Informazione

NOTA DEL CNJ:
sulle recenti vicende del "processo" si vedano anche i documenti e le
cronache -- talvolta di fonte ufficiale del "Tribunale", o di fonte
anti-jugoslava, o comunque di fonte ostile alle posizioni del Comitato
Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic (ICDSM) --
visionabili ai seguenti

LINKS:

Power and Justice. Behind the Hunt for 'War Criminals'
(July 22, 2004 - by Nebojsa Malic)
http://www.antiwar.com/malic/?articleid=3121

Slobodan Milosevic makes his opening statement
(by Andy Wilcoxson)
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg083103.htm

Milosevic concludes his opening statement
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg090104.htm

Hague: Leading Russian Defense Official To Testify For Milosevic
http://en.rian.ru/rian/
index.cfm?prd_id=160&msg_id=4789248&startrow=11&date=2004-08-
31&do_alert=0

BKTV: Milosevic's Serbian lawyer says client to enter political defence
http://www.slobodan-milosevic.org/news/bktv090204.htm

Letter to IHT: Milosevic on trial
http://www.iht.com/articles/537209.htm

Order of the ICTY laying out the powers of the imposed defence lawyers
http://www.slobodan-milosevic.org/news/icty090304.htm

TARGETS: Graham Blewitt: Washington controls, and NATO pays for the ICTY
(by Nico Varkevisser)
http://www.slobodan-milosevic.org/news/targets090304.htm

Official reasons of the forced appointment of a lawyer
http://www.un.org/icty/milosevic/trialc/decision-e/040922.htm

Hague tribunal stops Milosevic defending himself
(by Paul Mitchell)
http://www.wsws.org/articles/2004/sep2004/milo-s08_prn.shtml

The so-called "defense" calls its first witness
http://www.slobodan-milosevic.org/smorg090704.htm

Avramov concludes- Jatras exposes Clinton's links to Bosnian terrorism
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg090804.htm

Tribunal discredited as witness boycott derails "Trial"
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg091504.htm

Hague: Key Russia General Among Scores Refusing To Testify
http://en.rian.ru/rian/
index.cfm?prd_id=160&msg_id=4861120&startrow=11&date=2004-09-
16&do_alert=0

No Witness, No Trial
(by Andy Wilcoxson)
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg091304.htm

IWPR'S TRIBUNAL UPDATE No. 373, September 17, 2004
MILOSEVIC TRIAL GRINDS TO A HALT Further four-week delay scheduled
after defence witnesses "spontaneously" refuse to appear in The Hague.
By Ana Uzelac in The Hague

Roland Keith testifies as the "Trial" comes screeching to a halt
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg091404.htm

BBC: Serbian PM snubs Hague tribunal (by Matt Prodger)
http://www.balkanpeace.org/hed/archive/sep04/hed6704.shtml

Vecernji list: Madeline Albright exercises her control over the Hague
Tribunal
(by Jasna Babic)
http://www.slobodan-milosevic.org/news/vl091904.htm

ANSA: ICTY: Former French intelligence chief to defend Milosevic
http://www.slobodan-milosevic.org/news/ansa091804.htm

Mr Kay's options: Win the appeal or resign
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg092104.htm

A war crimes trial in crisis
http://www.cleveland.com/printer/printer.ssf?/base/opinion/
1095759007318140.xml

The Times (UK): He's my client, and I'll do my best for him
(by Frances Gibb)
http://www.slobodan-milosevic.org/news/times092104.htm

Pressure Builds on Belgrade for Full Co-operation With ICTY
(by Dusan Kosanovic)
http://www.setimes.com/cocoon/setimes/xhtml/en_GB/features/setimes/
features/2004/09/30/feature-02?print=yes

MILOSEVIC LAWYER DECISION EXPLAINED Judges say latest intervention was
intended to ensure the defendant gets a fair trial. By Ana Uzelac in
The Hague - IWPR'S TRIBUNAL UPDATE No. 374, September 24, 2004
MILOSEVIC COUNSEL EXPLAINS APPOINTMENT APPEAL
Lawyer sets out arguments against imposing counsel on defendant. By
Mike Farquhar in London - IWPR'S TRIBUNAL UPDATE No. 375, 01 October,
2004
http://www.iwpr.net

US: Serbia-Montenegro Must Fully Co-operate With the ICTY
(by Igor Jovanovic)
http://www.setimes.com/cocoon/setimes/xhtml/en_GB/features/setimes/
features/2004/10/01/feature-01?print=yes

Defence witnesses at Milosevic trial refuse to testify
(by Paul Mitchell)
http://www.wsws.org/articles/2004/oct2004/milo-o06_prn.shtml

ICTY Co-operation Remains Main Obstacle on Belgrade's Road to EU
Integration
(by Igor Jovanovic)
http://www.setimes.com/cocoon/setimes/xhtml/en_GB/features/setimes/
features/2004/10/08/feature-02?print=yes

Witness Boycott Forces Trial to be Stopped Again
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg101304.htm

Complaints Filed Against Steven Kay and Dr. Van Dijkman
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smfc101304.htm

MILOSEVIC RENEWS UNFAIR TRIAL CLAIMS Defendant claims he’s being
offered scraps of his rights as his trial reconvenes. By Ana Uzelac in
The Hague IWPR’S TRIBUNAL UPDATE No. 377, October 15, 2004
http://www.iwpr.net

The Hague Among the Serbs
(by Dragan Stanimirovic)
http://www.tol.cz/look/TOL/
article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=4&NrIssue=86&NrSection=3&NrArticl
e=12984

==========================


Da: ICDSM Italia
Data: Mer 20 Ott 2004 14:19:11 Europe/Rome
A: icdsm-italia@ yahoogroups.com
Cc: aa-info@ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] L'Aia: intimidazioni contro i testimoni a
difesa di Milosevic


(english / italiano)

L'Aia: intimidazioni contro i testimoni a difesa di Milosevic


1. TESTIMONI SARANNO CHIAMATI A COMPARIRE /PRESSING GIUDICI / MANCANO
TESTI A DIFESA, PROCESSO RINVIATO (ANSA)

2. L'intera verità a L'Aia / The whole truth at The Hague (Pravda.RU)

3. Vice-Chairman of Czech Parliament joins the Lawyers' Appeal on
Milosevic's rights (ICDSM / Sloboda)

4. Reactions to the press (Ian Johnson / John Laughland)

5. 'No link to genocide found' (C. Stephen / The Observer)


=== 1 ===

MILOSEVIC:TPI,TESTIMONI SARANNO CHIAMATI A COMPARIRE IN AULA

(ANSA) - BRUXELLES, 18 OTT - I giudici del Tribunale penale
internazionale sull'ex Jugoslavia dell'Aja hanno assicurato oggi che
non esiteranno a emettere delle citazioni a comparire ai testimoni del
processo in corso contro Slobodan Milosevic. ''E' chiaro che questa
decisione rappresenta l'ultima risorsa, ma se tutte le altre iniziative
rimangono chiuse, allora la Camera emettera' le richieste di
comparizione'', ha dichiarato il giudice Patrick Robinson, precisando
che quello delle testimonianze in aula e' un capitolo fondamentale del
procedimento giudiziario contro l'ex presidente jugoslavo iniziato nel
febbraio del 2002. Nei giorni scorsi, numerosi testimoni chiamati per
la difesa dell'imputato si sono rifiutati di presentarsi alla Corte
dell' Aja dopo la nomina da parte dei giudici del Tpi di due difensori
d'ufficio per Slobo, misura da sempre rifiutata dallo stesso Milosevic.
Il rifiuto a testimoniare e' dovuto insomma proprio al diniego da parte
dei giudici di concedere a Milosevic di difendersi da solo. Alla Corte
dell'Aja e' accusato di genocidio e crimini di guerra e contro
l'umanita' commessi durante i conflitti che hanno insanguinato la ex
Jugoslavia negli anni novanta. (ANSA) RIG
18/10/2004 12:09

MILOSEVIC: PRESSING GIUDICI TPI PER ASCOLTARE TESTIMONI/ANSA

(ANSA) - BRUXELLES, 18 OTT - Scossone al Tribunale penale
internazionale sulla ex Jugoslavia, che dal febbraio del 2002 sta
processando Slobodan Milosevic: i giudici della Corte dell'Aja hanno
oggi fatto sapere di essere pronti a chiamare i testimoni che si
rifiutano di presentarsi in aula perche' sostengono l'imputato nella
sua volonta' di difendersi da solo. ''E' chiaro che questa decisione
rappresenta l'ultima ratio, ma se non ci saranno altre soluzioni,
allora la Camera emettera' le richieste di comparizione'', ha
dichiarato il giudice Patrick Robinson, precisando che quello delle
testimonianze in aula e' un capitolo fondamentale del procedimento
giudiziario contro l'ex presidente jugoslavo. Nei giorni scorsi,
numerosi testimoni chiamati per la difesa dell'imputato si sono
rifiutati di presentarsi alla Corte dell' Aja dopo la nomina da parte
dei giudici del Tpi di due difensori d'ufficio per Slobo - i britannici
Steve Kay e Gillian Higgins-, decisione respinta con forza dallo stesso
Milosevic. La posizione dei testimoni e' dovuta insomma proprio al
diniego da parte dei giudici all'autodifesa da parte di Milosevic, che
e' accusato di genocidio e crimini di guerra e contro l'umanita' per
delitti commessi durante i conflitti che hanno insanguinato la ex
Jugoslavia negli anni novanta. INTIMAZIONE A DEPORRE. Ma nei prossimi
giorni tutto potrebbe cambiare, proprio a causa dell'annuncio reso noto
oggi da Robinson, che potrebbe intimare ai recalcitranti testimoni di
deporre. Gli sforzi dei due avvocati d'ufficio per portare i testimoni
all'Aja non hanno per ora dato grandi risultati, e la situazione e'
anzi cosi' difficile che tali tentativi sono stati definiti
dall'avvocato Kay come una sorta di lunga e stancante ''danza dei sette
veli''. Alcuni testimoni hanno detto di non volersi recare alla Corte
proprio perche' ritengono ingiusto che a Slobo siano stati 'imposti' i
legali d'ufficio, altri hanno piu' semplicemente dichiarato che sono in
attesa dei propri governi - o posti di lavoro - per poter rispondere
alla richiesta dall'Aja. Kay ha per esempio ricordato di aver ricevuto
una lettera da Belgrado, nella quale le autorita' serbe hanno chiesto
all'Aja piu' informazioni prima de concedere il proprio ''via libera''
alla presenza alla Corte di un testimone, decisione per la quale - ha
puntualizzato l'avvocato - ci potrebbero volere mesi. Il problema dello
scontro tra Slobo e i giudici sulla nomina d'ufficio dei due difensori
potrebbe pero' chiarirsi giovedi' prossimo, quando la camera d'appello
della Corte si pronuncera' sul ricorso contro tale decisione presentato
dall'ex uomo forte di Belgrado. La nomina di Steven Kay e Gillian
Higgins e' stata decisa dalla presidenza del Tpi piu' di un mese fa per
imprimere maggior ritmo al processo, anche di fronte alla sospensione
di numerose udienze a causa dello stato di salute di Milosevic, che ha
63 anni ed e' da tempo affetto da ipertensione e stress: condizioni che
secondo i giudici non gli permettono di affrontare una mole di lavoro
tale quale quella richiesta dalla difesa, come egli invece vorrebbe.
(ANSA) RIG
18/10/2004 18:24

MILOSEVIC: TPI; MANCANO TESTI A DIFESA, PROCESSO RINVIATO

(ANSA) - L'AJA, 19 OTT - Processo rinviato per Slobodan Milosevic a
martedi' della prossima settimana per mancanza di testimoni a difesa.
Lo ha annunciato oggi il presidente del Tribunale penale internazionale
(Tpi) per la ex Jugoslavia Patrick Robinson dopo che Steven Kay, uno
dei difensori d'ufficio, aveva informato che per questa settimana non
erano disponibili altri testi a difesa. Ieri il tribunale aveva
annunciato che sarebbe ricorso anche alla citazione per obbligare i
testimoni a comparire dopo che la maggior parte delle persone indicate
da Slobo hanno annunciato che non deporranno fino a quando all'imputato
non sara' consentito di difendersi da solo. La decisione di designare
due avvocati d'ufficio incaricati di condurre gli interrogatori dei
testimoni e' stata presa dal tribunale per evitare che, a causa delle
continue richieste di rinvio per motivi di salute fatte da Slobo, il
processo subisse ulteriori rinvii o finisse per insabbiarsi
definitivamente. Contro tale decisione Milosevic e' ricorso in appello,
ha evitato qualsiasi collaborazione con i legali e si e' rifiutato di
interrogare i testimoni dopo i difensori. In piu' occasioni l'imputato
ha inoltre denunciato di ritenere questa procedura una violazione dei
suoi diritti. Il procedimento contro l'ex presidente jugoslavo e'
cominciato il 12 febbraio del 2002 e dovrebbe concludersi entro la fine
del prossimo anno. Slobo e' accusato di genocidio, crimini di guerra e
contro l'umanita' per un totale di oltre 60 imputazioni per i fatti
avvenuti negli anni '90 nelle guerre che hanno insanguinato alcune
regioni dei Balcani. (ANSA). VS 19/10/2004 19:20


=== 2 ===

http://english.pravda.ru/mailbox/22/101/399/14445_Milosevic.html

http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=14445

---

L'intera verità a L'Aia

14/10/2004 18:53

Malgrado i tentativi di fare tacere Slobodan Milosevic, il suo processo
si sta dimostrando una interessante fonte di informazioni su che cosa è
realmente accaduto nei Balcani.

A Slobodan Milosevic, l'ex-Presidente della Iugoslavia, è stato negato
inesplicabilmente il diritto di continuare a difendersi da solo e,
invece, gli è stato assegnato un avvocato di nome Steven Kay, che
conduce la "difesa" senza alcuna informazione dal gruppo di Milosevic.
Dei 97 testimoni con cui si è messo in contatto, 92 si sono
immediatamente rifiutati di testimoniare a meno che a Slobodan
Milosevic non sia dato il diritto di difendersi da solo, secondo Zdenko
Tomanovic, consigliere legale principale del sig. Milosevic. Tuttavia,
un testimone che ha acconsentito a testimoniare ha lasciato la NATO e i
relativi padroni a Washington a contorcersi nell'imbarazzo.

Un giornalista tedesco, l'ex-maggiore dell'Esercito Franz Josef Hutsch
era in Kosovo tra settembre del 1998 e dicembre del 1999. Egli
descrive se stesso come "reporter inserito nel KLA" (KLA - Kosovo
Liberation Army, esercito di liberazione del Kosovo, altrimenti noto
come UCK - Ushtria Clirimtare e Kosoves).
Franz Josef Hutsch dichiara che il clima che ha trovato nella provincia
era "teso ma non violento" ma che la violenza è stata causata dall'UCK,
non dai Serbi. L'UCK, sostiene, usava la tattica del colpisci-e-scappa
contro le pattuglie dei Serbi e tendeva a provocare "reazioni in
eccesso" dalle autorità, spesso inscenando rappresentazioni,
assicurandosi che i civili
fossero nel posto sbagliato al momento sbagliato, solitamente appena
prima che arrivassero i giornalisti.
Inoltre sostiene che gli albanesi cercavano di ingannare i Serbi per
farli sparare sui civili, i quali furono usati ed abusati per
soddisfare gli obiettivi dell'UCK, obbligati a resistere a condizioni
atmosferiche dure, in modo che sarebbero apparsi rabbrividiti e miseri
avanti alle macchine fotografiche, o da disporli nelle zone di
combattimento per aumentare i danni collaterali.
Gli albanesi avrebbero fatto i loro soldi con il traffico di droghe e
della prostituzione - le droghe e le donne, spesso le ragazze albanesi
più graziose strappate dalle loro famiglie, sarebbero state scambiate
con pistole alla frontiera.
Per quanto riguarda gli ufficiali, Hutsch dichiara che fra 80 e 100
ufficiali arabi hanno lavorato con il KLA (UCK - n.d.t.) e che ogni
unità è stata comandata da uno di questi Mujaheddin, che furono pagati
con "somme enormi" dalla ditta MPRI, che aveva addestrato questi
elementi in basi in Turchia.
La nazionalità della ditta MPRI? Gli Stati Uniti d'America.

Timothy Bancroft-Hinchey

Pravda - Mosca
(trad. di F. Rossi / G.A.MA.DI.)

---

The whole truth at The Hague

PRAVDA - 10/14/2004 18:53

Despite the attempts to silence Slobodan Milosevic, his trial is
proving an interesting source of information about what really happened
in the Balkans.

Slobodan Milosevic, the ex-President of Yugoslavia, has inexplicably
been denied the right to continue defending himself and instead, has
been allocated a lawyer named Steven Kay, who conducts the "defence"
without any information from the Milosevic team.

Of the 97 witnesses he contacted, 92 flatly refused to testify unless
Slobodan Milosevic be given back the right to defend himself, according
to Zdenko Tomanovic, Mr. Milosevic's chief legal advisor.

However, one witness who agreed to testify has left NATO and its
masters in Washington squirming in embarrassment.

German journalist, ex-Army Major Franz Josef Hutsch was in Kosovo
between September 1998 and December 1999. He describes himself as an
"embedded reporter in the KLA" (Kosovo Liberation Army, otherwise knows
as Ushtria Clirimtare e Kosoves, UCK).

Franz Josef Hutsch states that the climate he found in the province was
"tense but not violent" but that the violence was caused by the UCK,
not the Serbs. The UCK, he claims, used hit-and-run tactics against
Serb patrols and tried to provoke "excessive reaction" from the
authorities, often staging events, making sure that civilians were in
the wrong place at the wrong time, usually just before the journalists
arrived.

He also claims that the Albanians tried to trick the Serbs into firing
on civilians, which were used and abused to suit the aims of the UCK,
being forced to endure harsh weather conditions so that they would be
shivering and miserable before the cameras, or to be placed in combat
areas to increase collateral damage.

The Albanians would make their money through the trafficking of drugs
and prostitution - the drugs and women, often the prettier Albanian
girls snatched from their families, would be swapped for guns on the
frontier.

As for the officers, Hutsch states that between 80 and 100 Arabic
officers worked with the KLA and that each unit was commanded by one of
these Mujaheddin, who were paid "huge sums" of money by the firm MPRI,
which trained these elements in bases in Turkey.

The nationality of the firm MPRI? The United States of America.


=== 3 ===

*************************************************************
INTERNATIONAL COMMITTEE TO DEFEND SLOBODAN MILOSEVIC
ICDSM Sofia-New York-Moscow www.icdsm.org
*************************************************************
I C D S M w e b s i t e u p d a t e
18 October 2004
================================================

JUDr Vojtech Filip, Vice-Chairman of the Chamber of Deputies of the
Parliament of the Czech Republic just joined the Lawyers' Appeal to UN
against the imposition of counsel on President Slobodan Milosevic.
The Appeal now has 100 signatures of jurists, lawyers and law
professors from 18 countries. The text of the Appeal, together with the
list of signatures, can be read at

http://www.icdsm.org/Lawappeal.htm

If you are a member of legal community, please join it by sending your
consent to slobodavk@ yubc.net

================================================
The latest update of www.icdsm.org brings you the most comprehensive
review of reactions on the attack on international law and human rights
by the Albright/Kinkel/Soros creation known as "The International
Criminal Tribunal
for the former Yugoslavia". http://www.icdsm.org/Hijack.htm
You can read statements, interviews and articles by Aldo Bernardini,
James Bissett, Christopher Black, Ramsey Clark, Tiphaine Dickson,
Pierre-Marie Gallois, Klaus Hartmann, Gabriel Kaspereit, George Kenney,
Hans Koechler, John Laughland, Evangelos Mahairas, Thanasis Pafilis,
Michael Parenti, Yevgeny Primakov, Nikolai Ryzhkov, Branislav
Tapuskovic and many others.
You can also read the letter of ICDSM to the UN Security Council and
the letter of Sloboda/Freedom Association to the Bar Council of England
and Wales.
This is the most crucial moment in this struggle. The ICTY as a tool of
aggression is loosing its judicial mask. President Milosevic is already
a moral winner. But the issue is to stop the crime in progress and turn
his moral victory into triumph of truth and law.
www.icdsm.org provides you with arguments and reasons for concrete
solidarity with the struggle for freedom of Slobodan Milosevic and
Serbian people.
================================================


=== 4 ===

------ Forwarded Message
From: "Ian Johnson"
Date: Mon, 11 Oct 2004 02:17:10 +0100
 
THE REAL SLOBODAN MILOSEVIC – BBC RADIO FIVE 8p.m. 10th OCT. 2004

The misnamed BBC programme, The Real Slobodan Milosevic, (or should
that be ‘the Zarko Korac show?) was broadcast to coincide with the
opening of the defence case at the Hague tribunal. Surprisingly then,
that during its 60 minutes running time, the programme failed to
mention the fact that Mr Milosevic has actually been denied the
fundamental legal right to defend himself. An ‘oversight’ that was
sadly predictable given the history of BBC reporting on Yugoslavia.

Entirely appropriately the presenter of this latest BBC propaganda
piece was television chat show host and comedian Clive Anderson.
(Presumably chosen because at some point in the past he practised in
the legal profession).

The programme relied heavily on contributions from the usual suspects
such as the already discredited ‘journalist’ Samantha Power, former
British Foreign secretary’s Robin Cook and Douglas Hurd and Jim O’Brien
from the Clinton administration, all united by a single thread - their
opposition to an independent Yugoslavia.

No members of the Milosevic camp appeared.

However the programme relied to a disproportionate extent on
contributions from Mr Zarko Korac.

Prior to his term as Serbian deputy prime minister, Mr Korac had been
appearing for over a decade on Western television described as ‘an
expert on Yugoslav psychology’ and he is very much America’s man.

It was Mr Korac who put about the story, printed in the New York Times
2nd April 2001, that prior to being taken into detention Mr Milosevic
was ‘suicidal’ and had ‘threatened to kill himself and his wife and
daughter’. (Presumably not in that order though!) The story was untrue
of course, as later verified by people who were actually present when
Mr Milosevic was taken, such as Banislav Ivkovic, "In fact, Mr
Milosevic was quite calm, which is amazing given the threat to himself,
his family and his supporters. Why is Mr. Korac, who was not present,
telling these lies about Mr. Milosevic’s actions?"

Therefore perhaps it is no surprise to learn that Zarko Korac is still
in the business of representing America’s interests above those of his
country.

Interestingly a brief contribution from Dr Cees Wiebes, a professor at
Amsterdam University, went against the main thrust of the programme by
revealing that there is no evidence linking Milosevic to the Srebrenica
charge. Wiebes headed a team of intelligence specialists commissioned
by the Dutch government to look into Srebrenica because its own forces
were present in the town under the UN flag. Wiebes also stated his team
offered their evidence to the Hague tribunal chief prosecutor Carla del
Ponte, but were brushed off. 'What I heard from good sources
in The Hague is that Miss del Ponte thinks that we're too nuanced and
not seeing things in black and white,' he said.

The programme soon attempted to drown this brief glimpse into reality
by trying to paint a picture of Slobodan Milosevic as cynical, power
hungry, corrupt, paranoid, a dictator and ultimately a weak man (they
forgot to mention he eats babies as well). And this was being presented
as objective reporting?

According to the programme it was Yugoslavia alone that tore itself
apart, thus conveniently ignoring the well documented evidence of
unprecedented outside interference in the affairs of the FRY by the
Western powers. (For example funding to opposition forces was
channelled though the US government agency, the National Endowment for
Democracy (NED). Founded in 1983, the NED took over functions that were
once the responsibility of the CIA. Unlike the CIA however the NED
receives open congressional appropriations, as opposed to the
previously covert funding, and thus their activities are openly
documented. For instance NED programme operator Paul McCarthy revealed
in his testimony to the Commission on Security and Cooperation in
Europe that the NED, in 1998, was responsible in Yugoslavia for the
newspapers Nasa Borba, Vreme and Danas, the TV station Negotin, the
news agency BETA and the Belgrade station Radio B-92.

Significantly, in August 1999, the NED increased their funding to the
Serbian ‘youth’ organisation Otpor, essentially recruiting the most
reactionary layers from the ranks of the unemployed. The fruits of this
strategy are outlined in the NED’s own literature. " Otpor’s activists
played a crucial role in the street demonstrations that followed the
elections and led to Milosevic’s ultimate downfall on October 5th." And
further: "Otpor’s first major campaign was a nation-wide effort to
pressure the regime to arrest Slododan Milosevic." That Otpor were
following a strategy laid down by Washington was emphasised when
Richard Holbrooke admitted to the New York Times of 8th April 2001,
"The arrest of Mr Milosevic resulted from American pressure."

It is worth noting that included among the directors on the board of
the National Endowment for Democracy are Wesley Clark – former Supreme
Commander of Nato, Richard Holbrooke – former Assistant Secretary of
State and Francis Fukuyama – author of the anti-communist diatribe,
‘The End of History.’ ).

For any programme to therefore state that ‘’Yugoslavia tore itself
apart’ reveals more about that programme’s intentions than it does
about what actually happened in the Balkans.

Former British foreign secretary Douglas Hurd contributed to this
fictional presentation by adding that if only Milosevic had accepted
‘liberalisation’ Yugoslavia could today be like Poland.

For the record it is worth noting that a recent article by James
Petras, (http://globalresearch.ca/articles/PET406B%c2%a0%c2%a0), outlined the
results of this road as seen in other countries over the last fifteen
years. His findings on Poland:

‘In Poland, the former Gdansk Shipyard, point of origin of the
Solidarity Trade Union, is closed and now a museum piece. Over 20% of
the labor force is officially unemployed (Financial Times, Feb. 21/22,
2004) and has been for the better part of the decade. Another 30% is
"employed" in marginal, low paid jobs (prostitution, contraband, drugs,
flea markets, street venders and the underground economy).'

As expected the programme concluded that Mr Milosevic will rightly be
found guilty of ‘most of the charges’ he is facing at the Hague.

Listeners hoping for an insight into the creation and legal status of
the Hague ‘tribunal’ or the notorious anti-Serb Rambouillet ‘peace
treaty’ or the real ethnic cleansing of Serbs by Croatian forces under
United States command in the Krajina region would be disappointed,
these issues were not addressed.

Indeed what could you expect from a BBC documentary on Slobodan
Milosevic and Yugoslavia…..the truth? Hardly.

Ian Johnson

October 2004

---

Milosevic case collusion

The Times (London) - October 5, 2004, Tuesday

From John Laughland.

Sir, I was disappointed in your interview with Stephen Kay (Law,
September 21), that you seemed to approve, at least nem con, the
decision of the International Criminal Tribunal for the former
Yugoslavia to impose counsel on Slobodan Milosevic. The judges of the
trial chamber have ruled repeatedly against the prosecution's request
for counsel to be imposed, and their ruling of April 4 last year gives
20 pages of legal reasoning and precedent to justify their decision.

When on September 2 the ICTY went against all its earlier rulings and
decided to impose counsel on Mr Milosevic, it did not quote one single
legal convention or precedent in support of its new position. The
decision, justified only in the name of expediency, is therefore as
pure an example of a lawless and arbitrary decision as one can imagine.
The decision confirms that the judges are actively colluding in
achieving the outcome for which this political tribunal was set up in
the first place -a conviction of Slobodan Milosevic at all costs.

Yours faithfully, JOHN LAUGHLAND, British Helsinki Human Rights Group,
81 Hammersmith Grove, London W6 0NE.

SECTION: Features; Law; 10
Copyright 2004 Times Newspapers Limited


=== 5 ===

http://observer.guardian.co.uk/international/story/
0,6903,1323864,00.html

http://www.guardian.co.uk/yugo/article/0,2763,1324024,00.html


[Pardon the other Serbophobe misrepresentations in
what follows; what's to be expected from The
Observer/Guardian.
Interesting, though, that such cliches are revived at
the very moment that the Bosnian butcher Naser Oric is
being examined for his role in mass murder and
ethnocide against Serbs and other populations in the
early 1990s. Rick R.]


The Observer -- October 10, 2004

Milosevic: 'no link to genocide found'

Chris Stephen

Fresh controversy has hit the war crimes trial of
Slobodan Milosevic with a claim from a senior
intelligence analyst that the Yugoslav leader is
innocent of genocide.
Dr Cees Wiebes, a professor at Amsterdam University,
now says there is no evidence linking Milosevic to the
worst atrocity of the Bosnian war, the massacre of
7,000 Muslims at the town of Srebrenica.
Srebrenica, which was overrun by Serb forces in July
1995, forms the basis of the genocide charge against
Milosevic, but Wiebes, a member of a Dutch government
inquiry into the atrocity, said there is nothing to
link Milosevic to the crime.
'In our report, which is about 7,000 pages long, we
come to the conclusion that Milosevic had no
foreknowledge of the subsequent massacres,' he says in
a radio programme, The Real Slobodan Milosevic, to be
broadcast by BBC Five Live tonight. 'What we did find,
however, was evidence to the contrary. Milosevic was
very upset when he learnt about the massacres.'
The prospect of the former Balkan strongman being
cleared of the most serious charge he faces is a fresh
blow to an already troubled case, which begins hearing
defence evidence this week after several months of
delays.
Any failure to prove genocide will cast a shadow not
only over this case but over the whole practicality of
holding tyrants to account in war crimes trials, most
obviously in the case against Saddam Hussein.
Wiebes headed a team of intelligence specialists
commissioned by the Dutch government to look into the
massacre because its own forces were present in the
town under the UN flag.
He had access to secret files, key diplomats and
hundreds of witnesses to a massacre in which Muslim
men and boys as young as 12 were butchered by Bosnian
Serb forces. But while clearly implicating senior Serb
field commanders, including General Ratko Mladic, the
former Bosnian army chief still on the run, Wiebes
says Milosevic played no part.
He said it was understandable that Milosevic was upset
'because in this phase of the war he was looking for a
political settlement and this was not very good for
him'.
Wiebes also says his team offered their evidence to
the Hague tribunal chief prosecutor Carla del Ponte,
but were brushed off. 'What I heard from good sources
in The Hague is that Miss del Ponte thinks that we're
too nuanced and not seeing things in black and white,'
he said.
Hague prosecutors insist this is not so, saying that
the report was not relevant. Prosecution spokeswoman
Florence Hartmann said: 'The purpose of the report was
not to deal with criminal cases relating to
Srebrenica, and was commissioned... for other
purposes.'
Wiebes is the first senior figure to say publicly what
many Hague sources have been saying privately for some
time - that there is simply no evidence to back the
genocide charge.
Prosecutors have spent months trying to prove
otherwise, but have drawn a series of blanks, despite
the appearance of high-profile witnesses. These have
included former Nato commander Wesley Clark, whose
evidence in The Hague last December was that Milosevic
told him he knew about the crime and tried to stop it.
Milosevic undoubtedly facilitated the killing by
providing Bosnian Serb forces with guns, fuel and
cash. But for a genocide conviction to stick,
prosecutors must prove that he gave the order.

· Chris Stephen is the author of 'Judgement Day: The
Trial of Slobodan Milosevic', published by Atlantic
Books



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Avvenne in un paese di contadini
nella Balcania montuosa:
una compagnia di alunni
in un giorno solo morì
di morte gloriosa.

Avevano tutti la stessa età,
scorrevano uguali per tutti
i giorni di scuola, andavano alle cerimonie in compagnia,
li vaccinavano tutti
contro la stessa malattia.
Morirono tutti in una giornata sola.

Avvenne in un paese di contadini
nella Balcania montuosa:
una compagnia di alunni
in un solo giorno morì
di morte gloriosa.

Cinquantacinque minuti
prima che la morte se li portasse via
sedevano sui banchi di scuola
i ragazzi della piccola compagnia,
e con lo stesso compito assillante;
andando a piedi, quanto
impiega un viandante
e così via.

Erano pieni delle stesse cifre
i loro pensieri,
e nei quaderni, dentro la cartella,

giacevano assurdi innumerevoli
i cinque e gli zeri

Stringevano in saccoccia con ardore
una manciata di comuni sogni,
di comuni segreti
patriottici e d'amore.
E ognuno, lieto della propria aurora,
credeva di poter correre molto
tanto ancora
sotto l'azzurro tetto rotondo
fino a risolvere
tutti i compiti di questo mondo.

Avvenne in un paese di contadini
nella Balcania montuosa:
una compagnia di alunni
in un giorno solo morì
di morte gloriosa.

File intere di ragazzi
Si presero per mano
e, dall'ultima ora di scuola,
si avviarono alla fucilazione
calmi, col cuore forte,
come se nulla fosse la morte.
File intere di compagni
salirono nella stessa ora
verso l'eterna dimora.


(Desanka Maksimovic: FIABA CRUENTA)


Il seguente articolo e' tratto da "Storia Illustrata" del gennaio 1979:

STERMINIO NAZISTA IN SERBIA

In un solo giorno 7300 morti nella città martire. È l'autunno del
1941. Pochi mesi dopo la dissoluzione del regno di Jugoslavia, la
penisola balcanica è insorta contro l'occupante nazifascista. Alla
rivolta partigiana i tedeschi rispondono facendo strage della
popolazione civile.

di ANTONIO PITAMITZ

Il 20 ottobre 1941, sei mesi dopo l'invasione tedesca della
Jugoslavia, nei due Ginnasi di Kragujevac (leggi Kragujevaz), la città
serba posta nel centro della regione della Šumadija, le lezioni
iniziano alle 8.30, come di consueto. Sono in programma quel giorno la
sintassi della lingua serbocroata, matematica, la poesia di Goethe, la
fisica. In una classe, un professore croato, un profugo fuggito dal
regime fascista instaurato in Croazia da Ante Pavelic, sottolinea il
valore della libertà. Poco lontano, un altro spiega l'opera di un poeta
serbo del romanticismo risorgimentale. La mente rivolta alle secolari
lotte sostenute dai serbi per la loro indipendenza e a quella presente
che cresce irresistibilmente, anch'egli parla di libertà. La voce calma
e profonda che illustra i versi del poeta: "La libertà è un nettare che
inebria / Io la bevvi perché avevo sete", ne nasconde a fatica la
tensione, che aleggia anche nell'aula, che grava su tutti, sulla
cittadina, sui suoi abitanti, e che l'eco strozzata di fucilerie
lontane da alcuni giorni alimenta.

Dal 13 ottobre 1941 Kragujevac e la sua regione sono teatro di una
vasta azione di rappresaglia, che i tedeschi stanno conducendo con
spietata decisione contemporaneamente anche nel resto della Serbia. La
ferocia di cui essi in quei giorni danno prova ha una ragione specifica
contingente. La rapida vittoria dell'Asse ha dissolto uno Stato, il
regno dei Karadjeordjevic, ma non ha prostrato i popoli della
Jugoslavia. L'illusione tedesca di una comoda permanenza in quella
terra è stata presto delusa. Sin dai primi giorni dell'occupazione, i
tedeschi hanno avuto filo da torcere. La guerra, che anche in Šumadija
i resistenti fanno, è senza quartiere. Sabotaggi sensazionali e
diversioni in grande stile si registrano sin dal mese di maggio. Linee
telefoniche e telegrafiche vengono tagliate, ponti e strade ferrate
saltano. Il movimento di resistenza cresce così rapidamente, ben presto
è così ampio che i tedeschi e le truppe collaborazioniste del quisling
serbo Milan Nedic abbandonano il presidio dei villaggi. Gli invasori si
sentono troppo esposti, isolati, preferiscono arroccarsi in città. La
lotta contro i patrioti la organizzano dai centri urbani, e la
conducono secondo il metro nazista che misura in tutti gli slavi una
razza inferiore, da sterminare. La traduzione pratica di questo
principio è all'altezza della fama che si guadagnano. A Belgrado, una
moto incendiata della Wehrmacht vale la vita di 122 serbi. Solo nella
capitale, in sette mesi fucilano 4700 ostaggi.

Incredibilmente, gli hitleriani ritengono di poter coprire con la
propaganda questo pugno di ferro che calano sul paese. Le
argomentazioni che diffondono sono quelle care alla "dottrina"
nazifascista dell'Ordine Nuovo Europeo. Ai contadini serbi dicono di
averli salvati dagli ebrei e dai capitalisti, e promettono anche di
salvarli dal bolscevismo semita, che sta per essere sicuramente
sconfitto sul fronte orientale.

L'itinerario di questa vittoria, a Kragujevac può essere seguito sulla
grande carta geografica che campeggia nel centro della città. Una croce
uncinata segna la progressione delle forze dell'Asse in direzione di
Mosca. Però, come altrove, nemmeno a Kragujevac terrore, repressione,
lusinghe, denaro fatto circolare per corrompere, valgono a indebolire
il sostegno alla lotta partigiana, a ridurne il seguito. A dare
contorni netti alla situazione, le risposte alla propaganda tedesca non
mancano. La carta geografica dell'Asse viene bruciata in pieno giorno.
Il fuoco divora anche una delle fabbriche militari della città. Un
treno di quaranta vagoni viene distrutto sulla linea Kragujevac-
Kraljevo, provocando la morte di cinquanta tedeschi. Da vincitori e
occupanti, i tedeschi si trovano nella condizione di assediati.

È Kragujevac, città da sempre ribelle, che prende il suo nome da
kraguj, dal rapace grifone che popolava i sui boschi, che alimenta la
Resistenza della zona. È questa città di antiche tradizioni nazionali e
socialiste che guida la lotta della Šumadija, il cuore della Serbia.
Gli operai comunisti che costituiscono il nerbo delle formazioni
partigiane vengono dal suo arsenale militare. Dalle sue case dai cento
nascondigli, che hanno già ingannato turchi e austroungarici, escono le
armi, le munizioni, il materiale sanitario, i libri che donne, bambini
e ragazzi portano quotidianamente ai combattenti del bosco.

Per contenere la sua iniziativa, per fronteggiare questa lotta di
bande, che è lotta di popolo e che sconvolge gli schemi bellici dei
signori nazisti della guerra, già alla fine dell'agosto 1941 Kragujevac
conta la guarnigione tedesca più forte di tutta la Serbia centrale. Ma
i due battaglioni e i mezzi corazzati di cui i tedeschi dispongono non
sono sufficienti ad arrestare lo slancio delle tre compagnie partigiane
che operano fuori della città. Né tantomeno la Gestapo è in grado di
bloccare i gruppi clandestini che si annidano dentro. La loro azione
anzi si fa sempre più audace, punta sul risultato militare, ma ricerca
anche l'effetto psicologico. Per i partigiani, importante è non
soltanto colpire il nemico, ma aiutare anche i serbi oppressi a
sperare, a vivere. Una notte d'agosto, cento metri di ferrovia vengono
fatti saltare in città, proprio sotto il naso dei tedeschi.

È una sfida, che ha sapore di beffa. In questa situazione, la rabbia e
il desiderio di vendetta dei tedeschi crescono quotidianamente. Quando
nel settembre 1941, la ribellione guadagna tutta la Serbia, e
conseguentemente mette radici ancora più profonde in Šumadija, il
generale Boehme, comandante delle forze tedesche nel Paese, considera
che la misura è colma. Il prestigio dei suoi soldati deve essere
risollevato, una dura lezione deve essere somministrata ai serbi. Una
spietata repressione, da condurre senza esitazione, è decisa. A rendere
più chiara la direttiva che passa ai subalterni, e che precisa la
"filosofia" del comando tedesco, Boehme ricorda che "una vita umana non
vale nulla", e che perciò per intimidire bisogna ricorrere a una
"crudeltà senza eguali". A metà settembre i tedeschi passano
all'azione. La macchina si mette in moto.

Per un mese la Serbia centrale è trasformata in un campo di sterminio.
A decine villaggi grandi e piccoli sono bruciati, spesso, come a Novo
Mesto o a Debrc, con dentro gli abitanti. I serbi muoiono a migliaia,
uccisi, massacrati. A Šabac, il 26 settembre, sono 3000 gli uomini dai
14 ai 70 anni che rimangono vittime della razzia tedesca. Cinquecento
muoiono durante una marcia fatta fare al passo di corsa per 46
chilometri. Gli altri sono fucilati. Una sorte analoga hanno, il 10
ottobre, a Valjevo, 2200 ostaggi: finiscono al muro. "Pagano" 10
tedeschi uccisi e 24 feriti. Cinque giorni dopo, il 15, è "sentenziata"
la punizione di Kraljevo, un'altra città che resiste. I plotoni di
esecuzione lavorano per cinque giorni, le vittime sono 5000. Sembra
impossibile immaginare una strage ancora più grande. Eppure,
l'allucinante escalation non ha toccato la sua punta di massimo orrore.
Lo farà a Kragujevac, e nel suo circondario. La "spedizione punitiva"
comincia il 13 ottobre. Quel giorno, nel quartiere operaio di
Kragujevac, i tedeschi prendono 30 uomini. Per 3 giorni se li
trascinano dietro nella puntata che fanno contro il paese vicino,
Gornji Milanovac. Affamati, percossi, costretti a rimuovere tronchi
d'albero e a tirare fuori dal fango carri armati, adoperati come scudo
contro i partigiani, sono testimoni della sorte del piccolo paese di
pastori. Vivono un'agonia che ha fine solo con il grande massacro, nel
quale scompaiono anche i 132 ostaggi di Gornji Milanovac. In quanto al
paese, anche questo viene bruciato. I tedeschi saldano così un vecchio
conto che avevano in sospeso. Anche per questa impresa però devono
pagare uno scotto. Trentasei uomini vengono messi fuori combattimento
dai partigiani, che attaccano senza sosta.

Di fronte a questo "smacco" la logica tedesca della ritorsione non
tarda a scattare. Sarà Kragujevac a pagare, con la vita di 100
cittadini ogni tedesco morto, e con quella di 50 ogni tedesco ferito.
Duemilatrecento persone sono condannate a morte.

La rappresaglia punta per primo sui "nemici storici" del Reich:
comunisti e ebrei. Gli ebrei maschi, e un certo numero di comunisti, 66
persone in tutto, vengono arrestati sulla base delle liste che i
collaborazionisti forniscono. Ma questo non basta. Il giorno
successivo, il 19 ottobre, una massiccia operazione ha luogo
nell'immediata periferia della città. Tre paesi, posti nel giro di tre
chilometri, sono travolti della furia tedesca. Grošnica, Meckovac,
Maršic bruciano, 423 uomini muoiono. A Meckovac, donne e bambini sono
costretti ad assistere all'esecuzione. Lo stesso macabro rituale è
imposto a Grošnica, dove si distinguono i Volontari Anticomunisti di
Dimitrjie Ljotic. Il paese quel giorno celebra la festa del patrono. I
fascisti serbi strappano il pope dell'altare con il vangelo ancora in
mano, i fedeli vanno a morire stringendo i pani benedetti della
comunione ortodossa. Vengono falciati tutti lì vicino, con le
mitragliatrici. Così, intorno a Kragujevac si è fatto un cerchio di
morte. La prova generale è compiuta. Ora si passa al "grande massacro".

L'azione inizia la mattina del 20 ottobre. Alle prime luci dell'alba,
gli accessi a Kragujevac vengono bloccati. Mitragliatrici sono postate
nei punti nevralgici. Nessuno può più uscire dalla città, nessuno può
più entrarvi. Chi, ignorando il dispositivo, si avvicina, viene ucciso.
È quanto accade a uno zingaro, che arriva dalla campagna, a un vecchio
che in città muove verso il mercato. Agli ordini del maggiore Koenig,
tedeschi e collaborazionisti aprono la caccia all'uomo. Nessuno sfugge,
nessuno è "dimenticato". Il gruppo di operai che lavora tranquillamente
a un torrente, i tre popi di una chiesa, che sperano di trovare la
salvezza dietro le icone. I razziatori entrano a stanare ovunque. Gli
impiegati sono portati fuori dal municipio; giudici, scrivani,
pubblico, dal tribunale. Dalle abitazioni vengono tratti anche gli
ammalati. Un barbiere è prelevato dal negozio insieme al suo cliente,
che con altri disgraziati marcia verso il suo destino, una guancia
insaponata, l'altra no.

Alle dieci i tedeschi irrompono anche nei due ginnasi. L'apparizione
di quelle uniformi verdi armate di fucili e parabellum, infrange la
normalità forzata che da tre giorni nelle due scuole vige. Il barone
Bischofhausen, il comandante tedesco della piazza, il 17 ha minacciato
presidi, professori e genitori di severe sanzioni se i ragazzi non
frequentavano la scuola. Lo ha fatto ripetere anche per le vie della
città, a suon di tamburo, dal banditore pubblico. Li vuole tutti in
aula, sempre. L'ufficiale tedesco, che da civile è insegnante, combatte
l'assenteismo degli studenti non certo perché mosso da passione
pedagogica. Chiedendo che proprio per quel giorno 20 tutti siano
presenti, egli fa apparire di voler esercitare un controllo; che però
si trasforma in una trappola. In realtà, egli non dimentica che i
ginnasiali di Kragujevac hanno manifestato sin dai primi giorni la più
violenta opposizione all'occupante. Un giovane è finito impiccato dopo
uno scontro con la polizia. Il barone sa pure che anche in quelle aule
la Resistenza attinge, per alimentare i suoi "gruppi d'azione", i suoi
propagandisti e sabotatori.

L'ispezione annunciata per quel giorno è arrivata. I registri chiesti
dal barone sono pronti. Arrivando quella mattina a scuola, i ragazzi
hanno cancellato i loro nomi dall'elenco. Precauzione inutile. Non c'è
appello. I tedeschi entrano direttamente nelle aule, e rastrellano.
Hinaus, fuori tutti quelli dai 16 anni in su. Anche il ragazzo invalido
che si trascina con la stampella, per il quale invano una professoressa
intercede. Anche la classe che il professore di tedesco tenta di
salvare. Ai soldati che si affacciano, il professore dice, per
rabbonirli, che stanno facendo lezione di tedesco. Mente. E mente una
seconda volta quando gli chiedono quanti anni hanno i suoi ragazzi.
Quindici dice. I tedeschi, convinti, fanno per andarsene. Ma in quel
momento un alunno si alza dall'ultimo banco. È lo spilungone della
classe. I tedeschi, dalla soglia si girano, capiscono, e sbattono fuori
tutti.

I ginnasiali raggiungono le file dei razziati, i professori in testa.
Con loro, ci sono anche Mile Novakovic, insegnante di chimica, celibe,
e Djordje Stefanov, di letteratura croata, anche lui rifugiato in
Serbia con la moglie e le due figlie per sfuggire ai fascisti della
Croazia. Quel giorno i due professori non hanno lezione. Ma quando
hanno visto che in città i tedeschi rastrellavano, certi che la scuola
non sarebbe stata risparmiata, sono venuti lo stesso, per essere
insieme ai loro ragazzi. Li vogliono seguire fino in fondo. Andranno
insieme a loro alla fucilazione. Del corpo insegnante, solo le donne
non sono razziate. Dalle finestre della scuola vedono sfilare i
professori e gli alunni, e "cento berretti levarsi in segno di saluto"
. I ragazzi credono ancora che torneranno.

Pochi sono i fortunati che riescono a filtrare tra le maglie di quella
immensa rete gettata sulla città. Chi vi riesce, va a unirsi ai
partigiani. Avrà sicuramente qualcuno da vendicare. Gli altri, a
migliaia, ingrossano le colonne che tutto il giorno scorrono per
Kragujevac dirette ai luoghi di raccolta. I razziati sono quasi 10.000,
su meno di 30.000 abitanti che conta la città. I tedeschi non hanno
tralasciato nemmeno il carcere. Ultimi ad arrivare, quei detenuti sono,
con comunisti ed ebrei, i primi ad essere fucilati.

Dai luoghi dove sono concentrati in attesa di conoscere la loro sorte,
la sera di quel 20 ottobre i prigionieri sentono le prime scariche di
fucileria. È l'avvio della grande carneficina. Contando sulla sorpresa,
e sulla iniziale "distrazione" dei fucilatori, alcuni dei condannati
riescono a salvarsi. Qualcuno fugge appena messo in riga. Altri, come
Zivotjin Jovanovic, alla scarica si getta a terra anche se non è
colpito, poi balza e corre. Viene ricatturato a un posto di blocco.
Tenta di nuovo la fuga, e il suo guardiano gli spara a bruciapelo. Gli
sfiora l'inguine. Poi dopo avergli dato il colpo di grazia nella spalla
invece che in testa, lo lascia a terra credendolo morto. L'uomo
striscia tutta la notte a palmo a palmo finché arriva alla casa di un
amico. È soccorso, si crede in salvo. Arrivano i fascisti serbi, che lo
riprendono. Dopo averlo picchiato decidono che, essendo ormai in fin di
vita, tanto vale lasciarlo morire. Ma l'uomo non muore.

Altri ancora devono la vita alla fortuna, alla professione, al sangue
freddo che riescono ad avere anche in un tale frangente. A mano a mano
che inquadrano i gruppi per condurli alla fucilazione, i tedeschi fanno
la selezione. Alcuni criteri non sono molto chiari. Risparmiano, per
esempio, gli elettricisti, gli idraulici, i panettieri. Altri lo sono
di più. Ai loro collaboratori fascisti concedono di tirare fuori i loro
amici e parenti. In questo mercato i fascisti serbi sono generosi.
Arrivano a offrire dei ragazzi di 10/12 anni in cambio dei loro
protetti. Viene risparmiato anche chi è cittadino di un paese alleato
dell'Asse. O che lo faccia credere. Escono romeni, ungheresi. Un
dalmata si dichiara italiano. Forse lo è davvero, forse è solo un
croato acculturato italiano, bilingue. Ma riesce a salvarsi, e a
salvare il ragazzo che gli è accanto, affermando alla guardia, con la
sua "autorità" di "alleato", che non ha ancora 16 anni. Un serbo,
invece, mostra un certificato bulgaro qualunque, rilasciato dalle
truppe di Sofia che occupano il suo Paese di origine, e viene messo da
parte.

Non fa nulla invece per salvarsi Jovan Kalafatic, professore,
insegnante di religione, che invece potrebbe. Tutti sanno che è un
fascista convinto. A scuola sospettano anche che sia un delatore, che
alcuni professori progressisti siano finiti in galera per opera sua.
Basterebbe che dica chi è. Kalafatic invece tace. Tace anche quando
passano i fascisti serbi per la "loro" selezione. Forse, nelle lunghe
ore della tragedia passate con il suo popolo, deve aver capito la vera
natura dell'Ordine Nuovo nel quale crede. Va, volontariamente, alla
fucilazione con gli altri. Vanno volontari anche due vecchi genitori
che non vogliono abbandonare i figli. Alla fucilazione vanno, divisi in
due gruppi, anche i 300 studenti ginnasiali e i loro professori. Alla
testa di un gruppo vi è il preside del ginnasio. L'altro gruppo marcia
verso la morte in fila indiana, le mani sulle spalle, come dovessero
danzare il kolo, la danza nazionale serba. Poi, cantano. Intonano "Hej
Slaveni!", l'inno antico e comune a tutti gli slavi. Cadono cantando.

Il massacro dura a lungo. Su un fronte di morte lungo oltre dieci
chilometri, fuori della città le armi crepitano fino alle 14 del giorno
21 ottobre. Settemilatrecento uomini di Kragujevac dai 16 ai 60 anni
cadono divisi in 33 gruppi. Dovevano essere 2300. I tedeschi hanno più
che triplicato il "coefficiente dichiarato" di rappresaglia. I graziati
sono circa 3000. Molti di questi sopravvissuti rientreranno a piangere
un morto. Kragujevac onora la memoria dei suoi fucilati il sabato
successivo al massacro. Il rito ortodosso per il quale il sabato è il
giorno dei morti, vuole anche che per ogni morto sia accesa una candela
gialla e per ogni candela, cui si accompagna un pane che è da benedire
con il vino santo, il pope reciti la parola dei defunti. I sacerdoti
rimasti a Kragujevac sono solo due. Altri sette sono stati fucilati. Ma
il rito deve essere compiuto. Mentre le donne piantano le candele,
presentano i pani, gridano il nome del defunto, i due preti cantano
l'antica preghiera della liturgia veteroslava. Dandosi il cambio
pregano per ventiquattro ore, dalle sette alle sette.

Inutilmente i nazisti tentano poi di nascondere la verità sulla
strage, alterando registri, imbrogliando le cifre, esumando e cremando
cadaveri. Kragujevac ha fatto il "suo" appello. È la prova che Zivotjin
Jovanovic, l'uomo sopravvissuto tre volte, porta ai giudici di
Norimberga: "...Quell'ottobre del 1941 a Kragujevac furono esposte più
di settemila bandiere nere... nella chiesa vennero presentati e
benedetti in un giorno più di settemila pani... E furono accese
settemila e trecento candele...".

Da: ICDSM Italia
Data: Lun 18 Ott 2004 15:18:46 Europe/Rome
A: icdsm-italia@ yahoogroups.com
Cc: aa-info@ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] 92 testimoni su 97 si rifiutano di testimoniare
al processo-farsa


(english / italiano)

*** 92 testimoni su 97 si rifiutano di testimoniare al processo-farsa
***


Hague: 92 0f 97 Witnesses Won't Testify Unless Milosevic Can Defend
Himself

http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=30130&style=headlines

B92 (Serbia and Montenegro) -- October 10, 2004

Milosevic trial continues this week

THE HAGUE – After a four-week recess, the trial of
former Yugoslav President Slobodan Milosevic will
continue this Tuesday at The Hague Tribunal.
Over the last month, Milosevic's appointed defense
counselor Steven Kay had the task of trying to
convince as many witnesses as possible to participate
in the defense portion of the case.
B92 correspondents report that most of the hundreds of
proposed witnesses have declined to participate, with
the majority stating the same reason for declining;
that they will not take part in the witness process if
Milosevic himself is not going to question them and
participate in his own defense.
One of the witnesses who did agree to participate is
Simo Spasic. Spasic is the President of the
Organization for Families of Missing Persons in
Kosovo, and has already arrived at The Tribunal.
It is rumored that Kay has convinced at least five
more witness to participate, although no official
information is available at this time.
Milosevic's chief legal advisor Zdenko Tomanovic said
that Milosevic's personal defense team did not assist
Kay in his preparation of the defense case. Tomanovic
said that the continuation of the case will all depend
on how many witnesses Kay will be able to convince to
participate, and on the quality of their testimonies.
"According to information I have received several days
ago, Mr. Kay was able to contact 97 witnesses, of
which 92 immediately declined to participate until Mr
Milosevic's right to defend himself is returned to
him." Tomanovic said.

http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=30157&style=headlines

B92 (Serbia and Montenegro) -- October 13, 2004

Milosevic trial adjourned again

THE HAGUE – The trial of Slobodan Milosevic at the
Hague tribunal has again been adjourned.
This time it is because court-imposed defense counsel
Steven Kay has no witnesses to call for the rest of
the week.
A status conference is now under way to decide the
future course of the trial.
Kay, who was appointed on September 2 to defend
Milosevic, said that he has a certain number of
witnesses available but not enough to complete the
defense.
A number of witnesses who had already agreed to appear
when Milosevic was still conducting his own defense
have withdrawn in protest at the imposition of counsel
by the court.
Kay said that he found the claims that he had bribed
the witnesses that have participated thus far
downright offensive.
“We are all aware that there is an ongoing campaign
and that the appointment of a defense counsel is
something that has been widely criticized. Every
witness I have contacted has met with Mr. Milosevic
and on the basis of what they have told me, I know
that he did not encourage them against participating.“
Kay said.
Milosevic once again stated that Kay’s questioning is
not beneficial to the interest of his defense.
There will be a status conference next Thursday that
will address the complaint Kay filed against the
decision of his appointment to the Milosevic case.
Kay said that there is a possibility that Simo Spasic,
President of the Kosovo Missing Persons Organization,
might take the stand on Wednesday.

---

http://www.ansa.it/balcani/serbiamontenegro/serbiamontenegro.shtml

MILOSEVIC: TPI; DOMANI UDIENZA, CONFUSIONE E INCERTEZZE/ANSA

(ANSA) - BRUXELLES, 11 OTT - In un momento critico, e dopo due anni
dall'inizio del dibattimento e di ripetuti rinvii, riprende domani
all'Aja il processo del Tribunale penale internazionale sull'ex
Jugoslavia contro Slobodan Milosevic. Al termine di un mese di
sospensione, il processo sara' ripreso dal punto in cui era rimasto
nell'ultima udienza, tenuta il 3 settembre dopo una lunga pausa
estiva. In quell'occasione, il presidente del tribunale, Patrick
Robinson, aveva imposto quattro settimane di sospensione per dare il
tempo necessario alla preparazione di una strategia di difesa ai due
avvocati d'ufficio - Stevan Kay e Gillian Higgins, entrambi
britannici -. CONTRASTI SUI LEGALI. La nomina dei legali, che sono
contestati senza esitazioni da Milosevic - il quale insiste nel
voler difendersi da solo - e' stata motivata con il fatto che l'ex
uomo forte di Belgrado e' affetto da ipertensione e da stress, e che
quindi le sue condizioni di salute non le permettono di affrontare
una mole di lavoro tale quale quello richiesto dalla difesa. In
vista dell'udienza di domani, l'avvocato Kay ha assicurato che in
tribunale si presenteranno dei testimoni, senza precisarne pero' i
nomi. Al centro del processo rimane comunque il braccio di ferro
tra Milosevic e il tribunale proprio sui due avvocati d'ufficio, che
si trovano in una posizione bizzarra, poiche' sono in attesa di
conoscere la decisione che dovra' comunicare la camera d'appello del
Tpi, alla quale si e' rivolto lo stesso Milosevic proprio per
contestare la designazione d'ufficio dei due legali. La camera
d'appello non ha pero' ancora comunicato quando si pronuncera'.
STALLO. Visto il fermo 'no' dell'imputato ad accettare gli avocati
d'ufficio, e l'incertezza derivante da quest'ultima decisione, e'
molto probabile che l'udienza di domani finisca con un nuovo nulla di
fatto. Alcuni analisti vicini al processo fanno d'altra parte notare
che Milosevic potrebbe, ancora una volta, utilizzare l'udienza per
fare delle dichiarazioni politiche, negando non solo la legittimita'
dei due avvocati ma del processo stesso. Il 15 settembre scorso
circa trenta testimoni chiamati a deporre da Milosevic - in gran
parte ex alleati dell'ex presidente jugoslavo - si erano rifiutati a
presentarsi al Tribunale, proprio perche' le richieste di Slobo non
erano state accolte. Tra questi figurano l'ex deputato gollista
francese Gabriel Kaspereit, l'ex direttore dei servizi francesi Yves
Bonnet ed il deputato russo Nikolai Rijkov [SI TRATTA IN REALTA'
DELL'EX PRIMO MINISTRO SOVIETICO RYZHKOV - nota di ICDSM Italia].
Milosevic e' accusato di genocidio e crimini di guerra e contro
l'umanita' commessi durante i conflitti che hanno insanguinato il
paese negli anni novanta. Il processo e' cominciato nel febbraio del
2002 e dovrebbe concludersi entro la fine del prossimo anno.(ANSA).
RIG 11/10/2004 18:44

MILOSEVIC: TPI; RIPRESO PROCESSO, TESTIMONIANZA GIORNALISTA

(ANSA) - BRUXELLES, 12 OTT - E' ripreso stamani all'Aja il processo
contro Slobodan Milosevic al Tribunale penale internazionale sull'ex
Jugoslavia. L'udienza si e' aperta con la deposizione di un
giornalista tedesco, Farnz-Josef Hutsch, citato dallo stesso
Milosevic a proposito del massacro, nel 1999, di Racak, eccidio che
rappresenta uno dei principali capi d'accusa per la parte riguardante
il Kosovo nel processo contro l'ex presidente jugoslavo. Il
procedimento e' ripreso al termine di un mese di sospensione imposto
dal presidente del tribunale, Patrick Robinson, per dare il tempo
necessario alla preparazione di una strategia di difesa ai due
avvocati nominati d'ufficio, Stevan Kay e Gillian Higgins, entrambi
britannici. La nomina dei legali, che sono contestati senza
esitazioni da Milosevic - il quale insiste nel voler difendersi da
solo - e' stata motivata con il fatto che l'ex uomo forte di Belgrado
e' affetto da ipertensione e da stress, e che quindi le sue
condizioni di salute non gli permettono di affrontare una mole di
lavoro tale quale quello richiesto dalla difesa. Milosevic e'
accusato di genocidio e crimini di guerra e contro l'umanita'
commessi durante i conflitti che hanno insanguinato il paese negli
anni novanta. Il processo e' cominciato nel febbraio del 2002 e
dovrebbe concludersi entro la fine del prossimo anno. (ANSA)
RIG 12/10/2004 14:01

MILOSEVIC: SLOBO SERENO, ANCORA NO AD AVVOCATI UFFICIO

(ANSA) - BRUXELLES, 12 OTT - Giacca e cravatta, aria serena, Slobodan
Milosevic ha oggi ribadito la propria ferma opposizione ad ogni
dialogo, o rapporto, con i due avvocati britannici nominati
d'ufficio, sfidando cosi' ancora una volta il Tribunale penale
internazionale sull'ex Jugoslavia che dal 2002 sta processando l'ex
uomo forte di Belgrado.
Quella di oggi e' stata un'udienza che ha segnato la ripresa del
processo, dopo una parentesi di quattro settimane richieste dal
presidente della Corte, Patrick Robinson, per dare il tempo
necessario alla preparazione di una strategia di difesa ai due
avvocati d'ufficio, Stevan Kay e Gillian Higgins.
''Non voglio le briciole dei miei diritti'', ha detto Slobo
rivolgendosi al Tribunale, ribadendo cosi' di non riconoscere la
legittimita' della Corte dell'Onu, ne' di voler mantenere alcun tipo
di rapporto con i due legali. Finora l'imputato si e' infatti
rifiutato di interloquire, incontrarsi o porre delle domande ai due
avvocati designati dalla Corte, ma anche a interrogare i testimoni
chiamati a sua difesa.
La nomina dei legali e' stata motivata con il fatto che Milosevic, 63
anni, e' affetto da ipertensione e da stress, e che quindi le sue
condizioni di salute non gli permettono di affrontare una mole di
lavoro tale quale quello richiesto dalla difesa. L'ex presidente
jugoslavo intende infatti continuare a difendersi da solo nel
processo, iniziato nel febbraio del 2002 e che molto probabilmente si
chiudera' solo alla fine dell'anno prossimo. DOSSIER KOSOVO.
L'udienza di oggi ha visto comunque la testimonianza in difesa
dell'imputato di un giornalista tedesco, Franz-Josef Hutsch, che ha
dichiarato in merito al massacro, nel 1999, di Racak, eccidio che
rappresenta uno dei principali capi d'accusa per la parte riguardante
il conflitto del Kosovo, fra il 1998 e il 1999, nel processo contro
Milosevic.
Hutsch ha detto al Tribunale che i separatisti albanesi del Kosovo
hanno provocato gli attacchi portati a termine dalle forze serbe,
impedendo agli abitanti dei villaggi di rientrare nelle proprie
abitazioni.
La procura dell'Aja accusa invece i serbi controllati da Belgrado di
aver innescato un massiccio esodo nel 1999, nel periodo in cui
Milosevic era nel pieno dei propri poteri. ''Era molto chiaro che in
quel momento l'Esercito di liberazione del Kosovo aveva forti
interessi nel dire alla gente che fuggisse dai propri villaggi'', ha
detto il giornalista tedesco.
Milosevic e' accusato di genocidio e crimini di guerra e contro
l'umanita' commessi durante i conflitti che hanno insanguinato il
paese negli anni novanta. (ANSA) RIG
12/10/2004 20:29

MILOSEVIC: TPI, IL 21 OTTOBRE CHIARIMENTO SU AUTODIFESA SLOBO

(ANSA) - BRUXELLES, 13 OTT - Potrebbe essere vicino a un chiarimento
lo scontro fra Slobodan Milosevic e la Corte penale internazionale
sull'ex Jugoslavia sulla nomina d'ufficio di due avvocati difensori:
il Tribunale dell'Aja ascoltera' il 21 ottobre la decisione della
corte d'appello alla quale l'ex uomo forte di Belgrado ha presentato
ricorso contro la designazione dei due legali. La nomina di
Steven Kay e Gillian Higgins e' stata decisa dalla presidenza del Tpi
piu' di un mese fa per imprimere maggior ritmo al processo iniziato
nel febbraio del 2002, anche di fronte alla sospensione di numerose
udienze a causa dello stato di salute dell'imputato. La nomina
dei due avvocati britannici e' stata motivata con il fatto che
Milosevic, 63 anni, e' affetto da ipertensione e da stress, e che
quindi le sue condizioni di salute non gli permettono di affrontare
una mole di lavoro tale quale quello richiesto dalla difesa, come
egli invece vorrebbe. L'ex presidente jugoslavo ha da sempre
rivendicato il proprio ''diritto a difendersi da solo'', rifiutandosi
di prendere ogni tipo di contatto con i due legali d'ufficio.
L'avvocato Kay ha oggi detto alla Corte che gran parte dei testimoni
chiamati a deporre per la difesa di fronte ai giudici si sono
rifiutati di presentarsi, proprio a causa del diniego a Milosevic di
difendersi da solo. Milosevic e' accusato di genocidio e crimini di
guerra e contro l'umanita' commessi durante i conflitti che hanno
insanguinato la ex Jugoslavia negli anni novanta. (ANSA) RIG
13/10/2004 17:54

MILOSEVIC:TPI, TESTIMONI SARANNO CHIAMATI A COMPARIRE IN AULA

(ANSA) - BRUXELLES, 18 OTT - I giudici del Tribunale penale
internazionale sull'ex Jugoslavia dell'Aja hanno assicurato oggi che
non esiteranno a emettere delle citazioni a comparire ai testimoni del
processo in corso contro Slobodan Milosevic. ''E' chiaro che questa
decisione rappresenta l'ultima risorsa, ma se tutte le altre iniziative
rimangono chiuse, allora la Camera emettera' le richieste di
comparizione'', ha dichiarato il giudice Patrick Robinson, precisando
che quello delle testimonianze in aula e' un capitolo fondamentale del
procedimento giudiziario contro l'ex presidente jugoslavo iniziato nel
febbraio del 2002. Nei giorni scorsi, numerosi testimoni chiamati per
la difesa dell'imputato si sono rifiutati di presentarsi alla Corte
dell' Aja dopo la nomina da parte dei giudici del Tpi di due difensori
d'ufficio per Slobo, misura da sempre rifiutata dallo stesso Milosevic.
Il rifiuto a testimoniare e' dovuto insomma proprio al diniego da parte
dei giudici di concedere a Milosevic di difendersi da solo. Alla Corte
dell'Aja e' accusato di genocidio e crimini di guerra e contro
l'umanita' commessi durante i conflitti che hanno insanguinato la ex
Jugoslavia negli anni novanta. (ANSA) RIG 18/10/2004 12:09


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--- In Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., "CONTROPIANO" ha scritto:

Resoconto dell'assemblea nazionale di Roma



Resoconto dell'assemblea nazionale di Roma

L'eurocentrismo del movimento porta fuori strada

Si è svolta a Roma domenica 17 ottobre una assemblea nazionale dei
collettivi, associazioni e comitati impegnati contro la guerra, per il
ritiro delle truppe dall'Iraq e nel sostegno al diritto alla
resistenza dei popoli. L'assemblea si è svolta significativamente in
concomitanza con la manifestazione europea di Londra che si è espressa
sugli stessi contenuti. La discussione ha avuto il pregio di entrare
nel merito dei problemi, delle evidenti difficoltà e delle possibilità
che da alcuni mesi attraversano il movimento contro la guerra in
Italia. Nel dibattito è stata sottolineata in molti interventi la
critica alla deriva eurocentrista egemone sul movimento in Italia e in
Francia che sta entrando sistematicamente in contraddizione con i
contenuti e le caratteristiche antimperialiste del movimento nelle
altre aree del mondo, in modo particolare nel Medio Oriente come in
America Latina, su Cuba come in Asia, oltrechè con quello di altri
paesi europei come dimostrato dal FSE di Londra. Dagli interventi di
compagni delle varie realtà è emersa la decisione di mettere in
cantiere un percorso comune di dibattito e iniziativa nei prossimi
mesi e dentro le scadenze del movimento, un percorso che intendiamo
estendere a tutti i soggetti che segnalano lo stesso "malessere" e
condividono la stessa esigenza di un salto di qualità
nell'elaborazione e nell'iniziativa del movimento contro la guerra.

Sulla manifestazione del 30 ottobre:

E' stato deciso di essere in piazza con un proprio appuntamento,
propri striscioni ed un proprio spezzone di corteo nella
manifestazione del prossimo 30 ottobre in sintonia con gli obiettivi
emersi a recentemente al FSE di Londra e prima ancora nei forum
internazionali di Mumbay e di Beirut: ritiro immediato delle truppe
dall'Iraq, fine dell'occupazione dell'Iraq e della Palestina, sostegno
al diritto alla resistenza dei popoli iracheno e palestinese, un no
chiaro alla Costituzione Europea rispetto alla quale riteniamo che il
movimento debba assumere una posizione nettamente oppositiva e non
emendativa. Invitiamo tutte le realtà che riconoscono la coerenza tra
questi obiettivi e quelli espressi dal movimento a livello
internazionale a convergere in questo appuntamento e nello spezzone.
Conseguentemente alla critica all'eurocentrismo, si lavorerà affinché
il nostro spezzone sia caratterizzato dalla presenza di contenuti e
soggetti dei movimenti sociali che scenderanno in campo il prossimo 6
novembre e dei movimenti del terzo mondo, anche del terzo mondo in
casa nostra: quegli immigrati che stanno conducendo lotte autonome e
decisive contro le leggi razziste introdotte nel nostro paese e
indicative di una escalation islamofobica che va contrastata con
determinazione.

Sulle iniziative del 29 ottobre:

Infine, alla vigilia della manifestazione del 30 marzo e in
concomitanza con il vertice dei capi di stato dell'Unione Europea a
Roma per la firma del Trattato Costituzionale, il 29 ottobre sarà
attivata una "piazza resistente" che funzionerà come punto di
controinformazione, denuncia e comunicazione sulle forze che in tutto
il mondo oppongono resistenza all'imperialismo.

Sulla manifestazione del 13 novembre:

In continuità con questo appuntamento si è deciso di contribuire al
massimo alla manifestazione del 13 novembre in solidarietà con la
lotta del popolo palestinese in occasione della settimana
internazionale contro il Muro dell'Apartheid.



Dalla discussione è emersa l'esigenza di rafforzare il percorso comune
di confronto ed organizzazione tra tutte le realtà che condividono le
stesse esigenze che sono alla base dell'assemblea del 17 ottobre e di
riconvocare una assemblea nazionale per i primi mesi del prossimo per
verificare le possibilità e i passaggi qualititativi di questo percorso.


--- Fine messaggio inoltrato ---

[ "Dopo 4 anni di amministrazione internazionale (cioé da quando, il 9
giugno del 2000, sono arrivate in questa regione le forze
internazionali coll'impegno di normalizzare la vita, installare
l'ordine, assicurare la libertà, la democrazia, i diritti civili e
altre conquiste della civiltà), si può dire con certezza documentata
che si tratta invece di una vera e propria occupazione di una parte
grande e vitale di uno Stato, per modo di dire, indipendente e sovrano.
La situazione in Kosovo, in tutta la sua lunga e delicata storia, oggi
è forse la più pesante... Da nessuna parte i terroristi e i mafiosi, in
tutte le loro forme, dominano come in questa regione. Il Kosovo si è
trasformato nel più grande distributore di droga in Europa. Il Kosovo è
il più grande mercato di "schiave bianche". Il Kosovo è diventato
centro di raccolta e coordinamento delle forze terroristiche
internazionali..."

E' quanto scrive M. Markovic in un testo intitolato: "Il Kosovo quattro
anni dopo". E S. Grahovac, alla vigilia delle elezioni-farsa, si
interroga sulle attitudini dell'attuale regime serbo rispetto a questa
terrificante situazione... ]


KOSOVSKI IZBORI 2004

1. ARTEL: KOSOVSKI IZBORI 2004 - PISMO ILI GLAVA
(Slavica Grahovac)
2. ARTEL: KOSOVO CETIRI GODINE POSLE
(Miloš Markovic)


=== 1 ===

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-10-09.html

KOSOVSKI IZBORI 2004 - PISMO ILI GLAVA

Beograd, 9/10/2004
Pise: Slavica Grahovac

Šta znače za Srbe uopšte izbori na Kosmetu 2004? Da odgovorim odmah na
pitanje: znače očuvanje Srbije I Crne Gore u još uvek legalnim I
legitimnim I od OUN priznatim granicama; znače očuvanje srpske istorije
I tradicije, srpske baštine, srpskog bića; znače očuvanje ljudskog
dostojanstva jednog naroda koji u posednjih petnaest godina preživljava
libanizaciju zemlje, prolazi kroz Scilu I haridbu I već posustaje
ophrvan bedom, siromaštvom, ponižen I od strane medjunarodne zajednice
ali I od strane svojih sunarodnika nekada pripadnika iste zemlje koji
očigledno nikada nisu ni gajili osećanje pripadnosti istoj državi da ne
govorimo istom narodu. Čekali su trenutak slabosti kako države tako I
naroda pa da se uz pomoć sponzora iz inostranstva otcepe I formiraju
svoje države; Kosmet je za Srbe isto što I Korzika za Francuze, Alto
Adidje za Italijane, Irska za Britance, Kurdistan za Turke ili Teksas
za Ameriku. Poznato je da su se svi separatistički pokušaji u pomenutim
pokrajinama veoma surovo I neslavno završili. Ovi izbori znače jer
otcepljenjem Kosmeta daje se dalja šansa za usitnjavanje zemlje po
istom principu internacionalizacije problema manjina a granice Srbije
svode se na beogradsli pašaluk I Srbija postaje San Marino Balkana ali
ne po blagostanju već po getoizaciji.

Izlaskom Srba na izbore Albanci bi obezbedili legitimitet samih izbora
dok bi njihov neizlazak samo produžio put do nezavisnosti. Pri tom se
svaki nagoveštaj ‘srpske nekooperativnosti’ koristi kao razlog da se
Srbi sa Kosova I Beograd izključe iz razgovora o konačnom statusu
pokrajine. Oni koji traže nezavisno Kosovo traže ga bez Srba što je
više nego izvesno a scenario se već odvija pod pokrovitlejstvom
medjunarodne zajednice uz parole o multietničnosti I evropeizaciji
Kosova.

Sa svoje strane Srbija je do sada I predugo tražila isuviše malo od
medjunarodne zajednice I smatram da više nema šta da izgubi Iako
zvanično I odlučno zatražI odredjene garancije da pregovora ne može
biti dok svet ne prizna ono što je davno priznato a to je da je Kosmet
deo srpske teritorije te da se Srbima garantuje decentralizacija,
bezbedan povratak na njihova ognjišta kao I sve ono što sleduje po svim
zakonima civliizovanog sveta. Srbi moraju, radi svoga opstanka, da
zahtevaju od MZ da poštuje Rezoluciju 1244 I da im da prvo da pravo da
dobiju svoj zaštićeni region sa svojom vladom, srpskom vojskom I
policijom, sudstvom I školstvom. Samo pod takvim uslovima mogu da
izadju na izbore I daju im legitimitet

Sam bojkot izbora u ovakvoj situaciji za Srbe sa Kosmeta ne predstavlja
nikakvu opasnost. Bojkot je izražavanje volje s obzirom na već
postignute rezultate I situaciju u kojoj se Srbi na Kosmetu nalaze. To
je njihova volja, volja beskućnika I prognanih na čije mišljenje ni
država ni crkva nemaju više pravo da utiču. Loše iskustvo Srbi imaju sa
kosovskim izborima 2001. godine kada su ih na izbore pozivali I
partijarh I država, a sve zarad obećanog mira I uslovnog blagostanja od
strane MZ, da bi posle toga iznova bili prognani I obespralvjeni.

Stoga I pitanje koje Partijarh Pavle danas postavlja ‘Zar je potreban
naš pristanak za našu propast?’ ima smisla! Na žalost izgleda da
scenaristima velikog orkestra UN I MZ upravo takav pristanak I treba
jer da je sve iole čisto I da su krivice I Srba I Albanaca stavljene na
isti kantar ne bi se ovoliki pritisak vršio na Tadića I Koštunicu,
glavne aktere ove tužne srpske priče, a pravno rečeno, naše zastupnike,
u ovom trenutku.

Prvi, Tadić otvoreno poziva Srbe sa Kosmeta na izbore uz naglasak da je
tražio odredjene uslove I ispunjenje tih uslova ali I uz objašnjenje da
će ako ne izadju na izbore Srbi biti izloženi sankcijama.

Medjutim, po Ustavu Tadić nema pravo da poziva narod na izbore već samo
da obavlja svoj predsednički posao, Bolje reći Tadić je pozivom
kosovskim Srbima da izadju na izbore prekršio Ustav Srbije u delu koji
se odnosi na dužnosti predsednika a to je da predsednik predstavlja
državu I iznosi državne stavove, a ne lične, kao što je to uradio Tadić.

Da se podsetimo, kad je izabran za predsednika Tadić je rekao da je to
sreća za srpski narod jer se više neće raspravljati o nezavisnosti
Kosova dodavšI da bi ono sa Nikolićem bilo izgubljeno. No, vidimo da
upravo svojim postupcima radi ono što je pripisivao Nikoliću.

Tadić izjavljuje da je pravoslavac a ne priznaje odluku SPC I poglavara
svoje crkve, Partijarha Pavla koji je odluku SPC po pitanju izlaska
srpskog naroda sa Kosmeta na izbore, direktno uputio njemu.

Takodje, ide i protiv odluke Skupštnie Srbije gde je on sam u ime DS
doneo odluku o minimalnim garancijama od čega sada odstupa. Treba
napomenuti da se nikada nije desilo da 65% gradjana bojkotuje izbore,
od kako postoje izbori u Beogradu od 1920. godine i kada su održani
prvi put za ustavotvornu skupštini Kraljeivne Srba, Hrvata I Slovenaca.
UočI ovih poslednjih izbora kada su svi šefovi stranaka tražili od
gradjana da izadju na glasanje Beograd nije poslušao i preko 65%
grajdna je napravilo opstrukciju. Stoga bi Tadić trebalo da se upita
‘koje je to države on predsednik’.

U ovom trenutku on se suprotstavio volji svoje skupštine, odlukama
svoje Vlade koja po Ustavu ima pravo da donosi takve odluke I odlukama
SPC I na kraju ide I protiv volje Beograda koji je na ovim izborima
doneo svoju definitivnu odluku I to se statistički pokazalo. Na ovakvo
delovanje prognoze su vrlo negativne, te ako nastavi da tako flagrantno
kršI Ustav njegova predsednička karijera biće brzo završena.

Drugi, Koštunica, kome je providjenje do sada dvaput pružilo priliku da
postane veliki državnik I koji oba puta šansu nije prepoznao I sada ima
šansu da ostane dosledan svojim izjavama koje je davao po novinama
poslednjih nekoliko dana a to je ‘da niko nema pravo da poziva Srbe na
izbore’.

Vreme, neumitni svedok svih naših uspeha I poraza, brzo će pokazati da
li je premijer govorio srcem iz glave ili srcem iz grudi kako kaže
Naopleon. Činjenica je samo jedno da više Srbe niko neće moćI da
manipuliše I nagovori na bilo kakve izbore I ishitrene odluke jer je
narod prošao kroz teško I nesrećno iskustvo te više nikome ne veruje ni
štapu sa šargarepom a ni onome bez nje.


=== 2 ===

http://www.artel.co.yu/sr/izbor/jugoslavija/2004-09-01.html

KOSOVO CETIRI GODINE POSLE

informgraf@ yahoo. com

Miloš Markovic, novinar
Beograd, 31. avgust 2004. godine

Prošlo je više od cetiri godine od kada su, 9. juna 2000. godine, na
Kosovo došle medunarodne oružane snage sa namerom da na ovom podrucju
zavedu red, normalizuju život, obezbede ravnopravnost, slobodu,
demokratiju, ljudska prava i druge bitne civilizacijske tekovine. U
ovoj srpskoj pokrajini nalazi se najveca koncentracija medunarodnih
oružanih snaga u Evropi. Nju cini nekoliko desetina hiljada vojnika,
uglavnom iz zemalja clanica NATO pakta. Dominantan uticaj ima Amerika,
kako u oružanom tako i u politickom, administrativnom i svakom drugom
smislu.
Kao što je poznato, Kosovo i navodna neravnopravnost Albanaca na njemu,
odnosno njihovo navodno etnicko cišcenje, poslužilo je kao povod
Americi da organizuje NATO bombardovanje Srbije, odnosno tadašnje
Savezne republike Jugoslavije. Posle 78 dana razornog bombardovanja
zemlje, ogromnih ljudskih žrtava i neprocenjive materijalne štete, ta
medunarodna agresija pod diktatom Amerike okoncana je Kumanovskim
sporazumom 9. juna 2000. godine. Kosovo je ostalo u sastavu Srbije, ali
pod medunarodnim protektoratom i bez prisustva srpske vojske i
policije. Ali, što je najbitnije i najtragicnije, Kosovo je ostalo i
bez Srba jer je oko osamdeset odsto srpskog stanovništva proterano od
strane albanskih terorista koji su pri svemu imali ogromnu podršku i
pomoc svake vrste od strane SAD. Bilo je to, posle proterivanja Srba iz
Hrvatske i Bosne i Hercegovine, najvece pomeranje jednog naroda sa
svojih vekovnih ognjišta.
Posle cetiri godine medunarodne uprave Kosovom, može se sasvim
dokumentovano tvrditi da je rec o kompletnoj okupaciji velikog i bitnog
dela jedne, navodno, nezavisne i suverene države. Stanje na Kosovu
danas je možda najteže u njegovoj dugoj i delikatnoj istoriji. To
stanje je pravo nalicje elementarne civilizacije. Nigde teroristi i
mafija u svim oblicima ne dominiraju tako i toliko. Kosovo se
pretvorilo u najveceg distributera droge u Evropi. Kosovo je najvece
tržište ''belim robljem''. Kosovo je centar okupljanja i koordinacije
medunarodnih teroristickih snaga. Kosovo je postalo simbol kriminala,
pljacke, prostitucije, droge, ubistava, proganjanja jednog naroda !
Kakav i koliki je ucinak takozvanih medunarodnih snaga na Kosovu možemo
suditi, izmedu ostalog i po cinjenici da je u martu ove godine u
prisustvu tih istih snaga porušeno i spaljeno preko sto pedeset crkava
i manastira, uglavnom iz srednjeg veka. To je istorijska, kulturna
tragedija ne samo Srbije, nego i Evrope. Istovremeno je spaljeno
desetak hiljada srpskih kuca, a hiljade srpskih grobova je unakaženo.
Teško je zamisliti veci vandalizam i varvarizam. Ono malo Srba što je
ostalo u par kosovskih enklava živi u krajnjoj nesigurnosti i
neslobodi, a njihova deca idu u školu u pratnji bornih kola.
Gde je tu sloboda, gde demokratija, gde je mir, gde su ljudska prava i
ostala zavodljiva obecanja koja je garantovala, pre svega, Amerika.
Da li, recimo Nemac, može zamisliti neku svoju pokrajinu u kojoj niko
od Nemaca ne bi imao elementarna prava, a sva bogatstva, prirodna,
državna i privatna bila u rukama okupatora koji je tu došao obecavajici
najvece civilizacijske blagodeti.
Srpska tragedija zvana Kosovo, dobrim delom je sramota i za Evropu koja
skoro ravnodušno gleda kako se na ovom delu ostvaruju americki
hegemonisticki interesi. To je, valjda, posle svega poražavajuceg jasno
svima, da od medunarodne misije na Kosovu nema ništa izuzev tragicnih
posledica po ceo jedan narod.
A vlast u Beogradu, pod ociglednim americkim diktatom, skoro da nije
digla glas protesta. Narod, ciji je standard nepodnošljiv, kao da je
ošamucen, u jednoj vrsti nokdauna, kao da se tek osvešcuje posle
gubitaka svih iluzija o navodnoj demokratiji koja se ovde pretvorila u
mafiokratiju pod medunarodnom zaštitom.

Il Kosmet dai pogrom alle nuove elezioni-farsa

2: Rassegna dispacci ANSA, marzo-aprile 2004 - dal sito
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/kosovo.shtml


KOSOVO: GEN. PRIMICERJ; C'E' UN PIANO PER INCEDIARE L'AREA

(ANSA) - ROMA, 19 MAR - ''Aspettiamo una compagnia di paracadutisti
dall'Italia, altri militari dall'Inghilterra e dalla Bosnia'',
racconta in un'intervista al 'Corriere della Sera' il generale Alberto
Primicerj, che a Pristina comanda una brigata multinazionale di oltre 7
mila uomini.
''L'ondata di violenza scatenata dagli albanesi non accenna a
placarsi. Credo che fosse pronto da tempo un piano per mettere a ferro
e fuoco il Kosovo. (...) Per adesso - assicura il generale - non
abbiamo subito grossi danni. Un paracadutista della Folgore e' stato
ferito a un braccio. Niente di grave. Un po' piu' serie le condizioni
del poliziotto italiano aggredito da una folla inferocita a Djakovica.
L'hanno medicato nel nostro ospedale a Pristina. Gli hanno ricucito le
ferite. Era stato colpito alla testa e i medici hanno suturato il cuoio
capelluto con 20 punti. Se la sono presa con lui perche' fa parte
dell'Unmik, la polizia internazionale delle Nazioni Unite, alla quale
gli albanesi attribuiscono molta responsabilita' dei loro guai. Ce
l'hanno con gli agenti dell'Unmik e con i serbi. In alcuni villaggi
dove vivono solo piccoli gruppi di serbi si e' reso necessario
evacuarli per garantire la loro incolumita'''.
''I paracadutisti della Folgore hanno lavorato tutto il giorno,
avanti e indietro con gli elicotteri. Abbiamo evacuato 32 serbi a Belo
Polye e 56 a Bicia. Invece a Grabac, dove vivono 35 serbi, abbiamo
incontrato seri problemi. Non volevano abbandonare le case che hanno
ricostruito dopo la guerra.
Abbiamo dovuto prenderli con la forza e portarli via perche'
attorno alle loro abitazioni si stavano ammassando quasi 2 mila
albanesi armati e decisi a incendiare le case''.
''Le situazioni piu' pericolose? Nel villaggio di Diesa e a Decane,
dove sorgono due monasteri ortodossi, simboli storici molto cari ai
serbi. Nel piccolo monastero di Diesa si erano insediate dal 1999
quattro anziane suore di etnia serba. Una folla di almeno 500 albanesi
ha cominciato a lanciare bottiglie incendiarie verso il monastero. Noi
ci siamo schierati a difesa dell'edificio. Una trentina di
paracadutisti e circa quindici carabinieri. Gli albanesi non si davano
per vinti. Per respingerli abbiamo sparato vari colpi in aria. Se ne
sono andati, ma dopo sono tornati con kalashnikov e granate. Stavolta
abbiamo risposto al fuoco e ne abbiamo ferito alcuni. Poi abbiamo
portato in salvo le quattro suore. Gli albanesi ne hanno approfittato
per incendiare il monastero'', conclude il generale. (ANSA). LAV
19/03/2004 15:15

KOSOVO: MITROVICA, KFOR UCCIDE CECCHINO ALBANESE

(ANSA) - PRISTINA, 19 MAR - Soldati della Kfor hanno risposto oggi al
fuoco di un cecchino albanese appostato su un palazzo di Kosovska
Mitrovica, uccidendolo: lo ha annunciato il comando della Kfor a
Pristina. Gia' da questa mattina era in corso un'operazione per
localizzare cecchini la cui presenza era stata segnalata sin dalla
notte scorsa. Il
personale dell'Onu e' tuttora rinchiuso all'interno della base
militare della Kfor e la popolazione e' stata invitata a restare in
casa.(ANSA). BLL 19/03/2004 15:35

KOSOVO: MITROVICA, CARABINIERI ASSUMONO CONTROLLO PONTE

(ANSA) - PRISTINA, 19 MAR - I carabinieri italiani dell' Unita'
specializzata multinazionale (Msu) hanno assunto da oggi il controllo
di uno dei due ponti che attraversano il fiume Ibar nella citta' di
Kosovska Mitrovica, nel Kosovo settentrionale. Lo ha detto all'Ansa
il capo di stato maggiore della Msu, colonnello Pasquale Di Chio.
''C'e' stata un po' di tensione in mattinata, ma al momento non si
segnalano assembramenti'', ha precisato Di Chio. Il ponte
''Tambrone'' controllato dai carabinieri italiani, e' distante dalla
zona dei ''Tre solitari'', dove oggi soldati francesi della Kfor
hanno colpito a morte un cecchino albanese che aveva aperto il fuoco
contro i soldati da un palazzo. (ANSA). BLL 19/03/2004
15:49

KOSOVO: KADARE', UN DANNO ENORME ALLA CAUSA ALBANESE / ANSA

(ANSA) - TIRANA, 19 MAR - Le violenze esplose nel Kosovo hanno
prodotto ''un danno enorme a tutta la causa albanese nei Balcani,
colpendo gravemente la piu' grande vittoria che era stata raggiunta
in tutti questi anni, e cioe' la nostra alleanza con l'Occidente,
calpestata in questi tre giorni'': e' durissimo lo scrittore albanese
Ismail Kadare' nel commentare l'ondata di violenza antiserba esplosa
nella vicina provincia del Kosovo. Intervistato dalla televisione
di Tirana 'Klan', Kadare' ha detto che a causa di quanto accaduto
''Albania e Kosovo hanno fatto passi indietro verso l'isolamento, e
questo e' stato il sogno della Serbia e del dittatore comunista Enver
Hoxha. Per la Serbia - ha aggiunto - l'avvicinamento degli albanesi
all' Alleanza atlantica era stata un'enorme sconfitta, come lo
sarebbe stata agli occhi di Enver Hoxha se fosse ancora vivo''.
Secondo lo scrittore albanese, piu' volte candidato al premio Nobel
per la letteratura, ''in modo cieco e' stata colpita la liberta' del
Kosovo e il suo futuro, e in maniera vigliacca sono stati colpiti i
nostri alleati, e quindi non vedo ragione per controllare le mie
parole''. Kadare' non trova
giustificazioni alla violenza inscenata dagli albanesi: ''Io capisco
bene tutti i loro problemi e in molte cose hanno ragione - ha detto -
ma niente puo' giustificare il modo in cui sono caduti in questa
trappola, facendo in pratica il gioco dei serbi''. ''Io sono
sempre fra coloro che credono, quando un popolo e' in difficolta',
che bisogna cercare una strada per riparare il male che e' stato
fatto - ha proseguito lo scrittore albanese - e penso che il solo
modo per farlo e' che oggi gli albanesi capiscano che hanno commesso
un errore intollerabile e quasi irreparabile quando hanno assaltato
le case dei serbi e incendiato le loro chiese, quando hanno colpito
gli alleati, la comunita' internazionale e le sue bandiere, e devono
capire che le teste calde non devono mai anteporre l'ira agli
interessi nazionali e della liberta'''. In quanto ai diretti
responsabili, secondo Kadare' non si tratta ''di persone ingenue, ma
di persone colpevoli, come servizi segreti stranieri, avventurieri
albanesi e nostalgici del comunismo''.
Gli albanesi, ha concluso lo scrittore, ''devono
immediatamente prendere le distanze da tutte le parti oscure del
Kosovo e con coraggio separarsi da questo male, per ridarsi un volto
di popolo civilizzato che in questi giorni non hanno mostrato''.
(ANSA). BLL 19/03/2004 19:35

KOSOVO: DOPO LA VIOLENZA ANTISERBA, ONDATA DI SDEGNO / ANSA

(di Carlo Bollino)
(ANSA) - PRISTINA, 19 MAR - Dopo quella di odio e di violenza, il
Kosovo viene ora investito da un'ondata di sdegno. Il sistematico
incendio e saccheggio delle chiese ortodosse e delle abitazioni serbe
ha scatenato durissime reazioni di condanna. A cominciare da quella
del comandante della Nato per l'Europa del sud-est, ammiraglio
Gregory Johnson, che oggi a Pristina ha accusato gli albanesi di
''pulizia etnica''. ''Una pulizia etnica che deve immediatamente
cessare - ha aggiunto l'ammiraglio - perche' e' questa la ragione per
cui noi siamo nel Kosovo''. Il miracoloso rapporto che cinque
anni fa aveva portato la Nato a schierarsi al fianco del popolo
albanese per fermare le repressioni condotte dalle milizie serbe di
Slobodan Milosevic sembra essersi dissolto in questi tre giorni di
violenza folle. Le cifre parlano chiaro: fra i 600 feriti provocati
dagli scontri, 61 sono militari della Nato e 100 sono agenti della
polizia internazionale e locale. Obiettivo dei dimostranti albanesi
non erano quindi soltanto i serbi e le loro chiese, ma gli stessi
rappresentanti della comunita' internazionale che un tempo venivano
considerati i piu' forti alleati. ''La colpa di quanto accaduto e'
della missione delle Nazioni Unite - ha affermato il premier albanese
Bajram Rexhepi - perche' non ha agito ne' per tempo, ne' in modo
efficace''. Rexhepi ha parlato a Kosovska Mitrovica, la citta'
divisa nel nord del Kosovo dalla quale mercoledi' sono partite le
violentissime proteste. A poche ore dalla sua partenza, un cecchino
albanese, appostato su un palazzo, ha aperto il fuoco contro una
pattuglia francese della Kfor: i militari hanno risposto al fuoco
uccidendolo. E' la prima vittima diretta in un confronto armato fra
albanesi e soldati della Nato. Oggi, per la prima volta dall'inizio
dei disordini, non si sono ripetuti scontri di piazza. I raduni
organizzati a Peje e a Decani (nel Kosovo occidentale) si sono svolti
in modo pacifico. Da vari paesi europei stanno confluendo i rinforzi
militari richiesti dalla Kfor: 120 paracadutisti della Folgore sono
giunti all'aeroporto di Djakova, mentre ai 70 carabinieri di ieri, se
ne aggiungeranno altri 60 il cui arrivo e' previsto per le prossime
ore. I nostri carabinieri oggi per la prima volta hanno assunto il
controllo di uno dei due principali ponti di Mitrovica, che e'
rimasta per l'intera giornata l'unica zona ad alta tensione. La
presenza del cecchino localizzato e ucciso dai militari fa temere che
ve ne siano altri annidati fra i palazzi del centro. Un timore,
non si sa quanto fondato, che ha contagiato anche Pristina, dove
soprattutto i rappresentanti internazionali si muovono con grande
circospezione: ''C'e' paura - confida un diplomatico - e' come se
qualcosa nel rapporto fra noi e la popolazione si fosse rotto''.
La notte scorsa un grande incendio ha devastato la principale chiesa
ortodossa del capoluogo, quindicesimo luogo di culto investito e
distrutto da questa ondata antiserba, nel corso della quale sono
state date ugualmente alle fiamme 110 abitazioni serbe. Una violenza
criticata con toni durissimi anche da Ismail Kadare', scrittore
albanese piu' volte candidato al premio Nobel per la letteratura:
''E' fondamentale - ha detto - che oggi gli albanesi capiscano che
hanno commesso un errore intollerabile e quasi irreparabile quando
hanno assaltato le case dei serbi e incendiato le loro chiese, quando
hanno colpito gli alleati, la comunita' internazionale e le sue
bandiere''. Il Consiglio d'Europa si e' detto a sua volta
''scioccato'' dall'atteggiamento della leadership albanese del
Kosovo, alla quale ha chiesto di dissociarsi in modo chiaro e non
equivoco dalle violenze commesse. Dissociazione che finora non c'e'
stata. (ANSA). BLL 19/03/2004 20:33

KOSOVO: VIOLENZE; NESSUN ARRESTO, POLIZIA

(ANSA) - PRISTINA, 19 MAR - Nessuna persona e' stata arrestata in
Kosovo in questi tre giorni di crisi, nonostante i ripetuti scontri
con le forze dell'ordine e con i militari, e i numerosi incendi
appiccati agli edifici. ''Non abbiamo effettuato alcun arresto fra
i dimostranti'', ha confermato stasera all'Ansa Refki Morina,
portavoce della polizia del Kosovo. Il solo arresto compiuto e'
quello di un serbo, bloccato nel villaggio di Obiliq perche' trovato
in possesso di un'arma: ''Quest'unico arrestato e' ora a disposizione
dell'autorita' giudiziaria per il processo'' ha spiegato il
portavoce. Nel corso degli incidenti ci sono stati 28 morti (stando
ad un ultimo bilancio dell'Onu, che ha rettificato il precedente
dato di 31 vittime) e oltre 600 feriti, fra cui 61 militari della
Nato e 100 agenti di polizia. (ANSA). BLL
19/03/2004 22:51

KOSOVO: SERBI IN BASE KFOR SI SCONTRANO CON SOLDATI

(ANSA) - PRISTINA, 20 MAR - Una trentina di serbi evacuati nei giorni
scorsi dalle proprie abitazioni e ospitati presso una base della Kfor
a Pristina, hanno inscenato oggi un'accesa protesta contro gli stessi
militari per ottenere di essere ritrasferiti nei rispettivi villaggi.
Asserragliati dentro il container che li ospitava, i profughi
hanno contestato duramente i soldati del contingente svedese che
controllavano la base. Ci sono stati anche brevi tafferugli ed uno
dei serbi e' stato arrestato.(SEGUE). BLL
20/03/2004 11:46

KOSOVO: SERBI IN BASE KFOR SI SCONTRANO CON SOLDATI (2)

(ANSA) - PRISTINAM 20 MAR - Per riportare la calma sono intervenuti
due plotoni di carabinieri italiani dell'Unita' specializzata
multinazionale (Msu): ''Sono stati gli stessi dimostranti serbi a
chiedere il nostro intervento - ha detto all'Ansa il colonnello
Pasquale Di Chio, capo di stato maggiore della Msu - hanno detto che
dei carabinieri si fidavano''. I carabinieri (in tutto una
quarantina) stanno ora mediando fra serbi e soldati svedesi per
giungere ad un accordo. Secondo dati diffusi ieri sera dalla Kfor sono
circa 900 i civili serbi evacuati nei tre giorni di crisi e
attualmente ospitati presso le basi della missione Nato in
Kosovo.(ANSA) BLL
20/03/2004 11:57

KOSOVO: MITROVICA,KFOR ARRESTA ATTIVISTA UMANITARIO ALBANESE

(ANSA) - PRISTINA, 20 MAR - Soldati francesi della Kfor hanno
arrestato oggi a Kosovska Mitrovica il presidente del comitato
albanese per i diritti umani, accusandolo di essere stato fra i
promotori dei violenti disordini dei giorni scorsi. Lo hanno
denunciato fonti albanesi. Le fonti hanno detto che l'attivista
umanitario, Halit Barani, era presente nei luoghi degli incidenti
''solo per annotare gli eventi ed esserne testimone''. (ANSA).
BLL 20/03/2004 14:53

KOSOVO: SERBI DELLA POLIZIA MULTIETNICA BUTTANO VIA UNIFORMI

(ANSA) - BELGRADO, 22 MAR - I componenti serbi della polizia
multietnica in Kosovo hanno tolto le uniformi per protesta contro le
violenze della scorsa settimana contro la loro comunita', accusando i
colleghi albanesi di avervi preso parte. Lo ha detto all'agenzia
Beta Rada Trajkovic, deputata serba del parlamento kosovaro. La
polizia multietnica era stata formata nel 1999 dall'amministrazione
dell'Onu per il Kosovo (Unmik). All'epoca, la Serbia aveva protestato
perche' nei suoi ranghi erano confluiti molti ex membri del disciolto
Uck, l'esercito di liberazione albanese attivo nel conflitto del
1998-99. A Belgrado nel frattempo e' stato destituito il capo della
polizia cittadina Milan Obradovic, accusato di non aver fatto
abbastanza per proteggere la moschea della capitale, incendiata da un
gruppo di dimostranti nella notte fra giovedi' e venerdi'.
Quell'incendio era stato stigmatizzato dalle autorita' serbe e
serbomontenegrine e da tutti i partiti politici, compreso
l'ultranazionalista Partito radicale. (ANSA). OT
22/03/2004 13:54

KOSOVO: COMMISSIONE UE, CANTONIZZAZIONE NON E' STATUS FINALE

(ANSA) - BRUXELLES, 23 MAR - La Commissione Ue ''non potrebbe
accettare'' per il Kosovo alcuna soluzione che possa essere contraria
o che possa minare la risoluzione Onu. Lo ha rilevato la portavoce
del commissario Ue alle relazioni esterne Chris Patten, rispondendo
ad una domanda sull'ipotesi della 'cantonizzazione' riproposta dal
premier di Serbia-Montenegro Vojislav Kostunica, durante un incontro
con il presidente della Commissione Ue Romano Prodi. ''Il signor
Kostunica ha ben chiarito che quello a cui faceva riferimento non ha
nulla a che fare con i colloqui sullo status finale del Kosovo'', ha
detto Emma Udwin. ''La nostra posizione non cambia. Non potremmo
essere a favore di una soluzione che vada contro un'appropriata
applicazione della risoluzione 1244''. (ANSA). OS
23/03/2004 14:02

KOSOVO: UE FRENA KOSTUNICA SU CANTONIZZAZIONE / ANSA

(di Rodolfo Calo') (ANSA) - BRUXELLES, 23 MAR - Il premier della
Serbia Montenegro, Vojislav Kostunica, ha incontrato oggi a Bruxelles
i vertici dell'Ue, che gli hanno fatto in parte rimangiare l'idea
di una suddivisione del Kosovo percorso da sanguinose tensioni
interetniche. In occasione della visita, la Nato e' tornata a
difendere la protezione che - anche grazie ad un apprezzato
contributo italiano - ha potuto garantire alla minoranza serba
attaccata da frange estremiste della maggioranza albanese. Una
protezione che l'Ue ha constatato e' stata garantita solo dopo la
conta di morti, feriti e incendi. Dopo incontri con l'Alto
rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Javier
Solana, e con il presidente della Commissione europea, Romano Prodi,
il primo ministro della Serbia-Montenegro ha detto che ''il governo
serbo e' contro qualcosa che possa dividere il Kosovo. Noi vogliamo
solo nuove istituzioni per vivere insieme''. Su pressioni che secondo
indiscrezioni sarebbero venute soprattutto da parte dell'Alto
rappresentate Ue, Kostunica e' sembrato dunque annacquare la proposta
di suddividere il Kosovo in ''cantoni'': una cosiddetta
''cantonizzazione'' che secondo gli albanesi del Kosovo prelude ad
una divisione della provincia con annessione di parti serbe alla
Serbia-Montenegro. L'Unione europea vuole ''un Kosovo multietnico,
dove tutte le minoranze possano vivere in sicurezza e in pace'', ha
sottolineato Solana, mentre Prodi ha posto l'accento sulla
salvaguardia dell'autonomia della provincia sia nei confronti di
Belgrado che di Tirana: ''il nome in se' non e' importante - ha detto
il presidente della Commissione - il problema e' come definire
l'autonomia'' (e per discutere di questa e altre questioni sara'
domani in Kosovo il commissario Ue alle relazione esterne, Chris
Patten). Quella dei cantoni ''non e' un'ipotesi nuova, in quanto e'
stata proposta dal Consiglio d'Europa - si e' difeso Kostunica - La
cantonizzazione puo' essere un sinonimo di decentralizzazione oppure
si puo' parlare di subregioni'' per ''rendere possibile l'ulteriore
democratizzazione del Kosovo e la sicurezza della popolazione serba e
non albanese''. Di fronte alla trentina di morti e quasi 900 feriti
avutisi nelle violenze anti-serbe scopiate il 17 marzo nella
provincia formalmente appartenente alla Serbia-Montenegro ma
amministrata dall'Onu e protetta da una forza Nato (la Kfor), una
frase di Solana ha fatto discutere: ''e' un fatto - ha detto l'Alto
rappresentante Ue - che in Kosovo le minoranze non sono ben protette.
E' un fatto da cui bisogna passare all'analisi per vedere insieme
come si possono proteggere meglio''. Queste parole sono suonate come
una nuova critica all'operato della forza di stabilizzazione
dell'Alleanza atlantica sul territorio, la Kfor, difesa dal
segretario generale della Nato: ''La Kfor, all'inizio, non poteva
essere dappertutto e sfortunatamente abbiamo dovuto assistere a case
e chiese in fiamme'', ha ammesso Jaap de Hoop Scheffer. ''Ma la Kfor
- ha aggiunto - ha fatto tutto quello che ha potuto per proteggere la
minoranza serba. I rinforzi sono arrivati molto rapidamente. La Kfor
ha fatto un buon lavoro''. Un lavoro di pacificazione cui l'Italia ha
contribuito massicciamente ed in maniera molto apprezzata dagli
altri paesi dell'Alleanza atlantica. ''L'Alleanza ha reagito con
immediatezza, militarmente e politicamente'', ha affermato il
rappresentante permanente italiano alla Nato, l'ambasciatore Maurizio
Moreno. ''Particolarmente apprezzato - ha aggiunto - e' stato il
contributo fornito dall'Italia con l'invio in Kosovo di circa circa
700 persone, tra carabinieri della Msu e paracadutisti della
'Folgore', che si aggiungono ai circa 2.500 gia' presenti nella
Kfor''. (ANSA). CAL 23/03/2004 20:01

KOSOVO: DOMANI ANNIVERSARIO GUERRA, ALBANESI IN PIAZZA /ANSA

(ANSA) - PRISTINA, 23 MAR - A pochi giorni dalla fine dei violenti
disordini, il Kosovo si prepara a vivere domani una calda giornata di
anniversari. Gli albanesi scenderanno in piazza per celebrare i
cinque anni dall'inizio dei bombardamenti della Nato contro l'ex
Jugoslavia, una guerra che porto' al ritiro dei serbi dalla
provincia. Gli stessi serbi che
sempre domani festeggiano il proprio patrono nazionale, san Sava,
protettore di Serbia e Montenegro. A completare il quadro della
ricorrenze, interviene l' anniversario della morte di Adem Jashari,
simbolo della guerriglia albanese ucciso dalle milizie di Milosevic
nel 1988. I soldati del contingente Nato (Kfor), sfruttando i
rinforzi giunti nei giorni scorsi, hanno predisposto imponenti misure
di sicurezza che vedono coinvolti anche i carabinieri dell'Unita'
specializzata multinazionale (Msu) al comando del colonnello Claudio
Cordella. Il timore, infatti, e' che la coincidenza degli
anniversari, che saranno festeggiati su fronti opposti da serbi e
albanesi, possano trasformarsi nel pretesto per nuove tensioni.
Le manifestazioni albanesi per l'anniversario della guerra avranno
come principale epicentro la zona occidentale di Pec, sotto il
controllo del contingente italiano della Kfor. In quest' area cinque
anni fa operava come comandante della guerriglia (Uck) Ramush
Haredinaj che oggi, a capo di un partito, intende rilanciare con un
grande raduno il suo passato di combattente. Fonti militari hanno
detto all'Ansa che posti di blocco verranno organizzati in tutta la
provincia e che i controlli saranno particolarmente rigidi anche
lungo i passaggi di frontiera con Serbia e Montenegro: ''Il nostro
obiettivo non e' quello di chiudere il confine amministrativo - ha
assicurato all' Ansa un ufficiale a Pristina -, ma solo di impedire
che provengano dall'esterno persone armate''.
Le misure di sicurezza saranno ulteriormente rafforzate anche
intorno ai siti che ospitano i 3.600 sfollati serbi fuggiti dalle
loro case la scorsa settimana, quando 50mila manifestanti albanesi
hanno attaccato in tutta la provincia le minoranze incendiando 360
abitazioni serbe e 41 fra chiese e monasteri ortodossi. Domani
giunge in Kosovo anche l'alto rappresentante per la politica estera e
la sicurezza dell'Unione europea, Javier Solana, che ha in agenda
incontri politici e la visita in alcune delle chiese serbe date alle
fiamme dai dimostranti.(ANSA). BLL
23/03/2004 19:53

KOSOVO: UCCISI POLIZIOTTO ONU E AGENTE LOCALE

(ANSA-REUTERS) - PRISTINA, 23 MAR - Un poliziotto dell'Onu e un
agente della polizia locale sono stati uccisi questa sera in un
agguato nei pressi di Pristina, il capoluogo del Kosovo. Secondo
quanto ha dichiarato il capo della polizia kosovara, Sheremet
Ahmetli, i due si trovavano a bordo di un auto delle Nazioni Unite
quando sono stati attaccati a Luzane, una cittadina a 20 chilometri
da Pristina. L'agguato ha fatto seguito a due giorni di relativa
calma dopo i tumulti inter-etnici tra serbi e albanesi che la scorsa
settimana hanno fatto 28 morti. ''Quanto e' accaduto e' molto
triste per il Kosovo'', ha commentato Ahmetli. (ANSA-REUTERS).
ZU 23/03/2004 23:54

KOSOVO: ATTACCATA AUTO POLIZIA ONU, DUE AGENTI MORTI

(ANSA-REUTERS-AFP) - PRISTINA, 24 MAR - Un poliziotto dell'Onu e un
agente della polizia locale sono rimasti uccisi ieri sera in Kosovo
quando un'auto dell'Unmik e' stata attaccata tra le localita' di
Luzane e di Podujevo, a nord del capoluogo Pristina. Lo ha detto
il capo della polizia della provincia serba, Sheremet Ahmetli e la
notizia e' stata poi confermata da Derek Chappel, un portavoce delle
Nazioni Unite. Un interpete che era con i due agenti e' rimasto
leggermente ferito. Sull'auto pare ci fosse anche un altro poliziotto
dell'Onu. L'attacco rompe una precaria calma che durava da circa
due giorni, dopo gli scontri inter-etnici della scorsa settimana tra
serbi e albanesi in cui 28 persone sono rimaste uccise. ''Una
pattuglia e' stata attaccata e due poliziotti, uno internazionale e
uno locale, sono rimasti uccisi - ha detto Ahmetli - questo e' un
giorno molto triste per il Kosovo''. Sulla dinamica dell'incidente
sono state fornite versioni leggermente divergenti. Fonti della
polizia kosovara hanno riferito che l'auto bianca e rossa dell'Unmik,
il corpo internazionale di polizia che opera in Kosovo sotto l'egida
dell'Onu, e' stata affiancata da un'altra vettura dalla quale almeno
uno degli occupanti ha cominciato a sparare. Gli agenti hanno
risposto al fuoco. Chappell ha detto invece che verso le 21:25 di
ieri un'auto della polizia dell'Onu in servizio di pattugliamento
sulla strada che collega Podujevo a Pristina ha fermato una vettura
per un controllo. A quel punto almeno una delle persone a bordo ha
cominciato a sparare. Negli scontri della settimana scorsa, i piu'
gravi da quando la Nato e l'Onu, nel 1999, hanno assunto il controllo
diretto della turbolenta provincia, esponenti della comunita'
albanese hanno attaccato la minoranza serba incendiando villaggi e
chiese. Belgrado ha accusato gli albanesi del Kosovo di volere
attuare una pulizia etnica. Si ignora da quale paese provenga
l'agente dell'Unmik rimasto ucciso. Il 4 agosto scorso, un ufficiale
dell'Unmik di nazionalita' indiana, il maggiore Manon Satish, di 43
anni, era stato ucciso da uno sconosciuto nei pressi di Leposavic,
nel nord del Kosovo. (ANSA-REUTERS-AFP). ZU
24/03/2004 01:13

KOSOVO: TROVATO UN CADAVERE SU LUOGO AGGUATO AGENTI

(ANSA) - PRISTINA, 24 MAR - Il cadavere di uno sconosciuto e' stato
ritrovato oggi nei pressi del luogo dove ieri sera sono rimasti
uccisi apparentemente in un conflitto a fuoco due agenti della
polizia (un ghanese che lavorava per conto della forza Onu e un
albanese che prestava servizio nella polizia del Kosovo). Il
corpo ritrovato solo oggi non e' stato identificato. Nella sparatoria,
avvenuta lungo la strada che da Pristina conduce alla citta'
settentrionale di Podujevo (nei pressi del villaggio di Shakovic),
sono rimasti feriti anche un terzo poliziotto (albanese) e
l'interprete che si muoveve insieme con la pattuglia. Il corpo
ritrovato oggi potrebbe appartenere ad un membro del gruppo di fuoco
che ha teso l'imboscata alla polizia e che nel conflitto a fuoco a
sua volta e' stato colpito a morte.(ANSA) BLL
24/03/2004 13:34

KOSOVO: SOLANA INCONTRA SERBI, DOVETE RESTARE

(ANSA) - PRISTINA, 24 MAR - L'Alto rappresentante per la politica
estera e la sicurezza dell'Unione europea, Javier Solana, e' giunto
oggi in visita in Kosovo in coincidenza con il quinto anniversario
dell'inizio dei bombardamenti della Nato che egli stesso aveva
ordinato, in qualita' di segretario generale dell'Alleanza atlantica.
Ormai in tutt'altra veste, Solana ha voluto recarsi a Kosovo
Polje, zona abitata dalla minoranza serba alle porte di Pristina.
Constatando di persona le distruzioni compiute la scorsa settimana
dai dimostranti albanesi, Solana ha invitato i serbi a rimanere in
Kosovo: ''Dovete avere il coraggio di restare - ha detto - e superare
le difficolta'''. Alcuni abitanti serbi le cui case erano
completamente incendiate, hanno provato a contestare Solana: ''Lei e'
venuto qui solo per farsi fotografare'' gli hanno detto. L'Alto
rappresentante europeo si e' detto ''terrificato'' dalle violenze
commesse dagli albanesi: ''La comunita' internazionale non puo'
tollerare e non tollerera' azioni di questo tipo'' ha aggiunto,
condanando con forza gli incendi appiccati a chiese e scuole.(ANSA)
BLL
24/03/2004 17:02

KOSOVO: UCCISI DUE AGENTI IN ANNIVERSARIO DELLA GUERRA /ANSA

(di carlo Bollino) (ANSA) - PRISTINA, 24 MAR - Cinque anni dopo
aver lanciato l'ordine di attacco contro l'ex Jugoslavia nella sua
qualita' di segretario generale della Nato Javier Solana, oggi capo
della diplomazia europea, e' giunto in Kosovo per parlare di pace. Un
anniversario festeggiato in piazza dagli albanesi e commemorato
nelle chiese dai serbi, funestato nella notte da una tragica
sparatoria avvenuta lungo la strada che da Pristina conduce alla
citta' settentrionale di Podujevo: un agente ghanese della polizia
dell'Onu e un suo collega albanese della polizia locale, sono rimasti
uccisi in uno scambio di colpi d'arma da fuoco con aggressori rimasti
finora sconosciuti. Un loro terzo collega (albanese) e l'interprete
che li accompagnava sono rimasti feriti. Con le prime luci del
giorno, poco distante dal luogo della sparatoria, la polizia ha
scoperto il cadavere di un terzo uomo, probabilmente uno degli
assalitori rimasto colpito a morte nel conflitto a fuoco. ''Non c'e'
apparente collegamento fra questo episodio e i violenti disordini dei
giorni scorsi'' ha detto un portavoce della polizia internazionale.
E' probabile che la pattuglia abbia sorpreso un gruppo di malviventi,
e il tragico epilogo del loro tentativo di catturarli appare cosi'
l'ennesima prova che in Kosovo non c'e' soltanto un problema etnico
ma anche quello, altrettanto grave, di una pericolosa criminalita'
organizzata. A condannare le violenze commesse dagli albanesi
contro la minoranza serba ha invece provveduto Javier Solana, che ha
voluto far visita a Kosovo Polje, sobborgo di Pristina devastato la
scorsa settimana dai dimostranti. Constatando di persona le
distruzioni compiute, Solana ha invitato i serbi a rimanere in
Kosovo: ''Dovete avere il coraggio di restare - ha detto - e superare
le difficolta'''. Alcuni abitanti serbi le cui case erano
completamente incendiate, hanno provato a contestarlo: ''Lei e'
venuto qui solo per farsi fotografare'' gli hanno urlato. L'Alto
rappresentante europeo si e' detto ''terrificato'' dalle violenze
commesse dagli albanesi: ''La comunita' internazionale non puo'
tollerare e non tollerera' piu' azioni di questo tipo'' ha aggiunto,
condannando con forza gli incendi compiuti contro chiese e contro
scuole. ''E' un fatto che le minoranze in Kosovo e in particolare
quella serba non siano state ben protette - aveva dichiarato ieri
Solana - e partendo da questo dobbiamo decidere come migliorare la
situazione''. La risposta che la forza militare della Nato (Kfor)
ha fornito all'ondata di violenze e saccheggi che hanno provocato
28 morti e 600 feriti, e' stato un potenziamento del suo contingente
e l'introduzione di misure piu' dure contro i dimostranti. L'enorme
spiegamento di uomini e mezzi messo in campo anche oggi, ha dissuaso
chiunque dal provocare nuovi disordini. Gli albanesi hanno ricordato
l'inizio dei bombardamenti della Nato, che si conclusero dopo 78
giorni con il ritiro delle milizie serbe dal Kosovo, manifestando in
piazza a Pristina e in molte altre citta'. Raduni che sono sembrati
avere come scopo principale quello di riconciliarsi con i soldati
della Nato, contro i quali la scorsa settimana i dimostranti si erano
scagliati. A Pristina giovani albanesi hanno persino offerto fiori ai
militari che, protetti da giubotti antiproiettile, assistevano alla
loro manifestazione. ''Noi dobbiamo ringraziare la Nato per averci
salvato cinque anni fa dal genocidio - ha scritto oggi l'analista
albanese Veton Surroi - e chiederle di dimenticare quanto le abbiamo
fatto noi una settimana fa''. (ANSA). BLL 24/03/2004 19:27

KOSOVO: LEGGERMENTE FERITI DUE SOLDATI NATO FRANCESI

(ANSA-AFP) - KOSOVSKA MITROVICA (SERBIA/MONTENEGRO), 24 MAR - Due
soldati francesi della Kfor (Forza di pace multinazionale in Kosovo)
sono stati ''feriti leggermente'' da una bomba a mano lanciata contro
di loro da un uomo nella zona nord (serba) di Kosovska Mitrovica.
Lo ha riferito il portavoce della missione Onu in Kosovo, Gyorgy
Kakuk, precisando che ''l'aggressore e' stato catturato dai serbi del
posto che l'hanno picchiato prima di consegnarlo alla polizia
dell'Onu''. Secondo fonti serbe nella citta', l'uomo era ''un serbo
ubriaco'' noto per ''le attivita' criminali compiute in passato''.
L'aggressione avviene in un momento in cui la situazione in Kosovo
e' molto tesa in seguito all'assassinio, ieri, di un poliziotto
dell'Onu e di un suo collega locale. La settimana scorsa un'ondata di
violenza aveva provocato nella provincia 28 morti e piu' di 600
feriti, tra cui 61 membri della Kfor. (ANSA-AFP). BA
24/03/2004 22:54

KOSOVO: PRISTINA, RIMOSSO PORTAVOCE POLIZIA ONU

(ANSA) - PRISTINA, 24 MAR - Il portavoce della polizia Onu in Kosovo,
Derrek Chapell, e' stato rimosso oggi dal suo incarico in seguito ad
alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa durante la sanguinosa
rivolta della scorsa settimana. Lo hanno confermato all'Ansa fonti
della missione delle Nazioni Unite (Unmik) a Pristina. ''Nessuno
ha ancora spiegato la motivazione ufficiale - hanno riferito le fonti
- a Chapell sono state contestate genericamente dichiarazioni
contraddittorie che avrebbe rilasciato ai media serbi e albanesi
sull'origine della rivolta''. Fra l'altro Chapell, che era portavoce
della polizia Onu in Kosovo da quasi quattro anni, aveva detto che la
rivolta esplosa la scorsa settimana ''era stata organizzata da gruppi
ben definiti''. Chappell, molto popolare in tutta la provincia,
non e' stato rimosso dai ranghi della polizia, ma 'trasferito ad
altro incarico''. (ANSA). BLL 25/03/2004 12:10

KOSOVO: GENTILINI RAPPRESENTANTE DI SOLANA A PRISTINA

(ANSA) - BRUXELLES, 29 MAR - ''Alla luce della difficile situazione
in Kosovo'', l'Alto rappresentante per la politica estera e di
sicurezza dell'Ue, Javier Solana, ha deciso oggi di nominare Fernando
Gentilini quale suo ''rappresentante personale a Pristina''. Lo
annuncia un comunicato dell'Alto rappresentante Ue ricordando che
Gentilini e' attualmente capo dell'Ufficio Balcani del ministero
degli affari esteri e ha accumulato una ''ampia esperienza''
nell'area balcanica attraverso diversi incarichi a Skopje e Pristina.
''Vista la sua esperienza e le sue qualita' personali'', si
afferma ancora nella nota, e' certo che Gentilini fornira' un
''importante contributo alla presenza e al lavoro dell'Ue in Kosovo''
in stretta collaborazione con la leadership locale e con gli altri
rappresentanti internazionali. Gentilini si rechera' a Pristina ''nel
corso di questa settimana''. Il diplomatico, viene ricordato nel
comunicato in inglese, ha fatto parte del segretariato del Consiglio
Ue, e' stato capo di gabinetto del rappresentante speciale dell'Ue a
Skopje e, in precedenza, e' stato componente del gabinetto
dell'allora rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu
a Pristina, Bernard Kouchner.(ANSA). CAL 29/03/2004
13:35

KOSOVO: SODDISFAZIONE FARNESINA PER NOMINA GENTILINI

(ANSA) - ROMA, 29 MAR - Viva soddisfazione viene espressa alla
Farnesina per la decisione del segretario generale del Consiglio
dell'Unione europea, Alto rappresentante della politica estera e di
sicurezza comune (Pesc) Javier Solana, di nominare il diplomatico
italiano Fernando Gentilini suo rappresentante personale in Kosovo.
La decisione di Solana, si commenta alla Farnesina, e' un ulteriore
riconoscimento del ruolo dell'Italia per la stabilizzazione del
Kosovo e dell'impegno del nostro paese nella regione dei Balcani.
Gentilini, attualmente Capo dell'Ufficio Balcani alla Farnesina, ha
una profonda esperienza della regione. A Pristina, in particolare,
egli e' stato stretto collaboratore di Bernard Kouchner. L'Italia
e' impegnata in Kosovo nel quadro della Kfor della Nato con circa
2600 uomini e mantiene operativa una rappresentanza consolare a
Pristina. (ANSA). RF 29/03/2004 15:28

KOSOVO: FERMATO DA KFOR EX LEADER GUERRIGLIA IN SERBIA

(ANSA) - TIRANA, 1 APR - Le forze americane della Kfor hanno fermato
oggi nel Kosovo occidentale l'ex comandante politico dell'Ucpmb,
movimento di guerriglia albanese formalmente disciolto ma attivo fino
a due anni fa nella valle di Presevo (Serbia meridionale). L'uomo,
Jonuz Mosliu, e' attualmente a capo del Movimento per il progresso
democratico (Lpd), formazione politica che agisce nella stessa valle
abitata in maggioranza da popolazione albanese. E' stato l'Lpd a
dare notizia del fermo di Mosliu, che non e' ancora chiaro di cosa
sia accusato. Il suo nome era compreso in una lista diffusa nei
giorni scorsi dal ministero dell'Interno della Serbia con la quale si
indicavano gli organizzatori di possibili nuovi disordini nella Valle
di Presevo. Il conflitto fra l'Ucpmb e le forze di sicurezza di
Belgrado venne risolto con un accordo che prevedeva la
smilitarizzazione della guerriglia, l'immunita' per i combattenti e
la concessione di maggiori diritti alla minoranza albanese che vive
in questa regione della Serbia meridionale. Gli albanesi sostengono
pero' che le promesse di Belgrado non sono state rispettate.(ANSA)
BLL 01/04/2004 17:37

---

GB: GIUDICE CONCEDE RISARCIMENTO A KOSOVARI FERITI DA TRUPPE

(ANSA) - LONDRA, 8 APR - Un giudice dell'Alta Corte ha ordinato al
ministero della difesa britannico di risarcire due kosovari di etnia
albanese che erano stati feriti da un battaglione di paracadutisti
durante la missione di pace del 1999. I legali che rappresentano
il ministero stanno pensando di appellarsi contro la decisione senza
precedenti del giudice, in quanto -come ha spiegato il ministro della
Difesa del governo ombra, Nicholeas Soames- la prospettiva di dover
risarcire i civili feriti potrebbe rendere ''estremamente difficile''
la vita dei soldati impegnati in pericolose missioni di pace.
Mohamet Bici, 27 anni, e suo cugino Skender Bici, 28, erano stati
fermati dalle truppe britanniche mentre viaggiavano in automobile nel
centro di Pristina durante i festeggiamenti per la liberazione nel
luglio del 1999. Con loro nel veicolo vi era un altro cugino, Fahri
Mohamet Bici, 20 anni, il quale sedeva sul tetto dell'automobile
insieme a Mohamet brandendo un kalashnikov e sparando in aria in
segno di festa. I paracadutisti avevano ordinato all'auto di
fermarsi e a Fahri di smettere di sparare colpi in aria ed avevano
poi aperto il fuoco quando i tre passeggeri si erano rifiutati di
obbedire agli ordini. Fahri era stato ucciso, mentre Mohamet era
stato ferito alla mascella da un proiettile. Skender sostiene invece
di aver subito un forte trauma psicologico. I due uomini sono
stati portati in Gran Bretagna per essere curati e successivamente
hanno ottenuto il permesso di restare nel paese con le loro famiglie.
Nel pronunciare il suo verdetto il giudice Elias ha lodato
l'esercito britannico per il lavoro svolto in Kosovo e per aver
dimostrato '' professionalita' e disciplina''. Tuttavia, ha detto
Elias, ''i soldati sono esseri umani e a volte fanno errori
inevitabili. L'esercito deve essere responsabile di questi errori
anche quando le vittime provengono dalle stesse comunita' che i
soldati si sono preposti di difendere''. Secondo il giudice, i
colpi sparati da Fahri con il suo fucile in segno di festa non
costituivano una minaccia diretta per i militari, i quali quindi non
possono sostenere di aver aperto il fuoco per difendersi. (ANSA).
YK4*BI 08/04/2004 16:32

(vedi anche:

Fury over Kosovan payout
By ALASTAIR TAYLOR
http://www.thesun.co.uk/article/0,,2-2004161745,00.html )

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KOSOVO: SELVA, IN SERBIA RISCHIANO PREVALERE SPINTE RADICALI

(ANSA) - PRISTINA, 9 APR - In Serbia, riguardo alla questione del
Kosovo, rischiano di guadagnare terreno le spinte piu' radicali. A
meno che la comunita' internazionale non riesca a riprendere in mano
la situazione. Questa l'opinione del presidente della commissione
Esteri di Montecitorio, Gustavo Selva, dopo gli incontri di ieri con
le autorita' politiche e istituzionali di Belgrado. Tra queste il
primo ministro Vojislav Kostunica. Selva e il vicepresidente
della commissione Umberto Ranieri, al secondo e ultimo giorno della
loro visita nei Balcani, sono arrivati questa mattina a Pristina,
capoluogo del Kosovo, dove stanno incontrando personalita' religiose
e politiche della minoranza serba. All'ora di pranzo e' previsto
l'appuntamento con i vertici militari della missione italiana, nel
pomeriggio seguiranno i colloqui con le autorita' della comunita'
albanese. In particolare i due politici italiani vedranno il
presidente del Kosovo Ibrahim Rugova e il primo ministro Bajram
Rexhepi. Dopo la prima giornata passata a Belgrado, Selva non
sembra per nulla ottimista riguardo alle tensioni tra comunita'
albanese e serba in Kosovo. ''E' difficile - spiega - che Belgrado
possa abbandonare la sua linea, assolutamente contraria
all'indipendenza del Kosovo e favorevole invece alla
cantonalizzazione della regione, e cioe' una divisione in due tra
serbi a albanesi. Credo che la comunita' internazionale, se ha in
mente soluzioni diverse da questa, abbia poche possibilita' di farsi
ascoltare. In Serbia le spinte piu' radicali rischiano di guadagnare
terreno''. In merito all'incontro con Kostunica, Selva osserva che
il primo ministro si trova ad affrontare una situazione
parlamentare molto precaria: ''Le cose che puo' dire e fare - afferma
il presidente della commissione Esteri - dipendono molto da questa
precarieta'. L'Italia e' intenzionata ad aiutarlo, ma temo che i
prossimi appuntamenti elettorali possano essere condizionati
dall'estremismo radicale, di cui si avvertono gia' tutti i sintomi''.
COR 09/04/2004 16:52

KOSOVO: RANIERI, NON SOTTOVALUTARE INCIDENTI MARZO

(ANSA) - PRISTINA, 9 APR - ''La comunita' internazionale non deve
commettere l' errore di sottovalutare il segnale negativo venuto
dagli incidenti delle scorse settimane nel Kosovo, quando sono morte
alcune decine di persone''. Lo afferma il vicepresidente della
commissione Esteri di Montecitorio, Umberto Ranieri, che, assieme al
presidente della commissione, Gustavo Selva, si trova da ieri nei
Balcani per una serie di incontri che affrontano il ritorno della
violenza in Kosovo. La comunita' internazionale, ha aggiunto
Ranieri, si e' impegnata per contrastare una pulizia etnica contro la
comunita' albanese e per costruire un Kosovo in cui fosse possibile
la convivenza di etnie diverse. Questo deve restare il suo
obiettivo e ogni sforzo deve essere compiuto per raggiungerlo.
Sarebbe paradossale e drammatico insieme se si rovesciassero le parti
e potesse procedere oggi nel Kosovo una pulizia etnica contro i serbi
da parte della comunita' albanese''. Secondo l' ex sottosegretario
agli Esteri, e' indispensabile correggere alcuni aspetti della
strategia con cui si e' affrontata fino ad oggi la vicenda: ''Serve
severita' - ha spiegato Ranieri - nei confronti di chi si rende
responsabile di atti di violenza contro altre etnie, severita' contro
i trafficanti e sviluppo ulteriore del processo politico per
costruire un auto-governo del Kosovo nel quadro della risoluzione 144
delle Nazioni Unite, che consenta ad etnie diverse di vivere insieme.
Questa e' la strategia per la quale lavorare - ha concluso - e in
questa direzione credo si debba impegnare il Governo italiano''.
Selva e Ranieri incontreranno tra poco il presidente del Kosovo,
Ibrahim Rugova e il primo ministro, Bajran Rexhepi. In serata e'
previsto il rientro a Roma. (ANSA). KTE 09/04/2004 17:08

KOSOVO: RUGOVA, RICONOSCERNE AL PIU' PRESTO LA SOVRANITA'

(ANSA) - PRISTINA, 9 APR - E' necessario riconoscere al piu' presto
la sovranita' del Kossovo. Lo ha detto il leader kosovaro Ibrahim
Rugova al termine dell'incontro con il presidente ed il vice
presidente della Commissioni Esteri di Montecitorio, Gustavo Selva e
Umberto Ranieri. Rugova, in merito agli incidenti del 17 e del 18
marzo che hanno colpito la minoranza serba del Kossovo, ha assicurato
la ricostruzione di tutti gli edifici danneggiati. ''Ho
ringraziato il presidente Selva - ha affermato il leader kosovaro -
soprattutto per i progressi garantiti dal contributo italiano allo
sviluppo del Kossovo. Ho parlato anche delle misure che abbiamo preso
per poter affrontare la crisi che il Kossovo ha vissuto il 17 e il 18
marzo. Garantiremo la ricostruzione di tutti gli oggetti religiosi,
pubblici e familiari danneggiati''. Dopo aver affrontato il tema
dello sviluppo economico del Kossovo, degli investimenti esteri e
della necessita' di accelerare il processo di privatizzazione. Rugova
ha confermato di aver l'intenzione di rivedere le relazioni con
l'amministrazione delle Nazioni Unite in Kossovo. ''Ho anche
insistito - ha proseguito - sulla necessita' del riconoscimento
quanto piu' rapido possibile della sovranita' del Kossovo allo scopo
di poter dare vita ad una societa' multietnica. Cio' si puo' fare
anche con il supporto della Nato, dell'Unione Europea e degli Stati
Uniti. Abbiamo chiesto l'aiuto del governo italiano - ha concluso
Rugova - e lo abbiamo ringraziato per l'aiuto che ci e' stato dato
per difendere le minoranze e per il supporto economico che ci e'
stato accordato''. (ANSA). KTE 09/04/2004 17:53

Kosovo and the Balkans as a US Presidential Election Issue (1)

1. The cost of US support (Blic , 26/3/04)
QUALI AGENZIE DI PR STATUNITENSI HANNO LAVORATO NEI BALCANI, E PER CHI

2. DioGuardi talks to Albanian officials (9/7/04)
IL LOBBYSTA PAN-ALBANESE DIOGUARDI IN VIAGGIO IN KOSMET

3. Balkans may become priority for US (8/8/04)
L'ANALISI DI OBRAD KESIC

4. Albanian American Civic League collects signatures for
independence of Kosovo (7/10/04) / Kosovo independence petition started
(10/10/04)
LA LOBBY ALBANO-AMERICANA INIZIA IN MACEDONIA UNA PETIZIONE
PRO-GRANDEALBANIA AD USO E CONSUMO DEL CONGRESSO USA

5. New Serbian President Supports John Kerry (8/9/04)
IL PRESIDENTE SERBO FA CAMPAGNA ELETTORALE PER I DEMOCRATICI USA, CHE
LO HANNO MESSO AL POTERE IN SERBIA, MA I DEMOCRATICI USA DICHIARANO
ESPLICITAMENTE DI VOLER STACCARE KOSOVO E VOJVODINA


=== 1 ===

The cost of US support

Blic , 26/03/2004

Ten years after Croatia, B-H and Albanian leaders had realized that
their goals could not be achieved unless they hire and dearly pay
American lobbyists, at the beginning of 2001, the then Serbian
government for the first time made one such agreement with the
consultant Jim Denton. At the time when war images from Kosovo are
returning on the screens of world televisions, one cannot help asking
if there is any use of paying the lobbyists and what our strategy
should be. If you pose this question to Albanians, Croats or Bosnian
Moslems, their reply will be that lobbying is of key importance. Many
reports broadcast by the most powerful world televisions were not
journalists' reports, but reports made by powerful PR companies.
Rudder and Fin was the first agency to appear in the Balkan region. Its
clients were the governments of Croatia, Bosnia and Kosovo Albanians.
According to the report by the US Justice Ministry, this agency's
minimal monthly compensation for the services was $10 000. However, PR
O'Duayer reported that in the first six months of 1993 Rudder and Fin
was paid $320 000 (Kosovo Albanians paid 230 000, the rest Croats and
Bosnian Moslems). Ibrahim Rugova signed the contract on behalf of
Kosovo Albanians in 1993 during his visit to Zagreb. Washington claims
that in recent years the amount that Kosovo Albanians have paid to
Rudder and Fin is over $1.2 million, and that they were willing to
invest additional 10 to 15 millions.
In 1997, Rudder and Fin decided to withdraw from this business. Their
place was immediately filled in by other companies that realized this
business could bring them immense profit. The Washington International
Group undertook Kosovo Albanians. During the rule of the socialists,
Serbia was not able to hire PR agencies because of the sanctions.
However, three companies were registered with the US Justice Ministry
as agencies that were to take the job – one day. Belgrade chose the
companies PBN, The Strategy XXI Group and AIDG. How little then
official Serbia knew about this field shows the choice of PBN company.
It was a Russian company having its representative office in
Washington, but without any connections in the US administration. On
February 20, 2001, the then Serbian premier Zoran Djindjic signed in
Belgrade an agreement with American consultant James Denton. His annual
services cost $120 000 plus traveling costs. Philip Zepter, businessman
of Serbian origin, was paying these costs on behalf of the Serbian
government. On one occasion Denton confirmed to Blic that he had
offered his services to then Yugoslav president Vojislav Kostunica, but
he refused the offer.

“Our state does not have a single lobby organization that would
represent our interests or promote our stances that are of Serbian
national interests,” historian Milan St. Protic told Blic. As Leon
Smith of PR World told Blic, it happens very frequently that
governments, especially of the developing countries, are faced with
impossible choice. Representatives of PR agencies are offering to such
governments their expensive services. If the offer is accepted then
there will be only several letters of support published in the American
media. If they refuse, however, then all doors are being closed. Mr.
Smith is dealing with the work of lobbyist companies in Washington.


=== 2 ===

http://www.b92.net/english/news/
index.php?&nav_category=&nav_id=29072&order=priority&style=headlines

Beta (Serbia-Montenegro) - July 9, 2004

DioGuardi talks to Albanian officials

GNJILANE – Former US Congressman Joseph DioGuardi met
with Albanian leaders in Southern Serbia today.
DioGuardi met with officials from Democratic Albanian
organizations and advised them to work together in
order to better their situation.
DioGuardi is known as a vehement supporter of the
Albanian community in Serbia and has planned to get
one million signatures onto a petition for Kosovo to
be recognized as an independent region.
After serving his term in congress, DioGuardi
dedicated himself to dealing with the situation of
Albanians in the former Yugoslavia and is also a
lobbyist for of the Albanian-American Civic League.


=== 3 ===

http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=29416&style=headlines

B92 (Serbia and Montenegro) - August 8, 2004

Balkans may become priority for US

BELGRADE, WASHINGTON D.C. - According to political
experts, the Balkans look to be becoming a top
interest on the US government’s political agenda once
again.
With the looming presidential elections, the situation
in the Balkans might once again become the focus of
the US government’s agenda after being pushed out of
the limelight during the past several years by
America’s involvement in the Middle East.
One reason analysts believe this is so is that
presidential hopeful John Kerry’s political advisors,
which include Madeline Albright, Richard Holbrook and
James Rubin, are officials who have had a significant
interest in the situation in the Balkans in the past.
An expert on American foreign policies and
Washington’s relationship with Belgrade, Obrad Kesic,
says that a potential change in the ruling party of
the US brings into question the status of Kosovo and
the possibility of the US siding with Albanian leaders
in Kosovo becoming a big part of the presidential
campaign.
“During the campaign many stances are stressed and
later forgotten when the election ends. We must
realize that the main goal of the candidates is to
garner as many votes as possible, considering that the
race between Bush and Kerry will be a tight one.”
Kesic said.
Commenting on the main differences between the two
candidates, Kesic said that “the main difference is
that Kerry has said that he is interested in a quick
solution concerning the status of Kosovo. Bush’s
administration are responsible for a good part of the
current plan in Kosovo in which first standards are
important, and then the status. Personally I think
that no matter who wins the election, we will not be
seeing any drastic changes in the policies for Kosovo
from the US administration. The Balkans remain in the
background, as far as international priorities are
concerned.” Kesic said.


=== 4 ===

http://www.makfax.com.mk/news1-a.asp?br=84149

MakFax (Macedonia) - October 7, 2004

Albanian American Civic League collects signatures for
independence of Kosovo

[See: http://www.aacl.com/indexmain.html%5d

Albanian American Civic League (AACL) kicked off on
Thursday a campaign of collecting signatures for
support of Kosovo's independence. The campaign will be
organized in Albania, Macedonia and Kosovo. AACL was
founded by the former US congressman Joseph DioGuardi
and a board of Albanian Americans in 1989 as the only
registered lobby in Washington, DC, representing the
concerns and interests of Albanian people.
The campaign in Macedonia will be led by Xhelil
Bajrami and Arben Lala. They set up an Organization
Board comprised of nine people.
Citizens could express their support to the initiative
by signing the petition or on the AACL's website on
the Internet. The campaign will last till 31 October.
Collected signatures will be sent to the League's
representatives in US, who will hand over the
petitions to the US President George Bush.
The Civic League reckons that the independence of
Kosovo will provide stability in the region.

---

http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=30125&style=headlines

Beta (Serbia and Montenegro) - October 10, 2004

Kosovo independence petition started

-The petitioning is being done throughout Macedonia,
Albania and Kosovo, and is planned on being submitted
to the US congress.

TETOVO, SKOPLJE [Macedonia] - The American-Albanian
Citizens League has started up a petition for the
independence of Kosovo.
The league, which is currently collecting signatures
of support, is lead by [former] US congressman Joseph
Diogardi, who is of Albanian descent.
The petitioning is being done throughout Macedonia,
Albania and Kosovo, and is planned on being submitted
to the US congress.
A promotion was held today in Tetovo [Macedonia], with
the presence of every Albanian led party in Macedonia
supporting the petition.
Opposing the movement is the Macedonian ruling party,
the Social-Democratic Party, whose representatives say
that they believe that the status of Kosovo needs to
be reached through institutions and through
discussions between Belgrade and Kosovo.
Opposition party VMRO-DPMNE agrees with the stance of
the ruling party and has called on the national
government to put an end to the petitioning action.
"The Macedonian government will have to decide by what
date the leaders of this initiative have to leave the
country." VMRO-DPMNE representative Slobodan Casule
said, adding that, "They are free to collect
signatures in Pristina."


=== 5 ===

08/09/04
NACIONAL - Belgrade (I, SN, PG)
Nacional, Pro-Serbian weekly from Belgrade

New Serbian President Supports John Kerry

Belgrade- Serbian officials are pleading to establish good cooperation
with the European Union and the United States. They unconditionally
accept the cooperation with The Hague Tribunal, NATO, the World Bank
and the International Monetary Fund. The President of Serbia, Boris
Tadic, is actively involved in the American presidential campaign, and
openly supports the democratic candidate, John Kerry. Tadic even
announced the improvements of the cooperation between Serbia and the
United States.
According to our president, the only obstacle at the moment is the lack
of cooperation with the Hague Tribunal. "Full cooperation with the
Tribunal is for our own sake as well as the resolving of all issues
related to the wars in the former Yugoslavia. All those responsible for
war crimes have to be tried. My victory at the presidential elections
strengthened the political stance, upon which Ratko Mladic and other
war crimes suspects have to be found. If Ratko Mladic is in Serbia, we
will arrest him. Serbia will not fail to obligate its international
obligations. Serbian friends in the American administration and the
Congress explicitly emphasized that full cooperation with The Hague
opens the door to Euro Atlantic Integrations, Boris Tadic said in his
written note that was published in the Washington post in July. He also
said that "Serbia is devoted to finding a solution for the situation in
Kosovo. And, Serbia will constructively work with members of the
Contact group and Kosovo's Albanians in order to ensure the
establishment of the long-lasting and just peace in Kosovo". However,
all those who committed crimes against Serbs and their cultural and
religious heritage have to answer for their crimes. In addition to
that, 200,000 Serb refugees and displaced persons must have the
opportunity to return to Kosovo. And, 150 monasteries and churches that
were destroyed in March have to be rebuilt. Joseph Bidden, Tadic's ally
and the future secretary of the State (If Kerry wins elections),
supported Tadic. However in his interview for the Washington Times, he
said "Although President Tadic is pleading that Kosovo remain in
Serbia, it is beyond imagination that Belgrade will rule over the
province ever again. The violent anti-Serb riot in March, in which 20
people were murdered and hundreds of Serb houses and churches were
destroyed, showed clearly that the status of Kosovo should be resolved
as soon as possible. The international community should make sure that
the Kosovo assembly has the power in the entire area of the province in
order to prove to the World that the Kosovo's Albanians are capable to
run the province and guarantee basic human rights to all ethnic groups.
At the same time as victims of Serb crimes have a right to expect that
those who committed war crimes over them will be punished, the left
over Serbs in Kosovo and Serb refugees, who want to return to the
province, have the right to expect to be safe in Kosovo". He commended
stances of the Serbian Minister of foreign policy, Vuk Draskovic,
describing him as "a passionate adversary of Slobodan Milosevic's and a
wise diplomat". John Kerry, US presidential candidate, called on
American- Serbs to vote for him. A few days later, he promised to
American Albanians that he would resolve the Kosovo problem. No need to
mention that Kosovo will be independent. As a reminder, Kerry is a
passionate adversary of the Serbs and Serbia. He was one of the two
senators who supported sending of the American land-forces to Serbia in
1999. Michael O'Hanion, one of the Kerry's closest team members, openly
supported the war between American soldiers and Serbs on the territory
of Serbia. One of conditions, Serbia has to fulfill is the
participation of Serbian parties at Kosovo's elections. The Serbian
Minister of Foreign policy, Vuk Draskovic, is the only one from the
leading coalition who has so far supported this idea. In a case that
Democrats win presidential elections, Serbia can expect so called issue
of Vojvodina to be open. Joseph Bidden described Tadic and Draskovic as
politicians who unconditionally accept conditions of the EU and the
United States. He described them as truly democrats with no connections
with Tito's communists or post-war ultranationalists. PS

http://www.tfeagle.army.mil/tfeno/Feature_Story.asp?Article=88073

(sullo stesso argomento vedi anche:

Gli interessi petroliferi in Sudan dietro la risoluzione Onu
http://www.anti-imperialism.net/lai/
texte.phtml?section=BQ&object_id=23080

The Hidden Agenda is Oil
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3865
The mask of altruism disguising a colonial war
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3702
F. Grimaldi su Cap Anamur, Sudan ed imperialismo
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3690
Imperialismo umanitario, dalla Jugoslavia al Sudan
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3638 )


http://www.zmag.org/Italy/whitney-sudannelmirino.htm

4 ottobre 2004 -- ZNet

Il Sudan nel mirino

Mike Whitney

"Gli avvertimenti da parte americana sull'imminenza di un'apocalittica
catastrofe umanitaria a Darfur sono frutto dell'esagerazione dei
funzionari di governo."
Peter Beaumont, The Observer UK


Il fatto che Colin Powell abbia parlato di "genocidio" a Darfur
equivale a una dichiarazione di guerra, e spiana la strada a una
progressiva escalation di misure repressive, ispirate
dall'amministrazione Bush e messe in atto dalle Nazioni Unite, con il
solo scopo di "sovvertire il regime" sudanese. Una strada già percorsa
in passato, e che ora sembra prendere la direzione di Khartoum.

L'amministrazione Bush non è realmente interessata ai quotidiani
episodi di orribile violenza che avvengono a Darfur. La sua attenzione
è attratta esclusivamente dalle vaste riserve di petrolio e di gas
naturale che si trovano, per ora, al di fuori del controllo americano.
Secondo la compagnia petrolifera canadese Talisman, le riserve
petrolifere del Sudan sono di circa 1 miliardo di barili, mentre quelle
di gas arrivano a 3000 miliardi di metri cubi. Il massacro e la fuga
della popolazione locale è solo un pretesto per future azioni militari.
Bush e i suoi luogotenenti sanno quanto sia necessario manipolare i
sentimenti della pubblica opinione, e sfruttano la tragedia umana per
promuovere i propri obiettivi ad ampio raggio. La drammatica
definizione di "genocidio", utilizzata da Colin Powell, è solo una
mossa tesa a indurre le Nazioni Unite a sanzioni che fermino il vitale
flusso di petrolio (diretto principalmente verso la Cina) e creino il
presupposto per un "intervento umanitario".

Queste considerazioni hanno trovato risonanza nella discussione
trasmessa da un canale via cavo, C-Span, del 15 settembre scorso.
definendo il conflitto in Sudan "una guerra civile", Akbar Muhammad,
portavoce della Nation of Islam, ha asserito che si tratta di un
"complesso conflitto umanitario, che non ha a che vedere con la razza."
Tutti gli altri partecipanti alla discussione (tutti di colore) si sono
detti d'accordo su questo punto fondamentale.

"Non si tratta di genocidio, né di pulizia etnica" ha confermato
l'attivista nero Imam Khalid Abdul-Fattah Griggs. La "crisi umanitaria"
è reale, ma secondo lui la guerra è provocata da "una iniqua
distribuzione delle risorse" (Al jazeera)

L'intervento umanitario è un sotterfugio noto e già praticato
efficacemente dalle amministrazioni Clinton e Bush. È stato invocato
come giustificazione del coinvolgimento americano in Kosovo, che ha
portato all'indiscriminato bombardamento aereo di obiettivi civili
serbi per settantotto giorni. In realtà, si è trattato di un piano ben
congegnato per stabilire basi strategicamente dislocate nei Balcani:
basi che molti considerano fondamentali per il futuro economico
dell'America. I Balcani, infatti, sono il crocevia di cruciali
oleodotti e gasdotti, e un terreno di prova per il controllo dell'Asia
centrale e delle sue ricchezze naturali.

Le accuse di Powell sono parse sospette negli ambienti governativi
sudanesi: l'amministrazione americana si è dimostrata assai meno
interessata a trovare una soluzione alle tragedie umanitarie in atto in
Iraq, Afghanistan e Haiti. Il presidente sudanese Omar Al Bashir è
giunto a ipotizzare che gli Stati Uniti possano avere un ruolo
nell'istigazione del conflitto di Darfur. Bashir afferma che gli Stati
Uniti "hanno contribuito all'addestramento e all'armamento dei ribelli
del Sudan Occidentale che si sono sollevati contro il governo sudanese
l'anno scorso" (Reuters).

"Chi, se non gli Stati Uniti, sta dietro a tutto questo... Hanno
raccolto i ribelli in Eritrea, hanno creato campi di addestramento per
loro, li hanno finanziati, armati e dotati di telefoni satellitari
Thuraya, in modo che potessero parlare da qualunque luogo con tutto il
mondo, " ha ribadito Bashir al quotidiano Al-Ahram, rispondendo a una
domanda sul coinvolgimento di potenze straniere in Darfur. (Reuters)

E chi, sapendo quanto il massacro in Iraq sia motivato dal petrolio,
potrebbe dubitare delle parole di Bashir? Solo la scorsa settimana, il
Guardian ha riferito che gli Stati Uniti potrebbero essere coinvolti
nel golpe in Guinea Equatoriale. "L'aiuto sotto-segretario alla Difesa
per gli affari africani del Pentagono si è incontrato due volte
ufficialmente con un cittadino britannico accusato di essere uno degli
organizzatori del colpo di stato. Il presidente della Guinea
Equatoriale ha accusato gli Stati Uniti di essere dietro al complotto,
ma l'amministrazione Bush ha negato di avervi avuto alcun ruolo."
(Democracy Now)

Analogamente, il coinvolgimento dell'amministrazione americana nel
fallito colpo di stato contro Hugo Chavez, in Venezuela, è oggi ben
documentato. In quel brutto affare, Bush aveva immediatamente quanto
illegalmente riconosciuto il nuovo governo Carmona, nonostante il
"manager petrolifero" avesse rapidamente messo i sigilli al Parlamento
e alla Corte suprema nelle prime 24 ore del suo breve regno. Questa è
stata, forse, la migliore dimostrazione dell'atteggiamento
dell'amministrazione Bush nei confronti della democrazia, e della sua
determinazione a fare "tutto quel che va fatto" per controllare le
sempre più scarse risorse del pianeta.

Il petrolio è l'elemento che domina la politica estera
dell'amministrazione Bush: che richieda un colpo di stato o un
"intervento umanitario", una minaccia del Congresso (come nel caso
delle PEMEX messicana) o il trasferimento clandestino di azioni
prestanome di investitori americani (come nel caso della Yukos russa),
o la guerra (come in Iraq e in Afghanistan), il petrolio è il motore di
ogni decisione politica.

La stessa regola si applica anche al Sudan. Gli Stati uniti non hanno
intenzione alcuna di ridurre la violenza a Darfur. Basta guardare cosa
sta accadendo in Afghanistan per sapere che l'amministrazione Bush non
è disposta a rischiare la vita dei soldati americani per rendere sicuro
il paese. In tre anni, gli Stati Uniti non hanno fatto nulla per
mettere in discussione i signori della guerra locali e favorire
l'integrazione della nazione sotto un governo centrale forte. Sarebbe
ingenuo aspettarsi che per Darfur si inauguri un nuovo corso.

Anzi, un intervento americano probabilmente sarebbe la migliore
garanzia di una "afghanizzazione" del Sudan. In altre parole, sarebbe
messo al governo un fantoccio degli americani (come Karzai), per
permettere e giustificare il saccheggio delle risorse, mentre la
violenza e le sofferenza continuerebbero appena al di fuori delle mura
della capitale. L'impegno delle truppe sarebbe limitato alla messa in
sicurezza di Khartoum e a tutelare le ricchezze sudanesi, passate sotto
l'ombrello economico degli Stati Uniti.

Hashim Syed Mohammad bin Qasim, rappresentante della Online
International News Network (OINN) nota che "Il controllo del gas e del
petrolio sudanese è certamente al centro di tanta attenzione...
Nonostante in Kashmir, in Cecenia e in Palestina ci siano situazioni
analoghe (di lotta per la libertà politica), le Nazioni Unite fanno
finta di non vedere. È dunque evidente che la macchina delle Nazioni
Unite (USA+UE) ha bisogno di petrolio per mettersi in moto, e si tiene
alla larga dalle aree che non ne hanno."

bin Qasim sembra aver scoperto la chiave di volta della politica estera
americana, i cui architetti sembrano avere, adesso, il Sudan nel mirino.


Documento originale  
Zeroing in on Sudan
http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=2&ItemID=6352

Traduzione di paolo canton

[ Il regime dei visti per i cittadini della Unione di Serbia e
Montenegro che si volessero recare nei paesi della Unione Europea
confligge clamorosamente con gli elementari principi della reciprocita'
e della liberta' di movimento ... ]

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-10-18.html

VIZNI REŽIM

Milan Tepavac,
Beograd, 17. oktobar 2004

VIZNI REŽIM MORA BITI ZASNOVAN NA PRINCIPIMA RECIPROCITETA I SLOBODE
PUTOVANJA

O tome da naši gradani prakticno ne mogu da dobiju vize za putovanje u
zemlje Evropske unije ne treba trošiti mnogo reci. Puni gorcine
protetuju po novinama...Svima nam je poznato da prakticno mi ne možemo
da putujemo u zemlje te organizacije, koja – uverevaju nas
savakodenevno njena birokratija i vlastodršci država clanica i naši
domaci – nas navodno poštuje i želi nam dobrodošlicu u njihovo društvo.
Oni, jednostavno receno, naprosto lažu. Jer, ono što cine je rasisticka
diskriminacija prema nama kada je rec o slobodi putovanja. Ustvari,
nakon iskustva sa pokušajem da dobijete vizu da biste videli lepote
Rim, Firence, Venecije, Beca ... dobijete potvrdu da se radi o jednoj
konstanti u politici te organizacije prema nama vec petnaestak godina,
politici koja je vodila ka razbijanju SFRJ, a zatim SRJ, razbijanju
nacionalnog korpusa srpskog naroda i krvoprolicu da bi se na prostoru
SFRJ stvorile mini državice koje objektivno ne mogu biti ništa drugo
nego marionete te organizacije odnosno njenih dominantnih clanica. Koje
nisu u stanju ni da se izbore za ravnopravnost kada je u pitanju
turizam, sloboda kretanja, sloboda putovanja...

Ako poželite da odete kao turista u jednu od tih zemalja bucete
izloženi maltretiranju, ponižavanju, nerviranju, gubljenju vremena i
novca i na kraju – oni ce vec naci razlog zbog cega vam ne daju vizu.
Nakon što ste pribavili i poneli sa sobom hrpu dokumenata, morate
pupuniti formular koji se zove "Zahtev za izdavanje vize". Ima oko
stotinu pitanja na koja morate odgovoriti, medu kojima su i da li ste
muško ili žensko, da li ste oženjeni/udati, razvedeni/razvedena,
udovac/udovica, dvojacko prezime majke, i tako dalje. Za utehu vam je
što licni maticni broj (JMBG) ne morate da upišete ako ne želite.

Zacudo, u formularu-zahtevu za šengensku vizu je napisano da svi podaci
koje ste dali idu u kompjutere svih drzava clanica Šengenskog
sporazuma. Tako da znate.

Iako na formularu nema one cuvene "Izgubite svaku nadu vi koji
ulazite..." brzo ce vam biti jasno da se to podrazumeva nakon što
cujete prve osorne reci cinovnika ambasade kod koga ste došli na
"intervju", kako to oni krste. A kada je trebalo oslabiti odbrambenu i
ekonomsku moc zemlje i izvršiti svojevrsni genocid nad srpskim narodom,
onda su šakom i kapom davali vize i na taj nacin odveli k sebi stotine
hiljada mladih, lepih, obrazovanih, talentovanih, primamljenih uglavnom
zlonamernom propagandom i lažnim obecanjima.

Nakon nekoliko bezuspešnih pokušaja, procitah ovih dana u štampi izjavu
ambasadora Italije o usponu odnosa izmedu naše zemlje i Italije (što me
posebno raduje), u kojoj je naznacio da mu je poznat problem viza, ali
da ce italijanska strana uciniti potrebno da se to stanje promeni na
bolje. Pun nade, krenuh u ambasadu. Medutim, i tu se ponovi prica
opisana napred u ovome tekstu. Izvinjavam se na izrazu, ali mislim da
je Šengen naprosto jedan tor u kome se njegovi stanovnici doduše
slobodno krecu unutar toga tora, ali izvana jedva da neko može da
prodre unutra osim bliskih prijatelja po nekakvoj politickoj i
ideološkoj opredeljenosti...

Da apsurd i osecaj našeg ponižavanja bude veci, prvo, gradani tih
zemalja mogu, kao što je poznato, da u našu zemlju ulaze bez viza!
Drugo, cak u vreme postojanja berlinskog zida jugoslovenski državljani
su mogli da putuju bez viza u 54 zemlje sveta, ukljušujuci i u gotovo
sve evropske! A vlastodršci EU svakodnevno nas uveravaju da je pad toga
zida obezbedio nove prostore slobode. Za njih da, a za nas, vidimo,
suprotno od toga. Nama su razbili državu, izazvali krvoprolice, uveli
genocidene sankcije, pocinili genocid nad srpskim narodom a sada,
uporedo sa ocigledno neiskrenim pozivima da udemo u njihovo društvo,
nas dave viznim režimom kao zmija žabu.

Kada govorimo o viznom režimu nemoguce je ne spomenuti famozni KEBS
(OEBS) zato što je to pitanje u njegovom mandatu prema njegovim
konstitutivnim dokumentima. Finalni akt KEBS iz 1975. i Pariska povelja
iz 1990. godine šefova država i vlada te neverovatne organizacije kažu
da su slobodna turisticka i druga putovanja gradana država OEBS jedan
od principa na kojima pociva ta organizacija. A celnik Misije te
organizacije u Beogradu Mauricio Masari, umesto da se bavi pitanjima iz
oblasti mandata te organizacije u koje dakle spada i sloboda putovanja,
van svakog konteksta gotovo svakodenevno nam drži iritirajuca
predavanja iz demokratije i civilizovanosti, posecuje sela i osnovne
škole po Srbiji, drži predavanja policajcima kako da se kulturno
ponašaju, skokne do Podgorice da tamo nešto obavi i slicno. Naprosto
neverovatno šta taj covek i ta organizacija rade u ovoj zemlji! Zašto
bar ne zaviri u konstitutivne dokumente svoje organizacije pa bi našao
da mu u mandat spada i unapredenje slobode kretanja ljudi i ideja,
problem povratka proteranih sa svojih ognjišta i iz svojih stanova, a
ne pitanje da li srpski policajci znaju svoj posao (ja mislim da znaju).

(Izdaja mandata – medu kojima su najvažniji nepovredivost granica i
teritorijalnne celovitosti država u Evropi - i zlocini ove organizacije
protiv SFRJ i SRJ i srpskog naroda, posebno prema onom delu srpskog
naroda koji je "ostatak zaklanog naroda", su posebna tema i time se
necemo baviti ovom prilikom. Nakon što je "obavila posao" sa SFRJ i SRJ
sada je ta organizacija okrenula plocu pa prica da se vraca na te
principe kako bi sacuvala teritorijlni integritet svojih ilegalnih
tvorevina!).

Ni po kojim kriterijumima, pa ni po nacinu na koji tretiraju problem
viza i slobode kretanja svojih gradana, u našoj diplomatiji ima malo
normalni ljudi. Ko normalan može da donese odluku da svi stranci mogu
kod nas dolaziti bez viza, a istovremeno praviti se slep i glup i ne
videti godinama te redove svojih gradana pred EU ambasadama po cicoj
zimi i po paklenoj vrucini koji su, k tome, izloženi ponižavanju od
strane primitivnih i bahatih konzularnih cinovnika (koji su, usput
receno, uglavnom ovdašnji, "naši", domaci). Pa zar njima nije jasna
najprostija stvar kada je rec o viznom režimu: tu mora da važi princip
reciprociteta. Pa, zar njima nije jasno da euovci i oebsovci nikada
nece menjati svoj režim dok njihovi gradani mogu u našu zemlju da ulaze
bez viza bez da zahtevamo reciprocitet? Da li su ti ljudi ikada igde
ucili da je osnovni princip ne samo medunarodnog prava i osnovnih
politickih dogovora o evropskoj bezbednosti i saradnji princip da su i
države i ljudi ravnopravni, da nema rvnopravnijih i manje ravnopravnih?
Zar ti ljudi nemaju toliko pameti da ne vide da je posredi politika
rasisticke diskriminacije Srba, inkriminisana medunarodnim i
nacionalnim pravom kao medunarodno krivicno delo?

Ocigledno, petooktobarske vlastodršce nije briga za svoje gradane. Kada
oni treba da putuju njihove sekretarice nemaju nikakvog problema da za
njih pribave vize od naklonjenih im ambasada EU.

Imajuci u vidu napred izneto, predlažem najnormalniju stvar: da se pod
najhitnije vizni režim postavi na striktni princip reciprociteta iz
pravih, moralnih, politickih, civilizacijskih i zdravorazumskih
razloga. Verujem da bi se ubrzo pokazalo da bi EU vlastodršci bili
prisiljeni od svojih gradana da menjaju vizni režim prema našoj zemlji.

Pozivam ovom prilikom gradane naše zemlje da na neki nacin bojkotuju
putovanja u zemlje EU, da se, u znak solidarnosti sa svojim
sugradanima, uzdrže od traženja viza za privatna i službena putovanja
od onih zemalja koje tako protivpravno, necivilizacijski ponižavaju
gradane naše zemlje sve dok se ne dogovori i ne primeni potpuni
reciprocitet u duhu medunarodnog prava i dokumenata OEBS, a to znaci
puna sloboda putovanja "iz licnih i profesionalnih razloga", kako se to
garantuje Finalnim aktom OEBS i demokratskim i civilizacijskim
standardima. Ne dozvolimo da nam ambasade clanica EU u našoj vlastitoj
zemlji rade to što nam rade. Bojkot podnošenja zahteva za putovanje u
te zemlje vidim kao za sada najprikladniji nacinda da dode do promene
nabolje za naše gradane.

[ Benche' affetto da una certa ossessione anticomunista, il
commentatore serbo-statunitense Nebojsa Malic sa descrivere con
profondita' e colore la attuale situazione nei Balcani. In questi due
editoriali che qui riportiamo, egli da una parte si chiede quali
confini debba/possa mai avere la Serbia, dall'altra chiede il ritiro
delle truppe di occupazione occidentali dall'area... ]

Two commentaries by Nebojsa Malic

SEE ALSO:

Imperial Balkans: A Legacy of Lies and Disasters (23/9/2004)
http://www.antiwar.com/malic/?articleid=3640

Electing to Abstain (10/7/2004)
http://www.antiwar.com/malic/?articleid=3721

(go to the original URLs to find many useful hyperlinks)

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http://www.antiwar.com/malic/

Solving the 'Serbian Question: Empire's Sinister Plans'

Thursday, October 14, 2004 -- Balkan Express

by Nebojsa Malic

It was only a matter of time before someone said it: "[A]n old question
haunts the continent: Where should the borders of Serbia lie?" So began
Roger Cohen's commentary in the International Herald Tribune on
Tuesday, titled "The Serbian Question, Still on Europe's Plate."

Though the wars of the 1990s – which he blames squarely on Slobodan
Milosevic's "destructive vision" – are over, the "issues behind the
killing are not yet resolved," Cohen says. "Fundamental decisions will
have to be made soon – about the nature of Bosnian society, about
Kosovo, and about the future of the truncated federation of Serbia and
Montenegro."

Cohen is carefully vague, but the article makes it obvious what the
"solution" is likely to be. Total centralization of Bosnia and the
separation of Kosovo and Montenegro – the Morton Abramowitz platform,
to the letter – are presented as almost inevitable.

Kosovo as Paradigm

Cohen, like the rest of the Western press, frames Kosovo in simple
terms: "Serb minority" versus the "overwhelming Albanian majority" that
demands independence. One conclusion clearly follows from the
terminology: "An adjustment of borders may have to come one day."

The only thing shocking here is Cohen's admission. The Empire's
official propaganda arm, Voice of America, considers Washington
"sympathetic towards independence" in a report indicating all Albanians
are united on the issue. In just a few days, the Albanians will come
out and vote for a new provisional government, an institution created
under the "constitutional framework" by a UN viceroy in 2001.

Some may argue that the UN had no mandate to create a virtual state in
occupied territory where it was only authorized to provide "substantial
autonomy." That's true. It is also true that the armistice signed by
NATO and the Yugoslav military was not an act of unconditional
surrender, though NATO treated it as such. It is also true that NATO
and the UN mission in Kosovo (UNMIK) are in violation of the UN
Security Council Resolution 1244, which provides cover for the
occupation that resulted from an illegal war of aggression. And it is
also true that nobody cares – especially not the UN and NATO. The
Empire does not obey treaties; it creates them to demand the obedience
of others.

When the beleaguered Kosovo Serbs announced they would disobey the
Empire and not participate in the elections, both they and the
government in Belgrade faced enormous pressure. Prime Minister
Kostunica declined to coerce his compatriots in Kosovo, but President
Tadic caved in.

Not surprisingly, UNMIK praised Tadic's choice. So did the UN, Brussels
and Washington. "Participation will allow the minority community to
have its voice heard," said viceroy Jessen-Petersen last Wednesday, and
was echoed by the State Department spokesman the following weekend.

Of course, the reason Kosovo Serbs are boycotting the election –
Tadic's plea notwithstanding – is that their voice has not been heard
since 1999, despite them bending over backwards to collaborate with the
UN/NATO occupiers. Serb participation is not really about anyone having
a voice, but about lending legitimacy to the occupation regime.

Absence of Resistance

In the remainder of Serbia, official resistance to the rape of Kosovo
is virtually nonexistent. Serbia's dominant political parties all come
from the same bloc supported by the Empire in the fall of 2000 to
overthrow the government of Slobodan Milosevic. They know the Empire's
definition of "reformers": those who stay bought; all others are
denounced as "ultra-nationalists."

President Boris Tadic is a reformer, all right. The Empire has doubts
about Prime Minister Kostunica, but then no one can say for sure where
he stands – probably not even Kostunica himself. The AP casts Tadic as
a brave pro-Western voice and Kostunica as part of "those supporting
the hardline policies of confrontation by Milosevic and his loyalists."
But the truth is rather less dramatic. Kostunica's political quarrel
with Tadic is "over how far to bend to Western wishes" (Reuters), not
whether.

Last week, Tadic condemned Kostunica's policies of "not doing anything"
as "extremely inefficient and dangerous for our national interests."
That implies his policy of unquestioned obedience is beneficial. But is
it? It does not seem to appease the Hague Inquisition. It only
emboldens the advocates of Kosovo independence. Satisfying one set of
demands only brings out another: that's the way with successful
extortion.

Is there no one in Serbia who would pursue a logical policy: defend the
country's integrity and independence, demand that the Empire cease
meddling and return the illegally occupied Kosovo? Seems not. Such a
policy would serve Serbia, and the present leadership serves only
Brussels and Washington. This is why European and American policymakers
can engage in plotting "solutions" to the "Serbian question." The Serbs
don't seem inclined to stop them.

"Thesis Reversal"

Roger Cohen's article ends with a comparison that is ominous, yet
entirely consistent with the way the Empire has been casting the
Balkans conflict:
"An attempt to keep [Kosovo] within Serbia may in the end merely
prolong the Serbian question. It was only with the resolution of the
German question that peace came to Central Europe. As long as the
Serbian question festers, the Balkans will remain unstable."

What Cohen is referring to here as the "resolution of the German
question" is somewhat unclear. He could be talking about the
reunification of Germany in 1991, but it neither brought peace (since
Germany immediately fomented conflict in Yugoslavia), nor does it fit
into the theme of the article; partition, not unification, is on
Cohen's mind.

The other option is the horrendous ethnic cleansing of almost 12
million Germans after 1945, often from lands they had inhabited for
centuries. The victors justified this as "revenge" for Nazi atrocities;
the ethnic cleansing of Serbs from Kosovo in 1999 and the subsequent
terror against the remnant has been consistently described as "revenge
attacks" by Cohen's colleagues in the press. In the eyes of the Empire,
Serbs can never be victims of ethnic cleansing – only perpetrators.

But while Hitler's Germany claimed territories in Eastern Europe
(including, interestingly enough, Serbia) by the "right" of conquest,
the Serbs did no such thing in Yugoslavia. They actually had rights,
both as founders of the first Yugoslavia and oft-abused partners in the
second, guaranteed by the Yugoslav Constitution and a host of
international treaties and conventions. These rights were flagrantly
violated by the seceding regimes in Ljubljana, Zagreb and Sarajevo, and
their EU and U.S. sponsors.

How is it not "aggression" to forcibly separate territories from a
country (again, in violation of international treaties) but it is
"aggression" when the two million people living in those territories
object? How can it be considered "aggression" to defend one's country
against a terrorist separatist movement, as Slobodan Milosevic did in
Kosovo, but entirely legitimate to actually start a war and occupy
Kosovo on behalf of that terrorist movement, as NATO did?

And yet, most of the mainstream Imperial view of the Balkans is one
gigantic "thesis reversal" of this kind.

One Alternative

After the projected amputations, Cohen would see the resulting Serbia
handed over to the EU: "Where empires – Ottoman, Austro-Hungarian or
communist – once ruled, the EU would step in, a benign deflator of
nationalist extremes." However, the EU is an empire, or an adjunct to
one, and has a record of maliciously inflating nationalist extremes in
the Balkans.

Although the EU is being forced on Serbia as the "only choice,"
becoming a tributary to the Brussels Leviathan does have alternatives.
Take for example Iceland, the wealthiest place in Europe despite its
small size, population and scarcity of natural resources (which is not
a problem for Serbia): it has grown prosperous precisely because it has
not joined the EU.
"Icelanders believe that self-government is the natural condition for a
sturdy, free-standing citizenry. They understand that there is a
connection between living in an independent state and living
independently from the state. They have no more desire to submit to
international than to national regulation. That attitude has made them
the happiest, freest and wealthiest people on earth." (The Spectator,
Oct. 9, 2004)

Why is this so difficult to understand?

What's Next?

Cohen's commentary is just the latest in a continuum of fiction, but
perhaps the most forthright since Richard Holbrooke's memoir. Only the
deliberately dim can claim ignorance now: Serbia is to be dismembered,
starting with Kosovo and ending who-knows-where, in the interest of
"Balkan stability."

Rhetoric notwithstanding, the current crop of politicians in Serbia is
either oblivious to this threat, or believes it inevitable and
therefore not worth fighting. If the Serbian people lack the will to
resist the fate Empire has chosen for them, it is very hard to argue
they don't deserve it. Is something truly a crime if the victim
consents?

But then, from Dayton to Kumanovo, such "consent" is just what the
Empire has been after all along.

---

http://www.antiwar.com/malic/?articleid=3584

Withdraw From the Balkans And End a Disastrous Intervention!

Thursday, September 16, 2004 -- BALKAN EXPRESS

by Nebojsa Malic

When Napoleon ordered the abduction and murder of a political opponent
in 1804, his foreign minister, Count Talleyrand, commented: "That was
worse than a crime; it was a mistake." Apparently, the wisdom of
Talleyrand was not limited to the time. The public opinion in the U.S.
and its "willing allies" may have successfully ignored the fact that
the Iraq war was a crime – under Nuremberg Principle VI (a) – but it
can hardly close its eyes to the mounting evidence that it was a
colossal mistake.

Britain's Financial Times floated the heretofore unspeakable idea in an
editorial Monday, offering a scenario in which the Washington might
save face and still extricate itself from the nightmare that is Babylon:

"The time has therefore come to consider whether a structured
withdrawal of U.S. and remaining allied troops, in tandem with a
workable handover of security to Iraqi forces and a legitimate and
inclusive political process, can chart a path out of the current chaos."

The advice may well be too little, too late, as the situation in Iraq
deteriorates rapidly. Even so, there doesn't seem to be any readiness
in the U.S. to take it. On the same day, two American "national
security consultants" published an opinion piece in the International
Herald Tribune, claiming that the difference between a "success" in
Bosnia and failure in Iraq was the insufficient number of troops for
the latter. It is an utterly misplaced comparison; the occupation of
Bosnia took place at the end of a brutal civil war, with the three
sides hating each other more than they hated the foreigners. It does,
however, provide an occasion to reflect on the alleged "success" of
Imperial intervention in the Balkans, compared to the obvious failure
of Iraq.

The Final Solution

Croatia seceded from Yugoslavia in 1991, with the vocal support of
Germany, Austria, the Vatican, and somewhat less pronounced backing
from the United States. Contrary to popular perception, the crumbling
federal government did not try to crush the secession. It did, however,
support the native Serb population that remained loyal to Yugoslavia,
resented being erased from the Croatian Constitution, and remembered
all too well a genocide perpetrated by the pro-Nazi Croat authorities
in World War Two – whose "legacy" the new authorities eagerly embraced.

A UN plan for ending the bloody conflict established an armistice in
early 1992, putting the Serb-inhabited territories under UN protection.
Though this status quo supposedly benefited the Serbs, the EU plan for
Yugoslavia's dissolution ruled out any changes to the Communist-drawn
borders, effectively recognizing Croatia's claim to these territories.

As the negotiations dragged on to no avail, Croatia's military was
being armed and trained by the United States, as an asset to be used in
the Bosnian War. After several probing attacks, such as the Medak
incident (1993), Croatian forces assaulted Serb zones in May and August
1995, in full sight of impotent UN troops. It was the largest single
instance of ethnic cleansing in the modern Balkans wars, and it went
completely unpunished.

Croatian authorities have recently demolished monuments to Nazi leaders
from its dark past, but the largest monument to their legacy still
stands: the Serbs who lived along the old Military Frontier since the
late 1600s are now gone.

Jihad Unleashed

In neighboring Bosnia, outside involvement created even greater
calamities. Though it became obvious as early as 1991 that the ongoing
survival of Bosnia as an entity (independent or otherwise) depended on
the three main ethnic communities finding a modus vivendi, Bosnian
Muslim leader Alija Izetbegovic repeatedly sabotaged various attempts
at compromise. Supported by the United States, Izetbegovic chose to
declare Bosnian independence unilaterally, sparking a conflict first
with the Serbs, then the Croats. In the resulting mayhem, no one was
innocent. But Izetbegovic's backers blamed everything on the Serbs,
using their alleged "genocide" as a pretext to involve NATO in a combat
operation (for the first time since the Alliance's inception) and
impose a "peace" on Bosnia that has been anything but.

The root of all problems in Bosnia is the notion of ethnic politics,
promoted by democracy, and the ensuing question of which community will
hold power over others. This caused the war, not "ancient hatreds" or
religious differences. Under Imperial occupation, ethnic politics have
become an institution and the ethnic autonomy guaranteed by the peace
agreement has steadily fallen prey to efforts at centralization.

The very worst consequence of the Bosnian War was the unleashing of
Islamic jihad on Europe, as thousands of militant Muslims fought on the
side of Izetbegovic's forces and settled in post-war Bosnia.
Izetbegovic himself authored in 1971 the Islamic Declaration (.pdf), a
manifesto for Islamic revolutionaries worldwide, and has never
renounced his beliefs. But the unreserved support he received from
Washington enabled him to continue the pretense of being a secular
democrat until the day he died.

Aggression and Pogroms

In 1998, the U.S. intervened again, this time on the side of Albanian
militants seeking to separate the province of Kosovo from Serbia and
carve out an ethnically pure "Greater Albania." After a staged massacre
and an ultimatum designed to be rejected, NATO began bombing Serbia on
March 23, 1999.

The attack was clearly illegal, and the attackers knew it. But the
bombing went on for 78 days, justified daily by the vilest lies from
the NATO propaganda mill. In the end Belgrade backed down, signed an
armistice, and allowed the NATO/KLA occupation of Kosovo. All of the
accusations were proven false; there was no "genocide." On the other
hand, the KLA expelled hundreds of thousands of non-Albanians, looted
and torched their homes, and demolished over 100 Serbian Orthodox
churches, chapels and monasteries, often in the presence of NATO troops.

In the most recent pogrom, the biggest so far, 50,000 Albanians
rampaged through the province for two days, destroying thirty churches
and expelling 4,000 Serbs. The perpetrators were never caught, let
alone punished.

Even after five years, the Empire persists in denying the reality of
its occupation of Kosovo, while Albanian criminal clans rule the
province and everyone, especially non-Albanians, suffers.

Surrender to Terrorism

The occupation of Kosovo soon had tragic consequences in Macedonia, as
the KLA mounted another terrorist land-grab. When Macedonian
authorities tried to fight, the U.S. and EU interfered, pressuring the
government to capitulate to KLA demands. The same propaganda that so
thoroughly mislabeled the Bosnian War and justified the aggression in
Kosovo now spun terrorism as a fight for "greater rights," which in
practice actually meant special privileges.

As willing as Macedonian politicians were to take orders from the
Empire to surrender to terrorism, their people are somewhat different.
They have won a right to organize a referendum on the redistricting of
the country – the last phase of the capitulation that would have given
Albanians disproportionate political power. Naturally, the EU and
Washington condemned the referendum, and continue to pressure Skopje to
cancel it, or ignore its results.

Destruction of Justice

Last, but not least, the Empire has sought to justify its intervention,
aggression and occupations by establishing a "war crimes tribunal" for
the former Yugoslavia in The Hague, with the mission to judge people
suspected of war crimes.

Resembling the Inquisition or a Star Chamber in its methods and
practices, obeying no law but its own, always serving at the pleasure
of the Empire, the "International Criminal Tribunal for the former
Yugoslavia" has become a paragon of injustice and persecution in this
modern world. Led by mad prosecutors and chaired by arrogant "judges,"
petty tyrants who often trample law whenever convenient, it is a
circus, not a court. Its chief purpose is to fabricate a version of
recent history that would cast former president Slobodan Milosevic and
the entire Serb political leadership as a vast conspiracy against peace
and humanity – an insane argument if there ever was one.

Presented as a legitimate UN court, it is instead a mockery of justice,
a factory of lies, a cancer on the established body of international
law.

Empire Out!

Everyone who advocated intervention in the Balkans invoked humanitarian
reasons and moral obligations. They wanted to stop "humanitarian
catastrophe," and "ethnic cleansing" and "genocide," but actually
promoted – even caused – them all. They proclaimed their devotion to
justice as they were busily destroying every vestige of the rules of
conduct painstakingly crafted to prevent the very sort of barbarism
they habitually engaged in for the cause of "benevolent global
hegemony." Even the claims of fighting terrorism rang hollow as they
actually helped terrorists. Its authors may claim success – indeed they
must, in order to survive in Imperial politics – but reality belies
their rhetoric.

Worse yet, the Balkans adventures helped create the American Empire as
it exists today. It was a triumph of belligerent social engineers and
power-hungry bureaucrats over the danger of peace posed by the abrupt
ending of the Cold War.

Some would argue that the United States and its satellites – the
self-proclaimed "international community" – have a responsibility to
help undo the damage they have done in the southeastern corner of
Europe. This is impossible. What has been destroyed by force cannot be
repaired or rebuilt by force – and force is the only tool at
governments' disposal. Furthermore, it is highly unlikely the Empire
will itself recover from the demons unleashed by its misguided and
malicious meddling; it can hardly help anyone else.

Not just the best, but the only way the Empire can help the Balkans now
is to depart from it, forever.

[ in italiano:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3895
en francais:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3879 ]

Do we still have the right to criticize Bush?

Wolfowitz (the Pentagon) Tries to Bankrupt Michel Collon's Publisher

VANESSA STOJILKOVIC

265,000 Euros! (300.000 $) This is the enormous sum of money Hasbro is
demanding from EPO, the publisher of Michel Collon's book, Monopoly -
NATO in Search of World Conquest. Hasbro has initiated legal action in
Paris for alleged « copyright infringement » of their board game,
Monopoly. But who is pulling the strings at Hasbro ? Paul Wolfowitz.
Yes, the number 2 man in the Pentagon, Undersecretary of Bush's war
program. There are various indications that the attack is politically
motivated...

US multinational Hasbro suited the publisher EPO before the Court of
Justice in Paris. Demanding 150.000 Euros for the damage made to its
marks, 100.000 Euros for 'parasitism' and 15.000 Euros for costs. Why
in Paris since the publisher is Belgian ? Because French courts are
more repressive concerning freedom of speech and right to parody. On
July 9th 2004, EPO was condemned to pay 20.000 Euros. He decided to go
in appeal.
Is this a simple lawsuit about commercial and legal questions ? Not at
all :

1° The « legal pretext » is scurrilous : Hasbro alleges that it is « a
victim of copyright infringement » because Michel Collon published his
masterly analysis of the US global strategy under the title of Monopoly
- NATO in Search of World Conquest.
The maneuver is legally awkward. Because prohibitions concerning the
use of commercial trademarks exist to prevent actions that can be
described as 'unfair competition'. However, a book of political
analysis obviously does not compete with the sales of a board game.
Michel Collon's book bothered US leadership circles by exposing its
strategy of global warfare and unmasking their pretexts. But who can
claim with a straight face that this book would subtract from global
sales of the Monopoly board game ? They have something else in mind.

2° If we look at the board of directors of Hasbro, we find Paul
Wolfowitz among them. Vice-minister of War, he is the 'thinker'
preparing sinc 1991 the US strategy of 'global war'. He was the man who
first pushed Bush to war.
He, of course, resigned this lucrative position after he was named in
this Bush administration. (Hasbro, along with Mattel, is one of the two
global giants that dominate the toy industry). But business and
politics in the USA are « communicating » with frequent exchanges. Dick
Cheney, also, resigned from his position at Halliburton, but he
continues to pull some strings.
In the board of directors of Hasbro, we also find Marie-Helen Kravis.
Her name is not well known, but she happens to be the wife of one of
the world's riches men. The couple is tied in to the
military-industrial complex and to Israel, as well, via the secret
services and the global Jewish lobby in Congress. (Look the articles
that follow here: « Who's Hiding Behind Hasbro ? » and « Wolfowitz, the
'Brains' behind the Global War ».

3° It is clear that their goal is to bankrupt the publisher. EPO,
active in France and in Belgium, distinguished itself over the past few
years by publishing numerous books devoted to exposing US imperialism.
The following titles are only a sample: « September 11» by Franssen; «
Palestine » by Lucas Catherine; and the works of Calvo Ospina on the
CIA - Bacardi - Cuban Mafia connection. Or Hassan & Pestieau on the
occupation or Iraq. (See www.epo.be)
The publisher of EPO is fighting courageously in order to maintain his
independence in the wake of mergers that have put large publishers in
the hands of industrial and financial interests. To demand such an
exorbitant sum from him is clearly meant to prevent him from continuing
his publishing activities.

4° The problem is Monopoly's politically charged contents. In this
book, published in 2000, Michel Collon delivered a masterful
presentation that showed the war against Yugoslavia was not at all
humanitarian in nature, but, instead, announced other wars to come,
most notably the war against Iraq and against Afghanistan, which has
since been confirmed. He revealed that Washington is fighting for the
control of petroleum routes (projects for oil pipelines that will
traverse the Balkans), which will permit it to eventually block
European energy supplies. The real crime of Collon is to have exposed
with evidence the global war US strategy.

5° Michel Collon unmasked Wolfowitz in his book "Liar's Poker". The
Belgian author nailed Wolfowitz with a little-noticed report that dated
from 1992. Since 1992, Wolfowitz has been demanding that the Pentagon
do everything possible to prevent the appearance of a European army. At
a time when it seemed that the USA and Europe were marching in step,
Collon has shown that this report was a barely concealed declaration of
war against the USA's European 'friends'. The analysis was confirmed by
subsequent events and the opposition between USA and EU. (See Collon's
Liar's Poker, p. 116.)

6° Michel Collon : a man to destroy ? For the last twelve years, the
Belgian author has been leading original political actions that have
contributed a great deal in unmasking US imperialism. Since the
celebrated Attention, médias ! appeared in 1992, his books, frequently
republished in new editions and translated into numerous languages,
combine a strategic analysis that is at once global and trenchant; his
original contribution of the « media test » concept established his
reputation as a man who « outed media-lies ». Co-director with Vanessa
Stojilkovic of the film, The Damned of Kosovo, which has been
translated into six languages, Collon has been invited to hundreds of
conferences and debates throughout Europe and around the world.
An analyst, but also militantly anti-war, Collon has led important
international missions that studied the consequences of US aggressions
: « 15 Belgians under the bombs of Nato » (Yugoslavia, 1999) and the
120 « Inspectors for Peace» (Irak, 2002). This accounts for
Washington's fury. (soon at www.michelcollon-info/bio)

7° But it is most of all because of his « war crimes » lawsuit, which
he filed in Bruxelles against US General Tommy Franks that unleashed
Washington's wrath. Michel Collon is one of the leaders of the movement
"Stop USA," which has helped the families of 17 Iraqi victims file a
complaint in Brussels in 2003 against General Franks, Commander in
Chief of the US Army, for war crimes. It is a solid case that is based
on numerous witness testimonies. The complaint stood an excellent
chance of putting him away for good. But threats from Washington forced
Brussels to suppress its own law of « universal competence ».
'Coincidence' : The Hasbro firm went on the offensive a few days after
the filing of this complaint, but ... three years after the publication
of Monopoly. Vengeance is clearly the motive.

All of these signs show that the Hasbro - Wolfowitz attack is
politically motivated. The attack also involves major representatives
of US imperialism, who provide a perfect example of the personal fusion
of economic and political interests. The loathsome wars of US
imperialism have broadened into a war against freedom of expression in
favour of monopolies, Bill Gates and CNN.

The Publisher EPO Must Be Saved !

EPO must be saved. There are fewer and fewer independent publishers in
the world today who have the means to publish testimonies, revelations,
and serious analyses on US militarism, on the conduct of the Great
Powers, and on important social questions.
At the very moment when the whole world is mobilizing against the war,
the Hasbro - Wolfowitz attack is part of an initiative made by the Bush
administration to silence all protest. But, just as Michael Moore did
not yield when they tried to stop the distribution of his film,
Fahrenheit 9/11, Michel Collon and the publisher of EPO have decided to
continue fighting. They refuse to be silenced, whatever pretexts may be
used against them.

How can you support them during this lawsuit ?

1. By broadcasting this information (which is also available in
Spanish, Italian and Dutch : soon at http://www.michelcollon.info

2. By sending a protest letter to Hasbro www.hasbro.com Or Hasbro, 1027
Newport Avenue Pawtucket, Rhode island, 02862, USA)

3. By making the titles that EPO publishes known, by inviting their
authors to debates, by helping EPO find new channels of distribution
Contact : jos.hennes@ epo.be

4. By buying, in solidarity, one or more copies of Monopoly for
yourself or for resale (sales have not yet been banned). Editions have
been published in French, English, Spanish, Serbo - Croat and Dutch.
Your support will enable us to cover important legal fees.

TO ORDER IN ENGLISH (Monopoly under a new title) :
Milo Yelesiyevich serbianclassics@ hotmail.com

TO ORDER IN FRENCH : nessa.kovic@ indymedia.be who will forward

TO ORDER IN SPANISH : Eva Forest : hiru@ clientes.euskaltel.es

FOR INFORMATION IN ITALIAN : andreamartocchia@ libero.it

TO ORDER IN DUTCH : Jos Hennes : jos.hennes@ epo.be


Who Is Hiding behind Hasbro,
a 'Respectable' Toy Manufacturer ?

MICHEL COLLON

It's about toys, but it is not about a nice and sweet little world. The
global toy market is today in the hands of two mastodons who have
succeeded in eliminating or buying out nearly all the other companies
engaged in toy manufacturing: Mattel controls Barbie, Fisher-Price and
Scrabble... And as far as Hasbro is concerned, this little family
business (the Hassenfeld Brothers) took off in the 1960s by launching a
militaristic action figure, G.I. Joe. Then, numerous take-overs allowed
them to become the owners of the trademarks for Monopoly, Trivial
Pursuit, Playskool, Pictionary, Cluedo, Atari, Teletubbies, knock-offs
of Pokemon and Star Wars, numerous computer games, candy manufacturers
and plenty of other firms.
It's classic: the profits earned by these two toy giants went through
the roof when they closed the maximum number of factories in the US and
in Europe after having relocated them to impoverished Third-World
countries. In 2002, Mattel shut down its Kentucky plant. Now it
exploits 39,000 workers in factories in Asia. Hasbro only employs
10,000 people directly, only because it chiefly resorts to slave
trafficking, which has well known advantages. (1)

When You Buy a Board Game or a Toy, You're Making Paul Wolfowitz, the
"Brains behind Bush, Rich
When you buy a toy or a board game for yourself or for your children,
in all likelihood you are making the stockholders of Mattel or Hasbro
rich. And it is necessary to know that the average budget for toys for
a child growing up in the EU is ?250/per annum.
You'll find fashionable society among the board members you are
involuntarily enriching. Or villains. That depends on your point of
view. First of all, Paul Wolfowitz is one of the greatest war mongers
in the United States. Rumsfeld's no. 2 man, Bush's Secretary of War,
which forms a perfect tandem with Cheney, according to Time : "If
Rumsfeld is the face, the mouth and the arm carrying the gun for the
war in Iraq, then Wolfowitz is the intellectual godfather, the heart
and soul." (2) (See the following article on Wolfowitz.)
« The heart and the soul of the war » remained on the Hasbro board of
directors right up until the eve of his nomination by George Bush. Will
he return to Hasbro once his public service is completed, like many
other US personalities, fervent practitioners of this lucrative sport
which is the business-politics yo-yo ? It's likely, but in any case his
ties and their mutual interests remain, whether they remain discrete or
not. Dick Cheney, US vice-president, theoretically has nothing at all
to do with Halliburton's petroleum operations, which he administered
before his current assignment. But the scandal of « inflated orders »
has shown that he has shamelessly used the occupation of Iraq to line
Halliburton's pockets, and in all likelihood, his own too.

Tied to the Military-Industrial Complex and to Israel
But while perusing the list of the Hasbro board of directors, we
discover another very interesting name : Marie-Helen Kravis, who had
served on the board of directors of Ford, Canadian Imperial Bank,
Vivendi Universal and Hollinger. This company is connected to the US
hard right and to the Israeli secret service, whose former director,
Shlomo Ben Gazit, also sat on the board of directors of Hasbro (3). She
controls various British and American newspapers who played a leading
role in the dossier drawn up for Iraq.
Marie-Helen Kravis also sat on the board of directors of Seagrams,
whose founder, Edgar Bronfman Sr., is the president of the influential
lobby 'The World Jewish Congress'. She also has a seat on the board of
directors of the Hudson Institute, a conservative US think thank. Bush
Senior named her as an advisor to the Department of Energy. She is
presented as an « expert » in international economics, public policy
and strategy on the web site of the Council on Foreign Relations, most
important organ that discusses and decides US foreign policy. (4)
Her husband, Henry Kravis, is in 351st place on the list of Forbes
richest people in the world. His fortune is estimated to be at least
$1.3 billion. His firm, KKR, owns or did own outright or in part
numerous important firms: Safeway, Union Texas Petroleum, Duracell,
American Re Insurance, Nabisco...
Finally, for those who would be surprised that a French court would
demonstrate such deference to a US company, we note that KKR is the
principal stockholder of the French electric-power company, Legrand.
Whose president is Ernest-Antoine Seillière, the head of Medef, i.e.,
the most important of all business leaders in France(5). The business
world is, indeed, quite small.
Among the other current members of the board of directors of Hasbro, we
can also find Jack Greenberg (ex-boss of McDonalds), Paula Stern
(former president of the US International Trade Commission), Sylvia
Hassenfeld (American Jewish Joint Distribution Committee) and Alan
Batkin (Vice President of Kissinger Associates). Kissinger Associates
is a consulting firm that helps US multinationals make big profits with
"Doctor Henry's" seasoned advice. Dr. Henry was Pinochet's boss, and he
bossed around a few more of the bloodiest dictators on the planet.

Conclusion : Hasbro is by no means a game. Neither for the tens of
thousands of Third-World workers, exploited for the benefit of
stockholders and the richest of business leaders like Kravis and
Wolfowitz. Nor for its role on behalf of US and Israeli military
aggression. Hasbro is an element in the military-industrial complex
that installed the Bush regime in power and unleashed its global war.

(1) Figures from the International Council of Toy Industry. See also
Thérèse Jeunejean, Le grand jeu de la mondialisation, Le Ligueur
(Belgique), 12/11/2002. Gresea (Belgique), La face cachée du jouet,
juillet 2002.
(2) http://www.time.com/time/personoftheyear/2003/poywolf.html
(3) See Geoffrey Geuens index, Tous pouvoirs confondus, EPO, 2003, whom
we thank for his valuable aid.
(4) Source :
(5) On the importance of the Council on Foreign relations, see Geuens,
idem, p. 84-92.

Paul Wolfowitz, the Brains behind Bush's 'Global War'
This article will be soon on www.michelcollon.info This web site is not
yet open, you will receive a mail.

THE FORBIDDEN SREBRENICA REPORT

1. Link to the September 2002 Republika Srpska report about the alleged
massacre in Srebrenica / LINK AL RAPPORTO 2002 DELLA REPUBBLICA SERBA
DI BOSNIA SUL PRESUNTO MASSACRO DI SREBRENICA (15 MB !):
http://www.slobodan-milosevic.org/documents/srebrenica.pdf

2. Srebrenica Revisited. Reports, Confessions and the Elusive Truth
(June 24, 2004 -- by Nebojsa Malic / Antiwar.com)


VEDI ANCHE nel nostro archivio
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/ :

A proposito di Srebrenica
1. Srebrenica: Una propaganda disperata (P. Teobaldelli)
2. Qualcosa a proposito di Srebrenica (M. Andolina)
JUGOINFO 12 luglio 2004

BAJRO MAHMUTOVIC, MARTIRE DI SREBRENICA ?
JUGOINFO 6 gennaio 2004

Documentazione su Srebrenica
(www.resistenze.org - E. Vigna)
JUGOINFO 10 maggio 2004

Srebrenica (english / deutsch)
1. ISSA: Srebrenica Casualty Numbers Challenged by Experts as
Politicized and Ethnically Divisive
2. W. Langthaler: Clinton in Srebrenica
JUGOINFO 7 ottobre 2003

Return to the Crime Scene. Kosovo and Bosnia Revisited
(by Nebojsa Malic)
JUGOINFO 2 ottobre 2003

Retter, Propheten, Sehide. Bill Clinton wurde in Srebrenica begeistert
empfangen. (Juergen Elsaesser / junge Welt)
JUGOINFO 24 settembre 2003

“Evidence” in the “Milosevic case“: What’ s behind Carla’s promises?
(By Cathrin Schütz)
JUGOINFO 29 agosto 2003

Srebrenica und Karthago. Sommer 1995. Deutschlands meldet sich als
kriegsführende Macht auf der Bühne der Weltpolitik zurück (Juergen
Elsaesser / junge Welt)
JUGOINFO 28 agosto 2003

Srebrenica, lettere di protesta ai giornali (english / italiano)
JUGOINFO 8 agosto 2003


=== 1 ===

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg-sreb101604.htm

SLOBODAN MILOSEVIC.ORG, Saturday, October 16, 2004

THE FORBIDDEN SREBRENICA REPORT

In September of 2002 the Republika Srpska Bureau for Cooperation with
the ICTY issued a report about the alleged massacre in Srebrenica. The
report relied on UN documents, International Red Cross documents, BH
Army documents, and photographic documentation. The report, which had
been destined to be part of a larger final report, exposed the official
Srebrenica story as a fraud.
Needless to say, the Muslims and the so-called "international
community" were furious that the Srebrenica story had been debunked.
The Serbs weren't supposed to expose the story as a fraud, they were
supposed to confess so that nobody would have to try and prove the
Srebrenica story with evidence. The Serbian confession was supposed to
be the proof, and by debunking the story those dastardly Serbs
messed-up everything.

Paddy Ashdown, who is for all intents and purposes Bosnia's dictator,
was furious at the Serbian disobedience. He condemned the report
without even reading it. He sacked the leadership of the commission
that wrote the report, and he demanded that another report be written.

According to a report issued by the International Strategic Studies
Association, Ashdown and his cronies at the OHR demanded that a
fabricated report be issued in which Serbs blindly accepted the all
blame for everything that the Muslims accused them of at Srebrenica.

After hand picking a new commission, and firing everybody who would
dare to question the Muslim version of the Srebrenica story; Ashdown,
not surprisingly, recently got the report that he wanted.
But for Ashdown one problem exists. The original report of September
2002 still exists, and it still proves that the Srebrenica story is a
fraud, and no amount of phony extorted "confessions" can change that.

Ashdown has been lucky so-far, because only 500 copies of the original
report were ever printed. This makes it a very hard document to find,
and keeps it largely inaccessible to the general public.
But Mr. Ashdown's luck has ran out. We have managed to obtain a copy of
the forbidden 139-page report. We have scanned it, and now we are
making it available for you to download and distribute all over the
internet!

SREBRENICA REPORT, September 2002 (15 Mb) PDF File

To Download to your computer right click on link and select "save
target as"

URL of the Srebrenica report is:

http://www.slobodan-milosevic.org/documents/srebrenica.pdf


=== 2 ===

http://www.antiwar.com/malic/?articleid=2865

ANTIWAR, Thursday, June 24, 2004

Balkan Express
by Nebojsa Malic
Antiwar.com

Srebrenica Revisited

Reports, Confessions and the Elusive Truth

Following the publication of a 42-page report by the Srebrenica
Commission of the Bosnian Serb government, media around the world
carried a variation of this headline on Friday, June 11: "Bosnian Serbs
Admit Srebrenica Massacre!" Many saw this as the final and
incontrovertible proof that what happened in Srebrenica in July 1995
was a planned, systematic genocide of Bosnian Muslims – just as
Sarajevo, the Western press and the Hague Inquisition have asserted all
along.

As with so many things concerning the Balkans, the media was wrong yet
again. The "June 11 Report" was a sham, a coerced confession with a
Stalinist flavor. It was a result of viceroy Ashdown's personal
fixation, and in great part simply repeated the unproven assertions of
the Hague Inquisition. The only tangible good it produced was the
existence of several previously unknown graves with bodies of the
Srebrenica dead. It did not, however, cast a new light on the events of
July 1995 – only on those today who continue to wave them about like a
bloody shirt.

There They Go Again

Here are the opening lines of a BBC news story on June 11, typical of
the general tone of reporting about the Commission's "findings":

"An official Bosnian Serb investigation into the Srebrenica events of
July 1995 has found that several thousand Muslims were murdered by
local Serb forces.

"It is the first time the Bosnian Serb authorities have admitted the
killings which The Hague war crimes tribunal has declared an act of
genocide."

Framed this way, it sounds straightforward: many Muslims were killed;
this was ruled to be genocide; Serbs confessed; end of story – which is
doubtless the way viceroy Ashdown had in mind when he established the
Commission and ordered it to produce a conclusion he would accept, "or
else." What any of that has to do with truth is an entirely different
matter.

The full text of the report is not widely available yet. Though
substantial excerpts were published by regional media, the Western
press remained content to offer its own interpretation, mostly along
the lines of the above-mentioned BBC story. One notable exception is
Nicholas Wood of the New York Times, who provides the most meaningful
quote from the report:

"[S]everal thousand [Bosnian Muslims] were liquidated in a manner which
represents a heavy violation of international human rights."

This is clearly an admission that Serb forces executed POWs, something
the Serbs never really contested. It is not an admission of genocide,
or even a confirmation of the infamous number of "8,000." Those who
have trumpeted both over the past ten years obviously didn't consider
in their interest to note the distinction – but it was there,
nonetheless.

Ashdown's Private War

Crucial for understanding the June 11 report is the role Bosnia's
viceroy Paddy Ashdown played in its creation. Namely, the Commission
was established by Ashdown in October 2003, after the Serb Republic was
forced to fund the building of a Muslim "genocide memorial" in
Potocari. The memorial was opened by Bill Clinton last September,
prompting a rehash of all the propaganda about Srebrenica. A month
later, Ashdown gave the eulogy at the funeral of Muslim leader Alija
Izetbegovic, making no secret of his sympathies in Bosnia.

In April this year, Ashdown vented his anger at the Commission's
apparent inability to follow simple orders and sacked the Bosnian
Serbs' top general as well as one of the key Commission members, Dejan
Miletic. However, Ashdown's vendetta ruffled the wrong feathers.

According to a Washington-based intelligence newsletter, Defense and
Foreign Affairs, SFOR officials intervened, claiming that the sackingof
Miletic"dealt a major blow to counter-terrorism intelligence in
Bosnia-Herzegovina at a critical time." As a result, Miletic's
dismissal was reversed, and he was in fact promoted – the first time
anything like that happened to anyone proscribed by the viceroy.
Commenting on the affair to DFA, one SFOR official said:

"[Ashdown's] only concern is to protect his own reputation and his old
Muslim friends who have turned out to be radical Islamists and not the
democratic moderates he thought them to be."

Ashdown ended up getting his "Srebrenica confession," but he already
had a new demand in store: arrest Radovan Karadzic! And while the
bumbling Serb officials try to appease him but complain that Karadzic
is awfully hard to find (after all, NATO occupation troops have failed
to seize him for over eight years), Ashdown is already scheming to use
this impossible demand as an excuse to further centralize Bosnia. News
from Sarajevo is that Izetbegovic's heir Sulejman Tihic is demanding
the abolition of the Serb Republic altogether.

Echoes of Inquisition

Because of Ashdown, it was virtually impossible for the Commission to
produce an objective report. They went a step further, though, and
simply copied crucial sections from the Hague Inquisition. Here is a
quote from the report, printed in the Belgrade daily Vecernje Novosti
on June 12:

"Because of time limitations, and to rationalize the proceedings, the
Commission copied the historical context and statement of facts
contained in the verdict 'Prosecution vs. Radislav Krstic,' in which
the accused was convicted by the Appeals chamber of the Hague Tribunal
of aiding and abetting genocide committed in Srebrenica."

There is a major problem with the "facts" from the April 28, 2004
Krstic judgment, hailed as "historic" by the pro-Tribunal press. Even a
cursory analysis reveals that Krstic was never given a fair trial, and
that the judgment was based on assumptions that were (among other
things) self-contradictory. Furthermore, the verdict "established"
genocide in Srebrenica through subterfuge: not only was the concept of
genocide defined so loosely it could encompass just about any number of
people, but:

"[N]o evidence was presented to substantiate the prosecutor's claims
that between 7,000 and 8,000 Muslim men were ever executed in the first
place. The failure of Krstic's defense team to adequately contest that
assertion doesn't by any means prove that it's true."

It would be interesting to compare the Krstic verdict with the text of
the June 11 report, and see how much of it was actually original…

Unfinished Work

In late 2002, eminent Balkans scholar Alex Dragnich wrote a roundup of
various reports on Srebrenica in the South Slav Journal, warning that
"before we can have a final verdict on Srebrenica, a great deal of
arduous work remains to be done." Dragnich argues that a "steady beat"
of propaganda has drowned out actual research on the subject.

There are certainly many unknowns about Srebrenica that are still to be
addressed. The Dutch have done some in-depth work concerning the
presence of their peacekeepers; their 2002 report treats the allegation
that Serbs massacred Muslims as established fact, but it is otherwise
solid. One of the major issues they raise is the incongruity of having
a "safe area" that has never been demilitarized, and is indeed home to
an entire division of the Bosnian Muslim army.

How is it that nearly all commanders of the 28th Division were
evacuated by the Sarajevo government prior to July 1995? Who decided to
conduct a fighting retreat to Tuzla, instead of surrendering and hoping
for an exchange? Why was the Second Corps of the Bosnian [Muslim] Army
sitting idle, when it could have at least launched a spoiling attack?
Did Izetbegovic purposefully let Srebrenica fall and its people suffer,
to score propaganda points? These are the questions asked by several
Bosnian weeklies and a few politicians, as well as war veterans.

There are other questions no one is asking. What of the Srebrenica
Serbs, ethnically cleansed in 1992? What of the great Muslim offensive
that collapsed in April 1993? What about Naser Oric's videotaped
atrocities? One report that tried to put Srebrenica in the wider
context of the war, published in September 2002 by a Bosnian Serb
commission, was harshly denounced by both Muslims and Ashdown. There
has yet to be another.

So, What Happened?

It has been established beyond reasonable doubt that a number of
Bosnian Muslims died in July 1995, between Srebrenica and Tuzla. But
while most media conjure images of unarmed civilians lined up and shot
or slaughtered, most of the dead belonged to the 28th Division of the
BH Army, and were therefore not civilians. While there are civilians
among the bodies exhumed and identified so far, they were among those
who chose to join the 28th in its ill-fated fighting retreat. According
to most sources, anywhere between four and six thousand people made it
to Tuzla; others fell prey to firefights, artillery, landmines,
exhaustion and starvation (it's a 50-mile hike over bad terrain) – and
yes, some were captured and executed by the Bosnian Serbs,
Malmedy-style. The real question is, how many? Forensic experts
examining the exhumed bodies should be able to determine the cause of
death easily – yet their voice has been conspicuously absent.

Bosnian Serbs never denied that their forces killed many Srebrenica
Muslims; indeed, they've admitted killing several thousand in combat.
What they have always contested – and still do, even in the June 11
report (though not explicitly) – was the allegation that they massacred
some 8,000-plus unarmed civilians, and with genocidal intent at that.

So far, the accusation of genocide relies on assertions and conjectures
of the Sarajevo government and the ICTY prosecution. Such a serious
charge demands strong and overwhelming evidence, and there simply isn't
any. If there were, would Ashdown have tried to extort a confession?

Though issues of the victims' identity (POW or civilian) and the manner
of death are entirely legitimate, quibbling about whether 14-year-olds
were combatants is simply in bad taste. Fact is, thousands of families
suffered a grievous loss, and that tragedy is being cruelly manipulated
to achieve political ends. Truth may be the first casualty of war, but
these people are very real victims, too. Not that the list stops there.

Muslims, believing themselves the virtuous victims of "aggression" and
"genocide," find themselves blinded to Izetbegovic's hateful ideology
of domination that tore Bosnia apart. Serbs, targeted by propaganda of
unprecedented proportions accusing them of Nazi-like evil, refuse to
acknowledge any of the atrocities they may have actually committed,
rightly afraid it would be considered an admission of the fabrications
as well. The population of the Empire, deluded by lies of their
governments and media to believe in "humanitarian" and other
interventions, increasingly lose their lives, liberty and property as
Bosnia has led to Kosovo, Afghanistan, Iraq, and God knows where else.
All victims: of war and politics.

The only truth about Srebrenica that no one can contest is that war is
a crime against humanity. Trying to present such state-organized murder
as a fight against "evil" by putting enemies on trial for "war crimes"
is simply an attempt to mask that fact.