Informazione

Ultime notizie dal paradiso dei contrabbandieri

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<< ... Il nuovo Presidente del Montenegro, Filip Vujanovic -
ultraliberista rappresentante della cricca di mafiosi e contrabbandieri
al potere in Montenegro dal 1996 - promette il referendum per
l'indipendenza (Beta/Tanjug, 4 maggio 2003).

SI PERO' A QUANTO CE LO METTONO AL BARILE?

Da Repubblica 18/11/03
Beirut, 16:36
Arabia Saudita, donna condannata a 500 frustate

Una donna e' stata condannata a 500 frustate dal tribunale religioso di
Jizan, sulla costa del Mar Rosso, in Arabia Saudita. E' ritenuta
"colpevole" di "condotta immorale per aver trascorso un certo periodo
di tempo con un giovane uomo e di averlo sposato alcune ore dopo aver
divorziato dal suo precedente marito". (Red)

Potere temporale ed ingerenze del Vaticano in Croazia


1. Secondo i vescovi croati procede troppo a rilento la acquisizione a
costo zero dei beni immobili pubblici da parte del Vaticano

2. Il governo croato facilita i licenziamenti, ma per compiacere la
Chiesa cattolica vieta il lavoro la domenica

3. La Chiesa cattolica contro i corsi di yoga. Amen.


CITAZIONE:
"...I matrimoni misti al 99 per cento finiscono per danneggiare la
religione e la nazione. Il motivo? Favoriscono l'indifferenza dei
cattolici e la perdita del sentimento nazionale..."

(Il dott. J. Kolaric, decano alla Facoltà Cattolica di Spalato, su
"Mi", giornale per i giovani, marzo 1994. Da "Antologija suvremene
hrvatske gluposti - greatest shits", Antologìa di idiozie croate
contemporanee, Edizione: Biblioteka Feral Tribune, Split 1999. Altri
ritagli su:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2601 )

VEDI ANCHE:
http://www.reformation.org/holocaus.html
The Vatican's Holocaust
The sensational account of the most horrifying religious massacre of
the 20th century
By Avro Manhattan


=== 1 ===

http://www.ansa.it/balcani/croazia/croazia.shtml

CROAZIA: VESCOVI, LENTA RESTITUZIONE BENI CHIESA

(ANSA) - ZAGABRIA, 3 NOV - La Chiesa cattolica croata non e'
soddisfatta dei tempi e delle modalita' della restituzione dei beni
nazionalizzati nel periodo socialista, quando la Croazia faceva parte
della Federazione Jugoslava. In un comunicato della Conferenza
episcopale croata diffuso oggi a Zagabria e citato dall'agenzia Hina,
la procedura della restituzione e' ''molto difficile, anche laddove
non ci sono particolari impedimenti''. In base agli accordi con
la Santa Sede Zagabria si e' impegnata a restituire i beni immobili
della Chiesa nazionalizzati dal regime comunista dopo il 1945, ma il
problema, oltre all'ingente valore degli immobili, e' rappresentato
anche dal fatto che molti edifici che dovrebbero essere restituiti
sono oggi sede di varie istituzioni ed enti per i quali e' difficile
trovare una nuova sistemazione. Secondo la stampa, i vescovi
hanno per ora rinviato la decisione circa l'offerta del governo di
risarcire in parte i beni con il 25% delle azioni della compagnia di
assicurazioni 'Croatia osiguranje', societa' di proprieta' dello
Stato, che detiene il 42 per cento del mercato delle assicurazioni
del paese. Il valore del pacchetto azionario offerto alla Chiesa e'
stato stimato a 50 milioni di euro, somma che coprirebbe solo una
parte del valore dei beni nazionalizzati. (ANSA). COR*VD
03/11/2003 19:18

=== 2 ===

http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=2548

La Chiesa croata vieta il lavoro domenicale

I mega centri commerciali sono i maggiori rivali della influente Chiesa
croata. Per assecondarla, nell’imminenza delle elezioni, il governo di
centro sinistra decide di vietarne la apertura domenicale. Ma il 70%
del clero croato è per l’HDZ

(28/10/2003) Da Osijek, scrive Drago Hedl

Il 16 ottobre, un giorno prima dell’annuncio ufficiale dello
scioglimento delle Camere (le elezioni in Croazia si terranno il 23
novembre), il Parlamento ha approvato una legge che proibisce il lavoro
domenicale per tutti i grandi centri commerciali. La legge è passata
grazie alla pressione della Chiesa cattolica che ha tenuto una lunga
campagna sul divieto di lavoro domenicale, sostenendo l’esigenza di
lottare per i diritti dei lavoratori nella richiesta che possano godere
di almeno un giorno di riposo settimanale in compagnia delle proprie
famiglie.

Nonostante in Croazia, come nel resto del mondo, siano in molti a
lavorare la domenica, la Chiesa ha deciso di limitare la propria
iniziativa al settore commerciale. Gli esperti ritengono che i grandi
centri commerciali siano diventati i maggiori concorrenti della Chiesa,
dal momento che molti decidono di fare le spese negli orari della messa
domenicale.

A partire dal primo gennaio 2004, giorno di entrata in vigore della
legge, solo un negozio ogni 5.000 abitanti potrà lavorare la domenica,
e la misura del negozio sarà limitata a 200 metri quadri. Le
amministrazioni locali decideranno se un negozio potrà aprire oppure
no. Ai grandi e moderni ipermercati, che la domenica sono strapieni,
non sarà più concesso di lavorare quel giorno.

“E’ stato un piacere per me sapere che il Parlamento croato ha
accolto positivamente la posizione della Chiesa. E’ importante che
quelli che fanno le leggi ascoltino le persone comuni, la cui voce non
sarebbe altrimenti sentita in pubblico - ha dichiarato l’arcivescovo
Ivan Prenda commentando la nuova legge.” Prenda è il presidente della
Caritas croata, che ha organizzato una raccolta di firme che richiedeva
la fine del lavoro domenicale.

I grandi centri commerciali in Croazia, come il Mercatone italiano,
il Billa austriaco, il Mercator sloveno e il croato Getro, oltre a
molti altri, si sono dichiarati fortemente dispiaciuti dalla decisione
del Parlamento. Non nascondo il fatto che le domeniche sono le giornate
che gli procurano le maggiori entrate, e che tale decisione avrà un
effetto negativo. Le direzioni hanno affermato che il divieto del
lavoro domenicale provocherà il licenziamento di almeno il 10% degli
impiegati.

In Croazia circa 150.000 persone lavorano nel settore commerciale,
questo significa quindi che la legge da sola potrebbe causare la
perdita di 15.000 posti di lavoro. La mancanza di opportunità di
impiego costituisce uno dei problemi principali in Croazia, dove circa
350.000 persone sono alla ricerca di un lavoro e il gigantesco tasso di
disoccupazione (circa il 18%) ha mostrato una leggera tendenza a
diminuire solo negli ultimi mesi, grazie ad enormi sforzi da parte del
governo.

L’esecutivo diretto dal primo ministro Ivica Racan è stato molto
condiscendente in diverse occasioni nei confronti delle richieste della
Chiesa. Il governo ha accolto la richiesta della Chiesa che il
catechismo fosse insegnato non solo nelle scuole elementari, ma anche
negli asili. Il bilancio statale mette a disposizione fondi
significativi a sostegno della Chiesa, e quei fondi sono utilizzati per
pagare il mantenimento dei preti. Gran parte delle proprietà della
Chiesa che erano state espropriate durante il comunismo sono state
restituite e, ove questo non fosse stato possibile, la Chiesa ha
ricevuto compensazioni nella forma di partecipazioni a compagnie
redditizie, come la compagnia statale di assicurazioni “Croatia
osiguranje”.

Diversi opinionisti interpretano la legge sulla proibizione del
lavoro domenicale come un desiderio del governo attuale di ottenere il
favore della influente Chiesa cattolica in questo periodo
pre-elettorale. I sondaggi dimostrano, tuttavia, che circa il 70% dei
funzionari ecclesiastici e dei preti sono a favore del partito
attualmente all’opposizione, l’HDZ. Questa legge, quindi, aiuterà poco
la coalizione di centro-sinistra nella sua speranza di ricevere il
sostegno della Chiesa per vincere le elezioni.

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http://www.ansa.it/balcani/croazia/croazia.shtml

CROAZIA: VOTATA LEGGE CHE FACILITA I LICENZIAMENTI

(ANSA) - ZAGABRIA, 14 LUG - Il parlamento croato ha votato oggi
emendamenti alla carta del lavoro che, diminuendo le indennita' e
accorciando i tempi, faciliteranno i licenziamenti. Lo ha reso noto
l'agenzia di stampa Hina. Rispetto alla vecchia legge, le
indennita' sono state quasi dimezzate e in futuro la cifra massima in
caso di licenziamento non sara' superiore alla somma di sei stipendi
mensili. Sono stati anche notevolemente accorciati i termini del
preavviso: da un minimo di due settimane per i dipendenti con un anno
di anzianita' a un massimo di tre mesi per coloro che hanno
lavorato venti o piu' anni per la stessa azienda. Il governo,
proponendo gli emendamenti, ha spiegato che i tempi e le indennita'
di licenziamento rallentavano la ristrutturazione dell'economia
rendendo poco flessibile il mercato del lavoro in Croazia. Anche
se negli ultimi 12 mesi e' diminuita del 3 per cento, la
disoccupazione in Croazia rimane a livelli preoccupanti. Secondo una
stima diffusa di recente, in giugno era senza lavoro il 19,5 per
cento della popolazione attiva. (ANSA). COR*VD 14/07/2003
19:37

=== 3 ===


CROAZIA: CHIESA CATTOLICA, NO A CORSI YOGA PER INSEGNANTI

(ANSA) - ZAGABRIA, 15 LUG - La Chiesa cattolica croata ha lanciato un
appello contro un' iniziativa del Ministero della Pubblica istruzione
che prevede corsi facoltativi di yoga per gli insegnanti.
''Riteniamo inaccettabile che nelle scuole in questo modo vengano
introdotti contenuti che sono in contrasto con i valori generalmente
accettati e con la tradizione culturale europea'' spiega il Consiglio
permanente della Conferenza episcopale croata (Hbk) in un comunicato
citato dall'agenzia di stampa Hina. Lo scorso giugno il Ministero
della Pubblica istruzione, in una circolare, ha raccomandato alle
scuole croate di stabilire una collaborazione con l' associazione
''Yoga nella vita quotidiana'' con lo scopo di educare il personale
scolastico allo yoga. Il progetto dovrebbe avere inizio in autunno.
I vescovi sostengono che ''gli insegnati che decideranno di
frequentare il programma, necessariamente applicheranno lo yoga anche
lavorando con gli alunni'' e le conseguenze di cio', secondo il Hbk,
saranno incalcolabili. ''Lo yoga - dice il comunicato - e'
strettamente legato all'induismo, e inoltre, chiunque lo pratichi
diventa soggetto al suo insegnante, il guru''. L'appello, rivolto
all'opinione pubblica e al governo croato, invita in particolar modo i
genitori a ''non permettere che i loro figli vengano manipolati in
questo modo nelle scuole pubbliche''. (ANSA). COR*VD
16/07/2003 13:31

http://www.ansa.it/balcani/croazia/croazia.shtml

Here are the ones who destroyed your country

1. JUST REMEMBER: Tanjug 25 January 1991

2. Last prime minister of Yugoslavia breaks 12-year silence
(by Paul Mitchell - WSWS 11/11/03)


=== 1 ===


http://www.icdsm-us.org/yugoslavia_25january1991.html

Yugoslavia

How Croatian “Communists” Destroyed Yugoslavia

“FEDERAL DEFENCE SECRETARIAT ACCUSES CROATIAN MINISTERS OF PLOTTING
ATTACK ON JNA”

Tanjug
25 January 1991

Provided in English by The British Broadcasting Corporation, January
28, 1991. Copyright 1991 The British Broadcasting Corporation, BBC
Summary of World Broadcasts.

The key role concerning the acquisition of arms abroad, used to arm HDZ
[Croatian Democratic Community] members, was played by the
Croatian Ministers of Defence and of Internal Affairs - Martin
Spegelj and Josip Boljkovac respectively - as well as by former
Foreign Minister Zdravko Mrsic.

Their names, along with an explanation about their key role, were
emphasised in the half-hour programme on the arming of HDZ members
which Belgrade TV's First Channel broadcast this evening after the
news bulletin. The documentary, filmed by the Information Service
of the Federal Secretariat for National Defence and the Zastava
military film centre, was also offered, on an exchange basis, to
other TV studios in Yugoslavia.

The leading group responsible for the acquisition of arms abroad
included, according to what was shown and said on TV, Marjan
Balaban, head of the Cakovec Public Security Service, Ilija Dodig,
head of the Varazdin centre of the State Security Service, Zeljko
Tomljenovic, Under-Secretary for Defence Affairs, and Josip
Perkovic, Under-Secretary for State Security.

The programme, which had viewers ''glued'' to their TV sets, contained
authentic video material filmed both publicly and secretly, for
which reason some parts of the dialogue were more difficult to
hear and the speaker [as received] had to repeat them.

On several occasions during the programme the camera showed statements
by Croatian President Franjo Tudjman made at press conferences, at
which he had said that HDZ members should not be armed. After
this, however, we could see secretly recorded confidential talks
which refuted this.

The film also shows secret meetings between Minister Spegelj and two
young people. During these meetings held in a [private] house the
former Commander of the Fifth Military District and present
republican Defence Minister, retired Gen Martin Spegelj, announces
that they are ''at war with the army'', that ''80,000 Kalashnikovs
were acquired'' and that ''Slatina was packed with weapons''.

Some of the secretly filmed instructions issued by the Croatian Defence
Minister were, to put it mildly, astounding. Spegelj thus said on
one occasion that, when the time comes for it, bombs should be
thrown into the flats of officers of the JNA, members of their
families should be killed, and officers should not be allowed at
any price to reach their units alive. Those who are most extreme
should be killed on the spot in their barracks, and right in the
stomach, Minister Spegelj advised. The army will be cut to pieces,
the former Commander of the Fifth Military District threatens.

The Defence Minister was also precise when he talked about the
occupation of watchtowers. They should all be taken over.
Prisoners should be incarcerated and if the action lasts they
should be given food and water. Soldiers of the Albanian
nationality in such circumstances should be given five bullets
each.

The broadcast shows Spegelj saying that the Americans, two days after
the victory of Slobodan Milosevic in the elections in Serbia,
offered free help in [the form of] transporters and the complete
arming of 100,000 soldiers.

The authors of the documentary however also used part of an interview
which Spegelj gave to Croatian TV where the Croatian Minister of
Defence says of himself that he is an inveterate optimist. It is
better to negotiate for ten years than to engage in war, Spegelj
told Croatian TV viewers at that time.

Also broadcast was a secretly filmed statement by Minister Spegelj in
which he threatened that the inhabitants of Knin would be
butchered. According to what was broadcast, Josip Boljkovac,
Minister of Internal Affairs of Croatia, has a similar view of the
Knin problem. In a secretly filmed telephone conversation with a
collocutor whose identity is not given to viewers, he said that he
would go into Knin and that he would create an independent state
of Croatia at any price [possible allusion to the Independent
State of Croatia of the Second World War Ustasha].

The broadcast also shows Cazmatrans lorries which brought in the first
consignment of Kalashnikovs purchased in Hungary. It was alleged
that the importer is the Astra enterprise and that the consignment
contained 450 cases with over 4,500 Kalashnikovs. This consignment
of goods, the broadcast said, was safeguarded by members of the
Ministry of Internal Affairs on the territory of Hungary as well.
As this load did not pass unnoticed, the announcer stated, the
Federal Secretariat for National Defence drew the attention of
Hungarian organs to this but they received the reply that this was
a normal business transaction.

The announcer said that Hungary permitted the illegal residence of
Ministers Spegelj and Mrsic in their country, whilst deliveries of
weapons from military stores were continued with unusual rapidity.

Also broadcast were parts of a conversation with Goran Ribicic,
secretary of the Croatian Democratic Movement from Osijek, who
explained plans for the setting up of barriers on roads around
barracks, stressing that their aim is the break-up of the JNA, and
above all the confiscation of military resources and equipment.

The Secretary of the HDZ in Virovitica in an also secretly filmed
conversation in some house spoke about how actions were organised and
that the password would be ''Winter is coming - snow lies ahead''.


[Note Tanjug reported (in Serbo-Croat 2132 gmt 25 Jan 91) that the
programme was also broadcast by the television services of Novi
Sad, Pristina, Montenegro, Sarajevo and Skopje. It was not shown
on Croatian TV or Slovene TV.]


=== 2 ===


http://www.wsws.org/articles/2003/nov2003/milo-n11_prn.shtml

World Socialist Web Site www.wsws.org
WSWS : News & Analysis : Europe : The Balkans


The Milosevic Trial:
Last prime minister of Yugoslavia breaks 12-year silence


By Paul Mitchell, 11 November 2003

The last prime minister of Yugoslavia has broken his 12-year long
silence to speak in public about events during the breakup of his
country in the 1990s.

Ante Markovic was prime minister of the Socialist Federal Republic of
Yugoslavia (SFRY) between March 1989 and December 1991. He recently
appeared as a prosecution witness in the trial of former Serbian
President Slobodan Milosevic at the International Criminal Tribunal for
the former Yugoslavia (ICTY) at The Hague. For the last two years,
Milosevic has been on trial on charges of war crimes and genocide in
Kosovo, Bosnia and Croatia.

Markovic was the latest in a line of former Yugoslav leaders to appear
at the ICTY, all of whom have denied any responsibility for the civil
wars that erupted as the former Yugoslavia disintegrated. They all
blame Milosevic entirely. Of all those who have appeared at The Hague
so far to absolve themselves, Markovic could be truly said to have laid
the seeds for the break up of Yugoslavia.

He told the court he had started his career as an electrical engineer
and entered politics in 1982 after becoming a successful businessman.
For 24 years he was head of one of Yugoslavia’s largest companies, Rade
Koncar. He became a leading figure in the Yugoslavia Bank of Economic
Cooperation and then President of the Republic of Croatia. In 1989 he
was elected Prime Minister of the SFRY, a country saddled with debts of
$21 billion and inflation at thousands of percent. In 1990 he formed
his own political party, the Alliance of Reform Forces of Yugoslavia.

Markovic said the whole federal government was committed to his
“reform” programme—stabilisation, privatisation and democracy. He told
the court how “thunderous applause” and ovations greeted his
announcement at the Federal Assembly that the currency would become
convertible. However Markovic noted that some individuals complained in
private that his policies “would enrich the richer parts of the country
and would further impoverish the poorer parts.”

He was a favourite of the West and features prominently in the memoirs
of US ambassador to Belgrade Warren Zimmerman, who said Markovic was “a
man of large ego, [who] saw himself as a messiah for Yugoslavia. After
he became Yugoslav prime minister, his dynamism and supreme
self-confidence impressed visiting Westerners. The
financier-philanthropist George Soros, a shrewd judge of Eastern
European politicians, told me after a visit to Belgrade that Markovic
was one of the most remarkable leaders he had met.”

Markovic told Zimmerman he needed the clear support of the
administration of George Bush Senior and that “above all he wanted
money. How much? ‘Well’, he said with his infectious smile, ‘I’m
playing a big game, and it requires big money. I think four billion
dollars would be a good start to help a reform that’s going further
than anything in eastern Europe.’ ”

Reform in Yugoslavia did indeed go further than anywhere else in
eastern Europe regarding efforts to dismantle the state-run economy and
reintroduce capitalism. Within months half of the nation’s industry was
closed down, throwing two million workers out of their jobs. Nearly
65,000 companies were privatised. Money due to be paid to the
individual republics was frozen to pay off the national debt to
international creditors.

Markovic expressed surprise at the ICTY that his policies led to the
“struggle of everybody against everybody else”. When Milosevic (who is
conducting his own defence) suggested he played a significant role in
events having as prime minister “de facto and de jure control over the
federal government” for several years, Markovic insisted his office had
“very modest competencies” and that he was unable to do anything about
Yugoslavia’s disintegration. In one telling episode he pointed to the
form the disintegration took. He told the court how Milosevic demanded
the post of Interior Minister and thus control of the federal
intelligence services in Markovic’s new government in 1989. Markovic
said it was of little consequence since all the republics and the army
had their own intelligence services and everyone was bugging each other.

Markovic produced in court a tape he had received from Bosnian
president Alija Izetbegovic in 1991, purporting to show Milosevic
planning to send paramilitary units to Bosnia.

He described to the court how Yugoslavia descended into chaos as the
leadership in each republic and the Yugoslav People’s Army sought to
protect its own privileges. The Serbian National Bank transferred some
$2 billion from federal funds to itself. The authorities in Slovenia
and Croatia refused to pay taxes in to the federal budget, 81 percent
of which financed the army. With the working class out on the
streets—600,000 workers were on strike in Belgrade—the army
contemplated a military coup. The Army General Staff planned to arrest
the Slovenian and Croatian leadership and looked to Milosevic. Chief of
Staff General Veljko Kadijevic told Markovic, “Milosevic is the only
one fighting for Yugoslavia and who would back this up if it wasn’t for
him?” and offered to install Markovic as President.

Now that his reform programme had indeed produced the “struggle of
everybody against everybody else”, Markovic resigned and flew to
Austria in December of 1991. In his resignation speech he complained
that his Federal Executive Council was “completely incapable” of
preventing “the economic catastrophe” from “becoming deeper with the
growth of hyper-inflation, millions of people unemployed, the
production reductions, a great deal of poverty for millions of
people—the citizens of this country who are not to blame for any of
this—and which will necessarily lead to a social explosion of
unprecedented proportions.”

Copyright 1998-2003
World Socialist Web Site
All rights reserved

Da: "Klaus von Raussendorff"
Data: Dom 16 Nov 2003 11:18:42 Europe/Rome
Oggetto: Jugoslawien-Solidarität: NATO-Justiz gleicht NAZI-Justiz -
Geschichstfälscher angeklagt

Liebe Leute,

zum Ergebnis der zweiten serbisch-internationalistischen Demonstration
gegen das so genannte Internationale Straftribunal für das ehemalige
Jugoslawien in Den Haag am Samstag, den 8. November 2003, dokumentiere
ich:

NAZI- UND NATO-„JUSTIZ“: WIE SICH DIE BILDER GLEICHEN!
Rede von Klaus Hartmann am 8. November 2003 auf dem Plein in Den Haag
- A b d r u c k u n d V e r b r e i t u n g e r w ü n s c h t -
[ 1 ]

DAS FALSCHE TRIBUNAL
DER »FALL MILOSEVIC« IN DEN HAAG.
IMPERIALISMUS KONTRA VÖLKERRECHT
Von Cathrin Schütz
junge Welt vom 07.11.2003
http://www.jungewelt.de/2003/11-07/003.php
[ 2 ]

GESCHICHTSFÄLSCHER ANGEKLAGT
INTERNATIONALER PROTESTMARSCH IN DEN HAAG:
SLOBODAN MILOSEVIC »SYMBOL DES WIDERSTAND
Von Cathrin Schütz, Den Haag
junge Welt vom 10.11.2003
http://www.jungewelt.de/2003/11-10/004.php
[ 3 ]



Z u d e n T e x t e n :

1. Klaus Hartmann zieht in seiner Rede in Den Haag einen beklemmenden
aber zugleich erhellenden Vergleich zwischen Nazis und NATO, zwischen
den „Anklagen“ gegen Dimitroff und gegen Milosevic. Er zeigt, dass die
NATO-Regierungen internationale „Strafjustiz“ zu einem Instrument der
Vorbereitung und Rechtfertigung von Gewalt und Krieg gemacht haben und
damit offen faschistische Methoden praktizieren, und dies in Den Haag,
einer Stadt, die mit bedeutenden Entwicklungen des Rechts verbunden ist
und
angesehene Rechtsinstitutionen wie den Internationalen Gerichtshof
beherbergt.
Nach meiner Meinung ist eine weitere Parallele, die sich aus der Rede
von Klaus Hartmann ergibt, heute wie 1933 die Blindheit deutscher
Juristen und ihrer Berufsorganisationen gegenüber der Faschisierung des
Rechts - von Ausnahmen wie Prof. Norman Paech natürlich abgesehen. Ohne
stärkere
kritische Auseinandersetzung von Rechtslehrern und Rechtspraktikern mit
dem Haager Tribunal werden dessen Praktiken unweigerlich verheerende
Folgen für die Rechtspraxis aller Staaten haben.

2. Cathrin Schütz zeigt anhand zahlreicher US-amerikanischer Quellen,
wie die Regierung der USA das Haager Tribunal als Instrument gegen die
Opfer imperialistischer Aggression handhabt und gleichzeitig jede
Möglichkeit strafrechtlicher Sanktionen gegen Vertreter der USA, des
Ursprungslands des
Verbrechens des Krieges und der bei weitem schwersten Kriegsverbrechen,
mit politischen, diplomatischen und sogar militärischen Mitteln zu
verhindern sucht.

3. Der Bericht von Cathrin Schütz erwähnt auch die wichtige Rolle,
welche die Serben der Diaspora in Westeuropa bei der Demo gespielt
haben: »Die Aggressoren sollen unsere Geschichte nicht schreiben«,
verlangen in Den Haag vor allem Menschen aus der jugoslawischen
Diaspora: Für sie erklärte Misha Gravilovic aus Großbritannien: »Wir
wollen unsere Identität, Würde und Geschichte, die für uns serbisch,
aber auch jugoslawisch sind, verteidigen. Genau dafür setzen sich
Milosevic, aber auch andere Gefangene im Haager Tribunal ein.« Die im
Ausland lebenden Jugoslawen könnten nicht viel dazu beitragen, »das
okkupierte Land zu befreien. Wir haben keine Waffen, nicht viel Geld,
keine TV-Sender.« Doch ließen sich die Jugoslawen ihre Geschichte nicht
nehmen, so Gravilovic.“

Bilder von der Demo von Alant Jost (Tel.:++ 49 (0) 30 8228658) unter:

http://mona-lisa.org/slobo

Mit internationalistischen Grüßen
Klaus von Raussendorff

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Anti-Imperialistische Korrespondenz (AIK), Redaktion: Klaus von
Raussendorff
Postfach 210172, 53156 Bonn; Tel.&Fax: 0228 - 34.68.50;
Email: redaktion@...

AIK-Infos können auf der Seite der AIK http://www.aikor.de
unter "Info-Dienst der AIK" runtergeladen werden
Webmaster: Dieter Vogel, Email: webmaster@...

Wer die AIK nicht empfangen möchte, schicke bitte eine Mail mit dem
Betreff "unsubscribe" an redaktion@...


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[ 1 ]

NAZI- UND NATO-„JUSTIZ“: WIE SICH DIE BILDER GLEICHEN!

Rede von Klaus Hartmann am 8. November 2003 auf dem Plein in Den Haag

Freundinnen und Freunde! Bürgerinnen und Bürger!

Wir demonstrieren heute zum zweiten Mal in diesem Jahr für die
Auflösung des Haager Jugoslawien-„Tribunals“. Wir demonstrieren für die
sofortige Freilassung von Slobodan Milosevic, wir demonstrieren für die
Freilassung aller politischen Gefangenen der NATO! Wir fordern nicht
die Freilassung von Kriminellen, im Gegenteil, wir fordern die
Inhaftierung und Verurteilung der Kriegsverbrecher, die Jugoslawien
zerstört haben:

• die Führer der NATO-Staaten gehören hinter Gitter –

• Freiheit und Wiedergutmachung für ihre Opfer!

Unser Protest richtet sich nicht dagegen, dass die niederländische
Regierung und diese Stadt Den Haag Gerichtshöfe der Vereinten Nationen
beherbergen. Es ehrt diese Stadt und dieses Land, dem Internationalen
Gerichtshof und dem Internationalen Strafgerichtshof Gastrecht zu
gewähren. Aber dieser gute Ruf wird beschädigt durch das so genannte
ad-hoc-Tribunal über Jugoslawien, das keine Institution des Rechts ist,
sondern ein Instrument der politischen Erpressung, der fortwährenden
Aggression der USA und der anderen NATO-Staaten gegen die Völker des
Balkan. Dieses angebliche Gericht wurde dieser Stadt als Kuckucksei ins
Nest gelegt, gelegt von dem hässlichen Vogel
Madeleine Albright, die deshalb „Mutter des Tribunals“ genannt wird.

Dieses angebliche Gericht wurde von einem dazu nicht befugten Gremium
auf nicht vorhandener Rechtsgrundlage, also: illegal gegründet, es wird
illegal finanziert, es ist ein Sinnbild des permanenten
Völkerrechtsbruchs. Diese Illegalität ist eine Illegalität von Anfang
an, sie ist nicht heilbar, sie führt zur Nichtigkeit von Anfang an, und
deshalb zwingend zu unserer Forderung:

• sofortige Auflösung –

• Annullierung aller so genannten Urteile –

• Freilassung und Haftentschädigung der ohne Rechtsgrundlage
Inhaftierten!

Unser Protest findet in einer Zeit statt, die für Antifaschisten auf
der ganzen Welt durch Tage des Gedenkens und der Mahnung gekennzeichnet
ist.

Die Nacht des 9. November vor 65 Jahren ist ein solcher Anlass, denn
1938 eskalierte die jahrelange rassistische antijüdische Kampagne in
einer Orgie der Gewalt, der Reichspogromnacht, von den Nazis
Reichskristallnacht genannt. Und: die Nazis machten anschließend die
jüdischen Opfer verantwortlich für die Gewaltexzesse und Zerstörungen –
indem sie von den Opfern die Bezahlung der Schäden verlangten! Das
erinnert stark an die jüngsten Ereignisse auf dem Balkan!

Die Faschisten prägten damals auch das Feindbild von den „slawischen
Untermenschen“ – und an dieses Feindbild knüpften westliche Medien
Anfang der 1990er Jahre umstandslos an – mit ihrer Anti-Serben-Hetze.
Auch diese
jahrelange Anti-Serben-Hetze war rassistisch, auch sie eskalierte in
einer Gewaltorgie, der NATO-Aggression 1999.

Zur Geschichtsschreibung der Aggressoren gehört das verbreitete Bild,
dass die Serben die Aggressoren sein sollen – z.B. gegen die Kroaten.
Dass kroatische Separatisten aber, lange vor dem international
wahrgenommenen Kriegsbeginn, die Kristallnacht nachahmten, als
dalmatinische Kristallnacht,
am 2. Mai 1991 organisiert Jagd auf Serben machten und abschlachteten,
dazu die alten faschistischen Ustascha-Lieder sangen, Fahnen mit den
Hakenkreuz schwenkten, das auf kroatisch wie ein Schachbrett aussieht –
von dieser Kristallnacht weiß natürlich kein hirngewaschener westlicher
Medienkonsument, und natürlich steht sie im Zirkus del Ponte auch nicht
zur Debatte.

Vor genau 70 Jahren, vom September bis Dezember 1933, fand in Leipzig
der so genannte Reichtagsbrandprozess gegen Georgi Dimitroff und seine
Genossen Blagoj Popow und Wassil Tanew statt.

Die deutschen Faschisten wollten diese Prozessfarce vor dem Leipziger
Reichsgericht zur Kriminalisierung aller ihrer Gegner und zur
Legitimierung und Konsolidierung ihrer Diktatur nutzen. Die deutschen
Faschisten hatten den Reichstag in Brand gesetzt, um die Kommunisten
der Brandstiftung zu
beschuldigen. Wie sich die Bilder gleichen! Die NATO hat Jugoslawien
zerschlagen, um die Verteidiger Jugoslawiens der Zerstörung
Jugoslawiens zu beschuldigen.

Wie sich die Bilder gleichen: In Leipzig maßten sich die
Nazi-Brandstifter an, über die Opfer des faschistischen Terrors zu
Gericht zu sitzen. In Den Haag maßen sich die NATO-Aggressoren an, über
die Opfer ihrer Aggression zu Gericht zu sitzen.

Wie sich die Bilder gleichen: In Leipzig versuchte das Reichsgericht,
Georgi Dimitroff nicht zu Wort kommen zu lassen, sondern ausschließlich
ihm gestellte Fragen beantworten zu lassen. In Den Haag versuchte der
so genannte Richter May, unangenehme Fragen für „irrelevant“ zu
erklären und Slobodan Milosevic das Mikrofon abzudrehen.

Wie sich die Bilder gleichen: Die Faschisten versuchten, Georgi
Dimitroff im Gefängnis völlig zu isolieren, und von allen Kontakten zur
Außenwelt, insbesondere seinen Genossen abzuschneiden. Das Haager so
genannte Tribunal versucht, Slobodan Milosevic nicht nur den Besuch
durch Familienangehörige, sondern auch durch seine Genossen zu
verweigern.

Wie sich die Bilder gleichen: Als Lehr- und Schauprozess zugunsten der
faschistischen Diktatur hatten die Nazis den Leipziger Prozess geplant.
Ein Sonderpostamt wurde gegenüber dem Gerichtsgebäude eingerichtet, von
den
Verhandlungen gab es Original-Übertragungen …- aber, wie in Den Haag,
nur am Anfang des „Prozesses“!

Wie sich die Bilder gleichen: Genau heute vor 70 Jahren, am 8. November
1933, trat Joseph Goebbels, der Nazi-Propagandaminister im „Prozess“
gegen Georgi Dimitroff auf – und erlebte ebenfalls seine totale
Niederlage. Gegen Slobodan Milosevic haben die Propaganda-Chefs Rudolf
Scharping, Tony Blair, Madeleine Albright und Jamie Shea bisher
gekniffen. Aber die dritte Garnitur – Holbrooke, Petritsch, Ashdown und
Mesic, haben sich als Westentaschen-Goebbels bewähren dürfen, und zwar
ebenso erfolglos.

Wie sich die Bilder gleichen: In Leipzig ließen die Nazis
Polizeispitzel, Kriminelle und Agenten gegen Georgi Dimitroff aussagen.
In Den Haag kommen UCK-Terroristen, CIA-Agent William Walker und
NATO-General Naumann zu Wort.

Wie sich die Bilder gleichen: Die deutschen Faschisten brachten in
Zuchthäusern und Konzentrationslagern eingesperrte Antifaschisten in
den Leipziger Gerichtssaal – und versprachen ihnen die Freiheit, falls
sie gegen Georgi Dimitroff falsch aussagten. Nach dem gleichen Muster
versucht das Tribunal, Angeklagte durch „Deals“ zur Falschaussage zu
drängen. Und die Belgrader Handlanger des Tribunals versprachen Rade
Markovic nicht nur die Freiheit, sondern ein Leben mit neuer Identität
und Reichtum. Auch Rade Markovic spielte nicht mit, und für seine
Standhaftigkeit wurde er sofort
ins Belgrader Gefängnis zurückgebracht.

Wie sich die Bilder gleichen: Zur Überraschung und zum Entsetzen des
Leipziger Gerichts gelang es Georgi Dimitroff, dem Prozess einen
politischen Charakter zu geben. Genauso entsetzt sind die heutige
Oberreichsanwältin del Ponte, die Herren Nice und May sowie ihre
medialen Hofberichterstatter, dass Slobodan Milosevic die
geschichtsfälschenden und rassistischen Medienmanipulationen mit
alternativen Geschichtslektionen zurückweist.

Wie sich die Bilder gleichen: Georgi Dimitroff durchkreuzte die Pläne
der Faschisten für einen Schauprozess gegen den Kommunismus, indem er
den Prozess in eine Anklage gegen den Faschismus verwandelte. Slobodan
Milosevic durchkreuzt die Pläne der NATO-Ankläger, indem er diese auf
die Anklagebank setzt, wie selbst tribunalfreundliche Medien
entgeistert zugeben müssen.

Wie sich die Bilder gleichen: Georgi Dimitroff deckte auf, dass
Reichtagsbrandstiftung und Reichtagsbrandprozess zwei Bestandteile
einer einzigen Provokation der Faschisten sind, und die geheime
einheitliche Regie von Brandstiftung und Anklage bezeichnete er
sarkastisch als „Heiligen Geist“. Heute weist Slobodan Milosevic nach,
dass Aggressoren und Ankläger aus dem selben Stall kommen und dieses so
genannte Tribunal direkt dem Waffenarsenal der NATO zur Versklavung der
Völker entstammt.

Wie sich die Bilder gleichen: „Die Neue Weltordnung“ steht seit Anfang
der 1990er Jahre auf dem erklärten Programm der USA und ihrer
Komplizen. Wer erinnert sich, wer weiß, dass es 60 Jahre vorher fast
genauso hieß: Nuovo Ordine Europeo, die Neuordnung Europas – sie war in
aller Munde, das erklärte Programm der faschistischen Achsenmächte!

Viele Bilder gleichen sich, aber es gibt auch Unterschiede: 1933
machten die Faschisten keinen Hehl daraus: ihnen ging es um die
Abrechnung mit dem Kommunismus und um die eigene unumschränkte
Herrschaft. Heute jammern die Aggressoren über
Menschenrechtsverletzungen und Kriegsverbrechen, um ihre
Unterwerfungsfeldzüge zu tarnen, die Scheinheiligkeit feiert Triumphe.
Nur selten lassen sie die Katze aus dem Sack:

Der Staatstreich gegen Milosevic im Oktober 2000 galt in den
NATO-Hauptsädten plötzlich nicht mehr als Sieg über den „serbischen
Nationalismus“, auf ein Mal war der „letzte kommunistische Staat in
Europa“ verschwunden.

Als vor wenigen Wochen Alia Izetbegovic zu Grabe getragen wurde, da
jammerten die Nachrufe, er habe „sein wichtigstes Lebensziel nicht
erreicht“! Und das war – nichts anderes als „die Vorherrschaft der
Muslime in Bosnien“! Kein Ton mehr vom angeblichen Multi-Kulti-Idyll,
das dem Herrn zu Kriegszeiten als Ziel angedichtet wurde.

Ist es zu fassen? da kommt mal zufällig ein Stückchen Wahrheit ans
Licht – und obwohl damit genau die Mär von der angeblichen „Aggression
der Serben“ in Bosnien Lügen gestraft wird – merkt es praktisch niemand!

Wie soll es nun nach dem Spielplan im Zirkus del Ponte weitergehen?

Ein renommierter Völkerrechtler in den Niederlanden, Prof. Paul de
Waart, hat unlängst im Fernsehen dieses Landes festgestellt, dass die
Verhandlungen bereits einen Monat nach Beginn aus Mangel an Beweisen
hätten eingestellt werden müssen. Dass dies nicht geschehen ist,
spricht Bände, und es macht insbesondere klar, dass wir es nicht mit
einem Gericht, sondern mit politischen Auftragnehmern der NATO zu tun
haben.

Also wird nach der Halbzeit der „Anklage“ die Halbzeit von Slobodan
Milosevic beginnen. Nachdem die „Anklage“ 3 bis zu fast 8 Jahren Zeit
für ihre Ermittlungen hatte, hat Slobodan Milosevic eine
Vorbereitungszeit von zwei Jahren gefordert – in Freiheit, mit Zugang
zu Archiven, Zeugen, Kommunikationsmitteln. Die Antwort des
vermeintlichen Gerichts ist bekannt: drei Monate, aber in der Zelle,
genauer besehen aber nur 6 Wochen: danach soll Slobodan Milosevic schon
die komplette Zeugenliste mit Angabe der
Aussageschwerpunkte vorlegen. Der Grundsatz der Waffengleichheit ist
ein elementarer, anerkannter und international gültiger Grundsatz im
Rechtswesen. Dieses saubere „Tribunal“ tritt auch diesen Grundsatz in
unübertrefflicher Dreistigkeit mit Füßen, macht damit auch dem Letzten
völlig klar: Hier steht ein Mann allein gegen den riesigen
ausgehaltenen Apparat, gegen die ganze Halbwelt der NATO. Eine
Unverfrorenheit und ein neuer Beweis, dass diese Institution nicht im
Entferntesten etwas mit Recht zu tun hat.

Wir sind stolz darauf, dass der Gründer unseres Internationalen
Komitees zugleich Vorsitzender der Antifaschisten Bulgariens, im Lande
Georgi Dimitroffs ist. Prof. Velko Valkanov kommentierte trefflich: „Es
ist keineswegs überraschend, dass die Richter Herrn Milosevic eine so
geringe Zeit zur Vorbereitung seiner Verteidigung gewährt haben. Sie
sind keine wirklichen Richter. Wenn das Tribunal kein legitimes Gericht
ist, wie können diese Leute wahre Richter sein? Sie haben eine
politische Aufgabe zu erfüllen. Sie sind die ausführenden Organe einer
politischen Rache – einer Rache an jenen, die den Mut hatten, den
Weltmachthabern zu widersprechen. Die angeblichen Richter von den Haag
sind eigentlich Helfershelfer der Verbrecher der NATO. Die Art und
Weise ihres Benehmens im Prozess beweist ihre anti-juristische Natur.“

Auch der Umgang dieses so genannten Tribunals mit den gesundheitlichen
Belangen seiner Opfer spricht Bände, und er spricht insbesondere allen
einschlägigen UN-Konventionen Hohn. Nachdem ein niederländischer
Kardiologe
Hochdrucknotfälle und die Gefahr von Organschäden, Herzinfarkt,
Hirnschlag und Tod feststellte, höhnte Racheengel del Ponte am 18.07.03
in der Neuen Zürcher Zeitung: „Es geht ihm gesundheitlich sehr, sehr
gut. Viele Menschen leiden mit 60 Jahren oder mehr an einem zu hohen
Blutdruck.“ Mehr
Sensibibilität war von dieser Kreatur wohl nicht zu erwarten, aber sie
setzte noch hinzu: „Wir schonen ihn nicht. – Ich hoffe nicht, dass Sie
diesen Eindruck haben“! Wie soll man das nennen – einen
Justizmordversuch? Welch ein Abgrund tut sich da auf? Ein Abgrund von
Zynismus, von purer
Menschenverachtung! Auch dies ist ein bekanntes Bild: es ist der
Zynismus, den wir von den faschistischen Folterknechten kennen.

Am Vidovdan, am 28. Juni sagte ich zum Abschluss meiner Rede vor dem
ehemaligen Nazi- und heutigen NATO- Gefängnis in Scheveningen:

„Sie werden nicht durchkommen! Die Sklavenhalter waren noch nie Sieger
der Geschichte!“

Unsere Demonstration heute steht unter der Losung:

„Wir werden den NATO-Aggressoren nicht erlauben, unsere Geschichte zu
schreiben!“

Die NATO-Mächte klammern sich deshalb an die Rachejustiz des Zircus del
Ponte, um ihre Wahrheit, ihre Deutung der Wirklichkeit, ihre Version
der Geschichte zur Alleinseligmachenden, zur einzigen, zur
Monopolwahrheit zu
machen, für alle und ewig und für alle Zeiten festzuschreiben. Sie
werden genauso wenig durchkommen wie die deutschen Faschisten, deren
1000 jähriges Reich schon nach 12 Jahren zu Ende war!

1933 schrieben Kommunisten und Antifaschisten das „Braunbuch über
Reichstagsbrand und Hitlerterror“. Es ist ein hervorragendes Dokument
internationaler antifaschistischer Solidarität. Es war die zentrale und
schärfste Waffe gegen die Lügengebäude und Fälschungen der Faschisten,
es war Geschichtsschreibung von unten, zur Aufklärung der Bevölkerung
über die Wahrheit der faschistischen Barbarei, die wirkliche
Geschichte. Lasst uns diese Tradition des Antifaschismus und
Internationalismus wieder aufgreifen:
Schreiben wir nach dem Vorbild des Braunbuch über Reichstagsbrand und
Hitlerterror das Schwarzbuch über Jugoslawien-Zerschlagung und
NATO-Terror.
Tragen wir dazu bei, die Wahrheit über die Hintermänner des Tribunals,
die Dunkelmänner der NATO, zu verbreiten. Verbreiten wir die Wahrheit
über den gerechten Kampf des serbischen Volkes, die Wahrheit über den
heldenhaften
Widerstand gegen die NATO-Aggression – als Ansporn für den weiterhin
notwendigen Widerstand gegen die neuen Weltordner.

SLOBODA hat es klassisch formuliert: Slobodan Milosevic wird uns in
unserem Kampf helfen, wenn wir ihm jetzt helfen! Verbreiten wir den
Original-Ton von Slobodan Milosevic – er ist, wie im „Tribunal“ der
Toningenieur May, die Funkstille der Medien und das Schweigen im
Blätterwald zeigt, eine
gefürchtete Waffe gegen den Imperialismus. Unser Kampf für die Freiheit
von Slobodan Milosevic steht in der Tradition des Kampfes gegen
Faschismus und Krieg.

Die zentrale Lehre, der Schwur nach der Befreiung von der Barbarei
mündete in die Losung „Nie wieder Faschismus – nie wieder Krieg!“. Sie
wurde am 24. März 1999 geschändet. Nie wieder Faschismus – nie wieder
Krieg! Dies ist uns Verpflichtung und bleibt unsere Verpflichtung. Dies
verbindet uns mit den antifaschistischen und antimilitaristischen
Kämpfern aller Generationen.

Antifaschismus ist nicht nur das Gedenken an die Vergangenheit,
Antifaschismus ist nicht rückwärts gewandt. Antifaschismus heißt,
entsprechend der Erkenntnis von Georgi Dimitroff, heute wie damals:
Kampf gegen die aggressivsten Kräfte des internationalen Finanzkapitals
und ihre
Weltherrschaftspläne!

Deshalb ehren wir das Andenken von Georgi Dimitroff, wenn wir die
Widerstandskämpfer gegen die neuen Weltherrscher verteidigen.

Und wir wiederholen unser Versprechen vom 28. Juni: Wir kommen wieder!

Freiheit für Slobodan! Freiheit für Jugoslawien!

Freiheit und Gleichheit für alle Völker!

Nie wieder Faschismus – nie wieder Krieg!


********************************************************************
[ 2 ]

junge Welt vom 07.11.2003

http://www.jungewelt.de/2003/11-07/003.php

DAS FALSCHE TRIBUNAL
DER »FALL MILOSEVIC« IN DEN HAAG.
IMPERIALISMUS KONTRA VÖLKERRECHT

Von Cathrin Schütz

* Am Samstag findet im niederländischen Den Haag die zweite
internationale Demonstration gegen das Tribunal für Kriegsverbrechen im
ehemaligen Jugoslawien und für die Freilassung von Slobodan Milosevic
statt. Anhand selten zu hörender Argumente aus dem Munde
US-amerikanischer Politiker, Experten und Journalisten zeigt Cathrin
Schütz, warum der Kampf gegen das Tribunal zu unterstützen ist.

»Im… Schauprozeß gegen den ehemaligen serbischen Staatsführer Slobodan
Milosevic hatte Chefanklägerin Carla del Ponte im Jahr 2001 ...
geäußert, daß im Falle Kosovos keine Anklage wegen Völkermord gegen
Milosevic vorläge, ›weil es dafür keine Beweise gibt‹. Was hat das
Gericht in diesem Falle des Mangels an Beweisen getan? Es hat einfach
ein grundlegendes Prinzip der Auslieferungsbestimmungen mißachtet und
verkündet, Milosevic wegen anderer Verbrechen anzuklagen als jener,
wegen deren er ausgeliefert
wurde. Dann fügten sie der Kosovo-Anklage zwei Anklagepakete – Bosnien
und Kroatien – nachträglich hinzu.

Die Auslieferung war nichts anderes als Kidnapping. Milosevic wurde auf
einen NATO-Flugplatz in Bosnien verschleppt, von wo er nach Den Haag
geflogen wurde, nachdem die Vereinigten Staaten der Regierung in
Belgrad Millionen Dollar Hilfsgelder versprochen hatten. Die nationale
Souveränität
wurde völlig mißachtet, da das jugoslawische Verfassungsgericht
entschieden hatte, die Auslieferung sei illegal und verfassungswidrig.

Der Milosevic-Prozeß in Den Haag zeigt, daß selbst eine Fassade von
»Rechtstaatlichkeit« nur mit Mühe gewahrt wird. Wir haben alle die
Arroganz der Richter im Prozeß gesehen, die Milosevic mehrfach das
Mikrofon in der Mitte des Satzes abdrehten. Es werden anonyme Zeugen
vorgeführt und
geheime Aussagen zugelassen. Bis jetzt hat die Anklageseite versucht,
Zeugen vorzuführen, die auf der Gehaltsliste des Tribunals selbst
stehen, wie im Falle von Besnik Sokoli. Bei anderen Zeugen hat sich
ihre Zugehörigkeit zur UCK herausgestellt, jener bewaffneten Einheiten,
die im Kosovo die Rebellion anführten. Erinnern Sie sich, Milosevic
wurde wegen Kosovo und nur wegen Kosovo angeklagt, aber die Schwäche
des Falles zwang das Gericht, weitere Anklagen aus anderen Ländern
dranzuhängen. Jetzt, nachdem sich Milosevic im
Führen seiner Kreuzverhöre als professionell erweist, versucht die
Anklageseite, die Richter dazu zu bewegen, Milosevics Möglichkeiten in
den Kreuzverhören einzugrenzen. Das kollidiert mit (US-amerikanischem)
Beweisrecht, nach dem der Verteidigende berechtigt ist, das Kreuzverhör
fortzusetzen, so lange es für seine Aussage relevant erscheint.«1)

Die Doppelmoral der USA

Soweit die Analyse von Ron Paul aus Texas, Abgeordneter des
US-amerikanischen Kongresses. Mit Verweis auf die illegalen Praktiken
des Jugoslawien-Tribunals (ICTY) hat er vor einem Beitritt seines
Landes zum 2002 gegründeten Internationalen Strafgerichtshof (IStGH)
gewarnt und bei dieser Gleichsetzung unterschlagen, daß es sich im
Falle des IStGH um eine völkerrechtlich legale Institution handelt,
ganz im Gegensatz zum Ad-hoc-Tribunal für Jugoslawien. Die Sorge, der
Milosevic-Fall könnte als Präzedenzfall für den neuen IStGH
herangezogen und amerikanische Staatsführer oder Militärs vor Gericht
gestellt werden, ließ den Abgeordneten im Vorfeld der Errichtung des
IStGH deutliche Worte sprechen: »Es ist sehr angenehm für die
Unterstützer dieses Internationalen Strafgerichtshofes, daß es den
hochkarätigen Testfall im Jugoslawien-Tribunal gerade gegen den
weitreichend verleumdeten Slobodan Milosevic gibt. Sie konnten auf
keinen besseren Fall hoffen. Jeder Angriff auf das Tribunal wird sofort
als Verteidigung Milosevics niedergemacht. Es ist illustrativ für uns,
einen Blick darauf zu werfen, wie der Milosevic-Fall vorgebracht wird.
Heute ist es Milosevic, aber morgen kann es jeder von uns sein.«

Obwohl die Gegner des IStGH eine verdrehte Rechnung aufmachen, wenn sie
den faktischen politischen Mißbrauch des ICTY auf den IStGH übertragen,
wobei nach ihrer Lesart jede Anklage eines US-Amerikaners ein
politischer Mißbrauch wäre, bietet die Debatte um den neuen Gerichtshof
klare Erkenntnisse über das (Un-) Rechtsverständnis der Weltsupermacht.
Ob man nun ein Befürworter oder Gegner des IStGH ist, es biete sich an,
die imperialistischen Staaten an ihrer eigenen (Doppel-) Moral zu
messen.

Der Alptraum jedes Amerikaners

Ron Paul: »Der IStGH wird dem Modell der Tribunale folgen. Er ist der
Alptraum eines jeden Amerikaners. Daher müssen wir der ganzen Welt vor
Augen führen, ob wir nun dem IStGH beitreten oder nicht, daß die
Vorgänge in Den Haag zeigen, daß (das Tribunal) einem korrupten Gericht
ohne Gerechtigkeitssinn gleicht.«

Der Tenor lautet: Ein Gerichtshof, der US-Bürgern keine Amnestie
bietet, ist eine »Gefahr für die nationale Sicherheit der USA« – in
Anbetracht der aggressiven Kriegspolitik der USA eine verständliche
Sorge der Machthaber.
So stellte Noam Chomsky schon Jahre vor dem Angriff auf die
Bundesrepublik Jugoslawien fest: »Alle amerikanischen Präsidenten seit
dem Zweiten Weltkrieg (waren) entweder ausgesprochene Kriegsverbrecher
oder in ernsthafte Kriegsverbrechen verwickelt.«

Die von der Clinton-Regierung erzwungene Auslieferung Milosevics an das
Haager Tribunal ließ in den USA die Warnsignale ertönen. So schrieb die
Washington Times: »Nichts zeigt die Doppelmoral unserer Position
besser. Wir
ignorieren internationale Gerichte, aber wenn es uns paßt, benutzen wir
sie, um jene zu bestrafen, die wir nicht mögen«.2) In Anbetracht der
bevorstehenden Gründung des IStGH sei zu fragen, ob gerade die USA die
erste Anklage eines Staatsführers vor einem internationalen Gericht
unterstützen sollten, wenn damit womöglich eine Büchse der Pandora
geöffnet werde: »Mit unserer Macht und unserem Geld haben wir den
Präzedenzfall geschaffen, um einen Staatschef vor ein
außerterritoriales Tribunal zu stellen. Das ist ein außergewöhnlicher
Schritt für ein Land, das routinemäßig andere souveräne Staaten
bombardiert und ohne Kriegserklärung seine Streitkräfte in ihrem
Territorium stationiert ... Wir befürworten das Prinzip des Rechts der
Stärke, weil wir die Stärke haben ... Die Clinton-Regierung stellte
sich auf die Seite der (UCK-) Separatisten, die den Konflikt mit
Serbien begannen, als sie Serben im Kosovo ermordeten, einer historisch
zu Serbien gehörenden Provinz. Anstatt die im Drogenhandel führenden
Separatisten zu verurteilen, haben wir uns gegen Herrn Milosevic
gestellt ...«

Ungeachtet des US-amerikanischen Widerstands nahm der 1998 in Rom
vereinbarte IStGH Mitte 2002 seine Arbeit auf, nachdem seine Statuten
von 60 Staaten ratifiziert wurden. Die Bedenken der amerikanischen
IStGH-Gegner erwiesen sich als unbegründet. Ganz im Sinne ihres
hegemonialen Anspruchs lehnt es die Regierung der USA ab, sich einer
internationalen Jurisdiktion, der sich die USA zu fügen hätten,
unterzuordnen.

Weder Clinton noch sein Nachfolger Bush legten dem Kongreß das Abkommen
von Rom, das von den USA am 31.12.2000 in letzter Minute unterzeichnet
wurde, zur Ratifizierung vor. Statt dessen vereinbaren die USA,
bisweilen auch mit erpresserischen Methoden, mit IStGH-Mitgliedsstaaten
bilaterale Abkommen, um US-Bürger grundsätzlich vor Anklagen zu
bewahren. Sollte ein US-Bürger dennoch vor den IStGH gestellt werden,
greift das »Haag-Invasion-Gesetz«3) :
Die am 2. August 2002 durch Unterschrift des amerikanischen Präsidenten
in Kraft getretene Order »autorisiert den Einsatz militärischer Gewalt,
um jeden US-Bürger oder Bürger eines Alliiertenstaates zu befreien, der
vor das Haager Gericht gestellt wird«, so Human Rights Watch.

Neu ist es nicht, daß sich die USA einem internationalen Gericht, das
sie nicht vollends kontrollieren, entziehen. Auch dem Internationalen
Gerichtshof (IGH) in Den Haag, der 1945 von der UNO ins Leben gerufen
wurde, ist dieses Schicksal widerfahren. Seit der IGH einer Klage
Nicaraguas gegen die USA stattgab und diese 1986 für schuldig erklärte,
haben sich die USA der Rechtsprechung des IGH entzogen. Die Vereinigten
Staaten mißachteten das Urteil, indem sie den Contras in Nicaragua ihre
Unterstützung weiter gewährten, obwohl der Gerichtshof festgestellt
hatte, daß dies völkerrechtswidrig sei. Die USA erklärten den IGH für
nicht zuständig und kündigten ihm die Freundschaft.

Cynthia A. McKinney, Kongreßabgeordnete aus Georgia: »Nach den
Luftangriffen auf Jugoslawien beschuldigte Amnesty International die
NATO der ernsthaften Verletzung von Kriegsgesetzen bei der Durchführung
ihrer Operation Allied Force 1999. Nicht überraschend hat ... das ICTY
es abgelehnt, in dieser Sache zu ermitteln. Keine Gerechtigkeit für
Hunderte getötete Zivilisten im NATO-Bombenhagel. Diese und andere
zerstörte Leben können einfach als ›Kollateralschaden‹ abgeschrieben
werden. ... Unsere eigene Regierung stellt sich weiterhin gegen den
Internationalen Strafgerichtshof..., hauptsächlich wegen der Aussicht,
daß US-Bürger vor das Gericht gestellt werden könnten. Was sind also
die neuen Standards für internationale Gerechtigkeit in der Welt? Daß,
wenn du eine erste Weltmilitär- und Wirtschaftsmacht bist, du
Splitterbomben auf zivile Wohngebiete werfen kannst, oder zivile Züge
oder Brücken in die Luft jagen kannst, oder die Elektrizitäts- und
Wasserversorgung anderer unter Straffreiheit zerstören kannst? Aber
wenn du kein Mitglied dieses Eliteclubs bist oder einer ihrer
Alliierten, dann bist du US- und UNO-Sanktionen ausgesetzt, als
›Kriegsverbrecher‹ oder ›Terrorist‹ gebrandmarkt, oder wirst in eine
›Achse des Bösen‹ gesteckt?« 4)

So wie der Westen Menschenrechtsverletzungen je nach seiner eigenen
Interessenlage begeht oder übersieht, braucht er juristische
Institutionen, die sich dem imperialen Herrschaftssystem fügen. Um eine
solche handelt es sich im Falle des ICTY.

Nachdem westliche Staaten, allen voran Deutschland, die USA, Österreich
und der Vatikan, bei der Zerschlagung Jugoslawiens eine aktive Rolle
gespielt haben, für die Sezessionskriege mitverantwortlich sind und im
Rahmen der NATO 1999 einen Aggressionskrieg gegen Jugoslawien geführt
haben, sind sie folglich keine unabhängigen Akteure, die über die
Verbrechen im ehemaligen Jugoslawien unparteiisch richten könnten.
Trotzdem haben sie, angeführt von der Regierung der USA, 1993 die
Einrichtung des ICTY als erstes Ad-hoc-Tribunal im UNO-Sicherheitsrat
erzwungen, um Individuen wegen Kriegsverbrechen und Verbrechen gegen
die Menschlichkeit zu verfolgen – nicht aber für Verbrechen gegen den
Frieden. Der Vorsitzende Richter im Fall Milosevic, Richard May, stammt
aus dem NATO-Land Großbritannien, genau wie der federführende Ankläger,
Geoffrey Nice.

Das ICTY hat praktisch die ganze politische und militärische Führung
der Bundesrepublik Jugoslawiens und Serbiens angeklagt, während von
andere Nationalitäten (Kroaten, bosnische Muslime, Albaner) keine
führenden Kräfte angeklagt sind. Das Tribunal folgt damit der
offiziellen politischen Haltung der westlichen Regierungen, wonach die
serbische Seite die Hauptverantwortung für die Verbrechen trage. Mehr
noch, die Anklageschriften wiederholen im Detail die westlichen
Propagandageschichten sogar in den Fällen, die öffentlich widerlegt
wurden (Racak, Markale, Srebrenica,...).
Der Fall des ehemaligen jugoslawischen Präsidenten Slobodan Milosevic
wurde zum Paradigma dieser politischen Konstruktion.

Die Bedeutung des Prozesses gegen den ersten Staatsführer, der vor ein
»internationales Gericht« gestellt wird, gründet in der Tatsache, daß
das Tribunal in den drei Anklageschriften (Kosovo, Bosnien, Kroatien)
gegen ihn alle schweren Verbrechen anführt, die sie mit Serben zu
verbinden versuchen und, mehr noch, enthalten die Anklagen die ganze
westliche, politische Propagandaversion der zehn Kriegsjahre im
ehemaligen Jugoslawien.

Slobodan Milosevic entschied vor erwähntem Hintergrund, die
Gerichtsbarkeit des Tribunals nicht anzuerkennen. Er erklärte, das Ziel
seiner Verteidigung sei es, die Fabrikationen des Tribunals über die
moderne Geschichte des Balkan mit den Fakten zu konfrontieren. Mit
einer solchen Strategie, die sich in seinem Prozeß bisher als
erfolgreich erweist, gewinnt er die
Sympathien eines Großteil seines Volkes und eines Teils der
fortschrittlichen internationalen Öffentlichkeit. Milosevics Prozeß
wurde somit mehr als die anderen Verfahren vor dem ICTY zu einer
politischen Konfrontation mit einer historischen und rechtlichen
Dimension. Westliche Politiker erwarten, daß das Tribunal eine
rechtliche Grundlage herstellt, die sie selbst von persönlicher
Verantwortung und ihre Regierungen von der
Verpflichtung, Kriegsreparationen für die von ihnen verursachten
Schäden zu zahlen, freispricht.

Doch die politischen Intentionen für die Konfrontation mit Milosevic
vor dem ICTY gehen darüber hinaus. Während Milosevic im Amt war und
sich sein Land dem westlichen Druck widersetzte, waren westliche
Regierungen gezwungen,
politische Deals mit Milosevic und seiner Regierung einzugehen
(Friedensabkommen von Dayton, UN-Sicherheitsratsresolution 1244 für
Kosovo). Jetzt, da er im Gefängnis sitzt, versuchen sie, das ICTY als
Instrument zu
benutzen, um diese Übereinkommen zu annullieren (Auflösung der
Republika Srpska, Unabhängigkeit des Kosovo).

Es ist zu erwarten, daß Milosevics Prozeß bis mindestens 2005 andauert
und das Tribunal seine Aktivitäten 2008 einstellt. Unabhängig davon, ob
Milosevic freigesprochen oder verurteilt wird und ungeachtet dessen,
was die endgültige Bilanz der ICTY-Aktivitäten sein wird, gibt es schon
jetzt genug Beweise, um zu behaupten, daß das ICTY kein Instrument
internationaler Gerechtigkeit, sondern ein repressives politisches
Instrument ist, um aggressive, imperialistische Pläne zu realisieren
und politische Führer und Kräfte zu bestrafen, die nicht bereit sind,
sich der imperialistischen Macht bedingungslos zu ergeben.

»Freundin der NATO«

Entsprechend kamen die Verantwortlichen des Tribunals unter Führung der
Chefanklägerin Carla del Ponte der »juristischen« Absegnung der
Siegerdefinitionen der Kriege im ehemaligen Jugoslawien nach, als sie
beschlossen, gegen die NATO-Staaten keine Anklage anzustrengen. Obwohl
neben
zahlreichen Völkerrechtlern auch Amnesty International den NATO-Staaten
für ihren Angriff auf die Bundesrepublik Jugoslawien 1999
Kriegsverbrechen attestierte, lagen aus Sicht des ICTY keine
ausreichenden Indizien vor – kein Wunder, hatte man doch bei der
Untersuchung fast ausschließlich die Aussagen der verantwortlichen
Regierungsvertreter sowie von NATO-Militärs und Sprecher herangezogen,
die beteuerten, daß es der NATO einzig um
ehrenwerte Ziele, um den Schutz der Zivilbevölkerung ging, und die
»Kollateralschäden« unvermeidbare Unfälle waren.5) Die Haager
Anklagebehörde gab in diesem Zusammenhang an, daß »die Pressemeldungen
der NATO und NATO-Staaten allgemein verläßlich seien und Erklärung
wahrheitsgetreu abgegeben wurden«.6)

Der damalige NATO-Sprecher Jamie Shea erinnerte während des
NATO-Krieges 1999 nochmals an die Hierarchie. Die NATO-Staaten seien,
so Shea, Hauptfinanzgeber des Tribunals, die NATO sei die Freundin des
Tribunals und das Tribunal wird Personen jugoslawischer Nationalität
anklagen, nichts darüber hinaus. »Wie Sie wissen, ohne die NATO-Staaten
gäbe es kein Jugoslawien-Tribunal, denn die NATO-Staaten stehen an der
Spitze derer, die das Tribunal gründeten, die es finanzieren und seine
tägliche Arbeit
unterstützen.«7)

Nebenwirkungen

Larry Hammond, ehemaliger Richter am US-Verfassungsgericht, spricht als
Experte vor dem US-Kongreß: »Ein anderer Fall, in dem kürzlich Klage
durch das ICTY erhoben wurde ... verdient große Aufmerksamkeit. Die
ICTY-Anklägerin hat General Ante Gotovina in Verbindung mit Verbrechen
angeklagt, die kroatische Militärkräfte gegen die serbische
Zivilbevölkerung in der Region Krajina begangen haben sollen. In den
letzen Tagen vor dem Waffenstillstand ... war das kroatische Militär an
einer Offensive beteiligt, die als ›Operation Sturm‹ bekannt ist. ...
Es bleiben ernste Fragen hinsichtlich dessen, ob General Gotovina
tatsächlich von den
Ereignissen gewußt und sie autorisiert hatte, aber von größerem
Interesse sind Fragen danach, ob diese betreffenden Ereignisse Teil
einer Militäroperation waren, die mit Kooperation und Wissen der
Vereinigten Staaten durchgeführt wurde. ... Wenn es stimmt, daß der
General ein
Kriegsverbrecher ist, kann es genauso zutreffen, daß unsere Regierung
sein Komplize war.«8)

Die Lösung kommt in diesem Fall von den medialen Helfershelfern. Über
den für die »Operation Sturm« im Jahr 1995, d. h. für die Vertreibung
von 200 000 Serben aus der Krajina, die wohl die brutalste Kampagne
ethischer Säuberung im auseinander brechenden Jugoslawien darstellt,
verantwortlichen Kroaten Ante Gotovina heißt es am 8. Mai in der
Washington Times: »Der General ist ein Held, kein Kriegsverbrecher.«

Nachdem Gotovina ankündigte, im Falle einer Auslieferung an das
Tribunal Details über die Rolle der USA auszupacken, beunruhigt der
Fauxpas, daß er vor dem sonst so US-kooperativen ICTY als einer der
nicht-serbischen »Alibi-Angeklagten« auftreten soll. Washington Times:
»Washington stellte für die ›Operation Sturm‹ wertvolle militärische
und technische Hilfe zur Verfügung ... Zagrebs glanzvolle
Militäroffensive ... half, das zentrale Ziel der US-amerikanischen
Außenpolitik zu erreichen ... die Operation kam den US-Interessen im
Balkan zugute. ... Die Bush-Administration zeigt sich zunehmend
beunruhigt über die Auswirkungen, die Gotovinas Fall auf die USA haben
könnte. Das Außenministerium drängt nun die Chefanklägerin des
Tribunals, Carla Del Ponte, dazu, Fälle, die kroatische Militärs
betreffen, zurück an einheimische Gerichte in Zagreb zu senden. ... Die
Bedeutung der ›Operation Sturm‹ ist, daß sie als Modell für die
Operation ›Andauernder Frieden‹ in Afghanistan diente. Das kroatische
Militär agierte als Bodentruppe für die US-Bemühen, Herrn Milosevic zu
schlagen.«

Es bestätigt sich: Das Tribunal ist der Versuch, die Geschichte auf dem
Balkan zu verfälschen, gegen die Verteidiger der Freiheit Vergeltung zu
üben und die Akteure der Politik des Krieges und des Kolonialismus, die
weltweit auf Widerstand stößt, in Schutz zu nehmen, wie es im
Demonstrationsaufruf
der deutschen Sektion des Komitees zur Verteidigung von Slobodan
Milosevic heißt.

_________________________________________

1) The U.N. Criminal Tribunals for Yugoslavia and Rwanda: International
Justice or Show of Justice?« Hearing before the Committee on
International Relations, House of Representatives, 107th Congress,
28.2.2002
2) Paul Craig Roberts: Opening Pandora’s box? The Washington Times,
12.7.2001
3) »American Servicemembers Protection Act«, aktualisiert am 26. Juni
2003
4) The U.N. Criminal Tribunals for Yugoslavia and Rwanda: International
Justice or Show of Justice?« Hearing before the Committee...
5) Vgl. Cathrin Schütz, Die NATO-Intervention in Jugoslawien,
Hintergründe, Nebenwirkungen und Folgen, Braumüller Verlag, Wien 2003
6) Dieter S. Lutz und Reinhard Mutz: Mehr Probleme als Lösungen ...
Frankfurter Rundschau, 24.3.2001
7) Press Conference given by NATO Spokesman, Jamie Shea, 17.5.1999,
http://www.nato.int/kosovo/press/p990517b.htm
8) »The U.N. Criminal Tribunals for Yugoslavia and Rwanda:
International Justice ...

********************************************************************
[ 3 ]

junge Welt vom 10.11.2003
http://www.jungewelt.de/2003/11-10/004.php

GESCHICHTSFÄLSCHER ANGEKLAGT
INTERNATIONALER PROTESTMARSCH IN DEN HAAG:
SLOBODAN MILOSEVIC »SYMBOL DES WIDERSTAND

Von Cathrin Schütz, Den Haag

Am Samstag demonstrierten mehrere hundert Menschen in Den Haag gegen
das »Kriegsverbrechertribunal« in Sachen Jugoslawien und für die
Freilassung von Slobodan Milosevic. »Bush statt Milosevic« gehöre vor
Gericht. Serbien und Jugoslawien müßten frei werden, so die Forderungen
des Marsches. Dabei protestierten die Vertreter des Komitees für die
Verteidigung von Milosevic (ICDSM), darunter Vladimir Krsljanin aus
Serbien, Klaus Hartmann aus Deutschland, Ian Johnson aus Großbritannien
und John Catalinotto aus den
USA, vor allem gegen die Entscheidung der Richter, Milosevic lediglich
drei Monate zur Vorbereitung seiner Verteidigung zu gewähren.

Sie sprachen übereinstimmend von einer »Kampagne des illegalen,
parteiischen Tribunals«, dem es darum gehe, den Angeklagten mit allen
Mitteln zu schwächen. So befände sich der ehemalige Präsident seit
Monaten in Isolation. Lediglich ein einziger Besucher habe Zugang
erhalten, während
alle anderen Anfragen negativ beschieden wurden. Auch der Umgang mit
Milosevics lebensbedrohlicher Krankheit zeige, daß man ihn und seinen
»Kampf für die Wahrheit« brechen wolle.

Der Europaparlamentsabgeordnete Costas Alissandrakis von der KP
Griechenland bezeichnete Slobodan Milosevic während der
Auftaktkundgebung vor dem niederländischen Parlament als »Symbol des
Widerstands« gegen die
Aggression. Die Besetzung des Kosovo habe den Angreifern nicht
ausgereicht: Eine volle und bedingungslose Kontrolle über das ganze
Land sei ihr Ziel gewesen. »Sie haben sogar den Namen Jugoslawien
ausgelöscht.« Dabei hätten sie Slobodan Milosevic als »Hindernis«
betrachtet: »Die Imperialisten haben mehr als hundert Millionen Dollar
investiert, um ihre Freunde (in Belgrad) an die Macht zu bringen. Sie
gründeten ihr spezielles »Tribunal«... Sie gaben ihren Freunden weitere
hundert Millionen Dollar, 50 Prozent vor, 50 nach der Inhaftierung und
Auslieferung von Präsident Milosevic.«

»Die Aggressoren sollen unsere Geschichte nicht schreiben«, verlangen
in Den Haag vor allem Menschen aus der jugoslawischen Diaspora: Für sie
erklärte Misha Gravilovic aus Großbritannien: »Wir wollen unsere
Identität, Würde und
Geschichte, die für uns serbisch, aber auch jugoslawisch sind,
verteidigen. Genau dafür setzen sich Milosevic, aber auch andere
Gefangene im Haager Tribunal ein.« Die im Ausland lebenden Jugoslawen
könnten nicht viel dazu beitragen, »das okkupierte Land zu befreien.
Wir haben keine Waffen, nicht viel Geld, keine TV-Sender.« Doch ließen
sich die Jugoslawen ihre Geschichte nicht nehmen, so Gravilovic. »Wir
sagen ein klares Nein der CNN-, ZDF-, BBC-Geschichte! Unsere Geschichte
wird seit der internationalen Intervention und unter der jetzigen
Besatzung umgeschrieben.« Dabei funkioniere die
CNN-Geschichtsschreibung nach dem Prinzip »Macht macht Recht«.

Der Demonstrationszug endete mit einer Kundgebung vor dem Scheveninger
Gefängnis und der Übergabe Hunderter Grußbotschaften für Milosevic.

********************************************************************

E N D E

 - Nassirya 12 novembre 2003 -
Perchè non succeda mai più.
firma la petizione per il ritiro immediato
dei militari italiani dall'Iraq
 
http://www.tavoloiraq.org/petizione.asp

Inizio del messaggio inoltrato:

> Da: Aldo Bernardini
> Data: Gio 13 Nov 2003 12:28:20 Europe/Rome
> A: "Coord. Naz. per la Jugoslavia" <jugocoord@...>
> Cc: info@...
> Oggetto: RE: [JUGOINFO] Ritiro immediato
>
> Ricevo la petizione per la non partecipazione italiana all'occupazione
> militare
> dell'Iraq.
> Condivido assolutamente questa finalità, ma non i termini della
> petizione:
> anzitutto per quanto riguarda "la caduta di un regime totalitario", di
> cui
> giustamente si dice che non può essere scusa per l'avvenuta violazione
> del
> diritto internazionale, ma che io rifiuto in radice come qualificazione
> di un governo di uno Stato indipendente e sovrano che non può venir
> data
> dall'esterno; quindi per il richiamo alla "costituzione in tempi rapidi
> di un governo irakeno" e alle "libere elezioni per la formazione di un
> governo
> irakeno", perché vi è una resistenza che certamente ha un nucleo
> organizzato
> sotto la guida, nella clandestinità, del legittimo presidente Saddam
> Hussein
> e comunque del gruppo politico a lui facente capo, che per diritto
> internazionale
> nessuno può destituire. I richiami all'ONU e a procedure costituzionali
> e democraticistiche che non tengono conto di ciò (vedi anche l'appello
> perché
> sia affidata "alle Nazioni Unite la gestione della transizione, della
> sicurezza
> e della ricostruzione e sia formato qunto prima un governo irakeno
> provvisorio")
> vengono da me fermamente respinti, come del resto la stessa resistenza
> irakena
> si è espressamente pronunciata contro interventi dell'ONU che
> semplicemente
> sostituiscano la coalizione degli invasori e i fantocci irakeni da essa
> installati, dato che si tratterebbe della prosecuzione dell'occupazione
> illegittima in altra forma.
> Per questi motivi il sottoscritto, Ordinario di Diritto internazionale,
> non può firmare la petizione.
>
> Aldo Bernardini
>
>
>> -- Messaggio Originale --
>> To: Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., jugoinfo@...
>> From: "Coord. Naz. per la Jugoslavia" <jugocoord@...>
>> Date: Thu, 13 Nov 2003 11:59:39 +0100
>> Subject: [JUGOINFO] Ritiro immediato
>>
>>
>>
>  - Nassirya 12 novembre 2003 -
> Perchè non succeda mai più.
> firma la petizione per il ritiro immediato
> dei militari italiani dall'Iraq
>  
> http://www.tavoloiraq.org/petizione.asp
>
>

*** Un opuscolo di controinformazione
ed una trasmissione televisiva ***


FOIBE
dalla propaganda fascista al revisionismo storico

Un opuscolo a cura di A. Martocchia

Edizione autoprodotta dal Gruppo Atei Materialisti Dialettici (GAMADI),
Roma, ottobre 2003. Prezzo 3 euro

Per richiederne una o piu' copie rivolgersi a:
GAMADI, Piazza L. Da Vinci 27, 00043 Ciampino (Roma)
tel/fax 06-7915200, email: gamadilavoce@...

---

SABATO 15 NOVEMBRE ALLE ORE 20:45
ed in replica
MERCOLEDI 19 NOVEMBRE ALLE ORE 13:00

su TeleAmbiente (canale 68 nella zona di Roma) e sulle emittenti
associate

sara' presentato l'opuscolo "FOIBE: dalla propaganda fascista al
revisionismo storico". In studio Miriam Pellegrini Ferri

PGRpdj5QRVIgVkVERVJFIExFIEZPVE9HUkFGSUUgREVMTEEgTUFOSUZFU1RBWklPTkUgREVMTCc4IE5PVkVNQlJFIEFMTCdBSUEgLSA8YnIgLz4gREVMTEEgUVVBTEUgTkVTU1VOIE9SR0FOTyBESSBJTkZPUk1BWklPTkUgUFVPJyBQQVJMQVJWSSAtIFNFR1VJVEUgSSA8YnIgLz4gTElOSyBJTkRJQ0FUSSBESSBTRUdVSVRPICE8YnIgLz4gPGJyIC8+IDxiciAvPiBGcm9tOiBWbGFkaW1pciBLcnNsamFuaW48YnIgLz4gPGJyIC8+IFRvIHNlZSBSZXBvcnRzIGFuZCBQaWN0dXJlcyBvZiA4IE5vdmVtYmVyIEhhZ3VlIERlbW9uc3RyYXRpb25zIHBsZWFzZSA8YnIgLz4gZ28gdG8gb3VyIHdlYiBzaXRlczxiciAvPiDCoDxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5pY2RzbS5vcmcvJWMyJWEwJWMyJWEwJWMyJWEwJWMyJWEwJWMyJWEwJWMyJWEwJWMyJWEwJWMyJWEwIj5odHRwOi8vd3d3LmljZHNtLm9yZy8lYzIlYTAlYzIlYTAlYzIlYTAlYzIlYTAlYzIlYTAlYzIlYTAlYzIlYTAlYzIlYTA8L2E+IGFuZDxiciAvPiDCoDxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS8iPmh0dHA6Ly93d3cuc2xvYm9kYS5vcmcueXUvPC9hPjxiciAvPiDCoDxiciAvPiBvciBmb2xsb3cgdGhlIGxpbmtzIGJlbG93OjxiciAvPiA8YnIgLz4gLS0tPGJyIC8+IDxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS9lbmdsZXNraS9pbmRleC1kZW1vbnN0ci5odG1sIj5odHRwOi8vd3d3LnNsb2JvZGEub3JnLnl1L2VuZ2xlc2tpL2luZGV4LWRlbW9uc3RyLmh0bWw8L2E+PGJyIC8+IDxiciAvPiBORVcgIDggTm92ZW1iZXIgMjAwMyAgTkVXPGJyIC8+IDxiciAvPiBTZXJiaWFuLUludGVybmF0aW9uYWwgRGVtb3MgYXQgVGhlIEhhZ3VlITxiciAvPiA8YnIgLz4gPGEgcmVsPSJub2ZvbGxvdyIgdGFyZ2V0PSJfYmxhbmsiIGhyZWY9Imh0dHA6Ly93d3cuc2xvYm9kYS5vcmcueXUvZW5nbGVza2kvaW5kZXgtZGVtb25zdHIuaHRtbCI+aHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS9lbmdsZXNraS9pbmRleC1kZW1vbnN0ci5odG1sPC9hPjxiciAvPiA8YnIgLz4gUHJvdGVzdCB0byB0aGUgR292ZXJubWVudHMgb2YgVVNBLCBVSywgRnJhbmNlLCBSdXNzaWEsIENoaW5hLCBUaGUgPGJyIC8+IE5ldGhlcmxhbmRzIGFuZCB0byBJQ1RZPGJyIC8+IFJlcG9ydHMgKiBTcGVlY2hlcyAqIFBob3RvcyAqIEludGVybmF0aW9uYWwgU3VwcG9ydDxiciAvPiA8YnIgLz4gTElTVEVOIE1BUkNIRSBTTEFWPGJyIC8+IDxhIHJlbD0ibm9mb2xsb3ciIHRhcmdldD0iX2JsYW5rIiBocmVmPSJodHRwOi8vd3d3LmljZHNtLm9yZy9NU0xBVi5tcDMiPmh0dHA6Ly93d3cuaWNkc20ub3JnL01TTEFWLm1wMzwvYT48YnIgLz4gPGJyIC8+IChTRVJCSUFOIExJQkVSQVRJT04gU1RSVUdHTEUgR0xPUklGSUVEIElOIDE4NzYgQlkgVENIQUlLT1ZTS1kpPGJyIC8+IMKgPGJyIC8+IC0tLTxiciAvPiDCoDxiciAvPiA4IE5PVkVNQkVSIDIwMDMgREVNT1MgQVQgVEhFIEhBR1VFOjxiciAvPiA8YnIgLz4gPGJyIC8+IEFnZ3Jlc3NvcnMgc2hhbGwgbm90IHdyaXRlIG91ciBoaXN0b3J5ITxiciAvPiA8YnIgLz4gRnJlZWRvbSBmb3IgUHJlc2lkZW50IE1pbG9zZXZpYyE8YnIgLz4gPGJyIC8+IMKgPGJyIC8+IEZJUlNUIENBTEwgQlkgU0xPQk9EQSAoTGVhZmxldCk8YnIgLz4gU0VDT05EIENBTEwgQlkgU0xPQk9EQSAoTGVhZmxldCk8YnIgLz4gPGJyIC8+IElOVklUQVRJT04gVE8gVEhFIFBSRVNTIENPTkZFUkVOQ0UgQVQgVEhFIEhBR1VFPGJyIC8+IDxhIHJlbD0ibm9mb2xsb3ciIHRhcmdldD0iX2JsYW5rIiBocmVmPSJodHRwOi8vd3d3LnNsb2JvZGEub3JnLnl1L2VuZ2xlc2tpL2ludml0cHJlc3MuaHRtIj5odHRwOi8vd3d3LnNsb2JvZGEub3JnLnl1L2VuZ2xlc2tpL2ludml0cHJlc3MuaHRtPC9hPjxiciAvPiDCoDxiciAvPiBTVVBQT1JUIEZST00gU0VSQklBLCBSVVNTSUEgQU5EIEdSRUVDRTxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS9lbmdsZXNraS9TUkcuaHRtIj5odHRwOi8vd3d3LnNsb2JvZGEub3JnLnl1L2VuZ2xlc2tpL1NSRy5odG08L2E+PGJyIC8+IMKgPGJyIC8+IFBST1RFU1QgTEVUVEVSIFRPIFRIRSBHT1ZFUk5NRU5UUyBPRiBUSEUgVU4gU0MgUEVSTUFORU5UIE1FTUJFUlMsIFRPIDxiciAvPiBUSEUgR09WRVJOTUVOVCBPRiBUSEUgTkVUSEVSTEFORFMgQU5EIFRPIFRIRSBIQUdVRSBUUklCVU5BTDxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS9lbmdsZXNraS9wcm90bGV0dC5odG0iPmh0dHA6Ly93d3cuc2xvYm9kYS5vcmcueXUvZW5nbGVza2kvcHJvdGxldHQuaHRtPC9hPjxiciAvPiDCoDxiciAvPiBSRVBPUlRTPGJyIC8+IDxhIHJlbD0ibm9mb2xsb3ciIHRhcmdldD0iX2JsYW5rIiBocmVmPSJodHRwOi8vd3d3LnNsb2JvZGEub3JnLnl1L2VuZ2xlc2tpL3JlcDguaHRtIj5odHRwOi8vd3d3LnNsb2JvZGEub3JnLnl1L2VuZ2xlc2tpL3JlcDguaHRtPC9hPjxiciAvPiDCoDxiciAvPiBTUEVFQ0hFUzxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS9lbmdsZXNraS9zcGVlY2g4Lmh0bSI+aHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS9lbmdsZXNraS9zcGVlY2g4Lmh0bTwvYT48YnIgLz4gwqA8YnIgLz4gUEhPVE9TOjxiciAvPiA8YnIgLz4g4oCiIAlSYWxseSBhdCBUaGUgUGxlaW48YnIgLz4gPGEgcmVsPSJub2ZvbGxvdyIgdGFyZ2V0PSJfYmxhbmsiIGhyZWY9Imh0dHA6Ly93d3cuc2xvYm9kYS5vcmcueXUvZW5nbGVza2kvZ2FsOC9maXJzdC5odG0iPmh0dHA6Ly93d3cuc2xvYm9kYS5vcmcueXUvZW5nbGVza2kvZ2FsOC9maXJzdC5odG08L2E+PGJyIC8+IDxiciAvPiDigKIgCVByb3Rlc3QgbWFyY2g8YnIgLz4gPGEgcmVsPSJub2ZvbGxvdyIgdGFyZ2V0PSJfYmxhbmsiIGhyZWY9Imh0dHA6Ly93d3cuc2xvYm9kYS5vcmcueXUvZW5nbGVza2kvZ2FsOC9zZWNvbmQuaHRtIj5odHRwOi8vd3d3LnNsb2JvZGEub3JnLnl1L2VuZ2xlc2tpL2dhbDgvc2Vjb25kLmh0bTwvYT48YnIgLz4gPGJyIC8+IOKAoiAJUmFsbHkgaW4gZnJvbnQgb2YgdGhlIHByaXNvbjxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS9lbmdsZXNraS9nYWw4L3RoaXJkLmh0bSI+aHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS9lbmdsZXNraS9nYWw4L3RoaXJkLmh0bTwvYT48YnIgLz4gPGJyIC8+IOKAoiAJU3BlYWtlcnM8YnIgLz4gPGEgcmVsPSJub2ZvbGxvdyIgdGFyZ2V0PSJfYmxhbmsiIGhyZWY9Imh0dHA6Ly93d3cuc2xvYm9kYS5vcmcueXUvZW5nbGVza2kvZ2FsOC9mb3VydGguaHRtIj5odHRwOi8vd3d3LnNsb2JvZGEub3JnLnl1L2VuZ2xlc2tpL2dhbDgvZm91cnRoLmh0bTwvYT48YnIgLz4gPGJyIC8+IOKAoiAJVGhlIHBlb3BsZTxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS9lbmdsZXNraS9nYWw4L2ZpZnRoLmh0bSI+aHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS9lbmdsZXNraS9nYWw4L2ZpZnRoLmh0bTwvYT48YnIgLz4gPGJyIC8+IC0tLTxiciAvPiA8YnIgLz4gU0xPQk9EQSB1cmdlbnRseSBuZWVkcyB5b3VyIGRvbmF0aW9uLjxiciAvPiBQbGVhc2UgZmluZCB0aGUgZGV0YWlsZWQgaW5zdHJ1Y3Rpb25zIGF0OjxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS9wb21vYy5odG0iPmh0dHA6Ly93d3cuc2xvYm9kYS5vcmcueXUvcG9tb2MuaHRtPC9hPjxiciAvPiA8YnIgLz4gwqA8YnIgLz4gVG8gam9pbiBvciBoZWxwIHRoaXMgc3RydWdnbGUsIHZpc2l0OjxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5zbG9ib2RhLm9yZy55dS8iPmh0dHA6Ly93d3cuc2xvYm9kYS5vcmcueXUvPC9hPiAoU2xvYm9kYS9GcmVlZG9tIGFzc29jaWF0aW9uKTxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5pY2RzbS5vcmcvIj5odHRwOi8vd3d3LmljZHNtLm9yZy88L2E+ICh0aGUgaW50ZXJuYXRpb25hbCBjb21taXR0ZWUgdG8gZGVmZW5kIFNsb2JvZGFuIDxiciAvPiBNaWxvc2V2aWMpPGJyIC8+IDxhIHJlbD0ibm9mb2xsb3ciIHRhcmdldD0iX2JsYW5rIiBocmVmPSJodHRwOi8vd3d3LmZyZWUtc2xvYm8uZGUvIj5odHRwOi8vd3d3LmZyZWUtc2xvYm8uZGUvPC9hPiAoR2VybWFuIHNlY3Rpb24gb2YgSUNEU00pPGJyIC8+IDxhIHJlbD0ibm9mb2xsb3ciIHRhcmdldD0iX2JsYW5rIiBocmVmPSJodHRwOi8vd3d3LmljZHNtLXVzLm9yZy8iPmh0dHA6Ly93d3cuaWNkc20tdXMub3JnLzwvYT4gKFVTIHNlY3Rpb24gb2YgSUNEU00pPGJyIC8+IDxhIHJlbD0ibm9mb2xsb3ciIHRhcmdldD0iX2JsYW5rIiBocmVmPSJodHRwOi8vd3d3LmljZHNtaXJlbGFuZC5vcmcvIj5odHRwOi8vd3d3LmljZHNtaXJlbGFuZC5vcmcvPC9hPiAoSUNEU00gSXJlbGFuZCk8YnIgLz4gPGEgcmVsPSJub2ZvbGxvdyIgdGFyZ2V0PSJfYmxhbmsiIGhyZWY9Imh0dHA6Ly93d3cud3BjLWluLm9yZy8iPmh0dHA6Ly93d3cud3BjLWluLm9yZy88L2E+ICh3b3JsZCBwZWFjZSBjb3VuY2lsKTxiciAvPiA8YSByZWw9Im5vZm9sbG93IiB0YXJnZXQ9Il9ibGFuayIgaHJlZj0iaHR0cDovL3d3dy5nZW9jaXRpZXMuY29tL2JfYW50aW5hdG8vIj5odHRwOi8vd3d3Lmdlb2NpdGllcy5jb20vYl9hbnRpbmF0by88L2E+IChCYWxrYW4gYW50aU5BVE8gY2VudGVyKTwvZGl2PjxiciAvPg==

Izetbegovic's friends

NOTA: in questa rassegna di amici di Izetbegovic compaiono ministri
pachistani, mujaheddin membri del GIA, torturatori del campo di
Celebici, e financo ministri antiserbi della DOS quali il signor
Ljiajic.
Ci scusiamo con Adriano Sofri per non aver potuto reperire materiale
recente sulla sua nota stima per il nazista Alija Izetbegovic.


1. Former Pakistani information minister: “We went to Bosnia ... and
supported their cause. Later we gave them arms for their jihad”.
Former Pakistani foreign Minister: "The Bosnian jihad was the greatest
fight in European history and Muslim leaders should follow the life of
Ali Izat Begovich".

2. Algeria, Egypt seek terror suspects' extradition from
Bosnia (AFP, 10/10/03)

3. SERBIA'S SOCIALISTS CALL FOR MINISTER LJIAJIC'S DISMISSAL OVER
IZETBEGOVIC OBITUARY

4. Yemeni imprisoned in Bosnia for al-Qaeda links returns
home (AFP, 5/11/03)

5. More on war crimes by Bosnian muslim secessionists


=== RELATED DOCUMENTS ===

JIHAD the Holy War - Lashva valley:
http://public.srce.hr/zatocenici/jihad.htm

Video fragments showing Alija Izetbegovic's links with Mujahedin units:
http://public.srce.hr/zatocenici/video_en.htm

NATO Chieftan Lord Roberston Hails Theocratic
Secessionist Izetbegovic As "Courageous Statesman"
http://www.ptd.net/webnews/wed/co/Qbosnia-politics.RVBE_DOK.html

US State Department: Izetbegovic Instrumental In
Bosnia *Remaining* A Unified Multiethnic *Country*
http://usinfo.state.gov/xarchives/display.html?p=washfile-
english&y=2003&m=October&x=20031020174940samohtj0.5099604&t=usinfo/wf-
latest.html

---

http://www.serbianna.com/columns/savich/047.shtml

Celebici

By Carl Savich
Introduction: War Crimes in Bosnia
The Celebici Camp
Bosnian Muslim and Croat Detention Camps
The Celebici Trial
Conclusion: A Political Trial?

http://www.serbianna.com/columns/savich/047.shtml

---

http://www.swans.com/library/art9/alekp028.html

It Was A Good Day To Die

by Aleksandra Priestfield
Swans - November 3, 2003

 ... A spokeswoman for the Hague arch-witch hunter Carla del Ponte has
made a statement to the effect that Mr. Izetbegovic was "under
investigation" for unspecified war crimes at the time of his death.
The investigation will, naturally, be "halted" now that the
investigatee is conveniently no longer with us...

http://www.swans.com/library/art9/alekp028.html

---

Fairy Tales Can Come True....Del Ponte Was
Investigating Izetbegovic
http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=25171&style=headlines


=== 1 ===

http://www.dailytimes.com.pk/default.asp?page=story_25-10-2003_pg7_4
Daily Times (Pakistan)

‘Pakistan provided Bosnians with arms’

By Khurram Shahzad

ISLAMABAD: Muttihida Majlis-e-Amal Parliamentary Leader Qazi Hussain
Ahmed has demanded President Gen Pervez Musharaf fulfill within
Pakistan his call to the Organisation of Islamic Countries (OIC) in
Malaysia for Muslim unity.

Mr Ahmed was talking to journalists after a seminar organised by the
Jamaat-e-Islami (JI) in memory of the late Bosnian leader Ali Izet
Begovich on Friday.
He said President Musharraf had posed himself as the leader of the
whole Muslim world at the OIC summit and urged for unity and working
relationships, but he was not implementing it in Pakistan.
He should play his role to unite Pakistani nation first and then talk
about anything else.
“Musharraf should unite the Pakistani nation despite his role in
destroying the unity of political parties and other public groups
within the country if he advocates the unity of the whole Muslim
world”, Mr Ahmed said.
Earlier addressing the seminar he paid tributes to the Bosnian
president and said he gave himself entirely to the liberation of his
country. He said Muslims in the world were fighting for peace and their
holy war was to remove differences according to the sayings of the
Quran instead of spreading them.
He disclosed that Pakistan fully supported the independence war of
Bosnia and helped Izat Begovich. “He visited Pakistan and the
government gave him everything he demanded for jihad.
When he was leaving Pakistan he was worried and desirous of more
support. Dr Abdul Qadir Khan and myself assured him that Pakistan would
help them fight till the last. Later they liberated their country with
Pakistan’s support,” he said.
Earlier, former information minister Syed Mushahid Hussain also said
their government gave arms to Bosnian fighters in 1993 to fight against
Yugoslavia.
“We went to Bosnia with our Prime Minister Nawaz Sharif and supported
their cause. Later we gave them arms for their jihad,” he said. Former
foreign Minister Sartaj Aziz said the Bosnian jihad was the greatest
fight in European history and Muslim leaders should follow the life of
Ali Izat Begovich.


=== 2 ===


http://www.ptd.net/webnews/wed/cf/Qbosnia-algeria-egypt.RyRT_DOA.html

Agence France-Presse
October 10, 2003

Algeria, Egypt seek terror suspects' extradition from
Bosnia

SARAJEVO, Oct 10 (AFP) - Algeria and Egypt have sought
the extradition of two of their nationals arrested in
Bosnia on suspicion of terrorist involvement, a
Bosnian official said Friday.

Aissa Benkhira, 35, with dual Algerian and Bosnian
citizenship, was arrested last month on an Interpol
warrant issued in 1995, the Bosnian court official
told AFP on condition of anonymity.

Amquad Youssef, an Egyptian also with dual Bosnian
citizenship, was arrested in August as he attempted to
enter the Balkan country with a fake Belgian passport.
He was also named on an Interpol arrest warant issued
in Cairo.

The official said the Bosnian constitution forbade the
extradition of Bosnian citizens, but the case of
Youssef was being examined to determine whether he
obtained his citizenship legally.

Justice officials here have asked Algeria to submit
the case against Benkhira so that he can be tried in
Bosnia.

Benkhira was tried in absentia and sentenced to death
in his native country for participating in a 1995
attack on an Algerian industrial zone that killed six
people including five foreigners, the source said.

The Islamic Armed Group (GIA) was suspected of being
behind the attack. The GIA has been battling the
Algerian government for more than a decade in a bid to
establish an Islamic republic.

Youssef is suspected of being a member of al-Jihad, an
Islamic extremist organisation based in Egypt, the
source said.

During Bosnia's 1992-95 war hundreds of volunteers
from Islamic countries joined the Muslim-led
government army to fight the Serbs and Croats.

Under the 1995 peace accords, all foreign fighters
were ordered to leave but some of them managed to
obtain Bosnian citizenship on the basis of their
military service or by marrying local women.


=== 3 ===


http://www.slobodan-milosevic.org/news/fonettanjug103003.htm
Tanjug - October 30, 2003

SERBIA'S SPS CALLS FOR MINISTER'S DISMISSAL OVER IZETBEGOVIC OBITUARY

Belgrade, 30 October: Ivica Dacic, chairman of the main committee of
the Socialist Party of Serbia (SPS), said today that the SPS deputies
in the Serbia-Montenegro (SCG) Assembly would call for the dismissal
of Rasim Ljajic, member of the SCG Council of Ministers, "after his
scandalous choice of words in the obituary on the death of (former
chairman of the Bosnia-Hercegovina Presidency) Alija Izetbegovic, in
which he addressed him as 'dear president".
Speaking at a news conference in Belgrade, Dacic said it was clear that
Ljajic "cannot stay in the Council of Ministers any longer" and that
he expected the SPS's proposal to be included in the agenda of the SCG
Assembly session.
"The SPS calls on its voters and citizens of Serbia to boycott the
presidential elections," Dacic said, adding that the failure of the
elections "will be the final blow to DOS (Democratic Opposition of
Serbia) which will force it to call the parliamentary elections."

SERBIAN SOCIALISTS WANT OFFICIAL COMMENT ON MINISTER'S OBITUARY TO
IZETBEGOVIC
FoNet - October 30, 2003

Belgrade, 30 October: The Socialist Party of Serbia (SPS) demands of
the Serbia-Montenegro government to make up its mind over stances
upheld by Minister for Human and Minority Rights Rasim Ljajic in the
wake of the publication of an obituary in the Dnevni avaz newspaper
prompted by the death of (former Bosnia-Hercegovina president) Alija
Izetbegovic.
"If it (the government) also believes that Alija Izetbegovic deserved
gratitude from the citizens of Serbia-Montenegro, then let it tell us
publicly and let it enlighten us as to what these deeds were for which
he deserved our gratitude." The SPS said that "the crimes against
Serbia-Montenegro citizens and against the Serbs in Bosnia-Hercegovina
are not important to The Hague (tribunal) nor are they important to
Ljajic. However, unless they (ministers) distance themselves from
Ljajic, these crimes are not important then to the Serbia-Montenegro
government either".


http://www.b92.net/english/news/
index.php?&nav_category=&nav_id=25340&order=priority&style=headlines

Beta - November 3, 2003

Socialists move no confidence in minorities minister

BELGRADE -- Monday – The Socialist Party of Serbia has
given the federal parliament notice of a motion of no
confidence in Human Rights Minister Rasim Ljajic.
The deputy parliamentary leader of the Socialist
Party, Veljko Odalovic, said today that the initiative
came after an obituary written by Ljajic for former
Bosnian president Alija Izetbegovic which was
published in a Sarajevo newspaper.
“We were appalled that in the obituary Minister Ljajic
refers to Alija Izetbegovic as his president and
praises him and his work,” said Odalovic, adding that
the minister should explain to the parliament how the
former leader of the Party of Democratic Action was
“his president”.
Izetbegovic policies had resulted in an exodus of
Serbs from Bosnia and his party had brought together
Mujahadin from Al-Qaeda,” said Odalovic.
“A minister who has a mandate to protect human and
ethnic minority rights has no mandate to publish such
an obituary,” he added.
Ljajic himself dismissed the no confidence move as an
election stunt.


=== 4 ===


http://www.ptd.net/webnews/wed/du/Qyemen-bosnia-qaeda.R1GZ_DN5.html

Yemeni imprisoned in Bosnia for al-Qaeda links returns
home

SANAA, Nov 5 (AFP) - A Yemeni who was imprisoned for
five years in Bosnia on charges of belonging to the
al-Qaeda terror network has returned to his country,
the ruling General People's Congress said here
Wednesday.
"Bosnian authorities have accused Nabil Ali al-Hila of
taking part in bomb attacks in Bosnia ... since then
the Yemeni government has spared no effort to free
him," said the GPC in a statement posted on its
website.
Hila returned to his hometown of Aden in southern
Yemen on Monday, the statement said without providing
further details.

Many Yemenis went to Afghanistan, Bosnia and Chechnya
in the 1980s and 1990s to fight for what they saw as
"Muslim causes".


=== 5 ===


http://www.ptd.net/webnews/wed/du/Qwarcrimes-bosnia.RfQs_DN4.html
Agence France-Presse - November 4, 2003

Bosnian Muslim sentenced to 10 years for war crimes

SARAJEVO, Nov 4 (AFP) - A Sarajevo court sentenced a
former Bosnian Muslim soldier to 10 years in jail
Tuesday for his role in a wartime massacre of Croat
civilians, a prosecutor said.
Enes Sakrak, 30, was accused of taking part in the
September 1993 massacre of more than 30 Bosnian Croat
civilians, mainly elderly people, in Grabovica village
by the Bosnian government army.
He was "sentenced to 10 years in prison... for
committing war crimes against civilians" during
Bosnia's 1992-1995 war, Sarajevo county chief
prosecutor Mustafa Bisic said in a statement.
He is the first person to be sentenced for the
massacre.
Sakrak was arrested in August along with co-accused
Mustafa Hota. He pleaded guilty to the murder of two
civilians during the massacre, the statement said.
Sakrak's case is part of a wider investigation into
the massacre in Grabovica, 60 kilometers (37 miles)
southeast of Sarajevo, the statement added, without
disclosing the number of soldiers under investigation.
The Grabovica atrocity occurred during the year-long
Croat-Muslim conflict which broke out on the sidelines
of Bosnia's 1992-95 war, when Bosnian Croats and
Muslims fought against Bosnian Serbs who opposed
independence from the former communist Yugoslavia.
In 2001 the International Criminal Tribunal for the
former Yugoslavia at The Hague indicted Bosnia's
wartime army chief-of-staff, retired general Sefer
Halilovic, for violation of the customs of war during
the operation that included the Grabovica massacre.
Halilovic, who turned himself in to the UN tribunal in
September 2001, was provisionally released pending
trial. He was accused of failing to investigate and
punish the perpetrators of the massacre.
Sakrak is mentioned in Halilovic's indictment as the
murderer of a Croat woman and her four-year-old
daughter, while Hota is said to have shot dead a
79-year-old man.
The Sarajevo trial was approved by the ICTY under an
agreement whereby Bosnian courts can conduct war
crimes trials only after receiving the go-ahead from
the UN court.
More than 200,000 people lost their lives during
Bosnia's war, while more than two million, over half
the country's population, were forced to flee their
homes.


http://www.ptd.net/webnews/wed/ck/Qwarcrimes-bosnia-serbs.ROLq_DNA.html
Agence France-Presse - November 10, 2003

Bosnian Serbs offer war crimes "evidence" against
Muslims, Croats

BANJA LUKA, Bosnia-Hercegovina, Nov 10 (AFP) - Bosnian
Serb former prisoners of war are planning to visit the
UN war crimes tribunal at The Hague to provide
"evidence" against Croats and Muslims, a POW
association said Monday.
The Republika Srpska Association of Detainees said a
delegation of former prisoners would present
unspecified information about alleged war crimes
during Bosnia's 1992-95 conflict when they visit The
Hague on Wednesday.
The association says it represents some 50,000 Serb
former POWs and claims that there were 536 detention
camps where Serbs were imprisoned in Bosnia during the
war.
The Serb-run Republika Srpska, which shares authority
in postwar Bosnia with the Muslim-Croat Federation,
remains the only territory of the former Yugoslavia
which has not arrested a single war crimes suspect.

da oggi
IL NOSTRO UNICO INDIRIZZO E' <jugocoord@...>

od danas
JEDINI ADRES KOJ IMAMO JE <jugocoord@...>

starting with today
THE ONLY EMAIL ADDRESS WE USE IS <jugocoord@...>

ab heute her
UNSERE EINZIGE EMAIL ADRESSE IST <jugocoord@...>


COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA

Corso Seminariale “Media and conflicts”, modulo Balcani (Ambiente e
salute).
Prof. Alberto Tarozzi.

Programma definitivo.

Grazie al reperimento di sale adeguate per gli incontri nei quali è
prevedibile una maggiore affluenza (lunedì 17 pomeriggio, aula A Berti
Pichat-Purgatori;
lunedì 24 mattina sala A cinema Odeon-Remondino) speriamo di avere
ridotto al minimo i disagi da affollamento per il pubblico, nonostante
il numero degli studenti iscritti e,
più in generale, delle persone interessate a partecipare, si sia
rivelata ben al di sopra delle previsioni.


Lunedì 17 novembre 2003

Ore 11aula B, viale Berti Pichat
-Saluto di Anna Maria Gentili, Presidente del Corso di Laurea in
Sviluppo e Cooperazione Internazionale.
-Introduzione di Alberto Tarozzi.
La guerra nei Balcani: conseguenze ambientali e sanitarie.
-Proiezione del video “Bombe sulle industrie chimiche” di S. Adamek.
-Aggiornamento sulle attività di documentazione del “Gruppo di ricerca
guerra, ambiente e salute nei Balcani” a cura di Federica Alessandrini
e  Zivkica Nedanovska.


Ore 15 aula A, viale Berti Pichat.
-Andrea Purgatori, collaboratore del Corriere della Sera e
corrispondente di guerra dagli anni ‘80 ai nostri giorni.
Le conseguenze ecologiche delle nuove guerre e i media.


Sabato 22 novembre

Ore 11 aula B, viale Berti Pichat.
-Michele Nardelli , Osservatorio sui Balcani.
-Massimo Zucchetti, Politecnico di Torino.
(autore del volume “Guerra infinita, guerra ecologica”, Jaca book,
2003).
La rimozione della guerra dalla decontaminazione all’elaborazione dei
conflitti.


Lunedì 24 novembre

Ore 11 sala A cinema Odeon, via Mascarella 3.
-Ennio Remondino, corrispondente Rai da Belgrado.
I media e la guerra nei Balcani del 1999.


Lunedì 1 dicembre

Ore 11 aula B, viale Berti Pichat.
-Presentazione del libro “La balcanizzazione dello sviluppo”
di Claudio Bazzocchi, ed. Il Ponte, 2003. Sarà presente l’autore.
-Andrea Segré, Coordinatore del Dottorato di Ricerca in
''Cooperazione Internazionale e Politiche per lo Sviluppo
sostenibile'', ne discute con
-Luisa Chiodi, Istituto Universitario Europeo di Firenze.
Introduce Francesco Rigamonti del “Gruppo di ricerca guerra, ambiente e
salute nei Balcani”.


Ore 15 aula B, viale Berti Pichat.
-Paolo Bartolomei, fisico dell’Enea
-Emilio Molinari, Comitato italiano per un contratto mondiale
sull’acqua.
-Lorenzo Sani, giornalista de Il Resto del Carlino.
Uranio impoverito e contaminazione delle acque: prospettive ecologiche
nella ex Jugoslavia.