Informazione

[ The original text, in english:
"Ashdown Forces Srebrenica Statement on Bosnian Serb President Under
Threat to Destroy Bosnian Serb State"
(Defense & Foreign Affairs Daily - Volume XXII, No. 168 - Wednesday,
October 20, 2004)
at:
http://www.slobodan-milosevic.org/news/dfad102004.htm
or: JUGOINFO, 31 Oct 2004 12:13:24
http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages ]


www.resistenze.org - popoli resistenti - bosnia -

Defense & Foreign Affairs Daily (Quotidiano di Difesa ed Esteri) –
Volume XXII, No. 168 – mercoledì, 20 ottobre 2004

Ashdown costringe il presidente serbo-bosniaco alle affermazioni su
Srebrenica, sotto la minaccia di distruggere lo stato serbo-bosniaco


Dalla Stazione GIS, Sarajevo.

Fonti interne all’Ufficio dell’Alta Delegazione per la
Bosnia-Erzegovina (OHR) hanno indicato che nonostante il Presidente
Dragan Cavic della Repubblica Srpska abbia rilasciato un’affermazione –
estorta sotto coercizione da parte dell’OHR Paddy Ashdown – il 15
ottobre 2004, “riconoscendo” di aver addotto come attenuante le
atrocità serbe contro i mussulmano-bosniaci compiute nel 1995 a
Srebrenica, era prevedibile che Ashdown avrebbe tentato di destituire
il Pres. Cavic il più presto possibile, e, per quanto si possa
immaginare, prima della fine del 2004.

E’ significativo che Ashdown abbia dato prova di tempismo per fare
coincidere il tutto con il vuoto creatosi a causa delle elezioni USA,
che vedranno postporsi la sessione del prossimo Congresso USA sino agli
inizi del 2005, momento in cui si assisterà anche al rinnovamento
parziale dei suoi membri. A quanto pare Ashdown ha preso provvedimenti
tesi a fermare qualunque eventuale protesta da parte dei membri del
Congresso USA, i quali si sono progressivamente adirati nel constatare
il regime arbitrario e dispotico di Ashdown in Bosnia-Erzegovina, e i
suoi piani per porre fine a qualsiasi spazio all’interno dello stato
per i serbo-bosniaci, che un tempo possedevano i due terzi di quella
terra.

Ashdown ha visto ciò come una missione avente come scopo non l’
adempimento del Trattato di Dayton del 1995 – per il quale la comunità
internazionale diede vita alla sua carica – ma piuttosto di trasformare
la Bosnia & Erzegovina in uno stato unitario, negando così l’obiettivo
convenuto a Dayton di due sotto-stati inclusi in una federazione.
Stando alle fonti, Ashdown intende essenzialmente vedere la
“sparizione” della Republica Srpska, atto che verrebbe a completare la
cessione della Bosnia-Erzegovina ai bosniaco-mussulmani, compiendo in
effetti una “pulizia etnica” nei confronti dei serbo-bosniaci,
estromettendoli dallo stato.

E’ significativo che la Republica Srpska sia l’unica parte della
Bosnia-Erzegovina in cui vengono applicate le norme di legge, e in cui
vi siano produttività e tolleranza etnica e religiosa.
Ashdown ha tuttavia una forte storia di condotta anti-serba.

Un resoconto del Quotidiano di Difesa ed Esteri datato 8 settembre
2003, dal titolo: Ufficiale USA coinvolto con l’Alto Rappresentante
bosniaco nel tentativo di costringere a stilare verbali falsificati
riguardanti Srebrenica, spiegava esplicitamente per filo e per segno
come Ashdown, con il contributo del delegato USA HR Amb. Donald Hays,
intendesse costringere ad una relazione pilotata sui combattimenti di
Srebrenica nel corso della guerra civile in Bosnia-Erzegovina, il
Governo serbo-bosniaco (Republica Srpska), fornendo così la
possibilità a Ashdown per destituire il Governo democraticamente
eletto ed il Presidente della Repubblica Srpska.

Conformemente agli accordi di Dayton, l’Alto Rappresentante può
destituire, allontanare qualunque funzionario, sia esso eletto oppure
nominato, senza contestazione e senza inevitabilmente stabilire una
ragione o doverne dimostrare le motivazioni.

Alla data 8 settembre 2003, il verbale riportava:
Fonti del tutto attendibili interne al Ministero dell’Alta
Rappresentanza in Bosnia ed Erzegovina, e altre fonti in Sarajevo hanno
riferito al GIS/Quotidiano di Difesa ed Esteri che un rappresentante
USA assecondato, appoggiato dall’ambasciatore Donald S. Hays, Deputato
dell’Alta Rappresentanza per Bosnia ed Erzegovina, è stato
concretamente compromesso in tentativi per costringere la redazione di
un rapporto falsificato, e di averne forzato la pubblicazione. Tale
documento avrebbe come oggetto il controverso combattimento che ebbe
luogo nella città di Srebrenica al tempo della guerra.

Paddy Ashdown, tempo addietro politico inglese, l’amb. Hays ha
richiesto la pubblicazione da parte del governo della Repubblica
Srpska, provincia della Bosnia-Erzegovina a predominanza serba, di un
cosiddetto “rapporto definitivo”circa un’uccisione di massa di
bosniaco-musulmani verificatasi, secondo quanto si dice, a Srebrenica
nel 1995, durante la guerra civile bosniaca. In sostanza, l’amb. Hays e
Lord Ashdown stanno tentando in maniera coercitiva di obbligare il
governo della Repubblica Srpska (RS) ad ammettere che i serbi furono
responsabili del genocidio di migliaia di musulmani a Srebrenica.

Il 15 ottobre 2004, il Presidente della Republica Srpska Cavic ha reso
una dichiarazione – che si sa essere totalmente contraria alla sua
personale conoscenza e alle sue convinzioni riguardo l’affare
Srebrenica, e del tutto in disaccordo con la ricerca forense attuata da
parecchi governi europei ed esperti forensi internazionali – che
affermava come i serbo-bosniaci avessero dato prova di una maturità
politica ammettendo per la prima volta che le loro forze massacrarono
più di 7000 mussulmani nel “massacro di Srebrenica” del 1995. Il Pres.
Cavic dichiarò all’agenzia d’informazioni SRNA della Republica Srpska
che tale resoconto costituiva una “prova” della “maturità politica dei
serbi di essere all’altezza nell’ affrontare persino gli eventi
negativi del loro passato bellico”.

Fu detto al Pres. Cavic che sarebbe stato allontanato dal suo incarico
da HR Ashdown se avesse rifiutato di accettare i “risultati” della
cosidetta Commissione su Srebrenica, sponsorizzata da Ashdown, e
dominata da un suo eletto, il Capo della Commissione Dispersi dominata
dai musulmani. Il licenziamento di quasi 60 funzionari eletti e
incaricati del Governo della Republica Srpska in data 30 giugno – 1
luglio 2004, e il fatto di aver lasciato il Pres. Cavic in carica, ha
ovviamente consolidato la realtà, il dato di fatto che non avrebbero
potuto dire la verità circa Srebrenica o su qualunque altra questione
che fosse in contrasto con il giudizio dell’OHR e nel contempo
mantenere il loro lavoro.
Vedere il Quotidiano di Difesa ed Esteri, 1 luglio 2004; Ashdown, come
si presagiva, sferra la prima fase dell’azione finalizzata a
distruggere lo stato Republica Srpska.

Frattanto, una commissione indipendente ha portato a termine
un’operazione di raccolta di testimonianze fondamentali su quel che
accadde a Srebrenica, compresi i combattimenti estesi attorno alla
città nel due anni precedenti l’episodio del 1995, e, stando ad una
fonte investigativa interna, “che espone i numeri altamente gonfiati ed
il falso contesto della versione ufficiale su Srebrenica.”

I funzionari dell’intelligence della Forza di Stabilizzazione NATO
(SFOR) in Bosnia si lamentarono con Ashdown in seguito all’epurazione
del giugno – luglio 2004; di come avesse sommariamente allontanato
persone in seno al Governo della Republica Srpska, che erano elementi
vitali ai fini di una comprensione non soltanto di qualsiasi crimine di
guerra commesso nel corso della guerra civile, ma anche dell’enorme
concorso dei combattenti e dei sostenitori del terrorismo di matrice
islamica sviluppatosi durante gli anni ’90 e che continua sino ad oggi.
Come conseguenza, Ashdown dovette riformare uno dei licenziamenti – che
era stato intrapreso pubblicamente – ed offrire la reintegrazione
dell’ufficiale coinvolto con una nuova qualifica lavorativa, per
evitare l’imbarazzo con l’OHR. Il funzionario rifiutò di venire
ripristinato, e, come risultato, le azioni di Ashcroft cagionarono un
danno considerevole alle capacità di contro-terrorismo occidentali.

Il 1 luglio 2004, un resoconto del Quotidiano di Difesa ed Esteri
rilevava: “Il 30 giugno 2004 eil 1 luglio 2004, Paddy Ashdown, l’Alto
Rappresentante per la Bosnia-Erzegovina ha preso misure “punitive” nei
confronti della comunità serbo-bosniaca, come predetto in esclusiva da
GIS/Quotidiano di Difesa ed Esteri. La sua mossa costituisce il primo
stadio di un tentativo preventivo di rovesciare totalmente gli Accordi
di Dayton internazionalmente sottoscritti nel 1995, distruggendo lo
stato serbo-bosniaco, Republica Srpska e mettendo il potere nelle mani
della leadership bosniaco-musulmana, la quale, sin dai primi anni ’90,
ha operato congiuntamente al leader di al-Qaeda Osama bin Laden.”

Pochi giorni prima di quel resoconto, il 28 giugno 2004, il Quotidiano
di Difesa ed Esteri, in un verbale intitolato Ashdown pensava di
intensificare gli attacchi sui serbo-bosniaci osservava :
Fonti interne all’ ”Ufficio dell’Alta Delegazione” – la leadership
della Bosnia-Erzegovina imposta a livello internazionale – di Sarajevo,
ha riferito al GIS/Quotidiano di Difesa ed Esteri che si aspettavano
che l’ “Alto Rappresentante” Paddy Ashdown impiegasse la data storica
serba del 28 giugno 2004, che commemora la Battaglia del Kosovo del
1389, come giornata simbolica per imporre “un’ulteriore punizione” alla
comunità serbo-bosniaca.

Secondo quanto si dice, Ashdown fu estremamente infelice del fatto che
la delegazione NATO lo avesse tempo prima essenzialmente obbligato, nel
giugno 2004, a revocare la destituzione del funzionario serbo-bosniaco
responsabile delle indagini riguardanti i crimini di guerra, in ragione
del fatto che le investigazioni avevano già condotto gli ufficiali
civili del contro-terrorismo NATO a successi di grande importanza
nell’ambito dei tentativi tesi alla soppressione del terrorismo
islamico di matrice bosniaca. Ashdown aveva come da tradizione,
mantenuto rapporti di contiguità con la comunità musulmana, anche nel
periodo in cui fu leader del Partito Liberale Britannico, prima di
venire allontanato forzatamente da quell’incarico. Tuttavia, in un
secondo tempo, questi legami lo condussero a supportare molto da vicino
i musulmani radicali del partito bosniaco SDA del leader terrorista
Alija Izetbegovic, il quale fu, sino alla morte, fra i più importanti
sostenitori ed alleati di Osama bin Laden e di Ayman al-Zawahiri.

Come conseguenza, la riuscita della creazione di uno stato
serbo-bosniaco fatto sorgere in Bosnia-Herzegovina, risultato dagli
Accordi di Dayton, e l’emergere costante e coerente di connessioni tra
la leadership bosniaco-musulmana e l’organizzazione al-Qaeda di Osama
bin Laden sono fattori che mettono in rilievo il fallimento delle
politiche di Ashdown in Bosnia-Erzegovina. Il principale strumento
impiegato da Ashdown per costringere i serbo-bosniaci è stato la
Commissione su Srebrenica, strumentalizzata al fine di opprimere e
dominare tutti gli accertamenti internazionali riguardanti i
combattimenti del 1995 (e anche precedenti) verificatisi nella città di
Srebrenica e nei suoi dintorni.

Il 20 aprile 2004, Ashdown destituì sbrigativamente il funzionario
della Repubblica Srpska Dejan Miletic, il quale era stato incaricato di
investigare circa i crimini di guerra, e ordinò poi alla leadership
serbo-bosniaca di emettere una dichiarazione – totalmente imposta dal
Ministero di Alta rappresentanza di Ashdown – confermante
l’accettazione della versione islamista di Ashdown circa quel che ebbe
luogo durante il combattimento di Srebrenica, e tutto ciò nonostante il
fatto che le ripetute affermazioni di Ashdown sfidassero apertamente e
a più riprese le investigazioni forensi indipendenti che si occupavano
del caso. Effettivamente, come GIS ha osservato in passato, Ashdown ha
perfino rifiutato di parlare con gli scienziati forensi, i quali
avevano, in maniera del tutto autonoma, sviluppato e ampliato le
informazioni e le notizie di intelligence su ciò che realmente accadde
a Srebrenica. Un membro europeo occidentale dello staff dell’OHR ha
affermato: “Ashdown non permetterà che i dati di fatto interferiscano
con la sua versione della storia. L’intera questione riguarda lui, e
non la fondazione di uno stato stabile e multiconfessionale come
satbilito negli accordi di Dayton.”

E dopo aver forzato la leadership serbo-bosniaca (Repubblica Srpska) a
rendere una dichiarazione – in seguito alla revoca di Mr Miletic, che
non avrebbe convenuto con i resoconti arbitrari e non comprovati di
Ashdown sull’affare Srebrenica, sotto minaccia di destituzione
arbitraria da parte di Ashdown di entrambi il Presidente ed il Primo
Ministro della Repubblica Srpska – Ashdown acconsentì alle richieste
formulate dalla Forza di Stabilizzazione NATO (SFOR) affinché Miletic
fosse reintegrato al suo posto di lavoro, sebbene con un titolo
differente.

Anche l’aumento dei bollettini che registrano l’accresciuto verificarsi
di un’effettiva attività terroristica islamica all’interno dei confini
bosniaci ha incollerito Ashdown in maniera crescente. Tali rapporti, e
la loro fondatezza e legittimità, mostrano il disastro del suo mandato
del dipartimento GIS Difesa & Esteri di Sarajevo e Belgrado che
l’appoggio costante da parte di alcuni funzionari internazionali, teso
alla creazione di uno stato albanese indipendente nell’area serba del
Kosovo e Metohija dovrebbe incontrarsi con una rivendicazione per la
quale i tempi sarebbero maturi per esaminare e prendere in
considerazione l’attuazione di uno stato serbo-bosniaco sovrano e
separato, in quello che è ora lo stato componente la Repubblica Srpska
in Bosnia-Erzegovina. Un serbo ha affermato: “Abbiamo stipulato un
accordo a Dayton, eppure, nonostante ciò, le terre e i diritti dei
serbi sono sottoposti a costante erosione. Presto, se Ashdown,
Holbrooke, Clark e i loro amici islamisti albanesi e bosniaci avranno
ciò che vogliono, non rimarranno terre sotto il controllo serbo,
nonostante la Serbia fosse l’unico stato nella regione ad aver
tradizionalmente offerto ospitalità a tutte i gruppi etnici e
religioni.”

2004 Defense & Foreign Affairs Daily

Traduzione Enrico Vigna, Associazione SOS Yugoslavia

Il terrorismo ustascia in Italia


I brani seguenti sono estratti dal dossier:
"1972: ricordi della strategia della tensione"
di Claudia Cernigoi, edito a cura della redazione de "La Nuova
Alabarda", Trieste 2003 - il testo integrale su:
http://www.NuovaAlabarda.tk/

Sull'attivita' terroristica e stragista degli indipendentisti croati
all'estero vedi anche:
CRONOLOGIA DEGLI ATTACCHI TERRORISTICI SUL TERRITORIO AUSTRALIANO,
1961-1988
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1606

Sulla storia della alleanza tra fascisti italiani ed indipendentisti
croati vedi ad es.:
IL FASCISMO E GLI USTASCIA - 1929-1941: Il separatismo croato in
Italia, di Pasquale Juso
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2814

---

(...) < In riferimento al deposito di esplosivi ad Aurisina, si
innestano le notizie che danno per certo un incontro avvenuto il 25
gennaio di quest’anno [1972] in Germania, fra un esponente del MSI di
Trieste ispiratore di un’agenzia di stampa che si occupa di politica
estera, e rappresentanti dei fascisti jugoslavi, gli ustascia, autori
di alcuni attentati dinamitardi. A proposito di rapporti tra Trieste e
ustascia, un quotidiano nazionale riporta la notizia che nel 1969 un
triestino del gruppo di Avanguardia nazionale, Claudio Scarpa, prese
parte a un campo di addestramento in Baviera, organizzato dagli
ustascia. Oltre ad Aurisina il nucleo investigativo dei carabinieri ha
già avuto a che fare tempo fa con consistenti quantitativi di armi o
esplosivi. Lo scorso anno (9/3/71, n.d.r.) aveva destato sensazione il
blocco nel porto di Trieste di una nave panamense, la Caravelle prima,
a bordo della quale erano state sequestrate ingenti quantità di armi
(...) dello stesso tipo di quelle di Aurisina e la provenienza sembra
fosse greca. > [1]

(...) Sullo stesso argomento [di una visita del commissario Calabresi a
Trieste nell'ambito dell'indagine sulla strana morte di Feltrinelli] il
“Piccolo” è ritornato molti anni dopo, il giorno precedente la ripresa
del processo Sofri a Mestre [2]. < Due giorni prima di venire ucciso il
commissario sarebbe giunto a Trieste forse perché stava indagando su un
traffico d’armi provenienti dal circolo neonazista di Monaco e dirette,
via Trieste a fascisti italiani e ustascia jugoslavi. “Alla metà di
maggio Calabresi fu prelevato da casa sua e condotto a Trieste. Insieme
a lui il questore Guida (all’epoca ispettore generale al ministero
dell’interno n.d.r.) e l’onorevole Caron della DC. A Trieste
conferirono con il conte Loredan, noto fascista. Due giorni dopo venne
ucciso”. È quanto sostiene un informatore di allora dei nostri servizi
segreti, nome in codice “Dario”. L’informatore rileva che su quel
traffico aveva indagato anche Giangiacomo Feltrinelli e aggiunge:
“Calabresi lo sapeva e quindi conosceva i reali motivi della sua
morte”. >

(...) < Qualche ipotetica ragione per spiegare la scelta di Gorizia
come luogo per una strage [di Peteano] esiste (...) da queste parti c’è
abbondanza di personale particolarmente addestrato al terrorismo
politico. Sono gli ustascia e non a caso, forse, subito dopo il crimine
le autorità jugoslave hanno offerto la loro collaborazione. Calabresi
qualche giorno prima di essere ucciso è venuto a Trieste [3]. Gorizia è
storicamente un centro di incontro e di smistamento degli ustascia,
gente che sa maneggiare l’esplosivo, che ha i suoi depositi (come
quello di Aurisina decina di chili di T4 col timbro NATO) e molte
amicizie (...) anche tra le alleanze interne all’organizzazione
clandestina di sicurezza NATO (cioè la Gladio, n.d.r.?) gli amici sono
i camerati di ON e di AN, qualche rappresentante del SID e Divisione
affari riservati (ora SIGSI). A Udine gli ordinovisti sono Carlo
Cicuttini (originario delle valli del Natisone dove si parla un
dialetto che presenta lo stesso accento del telefonista di Peteano),
Ivano Boccaccio, Vincenzo e Gaetano Vinciguerra. > [4]


1) “Il Meridiano di Trieste”, 20/4/72.
2) Articolo di Silvio Maranzana nel “Piccolo” del 25/10/1999.
3) “Una lunga serie di attentati danno un marchio particolare al 1972,
l’anno che in cui Tito, deciso a stroncare finalmente un movimento
separatista che fa capo ai vertici stessi del partito in Croazia (...)
dopo un braccio di ferro durato parecchi mesi il 26/4/72 nell’assemblea
generale dei comunisti della Croazia i leaders scissionisti vengono
sconfitti” (G. Flamini, “Il partito del golpe”, Bovolenta 1983).
4) G. P. Testa, “La strage di Peteano”, Einaudi 1976.

[ Il seguente intervento, che contesta la presunta "artificialita'"
dello Stato jugoslavo, e' apparso nella rubrica Lettere di Giano n.47,
settembre 2004 (vedi in fondo, l'Indice del numero) ]


Darko Suvin, Sulla "invenzione" dello Stato jugoslavo

Caro direttore,
reading your most useful issue no.44, I find in the article of Mr.
Bonanate on "II sistema internazionale e le guerre" a passage which not
only seems unnecessary for his argument but is in my opinion basically
dubious. I refer to the passage on p. 115 which speaks of "una
diplomazia assurda... a Versailles in 1918, inventando uno Stato come
la Jugoslavia" (corsivo nell'originale). Now I was born and have lived
in Yugoslavia until my departure for teaching abroad in 1967, I visited
it almost every year since, I've published a lot there and continue to
do so both in Zagreb and Beograd, and -- perhaps most to the point --
my Ph.D. from Zagreb University on comparative literature and theatre
dealt with the years 1800-1920, mainly in Croatia and Dalmatia under
Austria-Hungary but including the effervescence that led to the
post-1918 Yugoslavia. Thus, although I have done no encompassing
research on the formation of the first (monarchist) Yugoslav State in
1918, I think the following is generally accepted by those who have no
particular separatist commitment (as do all rightwingers today, merrily
revising history). The "yugoslav" idea ("jug" means "south" in
Croato-Serbian, thus the idea of a unity of southern Slavs, usually
excluding the Bulgarians) was born in Croatia early in the 19th
Century, during a Risorgimento parallel to if feebler than the Italian
one. It was first couched, in the cultural movement of Gaj and his
followers in Croatia, in pseudohistorical terms of "Illyrian" unity,
sparked by Napoleon's short-lived "Illyrian Provinces", but after the
trauma of 1848 reborn as "Yugoslav". The best testimony to it is that
the academy of arts and sciences, established in Zagreb under the aegis
of the patriotic Bishop Strossmayer as a focus for the activities of
national affirmation, was named the "Yugoslav Academy". The idea grew
parallel to the disenchantment with the Habsburg Monarchy and was at
the time of the First World War clearly favoured by most people, as
different from the small nationalist party. The disastrous war resulted
in large-scale famine, in large-scale bloodshed among the Croatian,
Slovene and Bosnian solders fighting on Isonzo and elsewhere, and in
mass defections among the soldiers hiding in woods and countryside. At
that point, amid military collapse, the Croatian regional Parliament
followed emigre' politicians like Supilo who had been pressing for
Yugoslavia, and asked for an accession to a Kingdom of Southern Slavs,
and the Slovenians followed suit. The main opposition to the idea came
from some currents in the Serbian emigre' government striving rather
for Greater Serbia, but it was backgrounded by a combination of popular
sentiment and the Karadjordjevic dynasty acceptance. One should not be
too naive about this. All the political parties involved were bourgeois
or petty-bourgeois, concerned mainly for law and order in troubled
times, while workers and the mass of peasants had no official political
voice. And surely Franco-English interests were not only for stability
in a country rich in raw materials but also in a bulwark against the
spread of Soviet Revolution. But having worked on private diaries and
letters of the 1914-18 period, I found little anti- Yugoslav sentiment
in Croatia. Just as important perhaps is the refounding of Yugoslavia
in Tito's partizan struggle during 1941-45 which went on through the
whole country, and defeated by independent means not only the German
and Italian fascist occupiers but also their nationalist quisling
authorities in Serbia and Croatia. This mass movement with prominent
participation of peasants added a genuine component of social justice
and national equality. Whatever its errors and failings, the Federal
Republic of Yugoslavia was (to my mind) clearly preferable to the
nationalist wars and frenzies after its collapse. While it is today not
realistic to speak about a Yugoslav State, this latest experience might
have warned Mr. Bonanate to either proceed more cautiously or give some
valid argument for this acceptance of the fascist and nationalist
separatist thesis about the artificiality of Yugoslavia.

Yours truly, Dr. Darko Suvin Professor Emeritus, McGill University


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http://www.odradek.it/giano/archivio/2004/47.html


“Giano.Pace ambiente problemi globali” n. 47– settembre 2004

EUROPA E ZEUS. UN DOSSIER TRANSATLANTICO


Gordon Poole
Introduzione alle elezioni in Usa: Bush, Kerry e i candidati “terzi”

QUADRANTE
EUROPA E ZEUS. UN DOSSIER TRANSATLANTICO

Domenico Di Fiore
Tra vecchi nazionalismi, pressioni Usa, classismo dei potenti: quale
Europa?

Gabriele Garibaldi
La “nuova” Unione Europea: i dubbi e le “certezze”

Marco Piccioni
Il conflitto tra Europa e Stati Uniti sul controllo delle risorse
energetiche

Enrico Maria Massucci Europa, convitato di pietra della
“comunità internazionale”

Patrizia Zanelli
L’Europa vista dal mondo arabo

Gaetano Arfè
Un europa senz'anima: un federalismo incompiuto e deformato a cura di
Fabio Gentile

Strumenti
Dall’Oece all’Euro. Cronologia 1948-2004 a cura di G. Garibaldi

Alexander Höbel
L’evoluzione della strategia dell’imperialismo Usa (1991-2003)

Antonio Gambino
La “dottrina” statunitense: una guerra perpetua contro i “non schiavi”

Corsivo “Strategia della tensione mediatica” (l.c.)
Archivio Angelo Panebianco, Quali che siano stati, regolarmente

ANALISI

Andrea Panaccione
Una rete di interdipendenze storiche. Russia ed ex-Urss nel nuovo
disordine mondiale

Angelo Michele Imbriani
“Shining India”: una “terza via” socialdemocratica?

Silvia Rossi
La Siria nel disegno mediorientale degli Stati Uniti

CLIMA, ENERGIA, AMBIENTE
Critica dello sviluppo capitalistico (II°)
dossier a cura di Angelo Baracca

Emilio Del Giudice
Il problema dell’energia alla luce di alcuni recenti sviluppi
scientifici

Michele Paolini
La concezione tragica della crescita

Corsivo Vittorio Sartogo, Acerra, e non solo
Vita di “Giano” Contro la guerra e il terrorismo, per le compagne
sequestrate
Lettere a “Giano” Darko Suvin, Sulla “invenzione” dello Stato
jugoslavo;
Luigi Bonanate, Risposta al prof. Suvin

LIBRI
Recensioni Aronowitz – Gautney (eds.), Implicating Empire (F.
Marcelli); I. Masulli, Welfare (M. Meriggi)
Segnalazioni a cura di Luigi Cortesi, Domenico Di Fiore,
Vincenzo Pugliano, Silvio Silvestri, Ireneo Vladimiri, Brigitta Gruber.


http://www.odradek.it/giano/

Kosovo: il primo ministro serbo e' clandestino nel proprio paese

In occasione nel Natale ortodosso, il primo ministro serbo Kostunica si
e' recato clandestinamente in Kosovo. Nel frattempo, il leader
etno-separatista e stragista Haradinaj gioca a fare il "primo ministro"
della provincia serba con la complicita' della "comunita'
internazionale"

1. Pensieri sinistri (P. Catapano)
2. KOSOVO: IL "PREMIER" E' UN TRAFFICANTE DI DROGA
SOSPETTATO DI CRIMINI DI GUERRA
3. Brevi


=== 1 ===

Pensieri sinistri

Questo è un esempio classico delle opinioni nefaste sul Kosovo tipiche
della sinistra occidentale cosiddetta "istituzionale" e del linguaggio
"orwelliano" da essa usato. L'articolo del 23 dicembre dell'avvocato
Michael O'Reilly, reperibile all'indirizzo
http://www.onlineopinion.com.au/view.asp?article=2874 è da questo punto
di vista illuminante. L'autore è stato consigliere dell'ex Primo
Ministro irlandese John Bruton ed è stato per alcuni anni in Kosovo,
lavorando come consulente per conto del think-tank NDI (National
Democratic Institute for International Affairs). L'NDI (il cui
Presidente è Madeleine Albright) vanta, tra le sue imprese, la
partecipazione al golpe in Ucraina (i famosi corsi di formazione
"nonviolenti" e i "finanziamenti alle ONG democratiche e libere"), in
perfetto connubio bipartisan con lo speculare IRI Repubblicano.

L'articolo parla delle "risposte negative della Comunità Internazionale
relativamente all'elezione di Ramush Haradinaj a Primo Ministro del
Kosovo" ed è intriso di pregiudizi razzisti anti-serbi.

Il Kosovo ormai è perso e Haradinaj è la persona giusta per traghettare
l'entità kosovara verso le magnifiche sorti e progressive
dell'indipendenza e dell'accoglienza nella comunità degli stati liberi
e democratici, alla faccia della risoluzione 1244.

Kostunica, anche se si è opposto a Milosevic, è pur sempre un
nazionalista e i moderati, rappresentati dal Presidente Tadic (sic!),
sono imprigionati in una coalizione mortale di nazionalismo e crimine
organizzato che ha tormentato la Serbia fin da quando è stato
assassinato Djindjic. E' in questo contesto che si è sviluppata la
propaganda contro il "povero" Haradinaj, dipinto come una figura di
spicco dei politici democratici kosovari e come udite udite "un
eccezionale stratega militare che ha inflitto gravi perdite
all'apparato militare e paramilitare serbo". Egli è inoltre "molto
intelligente", "di bell'aspetto" (!!!!) ed "un politico esperto" che
"parla fluentemente 4 lingue".

Non si sa da chi O'Reilly l'abbia saputo, ma Haradinaj gode del
rispetto e dell'appoggio dei serbi in Kosovo (soprattutto il rispetto
dei parenti dei morti e dei desaparecidos o quello dei profughi) ed è
quindi la "maggiore minaccia ai malsani interessi di Begrado sui
Balcani del Sud" (sic!).

L'indipendenza del Kosovo viene paragonata a quella di Bosnia, Croazia,
Macedonia e Slovenia ed è vista come una giusta punizione alla
disintegrazione morale della politica di Belgrado e l'autore si augura
che anche Montenegro e Vojvodina seguano la stessa strada.

Addirittura l'accusa del Tribunale fantoccio dell'Aia contro Haradinaj
viene vista come un avvertimento della Comunità Internazionale, in
combutta con il desiderio di vendetta di Belgrado.

Insomma, è tutta colpa della Comunità Internazionale, che ha causato la
crisi e questo è un preoccupante segno dei tempi.

(a cura di Pino Catapano)


=== 2 ===

KOSOVO:
IL PREMIER E' UN TRAFFICANTE DI DROGA
SOSPETTATO DI CRIMINI DI GUERRA

Sarà quasi certamente Ramush Haradinaj il nuovo presidente del
consiglio del Kosovo, appena uscito da un'elezione politica ampiamente
boicottata dalla minoranza serba della provincia.

Il problema è che Haradinaj, ex capo militare dell'UCK - una banda di
narcotrafficanti al servizio della NATO che si distinse per attività di
terrorismo negli anni precedenti l'attacco multinazionale alla Serbia
del 1999 - è un noto trafficante di eroina ed è nel mirino del
tribunale internazionale dell'Aja (che lo ha già interrogato e sta
processando tre suoi uomini) per "uccisioni, trattamenti crudeli e atti
disumani" commessi inKosovo nel 1999.

La nomina di Haradinaj, oggi leader dell'AAK, un partito che alle
elezioni ha raccolto appena l'8,28 dei consensi, avviene a pochi mesi
dalla data (giugno '95) in cui dovranno essere verificati gliaccordi di
pace di Kumanovo, prima tappa per l'avvio dell'autonomia amministrativa
del Kosovo che resterà comunque una provincia della Serbia.

Il vecchio leader kosovaro Ibrahim Rugova (alle elezioni il suo
partito, la Lega Democratica-LDK, con il 45,30 dei voti non ha ottenuto
la maggioranza assoluta) ha dovuto allearsi con l'AAK di Haradinaj per
lasciare all'opposizione il suo diretto rivale di sempre, quel Hashim
Tachi, già capo dell'UCK, fermo al 28,65 di preferenze.

Da notare che all'ultima consultazione elettorale in Kosovo ha
partecipato solo il 49% degli aventi diritto al voto, mentre quel che
resta della comunità serba, dopo la pulizia etnica subita ad opera
degli albanesi (nel progrom dello scorso marzohanno perso la vita 32
serbi e altri 30 monasteri ortodossi sono stati rasi al suolo) ha
disertato le urne.


Fonte:
LA   NEWSLETTER   DI   MISTERI   D'ITALIA
Anno 5 - n. 94 - 3 DICEMBRE 2004
http://www.misteriditalia.com


=== 3 ===

KOSOVO: CHIESA SERBA RICORRE A STRASBURGO CONTRO PAESI KFOR
by ansa. Saturday, Dec. 11, 2004 at 9:26 PM mail:

ANSA) - BELGRADO, 9 DIC - La Chiesa ortodossa serba ha presentato un
ricorso al Tribunale per i diritti umani di Strasburgo contro Italia,
Francia, Germania e Gran Bretagna per i danni causati agli edifici
religiosi e ai luoghi sacri nel Kosovo dal 12 giugno del 1999, data
dell'ingresso nella provincia delle forze internazionali della Kfor.

( L'arcivescovo di Pec Artemije ha precisato di non aver coinvolto
anche gli Stati Uniti solo perche' la Corte di Strasburgo non ha
giurisdizione su Washington. Stando al patriarcato di Belgrado, dal
ritiro delle forze jugoslave in Kosovo sono andati distrutti circa 150
edifici e monumenti serbo ortodossi. Solo durante le violenze del marzo
scorso, che hanno anche provocato una ventina di morti, sono stati
distrutti o danneggiati oltre 30 fra chiese e monasteri, alcuni di
valore storico e artistico inestimabile. L'accusa rivolta ai paesi
della Kfor e' di non aver saputo prevenire tali distruzioni nelle zone
di loro competenza. ''Intendiamo chiedere al tribunale anche
compensazioni per i danni morali subiti, la paura, le sofferenze
fisiche, i tormenti che ogni membro della nostra chiesa - preti,
monaci, fedeli - ha sperimentato dal giugno 1999'', ha sottolineato il
promotore dell'iniziativa, Artemije. (ANSA). OT 09/12/2004 18:20

KOSOVO: PER KOSTUNICA LA NOMINA DI HARADINAJ E' PROVOCAZIONE

(ANSA-AFP) - BELGRADO, 3 DIC - Il primo ministro serbo Vojislav
Kostunica ha detto oggi che la nomina di Ramush Haradinaj, ex capo dei
ribelli albanesi, per la poltrona di primo ministro del Kosovo e' una
provocazione politica. Haradinaj e' stato scelto dal parlamento della
provincia, che e' amministrata dall'Onu e che non ha ancora formalmente
l'indipendenza dalla Serbia. ''Sia a livello locale sia a quello
internazionale - ha sottolineato Kostunica in una dichiarazione scritta
- e' noto che questa persona ha dei precedenti criminali che risalgono
al periodo di guerra ma anche a quello di pace''. (ANSA-AFP) TF
03/12/2004 23:14

MACEDONIA: SPARATORIA DURANTE OPERAZIONE POLIZIA, UN MORTO

(ANSA-AFP) - SKOPJE, 25 DIC - Una persona e' morta ed un poliziotto e'
rimasto ferito in una sparatoria avvenuta ieri sera a Tetovo (nordovest
della Macedonia), ha annunciato oggi la polizia. La sparatoria e'
avvenuta durante un'operazione lanciata dalle forze dell'ordine contro
una banda di criminali, per la maggior parte albanesi del Kosovo, che
si era asserragliata in un appartamento della citta'. I criminali
avevano con loro razzi e armi automatiche, secondo la polizia che ha
parlato di un violento scontro a fuoco. La vittima e' uno dei membri
della banda, ha aggiunto la fonte precisando che il poliziotto ferito
e' stato ricoverato in un ospedale di Skopje. Nel corso dell'operazione
sono stati arrestati due kosovari albanesi ma il capo della banda,
Ljirim Jakupi, per il quale la polizia dell'Onu in Kosovo ha emesso un
mandato di cattura, e' riuscito a scappare. Jakupi e' accusato di
omicidio e di terrorismo. (ANSA-AFP). GGI
25/12/2004 19:49

KOSOVO: NATALE ORTODOSSO, PRIMA VISITA KOSTUNICA

(ANSA-AFP) - PRISTINA, 7 GEN - Il premier serbo, Vojislav Kostunica, ha
compiuto la sua prima visita in Kosovo dall'inizio del suo mandato
(marzo 2004), per celebrare il Natale ortodosso, una festa molto
sentita da migliaia di serbi che in questi giorni affollano le chiese.
''La grande festa del Natale viene celebrata con molto amore e speranza
in tutto il paese e specialmente a Pec'', ha detto Kostunica dopo la
cerimonia. ''Rivolgo i miei auguri di Natale anzitutto al nostro popolo
del Kosovo'', ha aggiunto. Per recarsi in Kosovo, il premier serbo ha
dovuto chiedere un permesso al capo della missione dell'Onu in Kosovo,
Soren Jessen Petersen, il quale a sua volta ha dovuto consultare il
responsabile della forza Nato , il generale francese Yves de Kermabon.
Formalmente provincia di Serbia-Montenegro, il Kosovo e' amministrato
dal 1999 dall'Onu, dopo un anno di guerra tra le forze serbe e i
separatisti albanesi. (ANSA-AFP) LD
07/01/2005 17:04

KOSOVO: NATALE ORTODOSSO, KOSTUNICA IN SEGRETO A PEC

(ANSA) - BELGRADO, 7 GEN - Il primo ministro serbo Vojislav Kostunica
e' andato in Kosovo, primo capo di un governo di Belgrado a entrare
nella provincia dal 1999, per presenziare al rito del natale ortodosso
celebrato a Pec dal patriarca Pavle, capo della chiesa serba. La
visita, avvolta nel piu' stretto riserbo per motivi di sicurezza, e'
stata rivelata solo a rito concluso e a partecipanti ripartiti dalle
agenzie serbe Beta e Tanjug. E' avvenuta con l'avallo della Kfor (la
forza internazionale per il Kosovo), stando alle fonti che hanno
parlato di una scorta militare organizzata per gli ospiti. Nessuna
reazione e' stata al momento registrata da parte della leadership
albanese kosovara. Nell'omelia natalizia, il patriarca Pavle ha chiesto
''pace per serbi, albanesi e ogni comunita' che vive nel Kosovo''. La
scelta di Pec per la celebrazione del Natale e' praticamente obbligata:
Pavle, come i suoi predecessori, e' arcivescovo del patriarcato della
cittadina kosovara, che funge da cornice anche all'incoronazione del
capo della chiesa serba. Meno scontata la presenza di Kostunica -
fervente ortodosso e anche convinto 'nazionalista moderato' - che
stando agli osservatori belgradesi e' destinata a scatenare qualche
polemica: e' fra l'altro atteso in breve un nuovo round negoziale fra
la comunita' internazionale, la Serbia e la leadership albanese. Un
primo incontro e' stato fissato a Belgrado fra il capo dell'Unmik
(l'amministrazione dell'Onu per il Kosovo) Soren Jessen Petersen e i
vertici serbi. (ANSA). OT
07/01/2005 18:55

SERBIA/MONTENEGRO: GUARDIA FRONTIERA UCCIDE GIOVANE ALBANESE

(ANSA-AFP) - NIS (SERBIA/MONTENEGRO), 8 GEN - Una guardia di frontiera
dell'esercito della federazione Serbia/Montenegro ha sparato e ucciso
un giovane di 16 anni di etnia albanese nella regione di Presevo, al
confine con la Macedonia. Lo ha indicato un funzionario della giustizia
della citta' di Nis. Il giovane albanese, Dashnim Hajrullanu, ha
raccontato alla Afp il magistrato Ivan Bulatovic, sarebbe stato ucciso
mentre tentava di passare illegalmente la frontiera con la Mecedonia
per raggiungere il suo villaggio, Miratovac, situato a soli 500 metri
dalla frontiera. Il magistrato ha detto di aver ordinato l'autopsia sul
corpo del giovane. Il ministro della giustizia di Serbia/Montenegro,
Prvoslav Davinic, e' atteso per una visita nella zona, ma intanto circa
200 persone di albanese hanno inscenato una protesta, accusando i
militari di assassinio. La valle del Presevo, come il limitrofo Kosovo
e il nord della Macedonia, e' abitata da una maggioranza albanese. Fra
il 2000 e il 2001 la zona e' stata teatro di scontri fra i militari
serbi e la guerriglia separatista albanese dell'Esercito nazionale
albanese di Presevo, Mevedja e Bujonovac, confluito poi nell'Esercito
Nazionale Albanese, che combatte per una Grande Albania che comprenda
il Kosovo, il sud della Serbia e il nord della Macedonia. (ANSA-AFP). GV
08/01/2005 12:45

Ciao,

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Descrizione : Locandina della Prima Nazionale dell'ultimo video di Fulvio Grimaldi

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iscritti al tuo gruppo, vai invece alla sezione di Aiuto al seguente
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Cordiali saluti,

jugocoord <jugocoord@...>

Romania in ethnic tiff
BUCHAREST (AFP) - Romania's new government yesterday sparked protests from
nationalists by appointing members of the large ethnic Hungarian minority to
posts of governors in three local regions.

Incoming Prime Minister Calin Tariceanu said that the new governors of the
Covasna, Bistrita Nasaud and Maramures regional authorities, all home to
large Magyar or ethnic Hungarian populations, would be members of the
Hungarian community.

However some politicians from the regions involved have said that the
appointments could threaten Romania's territorial integrity by encouraging
hopes for secession among some Magyars. There have also been charges that
the government was discriminating against ethnic Romanians.

"The appointment of a Magyar-origin governor in Covasna is the result of the
political changes seen in recent years, and shows that we do not have any
taboos as regards nationality," Tariceanu said.

"The governor of Covasna is bound by Romanian laws. If he does not respect
those laws, he will have to pay for it, as anyone else would," he added.

Officials from Covasna who are members of Tariceanu's own Justice and Truth
Party, and also members of the Humanist Party, a government ally, wrote
early this week to President Traian Basescu to ask him to oppose the
appointments.

The politicians claimed that the move would encourage the Magyar Democratic
Union of Romania (UDMR), which is also a member of the coalition, to "impose
territorial autonomy on ethnic grounds" in regions with very large Magyar
populations.

Romania's Magyar community makes up some 7 percent of the population, or 1.4
million people.

[ Izlaganje: Vladislav Jovanovic
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-11-30_1.html
Izlaganje: Prof. dr. Oskar Kovac
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4115
Izlaganje: Rade Drobac
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-12-22.html ]


http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-01-05.html

BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH
Beograd, 27. novembar 2004. godine
ETNOGRAFSKI MUZEJ
Okrugli sto na temu: MEDJUNARODNI POLOZAJ SRBIJE I CRNE GORE I
STRATEGIJA NJENE SPOLJNE POLITIKE

Izlaganje Živadina Jovanovica

ELEMENTI SPOLjNO-POLITICKE STRATEGIJE

Stanje unutar bilo koje države, njena stabilnost i tempo razvoja
odlucujuce uticu na njen medunarodni položaj, ugled i uticaj. I
obratno. Rezultati spoljne politike i diplomatije mogu se pouzdano
meriti samo kvalitetom života gradana, stanjem u privredi,
investicijama, obimom i bilansom spoljne trgovine, zapošljavanjem, kao
i odnosom kljucnih medunarodnih cinilaca prema legitimnim interesima
zemlje.

Položaj i ugled bilo koje zemlje koja ne kontroliše sve delove svoje
teritorije, koja živi u neizvesnosti gde ce joj biti granice kroz
godinu dana, da li ce, na primer, imati izlaz na more ili nece, koja je
suocena sa više otvorenih, ili zakamufliranih separatizama,teško se
mogu oceniti kao dobri. Ako se tome dodaju stopa nezaposlenosti od oko
30%, enormni trgovinski i platni deficit, korupcija, beda i siromaštvo,
svakodnevne svade u vrhu vlasti, nepoštovanje ustava i zakona, onda se
jedino može zakljuciti da su položaj i ugled zemlje u ozbiljnim
problemima. Njena rec u medunarodnim organizacijama i medunarodnim
odnosima retko kad se uvažava, a njeni interesi su podcenjeni.

Dakle, stanje u Državnoj zajednici Srbija i Crna Gora daleko je od
normalnog. Ono se pre može okarakterisati kao stalna proizvodnja zbrke
u kojoj je gradanima teško da razumeju šta se i zašto dogada, a još
teže da na bilošta uticu.Tu je sve pomešano - i državno i partijsko, i
nacionalno i nacionalisticko, i diplomatija i servilnost, i reforme i
destrukcija, i privatizacija i grabež, i otvorenost za saradnju i
kapitulantstvo.

Imamo li državu ?

Narode i njihove interese na unutrašnjem, a pogotovu na medunarodnom
planu, štite i ostvaruju države u saradnji sa drugim državama i
medunarodnim organizacijama. Prvo i pravo pitanje je - imamo li državu?
Jer, jasno je da bez države teško može biti reci o demokratiji,
spoljnoj politici, strategiji razvoja, odbrani ili bilo kom drugom
postuplatu suverenosti.

Polaznim osnovama za uredenje odnosa izmedu Srbije i Crne Gore, koje su
potpisali tadašnji celnici dve republike, federacije i Visoki
Predstavnik EU, Havier Solana,14. marta 2002. godine u Beogradu,
ukinuta je SR Jugoslavija i oktroisana Državna zajednica Srbija i Crna
Gora. Time je, ustvari, ukinuta jedna država, makakve i makoliko
slabosti da je imala, a na njeno mesto nije stvorena nova. Nametnuta na
separatistickoj opciji crnogorske oligarhije, koja uživa nesumnjivu
podršku odredenih medunarodnih faktora, i uz pristanak srpske
oligarhije, ta tvorevina na odredeno vreme i bez presedana ohrabrila je
kako njene idejne tvorce tako separatisticke snage na drugim stranama
da idu dalje sa fragmentacijom i Srbije i Crne Gore. To znaci, pre
svega, na Kosovu i Metohiji, a zatim u Raškoj oblasti (Sandžaku), u
opštinama na jugu Srbije (Preševo, Bujanovac, Medveda), u Vojvodini.

To stanje nedržave legalizovano je usvajanjem Ustavne povelje u sva tri
postojeca parlamenta. Takva kakva je, sa minimalnim zajednickim
nadležnostima u oblasti spoljne politike, odbrane, unutrašnjim i
spoljnim ekonomskim odnosima i ljudskim pravima - Ustavna povelja se ne
sprovodi. Politicka oligarhija Crne Gore koristi svaku priliku da
opravda i legalizuje nepoštovanje svojih izricitih obaveza utvrdenih
Poveljom. Nažalost, za takvu opstrukciju nalazi hranu u stavovima i
ponašanjima dela srpske oligarhije. Namece se cak i utisak da pojedini
politicari, nevladine organizacije i mediji u Beogradu deluju kao
lobisti crnogorskih separatistickih vlasti. To lobiranje najcešce je
zakamuflirano kritikom stavova crnogorskog rukovodstva, "ukazivanjem"
na nepoštovanje dogovora, na velike troškove izdržavanja zajednickih
službi koji padaju na pleca poreskih obveznika iz Srbije i sl. Sve je
sroceno tako da javnosti u Srbiji ostaje samo jedan zakljucak - ako
nece sa nama, onda je najbolje da se razdvojimo i da svako bude na
svome.

Crnogorskom rukovodstvu, razume se, ne smeta mnogo kritika, kao ni bilo
šta drugo, ukoliko pomaže da ostvari svoj osvnovni cilj - nezavisnost.
Prioritet daje nezavisnosti bez i pre referenduma cije održavanje nosi
rizike jer bi rezultati mogli biti i kobni po opstanak sadašnje
garniture na vlasti. To što bi proglašenje nezavisnosti Crne Gore,
odnosno "razdruživanje", kako se u novije vreme to naziva, koincidiralo
sa vremenom za tzv. "konacno rešenje" za Kosovo i Metohiju i što bi
svakako oslabilo pregovaracku poziciju Srbije, zagovornike razdvajanja
(po "modelu Ceške i Sloveceke") ne zanima previše. Oni su jednostavno
za "ciste racune". A to je kriterijum ciju ispravnost ne treba
dokazivati. Bar od vremena izbijanja jugoslovenske krize.

Crna Gora ne prihvata da bude talac nesaradnje Srbije sa medunarodnom
zajednicom, posebno sa Haškim tribunalom - svakodnevno ponavljaju
predstavnici vlasti iz Podgorice. Dodaju da bi "razdruženi" od Srbije
gotovo odmah pristupili Partenrstvu za mir i clanstvu u NATO i merkaju
koliko im zbog "principijelnosti" raste rejting u Vašingtonu i Brislu.

Tzv. mdunarodna zajednica sve ociglednije igra dvostruku igru. Evropska
unija, koja je bila aktivno angažovana u procesu ukidanja države SRJ i
koja je kumovala stvaranju nedržave SCG, ponaša se kao da je zaboravila
na ulogu i doprinos svog Visokog predstavnika. Najpre je, "u ime
politickog realizma" odstupila od svog angažovanja na harmonizaciji
privrednih sistema republika clanica i uvela dva odvojena koloseka za
ekonomsko približavanje EU.

Zatim, po izbijanju javnog sporenja Podgorice i Beograda da li da
izbori za Skupštinu Državne zajednice budu neposredni kako je
predvideno Ustavnom poveljom, ili ponovo posredni kako insistira
rukovodstvo Crne Gore, EU se formalno izjašnjava za poštovanje Povelje,
jer tako nešto teško može izostaviti, ali uvodi novi elemenat - da ce
poštovati svaki dogovor koji postignu Beograd i Podgorica. Jasno je šta
ta "dopuna" u prilog "politickog dogovora", umesto poštovanja jasnih
odredaba Ustavne povelje, znaci i cemu i kome ide u susret.

Kad je rec o stavu SAD on izgleda još jasniji - radi se o "unutrašnjem
pitanju" koje Beograd i Podgorica treba sami da reše politickim
dogovorom. One, SAD ce podržati svako dogovoreno rešenje. Da li se neko
seca "evolucije" stavova SAD uoci i tokom razbijanja SFRJ?

Pravna država, stabilnost državnih institucija, odgovornost aktera
prema obavezama koje su preuzete i pred medunarodnom zajednicom (šta,
inace, treba da znaci potpis Havijera Solane na Polaznim osnovama od
14. marta 2004.!) i za EU i za SAD su ocigledno, bar u ovom slucaju,
manje važne kategorije od politickog dogovora. Pa makar takav dogovor
znacio dalje slabljenje Državne zajednice i ubrzavanje i njenog
ukidanja. Ili, možda, baš zbog toga?

Jedna stolica - dva ministra

Državna zajednica je subjekat medunarodnog prava i medunarodnih odnosa
- clanica je medunarodnih organizacija, ima jednu stolicu u UN,
zakljucuje medunarodne sporazume, prima strane predstavnike i šalje
svoje u druge države.

U stvarnom životu sadržina odnosa koje Državna zajednica SCG ima sa
drugim subjektima medunarodnog života u mnogo cemu ne odgovara formi
pomenutim pravnim postulatima. Princip "jedne stolice", na primer, nije
sprecio da se na nedavnom zasedanju Generalne skupštine Ujedinjenih
nacija u Njujorku istovremeno nadu dve ministarske dlegacije - jedna iz
Beograda, u ime Državne zajednice, druga iz Podgorice, u ime Crne Gore.
Iako su obe delegacije iz jedne clanice UN, iako su desetak dana
boravile u istom gradu, u istoj zgradi - sedištu UN na Ist Riveru -
vodile razgovore sa istim ministrima drugih zemalja, one se cak nisu
medusobno ni srele, a kamo li da su uskladile nastup! Kakav to odraz
ima na ugled i položaj Državne zajednice, koliko se takvim ponašanjem
mogu pridobiti simpatije i podrška drugih država u rešavanju poznatih
naših problema u svetskoj orgnizaciji - suvišno je komentarisati.

Nešto drugaciji, ali u suštini isto tako ilustrativni primer stanja u
Državnoj zajednici, predstavljaju nedavni odvojeni prijemi premijera
Vojislava Koštunice i Mila Đukanovica, jedan za drugim, kod nemackog
kancelara Gerharda Šredera. Predpostavljamo - prvi, da traži podršku
Državnoj zajednici, drugi, "razdruživanju", odnosno, njenom ukidanju.
Pošto su prijemi ostvareni nakon medunarodne konferencije posvecene
razvojnim temama, iskrsava pitanje - nije li ovo bilo simbolicno
prenošenje "dva koloseka" EU sa privrednog na politicko podrucje i
najava cetiri koloseka - po dva na ekonomskom i politickom podrucju!

Crna Gora ima samostalnu, paralelnu diplomatiju - Ministarstvo za
inostrane poslove, stalne misije u vecim medunarodnim centrima, kao na
primer, u Vašingtonu, Brislu i drugde koje deluju nezavisno, da ne
kažemo, suprotno od diplomatskih misija Državne zajednice u istim
centrima. Ambasadori i šefovi misija Državne zajednice koji se, u
skladu sa paritetom za najvažnija mesta, delegiraju iz Crne Gore, ne
retko se izjašnjavaju za samostalnu Crnu Goru. Jasno je da oni ne
veruju u svrsishodnost Državne zajednice koju predstavljaju i da nece
iskreno zastupati njene interese, vec da ce svoje pozicije koristiti za
lobiranje u prilog nezavisne Crne Gore. Paradoksalno je da ambasador
Državne zajednice u Rimu, na primer, preko medija nudi sebe kao lidera
pokreta za nezavisnu Crnu Goru, a da niko na to ne reaguje - ni Savet
ministara koji mu je izdao akreditive, ni resorni ministar, ni odbori
za spoljnu politiku parlamenata, ni mediji. Jesmo li se mi to sasvim
saživeli sa paradoksima?!

Što se tice medunarodnih sporazuma koje su predstavnici SCG potpisali
tokom poslednje cetiri godine tek bi analiza pokazala koliko je SCG u
tim sporazumima tretirana kao ravnopravni partner. Ono što je poznato
najveci boj ratifikovanih sporazuma u tom periodu (41) predstavljaju
sporazumi o zaduživanju. Interesantna je klauzula u vecini tih
sporazuma - da obavezu vracanja duga imaju, pored SCG, i "njeni
sukcesori" što svaako nije puki formalizam, ili izraz standardne
bankarske obazrivosti, vec govori o krizi i .stepenu (ne)poverenja
zajmodavaca u Državnu zajednicu. Umesto da ojacaju medunarodni položaj
zemlje, ti sporazumi nas nepogrešivo, vec od 2005. vode u dužnicku

Posete stranih državnika SCG i predstavnika SCG inostranstvu, ncelno su
dobar znak. Suština ipak nije u samoj ucestalosti, pa ni u visokim
nivoima posetilaca, vec u dnevnim redovima i rezultatima razgovora.
Osnovni problem sa stanovišta interesa naše zemlje sastoji se u tome
što predstavnici SCG u vecini tih kontakata i razgovora imaju
podredenu, pasivnu ulogu, nemaju jasan koncept i agendu svojih tema i
interesa, nastupaju neuskladeno cak i o vitalnim pitanjima. Reaguju
posledicno, kad je vec kasno, na pobude iz inostranstva, a ne na osnovu
sopstvenih analiza i stvarnih interesa zemlje. Pogotovu dugorocnih.
Zato jaki pravni, politicki, geostrateški, bezbednosni, tržišni i drugi
argumenti u prilog SCG, u prilog legitimnih interesa Srbije, prolaze
neiskorišceni. Sudeci po saopštenjima i izjavama nakon dobrog dela
razmenjenih poseta njihov smisao se, uglavnom, svodi na vršenje
pritisaka predstavnika tzv. medunarodne zajednice u vezi sa
izrucivanjem optuženih Haškom tribunalu, povlacenjem tužbe protiv 10
zemalja clanica NATO pred Medunarodnim sudom pravde, problemom Kosova i
Metohije, "reformom" vojske i policije i sl. Obaveze, pritisci, ucene -
lista bez kraja. Cim se jedne ispune, lista se dopunjava novim.

Stavovi stranaca - kao državni i nacionalni interesi SCG

Kod dela visokih predstavnika SCG, odnosno Srbije, odomacaila se praksa
da stavove svojih stranih sagovornika, narocito iz NATO, SAD, VB i
Haškog tribunala, promovišu u domacoj javnosti kao svoje izvorne,
dajuci im, cak, epitet naših "nacionalnih i državnih interesa". Ne
retko takvi pojedinci na visokim ili najvišim dužnostima, idu cak i
ispred zahteva stranih faktora u nudenju ustupaka, ili raznih
pogodnosti koje zadiru u suverenitet zemlje. Setimo se, na primer, kada
je prethodni premijer Srbije zatekao svoje americke sagovornike u
Vašingtonu ponudom da kontigenti naše vojske ucestvuju u "mirovnim
misijama" u Avganistanu i Iraku.

Iznenadeni tolikom predusretljivošcu svoga gosta, Amerikanci su
odgovorili da ce ponudu razmotriti. U našoj javnosti bilo je i oštrih
kritika tog gesta, pa je Premijer bio prinuden da svoju ponudu naknadno
pojasni da je, ustvari, imao u vidu ucešce naših snaga iskljucivo u
misijama sa mandatom UN. Ostalo je nedoreceno zašto onda o tome nije
razgovarao u Njujorku, u sedištu UN, vec u Vašingtonu, i da li Premijer
Srbije ima ustavnih ovlašcenja da tako nešto obecava bilo kome.
Prethodni ministar odbrane SCG doveo je sebi za savetnike strana vojna
lica, medu kojima i generala oružanih snaga Velike Britanije, da bi
nadgledali i usmeravali reformu naše armije. Da li je to nacin da se
iskaže otvorenost za saradnju i demonstrira prijateljstvo? Svež primer
je najava Predsednika SCG Svetozara Marovica da ce pozvati strne
predstavnike (strucnjake), da u svojstvu supervizora utvrde šta se i
kako zbilo na Topcideru, kada su stradala dva pripdnika Garde Vojske
SCG.

Sindrom nemoci

Takvi i slicni postupci i držanje karakteristicni su za stanje svesti
dobrog dela sadašnjih politicara po kojoj je sve strano bolje,
objektivnije, naprednije. Godinama u javnosti šire defetizam, kompleks
krivice i sindrom nemoci. Za njih su Srbi odgovorni za izbijanje
gradanskih ratova u Hrvatskoj i BiH, Srbi su zlocinci, odgovorni za
kršenje ljudskih prava Albanaca na KiM, "režim Slobodana Miloševica" je
odgovoran za agresiju NATO 1999., dakle, i za žrtve kasetnih,
uranijumskih i grafitnih bombi. Njihova je logika - NATO je jak i nije
odgovoran ni za šta, ni za ratnu štetu, ni za ubistva civila, ni za
devastaciju prirode, ni za podršku teroristima na KiM. U Srbiji i SRJ
pre oktobra 2000. ništa nije bilo dobro, niti vredno - ni privreda,
tehnologija, obrazovanje, nauka, ni saradnja sa Rusijom, Kinom,
Indijom, arapskim zemljama, Azijom, Afrikom, Latinskom Amerikom...Prema
takvim politicarima, Srbiji i Srbima jedino preostaje da slušaju druge,
da ponavljaju da su u svemu grešili, da klece, puze i mole za mlost i
donacije. Takva filozofija novopecenih demokrata vec se ustolicila u
dobrom delu medija, a pod vidom reformi, postepeno se uvlaci i u sistem
obrazovanja.

Ovakva psihoza nemoci širena je i širi se svesno, planski. Ona je deo
masovnog ispiranja mozga, "katarze" radi brisanja "starog",
"prevazidenog" sistema vrednosti i "narezivanja" "novog", "evropskog",
mondijalistickog, ustvari, neokolonijalnog. Ona je ujedno oslonac i
uslov opstanka oligarhije na vlasti jer narodu, posebno mladima,
usaduje nesigurnost, umanjuje samopouzdanje, nagriza zdravi razum.

Takva politika idolopoklonstva prema svemu što je tude, politika
sistematskog razaranja srpskog nacionalnog i duhovnog identiteta,
prevodenja i svodenja svih ljudskih vrednosti, ukljucujuci slobodu i
dostojanstvo, u skromne iznose dolara i evra, imala je, i nastavlja da
izaziva, po našem dubokom uverenju, razorne posledice nemerljivih
razmera koje ce biti teško otkloniti, cak i pod uslovom da se za to
stvori volja. Posledice širenja psihoze nemoci osetile su se itekako i
na slabljenju medunarodnog položaja i ugleda SCG, odnosno Srbije, u
nemoci da se na medunarodnom planu zaštite vitalni nacionalni i državni
interesi.

Zna se da Srbija i SCG nisu izvoznici nafte i gasa, da ne poseduju
nalazišta dijamanata, da nisu ni finansijska, ni tehnološka, ni atomska
sila i da zbog toga niko ne pati. Zna se, takode, da nikome od Srbije i
SCG ne preti nikakva opasnost - ni u susedstvu, ni dalje. Naprotiv,
Srbija i SCG vide svoju buducnost u ravnopravnoj saradnji,
integracijama i napretku i tim ciljevima mogu znacajno doprinositi.
Njihovi kapaciteti i interesi na tom usmerenju, medutim, u ogromnoj
meri su blokirani psihozom nemoci. Zato je od najveceg znacaja da se
prestane sa širenjem takve psihoze, da se narodu i zemlji vrati oduzeto
dostojanstvo i pokolebano samopouzdanje.

SCG i Srbija nemaju potrebe, ni interesa da se konfrontiraju sa bilo
kime, ali Srbija ne sme da cuti kada se njeni vitali interesi
ugrožavaju. Ako želi da bude poštovana, mora biti sposobna da svoje
interese zastupa i brani kao svaka druga evropska država. To, pored
ostalog, znaci, da je u vezi sa svakim ozbiljnim problemom koji je
predmet pregovora sa stranim ciniocima, neophodno utvrditi donju
granicu popuštanja.

Praksa i ponašanje ljudi za koje se predpostavlja da treba da nose
odgovornost za spoljnu politiku daju puno povoda za zakljucak da se kod
nas ne zna ni ko utvrduje, ni ko sprovodi spoljnu politiku, ni ko kome
i za šta odgovara. U takvoj situaciji, pojedini medunarodni
predstavnici uzimaju sebi slobodu da javno izricu pohvale pojedinim
politicarima, velicajuci njihovu felksibilnost, širinu i hrabrost (za
poziv Srbima na Kosovu i Metohiji da izadu na izbore, na pr.) i kritike
drugima za uskogrudost, nacionalizam, otpor reformama.

Ostavimo po strani "bisere" nediscipline, neprofesionalnosti i
štetocinskih izjava pojedinih ambasadora. Ostavimo takode po strani i
svakodnevno pro- dubljivanje razlika na liniji Beograd - Podgorica na
koje se domaca javnost vec navikla, da ne kažemo kojih se prezasitila.
Zadržimo se samo najkrace na par primera iz novije prakse državnog vrha
Srbije.

Narušavanje konsensusa o Kosovu i Metohiji

U javnosti su izbile na površinu suštinske razlike o vitalnim državnim
i nacionalnim pitanjima izmedu Vlade, odnosno Premijera i Predsednika
Republike. One se ogledaju u prilazu rešavanju takvih problema kao što
su Pokrajina Kosovo i Metohija, saradnja sa Haškim tribunalom,
donošenje novog ustava Srbije, sve do privatizacije onoga što je još
preostalo i reformi. Medustranacka borba toliko je pomracila svest
pojedinih lidera da nacionlna i državna pitanja koriste za medusobni
obracun, na opšte zadovoljstvo srpskih neprijatelja. Tzv. kohabitacija
u srpskom izdanju postala je ne samo barometar partijske države, vec
izvor sve dubljih podela u nacionalnom bicu i društvu uopšte. I tako,
umesto jacanja kohezije oko najvažnijih nacionalnih i državnih
interesa, umesto da državno rukovodstvo daje primer narodu, ono se
ponaša "ko u klin, ko u plocu".

Narušavanje konsensusa o konceptu rešenja za Kosovo i Metohiju
postignutog u Narodnoj skupštini Srbije, nanelo je velku štetu položaju
Srbije u procesu rešavanja tog složenog nacionalnog i državnog pitanja.
Navodna fleksibilnost i hrabrost onih politicara koji su pozvali Srbe
da izadu na izbore na KiM, uprkos odsustva elementarnih bezbednosnih i
drugih uslova za slobodne i fer izbore, nije bilo ništa drugo nego
odradivanje stavova istih onih medunarodnih cinilaca koji nose
odgovornost za poražavajuce stanje u Pokrajini (nastavljanje terorizma
i etnickog cišcenja, sprecavanje povratka proteranih, uzurpaciju
državne, privatne i crkvene imovine, nepreduzimanje mera za obnovu
porušenih i spaljenih crkava, manastira, grobalja, kuca i dr.).

O tome na kojoj osnovi treba da se rešava problem Kosova i Metohije,
Vlada i njen premijer imaju jedan koncept o kome je i u Narodnoj
skupštini postignut konsensus. Kljucni stavovi su da se mora poštovati
rezolucija Saveta bezbednosti 1244 (1999), suverenitet i integritet
Državne zajednice Srbija i Crna Gora, odnosno Republike Srbije, da se
poštuje princip OEBS-a o neizmenljivosti medunarodno priznatih granica.
Potpredsednik Vlade izlaže, medutim, svoj licni plan i to putem medija.
Pritom ne pominje rezoluciju SB 1244 (1999), ne osvrce se na princip
poštovanja medunarodno priznatih granica i predlaže medunarodnu
konferenciju kao "novi forum" ("novi" valjda u odnosu na Savet
bezbednosti UN ), sa vec fiksiranim mestom i datumom održavanja. Za
njega, pri svemu tome, nije važno hoce li Srbija uci u clanstvo
Evropske Unije sa Kosovom i Metohijom u svom sastavu, ili bez njega.
Jer, kako kaže, kad se jednom nadu tamo to ce biti nevažno. Dodaje, da
ce njegova partija, koja je inace clan vladajuce koalicije, pokrenuti
"diplomatsku ofanzivu" radi pridobijanja podrške tom konceptu.

Prvo što coveku padne na pament kad sve to procita, jeste da se zapita,
da li to potpredsednik Vlade javno inauguriše novu politiku suprotnu
politici Vlade i da li se to tako radi u normalnoj vladi i državi?
Drugo, da li ima problema da svoj koncept najpre proveri u Vladi, u
nadležnoj instituciji sistema, a da se eventualno potom, obrati
javnosti. "Solirajuci" o strateškom pitanju, zadao je udarac Vladi i
pomogao protivnicima njenog koncepta, kako albanskim separatistima na
Kosovu i Metohiji, tako i njihovim pokroviteljima na medunarodnom
planu. Braniti takvo ponašanje demokratijom, slobodom izražavanja
misli, ili tvrditi da se takav prilaz ne razlikuje mnogo od koncepta
Vlade predstavlja podcenjivanje zdravog razuma. Trece, šta znaci najava
da ce njegova stranka povesti "diplomatsku ofantivu" za pridobijanje
medunarodne podrške njegovom konceptu za Kosovo i Metohiju. Šta bi se
postiglo, na primer, ako bi po tom modelu, i sve druge strnke, svaka za
sebe, krenule u "diplomatske ofanzive", tražeci podršku za svoje
"koncepte" o KiM?! Cemu onda Vlada, skupštine, institucije uopšte!

Strategija moguceg i neophodnog

Postavlja se pitanje da li je potrebna, da li je uopšte moguca
spoljnopoliticka strategija u uslovima dubokih podela kako izmedu
vlasti u Beogradu i vlasti u Podgorici, tako i podela unutar državnih
struktura i struktura vladjuce koalicije u Srbiji? I drugo, ako je
moguca i potrebna šta bi bili elementi strategije?

Spoljnopoliticka strategija je, po našem mišljenju, moguca, celishodna
i neophodna. Sam politicki napor i proces dolaženja do strategije
predpostavlja pokretanje Saveta ministara, skupština, vlada u obe
republike, drugih institucija, strucnih i naucnih potencijala, medija.
Normalno je ocekivati da bi takav napor i inicijativa imali pozizivno
dejstvo na zaživljavanje zajednickih funkcija Državne zajednice SCG
utvrdenih Poveljom. Cinjenica da ce u tom procesu doci i do dubokih
razlika pa i konfrontacija, ne bi trebalo nikog da odvraca. Bilo bi
delikatno za bilo koju politicku strukturu da se negativno odredi prema
samoj inicijativi, a kada do nje dode, da se suprotstavi
opšteprihvacenim stavovima o dobrosusedstvu, normalizaciji odnosa sa
bivšim jugoslovenskim republikama, ocuvanju suvereniteta i integriteta
zemlje, clanstvu u EU, dobrim odnosima sa Francuskom, Nemackom,
Rusijom, SAD, Kinom itd.

Doduše, ima u sadašnjoj vlasti pojedinaca koji tvrde da takva
strategija vec postoji. U prigodnim govorima, izjavama, izveštajima
takvi pojedinci iznose da naša spoljna politika pociva na "tri stuba" -
EU, SAD, Rusija. Ostavimo za trenutak po strani nejasnocu koliko su
takve izjave iskrene, a koliko su verbalisticke i namenjene domacoj
javnosti, ostaje cinjenica da nije poznato ko je i kada utvrdio takvu
strategiju, još manje da je ikada pokrenuta strucna, javna rasprava o
njenim elementima i nacinu sprovodenja. Javnosti nije poznato da je
bilo koji ovlašceni organ SCG dobio predlog spoljnopoliticke strategije
i da je takav predlog usvojen.

Sledi zakljucak da spoljnopoliticka strategija ne postoji ni u
suštinskom, ni u formalnom smislu. Zbog toga ima mnogo lutanja, licnih
stavova i istrcavanja kada je neophodno jedinstvo državnog vrha i
nacionalni konsensus, a ponajviše ugadanja ocekivanjima stranih
fkatora. Posledice nisu puka degradacija ugleda i položaja zemlje, i
grubo mešanje u unutrašnje poslove, vec ubrzavanje razbijanja Državne
zajednice i nanošenje velike štete nacionalnim i državnim interesima.
Tome treba dodati stalno urušavanje profesionalne diplomatije koja od
oktobra 2000. postaje zabran za kadrove po privatnom izboru ministara i
njihovih stranaka. Posledice ove privatizacije, ili grupno-svojinskog
odnosa prema klasicnoj državnoj službi i funkciji su katastrofalne i
bice ih teško otkloniti.

A sada o nekim elementima strategije koju bi trebalo izgraditi. To su,
po našem uverenju, elementi realno moguceg i neophodnog.

1. Ocuvanje Državne zajednice SCG

Vec smo konstatovali da Državna zajednica SCG nije država u pravom
smislu tog pojma. Ipak, bez Državne zajednice takve, kakva je, bilo bi
iluzorno govoriti o bilokakvoj strategiji, ponajmanje
spoljnopolitickoj. Separatisticke snage u Crnoj Gori, kao i oni spoljni
cinioci u cijem je interesu potpuno razdvajanje Crne Gore i Srbije,
prihvatile su Državnu zajednicu SCG kao prelaz ka potpunoj razgradnji
zajednicke države, ka "razlazu". Za državotvorne politicke snage u
Crnoj Gori i Srbiji sadašnje stanje predstavlja istorijski izazov da
prihvate "prelazno rešenje", ali ne ka "razlazu", vec ka postepenoj
izgradnji prave federalne države, dovoljno funkcionalne i prosperitetne
da bude pouzdan partner i clan EU.

Po prirodi stvari, to je prevashodno stvar unutrašnjih odnosa i
unutrašnjeg politickog procesa. Pri svemu tome veoma je bitno izbeci
psihozu i zamke zagovornika hitnih rešenja, advokate hvatanja
"poslednjih vozova", kreatore kompleksa da smo najzatvorenija i
najzaostalija zemlja u regionu, i uopšte, ishitrene odluke cije bi
razarajuce efekte bilo teško otkloniti.

U našem slucaju, u proteklih nekoliko godina, mnoge stvari i odluke
unutrašnjih i spoljno-politickih odnosa prevashodno su rezultat
delovanja i uticaja medunarodnih cinilaca. Tako su i sama Državna
zajednica i Ustavna povelja nastale uz veliki, ako ne i presudan uticaj
EU. Da ne pominjemo odluku o odustajanju od državnog i
medunarodno-pravnog kontinuiteta. Razume se, da to nije dobro i da je
neophodno da vlast korenito izmeni svoj odnos, preuzimajuci punu
odgovornost za buducnost naroda i države i suprotstavljajuci se mešanju
sa strane u unutrašnje poslove. Da li je to sadašnja vlast u stanju da
postigne s obzirom na navike da o svemu važnijem saceka "savete" iz
inostranstva, pa da onda reaguje, kaskajuci za razvojem i propuštenim
šansama, to je drugo pitanje. Ali, ovde je rec o nacelnom postavljanju
stvari.

Za ocuvanje i jacanje SCG potrebna je dobro koncipirana, bar
srednjerocno postavljena diplomatska aktivnost, ciji je osnovni cilj
pridobijanje podrške važnih medunarodnih cinilaca njenom integritetu,
suverenitetu i razvoju Državne zajednice. Umesto ljutnje na vlastodršce
i diplomatiju Crne Gore što vode diplomatsku akciju za "razdruživanje"
odnosno, za razbijanje Državne zajednice, "savezna" diplomatija i druge
institucije i politicke snage u obe republike koje veruju u zajednicku
državu bi trebalo da vode konstruktivnu, graditeljsku diplomatsku
aktivnost za ocuvanje Državne zajednice. Verujemo da bi ogromna vecina
clanica medunarodne zajednice pozdravila i podržala takvu diplomatsku
ofanzivu, ukljucujuci više stalnih clanica SB UN, EU i druge faktore.
Integracija u Evropi i svetu, strah od separatizama i drobljenja
državnih teritorija na mnogim stranama, ukljucujuci i u Evropi, idu na
ruku takvoj diplomatskoj ofanzivi. Nažalost, takve ofanzive nema, ona
se ne vidi i ne oseca. Zašto, na drugima je da potraže odgovor.

2. Kosovo i Metohija - deo Srbije

Razni štabovi analiticara i "think tank" grupa pripremaju razne
scenarije za tzv. "konacni status Kosova". Oni to rade za potrebe
odedenih politickih faktora koji imaju svoje interese na KiM razlicite
od interesa Srbije (SCG). Pitanje je kako je Srbija (SCG) organizovana
za zaštitu sopstvnih interesa u procesu rešavanja ovog vitalnog
državnog i nacionalnog problema.

Sudeci po dobro obaveštenim diplomatskim izvorima, domaci faktori
prolaze kroz fazu ubedivanja da Srbija nema šta da izgubi "uslovnom
nezavisnošcu" KiM, jer posle prijema u EU, postaje nevažno da li je KiM
u sastavu Srbije,ili "uslovno" nezavisno. I tada Kosovo i Metohija
ostaje" fakticki zavisno od Srbije kao mocnije, razvijenije i kljucnog
faktora na Balkanu. Oni koji "ubeduju" nastoje da uvere lidere u Srbiji
da ne postoji opasnost od stvaranja Velike Albanije, jer, eto, i vlada
Albanije se protivi tome, a i bez obzira na sve - Evropa to nece
dozvoliti.

To je taktika. A cilj je - da se "posao" završi za ovu fazu, da se
"isporuce" rezultati i približi i formalnoj nezavisnosti. Šta ce
kasnije biti, mnogi i ne razmišljaju, dok su drugi usmereni da proces,
korak po korak, stigne do "tacke bez povratka", odnosno, do
nezavisnosti KiM.

Varijanta "uslovne nezavisnosti", koju u našim medijima promovišu razni
štabovi, preko svojih glasogovornika u Beogradu predpostavlja sledece:
garantovanje zaštite Srba, uz lokalnu samoupravu i decentralizaciju,
vracanje imovine Srpskoj pravoslavnoj crkvi i garantovanje bezbednosti
srpskih crkava i manastira, zadržavanje medunarodne policije u
prelaznom periodu od 5 godina i sl. Pri svemu tome provlaci se teza da
rezolucija SB 1244 i nije bogzna kako dobar dokumenat i ne treba
dozvoliti da ona postane ogranicenje za postizanje "realnog i održivog"
rešenja koje ce, pored ostalog, omoguciti brzi privredni razvoj Srbije
i ubrzati njeno clanstvo u EU. Nudi se, manje više, otvorena trgovina
po formuli "teritorija (Kosovo i Metohija) za razvoj". Vecina ovih
teza, na jedan ili drugi nacin, dozirano se plasira našoj javnosti kroz
priloge "slobodno mislecih", "nezavisnih" i drugih analiticara,
ukljucujuci, nažalost, i neke visoke predstavnike vlasti, istina koji
nisu bez solidnog staža u nevladinom sektoru vezanom za strane
donacije. Što se tice "garancija" kao predpostavke "uslovne"
nezavisnosti radi se uglavnom o novim obecanjima da ce se izvršiti
stare obaveze utvrdene u rez. 1244(1999.), koje, ni posle više od pet
godina medunarodnog prisustva, nisu izvršene.

Raspoložive informacije ukazuju na to da kljucni medunarodni cinioci
primenjuju dvostruki kolosek i u odnosu na pravo proteranih Srba i
drugih nealbanaca na slobodan i bezbedan povratak. Nacelno i javno,
ostaju privrženi toj obavezi koja nije samo pravna i politicka, vec i
moralna. U praksi, medutim, iznose mnoge razloge zašto još nije vreme
za povratak, da nisu stovrene materijalne, politicke i druge
predpostavke. Vrši se pritisak da Srbija nade rešenja za stalno
nastanjenje proteranih na njenom užem podrucju. (Opiru se cak i
nastanjivanju proteranih u Vojvodini, jer bi to "vodilo menjanju
nacionalne strukture stavnovništva" u toj Pokrajini). Sve u svemu, ne
postoji politicka volja da se ovaj problem reši, racuna se da ce vreme
uciniti svoje i da ce vecina proteranih odustati od insistiranja na
pravu na povratak. Konacan rezultat ce biti fakticka legalizacija
etnickog cišcenja. Bar u slucaju kad su žrtve Srbi.

Prioritetna obaveza diplomatije jeste da u svim prilikama i svim
kontaktima podseca na obavezu medunarodne zajednce da obezbedi celovito
ostvarivanje rez. SB 1244(1999.) i Kumanovskog sporazuma, da daje
odgovarajuce predloge i inicijative. Drugim recima, da deluje aktivno i
preventivno, a ne posledicno, kao do sada.

Obaveze medunarodne zajednice

Šta iz navedenih medunarodno-pravnih dokumenata nije izvršeno, a
predstavlja nesumnjivu obavezu medunarodne zajednice? To su, pre svega,
sledece obaveze: garantovanje ljudskih prava preostalog srpskog i
drugog nealbanskog stanovništva u Pokrajini; slobodno, bezbedno i
dostojanstveno vracanje oko 270.000 raseljenih Srba i drugih
nealbanaca, garantovanje njihove bezbednosti i obezbedivanje osnovnih
uslova za normalan život u Pokrajini; razjašnjavanje sudbine više
hiljada ubijenih i nestalih Srba i drugih nealbanaca od dolaska UNMIK i
KFOR, do danas; privodenje pravdi svih odgovornih za zlocine pocinjene
u Pokrajini u istom periodu; obnova porušenih i spaljenih spomenika
duhovnosti i kulture, kuca za stanovanje, u istom periodu; sprovodenje
stvarnog razoružanja i demilitarizacije tzv. OVK, kakogod se ona danas
zvala, odnosno svih teroristickih, vojnih, ili paravojnih grupa i
pojedinaca; zaustavljanje ilegalne obuke i naoružavanja teroristickih i
paravojnih grupa, kao pretnje miru i stabilnosti; restitucija
vlasnickih prava nad nezakonito oduzetom privatnom, državnom, crkvenom
i društvenom imovinom; vracanje delova vojske SCG i srpske policije, u
skladu sa rez. SB 1244 (1999.) i Kumanovskim sporazumom.

Na ispunjavanju ovih obaveza, Srbija i SCG mogu imati stalnu
inicijativu. Umesto da se izjašnjavaju o požurivanju i rokovima za tzv.
konacno rešenje, one imaju širok prostor da vode akciju i da druge
faktore stavljaju u defanzivnu poziciju. Cilj nije "konacni status",
vec život na KiM, jednaka ljudska prava za sve gradane, oživotvorenje
obaveza UNMIK i KFOR.

U vezi sa Kosovom i Metohijom još nekoliko sugestija.

Pre svega, jasno je da ni najbolji planovi i strategije nemaju izglede
za uspeh ako se o njima ne bi postigao i odgovorno cuvao konsensus svih
važnijih politickih snaga i ako se za njihovo ostvarivanje ne bi vodila
sistematska diplomatska aktivnost.

U diplomatskim naporima uvek treba vracati na suštinu i celinu
problema, a ona se sastoji u ugrožavanju teritorijaolnog integriteta
SCG, odnosno Srbije. To ugrožavanje nigde i nikad nije priznato kao
legitiman cilj, vec predstavlja protivzakonito ugrožavanje principa
Povenje UN, Finalnog dokumenta OEBS-a iz Helsinkija i Pariske Povelje.
Menjanje medunarodnih granica na Balkanu, poštovanje stavova
Badinterove komisije u slucajevima svih bivših jugoslovenskih
republike, osim u slucaju Srbije, bio bi akt diskriminacije i opasan
presedan, koji bi ugrozio mir i stabilnost na Balkanu i u Evropi. Ne
postoje uslovi, niti pogodnosti, pod kojima bi, ili zbog kojih bi
Srbija trebalo da pristane na bilo kakav vid nezavisnosti KiM -
"uslovne", bezuslovne, fakticke, formalne, ili drugacije.

Cvrsta pravna pozicija Srbije

Pravna pozicija Srbije potpuno je cista i cvrsta sa stanovišta
medunarodnog prava. Dotle dok se Srbija (SCG) bude cvrsto držala
rezolucije SB 1244 (1999.), Kumanovskog sporazuma, principa Povelje ZN,
Završnog dokumenta OEBS iz Helsinkia, dok bude odlucna u odbijanju
svake vrste trgovine tipa "teritorije za razvoj", i dok problem Kosova
i Metohije bude držala iskljucivo u nadležnosti Saveta bezbednosti - ne
postoji mogucnost da joj se nametne nezavisnost KiM, odnosno,
odcepljenje dela državne teritorije. Jedino pod tim predpostavkama može
racunati na podršku Rusije i Kine, a moguce i Francuske, u Savetu
bezbednosti. Ta podrška ce, verujemo, ukljuciti i veto na eventualni
zahtev za nezavisnost, ne zbog prijateljstva i sentimenata prema Srbiji
i Srbima, vec pre svega, zbog zaštite sopstvenih interesa, imajuci u
vidu da su te zemlje, koja više, koja manje, suocene sa separatizmima i
terorizmom na delovima svojih državnih teritorija (Cecenija, Tibet,
Korzika i dr.).

U suprotnom, ti argmenti bili bi bez znacaja. Ukoliko bi Srbija (SCG)
prihvatila trgovinu, nagodbu, bilokakvo "dogovorno rešenje" izvan
rezolucije SB 1244 (1999.) podrška pomenutih zemalja postala bi
irelevantna. Jer, "vi ste tako želeli, gospodo, iz Beograda"!

Smatramo, takode, da rešenje problema Kosova i Metohije nije moguce bez
direktnog, suštinskog ucešca Srbije, odnosno bez njenog pristanka.
Drugaciji pristup bi došao u sukob sa ozbiljnim pravnim, politickim i
geopolitickim rezonima. Nametanje Srbiji rešenja koje ona ne bi
prihvatila, u kojem ne bi suštinski ucestvovala, znacilo bi pocetak
nove dugorocne nestabilnosti koju teško da bi išta moglo eliminisati,
pa ni clanstvo SCG u EU. Predpostaljamo da je Evropa svesna toga i da
nece rizikovati da stvara presedan koji bi joj se, kad tad, mogao
vratiti kao bumerang.

Pretnje da je to moguce, da ce se to i desiti ukoliko Srbija ne požuri
sa sopstvenim "ponudama", ukljucujuci cak i da dobrovoljno ponudi
nezavisnost KiM (jer bi, navodno, u tom slucaju dobila veliku razvojnu
pomoc, sustigla bi druge u približavanju clanstvu u EU) - verujemo da
su iz arsenala politicko-psihološkog pritiska i tehnologije omekšavanja
beogradskih vlasti. Poreklo takvih pretnji nije teško utvrditi, mnogo
je teže razumeti pojedince iz Beograda, ukljucujuci i pojedince iz
vlasti, koji javno istupaju kao advokati izvora takvih pretnji.

Kad je rec o organizacionom obliku za Kosovo i Metohiju, to može biti
samo pokrajina u okviru Srbije, odnosno SCG. Sa vrlo širokom
autonomijom, to nije sporno. Status autonomije bilo kojeg stepena
iskljucuje suverenitet i medunarodni subjektivitet. To, pored ostalog,
prakticno znaci da autonomna pokrajina nema prava na clanstvo u
medunarodnim organizacijama u kojima su clanice samo suverene države,
kao što su UN, OEBS, SE, EU, STO i dr. Niko nema prava da od Srbije,
odnosno SCG, traži ni formalno, ni fakticko odustajanje od rez. SB UN
1244(1999) i Kumanovskog sporazuma. SCG i Srbija imaju puno pravo da
insistiraju na celovitoj i doslednoj primeni tih dokumenata Svetske
organizacije.

Srbija je otvorena za nastavljanje dijaloga, ali samo pod okriljem
Saveta bezbednosti UN i uz puno poštovanje rezolucije SB 1244(1999) kao
neizmenljive osnove rešenja. Srbija, odnosno SCG, ne prihvata
izmeštanje rešavanja pitanja Kosova i Metohije izvan okrilja SB UN,
niti izvan okvira rez. SB UN 1244 (1999) i Kumanovskog sporazuma. Što
se tice ucešca Srbije u procesu rešavanja problema KiM, odnosno,
definisanja sadržine široke, suštinske autonomije, napred su izneti
neki argumenti. Kad je rec o ucešcu Srba sa KiM, odnosno, njihovih
legitimnih predstavnika, onda se postavlja osnovno pitanje - kako ce u
tom dijalogu ucestvovati Srbi sa Kosova i Metohije kad je vecina
srpskog stanovništva otuda još uvek u zbegovima i privremenim
staništimaa drugde po Srbiji, odnosno, može li biti rec o legitimnim
predstavnicima Srba iz Pokrajine pre nego što se obezbede uslovi da se
bar vecina proteranih vrati tamo i pre nego što im se obezbede osnovna
ljudska prava. Smatramo da se u vezi sa ovim problemom pred politicare
u Srbiji, pred diplomatiju SCG postavljaju vrlo ozbiljni zadaci i da se
ni jedna medunarodna institucija, ni jedan forum u Evropi, ni jedna
clanica Kontakt grupe - ne mogu ostaviti na miru dok se ne obezbedi
pravo na slobodno i bezbedno vracanje proteranih Srba. Niko nema prava
da se saživi sa duplim standardima u odnosu na 270.000 Srba, sa
tretmanom proteranih Srba kao manje vrednih ljudi, kao Evropljanima
drugog reda.

Smatramo da je štetno ako se veštacki stvara atmosfera "ubrzanog
rešavanja konacnog statusa", jer to znaci guranje pod tepih,
zapostavljanje suštinskih nerešenih problema i naloga Saveta
bezbednosti iz domena ljudskih prava.

"Maršalov plan" za obnovu i razvoj Kosova i Metohije

Na KiM postoje veliki ekonomski i socijalni problemi koji se posebno
izražavaju u nezaposlenosti mladih. Ti problemi nerazvijenosti i
nezaposlenosti predstavljaju jedan od važnih izvora organizovanog
kriminala sa širim implikacijama na Balkanu i u Evropi. Predlažemo
stvaranje neke vrste "Maršalovog plana" za obnovu i razvoj KiM.
Sredstva bi se formirala iz donacija država i medunarodnih institucija,
a njima bi mogla da upravlja EDB. To je ujedno i nacin da se efikasno
smanji i eliminiše pritisak ilegalne radne snage, prelivanje
organizvovanog kriminala sa KiM u zemlje EU. Ne treba ni isticati da bi
sama odluka o tome predstavljala veliko ohrabrenje za vracalje svih
proteranih i znak rešenosti da se na delu obezbede predpostavke za
multieticki sastav stanovništva. Ideja o medunarodnom fondu za obnovu i
razvoj Kosova i Metohije ne bi iskljucivala druge nivoe i vidove
pomoci, pogotovu humanitarne.

Grubo kršenje osnovnih ljudskih prava Srba i nealbanaca na KiM i
uskracivanje ljudskih prava onih kojima se sprecava povratak, ne vrše
albanski "ekstremisti", vec albanski teroristi. Na delu je albanski
terorizam, a ne puki ekstremizam.

Nije na delu "etnicki motivisano nasilje", vec sistematsko etnicko
cišcenje. Okolišan, izvrdavajuci recnik možemo objasniti kada ga
koriste stranci ciji je interes da prikriju sopstvenu odgovornost, ne
retko i da zaštite pripadnike teroristicke OVK, kao saveznike u
agresiji 1999., ali nikako se ne može opravdati kada to, kao svoj stil,
prihvataju, koriste i šire predstavnici SCG, odnosno Srbije. A onda se
cude, pa cak i ljute, bar na javnoj sceni, na iste predstavnike
"medunarodne zajednice" ciji recnik i stil oponašaju. Oni, takode,
govore o "održivoj bezbednosti" na Kosovu i Metohiji, o "održivom
povratku" prognanih itd., a tamo niti ima bezbednosti, niti povratka.

Poslednjih meseci u raznim saopštenjima, izjavama i pisanim
materijalima pažnja se uglavnom koncentriše na "otklanjanje posledica
etnicki motivisanog nasilja" 17. do 19.marta 2004. To je svakako
potrebno, iako su to posledice planiranog teroristickog pogroma i
etnickog cišcenja Srba i to, kako sve više izbija na svetlost dana, uz
znanje (da li samo - uz znanje!) delova KFOR-a i obaveštajnih službi
mocnih zapadnih država.

To, medutim, ni najmanje ne sme da odvlaci pažnju od odgovornosti
medunarodne zajednice, za nas su to prevashodno Ujedinjene nacije, za
otklanjanje svih posledica terorizma i etnickog cišcenja Srba i drugog
nealbanskog stanovništva od 10. juna 1999. do danas. Jer, ako su
teroristi 17. do 19. marta 2004. proterali oko 5.000 Srba, porušili 15
crkava i manastira, ne sme se ni za trenutak, svesno, ili nesvesno,
potisnuti u drugi plan cinjenica da je pre toga na isti, ili slcan
nacin, proterano 270.000 Srba i nealbanaca, da je zapaljeno i porušeno
135 crkava i srednjevekovnih srpskih manastira. Upozoravamo dakle, na
opasnost da se raniji tragicni dogadaji potisnu u drugi plan, da se
pretvore u svršeni cin i da se tako medunarodna zajednica oslobodi
odgovornosti koju, i po rezoluciji SB 1244, ima za celinu problema.
Hoce li to ici tako kako bi neki medunarodni cinioci žaleli i kako je u
interesu rukovodstva Albanaca, u velikoj meri zavisi od delovanja vrha
Srbije i SCG prema medunarodnim forumima i predstavnicima.

Objediniti strucne, naucne i politicke potencijale
Ono što nedostaje to je "proizvodnja" drugacijih ideja, drugacije
atmosfere, kontinuirana "proizvodnja" ideja i akcija koje izviru iz
Strategije usvojene konsensusom u Narodnoj Skupštini Srbije. Cim ih
nema, one i ne ulaze u analize i procene.Ta praznina, je itekako važna
cinjenica - štetna za poziciju Srbije, korisna za nosoce politike
svršenih cinova. Da bi se pariralo raznim štabovima koji neprekidno
proizvode i lansiraju svoje ideje i planove za Kosovo i Metohiju,
uglavnom, na liniji obrazlaganja nezavisnosti, da bi se obezbedila
osnova za aktivnu politiku i diplomatiju Srbije i SCG, nisu dovoljni
samo savetnici Predsednika i Premijera, nije dovoljna individualna
pamet makoliko pojedinci bili mudri, upuceni u problem i dobronamerni.

Zalažemo se za to da se na nivou Srbije, objedine afirmisani
strucnjaci, analiticari, najbolji poznavaoci problema KiM, da se stvori
tim, ili timovi za pojedine aspekte problema i da se pokrene "domaca
proizvodnja" inicijativa, predloga i stavova za naše organe i
predstavnike. Zalažemo se, dakle, za takav napor koji bi objedinio
najbolje domace potencijale i stavio ih u službu jedne aktivne politike
o Kosovu i Metohiji. Ne treba ni naglašavati da je nužno da pritom budu
iskljuceni stranacki prilazi.. Realizacijom ovog predloga izašlo bi se
iz pasivne pozicije, politicari ne bi bili u poziciji da se samo
izjašnjavaju o idejama i planovima sa strane. Takav tim, ili timovi, bi
istovremeno nudili "svoje proizvode"svim nadležnim institucijama, i
konacno, iako ne najmanje važno, to bi dobrim delom smanjilo sadašnju
"konjukturu" za "soliranjem" i širenjem konfuzije od mnoštva autora
razlicitih planova..

U fazi priprema novog ustava Srbije potrebno je konsensusom doci do
odredbe prema kojoj niko, u ime srpskog naroda i gradana Srbije, nema
prava da formalno ili fakticki, cinjenjem ili necinjenjem, prihvati ili
se saglasi, sa uslovnom ili bezuslovnom nezavisnošcu Kosova i Metohije,
odnosno, sa iskljucivanjem Pokrajine iz ustavno-pravnog ustrojstva
Srbije.

3. Principi odnosa sa susedima

Odnosi sa susedima, dobrosusedska sarada su bitan uslov, pre svega,
bezbednosti, a zatim, razvoja i integracije. Dobrosusedstvo i saradnja
sa bivšim jugoslovenskim republikama imaju dobru perspektivu i treba da
budu u vrhu spoljnopoliticke strategije. Da bi tako bilo Srbija i Crna
Gora moraju izgraditi jasan koncept. Za taj koncept, po našem
mišljenju, bitno je striktno poštovanje ovih principa:

Prvo, priznavanje avnojevskih granica za sve republike, kao medunarodno
priznatih. Uostalom, to su i nepromenjeni stavovi Medunarodne
konferencije o bivšoj Jugoslaviji, ukljucujuci i stavove Badintrove
komisije. Drugo, odnosi se mogu graditi samo striktnim poštovanjem
principa reciprociteta, ravnopravnosti i uzajamnosti interesa.
Jednostrane koncesije koje su posle tzv. Demokratskih priomena 2000.-te
cinjene na štetu SRJ, potom SCG i Srbije moraju prestati (podela
zajednicke imovine, jednostrano povlacenje protivtužbi, koncesije u
trgovini). Trece, nemešanje u unutrašnje poslove. I cetvrto,
eliminisanje svih oblika diskriminacije Srba koji kao nacionalne
manjine, žive u bivšim jugoslovenskim republikama, garantovanje
slobodnog, bezbednog i dostojanstvenog povretka svih izbeglica i puno
poštovanje ljudskih prava Srba.

Sa stanovišta ovih principa vlasti, SCG, odnosno Srbije, ucinile su
ozbiljne propuste i greške na štetu medunarodno-pravnih, ekonomskih,
finansijskih, politickih i drugih interesa zemlje (odustajanje od
principa državnog i medunarodno-pravnog kontinuiteta, prihvatanje
podele imovine Kraljevine Srbije na bivše jugoslovenske republike,
nepreduzimanje pravnih mera za zaštitu državne, društvene, crkvene i
privatne imovine Srbije, SPC i Srba na Kosovu i Metohiji, Zatvaranje
sedišta Saveznog komiteta za Kosovo i Metohiju u Prištini i povlacenje
osoblja punktova Komiteta u Prištini, Gnjilanu (Ranilug) i Kosovskoj
Mitrovici i dr.).

Odnosi sa Slovenijom i Hrvatskom

Poznato je da je Slovenija oduvek gradila svoju politiku prema Srbiji
rukovodeci se primarnim interesom - eksploatacija tržišta Srbije za
plasman industrijske robe koja nema produ na tržištu EU i korišcenje
Srbije kao izvora jeftinih sirovina i repromaterijala. Potpuno
nezavisno od toga vlast u Beogradu je glatko dala slovenackim firmama
sve moguce olakšice. DOS-ova diplomatija, koja je zamajavala domacu
javnost svojom ekonomskom dimenzijom, nije ispoljila ni priblžnu
agilnost da i u Ljubljani obezbedi reciprocnu otvorenost za privredu
Srbije.

Slovenija, takode, ispoljava ambicije da bude posrednik SCG u njenom
približavanju EU, posebno u ekonomskom približavanju prema Austriji i
Nemackoj. Beogradu nudi svoju bliskost, prisustvo i uticaj u tim
zemljama, a Becu, Berlinu i drugima u EU svoj "minuli rad",
"investicije" u veze, uticaj i poznavanje tržišta SCG iz decenija
zajedništva u Jugoslaviji. Ništa bukvalno, razume se. U Beogradu se,
inace, dosta neguje kult "primera Slovenije", cemu kumuju politicki
faktori "neoptereceni bliskom prošlošcu", što znacajno olakšava
slovenackoj sklonosti da na srpskoj neposlovnosti olako ubira ekstra
profit. Ima dovoljno razloga za upozorenje - ukoliko bilo gde postoje
ideje da su Srbiji potrebni posrednici u oblasti investicija i
privredne saradnje sa EU uopšte, onda takve ideje i ocekivanja olakih
zarada na racun srpske privrede treba u najmanju ruku obeshrabriti.

Veliki propust je ucinjen, takode, i u tome što nije bilo zvanicne
javne reakcije povodom izjave slovenackog ministra inostranih poslova
Rupela da ce se Slovenija, kao buduci predsdavajuci OEBS-a, zalagati za
nezavisnost Kosova i Metohije. Takva izjava šefa slovenacke
diplomatije, istog onog koji je trijumfalno inaugurisao novo zdanje
"Merkatora" na najatraktivnijoj lokaciji u Novom Beogradu, predstavlja
vrhunac arogancije, koji se teško može objasniti, osim ako neko nije
zagarantovao Sloveniji da, kakogod se ona ponašala prema Srbiji,
kolikogod štete nanosila njenim državnim interesima, tamo ce, nezavisno
od svega, uvek imati otvoreno tržište i sve pogodnosti najpovlašcenijih
prijatelja. Neko je, ipak, bio dužan da upozori slovenackog ministra da
i srpska tolerantnost ima granica i da nije preporucljivo da Srbiju
trertira "as granted". Radi boljeg razumevanja i dobrih odnosa . A
ukoliko se njemu ta izjava "omakla", zbog unutrašnjih, ili slicnim
potreba, moglo je, na primer, i nekom zvanicniku u Beogradu da se
takode "omakne" podsecanje gospodina Rupela na poznatu "Halštajnovu
doktrinu". Zašto bi to bilo "dolivanje ulja na vatru", a ne njegova
otvorena javna podrška odcepljenju Kosova i Metohije od Srbije!

Kad je rec o odnosima sa Hrvatskom, oni zaista imaju kljucni znacaj za
stabilnost i razvoj na prostoru prethodne Jugoslavije, pa i šire.
Potpisan je veliki broj spkorazuma, ukljucujuci i nedavni o zaštiti
nacionalnih manjina. Suštinski je znacajno kojim tempom ce svi ti
sporazumi zaživeti, jer ima se utisak da ih je znatan broj potpisan u
žurbi da bi Hrvatska ispunila uslove za clanstvo u EU. Što se tice
najnovijeg Sporazuma o zaštiti manjina, Hrvatska je dobila još jednu
legitimaciju prema EU. Sa stanovišta interesa SCG, ozbiljan nedostatak
Sporazuma je u tome što ni na koji nacin ne tretira pitanje prava Srba
izbeglica na povratak, imovinu, stanove i zaštitu od neosnovanog
sudskog progona. A to su sve, kao što je poznato, i dalje ozbiljni
nerešeni problemi.

Iskustvo nedvosmisleno potvrduje da Hrvatska formalno prihvata sve
obaveze koje dolaze iz EU, SE i OEBS-a, amnestiju, ljudska prava,
slobodan povratak izbeglica... U praksi, medutim, funkcioniše citav
sistem otežavanja, odvracanja, pa i sprecavanja da se to primeni i da
se izvršeno etnicko cišcenje Srba protekom godina, pretvori u stalno
stanje.. Posebno u odnosu na mladi deo populacije izbeglica. Ako je to
poznato, onda se postavlja pitanje zašto diplomatija SCG, vlasti
uopšte, pa i najveci deo medija u Srbiji, cutke prelaze preko svega
toga! Da li je i to deo njihove politike dobrosusedstva i evropske
orijenatcije?

Povlacenje protivtužbi SRJ na tužbe Izetbegoviceve BIH i Hrvatske
protiv SRJ predstavlja veliku grešku naše diplomatije, sa teško
sagledivim posledicama. Smatramo da je neophodno ispitati pravne
mogucnosti reaktiviranja tih protivtužbi do postizanja dogovora o
obostranim povlacenjima svih tužbi i protivtužbi izmedu bivših
jugoslovenskih republika, podnetih Medunarodnom sudu pravde u Hagu. Ne
sme se prihvatiti ni stav da SRJ, u vreme podnošenja svih tužbi i
protiv-tužbi, koje su u postupku pred tim sudom, ukljucujuci i tužbu
SRJ protiv deset zemalja clanica NATO, nije bila clanica UN i da zbog
toga, navodno, nije raspolagala sa procesno-pravnim kapacitetom za
vodenje takvih sporova, odnosno, za ucešce u tim sporovima, bilo kao
oštecena bilo kao optužena strana.

"Mini" OEBS o granicama i manjinama na Balkanu

Na Balkanu su u toku znacajne promene. Više je politicke volje za
ekonomskim povezivanjem, više bilateralnih sporazuma, ali još uvek
nedovoljno prakticnih rezultata. EU i NATO ubrzano šire svoje prisustvo
(clanstvo). Na prostorima ranije Jugoslavije nalaze se tri mirovne
misije, od kojih je najbrojnija ona na Kosovu i Metohiji. Medutim,
Balkan je još daleko od željene stabilnosti i tempa razvoja. Problemi
na Kosovu i Metohiji nisu rešeni i ne mogu se rešiti dok se u celini ne
sprovedu odluke SB UN. Sa razlicitim intenzitetom se javljaju problemi
u BiH i Makedoniji. Nastavljaju se terorizam i organizovani medunarodni
kriminal.

U rešavanju svih tih problema, SCG je objektivno važan, ako ne i
kljucni partner. Jednak, ako ne i veci znacaj, ima kao faktor
ekonomskog povezivanja i razvoja. Postavlja se pitanje da li se takav
njen potencijal dovoljno uvida i uvažava u Evropi i kako se taj odnos
prakticno ispoljava. Ili, šta SCG, njena politika i diplomatija, treba
da cine da bi odredene prednosti SCG i potencijali bili prakticno
uvaženi. Ovde cemo najkrace izneti dve ideje na toj liniji.

Zona slobodne trgovine Na Balkanu je ideja cija je realizacija zapoceta
1997. Sporazumom o slobodnoj trgovini izmedu SRJ i Makedonije.
Stvaranje takve zone je u zajednickom interesu svih zemalja regiona.
Zapoceti proces treba dovesti do kraja. Pored sistema bilateralnih
ugovora o slobodnoj trgovini, koji su do sada zakljuceni, bio bi
potreban i jedan multilateralni ugovor koji bi i formalno omogucio
konstituisanje Balkanske asocijacije slobodne trgovine - Balcan Free
Trade Association (BAFTA).

Druga je ideja o održavanju balkanske konferencije o granicama i
manjinama, mini OEBS. Njenu suštinu cinili bi ciljevi i principi
OEBS-a, kao i Saveta Evrope, konkretizovani na skpecificne uslove na
Balkanu. Ishod takve konferencije, na kojoj bi - pored predstavnika
zemalja regiona, ucestvovale još, na primer, stalne clanice SB UN,
Generalni sekretar UN, predstavnici OEBS-a, Saveta Evrope,Evropske
Unije i drugi, trebalo bi da bude konvencija kojom bi se garantovala
nepromenljivost postojecih medunarodno priznatih granica i jednaki
standardi zaštite prava pripadnika nacionalnih manjina u svim zemljama
potpisnicama.

Ova ideja naišla je na povoljne reakcije tokom nedavnog zasedanja
Generalne skupštine UN u Njujorku. Bilo bi znacajno da se ona
diplomatskim aktivnostima SCG prati, proverava i narocito - podrži.
Razume se, takva konferencija bi zahtevala opsežne pripreme i posebno
angažovanje OEBS-a i SE. Korist za mir, stabilnost, dobrosusedstvo i
razvoj bila bi neprocenjiva.

4. Uravnoteženi odnosi sa kljucnim medunarodnim faktorima

Uravnoteženi odnosi i saradnja sa najvažnijim i najuticajnijim zemljama
Evrope, sa SAD, Rusijom, Kinom, Indijom, Japanom, kao i sa zemljama
tzv. treceg sveta. Geostrateški položaj zemlje, nivo
ekonomsko-tehnološkog razvoja, raspored dugotrtajnih ekonomskih veza i
interesa, dugorocna zavisnost od uvoza energenata, istorijski put
razvoja, kulturna bliskost i drugi slicni faktori, nalažu odgovarajuci
koncept i geostrateški raspored spoljno-politickih odnosa i interesa
SCG. Neprirodno je jednostrano vezivanje i prepuštanje svih interesa
zemlje jednoj strani, makoliko mocna i dominantna bila. Razume se, rec
je o suštinskoj, nikako o verbalistickoj ravnoteži interesa. Takva
opcija iskljucuje odnose konfrontacije, jednako kao i odnose
kapitulacije.

Iz rezultata ponašanja vlasti Srbije i SRJ (SCG), nakon naglog zaokreta
u spoljnoj politici (šta je spoljna politika?), posle oktobra 2000. i
jednostranog priklanjanja NATO-u i SAD-u, vreme je da se izvuku
odgovarajuci zakljucci i pouke. Kao ozbiljna nacija, ne treba tako brzo
da zaboravmo šta je ko od domacih i stranih faktora obecavao, koja su
ocekivanja u narodu pobudena i šta je od svega ostvareno. Od
demokratizacije i ljudskih prava dobili smo tipske recepte o tome šta
je dobro za nas, bez prigovora, stotine hiljada mladih ostalo je bez
posla i upuceno "trbuhom za kruhom" u bogate zemlje Zapada, dobili smo
visoko obrazovanje i zdravstvenu zaštitu za bogate, ispiranje mozga,
umesto slobodnog protoka informacija, denacionalizaciju umesto
kulturnog i duhovnog identiteta, sindrom ništavosti i apologiju
tudinštine, umesto samopouzdanja i samopoštovanja... Konacno, od
milijardi dolara donacija sa Zapada, na cemu je pocivala filozofija
"demokratskih promena", jedva da je stigao simbolicni deo, tek toliko
da se potisnu u drigi plan stotine miljardi dolara ratne štete,
posledice upotrebe oružja sa osiromašenim uranijumom, posledice
desetogodišnjih sankcija. U rešavanju Kosova i Metohije, umesto
razumevanja i podrške pozicijama Srbije koje su legitimne, zasnovane na
najvišim aktima medunarodnog javnog prava, od prijatelja sa Zapada
dobijamo "savete" kako treba biti realan, kako nema vracanja na stanje
od 1999., kako se treba prilagoditi cilju clanstva u EU. Sve u svemu,
da treba prihvatiti "uslovnu nezavisnost" Pokrajine i to, po
mogucnosti, bez Srba. U cemu se onda ogleda prijateljstvo najvažnijih
zemalja Zapada, NATO-a prema Srbiji, u kojim konkretnim gestovima kada
je rec o Kosovu i Metohiji, koliko im je Srbija znacajna kao partner? U
cemu se ogleda ojacani medunarodni položaj i ugled Srbije (SCG) od
promena 2000. do danas, ako to nema nikakvog uticaja na stav Zapada
prema Kosovu i Metohiji, kao delu Srbije! Šta je to što diplomatije SCG
i politika Srbije propuštaju, što treba da cine i deluju prema
najvažnijim zemljama Zapada da bi Zapad, a pre svega SAD, na tom
najznacajnijem državnom i nacionalnom pitanju, izmenile svoj
dosadašnji, jednostrani, proalbanski odnos i pružile Srbiji (SCG)
podršku?

Prvo, cini se, da i Evropi i SAD-u treba jasno staviti do znanja
procenu da njihovo odmeravanje politickog uticaja i strateške moci na
Balkanu, odnosno na Kosovu i Metohiji, nije korisno ni za koga,
najmanje za Balkan i SCG. Takva "utakmica" je neproduktivna, jer i
nehotice vodi svrstavanju na jednu, ili drugu stranu, forsiranju
virtuelnih, umesto realnih opdnosa izmedu balkanskih zemalja, a sve to
vodi nastavljanju nestabilnosti, uz rizike novih konflikata.
Nestabilnost odlaže razvoj, ukljucujuci i kapitalne projekte, kao što
su naftovodi, gasovodi, saobracajni koridori i dr.

Drugo, neopho je afirmisati kljucnu ulogu SCG za mir, stabilnost i
razvoj na Balkanu, popsebno na prostoru ranije Jugoslavije, i spremnost
SCG da aktivno i dosledno ostvaruje tu ulogu kroz saradnju sa svim
regionalnim i vanregionalnim faktorima, uz uvažavanje njihovih interesa.

Trece, treba insistirati na osposobljenosti, iskustvu i bogatim
saznanjima SCG od znacaja za uspeh u borbi protiv medunarodnog
terorizma i organizovanog kriminala svih vrsta. Ako se tome doda
geostrateški položaj SCG, ukrštanje puteva terorista i kriminalnih
organizacija, onda prednosti SCG na tom planu postaju još jasnije. SCG
treba da ponudi da bude sedište regionalnog centra za borbu protiv
medunarodnog terorizma i orgganizovanog kriminala za Balkan. Ima
razloga da je sluh Zapada, posebno SAD, za ovakav prilaz i ovakve
argumente, poslednjih godina, postao veci, kako zbog teroristickih
napada na Njujork i Vašington, 11. septembra 2001., tako i zbog znakova
nešto drugacijih percepcija Bušove administracije prema Balkanu, u
odnosu na politiku Klintona. Najzad, nije bez znacaja ni cinjenica da
je srpska dijaspora svojom otvorenom podrškom i glasovima doprinela
Bušovoj pobedi na poslednjim predsednickim izborima.

Što se odnosa sa Rusijom tice, neophodno je ocuvati i unaprediti
tradiciju bliskih, saveznickih i prijateljskih odnosa u svim domenima.
Slabljenje interesa za takvim odnosima neposredno posle promena oktobra
2000. bilo je veoma štetno. Ozbiljan prilaz iskljucuje svako
razmišljanje da se Rusija "veštim" manevrima i frazeologijom može
reducirati na pukog snabdevaca energenata i sirovina. Još je
neozbiljnije što neki naši politicari, valjda, da bi sebe i SCG ucinili
atraktivnijim za Zapad, nude Zapadu lakši dostup ogromnom ruskom
tržištu preko Beograda, imajuci u vidu Sporazum o bescarinskoj
trgovini. Terorizam i secesionizam ugrožavaju SCG, Rusiju i Kinu, što
obavezuje sve tri zemlje na medusobnu saradnju, a SCG pruža izglede za
podršku te dve stalne clanice SB njenim interesima i stavovima u
rešavanju kosmetskog problema koji je, upravo, u nadležnosti SB UN.

5. Clanstvo u Evropskoj uniji

O clanstvu u Evropskoj uniji postoji konsensus svih važnijih politickih
snaga u SCG. To je, dakle, nesporan prioritet. Realno je da se taj cilj
tretira kao srednjerocni, bez politikantskog licitiranja rokova, bez
kompleksa i nervoze što se tom cilju ne približavamo istom brzinom, kao
neke druge zemlje u okruženju.
Pritom se moraju imati u vidu realnosti, predubedelja, složeni
prethodni poslovi na unutrašnjem i medunarodnom planu, neophodnost
podizanja ekonomije na znatno viši nivo od sadašnjeg, normalizovanje
funkcionisanja Državne zajednice. No, bez obzira na sve to, cini se da
je krajnje vreme da se iz Beograda jasno kaže da bi uslovljavanje
prijema SCG prihvatanjem nezavisnosti Kosova i Metohije, uslovne ili
bezuslovne, bilo apsolutno neprihvatljivo. Nesumnjiv interes SCG za
clanstvom u EU ne bi trebalo zloupotrebljavati, niti testirati na
pitanju Kosova i Metohije. Clanstvo u EU, ili Kosovo i Metohija je
opasna teza, a za Srbiju (SCG) nepostojeca dilema.

Pravna i politicka pozicija Srbije u odnosu na Kosovo i Metohiju su
ciste i jasne i Srbija ne može i ne sme da napusti te pozicije u ime
bilokojeg "višeg" cilja, jer jednostavno taj "viši" cilj za Srbiju ne
postoji. Srbija, SCG treba formalno da zatraže od EU da potvrdi podršku
suverenitetu i teritorijalnom integritetu SCG, ukljucujuci pokrajinu
Kosovo i Metohija u sastavu Srbije. Takav stav, zatim, treba uneti u
studiju izvodljivosti, a kasnije i u Sporazum o asocijaciji i clanstvu.

Smatramo za potrebno da istaknemo da dosadašnji cisto ekonomisticki i
tehnokratski prilaz clanstvu SCG u Evropskoj uniji nije dobar, nije
prirodan, šta više, da je štetan. Evropska unija nije samo šansa za
SCG, ona nije neko ko se žrtvuje za naše dobro, vec koliko daje,
približno toliko, ako ne i više, i dobija. I to, ne samo u smislu
ekonomskih i tržišnih potencijala, vec u kulturnom, duhovnom i
opšte-civilizacijskom smislu. Srbija i Crna Gora su baštinici
neprevazidenih ostvarenja ljudskog uma i umetnosti, a to je, itekako,
relevantno za pojam bogatstva, kakvim se inspiriše Evropska unija. Ne
vidimo nikakvog razloga da bilo ko u naše ime precutkuje te cinjenice.
Da ne govorimo o tome koliko svi zajedno - i SCG, i Balkan i Evropa
dobijaju clanstvom SCG u EU u pogledu mira, stabilnosti, razvoja.

6. Sopstvena agenda za pregovore sa NATO-om

Odnosi i saradnja sa NATO-m su neminovnost, ne samo zato što je NATO
jedini globalni vojno-politicki savez u Evropi i svetu, vec, u prvom
redu, zato što je široko prisutan na Balkanu, Kosovu i Metohoji i
bivšim jugoslovenskim republikama To znaci da ce i buduca kretanja u
regionu u velikoj meri zavisiti od njegovih interesa , planova i
politicke volje. Da bi iz tih odnosa i saradnje Državna zajednica
SCGobezbedila zaštitu sopstvenih interesa mora biti svesna kako svojih
ogranicenja, tako i svojih prednosti, dakle, pozitivnih elemenata svoje
pregovaracke pozicije. Ti pozitivni elementi su zapostavljeni. To su,
na primer, važan geostrategijski položaj, prirodni i ekonomski resursi,
velicina teritorije i tržišta, cvorište evro-azijskih saobracajnica,
tradicija prijateljskih i saveznickih odnosa sa najvecim brojem
evropskih zemalja i ogromnom vecinom clanica svetske organizacije,
dragocena saznanja o medunarodnom terorizmu i iskustva u borbi protiv
terorizma i dr.

Polazeci od recenog i imajuci u vidu neophodnost zaštite dugorocnih
vitalnih nacionalnih i državnih interesa, Državna zajednica SCG treba
da izgradi sopstvenu agendu za pregovore i saradnju sa NATO-m, kao i sa
svakom pojedinom zemljom clanicom. Dobro je znati i to, uglavnom, nije
tajna, šta su interesi, planovi i zahtevi NATO-a, zna se, takode, da ,
bez obzira na retoriku, nastupa sa pozicija moci. Ali, bilo bi
katastrofalno nastaviti sa dosadašnjim, u suštini, kapitulantskim
držanjem naših pregovaraca koji nemaju ni minimum svojih stavova i
zahteva prema NATO-u i zemljama clanicama. Oni ne samo da bespogovorno
prihvataju svaki zahtev NATO-a, vec idu i dalje od toga. Oni su se,
uglavnom, vec saživeli sa ulogom glasogovornika NATO-a prema domacoj
javnosti, proglašavajuci interese NATO-a kao srpsko-crnogorske
nacionalne i državne interese, neretko stvarajuci konfuziju u javnosti
šta brane i koga zastupaju.

U toj agendi, pored ostalog, treba da se nadu i ova ocekivanja SCG:
podrška suverenitetu i teritorijalnom integritetu Državne zajednice
SCG, podrška doslednoj i celovitoj primeni rezolucije SB 1244, i
Kumanovskog sporazuma, posebno stavu da Koosovo i Metohija cini
integralni deo državne teritorije Srbije, odnosno SCG, vracanje delova
Vojske SCG i srpske policije na KIM, u skladu sa navedenim dokumentima,
osuda albanskog terorizma povezanog sa medunarodnim terorizmom i narko
trgovinom, naknada ratne štete, otklanjanje posledica upotrebe oružja
sa osiromašenim uranijumom, saradnja u borbi protiv medunarodnog
terorizma i organizovanog kriminala, pod okriljem UN, podrška slobodnom
i bezbednom vracanju svih izbeglica i raseljenih lica, kako na KiM,
tako i u Hrvatsku i druge BJR i druga.

Šta ce od svega toga biti u ovom casu prihvatljivo za NATO i njegove
clanice, a šta nece, ne sme da bude opterecenje pregovaraca SCG. Bitno
je da su to apsolutno legitimni stavovi i zahtevi, zasnovani na
medunarodim dokumentima i ošte-prihvacenim standardima i da niko nema
prava da ih se odrice, ili stavlja "pod tepih".

U politici, diplomatiji, nauci, medijima, u javnom životu uopšte,
neophodno je dosledno polaziti od toga da je oružani napad NATO-a na
SRJ 1999. godine predstavljao agresiju, jer je to istorijska cinjenica.
Masovni oružani n<br/><br/>(Message over 64 KB, truncated)

ALESSANDRO CURZI CONTRO LA DISCRIMINAZIONE DEI FASCISTI


L'ex direttore di Liberazione Alessandro Curzi, gia' resosi noto alla
fine degli anni Ottanta per avere "sdoganato" i fascisti dell'allora
MSI invitandoli alle trasmissioni sul terzo canale della RAI, che
allora dirigeva, si schiera oggi a difesa del calciatore Paolo Di
Canio, fascista, che nel corso dell'ultimo derby ha rivolto ai tifosi
il saluto romano mostrando il braccio destro tatuato con la scritta DUX.
Curzi ha dichiarato: "Tra me e lui le idee politiche sono decisamente
opposte, ma non vorrei che questo episodio servisse da pretesto per
discriminarlo".

Vedi:

http://www.repubblica.it/2005/a/sezioni/sport/calcio/serie_a/
salutocanio/salutocanio/salutocanio.html

http://www.repubblica.it/2003/e/gallerie/calcio/dicanioshow/
ansa56435110601230050_big.jpg

[ This text, in the original english version, can be found at:
http://www.uruknet.info/?p=8173
or:
http://www.albasrah.net/maqalat/english/1204/du_141204.htm
THE USE OF DEPLETED URANIUM (DU) WEAPONS ]


Inizio del messaggio inoltrato:

> Da: chinino @ tiscali.it
> Data: Sab 8 Gen 2005 13:17:23 Europe/Rome
>
> Penso che questo articolo sull'Uranio Depleto, grazie alla messa in
> diffusione di uruknet.info, sia uno dei più profondi su questo
> argomento. Invio questa mia traduzione in allegato: il documento è
> decisamente lungo, molto strutturato, denso di informazioni, e quindi
> può risultare pesante alla lettura, ma vi assicuro che lo sforzo vale
> le informazioni e le riflessioni che ne derivano.
> Auguri di Buon Anno e di proficuo lavoro a tutti. Curzio
>


”... le truppe della NATO hanno usato Uranio Depleto (impoverito)
sparando 10.800 colpi (2750 kg) in Bosnia-Erzegovina dal 1994 al 1995,
e circa 31.000 colpi (una tonnellata) nel 1999 sul Kosovo, Provincia
della Repubblica di Jugoslavia. Dopo il conflitto, fra il personale del
PKO e la popolazione locale, non si contano più ormai coloro che se ne
sono andati all’altro mondo, avendo accusato gli stessi sintomi
presentati dai veterani della Guerra del Golfo…La gente dell’Iraq e
della Bosnia, come pure i veterani della Guerra del Golfo e della
Guerra dei Balcani, tutti hanno manifestato gli stessi sintomi di gravi
sofferenze e lesioni fisiche, e non vi sono dubbi che questi sono
effetti dovuti all’Uranio Depleto…”

L’USO DI ARMI AD URANIO DEPLETO (DU)

http://www.albasrah.net/

(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

15 dicembre 2004


1. La verità sull’uso di armi all’Uranio Depleto (DU) da parte delle
truppe Statunitensi e Britanniche.

Le truppe Statunitensi e Britanniche, negli attacchi contro l’Iraq che
sono iniziati il 21 marzo 2003, hanno usato armi al DU durante le
battaglie avvenute nelle varie regioni dell’Iraq. La verità sull’uso di
armi a DU da parte delle truppe USA è stato comprovata e ammessa dal
generale di Brigata Brooks in una conferenza stampa del 26 marzo dello
stesso anno, quando dichiarava: “sono state usate bombe a DU”.
Michael Kilpatrick, Direttore Aggiunto del Dipartimento per
l’Assistenza Sanitaria dell’Ufficio del vice Ministro per la Difesa
della Salute, il 6 marzo 2004, ad un forum presso il MIT (Istituto
Tenologico del Massachussets) ha dichiarato: “L’Esercito ha sparato e
usato nei carri armati e nei veicoli corazzati almeno 240 tonnellate di
proiettili al DU, e l’Aviazione Militare ha sganciato almeno 100
tonnellate di bombe dagli aerei A-10. Queste, associate, dovrebbero
corrispondere ad un equivalente di 115 tonnellate di metallo puro di
Uranio.”
Le truppe USA non hanno fatto ulteriori dichiarazioni pubbliche
specifiche sull’uso di armi al DU, sulle località dove le bombe sono
state sganciate, e sulla quantità usata di armi al DU, ma questi
argomenti sono stati ben chiariti uno per uno dalla dimostrazione del
numero enorme di armi a DU usate in questa guerra, sulla base delle
indagini, degli sforzi e dei buoni intendimenti di giornalisti e
scienziati noti in tutto il mondo, che hanno condotto inchieste sul DU
in Iraq.

(1) Il Professore Associato Hiroyuki Fujita dell’Università di Keio ha
condotto ricerche in varie località dell’Iraq, scoprendo tantissime
bombe a DU nel distretto municipale di Baghdad. Inoltre, dagli squarci
nella corazza di tanks distrutti ha rilevato radiazioni e confermato la
presenza di particelle micronizzate di ossido di DU raccolte da una
vasca di raccolta acque di una fabbrica del ghiaccio.

(2) Un Ufficiale incaricato delle Forze Armate USA, in un giornale
Statunitense, ha testimoniato che “ sono state usate 500 tonnellate di
bombe a DU” e che “Bunker-Buster (l’Acchiappa Bunker) GBU- 28 è dotato
di DU.”

(3) Ed Pennel, un soldato USA, scriveva ai suoi, via e-mail, che “il 29
marzo sono state impiegate bombe a DU.”

(4) Scott Peterson ha trovato bombe a DU nelle vicinanze del Palazzo
del Ministero della Pianificazione e polvere fine di particelle di
ossido di DU vicino a un carro armato iracheno distrutto, a Baghdad.

(5) Il Ministro della Difesa Olandese ha confermato che bombe a DU sono
state usate a Samawa.
Inoltre, prima dello scoppio della guerra, il 15 marzo 2003, in un
rapporto con la stampa al Dipartimento della Difesa, il Colonnello
Naughton rendeva noto che “i carri armati Abrams sono stati dotati di
ordigni a DU, così come gli aerei A-10”, in quanto “non esistevano
alternative.”
Testimoni hanno visto ripetutamente strutture civili prese come
bersagli da aerei A-10, tanto per incominciare il Ministero della
Pianificazione dell’Iraq, durante i bombardamenti aerei su Baghdad.
La relazione con le ricerche condotte da Scott Peterson in realtà ha
confermato la dichiarazione fornita dal Colonnello Naughton nella
conferenza stampa prima citata. I carri armati Abrams sono stati i
principali carri da battaglia usati negli assalti terrestri in Iraq.
Quindi, è altamente probabile che, a prescindere dai fatti sicuramente
verificati, le Forze Armate USA abbiano usato in larga quantità armi a
DU, anche superiore al volume dichiarato, in tutta l’area
dell’offensiva contro l’Iraq, per di più in zone ad alta densità di
popolazione, particolarmente a Baghdad, Bassora, etc.
Anche il Ministero della Difesa Britannico ha ammesso l’uso di
parecchie tonnellate di proiettili a DU. Le località non sono state
rese di pubblico dominio, ma, come esempio apparso in un giornale
Britannico, il 25 marzo 2003, vi erano state indicazioni della
probabilità che bombe a DU fossero state usate sulla parte occidentale
della Città di Bassora durante un accidentale cannoneggiamento da parte
di un carro armato Challenger dell’esercito Britannico contro un altro
Challenger inglese.


2. Particolari caratteristiche dell’Uranio Depleto (Impoverito) DU

L’Uranio si trova diffusamente in natura come una miscela di tre
isotopi. L’Uranio naturale è solamente costituito per lo 0.72% da
Uranio 235, che produce la fissione nucleare, ma soprattutto per il
99.2746% da Uranio 238, che non produce fissione nucleare, e il
restante 0 .0054%, è Uranio 234 .
Per questa ragione, in modo da poterlo usare efficacemente negli
impianti per energia nucleare, o per la costruzione di bombe atomiche,
è necessario operare il processo detto di “concentrazione”, di
arricchimento della percentuale di Uranio 235, che permette la fissione
nucleare. In larga quantità, il sottoprodotto di tale processo è
l’Uranio Depleto (impoverito!), che effettivamente costituisce scorie
radioattive. Il termine “depleto” dà l’impressione che questo Uranio
abbia effetti radioattivi veramente di bassa intensità, ma la sua
percentuale di radioattività equivale al 60% di quella dell’Uranio
naturale ed emette radiazioni alfa. I raggi alfa, [N.d.tr.: I raggi
alfa sono costituiti da nuclei di elio-4, cioè da due neutroni e due
protoni dotati di grande energia di legame, che per questo vengono
emessi come unica particella], hanno debole forza di penetrazione,
possono propagarsi nell’aria solo per qualche centimetro, e possono
essere assorbiti e bloccati anche da un foglio di carta. Di
conseguenza, non hanno effetti sul corpo umano, se non hanno un
contatto diretto con esso, ma se una pur piccola particella di Uranio
Depleto entra nel corpo può causare una esposizione radioattiva
all’interno estremamente pericolosa. Quindi, questo è un materiale
estremamente pericoloso, che possiede combinate le caratteristiche non
solo di tossicità da radioattività, ma anche di tossicità tipica dei
metalli pesanti. E il suo tempo di dimezzamento è di 4.5 miliardi di
anni, e questo significa che in pratica continua ad emettere radiazioni
in perpetuo.


3. Caratteristiche Speciali delle Armi a Uranio Depleto (DU)

Stoccare Uranio Depleto è enormemente dispendioso, ma trovargli un
utilizzo, in qualsiasi modo, è quello che il Dipartimento USA per
l’Energia ha cercato di fare. È nelle munizioni per l’Esercito che
l’Uranio Depleto viene usato in larga scala; soprattutto come sostanza
penetrante che viene inserita nelle ogive delle bombe con l’intento di
aumentarne il potere di penetrazione, e anche nelle corazze dei carri
armati in modo da aumentarne la capacità difensiva. Soprattutto, le
armi ad Uranio presentano i seguenti vantaggi:

* L’Uranio Depleto, data la sua densità veramente alta (1.7 volte
quella del piombo, 2.5 volte quella del ferro) e la sua durezza, quando
viene usato nella punta dei proiettili, accresce il potere di
penetrazione di questi e dispiega la sua tremenda capacità di aprire
varchi in spesse lastre di ferro e nel calcestruzzo.

* Anche se non vi sono esplosivi all’interno dell’ogiva, esplode
all’impatto, ed è alta la capacità di uccidere e ferire il nemico, data
l’alta temperatura che si produce quando brucia.

* È veramente poco costoso, visto che la materia prima è costituita da
scorie radioattive, scaricate in modo massiccio e stivate in
contenitori speciali.

Inoltre, quando il DU esplode all’impatto, e brucia con sviluppo di
alte temperature, produce micro-particelle di ossido di uranio (aerosol
di particelle del diametro di micron, e un micron corrisponde ad un
millesimo di millimetro). Allora, le particelle diffuse nell’atmosfera
e trasportate nell’aria, inquinano vaste zone dell’atmosfera, e in
seguito le particelle che ricadono al suolo inquinano l’ambiente, il
terreno e l’acqua, ecc.


4. Terribili effetti negativi delle armi a DU sul corpo umano

Quando le particelle di Uranio vengono inalate dal corpo, le particelle
aggrediscono dapprima la trachea e il sistema respiratorio. Visto che
le particelle sono praticamente insolubili, hanno difficoltà a
dissolversi nel sangue, e quindi restano depositate per un lungo
periodo di tempo. Alla fine, queste particelle che hanno aderito in
modo stretto, continuano ad esporre alle radiazioni gli organi vicini.
Perciò, inducono nelle cellule e nei geni alcune trasformazioni, e
causano tumori, leucemie, linfomi, malattie e anomalie congenite.
Poi, gradualmente, vengono assorbite nel sangue e nel sistema
linfatico, e producono malattie e danni in tutto il corpo.
Inoltre, a prescindere dall’inalazione, possono essere introdotte nel
corpo ed entrare nel flusso sanguigno per ingestione orale e attraverso
piaghe e ferite.
Questo tipo di armi veramente pericolose sono state disseminate in
grande quantità su tutto l’Iraq dalle truppe USA e Britanniche. Non
solo durante la guerra, ma anche dopo la guerra, per una durata
inimmaginabile di tempo, pari a 4.5 miliardi di anni da adesso in
avanti, il popolo dell’Iraq dovrà sostenere il peso di vivere in una
terra intensamente inquinata e dovrà arrangiarsi a sopravvivere con
questa difficile realtà.
Le truppe Britanniche e Statunitensi, alla richiesta di rinunciare a
questo tipo di armi al DU, rispondono portando via solo vite preziose,
e producendo agli Iracheni ancora ulteriori sofferenze, e in eterno.

I. Lesioni materiali in Iraq, dopo la Guerra del Golfo.

Durante la Guerra del Golfo nel gennaio del 1991, le Forze Armate USA
hanno sganciato 320 tonnellate di proiettili a DU sull’Iraq. Subito
dopo la guerra, si è verificata un’alta incidenza di fenomeni strani,
mai visti prima della guerra. Sono avvenuti diversi casi di questo
tipo: molti membri della stessa famiglia hanno sviluppato forme
tumorali, o un unico paziente ha presentato forme di tumori diversi,
ecc.; il cancro che si diffonde rapidamente, lo scoppio di malattie
infettive dovuto al veloce estendersi del cancro, leucemia, anemia
aplastica, tumori maligni e immunodeficienza, herpes e sofferenze
legate all’herpes zoster, sintomatologie che richiamano quelle
dell’AIDS, sindromi collegate a disfunzioni del fegato e renali,
disfasia ereditaria e malattie congenite dovute a danni genetici.
Bambini, specialmente in tenera età, che non hanno possibilità di
reagire e sono senza colpa, sono diventati le vittime principali di
questa guerra. La parte meridionale della Città di Bassora, che è
vicina al campo di battaglia della Guerra del Golfo, è stata
danneggiata in modo preoccupante, e secondo un medico della Clinica
Universitaria di Bassora, il numero di casi che sono stati colpiti dal
cancro è aumentato dai 34 del 1988, prima della Guerra del Golfo, alla
sbalorditiva cifra di 603 del 2001, 17 volte più elevata.
(1) Maternità di Bassora ed Ospedale Pediatrico.
A Mohammed Hoji veniva diagnosticata una leucemia, proprio un anno dopo
la sua mamma, che era stata ugualmente ricoverata nello stesso
ospedale, morta di leucemia. Il medico incaricato di questo caso, il
Dr. Surin Shirub, relazionava: “Quello che risulta straordinario in
questo caso è che l’intera famiglia e i fratelli, uno per uno, avevano
subito il cancro e la leucemia. Questo tipo di casistica non si era mai
presentato prima della Guerra del Golfo.”
La zia Abed, che si era presa cura del bambino, si doleva: “Perché
dobbiamo patire tutto questo, anche quando la guerra è passata?”.
(2) Zein, che era stato ricoverato 5 mesi prima all’Ospedale Pediatrico
e Maternità di Bassora all’improvviso sviluppava un rigonfiamento
addominale e gli veniva diagnosticata una leucemia. Da allora, è
divenuto sempre più debole, e ha perso il suo buon umore. Sua madre,
Semal, sospirava: "Io vorrei che l’America sapesse come la guerra ci ha
causato tante sofferenze, anche per le molte generazioni a venire.”
(3) Abbas, al quale 3 anni fa veniva diagnosticata una leucemia, stava
dormendo profondamente vicino a sua madre Hamdi. Aveva sul capo i
capelli estremamente radi, per effetto delle medicine che li venivano
somministrate. Hamdi diceva: “È duro quando si è impotenti a fare
qualsiasi cosa per preservare il vostro bambino da queste sofferenze.”

Il dr. Jasem di questo ospedale relazionava: “Le lesioni causate dalla
guerra non sono una questione contingente, temporanea. Anche in
seguito, le sue vittime innocenti soffriranno per generazioni a venire.”

In effetti, questi bambini Iracheni del tutto innocenti sono stati
privati del loro diritto di nascere in buona salute e di crescere
normalmente, a causa degli effetti di queste armi a DU.
Inoltre, le sanzioni economiche imposte dall’ONU all’Iraq dall’agosto
1990 hanno contribuito ancor più a questa pietosa situazione.
La Risoluzione ONU 661 aveva esentato dall’embargo i materiali da
usarsi per scopi medici. Pur tuttavia, la commissione che era
incaricata degli adempimenti dell’embargo sotto le condizioni della
Risoluzione 661 non poteva dare luogo a questa esenzione operativa per
l’opposizione dei commissari Statunitensi e Inglesi, e quindi, si
presentava una deficienza grave di approvvigionamenti medicali, di
vaccini, siringhe, anestetici e di apparecchi sanitari necessari ai
trattamenti medici.
Secondo un rapporto UNICEF, nel febbraio 1991, i rifornimenti di
medicinali avevano raggiunto 1/6 del livello normale delle scorte.
Ancora l’UNICEF, in un rapporto del 1993, rendeva pubblico che
“all’inizio della Guerra del Golfo, il numero dei bambini morenti si
aggirava sui centomila, ma dopo la Guerra il livello di mortalità si
era innalzato di 3 volte quello anteguerra. Le protezioni sanitarie e
i servizi di previdenza risultavano non più adeguati a causa della
mancanza di risorse e di strutture per il trattamento e le cure
mediche. In più, a causa delle bombe a DU usate durante la Guerra del
Golfo, il numero di pazienti affetti da tumore repentinamente era
accresciuto dopo la guerra. Se fosse stato garantito un trattamento
adeguato nello stadio iniziale della malattia, potevano essere evitate
tante morti, ma dato l’esaurirsi delle scorte di medicinali e della
strumentazione specifica a causa delle sanzioni economiche, i pazienti
non potevano essere adeguatamente curati, con il risultato del grande
aumento del numero di vittime colpite.”
Parimenti, le depredazioni postbelliche avevano indotto i migliori
medici ad andarsene dall’Iraq. A dire il vero, molti dei medici e degli
studiosi rimasti venivano riconosciuti dal mondo accademico
internazionale, e avevano partecipato e presentato i risultati delle
loro ricerche in conferenze scientifiche e accademiche internazionali.
Comunque, a causa delle sanzioni economiche, non riuscivano ad ottenere
i visti per partecipare alle conferenze internazionali ed avere così
l’opportunità di continuare a stabilire scambi con altri studiosi,
indispensabili per l’avanzamento e il miglioramento del livello delle
conoscenze e delle pratiche mediche in Iraq. Anche se desideravano
andare oltremare per ricevere, ad esempio, maggiori istruzioni sulle
esposizioni radioattive, o magari procurarsi anche risorse mediche
necessarie, non lo potevano fare, dato che non venivano loro concessi i
visti. I dati sulle vittime Irachene erano indispensabili per far
fronte all’inesperienza rispetto alle problematiche degli effetti delle
radiazioni dovute alle armi a DU, e mentre i medici Iracheni erano
nelle condizioni di fornire questi dati e tutta la casistica, le
sanzioni economiche ostacolavano il loro progresso e sviluppo.
Il dr. Junan, un esperto per il cancro all’Ospedale Ibn Gaswan, una
Clinica Pediatrica e per la Maternità nella Città di Bassora, scriveva:
“La leucemia infantile, se trattata immediatamente al primo stadio, ha
il 70% di possibilità di essere curata, ma il tipo di medicine per
questo disturbo non è disponibile, e allora i pazienti non possono
essere curati bene, e, cosa deplorevole, devono anche morire. Ma, con
queste sanzioni economiche, che ci consentono solo di procurarci cibo
in cambio di petrolio, siamo costretti ad agire avendo a disposizione
solo il 20% delle risorse mediche necessarie. Dunque, come possiamo
curare i malati?”
Solo nel 2001, sono state confermate in questo Ospedale le nascite di
256 casi nati con difetti congeniti.

II. Pericoli per la salute dei Veterani della Guerra del Golfo

Chiaramente, non è solo il popolo dell’Iraq, ma anche i veterani della
Guerra del Golfo del 1991 stanno soffrendo degli effetti dell’uso di
queste pericolose armi a DU. Relativamente a costoro, vi è stata
un’alta incidenza di vari disturbi in differenti parti del corpo,
oscillando dalla perdita dei capelli, all’emicrania, artralgia,
gastralgia, diarrea, fino alla perdita di memoria, insonnia, etc., e a
sintomi effettivamente cronici di cancro, leucemia e immunodeficienza,
tanto per incominciare.
Secondo un’indagine di fine d’anno del 1999, condotta dal Centro
Risorse Nazionali per la Guerra del Golfo, Inc. (NGWRC) su 504.047 ex
militari, che si sono ritirati dal servizio dopo la guerra, e sono
stati ritenuti idonei per la pensione dall’Amministrazione per i
Rapporti con i Veterani, 263.000, più del 52% di questi veterani, si
lamentavano di qualche situazione anormale nel loro stato di salute, e
avevano fatto richiesta di cure mediche al Governo degli Stati Uniti e
all’Amministrazione per i Rapporti con i Veterani. Inoltre, 185.780,
il 37 % di questi veterani hanno fatto richiesta di un sussidio di
compensazione per inabilità al lavoro, ecc. dovuta a malattia. Circa la
metà di questi veterani ha denunciato qualche forma grave, pericolosa
per la salute, ed infatti più di 9.600 fra di essi sono ora deceduti.
Sebbene vi siano state solo 147 perdite direttamente in combattimento
durante la Guerra del Golfo, dopo il ritorno a casa molti hanno
cominciato a mostrare i sintomi di qualche grave problema di salute.
In più, dall’anno scorso, fra i soldati USA di stanza in Iraq si sono
verificati insoliti disturbi e malattie di natura sconosciuta. In una
recente indagine, il numero di militari che hanno chiesto il congedo
per ragioni di salute ha raggiunto i 18.000, e in tutte le
manifestazioni la causa sembra ricondursi al DU.
Comunque, anche se questo tipo di tragedia continua a succedere, il
dipartimento di Stato USA insiste a ribadire che “l’affermazione che il
DU sia la causa del cancro dei bambini in Iraq è priva di fondamento”,
o che “risulta altamente probabile che l’uso da parte dell’esercito
Iracheno di armi chimiche contenenti sostanze cancerogene sia la causa
effettiva del cancro e delle anomalie congenite.”
Ma sintomi consimili si possono osservare in Bosnia e in Kosovo, dove
questo tipo di armi chimiche menzionate dagli USA non è stato usato.

III. Pericoli per la salute dopo la Guerra dei Balcani

Le truppe della NATO hanno usato Uranio Depleto sparando circa 10.800
colpi (2750 kg) in Bosnia-Erzegovina dal 1994 al 1995, e circa 31.000
colpi (una tonnellata) nel 1999 sul Kosovo, Provincia della Repubblica
di Jugoslavia. Dopo il conflitto, fra il personale della PKO e la
popolazione locale, non si contano ormai più coloro che se ne sono
andati all’altro mondo, avendo accusato gli stessi sintomi presentati
dai veterani della Guerra del Golfo.

(1) Secondo il Centro Sanitario Jovanovich in Bosnia, dei 5.000
abitanti che erano fuggiti dal villaggio di Hajici della
Bosnia-Erzegovina, nel gennaio 2001, circa 400 persone sono morte,
principalmente di cancro. Ad Hajici, vi era una fabbrica di armi del
vecchio esercito Jugoslavo, e, per distruggerla, era stata usata una
grande quantità di bombe al DU.

(2) La gente, ricoverata al Kosovska Mirtovia, nella Provincia del
Kosovo, ha messo in evidenza che dall’11 gennaio 2001, dopo il raid
aereo condotto dalla NATO con bombardamenti nel Kosovo, il numero di
ammalati di cancro nell’ospedale sopra citato è aumentato di circa il
200 %, e nell’ultimo anno il numero raggiungeva i 160. Hanno denunciato
l’uso di bombe a DU, che si pensa costituisca la causa dell’aumento del
numero di pazienti di cancro, e questo si basa sul fatto che il 40% di
questi pazienti risultava proveniente da quelle zone che erano state
bombardate con ordigni a DU.

(3) La gente dell’Iraq e della Bosnia, come pure i veterani della
Guerra del Golfo e della Guerra dei Balcani, tutti hanno manifestato
gli stessi sintomi di gravi sofferenze e lesioni fisiche, e non vi sono
dubbi che questi sono effetti dovuti al DU.

In più, la verità sull’uso di armi a DU da parte delle Forze Armate USA
nella Guerra in Afghanistan nel 2001, e il fatto reale dell’esposizione
alle radiazioni da DU e i rischi per la salute della gente, sono tutte
questioni messe in piena luce nella arringa di chiusura del pubblico
ministero davanti al Tribunale Internazionale per i Crimini
nell’Afghanistan.

IV. Casi clinici relativi a Veterani USA della guerra in Iraq

Samawa, dove è dislocata la Forza di Auto Difesa, è un punto strategico
che si trova fra Bassora e Baghdad. L’esercito USA, quando era in
marcia verso Baghdad, passando attraverso questa statale, vi incontrava
una dura resistenza da parte delle truppe Irachene, e occorreva loro
una settimana per soffocare le rivolte nelle città e nelle strade che
venivano attraversate. Durante gli scontri venivano usate armi a DU.

Il dr. Asaf Durakovic, specialista in Medicina Nucleare, consigliere
della Fondazione Nazionale per le Scienze, e direttore della Clinica di
Medicina Nucleare creata dal Dipartimento dei Veterani USA, dopo la
fine della Guerra del Golfo, ha istituito il Centro Ricerche Mediche
sull’Uranio, che è un’agenzia di ricerca indipendente con sede in
Canada, e per diversi anni ha continuato ad esaminare i segni di
contaminazione da DU in soldati Americani, Britannici e Canadesi.
Secondo uno studio condotto dal dr.Durakovic, pubblicato in data 3
aprile 2004 sul New York Daily News, dopo la Guerra in Iraq era stato
riscontrato DU nelle urine di 4 su 9 militari USA, che erano di stanza
a Samawa a far rispettare la pace e l’ordine, ed erano stati
rimpatriati per le loro cattive condizioni fisiche, dopo aver accusato
emicrania permanente, nausea, sangue nelle urine, ridotta capacità
auditiva e indebolimento della vista, ecc.
La 442.ma Compagnia, alla quale appartenevano i soldati esaminati,
aveva l’incarico di scortare e di addestrare i poliziotti Iracheni, e
non era coinvolta direttamente nei combattimenti. Era stato rilevato DU
in questi soldati, che stavano eseguendo questa missione, ed era
probabile che fossero stati esposti all’Uranio per inalazione di
particelle di DU presenti nell’atmosfera.
Il Sergente Juan Vega, Capo Aiutante di Sanità di questa compagnia
riferiva: “Una notte, da 10 a15 persone improvvisamente si ammalarono e
svilupparono sintomi come febbre che superava i 39o C, brividi e altri
sintomi di natura inspiegabile. Più di una dozzina di persone su 160
soldati in modo inaspettato avevano presentato coliche da calcolosi
renale.” Juan Vega affermava: “Samawa è come l’inferno!”
La Compagnia Olandese si era insediata a Samawa, dopo che in un primo
tempo aveva deciso di accamparsi in pieno deserto, visto che il livello
di radioattività ambientale nel posto dove l’esercito degli USA aveva
piazzato i campi era veramente troppo alto.


5. Riscontri clinici

Per poter argomentare che i danni citati in precedenza siano stati
arrecati propriamente dal DU, dobbiamo avere le prove che esista una
correlazione fra DU ed effetti sul corpo umano, fondata su riscontri
clinici che attestino l’entità di questa situazione critica con
riferimento al DU.
Ora, specificatamente all’Iraq dopo la Guerra del Golfo, dove è stato
denunciato il maggior numero di casi vittime del DU, dobbiamo usare
come riferimento i dati raccolti da Fasy TM, che sono stati presentati
al Simposio Internazionale sul DU tenutosi a New York nel giugno 2003,
come comunicazione clinica mai fino ad ora pubblicata.

I. La Teratogenicità dell’Uranio Depleto

(N.d.tr.: un fattore teratogeno può causare alterazioni mostruose nello
sviluppo di un embrione)

(1) I bambini Iracheni

Secondo i dati presentati da Fasy TM, il rapporto di frequenza di
disfasia congenita era di 3.04 per 1000, monitorato a Bassora, ma nel
2000 raggiungeva il 17.6, che è 5 – 6 volte più alto di quello
precedentemente registrato. Questo diventa particolarmente reale in
molti casi riportati, nei quali i genitori erano soldati che avevano
partecipato alla Guerra del Golfo.

(2) Figli di Veterani della Guerra del Golfo

I risultati di un’indagine dell’Istituto di Ricerche Militari degli
USA, condotta per determinare il rapporto di frequenza di disfasia
congenita relativamente ai veterani della Guerra del Golfo, sono stati
pubblicati nel New England Journal of Medicine, una rivista di
medicina, nel 1997.
La conclusione era che non esisteva differenza alcuna nel rapporto di
disfasia congenita fra i bambini dei veterani della Guerra del Golfo
con quelli dei veterani che non avevano partecipato a questa guerra.
Comunque, 5 mesi più tardi, nella stessa rivista venivano pubblicati i
risultati di una indagine condotta da tre ricercatori Inglesi, Pat
Doyle, Eve Roman, Noreen Maconochie, che confutavano queste
valutazioni, piuttosto superficiali, fatte solo su bambini nati e
viventi, trascurando i nati abortiti e i nati morti a causa delle
pesanti deformità congenite, ed inoltre con l’esclusione di 1/3 del
numero complessivo di militari congedatisi.
Nel 2001, Kang dell’Amministrazione per le Questioni dei Veterani
rendeva pubblica una ricerca sui veterani, che teneva conto dei nati
abortiti e dei nati morti. Il risultato era che, rispetto ai veterani
che non avevano fatto la Guerra del Golfo, la disfasia congenita nei
bambini dei veterani che avevano prestato servizio in quella guerra era
di 2.3 volte più frequente negli uomini, e di 2.4 volte nelle donne. Il
dato vero su questo aumento nel numero, proprio rispetto a coloro che
avevano partecipato alla Guerra del Golfo, è sicuramente sorprendente.

(3) Sperimentazione sugli animali

Secondo una ricerca del 2001 condotta in Spagna da Domingo JL, et al.,
quando a cavie maschili veniva fatto ingerire Uranio naturale per un
periodo di 16 settimane, diminuiva il tasso di fertilità, avveniva una
degenerazione dei testicoli e si notava una diminuzione di produzione
spermatica. Inoltre, veniva confermato che per aver somministrato dosi
di Uranio a topoline, 10 giorni prima e dopo l’ingravidamento,
l’ossificazione nelle figliate diminuiva da 3 a 5 volte rispetto al
gruppo di controllo, e vi erano numerosi casi di nascite mancanti delle
estremità.
(Nota: la radioattività dell’uranio naturale è di 25.9 kilobecquerel, e
quella dell’uranio depleto è di 16.3 kilobecquerel).
Nel 2002 , McClain DE, et al., delle Forze Armate USA somministravano
Uranio Depleto alle cavie, e cercavano di determinare gli effetti del
DU sull’embrione. Veniva confermato che le dimensioni degli embrioni
dei ratti erano più piccoli, dopo che per più di 6 mesi era stato
effettuato il trattamento con DU, che era passato attraverso la
placenta.

La disfasia congenita e le varie disfunzioni nei bambini dei soldati
che avevano partecipato alla Guerra del Golfo erano del tutto consimili
alle condizioni dei bambini Iracheni, e questo può essere imputato alla
teratogenicità del DU.

II. Carcinogenicità dell’Uranio Depleto

(1) Bambini Iracheni

Sempre rispetto ai dati raccolti da Fasy TM, nel 1990 a Bassora, su
100.000 bambini si presentavano 3.98 casi di tumore, ma nel 2000 il
numero arrivava a 13.1 casi.

(2) Veterani della Guerra del Golfo

Non esiste alcuna relazione medica che dimostri statisticamente che vi
sia un aumento di tumori nei veterani della Guerra del Golfo, ma si
rende necessaria un’indagine dettagliata sul rapporto di incidenza di
tumore nei bimbi dei veterani.

(3) Esperimenti sugli animali

Per riassumere i risultati della serie di esperimenti sugli animali
condotti da Miller, et al., dell’Istituto delle Ricerche
Radiobiologiche delle Forze Armate, il DU aumenta la manifestazione
oncogena della cellula, favorisce la crescita degli squilibri
cellulari, e produce l’esistenza di attività cellulari che generano il
tumore. Inoltre, questi dati dimostrano che il DU, ancor più del nickel
che è noto per essere causa di tumori, aumenta in modo rilevante
l’anormalità cromosomica collegata con gli agenti carcinogeni.
Hahn, et al., hanno riportato che la somministrazione di Thorotrast
(N.d.tr.: una sospensione colloidale al 25% di biossido di Torio 232,
elemento radioattivo che emette particelle alfa, come il DU) in
aggiunta al DU producono più facilmente il sarcoma, una forma di tumore
maligno, rispetto agli esperimenti condotti sui ratti con la
somministrazione di tungsteno, metallo pesante ma non radioattivo, in
aggiunta al materiale radioattivo Thorotrast.
Questo dimostra che il DU non è solo cancerogeno, in quanto metallo
pesante, ma anche produce il cancro come le sostanze radioattive.

(4) Effetti sulla cellula umana

Nel 2003 , Schroeder, et al, in Germania hanno analizzato le anomalie
cromosomiche dei linfociti di 16 soldati, di servizio nella Guerra del
Golfo e in quella Balcanica, che sicuramente erano stati esposti a
radiazioni. Prima di tutto, questi ricercatori, basandosi sui dati
disponibili dopo gli eventi di Hiroshima e Nagasaki, sottolineavano il
fatto che l’esposizione alle radiazioni poteva causare anomalie
cromosomiche nei linfociti.
Veniva confermato per questi militari che il rapporto di anomalie
specifiche cromosomiche, (cromosomi dicentrici e ad anello centrico),
era 4.2 volte più alto rispetto alle anomalie cromosomiche non
specifiche riscontrate dopo esposizione a radiazioni ionizzanti. I
ricercatori nelle loro conclusioni hanno comunicato che, anche se le
cellule con specifiche anomalie cromosomiche non potevano sopravvivere
troppo a lungo (una vita media non superiore a 3.5 anni), avevano
osservato che, comunque dopo un intervallo di tempo di 10 anni dalla
Guerra del Golfo, il corpo continuava ad essere esposto alle radiazioni
dovute al DU che si era accumulato per lunghi anni nell’organismo.

Allora, non vi sono dubbi che la causa di cancro, così come l’aumento
odierno del numero dei casi di leucemia in Iraq, sia da collegarsi al
DU.

III. Verifica della Sindrome della Guerra del Golfo

La sindrome della Guerra del Golfo è caratterizzata da sintomi cronici,
come affaticamento, cefalea, dolori muscolari e osteoarticolari,
insonnia, sintomatologie neuropsichiatriche, perdita della memoria,
limitazioni della visione, ecc.

(1) Condizioni fisiche dei veterani della Guerra del Golfo

Risulta evidente che, sulla base dei dati di Fukuda del 1998 , che sono
dati di confronto delle condizioni fisiche di soldati che hanno
partecipato alla Guerra del Golfo ( da ora contraddistinti dalla sigla
GWV) con quelle di soldati che non hanno partecipato alla Guerra del
Golfo ( sigla, non-GWV), la frequenza di vari sintomi di cronicità è
del 39 % nei GWV contro il 14 % nei non-GWV per sintomi leggeri e di
media gravità, e del
6 % nei GWV contro lo 0.7% nei non-GWV per infermità gravi.
Risulta evidente che la frequenza sintomatica è più alta nei soldati
che hanno preso parte alla Guerra.
Non è molto lontano dalla verità ritenere che, sui dati di Kang del
1996 , il rapporto di mortalità nei GWV è di 10.4 contro il 9.6% nei
non-GWV, che statisticamente rappresenta una differenza. Comunque, nel
2002 i dati di Kang indicano che il numero di eventi mortali è più
numeroso per i GWV rispetto ai non-GWV.
Inoltre, nel 1997, Gray riportava che il rapporto di ospedalizzazione
era del 10% più alto per i soldati che avevano partecipato alla Guerra
del Golfo.
È vero che l’andare in guerra si accompagna a rischi gravi, e le
diverse sintomatologie che si presentano al ritorno dalla guerra
vengono identificate come “sindrome bellica”.
Pur tuttavia, sulla base della ricerca di Harvey RW, et al., del 2002 ,
effettuata sui militari ritornati dalla guerra, il numero di persone
che per la loro disabilità avevano ricevuto dei sussidi, per l’ 8.6%
avevano prestato servizio nella Seconda Guerra Mondiale, il 5 % nella
Guerra di Corea, il 9 .6% nella Guerra del Vietnam, e nel caso della
Guerra del Golfo raggiungevano il 16 % (valutabili intorno alle 110.000
persone).
È evidente che la Guerra del Golfo, confrontata alle altre guerre, ha
causato molte più infermità, che non possono essere catalogate nei
tipici rischi dell’andare in guerra.
Innumerevoli ricerche sono state condotte sulle cause di questi
sintomi, ma nessuna importante ricerca di massa, che individui come
fuoco primario il DU, è stata ancora messa in atto. Comunque, esiste
una letteratura diffusa relativa all’Uranio Depleto.

(2) Sperimentazione sugli animali.

Pellmar TC, et al, nel 1999, hanno riscontrato prove di danni al
cervello causati da DU introdotto in cavie, e sono arrivati alla
conclusione che il DU produce disordini neurologici.
Inoltre, per effetto del DU sui nervi periferici, hanno osservato il
verificarsi di crampi, di dolori alle estremità, di perdita di
equilibrio nella deambulazione, di brividi, ecc., e si evidenziavano
danni al metabolismo del calcio a livello delle giunzioni
neuromuscolari.

(3) Anomalie psico-neurologiche

McDiarmid, et al., del Centro Medico del Dipartimento per le Questioni
dei Veterani, in una pubblicazione del 2000 di una osservazione
clinica al 1997, dichiaravano di aver sottoposto a controlli 29 su 33
veterani con frammenti di DU nel loro corpo, che erano stati messi
sotto osservazione dal 1993. Venivano presi in considerazione test di
percezione neurologica che davano esiti cattivi in proporzione al
livello alto di concentrazione del DU nelle loro urine, e anomalie
nelle funzioni ormoniche del sistema riproduttivo. Inoltre veniva
rilevato il danno genetico e anomalie nel contenuto spermatico.
Ora, mentre veniva registrata questa serie di problemi alla salute, si
metteva in evidenza che non vi erano maggiori disturbi sintomatici
quando veniva effettuato un confronto su 21 veterani della Guerra del
Golfo che non erano stati esposti al DU.
Però, 11 di questi 21 soffrivano di fatto di qualche disturbo
neurologico e si trovavano in condizioni di salute estremamente cattive
e quindi evidentemente si voleva mettere in atto un terribile inganno!
Nello stesso modo,venivano condotti tests nel 1999, e in una
pubblicazione del 2001 venivano aggregati i casi dei 21 soggetti con
una concentrazione di DU nelle urine incomparabilmente bassa rispetto
ai 29 sui 33 soggetti esaminati in precedenza, in un tentativo di
diluire i risultati in modo da eliminare le differenze dovute ad
anomalie neurologiche e nei livelli ormonici riproduttivi. .

(4) Anomalie cromosomiche

Come visto in precedenza, i cromosomi di 16 soggetti che stavano
soffrendo della sindrome della Guerra del Golfo avevano un contenuto
5.2 volte più alto in cromosomi dicentrici e ad anello centrici.
Altre anomalie, secondo Uranobitz, et al, erano state riscontrate
studiando le anomalie cromosomiche nei veterani della Guerra del Golfo
che avevano mostrato tale sindrome.

(5) Aumento della concentrazione nelle urine di DU

P. Horan, et al, del Canada hanno esaminato le urine di 27 pazienti
Americani, Britannici e Canadesi, e vi hanno riscontrato in 14 soggetti
un’alta concentrazione di DU. Questi dati comprovano il fatto che anche
dopo 8 o 9 anni dall’esposizione al DU, viene eliminata nelle urine
un’alta concentrazione di DU.
Inoltre, Durakovic, et al, hanno analizzato l’uranio nelle urine di 8
residenti in 8 regioni diverse dell’Afghanistan, che presentavano
sintomi analoghi a quelli della sindrome del Golfo, e nel 2003 hanno
pubblicato i dati che dimostravano la presenza di un’alta
concentrazione di Uranio nelle urine di tutti i campioni. In più, nel
2004, sono stati pubblicati i dati sui rilevamenti di DU nelle urine di
4 su 9 soldati Statunitensi, che avevano l’incarico di mantenere
l’ordine pubblico dopo la Guerra Irachena, ed erano stati rimpatriati
date le loro condizioni di esaurimento fisico.

Indubbiamente, dalle indagini condotte da Horan e Durakovic, viene
dimostrato che il DU rimane nell’organismo per molti anni, e che il DU,
più o meno, è sempre parte in causa della sindrome della Guerra del
Golfo, data la sua tossicità.

IV. Vi sono ricerche che prendono in considerazione la tossicità del
DU, anche in ambito dell’Esercito USA

Arfsten DP, del Centro Navale per le Ricerche sulla Salute, e Rictchie
GD, et al, della Base dell’Aviazione Militare Wright-Patterson, hanno
preso in esame dettagliatamente tutte le ricerche militari USA, e nel
2001, congiuntamente hanno pubblicato le loro conclusioni.

(1) Veniva ritrovata un’alta concentrazione di DU nelle urine di
soldati anche dopo 10 anni, da quando costoro avevano inalato
particelle o erano stati trafitti da frammenti con DU, durante il
conflitto del Golfo o nel Kosovo.

(2) Nelle cavie, il DU si accumulava nei testicoli, nelle ossa, nei
reni e nel cervello.

(3) In esperimenti in vitro, si riscontravano in modo caratteristico
anomalie genetiche e teratogenicità, e il topo, quando veniva trattato
con DU, sviluppava tumori al cervello.

(4) È possibile osservare che, sia come metallo pesante che per la sua
radioattività, il DU ha un notevole effetto sulla riproduzione dei
ratti.

In questa dissertazione, vi è la sottolineatura che l’opinione espressa
non rifletteva necessariamente il punto di vista dei militari, ma si
basava solo sulle conclusioni degli autori! Comunque, anche come
ricercatori militari, avevano sufficientemente messo in risalto i danni
causati dal DU.

Il riconoscimento dei rischi non è limitato solo alle loro ricerche.
Come abbiamo visto prima, numerose sono state le ricerche mediche
realizzate sul DU, anche con sovvenzioni dell’esercito.
Anche quando queste ricerche sono state condotte sotto la diretta
supervisione dell’esercito, si sono sempre enfatizzati i risultati,
anche quando veniva dimostrata la pericolosità del DU.

Dalle pubblicazioni mediche esistenti si evince che il DU è una
sostanza estremamente pericolosa, che causa non solo in modo temporaneo
disturbi, ma perdita cronica della salute, anomalie congenite,
carcinomi e altre gravi forme di malattia.


6. Effetti sull’organismo umano esposto dall’interno alle radiazioni

I.Posizione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità WHO

La WHO ha assunto la posizione ufficiale di negare costantemente la
pericolosità dell’Uranio Depleto. La sua considerazione di base è stata
che se l’esposizione non ha superato i limiti permessi dal dosaggio di
radiazioni annuale, (nel caso del pubblico,1 millisievert per anno,
quantità di radiazioni assorbite da un individuo all’anno per effetto
della radioattività naturale di base), anche se uno è stato esposto
alla radiazione, non si presenterà alcun pericolo.
Pur tuttavia, in un documento pubblico del gennaio 2003 veniva espresso
un giudizio più attuale sulle radiazioni da DU e si raccomandava che,
per i siti dove la contaminazione da DU aveva superato il limiti di
tollerabilità, venisse messa in atto la decontaminazione, dato sì che i
bambini erano a rischio e che bisognava proteggerli, e plausibilmente
questa è l’ammissione del fatto che sostanzialmente il DU può causare
rischi per la salute.

II. Metodo di valutazione, a tutt’oggi, dell’esposizione alle radiazioni

Quale sia il limite di tolleranza alle radiazioni a cui è possibile
essere esposti viene oggi determinato sulla base del Modello di Rischio
per le Radiazioni della Commissione Internazionale per la Protezione
Radiologica (ICRP).
Se noi seguiamo questo Modello dell’ICRP, il basso dosaggio di DU lo
renderà poco pericoloso alla salute, essendo dello stesso grado di
esposizione di quello di altre fonti radioattive e della radiazione
naturale della terra. Inoltre, l’ammissione dell’ICRP degli effetti
delle radiazioni si limita alla leucemia, ai tumori, alle anomalie
congenite, e agli effetti sui geni, e in base a questa teoria, ne
deriva che i sintomi che configurano la sindrome della Guerra del Golfo
non sono in relazione con l’esposizione al DU.
I contenziosi presso la WHO, la IAEA (Agenzia Internazionale per
l’Energia Atomica) o presso i governi delle nazioni che si appoggiano
su queste agenzie, e stanno negando il pericolo delle armi al DU, si
fondano proprio su questo.

III. Che tipo di agenzia è l’ICRP?

Secondo la Canadese Rosalie Bertell, una scienziata nel campo della
Radiologia, nel 1952 alcuni studiosi di fisica, che avevano preso parte
al Progetto Manhattan, cercarono di intervenire presso la Commissione
Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni del Congresso
Internazionale di Radiologia e avvicinarono i membri della commissione
radiologica invitandoli ad una collaborazione, e da questa sinergia
venne creata l’organizzazione denominata “ICRP”.
L’ICRP, con membri designati reciprocamente all’interno di ogni singolo
gruppo, e senza incarichi di ruolo fissi, è una sorta di organizzazione
non governativa (ONG), ed è formata da fisici e radiologi di nazioni a
potenzialità nucleare, biofisici e funzionari amministrativi
nell’ambiente sanitario. Oltre ai 13 membri del Comitato Direttivo
dell’ICRP, diversi altri occupano incarichi addizionali presso il
Comitato Scientifico dell’ONU sugli Effetti delle Radiazioni Atomiche
(UNSCEAR), e appartengono ad entrambe le organizzazioni.
ICRP e UNSCEAR non sono ufficialmente organizzazioni a salvaguardia
della salute pubblica.
Si presume che l’ICRP prenda le decisioni rispetto ai profitti politici
ed economici derivati dall’uso dell’energia atomica (compreso lo
sviluppo e l’effettiva sperimentazione delle armi nucleari) e sui
livelli di tolleranza per prevenire i rischi prevedibili per la salute
dovuti all’esposizione alle radiazioni.
L’UNSCEAR dovrebbe dare parere favorevole alla società di fare queste
scelte.
L’ICRP non è nemmeno un’agenzia delle Nazioni Unite, neppure è
un’agenzia che ha responsabilità presso le Nazioni Unite, e però,
malgrado sia non più che un gruppo privato composto da persone che
fanno gli interessi delle nazioni e delle industrie che hanno investito
sull’energia atomica, questa agenzia si comporta in maniera tale, come
se le raccomandazioni che emette fossero le solenni conclusioni di
esperti, ed inoltre gestisce politicamente le questioni, a partire
dalle agenzie dell’ONU, fino a far trasformare le sue indicazioni in
leggi delle varie nazioni.
Inoltre, queste indicazioni, come la teoria stabilita in rapporto agli
effetti dell’esposizione alle radiazioni, diffuse anche adesso da
Università e da agenzie di ricerca, vengono usate nell’insegnamento dei
giovani studenti.

IV. L’applicazione del Modello sui Rischi da Radiazioni dell’ICRP,
applicato all’esposizione interna, non è valido.

Il Modello sui Rischi da Radiazioni dell’ICRP è stato creato
utilizzando i dati ottenuti dalle vittime sopravvissute ai
bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Costoro principalmente
erano state soggette all’esposizione esterna di radiazioni ad alta
concentrazione di raggi gamma, (N.d.tr.: radiazioni elettromagnetiche
di altissima frequenza, molto penetranti, emesse per effetto del
decadimento di nuclei radioattivi), (esposizione esterna).
Il Modello sui Rischi da Radiazioni è stato creato sulla base dei dati
ottenuti su quest’unica specifica condizione. definita come “dosaggio
acuto di esposizione esterna” e l’ICRP ha prodotto questo Protocollo di
rischio per deduttivamente conformarsi, e da applicare anche per
l’esposizione interna (esposizione all’interno dell’organismo), di
cronicità variante in tutte le situazioni. Che questo Modello sia o no
applicabile anche all’esposizione interna, può essere confermato solo
da un’indagine sui danni effettivi.
Infatti, con questo Modello, che è stato prodotto a partire da dati di
esposizione esterna, non è possibile valutare accuratamente gli effetti
di un’esposizione interna. Un esempio classico che questo modello non è
in grado di valutare completamente i danni effettivi è stato
l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl.
Come conseguenza dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl,
sono stati confermati nelle aree disastrate della Bielorussia, della
Russia e dell’Ucraina diversi sintomi da esposizione a basso dosaggio.
Malgrado la diffusione di numerosi studi effettuati sulle
manifestazioni di questi disturbi collaterali, l’ IAEA, l’UNSCEAR e la
WHO hanno concluso che le cause di questi disturbi erano da attribuirsi
a ragioni psicologiche e a stress. È stato riscontrato un consistente
aumento nel rapporto di comparsa del cancro alla ghiandola tiroidea
unicamente a carico dei bambini, ma anche di fronte a questo evento, l’
UNSCEAR ha sottostimato questi dati effettivi, insistendo nel seguire
il Protocollo ICRP.

Prima di tutto, il Modello sui Rischi da Radiazioni è solamente un
protocollo teorico. Secondo la metodologia scientifica tradizionale, i
dati ottenuti da casi reali dovrebbero avere maggior fondamento sulla
teoria, e questo deve succedere, che i fatti sperimentali devono avere
la preminenza. In altre parole, la teoria deve essere accantonata se
non è applicabile e non è conforme con la realtà che può essere
osservata.
Comunque, nel caso delle sue valutazioni dei danni da radiazioni, se la
teoria dell’ICRP non è applicabile e non si conforma alla realtà,
allora significa che vuole rifiutare la realtà.
Questo è quello che oggi capita relativamente ai danni da radiazioni, e
dopo la guerra, la teoria ICRP è stata utilizzata per nascondere agli
occhi del mondo la verità sulle vittime da radiazioni, anche dopo gli
incidenti alle centrali nucleari di Three-Mile Island e di Chernobyl.
Però, a tutt’oggi, ancora una volta, viene presa di riferimento per
negare i pericoli derivati dalle armi al DU.
Gli effetti del DU sull’organismo umano sono comprovati dai succitati
lavori clinici in pubblicazioni mediche e sono stati confermati i vari
sintomi che concernono il cancro e le anomalie genetiche. Il principio
generale del metodo scientifico, vale a dire che la verità deve avere
il predominio sulla teoria, deve essere allora ribadito, e noi
insistiamo che la teoria dell’ICRP deve essere abbandonata, visto che
nega i pericoli derivati dal DU.

V. Il Modello sui Rischi da Radiazioni ECRR

I movimenti contro il nucleare, che non possono distogliere gli occhi
dai danni prevalenti in tanti siti ambientali di strutture
eteroatomiche, come le regioni inquinate da DU, dall’incidente alla
centrale nucleare di Chernobyl, ecc., e gli scienziati che collaborano
con questi movimenti hanno insistito che i danni provocati
effettivamente dalla esposizione radioattiva a bassa intensità non
possono essere connessi al tradizionale Protocollo dell’ICRP, e hanno
messo in rilievo il pericolo per la salute derivato dall’esposizione
radioattiva a bassa intensità.
Nel momento in cui il Parlamento dell’Unione Europea stava discutendo
intensamente intorno a queste problematiche, la questione
dell’esposizione radioattiva a bassa intensità ha spinto parimenti alla
promulgazione di misure riguardanti il riciclaggio e la rigenerazione
delle scorie radioattive, e, in questo contesto, la Commissione Europea
sui Rischi da Radiazioni (ECRR) ha ribadito l’intenzione di rivedere il
tradizionale Modello ICRP, e nel 2003 la ECRR ha annunciato le sue
raccomandazioni.
Queste raccomandazioni hanno puntualizzato che gli effetti
sull’organismo umano dell’esposizione interna non possono essere
accertati con il Modello sui Rischi da Radiazioni ICRP.
E per l’esposizione interna, sono stati esaminati i meccanismi di danno
biologico sulle cellule e sul DNA, ed è stato creato un nuovo Modello
sui Rischi da Radiazioni.
Chris Busby, un membro della ECRR, ha determinato le dosi di radiazione
nel caso di avere 1 micrometro di microparticelle, che emettono
radiazioni alfa assorbite dall’organismo sulla base di questo modello
di rischio, e la dose assegnata al protocollo nell’intorno di 30
micrometri di microparticelle rivelava da 500 a 1000 millisievert per
un anno. Questo valore numerico supera di molto il livello di
tolleranza alle radiazioni (nel caso di una persona nella normalità, 1
millisievert per anno) indicato dal WHO.
Nel caso che si applichi il Modello ICRP, anche in presenza di
assorbimento nell’organismo di microparticelle di DU, il livello di
radiazioni risulterà basso, ma sulla base del Modello ECRR la stessa
emissione avrà una valutazione di alto livello di esposizione.
La ECRR ha analizzato anche i diversi rischi per la salute prodotti
dalle radiazioni. Asaf Durakovic, nel suo lavoro (Malattie non
diagnosticate e Radioattività da Situazioni Belliche) pubblicato nel
“Croatia Medical Journal”, ha verificato le tesi mediche sul DU, e ha
riportato che la contaminazione da DU all’interno dell’organismo può
essere la causa di varie mutazioni cellulari e di danni al DNA.

Questa relazione rende sostanziale la legittimità della impostazione
del Modello sui Rischi da Radiazioni della ECRR.


7. Consapevolezza da parte delle Forze Armate Statunitensi sulla
tossicità delle armi a DU

Le seguenti sono delucidazioni e giustificazioni intorno al fatto che
l’Esercito degli Stati Uniti è pienamente consapevole che le armi al DU
sono pericolose per l’organismo, visto il processo di sviluppo di
questi armamenti:

I. Lettera al Generale Groves

Nell’ottobre 1943, 3 fisici, A. H. Compton, et al., inviavano una
lettera al Generale Groves, che aveva preso parte al Progetto
Manhattan, con la quale caldeggiavano la “ricerca sullo sviluppo di
armi radioattive e la protezione da queste”.
In questa lettera , i 3 scienziati proponevano l’organizzazione di un
gruppo di lavoro con l’obiettivo di fare ricerche sulla manipolazione e
la preparazione di materiali radioattivi per uso bellico, e quindi la
preparazione di armi radioattive, nell’evenienza che i Tedeschi Nazisti
fossero in posizione di predominio nello sviluppo di tali armamenti e
nella protezione da queste armi. Inoltre ipotizzavano che queste
fossero armi con un’azione simile a quella delle armi a gas tossici.
Nella lettera, costoro proponevano: “Come uno strumento bellico
gassoso, il materiale dovrebbe essere costituito da particelle
microscopiche per formare polveri e fumi e da diffondere attraverso
proiettili incendiari, mezzi da trasporto terrestri o bombe aeree. In
questo modo le particelle potrebbero essere inalate nei polmoni. La
quantità necessaria per causare la morte di una persona che ha inalato
il materiale è estremamente piccola. Abbiamo valutato che un
milionesimo di grammo accumulato nell’organismo di una persona dovrebbe
esserle fatale.”
Inoltre puntualizzavano: “Due sono i fattori che sembrano accrescere
l’efficacia delle polveri o dei fumi radioattivi come arma: 1. Le
sostanze non sono registrabili dai sensi; 2. Il materiale può essere
diffuso in polveri o fumi, in forma tanto micronizzata da permeare
completamente un filtro di una maschera antigas normale, in quantità
tale da essere estremamente dannosa.
A questa efficacia come arma si contrappone un fattore, che il
materiale sotto forma di polveri o di fumi è così finemente
micronizzato da assumere la caratteristica di un gas che si può
disperdere rapidamente e quindi risulta soggetto a tutti quegli
accidenti, come il vento, che contrastano il mantenimento di alte
concentrazioni per più di alcuni minuti sopra una data area.”

Inoltre, nella lettera, stabilivano i metodi per usare armi di questo
tipo:
1. Come sostanza inquinante, questo materiale può essere disperso sul
terreno dall’aria o da terra, e, in funzione della quantità, gli
effetti delle radiazioni su una persona probabilmente dovrebbero essere
immediati, ma potrebbero dilazionarsi nel tempo, per giorni e forse per
settimane, e provocare la morte. Per queste sostanze, non si conoscono
metodi decontaminanti. 2. Come uno strumento bellico gassoso,
l’inalazione di un volume infinitesimo di sostanze distribuite sotto
forma di polvere o di fumo o disciolte nei liquidi deve essere fatale.
“Per il terreno contaminato con polveri o fumi radioattivi…le sostanze
radioattive possono essere messe in circolazione, come polvere fine,
dai venti, dal movimento di veicoli o truppe, ecc., e rimanere un
potenziale pericolo per lungo tempo.” E rispetto a questo ultimo punto,
"Queste sostanze possono essere diffuse in modo tale da entrare
nell’organismo non solo per inalazione ma anche per ingestione.
Serbatoi e pozzi devono essere contaminati, o gli alimenti avvelenati
con effetti del tutto paragonabili a quelli risultanti dall’inalazione
di polveri o fumi…Particelle del diametro più largo di un micron devono
depositarsi sulle vie respiratorie, naso, trachea e bronchi, per essere
trasportate con il muco sulle pareti alla velocità di 1/2 - 1 cm/min.
Particelle inferiori per diametro di un micron possono andare a
depositarsi sugli alveoli dove rimarranno indefinitamente o saranno
assorbite dal flusso linfatico e sanguigno… e mentre le armi chimiche
gassose possono dimostrare da subito i loro effetti, le sostanze
radioattive hanno effetti che rimangono nel tempo.”
A questo punto dobbiamo esercitare la nostra speciale attenzione sul
fatto che in questa lettera si ipotizza in modo evidente l’esposizione
interna, e sebbene nello specifico si faccia riferimento all’Uranio
238, si sono messi in rassegna i pericoli dell’esposizione interna
prodotti da microparticelle di materiali radioattivi.

II. Alcune documentazioni del Governo degli USA sugli effetti
pericolosi delle armi a D.U.

Vengono citati di seguito alcuni documenti pubblicati dalla Campagna
Contro l’Uranio Depleto (CADU) in Gran Bretagna, a provare gli effetti
pericolosi del DU:

Una circolare consultiva dell’Amministrazione dell’Aviazione Federale
(FAA) ai Membri del Congresso USA, in data 20 dicembre 1984, avvertiva
coloro che conducevano inchieste per conto della FAA sui luoghi di
disastri aerei, quando venivano a contatto con velivoli caricati con
DU, zavorra di bilanciamento aerodinamico, che “se venivano inalate o
ingerite particelle, allora queste potevano risultare chimicamente
tossiche e causare una esposizione radioattiva dei tessuti interni
significativa e di lunga durata.”

Il 7 marzo 1979, il Comando Equipaggiamento, Ricerca e Sviluppo per la
Mobilità dell’Esercito USA stabiliva che “non solo il personale nelle
immediate vicinanze, il personale di riserva e quello combattente sulla
linea del fuoco, ma anche quello a distanza dalla linea del fuoco
doveva far fronte ad una potenziale sovraesposizione all’aria di
polvere di Uranio bruciato.” (Questo veniva reso pubblico in seguito ad
una richiesta di Chris Kornkven, et al, del Centro delle Risorse
Nazionali per la Guerra del Golfo, basata sull’”Act” sulla Libertà di
Informazione).

L’Istituto per le Politiche Ambientali dell’Esercito degli Stati Uniti,
in una relazione del giugno 1995 al Congresso, afferma che il DU ha la
potenzialità di produrre importanti conseguenze sulla salute, se entra
nell’organismo. La dose radioattiva che compromette in modo critico gli
organi dipende dalla durata temporale di permanenza del DU negli
organi. Quando questo valore è noto o determinato, possono essere
stabiliti i rischi di tumore e di anomalie ereditarie.

Il 26 maggio 1997, il “Nation Magazine” pubblicava un articolo su un
documento del luglio 1990 del Comando Chimico, sui Sistemi d’Arma e il
Munizionamento dell’Esercito USA (AMCCOM) che affermava che il DU,
emettendo radiazioni alfa di bassa intensità, era da collegarsi al
cancro, quando si verificavano esposizioni interne, e che la sua
tossicità chimica era causa di danni renali.
Quindi, il gruppo di lavoro dell’AMCCOM sulle radiazioni aveva già da
lungo tempo stabilito che gli effetti di bassi dosaggi di radiazioni da
DU dovevano esser correlati agli sviluppi di cancro, e che non esisteva
una dose di radiazioni tanto bassa con possibilità di effetti
praticamente nulla.

Il 16 agosto 1993, il Col. Robert G. Claypool della Sezione di
Chirurgia Generale dell’Esercito USA, in una lettera affermava: “Quando
i soldati inalano o ingeriscono polvere di DU, allora incorrono in un
aumento potenziale di rischio di cancro. L’intensità di questo aumento
può essere quantificata se può essere valutata la quantità immessa di
DU. Gli effetti fisiologici prevedibili dall’esposizione alla polvere
di DU includono un possibile aumento della diffusione di tumori e di
danni renali.”

I dati sui materiali pericolosi per la salute, Foglio di Dati sulla
Sicurezza dei Materiali (MSDS), del Dipartimento USA sul Lavoro,
indicano che “il DU aumenta il rischio di carcinoma al polmone e la
tossicità chimica per i reni. Assolutamente pericolosi sono i prodotti
del decadimento di Uranio-238, U-235, e U- 234.”
Questi documenti indicano che, prima e dopo la Guerra del Golfo, le
Forze Armate USA e il Governo degli Stati Uniti avevano da molto tempo
portato avanti ripetute indagini sui pericoli derivanti dal DU e sui
rischi da irraggiamento interno, e conoscevano molto bene la
carcinogenicità e la teratogenicità dell’Uranio Depleto.
Dopo la Guerra del Golfo, queste informazioni erano state presentate al
Congresso degli USA.
Nel 1992, l’Ufficio della Ragioneria Generale degli USA e la
Commissione per gli Stanziamenti del Senato avevano raccomandato
rispettivamente al Dipartimento della Difesa e all’Esercito USA di
portare prove degli effetti causati dal DU sull’organismo umano e
sull’ambiente; nel giugno 1993, in risposta, il Dipartimento
dell’Esercito proponeva un piano per questo tipo di verifica, vale a
dire, “una verifica medica completa sul personale esposto alla
contaminazione da DU”, e “un adeguato addestramento, a partire da
subito, per il personale che può venire a contatto con equipaggiamento
contaminato da DU”, ecc.
Comunque, questo piano, a tutt’oggi, non è stato messo in atto e, come
dichiarato in precedenza, è stato deliberatamente ignorato o distorto.

III. Testimonianza di Doug Rokke

Doug Rokke era un professore di Fisica e Scienze Ambientali alla
Jacksonville University, un maggiore (della Riserva) dell’Esercito, e
nel 1994 - 95 aveva l’incarico del progetto sul DU del Pentagono. Egli
prendeva posizione e rispondeva alle domande dei pubblici ministeri del
Tribunale Internazionale per i Crimini nell’Afghanistan che
concernevano il progetto succitato.
Sull’origine della formazione del gruppo di lavoro che si doveva
interessare a questo Progetto del Pentagono sul DU, dichiarava:
“ Funzionari avevano ricevuto l’incarico dalla Gran Bretagna,
Australia, Canada e dalla Germania a partecipare al Progetto e di
studiare i rischi derivati dalle armi a DU, e dall’Esercito mi era
stata assegnata la direzione del gruppo.
L’obiettivo del Progetto era quello di assicurare quella adeguata
informazione e l’opportuno addestramento ai soldati che venivano
impiegati sulla linea di fuoco, in modo da renderli edotti in modo
chiaro sui rischi e i pericoli dopo l’uso di armamenti e bombe al DU, e
per portar loro la conoscenza del tipo di contromisure e di misure
precauzionali che bisognava adottare, e di fare proposte di come
bonificare il terreno dalle pallottole a DU. Perciò noi abbiamo
presentato informazioni e raccomandazioni su un argomento che era del
tutto sconosciuto. Fino a quel giorno, le Forze Armate e l’Esercito USA
non avevano mai preso misure a protezione dei soldati.”
Aggiungeva inoltre: “Noi avevamo raccomandato che la bonifica era
essenziale, ma in realtà bonificare completamente risultava
impossibile. Per questo, abbiamo proposto di non usare più a lungo armi
a DU. Purtroppo, le nostre indicazioni furono disattese dai livelli
superiori del Governo e completamente ignorate dalla NATO, dalla Gran
Bretagna, Australia e dagli altri.”
Inoltre, Doug Rokke affermava che, nell’ambito del Progetto sul DU,
aveva commissionato diversi videotapes, che erano stati pensati come
videotapes del Pentagono sull’uso delle bombe al DU.
"Il primo di questi era un’informazione su che tipo di pericolo si
incorreva quando una bomba al DU andava ad esplodere; il secondo, quasi
un manuale per quando bisognava effettuare una bonifica, e il terzo era
su come si doveva misurare la radioattività e si puntualizzava che
usare un contatore Geiger per misurare quella delle bombe a DU non
aveva validità. Il quarto era su che tipo di equipaggiamento bisognava
usare durante la eliminazione dei residui di un proiettile a DU, e il
quinto era su come bisognava maneggiare proiettili inesplosi. Questi
videotapes erano stati prodotti a beneficio dei soldati, che non
dovessero andare incontro a compiti pericolosi, ma in conclusione non
vennero mai utilizzati.”

Gli Stati Uniti avevano dato inizio al Progetto sulle armi al DU, ma, a
causa della relazione che era stata stesa sui rischi estremamente alti
di queste armi e della raccomandazione a non più usarle, i risultati
delle ricerche del Progetto vennero secretati. Attraverso la diffusione
di queste informazioni e i video, la natura pericolosa delle armi al DU
sarebbe risultata lampante e gli USA hanno avuto paura di essere visti
con criticismo dalla comunità internazionale, e che le armi a DU non
avrebbero potuto essere usate più a lungo.
Questo è quanto, secondo Doug Rokke, et al.. Le loro raccomandazioni
sono state ignorate, il loro Progetto mandato all’aria, e nulla è stato
fatto per proteggere i soldati dalle armi a DU e per fornire loro
protezioni sanitarie.

IV. Consapevolezza da parte delle Forze Armate Statunitensi delle
violazioni delle leggi internazionali

Nell’ambito delle Forze Armate USA, esiste la consapevolezza, oltre che
della natura pericolosa dell’Uranio Depleto, come si è visto in
precedenza, anche della possibilità di violazioni del Diritto
Internazionale, dato che l’uso di questo tipo di armi costituisce una
violazione delle norme internazionali.

Il manuale dell’Aviazione Militare USA del 1976, dal titolo “Diritto
Internazionale: La conduzione di un conflitto armato e le operazioni
aeree”, fa riferimento a trattati, compresa la Convenzione dell’Aja del
1907, il Protocollo di Ginevra sui gas del 1925, e la Convenzione di
Ginevra relativa alla Protezione dei Civili in tempo di guerra del
1949, e nello specifico analizza come si devono comportare ed impegnare
le Forze Armate USA.
Il Protocollo di Ginevra sui gas mette fuori legge i gas asfissianti,
tossici o altri gas, e tutti gli analoghi liquidi, solidi o derivati, e
la Convenzione dell’Aja proibisce esplicitamente l’uso di veleni o di
armi avvelenate.
Il manuale dell’Aviazione Militare USA definisce veleno “sostanze
biologiche o chimiche che causano la morte o disabilità con effetti
permanenti quando, anche in piccole quantità, vengono ingerite, entrano
nei polmoni o nel flusso sanguigno, o vengono a contatto con la pelle.”
Il manuale recita: “Qualsiasi arma può essere applicata secondo un uso
illegale e, senza ombra di equivoci, un’arma di “per sé” può essere
illegale se, per consuetudine internazionale o per trattato, ne viene
proibito l’uso, qualsiasi siano le circostanze. Un esempio è costituito
dal veleno che può uccidere o menomare una persona.”
Gli anni Settanta sono stati il periodo in cui l’esercito USA ha
iniziato in grande scala a sviluppare e a produrr<br/><br/>(Message over 64 KB, truncated)

Comunicato

Care/i Compagne/i,

come saprete senz’altro il Comitato in Italia del JVP sta contribuendo
allo sforzo dei fratelli in Patria raccogliendo fondi che saranno
inviati alla Brigata di Servizio Sociale del JVP impegnata nella
distribuzione di aiuti alla popolazione.

Domenica saremo tutta la giornata (dalle 10 alle 20) in L.go
Argentina(Roma) (e non in P. zza del Popolo come precedentemente
comunicato) per raccogliere i contributi dei lavoratori italiani. Vi
aspettiamo numerose/i.

Ricordiamo inoltre che, per quanti fossero impossibilitati a venire, è
possibile sopperire tramite versamento sulconto corrente di "Radio Onda
D’urto" Banca Popolare Etica N°100748, ABI 5018, CAB 11200,
specificando la causale “solidarieta' Sri-Lanka"

Una mano sul cuore, l'altra sul portafogli!


JVP-SRI LANKA-Comitato in Italia

Via G.Giolitti 231 – 00185, Roma

Tel/Fax: 06 30609546 – Cell: 3396386214 - Cell;3200844252 Cell;
3396267506 -E-mail;jvpitalia@...

GIORNALISTI, ANZI: BUFFONI


"L'occupazione americana dell'Iraq e' terminata il 28 giugno 2004, poco
piu' di un anno dopo la vittoria delle truppe angloamericane contro
Saddam Hussein"

Première phrase du dossier sur l'Irak, publié sur le site Internet de
Libération :

"L'occupation américaine de l'Irak a pris fin le 28 juin 2004, un peu
plus d'un an après la victoire des troupes anglo-américaines sur Saddam
Hussein."

http://www.liberation.fr/page.php?Rubrique=IRAK

(Source: CUBA SOLIDARITY PROJECT
http://perso.club-internet.fr/vdedaj/cuba/
http://fr.groups.yahoo.com/group/CubaSolidarityProject/ )

L'articolo che segue e' apparso sul mensile triestino
"La Nuova Alabarda" (n.187, novembre 2004)

Un Autunno Nazionalista

È dall’inizio del 2004, con la motivazione che si tratta del
cinquantesimo anniversario del ritorno dell’Italia a Trieste (noi
preferiamo usare questa definizione, che ci pare più appropriata,
piuttosto di quella corrente, cioè “ritorno di Trieste all’Italia”,
dato che Trieste è sempre rimasta dov’era e in realtà è l’Italia che ha
spostato i confini), che stiamo assistendo ad un continuo profluvio di
tricolori, patriottismo esagerato che sconfina spesso e volentieri nel
nazionalismo (per non dire irredentismo), ed, infine, ad una
progressiva riscrittura della storia di queste terre, tendente a
dimostrare che l’unica Resistenza accettabile oggi come oggi è quella
del CLN filoitaliano e non invece quella dei partigiani comunisti,
dell’OF, dell’Esercito di Liberazione jugoslavo
A questo proposito si sono susseguite manifestazioni, conferenze ed
interventi sulla stampa che hanno ribadito che la “vera” insurrezione è
stata quella del 30 aprile, che è stato il CLN italiano a liberare
Trieste dai nazisti (interessante è che non dicono “nazifascisti”), che
quando sono “scese” le “truppe di Tito” la città era già stata liberata
e quindi queste non ebbero altro da fare che reprimere gli italiani e
gli “antifascisti non filojugoslavi”; che coloro che combatterono con
il Fronte di Liberazione e con Unità Operaia e con i GAP assieme
all’Esercito jugoslavo non devono essere considerati come “partigiani”,
ma come “traditori” che gettarono Trieste nelle “grinfie di Tito”.
Ed infine che i “40 giorni” in cui Trieste rimase sotto amministrazione
(generalmente si dice però “occupazione” jugoslava, ma vorremmo
ricordare che la Jugoslavia era alleata degli angloamericani e di
conseguenza anche del regno d’Italia, cioè del governo legittimo del
Paese) furono “di gran lunga” peggiori degli anni in cui Trieste fu
sotto occupazione nazista. Dove ci piacerebbe che chi sostiene un tanto
avesse presente quante esecuzioni di massa (ricordiamo soltanto gli
eccidi per rappresaglia di Opicina, sia del marzo ‘44 che dell’aprile
‘45, e di via Ghega, e le migliaia di uccisioni commesse in Risiera)
avvennero in città, senza parlare dei villaggi bruciati del
circondario. Altro che i 500 arrestati e non rientrati del maggio ‘45!
Questa riscrittura della storia, condita da tutto il contorno di
nazionalismo che abbiamo evidenziato prima, non è, secondo noi, fine a
se stessa, ma preparatoria a quanto dovrà avvenire l’anno prossimo,
anno in cui cadrà il sessantesimo anniversario della Liberazione di
tutta Europa dal nazifascismo, anniversario che nelle nostre terre
(vogliamo scommettere?) sarà trasformato, grazie appunto a questa
propaganda battente che dura da diversi mesi, nel sessantesimo
anniversario non tanto della liberazione di Trieste, quanto delle
“foibe” e dell’“occupazione titina” di Trieste, Gorizia e dell’Istria e
di Fiume.
Un’occasione, quindi, per ribadire, come sta accadendo negli interventi
che si susseguono sulla stampa ed in pubblico, anche i “diritti
naturali” dell’Italia sui “territori ceduti”, così come era “naturale”
il diritto dell’Italia a riavere Trieste. Motivo per il quale furono
eroi meritevoli di medaglia d’oro alla memoria i cinque uccisi dalla
Polizia civile nel ‘53, definita molto arditamente “forza
d’occupazione” (“dimenticando” che il GMA era espressione delle potenze
alleate), definizione che comporta di conseguenza la giustificazione e
l’elogio di tutte le azioni contro di essa commesse, senza considerare
che la Polizia in Italia, negli stessi periodi, usò mano ancora più
forte per sedare le sommosse. Aspettiamo quindi anche la proposta di
medaglie d’oro alla memoria per i morti di Avola, di Battipaglia,
quelli del luglio ’60, fino ad arrivare a Carlo Giuliani, luglio 2001.
Ma lasciando a parte queste polemiche sul diritto alla rivolta ed allo
scontro armato in piazza, torniamo all’argomento iniziale: cioè
l’escalation nazionalista cui stiamo assistendo.
Abbiamo già detto dei tricolori che stanno pavesando tutta la città,
spesso anche a sproposito (usando la bandiera nazionale sempre comunque
e dovunque, se ne sviliscono il senso ed il significato), e delle
parate militari, dei discorsi dei politici e dei pubblici
amministratori.
Politici di alto rango, a cominciare dal Presidente della Repubblica,
hanno deciso di venire a Trieste per rendere quanto più solenni le
celebrazioni di questo anniversario; ma abbiamo anche visto la
manifestazione nazionale organizzata da Azione Giovani per rivendicare
il fatto che Trieste è sì tornata italiana, ma in cambio sono state
perse Istria, Fiume e Dalmazia, gli stessi concetti sono poi stati
espressi dall’Unione degli Istriani e dalla Lega Nazionale ed infine
anche dal Gruppo Unione Difesa (GUD), cioè uno dei nomi con cui operano
Forza Nuova e altri neofascisti par loro quando non vogliono firmarsi
con le proprie sigle. Il GUD ha sfilato il 30 ottobre a Trieste in un
profluvio di bandiere della RSI, della X Mas, di saluti romani, di
vecchie canzoni squadriste e di insulti rivolti in un perfetto clima da
par condicio sia ad Illy che a Fini (chissà se ci saranno conseguenze
penali per qualcuno di questi reati commessi nelle vie del centro di
fronte ad un pubblico per lo più scioccato all’idea che certe cose
esistano ancora?).
Abbiamo poi sentito esponenti del Partito dei Comunisti italiani
esprimere la propria preoccupazione per “la possibilità che alla
vigilia della visita del Capo dello Stato vengano messe in atto
provocazioni in grado di aumentare la tensione in città e turbare i
rapporti di buon vicinato”. Dunque la situazione non è per niente
tranquilla, né serena In questa città, dove spuntano come funghi (forse
per il clima caldo umido che ha caratterizzato questo autunno anomalo?)
iniziative di ogni tipo (mostre, conferenze, convegni, manifestazioni
varie) dedicate tutte, in variegati modi, all’italianità di Trieste ed
all’orgoglio nazionale dei politici che hanno combattuto per essa.
Iniziative che non sono soltanto appannaggio di associazioni ed
esponenti di estrema destra, ma coinvolgono anche una parte di
centrosinistra (o considerato tale).
Quindi non parliamo soltanto delle mostre organizzate dal Comune e
dalla Provincia di Trieste (che sono notoriamente gestite dalla
destra), né della disgraziata iniziativa del “kit tricolore” con il
flop della bandiera umana da Guinness dei primati, o della
presentazione dell’ultimo libro autobiografico di Giorgio Galazzi, dove
abbiamo sentito degli interventi che ci hanno fatto accapponare la
pelle, come la risposta di Galazzi a Vasco Guardiani (esponente del CLN
triestino, ma anche inserito nell’elenco “ufficiale” dei “gladiatori”
della nostra Regione). Infatti il dottor Galazzi, dopo avere elogiato
la Guardia civica nella quale si era arruolato per “servire la Patria”
(tralasciando il fatto che il giuramento che i militi facevano era di
fedeltà al Reich ed al Führer), all’osservazione di Guardiani che
“nella Guardia civica c’erano anche quelli che avevano la stella
rossa”, ha risposto “i traditori ci sono dappertutto”. I traditori
dunque, per Galazzi, erano i partigiani comunisti, non coloro che
collaboravano con la Germania, paese occupante, e combattevano contro
il governo legittimo italiano, quello di Bonomi.
Ma dicevamo che non di questo intendiamo parlare, ma piuttosto di
quanto è emerso nel corso di un convegno organizzato dalla UIL
triestina, con la partecipazione di storici (Arduino Agnelli e Roberto
Spazzali) politici (Stelio Spadaro) e di testimoni dell’epoca (Fabio
Forti, Oliviero Fragiacomo).
Il segretario Luca Visintini ha spiegato nell’introduzione come il
sindacato UIL sia il legittimo erede di quei Sindacati giuliani nati
dal CLN triestino di don Marzari ed Ercole Miani, che si erano
costituiti in alternativa ai Sindacati unici, i quali avevano invece un
atteggiamento anticapitalistico e quindi estraneo alla Camera del
Lavoro che negoziava i diritti, ma non solo: i Sindacati unici
indicevano scioperi per Trieste jugoslava e quindi facevano politica e
non sindacato. Visintini ha però poi rivendicato il fatto che la UIL,
quando iniziarono le manifestazioni per Trieste italiana, nel 1952
diede la copertura con l’indizione di uno sciopero generale ad una
manifestazione che aveva visto un morto, e addirittura indisse quella
del 1953, quando ci furono diversi morti. Ma non è forse anche questo
fare politica e non sindacato?
Inoltre Visintini ha liquidato l’episodio delle indagini sulla Loggia
P2 (nelle quali fu coinvolto anche il segretario UIL triestino Carlo
Fabricci, anche se Visintini non lo ha citato nel corso della
conferenza) come “errori politici in buona fede”. Infatti, ha spiegato,
nel dopoguerra si accettarono all’interno del sindacato ex fascisti in
funzione antijugoslava, in quanto i partigiani democratici venivano
perseguitati dagli esponenti della comunità slovena verso la quale vi
fu da parte della UIL una chiusura non etnica ma politica.
Antonio Di Turo, che fu il braccio destro di Fabricci, ha spiegato che
i sindacati giuliani furono fondati nel maggio ‘45 dagli esponenti del
CLN Carra, Tironi, Spaccini e Bartoli in base a valori di “libertà e
democrazia” per impedire ai “comunisti slavi l’annessione di Trieste
alla Jugoslavia”. Ed il successivo intervento di Oliviero Fragiacomo
(già membro repubblicano del CLN triestino) ha specificato meglio il
concetto: “il sindacato giuliano ha salvato Trieste dalle grinfie di
Tito”
Che i Sindacati giuliani nacquero in clandestinità è stato detto, con
una punta di orgoglio anche da Rodolfo Carmi, ma quello che è
soprattutto da rilevare è l’intervento di Fabio Forti, che ha asserito
che il loro CLN è stato l’unico in Italia che rimase in clandestinità
fino al 1954, anzi “nel nostro spirito”, ha aggiunto Forti, “siamo
ancora oggi in clandestinità”. Infatti
Un’affermazione che ci sembra decisamente grave, in quanto fatta nel
corso di un convegno politico pubblico, quasi a sottendere che chi
sostiene questa idea non rispetta (quantomeno nel “proprio spirito”) le
istituzioni dello Stato (democratico) nel quale vive. Un’affermazione
che a noi è parsa eversiva, non rispettosa della Costituzione. e
Forti ha detto anche che solo il CLN italiano aveva rappresentato
l’Italia, “gli altri combattevano con il IX Korpus”, che il loro scopo
era quello di dimostrare, nel corso dell’insurrezione, che Trieste era
italiana ponendo il tricolore su Municipio e Prefettura. Brigate
partigiane a Trieste non sono mai esistite, perché loro sono “sempre
stati clandestini, anche oggi”. Ed ha poi aggiunto, riguardo alla
composizione del CVL, che saltarono fuori di colpo 350 giovani di
diciassette/diciott’anni che furono “sacrificati” dai loro dirigenti
all’arrivo della IV Armata jugoslava, infatti, sostiene Forti, 30
volontari furono “infoibati”, ma ne mancano 200 all’appello, e che “per
la Risiera” sono passati tanti di loro “quanti nelle foibe”. Da dove
Forti abbia tratto questi numeri non è dato sapere: ma non
corrispondono a nessuna documentazione in nostro possesso o comunque
disponibile sull’argomento.
Il grosso problema posto da Forti in conclusione del suo intervento è
che “non esistono più” né la Venezia Giulia né l’Istria, che sono stati
cancellati come nomi dalle carte geografiche. Mentre questi nomi,
sempre secondo Forti, deriverebbero dalla “Decima Regio”
dell’imperatore Augusto, e la loro cancellazione significherebbe la
“cancellazione di tutta la nostra cultura”.
Infine va riportato l’intervento di Stelio Spadaro che ritiene che
negli anni passati hanno operato “due entità nazionaliste” (quella
italiana di matrice di destra e quella slovena di matrice di sinistra)
che hanno cercato di cancellare l’esistenza della “resistenza urbana”
compiuta dal CLN triestino, come quella portata avanti da Vasco
Guardiani; e che in questo contesto viene tacciato di “revisionismo”
chi decide di far emergere la realtà storica rompendo questi “accordi
taciti” tra le due ideologie, che avevano lo stesso obiettivo:
cancellare questa storia.
Noi non sappiamo quale sia stata esattamente l’attività portata avanti
da Vasco Guardiani; sappiamo soltanto, perché l’abbiamo letto in alcuni
documenti, che aveva fatto attività (non meglio specificata) nei
Cantieri, e che (da una testimonianza di Ferdi Häring conservata presso
l’Archivio di Stato di Lubiana) era stato il “commissario politico”
della Brigata Frausin che avrebbe dato “ordine diretto” di “fregiare
della stella rossa e della falce e martello” l’ex caserma dei
Carabinieri di via dell’Istria, dove si erano insediate le Brigate Nere
e che era stata scelta dalla Brigata Frausin come sede per il momento
dell’insurrezione. Perché mai Guardiani, che era un partigiano
anticomunista e che poi risultò negli elenchi della Gladio, avrebbe
dato un ordine simile se non per intorbidare le acque al momento
dell’insurrezione?
Ma quello che vorremmo infine evidenziare e chiarire una volta per
tutte, è la mistificazione di fondo che sta purtroppo prendendo piede
anche negli ambienti storici, sul fatto che il PCI triestino scelse di
uscire dal CLN italiano, per allearsi con i “titini”, e “tradendo” in
tal modo la propria patria. In realtà, e per verificare questo
basterebbe andare a leggere qualche libro di storia oppure i semplici
documenti ufficiali, nell’estate del ‘44 il Comitato di Liberazione
Nazionale Alta Italia (CLNAI, ) ebbe degli incontri a Milano con
rappresentanti dell’Osvoboldilna Fronta. Nel corso di queste riunioni,
i due comitati si accordarono per un’alleanza in funzione
antinazifascista. Però il CLN triestino (quello di don Marzari, Fonda
Savio ed Ercole Miani) rifiutò questa alleanza con l’OF, in quanto non
voleva “collaborare con gli slavi”. Fu questo il motivo per cui il PCI
triestino decise di uscire dal CLN: per rispettare le direttive del
CLNAI (che istituzionalmente rappresentava, a livello internazionale,
qualcosa di più del CLN triestino) in merito all’alleanza con
l’Esercito di liberazione jugoslavo. Quindi, se vogliamo parlare di chi
si fosse trovato “fuori linea” o comunque non in regola con le
direttive alleate, questo era il CLN triestino, che aveva preferito
cercare accordi con le formazioni collaborazioniste triestine (la
Guardia civica prima di tutte) perché il loro scopo principale non era
stato quello di abbattere il nazifascismo (essi davano per scontata la
sconfitta di Hitler, quindi ritenevano relativa la resistenza ad esso),
ma piuttosto di preparare il terreno per il ritorno di
un’amministrazione italiana, apprestando nel contempo la resistenza
armata, questa volta sì, nei confronti dell’Esercito jugoslavo che
sarebbe entrato a Trieste, visto non come liberatore dal nazifascismo,
ma come nuovo occupatore, perché non italiano.

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