l'intérêt de la justice qu'une défense soit assignée 
à l'accusé et qu'elle ne soit pas autorisée à démissionner», 
poursuivent les juges.

Le 2 septembre dernier, après de nombreuses interruptions du procès 
causées par la santé chancelante de l'ex-président yougoslave, ses 
juges lui ont assigné deux avocats commis d'office. Ces derniers 
devaient mener les interrogatoires des témoins, M. Milosevic n'étant 
autorisé qu'à poser quelques questions supplémentaires.

Le 1er novembre, la Cour d'appel, saisie par ces avocats, a décidé que 
Slobodan Milosevic pourrait assurer lui-même sa défense, tant que sa 
santé le lui permettrait, mais qu'il devrait néanmoins garder ses 
défenseurs.

Entre ces deux décisions, le 27 octobre, les deux avocats britanniques 
Steven Kay et Gillian Higgins avaient demandé à être démis de leurs 
fonctions en estimant qu'ils ne pouvaient pas accomplir leur tâche, 
faute d'un minimum de coopération de l'accusé, qui refuse toute 
communication.

(srpskohrvatski / italiano)

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Lunedi, 6. 12. 2004.

Le conseguenze della povertà, guerre e la vita poco sana, saranno
evidenti nei prossimi due decenni.

La Serbia morente

E’ previsto l’aumento degli ammalati di cancro, tubercolosi, diabete e
psicosi.
Una persona su tre soffre di problemi cardiaci e cardiovascolari. Allo
stress sono sottoposti 37% della popolazione.
Soltanto 18% delle persone sono fisicamente attive per mezz’ora al
giorno, mentre 44% della popolazione è obeso.

Nonostante che a tutti ci sembrasse, che, in generale, siamo già
ammalati a morte, con della gente che muoia dal cuore e cancro ad ogni
angolo, che i suicidi e le disturbi psichiatrici siano in aumento, con
virus che arrivino da tutte le parti – secondo le dichiarazioni dei
medici, il periodo di ammalamenti vero e pieno, doverebbe ancora
arrivare. Le consequenze della povertà, guerre e la vita poco sana,
saranno davvero evidenti nei prossimi due decenni.

E’ un fatto ben noto che dalle malattie cardiache e cardiovascolari, in
Serbia, ne soffra una delle tre persone adulte, mentre queste malattie
cardiovascolari rappresentano il 60% di tutte le malattie in corso.
Siccome i fumatori consistono quasi 50% della popolazione adulta, che
allo stress è sottoposto il 37%, che il pesce trova il posto nella
dieta per quattro volte annue medie, mentre la carne e grassi ne fanno
parte quotidianamente, che la frutta e verdura rappresentano soltanto
il 5% dell’alimentazione, che soltanto 18% delle persone sono attive
fisicamente per mezz’ora al giorno, mentre 44% della popolazione è
obeso (i dati dell’istituto "Batut"), che d’ipertensione soffre il 24%
- negli anni successivi ci attende una valanga delle malattie cardiache
con la relativa presenza sempre maggiore tra i giovani.

Bisogna tener conto che questo comportamento a rischio è il fattore che
incide allo sviluppo delle molte altre malattie; per es. al diabete di
cui ne sono ammalati cca 400.000 persona in Serbia, dove già 120.000
sono sottoposte ai trattamenti con l’insulina – e di cui si ammaleranno
altre persone.

I rischi dalle malattie infettive

Secondo i rilevamenti degli epidemiologisti, per fortuna,, queste non
sono in aumento. Nell’ambito delle suddette malattie, le cifre sono
invariate o poco salite, ma siccome ce ne sono tanti insediamenti
abitativi non igienici, e lavarsi le mani è un evento raro (71% delle
persone entrando in casa, prima dei pasti 88%, dopo l’uso del gabinetto
92/), come popolazione siamo molto suscettibili alle malattie trasmesse
tramite il contatto. Le malattie trasmesse per via del rapporto
sessuale e tramite sangue in genere, sono in aumento. In Serbia ci sono
100.000 persone malate d’epatite C, cca 1.800 con l’infezione HIV- dai
quali muore cca 30 persone ogni anno.

Riguardo delle malattie maligne (rappresentano la 2. causa di morte con
17,4%), secondo il Dr. Slobodan Cˇikaric´, presidente della Società
serba per la lotta contro i tumori, a causa dei bombardamenti con dei
missili ad uranio impoverito, possiamo prevedere un’esplosione di
queste malattie nei prossimi 10-15 anni. Sono già resi noti dei
risultati di ricerca svolta da parte dell’organizzazione
non-governativa "Milosrdni an?eo" (n.b. del traduttore: in inglese
“Mercifull Angel” – era il nome dell’intervento NATO contro la Serbia
nel 1999) che dimostrano che già ora il numero degli ammalati dal
cancro a causa dell’uranio, sia aumentato per 200%. Dr. Cˇikaric´
commenta, che, presi in considerazione questi dati, non siamo neanche
in grado ad immaginare “che cosa accadrà”.

Perfino l’Organizzazione Mondiale per la Salute, ha lanciato dei moniti
che il numero degli ammalati colpiti di questa malattia, nel 2002. sarà
raddoppiato rispetto alla situazione nel 2002. La maggior parte degli
ammaliamenti succederà nei paesi poveri e in via di sviluppo, cui
appartiene SMN. Negli ultimi dieci anni da noi, il numero dei malati di
cancro è salito per il 20% (nel 2002: cca 22.000 d’ammalati 'nuovi',
ufficialmente). Per via del fumo, l'alimentazione poco sana e tempo di
vita, è prospettato l'aumento di quantità dei tumori dei polmoni, del
colon ed intestino, del seno e utero. Dati i tempi d'attesa per delle
radiazioni, con queste cifre dei malati e senza eventuale potenziamento
nelle attrezzature mediche, il destino sarà veramente colorato di nero.

Dopo le malattie provoccate dai tumori, la prossima causa della morte
sono gli incidenti stradali. Come il ministro della sanità serba aveva
esposto recentemente, la quantità degli incidenti stradali si è più che
duplicata nel periodo tra 1992. e 2002. - salendo dai 27.000 a 60.000
casi annui, con cca 1.500 persone che in questo modo perdono la vita.
Quattro o cinque cittadini muoiono ogni giorno negli incidenti stradali.

Non siamo messi per niente meglio con delle malattie polmonari, dato
l'emergere della tubercolosi. Sebbene nei primi anni '90, come ha
dichiarato Dragica Pesˇut dall'Istituto per le malattie polmonari e
tubercolosi, da noi fosse riscontrata la diminuzione dei casi di
tubercolosi, il numero degli ammalati è in stagnazione, mentre dal
Ministero dichiarano che sia in leggero aumento, il che è veramente
preoccupante. Sono registrati 3.000 malati ogni anno, mentre nell'anno
scorso sono morte 254 persone. Per via delle maggiori migrazioni e
della povertà, la tubercolosi è evidentemente ridiventata la malattia
fattiva.

Purtroppo, sempre più spesso risconteremo delle malattie renali, data
la pessima qualità d'acqua potabile in molte zone (Zrenjanin, Kikinda,
Kraljevo, Vranje, Loznica). Ai nefrologi sono ben note queste zone da
cui proviene un numero sempre maggiore di persone sottoposte alle
procedure di regolare dialisi - "il trattamento del rene artificiale").
Ce ne sono almeno 3.500 di tali persone in Serbia. Secondo gli ultimi
dati dell'Associazione dei Nefrologi, con 1.200-1.300 casi nuovi e con
700- 800 pazienti delle dialisi che muoiono, ogni anno. Circa 1300
persone attendono il trapianto, mentre ne vengono compiuti soltanto 50
annualmente.

Gli psichiatri avvertono: Più della metà della nazione è nervoso.

Gli psichiatri nostri e stranieri, avvertono che già nel 2020, la
depressione diventerà la seconda causa della morte. In via generale, le
malattie psichiatriche da noi sono già in aumento. Gli esperti
dichiarano che questo non ci dovrebbe sorprendere più di tanto, dati i
tempi in cui viviamo.
Soltanto nei ultimi tre anni, secondo i dati dell'Istituto per la
salute mentale, il numero dei disordini mentali, è cresciuto per 12%.
Si stima che ogni decimo cittadino soffrirà di qualche tipo di disturbo
mentale, mentre altri dichiarano che loro rappresentano il 20% di tutte
le malattie presenti, e gli altri aggiungono che ne sono la causa della
morte per il 10%. Soltanto in Belgrado vengono registrate cca 200.000
visite al psichiatra ogni anno.
Secondo quanto esposto dalla Dr.Ivana Dimitrijevic´, direttore
dell'Istituto per le malattie neuropsichiatriche "Dr Laza Lazarevic´",
loro ricoverano d'urgenza tra 25 a 30 persone al giorno, ed incirca
9.000 persone ogni anno, con cca 4.500 persone curate nei servizi
ospedalieri. Jasna Milankovic´ dall'Ente per Dati Statistici della
Serbia, afferma che ce n'erano 1.381 suicidi in Serba nell'anno scorso,
vale a dire che almeno tre persone si suicidano ogni giorno.
La ricerca scientifica di "Batut" dimostra che il 44% di nostra
popolazione abbia i sintomi depressivi, l'insonnia 24%, la neurosi 62%,
e lo stress alto 10%. Perciò la rilevazione sull'aumento degli
consumatori dei sedativi non è per niente sorprendente, che il consumo
dell'alcool supera per ben tre volte il consumo di latte, che una
persona su quattro non definisce dannoso l'alcool. Nello stesso modo
non sorprende l'informazione dall'Istituto per le malattie di
tossicodipendenza, che il numero delle persone rivoltesi al medico, sia
aumentato per 10%.

I fatti

* 200.000 visite psichiatriche annue
* Tre persone si suicidano ogni giorno
* 100.000 persone ammalate d’epatite C
* 400.000 malati di diabete
* 120.000 persone sottoposte al trattamento con insulina
* Tre mila ammalati nuovi di tubercolosi ogni anno
* 800 persone curate in dialisi, muoiono ogni anno

Le cause della morte nel 2003.

* malattie cardiovascolari 55,2 %
* tumori 18,4 %
* le cause scarsamente definite
* gli incidenti e gli avvelenamenti 3,7
* le malattie respiratorie


Danijela Stanimirovic

(traduzione di DK, per usi senza scopo di lucro)


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Ponedeljak, 6. 12. 2004.

Posledice siromaštva, migracija, ratova i nezdravog života u naredne
dve decenije postaće zaista vidljive

Srbija na samrti

* Očekuje se porast broja obolelih od raka, tuberkuloze, dijabetesa i
psihoza.
* Od bolesti srca i krvnih sudova boluje svaki treći čovek, pod stresom
37 odsto ljudi.
* Svega 18 odsto pola sata dnevno fizički aktivno, a gojazno je 44
odsto populacije


Iako se možda svima čini da smo, u globalu, mrtvi bolesni, da ljudi
umiru od srca i raka na svakom ćošku, da je samoubistava i
psihijatrijskih poremećaja sve više, da virusi stižu sa svih strana,
prema rečima lekara, pravi period oboljevanja tek stiže jer će
posledice godina siromaštva, migracija, ratova, sukoba i potpuno
nezdravog života u naredne dve decenije postati zaista vidljive.

Već je poznata činjenica da u Srbiji od bolesti srca i krvnih sudova
boluje svaki treći odrasli čovek i da kardiovaskularne bolesti čine 60
odsto ukupnog broja bolesti, ali budući da gotovo polovina odraslog
stanovništva puši, da je pod stresom 37 odsto stanovništva, da ribu u
proseku jedemo četiri godišnje, a meso i masnoće gotovo svaki dan, da
je voće i povrće čine svega pet odsto ishrane, da je svega 18 odsto
stanovništva pola sata dnevno fizički aktivno (podaci Instituta
"Batut"), da problem gojaznosti ima 44 odsto populacije, a povišenog
krvnog pritiska 24 odsto, narednih godina očekuje nas prava poplava
srčanih bolesti i to sve više među mladima.

Imajući u vidu da je ovakvo rizično ponašanje faktor rizika za mnoge
druge bolesti, pa i nastanak dijabetesa (od kog sada boluje u Srbiji
oko 400.000 osoba, a 120.000 je već na insulinu), od kog će takođe sve
više biti obolelih.

Što se tiče malignih bolesti (koje su na drugom mestu po smrtnosti sa
17,4 odsto), prema rečima dr Slobodana Čikarića, predsednika Društva
Srbije za borbu protiv raka, u narednih deset do 15 godina možemo
očekivati čitavu eksploziju ovih bolesti zbog ispaljivanja raketa sa
osiromašenim uranijumom u toku bombardovanja. Već su objavljeni
rezultati istraživanje nevladine organizacije "Milosrdni anđeo" koji
pokazuju da je već sada, zbog uranijuma, broj obolelih od raka uvećan
za 200 odsto, a dr Čikarić je izjavio da, imajući u vidu ovakve
podatke, ne možemo ni da zamislimo "šta će da bude".

Čak je i Svetska zdravstvena organizacija upozorila da će 2020. godine
broj obolelih od ove opake bolesti biti udvostručen u odnosu na 2002. i
da će najveće oboljevanje biti u siromašnim i zemljama u razvoju kojima
pripada i SCG. Kod nas je, prema podacima "Batuta", za poslednjih deset
godina broj obolelih od raka veći za 20 odsto (u 2000. godini oko
22.000 novoobolelih, zvanično). Zbog upotrebe duvana, nezdrave ishrane
i brzog tempa života očekuje se porast broja raka pluća, debelog i
tankog creva, kao i raka dojke i materice. S obzirom na to koliko se i
sada čeka na zračenje, sa očekivanim brojem obolelih, bez nove opreme
crno nam se piše.

Kod nas se odmah iza malignih bolesti, kao uzrok smrtnosti nalaze
saobraćajne nesreće. U Srbiji je, kako je nedavno saopštio i ministar
zdravlja saopštio, broj nesreća na putevima od 1992. do 2002. godine
više nego udvostručen, jer je sa 27.000 porastao na 60.000 godišnje, a
oko 1.500 ljudi kod nas godišnje na taj način izgubi život. Svakog dana
u saobraćajnim nesrećama strada četiri ili pet građana.

Što se tiče plućnih bolesti, ni tu ne stojimo sjajno jer je
tuberkuloza, sudeći po podacima, počela da se vraća. Iako je u ranim
devedesetim beležen pad slučajeva tuberkuloze kod nas, poslednjih
nekoliko godina, kako je rekla Dragica Pešut iz Instituta za plućne
bolesti i tuberkulozu, broj obolelih stagnira, u Ministarstvu kažu i da
blago raste, što je zaista zabrinjavajuće. Kod nas se godišnje
registruje oko 3.000 novoobolelih, a prošle godine umrlo je 254 osoba.
Zbog sve većih migracija i siromaštva tuberkuloza je očito postala
ponovo aktuelna bolest.

Nažalost, sve češće ćemo se suočavati i sa bubrežnim bolestima, budući
na loš kvalitet vode u mnogim krajevima (Zrenjanin, Kikinda, Kraljevo,
Vranje, Loznica). Nefrolozi već poznaju ova endemska područja iz kojih
dolazi sve veći broj onih završavaju na programu redovne dijalize -
"tretman veštačkog bubrega). Takvih je najmanje 3.500 u Srbiji, a prema
podacima Udruženja neforloga, svake godine ima od 1.200 do 1.300 novih,
a godišnje umre od 700 do 800 pacijenata na dijalizi. Na
transplantaciju kod nas čeka oko 1.300 ljudi, a godišnje se obavi svega
50.

Psihijatri upozoravaju: Nervozno više od pola nacije

I naši i strani psihijatri upozoravaju da će već 2020. godine depresija
postati drugi uzrok smrti. Uopšte psihijatrijske bolesti su već sada
kod nas u porastu što, kako kažu stručnjaci, uopšte ne treba da nas
iznenađuje, s obzirom na to u kakvom vremenu živimo.
Kod nas je već u poslednje tri godine, prema podacima Instituta za
mentalno zdravlje, broj mentalnih poremećaja porastao za 12 odsto.
Procenjuje se da će svaki deseti stanovnik imati neki mentalni
poremećaj, neki kažu da psihičke bolesti čine oko 20 odsto svih
ostalih, a treći da su uzrok smrti u deset odsto. Samo u Beogradu se
beleži oko 200.000 poseta psihijatru godišnje.
Institut za neuropsihijatrijske bolesti "Dr Laza Lazarević", prema
rečima direktora dr Ivana Dimitrijevića, dnevno urgentno zbrine od 25
do 30, godišnje oko 9.000 osoba, a oko 4.500 osoba bude na bolničkom
lečenju tokom godine. Jasna Milanković iz Republičkog zavoda za
statistiku kaže da je prošle godine bilo 1.381 samoubistvo u Srbiji,
što znači da se svakog dana ubiju najmanje tri čoveka.
Istraživanja "Batuta" pokazuju da 44 odsto naše populacije ima
depresivne simptome, nesanicu 24 odsto, nervozu 62, a izražen stres 10
odsto. Stoga uopšte ne iznenađuje i podatak iz istraživanja da raste i
broj korisnika sredstava za smirenje, kao i to da se alkohol uzima tri
puta više nego mleko i da svaka četvrta osoba ne misli da je alkohol
štetan. Zato i ne iznenađuje podatak Zavoda za bolesti zavisnosti da je
broj onih koji su se već obratili lekaru zbog alkohola veći za deset
odsto.

Činjenice

* 200.000 poseta psihijatru
* Tri čoveka izvrše samoubistvo svakog dana
* 100.000 obolelih od hepatitisa Ce
* 400.000 obolelih od šećerne bolesti
* 120.000 osoba na insulinu
* Tri hiljade novoobolelih od tuberkuloze
* 800 osoba na dijalizi umre za godinu dana

Uzroci smrtnosti u 2003.

* bolesti krvotoka 55,2 odsto
* tumori 18,4
* nedovoljno definisana stanja
* povrede i trovanja 3,7
* bolesti respiratornog sistema

Rizični za zarazne bolesti

Kad je o zaraznim bolestima reč, tu, na sreću, bar tako kažu
epidemiolozi, nema iz godine u godinu više obolelih. Brojke su
otprilike iste ili nešto malo veće, ali budući da imamo mnoštvo
nehigijenskih naselja i da retko peremo ruke (po ulasku u kuću 71 odsto
građana, pre jela 88 odsto, a posle toaleta 92), veoma smo rizična
populacija za mnoge kontaktom prenosive bolesti. Što se tiče seksualno
i krvlju prenosivih bolesti i tu je sve više obolelih. U Srbiji ima oko
100.000 obolelih od hepatitisa Ce, oko 1.800 zarađenih HIV-om, od kojih
godišnje umre oko 30.

Danijela Stanimirović

UNA MACROSCOPICA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI


“Yukos, investitori attenti!”
di Stefano Carrer

Un grido di dolore, un avvertimento agli investitori internazionali, un
appello al cancelliere tedesco Schroeder: la holding Menatep,
principale azionista di Yukos, spara tutte le cartucce a disposizione
per rilanciare la pressione internazionale sul presidente russo Putin e
ostacolare il suo piano per incamerare il principale asset della
società finita sull’orlo della bancarotta. La controllata
Yugansneftegaz dovrebbe andare all’asta domenica prossima per ripagare
parte del debito fiscale gonfiato fino a 24 miliardi di dollari (nel
quadro della campagna del Cremlino contro il fondatore Mikhail
Khodorkovsky, finito in carcere) e sarà acquistata con tutta
probabilità dal colosso pubblico Gazprom: a quel punto Putin avrà
serrato la presa statale sul cruciale settore energetico. Con intere
pagine pubblicitarie su “Il Sole-24 ore”, il “Financial Times”, il
“Wall Street Journal Europe” e “Handelsblatt”, la holding che possiede
il 61% di Yukos si dichiara vittima di un esproprio e dichiara che la
vendita “costituisce una macroscopica violazione dei diritti umani”
(...)

Da “IL SOLE-24 ORE” del 15 dicembre 2004

segnalato da Mauro Gemma

(english / italiano)

IL PONTE SULLA DRINA


Su "The Observer" del 12/12/2004 e' apparso un articolo da Visegrad
(Bosnia-Erzegovina), nel quale si accusano i serbi (e chi altrimenti?)
di incuria riguardo al famoso ponte sul fiume Drina, di epoca ottomana,
immortalato dal grande scrittore jugoslavo Ivo Andric.
Il ponte e' infatti in condizioni di degrado, e ne' la Repubblica
Srpska ne' la Federazione croato-musulmana ne' la Repubblica di
Bosnia-Erzegovina hanno i soldi per restaurarlo (per tacere degli
occidentali, troppo impegnati a pagare le missioni militari). La colpa,
percio', viene assegnata ai serbi.

Il Professor J. P. Maher, storico, ha pero' fatto notare la malafede
dell'articolista Peter Beaumont, il quale si e' "dimenticato" di
scrivere che nel 1992 a Visegrad il monumento a Ivo Andric fu fatto
saltare in aria dal musulmano Murat Sabanovic. Attivisti musulmani
minarono anche la diga idroelettrica sulla Drina, minacciando di
ammazzare decine di migliaia di persone, di tutte le etnie.

(a cura di I. Slavo)

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Battleover the bridge of lost souls

Serbian authorities accused of neglect as monument to massacre of
Muslims during war in Bosnia crumbles

Peter Beaumont in Visegrad
Sunday December 12, 2004
The Observer

It is possibly Europe's most gruesome bridge. Its foundations, legend
has it, are built on the bodies of murdered twins. For more than four
centuries it has been the scene of beheadings, of slow impalements on
its low, stone balustrade, and massacres.

The most recent was in 1992, during the war in Bosnia when Serb
paramilitaries flooded the pretty little town of Visegrad to kill its
men and rape its women. They slaughtered some of their Muslim victims
on the bridge, pushing the bodies into the green waters below.

Its violent history was traced in a book for which the town's most
famous resident, Bosnian Serb writer Ivo Andric, won the Nobel prize
for literature.

Now the bridge over the river Drina, a 171m-wide span of limestone
which gave its title to Andric's book, is in danger of imminent
collapse. And like so many things in Bosnia since the end of the war in
1995, its survival has become politicised.

It has been in peril before. The span and several pillars were
dynamited and partially destroyed in the First and Second World Wars
(and then rebuilt). But nothing before has threatened the whole
structure with collapse.

Built between 1571 and 1577 by the Ottoman Empire's most famous
architect, Kodza Mimar Sinan, to link Bosnia with Istanbul, the bridge
is under attack by the river itself.

The pillars supporting the 11 arches have been eroded and cracked,
while badly undertaken repairs to the cobbled road that crosses the
bridge have allowed rain to seep in and freeze, pushing the vast stone
blocks apart.

'According to our preliminary investigations,' said Amra
Hadzimuhamedovic, chairwoman of the Bosnian government's Commission to
Preserve National Monuments, 'it can collapse at any time.'

In the former Yugoslavia, even almost 10 years after the end of the
fighting between Bosnians, Croats and Serbs, monuments to sectarian
cultural identity are the subject of fierce debate - the bridge's
Koranic inscriptions have been defaced with blue paint.

Hadzimuhamedovic says the Serb authorities in Republika Srpska, the
almost exclusively Bosnian Serb political entity comprising the east of
the country, don't see repairing the bridge as a priority.

She suggests that there are some in the government of Republika Srpska
- which, with the Bosnian-Croat federation, makes up the second layer
of administration - who do not want to repair historic monuments that
do not speak exclusively to Serbian and Orthodox culture.

The bridge is the ultimate expression of the mixing of cultures and
ethnicity that offends those who still believe in racial separation.
For although it is an Ottoman bridge, it was commissioned by Grand
Vizier Mehmet Pasha Sokolovic, a Serb, taken from his family as a
child, who rose to one of the most powerful positions in the Ottoman
Court.

What is certainly true is that there is no money in the coffers of
Republika Srpska to undertake repairs, and little more in the budget of
the Bosnian government.

But many Bosnian Serbs are campaigning most vigorously for the bridge
to be saved. Ljubomir Mutapcic, an elderly journalist is one. His flat
overlooks the bridge and he knows every moment of its history. 'You
know the legend of the bridge?' he asks. He tells the story told in
Andric's book. How when the bridge was being built the river would
sweep it away until the two human sacrifices were put in its
foundations. 'The bridge has had to have its victims, to stand up,' he
says.

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John Peter Maher wrote:

Sirs/Madames

re December 12, 2004
The Observer. Battle over the bridge of lost souls

"Serbian authorities accused of neglect as monument to massacre of
Muslims during war in Bosnia crumbles "

Peter Beaumont trips over his lies or sheer incompetence.

In 1992 in Visegrad the monument to Ivo Andric was was dynamited by
self-styled Muslim kamikaze Murat Sabanovic.

His unit also mined and attempted to blow up the hydroelectric dam on
the Drina, which would have killed tens of thousands of people,
including Muslims.

Yours faithfully

Prof. J. P. Maher

From: "CONTROPIANO" <cpiano @ tiscali.it>


COMUNICATO FINALE DEL CONVEGNO NAZIONALE

“MEDITERRANEO PARA BELLUM”

PISA, 11 E 12 DICEMBRE 2004


Realtà e soggetti sociali impegnati nel movimento contro la guerra, si
sono incontrati e confrontati a Pisa per discutere le possibilità e la
priorità della mobilitazione contro le basi militari USA e NATO nel
nostro paese.

Il movimento internazionale contro la guerra già nel FSM di Mumbay ed
in quello di Beirut hanno indicato la stretta connessione tra la
campagna per lo smantellamento delle basi militari con quella che
chiede il ritiro delle truppe e la fine della occupazione in Iraq e
Palestina.

Le basi militari rappresentano infatti l’elemento materiale della
complicità dell’Italia nella guerra. Da queste basi partono le armi di
distruzione di massa scaricate ieri sui Balcani, oggi in Medio Oriente,
domani nella regione caucasica e in Asia centrale.

Il grande Medio Oriente è il target dei progetti di destabilizzazione e
rapina delle risorse ma anche dell’escalation militarista, che vede
come protagonista l’amministrazione Bush ma in prospettiva anche
l’Europa del “soft power”.

La presenza delle basi militari concretizza l’integrazione dell’Italia
ai trattati militari sovranazionali, al dispositivo della guerra
infinita e determina la militarizzazione dei territori, dell’ambiente,
della società e dell’economia.

La riorganizzazione strategica della NATO in funzione della guerra
infinita assegna al nostro paese un ruolo centrale. I comandi militari,
i centri strategici delle comunicazioni, i porti d’attracco delle unità
navali nucleari vengono trasferiti dall’Europa centrale verso Sud. A
tale scopo si ampliano le basi militari in Puglia,Campania, Sicilia,
Sardegna, Toscana, Emilia Romagna, ma anche basi “storiche” come Aviano.

Per sbarrare il passo a questo processo occorre mettere in rete a
livello nazionale tutte le realtà locali già attive o aiutarle a
crescere. Passi in avanti in tal senso sono già stati avviati alla
riunione di Venezia del 14 novembre scorso. A questo intende
contribuire il convegno di questi giorni a Pisa. E’ necessario definire
un incontro nazionale di tutte le reti per discutere e decidere come
procedere unitariamente.

Lo smantellamento del sistema di guerra rappresentato dalle basi
militari può e deve diventare obiettivo qualificato e qualificante del
movimento contro la guerra. Lo chiedono le realtà locali da anni
impegnate su questo, lo chiedono le organizzazioni popolari nei paesi
attaccati o minacciati dai signori della guerra infinita.

L’obiettivo dello smantellamento delle basi militari deve entrare con
forza nell’agenda dei movimenti e della politica. In tal senso il
passaggio adeguato può rivelarsi una manifestazione nazionale che ponga
questo obiettivo nero su bianco. E’ una proposta che chiediamo a tutte
le realtà del movimento di prendere in esame. Chiediamo anche di
valutare la proposta che questa manifestazione si tenga,
significativamente, in una città del Sud, per mandare un segnale
adeguato alla posta in gioco.

La giornata di mobilitazione mondiale contro la guerra del 19 marzo può
raccogliere questa esigenza.

L’esperienza ci ha insegnato che senza investire i territori non c’è
partecipazione adeguata ma che senza mobilitazione nazionale non è
adeguata l’opposizione locale alle basi della morte. Perché le
complicità e i ricatti del sistema di guerra sono troppo forti.

La manifestazione nazionale dovrà proseguire con mobilitazioni
nazionali contemporanee davanti alle basi che mandino un segnale di
avvertimento ai comandi e ai governi locali, che espliciti come il
movimento non sia in ritirata ma stia ricalibrando la sua iniziativa
individuando tutte le complicità del sistema di guerra, a partire dalle
scelte in sede di comitati paritetici tra regioni e autorità militari.

 
CONTRO LA GUERRA GETTIAMO LE BASI

Pisa 12 dicembre 2004

Emil VLAJKI

1. KULTURNI GENOCID (2003)
2. NIJE SIJA NEGO VRAT
3. TEROR I PROSTITUCIJA
4. KOSMETSKE SALE ZA VELIKE I MALE

( source:
Srpska Informativna Mreza - srpski_put @...
http://www.antic.org/
Emil VLAJKI - vemil @... )


=== 1 ===

KULTURNI GENOCID

By Emil VLAJKI

Zlocinci svih vrsta vladaju na prostorima bivse Jugoslavije, a sadasnje
Srbije i Crne Gore. U okupiranom Kosmetu su i formalno na vlasti. Oni
mogu
mirne duse to ciniti, jer u ovoj zemlji kojoj se cak ni ime vise ne zna,
nema nikakvih opasnosti za njih. Cak i ako dopadnu zatvora, ubrzo su
pusteni
u ime "humanizma" i "demokracije". To je bio slucaj prije par godina sa
albanskim teroristima cji su zlocini nad srpskom populacijom bili
apsolutno
dokazani. Izgleda da nema opasnosti ni za narucioce ubistva Gavrilovica,
Djindzica, Buhe i ostalih politickih licnosti koje su stradale od pada
Milosevica.

Posebno mjesto u ovom njihalu strave zauzimaju usko-nacionalisticki
zlocinci koji se bjesomucno obaraju na civilno stanovnistvo i na njegov
kulturni identitet uzivajuci puno povjerenje "novih gospodara svijeta..
Kada
su Talibani, dok su bili na vlasti, dinamitirali fascinantne spomenike
drugih kultura u Afganistanu, svijet se zgrazavao. Ali, kada teroristi
na
Kosovu unistavaju kulturno blago Srba i samim tim zatiru njihovo
postojanje
i identitet, svijet suti nad ovim barbarstvom rijetko videnim u
historiji
covjecanstva. A "medunarodna zajednica", ne samo da suti vec i aminuje
kulturni genocid nad srpskim narodom.

Prisjetimo se slijedecih cinjenica. Okupacione trupe, navodno
Ujedinjenih
nacija a ustvari NATO-a, zauzele su Kosovo u junu 1999. godine kako bi,
eto,
garantirale multinacionalnost i medusobnu toleranciju populacija koje
zive
na tim prostorima. Mnogi misle da su natovci u tom pogledu lagali, "ali
nisu". Tocno je, doduse, da na Kosovu vise da i nema Srba, Crnogoraca,
Gorana, Roma i ostalih, ali zato ima Albanaca, Amerikanaca, Njemaca,
Engleza, Francuza, itd. "Multietnicitet" je, prema tome, "osiguran", a
sve
govori i u prilog tome, da se teroristicke grupe ("ciji je identitet
nepoznat") i Amerikanci, ne samo uzajamno toleriraju, vec i da se u
potpunosti slazu s obzirom na zlo koje cine, pa da cak i koordiniraju
njihove akcije usmjerene na izgon i ubijanje srpskog zivlja i na
unistavanje
njihovog kulturnog bica. Kako se i ne bi slagali, kada se Amerikanci
trse
rukama i nogama da stvore sve pretpostavke za "veliku Albaniju" i druge
islamske entitete na podrucju Balkana.

Od dolaska okupacionih trupa (KFOR-a) na Kosovo, 13 juna 1999. godine,
pracenih neizbjeznom "humanitarnom bagrom" (protektoratska
administracija,
medunarodna policija, nevladine organizacije, itd.), u toj srpskoj
pokrajini
je unisteno, dinamitirano, sruseno do temelja, preko 150 srpskih
pravoslavnih crkava. To je bogu za plakati kada se vide gomile kamenja
prosarane djelovima unistenih freski manastira koji su donedavna
spadali u
najveca kulturna blaga Evrope i svijeta.

I gle cuda! Pored sve te silne okupatorske voske i policije, ni u
jednom se
slucaju "nisu otkrili" teroristi, zlocinci koji su to uradili!!
Naravno, za
svo to vrijeme, na istim prostorima, nije ni jedna jedina damija
okrnjena.
Netko bi, uzimajuci u obzir ove cinjenice, prebrzo rekao: "Elementarno,
moj
dragi Wattson-e", misleci na albanske teroriste, ali bi se sustinski
prevario. Oni su, izvjesno je, dobrovoljni instrumenti ovog kulturnog
genocida, ali su naredbodavci drugdje i druge vrste. I tako, vjerovali
ili
ne, moramo se vratiti Hitleru i nacistickom periodu sa jednim primjerom
iz
nedavne proslosti.

Spaljivanje "Raspetog Kosova"

Kada je Hitler dosao na vlast, jednu od prvih stvari koje je uradio i
koja
je prestravila svijet, bilo je spaljivanje knjiga "nepodobnih autora"
ciji
humanizam nije odgovarao nacizmu. Bilo i ne ponovilo se, rekao bi
netko. Da,
ali to se je, po svemu sudeci, ponovilo, i to sasvim sluzbeno, u jednoj
od
najstarijih demokratskih evropskih zemalja, Engleskoj, na aerodromu
'Heathrow'. Neka citaoci sami izvuku zakljucke iz slijedecih cinjenica.

Dr Ljubisa Folic je profesor na Arhitektonskom fakultetu u Beogradu i
autor
sjajno ilustrirane monografije 'Raspeto Kosovo' ('Crucified Kosovo') u
kojoj
su paralelno dati potpuno ocuvani manastiri prije okupacije Kosova i
isti
objekti, razruseni, spaljeni od terorista nakon dolaska KFOR-a. Elem, u
junu
2002. godine, u suradnji sa Pravoslavnom eparhijom Rasko-Prizrenskoj,
on je
krenuo za Cikago JAT-ovim avionom ponijevsi sa sobom 1000 primjeraka
svoje
monografije (na engleskom) da ih podijeli tamosnjim Srbima. Dosavsi u
Cikago, nigdje njegovog prtljaga, ni licnog, ni cetiri paketa knjiga na
engleskom 'Raspetog Kosova'. Licni prtljag, ispreturan i poluunisten, je
nakon par sedmica dobio, ali ne i pakete s knjigama. Nakon izvjesnog
vremenskog zavlacenja, stvar je sluzbeno konacno "razjasnjena", o cemu
postoji potpuna dokumentacija. Naime, napisano mu je, da su sva cetiri
paketa sa knjigama 'Crucified Kosovo' bila "lose upakovana", da su se
"smocila po kisnom danu" i da su aerodromske vlasti sve knjige morali
unistiti!!! Autor ovih redova pretpostavlja, da je najracionalniji nacin
unistenja knjiga bio njihovo spaljivanje. Evo i zvanicnog JAT-ovog
objasnjenja:

"Konacno, bezbedonosne sluzbe (engleske, na aerodromu, E. Vlajki)
zahtevale
su od nasih kolega na aerodromu Heathrov da daju saglasnost da se
ovlazene
knjige i pocepane torbe uniste". (kurziv je moj, E.V.).

Lako je pretpostaviti sto se, ustvari, desilo. Engleske bezbjedonosne
sluzbe su vidjele naslov monografije 'Crucified Kosovo', otvorile
knjigu u
kojoj su ilustrirani zlocini "nepoznatih terorista" nad Srbima,
shvatili da
se sve to desavalo u prisustvu okupacionih snaga medu kojima su i
engleske
trupe i odlucili da svih hiljadu primjeraka monografije uniste. Dodatni
razlog za unistenje je vjerovatno bio i taj sto su Srbi vec bili
etiketirani
kao "losi momci", a takvi, prema pravilima satanizacije, ni na koji
nacin ne
smiju biti pretstavljeni kao zrtve "dobrih momaka" (Albanaca).

Naravno, zakon vjerovatnosti dozvoljava i da su sva cetiri paketa bila
lose
upakovana, da je kisa pljustala kao iz kabla, da se sve rasulo i
smocilo i
da bezbjednosne sluzbe nisu nista drugo mogle da urade nego da knjige
uniste. Ustvari, cudan je taj zakon vjerovatnosti. U jednoj pripovjetci
je
opisano kako su neke majmune naucili udarati po tipkama, i kako su ti
isti
majmuni, po istom zakonu vjerovatnosti, poceli tipkati kompletna
Dickens-ova
djela! Ocito se radilo o engleskim majmunima.

Zapadno-islamski teroristi i petokolonasi

Ustvari, sve je jasno. NATO-zemlje su obucavale i naoruzavale albanske
teroriste na svojim teritorijama, izvrsile teroristicki napad na
Jugoslaviju
i Srbiju, dozvolile, ako ne i inicirale, da se kosovski Srbi protjeraju
i
poubijaju, da se njihova kulturna bastina unisti. Oni su, sustinski,
pravi
teroristi. Oni su bombama, embargom i ucjenama unistavali Srbiju i
srpski
narod i nastavljaju sa pripremama za njegovo daljnje unistavanje. Oni
su u
Republici srpskoj zabranili neka Andriceva djela za skolsku lektiru, jer
ona, navodno siju medunacionalnu mrznju!. Oni su ti koji sufinanciraju
skolstvo u Srbiji i zahtjevaju da ono bude prilagodeno "zapadnim
standardima". A nasta ti "zapadni standardi" lice, govori nam slijedeci
primjer nedavno spomenut u jednom od mojih napisa.

Rambouillet je od zapadnih analiticara, od kojih mnogi nimalo ne
simpatiziraju Srbe, ocijenjen kao jedan od najprljavijih ultimatuma
historije postavljen nekoj drzavi kojeg ni jedna vlada na svijetu ne bi
prihvatila. Ali za pisce udbenika historije osmog razreda osnovne skole
(Beograd, 2001.), to je bio maltene fer prijedlog Zapada da se razrijesi
kriza na Kosovu!? Tko je jednu takvu svinjariju mogao napisati i
odobriti da
se predaje u skolama? Uostalom, evo i odgovarajuceg teksta:

"Novo zariste buknulo je na Kosovu i Metohiji. Zbog stalne napetosti u
ovoj
pokrajini bezbednost su odrzavale velike policijske i vojne snage
Republike
Srbije i SRJ.

U cilju resavanja ovih problema mirnim putem, pocetkom 1999. sazvana je
medunarodna konferencija u Rambujeu i Parizu. Konferencija je, uprkos
insistiranjima medunarodne zajednice da se pronade resenje, zavrsena
neuspehom. To je NATO-u dalo povoda da u prolece 1999. primeni silu i
napadne Jugoslaviju". (kurziv je moj, str. 205)

Ako ovo nije primjer kulturnog genocida nad srpskom djecom, onada je
autor
ovih redaka izgubio svaki smisao za razumijevanje i utvrdivanje
realnosti.

Naravno sve je jasno i vidljivo kao na dlanu. Zapadni terorizam,
islamski
terorizam, kvislinski terorizam i mafijaski terorizam su u ovoj zemlji
neodvojivo povezani. Pitanje je, koji je to donji prag dostojanstva
ispod
kojeg srpski narod ne ce pristati da se dalje srozava?

P.S. Ovo je kompletna verzija jednog clanka djelomicno objavljenog u
Borbi
2003.


=== 2 ===

Da: "ANTIC.org-SNN"
Data: Lun 6 Dic 2004 04:20:06 Europe/Rome
Oggetto: [srpski_put] Nije sija nego vrat... By Emil VLAJKI

NIJE SIJA NEGO VRAT

"Na papiru mrtvo slovo, Na Zapadu nista novo".

By Emil VLAJKI

Pocnimo sa sijom i sa vratom konstatirajuci da americka mondijalizacija
postaje sve duhovitija, barem sto se tice pojavnosti. Tako se, na
primjer, u
BiH desila ovih dana najkvalitativnija promjena nakon prelaska covjeka u
majmuna: EUFOR je zamijenio SFOR! Ili, drugim rijecima, europska armija
je
zamijenila americku! Sta ce jadni Jenkiji. Sve veci broj drzava se
povlaci
iz Iraka, a oni moraju ocuvati ostvarenu demokraciju u toj zemlji. Do
sada
su, u ime prava covjeka pobili 100.000 irackih civila. Za novih 100.000,
treba im dodatak vojnika. A posto u BiH nema dovoljno nafte, onda nema
ni
potrebe da oni tamo budu, prebacuju se u Irak, a prepustili su njihovim
evropskim vazalima da se oni rvu sa bosanskim medvjedima.

Ali dobro! Europejci su sada u BiH. I posto nemaju pametnijeg posla,
drze
se one nase narodne : 'Besposlen pop i jarice krsti'. U tom smislu,
zamislite sto ce biti prvi cilj europskih okupatora! Da uhvati dva
najveca
svjetska kriminalca nakon Dzingis Kana, Napoleona i Milosevica:
Karadzica i
Mladica! I tu su buducu akciju nazvali:'Operacija Vaterlo' ! Srbi bi na
ovo
morali biti ponosni, jer na Vaterlou je pobijedjena citava jedna armija
:
francuska, dok se ovdje radi samo o dvije osobe bez ikakve vojske !
Nisu se
Srbi uzalud hvastali svojim junastvom posto je sad jasno da ih se svi
boje!
Ipak, ima tu jedna zackoljica : Sto ce biti, ako Karadzic i Mladic
pobijede
na ovom drugom Vaterlou ? I tako dolazimo do najvaznije tocke u nasim
razmatranjima : Prijem Turske u Europu.

Svjetski komentatori su razlicito tumacili ovaj potez Europske Unije i
svi
su se, naravno, varali. Europa zeli prikljuciti Tursku, ne iz
politickih,
ekonomskih i slicnih razloga, nego zato jer se boji Karadzica i Mladica.
Mlada europska armija od nekoliko milijuna vojnika se osijeca
nespremnom za
tako tesku konfrontaciju sa dvojicom Srba, pa trazi dodatne turske trupe
koje imaju visestoljetno iskustvo sa ovom vrazjom nacijom. Uz tako
ozbiljne
pripreme, mozda i uspiju pobijediti, odnosno pohvatati lukave zlocince
svemirskih razmjera, djavo bi ga znao.

I dok se Europa sprema na najtezu bitku u svojoj historiji, Karla del
Ponte
nastavlja sa humoristickim izjavama. Najnovija glasi : « Optuzila bih ja
NATO za ratne zlocine prilikom napada na Jugoslaviju 1999., ali NATO,
kako
je bezobrazan, ne zeli da mi dostavi odgovarajucu dokumentaciju (sic) »
!!!
Mozda se ova izjava djelomicno odnosi i na moju malenkost koja se
usudila da
doticnu tuziteljku okrivi kao srbomrsca i da ona krivicno zbog toga
odgovara. Ali sada je jasno da nisam bio u pravu, jer je del Ponte
istinski
nezavisna, neprostituirana osoba bez ikakve veze sa Amerima i puna je
dobre
volje. Eto, ona bi hrabro nesto uradila, ali, kao za inat, nema
dokumentacije ! Medjutim, ima tu jedan nerazjasnjeni detalj. Posto je
dala
pohapsiti najveci dio srpskih rodoljuba i strpala ih u Hag, tko joj je
za te
osobe davao odgovarajucu dokumentaciju ? Jer nije vrag da ona
jednostavno
laze, da optuzuje i da daje hapsiti Srbe bez ikakve dokumentacije i da
tek
naknadno dolazi do iste ; ili, bolje receno : Da tek naknadno
falsificira
istu ?!

Doduse, kada se radi o Srbima i njihovoj pretjeranoj spremnosti za
kolaboraciju sa Hagom, svasta je moguce. Tako je Hag optuzio Srbe za
masakr
od 6200 nenaoruzanih muslimana-muskaraca, ali Srbi ko Srbi, brojka im je
bila malena. Tako je najnovija americka ekipa ekipa na vlasti u
'Republici
srpskoj' rekla nedavno: Jok, pobili smo osam tisuca nenaoruzanih
muslimana,
a ne sest ili sedam. Na koncu konca, ako su Srbi u Srbiji priznali da su
trpali pobijene muslimane iz Bosne i Albance sa Kosova u stotine
navodnih
hladnjaca, spaljivali ih u Borskim rudnicima i zakopavali u masovnim
grobnicama na Batajnici, sto ne bi i Srbi iz Bosne bili jednako iskreni
pa
cak i nadmasili svoju bracu s one strane Drine?

A i u samoj Srbiji je humoristicki veselo. Po prvi put u svjetskoj
povijesti, jedna vlada, srpska, se se ponasa krajnje demokratski i kao
takova sluzi kao primjer svim drugim vladama na zemaljskoj kugli. Na
primjer, pred njom se nedavno postavio skoro nerazrjesiv problem : dali
ono
malo Srba sto je ostalo na Kosmetu treba da glasa unutar albanskog
parlamenta i da tako aminuje antisrpske zakone, ili ne ? I tako, pola
srpske
vlade je kazalo Srbima 'glasajte', a druga polovica 'nemojte glasati'!
Drugim rijecima, kad Ameri sluzbeno porucuju, 'mora se glasati', Tadic i
Draskovic kao visoko kvalificirane americko-srpske papage ponavljaju :
'mora
se glasati'. Ili, Ameri porucuju 'treba pohapsiti sve Srbe koji su nam
se
suprotstavljali', a doticna dvojica pjevaju u horu : 'Svi optuzeni
srpski
rodoljubi se moraju pohapsiti i poslati u Hag, inace ce nas Ameri
ukinuti',
i tako dalje. I tako je dio Srba obogatio nauku : ornitologiju, sa novom
vrsti ptica. Do sada su, naime, u svijetu postojale dvije vrste papiga :
amazonske i africke, a odsada su njima pridodate i americko-srpske.

Ove papige imaju cudnu osobinu. Krijeste kada bi trebalo da sute
igrajuci se
dvorskih luda, a sute kada bi trebalo da progovore. Tako se u ovom
casu, u
Sandzaku dogadja isto ono sto se nekad dogadjalo na Kosmetu : Muslimani
kupuju srpsku zemlju, Srbima se prijeti, fizicki ih se napada, itd. A
papige
sute li, sute. U Vojvodini, tamosnji se Madjari zale europskim
komisijama
kako Srbi vrse pravi genocid nad njima, te da im je gore nego nekada
Albancima na Kosmetu, a papige ni da zucnu. U juznom dijelu uze Srbije,
Medvedji, Bujanovcu i Presevu, Albanci su preuzeli svu vlast i rade sto
hoce, a papige nikako da progovore.

Za nadati se, da ce se jednog dana pojaviti nova vrsta srpskih ptica
koja ce
reci da su sija i vrat ista stvar, koja ce demistificirati Srebrenicu,
koja
nece htjeti ni po koju cijenu da suradjuje sa zlocinackim institucijama
i
osobama kao sto su Haski tribunal i K. d. P., koja ce odlucno doviknuti
:
'Dosta sa komadanjem Srbije' te 'Kosmet je nas i spremni smo da ga svim
sredstvima branimo' i koja ce se razracunati sa americko-srpskim
papigama
koje su jos uvijek na vlasti. Srpskom je narodu, ako zeli da prezivi,
hitno
potreban novi proljetni pjev i stinska borba za povrat vlastitog
dostojanstvo i integriteta.

Sretna nova !


=== 3 ===

Da: "ANTIC.org-SNN"
Data: Gio 9 Dic 2004 23:33:56 Europe/Rome
Oggetto: [srpski_put] TEROR I PROSTITUCIJA... By Emil VLAJKI

TEROR I PROSTITUCIJA

By Emil VLAJKI

Americki teror vlada Europom i posebno Balkanom. Pocelo je sa raspadom
SSSR-a. Kina je tada bila preslaba, a arapske zemlje razjedinjene.
Jedino se
ujedinjena Europa mogla ozbiljno suprotstaviti americkoj dominaciji.
Amerika
je nasla nacin kako da se privremeno suprotstavi europskom ujedinjenju.
Provocirala je, uz pomoc Njemacke, Austrije i Vatikana, seriju
balkanskih
ratova i preko NATO-a vojno zavladala «starim kontinentom». Jedini
bastion
otpora bila je srpsko-crnogorska federacija koja je cak, mada uz teske
posljedice, vojno odoljela agresiji 19 najjacih zemalja na svijetu. Ono
sto
nisu u potpunosti uspjeli silom, postigli su lukavstvom i
potkupljivanjem.
Prouzrokovavsi ubistvo jednog bivseg komunistickog rukovodioca kako bi
naskodili tadasnjem sistemu, a u jesen, zavrsno sa oktobrom 2000.,
prljavo
se mijesajuci u izborni proces jedne suverene zemlje, srusili su
Milosevica
i uspostavili vlastitu marionetsku ekipu. Baza za djelovanje je bila
Cileanska, a danas iste metode primjenjuju na neke bivse republike
SSSR-a,
ukljucujuci Ukrajinu.

Drugim rijecima, nakon «oktobarske revolucije» (Kostunicin izraz),
Jugoslavija je postala jedna od banana-republika americke imperije.
Prostituirana ekipa na vlasti je uvela totalitarnu vlast pod krinkom
parlamentarne demokracije. Ta ista ekipa je, za saku dolara, u
potpunosti
slusala «sugestije» americkih naredbodavaca, a ni danas nije situacija
sustinski bolja. Americke institucije: Medjunarodni monetarni fond i
Svjetska banka namecu ovom podrucju drakonsko-pljackaske zakone.
Tvornice i
prirodna bogatstva S.i C.G. se prodaju u bescjenje stranim kompanijama.
Bankarski sistem je namjerno unisten. Odliv «mozgova» se nastavlja a oni
koji ostaju moraju se prostituirati da bi mogli prezivjeti.
Nezaposlenost je
na nivou od preko 40%.

Zakon vise ne postoji. Ustav i sudstvo su postali ruglo. Ne zna se ni
pravi naziv zemlje koji se mijenja po zelji svjetskih mocnika. Pravi
zakonodavci su u «Bijeloj kuci» a njihove se naredbe sprovode uz pomoc
korumpiranih intelektualaca, te NATO i domace policije. Kao nekada na
divljem Zapadu, ljudi se bez ikakvog pravnog osnova kidnapiraju i
izrucuju
Hagu. Oni koji postaju nezgodni za postojeci teroristicki sistem, kao
sto je
to bio slucaj sa Djindjicem, bivaju ubijeni, bez obzira na «prethodne
zasluge». I dok se srpski patrioti, kidnapiraju, zatvaraju i ubijaju ili
navode na samoubistvo, oni koji su ilegalno bombardirali ovu zemlju,
razarajuci skoro iskljucivo civilne objekte, koji su radioaktivno i
kemijski
zatrovali vodu zemlju i zrak, takvi zlocinci mirno setaju Srbijom i
Crnom
Gorom uz sve drzavnicke pocasti. Eto na sto se svodi perverzni humanizam
naseg doba.

Slobodna stampa je mrtva. Za vrijeme Miloseviceve «diktature», 90%
stampe je bilo u rukama opozicije. Sadasnja stampa izrazava prvenstveno
misljenja «Velikog Brata». I to radi s razlogom, posto je najveci dio
medija
(in)direktno financiran proamerickim parama. Pravi gospodari stampe su
«humanitarci» kao na pr. Amerikanac Soros cije su proalbanske pozicije
opcepoznate. Postoje i poludrzavne (pro)americke institucije koje
financiraju medijske projekte u S. i C.G. s tim sto se prilikom konkursa
sredstva daju onima koji postuju «zapadne standarde», ideoloske,
ekonomske,
itd.! U takvoj situaciji, novinarima, osim prostitucije, ne preostaje
mnogo
izbora. Uz «svjetski poznate» novinare koji su besramno blatili vlastitu
zemlju, kao onaj iz Kraljeva, oni koji najvise sataniziraju svoj narod
su
«intelektualci» koji su na celu «humanitarnih organizacija» i koji su
prakticno portparoli «Bijele Kuce» i NATO-a.

Obrazovanje je spalo na niske grane. U skolama je dogmatski marksizam
zamijenjen americkim neoliberalizmom. Po Orvelovim receptima, historija
se
radikalno mijenja. Komunizam je proglasen za izvor svih srpskih nevolja.
Kapitalizam i Zapad su, po novom ucenju («peto evandjelje»), izvor svega
dobrog i naprednog. Rasprodaja zemlje, ukidanje besplatnog zdravstva i
skolstva, zamrzavanje nadnica, stanje masovne nezaposlenosti i teske
bijede,
su odsada najvise vrijednosti S. i C.G. Osnovno i srednje skolstvo koje
je
dobrim dijelom finacirano od Zapada doslo je na ponizavajuci nivo
uvodeci
samodemonizaciju kao uvjet vlastitog opstanka. Tako u udzbeniku
historije
osmog razreda osmogodisnje za 2002. godinu je stajalo kako je Rambuje
bio
pruzena sansa Srbima od strane Zapada da se izbjegne rat. Posto Srbi to
nisu
htjeli prihvatiti, nastavljajuci maltretirati Albance sa Kosova, NATO je
morao intervenirati!!! Po svim navedenim cinjenicama, cini se da u ovoj
zemlji stid i moral vise ne postoje.

Srbija je pred daljnjim raspadom. Zarista: crnogorsko, juznosrpsko,
sandzacko, vojvodjansko i kosmetsko, prijete da se svaki cas pretvore u
niz
lokalnih sukoba i da od Srbije ne ostane ni slova S. Uzmimo primjer
Vojvodine gdje su tamosnji separatisti otvoreno podrzavani od strane
SAD-a.
Tako je u njegovom Kongresu 2000. donesena rezolucija gdje se tvrdi da
je
madjarska manjina u Vojvodini proganjana i da Srbi nad njom vrse
etnocid!!!
(Source: The US Bill Before Congress, September 2000; Serbia
Democratization
Act, Sec. 502, Sense of the Congress with Respect to Ethnic Hungarian of
Vojvodina). Ne treba posebno istaci, da ukoliko sukobi izbiju, da ce
Srbi
ponovo biti prljavo demonizirani.

Prema onome sto se sprema za S. i C.G., cini se, da ce zapadni
televizijski gledaoci imati priliku da ponovo vide «genocidne Srbe» na
djelu. Mozda ce Zapad Srbima, kako bi ih «humano denazificirao»,
pustiti jos
«malo krvi» preko isfabriciranih sukoba,«kirurskog, necivilnog»
bombardiranja, preko sankcija i sl. U svakom slucaju, oni koji vjeruju
da je
drama ovih prostora nakon rusenja Milosevica zavrsena, ljuto se varaju
jer
ne poznaju dobro ni teroristicku prirodu «Velikog Brata» ni neizmjerne
mogucnosti prostituiranja domacih intelektualaca i vlastodrzaca.


=== 4 ===

Da: "ANTIC.org-SNN"
Data: Lun 13 Dic 2004 02:39:17 Europe/Rome
Oggetto: [srpski_put] KOSMETSKE SALE ZA VELIKE I MALE... By Emil VLAJKI

KOSMETSKE SALE ZA VELIKE I MALE

By Emil VLAJKI

Muke, muke po Vlajkiju. Eto sto me snalazi u ovim hladnim decembarskim
danima 2004. Savjest me, u obliku mog drugog JA, neprekidno muci.
Predbacuje
mi kako neopravdano optuzujem Velikog Americkog Brata i njegove vjerne
beogradsko-podgoricke saveznike za teror i prostituciju. Govori mi kako
sam
paranoican i da idem protiv cinjenica.

Ameri su, veli mi moje drugo JA, prvo, radikalno pacificirali
Indijanace
po onoj: 'Samo mrtav Indijanac je dobar Indijanac' i doveli su sebi
Crnce
kako bi ih preko ropstva i rasizma civilizirali. U drugoj fazi
humanitarnog
djelovanja, stavili su pod svoju zastitu, i zastitu domacih 'eskadrona
smrti' obucavanih u SAD, citavu Juznu Ameriku da bi, nakon toga,
krenuli u
oslobadjenje Azije potamanivsi par milijuna Vijetnamaca-komunista i
milijun
Laosana i Kambodjanaca, takodjer komunista. Devedesetih godina su
rukovodili
Tudjmanovom operacijom 'Oluja' kako bi srpski okupatori Krajine bili
zauvjek
otjerani, morali su u Bosni dovesti mudjahedine i bombardirati bosanske
Srbe
kako bi zastitili muslimansku populaciju, spasili su nuznom vojnom
intervencijom Albance od Milosevicevog planiranog genocida, okupirali
Makedoniju kako bi sprijecili sirenje beskrupuloznog makedonskog
nacionalizma, eliminirali par stotina hiljada civilnih terorista u
Afganistanu i Iraku, dok sada rade na oslobadjanju Ukrajine od
pravoslavno-ruske opasnosti, a imaju jos i sijaset slicnih humanitarnih
akcija i planova.

Priznajem, da me je ovim argumentima moje drugo JA dotuklo i
razotkrilo
mi vlastitu netoleranciju. Obratio sam se svom psihijatru koji mi je
konacno
otkrio da sam bolesno frustrirani snob Vudi-Alenovskog tipa i to zbog
lagodnog zivota kojeg vodim, da je moj Ego prenapuhan, da ne posjedujem
Super-Ego, da nicim ne sputavam moje podsvjesne, zivotinjske instikte,
te da
sam svoju agresivnost zbog nedozivljenog Edipovog kompleksa transferom
usmjerio na ujka Sama. A kada sam se vratio u svoj raskosan pariski
stan,
naisao sam na krunski dokaz o mom nepravednom tretiranju americkih
osloboditelja covjecanstva.

Ja, naime, citavo vrijeme tvrdim kako su Ameri netolerantni,
neotesani
papci, kako redovno pribjeguju brutalnoj sili i ucjeni. Sve je to palo u
vodu kada sam vidio nedavnu studiju 'Americkog instituta za mir' koji
daje
cak osam opcija u vezi buducnosti Kosmeta (Institut, mnogo ispravnije,
kaze:
Kosova). Da su Ameri takvi buzdovani kakve ih opisujem, oni bi drmnuli
pesnicom o stol i rekli: 'Ima da to tako bude'. Kad oni, 'jok takvim
barbarskim metodama', nego su suptilno i fleksibilno, iznijeli punih
osam
mogucnosti, a imam blagi utisak, da ih je samo skromnost natjerala da
taj
broj opcija ne bude daleko veci.

Suocen sa ovom realnoscu, shvatio sam koliki sam grmalj. Ja sam
naivno
mislio da je slucaj Kosmeta rijesen prije par godina rezolucijom OUN-a u
kojoj se govori da je Kosmet neodvojivi dio Srbije i srpsko-crnogorske
unije, te da je samo pitanje vremena kada ce Srbija tamo ponovo
uspostaviti
svoj suverenitet. Ali me je moje drugo JA osvijestilo. Shvatio sam
konacno
kakva sam dogmatska budala. Oslobadjanje Srbije od velikosrpskog
sovinizma
nije macji kasalj. I sve dok se taj narod ne otarasi ideje o 'Velikoj
Srbiji' koja konacno treba da se svede na 'Beogradski pasaluk', nista
za tu
zemlju ne moze biti definitivno rijeseno. S tim, da i kada dodje do
uspostave granica 'Beogradskog pasaluka', treba biti human i doslijedan
do
kraja. Treba, naime uzeti u obzir cinjenicu, da u Beogradu zivi sto
hiljada
Albanaca, te da oni, po postojecim ljudskim uzusima 'medjunarodne
zajednice', imaju mogucnost, pa cak i duznost, da proglase vlastitu
autonomiju i to sa pravom na otcijepljenje. Sve u svemu, uzevsi u obzir
procese stalnog, opravdanog i, iz humanitarnih razloga, neophodnog
razaranja
genocidne 'Velike Srbije', nije nemoguce da u blizoj buducnosti Beograd
ne
postane i glavni grad 'Male Albanije'.

Ali, vratimo se americkim prijedlozima. U pet od osam opcija,
americki
naucnici tvrde kako bi se Albanci njima usprotivili. Duboko
razumijevanje
Amera za Albance je, od vremena republikanca Bob Dola do danas, postalo
poslovicno. Ameri s njima suosjecaju i u najtezim trenucima. Sjetimo se
samo
marta ove godine kada su zdruzene okupaciono-albanske snage bile
prisiljene,
i protiv vlastite volje, da pobiju jedan dio preostalog srpskog
stanovnistva
na Kosmetu, da spale njihove domove i manastire. Dok su se
neobavijesteni
ljudi zgrazali nad ovim prividnim nasiljem, neki americki mediji su to
lijepo objasnili. Srbi su, naime, par stoljeca, vrsili genocid nad
Albancima
i u jednom trenutku je ovima posljednjima prekipilo, pa su Srbima
vratili
milo za drago, i to, suzdrzavajuci se, i u vrlo maloj mjeri, u odnosu na
visestoljetne patnje koje su trpili! Ovaj primjer jasno govori o
plemenitim
americkim naporima za ispravnu interpretaciju historije Balkana i za
njezino
povezivanje sa suvremenim zbivanjima vezanim za denazifikaciju srpskog
naroda i za uspostavljanje legitimnih prava povijesno ostecenih
Albanaca.

Da vidimo, po ovoj studiji, protiv cega bi sve Albanci bili:

-Protiv pojacane autonomije i/ili protektora Kosmeta.

-Protiv kantonizacije/decentralizacije.

-Protiv nominalnog suvereniteta Beograda, a stvarno nezavisnog
albanskog
Kosmeta.

-Protiv nominalnog suvereniteta Beograda, a da Kosovo ipak dobije
sjediste u UN.

-Protiv utvrdjivanja konacnog statusa Kosmeta, tek u 2008. godini bez
ikakve garancije za nezavisnost.

Albanci bi, kroz dvije spojene opcije, bili za trenutacnu uslovnu
nezavisnost koja bi se nakon njihovog provjerenog postivanja ljudskih
prava
manjina, definitivno pretvorila u stvarnu nezavisnost. Medjutim, tvrde
americki naucnici, Srpske skorpije bi se usprotivile nezavisnom
albanskom
Kosmetu i stvorile nove konflikte. Jedini nacin da ih se u tome
sprijeci bio
bi implementacija medjunarodnih snaga koje bi onemogucavale srpsku
agresivnost.

Studija se, isto tako razracunava i sa nekima u Beogradu koji se
smatraju
pametnima i predlazu podjelu Kosmeta. Ali nisu ni Ameri veslo sisali.
Direktno su dali na znanje pametnima, da je podjela neprihvatljiva, jer
bi
onda Srbi trazili da, po istom principu, srpski dijelovi Bosne pripadnu
Srbiji, te da se ipak stvori kakva-takva 'Velika Srbija'.

Postoji kod Amera 'zrno mudrosti' kada se radi o naci-genocidnim
srpskim
porivima koji se humanitarnim bombardiranjima i drugim soft-metodama u
korijenu unistavaju. Recimo, kada Srbi iz Krajine, Slavonije i Bosne
traze
autonomiju a, sto da ne, i drzavu, onda se takvi zahtjevi tretiraju kao
velikosrpski sovinizam, a kada istu stvar traze Albanci na srpskim
podrucjima, onda su to opravdane teznje albanskog naroda kojima ce se
kad-tad udovoljiti!!!

I dok oportunisti 'a la Covic' sprovode na Kosmetu ono sto im Veliki
Brat
kaze, dok 'lukavi' kao Kostunica nastoje da nesto ipak izvuku, a
'medjunarodna zajednica' ganja svoje i stvara svakim danom sve cvrsce
pretpostavke za Veliku Albaniju, srpski narod, kojeg vise nitko ne
sljivi,
na svojoj grbaci podnosi prepucavanje ovih saljivdzija koji se igraju
ping-pong politike. Taj nesretni, napaceni narod nikako da shvati po
kojim
je to «politickim principima», Hrvatima, Muslimanima, Albancima i inima
sve
dozvoljeno, ukljucujuci nacionalizam, samostalnost, nasilje i «pravo na
osvetu», a Srbima nista. Zbog cega Ujedinjene nacije ne postuju vlastitu
rezoluciju o srpskom suverenitetu nad Kosmetom, a insistiraju na
«suradnji»
sa Hagom? Zbog cega KFOR u toj pokrajini mirno gleda sistematsko
unistavanje
srpskog kulturnog naslijedja i zasto ne hapsi zlocince koji umjesto toga
postaju predsjednici vlade? Taj se narod isto tako pita, kada ce dobiti
prave politicare koji ce kazati 'dosta' ucjenama i komadanju zemlje, a
ne
lakrdijase i slijepce koji ga vode u bezdan? Kada ce dobiti
intelektualce
koji ce formirati zajednicki front i stati na put poznatoj skupini
sadasnjih «intelektualaca-humanitaraca» koji vise od decenije
demoniziraju
vlastitu zemlju? Kada ce dobiti medije koji ce ga o svemu tome
obavjestavati?

Oni u Srbiji koji misle da je sadasnji «nesrpski» Kosmet suvisno
breme
kojeg se treba sto prije rijesiti pa da se Srbija pusti napokon na miru,
nista nisu naucili od nedavne historije i grobari su duha svog naroda,
a i
akteri su daljnjeg komadanja vlastite zemlje, komadanja koje ce
neumitno,
nakon gubitka Kosmeta, uslijediti.

REPUBBLICA
FEDERATIVA
SOCIALISTA
JUGOSLAVIA


Zotohem para flamurit të pionirëvet dhe para shokëvet
pionierë, që do të mësoj e do të jetoj si bir besnik i
Atdheut tim Republikeës Socialiste Federative të
Jugosllavisë. Zotohem që do të ruaj vëllazërimin e bashkimin
e popujvet tanë dhe lirinë e Atdheut, të fituar me gjakun e
djemvet tanë më të mirë.
PËR ATDHE ME TITON PËRPARA!
RROFTË 29 NËNTOR!
RROFTË SHOKU TITO!

(Agim, Prishtinë, 1999)

["L'Azerbaijan, avamposto coloniale": un eccezionale documento dal
portale di controinformazione Réseau Voltaire. Si veda la pagina
originale per le interessanti foto e piantine che illustrano la
posizione geopolitica del paese.]

http://www.reseauvoltaire.net/article14866.html

Pré carré de BP-Amoco

L'Azerbaïdjan, un poste colonial avancé

Pour tenir la Russie à l'écart des enjeux de la Caspienne, oligarques
et majors du pétrole ont favorisé l'enlisement tchétchène et
simultanément installé un régime fantoche en Azerbaïdjan, point de
départ du plus gros projet d'oléoduc de la région, avant de rééditer
l'opération en Géorgie. La première dynastie depuis la fin de l'empire
soviétique, celle des Aliyev, y règne aux côtés de BP-Amoco. En
repoussant les points de tension vers l'intérieur de la Russie, les
conflits caucasiens font le jeu des majors du pétrole qui sont engagées
dans une course à l'évacuation des ressources de la Caspienne vers les
marchés de l'Ouest.

10 septembre 2004

[PHOTO: La dynastie Aliyev. Ilham Aliyev applaudissant la statue de son
père Heidar.]


Donnant une conférence de presse à l'issue du massacre de Beslan, le
président Vladimir V. Poutine a dénoncé l'action d'une puissance
étrangère animée par une « mentalité de Guerre froide » [1]. Celle-ci
tenterait de tirer les ficelles du Caucase pour tenir la Russie à
l'écart des enjeux internationaux. Le « Grand jeu » est en effet
rouvert sur les rives de la mer Caspienne depuis l'effondrement de
l'URSS et l'apparition de nouveaux États indépendants. Comme au XIXe
siècle, les grandes puissances s'y affrontent par peuples interposés.
D'autant que la région est un véritable carrefour stratégique (au point
d'être parfois qualifiée de « pipelinistan ») qui, de plus, renferme 5%
des réserves mondiales de pétrole.


La partie en cours

Comme nous l'avons montré dans ces colonnes, les deux conflits
Tchétchènes [2] avaient pour enjeu principal de priver la Russie de son
accès à la Caspienne, car son économie dépend en grande partie des
exportations d'hydrocarbures. Nous avons également souligné le rôle
probable de l'oligarque Boris Berezovski
[http://www.reseauvoltaire.net/article13544.html%5d, actuellement réfugié
au Royaume-Uni, dans l'enlisement du conflit, ainsi que le soutien des
indépendantistes tchétchènes par Washington, via les États limitrophes.
Juste au sud de la Tchétchénie, la Géorgie a vécu, en novembre 2003,
une « révolution de velours » téléguidée par la CIA. L'ancien ministre
des Affaires étrangères soviétique et proche de Moscou, Edouard
Chevarnadze, a été écarté du pouvoir au profit de Mikhaïl Saakachvili.
Le nouveau gouvernement s'est aussitôt aligné sur Washington au point
d'envoyer des troupes en Irak [3]. Nous évoquions alors la pièce
maîtresse de la stratégie d'influence états-unienne dans la région :
l'oléoduc Bakou-Tblissi-Ceyhan (BTC).

Cet ouvrage, qui est le plus important à ce jour en matière de
transport de brut depuis les gisements de la mer Caspienne, part
d'Azerbaïjan, un autre « pion » du grand jeu de l'Asie centrale qui
oppose les influences russe et états-unienne. Avant 1922 et l'arrivée
de l'Armée rouge, sa capitale Bakou vivait déjà au rythme frénétique de
l'aventure pétrolière, au point que Churchill déclara un jour : « Si le
pétrole est roi, alors Bakou est son trône ».
Les problèmes d'instabilité politique dans la région et les difficultés
à évacuer le pétrole de la Mer Caspienne ont longtemps fait renoncer la
plupart des compagnies à s'aventurer dans la région, d'autant que les
investissements nécessaires sont très lourds. Depuis quelques années
sont venues s'ajouter à cela des déconvenues relatives à l'estimation
des réserves véritablement enfermées sous les fonds de la Caspienne.

À mesure que l'extraction du pétrole de la Caspienne s'est développée,
les anciens dispositifs russes qui acheminaient le brut vers le nord
via la Tchétchénie, ou vers l'ouest via le port géorgien de Supsa et le
Bosphore, n'étaient plus en mesure d'évacuer toute la production vers
les marchés. Le BTC est donc destiné à capter ce surplus et à le
diriger vers l'ouest avec les profits générés. Mais de sérieuses
négociations et quelques changements de régime étaient impératifs avant
que les plus grosses compagnies s'y aventurent, appuyées par leurs
puissances tutellaires.

Le tracé très politique de la liaison BTC révèle la répartition de
l'influence des deux vieilles puissances rivales : il contourne
soigneusement la Tchétchénie (territoire russe), l'Arménie (État sous
influence russe) et l'Iran (État classé dans « l'Axe du Mal ») en
traversant l'Azerbaïdjan, la Géorgie et la Turquie, où il alimentera
les navires de la Méditerranée, évitant par la même occasion le détroit
de Bosphore qui est saturé. L'alliance avec la Turquie s'en trouve
ainsi confortée, même si le tracé le plus économique aurait dû passer
par l'Iran. Il aura fallu que le consortium qui dirige le projet, dont
BP est majoritaire, demande des subventions étatiques plus élevées et
surtout, qu'en 1996, les États-Unis le déclarent « stratégique »,
c'est-à-dire devant être réalisé même si sa rentabilité n'est pas
assurée, pour que les travaux soient finalement lancés début 2003.
L'oléoduc devrait être opérationnel à la mi-2005 pour un coût total
d'environ 4 milliards de dollars. Il transportera jusqu'à 800 000
barils de brut par jour vers les marchés européens et américains.

Le cadre légal du BTC tient compte des fortes contraintes économiques
et politiques qui pèsent sur sa réalisation. Il ne provoquera donc que
très peu de retombés positives pour les populations vivant aux abords
de son tracé, bien au contraire. Toutes les mesures à venir qui
pourraient porter atteinte à la rentabilité du projet, qu'il s'agisse
de taxes prélevées par les pays traversés ou de dégâts
environnementaux, seront aux frais des États. Le consortium n'hésitera
pas à réclamer des indemnités à leurs gouvernements. Les accords
précisent d'ailleurs que l'oléoduc n'est pas destiné à opérer dans
l'intérêt public [4].

Récemment, l'échec de l'invasion de l'Irak à « noyer le marché du
pétrole » et la montée subséquente des prix, stimulée par une demande
effrénée et les difficultés à produire ailleurs, ont augmenté la
rentabilité à court terme du projet et certainement contribué à raviver
les tensions dans la région.

[PHOTO: Réunion d'affaire. Parmi les convives, Zbigniew Bzrezinski (2è
en partant de la droite droite), le théoricien du « grand jeu
caucasien » et le président Azéri Ilham Aliyev (à gauche).]


« Au nom du père, du fils et du contrat du siècle »

Le gouvernement azéri s'apprête à célébrer les 10 ans de la signature
du « contrat du siècle », ratifié en 1994, à la suite d'un coup d'État
financé par BP-Amoco [http://www.reseauvoltaire.net/article14167.html%5d
contre le dirigeant de l'époque, Abulfaz Elchibey. Cet épisode, qui
porta au pouvoir l'ancien responsable local du KGB, Heidar Aliyev,
permit à la compagnie pétrolière coalisée de doubler sa part dans
l'extraction, la transformation et le transport des réserves
nationales. Elle obtint ainsi un monopole de fait sur l'économie du
pays. Simultanément, la Grande-Bretagne et les États-Unis posaient un
pied sur les marches du vieil empire soviétique.

Il aura fallu attendre l'année 2000 pour qu'une fuite provenant des
services secrets turcs et relayée par le Sunday Times mette à jour des
éléments sur les modalités de ce discret changement de régime [5].
Un premier contrat avait été signé par le Front populaire d'Elchibey
début 1993, pour le plus grand malheur de la famille Aliyev qui y
voyait la fin de ses espoirs d'arriver un jour au pouvoir [6].
En juin 1993, un chef militaire proche de l'opposition dirigea une
colonne de soldats, tanks et armes lourdes vers Bakou et força le
président Elchibey à se retirer. Le 24 juin 1993, Heidar Aliyev était
déclaré président, puis « élu » en octobre de la même année.
Accusé d'avoir fourni un financement et des armes par des
intermédiaires en échange d'une promesse de renégociation de ses parts,
BP-Amoco a simplement admis avoir été sollicité pour verser 360
millions de dollars à un proche d'Aliyev, Marat Manafov. Pourtant le
rapport des services turcs transmis au Sunday Times était accompagné du
témoignage détaillé d'un ancien agent turc présent lors des
négociations d'armes. Par la suite Manafov disparut après avoir dénoncé
« les accords secrets entre la famille Aliyev et les compagnies
pétrolières ».

[PHOTO: Signature du « contrat du siècle », 20 septembre 1994. Au
premier rang de gauche à droite : Tim Eggar, ministre de l'énergie
britannique ; John Browne, PDG de BP-Amoco ; le président Heydar
Aliyev ; Bill White, sous-secrétaire à l'énergie états-unien et Usam
Jafari de la Banque islamique du développement.]

Quelques mois après l'opération, au printemps 1994, le « contrat du
siècle » est signé, avec cette fois une part belle de 35 % à BP-Amoco,
qui a en réalité un contrôle plus étendu car la compagnie possède plus
ou moins directement 80% des infrastructures pétrolières du pays. Le
contrat, qui portait sur un montant de plus de 5 milliards de dollars,
a été décrié en Azerbaïdjan comme nettement défavorable au le
gouvernement azéri. Celui-ci va encore rembourser la mise de départ de
BP-Amoco pendant de nombreuses années et ne commencera à toucher une
part significative des bénéfices que lorsque la production approchera
de son déclin final. Alors que le confort de l'azéri moyen n'a toujours
pas rattrapé son niveau d'avant 91, la dynastie Aliyev se porte bien.
Quelques temps avant de mourir fin 2003, le père, Heidar Aliyev, a
légué le pouvoir à son fils Ilham [http://www.ilham-aliyev.org/%5d,
plutôt habitué des casinos de la capitale où il a la réputation d'avoir
perdu jusqu'à six millions de dollars en une seule nuit [7]. Il avait
auparavant pris soin de mettre les commandes du pays en « pilote
automatique » grâce aux revenus pétroliers et avait nommé des membres
de son clan aux postes importants.

Comme Karimov en Ouzbékistan, le régime d'Aliyev ne supporte pas la
contestation et recourt volontiers à la rhétorique de la « guerre au
terrorisme » pour faire enfermer les chefs religieux qui le
critiquent [8]. La liberté de la presse n'est pas non plus au mieux :
le journaliste Elmar Huseynov par exemple, qui a beaucoup critiqué
Aliyev et sa gestion des ressources du pays, a fait l'objet de
pressions judiciaires et financières qui l'ont conduit à renoncer à la
publication de sa revue Monitor [9].


La montée des cours réveille les acteurs locaux

La réaction de la Russie au coup de force azéri n'a pas été immédiate.
Encore une fois, tant que le prix du brut était faible, la Russie
jouait la carte de la rentabilité qui freinait l'expansion
états-unienne. Mais récemment, les choses ont sensiblement évolué, une
accélération sûrement liée par ailleurs à la « révolution de velours »
géorgienne.
Afin de répondre aux inquiétudes de ceux qui, en Turquie, privilégient
le BTC pour soulager le détroit de Bosphore, la compagnie russe
Transneft a trouvé un partenaire turc et propose de construire un
oléoduc à faible coût, long de 193 kilomètres (contre 1760 pour le
BTC). Il contournerait à la fois le Bosphore et le BTC [10]. En outre,
les accords avec l'Iran se multiplient : le volume devant être
transporté cette année entre le port russe d'Astrakhan en Caspienne
vers l'Iran devrait doubler. D'autant que la construction d'un nouvel
oléoduc iranien facilite le transport du pétrole russe vers le sud et
le Golfe arabo-persique. Avec la découverte du méga-gisement de
Kashagan, il y a quelques années, le Kazakhstan est devenu à son tour
une puissance pétrolière locale.

Des discussions ont récemment été engagées pour la signature d'un
partenariat militaire entre l'Azerbaïdjan et les États-Unis. Le général
Charles F. Wald, vice-commandant des forces états-uniennes stationnées
en Europe, s'est rendu à Bakou en juin 2004 pour évoquer un programme
d'entraînement des troupes azéries et la possibilité pour les forces US
d'utiliser des bases dans ce pays [11]. Le Pentagone a alors précisé
qu'il entendait aider l'Azebaïdjan à protéger ses gisements.

Un conflit territorial au sujet des eaux de la Caspienne et donc la
répartition des gisements oppose notamment l'Azerbaïdjan à l'Iran
depuis plusieurs années. En juillet 2001, un navire militaire iranien
enjoignit un navire de prospection de la société BP-Amoco de s'éloigner
des eaux territoriales de l'Iran sous la menace de faire feu, ce qui
manqua de provoquer un incident diplomatique majeur [12].

La Chine s'intéresse désormais de près au pétrole de la Caspienne. Elle
envisage des partenariats avec la Russie pour s'approvisionner. Les
gouvernements russe et chinois ont décidé conjointement, l'année
passée, de mettre sur pied un projet d'oléoduc s'étirant de la ville
d'Angarsk au sud-est de la Russie jusqu'à Daqing au nord-ouest de la
Chine, pour moins de 3 milliards de dollars.

Dans ces conditions, l'objectif de Moscou est de tenir son bastion de
Tchétchénie à tout prix et ne pas se laisser dépasser par le siphon
états-unien. L'organisation et le financement par des intérêts
anglo-saxons de deux putschs à ses frontières immédiates, dans une zone
hautement stratégique et pour construire un projet qui fait de l'ombre
à sa première industrie n'a rien pour plaire à Moscou. S'il devait
d'avérer que les troubles en Ossétie du Nord étaient commandités de
l'extérieur pour forcer la Russie à se replier sur ses problèmes
internes et discréditer la politique de Poutine aux yeux du monde, il
faudrait s'attendre à de nouvelles démonstrations de force au détriment
des populations.

Arthur Lepic


[1] Vladimir Poutine s'est adressé à des journalistes mardi 7 septembre
pour évoquer ce qui est perçu à l'Ouest comme son échec à combattre le
terrorisme, à savoir la prose d'otage de Beslan qui s'est soldée par la
mort de plus de 300 personnes.
[2] « La première guerre de Tchétchénie »
[http://www.reseauvoltaire.net/imprimer13741.html%5d et « Le "domino
tchétchène" » [http://www.reseauvoltaire.net/article13834.html%5d, par
Paul Labarique, Voltaire, 4 et 11 mai 2004.
[3] « Les dessous du coup d'État en Géorgie »
[http://www.reseauvoltaire.net/article11807.html%5d et « Coups de maîtres
sur l'échiquier géorgien »
[http://www.reseauvoltaire.net/article12938.html%5d, par Paul Labarique,
Voltaire, 7 janvier 2004 et 19 mars 2004.
[4] « Un oléoduc contre les droits humains »
[http://www.lecourrier.ch/
modules.php?op=modload&name=NewsPaper&file=article&sid=3272], par Lara
Cataldi, Le Courrier de Genève, 6 janvier 2004.
[5] « BP accused of backing "arms for oil" coup », The Sunday Times,
Londres, 26 mars 2000.
[6] « Elmar Husseinov », hebdomadaire Monitor #30, 20 septembre 2003.
[7] Op. Cit.
[8] « L'islam au tapis », par Régis Genté, Le Temps, 27 avril 2004.
[9] CPJ concerned about journalist facing criminal prosecution
[http://www.cpj.org/protests/03ltrs/Azer27feb03pl.html%5d, Comittee to
Protect Journalists, février 2003.
[10] Putin's hands on the oil pumps
[http://www.axisoflogic.com/artman/article_11269.shtml%5d, par John
Helmer, AxisofLogic, 26 août 2004.
[11] "Top US general in Azerbaijan for military cooperation talks",
AFP, 10 juin 2004.
[12] "Azerbaijan, Iran disagree over sea border"
[http://www.eurasianet.org/resource/azerbaijan/hypermail/200107/
0053.html], Interfax, 24 juillet 2001.

MOST ZA BEOGRAD 
Associazione culturale di solidarietà con la popolazione jugoslava
via Abbrescia 97 - 70121 - BARI
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Bari

Liceo scientifico “Scacchi”

Progetto biblioteca “Incontro con l’autore”

 
mercoledì 15 dicembre  ore 16

Aula Magna

 
Presentazione del libro-reportage di Uberto Tommasi e Mariella Cataldo

Kosovo Buco nero d’Europa

Edizioni Achab, euro 11,00


Intervengono

Emanuele Stellacci Preside del Liceo

Enrica Simonetti giornalista

Giuseppe Palomba “Il Kosovo l’ho visto così…”

Mariella Cataldo Coautrice del libro


Il ricavato della vendita del libro è finalizzato al progetto di
adozioni a distanza degli orfani del Kosovo vittime della più recente
pulizia etnica contro le minoranze non albanesi

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 Monopoli

Venerdì 17 Dicembre

ore 20.00

Chiesa Santi Pietro e Paolo

Centro Storico

 
La SINISTRA GIOVANILE di MONOPOLI  presenta l’incontro:


ADRIATICO:

PONTE DI CIVILTA’

Le guerre balcaniche nel dramma della popolazione civile

e le prospettive di una fratellanza ritrovata

 

 interverranno:

dott. SAVA SAVICEVIC  (consolato generale di Serbia e Montenegro)

prof. ANDREA CATONE  (associazione “Most za Beograd”)

dott. ANTONIO MASSARI  (giornalista “La Repubblica”)

dott. PASQUALE GIORDANO (Società Italiana protezione Beni Culturali)

 
durante la serata verrà proiettato il filmato:

LE ALTRE VERITA’ DEL KOSOVO (P. Giordano, Aprile 2003)

 
progetto
In media stat virtus?
Il ruolo e l’uso dei mezzi d’informazione nelle guerre

 
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Canosa di Puglia

Lunedì 20 dicembre - ore 19.30

pressol’Oasi “Arcivescovo Minerva”

 

Most za Beograd

associazione culturale di solidarietà con la popolazione jugoslava

Il Campanile, periodico cittadino

 

presentano il libro-reportage di Uberto Tommasi e Mariella Cataldo

Kosovo Buco nero d’Europa

Edizioni Achab, euro 11,00

 

Intervengono

 
Prof. Mariella Cataldo, co-autrice del libro

prof. Donato Metta, redazione de “Il campanile”

Dott. Giuseppe Palomba, “Il Kosovo l’ho visto così…”

Prof. Antonio Piglionica, Liceo “Fermi”

 
Coordina

dott. Emanuela D’Evand

associazione Most za Beograd

 
Nel corso della serata saranno presentate diapositive sulla situazione
in Kosovo

 
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Col ricavato della vendita del libro aiuteremo gli orfani del Kosovo,
vittime della più recente pulizia etnica.

(srpskohrvatski / italiano)

Bravar je bio bolji

1. Premessa + link (I. Slavo)
2. Bravar je bio bolji (komunist.free.fr)


=== 1 ===

Premessa

Come riportiamo più sotto, il libro su Tito "Bravar je bio bolji", di
Stevan Mirkovic, appena uscito a Belgrado, è già praticamente esaurito.
È questo l'ennesimo segno rivelatore di una convinzione che non muore,
di una speranza che è viva in tutte le repubbliche jugoslave
ex-federate, nonostante la guerra e nonostante gli sforzi incessanti
per cancellare ed infangare il passato.

In particolare in Serbia, dopo il golpe del 5 ottobre 2000, che ha
portato al potere le destre liberiste, vengono alimentate oggi con
vigore operazioni giornalistiche e culturali di matrice revisionista,
tese a falsificare la Storia. L'intenzione è quella di distruggere i
valori multinazionali e progressivi del titoismo, per costruire una
memoria fittizia, di comodo: Tito sarebbe un "dittatore" oppure un
"profittatore", mentre il capo dei "cetnici" monarchici, Draza
Mihajlovic, sarebbe stato il vero "resistente" contro il nazifascismo.
Eppure è documentato che gran parte delle milizie cetniche passarono
con i nazisti in funzione anticomunista, e che lo stesso Draza ebbe
gravi responsabilità per questo. Agli interessati possiamo fornire in
proposito documentazione originale, su richiesta.

Nonostante questi squallidi tentativi, alimentati da un Occidente che
oramai di fatto controlla tutti i canali mediatici e culturali della
Serbia, e che desidera solamente invertire gli esiti della II Guerra
Mondiale e fare piazza pulita di conquiste e valori del socialismo, in
Serbia un recente sondaggio ha dimostrato che Tito è tuttora il
personaggio storico più stimato e rimpianto dai cittadini.

Il fondatore della Jugoslavia socialista Josip Broz Tito è stato colui
che più ha contribuito al buon nome della Serbia negli ultimi 200 anni:
è questo il risultato di un sondaggio condotto a marzo dall'agenzia
Martin per conto del settimanale 'Reporter'.
Alla domanda su quale personaggio abbia dato al mondo la migliore
immagine della Serbia, il 18,1% degli intervistati ha risposto Tito, il
14,2% lo scienziato Nikola Tesla, autore di importanti studi sull'alta
tensione, l'8,4% il defunto premier serbo Zoran Djindjic, ucciso un
anno fa a Belgrado. (Fonte: ANSA 09/03/2004 13:22,
http://www.ansa.it/balcani/)

Si noti bene che un analogo sondaggio, solo pochi mesi prima, aveva
dato lo stesso esito in Croazia! In Croazia, tredici anni di regime
nazionalista ed anticomunista non sono riusciti a scalfire la memoria e
l'immagine di Tito. Tito diventa però "il più grande tra i croati",
benchè sia simbolo di tutti i popoli jugoslavi, non solo di quello
croato: Tito non poteva definirsi semplicemente "croato", essendo
peraltro di origini famigliari miste. Si sarebbe definito piuttosto
"jugoslavo".

Lo stesso vale per Nikola Tesla: serbo delle Krajne, non può essere
definito altro che "jugoslavo".

Non potendo negare l'evidenza, la stampa occidentale si sforza di fare
del sarcasmo e di mettere alla berlina la "jugonostalgia". L'ANSA, ad
esempio, nel riferire gli esiti del suddetto sondaggio in Serbia, non
manca di aggiungere delle note, che vorrebbero essere umoristiche,
facendo un parallelo tra Tito e Superman. Allo stesso modo, solo pochi
giorni fa, la stessa ANSA cercava di insultare ed umiliare il
sentimento jugoslavista ridicolizzando la festa nazionale di tutti gli
jugoslavi (vedi JUGOINFO, Mar Nov 30, 2004, Visnjica broj 459): festa
che, su pressione occidentale, è stata cancellata dai calendari
ufficiali delle nuove repubbliche "democratiche" dei Balcani (e delle
banane).

Tutto ciò purtroppo non sorprende noi italiani, che siamo oramai
circondati dal revisionismo storico, dal fango gettato sulla memoria
dell'antifascismo e della lotta partigiana.

(A cura di Italo Slavo)

Si veda anche:

The 'Greatest Croat'

http://balkanreport.tol.cz/look/BRR/
article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=9&NrIssue=1&NrSection=1&NrArticle
=11440

NOSTALGIA GROWS FOR TITO’S LOST WORLD

http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200405_500_4_eng.txt

La jugo-nostalgia dei Croati

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3606

Nostalgija za Titovim izgubljenim svetom

http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200405_500_4_ser.txt

Dan Mladosti od Kumrovca do Crne Gore

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3590

Tito's comeback. "Revolution Is a Process, the Struggle Continues"

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2531


=== 2 ===

http://komunist.free.fr/arhiva/dec2004/bravar.html
Arhiva : : Decembar 2004.

Promocija knjige "Bravar je bio bolji"

U beogradskom klubu "Pavle Korčagin" 30. novembra 2004. održana je
promocija knjige generala Stevana Mirkovića "Bravar je bio bolji". O
knjizi su govorili Lekić Siniša, tehnički urednik "Komunista", prof.
dr. Ranko Orlić i autor.

Njihova je zajdnička ocena da je "socijalistička Jugoslavija, uprkos
nekim svojim manama i nedorečenostima, predstavljala za većinu ljudi
najveći domet boljeg života".

Posebno su zanimljivi podaci koji jasno pokazuju da ovo mišljenje dele
i građani svih šest novonastalih država. Prema anketi zagrebačkog
Nacionala iz 2003. godine (izvršenoj na uzorku od 7000 ispitanika) Tito
je najznačajnija ličnost u hrvatskoj istoriji - ispred Tesle, Ruđera
Boškovića i Franje Tuđmana. U aprilu 2004. "Martin Board International"
je u 38 opština Srbije sproveo istraživanje o tome "koja je ličnost u
poslednjih 200 godina najviše doprinela ugledu Srbije". Tito je opet na
prvom mestu sa 18.1% glasova, a za njim slede Nikola Tesla (14.2%),
Zoran Đinđić (8.4%) i Karađorđe (5.5%).

Reafirmacija vrednosti socijalističke Jugoslavije zato je najvažniji
zadatak komunista na ovim prostorima, a promocije knjige "Bravar je bio
bolji" su "tribine koje treba da je dopune i stvore organizacije
titoista u mestima gde se održavaju, da bi, kada njihov broj naraste,
obrazovale mrežu kojom bi prekrile celu zemlju".

Od 49. Međunarodnog sajma knjiga (19-25. oktobar 2004.), na kome je
"Bravar" prvi put predstavljen široj javnosti, sa velikim uspehom
održane su promocije u Beogradu (Kafe "Radio Moskva"), Subotici,
Bajmoku, Rumi i Velikoj Plani. Prvo izdanje je gotovo u potpunosti
rasprodato, u planu je drugo izdanje koje će izaći iz štampe pred
Novogodišnji sajam knjiga u beogradskom Domu sindikata, a najavljene su
i promocije u Vršcu, Čačku i Skoplju. Sasvim smo sigurni da će
zaključak i na njima biti kao i u "Korčaginu": "BRAVAR NIJE BOLJI,
BRAVAR JE NAJBOLJI".

S.M.L.