Informazione
DOPO LO STALINISMO FINALMENTE LA LIBERTA' DI STAMPA!
Il direttore di "Romania libera", grande quotidiano di Bucarest, e'
stato licenziato dai padroni occidentali e sostituito con un
giornalista tedesco.
Il licenziamento del direttore di "Romania Libera" e' avvenuto in
seguito al rifiuto, da parte della redazione, di auto-censurare gli
articoli critici verso il Partito Socialdemocratico della Romania. La
redazione si rifiuta anche di trasformare il quotidiano, un tempo
prestigioso, in un tabloid scandalistico usa-e-getta come e' in voga
nei paesi occidentali.
La testata e' da qualche anno nelle mani della multinazionale tedesca
Westdeutsche Allgemeine Zeitung (WAZ), che la possiede (per il 71%)
insieme a tante altre testate balcaniche, compresa la belgradese
"Politika". La WAZ e' a sua volta di proprieta' dell'ex inviato tedesco
per i Balcani Bodo Hombach.
---
Konflikt zwischen WAZ und rumänischer Zeitung eskaliert.
Der Essener Medienkonzern WAZ hat letzte Woche in Rumänien den
Redaktionsdirektor der rumänischen Zeitung Romania Libera entlassen, um
den WAZ-Vertreter Klaus Overbeck einzusetzen. Seitdem ist die Redaktion
der traditionsreichen Oppositionszeitung im offenen Ausstand gegen den
Mehrheitseigner WAZ. Bereits seit Wochen beklagt die Redaktion
Einflussversuche seitens der WAZ: diese wolle die Zeitung zu einem
Boulevard-Blatt machen und die Kritik an den regierenden Postkommunisten
mildern, um mehr staatliche Anzeigen zu bekommen. Die WAZ-Gruppe
bestreitet die Vorwürfe. Sie wolle die Zeitung nur aus
Wirtschaftlichkeitsgründen konzeptionell weiterentwickeln und habe sich
nie gegen die Veröffentlichung irgendeines Beitrages gewehrt. Nachdem
sich der Konflikt zwischendurch zu entspannen schien, ist er nun erneut
eskaliert. Die Auseinandersetzung ist bezeichnend für die Situation der
Presse in mehreren osteuropäischen Ländern. Westeuropäische
Medienkonzerne wie die WAZ-Gruppe, der Axel Springer-Konzern oder
Ringier aus der Schweiz haben zahlreiche Medien übernommen und
versuchen, diese nun wirtschaftlicher auszurichten. Dabei spielen für
die Zeitungen staatliche Werbeaufträge oft eine besondere Rolle.
Weitere Informationen:
http://www.ftd.de/tm/me/1099117005296.html?nv=hpm
http://www.dw-world.de/dw/article/0,1564,1340478,00.html (zum Beginn des
Konflikts)
SOURCE: Newsletter Info-GD,
Der Newsletter zu neoliberaler Einflussnahme, PR und Lobbyismus
Ausgabe 5 vom 3.11.2004
http://www.bewegungsakademie.de
http://listi.jpberlin.de/mailman/listinfo/info-gd
---
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3830
> Da: Coord. Naz. per la Jugoslavia
> Data: Ven 24 Set 2004 19:03:35 Europe/Rome
> Oggetto: [JUGOINFO] Visnjica broj 437
>
>
> (deutsch / italiano)
>
> I PADRONI OCCIDENTALI IMPONGONO LA CENSURA ALLA STAMPA DEI BALCANI
>
>
> I giornalisti di "Romania libera", il grande quotidiano di Bucarest
> oramai nelle mani della multinazionale tedesca Westdeutsche Allgemeine
> Zeitung (WAZ) - che lo possiede per il 71% - stanno protestando per la
> censura che il padrone straniero impone loro. In particolare, la WAZ ha
> esercitato pressioni affinche' essi non pubblicassero articolo critici
> nei confronti del Partito Socialdemocratico della Romania.
>
> Ricordiamo che la WAZ, di proprieta' dell'ex inviato tedesco per i
> Balcani Bodo Hombach, in Jugoslavia ha fagocitato persino il principale
> quotidiano belgradese "Politika".
>
>
> Da: news @ german-foreign-policy.com
> Data: Gio 23 Set 2004 23:36:26 Europe/Rome
> Oggetto: Newsletter vom 24.09.2004: Zensurvorwürfe gegen deutschen
> Medienkonzern
>
> Pressefreiheit: 90 Prozent
>
> BUKAREST/ESSEN (Eigener Bericht) - Schwere Vorwürfe gegen den deutschen
> WAZ-Konzern erhebt die Redaktion der rumänischen Tageszeitung ,,Romania
> libera". In einer redaktionellen Stellungnahme heißt es,
> Unternehmensvertreter missachteten die journalistische Freiheit der
> Redaktion und suchten kritische Artikel über die regierende
> Sozialdemokratische Partei Rumäniens zu verhindern. Der WAZ-Konzern
> gilt als SPD-nah und hält 71 Prozent der Anteile an ,,Romania libera".
> Sowohl rumänische als auch internationale Presseorganisationen
> beobachten den Vorgang ,,mit Besorgnis" und fürchten ,,verheerende
> Konsequenzen für die Medienvielfalt". Wie der redaktionelle Beauftragte
> der WAZ für Südosteuropa, Bodo Zapp, dieser Redaktion auf Anfrage
> mitteilte, seien weitere Zensurvorwürfe gegenüber dem von der WAZ
> eingesetzten Geschäftsführer inzwischen ,,ausgeräumt". Die
> Pressemitarbeiter der ,,Romania libera" hatten zuvor erklärt, sie
> würden von dem deutschen Geschäftsleiter der WAZ bespitzelt.
>
> mehr
>
> http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1095976800.php
1. L’UCRAINA VERSO IL BALLOTTAGGIO DEL 21 NOVEMBRE: DECISIVI I VOTI DEI
COMUNISTI E DEI SOCIALISTI / JANUKOVIC CONTA SUL VOTO DI COMUNISTI E
SOCIALISTI
2. LA POSIZIONE DELLE FORZE DI SINISTRA RUSSE / IVAN MELNIKOV SUI
RISULTATI ELETTORALI IN UCRAINA
3. "Serbs Offer Nonviolent Revolution Advice":
NED/Soros-Funded Serbian Otpor Ready For Violent
'Velvet' Coups In Ukraine, Belarus + A Letter by Blagovesta Doncheva ...
4. July 17, 2001: Zbigniew Brzezinski's 'Meciar-Milosevic Scenario' And
'Lukashenko Scenario' In Ukraine
5. Advised By Henry Kissinger, Backed Up By Otpor Thugs,
Western-Engineered 'Velvet' Uprising Readied For Ukraine / Ukraine:
Government Reinforces Armed Guards Around
Central Election Commission / Commonwealth Of Independent States
Observers Say Ukrainian Elections Were Legitimate, Free And Open /
Russian Analysts: Yanukovich Won First Round Of Elections,
'Yushchenko's Supporters May Get Out Of
Control' / Yanukovich Appeals To Leftist Parties For Support
In Runoff / Pora Thugs Erect 'Barricade' In Lvov / Op-Ed: US State
Department's Armitage 'Concerned' About Ukraine Vote / US Senate's
Richard Lugar 'Very Concerned' About
Ukraine Vote
*** SOURCE: Rick Rozoff / ANTINATO @... ***
=== 1 ===
L’UCRAINA VERSO IL BALLOTTAGGIO DEL 21 NOVEMBRE
DECISIVI I VOTI DEI COMUNISTI E DEI SOCIALISTI
http://www.strana.ru
1 novembre 2004
Il seguente commento di Nikolay Uljanov è apparso nel sito
filopresidenziale russo “Strana.ru”
(...) Nelle tre settimane che ci separano dal voto presidenziale,
Janukovic e Juschenko dovranno risolvere due problemi fondamentali.
Primo: come attirare dalla propria parte il maggior numero di
sostenitori della sinistra, socialisti e comunisti. Secondo: è evidente
che Juschenko tenterà con tutte le sue forze di abbassare la
percentuale degli elettori, evitando che, in presenza di una forte
mobilitazione dell’elettorato dell’Ucraina occidentale, si verifichi
un’alta affluenza di sostenitori di Moroz (Partito Socialista) e
Simonenko (Partito Comunista), che potrebbero dare il loro voto a
Janukovic. Al contrario, lo staff di Janukovic cercherà di ottenere
un’alta partecipazione al voto.
Sembrerebbe che, risolte le due questioni, Janukovic possa prevalere.
Prima di tutto, egli dispone di carte ancora da giocare, come la
riforma politica, la cui conseguenza sarebbe il relativo rafforzamento
del ruolo del parlamento di fronte al presidente, oppure come
l’attribuzione alla lingua russa dello status di idioma di stato. Se si
dà credito al capo dello staff di Janukovic, il signor Teghipko, il
premier ucraino sarebbe intenzionato a dare una soluzione a entrambe le
questioni nelle tre settimane che ci separano dal voto. Facciamo notare
che l’introduzione della riforma politica rappresenta una delle
richieste principali dei socialisti, mentre la soluzione del problema
dello status della lingua russa verrebbe accolta positivamente
dall’elettorato comunista. Inoltre, entrambe le iniziative potrebbero
mobilitare l’elettorato dell’Ucraina orientale e centrale e garantire
così un’alta affluenza al voto per il secondo turno.
In secondo luogo, sulla decisione del Partito Comunista di Ucraina su
chi appoggiare per il secondo turno, potrebbe influire l’attiva
posizione del Partito comunista russo. Proprio questa mattina, il
leader del PCFR Ghennadij Zjuganov ha dichiarato in un’intervista ad
“Interfax”: “Non ho dubbi sulla vittoria di Janukovic al secondo
turno”. A parere di Zjuganov, gli elettori che hanno votato per
Aleksandr Moroz, Piotr Simonenko e Natalja Vitrenko (Partito
Progressista Socialista), voteranno sicuramente per Janukovic al
secondo turno. E il primo vicepresidente del gruppo parlamentare del
PCFR Serghey Reshulskij ha dichiarato in un’intervista a “Strana.ru”
che i comunisti hanno relazioni molto strette con Piotr Simonenko e che
cercheranno di convincerlo ad appoggiare Viktor Janukovic al secondo
turno.
JANUKOVIC CONTA SUL VOTO DI COMUNISTI E SOCIALISTI
In vista del ballottaggio del 21 novembre, il candidato filo-russo
spera nel sostegno delle sinistre ucraine, mentre “incassa” quello
delle sinistre russe
http://www.strana.ru
1 novembre 2004
Dopo aver vinto con uno scarto minimo il primo turno delle elezioni in
Ucraina, il candidato del governo Viktor Janukovic spera di portare
dalla sua parte, al secondo turno, i voti dei socialisti e dei
comunisti. Lo ha dichiarato ai giornalisti nel corso del suo incontro
dopo il primo turno elettorale.
“Voglio assicurare i sostenitori di Aleksandr Moroz (Partito
Socialista) e di Piotr Simonenko (Partito Comunista) che essi non hanno
affatto perso, sebbene i loro candidati non siano arrivati al secondo
turno. Molti punti del loro programma sono contenuti nel mio, in primo
luogo, quelli relativi al miglioramento del livello di vita dei nostri
cittadini”. Janukovic ha espresso l’intenzione di muoversi in questa
direzione insieme con l’elettorato di Moroz e Simonenko
(...)
Traduzione dal russo di Mauro Gemma
=== 2 ===
LA POSIZIONE DELLE FORZE DI SINISTRA RUSSE
Serghey Reshulskij, vicepresidente del gruppo parlamentare del PCFR
I risultati provvisori hanno messo in evidenza che, al primo turno, lo
scarto tra i due principali candidati è minimo. I risultati del secondo
turno dipenderanno da come si collocheranno le forze in campo. Al
momento non è ancora noto a chi daranno i loro voti Aleksandr Moroz e
Piotr Simonenko. Il Partito Comunista della Federazione Russa appoggia
la candidatura di Janukovic e per questo siamo molto interessati a come
si posizionerà Simonenko. Abbiamo relazioni molto strette con il leader
dei comunisti ucraini. In ogni caso, non potremo che rispettare la
volontà dello stesso Simonenko. Ma se egli decidesse di appoggiare
Janukovic, gli offriremo qualsiasi sostegno. Lo consulteremo al più
presto, chiedendogli di fornirci la sua analisi della situazione in
Ucraina.
Serghey Baburin, vicepresidente del gruppo parlamentare di “Rodina”
(...) La situazione al secondo turno si presenta complessa, ma alla
fine la preferenza dovrebbe andare a Janukovic. La polarizzazione tra
Oriente e Occidente è tale, che gli elettori si orienteranno per una
scelta di amicizia nei confronti della Russia. Perciò,
indipendentemente da come voteranno Moroz e Simonenko, una parte
significativa dei loro elettori voterà per l’attuale primo ministro.
Un’altra parte potrebbe disertare le urne. Non è escluso che, al
secondo turno, aumenti la percentuale dei voti “contro tutti”, e che si
registri una più bassa affluenza. Il gruppo parlamentare di “Rodina”
appoggia coloro che intendono rafforzare le relazioni con la Russia.
Traduzione dal russo di Mauro Gemma
IVAN MELNIKOV SUI RISULTATI ELETTORALI IN UCRAINA
Un commento del vicepresidente del Partito Comunista della Federazione
Russa
http://www.kprf.ru
1 novembre 2004
La situazione in Ucraina dopo il primo turno elettorale è molto
complicata. Ma non me la sentirei di affermare categoricamente che la
società è divisa esattamente a metà. Se si ricorda quanto era basso il
rating di Viktor Janukovic ancora all’inizio dell’anno, l’eccellente
risultato ottenuto ora testimonia della crescita della consapevolezza
tra l’opinione pubblica. La fiducia manifestata nei confronti di
Janukovic è il segno che un numero sempre crescente di cittadini
comprende che, nella fase attuale, in cui fondi occidentali stanno
finanziando in modo enorme un progetto di divisione del paese,
l’Ucraina ha più che mai bisogno di stabilità politica. All’Ucraina è
necessaria l’indipendenza delle autorità da forze esterne e lo sviluppo
di processi di integrazione reciprocamente vantaggiosi con la Russia,
la Bielorussia e gli altri vicini. Mi sento di affermare che da ciò
deriva la crescita di fiducia verso il primo ministro.
Lo spettro del “grande fratello”, della cui presenza i sostenitori
delle forze nazionaliste cercano di convincere i cittadini, è solo un
mito. Sebbene il fratello sia grande, ha così tanti problemi interni,
che non è certo in grado di esercitare qualsivoglia pressione
sull’Ucraina e di imporle le proprie condizioni. Ecco perché è
possibile risolvere i problemi comuni in modo solidale e reciprocamente
vantaggioso. Penso che, se Viktor Janukovic riuscisse a far penetrare
più incisivamente questa convinzione tra i cittadini dell’Ucraina, la
sua affermazione sarebbe ancora più vistosa.
Naturalmente, non posso che esprimere rammarico per il risultato
ottenuto dal Partito Comunista di Ucraina di Piotr Simonenko. Dal punto
di vista della nostra ideologia, dei nostri obiettivi, della nostra
lotta comune per la giustizia sociale, questo non rappresenta certo il
risultato su cui contavano i comunisti. Ma penso che tale risultato
abbia una sua spiegazione. Innanzitutto, gli elettori che questa volta
non hanno attribuito il loro voto al candidato comunista, hanno
ragionato in modo pragmatico. Essi hanno compreso che solo il
provvisorio sostegno a Janukovic in questa fase, è in grado di offrire
maggiori possibilità di vittoria a un candidato comunista in futuro. E
sono convinto che non un solo voto, tra quelli persi da Simonenko, sia
andato a Juschenko.
Per quanto riguarda gli elettori che hanno votato per Aleksandr Moroz
(Partito Socialista), alcuni ritengono che, nel caso Moroz appoggi
Juschenko per il secondo turno, anch’essi possano fare la stessa cosa.
Ma l’elettorato di Moroz è un elettorato particolare che potrebbe non
recarsi al voto, proprio per non dover scegliere tra Janukovic e
Juschenko. E una sua parte, in quanto portatrice di valori di sinistra,
potrebbe comportarsi come si sono comportati al primo turno molti degli
elettori comunisti.
Traduzione dal russo di Mauro Gemma
=== 3 ===
http://www.newsday.com/news/nationworld/world/wire/sns-ap-exporting-
revolution,0,7763712.story?coll=sns-ap-world-headlines
Associated Press Writer - October 31, 2004
Serbs Offer Nonviolent Revolution Advice
By DUSAN STOJANOVIC
-The group, which once erected a giant cardboard
telescope in Belgrade to let people watch a falling
star dubbed "Slobotea," and offered people a chance to
punch a Milosevic effigy for a penny, says it has
"well-trained" followers in Ukraine and Belarus.
-"Our goal is nonviolent action," said Sinisa Sikman,
one of the group's activists who was involved in
training protest leaders in Georgia, Ukraine and
Belarus.
-Earlier this month, Ukrainian border authorities
denied entry to Aleksandar Maric, a member of Otpor
and an adviser with the U.S.-based democracy watchdog
Freedom House. A Ukrainian student group called Pora
was following the strategies of Otpor.
BELGRADE, Serbia-Montenegro - They led an uprising
that toppled Slobodan Milosevic in 2000, and last year
they played a major role in ousting another
[sic]autocrat in Georgia.
A group of youthful Serbs is offering advice on how to
carry out peaceful revolutions, and their latest
clients are people trying to shake off oppression
[sic] in Ukraine and Belarus.
"We knew there would be work for us after Milosevic,"
said Danijela Nenadic, a program coordinator of the
Belgrade-based Center for Nonviolent Resistance.
The non-governmental group emerged from Otpor, the
pro-democracy [sic] movement that helped sweep
Milosevic from power by organizing massive and
colorful protests that drew crowds who never
previously had the courage to oppose the former
Yugoslav president.
Otpor, which means "resistance" in Serbian, knows the
price of struggling for its beliefs.
More than any other group, Otpor activists took the
brunt of the Milosevic regime's repression in the
pro-democracy movement that led to his ouster in the
popular revolt in October 2000.
About 9,600 Otpor activists were arrested by police
during the massive uprising. Many of them were beaten.
Otpor's symbol - a clenched fist on a white or black
flag - appeared on buildings, signs and shop windows
everywhere in Serbia. Though it had thousands of
members, Otpor's strength was in its reach: The
loose-knit organization had chapters even in the
tiniest villages around the country.
Otpor gained attention with colorful publicity stunts
intended to make ordinary people reconsider longtime
political beliefs. It inspired optimism in a nation
almost without hope for its future.
The group, which once erected a giant cardboard
telescope in Belgrade to let people watch a falling
star dubbed "Slobotea," and offered people a chance to
punch a Milosevic effigy for a penny, says it has
"well-trained" followers in Ukraine and Belarus.
"Our goal is nonviolent action," said Sinisa Sikman,
one of the group's activists who was involved in
training protest leaders in Georgia, Ukraine and
Belarus.
"They saw what we did in Serbia and they contacted us
for professional training," Sikman said. "Otpor's
clenched fist became a known international brand. That
was a phenomenon ... they are interested because of
our huge experience."
In 2000, Otpor received MTV's prestigious Free Your
Mind Award.
Last year, Otpor's clenched fist was flying high on
white flags again -- this time in Georgia, when
protesters stormed the former Soviet republic's
parliament in an action that led to the toppling of
former autocratic President Eduard Shevardnadze.
The election campaign in Ukraine ahead of this
weekend's vote has been tense, with massive popular
protests amid numerous complaints from the opposition
about outgoing president Leonid Kuchma's interference
and occasional violence.
Earlier this month, Ukrainian border authorities
denied entry to Aleksandar Maric, a member of Otpor
and an adviser with the U.S.-based democracy watchdog
Freedom House. A Ukrainian student group called Pora
was following the strategies of Otpor.
In Belarus, police have detained several activists,
including an opposition party leader, as opposition
groups stage continuing protests against a recent
referendum that will allow authoritarian [sic]
President Alexander Lukashenko to extend his hold on
power. The international community contends the
referendum was rigged and has accused Belarus of
widespread electoral fraud.
"We were teaching them how to organize those protests,
to increase public interest and draw crowds and
motivate them to endure," Sikman said. "We have an
advantage over other such organizations in the West
because we lived under a dictatorial regime and they
did not."
In a small busy office in downtown Belgrade, the group
of about 10 activists holds daily staff meetings,
logging on to the Internet as its telephones and fax
machines steadily ring.
"We have several calls for our help, not only from
Europe," Nenadic said, refusing to reveal the exact
countries.
"What good would it bring if we tell the autocrats
what's up and coming?"
---
ABOUT OTPOR / KMARA / PORA:
You surely know what the Serb OTPOR did in Georgia last year?
What the Serb OTPOR did in Adjaria through - and with the mirror
Georgian organization Kmara (= OTPOR!) created by the same Serb OTPOR
in Georgia around the Georgian Elections in 2003?
You know maybe that the Serb OTPOR is in UKRAINE (!!!) - for almost a
year already! - working for the Western candidate together with the
Georgian KMARA and the Ukrainian PORA (created meanwhile in Ukraine)!
The OTPOR-KMARA-PORA are in the streets in some of the Ukraine cities
and towns since the Elections on Sunday, 31 October 2004, the idea
being to attempt a coup before the second tour of Elections on 21 of
December 2004!
One couldnít help remembering the Yugoslavian Elections in September
2000!
One couldn't help remembering the Georgian Elections in the Autumn of
2003!
I have not heard that anybody in Yugoslavia has tried to do something
about the Serb OTPOR of CIA from Langley, Virginia, US.
The CIA thugs might be more than the Serb ones in the so-called OTPOR
but all the world knows that it is the Serb OTPOR that is killing our
hopes in Georgia and Ukraine! (They also tried to do the same in
Belarus!)
OTPOR - the CIA SERB team for coups all over the world! (...)
Start writing about OTPOR! Get down the masks of the Serb highly paid
mercenaries in it! Prove that it is CIA organized and NED financed!
Publish the names of the Serb OTPOR thugs and point down the names of
the CIA thugs - instructors - working with them. There are Serb
patriots all over the world - some of them have access to
documentation, and specific Internet sites!
Roll up your sleeves and start unmasking and denouncing OTPOR - you
have no time to lose!
Denouncing the Serb OTPOR is much more important NOW than denouncing
their PR lies re Srebrenica, Saraevo, Dubrovnik, Racak!
It is high time that all the Serbs and their friends all over the world
should understand what a BLACK spot (very mildly said!) is throwing on
them the Serb OTPOR of CIA!
PLEASE, DO SOMETHING ABOUT THAT!
Blagovesta Doncheva (Sofia)
=== 4 ===
http://www.mail-archive.com/stopnato@.../msg01268.html
From: Rick Rozoff
Subject: Brzezinski's "Milosevic Plan" For Ukraine,
Belarus [WWW.STOPNATO.ORG.UK]
Date: Wed, 18 Jul 2001 15:40:29 -0700
http://www.russianobserver.com/foreign/cis/2001/07/17/995374314.html
The Russian Observer - July 17, 2001
New stage in Brzezinsky Plan for Ukraine
Architects of the Brzezinsky plan are preparing two
scenarios of further developments: "Meciar-Milosevic
scenario" and "Lukashenko scenario"
Bogdan Khmelnitsky
The Brzezinsky Plan that was concocted in the inner
sanctums of the American Congress and in the
Washington think tanks in the plush offices of
American citizens that emigrated from Poland and
Ukraine had as its goal in 1999-2000 to implement "the
Milosevic scenario:"
1) President Kuchma's conversations were secretly
recorded;
2) a little known journalist, Georgy Gongadze, was
chosen as a potential victim (he was either squirreled
away and hidden by the American or Polish secret
services, or he was liquidated by Ukrainian fascists
to get him out of the way) allegedly on President
Kuchma's orders - the Ukrainian president used words
unfit for printing in reference to Gongadze);
3) Major Melnichenko, a security officer, who was
persuaded to become a turncoat, took the job of
recording the president's conversations (100 hours of
tape recordings made beneath a sofa);
4) with the help of the media controlled by the
"Brzezinsky coalition, President Kuchma was accused of
organizing the assassination of journalist Gongadze;
5) public demonstrations were organized to demand the
beginning of an impeachment procedure against
President Kuchma.
The next stages of this plan were supposed to be:
- resignation of Leonid Kuchma;
- transfer of power to acting president, Prime
Minister Yushchenko who is totally controlled by the
"Brzezinsky group;"
- prescheduled presidential elections that would be
won hands down by Viktor Yushchenko, making use of
administrative control over the leading media and
massive financial backing from the "Brzezinsky group;"
- selling out Leonid Kuchma to international justice
in exactly the same manner that the Serbs sold out
ex-president Milosevic;
- Viktor Yushchenko, under American control, was to
start deRussification of Ukraine - squeezing out the
Russian language, introducing a visa regime for
Russia, dumping all contracts in the
military-technical sphere, blockade of Russia's Black
Sea Fleet, Ukrainian secret services and the army were
to be placed under control of American and Polish
officers.
However, this plan was not destined to materialize in
view of the low level of professionalism of those who
were supposed to carry it out. Another reason why the
plan fizzed out was that all the funds that were
directed towards ousting Kuchma were simply pilfered.
But the main reason why the plan did not work out was
that the majority of Ukrainian citizens are afraid of
total rule by "westerners." They are considerably more
afraid of the Polish-brainwashed and
Catholic-brainwashed inhabitants of western Ukraine
with their frenzied nationalism than they are afraid
of Kuchma's oligarchs. The Ukrainian citizens are also
afraid of the chaos in the event of the development of
the planned political crisis.
The "Brzezinsky coalition" suffered a resounding
defeat and was compelled to retreat, licking its
wounds and taking along their wounded: Viktor
Yushchenko and Yulia Timoshenko.
But political life is a fast moving affair,
parliamentary elections are due in March, and so a new
stage of the "Brzezinsky plan" has been drawn up. It
has also originated in the offices of Polish-American
Congressmen and Washington think tank analysts.
The parliamentary ballot is the main objective at the
new stage. The ideologists of the anti-Kuchma campaign
state directly that "the future parliamentary
elections will be the most crucial event since
declaration of Ukrainian independence." The architects
of the Brzezinsky plan are based on standard schemes
and are preparing two scenarios of further
developments: "Meciar-Milosevic scenario" and
"Lukashenko scenario."
"Meciar-Milosevic scenario"
Stage one is reserved for an active election campaign
with anti-presidential slogans. Currently there are
three columns within the "Brzezinsky coalition:" an
ultra-right one led by Viktor Yushchenko, a
centrist-oligarchic one led by Yulia Timoshenko, and a
moderately leftwing one led by Alexander Moroz. It is
assumed that the people are sick and tired of Kuchma
and his oligarchs and do not trust the communists.
This will enable the three columns of the "Brzezinsky
coalition" to gain a majority in the Parliament.
At stage two, the parliamentary majority forms the
Yushchenko-Timoshenko Government.
Stage three sees the start of impeachment proceedings
against President Kuchma.
The parliamentary elections scenario was used in
Slovakia to topple Prime Minister Meciar (Slovakia has
a parliamentary system). Playing the decisive role in
molding public opinion and running the election
campaign were not so much local Slovak structures as a
network of organizations created with international
aid - foundations, research groups, centers and others
- whose declared goal it was "to create conditions for
the holding of free elections," and "to control the
holding of elections." This type of organizations has
been created in Ukraine and will doubtlessly be
actively employed during the election campaign. After
that the developments will unobtrusively take the form
of the "Milosevic scenario," thus coming back to the
option the "Brzezinsky coalition" attempted to
implement in early 2001.
At stage four the impeachment proceedings are dropped
in exchange for the holding of early elections.
At stage five, Yushchenko wins the presidential
elections, with "the Brzezinsky coalition" controlling
the Ukrainian media.
At stage six, Leonid Kuchma is sold to the
international justice in exchange for a promise of
investments, but in fact in exchange for independence.
Further on, Yushchenko is used as a puppet for the
fight against Russia. Ukraine under Yushchenko is cast
in the role of a pawn in a great chess game played
against Russia, a plaything in the hands of
venturesome geopolitical gamblers.
But it is not easy to give effect to this scenario,
because most people in Ukraine are opposed to doubtful
experiments - 85 % of them want good relations with
Russia. For this reason the "Brzezinsky coalition" is
getting ready for using the "Lukashenko scenario" in
case it fails to win the elections - they would
discredit the elections and to declare elected
parliament and president illegitimate. Later they plan
gradually to isolate Kuchma and bring greater pressure
to bear on him. The purpose is to compel him to resign
sooner or later and then sell him out to an
international court the way Milosevic was sold out.
To carry out this scenario, a large group of observers
is being formed to judge whether the elections are
democratic or not, depending on their outcome. To
attain this goal, the committees monitoring the
elections should more or less be controlled from one
center. To that end, a system of financing and
controlling them is being established. The financing
procedure is to be simplified to achieve better
control. This not only makes the whole work simpler
but also creates conditions for embezzlement, which
not only attracts indecent people to monitoring the
elections but also allows one to control them better,
so that they could be accused of corruption at any
appropriate time. In this way a coalition of
avaricious observers of parliamentary elections in
Ukraine is being formed. All this makes the system of
monitoring the elections, which is being created at
present, undemocratic in principle.
The fundamental fact is that the system being created
is directed against democracy - it is to be used for
imposing a choice on the people of Ukraine, which they
would never make on their own free will, since 85% of
the population there gives priority to relations with
Russia. So, an anti-Russian politician cannot come to
power in Ukraine in a democratic way. He can only be
imposed on the Ukrainian people. And this is what the
"Brzezinsky coalition" is trying to do.
At first a method of rendering the elections
illegitimate will be tested in Belarus. Preparations
for this are under way. Groups for this purpose have
already been formed. Lukashenko is naive to think they
are going to train militants against him. Their goal
is more important - to declare his presidency invalid
and to declare him an usurper. The principles on which
the elections in Belarus and then in Ukraine will be
declared invalid have already been formulated. They
have been published on the Washington online site with
the money of the U.S. Congress. Meanwhile, it has been
announced that an international mission is to be
created. Its work is to be coordinated by Andrew
Carpenter. The principles are:
1. transparency of elections
2. access of opponents to state media
3. absence of discrimination against political
opponents
4. the significance of the parliament's powers.
On the basis of these principles the legitimacy of
first the Belarus President and then the Ukrainian
parliament will be rejected. Alexander Lukashenko has
long been the target for his efforts to achieve
integration with Russia. But why Kuchma? Perhaps just
because they want so.
The goal of Russia's present policy with regard to
Ukraine is to ensure non-interference in its domestic
affairs, independence of Ukraine, and democracy in
Ukraine.
=== 5 ===
http://www.hindu.com/2004/11/01/stories/2004110100731500.htm
The Hindu - October 31, 2004
Russia-West proxy war in Ukraine poll
By Vladimir Radyuhin
-A powerful team of American political lobbyists,
including Henry Kissinger, descended on Ukraine to
campaign for Mr. Yushchenko, while the U.S. State
Department said that the Ukrainian campaign "has
fallen short of international democratic standards"
and vowed to take `measures' should the vote be rigged
by the state.
-Experts warned of possible violence after the poll if
the Opposition candidate loses. The Government has
deployed more than 6,000 security personnel in Kiev.
MOSCOW - Ukraine voted in presidential elections on
Sunday seen as a proxy battle between Russia and the
West for the second biggest former Soviet state.
The two geopolitical adversaries have backed rival
front-runners in a poll contested by 24 candidates,
with Moscow throwing its weight behind the pro-Russian
Prime Minister, Viktor Yanukovich, who is the chosen
successor of the outgoing President, Leonid Kuchma,
and Washington supporting the pro-West Opposition
leader, Viktor Yushchenko.
Putin visit
The Russian President, Vladimir Putin, paid a
high-profile visit to Ukraine in the race's final days
to answer viewers' questions in an unprecedented
60-minute call-in session broadcast live on all main
Ukrainian TV channels.
Mr. Putin called for closer integration between Russia
and Ukraine and ordered an easing of travel rules for
millions of Ukrainian workers in Russia. The West sees
the Ukrainian vote as a choice between becoming part
of Europe or joining the "Russian neo-empire."
A powerful team of American political lobbyists,
including Henry Kissinger, descended on Ukraine to
campaign for Mr. Yushchenko, while the U.S. State
Department said that the Ukrainian campaign "has
fallen short of international democratic standards"
and vowed to take `measures' should the vote be rigged
by the state.
Close race
Surveys showed that the two main rivals are running
neck and neck and a run-off vote is likely to be held
to decide the winner. The election has split Ukraine
in two, with the pro-Russian industrial south-east
supporting Mr. Yanukovich and the poor agricultural
west backing Mr. Yushchenko.
Experts warned of possible violence after the poll if
the Opposition candidate loses. The Government has
deployed more than 6,000 security personnel in Kiev.
---
http://www.itar-tass.com/eng/level2.html?NewsID=1407741&PageNum=0
Itar-Tass - October 31, 2004
Security tightened around Ukrainian Central Electoral
Commission
KIEV - Security has been tightened around the
Ukrainian Central Electoral Commission building
despite assurances of Commission Chairman Sergei
Kivalov that the presidential election has been quiet
throughout Ukraine.
A metal fence was installed around the building after
the incidents of October 23-24, and another fencing
was placed afterwards. There is military hardware
between the two rows. The number of policemen,
servicemen and secret service agents, standing guard
near the building, has increased by ten times. It
takes more than 30 minutes to get into the building
with accreditation cards.
---
http://en.rian.ru/rian/
index.cfm?prd_id=160&msg_id=5035559&startrow=11&date=2004-11-
01&do_alert=0
Russian Information Agency (Novosti) - November 1, 2004
CIS OBSERVERS: UKRAINIAN ELECTIONS WERE LEGITIMATE, FREE AND OPEN
KIEV - "In our opinion, the presidential elections in
Ukraine held past Sunday were legitimate, free and
open," election observers representing CIS members
stated.
No violations of legislation were registered in the
process of vote counting, which is fixed in the
statement of the CIS observers, Vladimir Rushailo,
head of the CIS mission of observers, Chairman of the
executive committee and executive secretary of the CIS
said at a press conference in Kiev.
"After polling stations were closed, CIS observers
monitored the vote count, polling site commissions
making up protocols and submitting them to superior
election commissions. There were no violations on the
sites," the statement reads.
The elections revealed a high degree of interest and
activity of citizens, the document says.
Although faults and shortcomings were registered in
the work of some election commissions and during
campaign trail, these could not affect the
implementation of the right to self-determination, the
statement points out.
So far as violations are concerned, CIS observers
pointed to an incident that had taken place in Moscow,
where observers were not admitted to a polling
station. Only after Ukraine's Foreign Ministry
interfered did the mission representatives manage to
watch the site in the afternoon of October 31st.
Over 600 CIS observers monitored the elections in
Ukraine's all 225 constituencies.
---
http://www.interfax.com/com?item=Ukr&pg=0&id=5766853&req=
Interfax - November 1, 2004
Yanukovych won first round of Ukrainian voting -
Russian analysts
Moscow/Kyiv - The results of Ukraine's first round
presidential vote must be regarded as Prime Minister
Viktor Yanukovych's big success, CIS Institute
Konstantin Zatulin, member of the Russian parliament,
told Interfax on Monday.
"Like quite a few people predicted, the final count
will show that Yanukovych and [the main opposition
candidate] Yushchenko faired nearly equally, which
will be a major success for Yanukovych, who did not
look capable of catching up on Yushchenko just a few
months ago," Zatulin said.
The two front runners Yanukovych and Yushchenko will
have to change their strategies in the inevitable
second round of voting, Gleb Pavlovsky, head of he
Fund of Effective Policy told Interfax.
"Either candidate has exhausted nearly all his
reserves, including the administrative resource, which
calls for changing the strategy," he said.
Yanukovych will find this easier to do because he has
been showing throughout the campaign that he was
prepared to cooperate with the those who have not
decided, Pavlovsky said.
"He has more room to maneuver whereas Yuschenko has
from the outset been making those who was not loyal to
him his bitter enemies," he said.
The tough campaigning in the run up to the second
round of voting may lead to riots, Pavlovsky said.
Yushchenko's loyalists are splitting between radicals
and politicos who tread more cautiously, he said.
"Yushchenko's supporters may get out of control,"
Pavlovsky said.
Yanukovych's success in the first round of voting
suggests that the Russian factor is most important for
Ukraine's residents, Institute of Political Studies
Director Sergei Markov told Interfax.
"This election has shown that voters in Ukraine have
voted and will vote for pro-Russian political figures.
Ignoring this factor was Yushchenko's gravest mistake
which has resulted in his defeat," he said.
---
http://www.itar-tass.com/eng/level2.html?NewsID=1409332&PageNum=2
Itar-Tass - November 1, 2004
Yanukovich to hold talks with leftists on
constitutional reform
KIEV - Ukrainian presidential candidate and Prime
Minister Viktor Yanukovich intends to hold
consultations with the Communist Party and the
Socialist Party on the implementation of the
constitutional reform, head of Yanukovich’s election
headquarters Sergei Tigipko told journalists on Monday
in reply to a query whether talks with the leftists
are planned before the second round of the
presidential election.
“There is a sense to hold talks with the Communists
and the Socialists. A political reform should be
discussed,” Tigipko emphasised. According to him,
Ukraine needs the political reform and it is not a
project of the election campaign.
Tigipko had doubts that candidates from the Socialists
and the Communists Alexander Moroz and Pyotr Simonenko
who take the third and fourth places respectively so
far will support Yanukovich in the runoff.
---
http://www.itar-tass.com/eng/level2.html?NewsID=1411267&PageNum=0
Itar-Tass - November 1, 2004
Students start building barricades in downtown Lvov
LVOV - An unauthorized rally started in front of the
university in Lvov, Western Ukraine. Its participants
started building barricades.
Masterminds of the action – the youth organizations
Pora (High Time) and Clean Ukraine which declared long
ago their intention to back Yushchenko at any price.
Members of the action put forth the following slogans:
“Resignation of presidential candidate and Prime
Minister Viktor Yanukovich and institution of a
criminal case against him for rigging up the
elections”.
Around 500 teenagers participate in the action so far.
However, students from other higher educational
establishments are converging on the square.
Participants in and masterminds of the unauthorized
rally stated that their action is unlimited.
Police quietly look at the developments, but
additional law enforcers come to the place of the
rally, reported the regional police department.
---
http://www.scoop.co.nz/mason/stories/WO0411/S00015.htm
Financial Times - October 29, 2004
Armitage: Watching Ukraine Elections with Concern
Opinion: US State Department
Richard Armitage, Deputy Secretary
In the heat of this US presidential campaign season,
Americans can take some comfort in knowing they are
not alone. Countries around the world are experiencing
an unusually eventful political climate this year. The
significance for the US of these global contests lies
less in the outcome of any single election than in the
fact that a free and fair vote is taking place in so
many countries today.
In Afghanistan, for example, the successful election
earlier this month was clearly a necessary precursor
to rebuilding and stabilising the country. The
opposite is true of Belarus, where elections on
October 17 were sullied by fraud, intimidation and
administrative abuse, an unmistakable signal that an
already troubled country will remain mired in a
repressive political system and will stay outside the
Euro-Atlantic community.
The next bellwether for democracy will be seen on
Sunday in Ukraine, right next door to Belarus, and
there are signs of trouble. As the US has made clear
many times, we have an overriding interest in a
democratic Ukraine.
Ukraine is a country of nearly 50m people with great
potential as a regional leader and an example for the
re-emerging states of the former Soviet Union and the
broader region. Indeed, this is a nation that has
already made valuable contributions to global
security, including sending troops to Iraq.
The US views Ukraine as a friend and an increasingly
valuable economic and strategic partner, and the US
government certainly support Ukraine's sovereignty and
future with the Euro-Atlantic community of free
nations. Indeed, we are committed to working with our
partners and allies to help Ukraine attain its
declared goal of joining institutions such as Nato,
the European Union and the World Trade Organisation.
However, that vision ultimately depends on a Ukraine
that is open and democratic. Membership of those
institutions - and the Organisation for Security and
Co-operation in Europe, to which Ukraine already
belongs - confers responsibilities and obligations to
abide by democratic and human rights norms and
standards, not least of which is conducting a free and
fair election and accompanying campaign.
Unfortunately, as Ukrainians prepare to go to the
polls to choose their third president since attaining
independence in 1991, the election campaign has
already fallen far short of the standards the
international community expects - and the Ukrainian
people deserve.
But it is not too late. Ukrainian authorities can put
an end to the violations that have plagued the
campaign, such as disruption of opposition rallies,
stifling of independent media and misuse of
administrative resources - all of which have created
an uneven playing field. Past abuses and their
negative impact cannot be ignored, but ending them
immediately would help return Ukraine to international
election standards.
Of course, fair and transparent conduct of elections
and accurate tabulation of the results will also help
determine the democratic credentials of the next
Ukrainian president.
To be sure, the US does not have a vote in this
election; it is up to the Ukrainian people to decide
who should lead them into the future. And when they
do, we will work with whoever they elect - as long as
the victor is chosen through a free and honest
process. Indeed, we stand with the people of Ukraine.
I visited Kiev earlier this year to underscore the
commitment of my government and the American people to
a vibrant, democratic Ukraine. I carried with me a
message from President George W. Bush, and it is a
message that has been echoed by colleagues both inside
and outside the US government: a free and fair
election will deepen Ukraine's relationship with
Europe and its institutions. A bad election, on the
other hand, will force us to re-examine our
relationship, especially with individuals who engage
in election fraud and manipulation.
We look to the current government of Ukraine to ensure
that Ukrainians truly have the opportunity to choose
their next leader. Leonid Kuchma, the president, has a
chance to capture for his country the full promise of
free elections. He can demonstrate to Ukraine's
people, to its neighbours and to the world how to
serve out his term and transfer power with dignity,
through a peaceful, proper electoral process. We hope
the Ukrainian government takes this advice from a
friend who wishes the best for Ukraine and its people.
---
http://www.voanews.com/english/About/lugarukraine10-29-04.cfm
Voice Of America News - October 29, 2004
U.S. Senator Expresses Concern About Ukraine Election
Press Release
PRESS RELEASE - U.S. Senate Foreign Relations
Committee Chairman Richard Lugar told the Voice of
America that he was “very concerned” about the
upcoming presidential elections in Ukraine.
The election “is a very important one, not only for
Ukraine, but for people around the world who hope that
democracy and human rights are going to proceed,” he
told VOA’s Albanian Service in an interview broadcast
today. “We take it very seriously,” he added, noting
that the presence of international monitors during the
likely run-off election will “affirm…the importance of
democracy in Ukraine.”
Lugar, a Republican from Indiana, said he was also
troubled by the latest events in Ukraine’s Eastern
European neighbor, Belarus. “The people of Belarus
deserve better,” he said regarding the recent
controversial presidential referendum. “All…who
observed the Belarus elections are very disappointed
that the trend against democracy continues to go very
strongly.” He called the extension of President
Alexander Lukashenko’s term “another nail in the
coffin…of democracy.”
Lugar also commented on the situation in Kosovo,
saying, “Americans remain deeply interested” in the
province’s future. He expressed some doubt, however,
that a solution will be reached in the coming year.
The Senator thanked Albania for its cooperation with
the Nunn-Lugar Threat Reduction Program and said the
U.S. can encourage increased democratization with the
help of “Albanians who want to see progress.”
Srpski i(li) maternji jezik
NVU Aktiv profesora i nastavnika srpskog jezika i književnosti srednjih
i osnovnih škola - Nikšic
Spisak profesora srednjih škola u Nikšicu, koji su, zbog otpora
preimenovanju srpskog jezika ostali bez posla, kao i onih koji se dalje
opiru pa ce ovih dana i oni dobiti otkaze. Svi oni nijesu primile
plate, neki od 1, neki od 15, a neki od 20. septembra 2004. godine.
Gimazija "Stojan Cerivic":
1. Svetozar Cirakovic - otkaz
2. Radovan Colakovic - otkaz
3. Vesna Todorovic - otkaz
4. Dragana Todorovic - otkaz
5. Boris Jovanovic - otkaz
6. Vladenka Kovacevic - otkaz
7. Nebojša Đilas - pred otkazom
8. Marija Laltovic - pred otkazom
9. Dragomir Ninkovic - pred otkazom
10. Ivanka Antovic - pred otkazom
11. Miodrag Todorovic - pred otkazom
12. Dušan Kilibarda - pred otkazom
13. Radenko Krulanovic - pred otkazom
14. Miomir Kovacevic - pred otkazom
15. Radosav Đurkovic (pripravnik)
16. Ranko Zecevic (pripravnik)
JU Elektro-metalurška škola
1. Veselin Matovic - otkaz
2. Radmila Mitric-Matovic - pred otkazom
3. Milojko Pušica - pred otkazom
4. Veselin Kandic- pred otkazom
5. Ratko Škuletic - pred otkazom
JU Ekonomso-ugostiteljska škola
1. Stanka Nikcevic - otkaz
2. Lidija Mijuškovic - pred otkazom
3. Rada Radovic - pred otkazom
4. Ljubica Jovovic - pred otkazom
5. Milosava Nikolic - pred otkazom
JU Mašinsko-metalska škola
1. Milanaka Đurdevac - otkaz
U Nikšicu, 11. oktobra 2004.
NVU Aktiv profesora i nastavnika srpskog jezika i književnosti srednjih
i osnovnihškola - Nikšic
za, Veselin Matovic 067 880 452
NVU Aktiv profesora i nastavnika srpskog jezika i književnosti srednjih
i osnovnih škola - Nikšic
MINISTRASTVU PROSVJETE I NAUKE REPUBLIKE CRNE GORE
Ministru g. Slobodanu Backovicu
Kao NVU ciji je osnovni cilj "briga o zaštiti i ocuvanje srpskog jezika
i književnosti, kako u nastavnim planovima i programima osnovinih i
srednjih škola, tako i u javnoj komunikaciji" (clan 4 našeg Statuta), i
cijih je 9 clanova ostalo bez posla casno se suprostavljajuci gaženju
Ustava RCG kao i naucnih i pedagoških principa u našim školama, nudimo
Vam konkretan predlog za razrješenje problema oko Vašeg preimenovanja
nastavnog predmeta srpski jezik i književnost u novim nastavnim
planovima i programima, a koji, evo više od mjesec dana, potresa Crnu
Goru, prijeteci da preraste u gradanski komflikt sa nesagledivim
posljedicama.
Naime, pošto mi smatramo da je ovo prevashodno strucno, tj.
sociolingvisticko, a ne politicko pitanje, a hocemo da vjerujemo da mu
i Vi pristupate na slican nacin, buduci da u svim Vašim javnim
istupanjima uporno naglašavate kao želite u RCG "školu bez politike i
komflikta". Zar onda nije logicno da pitanje imena ovog nastavnog
predmeta prevashodno i rješavaju lingvisticki strucnjaci?
Dakle, predložite 8-10 priznatih lingvista (nivo - profesori
univerziteta i akademici), a mi cemo isto toliko i na istom nivou. Neka
se ti ljudi sastanu, neka rasprave ovo pitanje, pa ako rezultat te
rasprave opravda Vaše rješenje, onda cemo se mi povuci, priznati našu
krivicu i mirno prihvatiti kazne koje ste nam odredili. U suprotnom,
dakle, ako rasprava pokaže neopravdanost Vašeg rješenja, onda ste Vi
dužni:
- da odluku o preimenovanju nastavnog predmeta srpski jezik i
književnost odmah suspendujete;
- da poništite sve otkaze profesorima iz nikšickih srednjih škola i
nadoknadite im uskracene plate i
- da, kao odgovoran covjek, podnesete ostavku.
Nakon ove rasprave, bez obzira na njen ishod, potrebno je pokrenuti
akciju za postizanje opštedruštvenog konsenzusa po pitanju službenog
jezika u RCG što ce, kao u svim uredenim državama, rezultirati i
odgovarajucim ustavnim rješenjem. Do tada, privremeno suspendujte sve
aktivnosti oko implementacije sporne odluke u našim školama i time
demonstrirajte Vašu tolerantnost i opredijeljenost za naucno i
beskomfliktno rješavanje svih društvenih problema, o cemu cesto
govorite.
Molimo Vas da cim prije odgovorite prihvatate li ili ne ovaj naš
predlog. Mislimo da su za to dovoljna 3 dana.
Ukoliko ga prihvatite, smatramo da bi optimalni rok za održavanje
predloženog simpzijuma bio 20 dana, troškove bi snosilo Vaše
Ministarstvo, buduci da se radi o problemu od opšteg društvenog
interesa i koji ste Vi sami inicirali, a mi bismo istog dana obustavili
sve naše proteste.
Ukoliko ne prihvatite ovaj naš predlog, onda, naravno, necete moci
skinuti sa sebe odgovornost za direktno uvodenje politike u škole,
štaviše, ugradnju stranackih stavova i opredjeljenja u nastvne planove
i programe, tj. najgori oblik zloupotrebe škole i djece zarad
dnevnopoliticih interesa!
Napominjemo da smo mi o svim dešavanjima oko preimenovanja jezika
upoznali domacu i svjetsku strucnu i najširu javnost, pa cemo tako
uciniti i sa ovim predlogom.
U Nikšicu, 11. oktobra 2004.
NVU Aktiv profesora i nastavnika srpskog jezika i književnosti srednjih
i osnovnih škola - Nikšic
za, Veselin Matovic
* prof. dr Marko Durutovic
ATAK NA OBESMRCENI JEZIK
Povod za pricu koja slijedi kod svakog razumnog covjeka izaziva mucninu
i zapitanost: Je li moguce da u Crnoj Gori na pocetku 21. vijeka
postoje tako mali duhovi jeftinog umovanja koji otvoreno i pecobrazno
traže da se preimenuje jezik kojim su Crnogorci govorili od iskona i
nazivali ga srpskim? Jeste da je u pitanju lakrdija i banalnost prvoga
reda, ali je prijeteca, zlokoban nagovještaj, jer je postala dio
državne politike, samim tim i opasna. Zato ne smijemo cutati jer na to
nemamo pravo. Moramo se suociti sa onim što uistinu jeste. Naša velika
nevolja je u tome što još uvijek ne možemo da uvidimo dovoljno raspone
te davolske rabote, njenu dubinu i posledice, vec samo neke pojavne
oblike na koje mnogi pozvani i nepozvani i ne obracaju pažnju. Problem
je još veci što živimo u jednom kulturnom, duhovnom i politickom
ambijentu, u jednoj sumornoj stvarnosti u kojoj je sve moguce, u kojoj
se bezumne laži proglašavaju za istine, tovari neznanja deklarišu kao
znanje i gdje se uporno i beskrupolozno velike i svete stvari
izvrgavaju sprdnji.
Zahtjev za preimenovanje srpskog jezika u tzv. maternji jezik, što bi
kasnije dovelo do crnogorskog službenog jezika, samo je dio programa
ciji su ciljevi, zadaci i pravci djelovanja isplanirani u nekim
centrima moci skriveno od javnosti i daleko od zdrave pameti. Ali ono
što se ne može sakriti i što je odavno citljivo jesu sredstva kojima se
taj projekat ostvaruje: falsifikati, laži, prevare, obmane neupucenih i
lakovjernih... Za ostvarenje ovog programa pronadeni su i ljudi za koje
su ovakva sredstva rada imanentna njihovom bicu. To su uglavnom oni
novokomponovani velikocrnogorci koji svojim cjelokupnim djelovanjem,
bez trunke moralne odgovornosti, ilustruju neprirodno ponašanje ljudi
spremnih da se povinuju tudoj volji i za pristojnu apanažu realizuju
pravila jedne naopake i bezumne igre.
Samo, ta družina velikocrnogorskih arlekina izgubila je iz vida jednu
''sitnicu'': da svojim djelovanjem potkopava iskonske temelje Crne Gore
direktno ucestvujuci u njenom duhovnom razaranju, nezapamcenom
pomjeranju vrijednosti i enormnom gomilanju kolicine besmisla.
Ipak, da bi stvari bile jasnije, valja priznati da je Crna Gora u
zadnjih desetak godina postala zemlja cuda, tragikomicno pozorište
apsurda u kojem je mnogima omoguceno da biraju kostime, scenografiju i
da igraju ulogu kakvu traži jedna šokantna, nelogicna i po mnogo cemu
apsurdna stvarnost. Posmatramo, nažalost, scenu na kojoj igraju
raznorazni komedijanti, lakrdijaši, klovnovi koje ne može ukrotiti ni
zakon, ni moral, ni religija.
Te kategorije za njih ne postoje. I dok god aktuelna vlast bude
podržavala i proizvodila falsifikatore istorije, tradicije, kulture i
duhovnosti; dok god se vašarske družine budu promovisale u crkve, a
politicke organizacije u naucne istitucije uspostavljace se jedan
sistem lažnih vrijednosti u kojem ce prava Crna Gora polako nestati. I
vec nestaje. Premrežena je surogatima. Po njoj vršljaju lažni popovi,
lažni akademici, lažni rodoljubi, lažni reformatori, lažni uzori, lažni
lingvisti. Od nje se lagano stvara kulturni i duhovni rezervat,
izolacija, samodovoljnost i svakovrsna inferiornost. I tako do ponora.
U tom poduhvatu posebno su aktivni pojedinci udvornickog duha, moralne
niskosti i idiotske sebicnosti. U svom politickom sljepilu, a i tjerani
necuvenom mržnjom koja iz njih izvire prema svemu što je srpsko i
beskrajnom licnom sujetom, beskrupulozno nasrcu na srpske nacionalne
vrijednosti. To je taj bezumni anticivilizacijski, antiistorijski i
šovinisticki projekat. Na našu opštu sramotu.
U svemu tome najsramniju ulogu imaju oni nesrecnici koji se sa lakocom
odricu svoje vjere, crkve, jezika, nacionalnog identiteta, medu kojima
glavnu rijec imaju donedavni veliki Srbi, a sada dukljanski prvoborci,
novokomponovani velikocrnogorski vampiri koji svoje moralno survavanje
obrazlažu ''zabludama'' i ''nekadašnjim zarobljenicima srpske
mitomanije''.
Ustvari, oni su pristali na te uloge iz cistog koristoljublja, a ne iz
ubjedenja. Inace, poznat je fenomen tih malih, labilnih ljudi,
prelivoda, dok rade za vlast i djeluju u okviru vlasti ponašaju se kao
mocni, a u stvari su komicni, i skoro po pravilu budu na kraju odbaceni
od svojih zaštitnika, izolovani i prezreni.
Nema sumnje, antisrpstvo u Crnoj Gori postalo je profesija, vrlo unosno
zanimanje. Vještiji i bezobzirniji za kratko vrijeme osigurali su visok
standard, zavidan publicitet i javni uticaj. Ideolozi i glavni
propagatori antisrpstva da bi se ucvrstili kao mocan faktor u javnom
mnjenju u Crnoj Gori odabrali su jedini put kojim pokušavaju da
pobijede istinu - krivotvorenje istine, pravo na javnu upotrebu laži.
Uz blagoslov režima.
S tim ciljem su i osnovali lažnu crkvu (crnogorsku) i lažnu akademiju
(dukljansku). Još im samo nedostaje jezik. I smisliše: prvo maternji a
potom bi došao crnogorski .
Da bi se laž o tzv. ''crnogorskom jeziku'' primila ko istina njeni
protogonisti, ljudi sa zavidnom kolekcijom maski, sacekali su trenutak
da se slavodobitno ukljuce u crnogorsku lakrdijašku predstavu nazvanu
''povratak Crne Gore sebi'' (Citaj: Rasrbljavanje Crne Gore) odmah su
napravili prvi korak - oslobodili su se stida a u ovoj i ovakvoj Crnoj
Gori mnogi koji se najmanje stide postali su vrlo uspješni. Umijece
bestidnika i jeste u tome da svoj prevarantski agažman prikažu kao cin
za narodno dobro.
I smisliše: Valjalo bi za ovaj poduhvat objasniti narodu u Crnoj Gori
da njegov jezik odnosno jezik njegovih predaka ne bi više trebalo zvati
srpski vec maternji. Ime bez imena. A to što se od pamtivijeka zvao
srpski je obicna zabluda i neznanje. Kakva istorija i kakva
lingvistika? KAkav Vuk i kakav Njegoš? Trice i kucine.
Istinu o postojanju tzv. ''crnogorskog jezika'' trebalo je i dokazati.
A kako dokazati nešto što je besmisleno, što ne postoji na
ligvinstickoj mapi svijeta? Ko ce stati iza tako epohalnog otkrica?
Jeste da je Crna Gora dala velika lingvisticka imena, ali ovdje se radi
o specijalnoj ligvistici, nepoznatoj u ligvinstickim naucnim krugovima.
Ali Crna Gora i za ovakvu nauku ima kadrove, domacu pamet, samozvane
akademike i samozvane lingviste koji smisliše da bi trebalo skovati
neki novi jezik.
Suocivši se sa gomilom sprdnje koju im (po narudžbi) prirediše njihovi
jezicki strucnjaci, ljudi iz vrha vlasti riješiše da ovaj problem
prenesu sa kao bajagi lingvisticke ravni na politicku ravan gdje su
mogucnosti za manipulaciju naroda velike. Za tu vrstu posla, nema
sumnje, imamo vrhunske majstore. I smisliše jednostavniji put -
preimenovanje jezika. Umjesto srpski neka za sada bude maternji. I
digoše taj avetluk na državni nivo.
Crnogorska politicka vrhuška vrlo uspješno koristi nacine oglašavanja:
ispred sebe isturi maskote, poslušnike koji jedva cekaju priliku da
ojacaju svoju bijednu poziciju taoca, pa ako podvala uspije, ili se
makar nagovijesti mogucnost uspjeha, oglasice se oni koji vode glavnu
rijec. Za njima tada krecu poslušnici, kameleonska svita bezrezernih
podanika režimu, pri cemu prednjace oni koji su najbolje obavješteni o
onome što ne znaju, spremni da u svakom tenutku tumace cinjenice kako
to odgovara naruciocima pokazujuci i ovom prilikom još jedan dokaz da
se radi o profesionalnim braniocima režima, svaštarima cije udvorništvo
doseže do stepena lakejstva. Njih previše ne interesuje hoce li neko
odmah povjerovati u njihovu pricu (prevaru), ali je znacajno da ima
dosta onih koji ce sa pažnjom slušati njihove ''argumente''.
Mišljenja lingvistickih strucnjaka, istaknutih univerzitetskih
nastavnika, publicista, pisaca, književnih istoricara i kriticara,
kulturnih radnika i drugih ljudi od znacaja i ugleda su podudarna: da
se radi o prvorazrednoj prevari naroda. Upozoravaju kreatore crnogorske
politike da ako upravljaju Crnom Gorom ne smiju da razgraduju ono što
su vjekovima stvarali Crnogorci. Sve što je napisano, osvijetljeno,
izmišljeno, ostvareno od strane ljudi koji su obilježili epohe naše
sveukupne istorije, viševjekovno nasljede pokoljenja - sve je to
uradeno na srpskom jeziku. Najumniji Crnogorci, pisci i duhovnici,
majstori u ljepotama jezika i dalekosežnosti misli su jemstvo da je
jezik kojim su obesmrtili svoje misli i sam obesmrcen, da je riznica
naše mudrosti minulih vjekova i nikad se ne može zvati drukcije sem
srpski. Je li casno ime obesmrcenog jezika mijenjati necim što ne
postoji, necim što su smislile usijane glave plitke pameti i kratkog
pamcenja.
Eto šta namjeravaju da ucine. Okomili su se na Crnu Goru, na njenu
istoriju, kulturu, duhovnost..., na njene najumnije glave. To je
zlocin, destrukcija kakvu nije zapamtila evropska civilizacija. Cilj te
destrukcije, to agresivno, neznaveno i primitivno crnogorcenje je,
valjda je svima jasno, uporno traganje za nekom drugom i drukcijom
Crnom Gorom od one kakvu pamti istorija i zato su se besprizorno
okomili na njena dva temeljna stuba: Srpsku pravoslavnu crkvu, odnosno
Mitropoliju crnogorsko-primorsku i srpski jezik. Teško je gledati,
citati i slušati toliku kolicinu besmisla i sramote koju svakodnevno
prireduju ljudi neokomunistickog uma i raspojasanog ponašanja.
Otimati jednom narodu jezik, zahtijevati njegovo preimenovanje znaci za
taj narod gubitak onoga što je najdragocjenije. To mogu tražiti samo
oni koji su izgubili dušu i spasenje, koji se predstavljaju i u
nemoralu kao graditelji i zaštitnici morala, u rušenju viševjekovnih
vrijednosti kao graditelji novih vrijednosti. Odreci se imena svog
jezika za pojedince znaci ucvrstiti se u vulgarnoj politickoj
podobnosti, kusati iz režimskog kotla i biti do kraja vjeran onima koji
su i omogucili takva nepocinstva. Ta kameleonska družina dobro zna da
njihovim glavama i njihovim daljim sudbinama drugi raspolažu (zato su
im i odani do perverzije) i da im služe za svakovrsnu upotrebu, a ono
što jedni o drugima misle spada u domen psihopatalogije.
Ljudi koji su spremni da iz bilo kojih razloga ime svoga jezika dovedu
u pitanje osuduju se na to da ponište svoju ljudsku suštinu, da se
priklone jednoj stvarnosti koja poprima neprirodan i zastrašujuci ton.
Oni pristaju na život bez istine, pravde, rodoljuba. Jesu li se ikad
zapitali kakav moralni teret ostavljaju potomstvu. Jedno je nesumljivo:
Taj zahtjev je izraz dnevnih politickih mjerila, glas iz jedne
obezlicene mase, zahtjev ljudi koji pokušavaju, kako neko rece ''da
istoriji podmetnu novu'', jer ih istorijsko pamcenje Crne Gore progoni
kao mora pa su poodavno odlucili da je izigraju, promijene,
preoblikuju, lakovjerne i neupucene prevare.
Treba se suprotstaviti svima koji nas nagovaraju, savjetuju, a bojim se
i prisiljavaju da zažmurimo i prihvatimo ono što je suprotno zdravoj
ljudskoj pameti, logici, moralu i dostojanstvu, što unižava ljudsku
licnost Na kraju: Ako uspiju da ostvare svoju namjeru znajte da ce to
biti trijumf besmisla i bešcašca. To bi ostalo u istoriji (ne) morala
ovoga vremena i ovoga pokoljenja. Apsurd ce biti veci što cemo mi biti
krivci jer nijesmo umjeli ili htjeli da odbranimo ono najvrednije i
najsvetije što su nam vjekovi ostavili u naslede. To bi bila velika
sramota, za neke buduce hronicare zahvalna tema o jednom narodu koji na
kraju viševjekovnog puta posrnu, izgubi ime pod pritiskom jednog
vulgarnog politickog projekta. Uskratimo hronicarima takvu priliku.
Imamo još vremena.
Rijec na Tribini za odbranu srpskog jezika održane u Plužinama
5. oktobra 2004.
* U Nikšicu je, u organizaciji Aktiva profesora i nastavnika srpskog
jezika i književnosti srednjih i osnovnih škola iz Nikšica, a povodom
aktuelnih dešavanja u vezi sa preimenovanjem srpskog jezika, 30.
septembra održano predavanje pod nazivom " Slovo o jeziku " na kojem je
u prepunoj Sali 18. septembar govorio uvaženi lingvista prof. dr Miloš
Kovacevic
SA NESTANKOM SRPSKOG JEZIKA NESTACE I IDENTITET SRBA U CRNOJ GORI
Miloš Kovacevic je doktor lingvistickih nauka i redovni profesor
savremenog srpskog jezika, stilistike i opšte književnosti. Predavao je
na Filološkom fakultetu u Beogradu, Filozofskim fakultetima u Nišu,
Banja Luci, Srpskom Sarajevu, Petrinji, Nikšicu, Novom Sadu, Rurskom
univerzitetu. Objavio je više od 250 naucnih i strucnih radova i 16
udžbenika za osnovne i srednje škole, kao i veci broj knjiga, medu
kojima i 4 o sudbini srpskog jezika
U svom izlaganju prof. dr Miloš Kovacevic je istakao da su knjige koje
je napisao o sudbini srpskog jezika, motivisane našim nesrecama,
odnosno dešavanjima u vezi sa jezikom u poslednjih 150 godina, kojima
smo i mi doprinijeli, jer, kaže dr Kovacevic, prema svom jeziku,
odnosno prema sebi samima, nikad se nismo pokazali toliko loše, kao u
poslednjem desetljecu. Sadašnje stanje srpskog jezika u Crnoj Gori
najbolje ilustruje jedan letak koji je ovih dana uputila Gradanska
partija u cijem sadržaju se Ivu Andricu pripisuju rijeci da crnogorski
narod postoji, a takode i crnogorski jezik, a tu recenicu je izgovorio
Vladimir Bakaric 1978. god. na CK. Ipak, da bi nam sadašnje stanje
postalo jasnije mora se znati geneza dešavanja, jer je u njoj kljuc
današnjih problema srpskog jezika u srpskim i nesrpskim zemljama,
smatra prof. dr Kovacevic. Slijede izvodi iz njegovog izlaganja:
Smijace nam se sva ucena Evropa ako se budemo dijelili po vjerama
Svaki jezik da bi postao jezik, mora uzeti za osnovicu ili narodni
govor ili neke pisane spise. Srbi su medu vecinom svjetskih naroda
uzeli neki od narodnih govora. Vuk je izabrao istocno-hercegovacko
novoštokavsko narjecje i to iz više razloga - zato što je
najrasprostranjenije, zato što su u njemu spjevane sve srpske narodne
pjesme, zato što je to narjecje podudarno i sa prvom pisanom
dubrovackom književnošcu i što je najcistije. Sve su to razlozi zbog
kojih je Vuk iz tih razlicitih govora izabrao ijekavski kao
najprimjereniji književnom jeziku. Istocno-hercegovacko narjecje on
nije bio namjenio onima koji ga danas koriste kao književni jezik. Vuk
je rekao: Ja pravim književni jezik za sve Srbe. Sve i Svuda, kako je i
naslovio jedan tekst, objavljen 1849, a napisan 1836. odnosno, odnosno
kako Vuk kaže - za Srbe triju zakona: za Srbe grckog, rimskog i turskog
zakona - pravoslavce, katolike i muslimane. Ako bismo ih imenovali
narodima koji su nastali iz stopedesetogodišnjeg hoda Vukovog jezika,
onda je to jezik koji je Vuk napravio za Srbe koji se danas zovu Srbi,
Hrvati, Bošnjaci i Crnogorci. Vuk je bio ubijeden da je uspio. Za
njegovog života samo se jedan covjek pobunio protiv toga. Bio je to
Bogoslav Sulek - znameniti ceški lingvista, koji je živio u Hrvatskoj i
odgovorio je na Vukov tekst "Srbi Svi i Svuda". U tom odgovoru Sulek
iznosi stanovište u kojem se ne slaže sa Vukom i u kojem zagovara
mišljenje da Srbi ne bi trebalo da se odreduju samo na osnovu jezika,
po pripadnosti tom jeziku - ne na osnovu govornog, nego na osnovu
književnog jezika i stoga bi rješenje bilo da se oni Srbi koji su se
opredijelili za štokavicu zovu srbohrvatima. Vuk odgovara Suleku:
"Rekao sam što sam rekao - Srba nema drugijeh osim štokavaca, a
štokavci i Srbi su isto. Kad bismo prihvatili da se dijelimo po
vjerama, smijala bi nam se sva ucena Evropa. Zamislite, koliko bi
Nijemaca razlicitih vjera bilo, kad se ne bi odredivali prema jeziku
nego prema vjeri." I Vuk zatim navodi 5 vjera koje su Nijemci imali u
to doba. Vuk je umro s ubjedenjem da je srpski jezik ostavio svim
Srbima. Pet mjeseci nakon Vukove smrti Vatroslav Jagic, koga su Srbi
inace slavili kao jednog od najvecih vukovaca, objavio je tekst "Hrvati
i dubrovacka književnost" u kome kaže: Srbi i Hrvati jesu jedan narod
po svemu osim po vjeri. Jezik im je isti, jer su oba ova naroda
prihvatili štokavski za književni". Gaj je izabrao za osnovicu Vukov
jezik, što i Jagic cak priznaje - Vukov srpski knjizevni jezik.
Dubrovacka književnost je napisana tim jezikom. Jagic kaze: Dubrovacka
književnost nije samo srpska, nego i hrvatska. Najbolje bi bilo da se
Srbi i Hrvati ujedine u imenu i da se svi zovu Srbohrvati, a Vukov
jezik - srpskohrvatski.
Za gradenje sopstvenog filoloskog programa Hrvati koriste srpsku neslogu
Ovaj Jagicev predlog nikada ne bi uspio, da nije došlo do nekih sitnih
razmirica izmedu Stojana Novakovica i Đure Danicica. Postoje dokumenta
koja govore da je Štrosmajer iskoristio svadu izmedu ta dva srpska
velikana i ponudio dvostruku platu Đuri Danicicu da prede za tajnika
novoosnovane Jugoslavenske akademije znanosti i umjetnosti. On 1867. g.
prelazi za sekretara i prva usluga za datu platu bila je ta koja nas je
ovdje okupila - da se jezik nazove ne srpski, nego hrvatski ili srpski.
Od novopokrenutog rjecnika, koji je raden od 1876. do 1976. g, u 23
toma Danicic je uradio prva dva sa imenom Rjecnik hrvatskog ili srpskog
jezika. Prvi koji je na sve ovo reagovao bio je veliki srpski pjesnik
Laza Kostic, koji se nalazio na Cetinju i bio urednik "Glasa
Crnogorca". On šalje poslanicu Đuri Danicicu i kaže: "Nismo te poslali
u Zagreb da praviš Hrvatima od srpskog hrvatski jezik. Sposobni su oni
da ni od cega naprave nešto, i od Srba Hrvate, a kamoli da nece od
srpskog hrvatski jezik."
Buduci iskoriscen od Hrvata, Đura Danicic se vraca u Beograd, posao
koji su mu namijenili on je odradio. Vrativši se u Beograd Danicic
ostavlja zapis - pismo Milicevicu: "Sve što sam radio u Zagrebu treba
da zaboravi srpska istorija." Nažalost, Srbi bi to lako zaboravili, ali
Hrvati nijesu nikad, jer to je bila ona osnova na kojoj su Hrvati
poceli da grade svoj filološki program. Srbi u Srbiji, Crnoj Gori, BiH
nijesu htjeli da cuju za srpskohrvatski jezik. Jagic, zvani patrijarh
slavistike, ušao je u clanstvo austro-ugarske delegacije kada je
Austro-Ugarska okupirala BiH 1878. g. Kalaju je prvi cilj bio da BiH
izoluje i od hrvatskih i od srpskih interesa. Austro-Ugarska je željela
da u BiH stvori poseban narod i poseban jezik. Tako je Kalaj zamislio
ideju po kojoj ce u Bosni živjeti Bosanci, a njihov jezik bi se zvao
bosanski.
Podsjeca li vas to na nešto sto se dešava danas?
I Kalaj je tražio uporište i potporu za vlastiti projekat (nije bio kao
današnji politicari koji misle da mogu da mijenjaju i nauku i naucne
istine) u vrhunskim naucnicima, jer je znao da nece dobiti odobrenje od
becke delegacije ukoliko potpiše ne stave neki od vrhunskih slavista.
Ponudio je najvecem Dubrovcaninu svih vremena Milanu Rešetaru da dokaže
da se govori BiH ne podudaraju sa govorima u Crnoj Gori i Srbiji,
odnosno Hrvatskoj, kako bi se iz te razlike onda mogao izvesti poseban
jezik - bosanski. Rešetar je tu ponudu odbio i rekao da u BiH govor
nije ništa lošiji od srpskog u Srbiji, nego je cak i bolji nego srpski
govor u Srbiji. Ali, Rešetarev zet Vatroslav Jagic iskoristio je prvu
pruženu priliku za provodenje vlastitog programa. On je znao da
Kalajeva ideja nece naici na prijem u Bosni, ni medu Srbima, ni medu
Hrvatima. Znao je i to da su srpske crkvene opštine u to doba uporno
upisivale u dnevnike umjesto bosanski - srpski jezik i izdavale diplome
sa nazivima srpski jezik, mimo odluke austrougarskih vlasti. Znali su i
Kalaj i Jagic da ce Srbi popustiti jednog dana, ukoliko im se ponudi
neko kompromisno rješenje - ako ne srpski, a onda bar srpskohrvatski. I
zaista 1896. g. u Becu Jagic podnosi izvještaj u kojem kaže da se u
Bosni mora priznati da postoji bosanski jezik, iako zna da u tom
trenutku od bosanskog nema ništa. Srbi u Beogradu i u Sarajevu i Hrvati
u Zagrebu prave demonstracije. Jagic, nakon tri godine, iznosi kao
jedino rješenje srpskohrvatski jezik. Ne pominjuci više srpski jezik,
što je osnovni problem koji nas i danas okupilja, Srbi izmedu bosanskog
i srpskohrvatskog prihvataju srpskohrvatski. Nastupa, zatim Jovan
Skerlic, ideja jugoslovenstva i srpskohrvatski se prihvata na svim
prostorima, bar deklarativno. Sve do 1954. g. to prihvatanje i jeste
deklarativno, a onda dolazi znameniti Novosadski dogovor na kome se i
po popisu svih znamenitih srpskih lingvista i knjizevnika srpski jezik
ukida i zamjenjuje imenom srpskohrvatski jezik. Ali, Hrvati koji su od
1864. g. do 1954. g. dakle punih 90 godina, vodili bitku za
srpskohrvatski jezik, istog dana kada se u Zagreb vratila delegacija iz
Novog Sada obznanjuju: Od danas pocinje bitka za hrvatski! Hrvatski
jezik nije postojao sve dok nije imenovan srpskohrvatski, odnosno kad
su Hrvati uspjeli da srpski jezik preimenuju u srpskohrvatski. O tom
zajednickom imenu pisao je i Skender Kulenovic 1957. g.: "Srbi su lud
narod, jer su prihvatili da srpskohrvatski pišu bez crtice. Zna se šta
znace složenice u srpskom jeziku. Hrvati su nasamarili Srbe, jer
srpskohrvatski može znaciti jedino hrvatski jezik sa srpskim nijansama.
Novo znacenje nosi druga rijec. Taj naziv -srpsko-hrvatski - Hrvatima
je otvorio put do hrvatskog jezika. Hrvati su odustali od rjecnika,
pravopisa, a glavna pobuna je pocela 1967.g. sa Deklaracijom o
hrvatskom jeziku. Nijedan narod nema pravo da mijenja ustaljeni naziv
jezika
Došle su 90.te godine i sa njima su svi narodi bivše Jugoslavije
krenuli da se odricu srpskohrvatskog jezika u korist novih naziva
jezika. Hrvatski Sabor je srpskohrvatski preimenovao u hrvatski. U
Hrvatskoj je napravljen veliki broj rjecnika, razlikovnih rjecnika
izmedu srpskog i hrvatskog jezika. Srbizmima su proglašavane sve
nakaradne rijeci, sve što je trebalo iskarikirati. I muslimani su
uradili ono što im je predodredio Kalaj 100 godina prije: prvo su
ukinuli veliko M u imenu svoje nacije i proglasili se Bošnjacima, ali
jezik nijesu htjeli da nazovu bošnjackim nego bosanskim. Od toponima
Bosna, može se izvesti da je stanovnik Bosne ili Bošnjak ili Bosanac.
Oni su uspjeli na dva nacina - uzeli su da je Bošnjak ime naroda, a
bosanski da je naziv jezika. Danas nijedan Srbin ili Hrvat ne može reci
da je Bosanac, jer on pripada bošnjackoj naciji i govori bosanskim
jezikom. Bosna je dobila status koji je imala za vrijeme Kalaja. Sa
Bosnom su se i u Crnoj Gori širili glasovi kako svaka republika ima
pravo na svoj jezik. Pozivanja Hrvata, Muslimana i ovih koji su htjeli
crnogorski jezik podvodi se pod pravo da svaki narod može da svoj jezik
zove po svom nahodenju, znaci, kojim hoce imenom.
Ispitivanjem pitanja tog prava prihvatio se jedan Nijemac, koji je
glavni za odredenje statusa jezika u Haškom tribunalu. Njemu je
Evropska Unija dala u zadatak da ispita da li su jezici bivše
Jugoslavije jedan ili više jezika. Rijec je o Bernardu Grašelu, koji je
izvještaj - studiju o postjugoslovenskoj situaciji, posebno jezickoj
objavio u jednom casopisu. Njegov osnovni cilj je bio da ispita postoji
li zaista pravo svakog naroda da jezik kojim govori imenuje kako hoce,
koliko je to pravo zastupljeno do sada medu 4 hiljade jezika koji
postoje u svijetu. Prvo je prekontrolisao pravna dokumenta o ljudskim i
nacionalnim pravima Ujedinjenih nacija. Zakljucak je bio da ni u jednom
pravnom dokumentu ne postoji podatak o pravu Ujedinjenih nacija po kome
narod može da mijenja ustaljeno ime jezika. Zatim je ispitivao u
institucijama OEBS-a i Savjeta Evrope. I tu je zakljucak bio isti: Ni u
jednom dokumentu nema zapisano da je postojao slucaj, a kamoli da je
propisano pravo naroda da može mijenjati ustaljeno ime jezika. Odakle
onda, pita se Grašel, to pravo u ustima Ljudevita Jonkea, Dalibora
Brozovica, Dževada Jahica, Vojislava Nikcevica i dr. On nalazi da je to
pravo prvi put zapisano u jednom balkanskom dokumentu - u Deklaraciji o
položaju hrvatskog jezika koju su napravili hrvatski knjizevnici 1967.
g., a koju su Srbi i ostali prihvatili kao bogomdano pravo ne
provjeravajuci da li ono uopšte postoji. A da postoji, veli Grašel, zar
bi 3 pokušaja Amerikanaca da preimenuju engleski u americki jezik,
propala na Ustavnom sudu Amerike? Zar bi 4 pokušaja Austrijanaca da
njemacki preimenuju u austrijski propala takode na Ustavnom sudu, jer
nijesu imala uporišta ni u kakvom pravu?
Ali, na Balkanu važe ad hok prava. I to je zakljucak citave studije.
Postavlja se pitanje: Koji jezik ima pravo na status jezika?
Šta nauka i politika smatraju jezikom?
Posebnost crnogorskog jezika ne mogu ciniti glasovi
istocnohercegova-ckih govornih osobina
U istoriji lingvistike postoje 3 kriterijuma identiteta jezika, po
kojima se može zakljuciti da li dva jezika kada se medusobno porede,
cine razlicite jezike ili su oni jedan jezik. Prvi je strukturni
kriterijum po kome - ukoliko dva (entiteta) govora imaju istu
gramaticku strukturu oni pripadaju istom strukturnom tipu,
predstavljaju isti jezik. Ukoliko se desi da je jedan jezik nastao na
osnovu pisanih dokumenata, a drugi na osnovu govora, pa su vještackom
intervencijom izjednacena dva razlicita govora, onda je to slucaj kada
dva jezika, iako su ista prividno na površini, imaju razlicito
porijeklo, odnosno razlicita im je osnovica, oni se moraju smatrati bar
istorijski - genetski - razlicitim jezicima. Srpski, bosanski,
hrvatski, "crnogorski " jezik svi su nastali na osnovama novoštokavskog
istocnohercegovackog dijalekta, dakle svi imaju istu osnovicu i
strukturalno i genetski su isti jezici. Postoji i treci, najbitniji
kriterijum, a to je kriterijum razumljivosti - ukoliko se dva jezika
razlikuju toliko da su 90 % medusobno razumljivi, da nema
komunikativnog šuma, onda su ti govori - govori istog jezika, u pitanju
je isti jezik. Kod Srba, Hrvata, Muslimana i Crnogoraca razumljivost je
i viša od 90 %, a nerazumijevanje se može napraviti jedino u vicevima.
Ili da se krene onim putem kojim su pošli Hrvati, ali ih narod ne sluša
- prave nove rijeci, a nema Hrvata koji zna novi hrvatski. Ako se na
taj nacin pravi jezik, onda je taj jezik tek tako poseban, ne cini ga
posebnim ono što oni smatraju da je njegova posebnost. Da ne govorim o
nekima koji pokušavaju od necega što nikad nije bilo osnova - npr.
moram da ga pomenem, iako do tog crnogorskog jezika ne drži ni
crnogorska vlast - Vojislava Nikcevica, koji u svojoj gramatici
crnogorskog jezika kaže da se crnogorski, srpski, hrvatski i bosanski
razlikuju po tome što crnogorski ima tri foneme više.
Zašto Vuk te foneme nije unio u knjizevni jezik?
Da bi jedan glas iz govornog jezika dobio status foneme on mora da ima
distinktivnu (razlikovnu) funkciju, mora imati prema sebi opozicije.
Vuk u Rjecniku iz 1818.g. i u Gramatici u prvoj fusnoti
objašnjava:"…Osim ovijeh glasova, koje sam unio kao glasove srpskog
književnog jezika kod Srba postoje još tri glasa koji ne mogu biti
glasovi književnog jezika."
Zašto?
Zato što nije moguce prema rijeci koja pocinje sa nekim od ove tri
foneme ili je imaju u sebi, napraviti nijednu drugu rijec koja bi se
razlikovala prema tim glasovima. Pomenute foneme su varijante govornih
glasova, nemaju fonemu, niti distinktivnu funkciju. I sad se nade novi
Vuk koji kaže da crnogorski jezik treba da ima te 3 foneme. Medutim, ni
te foneme ne cine posebnost moguceg crnogorskog jezika, jer ti glasovi
postoje i u Trebinju, Bileci, Gacku, Nevesinju. Možda neko hoce da
polaže pravo na citav istocnohercegovacki teritorij ili ce cak tu
teritoriju proglasiti crnogorskom. A da li ce navedeni hercegovacki
gradovi prihvatiti da im neko oduzme ove glasove kao govornu osobinu i
proglasi ih svojim? Da bi se nešto proglasilo autohtonom osobinom, ono
zaista mora biti autohtono, nedjeljivo sa necim drugim.
Srpski jezik u Crnoj Gori danas
U Ustavu Crne Gore iz 1992. g.stoji da je u upotrebi srpski književni
jezik ijekavskog izgovora. Ukoliko bi se Srbi odrekli ijekavskog
izgovora onda bi se odrekli srpskog jezika, jer Vuk je 1845. g. odabrao
ijekavsko narjecje kao narjecje književnog jezika, a 1894. g. u besjedi
o njegovanju srpskog književnog jezika Stojan Novakovic u Kraljevskoj
akademiji kaže: "Od danas nije samo ijekavica srpski književni izgovor,
nego je to i ekavica. Ovim ne smatram da ijekavica nije primarni srpski
govor, nego da Srbima treba ekavica zato što plemena koja su na granici
Srbije i Bugarske trebaju da se opredijele da li ce se prikljuciti
Srbiji ili Bugarskoj (dio današnje južne Srbije i Makedonije). Lakše ce
se opredijeliti za Srbiju ako im damo ekavski, jer se tamo ne govori
nisam nego nesam. Ekavicu, dakle treba uvesti iz politickih razloga i
time se ne ništi primarni status ijekavice. Odricanje od nje znacilo bi
odricanje od svega onoga do 1894. g., odnosno davanja prava Hrvatima i
Muslimanima da kažu da njihov jezik pocinje s Vukom, a srpski ekavski
sa Novakovicem.
Problem današnjeg trenutka je na koji nacin da se u Crnoj Gori provede
ono što je zakonski provedeno u BiH i Hrvatskoj i postoje li uslovi za
to? U Ustavu Crne Gore piše da je službeni jezik srpski ijekavskog
izgovora. Znaci potrebno bi bilo dobiti dvotrecinsku vecinu, kao što su
Hrvati u Saboru postigli 1991. g. ili Muslimani u tzv. parlamentarnoj
Skupštini BiH. To u Crnoj Gori nije moguce. Zato se pokušava na drugi
nacin - uvodenjem opšteg naziva, umjesto konkretnog naziva, uvodi se
maternji.
Šta znaci maternji?
Maternji jezik je opšti naziv za prvousvojeni jezik.
O cemu se radi?
Nastoji se na osnovu opšteg imena koje ne može biti lingvisticko ime
jezika sprovesti nešto drugo. Ucenici ce se na kraju razreda
opredjeljivati za naziv predmeta koji ce biti upisan u dokumentu
umjesto maternjeg. Cilj je da se upisivanjem maternjeg u dnevnike
"zamaštraka" do svjedocanstava, a onda ce se upisivati ono što je cilj
onih koji žele da ovo sprovedu.
Na koji nacin je to moguce?
Moguce je kao u Sarajevu npr. izdavanjem diploma na kojima studenti
biraju ime jezika koji ce naknadno upisati - bosanski, hrvatski,
srpski. I ovdje je to izgleda moguce, ali nije isto. Ukoliko u BiH
izaberete bosanski ili hrvatski, iako se radi istorijski o istom
jeziku, norma je ucinila svoje i svaka država je propisala "pravila"
tog jezika. U Crnoj Gori nastoje da nametnu nešto slicno - da se
upisuje crnogorski ili srpski.
Šta je to? Srpski jezik ima gramatiku, pravopis.
A crnogorski? Da li je to ono što je propisao Vojislav Nikcevic? Da li
je to nova norma koja podrazumijeva nove glasove i pravila? Može li
neko ko je naucio normu (srpskog, hrvatskog, bosanskog) da pod tu normu
podvede nešto što se naziva crnogorskim? Ne može, osim ako iza svega
toga ne postoji jedna politicka ideja. A ta ideja je - sve što je
srpsko u Crnoj Gori proglasiti crnogorskim. Iza toga je citava igra, a
pocela je i prije uvodenja maternjeg jezika. Sjetimo se, kada je
stvorena Zajednica Srbije i Crne Gore, Jevrem Brkovic je izjavio: Ako
smo vec stvorili ovu nakaradnu zajednicu, onda je normalno da ima i
nakaradan jezik.On treba da se u Beogradu zove srpski, a u Podgorici
crnogorski, pa kad nestane zajednica zna se koji jezik ce gdje ostati.
Srpskohrvatski jezik nikad nije postojao, jedino na nivou politicke
odluke, a nije razlicit niti drugaciji od srpskog vukovskog ili Vukovog
jezika. To je samo preimenovani Vukov jezik. I ovi sadašnji pokušaji
imaju za cilj da se srpski na neki nacin preimenuje, bez obzira na
neuslovnost tog nauma. Veliki problem su zakonske regulative. Situacija
je takva da je Ministarstvo na ovaj nacin pustilo probni balon sa
jezikom - drugi u Crnoj Gori. Ali, to nije balon samo sa jezikom, vec
sa statusom nacije koja stoji iza tog jezika. Ako prode ovaj projekat
sa jezikom, nastavlja se dalje. Vlast u slicnim situacijama prvo
lokalizuje i sve svede samo na jedan objekat, pa i u Nikšicu je tako
uradeno - sve je svedeno na gimnaziju "Stojan Cerovic" i roditelje cija
djeca su daci ove ustanove. Vlast zatim sprovodi dalje korak po korak.
One koje je izolovala na razlicite nacine, pritiscima ili nudenjem
kojekakvih uslova kruni polako, dok se ne svedu na jedno do dvoje. Tada
se problem zaboravlja i on je riješen, jer više nema price o njemu.
Prica se banalizuje kroz medije, navode se argumenti koji to u stvari
nijesu, narod, kojem je i inace svega dosta, odustaje govoreci: "Nek
ide i to kad je sve". Ako do takve situacije dode onda nece biti
problem samo srpski jezik. Sa jezikom ce nestati kompletan srpski
kulturni prostor, odnosno identitet u Crnoj Gori. Zato se vlastima mora
postaviti pitanje poštovanja Ustava, a prica o jeziku na nacin da se
dvije neprimjerene stvari dovedu na isti nivo je veoma
prijemciva.Takvih situacija bice i u buduce mnogo. Ipak, nadam se da im
ovaj pokušaj sa jezikom nece uspjeti, jer nikome u svijetu do danas
nije pošlo za rukom da preimenuje bilo koji jezik. Pokušali su
Muslimani i Hrvati. Ipak, u Njemackoj gdje sam boravio jedno vrijeme
nema ni na jednom univerzitetu katedre ili odsjeka za ove jezike, nego
se tamo i dalje izucava srpskohrvatski. Možda jedino na nekom privatnom
fakultetu. Dakle, da zakljucim - ne može država u ime Ustava i nauke
sebi dozvoliti da ništi i Ustav i nauku da bi propagirala ideje koje
idu protiv toga. Sve ovo oko maternjeg jezika prestace onog trenutka
kada politicari shvate šta je njihov posao i da ne mogu biti naucnici,
da ne mogu govoriti u ime nauke vec je moraju slušati. Ako joj se ne
povinuju bice izopšteni iz nje ili ce predstavljati smijuriju za citav
svijet. Nadam se da ova vlast nece uspjeti nikoga da ubijedi u nešto
što nije ni naucno ni ustavno. NVU Aktiv profesora i nastavnika srpskog
jezika i književnosti srednjih i osnovnih škola - Nikšic
* SAOPŠTENjE ZA JAVNOST
Protesti zbog preimenovanja srpskog jezika u Crnoj Gori postaju sve
brojniji. Juce su održane protestne šetnje gradana u Nikšicu, Podgorici
i Pljevljima. Medutim, stižu i neki novi otkazi za profesore nikšickih
škola. Juce je još jedan profesor dobio otkaz, tako da je trenutno u
Nikšicu 10 profesora ostalo bez posla, a narednih dana ce još njih 16.
Svi oni su ostali bez plata i bez ikakvih sredstava za egzistenciju.
Aktiv apeluje na sve dobre ljude da nam pomognu!
Naš žiro racun je:
55800-675-6-8430 Euromarket banka,
sa naznakom: za pomoc profesorima koji su ostali bez posla.
Naš devizni žiro racun je:
57A: 400 8769390 00
EUROMARKET BANKA AD PODGORICA
SWIFT code: EUMBCS22
59: NVU Aktiv srpskog jezika i književnosti
222300-06-512-0000112.6
Nikšic, VI crnogorske T-10
U Nikšicu, 12. oktobra 2004.
NVU Aktiv profesora i nastavnika srpskog jezika i književnosti srednjih
i osnovnih škola - Nikšic
za, Veselin Matovic
http://www.njegos.org/forum/viewtopic.php?p=790#790
Zahvaljujuci ljubaznosti naših prijatelja sa Njegoš.org-a, imamo cast
da prenesemo saopštenja Aktiva profesora i nastavnika srpskog jezika i
književnosti osnovnih i srednjih škola iz Nikšica. Saopštenja u celini
mogu se procitati ovde.
U Srbiji se, na žalost, nedovoljno pažnje posvecuje cinjenici da srpski
jezik u Crnoj Gori, svom istorijskom izvorištu, zahvaljujuci istrajnoj
histeriji dukljansko-duvanskih "reformista" iz tamošnjih režimskih
struktura - gubi pravo na postojanje. Naime, sve je pocelo kada je
grupa od devet profesora i nastavnika srpskog jezika odbila da prihvati
odluku režima o preimenovanju srpskog jezika u predmet pod nazivom
"maternji jezik". Svi su zbog toga izgubili posao. U protestu im se
pridružilo još devetnaest nikšickih profesora, a zatim i brojni
profesori i studenti Filozofskog fakulteta u Nikšicu, ali i nastavnici,
profesori, ucenici i studenti iz gradova širom Crne Gore.
Umesto blagovremenog i tacnog informisanja gradana Srbije o ovom
životno znacajnom i važnom nacionalnom pitanju, ovdašnji mediji, po
starom obicaju (podjednako državni i "nezavisni", ako i postoji razlika
medu njima), uredno izveštavaju o aktivnostima, recimo, Dedeiceve
grupice rašcinjenih sveštenika (koje, pritom, neki od njih nazivaju
nekakvom Crnogorskom pravoslavnom crkvom - ?!). Uostalom, nije nikakva
tajna da se i crnogorski, i vojvodanski, i srbijanski separatisti
medusobno odlicno slažu i prilicno uspešno saraduju.
Sa druge strane, SNP "Svetozar Miletic", poucen slicnim iskustvima i
bezbrojnim primerima "zla domacega" koje i nama u Srpskoj Vojvodini
odrice pravo na postojanje, odlicno razume znacaj borbe za ocuvanje
srpskog jezika i pamcenja u Crnoj Gori, koju su pokrenuli profesori iz
Nikšica i ostalih gradova. Ti hrabri ljudi mogu da racunaju na našu
bratsku i nesebicnu podršku i pomoc, a pozivamo i ostale nacionalno
odgovorne organizacije da nam se pridruže.
Finansijska pomoc Aktivu profesora srpskog jezika iz Nikšica, može se
uputiti na sledeci žiro racun: 55800-675-6-8430 kod Euromarket banke,
filijala Nikšic (Crna Gora) sa naznakom - "za pomoc profesorima koji
ostaju bez posla".
Za kraj, valja podsetiti na reci Mileticevog saborca, Mihaila
Polit-Desancica, napisane 1870. u listu Jovana Subotica "Narod",
povodom cuvene bune u Boki. U clanku kojim se vojvodanski Srbi pozivaju
da, moralno i materijalno, pomognu sunarodnicima iz Boke,
Polit-Desancic kaže: "Te priloge neka ne smatraju naša braca u Boki
kako kakav dar, nego kao našu zahvalnost za ono što srpstvu obraz
osvetlaše, što pokazaše svetu: da Srbin živi, da je junak."
Informativna služba SNP "Svetozar Miletic"
1. Petroelezioni e modello predittivo dollarettorale
2. Campagna elettorale: Vota per Karzai o ti bruciamo la casa
1. Petroelezioni e modello predittivo dollarettorale
da "Gian Che Dice?" sepoina @ inwind.it riceviamo e volentieri giriamo:
Bush: 358 Kerry: 311
voti? no milioni di dollari versati dai finanziatori.
Bush: 286 Kerry: 252
Grandi elettori.
Ora, vedete a quale livello di coerenza finanziario-elettorale si sia
arrivati. Tra poco non serviranno più le elezioni. (...)
" In Pennsylvania, dove il numero degli elettori registrati ha superato
già il numero dei residenti legali, dunque è palesemente falso, il
partito democratico ha pagato ai militanti venti dollari per un milione
di nuovi iscritti, dunque 20 milioni di dollari. In Florida, il
comitato per la rielezione di Bush ha bruciato 15 milioni per
assicurarsi che i cubani abbiano automobili per andare ai seggi, quel
giorno. "
( Vittorio Zucconi -
http://www.repubblica.it/2004/j/speciale/altri/elezioniusa/corsamilia/
corsamilia.html )
2. Campagna elettorale: "Vota per Karzai o ti bruciamo la casa"
KABUL (AFP) - "Vota per Karzai o ti bruciamo la casa", avverte un
messaggio di propaganda diffuso per le prime elezioni presidenziali
democratiche dell'Afghanistan. Alle elezioni del 9 ottobre concorrono
18 candidati, tra i quali l'attuale presidente, Hamid Karzai, e Yunuz
Qanooni, il suo principale rivale...
http://www.resistenze.org/sito/te/po/af/poaf4l11.htm
1. KOMISIJA EU FINANSIRA SIPTARSKE TERORISTE?
(S. Nikolic / ARTEL)
2. AKO U SAD POBEDE DEMOKRATE...
(Dmitrij KOSIREV / ARTEL)
3. Craignant les intentions de Kerry, l'opinion serbe préfère Bush (AFP)
VEDI ANCHE:
Albanesi per Kerry, Serbi per Bush
(Luka Zanoni / Osservatorio Balcani)
...Kerry si è spinto più avanti, inviando un messaggio, il 23 luglio
scorso, agli Albanesi d’America, con cui ha promesso che la sua
amministrazione, una volta insediatasi alla Casa Bianca, risolverà nel
minor tempo possibile lo status finale del Kosovo...
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3572/1/51/
SEE ALSO:
Election 2004: Another "Demo Farce". Patriotic Dissent
(by Bob Djurdjevic / Truth in the Media)
http://karendjurdjevic.com/TruthinMedia/Bulletins2004/
Patriotic_Dissent.html
Documentary reveals Albanian arms dealer donated cash to the Kerry
campaign
http://scotlandonsunday.scotsman.com/international.cfm?id=1244732004
A parallel to Bosnia and Kosovo (Geoffrey Wasteneys)
http://www.artel.co.yu/en/reakcije_citalaca/2004-11-03.html
=== 1 ===
http://www.artel.co.yu/sr/izbor/jugoslavija/2004-10-28.html
KOMISIJA EU FINANSIRA SIPTARSKE TERORISTE?
Beograd, 28. oktobar 2004. god.
S. Nikolic
Italijanska poslanica u evropskom Parlamentu u Strazburu motivisana
dokumentarnim filmom "Brkulinska veza" u pokusaju da razotkrije
sokantne teme
Kristina Muskardini, italijanski poslanik evropskog Parlamenta u
Strazburu i potpredsednik poslanicke grupe "Unija za Evropu naroda",
postavila je u pisanoj formi parlamentarno pitanje, u kojem je
zatrazila da se obelodani, da li je Komisija EU odobrila svote novca
namenjene tzv. Oslobodilackoj vojsci Kosova (OVK) i da li su te pare
iskoriscene za nabavku oruzja ili finansijsku podrsku izbornoj kampanji
kandidata Demokratske partije Dzona Kerija u izbornoj trci za Belu kucu
u Vasingtonu? Na ideju da postavi ovakvo pitanje Muskardijeva je dosla
nakon gledanja dokumentarnog filma "Bruklinska veza" (ovaj dokumentarni
film mozete pogledati ako klinete na link) sa cijmo tematikom su
citaoci biltena ARTEL-a mogli da se se upoznaju pre par dana u analizi
- Siptarska sargarepa i batina u najavi, koja se bavi finansiranjem
predsednickih kampanja u SAD od strane sponzora siptarskog terorizma,
problemom "legalnog" sverca oruzja na KiM i pretnjama da ce Siptari
upotrebiti terorizam ako medjunarodna zajednica ne dozvoli stvaranje
"Nezavisnog Kosova".
"Sef OVK, Hasim Taci, poznat i pod nadimkom Zmija - podvlaci u svom
pitanju Kristina Muskardini sef evroparlamentaraca italijanske partije
"Nacionalni savez" - bio je na konvenciji Demokratske partije u
Bostonu. Po svom povratku je izjavio novinskoj agenciji na albanskom
jeziku KosovaLive, da je bio pozvan kao gost. To jos jednom potvrdjuje
da bi demokrate ukoliko dodju na vlast u SAD, priznale i postovale
volju albanskog stanovnistva na Kosovu za otcepljenje od Srbije".
Italijanska poslanica dalje kaze da su vodeci ljudi OVK prisustvovali i
jednoj donatorskoj veceri u Njujorku, za izbornu kampanju Dzona Kerija
i dodaje: U dokumentarnom filmu holandske televizije VPRO nazavanom
Bruklinska veza, jasno se vidi terorista Fljorin Krasnici, inace
pripadnik OVK, kako ucestvuje na jednoj donatorskoj veceri demokrata. i
u sledecem kadru kako svercuje oruzje na Kosovo za teroristicke akcije
protiv americkih trupa i vojnika ostalih nacija koje su angazovale UN
na Kosovu.
Kristina Mukardini, koja je istaknuti clan partije potpredsednika
italijanske vlade Djanfranka Finija i vec 15 godina poslanik u
Strazburu, posebno je naglasila da se na video zapisu takodje veoma
dobro uocava kako Krasnici i jos nekoliko pripadnika OVK potpisuju
pozamasne cifre u dolarima i na cekovima namenjenim za finansiranje
izborne trke demokratskog kandidata Kerija - prema informacijama
"Instituta za izvestavanje o ratu i miru - analiza "Americki albanci se
uzdaju u Kerija" na toj donatorskoj veceri odrzanoj maja u Njujorku,
prikupljeno je 510.000 dolara za potrebe Kerijeve predsednicke
kampanje. Fotos sa pomenute donatorks vecere na kojoj se sponzori
siptarskog terorizma mogu videti sa Ricardom Holbrukom.
U svom poslanickom pitanju Muskardijeva je navela da je svima poznato
da je OVK teroristicka organizacija, povezana kako sa Al Kidom tako i
sa Iranskom vladom.
"Onovni cilj OVK je da odvoji Kosovo, koje vec vekovima cini integralni
deo Srbije. Podsecam vas i da su u februaru 1996. godine bande OVK
napale brojne kampove na Kosovu, gde su bili smesteni Srbi izbeglice iz
BiH i Hrvatske" napisala je Muskardini, postavljajuci pitanje da li
Komisija EU finansirajuci OVK daje novac teroristima za akcije protiv
medjunarodnih snaga ili za kampanju Demokratske partije za predsednika
SAD Dzona Kerija?
Nazalost, "Bruklinska veza" kao da ne postoji za nasu drzavu iako se
informacije iz ovog dokumentarnog filma kombinovane sa drugim (recimo
da je na pomenutoj konvenciji Demokratske stranke u Bostonu Taci bio
bas u vreme martovskog progoma Srba i da su mu demokrate tada pruzile
zastitu od Bele kuce, jer je bilo sasvim dovoljno informacija da je
organizator martovskog progoma upravo on, a uz pomoc "ekstremnog
islamskog faktora" i samih demokrata. Busova administracija iz njoj
znanih razloga nije htela da "talasa" po pitanju umesanosti demokrata i
ekstremnog islamskog faktora u nasilje nad Srbima od 17 i 18. marta
iako su brojne indicje ukazivale na tu vezu.) mogu fantasticno
eksploatisati u medijskoj, propagandnoj i politickoj borbi protiv
siptarskih terorista i secesionista, i njihovih pomagaca, a u cilju
zaustavljanja secesije KiM koja je na pomolu.
Istina u politici retko dolazi sama
Holandska televizija VPRO je na svom Internet sajtu postavila forum u
vezi sa dokumentarnim filmom "Bruklinska veza", tako da i Vi mozete
davati svoje komentare. Nije bitno da li znate holandski ili neki drugi
strani jezik. Svi komentari i informacije vezane sa teoriste OVK,
njihovu trgovinu narkoticima, nasilje, veze sa stranim politicarima su
dobro dosle. Dajte i Vi doprinos da istina najzad izbije na videlo i da
ovakvih emisija stranih televizija bude jos vise.
Nemojte misliti da je tako nesto nemoguce. Zivimo u 21. veku a
savremena tehnologija nam daje skoro neogranicene mogucnosti
interaktivnih komunikacija. Mozda Vam tekst "Karla evo dokaza" bude
motivacija i pokazatelj da se protiv terorizma i za svoju zemlju mozete
boriti iako niste super tajni agent ili vrhunski specijalac.
=== 2 ===
http://www.artel.co.yu/sr/izbor/us_ca_au_nz/2004-11-01.html
AKO U SAD POBEDE DEMOKRATE…
Moskva, 0l. 11. 2004. godine
RIA “Novosti”
Specijalno za Artel-Geopolitiku
Dmitrij KOSIREV, politicki komentator RIA “Novosti”
Mozze se dopustiti razmisljanje o situaciji da ce se nakon
predsednickih izbora 2. novembra u SAD na vlast vratiti demokrate. Na
kraju krajeva, ssanse za to su jednake – 50 naspram 50 procenata – ako
se sumiraju sve krivulje u anketama javnog mnenja u Americi. Da li ce,
zbilja, zbog toga biti ogorcene ruske strukture vlasti, ruski politicki
krugovi, rusko drustvo u celini? A ako nece, zasto je onda predsedniku
Rusije Vladimiru Putinu trebalo da pre par nedelja izrekne nesto sto bi
se moglo protumaciti kao podrska Dzordza Bussa protiv kandidata Dzona
Kerija? “Ukoliko mi dodjemo na vlast mi treba da budemo sa vama
prijatelji i partneri – i da li je onda trebalo govoriti da je poraz
Dzordza Bussa – pobeda terorista?” – sa smeskom je ruskim kolegama
izjavio jedan od najssarmantnijih predstavnika demokratske partije,
koji je ovih dana posetio Moskvu. Mozda bi bilo dobro, polazeci upravo
od mogucnosti takve perspektive, uputiti demokratama jasan signal: da,
Moskva moze prijateljovati i sa demokratama. Nije iskljuceno, cak, da
ce oni biti i bolji prijatelji od republikanaca. Ali je za to obema
stranama – i ruskoj, i demokratskoj americkoj – potrebno da se
unekoliko promene. Rusi bi trebalo da odbace prilicno ustaljene i,
verovatno, pogressne predstave o tome da se demokrate razlikuju od
republikanaca. A demokrate bi trebalo da shvate, da u inostranstvu
odbojnost prema njima izaziva stil njihovog ponasanja. Na kraju
krajeva, spisak zemalja u kojima vladajuce strukture gaje simpatije
prema republikancima kudikamo je duzi od obicno navodjenih Japana,
Italije i Rusije. I samo ta svetska odbojnost prema republikananskom
stilu ponasanja oko rata u Iraku ne moze se vecito eksploatisati.
Dakle, misljenje Rusa povodom americkih demokrata, mozda pogresno i
uprossceno, skopcano je pre svega s time sto su demokrate, toboze, vise
skloni uplivu u unutrasnje politicke i drustvene strukture stranih
zemalja. Tu misionarsku ofanzivu neki racunaju od Dzona Kenedija i
njegovog “Korpusa mira”, a drugi jos i od ranijih vremena. Do dana
dansanjeg Rusi se sa uzasom secaju polovine 90-ih godina koje se
asociraju u umovima vecine sa bujicom savetnika, fondova, medijskih
projekata, ciji tvorci u Rusiji nisu bili samo Amerikanci, vec
vladajuci tokom 90-ih godina u SAD demokrate. Jedino su formirajuce
tada u Rusiji centristicke i nacionalisticke politicke partije sa
uzasom dozivljavale novu generaciju mladih gradjana, koji su vise
licili na elektorat americke demokratske partije nego na bilo sta
drugo. “Ko je izgubio Rusiju?” – pitali su republikanski konkurenti
Bila Klintona krajem 90-ih godina. I oni su, verovatno, bili u pravu:
“Izgubili” su je upravo demokrate. I aktuelna “putinska vecina” biraca,
koja kategoricki ne prihvata cak ni sam pojam “reforme” primenjiv na
90-te godine koje nisu pusstale u Drzavnu dumu liberalne ruske
politicare u koje se svojevremeno uzdao ne samo Vasington, nego i
“Zapad uopste” – takodje je rezultat delovanja demokrata. Delovanja sa
dobrim ili losim namerama – to je vec drugo pitanje, ali je rezultat
ocigledan. Prekorima na racun americkih demokrata – i ne samo u Rusiji
– mnogi dodaju jos i previse idealisticki prilaz realnostima naseg
sveta, previse ohrabrujucu propagandu liberalnog ekonomskog modela,
ideje globalizma kao sveta bez granica i suvereniteta. Sve to u nasem
veku na prvi pogled i zaista izgleda zastarelim. Covekova prava kao
batina za postizanje ciljeva, koji su daleko od prava coveka - i ta se
novina takodje smatra vise demokratskom (uzgred receno, i evropskom)
nego republikanskom. Problem je u tome sto su tu elegantnu ideologiju u
90-im godinama preccesto koristili neki delovi poslovnih krugova
Amerike iz sopstvenih interesa, ne fermajuci pri tom interese ovih ili
onih stranih poslovnih krugova ili, sto je jos gore, vlada. U celini
uzev, moze se kazati da aktuelna politicka elita Rusije, koja se
oslanja na mocnu podrsku biraca, zapravo i jeste ruski analog
republikanaca. Tojest, ljudi za koje su na prvom mestu nacionalni
interesi i jacanje sopstvene zemlje. Ne radi se tu o tome da ruski
“republikanci” uvek prihvataju akcije njihove americke sabrace –
narocito u slucaju sa Irakom, vec se radi o tome da je za njih u
krajnjoj liniji takav prilaz razumljiv i unutrasnje prijemcciv. Niko u
nasem svetu ne voli velike i jake drzave. Ali se tu postavlja pitanje
stila njihovog ponasanja. U mnogim zemljama tigar je manje opasan od
zmije, ali se prema njemu gaje simpatije makar zato sto je
transparentan u namerama. Da li bi Putinova Rusija, na primer, ponudila
americkim demokratama saradnju u takvim bliskim njenim granicama
regionima kao sto su Gruzija ili Srednja Azija? Verovatno, da. Ali bi
ispalo tako da su ti predlozi upuceni upravo republikancima. A zna se
dobro da je podosta kriza u odnosima izmedju Moskve i Vasingtona
nastajalo onda, kada su, po misljenju mnogih u Moskvi, republikanci
pocinjali da rade nekako “previse po demokratski”. Uzmimo, primera
radi, Gruziju. Vecina Rusa ni do danas ne moze da shvati ko je
pripremio mrezu nevladinih organizacija i tamo organizovao predaju
vlasti koja se nikako ne uklapa u okvire izborne demokratije? Bussovi
republikanci ili demokrate preko aktivno funkcionisuceg u republici
Dzordza Sorossa? Ovde je neophodno primetiti da pokusaji Moskve da
pruzi Americi ruku saradnje, pored ostalog i na postsovjetskom
prostoru, imaju i jos jedno objasnjenje. Obim ekonomskih veza izmedju
Rusije i SAD – jadnih nekoliko milijardi dolara, manji je ne samo od
obima trgovine Rusije sa tesno integrisanom sa njom Ukrajinom, pa i od
obima, recimo, sa Italijom. Zato nema niceg cudnog u tome sto
rusko-americki odnosi imaju stratesko-ideoloski karakter. Da je 90-ih
godina americki biznis investirao onoliko para u rusku ekonomiku koliko
je ulozeno u poliitcko-ideolosku infrastrukturu, slika odnosa verovatno
bi bila drugacija. Poznato je da bi u svojoj ruskoj politici eventualni
predsednik Dzon Keri hteo da premesti akcente po pitanju Cecenije i
nesirenja oruzja za masovno unistavanje. U vezi sa oba ova pitanja
Moskva bi sa zadovoljstvom bila uvuccena i u dijalog, i u saradnju. Sto
se Cecenije tice, ne samo Rusija, vec i Amerika bili bi na dobitku
zahvaljujuci zajednickom iskustvu obnavljanja struktura normalnog
zivota u bivsem carstvu bezakonja i ekstremalnog kriminala, kakvim je
donedavno bila Cecenoija. Rusiji su, naravno, tu neophodni pomoc i
iskustvo, ali bi i Americi koristilo takvo iskustvo, imajuci u vidu
nemoc aktuelne administracije u njenom pokusaju da stvori mir Iraku
nakon dobijenog rata. Unistavanje starih nuklearnih komponenata takodje
je Moskvi neophodni posao. I uopste, u saradnji sa SAD i drugim
zemljama vreme je da se preispita celokupni rezim nesirenja oruzja za
masovno unistavanje i problematika skopcana s time. Izmedju ostalog, u
tom cilju potrebno je da u svetu nestane sumnjicavosti da neko pod
izgovorom nesirenja oruzja za masovno unistavanje zeli da lisi druge
nacije prava na nuklearnu energetiku I da se neke nacije unapred unose
na spiskove zemalja koje cine “osovinu zla”, nezavinso od njihovih
realnih namera da saradjuju u nuklearnoj sferi. Ne moze se dva puta
stati u istu reku, posto se i voda i dno u njoj menjaju svakog trena.
Moze se pretpostaviti da ce u slucaju pobede republikanaca na izborima
2. novembra to biti vec drugi republikanci, koji ce imati i nesto
drugaciju ideologiju, i drugaciji stil. Oni ekstremisti koji su tako
neuspesno pokusavali da realizuju panamericki globalni projekat, tiho
ce otici, ako ih vec nije trebalo uklanjati uoci izbora. Ali ni
demokrate, u slucaju njihovog dolaska na vlast, nece nas vratiti u
90-te godine. Neizbezzni za njih nakon neuspeha Bussove evropske
politike izbor u korist saradnje i velike paznje prema saveznicima i
partnerima omogucava da se nadamo i u saradnju, i u prijateljstvo.
=== 3 ===
BELGRADE, 28 oct (AFP)
Craignant les intentions de Kerry, l'opinion serbe préfère Bush
L'opinion publique serbe a marqué sa préférence pour George W. Bush à
moins d'une semaine de la présidentielle américaine, de crainte, si le
démocrate John Kerry l'emporte, d'une administration plus critique à
l'égard de la Serbie-Monténégro.
"Même s'il est impopulaire, les Serbes préfèrent Bush, surtout parce
qu'ils redoutent l'entourage de Kerry", explique Ljiljana Smajlovic,
une analyste de l'hebdomadaire NIN.
Ainsi, les médias serbes se sont largement fait l'écho d'informations,
publiées par le quotidien américain Washington Times, affirmant que
l'administration Bush allait s'efforcer de mettre fin aux travaux du
Tribunal pénal international (TPI) pour crimes de guerre en
ex-Yougoslavie, une institution que de nombreux Serbes jugent injuste
et anti-serbe.
"Je ferme le TPI!", a titré à la Une le quotidien de droite Nacional, à
côté d'un portrait de M. Bush.
Certains journaux comme Nacional publient depuis des mois des
publicités pour la campagne électorale Bush-Cheney, ainsi que des
citations d'un site des Serbes américains "Serbian Americans for
Bush-Cheney 2004", sur l'addresse www.serbsforbush.com.
"Remportons la victoire contre le terrorisme" ou "Donnez votre voix à
Bush", indiquent ces publicités. "L'ennemi (terroriste) contre lequel
les Serbes se sont battus (au Kosovo et en Bosnie) est le même que
celui que nous Américains combattons aujourd'hui", ajoutent-elles.
La question du Kosovo est un point particulièrement sensible et selon
certains analystes, une victoire de John Kerry favoriserait le retour
de responsables acquis aux idées indépendantistes de la majorité
albanaise de cette province, administrée depuis 1999 par l'Onu.
Belgrade et la minorité serbe du Kosovo les rejettent.
"Les Serbes pensent que les démocrates travailleront en faveur de
l'indépendance du Kosovo", souligne Mme Smajlovic.
D'une manière générale, estiment les analystes, l'opinion publique
serbe craint, en cas de victoire de John Kerry, une administration
démocrate semblable à celle de Bill Clinton qui avait décidé les
bombardements de l'Otan contre la Yougoslavie en 1999.
L'administration de l'ancien président américain Bill Clinton et le
pouvoir de Slobodan Milosevic ont entretenu de très mauvaises relations
avant la chute de M. Milosevic en 2001.
La chaîne de télévision B92 a réalisé une enquête auprès de huit
députés de divers partis au parlement serbe. Six d'entre eux se sont
prononcés pour M. Bush et deux ont estimé qu'indépendamment du
vainqueur, la politique des Etats-Unis dans les Balkans dépendait
uniquement de leurs intérêts.
MM. Bush et Kerry ont par ailleurs lancé de nombreux appels aux Serbes
vivant aux Etats-Unis, 1,2 million de personnes selon des estimations.
"Les Serbes sont particulièrement nombreux dans des Etats tels que
l'Ohio, considérés comme clés pour la victoire le 2 novembre", note Mme
Smajlovic.
Plusieurs quotidiens, tels que le journal populaire Vecernje Novosti,
ont analysé les appels M. Kerry.
Dans l'un d'entre eux, diffusé en serbe, M. Kerry indique vouloir
"trouver le plus rapidement possible" une solution pour le futur statut
du Kosovo, "dans le cadre de la résolution 1244" de l'ONU, selon
laquelle la province fait partie de la Serbie-Monténégro.
Cette proposition, selon divers analystes, est clairement destinée à
attirer les Serbes.
SOURCE: alerte_otan
http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/messages
> Da: "Mauro Gemma"
> Data: Mer 3 Nov 2004 17:38:15 Europe/Rome
> Oggetto: RUSSIA: NUOVO ASSE CON PECHINO?
>
> http://www.equilibri.net/europa/russia2204.htm
>
> RUSSIA: NUOVO ASSE CON PECHINO?
>
Russia: nuovo asse con Pechino?
Vladimir Putin, in visita ufficiale in Cina, ha dichiarato che le
relazioni fra i due paesi si stanno sviluppando celermente. Rafforzare
le cooperazioni politiche, economiche e commerciali apre scenari nuovi
che molti analisti non esitano a definire complessi e pericolosi.
(Morgan Palmas)
Equilibri.net (3 ottobre 2004)
Putin a Pechino
Mosca e Pechino si sono accordate sul reciproco sostegno per la
difesa dell’unità nazionale, per la sovranità e l’integrità
territoriale: un rafforzamento sia del trattato di amicizia firmato dai
due Stati il 16 luglio 2001 sia di tutti quei documenti bilaterali
passati che concernono le questioni di Taiwan e Tibet.
L’accordo esplica palesemente che il Governo della Repubblica
Popolare Cinese è l’unico capace legittimamente di rappresentare
l’identità del popolo cinese, mentre quello di Taiwan rimane ad esso
estraneo non solo nella forma, ma soprattutto nella sostanza.
La Russia, dal canto suo, sostiene che non solo Taiwan non dovrebbe
cercare alcun tipo di legame con le istituzioni internazionali, come ad
esempio l’ONU, ma che ogni tentativo di presentarsi sulla scena delle
relazioni fra gli Stati debba essere considerato un’offesa a Pechino:
non possono esistere due facce della Cina, l’identità è unica.
Inoltre, Mosca appoggia l’idea che il Tibet sia una parte
inseparabile della Cina, nessun compromesso è accettabile.
I confini rappresentano una questione complessa che Mosca e
Pechino, di comune accordo, intendono affrontare senza considerare con
accuratezza le rivendicazioni delle minoranze. Infatti, come a siglare
un segno palese di complicità istituzionale, il premier Wen Jiabao ha
dichiarato senza esitazioni di considerare i ribelli ceceni terroristi
in grado di opprimere gli equilibri internazionali.
Durante la giornata del 14 ottobre si è anche affrontato il tema
dell’energia e il ministro degli Esteri cinese Zhang Qiyue ha
sottolineato come ciò sia il perno principale delle relazioni fra i due
paesi. In una recente visita del premier a Mosca si è ottenuto un
accordo importante basato su quattro punti principali che riguardano il
futuro rapporto economico. Il progetto trova il suo nucleo su due
azioni programmate: maggior commercio di petrolio dalla Siberia alla
Cina attraverso ferrovie più moderne e, quindi, tecnologicamente in
grado di ridurre i tempi di trasporto e un piano di cooperazione
intensa per lo sfruttamento del gas naturale.
Sarebbe scorretto definire gli incontri di fine settembre e quello
più recente un mero business commerciale, anche perché numerose sono le
questioni che si sono affrontate cercando di trovare un equilibrio
vantaggioso per entrambi i paesi. Si è discusso del futuro della
scienza e della tecnologia non solo da un punto di vista economico, ma
anche di significato intrinseco che si specchia sulle future sfide del
mondo.
I due presidenti, Vladimir Putin e Hu Jintao, hanno posto
l’attenzione sulla natura del terrorismo internazionale e hanno stimato
che sia necessario coinvolgere la comunità globale al fine di eliminare
definitivamente le correnti eversive e riportare ordine sia nei propri
territori sia in luoghi lontani non appartenenti alla sfera d’influenza
di Mosca e Pechino.
La lotta al terrorismo si sviluppa con il confronto nei rapporti
bilaterali e multilaterali fra gli Stati in cui risorse umane,
capacità, investimenti e responsabilità possano confluire verso un
unico progetto da ritenere di fondamentale importanza. Ciò può soltanto
essere ottenuto all’interno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e
non è indifferente evidenziare che i due Stati conoscono bene il loro
ruolo nel Consiglio di Sicurezza.
I legami sino russi concernono anche il WTO. Infatti, la Cina
sostiene con tutte le proprie capacità istituzionali l’ingresso della
Russia nell’organizzazione. Supachai Panitchpakdi, direttore generale
del WTO, ha dichiarato di recente che non sarà imminente il patto
commerciale con Mosca, ma che il paese sta facendo sforzi visibili e
concreti per potere raggiungere quanto prima gli obiettivi necessari.
I numerosi incontri della giornata hanno posto l’attenzione anche
su un’altra tematica di fondamentale importanza: la messa al bando
delle armi di distruzione di massa. I due presidenti hanno pattuito di
cooperare per affrontare con mezzi e investimenti adeguati la
proliferazione di armi pericolose per il mondo intero e che entrambi
sosterranno con forza la risoluzione 1540 dell’ONU inerente tale
materia. Il trattato di non proliferazione nucleare, siglato il primo
luglio 1968, è ancora alla base delle discussioni in quanto coinvolge a
livello normativo sia Mosca sia Pechino (rispettivamente entrato in
vigore nei due paesi nel 1970 e nel 1992).
Putin e Jintao concordano sul fatto che il trattato per la messa al
bando degli esperimenti nucleari (CTBT), firmato il 24 settembre del
1996 a New York, debba diventare effettivo quanto prima al fine di
arrestare talune correnti estremiste che potrebbero mettere in serio
pericolo intere popolazioni.
Non sono mancate le critiche allo stato di cose presenti in
Afghanistan dove ancora non è garantita la sovranità libera da
compromessi con la malavita del commercio di droga e con le fazioni
terroristiche. Un documento ufficiale siglato durante la giornata
dichiara quanto sia importante per la Cina e la Russia la completa
istituzionalizzazione del paese attraverso parametri di democrazia in
grado di tutelare le molteplici voci che spesso non sono ascoltate e la
tutela dei diritti umani.
Inoltre, ci si è soffermati sulla natura dei rapporti fra India e
Pakistan così da consegnare a Nuova Delhi e Islamabad l’appoggio ad un
dialogo che possa essere equilibrato e fruttuoso con l’obiettivo di
evitare attraverso la strada diplomatica qualsiasi tipo di offesa che
degeneri in un conflitto armato.
Il problema energetico
Il presidente Putin ha evidenziato come sia ineluttabile una
pragmatica collaborazione regionale soprattutto nelle regioni cinesi
del nord est che confinano con la Russia. Egli ha posto l’attenzione
sulla ricchezza della tecnologia russa per la scoperta di nuovi pozzi
petroliferi e minerari, oltre alla estrema capacità dei mezzi e del
personale. Ciò può abbracciare e sostenere una politica di cooperazione
fra Mosca e Pechino nella costruzione di una nuova ferrovia fra Qinghai
e il Tibet e di alcune centrali elettriche nelle regioni dello Sichuan
e dello Yunnan.
E’ obbiettivo categorico dei due paesi creare un ponte di relazioni
commerciali fra circa sessanta città che si trovano ai confini e
rafforzare i patti bilaterali al fine di aumentare e migliorare lo
scambio fra entità che possono sembrare di piccola natura, ma che in
realtà sono atte ad apportare volumi ingenti di business al momento
ancora poco sfruttati.
Putin ha rilevato come si debba promuovere il lavoro dei governi
locali, più preparati e capaci a fronteggiare le difficoltà in loco,
oltre a conoscere le vere necessità delle popolazioni di quelle
regioni, spesso così lontane non solo economicamente dai gangli del
potere centrale. Questo è un tema scottante sia per la Russia sia per
la Cina in quanto negli ultimi mesi le tensioni sociali ai confini, a
causa di povertà e disoccupazione, hanno allarmato i rispettivi
governi. Così Putin, più perspicace in tale materia rispetto a Jintao,
ha pensato di avvicinarsi alla periferia del proprio paese lanciando un
chiaro messaggio sia ai concittadini sia al presidente ospite.
Putin è giunto nella città di Xi’an, capoluogo della provincia
dello Shaanxi, e ha incontrato le autorità locali per spiegare loro ciò
che si era discusso a Pechino. Il governatore della regione, Jia
Zhibang, e il sindaco di Xi’an, Sun Qingyun, è stato accolto con
fastosi onori a segnare un’amicizia che con il tempo si è consolidata
fra le parti, soprattutto dal punto di vista dell’integrazione sociale
fra le istituzioni.
E’ stato ricordato che la Cina prospetta di investire al di là dei
confini una cifra pari a 12 miliardi di dollari statunitensi entro il
2020. Un comitato composto da personalità di 35 società russe e 32
cinesi garantirà nel futuro la completa trasparenza nelle operazioni
commerciali, sia sotto il profilo legale sia a tutela dei piccoli
risparmiatori.
Conseguenze geopolitiche
Siamo di fronte all’epilogo (forse) di contese che duravano da
circa quaranta anni e soprattutto alla nascita di un rapporto nuovo fra
i due paesi. Ago della bilancia sarà soprattutto l’evoluzione del
discusso oleodotto in Siberia, il quale potrà privilegiare in
particolare modo o la Cina o il Giappone, non entrambi.
Putin ha dichiarato più volte durante le sue visite a Pechino e
Xi’an che prenderà scelte facendo riferimento non soltanto sulla base
di interessi nazionali, ma altresì considerando le necessità delle
popolazioni locali.
Il ministro del Commercio russo, German Gref, ha evidenziato che la
scelta finale sarà espressa entro la fine dell’anno e che Mosca terrà
in considerazione che appoggiare la scelta cinese significherebbe
aumentare gli scambi commerciali fra i due paesi di quattro volte i
volumi attuali.
Non è semplice per gli analisti prevedere le future mosse del
governo russo, anche perché gli ultimi mesi sono stati ambigui dal
punto di vista della politica estera da parte del Presidente Putin,
sempre così capace e carismatico da attirare benevolenze e allo stesso
tempo critiche feroci riguardo la sua “autocrazia” che condiziona i
rapporti di potere sulla scena internazionale.
I tre giorni trascorsi in Cina sono stati fitti d’incontri e hanno
prodotto numerosi accordi commerciali che faranno da sostrato ai
prossimi impegni bilaterali; ora sarà interessare osservare che cosa il
governo giapponese proporrà al fine di vincere la questione
dell’oleodotto siberiano.
Tuttavia, sia sotto il profilo commerciale sia considerando le
necessità finanziarie russe, è alquanto improbabile che Mosca possa
chiudere le porte a Pechino e accettare senza esitazione la proposta
nipponica: da anni negli ambienti accademici di tutto il mondo si parla
di un nuovo asse sino russo e sembra proprio che le recenti visite dei
rispettivi presidenti avvalori la qualità di tale previsione.
Le implicazioni geopolitiche degli incontri hanno spesso posto
l’attenzione su Taiwan, Tibet e Cecenia e, con una complicità degna del
primo periodo rosso di qualche decennio addietro, Cina e Russia
appaiono vicine come mai era accaduto negli ultimi anni: sinonimo di
alleanza che oltrepassa ragioni economiche e che esplora nuove
dimensioni che dovranno essere considerate per comprendere maggiormente
gli scenari possibili nell’Asia del futuro.
Equilibri.net
Domenica, 31 Ott 2004, alle 11:32 Europe/Rome, Coord. Naz. per la
Jugoslavia ha scritto:
> E' USCITO L'ULTIMO VIDEO DI OSAMA
>
> Dopo molti mesi di assenza dagli schermi, e' stato finalmente lanciato
> l'ultimo proclama di Osama Bin Laden. La sua casa produttrice (C.I.A.)
> sottolinea la strabiliante autenticita' del documento, messo in
> circolazione proprio a pochissimi giorni dalle elezioni presidenziali
> USA, nell'ambito di una attenta campagna promozionale. (I. Slavo)
Anche il popolare presentatore della TV USA Walter Cronkite sostiene
che "l'ultimo video di Bin Laden" e' frutto del sacco del regime di
Bush, ed indica nella persona del consigliere Karl Rove il probabile
ideatore di questa operazione di terrorismo mediatico pre-elettorale:
--- ENGLISH ---
Sat Oct 30 2004 16:31:19 ET
Former CBSNEWS anchorman Walter Cronkite believes Bush adviser Karl
Rove is possibly behind the new Bin Laden tape.
Cronkite made the startling comments late Friday during an interview on
CNN.
Somewhat smiling, Cronkite said he is "inclined to think that Karl
Rove, the political manager at the White House, who is a very clever
man, he probably set up bin Laden to this thing."
Interviewer Larry King did not ask Cronkite to elaborate on the
provocative election eve observation.
--- DEUTSCH ---
Bush Regierung produziert Bin Laden Video ? - ehem. CBS Korrespondent
in Larry King (CNN)Interview -
Samstag 30 Oktober -
Ehemaliger CBS Korrespondent Walter Cronkite ( bekannt u.a. durch seine
Vietnam Reportagen) glaubt dass Bush Berater Karl Rove hinter dem neuem
Bush Video steckt.
Cronkite äusserte diese spektakuläre Meinung während eines CNN
Interviews am späten Freitagabend.
Cronkite sagte dass er vermutet dass „ Karl Rove, der politische
Manager im Weissem Haus, der ein sehr cleverer Mann ist, diese Sache
inzeniert hat.“
Larry King, der das Interview machte stellte keine weitergehenden
Fragen zu dieser provokativen Äusserung kurz vor den Wahlen
Sat Oct 30 2004 16:31:19 ET - www.drudgereport.com
Mathias Bröckers 30.10.2004
http://www.heise.de/tp/deutsch/special/wtc/18693/1.html
Mittlerweile hat al-Dschasira eine Übersetzung [1] des O-Tons ins Netz
gestellt - darunter auch zwei Passagen, die sich direkt auf den 11.9.
beziehen. Doch enthalten sie weder ein eindeutiges Bekenntnis Bin
Ladens, tatsächlich hinter den Anschlägen zu stecken, noch tragen sie
sonst zur Aufklärung bei. Vielmehr stilisiert sich der "Terrorfürst"
einerseits als vorausplanender weiser Führer - und spricht andererseits
von einem Plan, der vorsah, die Attacken in 20 Minuten auszuführen, was
aufgrund der von den Hijackern gewählten Flugrouten aber unmöglich
gewesen wäre.
(SOURCE: Wolfgang P. Schulz)
ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
tel/fax +39-06-4828957
email: icdsm-italia @ libero.it
*** CONTRIBUISCI E FAI CONTRIBUIRE:
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC ***
IL NOSTRO SITO INTERNET:
http://www.pasti.org/linkmilo.htm
IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
==========================
[ "La Rambouillet dell'Aia": e' questo il titolo di una analisi
dell'ICDSM e dell'Associazione Sloboda sulla attuale fase al "processo"
dell'Aia.
Rinnoviamo il nostro
APPELLO A SOSTENERE LA DIFESA DI SLOBODAN MILOSEVIC: CONTRIBUISCI E FAI
CONTRIBUIRE usando il
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC
Vedi anche: http://www.pasti.org/traduz.htm%c2%a0 ]
Da: "Vladimir Krsljanin"
Data: Dom 31 Ott 2004 18:19:54 Europe/Rome
Oggetto: The Hague Rambouillet (Statement of the ICDSM and Sloboda)
**************************************************************
INTERNATIONAL COMMITTEE TO DEFEND SLOBODAN MILOSEVIC
ICDSM Sofia-New York-Moscow www.icdsm.org
**************************************************************
SLOBODA/FREEDOM ASSOCIATION - Member of the World Peace Council
Belgrade
www.sloboda.org.yu
**************************************************************
COOPERATE, OR ELSE:
THE ICTY RAMBOUILLET
JOINT STATEMENT OF THE INTERNATIONAL COMMITTEE TO DEFEND SLOBODAN
MILOSEVIC AND OF THE SLOBODA/FREEDOM ASSOCIATION
Issued: 31 October 2004
The integrity of President Milosevic's consistent refusal to recognize
the ICTY as a judicial body, and his determination to demonstrate the
West's active destruction of Yugoslavia-- and this despite his own
constant efforts, largely successful, to negotiate peace in the face of
a concerted campaign to increase hostilities, divisions, unrest, and
violence, unto months of bombing, in stunning violation of
international law-- has succeeded in showing the dead end of the
institution's imposition of counsel, and, ultimately, of the
institution itself.
And, as President Milosevic argued in his opening statement, just
before counsel was imposed:
"I am aware, gentlemen, that it is illusory to look for logic in a show
trial. There were such processes before, the one of Dreyfuss or of
Dimitrov - regarding the Reichstag fire, but this process exceeds those
by the depth of the tragic consequences that it entails. I do not even
wish to say anything on a personal note in this, but I would like to
stress the depth of the tragic consequences for the whole world since
the universal legal order has been destroyed.
In the past, there were honourable authors who have carved the truth
into history so that coming generations would be ashamed and would not
repeat the mistakes. In the true history of this era, your ad hoc
"justice" will be listed as an illustration of monstrous events on the
toggle between the two centuries.
You, gentlemen, cannot imagine how big privilege it is, even in these
conditions that you have imposed on me, to have truth and justice as
allies.
You certainly, I am sure about that, cannot even conceive this."
Counsel to resign, ICTY to shut down?
On Tuesday, October 26th, Steven Kay, QC, and his colleague, Gillian
Higgins, filed a request to withdraw as imposed lawyers for President
Milosevic, arguing that they could not ethically carry out their
functions as defense counsel in absence of instructions from him, or
cooperation from his witnesses. This comes at a significant moment in
the ICTY's now clearly threatened existence.
Despite a subsequent denial from Washington, US media last weekend
published comments by undersecretary for arms control John Bolton,
stating that the current administration was dissatisfied with
proceedings at the ICTY, and wished to see its "completion strategy"
accelerated. In other words, close it down, transfer cases back to
domestic courts, and even grant amnesty.
Last June, the ICTY adopted an amendment to its rules of procedure and
evidence permitting just such deferrals. Undersecretary Bolton and
other senior State Department officials are said to believe that the
"ICTY has degenerated into a politicized tribunal", but their
complaints are aimed solely at Carla Del Ponte, and not at any of the
other equally politicized organs of the institution. Washington also
clearly stated its frustration with the pace of the Milosevic case,
which has as of yet failed to produce a conviction. From Bolton's
comments, it is obvious that President Milosevic would not be a
suitable candidate for transfer to the jurisdiction of Serbia and
Montenegro, unlike, for example, Operation Storm's Ante Gotovina, whose
indictment-- described as "bogus"-- could conveniently be deferred to
Croatia. Mere days after this article was published in the Washington
Times, ICTY President Theodor Meron traveled to Zagreb, to discuss the
"completion strategy" with the Croatian government, according to an ICTY
press release.
An institution whose birth-- keeping in mind that former ICTY President
Gabrielle Kirk-MacDonald described Madeleine Albright as the "mother of
the Tribunal"-- and death are the result of political decisions cannot
be said to be judicial. This has been President Milosevic's argument
from the start, and it is becoming increasingly apparent that he has
been correct all along.
Imposition of counsel immediately before defense witnesses are called
was therefore required to put a stop to a presentation that would have
embarrassed the institution far more than an illegitimate conviction.
For the past two months, President Milosevic has demanded his right to
self-representation be restored. The Trial Chamber's president, Patrick
Robinson, has called these requests "petulant" and "puerile".
Prosecutor Nice has called Milosevic "irrational".
Imposition of counsel to prevent a political defense before a political
body
Imposed counsel appealed the September 2nd ruling assigning them to
represent Slobodan Milosevic. Steven Kay told the Appeals Chamber that
President Milosevic's objection to imposition, as well as his choice to
present his own case-- derided by the Prosecutor, of all people, as
"political" and "irrational"-- was "a rational demonstration of his
position rather than anything irrational."
Indeed, President Milosevic demonstrated during this hearing how
imposition of counsel was the result of a campaign to silence him, (as
well as his witnesses) and set out the sequence of events that led to
imposition. He first pointed out that Madeleine Albright had attended
the ICTY the very day it expressed its intention to "radically" reform
the process last July, which visit was soon followed by that of US War
Crimes Ambassador Pierre-Richard Prosper. Then came a blatantly
political attempt to have counsel imposed in the Washington Post by
Michael Scharf, a former high-level employee of Albright's. Professor
Scharf clearly stated that the very objectives of the ICTY, at the
moment of its creation in 1993, were already to "pin responsibility on
Milosevic", to "educate Serbs" about the crimes committed by his
"regime", and, oddly, already in 1993, "promote catharsis", by
permitting "newly-elected" leaders to distance themselves from the
policies of the past.
Those most intimately connected with the creation of this Security
Council institution advocate imposition of counsel, in the media, for
political reasons. Imposition violates international law, and is at
odds with the right to self-representation granted by such dubious
examples of fairness as Apartheid South Africa and Nazi Germany in the
Mandela and Dimitrov trials, respectively. Furthermore, they have no
hesitation candidly demonstrating that this process is fundamentally
political, and a tool of Western foreign policy. At the very least, the
principle of equality of arms and basic concepts of fairness and equity
should support President Milosevic's right to represent himself, and to
present his case without interference from those who would have the
surprising gall to call it "political".
As President Milosevic informed the court, a petition signed by 100
lawyers from the world over, establishing the basis under international
law for the right to self-representation, was sent to the Security
Council, the Secretary-General of the United Nations, and to the ICTY.
The Belgrade Bar Association has similarly published a considered and
well-argued statement objecting to the violation of Mr. Milosevic's
rights under international human rights instruments and the ICTY's own
rules.
Imposed Counsel and "non-cooperation"
Slobodan Milosevic's witnesses have acted with integrity in pointing
out that they had agreed to testify for his defense, and not an
ICTY-appointed defense, designed by lawyers who had been acting on
behalf of another party for years, and in particular as "friends of the
court", this "court" which Mr. Milosevic still refuses to recognize.
That conflict of interest, known in Great Britain as "professional
embarrassment", is a cause for removal from a brief under the British
Code of conduct to which the two imposed counsel are subject. Mr. Kay
and Ms. Higgins had already in August indicated that they would be
professionally embarrassed if imposed against the will of President
Milosevic. Yet, when imposed as counsel for Milosevic on September 2nd,
they accepted their assignments without question. And as they began
their presentation of witnesses, without even requesting a minimal
period of preparation, -- this after having themselves stated, in their
August 13th motion opposing imposition of counsel, that witnesses would
likely not cooperate with them-- the issue of professional
embarassment, conflict of interest, or absence of instructions from
President Milosevic were not raised. A mere five witnesses were called
over a period of 2 months, punctuated by interruptions, and
increasingly public opposition, by the witnesses, to any participation
in the violation of President Milosevic's rights. And despite their
"client's" consistent objection to their representation, the
realization that it is impossible ethically to present his defense only
just occurs?
Yet the imposed counsel, while acting as amici curiae, argued last
August that: "To impose counsel against the will of an accused is to
contravene his right to self-representation," and added that imposition
could also cause its own delays as the defense counsel would need a
long time to familiarize themselves with the case. These delays-- the
avoidance of which had been the Chamber's stated preoccupation mere
months before-- have indeed been caused by imposition itself, and not
because imposed counsel requested time to prepare. Delays no longer
seem such a central concern. Imposed counsels simply do not have what
they describe as the "cooperation" of the defendant, or of his
witnesses, and therefore frequently had nothing to present.
In contrast, former amicus curiae Branislav Tapuskovic had been
approached over the summer months by the ICTY Registry and been asked
whether he would consider acting as imposed counsel for Slobodan
Milosevic. He flatly refused, and in an interview with the German daily
Junge Welt, argued that defendants have a right to self-representation
that cannot be defeated by their ill health. He further stated: "If the
physicians conclude that Slobodan Milosevic is ill, unfit to defend
himself, and cannot be present in the court, then there can be no trial
at all." His former colleagues Kay and Higgins did not articulate that
position.
Endgame
There is little or no chance that the Appeals Chamber will overturn the
decision to impose counsel on President Milosevic. Too much is at
stake, and it is obvious the clock is winding down. Trial Chamber
President Robinson has repeatedly admonished President Milosevic that
he himself was responsible for the fact that a defense was not being
presented, and that "assignment" (the Chamber prefers this to
"imposition", which perhaps gives the wrong impression) was made in the
interests of a fair trial. These interests apparently supercede an
accused person's right to present his own defense. And since President
Milosevic is described by assigned counsel as the source of their
ethical inability to further act, and that the Chamber has told him
that he must cooperate with assigned counsel, which he will not do, as
it violates his rights, it could be absurdly suggested that it is he,
Slobodan Milosevic who is violating the ICTY's right to a fair trial.
Perhaps he has not violated the ICTY's "right" to a fair trial, at
least as envisaged by international law. It is, however, quite likely
that he has succeeded in derailing a process which was meant to attain
the political aims set out by Professor Scharf: to educate "Serbs", pin
responsibility on Milosevic, and to permit newly-elected leaders to
distance themselves from him-- and presumably move much closer to the
West, in particular to those countries who bombed Yugoslavia precisely
when Milosevic was indicted. He has simply inflicted collateral damage
to their completion strategy.
If President Milosevic is deemed responsible for the deadlock, there is
little to be done but to wrap up the matter, and return the judgment.
This has been Prosecutor Nice's position, and it is ultimately
supported by Mr. Kay's submissions to the effect that it is Mr.
Milosevic's non-cooperation which prevents him-- and indeed any other
lawyer put in a similar position-- from representing him without
violating several provisions of the ICTY's own Code of professional
conduct. If no lawyer can represent him, as Kay argues, without
infringing professional ethics, then there are only two possibilities:
(a) restore the right to self-representation, in accordance with the
provisions of the International Covenant on Civil and Political Rights,
or
(b) persist in misguided, illegal imposition, and create a deadlock
that President Milosevic can conveniently be blamed for. The latter
"solution" would speed up pending matters before the ICTY considerably,
and certainly contribute to an acceleration of the "completion
strategy", setting the stage for a deferral of cases to domestic
jurisdictions such as Croatia and Bosnia, and the granting of amnesty
to select indictees. Such a decision would not be consistent with the
requirements of legality, nor would it have any legitimacy, no matter
how forcefully the ICTY, its media cheerleaders, or academic apologists
would argue that "Milosevic brought it onto himself".
If the ICTY were not a political construct, it could and would simply
restore President Milosevic's right to self-representation. Judicial
institutions are independent bodies who suffer no interference from the
executive branch; they do not rewrite their own rules in mid-trial,
they do not emerge from the ether, survive for a few years, then hurry
to shut down their operations. Criminal courts are committed to an
unwavering respect for the Rule of law, which in adversary proceedings
means that people can only be tried "in an ordinary manner, before the
ordinary courts of the land". Courts do not engage in public relations
activities, "outreach programs", nor do they attempt to influence the
policies of foreign governments.
And so, since Mr. Kay argues compellingly that no lawyer can
meaningfully represent President Milosevic, as assigned counsel, or
even as "stand-by counsel", nor can he or she do so without violating
professional ethics, we see that there can be no defense at all unless
the right to self-representation is restored.
But as Steven Kay told the Appeals Chamber: " in terms of a solution,
it may be that he undertakes his own consequences rather than us
wasting resources believing, and people kidding themselves, making
believe that what is happening here is a proper Defense."
"His own consequences". A familiar phrase. Could it be that we are
witnessing the ICTY's sequel to Rambouillet? Let us endeavor to learn
from history, this time.
***************************************************************
***************************************************************
URGENT FUNDRAISING APPEAL
******************************
After the Hague Tribunal declared war against human rights and
International Law by banning President Milosevic's right to
self-defense, our activities for his liberation and for the restoration
of his freedom and for the national sovereignty of the Serbian people
need to be reorganized and intensified.
We need professional, legal work now more than ever. Thus, the creation
of conditions for that work is the imperative at this moment.
*******************************************
The petition of 100 lawyers and law professors from 18 countries, and
other related activities of the ICDSM Legal Committee, produced a
public effect incomparable to any other previous action by the ICDSM.
President Milosevic has the truth and law on his side. In order to use
that advantage to achieve his freedom, we must fight this totally
discredited tribunal and its patrons through professionally conducted
actions which would involve the Bar Associations, the European Court,
the UN organs in charge and the media.
Our practice has shown that ad hoc voluntary work is not enough to deal
properly with these tasks. The funds secured in Serbia are still enough
only to cover the expenses of the stay and work of President
Milosevic's legal associates at The Hague (one at the time). The funds
secured by the German section of the ICDSM (still the only one with
regular contributions) are enough only to cover minimal additional work
at The Hague connected with contacts and preparations of foreign
witnesses. Everything else is lacking.
***********************************************************
3000-5000 EUR per month is our imminent need.
Our history and our people oblige us to go on with this necessary
action. But without these funds it will not be possible.
Please organize urgently the fundraising activity
and send the donations to the following ICDSM accounts:
Peter Betscher
Stadt- und Kreissparkasse Darmstadt, Germany
IBAN: DE 21 5085 0150 0102 1441 63
SWIFT-BIC: HELADEF1DAS
or
Vereinigung für Internationale Solidarität (VIS)
4000 Basel, Switzerland
PC 40-493646-5
************************************************************
All of your donations will be used for legal and other necessary
accompanying activities, on instruction or with the consent of
President Milosevic. To obtain additional information on the use of
your donations or to obtain additional advice on the most efficient way
to submit your donations or to make bank transfers, please do not
hesitate to contact us:
Peter Betscher (ICDSM Treasurer) E-mail: peter_betscher@ freenet.de
Phone: +49 172 7566 014
Vladimir Krsljanin (ICDSM Secretary) E-mail: slobodavk@ yubc.net
Phone: +381 63 8862 301
The ICDSM and Sloboda need to address governments, international human
rights and legal organizations, and to launch legal proceedings. The
ICDSM plans a legal conference at The Hague. Sloboda has just sent to
the patriotic factions in the Serbian Parliament an initiative to adopt
a parliamentary Resolution against the human rights violations by the
Hague Tribunal and to form an international team of experts to make an
extensive report on these violations which would be submitted to the UN.
***************************************************************
For truth and human rights against aggression!
Freedom for Slobodan Milosevic!
Freedom and equality for people!
On behalf of Sloboda and ICDSM,
Vladimir Krsljanin,
Foreign Relations Assistant to President Milosevic
*************************************************************
To join or help this struggle, visit:
http://www.sloboda.org.yu/ (Sloboda/Freedom association)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan
Milosevic)
http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM)
http://www.icdsm-us.org/ (US section of ICDSM)
http://www.icdsmireland.org/ (ICDSM Ireland)
http://www.pasti.org/milodif.htm (ICDSM Italy)
http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)
Milosevic: la "Corte" fa un passo indietro
### italiano ###
MILOSEVIC: TPI, CORTE APPELLO RESTITUISCE PARTE AUTODIFESA
(ANSA) - L'AIA, 1 NOV - La Corte d'Appello del Tribunale penale
internazionale (Tpi) per la ex Jugoslavia ha confermato oggi i due
avvocati difensori d'ufficio assegnati a Slobodan Milosevic, ma ha
stabilito che l'ex presidente jugoslavo potra' riprendere la sua
autodifesa con poteri piu' ampi rispetto al passato. I due avvocati
d'ufficio, entrambi britannici, erano stati assegnati a Milosevic lo
scorso due settembre a causa dei continui problemi di salute dell'ex
presidente. (ANSA). CB
01/11/2004 12:56
MILOSEVIC: TPI, CORTE APPELLO RESTITUISCE PARTE AUTODIFESA (2)
(ANSA) - L'AJA, 1 NOV - ''La Corte d'Appello ha confermato
l'assegnazione degli avvocati d'ufficio ma ha cambiato le modalita' del
loro incarico - ha affermato un portavoce del TPI -. Finche' egli sara'
fisicamente capace di farlo, Slobodan Milosevic dovra' procedere con la
sua difesa''. Mercoledi' scorso, gli avvocati d'ufficio designati per
difendere Milosevic al Tribunale penale internazionale sull'ex
Jugoslavia avevano chiesto di essere esonerati dall'incarico. Una
decisione, questa, giunta al termine di forte tensioni tra gli stessi
legali e Milosevic, il quale si e' sempre rifiutato di essere assistito
nella difesa, che vuole portare avanti da solo. L'ex presidente
chiedeva da tempo di riacquistare un ruolo piu' centrale nella sua
difesa, ma cio' non era stato possibile a causa delle sue cattive
condizioni di salute nonche' del rifiuto di alcuni testimoni della
difesa di presentarsi al processo.(ANSA). CB
01/11/2004 13:40
*** NOTA: diversamente da quanto riportato dall'ANSA, il diritto di
Milosevic a difendersi da solo era stato violato CON IL PRETESTO (e non
"a causa") delle sue cattive condizioni di salute ed AVEVA CAUSATO il
rifiuto di alcuni testimoni della difesa di presentarsi al processo.
(ICDSM Italia) ***
MILOSEVIC: TPI, SI' AD AUTODIFESA SALUTE PERMETTENDO / ANSA
(ANSA) - L'AIA, 1 NOV - Le richieste di Slobodan Milosevic sono state
esaudite: dopo aver insistito per settimane, l'ex presidente della ex
Jugoslavia e' riuscito a riacquistare il diritto all'autodifesa, che
potra' esercitare finche' le sue condizioni di salute glielo
permetteranno. Nel frattempo, i suoi avvocati d'ufficio non usciranno
di scena come avrebbero voluto, ma continueranno a seguirlo, pronti a
sostituirlo se la sua cartella clinica dovesse registrare un improvviso
peggioramento. E' questa, in sintesi, la decisione annunciata oggi
dalla Corte d'Appello del Tribunale penale internazionale (Tpi) per la
ex Jugoslavia, che ha risposto cosi' al ricorso interlocutorio
presentato da Milosevic dopo la nomina d'ufficio - il due settembre
scorso - di due avvocati difensori britannici. L'ex dittatore [SIC],
quindi, sara' costretto a mantenere i suoi avvocati d'ufficio, anche se
il loro ruolo e' stato ridefinito dalla Corte. Non piu' tardi di
mercoledi' scorso, i legali nominati in seguito ai continui problemi di
salute dell'ex presidente jugoslavo, avevano chiesto di essere
esonerati dall'incarico di fronte all'impossibilita' di svolgere
correttamente le proprie funzioni, vista la totale mancanza di
collaborazione da parte del loro assistito. D'ora in poi, si legge
nella decisione della Corte, gli avvocati d'ufficio hanno l'ordine di
sostituirsi a Milosevic qualora i problemi di salute di quest'ultimo
dovessero ''riaffiorare con gravita' sufficiente'': cio' permetterebbe
la continuazione del processo, anche se Milosevic sara'
''temporaneamente incapace di partecipare''. Nel frattempo, prosegue il
documento, ''se tutto va bene, il processo dovrebbe continuare cosi'
come procedeva quando Milosevic era in buona salute''. Per chi vedesse
l'ex presidente all'opera nel ''ruolo principale'' durante le udienze -
sottolinea il documento - ''la differenza potrebbe benissimo essere
impercettibile''. Milosevic, infatti, ''assumera' la guida nella
presentazione del suo caso - prosegue la disposizione - scegliendo i
testimoni da presentare, interrogando i testimoni prima che lo facciano
i difensori d'ufficio, sostenendo qualsiasi mozione appropriata egli
voglia presentare alla Corte, pronunciando una dichiarazione conclusiva
alla fine dell'intervento della difesa e prendendo le decisioni
strategiche di base riguardo alla presentazione della sua difesa''.
L'ex presidente chiedeva da tempo di riacquistare un ruolo piu'
centrale nella sua difesa, ma cio' non era stato possibile per le sue
cattive condizioni di salute, ma anche per il rifiuto a comparire da
parte di molti testimoni indicati dallo stesso ex dittatore [SIC]. I
testimoni, infatti, avevano annunciato che non avrebbero accettato di
deporre fino a quando all'imputato non fosse stato permesso di
difendersi da solo. Sul capo di Milosevic pesano piu' di 60 accuse per
genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanita' per i
conflitti nell'ex Jugoslavia dei primi anni '90. Affetto da
ipertensione, sul piano legale l'ex presidente non ha tuttavia mai
mostrato un segno di cedimento durante il processo cominciato nel
febbraio 2002 e sospeso a piu' riprese. (ANSA). CB 01/11/2004
17:24
MILOSEVIC: TPI; DEL PONTE, TEMO APPROFITTI DECISIONE CORTE
(ANSA) - BRUXELLES, 1 NOV - Il procuratore capo del Tribunale penale
internazionale dell'Aja per l'ex-Jugoslavia (Tpi), Carla del Ponte, ha
messo in guardia sul pericolo che Slobodan Milosevic possa approfittare
della decisione odierna della Corte d'appello del Tpi sul diritto
all'autodifesa dell'ex presidente jugoslavo per ritardare lo
svolgimento del processo. ''Ho il presentimento che Milosevic si
mettera' nuovamente nella posizione di decidere a suo piacimento quando
comparire in tribunale'', ha avvertito Del Ponte nel corso di una
conferenza stampa all'Aja. La decisione della Corte d'appello del Tpi,
ha aggiunto, ''e' un modo per garantire che l'accusato Milosevic sia in
grado di difendersi, ma non si tratta, di un diritto assoluto''. La
Corte ha stabilito che se le condizioni di salute dovessero peggiorare
Milosevic sara' sostituito dagli avvocati d'ufficio. ''Speriamo che ora
possa continuare la sua difesa e speriamo di poter terminare il
processo entro i tempi previsti'', ha concluso Del Ponte. (ANSA). KSO
01/11/2004 19:39
### francais ###
mercredi 27 octobre 2004, 19h56
Nouvel obstacle dans le procès Milosevic: ses avocats renoncent
LA HAYE (AFP) - Un nouvel obstacle a surgi mercredi dans le procès
fleuve de Slobodan Milosevic devant le Tribunal pénal international
(TPI) pour l'ex-Yougoslavie, ses avocats assignés d'office, contre son
gré, demandant à être démis de leur fonction.
Mes Steven Kay et Gillian Higgins, affectés le 2 septembre par le
Tribunal à la défense de M. Milosevic, expliquent dans une lettre de 12
pages adressée mardi au TPI et rendue publique mercredi qu'ils ne
peuvent accomplir leur tâche faute de collaboration avec l'accusé.
Ils continueront à remplir leur mission jusqu'à ce que le TPI accepte
ou rejette leur demande.
Le greffe du Tribunal, à qui une telle décision revient d'ordinaire, a
renvoyé mercredi soir cette demande aux juges de M. Milosevic, dans un
ordre signé du greffier John Hocking, a indiqué à l'AFP le porte-parole
du TPI Jim Landale.
Les juges devraient à présent trancher.
La prochaine audience est prévue pour le 9 novembre.
"L'accusé à constamment refusé de nous voir ou de nous parler",
écrivent notamment Mes Kay et Higgins. "Nous espérions (...) parvenir à
établir une coopération entre l'accusé et nous mêmes. Cela a échoué".
"Les défenseurs affectés d'office sont incapables de connaître et,
donc, de défendre les intérêts de l'accusé puisqu'il ne communique pas
avec eux", écrivent-ils encore.
"Nous sommes obligés de demander à être démis de notre fonction (...)
tant il est clair que nous ne pouvons pas travailler plus avant sans
enfreindre notre code d'éthique", concluent-ils.
Depuis le début de son procès en février 2002, Slobodan Milosevic a
constamment dit qu'il voulait assurer lui même sa défense dans le
prétoire.
Le 21 septembre dernier, lors d'une audience en appel contre cette
désignation d'office d'avocats, il avait encore lancé : "Aucun avocat
n'est capable de me représenter, c'est un procès politique. C'est
au-delà de la compétence d'un avocat."
Lors de cette audience, Me Kay avait déjà confessé son impuissance à
défendre son "client". Non seulement M. Milosevic ne coopère pas, mais
en plus nombre de témoins refusent de venir à La Haye dans ces
conditions.
"Mon équipe et moi-même sommes incapables de remplir nos fonctions",
avait-il déclaré. "On se leurre si on croit que ce qui se déroule ici
est une défense correcte".
La chambre d'appel n'a pas fixé de date pour rendre sa décision. Si
elle annulait la désignation d'office d'avocats, cela résoudrait le
dilemme de Mes Kay et Higgins.
Si elle la confirmait, ce à quoi nombre d'experts s'attendaient, le
procès serait inévitablement suspendu le temps de désigner d'autres
défenseurs et de leur donner les moyens de travailler leur dossier.
"Cela provoquerait des retards, et c'est exactement ce que le tribunal
voulait éviter en assignant quelqu'un pour représenter Milosevic",
commentait mercredi Ana Uzelac, qui suit le procès pour la fondation
Institute of war and Peace Reporting.
Rendre à M. Milosevic le droit de se défendre lui-même ralentirait
également un procès déjà suspendu à une douzaine de reprises, l'accusé
âgé de 63 ans souffrant notamment d'hypertension.
lundi 1 novembre 2004, 18h06
Slobodan Milosevic aura le droit d'assurer sa propre défense
LA HAYE, Pays-Bas (AP) - Slobodan Milosevic peut de nouveau assurer
seul sa défense devant le tribunal pénal international (TPI). Mais
l'ancien-président yougoslave devra accepter la présence d'un avocat
nommé d'office s'il est trop malade.
La décision prise lundi par les cinq juges de la chambre d'appel du
tribunal de La Haye revient sur la décision du TPI obligeant Milosevic
à accepter un avocat désigné d'office. Elle stipule désormais que
"quand il en sera physiquement capable, Milosevic assumera la direction
de sa défense".
Toutefois, la chambre d'appel prévoit qu'un avocat désigné se tiendra à
disposition si "les problèmes de santé de Milosevic venaient à
réapparaître avec un degré de gravité suffisant".
Slobodan Milosevic, qui doit répondre d'une soixantaine de chefs de
crimes de guerre pour son rôle dans les conflits qui ont accompagné
l'éclatement de la Yougoslavie au début des années 90, a assuré seul sa
défense pendant deux ans et demi, assurant les contre-interrogatoires
des témoins présentés par l'accusation. Mais son procès a pris un
retard considérable en raison de ses problèmes de santé.
L'accusation avait supplié les magistrats de la chambre d'appel de ne
pas laisser Milosevic reprendre en main sa défense, arguant que ses
déclarations politiques montrent qu'il ne peut jouer le rôle d'un
avocat et qu'il risque d'entraîner de nouveaux retards.
"Je crains que Milosevic pourrait en profiter pour essayer à nouveau de
décider de se rendre au tribunal quand il veut", a estimé la procureure
générale du TPI Carla Del Ponte lors d'une conférence de presse à La
Haye. "Nous verrons comment cela se passe". AP
lundi 1 novembre 2004, 14h30
Milosevic retrouve son droit à se défendre lui-même mais doit garder
ses avocats
LA HAYE (AFP) - Slobodan Milosevic pourra mener lui-même sa défense
tant que sa santé le lui permet, mais il devra garder les avocats qui
lui ont été assignés contre son gré, a décidé lundi la Cour d'appel du
Tribunal pénal international (TPI) pour l'ex-Yougoslavie.
Si l'ancien président yougoslave accepte de jouer le jeu, cela
signifiera un quasi retour à la situation d'antan pour ce procès
fleuve, le plus important pour crimes de guerre commis en Europe depuis
la Seconde guerre mondiale.
L'ancien homme fort de Belgrade peut "choisir les témoins qu'il veut
présenter, questionner ces témoins avant que les avocats assignés
d'office puissent le faire, et présenter les motions qu'il désire
devant la Cour", tant que sa santé le lui permet, selon les juges
d'appel.
"Dans la pratique, si tout va bien, le procès devrait continuer de la
même manière que lorsque Slobodan Milosevic était en bonne santé",
précisent-ils.
Toutefois, si l'ancien président était malade, les avocats assignés
d'office reprendraient la main et le procès continuerait.
Slobodan Milosevic souffre notamment d'hypertension et le procureur l'a
accusé de jouer avec ses médicaments pour manipuler le déroulement des
débats.
Le 2 septembre dernier, après de nombreuses interruptions du procès
causées par sa santé chancelante, les magistrats chargés de le juger
lui ont assigné deux avocats commis d'office. Ces derniers devaient
mener les interrogatoires, M. Milosevic n'étant autorisé qu'à poser
quelques questions supplémentaires aux témoins.
Les juges d'appel soulignent que "limiter aussi dramatiquement sa
participation dans le procès alors qu'il était suffisamment fort pour
présenter durant deux jours les grandes lignes de sa défense (le 31
août et 1er septembre, ndlr) était un abus de discrétion".
L'ancien chef d'Etat, qui depuis le début de son procès, le 12 février
2002, se défendait lui-même dans le prétoire, n'a cessé depuis de
s'opposer à cette décision.
"Rendez-moi mon droit à me défendre moi-même", avait-il lancé aux juges
à plusieurs reprises, notamment lors de l'appel interjeté en son nom
par les avocats affectés d'office.
De nombreux témoins contactés par l'équipe de conseillers juridiques
qui l'assistent en coulisse avaient par ailleurs refusé de venir à La
Haye témoigner tant que M. Milosevic ne retrouvait pas son droit à se
défendre lui-même.
La question du maintien des deux avocats britanniques Steven Kay et
Gillian Higgins est néanmoins toujours posée. Le 27 octobre dernier,
ces derniers ont en effet demandé à être démis de leurs fonctions en
estimant qu'ils ne pouvaient pas accomplir leur tâche dans les
circonstances actuelles.
La décision de la Chambre d'appel, qui redonne plus de liberté à M.
Milosevic pourrait cependant changer leur position. Mes Kay et Higgins
n'étaient pas joignables lundi en début d'après-midi.
Une autre inconnue reste l'attitude de Slobodan Milosevic.
Acceptera-t-il ou non d'avoir des avocats assignés, même en stand-by ?
Lors de l'audience d'appel, le 21 octobre dernier, il avait affirmé que
"les avocats en stand-by n'ont d'aucun intérêt" pour lui.
Slobodan Milosevic répond de plus de 60 accusations de génocide, crimes
contre l'humanité et crimes de guerre pour son rôle dans les trois
conflits majeurs qui ont déchiré les Balkans dans les années 1990 :
Croatie, Bosnie et Kosovo. Ces trois guerres ont fait plus de 200.000
morts. Il risque la prison à vie.
La prochaine audience de son procès est prévue pour le 9 novembre.
SOURCE: alerte_otan
http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/messages
(gérée par des membres du Comité de Surveillance OTAN)
==========================
ICDSM - Sezione Italiana
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intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC ***
IL NOSTRO SITO INTERNET:
http://www.pasti.org/linkmilo.htm
IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
==========================
La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia
Dopo cinque anni anni, sono oramai una decina ogni giorno i casi di
cancro diagnosticati a Pancevo. Lo sterminio chimico voluto dalla NATO
nel 1999 viene oggi nascosto parlando di inquinamento "di vecchia data"
e di inquinamento causato oggi dagli stabilimenti ancora in funzione:
quegli stabilimenti cioe' che sono malamente sopravvissuti alle
politiche economiche devastanti della destra ultraliberista al governo,
ma che sono ridotti in condizioni disastrose...
1. Pancevo: Come si vive in una città in cui i cittadini possono solo
sognare l’aria pulita / Dieci diagnosi di cancro solo in un giorno a
Pancevo
2. La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in
Jugoslavia
(di Michel Chossudovsky, 2000--2004 - SEE THE ORIGINAL TEXT AT:
http://globalresearch.ca/articles/CHO404B.html )
3. VODENI EKO-TERORIZAM (Dr Mirjana Andelkovic Lukic)
ON THE ECOLOGICAL ISSUES IN SGC SEE ALSO:
Glas Javnosti: The West wants Serbia to be its nuclear waste dump (by
Tanja Kaludjerovic)
http://www.slobodan-milosevic.org/news/gj022904.htm
SUR L'ENVIRONNEMENT EN SCG VOIR AUSSI:
Voïvodine : Pancevo dit non à la pollution
http://www.balkans.eu.org/article4667.html
Serbie : priorité au développement de la navigation fluviale sur le
Danube
http://www.balkans.eu.org/article4673.html
Zones rurales et environnement en Serbie : la Sumadija cherche des
solutions bios
http://www.balkans.eu.org/article4680.html
Monténégro : la pollution urbaine tue les rivières
http://www.balkans.eu.org/article4674.html
Dossier permanent sur l'environnement :
http://www.balkans.eu.org/environnement
=== 1 ===
da Alberto Tarozzi:
<< pancevo è una cittadina alla periferia di belgrado, sede del
complesso petrolchimico piu grande della ex jugoslavia. balzo' agli
onore delle cronache quando la nato lo bombardo', nel 1999, causando le
premesse per una catastrofe ambientale e sanitaria a lungo periodo ben
piu grave dell'uranio impoverito.
il petrolchimico gia inquinava prima della guerra. ai tempi del
bombardamento divento l'origine di una catastrofe di proporzioni
imprevedibili. ma anche dopo ha ripreso a funzionare in condizioni di
insicurezza allucinanti attraendo
lavoratori che per sopravvivere oggi, nella miseria del dopoguerra, è
disposta a rischiare il cancro nel breve periodo con un elevatissimo
grado di probabilita. dall'esterno pochi aiuti (tra quei pochi la
Provincia di Ravenna che ha fornito le apparecchiature per il
monitoraggio dell'aria). a livello locale qualche denuncia coraggiosa e
tante omissioni, col terrore che la conoscenza dei rischi portasse alla
chiusura di una delle poche occasioni di lavoro praticabili o al
boycottaggio di un'agricoltura contaminata. da questo cocktail
micidiale, sul finire dell'estate, è emersa una situazione
insostenibile.
il cancro e le intossicazioni sono li' e ora a ricordarci azioni
efferate di cui (per usare le parole di tom benetollo, testimone di
quei bombardamenti) ''dobbiamo, come italiani, vergognarci e chiedere
scusa''... >>
dall'archivio documentaristico di Zivkica Nedanovska due documenti, uno
sull'aria e uno sui casi di cancro:
---
Come si vive in una città in cui i cittadini possono solo
sognare l’aria pulita
FONTE: giornale 'Glas Javnosti' di Belgrado/ autore Milos Obradovic
SITO INTERNET: www.ekoforum.org.yu/
DATA:29.08.2004.
Negli ultimi giorni il cielo di Pancevo era coperto così tanto di
nebbia e di fumo che i cittadini di Pancevo erano lasciati alla mercè
del vento senza di che, dicono loro, non avrebbero potuto respirare.
Dai fumaioli di tre grandi fabbriche della zona industriale, uscivano i
gas dai colori e odori più diversi e nell’aria di Pancevo vi era una
quantità enorme di sostanze tossiche, soprattutto benzene e toluene che
non si dovrebbero trovare affatto nell’aria. Alla presenza
dell’ammoniaca i cittadini sono già “abituati”, è una cosa già
diventata consueta, dicono loro. Tutte le cifre e i termini tecnici
degli elementi chimici presenti nell’aria di Pancevo hanno poca
importanza per le persone che sono costrette a respirare l’aria
inquinata ogni giorno. Loro sanno solo che quando non c’è il vento,
devono scappare in casa e chiudere le finestre. Non si può dire che non
diano retta all’ex ministra dell’ambiente A. Mihajlova che in un’
intervista, alla domanda del giornalista su cosa avrebbe consigliato ai
cittadini delle città molto inquinate, ha risposto: ”Loro vivono in
quel modo da molti decenni, devono seguire gli indicatori
dell’inquinamento di quel giorno e proteggersi chiudendo le finestre”.
I cittadini dicono che fuori si può stare solo con le maschere antigas.
Quando comincia a soffiare il vento, i cittadini di Vojlovica (il
quartiere accerchiato da tre fabbriche chimiche) possono tirare il
respiro. Allora i
gas velenosi vanno nelle altre parti di Pancevo o oltrepassano il
Danubio ed arrivano fino al quartiere belgradese Karaburma. Il peggio è
che lì, a Vojlovica, abitano molti contadini che si occupano
dell’agricoltura e vivono della terra. Con tutti i veleni che cadono
sulla lora terra, si pone la questione di chi mangerà i loro prodotti
quando li vorranno vendere.
“E’una catastrofe, quando comincia a sentirsi il gas giallo, subito
chiudiamo le finestre perchè non entri il puzzo in casa. Qui non si
deve vivere, guardate come muore la gente, non solo i vecchi ma tanti
giovani e bambini. Solo che qui la gente non ha i soldi per trasferisi
in un altro posto” dice Janko Futo, abitante di questo quartiere
avvelenato.
“Non si sa cosa sia peggio, quando il fumo giallo comincia a pizzicare
agli occhi o quando comincia si comincia a percepire quel bianco che sa
di uova guaste. O quando cade la rugiada e fa scendere l’ammoniaca sui
campi che brucia tutto. Qui vivono quasi tutte le popolazioni locali e
i giovani che
lavorano in una delle fabbriche chimiche. Non hanno dove andare” dice
Andrija Berecka di Vojlovica.
“Qualche volta voglio morire da quanto puzza. Il peggio lo viviamo
durante la notte. Forse la pressione atmosferica è più bassa e l’aria
inquinata scende e soffoca tutti qui a Vojlovica. Vi dico sinceramente,
era meglio quando ci bombardavano, allora le fabbriche non lavoravano e
non puzzava niente, ecco fino a quale punto siamo arrivati. Scherzi a
parte, quando comincia a soffiare la nostra buona “kosava” ci sentiamo
sollevati perchè il puzzo va altrove” dice Paja Beracka, pensionato di
Vojlovica.”Questo non è da ieri o da dieci giorni.
Noi viviamo in questo modo già da oltre vent’anni. Siamo già abituati
alle esplosioni e così, quando qualcosa esplode nelle fabbriche vicine,
non non ce ne accorgiamo più. Qualche volta lì vediamo il fuoco. Gli
operai lo spengono e così via, non cambia niente. Mi state dicendo che
siete giornalisti. Lo scrivere e i giornali non ci sono di grande
aiuto. E’ difficile che qualcuno ci aiuti. Questa situazione dura da
quando sono state costruite le fabbriche fino a oggi. Non credo che
adesso cambi qualcosa” dice rassegnato questo vecchio abitante di
Vojlovica.
Non è bene vivere a Pancevo, come dicono gli stessi abitanti di
Pancevo. Però non possono o non vogliono fuggire tutti. Perciò è
importante che le autorità locali in collaborazione con i responsabili
delle tre fabbriche chimiche riducano l’inquinamento al livello più
basso. Per la gente che vive a Pancevo, soprattutto nei quartieri più
vicini alle fabbriche, non ha nessuna importanza se si tratti del
fattore umano o della tecnologia arretrata. Non ha importanza neanche
come il problema si risolverà. Per loro è importante solo che possano
respirare normalmente senza la paura per cosa possano respirare.
---
Dieci diagnosi di cancro solo in un giorno a Pancevo
FONTE: giornale”Blic' di Belgrado/ autori M.Gligoric, M.Ivanovic.
SITO INTERNET: www.ekoforum.org.yu/
DATA: 28.08.2004.
La dottoressa Sonja Vjetrov, capo del Reparto oncologico nella Casa
della salute a Pancevo, ha effettuato recentemente dieci nuove diagnosi
di cancro in dieci nuovi pazienti solo in un giorno. Secondo le sue
parole, “non è affatto strano perchè il numero degli ammalati di cancro
a Pancevo sta crescendo
sempre di più, di anno in anno. Al primo posto si trova il carcinoma
alla mammella, dopodichè viene subito il carcinoma degli organi
respiratori. La situazione è allarmante e non c’è tempo da perdere. In
questi giorni sento i responsabili
della zona industriale che dicono che filtri e impianti per la
ripulitura dell’aria sono molto costosi e che non ci sono soldi per la
loro installazione. Però, sono del parere che ci sia qualcosa molto più
costoso e cioè la vita umana” aggiunge la dottoressa Vjetrov. I dati
che raccoglie e evidenzia l’Istituto comunale per la protezione della
salute confermano la gravità e la complessità della situazione
sanitaria a Pancevo. Seconde le parole della dottoressa, capo del
reparto di medicina sociale, si sta notando l’aumento degli ammalati
per malattie respiratorie. In particolare sono colpiti i bambini in età
prescolastica fino a sette anni. I piccoli abitanti di Pancevo sono
più esposti a queste malattie che i loro coetanei in altre parti della
Serbia. Inoltre, si sta notando un aumento notevole delle gravidanze
problematiche e di bambini che nascono con deformazioni. Per adesso ciò
è inspiegabile e non se ne
può individuare con la certezza la causa.
“Se gli abitanti di Pancevo rimarranno ancora esposti alle
concentrazioni elevate di benzene cancerogeno, ci si potrebbero
aspettare, a livello annuale, cento casi di una forma rara di leucemia
dei bambini” - questa la prognosi
terribile annunciata al giornale “Blic” dal dottor Martin Judzin di
Chicago che studia già da vent’anni l’influsso del benzene sulla salute
umana. Il giornale”Blic” si è rivolto a questo esperto americano dopo
il tentativo non riuscito di avere la risposta dai tossicologi serbi.
Infatti, questi ultimi avevano rifiutato di commentare i dati secondo
quali, nella zona
industriale di Pancevo, si emetteva benzene con una concentrazione che
arrivava a 150 microgrammi al metro cubo. Tutti gli esperti stranieri
contattati hanno chiesto ai giornalisti di”Blic” di verificare se
davvero si trattava di 150 microgrammi
o di uno sbaglio. Se il dato è vero, dicono loro, e nessuno non
intraprende niente, allora si tratta di un crimine orribile. L’esperto
americano spiega che è stato dimostrato scientificamente che se c’è la
concentrazione di uno solo microgramma al metro cubo nell’aria, su
centomila abitanti uno si ammalerà di leucemia. Se la concentrazione è
di 10 microgrammi al metro cubo, su diecimila di persone, si ammalerà
una persona e quando si avesse una concentrazione di 100 microgrammi al
metro cubo, su mille abitanti, uno sicuramente si ammalerà di leucemia
- dice il dottor Judzin. Però, la concentrazione del benzene a Pancevo
era 150 microgrammi al metro cubo.
=== 2 ===
SEE THE ORIGINAL TEXT AT:
http://globalresearch.ca/articles/CHO404B.html
La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia
di Michael Chossudovsky
Con questa sua relazione, pubblicata per la prima volta nel 2000,
Michael Chossudovsky ha fornito un documento definitivo e la prova
fotografica che, contrariamente a quanto dichiarato da vari osservatori
internazionali, la catastrofe ambientale del petrolchimico di Pancevo
non fu un "danno collaterale" (ovvero un incidente di guerra),
tantomeno un caso di negligenza criminale (intesa come il risultato di
un’indifferenza criminale per le conseguenze).
La prova è schiacciante. La NATO fece saltare in aria, intenzionalmente
e meticolosamente, container di sostanze chimiche tossiche con
l’obiettivo di creare un inferno ecologico.
All’inizio della guerra, la NATO aveva dato rassicurazioni all’opinione
pubblica mondiale riguardo alla “precisione nel colpire gli obiettivi”
e all’uso di armi sofisticate, allo scopo di evitare “danni
collaterali”, rischi ambientali inclusi:
“Facciamo tutto il possibile per evitare inutili danni collaterali.
Abbiamo preso la cosa molto sul serio, lavorato sodo, investito molto
tempo per pianificare le missioni.” (1)
Nel complesso petrolchimico di Pancevo, alla periferia di Belgrado,
invece, è successo proprio il contrario. La sorveglianza aerea e
l’utilizzo di immagini termiche satellitari non sono state utilizzate
soltanto per bloccare l’industria petrolchimica jugoslava, ma anche,
appositamente, per generare un disastro ambientale.
I raid aerei sul complesso di Pancevo iniziarono il 4 aprile 1999 e
continuarono inesorabilmente fino al 7 giugno. Del complesso di Pancevo
faveva parte anche una raffineria petrolifera (costruita con supporto
tecnico della Texaco) e un impianto per produrre un fertilizzante
agricolo chimico. L’impianto petrolchimico venne completamente
bombardato (41 bombe e 7 attacchi missilistici). Le aree bombardate si
trovavano a meno di 200 metri da abitazioni civili.
All’inizio del conflitto, gli operai dell’impianto furono coinvolti
nella rimozione dei materiali tossici, svuotando molti grandi serbatoi
e container di sostanze chimiche, soprattutto proprio al fine di
evitare i rischi di “danni collaterali”. Poco a poco capirono che la
Nato li stava osservando attraverso i sistemi di sorveglianza aerea e
da satellite. Le immagini termiche permisero agli strateghi militari
della NATO di sapere quali container erano stati svuotati e quali
rimasti pieni.
Tutti i manufatti nell’impianto di Pancevo, compresi i container pieni
di sostanze chimiche, emettono raggi infrarossi. I misuratori termici
possono captare, da una spia satellitare o da un aereo, i raggi
infrarossi emessi da qualsiasi oggetto collocato situato all’interno
dell’impianto petrolchimico e trasformare le letture in un video ad
alta risoluzione o in una foto.
I misuratori termici possono captare differenze di temperatura di 0,1
gradi, consentendo agli strateghi della NATO di “classificare” e
distinguere facilmente i container pieni da quelli vuoti. Gli aerei da
guerra NATO possedevano diversi sistemi avanzati come sensori
infrarossi e elettro–ottici. Le immagini satellitari termiche furono
trasmesse dal Centro aereo di operazioni combinate (CAOC) di Vicenza,
Italia, dove furono decisi gli attacchi dei bombardieri. Vennero anche
utilizzati altri sistemi di sorveglianza avanzata compresi i piccoli
aerei senza pilota (UAV), e aerei spia d’alta quota U2.
Secondo quanto riferito da un portavoce del Pentagono, l’U2 “scatta la
foto da un’ altitudine molto elevata, la rinvia in America dove viene
analizzata”. Da là “le coordinate esatte dell’obiettivo” vengono
passate al CAOC di Vicenza che poi le “trasmette ai piloti". (2)
Gli strateghi NATO possedevano inoltre informazioni dettagliate sulla
disposizione dell’impianto, pensato e realizzato da una multinazionale
edile americana, la Foster Wheeler (un’impresa specializzata nella
costruzione di impianti petrolchimici). La NATO sapeva benissimo dove
stavano le cose. Con crudele ironia, un investimento statunitense in
Jugoslavia (finanziato con denaro prestato dalla World Bank) è stato
bombardato dallo zio Sam. I piloti in cabina sapevano di distruggere un
impianto “made in America”?
Molti container erano stati svuotati. Usando i rilevatori termici la
NATO era in grado di identificare quali serbatoi erano ancora pieni di
sostanze chimiche tossiche. Tra questi liquidi nocivi c’erano serbatoi
di etilene-dicloride (EDC), etilene, cloro, cloro-idrogeno, propilene,
e cloruro di vinile monomero (VCM). Come ben dimostrato dagli
ambientalisti, il cloruro di vinile monomero (CVM) usato per produrre
materie plastiche (es. resina PVC) è una pericolosa sostanza inquinante
e cancerogena. Può anche provocare danni al cervello e al fegato, oltre
che ai feti con gravi deficienze alla nascita.
Se l’unico intento della NATO fosse stato quello di chiudere
l’impianto, senza rischi ambientali “collaterali”, essa avrebbe potuto
farlo bombardando le attrezzature e i macchinari. Perché colpire con
tanta precisione anche i serbatoi con i liquidi tossici?
Le "bombe intelligenti” non erano stupide: andavano dove gli era stato
comandato. La NATO ha selezionato scrupolosamente i container, le
cisterne e i serbatoi cha contenevano ancora sostanze tossiche. Secondo
il direttore dell’impianto petrolchimico, la NATO non ha colpito
nemmeno un solo container vuoto: “Non è stato un caso, ha scelto di
colpire quelli pieni e le sostanze chimiche si sono riversate nel
canale che sfocia nel Danubio”. Inoltre, secondo il direttore
dell’impianto, le fuoriuscite di etilene–dicloride (EDC) hanno
contaminato 10 ettari di terreno nelle vicinanze dell’impianto (3)
Quando le bombe intelligenti colpirono i loro venefici obiettivi a
Pancevo, liquidi e vapori tossici si diffusero nell’aria, nell’acqua e
nel terreno. I container furono fatti esplodere o perforati
intenzionalmente. Nel complesso petrolchimico il terreno è ancora
imbevuto di etilene-dicloride tossico.
Secondo una relazione del Centro Ambientale Regionale per l’Europa
Centrale e Orientale (REC):
“Nel Danubio sono state riversate più di mille tonnellate di
etilene-dicloride provenienti dal complesso petrolchimico di Pancevo
(attraverso il canale che collega l’impianto al fiume). Più di mille
tonnellate di natrium idrossido fuoriuscirono dal complesso
petrolchimico di Pancevo . Circa 1.000 tonnellate di idrogeno-cloro
confluirono nel Danubio”. (4)
Otto tonnellate di mercurio si riversarono nel terreno. Anche
l’impianto per il trattamento delle acque venne bombardato,
contribuendo così ad aggravare l’impatto ecologico. (5)
Gli strateghi militari NATO sapevano con precisione cosa stavano
facendo e quali ne sarebbero state le conseguenze. Il 4 aprile, nella
raffineria vicina, due missili NATO colpirono le stanze di controllo
uccidendo tre membri dello staff. L’impianto si incendiò riducendosi a
un ammasso di macerie tossiche. Lo scopo era provocare un disastro
ambientale. La NATO si aspettava che, bombardando senza pietà Pancevo e
atre zone abitate da civili, il risultato sarebbe stato di intimidire
Belgrado forzandola ad accettare l’Accordo di Rambouillet, compresa la
famigerata Military Appendix [l'"Allegato B" del testo proposto dalla
delegazione statunitense] che, essenzialmente, garantiva alla NATO il
diritto di occupare tutta la Jugoslavia.
A seguito dei bombardamenti, i Verdi tedeschi e gli esperti del
Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), oltre ad altri gruppi,
visitarono l’impianto di Pancevo. La relazione dell'UNEP tralascia gli
effetti ambientali causati dai bombardamenti, mentre sottolinea, nelle
sue conclusioni principali, che Pancevo e altri impianti petrolchimici
del paese erano già a rischio ecologico, ancor prima dei bombardamenti,
a causa del basso livello degli standard ambientali. (6)
La relazione UNEP usa attentamente le parole per fungere da copertura.
Copre la NATO, minimizza la serietà della catastrofe ambientale, mentre
biasima (senza fornire prove) le autorità jugoslave. Il sostegno tacito
dell'UNEP alla legittimità dell’alleanza militare occidentale arriva a
fargli formulare risultati che contraddicono quelli di altri studi
scientifici, compresi quelli del Regional Environment Center per
l’Europa Centro-orientale (REC), realizzati per la Commissione Europea.
(4).
La complicità dell'UNEP, un’agenzia specializzata dell’ONU che ancora
si ritiene mantenga un minimo di integrità, è un ennesimo sintomo del
deterioramento del sistema delle Nazioni Unite che sta svolgendo un
fondamentale ruolo nel fornire copertura ai crimini di guerra della
NATO.
[ FOTO: 1. Una "bomba intelligente" ha colpito questo container con
precisione assoluta 2. Il container sulla destra e' stato bersagliato
dalla NATO perche' era pieno di VCM, altamente cancerogeno. (Vedi alla
URL:
http://globalresearch.ca/articles/CHO404B.html) ]
Note
(1) Dichiarazione del Generale Chrles Wald del Pentagono, Dipartimento
Difesa, Conferenza Stampa, Washington, 12 Aprile 1999.
(2) Dipartimento Difesa, Conferenza Stampa, Washington, 14 maggio 1999.
(3) Intervista realizzata dall’autore a Pancevo, Marzo 2000
(4) Si veda la relazione del REC intitolata “Valutazione dell’impatto
ambientale delle attività militari durante il conflitto in Jugoslavia”:
http://www.rec.org/REC/Announcements/yugo/background.html
(5) Intervista realizzata dall’autore a Pancevo, Marzo 2000
(6) Relazione UNEP dal titolo “Conflitto in Kosovo: Conseguenze per
l’ambiente e la popolazione”, realizzata per la Commissione Europea:
www.grid.unep.ch/btf/final/index.htmlhttp://www.grid.unep.ch/btf/final/
index.htm
© Copyright M CHOSSUDOVSKY 2004
=== 3 ===
http://www.artel.co.yu/sr/izbor/terorizam/2004-10-27.html
VODENI EKO-TERORIZAM
Dr Mirjana Andelkovic Lukic
Beograd, 25. oktobar 2004. god.
Italija je u decembarske predpraznicke dane na izmaku 2003. bila u
panici. Neko joj je trovao flaširanu vodu i sokove; ubacujuci u
plasticne flaše deterdžent, varikinu, razne hemikalije koje se nalaze u
upotrebi za kucnu higijenu. Veliki broj ljudi je potražio pomoc lekara,
na srecu trovanja su lakša. Ali postoji opravdani strah da je ovo samo
upozorenje, a da tek predstoje ozbiljnija trovanja?
U Italiji je prošle godine uoci božicnih praznika na sceni bio
terorizam bez krvi, eksplozija i bombi, ali mnogo opasniji i
perfidniji. Ovo trovanje vode pokazuje, kao u laboratorijskim uslovima,
kako su se ljudi svih ovih godina ponašali prema vodi, ispuštajuci u
reke ogromne kolicine deterdženata, hlornih preparata za cišcenje,
varikine, raznih nerazgradivih mineralnih ulja i nafte. Zagadene su i
to bespovratno podzemne vode u mnogim evropskim zemljama. Posebno u
Nemackoj.
Voda se nemilice zagadivala, a zagaduje se i dalje, kao da je ona
nepresušni resurs. Voda je veoma ranjiv medijum i zbog toga je laka
meta eko-teroistima. Citav svet je u panici zbog terorizma, bombaša
samoubica, a malo se pažnje posvetilo eko-terorizmu, zagadivanju voda -
izvorišta i reka, zagadivanju šuma i njihovom namernom paljenju,
zagadivanju vazduha.
Voda ce u buducnosti biti strateška sirovina, važnija od nafte. Naftu
mogu da zamene alternativni izvori energije, ali vodu ne može ništa da
zameni. Zbog vode ce se pokretati ratovi. Za neke regione i narode, ta
buducnost je vec došla.
Sve je veca kolicina zagadene vode, a sve manja kolicina sveže i
zdrave. Voda se povlaci u dubinu, a njen nestanak ostavlja za sobom
neplodnu i suvu zemlju, koja se pretvara u pustinju. Zbog toga je
zdrava voda strateška sirovina i veliko bogatstvo svake zemlje koja je
poseduje.
Cinjenica da je 2/3 zemlje prekriveno (slanom) vodom, za sada nema neki
veci znacaj. Naime jeftin nacin desalinizacije vode, koji se koristi na
brodovima, nije dovoljno dobar; ne desalinizuje u potpunosti morsku
vodu i takva voda se može koristiti samo kao tehnicka. Preradena morska
voda destilacijom ili jonoizmenjivackim smolama, sadrži samo
''ha-dva-o'', bez mineralnih sastojaka koji joj daju ukus i biološku
vrednost. Ovo su skupi postupci prerade vode koji zahtevaju utrošak
energije i mogu da ih priušte samo bogati.
U Evropi se najveci vodeni rezervoari, koji treba da budu od velikog
znacaja za buduce snabdevanje vodom, nalaze na podrucju Kosova i
Metohije i u regionu Plitvickih jezera. Bombardovanje prostora Kosmeta
osiromašenim uranom je bila strategijska priprema za buducnost bez vode
koja dolazi i svesno uništavanje cistih i zdravih resursa vode.
Bombardovanje NATO alijanse projektilima i raketama sa osiromašenim
uranom prouzrokovalo je zagadenje naših voda sa dugorocnim posledicama.
Ratna dejstava smanjuju mogucnost kontrole otpadnih voda i ugrožavaju
bezbednost svih voda, posebno u industrijskim regionima, u kojima se
nalaze neobezbedena jalovišta sa opasnim otpadom, dotrajali rezervoari
hemikalija i taložnici otpadnih voda. Izlivanje otrovnog sadržaja iz
industrijskih taložnih rezervoara može da dovede do ozbiljnih ekoloških
akcidenata. Ocigledan primer je skorašnji eko-akcident nastao (da li
slucajno?) probijanjem brane na trepcinom flotacionom jalovištu i
ispuštanje fenola u reku Sitnicu, odakle je prešao u Ibar i zagadio
citav njegov sliv. Takode se desilo još jedno veoma ozbiljno zagadenje
Ibra, kada su snage KFOR-a ispustile koncentrovanu sonu kiselinu u vodu
reke Sitnice, pod maskom vežbe u slucaju ekoloških katastrofa. Ta
njihova ne baš slucajna vežba, nanela je veliku štetu eko-sistemu
nizvodno od Ibra. Reke van naših granica su izložene opasnom
eko-zagadenju, tako da je veoma znacajno sa kog podrucja reka ulazi u
našu zemlju i posebno kako je stanovništvo raspoloženo: neprijateljski
ili dobrosusedski.
Takode je poznat i akcident ispuštanja kalijumcijanida, izuzetno jakog
otrova, u reku Tisu, što je izazvalo veliku ekološku katastrofu; došlo
je do zagadenja vode u reci i uginuca svog živog sveta u njoj.
Zatrovano je bilo i priobalje. Ovakve ekološke katastrofe imaju
sveobuhvatne posledice, i moraju da budu sankcionisane pred
medunarodnim sudom tužbom protiv zemlje koja je izazvala katastrofu.
Ekološka katastrofa koja je zadesila naše južne regione trovanjem reke
Ibra fenolom, a preko njega i citavog toka obe Morave, pa trovanje voda
prelepe reke Tise u tri velika talasa, može da se uvrsti u poduhvat sa
eko-teroristickim predznakom. Pretnja eko-akcidenata sa katastrofalnim
posledicama koje se mogu svrstati u eko-terorizam preti i dalje našim
vodama i rekama. Posebno je ovo opasno, jer se vode naših reka
preraduju u vodu za pice, a neki otrovi poput fenola ne mogu da se
efikasno uklone iz vode. Naša zemlja je jedna od retkih u Evropi koja
ima privilegiju da pije vodu direktno iz vodovoda iz cesme. Zbog toga
moramo da preduzimamo sve mere u okviru državnih i medunarodnih
institucija, kako bi zaštitili naše vode od eko-zagadenja i kaznili
krivce takvih ekoloških šteta.
Vojvodina, Sandzak: SPACCATE LA SERBIA!
1. INTRODUZIONE
2. Vandalski napad na Zorana Petrovica (29. juna, Tanjug)
3. FORMULOM PROTIV EKSTREMISTA: Slucaj Mali Idjos
(S. Nikolic / Artel)
4. Bosniac, Bulgarian, Bunjevac, Croatian, Hungarian, Romany, Rusin,
Slovak and Ukrainian ethnic communities seek state funding / SRS, RV
condemn resurgence of nazism in Vojvodina / Canak: Serbia has already
given its consent to Kosovo’s independence
5. ZWEITE FRONT GEGEN BELGRAD
Vor den serbischen Regionalwahlen hat Ungarn die Einmischung in die
nordserbische Vojvodina verstärkt.
(Jürgen Elsässer, 19/9/2004 / jungeWelt.de)
# VOIR AUSSI, EN FRANCAIS, DANS LE SITE PRO-SECESSIONISTE ET
ANTI-YOUGOSLAVE "COURRIER DE BALKANS" :
Les journalistes de Voïvodine dénoncent les pressions du Parti radical
http://www.balkans.eu.org/article4694.html
La Voïvodine, nouveau foyer de tensions ?
http://www.balkans.eu.org/article4609.html
Sandjak de Novi Pazar : la crise exacerbe les tensions
http://www.balkans.eu.org/article4608.html
«Ni Belgrade, ni Podgorica ne veulent du développement du Sandjak»
http://www.balkans.eu.org/article2136.html
Musulmans du Sandjak : nous demandons à être reconnus comme citoyens de
cet État
http://www.balkans.eu.org/article2075.html
Crainte et inquiétudes chez les minorités de Voïvodine
http://www.balkans.eu.org/article4039.html
Où est passée la Voïvodine citoyenne et libérale ?
http://www.balkans.eu.org/article4033.html
Retrouvez Le Courrier de la Voïvodine :
http://www.balkans.eu.org/archives_sujet.php3?id_mot=152
et Le Courrier du Sandjak :
http://www.balkans.eu.org/archives_sujet.php3?id_mot=527
# IN ENGLISH, ON THE VOJVODINA AND SANDZAK ISSUES, SEE ALSO:
Counterpoint: More than Meets the Eye in Vojvodina
(by Nebojsa Malic)
http://www.balkanalysis.com/modules.php?name=News&file=print&sid=387
Prime Minister Kostunica meet delegation of National Council of
Hungarian ethnic minority
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/
vest.php?pf=1&id=3748&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D3748
RTS: Interview: Serbian PM: Vojvodina is known for multiethnicity for
centuries
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/
vest.php?pf=1&id=4832&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D4832
Hungary to raise issue of ethnic violence in Serbia at EU meeting
http://www.eubusiness.com/afp/040908170314.qx86y2lr
RTS: Interview: Serbian PM: Vojvodina is known for multiethnicity for
centuries
http://news.serbianunity.net/bydate/2004/September_09/15.html?w=p
Serbian PM: No reason to internationalize Hungarian minority issue
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/
vest.php?pf=1&id=4838&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D4838
Hungarian and Serb ethnic groups as major bond of the two countries
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/
vest.php?pf=1&id=5088&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D5088
BOOM IN SANDZAK CAPITAL TURNS TO BUST
Economic collapse in Novi Pazar threatens to expose region’s simmering
social and ethnic tensions. By Dragana Nikolic-Solomon and Marcus
Tanner in Novi Pazar
IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, No. 517, Sept. 24, 2004
http://www.iwpr.net
=== 1 ===
INTRODUZIONE
Alla fine dello scorso giugno, un cittadino della Vojvodina e' stato
aggredito e brutalizzato da estremisti fautori della "Grande Ungheria"
- proprio come nel tristemente famoso episodio di cui fu vittima un
serbo-kosovaro alla fine degli anni Ottanta.
Lo scorso 7 maggio, presso Magyar Szo a Budapest, si e' tenuto un
raduno di nostalgici del collaborazionismo nazista, nel corso del quale
sono state distribuite mappe della Grande Ungheria dell'epoca, nei cui
confini era contenuta anche la Vojvodina.
In Ungheria, il "Movimento Giovanile delle 64 Contee", che caldeggia il
ristabilimento dei confini della Grande Ungheria (includendo quindi
tanto la Vojvodina quanto parte della Romania eccetera) svolge la sua
attivita' politico-propagandistica alla luce del sole!
Pochi giorni fa, sono arrivati dall'Ungheria in Vojvodina una
cinquantina di giovani, in pullman, vestiti di nero, ed hanno tirato
fuori la bandiera della "Grande Ungheria" e cartelli con una scritta in
ungherese che significa "sud del paese" - cioe', la Vojvodina sarebbe
"il sud" dell'Ungheria...
Avevate mai sentito parlare di tutto questo?
Molto probabilmente no, poiche' i nostri mass-media, come da 15 anni a
questa parte, amplificano e stigmatizzano esclusivamente episodi (veri
o inventati) di "nazionalismo serbo", nell'ambito di una perdurante
campagna di disinformazione strategica: la quale mira a completare lo
squartamento di quella che era la Repubblica Federativa Socialista di
Jugoslavia nel numero maggiore possibile di "gabbie etniche", per
schiacciare cosi' l'indipendenza reale di TUTTE le nazionalita' che
vivono nell'area!
Ecco dunque che l'ANSA nasconde le notizie di cui sopra, preferendo
riportare le opinioni di un secessionista grande-ungherese:
<< SERBIA: VOJVODINA, TENSIONI ETNICHE CON MINORANZA UNGHERESE (ANSA) -
BELGRADO, 15 MAR - Sale in Vojvodina, provincia autonoma del nord della
Serbia, la tensione etnica con la numerosa comunita' ungherese.
Lo afferma il presidente dell'Alleanza ungherese [SIC] Jozef Kasa,
citando casi di vandalismo nei cimiteri e attacchi contro cittadini
di etnia ungherese ai quali ''la polizia ha risposto in modo
inadeguato''... >>
Ecco dunque che l'ANSA, dopo aver nascosto ad esempio la notizia
dell'aggressione di fine giugno, ci racconta invece con pathos di
"persecuzioni etniche" ai danni degli ungheresi di Vojvodina:
<< UNGHERIA: FAMIGLIA SERBO-UNGHERESE CHIEDE ASILO IN UNGHERIA (ANSA) -
BUDAPEST, 17 SET - Una famiglia della minoranza etnica ungherese in
Serbia, con un gesto che non ha precedenti, ha chiesto asilo politico
in Ungheria. Lo riferisce stasera la televisione ungherese [SIC]. La
famiglia Soetet - padre, madre, due figli - sono arrivati alla
frontiera ungherese oggi pomergiggio da Subotica (Szabadka), la loro
citta nella regione Voivodina, abitata da ungheresi da secoli. Hanno
raccontato di essersi decisi dopo avere subito violenze piu' volte
negli ultimi mesi (...) Le autorita serbe non hanno mai trovato i
colpevoli. L'ufficio di immigrazione ed asilo in Ungheria ha cominciato
l'esame del loro caso. (...) Laszlo Soetet ha detto alla televisione
ungherese che si sono decisi con cuore triste a lasciare la loro
citta', ma vogliono una vita senza paura. ''Ho ordinato all'ufficio di
terminare al piu presto possibile l'esame del caso Soetet - ha
dichiarato questa sera il ministro dell'Interno di Budapest, Monika
Lamperth - Dobbiamo assicurare una vita a tutti gli ungheresi per quali
e' diventato impossibile [SIC] vivere nei luoghi dove sono nati''. Il
Parlamento europeo ieri - su iniziativa di deputati ungheresi - ha
deciso di mandare in Serbia una delegazione di monitoraggio per
esaminare la situazione della minoranza etnica ungherese nel paese.
(ANSA). COR-STE
17/09/2004 20:28 >>
Come al solito, dunque, sono le volpi a fare la guardia nel "pollaio"
jugoslavo.
Si noti che periodicamente i media lanciano allarmi analoghi anche
rispetto ai rapporti "interetnici" (tra slavi ortodossi e slavi
musulmani) in Sangiaccato ("Sandzak" o "Raska"), cioe' nella fascia di
confine tra Serbia e Montenegro, gia' spaccata a causa della crescente
frattura tra queste due Repubbliche, e destinata - nei sogni del
revanscismo musulmano - a diventare "trait d'union" tra la Bosnia ed il
Kosovo "indipendenti". Un progetto, questo, detto anche della
"Trasversale verde", chiaramente rafforzato dalla situazione in Bosnia
e Kosovo, dove i secessionisti vincono grazie al sostegno diplomatico,
politico, mediatico, economico e financo militare della NATO e della
Turchia.
(a cura di Italo Slavo)
Vedi anche:
Fermento in Vojvodina
14.10.2004 Da Belgrado, scrive Danijela Nenadić
Sale la tensione in Vojvodina e il timore che possano verificarsi
divisioni e conflitti su base etnica. L’insediamento della nuova
sindaca del Partito radicale non fa che aumentare il fermento di una
scena politica già di per sé piuttosto accesa
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3517/1/51/ )
=== 2 ===
D S S osudio vandalski napad na Zorana Petrovica
12:27 NOVI SAD, 29. juna (Tanjug) - Gradski odbor Demokratske stranke
Srbije u Novom Sadu osudio je danas "monstruozno i~ivljavanje petorice
pripadnika madjarske nacionalnosti" nad Zoranom Petrovicem, koje se, u
noci izmedju petka i subote, dogodilo u Temerinu. Policijska patrola je
u ranim jutarnjim casovima 26. juna pronasla Petrovica na temerinskom
Pijacnom trgu, "u le~ecem polo~aju, bez odece i obuce, sa d~akom na
glavi i drvenom palicom zabodenom u anus", a lekari novosadskog
Klinickog centra konstatovali su da je rec( o teskim, po zivot opasnim,
telesnim povredama. "Po monstruoznosti, ovaj zlocin, na zalost, u
mnogome podseca na onaj koji se osamdesetih godina (proslog veka)
dogodio na Kosovu i Metohiji, kada je tesko povredjen Djordje
Martinovic", navedeno je u saopstenju Gradskog odbora DSS-a i dodato da
su "ciljevi madjarskih sovinista u Vojvodini i siptarskih terorista na
Kosmetu u osnovi isti". (Kraj)
=== 3 ===
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-11-01.html
FORMULOM PROTIV EKSTREMISTA: Slucaj Mali Idjos
Despotovac, 31. oktobar 2004. g.
Pise: S. Nikolic
Ko je odobrio registraciju "Omladinskog pokreta 64 zupanija"?
Prosle subote u diskoteci "Orion" u Malom Idjosu, uz dozvolu vlasti
odrzan je skup "Omladinskog pokreta 64 zupanija" kome je prisustvovalo
vise stotina mladih Madjara iz ovog i okolnih mesta. Sve je pocelo kada
je oko 19 casova u centar Mlog Idjosa dosao autobus iz koga je izaslo
pedesetak mladica iz Madjarske koji su bili obuceni u crne uniforme, a
neki od njih su bili i kompletno vojno uniformisani. Nosili su majce na
kojima je pisalo "Delvedek" sto na madjarskom znaci "juzna zemlja" ili
"juzna pokrajina". Odmah po izlasku iz autobusa razvili su staru
madjarsku zastavu sa grbom koji simbolizuje veliku Majdarsku.
Nakon njih u Mali Idjos je stigla i madjarska rok grupa "Karpatija" a
sve zajedno ih je na madjarskom pozdravio Kornel Kis, poslanik u
opstini Mali Idjos izabran upravo na listi "Omladinskog pokreta 64
zupanija" sto je jos jedan dokaz da je ova organizacija uredno
registrovana kod nadleznih drzavnih organa ali i da ima odredjenu
podrsku medju madjarskim stanovnistvom u opstini Mali Idjos.
Postavlja se pitanje ko je dao odobrenje za registraciju ove
organizacije koja je ustvari ispostava organizacije registrovane u
Madjarskoj, kada je prema recima njihovog predsednika Lasla Trockaja iz
Segedina, koji je i govorio na skupu u Malom Idjosu njen glavni cilj
"ponistenje Trijanonskog sporazuma" - otvoreni zahtev za ponistavanje
ugovora kojim Vojvodina 1920. godine pripojena Srbiji, odnosno
kraljevini Jugoslaviji? Prema vazecem zakonu o politickim
organizacijam, nevladinim organizacijama i udruzenjima gradjana, jedna
organizacija sa takvim ciljevima nikad ne bi mogla da bude
registrovana, no neko ih je ipak registrovao i odobrio im rad.
Postavljaju se pitanja: ko im je dozvolio rad, zasto i da li je time
pocinio tesko krivicno delo?
Zasto nadlezni drzavni organi ne podnose krivicne prijave protiv
organizatora skupa u Malom Idjosu?
No, vratimo se samom skupu. Kornelije Kis je govorio o teskim trenucima
madjarske istorije posebno se osvrcuci na pobunu Madjara 1956. godine
ugusenu od strane clanica Varsavskog pakta na celu sa Rusijom. Nakon
toga, uz poklice "Dole Trijanon!" koje je uzvikivalo nekoliko stotina
mladih Madjara iz Malog Idjosa i okoline ispred diskoteke "Orion"
razvijene su tri stare madjarske zastave. Dva policajca koja su
obezbedjivala ovaj skup naredili su organizatorima da zastave uklone
ali to nije ucinjeno! Policajci se nisu usudili da nakon odbijanja
naredjenja zastave sami ukolne procenjujuci verovatno da bi zbog
naelektirsane atmosfere doslo di incidenata vecih razmera ali odbijanje
uklanjanja strane zastave je jedan od elemenata koji se moze koristi za
pokretanje krivicne prijave protiv organizatora ovog skupa. Do sada
protiv organizatora ovog skupa nije pokrenuta krivicna prijava!
Ucesnicima skupa su se obratili su se bivsi madjarski politicar iz Sent
Raca, Sabo Laslo, clan Svetskog saveza Madjara i Laslo Trockaj iz
Segedina, predsednik "Omladinskog pokreta 64 zupanija". On je prisutne
pozdravio poklicom "Dole Trijanon!" i uz vatreni govor o potrebi
ujedinjenja svih Madjara prisutnima ispricao kako su na Palicu petorica
Srba izvukli deblji kraj u tuci s njim i njegovim drugovima jer jer su
mu navodno rekli da ovo nije njegova zemlja.
Bez obzira sto je ovaj skup bio uredno prijavljen policija je morala
reagovati kada su se okupljenima obratili Sabo Laslo i Laslo Trockaj,
jer u nasem Zakonu o kretanju i boravku stranaca (clan osam), pise da
strani drzavlajnin moze govoriti na javnom skupu samo ako prethodno ima
odobrenje nadleznih oragana. I ovo je jedan od elemenata za pokretanje
krivicne prijave protiv organizatora ovog skupa ali ponavljamo krivicna
prijava protiv njih do danas nije podignuta!
Neadekvatne reakcije policije i tuzilastva
Ono sto takodje zabrinajva kad je rec o policiji jeste i neadekvatna
reakcija pogranicne policije jer se postavlja pitanje kako je u zemlju
pustila uniformisane Madjare ali i zasto odmah na granici Laslo Trockaj
nije zadrzan i sproveden nadleznom tuzilastvu zbog tuce koju je i sam
spomenuo na skupu u Malom Idjosu. Naime, posle tuce Trockaj je sa jos
nekoliko Madjara u dva automobila madjarske registracije pobegao sa
mesta dogadjaja pre dolaska policije. Sve to je bilo sasvim dovoljno da
Trockaj bude zaustavljen na granici i predat nadleznom tuzilastvu.
Umesto toga on je zahvaljujuci javasluku policije usao u zemlju, odrzao
govor (policija ga ni u Malom Idjosu nije privela zbog tuce i bekstva)
a onda je tek nakon natpisa u medijima Trockaj privede i kaznjen samo
sa 1.000 dinara i zabranom ulaska u SCG na godinu dana iako sve govorio
da se radilo o tuci sa motivisanoj nacionalnim ekstremizmom a o begu sa
mesta dogadjaja da i ne govorimo. Trockaj je za to mogao biti osudjen
na mnogo tezu kaznu. Nazalost nije, i javasluk koji vlada u nasim
drzavnim organima (pravosudje i policija) dao mu je za prostor da se
posle napustanja nase teritorije "raskokodace" po medijima kako svoje
proterivanje smatra krsenjem ljudskih prava, pravne drzave, demokratije
i da ce se zbog toga obratiti medjuanrodnim forumima, strucnjacima za
medjunarodno pravo, Strazburskom sudu i poslanicima vojvodjanskog,
madjarskog i Evropskog parlamenta. Prema informacijama koje poseduje
ARTEL on ce to zaista i uciniti, nasa zemlja ce morati da dokazuje kako
nije krsila ljudska prava i razbuktace se jedna nova prica a sve je
moglo da bude spreceno samo da se ranije reagovalo na pravi nacin -
identifikacija, primena zakona, medijski nastup.
Zasto nadlezno Ministarstvo ne preipista odluku o registraciji
"Omladinskog pokreta 64 zupanije" iako za to ima sasvim dovoljno
elemenata?
Kad se kaze pravi nacin, ne misli se samo na slucaj Trockaja niti na
skup u Malom Idjosu. Naime, provokativni politicki, muzicki, pa cak i
sportski skupovi u kojima se propagira menjenje granica i pripajanje
Vojvodine Madjarskoj (doduse na jedan rafiniran nacin), odvija se u
severnoj pokrajini Srbije kontinuirano vec dve godine a glavni
organizator takvih skupova je sve indicije ukazuju upravo "Omladinski
pokret 64 zupanija". Provokativni rok koncert poput proslonedeljnog u
Malom Idjosu imao je svoju premijeru, oktobra 2003. godine u diskoteci
u Backoj Topoli i tada su kao i na skupu u Malom Idjosu deljene mape
"juzne Madjarske" i uzvikivano "Dole Trijanon!" i niko od nadleznih
nije reagovao.
Takodje, maja prosle godine Backa Topola osvanula oblepljena crnim
plakatima sa porukom ovdasnjim Madjarima: "Ne zaboravite 4. jun pre 83
godine!". Poruka se nedvosmisleno odnosila na na dan kada je potpisan
Trianonski sporazum, kojim je Vojvodina pripojena Srbiji. Ni rukovodeca
politcka struktura, ni policija u Backoj topoli nisu reagovali na crne
plakate na kojima nije bilo objavljeno, ko to, i u cije ime podseca
Madjare na ovaj istorijski datum! Nije reagovao ni MUP Srbije a ni BIA.
Oni koji su izradili i oblepili grad ovim plakatama, javasalukom i
nebrigom nadleznih drzavnih organa i organa lokalne samouprave nisu
identifikovani, iako bi i pocetniku koji se bavim problemom ekstremizam
bilo jasno da je to delo "Omladinskog pokret 64 zupanija".
Letos su Madjari u vojvodjanskim mestima obavestavani (iskljucivo na
madjarskom jeziku) da ce 1. jula poceti prvenstvo "juzne Madjarske" u
biciklizmu ("Tour de Deldevik". Organizatori su na plakatu uputili
poruku " Upoznaj juzne krajeve Madjarske" i iscrtali semu etapnih trka
kroz "juznomadjarske delove": Temerin, Frusku Goru, Sentu, Backu Topolu…
Slicnih skupova u organizaciji "Omladinskog pokreta 64 zupanija" bilo
je proteklih meseci i u Senti, Beceju, Temerinu…Na svim skupovima je
scenografija gotovo ista, uzvikivano je "Dole Trianon!", deljene su
karte "Juzne Madjarske" sve to zacinjeno sa rok muzikom a ciljna grupa
- mladi Madjari. Sve su to elementi dovoljni za preispitivanje odluke o
registraciji ove organizacije i zabranu njenog rada, tako da cak i da
su prilikom registracije obmanuli nadlezne u vezi sa ciljevima svoje
organizacije, aktivnosti ih legitimisu. Medjutim nadleznom Ministarstvu
izgleda tako nesto ne pada na pamet. Kad se budu setili ako se sete
bice jako kasno…
Jos par reci o "Omladinskom pokretu 64 zupanija"
S obzirom na broj prisutnih na skupu u Malom Idjosu, ucesce u lokalnoj
vlasti i ucesce dece na skupu koja su izmedju ostalog recitovala i
pesme u kojim se Ada, Coka, Temerin i ostala mesta pominju kao
madjarska moze se reci da "Omladinski pokret 64 zupanija" zadobija sve
vecu podrsku medju madjarskom populacijom, narocito medju mladima. Kod
nas u medijima, ova organizacija je imenovana fasistickom, medjutim to
nije fasisticka organizacija. Radi se o nacionalnom pokretu sa centrom
u stranoj drzavi - Madjarskoj i ispostavama u Vojvodini, sa jos ne
razvijenim jasnim programom ali ekstremistickim ciljevima -
ponistavanje Trijanonskog sporazuma, sto podrazumava menjanje drzavnih
granica. Metod delovanja ove organizacije je zloupotreba ljudskih i
manjinskih prava, manipulisanje njima u politicke svrhe, i "uvijanje"
ekstremnih politickih ciljeva u oblandu kulture, ljudskih i manjinskih
prava. Novi clanovi i ideje se sire na masovnim sportskim i muzickim
skupovima koje ova organizacija organizuje primenjujuci pri tom
neposredne tehnike vrbovanja koje u krajnjem dovode prisutne do osecaja
da navodno sami donose odluku o pristupanju organizaciji a u stvari su
objekt psiholoske obrade.
Iskustav govore da jedna ovakva organizacije ako ne bude na vreme
zaustavljena u seldecoj fazi postaje ultranacionalna tj. organizuje i
oruzane formacije i na korak je od terorizma. Ono sto jos vise moze da
zabrine jeste da brojne indicije govore da "Omladinski pokret 64
zupanija" ima podrsku madjarske i austrijske obavestajne sluzbe, kao i
nekih licnosti zaludjenih restauracijom Austrougarske ali dovoljno
bogatih da finansiraju rad jedne ovakve organizacije.
Drzava Srbija, nazalost do danas nije nasla formulu suprostavljanja
ekstremistickim organizacijama pojedinih nacionalnih manjina koje
uglavnom deluju uz podrsku domicilnih ali i nekih velikih obavestajnih
sluzbi zloupotreblajvajuci a sve kroz pricu o ljusdskim pravima,
kulturnu autonomiju i sl. Krajnje je vreme da se ta formula nadje ili
ce spirala ekstremizma i nasilja rasti sa posledicama koje ce po drzavu
Srbiju biti katastrofalne.
=== 4 ===
Da: Boba
Data: Sab 13 Mar 2004 02:18:28 Europe/Rome
Oggetto: Ethnic communities seek state funding
Predlazem da dole navedene "etnicke manjine" dobiju novac samo za svoje
aktivnosti koje se odnose na sirenje srpskog jezika i kulture medju
clanovima svoje "etnicke zajednice"! Uostalom, koje druge aktivnosti bi
oni mogli da imaju u Srbiji?!! Zar njihove aktivnosti ne obuhvataju
pomoc u razvoju drustva, kulture i privrede Srbije, zemlje u kojoj
zive? Ako je odgovor ne, onda nema razloga da Srbija finansira takve
aktivnosti. Boba
http://www.b92.net/english/news/
index.php?nav_id=27408&style=texts&news_per_
page_limit=0
Ethnic communities seek state funding | 12:26 | Beta
BELGRADE -- Thursday – The national councils of a number of Serbia’s
ethnic minorities have asked the state to provide funding for their
activities.
The councils have written to Prime Minister Vojislav Kostunica and
other senior officials asking that the 2004 budget include financing
and that a fund for national minorities be established.
The letter is signed by the national councils of the Bosniac,
Bulgarian, Bunjevac, Croatian, Hungarian, Romany, Rusin, Slovak and
Ukrainian communities.
Federal Human Rights Minister Rasim Ljajic confirmed the request,
describing it as completely legitimate.
---
http://www.tanjug.co.yu/ - Tanjug - May 28, 2004
SRS, RV condemn resurgence of nazism in Vojvodina
NOVI SAD - The Serbian Radical Party (SRS) and
Vojvodina Reformists (RV) most strongly condemned
Friday the resurgence of nazism in Vojvodina.
A rally of followers of a Budapest-based Hungarian
quisling organization which had occupied Vojvodina
during World War II, was held on May 7 at the Magyar
Szo paper premises, and its representatives gave
Thursday a press conference and distributed leaflets
showing new borders drawn inside Serbia's northern
province, and the Youth Movement of 64 Counties also
held a meeting Thursday, the SRS said in a statement.
---
Apis Group office Belgrade Media Update, June 26
Canak: Serbia has already given its consent to Kosovo’s independence
(Beta)
The Speaker of the Vojvodinian Assembly Nenad Canak stated that
Belgrade has already agreed that Kosovo should become independent in
2006. “According to information I have obtained from diplomatic
circles, the scenario for Kosovo’s independence by June 2006 already
exists. In view of the source of this information, which I cannot
reveal, I believe that this scenario is a highly realistic one,” he
told journalists. The controversial Vojvodinian politician claims that
the Serbian Government has been informed of the plan and has already
given its consent to it, but now tries to keep this away from the
public by selling it fairytales about the territorial integrity of
Serbia.
=== 5 ===
http://www.jungewelt.de/2004/09-18/008.php
Vor den serbischen Regionalwahlen hat Ungarn die Einmischung in die
nordserbische Vojvodina verstärkt
18.09.2004
Ausland
Jürgen Elsässer
Zweite Front gegen Belgrad
Vor den serbischen Regionalwahlen hat Ungarn die Einmischung in die
nordserbische Vojvodina verstärkt
Vor den serbischen Kommunal- und Regionalwahlen am Sonntag gibt es
besonders in der Vojvodina Spannungen. In der ökonomisch stärksten
Region des Landes müssen die autonomistischen Parteien mit einer
Schlappe rechnen.
Gleichzeitig werden der Radikalen Partei, die ein entschiedener Gegner
aller separatistischen Tendenzen ist, starke Zuwächse vorhergesagt.
Dies werden die Unterlegenen mit verstärkten Klagen über den
»serbischen Rassismus«, der
angeblich die Ungarn und andere Minderheiten in der Provinz bedroht,
beantworten.
Der Urnengang wäre lediglich von innenpolitischer Bedeutung, hätte sich
nicht das benachbarte Ungarn mit einem Paukenschlag in den Wahlkampf
eingemischt. Im Budapester Parlament stimmten zu Wochenbeginn 98
Prozent der Abgeordneten für ein Referendum, das in den nächsten 90
Tagen abgehalten und bei entsprechendem Ausgang allen sogenannten
Auslandsungarn automatisch die ungarische Staatsbürgerschaft verleihen
soll. Bisher war das nur auf Antrag der jeweiligen Person möglich. Der
Schulterschluß zwischen der regierenden Mitte-Links-Koalition unter
Führung der Sozialisten (MSZP) und der rechtsbürgerlichen Opposition
läßt sich unter anderem mit der tiefen Krise erklären, in die die MSZP
unter dem von ihr mandatierten, aber parteilosen
Premier Peter Medgyessy geschlittert sind. Sein rigider Sparkurs zur
Erfüllung der EU-Kriterien trieb die Wähler laut Umfragen in Scharen
nach rechts. Als Nachfolger Medgyessys haben die Sozialisten Ferenc
Gyurcsany designiert. Da aber auch er den unsozialen Kurs fortsetzen
wird, verspricht sich die MSZP ein Comeback in der Wählergunst wohl nur
durch Profilierung in der nationalen Frage.
Wird das Gesetz angenommen, was vermutlich reine Formsache ist, würden
über 2,5 Millionen Menschen über Nacht, ohne es zu wollen, neben ihrem
bisherigen einen ungarischen Paß bekommen – 1,6 Millionen Rumänen,
600000 Slowaken, 200000 Ukrainer und 350000 Jugoslawen. Letztere leben
fast ausschließlich in der Vojvodina. Budapest will diese Menschen mit
dem Argument magyarisieren, daß sie die Nachkommen von Ungarn seien,
denn bis zum Ersten Weltkrieg gehörten Gebiete wie die Vojvodina oder
das rumänische Siebenbürgen zur österreichisch-ungarischen
Doppelmonarchie. Ähnlich gewährt die Bundesregierung bis heute Polen
aus Schlesien oder Russen aus Kaliningrad die deutsche
Staatsbürgerschaft, falls sie reichsdeutsche Vorfahren haben.
Kein Wunder also, daß das ungarische Vorgehen in Deutschland
Unterstützung findet. In seiner Außenpolitik »orientiert sich Ungarn,
wie in der ersten Hälfte des 20. Jahrhunderts, an Deutschland, das
dieser Annäherung mit deutlichem Wohlwollen begegnet«, heißt es in
einer Expertise der CSU-nahen Hanns-Seidel-Stiftung. »Gemeinsame
Interessen erwachsen in diesem zwischenstaatlichen Rahmen dem
beiderseitigen Wunsch, ... dabei ausdrücklich auch die Rechte der
nationalen Minderheiten ... zu sichern. Insofern haben sich sowohl
Deutschland als auch Ungarn erneut eine Schutzmachtrolle für die
deutschen und ungarischen Minderheiten angeeignet.« Als Ziel des neuen
ungarischen Paßgesetzes wird dargestellt, »ein Prinzip gleichsam von
außen durchzusetzen, das nicht einmal in innerstaatlichen
Regelungswerken allgemein anerkannt ist: das der positiven
Diskriminierung«. Mit anderen Worten: Unter Bruch des Völkerrechts –
von der CSU-Stiftung als »innerstaatliches Regelungswerk«
bagatellisiert – will Budapest Staatsbürger anderer Nationen mit
Privilegien ausstatten, die die Mehrheit in den Nachbarstaaten nicht
genießen kann: Ungarische Pässe bedeuten Zugang zum EU-Arbeitsmarkt und
zum ungarischen Sozial- und Gesundheitssystem. Führt diese »positive
Diskriminierung« zu Spannungen zwischen Mehrheit und Minderheit in den
Nachbarstaaten, greift die selbsternannte »Schutzmacht« ein.
»Man muß im Kopf haben, daß so auch der Krieg in Kroatien, Bosnien und
Kosovo begann«, polemisierte Joszef Kasza, Sprecher der
Vojvodina-Ungarn, vor kurzem. Damit sagte er freilich nichts über die
Situation in der Provinz und viel über die Absichten der ungarischen
Revanchisten. Besonders brisant ist, daß diese auch in den USA eine
starke Lobby aufgebaut haben. »Der Kongreß ist der Meinung, daß der
Präsident ... das Außenministerium beauftragen sollte, regelmäßig die
Situation der ungarischen Minderheiten in der Vojvodina zu überwachen
... (sowie) an die NATO-Verbündeten der USA appellieren sollte, während
aller Verhandlungen über den künftigen Status des Kosovos auch
zufriedenstellende Garantien der Rechte der Bevölkerung in der
Vojvodina, insbesondere der ethnischen Minderheiten in der Provinz,
streng im Auge zu behalten«, beschloß der US-Kongreß schon im Oktober
2000.
Offensichtlich wird derzeit mit Hilfe Budapests eine neue Front gegen
Serbien eröffnet, um die Zustimmung Belgrads zu einer Abspaltung
Kosovos zu erzwingen.
Data: Lun 1 Nov 2004 13:31:33 Europe/Rome
A: icdsm-italia @ yahoogroups.com
Cc: aa-info @ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] Milosevic : "Restituitemi il diritto a
difendermi da solo!"
Milosevic : "Restituitemi il diritto a difendermi da solo!"
(traduzioni di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
1. Processo a Milosevic: i giudici potrebbero intimare ad alcuni
testimoni di deporre (AFP, 18 ottobre)
2. Milosevic : "restituitemi il diritto a difendermi da solo!" (AFP, 21
ottobre)
3. Il processo a Milosevic aggiornato al 9 novembre per la defezione
dei testimoni (AFP, 22 ottobre)
4. Le Monde : Il processo a Slobodan Milosevic volge al pasticcio e
alla confusione (23 ottobre 2004)
5. Un testo choc, un documento di consultazione : il testo integrale
del memoriale di Slobodan Milosevic presentato al Tribunale Penale
Internazionale dell’Aia, il 31 agosto e l’1 settembre 2004
LES TEXTES ORIGINALES, EN FRANCAIS:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/131
SOURCE:
http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/messages
Nota importante: IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI
MILOSEVIC, IN CORSO DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE
OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
---( 1 )---
Processo a Milosevic: i giudici potrebbero intimare ad alcuni testimoni
di deporre
(AFP, 18 ottobre)
LA HAYE (AFP) – Lunedì, i giudici del Tribunale Penale Internazionale
per la l'ex-Yugoslavia hanno assicurato che non esiteranno ad inviare
mandati di comparizione al processo a Slobodan Milosevic, visto che la
metà dei testimoni si è sollevata dall’impegno sulla questione del
Kosovo, rifiutando la propria partecipazione.
Questi testimoni recalcitranti protestano soprattutto contro la
decisione del TPI di assegnare d’ufficio all’ex Presidente Yugoslavo
due avvocati, contro la sua volontà.
" Certamente che una citazione a comparire è l’ultima via di uscita,
ma, se tutte le procedure si saranno esaurite, la Corte emetterà dei
mandati di comparizione.", ha dichiarato il giudice Patrick Robinson,
al momento di un’udienza sulle procedure.
"Noi dobbiamo dimostrare ai testimoni che questo processo è di una
importanza fondamentale", ha aggiunto.
Durante la fase riservata all’accusa, i giudici avevano già costretto
alcuni testimoni a a recarsi all’Aia.
Circa la metà dei 138 testimoni convocati per la difesa del Signor
Milosevic relativamente alla questione del Kosovo non vogliono
comparire in tribunale, fintantoché l’ex Capo di Stato non condurrà da
solo la propria difesa, così ha affermato il giudice Robinson, sulla
base delle informazioni fornite alla Corte dagli avvocati assegnati
d’ufficio.
Queste persone testimoni sono esperti, ex membri del regime di Slobodan
Milosevic, comunemente definiti "iniziati", funzionari internazionali
che erano in servizio nei Paesi della ex Yugoslavia, o ancora dei
testimoni di ordine generale sugli avvenimenti nella provincia del
Kosovo.
I giudici sperano che la decisione, che verrà presa dopo il ricorso in
appello contro la designazione degli avvocati, permetterà di sbloccare
la situazione e convincerà alcuni testimoni recalcitranti a venire a
deporre volontariamente.
Giovedì, la Corte d’Appello del TPI esaminerà gli argomenti delle parti
favorevoli e contrari alla designazione dei due avvocati.
Successivamente, la Corte dovrebbe pronunciarsi sulla sua decisione.
Alcuni esperti giuridici dubitano che un’ingiunzione a testimoniare
possa migliorare lo svolgimento del processo, se i giudici d’Appello
confermassero i due avvocati assegnati d’ufficio.
"Un funzionamento al forcipe non sarebbe molto felice ", ha
sottolineato a questo proposito Joël Hubrecht, esperto dell’Istituto
(francese) per gli alti studi sulla giustizia.
"Le citazioni a comparire non costituiscono veramente una soluzione, in
quanto i giudici sono dipendenti dalla volontà degli Stati a farle
applicare, o dal Consiglio di sicurezza, e nel passato si è visto che
gli Stati cooperano più o meno bene", ha spiegato all’AFP Heikelina
Verrijn Stuart, una giurista olandese che segue il processo come
esperta per i mezzi nazionali d’informazione. La giurista trascura che
i testimoni "stanno decidendo di non presentarsi soprattutto per
ragioni politiche", ma invece pensa che sia stata la designazione degli
avvocati a impedire un sostanziale miglioramento allo svolgimento del
processo.
Lei afferma inoltre che "i giudici sembrano ossessionati dalla celerità
del processo, ma non è questo l’argomento più importante", valutando
che Slobodan Milosevic non conduceva poi così male la propria difesa.
I giudici hanno nominato il 2 settembre due avvocati britannici come
assistenti dell’ex Presidente, dato che il processo era stato
interrotto a più riprese in ragione dei problemi di salute di Milosevic
e per questo l’accusa chiedeva che l’autodifesa non fosse ulteriormente
consentita.
Slobodan Milosevic era comparso, dopo il 12 febbraio 2002, per
rispondere a più di 60 accuse di genocidio, crimini contro l’umanità e
crimini di guerra, per il suo ruolo nei tre più importanti conflitti
che hanno devastato i Balcani, negli anni novanta, in Croazia, Bosnia e
Kosovo.
Queste tre guerre hanno fatto più di 200.000 morti.
---( 2 )---
Milosevic : "restituitemi il diritto a difendermi da solo!"
(AFP, 21 ottobre)
Giovedì, 21 ottobre, l'ex Presidente yugoslavo Slobodan Milosevic ha
presentato la sua istanza di reclamo alla Corte d’Appello del Tribunale
Penale Internazionale per l'ex-Yugoslavia, che gli venga restituito il
diritto a difendersi personalmente, sostenuto in questa istanza dai
suoi avvocati d’ufficio, che si sono dichiarati impossibilitati a
sostenere il compito loro assegnato.
"Quello che io voglio, è che mi si renda il diritto alla mia
autodifesa, di chiamare i testimoni e di interrogarli", ha preteso con
enfasi l’ex uomo forte di Belgrado. "Non poso recedere di un passo, in
quanto si tratta di una questione di principio, dalla quale io non
demorderò mai ".
M. Milosevic è intervenuto davanti alla Corte d’Appello del TPI, che
sta esaminando un ricorso contro la designazione d’ufficio degli
avvocati difensori. La Corte a preso questa decisione all’inizio di
settembre, contro il parere dell’accusa, dopo alcuni rapporti medici
che stabilivano che Milosevic non era in grado di assicurare la propria
difesa. La Corte di appello non ha fissato alcuna data per prendere la
propria decisione e martedì 26 ottobre dovranno riprendere le udienze
regolari.
M. Milosevic ha spiegato che l’assegnazione di avvocati era un elemento
di una "campagna che va avanti da tre anni per impedirmi di parlare".
"Nessun avvocato è in grado di rappresentarmi, questo è un processo
politico", così ha dichiarato. "Questo va al di là della competenza di
un avvocato. La verità sugli avvenimenti nella ex-Yugoslavia deve
essere finalmente detta in questo luogo!".
Dal suo canto, l’avvocato britannico Steven Kay, uno dei due difensori
del Signor Milosevic, ha dichiarato la sua impotenza: "Il sottoscritto
e il mio gruppo non riusciamo a svolgere le nostre funzioni. Ci si
inganna se si crede che quella che stiamo mettendo in atto sia una
difesa corretta."
"La gestione spicciola degli atti processuali mi pone in una situazione
etica e professionale difficile ", ha aggiunto, evocando in particolar
modo il "conflitto" e "l'antagonismo" fra l’accusato e lui stesso, e il
rifiuto di numerosi testimoni a difesa a comunicare con lui.
"Io ho provato", ha assicurato Steven Kay, "ma a questo punto è tutto
inutile! Non posso difendere questo caso in modo efficace e corretto".
Un po’ più tardi, il Signor Milosevic ha dato assicurazioni di non
avere "nulla di personale" contro il Signor Kay.
"Se Kay da le dimissioni, tutto diventerà problematico", ha commentato
all’uscita dall’udienza Ana Uzelac, che segue il processo per conto
della Fondazione dell’Institute for War and Peace Reporting (IWPR).
"Teoricamente, esiste una pletora di avvocati che sarebbero ben felici
di assumere l’incarico, ma personalmente non vedo chi potrebbe essere
in grado di riprendere in mano la questione, senza aver bisogno di una
lunga sospensiva".
L'accusa ha fatto di tutto per perorare il blocco degli avvocati,
stimando che il Signor Milosevic stia utilizzando il suo stato di
salute, che si è aggravato per una assunzione di farmaci poco corretta,
per controllare lo svolgimento del processo.
Iniziato nel febbraio 2002, il processo a Slobodan Milosevic è stato
sospeso una dozzina di volte, dato che l’accusato, dell’età di 63 anni,
soffre soprattutto di ipertensione.
"Chi dirige questo Tribunale : l’accusato o i giudici incaricati di
fare questo lavoro?", ha domandato il Procuratore Geoffrey Nice.
Il signor Nice ha denunciato il comportamento "irrazionale"
dell'accusato, che pronuncia discorsi di natura storico-politica senza
evocare i fatti che gli sono addebitati, e alla fine è sbottato:
"Quest’uomo è incapace a rappresentare se stesso!".
---( 3 )---
Il processo a Milosevic aggiornato al 9 novembre per la defezione dei
testimoni
(AFP, 22 ottobre)
Venerdì 22 ottobre, i giudici del Tribunale Penale Internazionale (TPI)
per l'ex-Yugoslavia hanno aggiornato il processo all’ex Presidente
yugoslavo Slobodan Milosevic fino al 9 novembre, non avendo la difesa
più testimoni da far deporre fino a quella data.
Questa decisione, così ha indicato il tribunale in un comunicato, ha
fatto seguito a una dichiarazione degli avvocati difensori d’ufficio
secondo i quali la difesa «non ha più testimoni per la settimana che va
dal 22 al 28 di ottobre».
I giudici avevano previsto già una sospensione del processo per una
settimana a partire dall’1 novembre, e questo significa che questo
processo fiume, che è iniziato nel febbraio 2002, riprenderà il 9
novembre, al termine di due settimane di pausa.
Circa la metà dei 138 testimoni convocati dalla difesa del Signor
Milosevic per la questione Kosovo non vogliono andare a deporre, finché
all’ex Presidente yugoslavo non verrà assicurata la sua autodifesa.
Giovedì, la Corte d’Appello del TPI ha preso in esame un ricorso
sostenuto dai suoi avvocati d’ufficio contro la designazione d’ufficio
di avvocati, che ricusano il Signor Milosevic, dichiarando l’incapacità
a svolgere il loro compito. La Corte d’Appello non ha fissato alcuna
data per pronunciarsi in merito.
---( 4 )---
Le Monde : Il processo a Slobodan Milosevic volge al pasticcio e alla
confusione
di Stéphanie Maupas (23 ottobre 2004)
Lo sguardo scuro, accentuato dalla parrucca bianca tipica degli
avvocati del Commonwealth, il Signor Steven Kay, giovedì 21 ottobre, ha
patrocinato contro se stesso.
Avvocato imposto all’ex Presidente Slobodan Milosevic, il Londinese ha
richiesto alla Corte d’Appello del Tribunale Penale Internazionale per
la ex Yugoslavia (TPIY) di concedere a questo imputato particolare il
diritto a difendersi da solo nelle aule del Tribunale.
"I testimoni non si presentano e l’imputato afferma che io non difendo
la sua causa", ha dichiarato l’avvocato, difendendo vigorosamente la
sua stessa rinuncia.
Di fatto, centinaia di testimoni - chiamati a difesa dell’imputato –
boicottano il tribunale per solidarietà con Milosevic. Tant’è vero che
questo processo fiume, intentato per genocidio, crimini contro
l’umanità e crimini di guerra, si trascina fra sospensioni e rinvii.
Al momento dell’audizione degli unici tre testimoni a difesa, il Signor
Milosevic ha con costanza seminato dubbi sulle prestazioni
dell’avvocato, accusandolo di essere di proposito contro-produttivo.
Ma ha anche rifiutato la proposta dei giudici di porre lui le domande
ai testimoni, per non "raccogliere le briciole di un diritto " del
quale lui dice di essere leso.
"La situazione che si è venuta a creare fra l’imputato e il gruppo di
difesa d’ufficio è talmente conflittuale che noi non siamo di efficacia
in questo processo", questo ha valutato il Signor Kay.
Il conflitto si è trasferito anche fuori dell’aula del tribunale, dopo
la consegna di una querela contro l’avvocato davanti al Consiglio
dell’Ordine dei Paesi Bassi.
Questa procedura non sembra, comunque, turbare troppo il Signor Kay,
che continua con professionalità a trasporre in termini giuridici le
motivazioni politiche dell’accusato: "L'accusa non sa più a che santo
votarsi e tenta di impedire all’accusato di riottenere i suoi diritti,
ma sarà cosa buona anche smetterla di ingannare noi stessi, facendo
credere che quella che viene presentata sia una difesa!" Per Kay, che
ha già condotto due cause davanti ai tribunali per l'ex-Yugoslavia e il
Rwanda, "il rischio che si sta correndo è una negazione della
giustizia".
"Chi dirige questo tribunale?"
Braccia incrociate sul suo scranno, il Procuratore Generale, Geoffrey
Nice, contrattacca: "Chi dirige questo tribunale ?" "Noi ci troviamo in
presenza di pressioni, di mercanteggiamenti, e il Signor Kay agisce
come un sensale fra i giudici e l’accusato!". L’accusato fa
"ostruzione", adotta un comportamento "irrazionale" e proferisce
"insulti" nei confronti del tribunale, tacciandolo di essere illegale.
"É l’ospedale che si fa beffe della carità !", si adombra Steven Kay.
"Qua non siamo al mercato !", rincara Slobodan Milosevic.
Il Procuratore ha insistito che "la Corte d’Appello non si sottometta
alle pressioni" dell’imputato Milosevic : se lui "non vuole presentare
in aula altri testimoni, la proposizione dei suoi mezzi difensivi è
terminata".
Invece, i giudici dell’appello hanno disposto per altre soluzioni
alternative. Essi devono decidere in modo categorico fra una "negazione
di giustizia" e il pericolo di minaccia incombente sull’autorità del
tribunale. Accettando di consentire al Signor Milosevic l’esplicazione
nel tribunale di due ruoli, quello di avvocato e quello di imputato,
consentirebbero all’ex Presidente yugoslavo la possibilità di uscirsene
vincitore dalla prova di forza. L’ex uomo forte di Belgrado
diventerebbe allora, per così dire, il nuovo uomo forte …dell’Aia.
---( 5 )---
ATTENTION: LES COMPTES RENDUS D'AUDIENCES DU "PROCES" EN FRANCAIS SONT
AUSSI SUR INTERNET:
### http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm ###
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Un testo choc, un documento di consultazione : il testo integrale del
memoriale di Slobodan Milosevic presentato al Tribunale Penale
Internazionale dell’Aia, il 31 agosto e l’1 settembre 2004, come
introduzione alla fase processuale riservata alla difesa. Il testo, un
libro di 150 pagine del formato 18x11, viene pubblicato
dall’associazione "Vérité et Justice".
da: "louis dalmas"
Lunedì, 25 ottobre 2004, 6:49 PM
Con il titolo "Ma vérité", l’opera analizza il contesto dell’ultimo
decennio di guerre nei Balcani. Qualsiasi sia l’opinione che si possa
avere sull’uomo, risulta interessante conoscere la sua versione dei
fatti per avere una visione d’insieme del conflitto.
Il libro può essere ordinato direttamente a
CAP 8, BP 391, 75869 Paris cedex 18, France,
per lettera, per fax al + 33 (0) 1 42 23 07 30,
o per e-mail a lodalmas @ wanadoo.fr
Il prezzo del volume è di 15 euro.
Presunto colpevole
editoriale di Louis Dalmas
Il sistema americano di "riconoscere la colpevolezza dell’accusato,
senza processo, cercando però di attenuarla " ha fatto il suo ingresso
nel nostro diritto. Si tratta di un "patteggiamento" attraverso il
quale l’imputato accetta la sanzione del suo reato propostagli in
anticipo, evitando quindi di andare davanti ad un tribunale. La
giustizia risparmia i costi di un processo e il colpevole non corre i
rischi di una sentenza più pesante.
A prima vista, tutti ne guadagnano. Salvo che si tratta di una
negazione di un principio, di una pericolosa imprudenza e di un abuso
di potere.
Scompare la presunzione di innocenza, fondamento della legalità, dato
che la colpevolezza viene considerata come provata e punibile prima di
essere giudicata.
Questa certezza di colpevolezza non viene acquisita al termine di una
serie di udienze dibattimentali, ma dopo indagini preliminari, che
sappiamo come possono essere raffazzonate e incomplete, donde il
rischio di errori giudiziari notevolmente e seriamente accresciuti.
Condannato preliminarmente, l’innocente viene sottoposto ad una
pressione che ha più a che vedere con un ultimatum del più forte che
con un’applicazione della legge. Gli si dice : "Senza ombra di dubbio,
tu sarai condannato. O tu contratti con noi per una pena ridotta, o ti
verrà presentato un conto pepato dal tribunale."
Nel linguaggio corrente, questo viene chiamato un ricatto puro e
semplice.
Ma come stupirsi di vedere strangolare gli individui da questo
procedimento, quando da tanto tempo sta strangolando le collettività ?
Si sta facendo qualcosa di diverso quando si impone questo principio di
"riconoscere la colpevolezza dell’accusato, senza processo, cercando
però di attenuarla " ai Serbi, quando la comunità internazionale li
invita a riconoscere i crimini che vengono loro addossati, sotto la
condizione capestro di conoscere una sorte ancora più miserabile? Non
sono stati mai riconosciuti innocenti presumibilmente. L'istruzione
della loro causa si è sempre basata durante un decennio su flagranti
menzogne. I Serbi sono l’oggetto di un ricatto permanente che
condiziona la loro sopravvivenza alla loro sottomissione.
Si sta facendo qualcosa di diverso, quando si forzano i prigionieri del
Tribunale Penale Internazionale dell’Aia alle confessioni e alle
denuncie, in cambio di una relativa indulgenza dei magistrati? Gli
imputati sono d’ufficio colpevoli. Tutto li accusa. Vengono minacciati
di cose le peggiori per loro, se non accettano di cooperare.
E si arriva che uno dei “condannati in anticipo” rifiuta il
mercanteggiamento. Si considera innocente e ha il coraggio di volerlo
gridare ai quattro venti, a dispetto delle conseguenze. Si tratta del
caso di Slobodan Milosevic.
Di recente, su una delle nostre televisioni via cavo, un episodio di un
teleromanzo americano, dedicato alle avventure che avvengono in uno
studio di avvocati, racconta la storia di una ragazzina di 17 anni,
arrestata nel corso di una irruzione della polizia per possesso di
droga, che lei nascondeva sotto il cuscino per proteggere suo fratello.
Accusata di essere una tossicomane, la giovane rischia 15 anni di
prigione. Avviene il “patteggiamento”, e le vengono proposti 10 mesi di
carcere, in seguito scesi a 4, al posto della pesante condanna. Il
giudice, la pubblica accusa, i suoi avvocati la supplicano di
accettare. Ma lei non è una drogata, lei sa di essere innocente, non
vuole mentire, e non vuole andare in prigione per un reato che non ha
commesso. Perciò resiste alle pressioni, e affronta la giuria. Visto
che si tratta di un film americano, l’integrità morale paga e la
giovane viene dichiarata innocente.
Facciamo gli auguri a Milosevic che possa anche lui vedere ricompensato
il proprio coraggio, ma la sinistra azione giudiziaria dell’Aia non
avviene nell’apparato scenico di uno studio cinematografico e il
sistema del “ far dichiarare colpevoli in anticipo” è di una temibile
efficacia.
Con l'ex-Presidente yugoslavo, gli altri prigionieri dell’Aia e i Serbi
in generale, quanti di questi presunti colpevoli cederanno al ricatto e
si accuseranno di misfatti immaginari, o rifiuteranno il compromesso,
senza conoscere la felice conclusione del romanzo di appendice
televisivo?
Louis Dalmas
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IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
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