Informazione

L'articolo che segue apparira' sul prossimo numero de "L'Ernesto"
http://www.lernesto.it

LA REPUBBLICA EX-JUGOSLAVA DI MACEDONIA DOPO LE ELEZIONI
di Andrea Martocchia (*)

Le ultime elezioni politiche nella Repubblica ex-Jugoslava di Macedonia
(FYROM) si sono tenute il 15 settembre scorso in un clima tutt'altro che
disteso. Ben 57 partiti si sono distribuiti tra 26 liste singole e sette
liste di coalizione, cui vanno aggiunte altre cinque liste civiche, in
un panorama di frastagliamento e confusione molto indicativo di come le
"regole del gioco democratico" siano applicate nei paesi "in
transizione", soprattutto in quelli che pochi anni fa erano parte della
Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia (RFSJ).

TERRORISMO INCESSANTE

Ma il dato principale, piu' preoccupante, e' quello del persistere della
violenza di matrice nazionalista e secessionista, prima, durante e dopo
le elezioni. Nel corso della campagna elettorale vari attentati contro
le sedi dei partiti hanno mirato evidentemente ad ostacolare il pacifico
confronto politico, e quindi anche ogni possibile esito elettorale
risolutivo e legittimo. Questa operazione non e' riuscita, ma atti
mirati alla destabilizzazione del paese sono comunque proseguiti,
dimostrando ancora una volta che il "disarmo" delle formazioni
terroristiche e' stato fittizio, e che gli "accordi di pace" stipulati
ad Ohrid nell'agosto 2001 sono serviti per adesso solamente a
legittimare la presenza delle truppe NATO sul territorio, senza portare
alla pacificazione. Gli "accordi di pace" di Ohrid - splendida localita'
situata sull'omonimo lago, sede di un famoso Festival internazionale di
poesia - hanno fatto seguito ad una intensa stagione di guerriglia
scatenata dai terroristi pan-albanesi dell'UCK di Macedonia
(febbraio-agosto 2001). Essi consentono oggi la presenza di 700 soldati
della NATO sul territorio macedone, duecento dei quali italiani.

La nuova ondata di violenze pre-elettorali e' culminata quando due
poliziotti sono stati uccisi, il 25 agosto, ad un posto di blocco nei
pressi della citta' meridionale di Gostivar. Secondo fonti governative,
gli arrestati, due albanesi-kosovari bloccati subito nei pressi del
posto di frontiera di Jazince, viaggiavano a bordo di un'autovettura
Golf targata Roma!... L'Armata Nazionale Albanese (AKSH) - nuova
denominazione sotto la quale si nasconde il "disciolto" UCK di Macedonia
(Esercito di Liberazione Nazionale, dove per "nazionale" si intende la
nazione grande-albanese) - si e' affrettata con un comunicato a smentire
la vicenda dell'arresto e nel contempo a rivendicare l'attentato,
definito ''il proseguimento delle azioni militari contro il potere
slavo-macedone''. Sparatorie non sono mancate nemmeno il giorno delle
elezioni. E due giorni dopo e' stata diffusa la notizia che lo stesso
Ministro dell'Interno uscente era sfuggito pochi giorni prima ad un
attentato dell'AKSH (AFP 17/9/02). Suonano percio' ridicoli i toni
trionfalistici usati dal Segretario generale della NATO, Lord
Robertson, secondo il quale i cittadini della FYROM "voted "yesterday in
free and democratic legislative elections. These elections, held in a
generally peaceful environment [sic!], were largely conducted in
accordance with international standards."

LO SCENARIO POLITICO

Viceversa: la campagna elettorale e' stata pesantamente condizionata
dalle violenze, come anche dalle continue interferenze da parte
dell'OSCE, di ONG "indipendenti" spuntate come funghi, da tanti media
finanziati dall'estero, dall'International Crisis Group (ICG) di Morton
Abramowicz... ed, ovviamente, sono "scesi in lizza" anche il Fondo
Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, con i loro comunicati, le
loro pagelle, il loro continuo sabotaggio delle possibilita' di accordo
sulle condizioni da soddisfare per avere accesso a prestiti e
finanziamenti (si vedano le dichiarazioni dell'incaricato per il governo
macedone Sam Vaknin alla URL:
http://www.antiwar.com/orig/deliso51.html). Queste pressioni hanno
danneggiato in primo luogo le forze del governo uscente, e soprattutto
quei politici slavo-macedoni che si sono troppo esposti con critiche
esplicite al sostegno fornito dagli USA ai terroristi. Si pensi che il
premier uscente Ljubco Georgevski, pure di destra, si era spinto fino ad
accusare pubblicamente "certe strutture internazionali che appoggiano la
pulizia etnica in Bosnia, come anche in certe parti della Macedonia e
tra i serbi del Kosovo, sostenendo la creazione di un Kosovo
indipendente e persino di una Grande Albania" (AFP 2/8/2002). Guarda
caso, dopo pochi giorni l'ICG diffondeva per la prima volta una analisi
dai toni molto pesanti sulla corruzione all'interno della coalizione di
governo.

Il principale partito di quella coalizione e' il VMRO-DPMNE, il partito
di Georgevski. Si tratta di una formazione nazionalista che prende il
nome da un'organizzazione storica dell'irredentismo slavo-macedone.
L'alleato piu' fedele nella ex coalizione di governo era il Partito
Liberale, al quale appartiene Stojan Andov, presidente del parlamento
uscente. Le sue posizioni sono oltranziste: ideologicamente quest'ultimo
partito e' considerato un partito pro-bulgaro. Questi partiti della
destra nazionalista macedone si sono distinti, a pochi giorni dalle
elezioni, per la inaugurazione di una megalitica croce metallica, alta
76 metri, sul monte Vodno (1.800 m), che domina Skopje: "illuminata da
550 riflettori, la croce, la piu' grande dei Balcani, e' visibile a 80
km dalla capitale" (ANSA). Una mera assurdita' ed una vergogna, per un
paese tra l'altro in preda ad una crisi economica profonda.

Continuando nell'elencazione dei partiti in lizza: al centro-sinistra
troviamo l'SDSM (Unione Socialdemocratica). E' il partito di Branko
Crvenkovski, che fu primo ministro fino al 1998, e si e' presentato alle
votazioni a capo della coalizione ''Insieme per la Macedonia'', alla
quale hanno aderito anche il Partito Liberal-Democratico ed altre otto
formazioni minori. L'SDMS e' anche il partito dell'ex presidente Kiro
Gligorov, che fu figura di spicco nella Jugoslavia federativa e
socialista, poi artefice della transizione pacifica verso una Repubblica
macedone indipendente che di quella Jugoslavia doveva rappresentare una
"versione ridotta", essendo costituita, come quella, da decine di
nazionalita' diverse, tutte riconosciute e garantite nei diritti
essenziali - linguistici, culturali, sociali -, diritti ai quali dal
1990 si era aggiunto pure il diritto alla organizzazione politica.
Gligorov e' un personaggio carismatico, tuttora molto apprezzato;
l'SDSM, da taluni, e' considerato un partito pro-serbo, in quanto
''jugonostalgico'', benche' ideologicamente sia da annoverare
nell'ambito della sinistra moderata e filo-occidentale.
Alla sinistra dell'SDSM troviamo i socialisti di Ljubisav Ivanov-Dzingo
- che ha conquistato un seggio in Parlamento - ed altre formazioni
minori, come il Partito Comunista di Macedonia.

Un discorso a parte vale per le tante organizzazioni basate sulla
caratterizzazione nazionalitaria schipetara (cioe' albanese in senso
etnico, e non nel senso della cittadinanza della limitrofa Repubblica di
Albania). Si tratta di una costellazione all'interno della quale si sono
verificate scissioni e scontri a ripetizione, cosi' come pure
fortissima e' la conflittualita' tra settori diversi della mafia e della
guerriglia.
Il PDSH (Partito Democratico Albanese) e' guidato da Arber Xhaferri, a
lungo leader carismatico degli albanesi di Macedonia. Le sue quotazioni
appaiono tuttavia in discesa da quando sono entrati in scena i
terroristi, le bande armate. Pur essendo infatti una formazione di
destra e nazionalista, il PDSH e' stato l'alleato albanese piu' fedele
della VMRO-DPMNE nella curiosa coalizione di governo uscente, che ha
raccolto insieme nazionalisti fanatici delle opposte appartenenze, slava
e schipetara (1998-2002).

In ascesa, anche nei favori della NATO, e' invece, oggi, la DUI (Unione
Democratica per l'Integrazione). E' la diretta emanazione del
"disciolto" UCK di Macedonia. E' stato fondato solo nel giugno scorso,
nei pressi di Tetovo, "centro" della Macedonia occidentale rivendicata
dagli irredentisti che usano denominare tutta la regione come "Tetova" -
"Kosova-Tetova" e' uno dei loro slogan. Il leader e' Ali Ahmeti, capo
politico dell'UCK di Macedonia, leader indipendentista "storico". Nel
1986 riparo' in Svizzera per sfuggire ai tribunali jugoslavi; "Le Matin"
(30/9/2002) ha rivelato che lo Stato elvetico ancora gli paga una
pensione di invalidita' per gravi problemi mentali. Nel 1998-1999 Ahmeti
ha partecipato attivamente alle azioni dell'UCK kosovaro, e solo
recentissimamente si e' trasferito nella FYROM per destabilizzare anche
questo altro brandello della ex-RFSJ. Nel febbraio 2001 l'UCK di Ahmeti
si scatena: la primavera macedone viene insanguinata, intere comunita'
urbane vengono assediate e minacciate. Emblematico il caso di Kumanovo,
seconda citta' della FYROM, forse la piu' rappresentativa del carattere
multinazionale e tollerante, "jugoslavo", della Repubblica di Macedonia.
Kumanovo viene messa pesantemente sotto attacco: oltre alle decine di
morti, ai rapimenti, ricordiamo che nelle settimane di assedio e' stata
fatta mancare l'acqua dai terroristi, con una operazione di
strangolamento dal significato inequivocabile. Come in Bosnia, bisognava
infliggere ferite insanabili, colpire con la violenza le realta' piu'
"jugoslave", persuadere con la forza che la convivenza non doveva piu'
essere possibile. Contro Ahmeti, amnistiato nell'ambito degli accordi
di Ohrid, alla vigilia delle elezioni e' stato sporto un nuovo mandato
di arresto per strage ed altri reati; ma lui replica tranquillo: "Sono
troppo protetto perche' possano arrestarmi", e sicuramente non ha torto
(AFP 16/9/02). Grazie all'appoggio della NATO, la DUI e' diventata con
queste elezioni il fattore determinante della scena politica, quello
essenziale per costituire una qualsivoglia coalizione di governo.
Ci sono poi altre forze albanesi: il PPD (Partito per la prosperita'
democratica), altro storico e "naturale" alleato della SDSM, ed il PDK
(Partito democratico nazionale) di Kastriot Haxhirexha. Quest'ultimo e'
nato all'inizio della stagione terroristica, e teorizza la creazione di
una federazione macedone che dia agli albanesi un territorio autonomo.
Il suo nome e' stato curiosamente inserito nella lista nera stilata dal
Dipartimento di Stato americano all'indomani dell'attentato dell'11
settembre, come possibile sostenitore di movimenti terroristici,
probabilmente perche' non "in linea" con il filone irredentista
"vincente", quello sostenuto dagli USA, e che nella FYROM e' per
l'appunto rappresentato da Ahmeti.

Al quadro elettorale bisogna poi aggiungere una miriade di formazioni
che rappresentano i tanti gruppi nazionali - turchi, rom, serbi,
eccetera - e svariate sfumature ideologiche.

I RISULTATI DELLE ELEZIONI

Nei giorni immediatamente successivi al voto la incertezza e' stata
alimentata dalle proteste di rappresentanti governativi, che hanno
denunciato manipolazioni e brogli, pur senza mettere in discussione
l'esito, scontato, che li vede perdenti. Il ministro degli Interni ha
persino inviato agenti dei servizi segreti a perquisire la Tipografia di
Stato, dalla quale sarebbero sparite delle schede. Tuttavia, dopo
qualche tira-e-molla su di un seggio contestato, i risultati sono ormai
ufficiali: all'Unione Socialdemocratica vengono assegnati 60 dei 120
posti in Parlamento. Alla VMRO-DPMNE 33 seggi, alla DUI 16 seggi, al
Partito Democratico Albanese 7, al Partito per la Prosperita'
Democratica 2, infine al Partito Democratico Nazionale (albanese) e al
Partito Socialista di Macedonia un seggio ciascuno.
Il leader dell'SDSM, non disponendo della maggioranza assoluta, ha
annunciato l'avvio dei negoziati con la DUI, piuttosto che con i partiti
albanesi piu' moderati o con gli ex-alleati socialisti: una scelta che
sicuramente fa felici gli occidentali. Per facilitare questa ardua
costruzione politica tra socialdemocratici e fanatici separatisti,
l'ingombrante leader terrorista Ahmeti si e' detto disponibile a farsi
da parte, rinunciando al suo posto in Parlamento e conservando solamente
il ruolo di leader simbolico del suo partito. Ma nella lista di Ahmeti
risultano eletti almeno altri sette ex comandanti della guerriglia
albanese.
Mentre scriviamo il candidato premier deve ancora annunciare programma e
coalizione. Uscendo dalla sede della presidenza dove aveva ricevuto
l'incarico Crvenkovski ha dichiarato che ''la sfida che ci attende e'
molto grande, ci sforzeremo di non fare gli stessi errori commessi in
passato'', ma non si capisce bene a cosa si riferisca... I negoziati tra
SDSM e DUI sono in corso.

I piu' soddisfatti della situazione sono dunque i rappresentanti
dell'"ala dura" del secessionismo, ed i "rappresentanti internazionali":
i Robertson, i Solana, i vari premier europei che non hanno disdegnato
lodi e complimenti per l'andamento delle votazioni. Tanta soddisfazione
deriva in realta'
dalla certezza che la NATO e le altre strutture che tengono la FYROM
sotto tutela resteranno sul territorio. E' stato il presidente della
Repubblica Boris Trajkovski, di destra, a chiedere alla NATO di
prorogare di nuovo la sua missione ''Amber Fox'', fino al prossimo 15
dicembre: richiesta prontamente accettata.

LA CONTESA USA-UE

A cosa e' dovuto tanto interessamento occidentale per una regione cosi'
piccola dei Balcani? Come per tutta l'area circostante, la FYROM sconta
la sua posizione geografica, di rilevante interesse strategico. Posta al
centro di una "croce" formata da un asse orizzontale "turco" (Turchia,
Bulgaria, Albania, lungo la direttrice del cosiddetto "Corridoio 8"), e
da un asse verticale "bizantino" (Serbia, Grecia), la Macedonia slava e'
storicamente soggetta a innumerevoli pressioni dai paesi vicini. Ma
mentre sull'asse "verticale" essa trova le ragioni per restare unita o
addirittura unirsi, tutta intera, a realta' multi-nazionali ancora piu'
grandi, quale era la RFSJ, sulla direttrice "orizzontale" la Macedonia
si spacca drammaticamente in due, tra irredentismo bulgaro - cui il
super-nazionalismo macedone da' man forte - ed irredentismo albanese.
Non e' indifferente evidenziare che la Macedonia slava, nel corso della
Seconda Guerra Mondiale, fu per l'appunto smembrata tra Bulgaria ed
Albania alleate del nazifascismo, mentre Serbia e Grecia pativano
l'occupazione straniera, ma vivevano anche i momenti esaltanti della
Lotta di Liberazione.

Oggi, i problemi non sono poi tanto diversi. Di nuovo, le spinte
provenienti dai paesi vicini non sono che il riflesso di spinte ben piu'
grandi, che arrivano da potenze lontane. In un prossimo contributo su
questa rivista esamineremo in maggiore dettaglio le dinamiche della
contesa tra imperialismo statunitense ed imperialismo europeo, per come
essa si esplica nella FYROM: ne esamineremo i retroscena strategici,
legati essenzialmente alla "torta" delle infrastrutture per il Corridoio
8. In questa sede ci limitiamo a segnalare un recente episodio legato
alla suddetta contesa tra USA ed UE: l'agenzia di informazione VPRO ed
il Klingerdaar Institute, in Olanda, hanno rivelato che settori
dell'intelligence europea stigmatizzano l'appoggio sfacciato fornito
dagli USA all'UCK macedone, consistente in armi, forniture per le
telecomunicazioni, e addestramento militare.
Quest'ultimo e' stato curato dalla Military Professional Resources Inc.,
con base in Virginia: 17 suoi istruttori erano ad esempio presenti nel
comando UCK di Aracinovo nel corso degli scontri del giugno 2001.
Secondo quanto gia' apparso pure sull'"Hamburger Abendblatt", tra i
prigionieri fatti dai soldati macedoni in quella occasione c'era un
tizio che, preso dal panico, sventolo' il passaporto statunitense
urlando: "Diplomatic immunity!". Solo dopo pesanti pressioni USA costui
fu lasciato andare col resto del convoglio UCK, scortato dalla NATO.
Secondo la nuova documentazione fornita al giornalista olandese Hub
Jaspers, questo individuo era stato gia' impegnato nell'addestramento
delle milizie bosniaco-musulmane... Non e' un mistero d'altronde che la
MPRI ha operato in diversi momenti delle guerre di secessione jugoslave,
istruendo pure i miliziani croati. Dai documenti si evince anche come
Ali Ahmeti abbia preso ordini direttamente da Hasim Thaci, detto "il
serpente", capo militare dell'UCK kosovaro, e come il disarmo dell'UCK
kosovaro prima (1999) e di quello macedone dopo (operazione "Essential
Harvest", 2001) non siano stati altro che delle messe-in-scena.

Ma perche' tutti questi "segreti di pulcinella" escono fuori cosi', un
anno dopo? La Unione Europea evidentemente vorrebbe stabilita' nella
regione, per poterla inglobare in se' prima possibile; percio' essa si
lamenta del comportamento degli USA, che continuano a fomentare
instabilita' e violenza. Gli USA al contrario sono espliciti rispetto
alla loro strategia nella regione. "Voice of America" ha riferito che
Steven Meyer, ex viceresponsabile dell'ufficio della CIA per i Balcani,
in una Conferenza su "The Impact of U.S. Policy on the Balkans" tenutasi
al Woodrow Wilson International Center for Scholars ha affrontato la
questione macedone in maniera spregiudicata, affermando testualmente che
"i cambiamenti di confini nei Balcani non debbono essere un tabu'" -
come se non ce ne fossero stati gia' abbastanza!...
Ovviamente, la realizzazione di questi disegni strategici
irresponsabili viene pagata a caro prezzo, e sulla propria pelle, dai
cittadini dei Balcani. Oltre al sangue versato negli episodi di
terrorismo, diventa inevitabile il deterioramento dei rapporti
istituzionali e sociali, e soprattutto il peggioramento delle relazioni
tra le varie componenti nazionali. Ed e' cosi' che, per la prima volta
dopo decine di anni, migliaia di studenti di nazionalità albanese
vengono sottoposti alle pressioni famigliari - in un contesto in cui,
come in Kosovo, si va riaffacciando la cultura reazionaria, bigotta e
maschilista dei "clan" - ed obbligati a rifiutarsi di frequentare le
stesse classi e le stesse scuole frequentate dagli studenti delle altre
"etnie". A tutto questo si aggiungano i traffici di vario tipo - armi,
droga, prostituzione - sui quali si basano gli introiti mafiosi delle
organizzazioni armate, ed i sanguinosi incidenti alla frontiera con
l'Albania, dovuti alla lotta contro i contrabbandieri.

Per concludere, dobbiamo ricordare che migliaia di soldati italiani
stazionano nell'area. A quale scopo?
Lo scorso 29 agosto, a poche decine di chilometri dal confine macedone,
in quello che e' oggi il protettorato del Kosovo, retrovia e base dei
terroristi dell'UCK di Macedonia, i soldati delle truppe italiane della
KFOR sono intervenuti a bloccare una aggressione in atto, da parte di
terroristi pan-albanesi, contro quattro contadini serbi disarmati che
erano al lavoro nei campi. E' successo presso Gorazdevac, a 55
chilometri da Pristina. I soldati italiani sono stati impegnati in una
sparatoria per ben due ore, nel piu' spettacolare scontro a fuoco in cui
siano state coinvolte le truppe di occupazione occidentali sin dal loro
arrivo nella provincia serba, nel giugno 1999. Fortunosamente lo scontro
non ha causato vittime, ed un solo terrorista e' stato fermato (AP
30/8/02). Non ci risulta che alcun media italiano abbia riportato la
notizia. Lo stesso sito internet ANSA sul Kosovo si e' ben guardato dal
riportarla. E' meglio che gli italiani non si pongano interrogativi
imbarazzanti.

(*) Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia


FONTI:
Bollettino JUGOINFO del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/
Dispacci ed articoli AFP, ANSA, Pravda. Reportages di Christopher Deliso
per Antiwar.com .

ALTRI SITI UTILI:
Emperor's Clothes
http://emperors-clothes.com/
Centre for Research on Globalisation
http://www.globalresearch.ca/by-topic/balkans/
Macedonian Information Agency (MIA)
http://www.mia.com.mk/webang.asp
Elezioni Politiche 2002
http://195.26.131.100/izbori2002/en/index.asp
http://oscewatch.org/CountryReport.asp?CountryID=15&ReportID=184
Partito Socialista di Macedonia
http://www.spm.com.mk/

(Inviamo nuovamente il testo di Marina Cataldo, in una forma meglio
leggibile. Il testo si puo' anche scaricare come documento Word alla
URL:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/Meline.doc
Ci scusiamo per il doppio invio. CNJ)


Le meline del Sangiaccato

appunti di viaggio della delegazione di Most za Beograd -
luglio 2002

Mariella Cataldo

Arrivare a Cattaro all?alba del 19 luglio 2002 è come aprire
uno scrigno e perdere gli occhi dietro un?acquamarina purissima:
è l?azzurro mediterraneo di Byron e dei fratelli Schlegel. Poi,
pian piano, ti accorgi delle montagne traforate, veri gioielli di
oro bianco anneriti dal tempo, in cui la macchia mediterranea è
incastonata come verde smeraldo, e le case, vera madreperla
ricoperta da corallo. I doganieri montenegrini, gentili e dalle
spalle quadrate, ci frugano i bagagli, ma, appena sentono che
siamo diretti a Kragujevac, ci fanno passare senza costringerci a
smontare la macchina stracarica all?inverosimile. Forse, sono
degli jugoslavisti e conservano la memoria storica della
solidarietà di una Jugoslavia che non esiste più. E così, passano
senza problemi le nostre casse di digitalina e di altri medicinali
per il presidio sanitario della Zastava e i valigioni di vestiti
regalati da un negozio di Bari e dalla mamma di Alice per i
profughi serbi che l?UCK ha cacciato dal Kosovo, i numerosi
regali e letterine che i donatori di Bari mandano ai loro bambini
della Zastava. Con noi abbiamo anche il denaro delle adozioni a
distanza, che consegneremo personalmente ai 221 bambini
adottati. Ci augurano con un sorriso il buon viaggio.

È un vero e proprio tuffo nelle acacie, lentischi, malva rosa,
accompagnato da un?orchestra di cicale che suonano il charango.
Abbiamo ancora nelle orecchie le canzoni di Theodorakis e di
Zambetas della nave greca con equipaggio ucraino.
All?improvviso, tra le montagne, appare una bellissima
insenatura marina: è Budva. Pierfrancesco, promettente dottore
in scienze forestali, che da queste parti ci viene spesso ed è
sempre alla ricerca della sua faggeta, dice che qui non vale tanto
lo spazio, quanto il tempo che ci vuole per colmare una certa
distanza. E Lisa, giovane psicologa, affascinata, fa le prime
riprese.

La Land Rover procede a passo d?uomo e in mezza giornata
arriviamo a Kolasin, dove conosceremo Vera e Danjel Vincek,
che custodiscono nel loro orto botanico la cachris ferulacea o
silfio cirenaico, pianta medicinale di cui parla anche Plinio e ora
ritrovata in Montenegro, la dioscorea balcanica (per curare
l?Aids e l?Evola) la dafnae e il pino peucets (pino a cinque
aghetti o ?pino carezzevole?, come dirà amorevolmente Danjel).
Tutto sarà ?interessante?, per dirla con Bato, che a Kolasin ci fa
gli onori di casa. Al nostro rientro in Italia sapremo la triste
notizia della morte per un banale incidente di montagna di Vera,
straordinaria donna jugoslavista e fiera oppositrice della ?guerra
umanitaria? della NATO.

Tra fichi e melograni fioriti e lecci, spuntano i cartelloni
pubblicitari di Biagiotti e Pistolato, che qui sono di casa.
Incontriamo macchine di jugoslavisti con il loro bollino ?YU? e
macchine di separatisti - col bollino bianco e una croce rossa - e
qualche eroica sbuffante vecchia seicento. Io ascolto, mentre
aspiro forte odore di ferro bruciato, il respiro della terra e i
suoni animali e annoto: è molto meglio che fare i verbali
scolastici!

I pini mughi e le ginestre fiorite ci avvertono che stiamo
salendo, e lo scatenato Bregovi? rompe la pace dei luoghi.
Violacciocche selvagge e sambuco adornano il lago di Scutari e
sembra di essere sul Carso. Tagliamo Podgorica (ex Titograd)
dove, lungo i viali di platani e cipressi, vendono angurie e
collane di fichi secchi. Zingarellini strepitanti ci assalgono ai
semafori come pulci nere e secche.

Pierfrancesco ci avverte che domani attraverseremo il
Sangiaccato di Novi Pazar (diviso a metà tra Serbia e
Montenegro), costruito come Stato cuscinetto dai Turchi per
separare due popolazioni. Lungo la strada, verdi e rosse, le
meline del Sangiaccato ci guidano al monastero di Mora?a e
agli affreschi su San Nicola. È un?oasi nel verde: il giardino con
arnie, un cimiterino, cespugli di ortensie, gatti addormentati,
cicale e un ruscellino freschissimo, in cui i monaci si lavano le
mani. Fumo una sigaretta sotto un?acacia e mi sembra un
sacrilegio. Qui, il fiume Tara, con la Piva, forma la Drina e poi
la Sava e, a Belgrado, confluisce nel Danubio e poi va a morire
nel Mar Nero.

A Kolasin respiriamo tiglio fiorito e mangiamo i feferoni
(peperoncini arrostiti piccantissimi) da cui non riusciremo più a
separarci, nonostante le nostre lingue fumino come quelle del
drago di San Giorgio.



Sabato 20 entriamo a Vjelo Polje (paese musulmano) e nel
Sangiaccato. In un cielo di meli, ci salutano in lontananza un
minareto e ancora zingari sul bordo della strada e donne coi
tipici pantaloni turcomanni. Esso è un avamposto che, attraverso
una lunga gola selvaggia, ci porterà in Serbia. Tra villaggi sparsi
arriviamo al confine con la Serbia, ma il doganiere non si
accorge neppure che stiamo passando. Visitiamo il monastero di
Mileseva a Prijepolje, dove sventola una bandiera serba con
quattro C (solo la solidarietà salverà i serbi) e un pope esuberante
porta a spasso un canone con una lunga catena. Lungo il viaggio,
la verzura e il fogliame diventano cupi e incontriamo cimiterini
in pietra nera tra le case, in pieno villaggio. Qui la vita e la
morte sono sorelle siamesi. I telefonini mi fanno impazzire! E
Rajka è già sulle nostre tracce.



Arriviamo a Kragujevac, alla sede del sindacato Samostalni
dove ci accoglie un manifesto regalato da una delegazione
italiana sulla manifestazione di marzo e lo sciopero generale di
aprile e questo mi riempie d?orgoglio. Qualcosa di buono noi
italiani siamo stati capaci di farla.

A Rajka Andrea chiede a bruciapelo: ?La Zastava muore??.
Rajka risponde: ?La Zastava è come un gigante, non può morire
tutta in una volta, ma agonizzerà per molto. Il nostro paese fa i
debiti con l?estero, debiti che i nostri figli dovranno restituire?.
Raccogliamo le prime notizie sulla situazione economica in
Serbia dal segretario del sindacato, Rade Deli?, che esordisce
dicendoci che una fabbrica tessile del valore di due milioni di
marchi sarà venduta per 400.000 a un acquirente belga. Il
processo di privatizzazione delle imprese - un tempo autogestite
- che il governo serbo ha avviato su pressioni del Fondo
monetario internazionale, stenta ancora a decollare per scarso
interesse dei nuovi acquirenti. L?orientamento del governo è
quello di procedere comunque, ad ogni costo, mettendo in
vendita le imprese da privatizzare ad un prezzo notevolmente
inferiore rispetto al loro valore. Il risultato sarà una colossale
svendita di un patrimonio che i lavoratori jugoslavi avevano
contribuito con il loro lavoro e la loro fatica a mettere insieme.
Una dozzina di grandi imprese (cemento, olio, fabbricati
turistici, ma sinora nessuna grande impresa metalmeccanica)
sono state privatizzate e svendute. Formalmente, il 35% del
valore delle imprese autogestite appartiene ancora ai lavoratori
e, al momento della vendita, ognuno di essi dovrebbe ricevere la
quota spettante, ma i lavoratori di fatto hanno ricevuto solo un
pugno di carte.



Contro la politica governativa di privatizzazioni e
licenziamenti, il sindacato prevede di indire in autunno lo
sciopero generale. I prezzi aumentano di giorno in giorno e la
politica del governo ?in?i? vi contribuisce a piene mani. Il
prezzo della corrente elettrica - annuncia la signora ministro
dell?energia - aumenterà del 50%. In una trasmissione televisiva
uno ha chiesto come fare a pagare gli arretrati e lei ha risposto:
?Fate come mia madre, che ha venduto un appartamento di 120
mq in cambio di uno di 30 per pagare i debiti di oggi e di
domani?. E lo spettatore, che non aveva appartamenti né di 120
né di 30 mq, se n?è andato ancora più arrabbiato.



Oggi c?è stato un incendio alla centrale elettrica di Obeli? in
Kosovo. Sono morti un esperto croato e trenta operai. La gente è
arrabbiata. Fanno imbrogli sugli arretrati. Il direttore albanese
della centrale termica ha detto che la situazione è sotto controllo,
hanno evacuato la KFOR e i cittadini di tutti i paesi vicini. Nel
Kosovo da ieri non c?è corrente. In Kosovo, etnicamente pulito
dalla NATO, i serbi sono una rarità e vivono come gli indiani
d?America nelle riserve.

In Kosovo, a Bondsteel, c?è la più grande base americana
costruita all'estero dai tempi del Vietnam. È localizzata
vicino ad oleodotti e corridoi energetici di vitale importanza, al
momento ancora in costruzione, come ad esempio l'oleodotto
trans-balcanico, sponsorizzato dagli Stati Uniti. Nel giugno del
1999, all'indomani della fine dei bombardamenti NATO sulla
Jugoslavia, forze americane si impossessarono di 1000 acri di
terra coltivabile nel sud-est del Kosovo, in località Urosevac,
vicino al confine con la Macedonia, e incominciarono la
costruzione di una base. Camp Bondsteel è noto come "la
grande signora" di una rete di basi americane attive su
entrambi i lati del confine tra Kosovo e Macedonia. In meno
di tre anni è stato trasformato da un accampamento di tende in
una base iper-tecnologica, autosufficiente, che ospita quasi 7.000
soldati, tre quarti del totale delle truppe americane presenti in
Kosovo. Vi sono più di 25 Km di strade e più di 300 edifici,
circondati da oltre 14 Km di barriere in cemento e terra, 84 km
di filo spinato e 11 torrette d'avvistamento. È così grande che ha
un centro e anche quartieri periferici, negozi, palestre aperte 24
ore su 24, una cappella, una biblioteca e l'ospedale meglio
attrezzato d'Europa. Al momento vi sono 55 elicotteri Black
Hawk e Apache, e sebbene non vi sia una pista d'atterraggio, il
luogo è stato scelto proprio per le possibilità d'espansione. Vi
sono indizi infatti che suggeriscono che Bondsteel possa
sostituire in un futuro la base dell'aviazione di Aviano in Italia.
Potrebbe già essere operativa per l?aggressione all?Iraq.



Alla Zastava, chi mantiene il posto di lavoro percepisce 100
euro al mese, che se ne vanno quasi tutti in spese di trasporto.
Chi è iscritto all?ufficio di collocamento prende 50 euro. Rajka
ci riferisce di un caso di cui hanno parlato i giornali: un operaio
handicappato si è recato con suo figlio al sindacato. Rischiava di
essere buttato fuori di casa, voleva accamparsi sotto gli uffici del
comune. Non poteva neppure essere aiutato dallo Stato perché
non ha mai fatto la carta di invalidità. Si è impiegato alla
Zastava e quando è stato licenziato è andato a chiedere il
sussidio, ma non gliel?hanno dato perché non risultava
ufficialmente handicappato. Poi è arrivato il compagno Vlaic da
Trieste, dell?associazione ?Zastava?, che, come noi, organizza le
adozioni a distanza, e gli ha dato un sussidio di 600 marchi. Ne
hanno parlato anche i giornali. In questa situazione di sfacelo
?in?i? continua a svendere la dignità nazionale: ultimamente ha
fatto un accordo con la Croazia, i croati possono venire in Serbia
senza visto, i serbi per andare in Croazia devono avere il visto.



La domenica è giorno di distribuzione degli aiuti di Bari ai
bambini della Zastava. Molti bambini li trovo cresciuti, e
questo mi rende felice perché immagino quanti litri di latte
abbiamo potuto regalare loro per aiutarli a crescere. C?è anche la
televisione che ci riserverà cinque minuti al telegiornale della
sera. Ai bambini mi rivolgo così:

Cari bambini, vi porto una carezza e un bacio affettuoso di tutti i
donatori italiani. I nuovi barbari del XXI secolo hanno ora
rivolto le loro pesanti attenzioni ad altri popoli del mondo -
afghano, palestinese, irakeno, cubano, coreano - questi sono
nelle lista nera di chi non perdona i popoli che mantengono un
briciolo di dignità e orgoglio nazionale. Nel nostro paese e in
tutto il mondo spira un vento di destra, il nostro governo di
destra chiude le frontiere a chi vuole venire in Italia e prende le
impronte digitali degli stranieri. Se i nostri governi vogliono
alzare barriere per dividere i popoli, noi le abbatteremo
costruendo ponti di solidarietà. Ogni giorno dobbiamo costruire
argini alla diga della memoria, perché le sue acque non vadano
disperse e possano nutrire le future generazioni. L?oblio non
deve vincere sulla memoria e se anche è doloroso ricordare,
dobbiamo farlo, perché gli errori del passato non si ripetano.
Ma, come diceva Antonio Gramsci, il grande compagno italiano
condannato a morire in carcere dai fascisti: ?pessimismo della
conoscenza, ottimismo della volontà?. Così costruiremo sulle
macerie del mondo prodotte dai nuovi barbari del XXI secolo. Se
ci tenderemo la mano e ci stringeremo in un grande abbraccio
internazionalista, ricostruiremo i ponti distrutti e abbatteremo le
mura delle prigioni del mondo. Varcheremo le colonne d?Ercole
del mondo senza paura di cadere nel vuoto, conosceremo il fondo
della disperazione e risaliremo alla luce cancellando le impronte
digitali della barbarie e costruiremo sulle macerie della inciviltà
i templi di una umanità futura.

Andrea dice:

In questo momento non è facile portare avanti
progetti di solidarietà. I nostri mass media
non parlano più, per nulla, della Jugoslavia.
L?ultima volta che ne hanno parlato con un
certo rilievo è stato quando a febbraio è
iniziato all?Aja il processo contro Slobodan
Milosevi?. È stato annunciato come il ?processo
del secolo?, in cui dimostrare le colpe di
Milosevi? e del popolo jugoslavo per assolvere
la NATO e le sue infamie, ma poiché il processo
non va come vorrebbero gli uomini della NATO,
sul processo è calato il silenzio e di
Jugoslavia, contro cui è stata fatta una guerra
criminale che non si deve dimenticare, non si
parla più. Quello che è stato fatto contro di
voi, viene fatto contro i popoli del mondo che
vogliono vivere onestamente col lavoro. Il
nostro aiuto oggi è quasi simbolico: tre anni
fa con 25 euro si copriva il fabbisogno di una
famiglia per due settimane, oggi non bastano
che per qualche giorno. Ma questo aiuto è
ancora utile perché lega i popoli che rifiutano
la guerra e l?ingiustizia e soprattutto i
lavoratori che stanno combattendo per i loro
diritti. È l?embrione di una resistenza comune
contro il nuovo ordine mondiale che porta
guerra e miseria.Noi vorremmo realizzare un
piccolo, ma per noi importante, libro con le
lettere inviate da molti di voi in Italia. Con
il gruppo teatrale Grammelot di Molfetta
abbiamo organizzato una rappresentazione da
queste lettere che hanno fatto conoscere
Kragujevac più degli articoli dei giornali.
Sono lettere che parlano di speranze, di
condizioni di vita, della guerra, che fanno
conoscere il vostro popolo. Questo libro potrà
aiutare il nostro progetto di solidarietà,
perché sarà una testimonianza delle vostre
reali condizioni, e perché, col ricavato delle
vendite, potrà contribuire ad aiutare altri
bambini, altre famiglie in difficoltà, come è
già stato col libro di poesie Gli assassini
della tenerezza, che ci ha consentito di
consegnare circa 17 milioni di lire. Ci sono
ultimamente notevoli difficoltà nella raccolta
del denaro per le adozioni, molti donatori non
hanno rinnovato il sostegno annuale, ritenendo,
a torto, che - passata la guerra - la
situazione in Serbia sia migliorata. Qui noi
vediamo che le condizioni di vita sono
sensibilmente peggiori. Noi abbiamo cercato di
non abbandonare nessuno, ognuno avrà il suo
piccolo ?stipendio? e spero che siate tutti
d?accordo su questa divisione solidale.

Il segretario del sindacato si dichiara pubblicamente
impressionato dal nostro progetto barese e invita le famiglie a
scriverci e a rivolgersi a Rajka per le traduzioni. Rajka ribattezza
Most za Beograd in Most za Kragujevac.

Rajka, mentre i bambini prendono le buste coi soldi dalle mani
di Lisa e Pierfrancesco, pone sul tavolo un foglio su cui i
bambini annoteranno i pensieri per la piccola Maja, ora in
ospedale a Belgrado. La piccola Marija del PRC di
Grottammare, e così molti altri, doneranno i fiori del loro
giardino a me e a Lisa.

I fiori dei giardini di Kragujevac si ammasseranno sempre
più numerosi sul tavolo e saranno i fiori della riconoscenza,
dell?amicizia, della gentilezza di questo popolo. Molti genitori
mandano saluti ai loro donatori italiani e molti bambini sono al
villaggio, in vacanza dai nonni. Fanno impressione Nemanja, il
ragazzo portatore di handicap adottato a distanza dai lavoratori
dell?aeroporto di Firenze e Irena, la ragazza non vedente adottata
da Pax Christi di Bari, che prendono la busta al braccio del
genitore. Momirka mi regala un sorriso per Salvatore Marci del
Grammelot e la mamma di Veliko mi chiede premurosamente
come sta la signora Piancaldini. Piange la mamma di Bojan,
adottato da Piera e Dario di Roma. La mamma di Miroslav,
adottato da Isabella di Giovinazzo, e la mamma di Nenad,
sostenuto da Salvatore di Bari, e le mamme di tanti altri inviano
saluti ai donatori. Si lamenta la mamma di Danjela, perché la sua
donatrice non ha mai risposto alle lettere, ma io la consolo
dicendo che lei è una donatrice puntuale e generosa e forse c?è
qualche problema con le poste. Darko, adottato da Franco
Selleri, è diventato proprio un bel giovanotto e al mio fianco si
fa fotografare.

Su 216 famiglie, solo 13 non si sono presentate all?assemblea.
Ma verranno nei giorni successivi. Rajka e Milja, nella settimana
precedente il nostro arrivo, hanno telefonato al padrone di casa o
ai vicini di questi operai che non hanno telefono, senza
specificare il motivo della telefonata. Con l?aumento
generalizzato dei prezzi, anche gli affitti sono cresciuti a
dismisura, e molte famiglie sono in arretrato: se i padroni di casa
sanno che arrivano gli aiuti dall?Italia si attaccano subito alle
?paghette? dei bambini per farsi pagare gli affitti arretrati.

In serata, il TiGi locale ci riserverà 5 minuti parlando delle
lettere dei bambini e della nostra associazione. Felicemente
sorpresi, seguiamo la breve intervista alla bambina della nostra
cara amica Marina: la piccola Marija, meno di dieci anni, dice
che la sua giovane donatrice ha avuto una bambina. Alla
domanda ?cosa farà dei soldi??, risponde che comprerà materiale
per la scuola, un?altra bambina comprerà l?occorrente per il
fratellino che sta per nascere.

Oggi un operaio della Zastava ha ammazzato la moglie e poi si
è suicidato: storia di ordinaria follia in un paese normalizzato
dalla Nato e poi da ?in?i?. Più tardi Rajka ci tradurrà qualche
messaggio che i bambini hanno scritto alla piccola Maja. Tra gli
altri, Marja Pani?, la bambina adottata da Livia, dice: ?Quando
guardi il sole, tutte le ombre saranno dietro di te?. Nevena le
augura di guardare la vita in tutti i suoi colori e ?bella mia,
guarisci presto?, le augura un anonimo ammiratore. Questi fiori
della solidarietà, gli assassini della tenerezza non hanno
potuto bruciarli e ?la vittoria è nostra?, come disse Fulvio.



Lunedì, sciopero al reparto armi da caccia, dove lavora la
mamma di Mirjana, che orgogliosamente ci viene incontro da
sotto un tiglio nel giardino della fabbrica e ci spiega che per il
momento si tratta di uno sciopero breve di 20 minuti per
aumenti salariali e la retribuzione delle ferie. Adesso capiamo
perché - a differenza che in altre occasioni - i guardiani avevano
fatto storie all?ingresso della fabbrica, cercando di impedirci di
entrare: avevano avuto ordine dalla direzione, che evidentemente
non gradisce che degli stranieri assistano allo sciopero.



Siamo diretti al museo della fabbrica, che è sotto la
direzione della fabbrica di armi. Al museo, una guida, contenta
di trovarsi con degli storici, ci spiega che questa è la fonderia dei
cannoni, Topolivnica, fondata nel 1851.

Allora il regno serbo era autonomo solo parzialmente, il
governo turco era a Belgrado, all?interno del regno c?erano delle
enclaves autonome. Si era nel romanticismo e il tema della
identità nazionale e dell?irredentismo era favorito dalla Francia
e dalla Russia, che soffiava sul panslavismo. Fino al 1841,
Kragujevac è stata la ?capitale? della Serbia (la capitale ufficiale
era a Belgrado, coi turchi). Fino al 1878 (congresso di Berlino),
le sedute strategiche si tenevano qui. L?educazione e la
formazione professionale erano ancora sotto controllo turco, ma
qui, a Kragujevac, il direttore della fabbrica, il francese Charles
Lubry, ha fondato la prima scuola professionale, nel 1854. I
primi cannoni furono fatti con tecnologia francese.

Siamo attratti da un manoscritto in lingua italiana. È un
rapporto del 1862 del console italiano Scovazza, di Torino
naturalmente, che riferisce che all?epoca c?erano 620 operai.
Scovazza veniva a caccia di lupi e trovava qui selvaggina in
abbondanza. Sui lavoratori serbi esprimeva giudizi lusinghieri.

Col congresso di Berlino, i turchi abbandonarono la Serbia
e il governo non ebbe più interesse per la produzione militare,
rimase solo la scuola professionale di buon livello. Cominciò
allora la produzione civile (campane, cazzuole, carrozze per la
posta). Rajka ci ricorda che tutto l?accessorio per la chiesa del
parco belgradese di Kalemegdan è stato prodotto qui: dai cannoni
fusi fecero campane, al contrario di Pietro il Grande, che dalle
campane del Cremlino fece i cannoni.

Rajka ci fa notare un ritratto di Svetozar Markovi?, il
?Gramsci di Kragujevac?. A Kragujevac viene fondato il primo
giornale socialista, Glas Javnosti, ?foglio per la scienza e la
politica?. I lavoratori di Kragujevac si mostrarono sin
dall?inizio combattivi. Nel 1853 cominciano i primi scioperi
operai contro il lavoro a cottimo. Nel 1875 le elezioni locali
furono vinte dai socialisti, poi annullate, ripetute e rivinte dai
socialisti nel 1876. Esse si lasceranno dietro una scia di scontri a
sangue per le strade della città. Su un muro ci saluta un dipinto
sull?autogestione del pittore Mika Forevi?.

All?inizio del 900 i Mauser tedeschi stavano per fallire e il
governo serbo darà loro più che una mano, con una commessa di
centomila fucili. Ma poi è la guerra, l?ultimatum austriaco alla
Serbia - inaccettabile quanto il famigerato accordo di
Rambouillet - gli imperi centrali aggrediscono il piccolo
giovane paese. Rajka ci mostra orgogliosamente la foto del
primo aereo austro-ungarico colpito nel 1915 - quel giorno è
ancora data di festa per l?esercito. E la mente va al ben più
temibile ?aereo invisibile? americano, che la difesa jugoslava
riuscì ad abbattere nella primavera del 1999. La fabbrica e le
maestranze nella prima guerra mondiale vengono trasferite in
Francia. Corre voce che alla fine della guerra il ministro della
difesa francese si rifiutasse di far rientrare gli operai in Serbia -
erano troppo bravi - e si dichiarasse disposto a scambiare sei
operai francesi per uno serbo. Nel 1928 comincia la produzione
serba dei fucili e nella prima esposizione mondiale francese i
serbi prenderanno 6 medaglie. Spunta il ritratto del dottor
Mihajilo Ili? - medico e parlamentare che difende i diritti dei
lavoratori - il centro ospedaliero della Zastava porta il suo
nome.

Alle soglie della seconda guerra mondiale la fabbrica era
diventata un gigante (12.000 lavoratori). Il 10 aprile 1941
comincia l?occupazione nazista. La fabbrica viene costretta a
produrre per i tedeschi. Gli operai rifiutano. 7.000 abitanti di
Kragujevac, tra cui molti operai della fabbrica e 300 liceali
vengono trucidati. La prima brigata partigiana era composta da
molti operai della fabbrica e su un muro tristemente leggiamo un
messaggio partigiano: ?Ricordatevi di me perché non ci sarò più.
Il vostro infelice Lazar?.

Dopo la guerra, tra il 1948 e il 1953 la produzione militare
viene trasferita in Bosnia, a Sarajevo. Nel 1952 comincia
l?autogestione. Gli operai prendono tutte le decisioni
strategiche sulla produzione. La prima decisione importante è
quella del 1953: un referendum tra i lavoratori chiede se si è
disposti a rinunciare a un mese di salario all?anno per avviare la
produzione automobilistica. Tito non era favorevole all?avvio di
una produzione automobilistica su larga scala, diceva che un
lavoratore non aveva bisogno di automobili. Ma il direttore
Radovi? voleva fortemente l?autogestione e desiderava
collaborare con l?Italia. Così, dal 1953, finisce la produzione di
armi e comincia la collaborazione con la FIAT per la produzione
di automobili. Questo è importante - dice Rajka - perché la
NATO non aveva ragione di bombardare una fabbrica civile.
Con la costituzione della Jugoslavia socialista lo stabilimento si
chiama Zrvena Zastava, ?Bandiera rossa?.



Nel pomeriggio Rajka insiste perché visitiamo una famiglia
profuga del Kosovo che lavorava alla Zastava di Pe?.

Slavica ci racconta, concitata, che la sua famiglia è fuggita in
se­guito alle rappresaglie albanesi: un ultimatum dell?UCK
intimò loro di abbandonare la casa entro 12 ore. Il marito, ora
morto, ebbe un ictus. Slavica ora, vedova, non ha più la­voro,
non ha più una casa, non ha niente. Ora la sua famiglia - due
figlie, di cui una ammalata di dia­bete da stress e un figlio - non
può avere neppure un pasto al giorno dalla cucina popolare
istituita da Milosevi?, perché è stata smantel­lata dal nuovo
governo. Il mese scorso, l?ufficio di collocamento le ha dato
3.500 dinari (poco più di 50 euro). Ora essi vivono in affitto in
una casa ammobiliata. La loro casa a Pe?, costruita coi risparmi
di una vita, ora è occupata da un al­banese, giunto in Kosovo
dall?Albania dopo la guerra della NATO, che le ha chiesto
12.000 marchi per rilasciare la casa. Così Slavica non può
ritornare in Ko­sovo e non può neppure vendere la casa. La
KFOR sa tutto e non fa niente. Lei prende tranquillanti per non
morire di crepacuore. L?affitto le costa 100 marchi al mese e
vor­rebbe vendere almeno il terreno su cui è la sua casa, ormai
rovinata, con i mobili rubati. Tutta Pe? è sotto controllo italiano
e lei non vuol morire senza rivedere la sua città, da cui è fuggita
il 12 luglio 1999, quando è entrata la KFOR. Gli albanesi
dell?UCK avevano fis­sato la data entro cui dovevano sloggiare,
altrimenti sarebbero ve­nuti ad accoltellarli. La KFOR non
garantisce alcuna sicurezza per i serbi dopo che l?esercito
jugoslavo ha abbandonato il Kosovo. E drammatico ritorna il
ricordo della fuga: un vicino di casa ha preso con sé il figlio
diciottenne, Slavica con le ragazze sale su un pullman militare;
due giorni per arrivare a Kraljevo, e poi a Kragujevac. In questi
terribili lunghissimi giorni non sapeva se il figlio fosse vivo o
morto. È vivo per fortuna, e lavora al mercato sotto padrone.



Perché si è fermata a Kragujevac?, chie­diamo. Perché qui aveva
parenti, e poi, lavorando alla Zastava di Pe?, sperava di trovare
lavoro alla Za­stava di Kragujevac. Scappando ha portato con sé
solo la foto della sua casa - ce la mostra e le si spezza il cuore. I
600 marchi che le ha por­tato Lino Anelli, del coordinamento
RSU e promotore dell?associazione ?Non bombe, ma solo
caramelle?, li hanno salvati. Intanto le ragazze si misurano gli
abiti che abbiamo portato in dono e per un momento sorridono
felici. Ci sono molte famiglie come la sua, non censite. Ci
offrono, scu­sandosi, frutta di non bell?aspetto e succhi di frutti
di bosco fatti arti­gianalmente. Chiedo a Rajka come fa a
sopravvivere vedendo questa situazione tutti i giorni. La risposta
è: sarà un?esplosione. La ragazza è ammalata di diabete e
prenderà in­sulina due volte al giorno per tutta la vita. Ora
Slavica non può nep­pure andare al centro collettivo dove sono
alloggiati i profughi perché questi centri non sono più appoggiati
da nessuno, come nes­suno appoggia le mense popolari. Per un
anno hanno vissuto in una stanza col marito malato e la chiesa
non li ha aiutati. Da quando il ma­rito è morto, tutte le porte si
sono chiuse, le figlie hanno finito la scuola e vorrebbero
lavorare, ma il lavoro non c?è. Qui sono come in prigione.
Slavica lavorava alla Za­stava di Pe? dove si producevano telai
esportati a Brescia e dove c?era una pressa di 300 tonnellate, la
più grande dei Balcani. Un tempo era una persona felice, le
nascevano i figli, non si preoccu­pava del futuro, prima con gli
albanesi lavorava insieme senza problemi.

Mentre annoto tutti i particolari del racconto, mi rendo conto
che per oggi ho fatto i pieno di miseria umana e mi chiedo che
male avrò mai fatto io a passare le vacanze in questa maniera e
cerco di uscire da questa tela di ragno della disperazione
pensando vigliaccamente ai verdi peperoncini piccanti che ci
attendono a casa del vicesegretario dove prepareremo la sera le
penne all?arrabbiata per sottrarci ad una ennesima cena
pantagruelica delle nonne di Kragujevac.



Martedì 23: visita al museo della memoria nel parco
Sumarice. Davanti ai nostri occhi, come grani di rosario, sfilano
foto di persecuzioni ustascia contro donne, bambini, serbi,
zingari, ebrei. Vediamo il campo di Jasenovac, dove nel giugno
1942 ci fu un?esecuzione di 8000 donne e bambini e il campo
Mlaka di Kozara, con 7000 vittime, nel villaggio di Slavostina,
dove furono uccisi 1165 prigionieri di Kozara. Nel campo di
tortura di Stara Gradiska furono asfissiati 19000 bambini col
with potassium cianide. Queste foto di bambini sono
agghiaccianti, tanto sono magri e scheletriti e mi rendo conto che
gli ebrei non hanno il monopolio del martirio. Il ministero del
governo croato risolse la questione zigana massacrando tutti gli
zingari. Sono visibili anche i bambini ustascia con divisa
giannizzera, i futuri persecutori, ed ecco l?aguzzino ustascia
Gustav Majer, di 36 anni, fotografato in mezzo al massacro di
serbi a Dubica nell?estate 1942.

Finito di visitare questo museo degli orrori dove ci raggiunge
Mira con le sue sorelle, ci rechiamo al Parco della memoria, al
monumento delle Ali Spezzate per ricordare il massacro nazista
di 7000 abitanti di Kragujevac, di cui 300 liceali e il professore
che disse: ?sparate pure, io continuo la mia lezione?. Poco
distante, è il monumento chiamato ?Fiore?, dedicato agli
zingarelli che furono trucidati dai nazisti per essersi rifiutati di
pulire i loro stivali insanguinati dopo l?eccidio dei 7000. Su una
pietra sono incise le parole del poeta Karel Jonker:

Tutto quello che sento dall?erba si illumina,
non lo può dire la mia voce umana, tutti i
bambini uccisi sembrano cicale con voci di
bambini.

Noi allora abbiamo teso l?orecchio per sentirle queste voci,
abbiamo scrutato l?erba, le cicale però erano mute, ma io ne
avvertivo la presenza, le sentivo palpitare e ci osservavano
dall?erba e stavano per scoppiare a furia di trattenere il respiro.
La piccola Nevena ci fa da guida e conosce la storia della
resistenza che studia a scuola, chissà per quanto tempo ancora in
quest?epoca di revisionismi.

In macchina ascoltiamo canzoni dalla voce sensuale della
moglie di Arkan. A casa di Rajka ascoltiamo canzoni jugoslave e
una grande emozione ci prende quando ascoltiamo Kosovo leti
che ha fatto da sigla al bellissimo film di Grimaldi, ?Un popolo
invisibile?, girato sotto le bombe della NATO. La canzone
significa ?voliamo in Kosovo? e ricorda la battaglia di Kosovo
Polje del 1389, in cui i serbi furono sconfitti dai turchi. Muti,
ammaliati, ascoltiamo questa canzone dal ritmo incalzante e tutti
ricordano Fulvio per quello che fa per far conoscere al mondo la
verità su quella sporca guerra contro il popolo serbo. E così
immagino Fulvio, che, in silenzio, entra in salotto e prende dalle
mani di Rajka il gelato e la slivovica e c?è anche Sandra, con la
sua macchina da presa, e il bassotto Nando, che dorme acquattato
ai nostri piedi e gusta con particolare soddisfazione il gelato
fatto in casa.



A Belgrado, andremo a visitare la piccola Maja in ospedale.
L?ospedale è grande, ma all?interno ha un?aria familiare. Alle
pareti ci sono disegni di piccoli pazienti che hanno soggiornato
qui in passato. Nello stesso reparto ci sono adulti e bambini, ma i
bambini hanno delle camere a parte. Maja sta ascoltando la
radiolina che le avevamo regalato nel nostro precedente viaggio
e ci accoglie col suo sorriso disarmante e radioso. Ci aiutano
nella conversazione Gordana, dell?associazione Decia Istina (la
verità dei bambini), con cui abbiamo avviato progetti di
solidarietà, e Ana, coetanea di Maja, che parla altrettanto bene il
serbo che un italiano venetizzante: vive a Mestre da qualche anno
e torna in Serbia per le vacanze.

La collina di Avala, simbolo di Belgrado, ci saluta tristemente
con la torre TV distrutta dalla NATO il 25 aprile del 1999. La
sera, di ritorno a Kragujevac, alla sede del sindacato ci
riempiono di regali per i donatori, ce n?è uno anche per Gemma
e Carlo, che sono finiti sul giornale per la loro intenzione di
donare ai bambini della Zastava il ricavato dei regali delle loro
nozze.



Giovedì all?alba, sotto una pioggia malinconica e discreta,
lasciamo Kragujevac e ci scrolliamo di dosso il verde fogliame
di parco Sumarice. All?orizzonte sorridono già le meline di
Novi Pazar e ci salutano come i bambini di Kragujevac con le
loro manine. Ormai siamo sulla strada di casa e il nostro salto a
Sofia è sfumato, perché Rajka, Milja e tutto lo staff del sindacato
hanno sequestrato e trattenuto più del dovuto a Kragujevac dei
prigionieri consenzienti. Mentre il nostro viaggio procede muto
e fangoso, ticchettano sui vetri le goccioline di pioggia e
canticchiano in coro: in un giorno di primavera del 1957, sono
andata da Varna a Sofia, insieme con il mio compagno Nazim
Hikmet. Si spandeva ?nell?aria un profumo di rose che prende la
gola? e, mentre incontravamo lungo la strada tanti noci e tigli e
?noi eravamo le noci?, mi sussurrò dolcemente nell?orecchio
questa poesia che ha il sapore di una nenia senza tempo:

Impossibile dormire la notte

qui a Varna

impossibile dormire

per via di queste stelle

che son troppe

troppo lucide e troppo vicine

per via del mormorio

sul greto dell?onde morte

il loro sussurro

le loro perle

i loro ciottoli

le alghe salate

per via del rumore

di un motore sul mare

come un cuore che batte

per via dei fantasmi

venuti da Istanbul

sorti dal Bosforo

che invadono la stanza

gli occhi verdi dell?uno

le manette ai polsi dell?altro

un fazzoletto nelle mani dell?altro

un fazzoletto che sa di lavanda

impossibile dormire la notte

qui a Varna

mio amore

qui a Varna, all?albergo Bor.

Nazim, il compagno di una vita, esperto di separazioni e
ammalato di nostalgia, morto a Mosca in esilio nel 1963. Lui sì
che se ne intendeva di veri tiranni (mica come Milosevi? o
Saddam Hussein o Fidel Castro!!). Il tiranno che lo condannò a
morte per 7 volte era Kemal Ataturk, il ?padre della repubblica
turca?, che in segreto, però, si faceva leggere le poesie del suo
odiato-amato nemico Nazim Hikmet ed esclamava ad alta voce
che era il poeta più grande della Turchia, concludendo ?peccato
però che sia comunista?. Jean Paul Sartre e la solidarietà
internazionalista lo tirarono fuori dalla prigione e dalla forca
dove ?la mano pelosa di uno zingaro? gli avrebbe stretto un
cappio intorno al collo. Mentre le sue dolci parole mi riportano
indietro nel tempo ed ho ancora nelle narici ?odor d?alcanna e di
verde?, il volo di una tortora da un cespuglio mi fa ritornare alla
realtà: ma io ? sono nata nel 1950 e non sono mai stata a Sofia e
a Varna con Nazim. Ma sì, che importa, questo viaggio l?ho
fatto con lui in un?altra vita, immersa nel suo libro che, come la
bussola della mia vita, è il primo oggetto che ripongo nel mio
zaino quando viaggio per ritrovarmi.

Separarmi da questa terra mi è quasi impossibile! Nelle
albe del ramadan un filo di lana segna il limite tra la notte e il
giorno: così, appena percepibile è il confine tra me e questa terra
e dolce e tenera tracima la separazione, come il miele dalle arnie
di Mora?a. Aprire e chiudere una parentesi con questa terra è
come rivisitare un fiore appassito in un vocabolario di tutte le
lingue, nella speranza di trovare la traduzione aggiornata della
parola ?perché??: perché questa terra è stata uranizzata,
barbarizzata, come un fiore reciso per puro divertimento e poi,
calpestato dagli scarponi incivili dei cow boy della NATO,
abbandonata agonizzante in un prato nella primavera del 1999?
Sarà l?ennesimo enigma balcanico? L?Aja è lontana e di
Milosevi? meglio non parlare, non si sa mai, i nostri governanti
di quella disgraziata primavera ?99 potrebbero degnamente
prenderne il posto e forse, se esiste il padreterno, anche i soldati
americani e l?alleanza del nord, dopo l?11 settembre in
Afghanistan. Dal 1973 ogni anno l?11 settembre sboccia nella
mente e nel cuore il ricordo di Salvador Allende che muore alla
Moneda bombardata da cielo e da terra da Pinochet e dai suoi
padroni americani!



Mentre la pioggia si fa insistente e gelida sui vetri della Land
Rover e superiamo una lunga fila di mezzi militari; insonnoliti
soldatini sgranocchiano le meline del Sangiaccato e il fumo del
tabacco balcanico, confuso con quello di uno sbuffoso samovar?
disegna arabeschi che danzano sul soffitto dei teloni cerati.
Distrattamente i soldatini lanciano un?occhiata ad una
misteriosa cassa che trasportano in località segreta e da cui m è
sembrato di avvertire un ticchettio a me familiare. Sarà forse il
mio cuore che mi fu sequestrato nell?autunno 2001 da un gelido
doganiere balcanico? E dove lo portano? E per quanto tempo
sarà ancora prigioniero di questa terra? E perché non mi è stato
ancora restituito? Forse me lo riconsegneranno alla frontiera!
Ormai, se sogno o son desta non importa ? e la calda focaccia di
nonna Rada va a riscaldare i miei pensieri che come infreddoliti
passeri, lancio verso il sole...

UN'IMMOTIVATA AGGRESSIONE PERSONALE

Massimo D'Alema, primo responsabile della partecipazione italiana alla
guerra di aggressione contro la Repubblica Federale di Jugoslavia nel
1999, dunque mandante di strage e colpevole di violazione della
Costituzione, alto tradimento ed altri gravissimi reati, era in prima
fila, in P.zza S. Pietro, in occasione della beatificazione del
fondatore dell'Opus Dei, J.M. Escrivá de Balaguer.
L'Opus Dei e' nota ai cattolici come una cosca ultraconservatrice; il
suo fondatore e' noto come un reazionario dichiarato che non ha mai
nascosto le sue simpatie per il fascismo, non solo quello franchista.
Quando qualcuno ha fatto notare a D'Alema quanto grave fosse avere
presenziato alla cerimonia, costui ha risposto: "E' un'immotivata
aggressione personale".

(Fonte: Bollettino telematico di Direzione17 -
http://www.voceoperaia.it)

NOTA: Le notizie che seguono non sono in alcun modo esaustive degli
avvenimenti nella provincia di Kosovo-Metohija, e vengono qui riportate
solo come esempi delle informazioni negate alla pubblica opinione.

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PREMIER ALBANESE ATTACCA LEADER UCK SU GIORNALE TEDESCO

> Spectacular
> Albanian Prime Minister Fatos Nano Accuses the former KLA leader, now
> a leading political leader, Ramush Haradinaj for human trafficking,
> ethnic violence and other crimes. Nano openly rejects creation of
> Greater Albania, indirectly confessing that such idea is current among
> some Kosovo Albanians.
>
> EPOKA E RE (Kosovo Albanian Daily, Pristina)
>
> Nano Against Haradinaj
>
> Berlin, 11 Sept (Epoka e Re) - Albanian Prime Minister Fatos Nano
> condemned the Albanian extremism in the Balkans on Wednesday, and
> refuted the idea for creating "Greater Albania."
>
> In an interview for the German newspaper "Frankfurter Allgemeine
> Zeitung", Nano told reporters that his country wants to cooperate with
> Albanian political parties in Kosovo, Macedonia, and Montenegro, but
> the purpose of this cooperation is not the creation of Greater
> Albania, but that they should all contribute to fulfill the needed
> reform in the road towards European integration.
>
> Regarding the political situation in Kosovo, Nano said, "When persons
> that possessed political protection or alibi for their involvement
> into human trafficking, ethnic violence, or other crimes, would be
> arrested, then it is a duty of all everyone in the region to oppose
> the efforts of these problematic persons to utilize the arrest in a
> political way and to "drop" the people in protests." In this context,
> Nano specifically mentioned AAK President, Ramush Haradinaj.

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13/9: ATTENTATO DINAMITARDO CONTRO CASA DI SERBI

+++ BOMBENANSCHLAG AUF SERBISCHES HAUS +++
KOSOVSKA KAMENICA. Am gestrigen Freitag Abend haben
albanische Terroristen einen erneuten Anschlag auf
ein serbisches Haus in der Nähe von Kosovska
Kamenica verübt. Die Albaner warfen einen
Sprengsatz aus ihrem fahrenden Auto auf das Haus.
Verletze forderte der Anschlag keine. Der
UNMiK-Polizei und der KFOR gelang es nicht die
albanischen Attentäter zu verhaften.
STIMME KOSOVOS
AMSELFELD NEWSLETTER 14.9.2002 - http://www.amselfeld.com

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RIFUGIATI DAL KOSOVO - DI OGNI NAZIONALITA' - VENGONO
RISPEDITI A CASA DAI GOVERNI TEDESCO ED AUSTRIACO

Si veda:
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20021004151632345216.html
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20021003194432344618.html

+++ DEUTSCHLAND: JUGOSLAWISCHE FLÜCHTLINGE WERDEN ABGESCHOBEN
BERLIN. Der jugoslawische Innenminister Zoran Zivkovic hat heute
in Berlin mit seinem deutschen Amtskollegen Otto Schily ein
Abkommen unterzeichnet, wonach 50.000 "ausreisepflichtige"
serbische Flüchtlinge schnell abgeschoben werden sollen.
Weiterhin verpflichtete sich Zivkovic im Namen Jugoslawiens, alle
"illegale Einwanderer" aus dem Nahen Osten aufzunehmen, die über
sein Territorium nach Deutschland kamen und zukünftig kommen
werden. Die Menschenrechtsorganisation ProAsyl und die PDS
protestierten gegen dieses Abkommen, von dem auch vertriebene
Serben aus Kosovo und Metochien betroffen sind, die sich in
Deutschland aufhalten und in ihre Heimat nicht zurückkehren
dürfen. SRPSKEVESTI.COM +++
Balkan-Telegramm, 16. September 2002 - http://www.amselfeld.com

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CINQUE FERITI IN ESPLOSIONE A PRISTINA

http://news.serbianunity.net/bydate/2002/September_16/5.html

Explosion Wounds Five in Kosovo Capital, Reuters,
September 16th 2002

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LA NATO RILASCIA DUE ARABI PRESI IN KOSMET SOSPETTATI DI TERRORISMO

http://timesofindia.indiatimes.com/articleshow.asp?art_id=22486108

The Times of India September 18, 2002
Nato frees 2 Algerians suspected of terrorism in Kosovo

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AI SERBI NEGATO L'ACCESSO AL CIMITERO CAUSA RITROVAMENTO FOSSE COMUNI

KOSOVO SERBS DENIED ACCESS TO SERBIAN GRAVEYARD
About 80 graves were found in Kosovo

The exhumation of the remains that were found in an Orthodox graveyard
in Orahovac (Kosovo) will be performed without the participation of the
Serbian community in the region and without the Serbian Orthodox Church.
This was reported by Radio Jugoslavija.

Representatives of the UN civil mission in Kosovo (UNMIK) started the
official examination of the orthodox graveyard in Orahovac. A new
unknown burial site was discovered there last Thursday, which contains
about 80 graves.

Allegedly, the newly-found burial site might be a place wher the bodies
of Kosovo Serbs were buried. These people were either missing or
kidnapped. According to eyewitnesses, an UNMIK helicopter filmed the
graves after they were discovered. The official examination of the grave
started two days ago. Neither Serbs, nor the Socialist Party of Serbia
were notified, yet, the Albanians were rather active. The Belgrade
newspaper Danas reported that no access to the gravesite is allowed for
Serbs. They were not given any information about the process of the
investigation either.

Local Serbs have not been buried there since NATO's bombing in the
spring of 1999. The graveyard is situated in an Albanian area of the
town. A Serbian delegation managed to visit the graveyard on June 10th
last year. This only became possible after numerous appeals to KFOR
representatives. That visit was the first since foreing soldiers were
forces deployed in Kosovo.

The gravesite is horrible. Over 100 tombstones have been either damaged
or completely demolished. Some of the tombstones had symbols or writings
of the terrorist Albanian Kosovo Liberation Army written on them in red
paint.

Serbian priests recently noticed new graves during their visit to the
burial ground. It could be seen that these new graves appeared not long
ago. Representativs of the Socialist Party of Serbia stressed that the
bodies were not buried according to Serbian Orthodox tradition. It is
not ruled out that there is also another mass grave near a church in
Orahovac. New graves have also been found in a gypsy graveyard in
Orahovac.

According to Serbian Prime Minister Zoran Djindjic, the autonomous
region of Kosovo has turned into a breeding ground of international
terrorism. Albanian armed groups continue to grow stronger, and the
"international community" does nothing. Assaults on civilians in
Macedonia and on the Serbian border have increased lately as well. In
this connection, the Serbian government promised to raise the question
pertaining to the arrest of the leaders of the so-called Kosovo
Liberation Army. The issue is to be touched upon within the scope of the
"war on terrorism."

Sergey Yugov
PRAVDA.Ru
http://english.pravda.ru/main/2002/09/20/36939.html

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PROFUGHI SERBI ORGANIZZANO RIENTRO DI MASSA

http://www.ptd.net/webnews/wed/ax/Q

Serb refugees stage roadblock to demand entry to Kosovo
MERDARE, Yugoslavia, Sept 21 (AFP)

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ONU IMPEDISCE IL RIENTRO DI MASSA DEI PROFUGHI SERBI,
COVIC ED UNMIK TIRANO IL FIATO

KOSOVO: DA MEZZANOTTE CHIUSO CONFINE CON SERBIA
(ANSA) - PRISTINA, 20 SET - L'amministrazione delle Nazioni Unite
per il Kosovo (Unmik) ha annunciato che, a partire dalla prossima
mezzanotte, potrebbe essere ordinata la chiusura del confine tra
Kosovo settentrionale e Serbia. La decisione, ha puntualizzato
l'Unmik, e' stata adottata per motivi di sicurezza, in vista di
una manifestazione di protesta che alcune migliaia di profughi
serbi hanno in programma per domani. I manifestanti hanno
minacciato di bloccare il posto di frontiera di Merdare per
protestare, tra l'altro, contro il loro mancato rientro in Kosovo,
da dove sono stati costretti a fuggire nel giugno del 1999, dopo
la fine della guerra. (ANSA). BLL 20/09/2002 17:55
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20020920175532333696.html

KOSOVO: ANNULLATA MANIFESTAZIONE SERBI PER RIENTRO PROFUGHI
(ANSA) - BELGRADO, 20 SET - Il Comitato per il rientro dei profughi
serbi e montenegrini, un'associazione che raggruppa i profughi
dal Kosovo, ha annullato una manifestazione di protesta in
programma per domani al confine serbo-kosovaro. Il comitato, che
voleva organizzare un rientro in massa dei profughi serbi e
montenegrini nella provincia ora amministrata dall'Onu, e' stato
dissuaso dal vicepremier serbo Nebojsa Covic, incaricato della
questione kosovara, e dai vertici delle forze armate jugoslave e
della polizia. Stando all'agenzia Beta, ai dimostranti sono state
fornite informazioni su possibili ''provocazioni da parte albanese''
che avrebbero potuto sfociare in violenze. La questione del
rientro in Kosovo dei circa 250.000 profughi di etnia slava resta
in sospeso nonostante le insistenze di Belgrado, che si appella
alla risoluzione 1.244 dell'Onu per il ritorno di tutti i
fuoriusciti. Il leader del comitato, Miroslav Solevic, ha sottolineato
che la decisione di rinunciare alla manifestazione di domani ''non
significa che i serbi del Kosovo abbiano abbandonato la partita''.
Solevic ha chiesto un urgente incontro ''con gli ambasciatori delle
grandi potenze''.
(ANSA). OT 20/09/2002 18:36
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20020920183632333798.html

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KOSOVO: SEQUESTRATO A CONFINE MACEDONE CARICO D' ARMI

(ANSA) - PRISTINA (JUGOSLAVIA), 22 SET - Un carico di armi
proveniente dalla Turchia e diretto a Pristina e' stato
sequestrato nel pomeriggio di oggi dalla polizia della Missione
delle Nazioni Unite (Unmik) al confine tra Macedonia e Kosovo:
lo ha detto all'Ansa Andrea Angeli, portavoce dell'Unmik a
Pristina. Il carico era composto da 140 mitragliette nuove
di fabbrica nascoste a bordo di un camion che trasportava
bagagli e che viaggiava al seguito di un autobus di linea
partito da Istanbul e diretto a Pristina. La polizia ha
arrestato un autista bulgaro e un kosovaro albanese che si
trovava a bordo dello stesso camion. Sono in corso indagini
per identificare i destinatari delle armi e tentare di
individuare in che modo dovevano essere impiegate.(ANSA).
BLL/ARS 22/09/2002 22:34
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20020922223432334938.html

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IN KOSOVO L'OSCE BOICOTTA LE ELEZIONI PRESIDENZIALI JUGOSLAVE

OSCE NOT INTERESTED IN ELECTIONS FOR PRESIDENT OF SERBIA IN KOSOVO
PRISTINA, Sept 28 (Tanjug) - OSCE spokesman in Pristina
Swen Lindholn said Saturday that that the organization will
neither support nor impede the elections on Sunday president
of Serbia in Kosovo and Metohija. He told Tanjug that OSCE
is making preparations for the local elections due to be held
in province on October 26 and that they are not interested
in the elections for president of Serbia.

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SEQUESTRATI SEICENTO CHILI DI MARIHUANA

IN SOUTHERN KOSOVSKA MITROVICA SEIZED 600 KG OF MARIHUANA
KOSOVSKA MITROVICA, Sept 28 (Tanjug) - UNMIK police and
the Kosovo police service seized in the southern part of
Kosovska Mitrovica 600 kg of marihuana, international police
said Saturday. Suspected of drug possession are ethnic Albanians,
brothers Ajet and Servet Huseni, who were not present at the
time when the police searched their house. This is the largest
quantity of drugs seized in Kosovo and Metohija since 1999.

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STUPRATE DUE GIOVANISSIME SERBE A KOSOVSKA MITROVICA

STEINER CONDEMNS RAPE OF TWO GIRLS FROM NORTHERN KOSOVSKA MITROVICA
PRISTINA, Oct 1 (Tanjug) - UNMIK chief Michael Steiner
condemned in the strongest terms the kidnapping and rape of two
underage girls from the northern part of Kosovska Mitrovica and
underlined that international police will form a special group
to investigate the case and arrest the perpetrators of that
criminal act.
The two girls, aged 14 and 17, for which Steiner on Tuesday
said were of Serbian nationality, were kidnapped last week-end
in Kosovska Mitrovica, and then taken to Pristina, where, as it
was reported earlier, they were raped by six ethnic Albanians.
After the kidnapping, it was said that the girls were
ethnic Albanian, then on Monday UNMIK said that one was of
Serbian, and the other of Muslim nationality. Tanjug's sources
in Pristina confirmed that the girls were kidnapped from a
so-called mobile cultural container for young people aged 14-21
on Ibar bridge organized for young people to get to know each
other by the UN, under Steiner's auspices.
However, UNMIK police spokesman in Pristina Barry Fletcher
told Tanjug that the girls were kidnapped in the southern part
of Kosovska Mitrovica. Meanwhile, international police stated
that two kidnappers have been arrested - ethnic Albanians.

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SUBENTRA COMANDO ITALIANO PER LA KFOR

Fabio Mini to replace Marcel Valentin
PRISTINA, October 4 (Tanjug) - Kosovo KFOR commander, French
Gen. Valentin Marcel, handed over office to new commander Fabio Mini
in Pristina on Friday. Mini told the press that KFOR had two tasks -
to operate in keeping with the UNMIK policy, and to rationalise the
number of soldiers in Kosovo. Mini also supported UN Kosovo mission
Michael Steiner's plan for this province. The ceremony was attended
by NATO commander in chief for South-East Europe, Gregory G. Johnson.

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KOSOVO: STRAGE DI SERBI

T. D. F. - "il manifesto" 5 Ottobre 2002

Gli esperti delle Nazioni unite, giovedì, hanno
riesumato nel Kosovo occidentale 28 corpi trovati
sepolti vicino a un cimitero nel villaggio di
Brekovac, presso Djakovo. I cadaveri erano
contenuti in sacche della Kfor, la forza di pace
a guida Nato presente nella provincia dal giugno del
1999. Sin dall'inizio della missione Kfor, l'area
era sotto il controllo dei soldati italiani.

Le sepolture, tutte in fosse singole, risalgono
ai giorni immediatamente successivi alla fine del
conflitto. «I cadaveri sono stati trasferiti
all'obitorio di Rahovec - ha detto all'Ansa
Andrea Angeli, portavoce della missione Onu -
ora gli esperti medico legali tenteranno di identificare
le vittime e di accertarne l'etnia». Secondo
rappresentanti serbi in Kosovo - e fonti dell'Onu
da noi ascoltate direttamente -, i corpi sono di
civili serbi e rom uccisi dai miliziani albanesi
dell'Uck, quelli per cui il Tribunale dell'Aja
non esiste. Il «mistero» riguarda anche l'impiego
delle sacche nere della Kfor per la sepoltura:
quando la forza Nato giunse in Kosovo, distribuì a
privati e organizzazioni non governative quel tipo
di sacche, normalmente utilizzate per avvolgere gli
eventuali caduti in combattimento. Resta tuttavia
da capire perché chi ha provveduto alle sepolture,
non ne abbia data comunicazione alle autorità civili
che già da allora stavano indagando - a senso unico?
- sui crimini di guerra. Forse perché erano tra i
risultati, da nascondere, della grande «guerra
umanitaria».

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MA I CORPI IN REALTA' SONO 35

REMAINS OF 35 BODIES FOUND
Belgrade, Oct 2 (Beta) - Pathologists of the Coordinating
Center for Kosovo and Metohija and UNMIK found remains
of 35 bodies, presumably of Kosovo Serbs and Roma, in the
Brekovac hamlet, near Djakovica.
The head of the Coordinating Center's exhumation bureau,
Slavisa Dobricanin, told BETA that "according to certain
items found at the site, the victims were most probably
Serbs, and it is possible that some of them were Romas".
"We also found some evidence of torture and physical abuse,
such as handcuffs," Dobricanin said and announced an
autopsy for next week, when the identity of the victims
will be known in detail.
So far, the experts of the Coordination Center have exhumed
remains of 43 Serb victims, of whom two thirds have been
identified.

REMAINS OF 35 BODIES FOUND IN KOSOVO, BELIEVED TO BELONG TO SERBS
KOSOVSKA MITROVICA, Oct 3 (Tanjug) - Kosovo-Metohija
coordination centre and UNMIK forensic experts found in the hamlet of
Brekovac near Djakovica the remains of 35 bodies, believed to belong
to Kosovo Serbs. Head of the coordination centre's exhumation office
Slavisa Dobricanin said on Thursday that traces of torture and
abuse, including handcuffs, had been found on the bodies.
Dobricanin told the Kontakt Plus radio of Kosovska Mitrovica
that the exhumation had lasted for the past three days. "Thirty-five
bodies were exhumed. It is not completely certain, but I believe that
they belong to Serbs," Dobricanin said and added that the bodies
had been transferred to the Autopsy Centre in Orahovac and that
autopsy and identification of the bodies would be completed next
week.

---

REDZEPI ("PREMIER" DEL KOSOVO) PROMETTE L'INDIPENDENZA

+++ REDZEPI: UNABHÄNGIGKEIT MUSS ERREICHT WERDEN
PARIS/PRISTINA. Die europäische Agentur für Wiederaufbau (EAR)
wird in den kommenden drei Jahren 500 Millionen Euro Kosovo und
Metochien zukommen lassen, erklärte gestern Bajram Redzepi,
"Premier" von Kosovo und Metochien, und fügte hinzu, dass diese
Gelder für die Prioritäten der Regierung eingesetzt werden.
Heute erklärte Redzepi, dass die Unabhängigkeit Kosovo und Metochiens
"erreicht werden muss", heißt es in einer Meldung von INET-NEWS.
INET-NEWS/TANJUG +++
Balkan-Telegramm, 11.Oktober 2002 - http://www.amselfeld.com

---

ATTENTATO: UCCISA MADRE DI DUE BAMBINI

+++SERBIN IM KOSOVO GETÖTET
PRISTINA. Heute wurde in der serbischen Provinz Kosovo und Metochien
die 43-jährige Serbin Snjezana Stankovic getötet. Sie wollte
Feldarbeit verrichten als sie auf eine von den ethnisch albanischen
Terroristen gelegte Mine getreten ist. Sie war die Mutter zweier
Kinder.
Die Serben in der Ortschaft Klokot wo die Untat geschah und wo
Snjezana Stankovic gelebt hatte, haben Proteste angekündigt. Die
NATO-Truppe KFOR und die UNMIK habe "ihr bedauern Ausgesprochen und
Ermittlungen angekündigt". Bis jetzt wurde wie schon oft niemand
verhaftet. TANJUG+++
Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli. 15/10/2002

---

ALTRA DOCUMENTAZIONE SIGNIFICATIVA:

- SUL TRAFFICO DI BAMBINI

Trafficking in Children Still a Problem in Albania
(by A. Bala & V.O. A. Cupi)
http://www.balkantimes.com/html2/english/020930-ALBAN-001.htm

- SUL TRAFFICO DI DROGHE

The Balkan Route: New Trends and Old Challenges in the Fight
Against Drugs (by Emil Tsenkov)
http://www.balkantimes.com/html2/english/020826-EMIL-001.htm

- SULLA "PULIZIA ETNICA UMANITARIA"

The Roma and "Humanitarian" Ethnic Cleansing in Kosovo
(by Sani Rifati)
http://www.dissidentvoice.org/Articles/Rifati_Kosovo.htm

KOSOVO: SASSI CONTRO BUS SERBI, SCONTRI CON SOLDATI ITALIANI
(ANSA) - PRISTINA, 10 OTT - Oltre 600 manifestanti albanesi hanno
inscenato oggi pomeriggio una protesta a Pec, nel Kosovo occidentale,
attaccando con lancio di sassi e bottiglie incendiarie un autobus che
trasportava una cinquantina di pensionati serbi. I soldati italiani
della Kfor si sono schierati in difesa degli anziani insieme ad agenti
della polizia dell'Unmik, la missione delle Nazioni Unite in Kosovo. Sul
posto sono giunti in rinforzo battaglioni mobili spagnoli e argentini.
''Dopo oltre due ore i manifestanti sono stati dispersi con il lancio
di lacrimogeni - ha detto all'Ansa Andrea Angeli, portavoce dell'Unmik -
due agenti della polizia sono rimasti contusi e alcuni nostri veicoli
sono stati danneggiati''. Non si ha notizia di feriti tra i militari
italiani. Il pullman con a bordo gli anziani serbi era giunto a Pec
dalla vicina enclave di Osojane, una delle poche zone del Kosovo dove
e' in corso un esperimento per il ritorno dei profughi costretti a
fuggire dopo la fine della guerra. I serbi si dovevano iscrivere
all'ente pensionistico locale. Gli albanesi si sono radunati intorno
all'autobus che viaggiava sotto scorta. I serbi si sono rifugiati in un
edificio e nessuno di loro e' rimasto ferito negli scontri. Nel tardo
pomeriggio l'intero gruppo e' riuscito a ripartire da Pec e far ritorno
al villaggio. (ANSA).
BLL 10/10/2002 18:06
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20021010180632351263.html

Radio Free Europe/Radio Liberty
October 13, 2002

ARMED KOSOVARS ATTACK RETURNING SERBS

About 600 ethnic Albanians clashed with Spanish and
Argentinian UN police as well as Italian KFOR troops
in Peja on 10 October, RFE/RL's South Slavic and
Albanian Languages Service reported. The Albanians
used stones and Molotov cocktails to protest the
arrival of a busload of about 50 mainly elderly Serbs,
who are in the process of returning to the nearby
village of Osojane and had come to Peja to open bank
accounts. The police fought the Albanians for two
hours with tear gas while the Serbs took shelter in
the bank. The Serbs subsequently returned to the bus
and their homes. At least two police were injured in
the clash. Members of the international community have
repeatedly told the Kosovars that they must treat the
Serbian minority according to European standards if
Kosova is to have any possibility of attaining
independence. PM


ALBANIANS ATTACK SERBS, THEN KFOR
PEC, Oct 10 (Beta) - On Oct. 10, around 600 Albanians attacked
around 30 Serbs from the village of Osojane who arrived in Pec under a
KFOR escort in order to regulate their pension and social welfare
records,
UNMIK spokesman Andrea Agneli confirmed for Television Kosovo.
After the Serbs' entry into the Welfare Bureau, the crowd of
Albanians attacked the Serbs' bus, and then clashed with KFOR. One KFOR
soldier was wounded, while the bus and several KFOR and UN police
vehicles were demolished.
Agneli said that UN forces used tear gas and that the clashes
lasted several hours.
The Serbian "Return" coalition's party whip in the Kosovo
Assembly, Rada Trajkovic, called on the international community
representatives in the province to provide security for the Serbs and
other nonAlbanians, explaining that the international community "has
to solve Albanian extremism".

UNMIK spokesman says incident in Pec is disgusting
PRISTINA, Oct 11 (Tanjug) - What happened in Pec on Thursday is
disgusting, to say the least, since it is unacceptable that somebody
should attack and intimidate Serb IDPs while we are trying to take
them back, UNMIK spokesman Simon Haselock told Tanjug.
He invited international police to arrest and bring to justice the
perpetrators of Thursday's attack at UNMIK police and Serbs from
Osojane, who were heading for Pec to get their pensions.
Two UNMIK policemen were injured in the attack.

+++ ANGRIFF AUF RÜCKKEHRER UND UNMIK
PRISTINA. Ungefähr 600 ethnische Albaner haben Steine und
Molotow-Cocktails auf die UNMIK und KFOR-Soldaten geworfen,
als diese gestern ca. 50 Serben sicher nach Pec, im Westen
Kosovo und Metochiens, bringen wollten. Die UNMIK setzte
daraufhin Tränengas und Plastikgeschosse ein.
Bei dem Zusammenstoss sollen zwei UNMIK-Polizisten verletzt
und mehrere Polizeifahrzeuge beschädigt worden sein. Auch ein
spanischer KFOR-Soldat wurde verletzt, wie man aus einer
Erklärung des KFOR-Sprechers Anthony Adams entnehmen
konnte.
Die 50 Serben, überwiegend ältere Menschen, sind vor kurzem
zurückgekehrte Flüchtlinge aus dem Dorf Osojane. Sie wollten
sich in Pec im UN-Versorgungsfond registrieren lassen, um
Rentenzahlungen beziehen zu können, wobei sie vor dem Gebäude
von ethnischen Albanern angegriffen worden sind.
BK-TV/INET-NEWS/TANJUG +++
Balkan-Telegramm, 11.Oktober 2002 - http://www.amselfeld.com

World Socialist Web Site www.wsws.org

The Milosevic Trial: journalists warned to stop criticisms

By Paul Mitchell
14 October 2002


Prosecution lawyers in the trial of former Yugoslav President Slobodan
Milosevic have warned journalists to stop criticising their
performance
and evidence. Milosevic is appearing before the International Criminal
Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY) in The Hague accused of war
crimes.

Opening the second phase of the trial-covering the wars in Croatia and
Bosnia-Prosecutor Geoffrey Nice complained, "These proceedings are in
public in order that the public can see our work is done properly ...
They're not here to provide copy or particularly good copy for
newspapers or matters of that sort."

There is no doubt that Milosevic's utilisation of Serbian nationalism
to
shore up his position within Yugoslavia played a significant role in
enflaming ethnic tensions and encouraging crimes against Kosovan
Albanians. But that does not change the fact that The Hague trial is a
politically motivated kangaroo court. Its claim that Milosevic was
solely responsible for events in Yugoslavia is aimed at covering over
the role of the Western powers in fanning the flames of civil war in
order to divide the country into a series of impotent ethnically-based
states-entirely dependent on imperialist favour.

The prosecution's efforts to this end, however, have produced a less
than convincing case against Milosevic-a fact that is causing
consternation is some circles. Whilst the media has been largely
supportive of Milosevic being found guilty there has been criticism
that
the prosecution has failed to provide conclusive evidence of his guilt
that justifies their own uncritical support for the NATO bombing of
Yugoslavia.

The Institute of War and Peace Reporting laments the "unfavourable
media
reports of the prosecution's performance during the Kosovo phase of
the
trial, when it was criticised for not producing a 'smoking gun' or key
insiders" that could provide cast-iron proof that Milosevic
masterminded
ethnic cleansing.

Typical of these unfavourable media reports is one by John Laughland
in
the British conservative Daily Mail last month. In his article
entitled,
"If this man is a war criminal where is all the evidence?" Laughland
ridiculed the prosecution for presenting two Serbian "key
insiders"-Radomir Tanic and Radomir Markovic-as witnesses. Tanic
claimed
in court he actually heard Milosevic give the order for ethnic
cleansing
but later admitted it was only his interpretation. Laughland says
Tanic
"was shown to be an agent of the secret services of various Western
countries and to be so unfamiliar with the corridors of power that he
could not even say on which floor of the presidential palace
Milosevic's
office had been".

When Markovic-Milosevic's spy chief-appeared before The Hague he told
the court that he had been forced under duress to give a statement
incriminating Milosevic. Laughland complained that contrary to the
prosecution's intentions, Markovic had said Milosevic "had never
ordered
the expulsion of the Albanian population of Kosovo, that the former
president had repeatedly issued instructions to the police and the
army
to respect the laws of war, and to protect the civilian population
even
if it meant compromising the battle against Albanian terrorists."

After eight months and 124 witnesses the prosecution has completed its
evidence for the indictment covering war crimes in Kosovo in 1998/99.
This was supposed to constitute the entire substance of the original
case against Milosevic. Bosnia and Croatia were only added because of
concerns that the evidence of direct responsibility for war crimes in
Kosovo was not strong enough. The Kosovo indictment was drawn up at
the
height of the NATO bombing of Yugoslavia when politicians talked-and
the
media duly reported-of hundreds of thousands of unarmed civilians
being
murdered by "Serb forces". In the end, the indictment covers the
deaths
of 340 civilians at 10 alleged massacre sites.

But the case has proved to be fairly disastrous. Two thirds of the
witnesses have been Kosovan farmers and villagers who claimed to have
seen the massacres. There has been a handful of low-ranking Yugoslav
Army or police officers who alleged they saw or took part in
atrocities.
Other witnesses include former Kosovo Liberation Army soldiers,
diplomats and politicians involved in the Organisation for Security
and
Cooperation in Europe (OSCE) and researchers for the Office of the
Prosecution (OTP).

The difficulty the prosecution has had in linking Milosevic directly
to
war crimes was shown by General Peter de la Billiere. Involved in
counter-terrorist activities for 41 years and commander of the British
Army in the Falklands and Gulf Wars, de la Billiere told the court he
had been impressed by the Yugoslav Army's rulebook and its "attention
to
humanitarian issues". He then revealed he had never visited Yugoslavia
or been involved in the war there and that the indictment itself was
"the sole document on which I have made a judgement as to what
happened
on the ground." If the indictment was true, he continued, there must
have been "massive logistic and manpower organisation" to carry out
the
genocide. However, it emerged there were "no documents produced or
seen
indicating a concerted campaign". He continued, "We do not have any
written directions suggesting what these instructions were and indeed
nor are there ... nor is there any record of war diaries or situation
reports. So one can only make the assumption that the instructions
were
given verbally."

Faced with the lack of a single written order Nice told the court,
"criminals or politicians who do acts that are or are subsequently
revealed as being criminal, don't leave traces behind them. They don't
leave paper trails. That's why, of course, this accused operated in
that
curiously empty office, dealing with people on a one-to-one basis".

It is precisely the inability of the prosecution to present witnesses
who dealt with Milosevic on a one-to-one basis that has provoked the
criticism. In an attempt to dig itself out of this hole, the
prosecution
recently called Zoran Stijovic, who had transcribed Markovic's
statement. But he only made matters worse for the prosecution.
Stijovic
told the tribunal, "I didn't come here of my own free will and it was
my
fault that [Markovic's] statement was placed before the Tribunal
here".
He was surprised the prosecution had used the statement since it was
just an information gathering exercise for another court case and had
no
legal status in Serbia. Stijovic added that there was no lawyer
present
during Markovic's interview and he had not been cautioned about
incriminating himself.


Previous US and European support for Milosevic

The second problem confronting the prosecution will be to explain why
Milosevic is now being charged with war crimes in Bosnia and Croatia
when it is common knowledge that the US and European powers maintained
diplomatic ties with his regime and he was viewed by Washington in
particular as the main guarantor of the 1996 Dayton Accords that ended
the Bosnian civil war.

Nice tried to dismiss such questions at the end of his address to the
court. He argued, disingenuously, "Your Honours, this Tribunal is, of
course, not political. It doesn't need to concern itself with or to
explain how it was that the accused was left to recover after Dayton
...
as an apparently respectable member of the community."

Nice's statement is a diplomatic sideswipe at the US government, to
which the court has tried to attribute sole responsibility for
promoting
Milosevic as "the guarantor of peace" in the Balkans after Dayton and
making him an "apparently respectable member of the community".

The prosecution has also criticised the US government's attitude to
the
Milosevic trial. The first part of the trial was notable for the
absence
of the key US personnel involved in the Kosovo War. US envoy Richard
Holbrooke was the main negotiator with Milosevic between October 1998
and March 1999. Christopher Hill mediated talks between Kosovan
Albanians and Milosevic in 1998 and at the Rambouillet talks before
NATO
started bombing. General Wesley Clark was commander of NATO during the
bombing campaign. To date, the US government has refused to allow them
to appear for fear of compromising security and intelligence
operations
and setting a precedent that could lead to the conviction of US
officials. The only American citizen to appear at The Hague has been
William Walker who was "provided" by the OSCE in his capacity as head
of
its Kosovo Verification Mission (KVM).

Nice has previously expressed his frustration at negotiations with an
unnamed power-believed to be the US-over "Rule 70" witnesses, which is
the ICTY's ruling specifically designed to limit or prevent disclosure
of state secrets. He said he could not accept the conditions imposed
by
this unnamed government, which thinks it "can simply set its terms".

The refusal of the Bush administration to subject US personnel to
international tribunals undermines the humanitarian pretext for the
NATO
intervention in the Balkans and threatens the authority of the
European
powers and the ICTY-particularly if they fail to convict Milosevic.

The British government in particular has invested a lot of time and
effort in the Milosevic trial. Nice is British as is presiding Judge
Richard May, a former Labour Party parliamentary candidate who stood
against Margaret Thatcher, and nearly all the army and intelligence
officers who have appeared before the court. British Special Forces
have
been in the forefront of arresting suspected war criminals and MI5 and
MI6 have been behind a lot of the ICTY's investigations.

The tensions between the US and European powers have surfaced on many
occasions during the trial. Many European officials and politicians
have
referred to US officials in diplomatic terms such as "Milosevic's
collocutors"-a term meaning "those involved in discussions" but
implying
collaboration. One of many such occasions was provided by Knut
Vollebaek, former chairman of the OSCE and head of the UN mission in
Kosovo. He told the tribunal that the Norwegian government saw the
resolution of the Balkans conflict as a means to build on the
international prestige it had gained with the Oslo Israeli-Palestinian
Accords. He praised the leading role of the OSCE mandated by UN
resolutions and referred to the Milosevic-Holbrooke agreement
negotiated
by the US in 1998 to implement a ceasefire between the KLA and
Yugoslav
Army and police as simply "an added agreement."

Vollebaek then criticised US Secretary of State Madeleine Albright
over
her threat to withdraw Walker and the KVM. She had made the threat
after
the Yugoslav government pronounced Walker persona non grata for
calling
the shootings at Racak a "massacre of innocent civilians", when they
insisted the bodies were of KLA fighters gathered together to create
the
false impression of a massacre. Walker's statement famously provided a
pretext for NATO intervention, but Vollebaek called it an "emotional
response to Racak" and said that Albright had "no right to give such a
statement. I suppose this was her personal opinion or assessment." He
also criticised Albright who imposed the KLA as the leading faction in
the Kosovar Albanian delegation at Rambouillet, for insisting that the
"international presence" in Kosovo he had been trying to negotiate had
to be "NATO-led".

Criticism of Walker was also made by General Joseph Maisonneuve,
Assistant Deputy Chief of Canadian Army Defence staff and an OSCE
inspector, who told the tribunal that it had led to the Yugoslav Army
breaking off its "professional and very productive discussions". He
added, "I can't answer why Walker made this assessment," as he knew
there had been a big battle between the Yugoslav Army and the KLA
whose
members were amongst the dead.




http://www.wsws.org/articles/2002/oct2002/milo-o14_prn.shtml
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INTERNATIONAL HERALD TRIBUNE

Pariz-Rezultati izbora u Bosni i Hercegovini pokazuju da svijet treba
da
prizna poraz Dejtonskih sporazuma

Bosnu treba podijeliti i nacionalistima omoguciti ono sto su trazili
1991.

Izborna pobjeda nacionalista prosle subote u Bosni i Hercegovni
nagovjestava da je vrijeme da medjunarodna zajednica ozbiljno
preispita
sta se dogadja u toj zemlji kao i kakvi se eventualni ishodi mogu
razumno ocekivati.
Republika Bosna i Hercegovina je vjestacka drzava, improvizovana na
dejtonskim pregovorima 1995. Nametnuta je narodima te nesrecne zemlje
pod pritiskom SAD i NATO, kako bi se zaustavila medjuetnicka klanica.

Tri godine jezivog bratoubilackog rata uslijedile su nakon deklaracije
o
nezavisnosti Bosne i Hercegovine aprila 1992, poslije referenduma koji
su bojkotovali bosanski Srbi. Bio je to novi korak u rasturanju
Jugoslavije, inspirisanom programom Slobodana Milosevica da stvori
"Veliku Srbiju" na racun Hrvatske i Bosne.

Odmah su pocele borbe, uglavnom podstaknute od srpskih i hrvatskih
zajednica sklonih stvaranju etnicki "cistih" teritorija, sa ciljem
ujedinjenja sa Srbijom, odnosno sa tek proglasenom nezavisnom
Hrvatskom.

Muslimani Bosne i Hercegovine bili su grupa koja je najvise propatila,
ali je glavna svrha napada bila i da se unisti kosmopolitsko Sarajevo,
multietnicki grad i centar liberalnih i tolerantih politickih i
kulturnih vrijednosti.

Opsada Sarajeva i etnicko ciscenje tokom srpskog pokusaja da stekne
dominaciju u gradu i njegovom regionu, pokazali su se kao najuzasnije
nasilje koje je Evropa iskusila od Drugog svjetskog rata.

Neodlucnost i impotencija evropskih drzava suocenih sa ovom krizom
izgledala je kao zastrasujuce predskazanje buducnosti Evropske unije.
Sumnje koje su se tada javile u "Evropu" jos nijesu potpuno razvijane.

Kada su SAD i NATO na kraju intervenisali, u ljeto 1995, sve strane su
pozvane u americku vazduhoplovnu bazu u Dejtonu, Ohajo, gdje su,
izolovane i pod zestokim pritiscima, prisiljene da prihvate nezeljene
kompromise.

Proslonedjeljne izbore za multietnicko predsjednistvo, parlamente i
kantonalne vlade prvi put od okoncanja rata organizovale su same
bosanske vlasti.

Uz nizak odziv biraca (55 odsto) a konacni rezultati tek treba da budu
objavljeni, tri osobe koje su izgleda izabrane u kolektivno
predsjednistvo predstavnici su nacionalistickih stranaka. Cini se da
ce
slican ishod biti i u ostalim glasanjima.

Kompromis i koalicije bice potrebne prije nego sto konacni izgled
vlasti
postane jasan, ali su liberalne, sekularne i multietnicke snage
izgubile.
Sada se cini neophodnim da medjunarodna zajednica prizna da dejtonsko
rjesenje nije bilo rjesenje. Bio je to nacin da se okonca rat. Ono
nije
obezbijedilo osnove za modernu drzavu. Ono nije ponudilo strukturu
pogodnu za nacionalno pomirenje. Mozda je sada konstruktivan odgovor
da
se jednostavno prizna neuspjeh, da se nacionalistima prizna ono sto je
medjunarodna zajednica bila mobilisana da im uskrati.

Prihvatanje cinjenice da je Bosna i Hercegovina, u prakticne svrhe,
vec
etnicki ociscena, i prihvatanje tih posljedica, sada je mozda jedini
nacin da se ukine ovaj dio problema sukcesije Jugoslavije.

To bi znacilo uniju Republike Srpske sa Srbijom; uniju hrvatskih
teritorija hrvatsko-muslimanske federacije sa Hrvatskom; od
muslimanskih
teritorija napravila bi se nova drzava sa Sarajevom kao centrom,
moguce
kao internacionalizovani grad-drzava, uz garancije, moguce kao
nezavisna
republika.

Srpski i hrvatski nacionalisti bili bi politicki razoruzani i nestali
bi
u sirim zajednicama za cije su se pripadnistvo borili, drustvima koja
su
sada prosla kroz tranziciju ka demokratiji ili su dobrano na tom putu.

Nacionalisticke i integristicke snage unutar novog muslimanskog
identiteta bi prezivjele, kao dio zajednice kojom dominira
tradicionalno
kosmopolitsko Sarajevo. S druge strane, muslimanske integristicke
snage
u Albaniji i na Kosovu mogle bi ojacati i dobiti nove ambicije.

Ovo sigurno nije rjesenje koje je zeljela medjunarodna zajednica, kao
ni
prezivjele liberalne snage unutar danasnje Bosne i Hercegovine. To se
izjednacava sa porazom ovih snaga.

Medjutim, to je poraz politicke prevare sa sumornom buducnoscu.
Demokratske vrijednosti mogle bi bolje prosperirati ako se Bosna i
Hercegovina jos jednom podijeli. Realizam zahtjeva da se o ovome
raspravlja.

Vilijam PFAF

Uprkos milijardama dolara BiH je neuspjesna drzava

Bosna i Hercegovina je podijeljena na srpsku republiku koja cini 49
odsto teritorije i nelagodnu hrvatsko-muslimansku federaciju koja
zauzima 51 odsto. Formirana je centralna vlada ciji su clanovi bili iz
sve tri grupe, sa skromnim ovlascenjima pod nadzorom UN a potom NATO.
Taj nadzor bio je u politickom smislu kukavicki i nije se uspjelo u
hvatanju ratnih zlocinaca niti u pruzanju energicne podrske reformama.
Uprkos milijardama medjunarodne pomoci, nova drzava nije bila
uspjesna.
Zivotni standard je nizak, ekonomija slabasna, nivo nezaposlenosti 60
odsto. To je pojacalo emigraciju mladih, mobilnih i talentovanih. Iz
zemlje je otisla njena buducnost.

http://www.pcnen.cg.yu/novi/drugi/07.htm

1) NATO Praises Terrorist Client's *Election Victory*:
Statement by NATO Secretary General on the Election in FYROM
2) Ali Ahmeti: once a terrorist, now a politician
3) Analysis of UCK "transition" (Pravda.ru)
4) Assassination bid on Macedonia minister (AFP)

USEFUL LINKS:

Macedonian Information Agency (MIA)
> http://www.mia.com.mk/webang.asp

Makfax News Agency (FYRM)
> http://www.makfax.com.mk/index-a.asp

TFF Sweden: All About Macedonia
> http://www.transnational.org/features/2001/Coll_Macedonia.html

Reality Macedonia (FYRM)
> http://www.realitymacedonia.org.mk/web/firstpage.asp

BHHRG: Report: Macedonia Parliamentary Election 2002
> http://oscewatch.org/CountryReport.asp?CountryID=15&ReportID=184



-------- Original Message --------
Subject: NATO Praises Terrorist Client's *Election Victory*
Date: Tue, 17 Sep 2002 02:18:36 -0700 (PDT)
From: Rick Rozoff <r_rozoff@...>
To: r_rozoff@...



1) http://www.nato.int/docu/pr/2002/p02-105e.htm

[Background information follows below.]

NATO Online
Updated: 16-Sep-2002 NATO Press Releases

Press
Release
(2002) 105
16 Sep. 2002

Statement by NATO Secretary General,
Lord Robertson, following the elections in
the former Yugoslav Republic of Macedonia(1)


The people of the former Yugoslav Republic of
Macedonia(1) voted yesterday in free and democratic
legislative elections. These elections, held in a
generally peaceful environment, were largely conducted
in accordance with international standards. Across the
whole country, large numbers of citizens from all
ethnic communities voted. In doing so, they strongly
expressed their will to take an active part in shaping
their common future.

The people of the former Yugoslav Republic of
Macedonia(1) and their political leaders have
demonstrated political maturity and have set an
example for the region as a whole. They have given
themselves the power to build a dynamic, prosperous
and peaceful society. The work is not finished yet and
there will be more hard work ahead and many more
challenges but these elections are a decisive step in
the right direction and a clear rejection of the
violence which tarnished the last months.

By voting in such large numbers, the people of the
former Yugoslav Republic of Macedonia(1) delivered a
clear and positive message: they want a strong,
multi-ethnic and democratic society. They want to
leave behind the past and they are resolutely turned
towards the future, their future. And that future is
within the mainstream of the Euro-Atlantic community.

I commend the efforts of the OSCE, the European Union
and other international observers as well as of the
soldiers of Task Force Fox who worked with dedication
and professionalism, contributing to a smooth and
peaceful voting.

I want to assure the people and political leaders of
the former Yugoslav Republic of Macedonia(1): NATO and
the international community will stand by your side
and will continue supporting the consolidation of
peace and stability in the country.

---

2)
http://www.ptd.net/webnews/wed/ag/Qmacedonia-vote-ahmeti.ROsS_CSG.html

Ali Ahmeti, once a rebel, now a politician

-He returned [to the Serbian province of Kosovo] to
help set up and organise the the National Liberation
Army (UCK) in Kosovo to take up arms against the
forces of the former Yugoslav strongman Slobodan
Milosevic....
-He slipped over the border into Macedonia and helped
revive the UCK in February last year to fight....there
in a conflict which claimed between 70 and 150 lives,
and nearly brought down the government of the former
Yugoslav republic.
-About three weeks ago the government announced that
an arrest warrant had been issued against Ahmeti for
alleged "genocide" and war crimes.



MALA RECICA, Macedonia, Sept 16 (AFP) - Ali Ahmeti,
whose party swept the ethnic Albanian vote in
Macedonia's parliamentary elections, is a clean-cut
one-time guerrilla turned politician who is still seen
by many as a "terrorist" because he once took up arms
against the Skopje government.

His new Democratic Union of Integration (DUI) formed
only last June and based in Mala Recica near the
western town of Tetovo, has fared better than other
more established Albanian parties on the political
scene in the southernmost former Yugoslav republic.

Now he is set to become the undisputed symbol of
inter-ethnic rapprochement in Macedonia.

It has been a long journey.

Smallish, clean-shaven, close-cropped, and usually
turned out in a jacket and tie, Ahmeti looks the
studied opposite of a former revolutionary warlord.

Born in the predominantly Albanian Kicevo district of
western Macedonia in 1959, he went to Pristina,
capital of the neighboring province of Kosovo, where
the population is mainly Albanian, to study
philosophy.

>From the 1980s, he started protesting for years
against successive governments in Belgrade and later
Skopje, which he said, sought to "stifle" the rights
of the mainly Muslim Albanians, people they regarded
as "second tier" citizens.

He said he spent two years in hiding and served time
jail. Such was the pressure, he said, that in 1986, he
fled to Switzerland where two years later, he was
granted the status of a political refugee.

>From his Alpine exile, he said, he constantly
petitioned the United Nations and Western embassies
about the discrimination against the Albanian
community.

He returned to help set up and organise the the
National Liberation Army (UCK) in Kosovo to take up
arms against the forces of the former Yugoslav
strongman Slobodan Milosevic, now on trial for war
crimes in The Hague.

After the NATO aerial blitz of Kosovo in 1999 forced
the withdrawal of Serbian forces, political agreements
led to the disbanding of the UCK in June that year.

He slipped over the border into Macedonia and helped
revive the UCK in February last year to fight for
Albanian rights there in a conflict which claimed
between 70 and 150 lives, and nearly brought down the
government of the former Yugoslav republic.

He became a wanted man.

But under the terms of the Ohrid peace accord, which
guaranteed his quest for better rights for Albanians
who make up nearly a quarter of the population of two
million, the UCK disarmed and he was amnestied.

About three weeks ago the government announced that an
arrest warrant had been issued against Ahmeti for
alleged "genocide" and war crimes. Despite its
obviously political motivation, Ahmeti said he was not
concerned.

"Such measures will never be applied. I am too well
protected, as much as by my entourage as by the
Albanian citizens," he said.

Ahmeti not only calls for restraint on the part of his
adversaries, but also seeks to quash dreams of a
Greater Albania or Greater Kosovo which are shared by
some of his fellow ethnic-Albanians.

"I am only interested in opening the borders for the
free circulation of people and goods," he said.

Today, he insists, his goal is that of a resolute
European.

---

3) http://english.pravda.ru/main/2002/06/29/31465.html

Pravda.ru
June 29, 2002

"SPEAK FREELY, ONLY THE AMERICANS LISTEN TO WHAT WE SAY"

An investigative journalist from the Dutch media house
'VPRO' obtained some scandalous documents from
European intelligence services, which confirm that the
USA was deeply involved in last year war in Macedonia
and that they supplied Ali Ahmeti;s 'Uckas' with
telecommunications devices and provided them with
military training," writes Dnevnik's Friday edition.

The documents that the "VPRO" has can be divided in
three groups - documents for the UCK leaders, schemes
for organizational positioning of the "NLA" and daily
records for the events on the front. The first group
of documents clearly shows that Ali Ahmeti was
receiving orders directly from Hasim Thaci. The
journalist Hub Jaspers confirms the claims of the
Macedonian security forces that the "NLA" is not
"local" terrorist organization, but that it was
established and led by centers in Kosovo. The "VPRO"
cannot integrally publish the documents in order not
to harm its sources.

"The reports that we received have been developed by
intelligence services for several European
governments. They include warning to the governments
to prepare themselves to answer to some very
unpleasant questions regarding the war in Macedonia,"
Hub Jaspers told Dnevnik. The two parties from the
Dutch ruling coalition have already asked from the
government to comment the claims of the "VPRO", to
which the Dutch ministry of defense rejected the
claims that the USA was involved in the urging of the
war in Macedonia.

Rob de Vijk, former advisor in the Dutch army staff,
was called to see the documents. On Thursday he
confirmed that the documents were authentic and
developed by intelligence services of several European
countries. He did not want to name the countries whose
services developed the documents.

Jaspers claims that the documents confirm that the
disarmament of the UCK in 1999 in Kosovo was only
symbolical. The Albanian extremists have kept most of
the weapons in warehouses in Kosovo and the same
weapons were used in the combats in Macedonia. there
is also an information that before the "Essential
Harvest" operation huge quantities of weapons were
transferred to Macedonia from Pec, and later this
weaponry was handed over to the NATO troops. The
documents do not say it that weaponry was old as the
local media claimed, however it was brought it order
the number of 3,500 pieces to be achieved.

The documents also point out that the "NLA" was helped
by the USA with logistic support and weapons.

"Speak freely, only the Americans listen to what we
say. OK, perhaps the Russians can hear us as well,"
this is a quote from a conversation between two "NLA"
commanders during the conflict last year. The
information that Jaspers received shows that the USA
have equipped the "NLA" commanders with communication
devices so they can communicate during the clashes
without to be heard. However, the UCKas did not know
that their conversations were recorded by intelligence
services of several other European NATO member
countries, and Jaspers obtained these recordings.

"According to these information, 70% of the weapons
that the NLA had was produced in the USA," Jaspers
says.

One of the most shocking news is that in the village
of Arachinovo, together with the commander Hodza's
UCKas, also 17 American military instructors from the
mercenary MPRI went in.

"The European intelligence services were surprised
when 17 Americans exited from the buses with which
they pulled out the Albanian terrorists from Kosovo.
It is not certain if they fought on the side of the
"NLA" but they have certainly trained them for
combat," Jaspers says. Similar claims were also
published in the Greek "Kathimerini" and the German
"Hamburger Abenblat."

The MPRI is an organization established by retired
American officers or officers who after the training
simply see more profit in working as mercenaries than
as officers in the US Army, Dnevnik writes. Washington
has to approve its engagement. Yesterday the MPRI
issued an announcement claiming that its employees
were never pulled out or saved by the American Army or
some international organization. Jaspers' documents
indicate that the European intelligence services did
not know before the offensive that there were MPRI men
in the village. It cannot be determined if the strong
pressure from the international community for
termination of the offensive in Aracinovo was due to
the need these people to be saved.

=== * ===

4)
http://www.ptd.net/webnews/wed/di/Qmacedonia-vote-minister.ResK_CSH.html

Assassination bid on Macedonia minister


SKOPJE, Sept 17 (AFP) - The interior minister in the
outgoing Macedonian government escaped an
assassination attempt by a paramilitary ethnic
Albanian group, a police spokesman said Tuesday.

Ljube Boskoski was the target when militants from the
ethnic Albanian National Army (AKSH) opened fire on a
vehicle on Saturday, said the spokesman, Voislav
Zafirovski.

The car was in the line of vehicles accompanying the
minister back to Skopje after his father's funeral in
the western Tetovo region's village of Celopek.

"Fortunately, the minister was not in the car" and
nobody was hurt in the incident, Zafirovski told
reporters here.

The AKSH had previously planned to carry out the
attack on the minister during the funeral but some of
attackers clashed with a police patrol in the village
itself earlier, Zafirovski said, adding that police
killed one attacker, wounded two and arrested another
two.

He said word of the attempted hit had been kept quiet
in order not to "complicate" elections which were held
on Sunday.

A top ethnic Albanian rebel leader, Ali Ahmeti, has
asked for a cabinet role after preliminary results
showed his fledgling party had scored well in the
polls.

It was the country's first election since a bloody
uprising by ethnic Albanians last year.

BALCANI: COMANDO ITALIANO IN TRE REGIONI DEI BALCANI

(ANSA) - PRISTINA, 3 OTT - Da domani sara' un generale italiano a
comandare la Kfor, la forza di pace a guida Nato in Kosovo. Il generale
Fabio Mini, 60 anni di Foggia, rilevera' l'incarico dal generale
francese Marcel Valentin. Con l'insediamento di Mini, per la prima
volta ci sara' in modo contemporaneo in tre regioni dei Balcani un
comando militare italiano. Dallo scorso 5 agosto il generale Franco
Giannini comanda in Albania il ''quartiere generale Nato Tirana''
(Nhqt) dal quale dipendono circa 1.000 uomini, per il 90 per cento
italiani. La loro presenza, costituita con l'avvio della missione Kfor
in Kosovo nel giugno del 1999, serve a garantire sicurezza e viabilita'
lungo le strade che collegano Durazzo a Kosovo e Macedonia. Inizilamente
la missione si chiamava ''Commz West'', ma ora ha assunto la nuova
denominazione di ''Nhqt'' comportando anche un ampliamento delle
funzioni. ''Il generale Giannini e' ufficialmente il rappresentante
anziano della Nato in Albania - spiega all'Ansa il capitano Fabio
Iannello, portavoce del comando - e tra i suoi compiti adesso c'e' anche
quello di offrire consulenza alle forze armate albanesi''. L'attivita'
tipicamente militare si sta ormai lentamente coniugando con quella piu'
prettamente diplomatica. A Tirana e' presente dal 1997 anche la
Delegazione italiana esperti (Die) al comando del generale Luigi Cantone
che si occupa dei progetti di assistenza e cooperazione del governo
italiano destinati all'esercito albanese. Anche a Skopje a capo del
quartiere generale della Nato (Nhqs) dallo scorso 17 settembre c'e' un
ufficiale italiano: e' il generale Gaetano Cigna, dal quale dipendono
oltre 1.000 uomini (200 dei quali italiani). Tra questi sono compresi i
circa 700 soldati che partecipano alla ''Task force fox'' (Tff)
presenti in Macedonia dal settembre dell'anno scorso. La loro funzione,
inizialmente destinata a sovrintendere il disarmo della guerriglia
albanese, e' adesso quella di garantire la sicurezza degli osservatori
internazionali che verificano l'applicazione del piano di pace firmato
il 13 agosto del 2001 tra albanesi e macedoni. Il terzo bastione del
comando italiano dei Balcani diventa cosi' il Kosovo dove domani si
insedia il generale Fabio Mini. Restera' alla guida della Kfor per un
anno comandando 32.400 uomini suddivisi in cinque brigate regionali
rispettivamente a comando italiano, statunitense, francese, britannico
e tedesco. Il contingente italiano e' uno dei piu' numerosi e conta
attualmente 4.500 uomini di base nel Kosovo occidentale. Alla
cerimonia di insediamento del generale Mini e' prevista tra l'altro la
presenza del ministero della Difesa Antonio Martino. Con una lunga
esperienza all'estero, il generale Mini e' stato anche comandante di
brigata nella missione ''Vespri siciliani'' che venne impiegata contro
il crimine organizzato in Sicilia.(ANSA).
BLL 03/10/2002 17:42
http://www.ansa.it/balcani/italia/20021003174232344390.html

il manifesto - 05 Ottobre 2002

La protezione civile sotto torchio

Missione Arcobaleno, riparte l'inchiesta sulle ruberie di Valona.
Inquisiti
Barberi, dirigenti Ds e dei pompieri
ANTONIO ROLLI
BARI

Il 1999 fu l'anno della guerra delle «bombe buone» sulla ex Jugoslavia.
E
gli italiani, quasi all'unisono, rullando la grancassa dei proclami
umanitari, con la missione Arcobaleno si sentivano partecipi di questa
guerra «buona», così speciale da non sembrare guerra. Poi, però, a
rompere l'idillio ci pensò la magistratura barese. Massimo D'Alema, e
non fu il solo, all'epoca dei fatti lo definì «uno scandalo inventato»,
«manovre di politica da bassa cucina», una vergognosa campagna
denigratoria studiata a tavolino con lo scopo di mettere in cattiva luce
il
governo da lui presieduto. Ma il fango che sporcò la missione
Arcobaleno
aveva solidi elementi di prova, basati sulle deposizioni di vari
testimoni
raccolte e verificate dal pm Michele Emiliano, della Direzione
distrettuale antimafia di Bari, il quale nel giro di pochi mesi fece
arrestare
i responsabili della protezione civile in missione a Valona ed indagare
l'allora sottosegretario Franco Barberi, con l'accusa di abuso
d'ufficio,
concussione, associazione per delinquere e attentato agli organi
costituzionali. In vista della scadenza delle indagini, fissata a
novembre, la
procura ha inviato una ventina di avvisi a comparire a gran parte degli
indagati nell'inchiesta sulla missione umanitaria. Tra questi, lo stesso
Barberi, il deputato Ds Giovanni Lolli, l'ex parlamentare Ds Quarto
Trabacchini, alcuni funzionari dell'epoca della protezione civile e
diversi
imprenditori di Milano, Pavia, Biella, Lecce e Caserta (indagati per
corruzione e turbativa d'asta). Da ieri pomeriggio alcuni indagati sono
sottoposti ad interrogatori presso la Digos della questura di Bari, tra
loro
l'ex coordinatore nazionale della Cgil-funzione pubblica dei Vigili del
fuoco, Fabrizio Cola, che viene sentito per la prima volta. La sua
deposizione è considerata molto importante.

L'inchiesta riguarda presunte irregolarità sia nella gestione della
missione
Arcobaleno sia nelle gare di appalto per le forniture delle 500 mila
divise
dei Vigili del fuoco e del personale della protezione civile. Un ruolo
fondamentale lo avrebbe avuto la Cesar, organizzazione no profit alla
quale aderivano diverse aziende interessate a fornire l'equipaggiamento
dei volontari, con contratti di svariati miliardi di vecchie lire. La
Cesar,
secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe fatto da trait d'union
tra la
protezione civile e la Goretex, l'azienda americana produttrice di capi
d'abbigliamento in materiale antivento molto resistente. Attorno al
«businnes divise» si sarebbe dunque creato un centro di interessi e
molte
società che miravano a dividere la torta dei finanziamenti messi a
disposizione dallo stato per gli aiuti umanitari del `99. E proprio
riguardo
a questi fatti, risulta indagato per corruzione anche Alberto D'Errico,
ispettore generale dei Vigili del fuoco (in pratica numero due del
corpo).

A Quarto Trabacchini e a Giovanni Lolli, invece, il pubblico ministero
Michele Emiliano contesta il fatto di aver rivelato ad alcuni indagati
che
erano in corso indagini anche attraverso intercettazioni telefoniche.
Tuttavia, l'aspetto più rilevante di tutta l'inchiesta, ancora oggi,
risulta
essere il rapporto tra i responsabili della missione Arcobaleno e gli
uomini del boss Rami Isufi. Un rapporto che, secondo l'accusa, ha
permesso la sparizione di consistenti quantitativi di aiuti dal
Villaggio
delle regioni già prima del fatidico 10 luglio, il giorno del «grande
saccheggio», quando gli italiani lasciarono il campo di Valona e la
mafia
albanese portò via quanto restava. Dagli sviluppi dell'inchiesta
emergerebbe che a Valona, in quei giorni, le «sparizioni» di viveri,
derrate
alimentari e quant'altro, fossero state addirittura «concordate» tra i
responsabili della protezione civile e gli uomini delle cosche albanesi.

Secondo le poche notizie trapelate dalla procura, è proprio su questo
aspetto che si sono concentrate le ultime indagini investigative che
avrebbero portato, peraltro, all'iscrizione di nuove ipotesi di reato,
facendo rivivere di nuova linfa l'intera vicenda.

---

MISSIONE ARCOBALENO: PROCURA BARI INVIA INVITI A
COMPARIRE

(ANSA) - BARI, 24 SET - Una ventina di inviti a comparire sono stati
inviati dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari a
gran
parte degli indagati nelle indagini sulla missione Arcobaleno, missione
umanitaria compiuta dalla protezione civile in Kosovo. Il pm
inquirente,
Michele Emiliano, ha invitato gli indagati a sottoporsi ad interrogatori
che cominceranno il 5 ottobre prossimo presso gli uffici della Digos
della questura di Bari. A quanto si e' potuto sapere, nel voluminoso
invito
a comparire vengono notificati agli indagati tutti i capi d'
imputazione.
L'inchiesta sulla Missione Arcobaleno fa riferimento all' operazione
umanitaria voluta nel '99 dal governo D' Alema in Albania per sostenere
i kosovari in fuga dalla loro terra bombardata dalla Nato per scacciare
le
truppe serbe dell' allora leader serbo Slobodan Milosevic. L' indagine
riguarda presunte irregolarita' sia nella gestione della missione
Arcobaleno sia nelle forniture delle divise dei vigili del fuoco e del
personale della Protezione civile attraverso la societa' 'no profit'
Cesar
che, secondo l' accusa, avrebbe fatto capo a uomini della Protezione
civile.
Alla societa' Cesar aderivano - secondo l' accusa - diverse aziende che
volevano fornire (e alcune ci riuscirono) le divise aggiudicandosi
appalti
per svariati miliardi di vecchie lire. Nel registro degli indagati sono
iscritti, tra gli altri, i nomi dell' allora sottosegretario della
Protezione
civile (ed ex direttore dell' Agenzia), Franco Barberi, del deputato Ds
Giovanni Lolli, dell' ex parlamentare Ds Quarto Trabacchini, di diversi
funzionari dell' epoca della Protezione civile, e di alcuni
imprenditori.
Lolli e Trabacchini - che all' epoca dei fatti non erano parlamentari
-
secondo il pm avrebbero rivelato ad alcuni indagati che erano in corso
indagini anche attraverso intercettazioni telefoniche. Essi, invece,
respingono le accuse e forniscono una diversa ricostruzione dei fatti.
A
Barberi, invece, l' accusa contesta i reati di abuso d' ufficio,
concussione,
associazione per delinquere e attentato agli organi costituzionali. Per
quest' ultimo reato viene formulata l' ipotesi meno grave del rischio
di
turbativa, per aver compiuto presunte pressioni sul governo per
'manovrare' le nomine dei cinque componenti della commissione
nazionale della Protezione civile. E' sottoposto a indagini anche l' ex
coordinatore nazionale della Cgil Funzione Pubblica Vigili del fuoco,
Fabrizio Cola (indagato anche per attentato agli organi
costituzionali) e
un dirigente generale dei Vigili del fuoco, Alberto D' Errico, che fino
a
poco tempo fa era distaccato alla Protezione civile (sotto inchiesta per
corruzione). Secondo le indagini, i disordini che caratterizzarono le
prime
fasi dell' indagine sono ormai sullo sfondo di un' inchiesta che
coinvolge
aziende e imprenditori di Milano, Pavia, Biella, Lecce e Caserta
(indagati per corruzione e turbativa d'asta). A quanto si e' potuto
sapere,
gli interrogatori fissati da Emiliano - che secondo notizie non
confermate ufficialmente riguarderebbero anche nuove ipotesi di reato -
preludono alla notifica dell' avvio di conclusione delle indagini che
scadranno improrogabilmente nel novembre 2002. Sono invece scaduti
da circa un anno i termini per indagare sulle posizioni di coloro che
furono arrestati il 20 gennaio 2000 (e scarcerati dopo tre mesi):
Massimo
Simonelli, capo della missione Arcobaleno in Albania, Luciano Tenaglia,
responsabile del campo profughi di Valona, Silvia Lucatelli, dipendente
della Protezione civile, e il contabile del Villaggio, Alessandro
Mobono.
KLP 24/09/2002 16:52
http://www.ansa.it/balcani/albania/20020924165232336628.html

MISSIONE ARCOBALENO: BARBERI INTERROGATO IN
QUESTURA BARI

(ANSA) - BARI, 7 OTT - ''Rispondero' a tutte le domande del
magistrato''. Lo ha detto ai giornalisti Franco Barberi, ex
sottosegretario
della Protezione civile ed ex direttore dell' Agenzia, prima di varcare
il
portone d' ingresso della questura di Bari dove sta ora rispondendo
alle
domande del sostituto procuratore del Tribunale di Bari Michele
Emiliano. Barberi, che e' accompagnato da uno dei suoi due legali,
aveva
con se' una borsa piena di documenti e non ha voluto rilasciare altre
dichiarazioni. Se, come ha annunciato, rispondera' alle domande del pm
Emiliano non e' escluso che l' interrogatorio prosegua domani. L' ex
sottosegretario e' stato convocato negli uffici della Digos come
indagato
nell' ambito delle indagini della procura di Bari relative alla
gestione
della missione Arcobaleno, l'operazione compiuta dal governo italiano
nel '99 in Albania per i kosovari in fuga dalla loro terra durante la
guerra
Nato contro la Serbia. Barberi e' pero' indagato anche per le presunte
irregolarita' nelle forniture delle divise dei vigili del fuoco e del
personale della Protezione civile. A carico di Barberi la procura
ipotizza i
reati di associazione per delinquere, concussione, abuso d' ufficio e
attentato agli organi costituzionali. Per quest' ultimo reato viene
formulata anche l' ipotesi meno grave del rischio di turbativa, per
aver
compiuto presunte pressioni sul governo per 'manovrare' le nomine dei
cinque componenti della commissione nazionale della Protezione civile.
Barberi e' uno dei 13 indagati (complessivamente gli indagati sono 28)
a
cui il pm Emiliano ha fatto notificare inviti a comparire per l'
interrogatorio. Primo ad essere convocato e' stato Fabrizio Cola,
coordinatore nazionale della Cgil Funzione pubblica dei Vigili del
Fuoco, indagato anche per attentato agli organi costituzionali.
Convocato
a Bari il 4 ottobre scorso, l' indagato si e' avvalso della facolta' di
non
rispondere. (ANSA). KLP 07/10/2002 15:48
http://www.ansa.it/balcani/albania/20021007154832347208.html

http://www.wsws.org/articles/2002/sep2002/serb-s23_prn.shtml

World Socialist Web Site www.wsws.org
WSWS : News & Analysis : Europe : The Balkans

Serbia holds presidential elections two years after Milosevic's fall

By Tony Robson and Paul Bond
23 September 2002

Presidential elections are currently taking place in Serbia. Voters will
go to the polls on Sunday, September 29-almost two years to the day
since the downfall of the regime of Slobodan Milosevic. The
Democratic Opposition of Serbia (DOS), which came to power with
Western backing, still maintains the title even though it is the party
of
government.

The electoral defeat of Milosevic and the accompanying street protests
calling for his resignation were presented as a popular democratic
rebellion. However, there is a mass of evidence that what took place
was in reality a political coup orchestrated and funded by the Western
powers.

The World Socialist Web Site cautioned at the time, "One can safely
predict that the euphoric hoopla surrounding recent events in
Yugoslavia will be rather short-lived. Proclaimed by the Western
political and media establishment as the `October 5th Revolution', the
crumbling of the Milosevic regime in Yugoslavia represented nothing
of the sort.... Hundreds of thousands of people were involved in the
movement against Milosevic, but from the standpoint of its leadership
and political perspective the campaign waged by the Democratic
Opposition of Serbia (DOS) could readily be labelled `made in
America'. The downfall of Milosevic's right-wing nationalist regime
was inspired, funded and organised by the very imperialist powers that
little more than a year ago were systematically bombing the Serbian
people. Their aim was then, and remains now, the assertion of the
absolute control over the Balkans, through the elimination of what they
consider to be a political impediment to their commercial and strategic
aims."

Two years on, a far more sober atmosphere dominates Serbia. The
"October 5th Revolution" failed to celebrate its first anniversary. The
much hyped pop concert in Belgrade-supposedly fronted by
Madonna-failed to materialise. The event was to have been funded by
Bogoljub Karic, a nouveau riche businessman from the Milosevic era.
The government was forced to deny that its decision to cancel the
official celebrations was influenced by a desire to avoid attention
being
drawn to its unfulfilled promises.

The anniversary coincided with a strike wave that spread throughout
Serbia. This began with the coal-miners and extended to other workers
in the energy sector, telecommunications, health and education. The
focus of this movement was opposition to legislation introduced by the
DOS government imposing a pay freeze in the public sector. However,
the terms of a standby loan negotiated between the International
Monetary Fund and the new government meant tight budgetary control.
The miners in Kolubura-who were hailed when they were in the
forefront of the protests that called for Milosevic's resignation-were
now denounced by the DOS. Prime Minister Zoran Djindjic described
the strike as "blackmail".

The DOS coalition was unable to stay together longer than a year. The
alliance was cobbled together at the last minute under pressure from the
NATO powers. Now, however, Yugoslav President Vojislav Kostunica
has parted company with his former ally, Prime Minister Zoran
Djindjic. Kostunica is contesting the elections as the candidate for the
Democratic Party of Serbia (DSS), while Djindjic and the Democratic
Party (DS) have endorsed Deputy Prime Minister Miroljub Labus as
their man.

The United States and the European Union play a determining role in
all aspects of domestic policy, exercising control through the G-17
Plus-an economic think tank financed by the US government that draws
it leading personnel from former International Monetary Fund (IMF)
and World Bank employees. The G-17 Plus drafted the economic
programme of the DOS before it came to power. Its members hold
positions of influence within the cabinet and have played a central role
in introducing legislation allowing for price liberalisation,
privatisation, cuts in welfare programmes and the diminution of
workers' rights.

The main G-17 Plus representatives in the cabinet are Deputy Prime
Minister Labus, governor of the National Bank of Yugoslavia, Mladan
Dinkic, and Finance Minister Bozidar Djelic. In May 2001 they were
co-authors of a "Letter of Intent" to the IMF, assuring the latter that
they were committed to the liquidation and privatisation of 28 insolvent
banks. What this meant became apparent earlier this year when four of
the largest banks in Yugoslavia were closed with the loss of nearly
10,000 jobs.

Bozidar Djelic has also been responsible for the overhaul of the tax
system. In a statement dated September 10, the finance minister
announced that in the "second wave of the tax reform" corporate tax
would be reduced from 20 percent to 14 percent.

This next phase would build on existing measures to clamp down on the
grey economy and close the loopholes allowing for tax evasion. The
main purpose of this is to create a legal framework to ensure the
transparent administration of funds on behalf of foreign investors.
Djelic's statement went on to say that around 60 million euros would
have been repaid to foreign creditors-including the European
Investment Bank, the World Bank and the Paris Club-by September 15.

The change in the tax system is linked to the privatisation programme
of the DOS government. In June 2001 a new law was passed allowing
for the privatisation of the "socially-owned property" that forms the
sole remaining legacy of the Tito-era federation. So far, 22 small and
medium-sized companies have been sold by auction, 14 minority stakes
have been sold on the stock market, five companies have been sold by
private tender and 26 companies are in the process of being
restructured. This process is to accelerate, with the government
committed to the auction sale of 1,000 companies and the private tender
of 50 by the end of the year.

In order to offer the transnational corporations optimum conditions for
profit making, the government has introduced legislation divesting
workers of certain rights. The labour law introduced last December
ended collective bargaining as well as the rights to establish works
councils and participate in management. Most importantly, from the
point of view of privatisation the new law "does not regulate the means
by which the labour relationship must be concluded". In order to make
these companies attractive to foreign capital there must be the
possibility of scaling back labour costs by cutting the number of jobs,
which until now had not been possible.

For the international supporters of the DOS this has been cause for
celebration. The International War and Peace Reporting web site wrote,
"Foreign investors were not ready to enter the Serbian market as long as
they were prevented from sacking a single employee-even those who
had been given permanent leave."

The new government has mustered the courage to lay off 15,000
workers from the Kragujevac-based Zastava car factory. Some 10,000
were made redundant as a result of the National Bank of Yugoslavia's
decision to liquidate four of the country's biggest banks."

An estimated 200,000 workers have lost their jobs in Serbia this year,
bringing the total up to over a million out of a population of eight
million.

The three-year standby agreement with the IMF, loans from the World
Bank and the writing off of 51 percent of Yugoslavia's debts to Britain
came with very specific requirements from the donors. Apart from the
restructuring of the economy and the legal establishment, donors have
demanded an end to the regulation of prices.

In a progress report on "One Year After Serbia's Democratic
Transition", published at the end of January, the government crowed
that over 70 percent of prices had been regulated when it came to
power, whereas now "only prices of a few items, such as bread and
basic utilities, are controlled". The outcome of this can be seen from a
survey in June's Konjunkturni barometar of the Belgrade Economic
Institute. In the first five months of 2002, inflation had risen by 3.9
percent, and the cost of living by 2.9 percent. Total retail price
increases
had been driven up by the 13.3 percent rise in the cost of agricultural
products over that period. Following IMF demands, the government
introduced a major rise in energy prices in July. On average, household
bills went up 50 percent.

The social misery produced by the government's economic policy is
revealed by two examples. The authorities have recently moved to halt
the availability of anti-stress drugs without a doctor's prescription,
following an August 29 report by the health authorities on the quantity
of anti-stress drugs being consumed by the populace. In 2001, Serbs
consumed 41 million tablets of Bensedin, 63 million tablets of
Bromazepam and 40 million tablets of Diazepam.

A more malignant expression of the social crisis is recorded in the
suicide rate. In the capital Belgrade, a city of around 2.5 million,
there
were 900 suicides last year. In Nis, with a population of 350,000, local
police estimate there is a suicide every five days.

In face of this social misery, the ruling coalition has resorted to
forestalling parliamentary elections and thwarting an inquiry into
corruption.

The DSS withdrew its ministers from the government last August
following the high-profile murder of Momir Gavrilovic, a senior
Serbian state security official. Directly prior to the killing, the
police
officer had visited President Kostunica to disclose information
pertaining to links between Prime Minister Djindjic and Balkan mafia
boss Stanko Subotic. To date no one has been arrested and charged with
the killing.

Kostunica pushed for an official inquiry into reports that had appeared
in Britain's Observer and Financial Times linking top politicians in
Yugoslavia with the Balkan mafia. A parliamentary vote for the
establishment of an enquiry was defeated by the narrowest of
margins-100 to 98-in December 2001. The critical role in blocking the
motion was played by the 11 MPs from the small party Nova Serbja
(New Serbia) as the result of a trade-off between the prime minister
and the party's leader, Velimir Illic. The latter had originally added
his
voice to those calling for an investigation, but changed his stance
after
he was given the go-ahead to build a large cigarette factory in the
municipality where he is mayor.

Since then, the momentum for early parliamentary elections has
gathered. In an effort to avert this, in July a parliamentary committee
under Djnidjic's control stripped the DSS of its assembly seats on the
pretext that the deputies had failed to attend sessions regularly
enough.
In one move, the largest single party in the parliament was expelled.
The constitutional court subsequently overturned the decision, calling
it
a violation of the law on the election of deputies.

Kostunica is opportunistically putting some distance between himself
and the DOS in an attempt to capitalise on the growing discontent. He
is seeking to divert the growing social grievances and opposition to the
subjugation of the country by the Western powers into the dead end of
Serb nationalism.

However, he signed up to the economic programme drafted by the
G-17 Plus. And, after originally claiming that he would not cooperate
with the war crimes tribunal against Milosevic in The Hague,
Kostunica has said he is in favour of introducing domestic legislation
that would enable government collaboration with the tribunal to
proceed "constitutionally".





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LA "ZASTAVA" SVENDUTA AD
UN AVVENTURIERO STATUNITENSE?

Arriva oggi la notizia certa della firma di un pre-accordo tra i
rappresentanti del gruppo "Zastava Automobili" di Kragujevac e
quelli di una societa' statunitense guidata da un tale di nome Malcom
Bricklin. Costui e' noto nel mondo automobilistico statunitense solo
per avere importato la giapponese Subaru nel 1968 e per avere
avviato una serie di altre operazioni assai improbabili, presto
dimostratesi fallimentari - si provi ad esempio a fare una ricerca
internet su "Zastava" e "Bricklin", ed appariranno una serie di
commenti sarcastici sulle macchine Yugo e sulla figura di questo
imprenditore, che gia' alla fine dello scorso aprile aveva dichiarato
di essere in trattative con la Zastava.

La notizia viene oggi da fonti ufficiali serbe, le quali usano toni
trionfalistici che travalicano di molto il senso del ridicolo, e tingono
l'operazione di un amaro sapore tragicomico. Nel pieno delle
elezioni presidenziali in Serbia, l'annuncio della prossima ripresa in
grande stile della produzione a Kragujevac dovrebbe forse servire a
spostare i consensi verso il candidato filogovernativo Labus. In
realta', questo accordo annunciato ieri 11/10/2002 in pompa magna
dal Ministro dell'Economia e delle Privatizzazioni Vlahovic
rappresenta una ennesima terribile umiliazione per Kragujevac e per
i suoi lavoratori. Ricordiamo che la Zastava Automobili di
Kragujevac rappresentava il piu' grande complesso metalmeccanico
dei Balcani prima della devastazione dovuta ai criminali
bombardamenti da parte della Alleanza Atlantica, nella primavera
del 1999. Gli sforzi eroici dei lavoratori e delle loro famiglie
avevano consentito la ripresa della produzione dopo pochi mesi, ma
con l'avvento del nuovo regime filooccidentale ed ultraliberista,
nell'ottobre 2000, la produzione e' stata completamente bloccata.
Sui micidiali effetti per l'ambiente causati dai bombardamenti della
NATO sulla Zastava si veda, in fondo a questo messaggio, il
contributo della sindacalista R. Milosavljevic.

(a cura di I. Slavo)

ALLEGATI:

1a. Zastava Automobili signed pre-agreement with US partner
Nucarco (www.serbia.sr.gov.yu)

1b. STRATE@KO PARTNERSTVO "ZASTAVE" I "NUKARKA"
(Politika)

1c. Yugo Redux (last April's story on Malcom Bricklin's wish to
reintroduce Zastava cars in the US market, from www.forbes.com)

2a. Ruzica Milosavljevic: Transport opasnog otrova iz "ZASTAVE"
(Artel)

2b. Ruzica Milosavljevic: Der Transport des gefaehrlichen Giftes aus
der Firma "ZASTAVA"


=== 1a ===

http://www.serbia.sr.gov.yu/cgi-bin/printpage.cgi?filename=/news/2002-10/11/326268.html

Zastava Automobili signed pre-agreement with US partner Nucarco

October 11, 2002

Belgrade, Oct. 11, 2002 - Serbian Minister of Economy
and Privatisation Aleksandar Vlahovic said today that
representatives of Kragujevac-based Zastava
Automobili Group signed a pre-agreement with US
company Nucarco which envisages establishing of the
joint venture Zastava Motor Works ZMW, representing a
significant step toward successful restructuring of Zastava
Automobili Group.

The pre-agreement signed on Oct. 4, 2002, which is valid as from
today, envisages signing of the final agreement not later than March
1, 2003, when the new company ZMW would start functioning.

New Jersey-based Nucarco brought the Yugo to the US market in
the 1980s, but also Subaru, Alpha Romeo, Ferrari and Fiat.

Nucarco would own 80 percent, whereas Zastava Automobili would
have the 20 percent stake in the new ZMW. Production of old
models as well as new ones is expected to reach annual level of
220,000 cars in five years' time. Nucarco will invest $150 million over
the next three years, whereas Zastava Automobili will provide real
estates and technologies for current models Skala, Yugo, and
Florida. The joint venture would put at least 75 percent of the
vehicles on the markets of the United States, the European Union
and developing countries. Vehicles will be manufactured according
to standards Euro 3 and Euro 4.

"From the very beginning the joint venture ZMW will employ at
least 4,500 of workers, the number of current employees in Zastava
Automobili, but this number will grow gradually to 9,000 over the five
years," Vlahovic said. Zastava Automobili workers have not yet been
consulted on this business, though no problems are expected since
the signed agreement will fully implement plans on restructuring of
Zastava.

After one year, production would grow to 5,000 vehicles per month,
after the second year monthly production is expected to increase to
the level of 7,500 vehicles, while after three years from now it is
expected that the company would reach the level of 10,000 vehicles
per month.

According to the pre-agreement, obligation of the US partner is to
provide the investment and maintain their stake in the company as
well as to prevent bankruptcy over the next five years. Zastava on its
side will provide real estates, main and additional buildings,
know-how, machines and equipment. The government freed the
joint venture from paying the income tax in the next ten years.

The restructuring process in Zastava commenced in mid-April last
year. The condition the Serbian government inherited was
discouraging. The whole Zastava Group had over 30,000 employees
out of which 17,000 were redundant workforce.

The Serbian government, during the restructuring procedure, cut the
number of enterprises in the Zastava group from 47 to 20, reduced
the number of employees to 14,500, and initiated crediting former
employees who started their own private businesses. In September,
Zastava reached the level of 60 percent vehicles sold in Serbia, up
from ten percent before the restructuring process commenced. Also,
Zastava began installing Peugeot's engines in their cars.

=== 1b ===

"Politika" (Beograd), 12/10/2002
http://www.politika.co.yu/

STRATE©KO PARTNERSTVO "ZASTAVE" I "NUKARKA"

Novi "jugo-amerika"

Malkom Briklin ula¾e 150 miliona dolara i postaje veæinski vlasnik
novog akcionarskog dru¹tva


Grupa Zastava vozila sklopila je sa korporacijom "Nukarko" iz Nju
D¾ersija, èiji je osnivaè Malkom Briklin svojevremeno zaslu¾an za
prodor "juga" na amerièko tr¾i¹te, predugovor o formiranju
akcionarskog dru¹tva "Zastava Motor Works" (ZMW).


Ovaj dokument kojim je predviðeno da, kroz zajednièko ulaganje sa
strate¹kim partnerom iz Amerike, za tri godine proizvodnja
kragujevaèkih automobila namenjenih, pre svega, inostranom
tr¾i¹tu naraste na 220.000 godi¹nje, potpisan je 4. oktobra i od juèe
je va¾eæi. U narednih ¹est meseci, a najkasnije do 1. marta iduæe
godine, trebalo bi da se posao kruni¹e i parafiranjem ugovora.

Obelodanjujuæi ovu vest na juèera¹njoj konferenciji za novinare u
vladi Srbije, Aleksandar Vlahoviæ, republièki ministar za privredu
i privatizaciju, naglasio je da æe trogodi¹nje ulaganje najmanje 150
miliona dolara investicionog i obrtnog kapitala, na koje se strate¹ki
partner obavezao predugovorom, omoguæiti kragujevaèkom
proizvoðaèu da poveæa i modernizuje proizvodne kapacitete i
svoje modele - stare unapreðene i nove - plasira ¹irom sveta.

Naime, kako je predviðeno predugovorom, "Nukarko" æe zarad
ulaganja 150 miliona dolara postati veæinski vlasnik (80 odsto
akcija) ZMW ad Kragujevac, dok æe ulog u imovini Grupe
Zastava vozila obezbediti 20-procentno vlasni¹tvo.

Sem investicije od minimum 150 miliona dolara, èiji æe se iznos
precizno utvrditi u narednih ¹est meseci, amerièki partner se
obavezao da podigne tehnolo¹ke standarde na nivo EURO 3 i
EURO 4., neophodne da bi se automobili iz Kragujevca mogli
izvoziti i da unapredi postojeæe brendove i podstakne razvoj
novog brenda (robne marke) koji æe, po Vlahoviæevim,
reèima biti sinonim za vrednost, kvalitet i pouzdanost. Pri tome na
kraju prve godine proizvodnja zajednièkog preduzeæa bi trebalo da
dostigne 5.000, na kraju druge 7.500, dok bi treæu zavr¹ili sa 10.000
automobila meseèno, odnosno 220.000 za godinu dana.

"Nukarko" je preuzeo obavezu da 75 odsto proizvedenih vozila izveze
u SAD, EU i tr¾i¹ta zemalja u razvoju, pre svega latinoamerièkih sa
èijim distributerima, nezavisno od ovog predugovora, postoji
ugovoreni plasman 2000 automobila meseèno.



Zastava Kragujevac: prekinuta vi¹emeseèna neizvesnost

Kao veæinski partner "Nukarko" æe u startu zaposliti 4.500, odnosno
sve sada¹nje radnike "Zastava automobila" da bi u godini pune
iskori¹æenosti kapaciteta ZMW zapo¹ljavao 9.000 ljudi. Uz to u
narednih pet godina, kako je ugovoreno, amerièka korporacija æe
morati da zadr¾i udeo u zajednièkom akcionarskom dru¹tvu, kao i
da ne dozvoli njegov bankrot ili steèaj, sem u dogovoru sa
"Zastavom".

Ulog Grupe Zastava vozila neæe biti novèani. Na ime 20 odsto
vlasni¹tva u novoosnovano preduzeæe domicilni partner æe
investirati nou-hau "Zastava automobila" za proizvodnju vozila
"skala", "jugo" i "florida", kao i njihove pikap verzije, zatim
zemlji¹te na kome se nalaze proizvodni kapaciteti, zgrade i
prateæe objekte, opremu i ma¹ine i intelektualnu svojinu.

Nakon potpisivanja predugovora u narednih ¹est meseci amerièki
partner æe saèiniti tehnièko-tehnolo¹ki projekat, kojim æe se detaljno
definisati nivo investicija, razraditi poslovni planovi, istra¾iti
tr¾i¹ta i organizovati marketing nove firme, uspostaviti distribucione
kanale, sa èvrstim ugovorima i zapoèeti proces homologizacije novog
vozila.

Zadatak "Zastave" je, kako je objasnio Vlahoviæ, da vrednuje i izdvoji
imovinu koja æe pripasti zajednièkoj firmi i da uz pomoæ dr¾ave
restrukturi¹e obaveze, da dugove, koji neæe uæi u novoosnovano
preduzeæe, prenese na holding.

Naime, kako je objasnio Vlahoviæ, osnivanjem ove srpsko-amerièke
firme ni jedan biv¹i kreditor, pre svega italijanski "Fijat" kome
"Zastava"
najvi¹e i duguje (oko 75 miliona maraka) neæe biti o¹teæen. Ovom
starom strate¹kom partneru je, po ministrovim reèima, nuðeno da
preuzme kompaniju za dug ali on to nije bio spreman. Stoga u
narednom periodu i predstoje razgovori sa biv¹im kreditorima o
razre¹avanju starih dugovanja.


Novo partnerstvo sa amerièkom korporacijom, pre privatizacije,
Vlahoviæ je objasnio nepovoljnim op¹tim stanjem u svetskoj
automobilskoj industriji i èinjenicom da voðeni razgovori sa
potencijalnim strate¹kim partnerima koji bi u ovom trenutku u¹li
u proces privatizacije, nisu oti¹li dalje od interesovanja, odnosno
nisu rezultirali spremno¹æu na konkretne korake.



Deset godina bez poreza

"Zastavin" amerièki partner æe, kao i svi veliki investitori, po
usvajanju predlo¾enih poreskih izmena, u narednih deset godina biti
osloboðen plaæanja poreza na dobit korporacije. Utoliko pre ¹to æe
njegovo ulaganje vi¹estruko prema¹iti minimalno 10 miliona evra, na
osnovu èega ulagaè stièe pravo na ovu olak¹icu.

Ovaj konkretni aran¾man, izmeðu ostalog, po reèima Aleksandra
Vlahoviæa, bio je povod da se nadle¾na ministarstva za privredu
i finansije odluèe na znaèajnije stimulanse u poreskoj politici. To je
za stranog investitora bio dodatni podsticaj, kao ¹to je za njega
atraktivno i formiranje slobodne zone u jugoistoènoj Evropi i ugovor
o slobodnoj trgovini sa Rusima.



Pripreme za nova ulaganja

Posle propu¹tene ¹anse da se kao zemlja kandidujemo za zajednièko
ulaganje "Pe¾oa" i "Tojote" koji su za svoju destinaciju izabrali
Èe¹ku, u izgledu je - 2004. godine nova grinfild investicija
automobilske industrije.

Stoga su jo¹ proletos poèele pripreme, kako bismo za dve godine
mogli ravnopravno da konkuri¹emo, najavio je Vlahoviæ, ne ¾eleæi da
otkrije o èijim je planovima za investiranje reè.

Vesna Jelièiæ

=== 1c ===

http://www.forbes.com/2002/04/23/0423yugo.html

Autos
Yugo Redux
Doug Donovan, 04.23.02, 5:30 PM ET

NEW YORK - A decade has passed since the Yugo was last
imported to the United States.

The much-ridiculed discount automobile was discontinued in the
U.S. in 1992, but has forever remained an American icon of all
things cheap.

Now, the Yugo is back.

Malcolm Bricklin, the American entrepreneur who first imported
the Yugo to the U.S. in 1985, says that he has signed a deal with
Zastava Motor Works in Serbia to introduce the former Yugo
manufacturer's latest product, tentatively dubbed the ZMW.

We are going to set up 12
distributors across the United
States," said Bricklin, 63, who
also introduced Subaru to the
U.S. in 1968. Bricklin said he
expects to import the first
ZMWs in 12 months and was
confident his new company,
to be called Zastava Motor
Works USA, could sell
60,000 cars in its first year.
He said the cars will come in four different models: a two-door,
a four-door, a convertible and a pickup truck. Engines,
according to Bricklin, will come from a major European
carmaker, such as Volkswagen, Fiat or PSA (the maker of
Peugeots and Citroens). Prices will range from $5,000 to
$10,000, making them the cheapest cars on the market today,
according to the National Automobile Dealers Association in
McLean, Va.

But that doesn't mean buyers don't have other choices. The
lowest-priced cars currently sold in the U.S. are Daewoo Motor's
Lanos ($9,694), Hyundai Motor's Accent ($9,494), Kia Motors'
America's Rio ($9,590) and Toyota Motor's Echo ($10,480).
General Motors' Chevrolet Cavalier also falls into that range, with
a base price of $14,400 and an available $3,000 rebate.

Bricklin said the cars will resemble the Volkswagen Rabbit; will have
air bags, to address safety concerns; and the current Zastava cars
meet both European emissions and safety standards.

The Zastava Motor Works factory was partially
destroyed in 1999 during NATO air strikes against
Slobodan Milosevic's regime, but was able to
continue to make cars that it sold in the former
Yugoslavia. Bricklin says the factory has been rebuilt and
the company will be able to supply the U.S. market within
a year.

The only question is: Does the market need a car that cheap?

"Coming into the market at that price doesn't necessarily mean
there is no competition," said Paul Taylor, chief economist at the
National Automobile Dealers Association (NADA). "[Bricklin] would
encounter a very strong used market offering extended warranties."


Christopher Cedergren, an analyst at the automotive consulting firm
Nextrend of Thousand Oaks, Calif., said the automotive market has
moved away from low-priced vehicles. "Consumers want products
that evoke passion and emotion, and are willing to extend
themselves to get it," Cedergren said.

"This will be the first time in the last decade that someone could go
out and buy a new car with a new car warranty for half the price of
the lowest-priced car out there," Bricklin said.

According to the NADA, the average price for a new car is $26,670,
while used cars sell for an average of $13,542.

Bricklin said he did not have to put up any money to secure the deal
with Zastava Motor Works and that he would set up headquarters in
New York City.

There is no doubt Bricklin is capable of creating the distribution
network required to sell the cars in the U.S. He and his former
partner set up Subaru of America's distribution network in 1968.
Bricklin left the company in 1971, nearly 20 years before Fuji
Heavy Industries acquired it.

More than 120,000 Yugos sold in the U.S. before he sold out in
1988 for more than $15 million. Bricklin is also well-known for
introducing some rather high-profile flops. He designed and
financed production of the Bricklin SV-1, a gull-winged car--much
like the DeLorean. In 1975, Bricklin Vehicle Corporation, the
company that was manufacturing the SV-1, went bankrupt. Bricklin
founded the Electric Bicycle Co. in 1995; two years later it also
went bankrupt.

"Last time we did this, Yugoslavia was imploding, but now it's
stabilizing," Bricklin said. "I'm willing to step out there and try
things that other people aren't willing to do."


=== 2a ===


ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum: 28. septembar 2002


Ruzica Milosavljevic: Transport opasnog otrova iz
"ZASTAVE"

Beograd, 27. septembar 2002. godine


infograf@...

Opasan otpad sa ostacima piralena iz pogona Lakirnice
"ZASTAVE AUTOMOBILI", specijalnom ?eleznickom
kompozicijom 26. avgusta otpremljen je u Svajcarsku i
Nemacku gde ce biti unisten.
Kragujevac se tako delimicno oslobodio potencijalne
opasnosti za ?ivotnu okolinu, zbog cega vec tri godine
predstavlja crnu tacku na ekoloskoj mapi Srbije.Problem
sa opasnim otpadom nastao je 1999. godine tokom NATO
bombardovanja proizvodnih pogona "ZASTAVE AUTOMOBILI".
Jedan razorni projektil pogodio je skladiste u kome je
bilo smesteno 3000 litara piralena, koji je zatim iscurio
u tehnoloske jame pogona Lakirnice i pomesao se sa vodom
koja se u njima nalazila. Tom prilikom kontaminirano i
oko 500 kvadratnih metara poda. Deo piralena preko
kanalizacije otekao je u gradsku reku Lepenicu i ostale
vodotokove.
U bombardovanju je pogoden i komandni centar Lakirnice.
Ostecena su dva trafoa u kojima se piralen nalazio kao
sredstvo za hladenje, kao i transformatori u "ZASTAVA
ENERGETICI".
Prisustvo piralena u vodi i zemlji u velikim kolicinima,
uz saznanje da se radi o vrlo opasnom otrovu skoro
neunistivom, sa kancerogenim svojstvima sa pravom je
uznemirila gradane Kragujevca i Srbije.
Svesni da "ZASTAVA" i Jugoslavija nemaju mogucnosti da
rese problem piralena, preko naseg ministarstva za
ekologiju zatra?ena je pomoc medunarodne zajednice.
Po zavrsetku rata 1999. godine u "ZASTAVI" su boravili
predstavnici Ujedinjenih nacija zadu?eni za ekologiju.
Tada je dogovorena saradnja na izradi projekata i
obezbedenju neophodnih sredstava za realizaciju istih.
Strucnjaci "ZASTAVA AUTOMOBILI", kragujevackog prirodno
matematickog i masinskog fakulteta uradili su pet
projekata za resenje problema piralena i to: Ciscenje
tehnoloskih jama, podizanje poda i otprema opasnog otpada
iz pogona Lakirnice, saniranje zemljista oko
transformatora u "ZASTAVA ENERGETICI" i ispitivanje i
ciscenje reke Lepenice.
Sredinom prosle godine obavljeno je izvlacenje vode
kontaminirane piralenom iz tehnoloskih jama pogona
Lakirnice, njeno preciscavanje u posebno izgradenim
postrojenjima i ispustanje u reku Lepenicu.
U ovoj godini obavljeno je podizanje poda pogona
Lakirnice koji je do dubine od 25 centimetara bio
kontaminiran piralenom.
Posle podizanja kontaminiranog materijala obavljeno je
betoniranje poda.Nosilac posla bila je nemacka firma ABB,
a realizacija je poverena radnicima "ZASTAVA AUTOMOBILI".

I konacno ovih dana 250 tona opasnog otpada sa ostacima
piralena, zapokovano je u 20 kontejnera i otpremljeno u
Svajcarsku i Nemacku ciju ce recikla?u obaviti strucnjaci
ovih zemalja.
U Svajcarsku je otpremljeno 19 kontejnera dok je jedan
kontejner sa dva ostecena trafoa isporucen nemackoj firmi
ABB iz Dortmunda.
Uz sve to, vrlo je bitno da su zdravstvene analize, pre i
posle dekontaminacije betonskog poda i "prikupljanja" oko
6000 litara vode "oplemenjene" piralenom, pokazale da kod
radnika koji su radili na ovim poslovima, nema
zdravstvenih promena.
Naravno pravo stanje uticija na zdravlje radnika ce se
pokazati posle odredene vremenske distance.
Realizacija ova tri projekta kostala je 350.000 evra a
sredstva su obezbedile Ujednjene nacije.
Odlaskom opasnog otrova sa kancerogenim svojstvima nije
stavljena konacno tacka na dosije piralen. Piralenski
problem ostaje u "ZASTAVA ENERGETICI" u cije se pogone,
takode, za vreme bombardovanja izlio piralen, ali i u
Lepenici koja svih ovih godina "cuva" ko zna koji
procenat ovog opasnog otrova. Za realizaciju ova dva
pojekta potrebno je obezbediti 300.000 evra, ali je
medunarodna zajednica njihovu realizaciju uslovila tacnim
analizama, koliko je zagadenost lokalnih reka Lepenice i
?draljice, i sta je tacno dospelo u vodotokove odakle se
inace navodnjavaju baste nizvodno od grada. Tacnost
analiza dosta ote?ava i cinjenica da su nakon
bombardovanja u velikim poplavama koje su zahvatile
Kragujevac, bili popavljeni i pogoni "ZASTAVE". Vodena
bujica nekontrolisano je nosila ovaj opasan otrov u
lokalne reke, i ostale vodotokove natapajuci hektare
poljoprivrednog zemljista.
Strucnjaci su od samog pocetka insistirali da je
ispitivanje zatrovanosti reka i zemljista prioritetan
zadatak, imajuci u vidu da je piralen najopasniji kada
dospe u lanac ishrane. Na?alost ovaj projekat jos nije
dobio zeleno svetlo za njegovu realizaciju, a
stanovnistvo ovih prostora vec nekoliko godina ?ive u
strahu da se na njihovim trpezama nalaze ?ivotne
namirnice "obogacene" ovim opasnim otrovom.Na kraju kada
se sklope sve piralenske kockice, mozaik postaje lavirint
u kome niko ne bi mogao da nade prave odgovore na
pitanja, koliko je prisustvo ovog otrova stvarno ugrozilo
?ivotnu sredinu i ?ivote nasih sugradana.
Ako je za utehu, bar 250 tona ovog otrova je zauvek
napustilo "ZASTAVU" i Kragujevac.


=== 2b ===


ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum: 28. septembar 2002


Ruzica Milosavljevic: Der Transport des
gefaehrlichen Giftes aus der Firma "ZASTAVA"

Belgrad, 27 September 2002


infograf@...

Das gefaehrliche Gift mit den Resten von
Polychlorbifenil (PCB) ist aus dem
Lackirerei-Betrieb der Firma "ZASTAVA AUTOMOBILI"
mit der speziellen Eisenbahn, am 26.August nach
Schweiz und Deutschland abtransportiert worden, wo
das vernichtet wird.
Kragujevac hat sich, teilweise, von dieser
potenziellen Gefahr fuer die Umwelt befreit. Schon
drei Jahre stellt die Stadt den Schwarzpunkt an
der oekologische Landkarte Serbiens dar. Das
Problem mit dem gefaehrlichen Ausschuss ist im
Jahr 1999, waehrend des Nato-Bombardments der
Produktionsbetrieben von "ZASTAVA AUTOMOBILI",
entstanden. Ein zersetzendes Projektil hat den
Lager getroffen, wo 3000 l des PCB-s untergebracht
worden war, der dann in die technologische Gruben
des Lackirerei-Betriebes ausgeflossen ist und dann
sich mit dem dort befindlichem Wasser vermischt
hat. Dabei wurde auch ca 500 m2 des Bodens
kontaminiert. Ein Teil des PCB-s ist durch die
Kanalisation in den Fluss Lepenica und in die
andere Wasserlaeufe gelangt. Waehrend des
Bombardments ist auch das Steuerzentrum der
Lackirerei getroffen. Zwei Trafos, in denen sich
PCB als Kuehlungsmittel befand, als auch die
Trafos in "ZASTAVA ENERGETIKA" (Zastava Kraftwerk)
wurden beschaedigt. Die Bevoelkerung in Kragujevac
und Serbien ist , mit dem Recht, beunruhigt, wegen
der grossen Anwesenheit des PCB-s im Wasser und in
der Erde. Man weiss, dass es um sehr
gefaehrliches, fast unvernichtbares Gift mit den
kanzerogenen Eigenschaften geht.
Bezueglich darauf, dass "ZASTAVA" und Jugoslawien
keine Moeglichkeit haben, das Problem des PCB-s zu
loesen, hat man ueber unseres
Oekologie-Ministerium die Hilfe von der
Internationalen Gemeinschaft verlangt.
Nach der Kriegsbeendigung, im Jahr 1999,
verweilten in "ZASTAVA" Vertreter der Vereinigten
Nationen, die fuer die Oekologie zustaendig sind.
Dann wurde die Zusamenarbeit hinsichtlich der
Erarbeitung der Projekte und die Sicherstellung
der notwendigen Mittel fuer ihre Realisierung
vereinbart. Die Experte aus der Firma "ZASTAVA
AUTOMOBILI", kragujevaker
Naturwissenschften/Mathematik-Fakultaet und
Maschinenbau-Fakultaet haben fuenf Projekte fuer
die Loesung des PCB-Problems gemacht: die
Reinigung der technologischen Gruben, Erhebung des
Bodens und der Versand des gefaehrlichen
Ausschusses aus den Lackirerei-Betrieben, sanieren
des Grundes ringsum den Trafos in "ZASTAVA
ENERGETIKA" und die Ueberpruefung und Reinigung
des Flusses Lepenica.
Mitte des vorhergehendes Jahres hat man aus den
technologischen Gruben der Lackirerei-Betrieben
das mit PCB kontaminierte Wasser ausgezogen, man
hat das Wasser gereinigt und durch separat
gebauten Anlagen das in den Fluss Lepenica
abgelassen.
In letzten Jahr hat man den Boden in den
Lakirerei-Betrieben, der bis zur 25 cm Tiefe mit
dem PCB kontaminiert war, gehoben. Nach der
Beseitigung des kontaminierten Materials hat man
den Boden betoniert. Der Traeger der Geschaefte
war die deutsche Firma ABB und die Realisierung
der Geschaefte wurde an die Arbeiter der Firma
"ZASTAVA AUTOMOBILI" anvertraut.
Schliesslich ist in letzten Tagen 250 t des
gefaehrlichen Ausschusses mit den PCB-Resten in 20
Containers verpackt und nach Schweiz und
Deutschland versandt worden, wo die Experte das
Recycling durchfuehren werden.
Nach Schweiz ist 19 Containers versandt worden,
waehrend ein Container mit zwei beschaedigten
Trafos nach Deutschland in die Firma ABB aus
Dortmund geliefert worden ist.
Vor und nach der Dekontaminierung des Beton-Bodens
und nach der "Ansammelung" von ca.6000 l des mit
dem PCB "veredeltem" Wassers haben die
Gesundheitsanalysen gezeigt, dass es bei den
Arbeitern, die an diesen Geschaeften taetig waren,
keine Gesundheitsaenderungen entstanden sind. Den
echten Gesundheits-Zustand wird man erst nach
gewisser Zeit bewerten koennen.
Die Realisierung von diesen drei Projekten kostete
350.000 Euro. Vereinigte Nationen haben die Mittel
dafuer versorgt.
Mit dem Abtransport des gefaehrlichen Giftes, das
kanzerogene Eigenschaften hat, hat man keinen
Punkt an das PCB-Dossier gestellt. PCB-Problem
bleibt in der Firma "ZASTAVA ENERGETIKA" in deren
Betrieben, waehrend des Bombardments auch PCB
ausgeflossen ist. Das Problemm besteht auch im
Fluss Lepenica, der all diese Jahre dieses
gefaehrliche Gift in sich "behuetet". Man weiss
ueberhaupt nicht um wie grosses Prozent geht es.
Fuer die Realisierung diese zwei Projekte braucht
man 300.000 Euro. Die Internationale Gemeinschaft
braucht fuer ihre Realisierung praeziese Analysen,
wie gross die Verunreinigung der Flussen Lepenica
und Zdraljica ist und was genau in den
Wasserlaeufe aus denen man die Gaerten
flussabwaerts bewaessert, angelangt ist. Die
Tatsache, dass nach dem Bombardment, groesse
Ueberschwemungen auch die Betriebe der Fabrik
"ZASTAVA" in Kragujevac betroffen haben, erschwert
die Genauigkeit der Analysen. Der Wasserschwall
hat unkontroliert das Gift in die naeheliegende
Fluesse und Wasserlaeufe mitgebracht, viele
Hektare des landwirtschaftlichen Grundstuecken
einweichend.
Experte haben von der Anfang an darauf bestanden,
dass die Ueberpruefungen der Verunreinigung der
Fluesse und des Bodens die Prioritaet haben, weil
der PCB am gefaehrlichsten ist, als er in die
Ernaeherungskette gelingt. Dieses Projekt hat,
leider, immer noch nicht das gruene Licht fuer die
Realisierung erhalten. Die Bevoelkerung in diesem
Gebiet lebt schon einige Jahre in der Angst, dass
sie am Tisch die Nahrungsmittel hat, das mit
diesem gefaehrlichen Gift "angereichert" ist.
Wenn man all diese PCB-Wuerfeln zusammensetzt,
dann wird das Mosaik das Labyrinth in dem niemand
die richtige Antworte an die Fragen finden koenne,
in welchem Masse die Anwesenheit dieses Giftes
tatsaechlich die Umwelt und Leben unserer
Mitbuerger gefaehrdet hat.
Wenn das der Trost ist, hat bis jetzt wenigstens
250 t dieses Giftes fuer immer "ZASTAVA" und
Kragujevac verlassen.