Informazione

http://www.exju.org/archivio/la_caccia_al_serbo_continua.html
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la caccia al serbo continua

stamattina ho ricevuto l'e-mail di un amico che scrive: � ieri la
trasmissione di ferrara su la7 era dedicata al kosovo. ed era
assolutamente asimmetrica: un rappresentante albanese (l'ambasciatore
albanese in italia, ndr), un rappresentante delle ONG (bruccoleri),
minniti ed un giornalista del foglio. � sintomatico che i serbi non
fossero rappresentati. credo che la serbia sia per l'europa il suo
rimosso ..." l'osservazione � tragicamente corretta, e mi sento in
dovere di azzardare una risposta, per quanto provvisoria e incompleta.
� inutile tirare in ballo le solite trite e ritrite dottrine sulla
"paranoia di accerchiamento" che alimenterebbe la nazione serba
(dottrine pseudosociologiche da quattro soldi tanto care a lutard, per
dirne una): � evidente, per chiunque abbia la lucidit� di pensiero
necessaria a riconoscerlo, che la serbia � da sempre vittima di una
demonizzazione e di un' esclusione mediatica a priori, esclusione
grazie alla quale l� inteligencija di destra e di sinistra (e si tratta
di un caso unico nella storia della geopolitica recente) lavorano di
concerto e con grande impiego di energie: tutti uniti, per la prima
volta nella storia, nel nome della caccia al serbo . non accade solo
nella vicenda del kosovo, brevemente tornata di attualit� in questi
giorni, vicenda che � per la politica europea una spiacevolissima e
scomodissima incombenza da sbrigare quanto prima e senza che vi sia
spazio per gli approfondimenti: in realt� � dalla dissoluzione della
jugoslavia stessa che la serbia � stata costretta dai mass media e
dalle cancellerie nel ruolo di �aggressore da punire�, di �responsabile
unico� e di capro espiatorio. l�apoteosi di questa sproporzione
antiserba si evidenzia nel ruolo, a dir poco grottesco, del tribunale
internazionale dell�aja, che si � occupato, per dieci anni e con una
sistematicit� allarmante, di stigmatizzare, perseguire e processare
quasi unicamente i serbi come se fossero i soli responsabili del
carnaio jugoslavo. paradossale, considerando che in buona parte dei
casi proprio i serbi subirono le aggressioni secessioniste delle altre
neonate repubbliche (la croazia filonazista di tudjman, la bosnia
islamica di izetbegovic) e furono costretti semplicemente a difendersi
. per il tribunale dell�aja, ma anche e soprattutto per l�informazione
mondiale, troppo spesso pilotata dagli interessi di potere di partito
nazionale, quando non dalle agenzie di sostegno propagandistico come
ruder & finn (di cui i croati, i bosniaci e gli albanesi sono assidui
clienti) le ragioni dei serbi non esistono . non esistono le ragioni
dei serbi a vukovar e in slavonia, le ragioni dei serbi nelle kraijne,
le ragione dei serbi in bosnia (con le montature mediatiche dei campi
di concentramento, la tragedia dei serbi ripuliti da sarajevo
letteralmente ignorata quando non ridicolizzata dai mass media, la
demonizzazione di srebrenica di cui si racconta a profusione ma senza
mai tener conto della controparte: chi ha narrato delle squadracce
islamiche di naser oric , ad esempio?).. le ragioni dei serbi vengono
silenziate o distorte (chi si ricorda lo scandalo legato al
�memorandum� dell�accademia serba, tacciato d�essere un pamphlet
razzista, che a un�attenta lettura si rivel� soltanto un banale
trattato di analisi socioeconomica?) e al contempo vengono enfatizzate
le ragioni degli �attori altri �: un esempio lo abbiamo nelle questioni
inerenti ai mujaheddins importati nei balcani (in bosnia e in kosovo,
dove tutt�ora operano indisturbati), mujaheddins schierati contro i
serbi, di cui pochissimi hanno avuto il coraggio di scrivere e parlare,
e quand�� accaduto sono stati tacciati di filoserbismo : accusa che
regolarmente viene rivolta a chiunque si rifiuti di accettare i dogmi
propagandistici bosniaci, croati ed albanesi, o quelli occidentali.
difendere le ragioni dei serbi significa, tout court , essere dei
�pericolosi fanatici�: i serbi sono l�unico popolo al mondo che non pu�
permettersi di alzare la voce, di far udire le proprie ragioni, di
venir rappresentato da intellettuali (o da semplici cittadini) che ne
prendano le parti. in questo quadro generale di caccia al serbo (spesso
niente affatto metaforica) si inserisce con una puntualit� drammatica
la questione kosovara, che viene trascinata in palcoscenico dai media
nel �98 in funzione unicamente grande-albanese, e viene a galla
ipocriticamente con quindici anni di ritardo (dell'ingestibile violenza
albanese attiva da sempre nel kosmet scrisse addirittura la stampa
americana negli anni '80 : documenti rimossi, testimonianze non tenute
in conto): tutto porta a pensare che ci sia una precisa volont� di
criminalizzazione della nazione serba , che si rinnova di anno in anno,
o nella migliore delle ipotesi che vi sia un tentativo di rimozione
della �questione serba� che deve restare inascoltata. dove nasca e come
origini questa inquisizione antiserba che ammorba le menti della
stragrande maggioranza degli intellettuali europei (anche di sinistra,
soprattutto di sinistra, ahim�), � difficile a dirsi. i testi
disponibili che potrebbero aiutare a far chiarezza sono pochi e slegati
fra loro: si veda la bibliografia* che includo. pur essendo questi
pochi testi l�unica speranza che il lettore ha di poter approfondire la
questione serba svincolandosi dalla persecuzione mediatica che vuole
dipingere i cittadini di belgrado come peccatori universali , sono
comunque troppo pochi e non coerenti: affrontano le singole questioni
(i bombardamenti del �99, l�operazione tempesta nelle krajine croate)
senza creare quelle 'giunture' e sinergie narrative che permetterebbero
di mettere a fuoco l�intera storia di un popolo colpevolizzato
ingiustamente. affrontare la questione serba andando alla ricerca delle
verit� negate � impresa difficile o, per meglio dire, impossibile;
soprattutto lo � per il lettore occidentale medio, che si nutre di
facili prontuari e che non ha tempo n� energie da dedicare alla ricerca
degli imbrogli dell�informazione e della storia. e la truffa �storica e
mediatica- a danno dei serbi � tanto clamorosa da spingere peter handke
a intitolare il suo reportage di viaggio a belgrado � giustizia per la
serbia �. questa giustizia di fatto non c�� mai stata.

gli esempi di sopraffazione mediatica che colpisce i serbi riducendoli
a maschere silenti in questi giorni abbondano. siamo nuovamente davanti
ad un'operazione di propaganda filoalbanese che deve zittire le ragioni
serbe, addirittura deve ridicolizzarle al punto dell�indecenza morale:
i cadaveri serbi possono essere, a turno, solo ignorati o scherniti .
un esempio clamoroso di questa operazione � chiudi la bocca al cattivo
serbo � lo abbiamo nella diffusione a macchia d'olio della notiziaccia
del cane �al guinzaglio serbo�, che avrebbe �inseguito i poveri
fanciulli albanesi� spingendoli nel fiume in cui sarebbero annegati a
mitrovica. questa notizia, completamente falsa e pi� volte smentita
(anche dalle fonti ufficiali UNMIK) assume - in questo contesto di
aggressione alla minoranza serba del kosovo - un ruolo simile a quello
che fu, nel '99, la truffa di racak : la finta strage a danno di finti
civili albanesi, con disseppellimento di cadaveri a uso e consumo dei
giornalisti appositamente accorsi sul luogo per strillare all�atto
criminale (naturalmente serbo ) che port� al teatrino di rambouillet .
e rambouillet fu l�unico negoziato al mondo in cui una delle parti in
causa � guarda caso quella serba � non pot� mai condurre le trattative
ma fu letteralmente incastrata in un imbarazzante ricatto
internazionale che serv� come alibi per cominciare a sganciare le bombe
sui civili di belgrado. come a racak non vi fu nessuna strage, ma solo
la sapiente regia dei mass media, dell'OSCE e delle "associazioni
umanitarie" (la cui stragrande maggioranza � da sempre filoalbanese e/o
filoatlantica, come del resto in bosnia furono solo filoislamiche)
capitanati da william walker, cos� a mitrovica questa settimana non
c'era nessun cane, nessun serbo e nessun inseguimento �assassino�: i
bambini, nel fiume ibar, ci sono caduti giocando, per un tanto luttuoso
quanto fortuito incidente strumentalizzato in modo puntuale e ignobile
dai mass media di tutto il mondo. e ancora stamattina, in barba alle
numerosissime smentite che si sono susseguite inutilmente nel corso
degli ultimi quattro giorni, secondo il primo ministro albanese fatos
nano, che trova spazio su tutti i giornali occidentali (a differenza di
vojislav kostunica, premier serbo di cui nessuno si affretta a
riportare le dichiarazioni) le sommosse antiserbe che sono iniziate a
mitrovica � sono state provocate dall�atto barbaro dell�annegamento dei
tre bambini albanesi nel fiume ibar, perseguitati dai membri della
etnia serba �: tutti i giornali riportano le sue denunce ignorando
volontariamente quelle di chappell che bolla la notizia come
assolutamente fasulla . gli esempi, purtroppo, sono numerosi: ho
tentato in questi giorni in una corsa contro il tempo di testimoniare
le assurdit� antiserbe che si sono propagate come un cancro, come al
solito rapido, insolitamente infettante: si va dai desktop inneggianti
ai terroristi albanesi dell�UCK e UCMPB da scaricare dal sito di diario
(un giornale di sinistra ?!) alla trasmissione di giuliano ferrara di
ieri sera, che invita per "discutere" di kosovo nientemeno che
l�ambasciatore albanese in italia, intenzionalmente omettendo di
precisare che il kosovo (a detta della risoluzione 1244 delle nazioni
unite) � parte integrante dello stato di serbia e montenegro , e di
spiegare al pubblico quale sia il ruolo dell'ambasciatore albanese in
studio, tutto intento a magnificare la "giustizia dell'uck e della
NATO": questa, in termini concreti, si pu� definire solo propaganda
antiserba. l�operazione televisiva di ferrara & co. � un'ottima prova
di come si possano sdoganare le pretese (assassine, supportate dal
pogrom in corso in kosovo mentre scrivo) di indipendenza kosovara
albanese agli occhi del telespettatore medio che recepisce solo e
unicamente la presunta reit� di tutto ci� che � serbo e non sapr� mai
quello che realmente accade. sintomatica anche l'intervista a roberto
bertoli pubblicata ieri da osservatorio balcani, che ha del surreale: a
suo dire, � importante " considerare che gli albanesi non hanno tirato
fuori le armi, e che tutte le manifestazioni sono manifestazioni senza
armi ". il fatto che queste, che bertoli chiama � manifestazioni � e
che la stessa UNMIK ha definito � pulizia etnica � abbiano comunque
provocato 31 morti (e un numero imprecisato di feriti, di case e chiese
rase al suolo) per il signor bertoli parrebbe marginale : siamo al
punto in cui ammazzare un serbo a mani nude smette addirittura di
essere reato? non mi stupirei, ch� sarebbe perfettamente in linea, non
so quanto involontariamente, con le dichiarazioni scandalose di ieri
del portavoce della polizia albanese in kosovo, il TMK, che davanti a
31 morti e all�intera regione in fiamme, comunica orgogliosamente alla
stampa di non aver eseguito nessun arresto se non quello di un serbo
colpevole d�aver portato in tasca un�arma non regolarmente denunciata!
" io inizio a pensare, forse esagerando, che quello che sta avvenendo
in kosovo faciliter� dei percorsi, e non invece il contrario ", insiste
bertoli. di quale facilitazione parla non � difficile comprenderlo:
dell�indipendenza albanese del kosovo , ovvero dell�ennesima tappa di
smembramento della jugoslavia che ha voluto i serbi derubati dei
territori sui quali viveva il 30% di loro, costretti dai secessionismi
di matrice filoislamica, filonazista o filoatlantica a vedersi
squartati in pezzi: pezzi territoriali, pezzi storici, pezzi politici
per cui nessuno pagher�, un mosaico di prepotenze che nessuno si
prender� la briga di ricomporre. la caccia al serbo in questi giorni
continua e si rinnova : non appena si offre l'occasione (e se non si
offre, ce la si procura artatamente) si corre in massa a demonizzare la
parte serba in causa, a zittirla. le manifestazioni di belgrado che
(eccezion fatta per alcuni tafferugli immediatamente rientrati e
severamente puniti dalla polizia serba che ha gi� arrestato i
colpevoli) sono state pacifiche, quasi liturgiche (come si pu�
osservare dalle immagini che solo la stampa di belgrado ha pubblicato)
vengono definite da tutti i media, senza ragione alcuna,
"manifestazioni sinistre einquietanti ". questo voler dipingere a tutti
i costi l�intera nazione serba come �sinistra, pericolosa, dispotica o
colpevole� � il frutto del lavoro di mille ipocriti, di mille
intellettuali di bassa caratura assoldati dagli imperi dell�occidente e
del terrorismo (che flirtano spesso e si piacciono molto); � il frutto
delle pressioni vaticane antiortodosse mai sopite, della corrente di
pensiero antislava che mette radici in un�europa antica, ma soprattutto
� il frutto della becera indifferenza dell�ascoltatore, del lettore e
del cittadino che non si chiede mai quali siano e dove siano le ragioni
dei serbi. di questa caccia al serbo sono responsabili le cancellerie e
gli organi di informazione, certo, ma non meno responsabili sono quei
pacifisti "a cottimo" che oggi, mentre scrivo, sfilano in corteo a roma
e non fecero nulla per protestare quando cominciarono i bombardamenti
su belgrado nel 1999 , n� stanno domandando oggi giustizia per la
serbia . l�anniversario di quei bombardamenti "umanitari", orchestrati
da d'alema e dalle sinistre liberali (sic), il quinto anniversario,
cade proprio in questi giorni, ma non vi saranno celebrazioni n�
commemorazioni come invece sono state tributate all�iraq. l�iraq � un
ottimo palcoscenico politico di cui si servono le sinistre delle anime
morte per anticipare la loro campagna elettorale, mentre la serbia � un
peccato vergognoso da insabbiare. la serbia � un tema scomodo per
tutti. la caccia al serbo deve continuare , cos� vogliono le destre e
le sinistre d'un europa sempre pi� miope, cos� vogliono gli "umanitari"
e gli "intellettuali" che sono interessati al loro tornaconto - in
denari o in seggi - e non alla realt� delle cose. la caccia al serbo
deve continuare e continuer� : � lo spettacolo preferito dell�europa
degli ultimi tre secoli.

*piccola bibliografia in italiano per chi vuole approfondire la
"questione serba ":
jugoslavia, prima vittima del nuovo ordine mondiale, robin de ruiter,
edizioni zambon; diario di guerra, critica della guerra umanitaria,
sbancor, ediziono derive approdi; kosovo liberato, enrico vigna,
edizioni la citt� del sole; menzogne di guerra, jurgen elsasser ,
edizioni la citt� del sole; storie di profughi e di massacri, giacomo
scotti, edizioni asterios; uck l'armata dell'ombra, sandro
provvisionato, edizioni gamberetti; la serbia la guerra e l'europa, a
cura di niksa stipcevic, edizioni jacabook; croazia operazione tempesta
(la "liberazione" della krajina ed il genocidio del popolo serbo),
giacomo scotti, edizioni gamberetti; se restiamo uniti non dobbiamo
avere paura di niente, edizioni il papiro; un viaggio d'inverno ovvero
giustizia per la serbia, peter handke, edizioni einaudi; appendice
estiva a un viaggio d'inverno, peter handke, edizioni einaudi; un
disinvolto mondo di criminali, peter handke, edizioni einaudi.

della serbia ho scritto parecchio, tentando di pareggiare un conto
sempre in perdita. credo che possano essere interessanti questi miei
pezzi:
attenzi�! popolazi�! disinformazi�!
processi dittatori incoerenze (appunti)
la storia in una polveriera
la controinformazione nel nome di cristo
il serpente e il macellaio: gli intoccabili
l'oceano con un cucchiaino
quattro anni di crimini ignorati
nema prenosa imputato milosevic
wesley clark, un 'nuovo patriota' alla casa bianca
le regole della macelleria
polpettone di pace
1942-2003, petricevac
dal lazzaretto desolato, il vostro corrispondente "filoserbo"
hanno ammanettato che guevara (storie, teatro, imposture)
quando il nemico � il media
vendetta, verit�, vandalismo, vergogna
decontestualizzando srebrenica
guerre perdute (senza combatterle)
quel giorno � oggi
sigh sigh chetnik
tutta colpa del principe lazar e del centralismo democratico
niente di nuovo sul fronte orientale, ipocriti

by babsi @ March 20, 2004 10:06 PM



[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

Da: "banjanin "
Data: Dom 21 Mar 2004 16:56:35 Europe/Rome
A: jugocoord
Oggetto: I: molba

Inoltro questa drammatica lettera ricevuta da Zlata Bojovic, prof.ord.
dell'universitа di Belgrado, pregando di diffonderla:


<< Amici! Ho appena ricevuto una telefonata dalla collega Mitra Reljic,
una delle rare donne serbe che fino a ieri sera viveva da cinque anni
sola, in una specie di arresti domiciliari a pristina, esposta a
quotidiani pericoli di vita e che adesso si trova in un capo di Kosovo
Polje. E' disperata perche il responsabile della chiesa san Nicola (sv.
Nikola) di Pristina
l'ha raggiunta sul telefonino dicendole che la chiesa stava bruciano,
mentre lui si trovava nella cantina aspettando una salvezza
improbabile, con gli albanesi fuori che imperversavano fuori. Inoltre,
nel paese Svinjare 2000 soldati delle forze di "pace" stanziati lа,
hanno fatto entrare gli albanesi che hanno incendiato e distrutto il
paese. Esiste la
testimonianza diretta, un filmato fatto da un abitante. Stanno
bruciando le chiese del XII e del XIV secolo. Mi vergogno perche non
posso fare nulla. nessuno deve tapparsi le orrecchie e gli occhi,
pensando alle altre cose: la propria salute o per non rovinarsi il buon
umore. Chi non e' in grado di fare qualcosa, dovrebbe almeno
vergognarsi, per se e per quelli che hanno dimenticato cosa vuol dire
questa parola. Inoltrate questa lettera in modo che vengano toccati
anche coloro che non sono ancora stati toccati. Dovrebbero esservi
grati se riuscite a risvegliare la loro coscienza.
Inoltratela a tutti e non permettete che poi dicano, di non avere
saputo nulla. >>


Mi scuso per gli errori della traduzione, ma non avevo tempo per
rivederla.
Il testo in originale e in seguito.
Saluti da Ljiljana Banjanin


----------
Da: Zlata Bojovic
A: bb.lomagistro; banjanin ; Andjelkovic Sava ; d.koenig; Mario Capaldo
Oggetto: Fw: molba
Data: domenica 21 marzo 2004 9.03


----- Original Message -----
From: Petar Bunjak
To: Alla Tatarenko ; Aleksandra Korda ; Aleksandar Vasic ; Aleksandar
Terzic
Cc: Zoran Stefanovic ; Zlata Kocic ; Zlata Bojovic ; Urosh Lalicki ;
Slavica Djukic ; Marija Slavkovic ; M. Kopecni ; LJustanovic ; Ljilja
Markovic ; Janko Vujinovic ; Ivan A. Carota ; Dusan-Vladislav
Pazdjerski ; Dr M. Colic ; Bratislav Milanovic ; Branko N. Strajnic
Sent: Thursday, March 18, 2004 10:45 PM
Subject: Fw: molba



----- Original Message -----
From: Predrag Piper
To: Marina ; Dimitrije Stefanovic ; Popovic ; Biljana Vicentic ; Jelena
; sofija&nenad ; Slobodan Matijasevic ; Slavisa Koprivica ; Biblioteka
slavistike ; Boguslaw Zielinski ; ana jakovljevic ; Snezana Jelesijevic
; Bogolub Stankovic ; Beogradska knjiga ; Milos Vesin ; arsen ; bojana
miskovic ; Petar Bunjak ; Milena Ivanovic ; Boban Curic ; shkim ;
krapetrova ; dusanka miric ; Ivana Antonic ; Milena Slavic ; Gordana
Sekulovic ; urska jarnovic ; Учебно-методическое объединение ; philolog
; sternin
Sent: Thursday, March 18, 2004 10:23 PM
Subject: Re: molba


Prijatelji!
Upravo mi je telefonirala koleginica Mitra Reljic jedna od retkih
Srpkinja koja je do sinoc zivela pet godina sama u dobrovoljnom kucnom
zatvoru u Pristini, u svakodnevnoj zivotnoj opasnosti, a sada je u
nekom kampu u Kosovu Polju. Ocajna je. Pre nekoliko trenutaka javio joj
se mobilnim otac
Miroslav staresina crkve sv. Nikole u Pristini. Crkva gori. Okruzena je
Siptarima koji divljaju. Otac Miroslav je sam u podrumu crkve. Jos se
ne zna ko ce, kad ce i da li ce iko krenuti da ga spasava. Molim vas
javljate svima bliskim i dalekim sta se desava. Tamo je pogrom nad
Srbima u prisustvu oruzanih snaga "civilizovanog" sveta koje mlako
glume da jesu ono sto nisu. U Svinjarama je 2000 vojnika KFOR/a cutke
propustilo Siptare da udju u selo i zapale ga. O tome svedoci u kameru
covek odatle kome je sve izgorelo. Gore crkve iz 12. i 14. veka. Stidim
se sto ne mogu nista da ucinim. Ne treba niko da zatvara oci i usi ,
da cuva zdravlje i da ne kvari sebi raspolozenje. Ko ne moze nista
bolje da
ucini treba barem da se stidi. Za sebe i za one koji su to zaboravili.
I da se pomoli za sve one mucenike dole. Posaljite ovu poruku kome god
znate. Uznemirite one koji se jos nisu uznemirili. Treba da vam budu
zahvalni ako uspete da probudite njihovu savest. Pisite na sve strane.
Ne dozvolite nikome da kaze da nije znao. Pisite. Zvonite.

Allora non potevamo essere gentili (Berthold Brecht)
e adesso questi sono di una gentilezza!...
(dove si parla dell'Urbe Caput Mundi, di animali, pulizie etniche,
innovazioni, bombe e utili idioti)

MONDOCANE FUORILINEA
11/3/4

Fulvio Grimaldi
(Ricordo a tutti il pochissimo gentile libro "Mondocane - serbi,
bassotti, Saddam e Bertinotti" ora in libreria per Kaosedizioni, pag.
350, Euro 15,00)


Piove e fa un freddo da gelare anima e testicoli. Roma va sott'acqua,
in paralisi e in apnea, come sempre e, con incrementato impegno, da
quando a governare la modernizzazione, tra Giubileo e Notti Romane, si
sono messi tipi sinistri come il gallinaccio della covata Pannella,
cicciobello Rutelli, o il kennediano neocraxista Veltroni. Si pensava
che a un peggio dei Tupini, Signorello, Carraro, oggi governatore-baro
della bisca calcio, Roma non sarebbe sopravvissuta. E' infatti è morta.
Morta nelle discariche nelle quali Rutelli fece scaraventare affreschi
e mura della Villa di Agrippina sul Gianicolo, polverizzate dalle sue
ruspe per la voragine che avrebbe dovuto accogliere pullman di
superstiziosi integralisti diretti in Vaticano, Stato imperialista e
mercantile, ma ahinoi anche corpo mistico intoccabile e immarcescibile,
di cui il nostro paese è il protettorato preferito e dove la P2 apre
sportelli, segretari comunisti fanno i chierichetti e le destre, da
Berluscazzo a Mastella, si alternano a fare le guardie svizzere. Morta
è Roma in un'alluvione di rifiuti e sporcizia non raccolta e in una
raccolta indifferenziata ad oltranza, all'uopo impostata dal
legambientino Mario Di Carlo, quanto in un trasporto pubblico
addestrato a scansarsi di fronte alla smisurata e immortale tenia di
quello privato, anch'esso impostato dall'ecologo Mario Di Carlo, quello
che ha otturato la Roma dei vicoli e dei parcheggi in tripla fila con
bus-dinosauri di 18 metri. Quanto al festaiolo Veltroni, ha ordito un
piano per far la festa a più cittadini di quanti pagani ne liquidò
Teodosio: manti stradali che, tra Porta Cavalleggeri e Tor Spaccata,
tra Primavalle e Mentana, insomma a 360 gradi, sono sicuri e
praticabili quanto i campi infiorati di bombe a grappolo dei contadini
iracheni. Una cospirazione contro l'incolumità di noialtri
motociclisti, ricompensa per essere le due ruote la salvezza della
città dall'ischemia. E' su tutto un'atmosfera che sta facendo della
capitale una città giovane, gagliarda, dall'altissima selezione
darwiniana: via bambini, vecchi e infermi, strozzati dallo smog, o a
ripararsi bronchi e polmoni in Olanda. Muore Roma, privata delle due
condizioni primarie della vita: respirare e muoversi. Ave Walter,
morituri te salutant.

A tutti questi trionfi urbani e urbanistici (come dimenticare le
iperdimensionate vongole voraci di Renzo Piano, chiamate "Auditorium",
che divorano estetiche e spazi un tempo ameni nel fiocco flaminio del
Tevere) dette e da il suo fattivo contributo la sinistra-sinistra:
svetta imperturbabile sulla tolda della nave in perpetuo naufragio la
capogruppo di Rifondazione Comunista, incurante dei 30.000 elettori
rifondaroli scomparsi, sbigottiti ancor prima che Bertinotti
proclamasse, chiamandolo "comunismo innovato", la fine del comunismo.
Voti finiti a mare tra una consigliatura e l'altra (peraltro sostituiti
dagli incensamenti annusati per un po' nei templi dei Disobbedienti),
ma, per questi successi, la capogruppo venne elevata al soglio della
segreteria nazionale del partito. Ascoltando, da sotto il tavolo, il
ringhio del bassotto Nando, poi, va menzionato il ruolo svolto dalla
coalizione "progressista, pacifista, radicale (vengono i brividi),
femminista, ecologista, democratica". E chi non lo è? Ora lo sono
addirittura i capisaldi teorico-ideologici del "nuovo che avanza" tra
le rughe dello zombie eurocomunista (Carrillo-Berlinguer-Marchais, tre
autentici superuomini), rimpannucciato e imbellettato nelle nuovissime
spoglie del Partito della Sinistra Europea. Ruolo accanitamente
perseguito nella salvaguardia dell'altra vita animale in città: un
giardino zoologico umbertino, cui gli amministratori democristocraxisti
avevano riservato lo stesso amore che Sharon riserva a Gaza,
transubstanziato dai progressisti in "bioparco" ("parco della vita",
per chi s'è scordato il greco), e cioè con aiuole e ristoranti per
bipedi grandi e altalene per bipedi marmocchi, donde osservare con
benevola disposizione d'animo il vivace, vagamente lunatico
andirivieni, in cinque metri per cinque, di ergastolani leoni, gorilla
e foche, innocenti ma sequestrati a vita per salvarli dall'estinzione.
Garantisce nientemeno che il WWF e, dunque, siamo apposto. Estinzione
per altri versi assicurata da quegli stessi bipedi visitatori
nocciolinanti, quando imperversano con cemento, asfalto e seghe
elettriche nelle terre d'origine di quei detenuti. E Nando insiste e mi
vuol far scrivere di quelle fontane che, a Roma non predisposte per la
bevuta canina, invitano al tuffo canicolare per il modesto pedaggio di
500 euro di multa, o di quegli spazi verdi, preziosamente rari e perciò
ambiti come diamanti, riservati a cento cani pigiati teneramente l'uno
contro l'altro (e guai se s'allargano: perché non si sentano isolati e
prendano freddo c'è subito la preoccupazione del vigile con in mano
santini comunali da 100 euro).
Tutto questo è molto gentile. Ma non è che da questa gente ci si poteva
aspettare molta gentilezza.

Sarà perché vive in una città di questo tipo che è morto anche Vauro,
il noto vignettista del Manifesto. L'abbiamo osannato in tanti, nelle
sue vignette, spesso autenticate fucilate liberatorie, abbiamo trovato
espressa la nostra rabbia, i nostri entusiasmi, le nostre tristezze, le
nostre virtuali scudisciate a gente come Veltroni o Rutelli, le
esecuzioni extragiudiziarie di tipetti come Sharon, Previti, Bondi,
Emma Bonino, o la banda Bush. Ci aveva placato gli sdegni, o le
amarezze causateci da altri "manifestaioli", in particolare
dall'antislavismo viscerale di un albanese come il suo collega Astrid
Dakli, viandante manifestaiolo per Kosovo e Cecenia con l'occhio
chiuso sulle efferatezze di consanguinei terroristi, "indipendentisti"
consacrati dalla Cia (e con l'altro occhio giustiziere mirato su
"nazionalisti" slavi, che però sembrerebbero consacrati dalla storia e
dal diritto). Ora lo dichiariamo defunto, che gli stia bene o no, anche
se proverà mille volte di riscattarsi: dietro a ogni vignetta futura
sentiremo la puzza della volgarità che ha riversato nel numero del 9
marzo 2004. Ve lo siete perso? C'erano i soliti due tipetti. Il primo
fa: "Allora chi ha vinto Sanremo?" Il secondo, terrorizzato, palpandosi
le palle e facendo le corna: "Lui!" ("Lui" è quel disgraziato di Marco
Masini che, per una decina d'anni è stato espulso dal mestiere
canterino, dal mercato, dalla serenità, perché qualche delinquente
imbecille aveva messo in giro che portava sfiga e una muta di stronzi
c'aveva creduto). Si difende, Vauro, sparlando ulteriormente di Masini
e giustificando l'abominio della vignetta nientemeno che con il fatto
che Masini pare portato sugli altari dall'amicizia con qualche
nazionalalleato. Ma che c'entra? In questo caso chi è il "fascista"
ignorante, Masini? E pensi piuttosto alle sue, di amicizie con quel
Gino Strada - peraltro ineccepibile lottatore antiguerra (finchè non
invoca l'ONU) - che va a costruire ospedali dove non ci vuole niente,
nel Kurdistan iracheno da anni a stelle e striscie, oppure, ora, in
altre parti d'Iraq, dove di ospedali e medici ne hanno più del Sud
Tirolo e dove, magari, servirebbero attrezzature, farmaci, lenzuola,
plasma, acqua potabile, tutta roba in effetti di poca resa
pubblicitaria e che avrebbero sottratto l'osso al Vauro pierre del
santone? Di Vauro - che pure, con Altan e Elle Kappa, era il più bravo
dei fustigatori vignettisti - mi sovviene quando mi dichiarò, apripista
dei censori di "Liberazione", ospite non più gradito (e pagato) del suo
giornale satirico "Boxer", per eccesso di "jugoslavismo". O perché ero
semplicemente uno "sporco nazionalista serbo"?

Definizione, quest'ultima, che mi è rimasta incollata addosso per tutta
la guerra alla Jugoslavia e anche parecchio dopo. Era il tempo in cui
si proclamava la salvifica virtù del "né-né", né con la Nato, né con
Milosevic; in cui Milosevic, il più democratico e interetnico dei
governanti dei Balcani e forse d'Europa, veniva massacrato come
dittatore e i pulitori etnici croati, bosniaci, albanesi kossovari,
beatificati da Adriano Sofri, si trasformavano in vittime di inventati
pulitori etnici serbi. Ora siamo all'ultima fase della vera pulizia
etnica in Kosovo, alla soluzione finale per quei serbi che, lasciati
dietro dai 300.000 espulsi o ammazzati, come i palestinesi di Gaza
s'illudevano di sopravvivere pensando che i vampiri avevano fatto il
pieno di sangue. E pensiamo a chi ai quei vampiri reggeva lo strascico,
con una mano che faceva né-né e con l'altra che decorava la banda Cia
di Otpor (quelli del golpe di "Belgrado che ride") con la massima
onorificenza no-global. Siete stati zitti come struzzi per tre anni,
Manifesto e Liberazione, per tutto il tempo in cui la rovina dei popoli
dell'ex-Jugoslavia veniva completata dagli ascari etnici di Nato, Onu,
Usa e D'Alema e l'ultimo simbolo dell'unità degli slavi del Sud,
Slobodan Milosevic, veniva macinato dalla "giustizia" imperialista
all'Aja. Non è vero, Salvatore Cannavò? Non è vero Tommaso De
Francesco, con la tua contropulizia etnica degli schipetari? Ora che
vanno a fuoco gli ultimi serbi e la loro anima si sbriciola con le
immagini secolari dei loro monasteri, balbettate osceni pietismi e
tornate sull'osso che avete contribuito a rosicchiare, da eccelsi "non
violenti", democratici, dirittoumanisti. Con la credibilità sotto i
tacchi.

Così, avendo sistemato, con Vauro e Strada, altri due santoni della
liturgia politically correct, vituperato per vituperato, posso anche
avanzare verso i tabù dei tabù, quei totem che, a sfiorarli, finisci
peggio degli uranizzati di Salto di Quirra, Perdasdefogu e Bassora. Ho
una teoria per la quale quei tabù sfondacoglioni hanno qualcosa in
comune: il maschilismo sta all'antisemitismo come certe femministe
stanno ai cannoni etico-politici del sionismo, quelli che ti sparano
anatemi e disintegrazioni morali, a volte anche professionali e
sociali, non appena chiedi perché è terrorista il palestinese che
scoppia tra gli occupanti e non l'israeliano che manda un'orda di
tecnocrati in carri o elicotteri a fare una carneficina di occupati,
bimbi, donne e passanti; oppure se solo osi mettere in dubbio
l'ennesima sceneggiata di dialogo e "accordi di pace" (vedi la
presaperilculo di Ginevra, giustamente respinta da un popolo stufo
della corruzione-repressione del suo gruppazzo dirigente ammanigliato
con principi sauditi e barbefinte USA), visto che finora sono sempre
stati trucchi per far riprendere fiato a Israele e diffondere nella
"comunità internazionale" indulgenza generale per i misfatti degli
angustiati colonizzatori dettati dalla "sicurezza" (sicurezza di un
colonialismo genocida). A nessuno viene più in mente una
considerazioncella facile facile: prima dell'occupazione dei rimasugli
di Palestina lasciati dall'ONU al popolo titolare di quella terra,
prima delle stragi sistematicate di civili palestinesi, chi mai si era
fatto esplodere nelle strade di Haifa o Gerusalemme Ovest? E se Israele
la facesse finita con l'occupazione di quei rimasugli e con il progetto
applaudito dal duo Pannella-Sofri come "l'israelizzazione del Medio
Oriente"?

Quando ti danno del maschilista sei reietto e finito, come quando ti
sparano "antisemita!" Non che le sciagure del maschilismo e
dell'antisemitismo non esistano e non serpeggino per la storia
schizzando veleno come serpenti a sonagli. Chi lo metterebbe in dubbio.
Succedeva anche nei secoli del matriarcato, non meno sanguinari e
gerarchizzati. Nella voracità di potere i due generi si equivalgono
perfettamente, basta vedere certe arrampicate alla schiacciasassi in
Rc, solo che uno dei due prevale. E' che a volte questi due vizi
vengono adoperati come missili all'uranio per scopi molto meno nobili
di quelli pubblicizzati. E lì ci vorrebbe il coraggio di smascherarli.
"Antisemita", per fare un esempio di mille, era il sondaggio UE in cui
cittadini europei al di sopra di ogni sospetto, giustamente preoccupati
per le carneficine di palestinesi e i dichiarati obbiettivi israeliani
di sistemare il proprio "cortile di casa" dal Nilo all'Eufrate, alla
maniera con cui Washington sistema il suo sgolpettando e etnopulendo a
piacere in tutte le Americhe, avanzavano l'idea che Israele minacciasse
la pace più di ogni altro lanzichenecco operante sul globo.
Irrimediabilmente antisemita divenni io stesso allorché al cazzotto di
un capitano israeliano, capogita nel Sinai dopo la guerra dei Sei
Giorni, risposi con una sberla poichè, davanti alla distesa di cadaveri
egiziani, insepolti e in putrefazione, sentenziò: "Lì lasciamo lì, in
vista, perchè l'unico arabo buono è l'arabo morto". Da "antisemita" mi
toccò l'espulsione da Israele nel giro di 24 ore. Altra espulsione,
stavolta dal Partito della Rifondazione Comunista, non è finora
riuscita a Gennaro Migliore, responsabile esteri e bimbo prodigio di
Bertinotti. E si mangia le mani, Migliore, che pure gentili e non
violente bordate di "antisemita" in pubblico non me l'ha risparmiate,
sia perché così sollecita la, peraltro benemerita, comitiva degli
"ebrei contro l'occupazione" (a dispetto della mia annosa amicizia con
l'autentica opposizione ebraica dentro e fuori Israele), che
tarantoleggia quando mi vede sfilare con la bandiera irachena o
augurare buon salute all'Intifada, sia lo stesso Migliore (quanta
ironia in un cognome!) che ha bandito dal partito l'inverecondo e
criminale slogan "Intifada fino alla vittoria", che io invece recito
tre volte al giorno piegandomi verso Gerusalemme.

Quanto al maschilismo, bè ragazzi, non c'è proprio scampo. E' l'arma
totale. Lo era - tenete presente Gimbattista Vico e i suoi ricorsi! -
fin dai tempi dello spappolamento di Lotta Continua, quando alcune
donne di quell'organizzazione, accanitamente sostenute da Adriano
Sofri, futuro confessore del ministro craxista Martelli e sicofante di
ogni guerrafondaio che volesse far fuori un po' di umanità, prima
aiutarono Lc a togliere il disturbo anteponendo la contraddizione di
genere a ogni altra e poi convolarono a nozze rigorosamente
matriarcali, quale con Craxi, quale con D'Alema. E' la scala su cui
alcune sorelle di Golda Meir, Madeleine Albright, Condoleeza Rice,
Margherita Boniver, Emma Bonino, Pat Nixon, Teodora, Giovanna d'Arco o,
oggi, la governatrice di Nassirya, Barbara Contini, si arrampicano
verso spazi di indiscussa ginocrazia, dando del maschilista a chiunque
si gratti il capo di fronte all'asserzione che le donne, "dando la
vita", sono strutturalmente democratiche e pacifiste e gli uomini no.
Democratiche e non violente come qualche migliaio di generazioni di
mamme che si sono tenute a bagnomaria figlie e figli fino al loro
incanutimento, virtualmente risucchiandoli nell'utero perché non
cadessero preda di nessun altro potere assoluto. o vittima di
quell'orrendo mondo di fuori dove imperversano i maschi. Fate un po'
un'analisi di classe e troverete che ovunque donne e uomini si battono
per la libertà, contro il colonialismo, contro l'oppressione, a un
certo momento saltano fuori "donne per la pace", "donne per il dialogo"
che, con il discorso dell'intesa sovracontraddizionale tra mamme e
spose, ontologicamente superiori a chi va combattendo, spuntano la
spada della lotta e offrono spazio e tempo ai dominatori. Sono
inesorabilmente signore della buona borghesia e appaiono puntuali
quando il dominatore sta per finire con le spalle al muro. L'ho visto
succedere in Irlanda del Nord, Palestina, Afghanistan, Jugoslavia,
America Latina, Algeria. E' sempre, pronta, la "società civile", non
violenta e buonsensista, ad applaudire entusiasta.

Vedete, siamo già in zona di titolo:"Allora non potevamo essere
gentili". Fausto Bertinotti, in un memorabile intervento, ha rievocato
quella frase riferita da Berthold Brecht alla sollevazione di popoli
che non potevano non rompere, facendo cocci, il coperchio d'acciaio
fuso nei millenni sopra le loro teste da padroni e padrone, si
chiamassero Ivan o Caterina, Elisabetta o Hindenburg, Francisco Franco
o Papessa Giovanna. L'ha evocata per affermare che ci si sbagliava,
che gentili bisognava essere anche allora e che gentilissimi tocca
essere tanto più adesso che i mostri guerra e terrorismo (ha la fissa
della criminale mistificazione bushiana detta "spirale
guerra-terrorismo": pensa ancora che i due termini siano antagonisti,
anziché gemelli politici e soci d'affari) mettono a ferro e fuoco il
pianeta. Ho avuto qualche dimostrazione
dell'innovazione-trasformazione-cambiamento che ha introdotto la
"gentilezza". A partire da alcune importanti donne.

A qualcuno sarà filtrata, tra le crepe del silenzio mediatico, la
notizia dei cinque patrioti cubani, ergastolani a Miami da tre anni per
aver comunicato all'FBI che in quella città esuli dell'isola
preparavano nuovi piani terroristici contro il loro paese, dopo i tanti
già attuati con oltre 3000 morti ammazzati in 40 anni. Pensavano, gli
ingenui, che, vantandosi gli USA di essere i crociati della lotta
contro il terrorismo ovunque si manifesti, di aver adempiuto al proprio
dovere. Il fatto che invece a essere arrestati, processati e condannati
fossero loro, mentre i terroristi venivano invitati al tè da George
Tennet, capo della CIA, gli ha aperto gli occhi su chi, affermando di
essere vittima del terrorismo mondiale, ne è in effetti il padre. Roba
che tutto il Terzo Mondo aveva già capito a partire dagli attentati
dell'11 settembre, senza peraltro riuscire a convincerne Bertinotti e
il suo establishment. In particolare il suo personalissimo quotidiano
dove appena due letterine di lettori, assai più sagaci di tutta la
redazione messa insieme, hanno saputo insinuare qualche lucido dubbio
nel coro universale della Madrid squarciata dal "terrorismo islamico".
Per la prima volta, all'inizio di marzo, sono venute in Italia due
donne cubane, la moglie di uno dei "cinque" e la loro avvocatessa:
Adriana e Armanda. Li ha presentati un'altra donna, Maria de Los
Angeles, ambasciatrice di Cuba. Tre donne a raccontare, prima a una
conferenza stampa a Montecitorio, poi alla Casa Internazionale della
Donna, quale fossero, non solo la schifosa ingiustizia della
vendutissima magistratura della Florida, ma anche la vita, la
frustrazione, la sofferenza, le privazioni, gli incubi, la disperazione
di mogli, madri, sorelle e di piccoli figli, la componente
statutariamente più vulnerabile e più offesa, espressione quanto mai
diretta ed emblematica di una condizione femminile colpita
dall'ipermaschilismo yankee. Ci aspettavamo quell'atto di gentilezza di
cui Bertinotti parla e che viene affermato come congenito nelle donne.
Ci aspettavamo, all'una o all'altra occasione, magari anche al presidio
successivo davanti all'ambasciata USA, che so, le parlamentari sinistre
Elettra Deiana, Titti De Simone, Luisa Morgantini, la segretaria
nazionale Patrizia Sentinelli, l'on. Graziella Mascia, la notabile Imma
Barbarossa, la dirigente Flavia d'Angeli, la portavoce Ritanna Armeni,
la "biro del capo" Rina Gagliardi, tutta la gentile gerarchia
rifondarola così assidua nella difesa delle donne afgane, iraniane,
delle "quote" femminili apriori e a prescindere. Niente. Abbiamo visto
solo Maura Cossutta del PdCI, evidentemente unica a non essersi
liberata dal virus maschilista che infetta quell'isola. Un'isola da
evitare rigorosamente, visto che si ostina a restare rivoluzionaria, ma
anche armata e, ahinoi, assai poco gentile nel caso qualcuno la volesse
ricondurre agli ordini di un pupazzo statunitense coi canini
fuorimisura. Evidentemente la "gentilezza innovata" post-Brecht
imponeva alle compagne di starne lontane.

Oggi dobbiamo essere gentili. Come Elettra Deiana, onorevole, che torna
da un Iraq, che lei ha compreso fin nel profondo in soli tre giorni e
spara stereotipi tanto presuntuosi quanto fasulli, ma si sottrae al
confronto con chi ha percorso e studiato quel paese per un quarto di
secolo e, rotolando via dal cinema romano Tibur, grida a pieni polmoni
nella sala affollata: "Vai a fare in culo, Grimaldi!" O come Chicca
Perugia, segretaria federale, la quale, quando con me e mia moglie
Sandra in Palestina, per dieci giorni nello stesso albergo, stessa
mensa, stesso autobus, stesso gas CS sparato dagli israeliani, stesso
parapiglia per sfondare le barriere dei terminator con la stella a sei
punte, riesce graniticamente e gentilmente a far finta di non conoscere
questi due compagni della sua stessa federazione, appestati divergenti
dal gentile capo, terroristi che continuano a gridare "W l'Intifada"! O
come il demoproletario Russo Spena, che evita accuratamente il contatto
con i due lebbrosi, ma viaggia per otto giorni lingua in bocca con la
gentile gerarchia dei Disobbedienti (ante-divorzio con bastonate a
Roma, Venezia e altrove) O, ancora come Marco Consolo, ambasciatore
viaggiante di Rc in America Latina, che si presenta a un dibattito di
partito sul Venezuela cui pure io, appena tornatone, sono invitato,
stringe la mano a tutti, ma fa un largo giro intorno al sottoscritto e
poi intima, da compagno gentile, "se c'è Grimaldi, non vengo io". O
come l'illustre accademico della Sapienza e intellettuale Rc che
appiccica gentili tatzebao ad anatema contro Grimaldi perché costui
avrebbe insultato il caro compagno Luca Casarini, collaboratore di
Liberazione, nientemeno, quando si è chiesto perché mai tale compagno
dovesse stringere amicizia con la soldataglia USA in Serbia chiamata
Otpor. O quell'altro capetto del partito, con in mano la leva di potere
del controllo sugli annunci delle iniziative di Rc in giro per
l'Italia, da pubblicare doverosamente sul giornale, che, con la massima
gentilezza, cestina gli annunci che informano della presenza del
deviante Grimaldi in duecento dibattiti all'anno tra Bolzano e Palermo.
O, solo per farla finita, come Gennaro Migliore, ministro degli esteri
di Rc, che in pubbliche assemblee addita Grimaldi al Mossad come
"antisemita", felicemente cacciato da "Liberazione" per un'improvvida
difesa dello stato canaglia Cuba e, auspicabilmente, presto
definitivamente fuori dalle palle. Nulla di sorprendente, in fondo:
questo è un partito in cui, se metti in discussione qualche virgola
dell'assunto politico della genealogia di vertice, come minimo rischi
di gentilmente non essere più salutato. Diventi una rotonda da
circumnavigare e schizzar via. Stalin a fare l'uomo e la donna nuovi
non c'è riuscito, si sa. Ci stanno provando questi, all'insegna del
motto: Gentilesse oblige. Sono i risultati della nuova palingenesi
gentile e non violenta, quella che si sottrae alla terribile
consequenzialità tra mezzi e fini, per la quale se una volta hai usato
la forza contro il potere, strutturalmente assassino, poi,
inesorabilmente, ti saranno cresciute selve tropicali di peli sullo
stomaco e adopererai organicamente violenze assassine per sempre,
perché infettato da quel retrovirus nucleare che è il potere, da
chiunque maneggiato. Chissà come vedono, i capi della nuova Rc
innovata, papista ed europea, le scudisciate con cui il mitico Gesù
scacciò i mercanti dal tempio. Chissà se si chiedono come avrà fatto il
Che, dopo aver sparato per anni addosso alla muta di pitbull
addestrati e pervertiti negli allevamenti USA (questa il bassotto Nando
non me la perdona, ma lo dico per comodità di analogia), a marciare
gentilmente con tutto un popolo verso la gentilezza del socialismo?
Basta, non facciamo i provocatori! Non ripete forse Bertinotti, quando
gli chiedono cosa ne facciamo dei partigiani, che la gentilezza vale
hic et nunc? Non è chiaro? Con i partigiani basta non "angelicarli".
Quanto a iracheni e palestinesi che si facciano gentilmente accoppare e
non creino problemi filosofici. E soprattutto non ci infastidiscono con
le nostre radici, quando eravamo solidali, a volte combattenti a
fianco, dei popoli oppressi. Per librarsi verso il futuro le radici
vanno tagliate, lo sa il liceale dopo la prima pagina di botanica,
specie quando ci si accinge a connubi, un tempo considerati contro
natura (ahi, i mezzi che pregiudicano i fini!), con i partner-rivali di
Berlusconi, Amato, Fassino, Rutelli, D'Alema, solo temporaneamente
disarcionati dal destriero dell'apocalisse turbocapitalista e
guerriera, quella che lavoratori e popoli li fa finalmente volare come
stracci. C'è qualcuno che sospetta che se tagliamo le radici del
Rinascimento e della Riforma, dell'illuminismo e della rivoluzione
francese, finiamo nel pallone, o nella cattedrale di Padre Pio.
Qualcun' altro opina che se Roma è durata mille e più anni è perché
ogni mattina s'inchinava a Romolo e Remo, a Giove e a Vesta, a Socrate
e a Epicuro. Certi "comunisti" invece hanno incominciato a parlare di
"esaurimento della forza propulsiva" del più grande evento
dall'invenzione della ruota in Mesopotamia, fin da mezzo secoletto dopo
tale evento e hanno completato il taglio delle radici mandando a
ramengo quegli apostoli che, nel suo, la Chiesa si tiene da due
millenni e ancora ne prospera. "Siamo nani sulle spalle di giganti" ha
detto Bertinotti. E se l'è subito dimenticato. Cosa non si dimentica
per uno strapuntino di potere, ambito però nella coerenza del rifiuto
rigoroso del mostro Potere. Aporia? E allora? Siamo un partito che si è
votato alla democrazia partecipata, alla società orizzontale. Dunque
decide uno e gli altri ripetono. Qualcuno sospira, ma poi ripete.

Sono già lunghissimo. Ma mi è venuto l'uzzolo di chiudere con il botto.
Quello di Madrid. O è quello di Casablanca? O quello di Riad, o di
Bali, o di Istanbul, o dell'11 settembre, di Piazza Fontana, di Piazza
della Loggia, dell'Italicus, di Bologna, di Sarajevo...? Che c'entra?
C'entra, c'entra! C'entra da morire.
E' che le Parche lassù un tempo tagliavano il filo della vita, oggi
l'innovazione gli ha fatto capire che ad agevolare dipartite di massa
basta tagliare il filo della memoria. L'hanno capito perfettamente gli
"innovatori", coloro che nella trantica ripetizione della parola
"innovazione" - sempre alternata a "non violenza" - ritrovano ritmo e
bacini elettorali e trasmettono in giro dolci narcosi. Così nessuna
Liberazione, o Manifesto, o Rossanda, o il fenomeno bifronte
Curzi-Gagliardi (meraviglioso sincretismo di "compagno scomodo" con
compagna comoda) ha avuto dubbi nel ripetere la vulgata: "terrorismo
islamico", "Al Qaida" (colleghi, si scrive così e non Al Qaeda, o,
peggio, al Queda; la fonesi araba è Al Qa'ida, sono gli inglesi che per
dire "i" scrivono "e" e qui tutti a pecorone). Informazione
alternativa? Informazione antagonista? Controinformazione? Vera
informazione? Ubbìe da dietrologi ammalati di complottismo. Se, di
fronte a un pianeta sul quale da secoli, da millenni (compresi quelli
del matriarcato pre-ellenico o recente!), il potere dei pochi, lo Stato
dei ricchi, stermina poveracci e faticatori (come quelli nelle Torri
Gemelle nell'ora prima dell'arrivo del ceto manageriale, come quelli
nei treni dei pendolari e nei quartieri dormitorio madrileni), qualcuno
mette in salvo quel filo della memoria, allora Madrid, come l'11
settembre e come Piazza Fontana, è strage di Stato. E non dirlo,
nemmeno ipotizzarlo (questa facile e inesorabile verità l'hanno
documentata i migliori intelletti statunitensi, ma da noi tutti a
cuccia), alla lunga vuol dire scivolare nel collaborazionismo. Senza
"terrorismo islamico", senza la manovalanza di quell'Al Qaida che
nessuno ricorda nemmeno che è stata creata dalla Cia in Afghanistan e
usata dagli USA fino a ieri in Bosnia, Kosovo, Cecenia, fino ad oggi in
Macedonia, come diavolo farebbero gli alieni a stelle e striscie e i
loro gremlins col cappello in bocca a ramazzare quanto di utile rimane
sul globo, sfoltire l'umanità di troppo, ricondurre a docile e
impaurita sottomissione propri cittadini fuori dal privilegio e
stringere il cappio intorno a potenziali concorrenti? Come farebbero a
ricondurre contraddizioni ed alterchi alla terapeutica "solidarietà
nazionale" e dunque al riflusso della condizione umana, senza un po' di
bombe, a fine annni '70 come a inizio anni 2000? Basta la domanda. Al
resto bastano le bugie smascherate su tutte le stragi di Stato, fino a
quella dell'11 settembre.

Chi a sinistra non urla queste cose, o dorme nell'"innovazione", o
nell'"innovazione" salotteggia. Senza accorgersi che può innovare
quanto vuole, ma nella grandinata di menzogne da Madrid e su Madrid,
gli è arrivato in capo una verità dura come un sasso: Izquierda Unida
dimezzata. Aveva avvallato la patacca dell'Eta per la carneficina di
Madrid. Attenti, cari compagni, ad avvallare. Vedete cosa succede?
Avete visto cos'è successo al miserello PCF per aver avvallato bombe su
Jugoslavia e quant'altro? Partners svaporati prima ancora di fondarsi
nel Congresso (partecipativo? Orizzontale?) della "Sinistra Europea"
alle Idi di maggio.

C'è qualcuno che ritiene queste asserzioni, queste intemperanze, queste
critiche incompatibili con lo stare nel Partito della Rifondazione
Comunista. Come se questo autobus fosse di proprietà del conducente.
L'ho sentito alternativamente borbottare e gridare diverse volte negli
ultimi tempi. C'è chi, percepito l'umore di Cesare, vuol incatenare
Giugurta, legarlo al carro dell'imperatore e trascinarlo nella polvere
del Foro fino a un pollice-verso nell'arena. C'è anche chi, come sempre
nella storia delle prevaricazioni, si volta dall'altra parte e leva la
tunica sugli occhi per non vedere, o reagire, dicendo di aspettare
tempi migliori. Noi non ci rivolgeremo ai pretori per avere giustizia
e verità. Anche se potremmo: sono tanti i punti dello Statuto che in
alto sono stati violati. Ma noi continueremo a fare nodi su nodi per
ricongiungere i fili spezzettati della memoria. Quei fili invisibili
che si annodano intorno al collo di chi, ancora una volta, la bandiera
l'ha gettata nel fosso, credendo di camminare più spedito e senza che
lo menassero. E invece quel filo lo appesantirà. Si dovrà tirar dietro
miliardi di assoggettati, derubati, caduti, di vittime, di combattenti
poco gentili ma da sempre i più gentili, di vincitori. Di oggi, di
ieri, di domani. Gli peserà sulle spalle la volontà della loro
speranza. E a quella sua "innovazione", tirataci addosso con la
gentilezza di un maglio, ma nient'altro che scaduto reperto di
robivecchi, non ci arriverà. Neanche come ruota di scorta. Glielo
assicura la storia.

P.S. Lettera al direttore di Liberazione del 17/3/04
"Gentile direttore, il terrorismo da decenni a questa parte, ma forse
da sempre, ha avuto lo scopo di colpire la gente qualunque per creare
un'opinione attraverso il terrore. L'opinione è quella che chi colpisce
nel mucchio ha torto e chi rappresenta l'ordine costituito ha ragione,
perché può intervenire a reprimere il disordine. In altri termini, il
terrorismo è dalla parte del potere. Chi lo perpetra può anche essere
in parte in buona fede, ma non credo, tuttavia chi lo finanzia (e
dirige) va cercato tra chi se ne giova, cioè tra i poteri forti."
Angela Donatella Rega.

Lettera al direttore di Liberazione del 13/3/05
"Cara Liberazione, il terrorismo in Spagna e in Europa viene in un
momento in cui gran parte della popolazione sembra riconoscere i suoi
sbagli riguardo all'avvicinamento alla destra. A quanto pare la destra
americana è intenzionata a spingere per un rovesciamento dei rapporti
di forza anche in Europa e sta organizzando le destre europee per
conquistare una "nuova Europa"...ma ora stanno accelerando e lo fanno
sfacciatamente con tutti i mezzi a loro disposizione. I governi
americani sono i più astuti prestigiatori del vittimismo. Nella guerra
contro la Spagna affondarono la propria nave (Il Maine) a Cuba
accusando la Spagna. La "Lusitania" (nave ospedale USA) portava siluri
agli inglesi durante la grande guerra (e fu affondata, ma non dai
tedeschi). Prima della loro entrata nella seconda guerra gli americani
avevano affondato un sottomarino giapponese già prima di Pearl Harbour
(e poi lasciarono che i giapponesi affondassero tutta la propria flotta
per poter scatenare la guerra) ed erano in stato di allerta. Nel Golfo
di Tonkino bombardarono la propria nave da guerra per poter poi
bombardare il Vietnam (questo è nel Congressional Record). In Italia
assistemmo ad uno stato di tensione e terrorismo nei primi anni '70,
scatenato dalla Cia. Come mai questi atti di terrorismo vengono sempre
in momenti quando ci vogliono togliere diritti democratici e perseguire
le loro guerre imperiali?"
Sante Camo.

Commento: Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere-

Da: joesb@...
Data: Ven 19 Mar 2004 20:27:18 Europe/Rome
A: jugocoord@...
Oggetto: 5 Jahre Nato-Aggression, Vertreibung der Serben geht weiter

1) Erklärung der JÖSB zu den neuen antiserbischen Pogromen im Kosovo
2) 20.3.: Ein Jahr Krieg gegen den Irak: Demo zur US-Botschaft
3) 21.3.: EU am Balkan: Versöhnung oder Neokolonialismus, Debatte
4) 23.3.: M. Drecun berichtet aus Kosovo, J. Elsässer stellt Buch vor
5) 24.3.: Protest fünf Jahre Nato-Aggression

***

1) Stoppt die weitere Vertreibung der Serben aus dem Kosovo!
Nato, EU hauptverantwortlich für die antiserbischen Pogrome

Die erneuten Angriffe auf die im Kosovo verbliebenen Serben zeigen,
dass die albanischen Nationalisten an ihrem Ziel fest halten, einem
Ziel das leider von der Mehrheit der Albaner geteilt wird: die totale
Vertreibung der Serben! Jeder serbische Anspruch auf den Kosovo soll
getilgt werden. Das schließt die Vernichtung aller serbischen
Kulturdenkmäler, einschließlich der historischen Kirchen, ein.

Die Nato und EU vergießen Krokodilstränen darüber, dass die
verfeindeten Völker im Kosovo keine „multiethnische Gesellschaft“
bilden wollten. Doch gerade der Westen war es, der den
historisch-konkreten Versuch der Vereinigung der Balkanvölker, nämlich
Jugoslawien, mit allen Mitteln zu zerstören suchte. Mit der
Zerschlagung Jugoslawiens wurde ein bereits schwieriges Zusammenleben
durchmischter Völker völlig verunmöglicht. Für den nationalen Konflikt
in Kroatien, Bosnien und Kosovo tragen Nato und EU die maßgebliche
Verantwortung – denn sie wollten die Separation.

Heute brüsten sich die Kolonialprotektoren, ihre Hände schützend vor
die verfolgten Serben zu stellen – was für ein Hohn! Dafür dass rund
eine Million Serben vertrieben wurden, sollen sie ihren Schlächtern nun
auch noch dankbar sein.

In zweiter Linie freilich kann man die mit dem Westen verbündeten
Nationalitäten einschließlich der albanischen nicht von der
Verantwortung für die Katastrophe ausnehmen. Daran ändert sich auch
nichts, dass die albanischen Nationalisten für den Westen ihre
Schuldigkeit getan haben, und nun von ihren Schutzherren in die
Schranken gewiesen werden.

Nach den Aggressionen gegen Afghanistan und Irak werden viele den
geopolitischen Hintergrund des Nato-Angriff auf Jugoslawien und Serbien
endlich verstanden haben. Schon vor fünf Jahren ging es um die
Bewahrung und sukzessive Etablierung des amerikanischen Reiches, mit
dem einzigen Unterschied, dass die EU damals noch gänzlich mit von der
Partie war. Wenn wir also auf der Seite Jugoslawiens und Serbiens
Position gegen den Imperialismus beziehen, so verurteilen wir
gleichzeitig auf schärfste chauvinistische Verbrechen die von der
serbischen Seite gegangen wurden und werden.

Statt chauvinistischen Ausschreitungen zum Zweck des Dampfablassens
bedarf es echter Akte der Selbständigkeit gegen das imperiale Diktat.
Die Brandstifter, die die Moscheen von Nis und Belgrad anzündeten,
müssen zur Verantwortung gezogen werden. Die Moscheen müssen umgehend
wiederaufgebaut, eine Entschuldigung ausgesprochen und Versöhnung
gesucht werden.

Jugoslawien war der erste wirklich multinationale moderne Staat der
Welt. Serbien gelang es bisher diese Tradition – wenn auch lädiert – zu
bewahren und bleibt der einzige multinationale Staat des Balkans. Diese
Toleranz müssen wir mit allen Mitteln verteidigen.

In historischer Sicht ist ein friedliches Zusammenleben der
Nationalitäten des Kosovo nur möglich, wenn sowohl der serbische als
auch der albanische Anspruch gewahrt bleibt. So ist die Lösung eine
binationale Entität im Rahmen einer neuen, demokratischen und
antiimperialistischen Balkanföderation außerhalb und gegen die EU.

So muss das historische Versöhnungsangebot der serbischen Nation an die
albanische lauten. Solange die albanischen Nationalisten aber an ihrem
exklusiven Anspruch festhalten und damit die Mehrheit hinter sich
versammeln, kann der unmittelbare Kampf der Serben nicht anders als
sich nicht nur auf die Rückkehr, sondern auch auf die
völkerrechtskonforme Wiederherstellung der serbischen Souveränität über
den Kosovo zu richten. Diese bietet noch die besten Bedingungen für die
Selbstbestimmung gegen den Westen.

Nato und EU raus aus dem Kosovo, Bosnien und dem gesamten Balkan!

***

2) 20.3. internationaler Aktionstag gegen Krieg und Besatzung im Irak

Treffpunkt 14h Westbahnhof
Die Antiimperialisten ziehen den Marsch bis zur US-Botschaft mit
Abschlusskundgebung dort gegen 17 Uhr.

***
3) Diskussion über die militärischen und ökonomischen Ambitionen der in
Osteuropa und am Balkan

So, 21.3., 18:30
Meiselstraße 46/4, 1150 Wien

Am 1. Mai soll die Osterweiterung von statten gehen. Auch wenn in
Brüssel über den Modus der „Integration“ noch gefeilscht wird, so sind
die Folgen für die Erweiterungsländer doch absehbar: Durch die
Angleichung der Märkte wird es zur verstärken Verelendung vor Ort und
einem Ausverkauf an die westlichen Märkte kommen. In diesem Sinne
bedeutet die Osterweiterung die Fortführung dessen was Jugoslawien
unter Bomben erfahren hat, mit ökonomischen Mitteln. Fünf Jahre nach
dem Bombardement auf Jugoslawien ist es an der Zeit Bilanz zu ziehen.

***

4) M Drecun berichtet aus dem Kosovo - J Elsässer stellt sein neues
Buch vor

Di, 23. März, 19 Uhr
HS 16 Uni Wien
Diskussionsleitung Hannes Hofbauer

Milovan Drecun ist angesehener politischer Kommentator in Serbien. Sein
Spezialgebiet ist Kosovo, von wo aus er über den Krieg berichtete und
zu dem er bis heute Verbindung hält. In seinem Vortrag wird er sowohl
bisher nicht beleuchtete Aspekte der Krieges von 1999, als auch die
aktuelle Situation im Kosovo berühren.

Jürgen Elsässer ist Journalist und Publizist und beschäftigt sich seit
Jahren mit der Zerschlagung Jugoslawiens und insbesondere mit der
deutschen Beteiligung daran. Er stellt sein im März erscheinendes Buch
„Kriegslügen. Vom Jugoslawienkrieg zum Milosevic-Prozess“ vor.

Veranstalter:
Jugoslawisch-Österreichische Solidaritätsbewegung

Diese Veranstaltung wird unterstützt von:
Dachverband für serbische Vereine in Wien, GLB, SJ NÖ,
Friedenswerkstätte Linz

***

5) Vor fünf Jahren Jugoslawien, letztes Jahr Irak
Wer wird der nächste sein?

Protest-Kundgebung
24. März, 18 Uhr, Stephansplatz
Infostand ab 15 Uhr

Aufruf:
www.vorstadtzentrum.org/cgi-bin/joesb/news/
viewnews.cgi?category=all&id=1077101344


**************************************
Jugoslawisch-Österreichische Solidaritätsbewegung
Meiselstraße 46/4
A-1150 Wien
Tel&Fax: (+43 1) 9202083
joesb@...
http://www.vorstadtzentrum.org/joesb
**************************************

PET GODINA NATO AGRESIJE

PODSECANJE

NA

�NEVINE ZRTVE

OKUPIRANI KOSMET

I HEROJE KOJI SU GA BRANILI

�PROTEST

�ZBOG RATOVANJA

OSIROMA�ENIM URANIJUMOM

MEDIJSKIM LAZIMA

POLITICKIM PRITISCIMA


sreda, 24. mart 2004.
u 18 casova na Stephansplatzu


Trenutak je da budemo zajedno!


MEDIJI JO� UVEK NE OBJAVLJUJU

�ISTINE O KOJIMA SE CUTI

LAZI KOJE SU BILE ALIBI ZA AGRESIJU

�PRAVI IDENTITET ZRTAVA I DZELATA




�o svemu ovome i jo� mnogo vi�e

PODIJUMSKA DISKUSIJA


MILOVAN DRECUN

vojni komentator iz Beograda



J�RGEN ELS�SSER

publicista iz Berlina



moderator Dr. HANNES HOFBAUER

istoricar iz Beca



utorak, 23. mart 2004. u 19 casova

Univerzitet Bec, H�rsaal 16

1010, Dr. Karl-Lueger-Ring 1



**************************************
Jugoslawisch-�sterreichische Solidarit�tsbewegung (J�SB)
PF 217, 1040 Wien, �sterreich
Tel / Fax +43 1 9202086

joeb@...
www.vorstadtzentrum.org/joesb



[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

[ Juergen Elsaesser e' l'autore di "Menzogne di guerra -
Le bugie della NATO e le loro vittime nel conflitto per il Kosovo"
(Napoli, La città del sole, 2002), testo del quale sta uscendo in
Germania una nuova edizione (la quinta!) aggiornatissima e quasi doppia
per numero di pagine.

Un nuovo giro di conferenze di Elsaesser in Italia, dopo quello del
2002 (vedi: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/iniziative.htm), e' stato
organizzato per i primi di aprile 2004 a cura del CNJ. Queste le tappe
previste:
- a MILANO il giorno 4 aprile
- a TORINO il giorno 7 aprile
- a TRIESTE il giorno 9 aprile
Aggiornamenti con tutti i dettagli logistici delle tappe italiane
verrano dati nei prossimi giorni attraverso la nostra newsletter
JUGOINFO ed anche sul sito internet:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/elsaes2004.htm

Alla pagina http://www.juergen-elsaesser.de , invece, tutti gli
aggiornamenti sulle tappe del giro di conferenze in Germania. ]


Da: Jürgen Elsässer
Data: Sab 20 Mar 2004 17:17:08 Europe/Rome
Oggetto: New book about Kosovo


Dear collegues and friends,

finally my new book is on sale:

Kriegsluegen. Vom Kosovokonflikt zum Milosevic-Prozeß

(War lies. From Kosovo conflict to the trial against Milosevic),

published by Kai Komilius Verlag (Berlin),
contact home@...

Unfortunately, the book is only in German … But my book from 2000
“Kriegsverbrechen” (War crimes) is also available in french, italian
and serbian. (...)

If you have friends in Germany or Austria, please forward them the
survey of my lecturing in the next weeks.


22.03., Hamburg, Polittbuero, Steindamm 45, 20.00 Uhr (Rolf Becker
liest das Vorwort "Sanjas letzter Tag")

23.03., Wien, Alte Universität, Hörsaal 16, 19.00 Uhr, (zusammen mit
Autor Milovan Drecun)

24.03., Berlin, Serbisch-Orthodoxe Kirche, Ruppinerstr.28 (U-Bhf.
Bernauer Straße), 19.00 Uhr

25.03., Leipzig, Buchmesse, Glashallenforum, 11.30 Uhr

25.03., Chemnitz, Haus "Spektrum" im Kraftwerk e.V., Kaßbergstraße 36
(18.30 Uhr)

27.03., Ulm, IPPNW-Kongreß, 14.00 Uhr

28.03., München, Salvatorkirche (Salvatorplatz), 19.00 Uhr

29.03., Ahrensburg (bei Hamburg), JUKI , 20.00 Uhr

30.03., Berlin, KATO (im U-Bahnhof Schlesisches Tor, zusammen mit Heinz
Loquai), 18.30 Uhr

31.03., Kiel, Pumpe, Haßstr.22 (19.00 Uhr)

01.04., Mörfelden-Walldorf, Kulturbahnhof Mörfelden, 20.00 Uhr

02.04., Heidelberg, Volkshochschule Heidelberg, Bergheimer Str. 76
(19.30 Uhr)

04.04., Milano

07.04., Torino

09.04., Trieste

16.04., Berlin, URANIA (19.30 Uhr)


Srdacno!

Juergen Elsaesser

COMUNICATO "UN PONTE PER..." SULLA SITUAZIONE NEL KOSOVO


Il 20 marzo il popolo della pace "senza se e senza ma" scende in piazza
in tante città del mondo per dire forte che il terrorismo si combatte solo
lottando contro tutte le guerre, contro tutte le ingiustizie, per un mondo
che non veda sfruttati e sfruttatori, ma tutti i popoli uniti dallo stesso
diritto e dalla stessa dignità.

A un anno dai bombardamenti in Iraq, per una guerra che corre il rischio
di degenerare in guerra civile, si riaccendono gli odi di un?altra guerra
mai finita, al di là delle menzogne raccontate, che il 24 marzo prossimo
compie 5 anni: la guerra di aggressione alla Jugoslavia che la Nato, con
l?Italia del governo D?Alema in prima linea, sferrò in nome della liberazione
del Kosovo.

Chi dice oggi di voler combattere tutti i terrorismi dimentica in modo ipocrita
come tanti sono stati i terrorismi finanziati e appoggiati dai governi occidentali,
uno su tutti, quello dei miliziani dell?UCK ai quali si è poi data legittimazione
come polizia del "Kosovo liberato". Un Kosovo, oggi, sede della più grande
base Nato in Europa e crocevia di un enorme traffico di droga, armi e prostituzione.

Gli effetti di quella "liberazione" si possono vedere oggi, almeno per chi
è attratto solo dall?evento mediatico, nelle immagini di case e monasteri
in fiamme, di odi che possono solo generare altri odi. Il sogno della confederazione
degli slavi del sud è stato ridotto a un cumulo di macerie.

Noi di Un Ponte per... gli effetti di quella "liberazione" li abbiamo visti
e vissuti in tutti questi 5 anni, nei volti delle famiglie profughe sostenute
a distanza, nei volti dei ragazzini profughi che ospitiamo ogni anno, nei
centri di accoglienza dove vivono queste migliaia di famiglie, centri che
da provvisori si sono trasformati in definitivi, senza acqua, in condizioni
igieniche disastrose, senza possibilità di un lavoro. Fra questi, famiglie
che hanno vissuto il dramma della fuga dalle Krajne per ritrovarsi a viverne
un altro, di dramma, la fuga dal Kosovo.
Tutti profughi "Invisibili" dei quali nessuno parla mai, tranne qualche
nobile eccezione.

Ancora, quegli effetti li abbiamo visti nei disastri ambientali a Kragujevac
come a Pancevo, o nell?insorgere di troppe malattie del sangue nei bambini
di Belgrado, di Nis, di Kraljevo.
Bambini della Serbia, dunque, ma di etnie diverse.

Segno di una convivenza ancora possibile come testimoniano anche in queste
ore drammatiche le notizie che ci giungono di atti di solidarietà di kosovari-albanesi
nei confronti della minoranza serba.

Noi vogliamo, in questo momento di mobilitazione contro tutte le guerre,
denunciare i disastri della miope politica, che al posto della diplomazia
mette gli eserciti, che al posto della verità, usa la menzogna e la propaganda
per creare consenso e che, come dimostrano le vicende di questi giorni in
Kosovo e in Iraq, non risolve le crisi ma le alimenta.


"Un Ponte per..."




Associazione di Volontariato Internazionale ? ONG -"Un ponte per?
" Piazza Vittorio Emanuele II, n.132 - 00185 Roma
Tel. 06-44702906 - Fax 06-44703172
Mail to: uff-stampa@...; www.unponteper.it


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Pogrom in Kosovo-Metohija


I curatori del sito EXJU.ORG ci segnalano importanti aggiornamenti del
sito stesso, dedicati alle violenze di stampo razziale in atto nel
protettorato del Kosovo-Metohija ai danni degli appartenenti alle
comunita' non albanesi.

E' particolarmente significativo che persino il sito del quotidiano
"La Repubblica" - che in tutti questi anni ha contribuito alla
costruzione mediatica del "nemico serbo" ed al sostegno
propagandistico ai secessionismi su base razziale, alla guerra della
NATO ed alla occupazione imperialista dei Balcani - non potendo piu'
nascondere la situazione nella provincia serba (situazione che dura
oramai da QUASI CINQUE ANNI) titola oggi senza mezzi termini:

<< L'attacco ai serbi è scattato improvvisamente in tutto il Kosovo
Il comandante delle truppe italiane: "Serviva solo un pretesto"
"Era tutto programmato - Questa è pulizia etnica"
"Gli albanesi vanno di casa in casa per uccidere" >>
Vedi:
http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/esteri/mitrovica/testkos/testkos.ht=
ml

Per le ultime notizie, segnaliamo anche: http://www2.inet.co.yu/
unica agenzia che sta funzionando a pieno regime e che NON riporta le
veline filoalbanesi e/o imperialiste.

(ringraziamo bj per le preziose segnalazioni. cnj)


----------------

anneghiamo nella propaganda (18 marzo, ore 20)

la storia dei "ragazzini annegati" è solo un atto di propaganda
sanguinaria. per sostenere la "giustizia" del pogrom in corso in
kosovo da ieri e poterlo etichettare come "scontro etnico", i
quotidiani e le agenzie da ieri non fanno che includere nei loro
reportages la notizia di "tre bambini albanesi annegati perché
inseguiti dai serbi con i cani". la storia origina da un quotidiano
albanese che l'ha pubblicata mercoledì, poco prima dell'inizio delle
violenze albanesi, ma gli ufficiali dell'UNMIK l'hanno chiaramente
smentita. due ragazzini albanesi sono di fatto annegati, un terzo è
scomparso, ma la tragedia è stata niente più che un semplice e
drammatico incidente, e nessun testimone, neppure albanese, ha
confermato che nei dintorni ci fossero serbi. per quel che ho potuto
constatare, la chiara smentita
[http://www.balkanpeace.org/hed/archive/mar04/hed6290.shtml%5d
dell'UNMIK che denunciava la notizia come un falso è stata diramata
ieri alle 17, ma al momento ancora nessuna fonte di informazione* ha
riportato la smentita, ed invece la notizia ha continuato a circolare
indisturbata, a supporto della propaganda albanese che vorrebbe i
serbi colpevoli dell'accaduto. e se, come molti ufficiali UNMIK hanno
confermato, questo pogrom è un pogrom premeditato ed organizzato
[http://www.balkanpeace.org/hed/archive/mar04/hed6295.shtml%5d, allora
questa falsa notizia dell'annegamento dei bambini è un puro e semplice
atto di propaganda, mirato ad infiammare gli animi e a giustificare le
violenze albanesi. e c'è da dire che la propaganda ha incontrato
terreno fertile, e sta tuttora funzionando a perfezione.

(mia) traduzione di nebojsa malic
[http://www.antiwar.com/blog/index.php%3Fid%3DP585%5d,
antiwar.com weblog

*come ho già segnalato
[http://www.exju.org/archivio/dispaccio_di_guerra_quel_che_resta_del_kosovo=
.html],
la notizia/propaganda ha funzionato a perfezione anche in italia,
riportata da tutte le fonti (corsera, repubblica, unità, ansa), ancora
ribadita dal tg3 delle 19. al tg1 delle 20, invece, si risente la voce
di ennio remondino, che finalmente racconta la "guerriglia albanese
coordinata, che ha preso sotto tiro quel poco che resta della
popolazione serba, con un unico obiettivo: chiedere l'indipendenza
della regione".



complimenti, un bel desktop terrorista

il sito di diario [http://www.diario.it/%3Fpage%3Dwl04031804%5d, non
avendo nulla di meglio da fare e volendo dire la sua sul kosovo,
sbatte in prima un bel link con immagini per il vostro desktop
(pateticamente chiamato "scrivania", sic) da scaricare direttamente
dal sito kosovamail.com, your albanian webportal: gli sfondi
rappresentano i nomi delle città serbe ribattezzate in albanese, come
vuole la tradizione dei guerriglieri separatisti. potete salvare
anche, dallo stesso sito e nella stessa sezione
[http://www.kosovamail.com/Walls/%5d, la bandiera secessionista
albanese, e - che meraviglia!- le immagini inneggianti ai terroristi
albanesi dell'uck e dell'ucpmb, definiti terroristi
[http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/index.cfm%3Ffuseaction%3Dnews.not=
izia%26amp%3BNewsID%3D2037]
dalla stessa kfor. un'iniziativa notevole per quelli di diario, che da
oggi perdono definitivamente un lettore (la sottoscritta), e che
suppongo settimana prossima intendano offrirvi gratuitamente sfondi
per il vostro desktop inneggianti all'eta o ad al qa'eda.



lo screenshot di "diario" è qui:

http://www.exju.org/archivio/diariouck1.html



18 marzo, pomeriggio, agenzie più importanti
il primo ministro serbo vojislav kostunica ha chiesto che venga
imposto lo stato di emergenza in kosovo e metohija come unica
soluzione possibile per proteggere le minoranze serbe. nella
conferenza stampa tenuta oggi a belgrado, kostunica ha ribadito che
gli incidenti di ieri sono l'ennesimo tentativo di ripulire la
provincia del kosmet dalle minoranze non albanesi e ha domandato al
consiglio delle nazioni unite una seduta d'urgenza in cui venga
adottata una risoluzione speciale che condanni il terrorismo albanese.
ha domandato che tutte le azioni di violenza cessino immediatamente,
invitando i serbi del kosovo a non reagire, per evitare l'acuirsi
della situazione e le strumentalizzazioni da parte albanese, che
userebbero la potenziale reazione della popolazione serba come alibi
per sconfinare e portare la guerriglia altrove. il governo invita
tutti i cittadini serbi a riunirsi pacificamente alla cattadrale di
san sava, in solidarietà con i serbi del kosovo, ed in onore dei serbi
uccisi stanotte nel pogrom. ::: la cittadina di obilic
[http://groups.yahoo.com/group/decani/message/80208%5d è stata
totalmente evacuata, e tutti i serbi costretti a fuggire sono stati
portati sotto scorta a plementina, dove sono rinchuisi in un migliaio.
cerska ulica, dove viveva la famiglia stolic massacrata stanotte
(dobrivoje stolic, di 45 anni, e suo figlio borko di 20), è in fiamme.
bande di albanesi si dirigono verso plementina. i caschi blu a
protezione dei serbi sfollati sono insufficienti. la chiesa ortodossa
di obilic è in fiamme. alcuni abitanti serbi di obilic sono stati
uccisi nelle loro case. ::: il pogrom di stanotte ha un bilancio
ancora incompleto ma terrificante: sono quattordici le chiese e i
monasteri ortodossi distrutti dal fuoco, dalle bombe a mano e dalle
granate. si parla di 31 morti dagli scontri di ieri. ::: alle 15.40
l'agenzia serba fonet ha diramato il comunicato della kfor che avvisa
che circa 6000 albanesi si starebbero preparando all'offensiva; è
stato lo stesso ministro tadic a confermare il dispaccio, giuntogli
dal comandante gregory johnson, che si è però rifiutato di precisare
in quali villaggi è atteso l'attacco dei guerriglieri. ::: alle 16.50
ansa balcani dà notizia di albanesi che hanno attaccato e incendiato
nel primo pomeriggio il monastero ortodosso a skenderaj. ::: dalle 13
e 40 di oggi pomeriggio l'ambasciata americana a belgrado è chiusa; ci
sono state sassaiole e proteste davanti a tutte le ambasciate
occidentali (in particolar modo quella croata e quella albanese) nel
pomeriggio nel centro di belgrado :::



rassegna stampa: gli scontri in kosovo erano pianificati da tempo (the
scotsman)
[http://www.balkanpeace.org/hed/archive/mar04/hed6295.shtml%5d; la
violenza in kosovo che non cessa dal 1999 (new york times)
[http://groups.yahoo.com/group/decani/message/80204%5d; l'eredità
dell'attacco illegale ai danni della jugoslavia (pravda); "the biggest
surprise in all this is that anyone could be surprised. really, how
many times and for how long did they need to hear it just to admit
what's really been going on in kosovo?": deliso dalle pagine di balkan
analysis
[http://www.balkanalysis.com/modules.php%3Fname%3DNews%26amp%3Bfile%3Dartic=
le%26amp%3Bsid%3D297];
il kosovo in fiamme, gli albanesi dichiarano guerra ai serbi (the
telegraph)
[http://www.telegraph.co.uk/news/main.jhtml%3Fxml%3D/news/2004/03/18/wkoso1=
8.xml%26amp%3BsSheet%3D/news/2004/03/18/ixworld.html]


:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
babsi jones: exju weblog
www.exju.org/

(deutsch / italiano)

J. Elsaesser: POGROM CONTRO I SERBI


[ Juergen Elsaesser e' l'autore di "Menzogne di guerra -
Le bugie della NATO e le loro vittime nel conflitto per il Kosovo"
(Napoli, La città del sole, 2002), testo del quale sta uscendo in
Germania una nuova edizione (la quinta!) aggiornatissima e quasi
doppia per numero di pagine.
Un nuovo giro di conferenze di Elsaesser in Italia, dopo quello del
2002 (vedi: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/iniziative.htm), e' stato
organizzato per i primi di aprile 2004 a cura del CNJ:

I BALCANI SENZA LA JUGOSLAVIA ??
- a MILANO il giorno 4 aprile
- a TORINO il giorno 7 aprile
- a TRIESTE il giorno 9 aprile

Aggiornamenti con tutti i dettagli logistici delle tappe italiane
verrano dati nei prossimi giorni attraverso la nostra newsletter
JUGOINFO ed anche sul sito internet:

https://www.cnj.it/INIZIATIVE/elsaes2004.htm

Alla pagina http://www.juergen-elsaesser.de , invece, tutti gli
aggiornamenti sulle tappe del giro di conferenze in Germania. ]


---


Dal quotidiano JUNGE WELT (Berlino) - http://www.jungewelt.de
19/3/2004
Belgrado invierà truppe proprie in difesa della minoranza nel Kosovo

Juergen Elsaesser

POGROM CONTRO I SERBI

Almeno 22 morti ed oltre 500 feriti - questo è il bilancio provvisorio
dell'attuale offensiva terroristica albanese nel Kosovo. E' il più
alto tributo di sangue nella provincia da quando le truppe NATO
l'hanno occupata, nel giugno del '99, al fine di assicurarvi -
apparentemente - il rispetto dei diritti umani.
Gli scontri, dopo il culmine di emrcoledì, sono proseguiti il giovedì
passato: così, tutti i Serbi del borgo di Obilic sono stati cacciati,
e le loro case sono state incendiate. In seguito al seppellimento di
due ragazzi albanesi, sono previsiti in serata (dopo la chiusura della
nostra redazione) nuovi pogrom. Il ministro della difesa serbo Boris
Tadic, in base ad informazioni di fonte NATO, ha parlato di alcuen
migliaia di Albanesi pronti ad atti di violenza.
All'origine di ogni pogrom c'è sempre una menzogna che lo provoca.
Era così nel Medio Evo, quando il popolaccio cristiano voleva
esercitare la vendetta sui Giudei, perchè avevano - si diceva -
lordato le ostie o scannato dei bambini, e proprio così avviene ora
con i Serbi. mercoledì a mezzogiorno, si sono rotrovato a Mitrovica
circa 3000 Albanesi, per vendicare la morte dei due ragazzi sepolti
ieri. Questi sarebbero stati, secondo un comunicato albanese di
martedì sera, spinti dai Serbi nelle gelide acque del fiume Ibar, e vi
sarebebro annagati. Ciò si continuava a ripetere fino a metà mercoledì
nel giornale radio della ARD. Però, la notiiza era stata smentita già
undici ore prima, e proprio da Derek Chappel, il portavoce
dell'amministrazione ONU nel Kosovo, all'agenzia belgradese di
informazioni Beta. Chappel si riferiva alla testimonianza di un terzo
ragazzo albanese, anche lui tuffatosi nel fiume, ma che, diversamente
dagli altri due, aveva raggiunto la riva opposta. secondo il
sopravvissuto, il terzetto aveva agito di propria iniziativa, i Serbi
non c'entravano.
le menzogne diffuse dai emzzi di informazione albanesi sull'assassinio
dei ragazzi ha portato a pogrom nell'intero Kosovo. Contrariamente
alla versioen diffusa dalla maggior parte delle fonti occidentali, che
hanno parlato di "scontri fra Serbi ed albanesi", le aggressioni sono
portate avanti solo da una parte. "Qui c'è una notte dei cristalli" ha
detto un portavoce dell'amministarzioen ONU alla emittente belgradese
B92, in forma anonima. "Ciò che accade nel Kososvo, deve purtroppo
essere definito un pogrom".
La situazione più pericolosa si è presentata a Caglavica, dove alcuen
migliaia di Albanesi della vicina Pristina hanno sfondato un cordone
difensivo della polizia delle Nazioni Unite e delle forze KFOR del
Kosovo, per dare fuoco alla case dei Serbi. solo quando - con troppe
ore di ritardo - sono intervenuti i ben armati marines americani, i
sopravvissuti hanno potutto essere condotti al sicuro.
Anche nel villaggio di Belo Polje sono state bruciate tutte le case
dei Serbi rimasti nel Kosovo, a Ljipljan ci sono state quattro
vittime. Solamente a Kosovska MItrovica, dove vive la maggior parte
dei serbi rimasti nel Kosovo, c'è stata una reazione al linciaggio.
Quando circa 3000 Albanesi hanno superato con l'uso delle armi il
posto di blocco delle Nazioni Unite, al ponte sul fiume Ibar, le forze
di autodifesa non hanno loro consentito l'accesso al quartiere serbo.
Sono stati uccisis in questa occasione quattro Albanesi, ed olter 200
sono stati i feriti. Le alter 18 vittime degli ultimi due giorni sono
Serbi.
In una prima presa di posizione il Vescovo Artemije della Chiesa
serbo-ortodossa dal Kosovo ha attribuito alla KFOR la responsabilità
dello spargimento di sangue. "questa missione militare non si è
preoccupata di pace e difesa, ma ha consentito l'assassinio l'incendio
e la distruzione delle chiese...si definiscono pacificatori ed
artefici delle anzioni, ma la Storia li indicherà con il loro nome più
appropriato." Il primo ministro serbo Vojslav Kostunica ha commentato
che il separatismo albanese ha mostarto il suo vero "volto del terrore".
Il Governo di Belgrado ha offerto, davanti all'evidente fallimento
della KFOR, suoi soldati in difesa degli insediamenti serbi nel Kosovo.
La presenza di una forza di protezione serba nel kosovo cozza contro
la decisione 1244 del Consiglio di Sicurezza - la base legale per la
presenza delle Nazioni Unite e della NATO nella provincia. Davanti al
pauroso bilancio della KFOR non c'è alternativa alla presenza di forze
serbe; da quando più di 40000 soldati della NATO sono stati (giugno
1999) stanziati nel Kosovo, una regione delle dimensioni dell'Assia,
almeno 200000 Serbi e Rom sono stati cacciati (molto più della metà
della popolazione non albanese) e 2500 sono stati uccisi (secondo il
primo ministro serbo dell'epoca, Zoran Zivkovic, a Berlino nel 2003)


La prossima settimana esce di Juergen Elsaesser il libro "Menzogne di
guerra. Dal conflitto del Kosovo al processo Milosevic".

[ringraziamo Tamara per la traduzione]


---


Aus: Junge Welt (Berlin), 19/3/2004 - http://www.jungewelt.de

Belgrad will eigene Truppen zum Schutz der Minderheiten ins Kosovo
schicken. Von Jürgen Elsässer*

Pogrome gegen Serben

Mindestens 22 Tote und über 500 Verletzte - so die vorläufige Bilanz
der aktuellen albanischen Terroroffensive im Kosovo. Das ist der
höchste Blutzoll in der Provinz seit dem die NATO-Truppen die Provinz
im Juni 1999 besetzt haben, um dort - angeblich - die Menschenrechte
zu sichern.
Die Auseinandersetzung setzten sich nach ihrer Eskalation am Mittwoch
auch am gestrigen Donnerstag fort: So wurden alle Serben aus der
Ortschaft Obilic vertrieben und ihre Häuser niedergebrannt. Anläßlich
der Beerdigung zweier albanischer Buben wurde für den Abend (nach
unserem Redaktionsschluß) mit weiteren Pogromen gerechnet. Der
serbische Verteidigungsminister Boris Tadic warnte mit Verweis auf
NATO-Informationen, mehrere tausend Albaner bereiteten sich auf
Gewalttaten vor.

Am Anfang eines Pogroms steht immer eine Pogromlüge. So war es im
Mittelalter, wenn der christliche Mob an den Juden Vergeltung üben
wollte, weil die angeblich Hostien geschändet oder Knaben ermordet
hatten, und genau so war es auch jetzt gegenüber den Serben. Am
Mittwoch Mittag hatten sich etwa 3 000 Albanern in der Stadt Mitrovica
zusammengerottet, um Rache für den Tod der beiden gestern beerdigten
Knaben zu nehmen. Diese seien, so albanische Sender am Dienstag abend,
von Serben in den eiskalten Fluß Ibar gehetzt worden und dann ertrunken.
So konnte man es Donnerstag mittag auch immer noch in der
ARD-Tagesschau hören. Dabei war das böse Gerücht schon elf Stunden
vorher dementiert worden, und zwar von Derek Chappel, dem Sprecher der
UNO-Verwaltung im Kosovo, gegenüber der Belgrader Nachrichtenagentur
Beta. Chappel bezog sich auf die Zeugenaussage eines dritten
Albanerjungen, der ebenfalls in den Fluß gesprungen war, aber im
Unterschied zu den beiden Ertrunkenen das gegenüberliegende Ufer
erreicht hatte. Das Trio habe, so der Überlebende, auf eigene Faust
gehandelt, Serben seien nicht beteiligt gewesen.

Die durch die albanischen Medien verbreitete Lüge vom Knabenmord
führte zu Pogromen im gesamten Kosovo. Im Unterschied zu der
Darstellung der meisten westlichen Medien, die von
"Auseinandersetzungen zwischen Serben und Albanern" sprachen, gingen
die Angriffe in jedem Fall von letzteren aus. "Hier spielt sich eine
Kristallnacht ab", sagte ein Sprecher der UN-Verwaltung dem Belgrader
Sender B92 unter dem Schutz der Anonymität.
"Was im Kosovo geschieht, muß leider als Pogrom gegen Serben
beschrieben werden." Die gefährlichste Situation hatte sich in
Caglavica ergeben, wo mehrere tausend Albaner aus dem nahen Pristina
einen Schutzkordon der UN-Polizei und der Kosovo-Schutztruppe KFOR
gesprengt und anschließend die serbischen Häuser angezündet hatten.
Erst als - Stunden zu spät - schwerbewaffnete US-Marines eintrafen,
konnten die Überlebenden evakuiert werden. Auch im Dorf Belo Polje
wurden alle serbischen Häuser niedergebrannt, in Ljipljan gab es vier
Todesopfer. Einzig in Mitrovica, wo die Mehrheit der im Kosovo
gebliebenen Serben lebt, traf der Lynchmob auf Gegenwehr: Als die
3.000 Albaner unter Einsatz von Schußwaffen die UN-Checkpoints an der
Ibar-Brücke überwunden hatten, wurden sie von
Selbstverteidigungskräften am Eindringen in das serbische Viertel
gehindert. Dabei wurden vier Albaner getötet und über 200 verletzt.
Die anderen 18 Todesopfer der letzten beiden Tage sind Serben.

In einer ersten Stellungnahme gab Bischof Artemije von der
serbisch-orthodoxen Kirche im Kosovo der KFOR die Schuld am
Blutvergießen. "Diese Militärmission hat nicht für Frieden und Schutz
gesorgt, sondern Mord, Brandschatzung und Kirchenzerstörung erlaubt ...
Sie mögen sich als ,Friedensstifter' (peace-keepers) oder
,Nationengründer' (nation-builders) bezeichnen, aber die Geschichte wird
sie einmal bei ihrem richtigen Namen nennen." Der serbische Premier
Vojislav Kostunica kommentierte, der albanische Separatismus habe sein
wahres "Terrorgesicht" gezeigt. Die Belgrader Regierung bot angesichts
des Versagens der KFOR eigene Soldaten zum Schutz der serbischen
Siedlungen im Kosovo an.

Eine serbische Schutztruppe im Kosovo stößt auf den entschiedenen
Widerstand der Albaner wie der NATO, ist aber in der
Weltsicherheitsrat-Resolution 1244 - der völkerrechtlichen Grundlage für
die Arbeit von UN und NATO in der Provinz - ausdrücklich vorgesehen.
Angesichts der fürchterlichen Bilanz der KFOR führt an zusätzlichen
serbischen Einheiten - eigentlich - kein Weg vorbei: Seit Stationerung
von über 40.000 NATO-Soldaten im Juni 1999 wurden im Kosovo, einer
Region von der Größe Hessens, mindestens 200.000 Serben und Roma
vertrieben (weit über die Hälfte der nichtalbanischen Bevölkerung) und
2.500 ermordet (so der damalige serbische Premier Zoran Zivkovic im
November 2003 in Berlin).


* Von Jürgen Elsässer erscheint nächste Woche das Buch "Kriegslügen.
Vom Kosovokonflikt zum Milosevic-Prozeß

--- In Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., ICDSM Italia ha scritto:

Il processo Milosevic e' una messinscena

di Neil Clark

La necessità politica impone che l'ex leader jugoslavo
sia dichiarato colpevole - benche' le prove non
sussistano

12 Febbraio 2004
The Guardian

http://www.guardian.co.uk/print/0,3858,4856972-103677,00.html


Oggi sono due anni che si è aperto il processo a
Slobodan Milosevic all'Aja. Il PM Carla Del Ponte, era
trionfante quando annunciò i 66 capi di imputazione di
crimini di guerra e crimini contro l'umanità, di
genocidio di cui l'ex-presidente jugoslavo è stato
accusato. La CNN era tra quelli che dissero che ciò
era "il più importante processo dai tempi di
Norimberga", sulla traccia della persecuzione dei
"crimini di ferocia medievale" presuntamente commesse
dal "macellaio di Belgrado".
Ma da quei giorni,le cose sono andate male per la
signora Del Ponte. Le accuse riguardo la guerra in
Kosovo erano ritenute essere la parte più the
importante della sua accusa. Ma non solo la accusa
fallì nel provare le personali responsabilità di
Milosevic nelle atrocità commesse sul campo, la natura
estesa delle stesse atrocità, sono state, inoltre,
rimesse in questione.
Numerosi testimoni dell'accusa si sono dimostrati dei
bugiardi – come Bilall Avdiu, che affermava di aver
visto "circa mezza dozzina di corpi mutilati" a Racak,
scena della discussa uccisione che provocò la guerra
USA nel Kosovo. Prove Forensi in seguito confermarono
che nessuno dei corpi era stato mutilato. Testimoni
che avrebbero dovuto mettere con le spalle al muro
Milosevic si sono dimostrati non essere nulla del
genere. Rade Markovic, ex capo del servizio segreto
jugoslavo, alla fine testimoniò a favore del suo
vecchio capo, dicendo che era stato sottoposto a un
anno e mezzo di "pressioni e torture" per firmare una
dichiarazione preparata dalla corte. Ratomir Tanic,
altro "insider", si dimostrò essere pagato
dall'intelligence inglese.
Quando lo si accusò per il coinvolgimento nelle guerre
in Bosnia e Croazia, l'accusa non si comportò meglio.
Nel caso del peggior massacro di cui Milosevic era
stato accusato di complicità – tra 2.000 e 4.000
uomini e ragazzi di Srebrenica nel 1995 – il team di
Del Ponte non produsse nulla che contestasse il
verdetto della commissione di cinque anni del governo
olandese – che "non vi fossero prove che ordini per il
massacro provenissero dai leaders di Belgrado".
Per sostenere le accuse per il caso più sbandierato,
una successione di testimoni politici di alto profilo
era stata portata davanti la corte. Il più recente, il
candidato presidenziale USA e ex comandante Nato
Wesley Clark, venne permessa in violazione del principio
del processo a porte aperte, per dare una testimonianza a
porte chiuse, con Washington capace di togliere dal
pubblico registro ogni prova che potesse, secondo gli
USA, essere usati contro i propri interessi.
Per un osservatore imparziale, è difficile sfuggire
alla conclusione che la Del Ponte lavorasse di
nascosto, producendo accuse e tentando di trovarne le
prove. Segnatamente, alla luce delle brecce in tali
processi, solo una organizzazione per i diritti
umani, il British Helsinki Group, ha esposto delle
preoccupazioni. Richard Dicker, osservatore del
processo per Human Rights Watch, si dichiarò
"impressionato" dall'accusa. Cinici dicono che George
Soros, finanziatore di Human Rights Watch, finanzia il
tribunale, e da Dicker non si dovrebbe attendere
null'altro.
Judith Armatta, avvocato USA e osservatore per la
Coalition for International Justice (altra NGO di
Soros) va oltre, dicendo che "quando la sentenza sarà
emessa e lui sparirà in una cella, nessuno si
ricorderà di lui, cesserà di esistere". Così per molti
di questi, sono pittoresche vecchie nozioni che scopo
dell'accusa in un processo è determinare la
colpevolezza. Per Armatta, Dicker e loro sostenitori,
sembra che Milosevic sia già colpevole delle accuse
mossegli.
I Terribili crimini commessi nei Balcani durante gli
anni `9s ed è giusto che i loro responsabili devono
rendere conto in un tribunale.
Ma il tribunale dell'Aja, un vociante corpo politico
costituito dalla vera potenza della Nato che ha
condotto una guerra illegale contro la Jugoslavia di
Milosevic quattro anni fa, e che ha rifiutato di
considerare in prima facie le prove che i leaders
occidentali sono colpevoli di crimini di guerra nel
conflitto - è chiaramente il veicolo per fare così.
Lontani da dispensare una giustizia imparziale,
come molti progressisti credono ancora, il tribunale
ha dimostrato i suoi favori per gli interessi economici
e militari della superpotenza mondiale.
Milosevic si era messo di traverso nella strada di questi
interessi e, senza riguardo di ciò che accade nella corte,
i diktat della necessità politica lo troveranno colpevole,
se non di tutte le accuse, abbastanza per incarceralo a
vita. L'affronto alla giustizia all'Aja nei due anni passati
danno una prova convincente a tutti coloro che sperano
nella nuova corte internazionale sui crimini.
Gli USA hanno assicurato che non saranno soggetti alla
giurisdizione della corte. I Membri del consiglio di
sicurezza dell'ONU hanno il potere di impedire o
sospendere le sue investigazioni. Scopo del
sistema di giustizia internazionale in cui la legge
sia applicata equamente per tutti è un fine. Ma in un
mondo cui alcuni stati sono chiaramente più equale di
altri, la sua realizzazione guarda più avanti che mai.


Neil Clark è uno scrittore specializzato in
questioni dell'Europa Orientale e Balcani

Guardian Unlimited © Guardian Newspapers Limited 2004


Traduzione di Alessandro Lattanzio
email: alexlattanzio@y...
URL. http://www.aurora03.da.ru

(ringraziamo AL per la traduzione. ICDSM Italia)

--- Fine messaggio inoltrato ---

Il partito di Rugova gongola e chiede l'indipendenza subito


La "Lega Democratica del Kosovo" di Ibrahim Rugova, partito
irredentista "storico" nel panorama kosovaro-albanese, chiede
l'indipendenza subito come condizione per la cessazione dei pogrom.

Bugiardamente ritenuti "moderati" e "nonviolenti" da ampi settori
della sinistra italiana filoistituzionale, Rugova ed il suo partito
sono in realta' noti sin dalla fine degli anni Ottanta al pubblico
jugoslavo
- per le loro posizioni ispirate al segregazionismo su base etnica
(politica del "boicottaggio" delle istituzioni jugoslave, vilmente
rovesciata in accusa di "apartheid" da parte dei serbi);
- per la richiesta di secessione (e di annessione alla Albania in un
secondo tempo);
- per il sostegno alla occupazione militare imperialista della
provincia ("la NATO e' il nostro esercito", affermo' Rugova);
- e financo per l'appoggio alle politiche USA di "guerra infinita
contro il terrorismo" (in particolare nel recente caso dell'Iraq).

Rugova ed il suo partito - che aderisce alla Internazionale
Democristiana - hanno goduto in tutti questi anni di incondizionato
appoggio mediatico in Occidente, ad esempio tramite agenzie
specializzate in "lobbying" e disinformazione come la "Ruder&Finn
Public Global Affairs". Finanziamenti ed altri tipi di appoggio sono
poi giunti da singoli partiti, istituzioni e fondazioni UE e NATO.

(a cura di Italo Slavo)


KOSOVO: DEPUTATI, UNICA VIA D'USCITA E' L'INDIPENDENZA

(ANSA) - PRISTINA, 17 MAR - I deputati albanesi del Parlamento di
Pristina, riunito oggi in seduta straordinaria mentre in Kosovo
proseguono per il secondo giorno consecutivo sanguinosi scontri, hanno
affermato che ''il solo modo per uscire da questa crisi e'
l'indipendenza''. Sabri Hamiti, capogruppo parlamentare della Lega
democratica, partito maggioritario del presidente moderato [SIC]
Ibrahim Rugova, ha dichiarato nel corso della seduta che ''questo
paese, la cui storia e' stata segnata in modo infinito da sangue e
vittime, oggi non ha altra via d'uscita che la sua indipendenza''. Il
leader del partito per l'alleanza del Kosovo (Aak), Ramush Haradinaj,
che fu uno dei comandanti della guerriglia [leggi: terrorista UCK], ha
aggiunto che ''la rivolta in corso e' la reazione contro l' attuale
status quo''. (ANSA). BLL
18/03/2004 16:25

http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20040318162532879855.html

In vigilia della manifestazione di pace del 20 marzo in tutte le cita
europee,
da ieri, il 17 marzo, scatenati scontri di sangue nel Kosmet (Kosovo e
Metohija), ospedali pieni, tante vittime (i dati ufficiali arrivano
ogni
momento, chiese bruciate ?), tra le vittime anche soldati della KFOR?

I LAVORATORI DELLA ZASTAVA SCENDERANNO OGGI A MEZZO GIORNO -
IL 18 MARZO - IN PIAZZA CENTRALE DI KRAGUJEVAC PER ACCENDERE
LE CANDELE PER VITTIME DEL KOSMET - PROTESTA IN SILENZIO
DI QUELLI LA CUI VOCE NON SI SENTE.

I LAVORATORI DELLA ZASTAVA, OGGI A KRAGUJEVAC PER DIRE

NO AL TERRORISMO

Sindacato ZASTAVA - KRAGUJEVAC
UFFICIO ADOZIONI

==================

SFASCIO
EMBARGO
BOMBARDAMENTI

Dal paese esempio di convivenza multietnica alla patumiera.

24.03.1999 - 24.03.2004

complesso metalmeccanico piu grande dei Balcani
ZASTAVA - Kragujevac - Da Torino Jugoslava alla "pianura di fame".

Sindacato ZASTAVA
Ufficio Adozioni