Informazione

(srpskohrvatski / italiano)


FIAT 500L... e gli attacchi ai lavoratori in Serbia si intensificano


1) Presentata a Ginevra la nuova 500 "Large"
da produrre a Kragujevac nella fabbrica Zastava *requisita a costo zero con tutti gli operai dentro* dalla FIAT nel 2010
2) Devastante de-industrializzazione in Serbia: Valjevo, Smederevo, Trstenik, Kragujevac
informazioni raccolte da Gilberto Vlaic al telefono con Rajko Blagojević della JSO-Zastava il 22/2/2012 e comunicato JSO del 24/2/2012
3) Lavoratori di Kragujevac deprivati dell'assicurazione sanitaria
solo a seguito di recentissimi scioperi hanno diritto al libretto sanitario... fino a giugno 2012. La solidarietà delle associazioni italiane operanti a Kragujevac


ALTRI LINK SEGNALATI:

DVOLIČNOSTI FIAT-A U SRBIJI I SINDIKATI
http://noviplamen.net/2012/02/08/dvolicnosti-fiat-a-u-srbiji-i-sindikati/
(testo originale:  Le ambiguità della Fiat in Serbia - di Enzo Mangini, 26/01/2012
http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/capitali/Le-ambiguita-della-Fiat-in-Serbia-12392 )

AGLI SMEMORATI RACCOMANDIAMO DI RILEGGERE:
FIAT Serbia. Un caso classico di imperialismo
di Andrea Catone (su L'ERNESTO 3/2010)
https://www.cnj.it/AMICIZIA/sindacale.htm#catone2010


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Presentata a Ginevra la nuova 500 "Large"

RASSEGNA STAMPA 
sull'annuncio del nuovo modello FIAT 500L, presentato in anteprima mondiale al Motor Show internazionale di Ginevra il 6 marzo 2012, che andrebbe in produzione a Kragujevac:

http://ujedinjeniregionisrbije.rs/2012/01/fijat-sumadinac-bice-fijat-500-l/
http://www.blic.rs/Auto/Noviteti/304987/Srpski-fijat-500L-Prve-zvanicne-fotografije
http://motori.corriere.it/motori/saloni/12_febbraio_02/nuova-fiat-500-l_2640c9b6-4d7f-11e1-bd39-8bec83f04289.shtml
http://www.repubblica.it/motori/attualita/2012/02/02/news/e_la_fiat_500_diventa_large_al_debutto_l_attesa_l-29196145/?ref=HRLV-5

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http://voiceofserbia.org/it/content/tadic-presentati-la-fiat-e-la-serbia

Tadic: Presentati la FIAT e la Serbia

06. 03. 2012. - 19:30 -- MRS

Alla 82esima Fiera internazionale dell’automobile a Ginevra oggi è stato presentato ufficialmente il nuovo modello della FIAT 500L che sarà prodotto negli stabilimenti della FIAT a Kragujevac in Serbia. Il Presidente serbo ha sottolineato a Ginevra che in questo modo è stata promossa anche l’economia serba. Questo modello sarà venduto in Europa e gli Stati Uniti. I cittadini serbi potranno avere la fiducia nel loro stato. La produzione del modello 500L aumenterà il Prodotto Interno Lordo della Serbia e la sua esportazione di un miliardo e mezzo di euro, ha detto Tadic. Egli ha precisato che durante il suo colloquio con il presidente della FIAT Sergio Marchionne è stato constatato che gli operai della fabbrica a Kragujevac dovranno lottaare per i posti di lavoro con la qualità del lavoro. Marchionne ha detto a Tadic che con la produzione a Kragujevac la FIAT desidera diventare più concorrente al mercato mondiale. Alla cerimonia della presentazione del modello 500L hanno presenziato anche il Ministro dell’Economia della Serbia Nebojsa Ciric, il sindaco di Kragujevac Verko Stefanovic e l’ambasciatore serbo in Svizzera Milan St. Protic. La compagnia FIAT-Chrysler ha comunicato che il prezzo del modello 500L si aggirerà intorno a 16.000 euro e che esso sarà prodotto in due versioni che consumeranno benzina e una che avrà il motore

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http://www.glassrbije.org/članak/tadić-u-ženevi-novi-početak-za-fiat-i-za-srbiju

Tadić u Ženevi: Novi početak za "FIAT" i za Srbiju

Uto, 06/03/2012 - 19:32 -- MRS

Projekat proizvodnje novog "FIAT"-ovog automobila "500-L" u fabrici u Kragujevcu predstavlja novi početak i za tu italijansku kompaniju i za Srbiju - izjavio je predsednik Republike Boris Tadić posle sastanka sa direktorom "FIAT-Krajsler" korporacije Serđom Markioneom, na Salonu automobila u Ženevi. Imamo odličnu saradnju kroz decenije, a sada se vraćamo proverenom partneru - istakao je Tadić. On je naglasio da će kompanija "FIAT-Srbija" i u budućnosti biti pouzdan privredni subjekat. Predsednik Tadić je dodao da sa Markioneom intenzivno razgovara o modalitetima dalje ekonomske saradnje, i to ne samo u autoindustriji.


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Devastante de-industrializzazione in Serbia

Da Gilberto Vlaic della onlus Non Bombe Ma Solo Caramelle riceviamo e diffondiamo:

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Al telefono con Rajko il 22 febbraio 2012


Ho parlato a lungo con Rajko ieri per discutere problemi connessi alla campagna affidi e nuovi progetti in una scuola primaria.

Mi ha fornito informazioni importanti sulla situazione economica generale e dalla Zastava in particolare, pregandomi di inviarle a tutti. Eccovi un riassunto.


Ci si aspetta un grosso calo (dell’ordine di 40-50 mila addetti) dell’occupazione industriale e dell’indotto in Serbia durante il 2012.

I punti di crisi più grandi sono dati da:


  1. fabbrica metalmeccanica Krusik (produce armi) di Valjevo; ha circa 3500 dipendenti diretti e versa in profonda crisi; il suo ruolo nell’economia della città di Valjevo, che ha circa 60.000 abitanti, è paragonabile a quello della Zastava a Kragujevac.

Ricordo che a Valjevo è stata delocalizzata la produzione di calze della Golden Lady che ha chiuso i propri stabilimenti in Emilia.

A questo riguardo Riccardo Iacona ha appena prodotto una puntata del suo programma Presa Diretta che è andato in onda su Rai 3 domenica scorsa 19 febbraio 2012; se non la avete vista potete usare questo indirizzo:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-681d9560-8816-4fda-bd7f-553fcdbe4a5d.html#p=0

Ve ne consiglio vivamente la visione dal minuto 57 e 40 per circa mezz’ora; molto interessanti le interviste al Ministro dell’economia Nebojsa Ciric e a un giornalista serbo dal minuto 1:21:40 fino al minuto 1:25:50.


  1. acciaieria di Smederevo, della quale avevo parlato nella relazione sulla situazione economica della Serbia che avevo spedito a tutti il 29 gennaio scorso. La US Steel che aveva comprato lo stabilimento nel 2003 ha appena abbandonato la Serbia; i lavoratori diretti che perderanno il posto sono circa 5.500, mentre le ripercussioni sull’indotto interesseranno almeno 10.000 lavoratori.


Per quanto riguarda Kragujevac, c’è un grave problema nel gruppo Zastava, dove per più di 2000 lavoratori (circa 6000 persone con i loro familiari) non vengono più pagati i contributi sanitari, per cui non hanno più alcun diritto (già ce ne erano pochi...) sul fronte della salute; è il sindacato che cerca di sostenere le spese per i medicinali dei lavoratori. 

I lavoratori di Zastava Armi hanno occupato il 21 gli uffici del servizio di assicurazione sanitaria e ci resteranno fino a che il problema non sarà risolto.

Il Sindacato ha mandato al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio dei Ministri il comunicato che vi allego, sia in serbo che tradotto in Italiano [si veda al punto 3].


Un cordiale saluto a tutte/i

Gilberto Vlaic

Trieste, 23 febbraio 2012


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JEDINSTVENA SINDIKALNA ORGANIZACIJA ZASTAVA
Adresa : Kosovska 4, 34000 Kragujevac
Telefon/Faks : 034/335 367 & 335 762
Elektronska posta : jsozastava @ open.telekom.rs

data: 24/2/2012

La situazione in Serbia è estremamente drammatica. La crisi economica mondiale ha contribuito al peggioramento della situazione economica e sociale. Si prevedono 50.000 licenziamenti nell’anno corrente e secondo alcune analisi se ne prevedono perfino 100.000. La situazione nell’istruzione rappresenterà un problema particolare perchè secondo i dati dell’Unesco la Serbia è tra i paesi europei che investono meno per l’istruzione.
Ufficialmente, due terzi delle scuole non sono in funzione, 40 % delle scuole non hanno acqua. Per i salari dei dipendenti viene speso il 95 % dal budget destinato per l’istruzione mentre dal resto per ogni allievo delle elementari e medie giornalmente vengono impiegati 13 dinari (0,1 euro).

Per quanto riguarda la situazione economica, sono colpite di più le città dove nel passato c’erano le aziende grandi – giganti che erano portatrici dello sviluppo delle città intere. Ecco alcuni esempi :

Kragujevac : All’ epoca nella Zastava di Kragujevac c’erano 36 000 lavoratori e con l’indotto in Serbia e tutta l’ex Jugoslavia il numero arrivava fino ai 200.000 lavoratori.
Dell’ex Zastava oggi sono rimaste 20 imprese con 7000 lavoratori mentre l’ex Zastava Automobili che prima dei bombardamenti aveva 13.500 lavoratori oggi esiste come FIAT AUTO Serbia con 1150 addetti.

Valjevo : Questa città con circa 95.000 abitanti dipendeva dall’azienda ˝Krusik˝ dove lavoravano circa 11.000 lavoratori. Producevano batterie, componenti in plastica, in metallo (fucinati) ed anche il programma per l’industria militare. Prima della privatizzazione questo complesso era composto da 12 fabbriche di cui parecchie privatizzate, la maggiorparte senza successo. Il numero totale degli impiegati in queste 12 fabbriche è ora di 2100 lavoratori. A Valjevo c’è una fabbrica di calze, ˝VALI˝, il proprietario italiano ha assunto circa 1800 lavoratori con salario medio di 25.000 dinari (pari ai 220 euro). Ha inziato la produzione 6 anni fa. Facciamo presente che in questa fabbrica non esiste il Sindacato.

Trstenik : In questa città con 30000 abitanti c’era all’epoca un gigante ˝PRVA PETOLETKA˝ con reparti anche fuori città con oltre 14 000 lavoratori. Molti lavoratori dai paesi nei dintorni viaggiavano a Trstenik a lavorare. Questa fabbrica, oltre il programma per l’industria militare, più precisamente le componenti per gli aerei, produceva anche componenti idrauliche e freni, servosterzi come pure il materiale idraulico completo. Oggi a ˝PRVA PETOLETKA˝ lavorano 3.500 lavoratori.

Smederevo : Nella città, con 95.000 abitanti, c’era la grande acciaieria ˝SARTID˝ (produzione acciai e lamiere) che dopo la privatizzazione e vendita alla compagnia americana ha cambiato nome in ˝U.S. STEEL˝. Si riteneva che questa era stata una delle migliori privatizzazioni in Serbia. Verso fine dell’anno passato dopo che era pubblicata la notizia sulla perdita giornaliera di circa mezzo milione di euro, gli americani hanno semplicemente abbandonato l’acciaieria. Ora è a carico del governo serbo con circa 5000 lavoratori ai quali nel periodo prossimo saranno dati i salari dal bilancio della Repubblica della Serbia, tutto con preoccupazione di una catastrofe sociale che potrebbe colpire questa città.


Segretario
Rajko Blagojevic


=== 3 ===

Lavoratori di Kragujevac deprivati dell'assicurazione sanitaria

[Originalni tekst / la versione originale del testo seguente è scaricabile da qui:
https://www.cnj.it/documentazione/EconomiaLavoro/SamostalniKrag220212.pdf ]

Ci rivolgiamo a voi a nome delle nostre aziende e dei nostri 2165 lavoratori, di cui 250 invalidi, e 4500 membri delle loro famiglie a causa dell’irrisolto problema dell’assicurazione sanitaria di quest’anno.

Le nostre fabbriche sono in ristrutturazione già da molto tempo e il lavoro si svolge in condizioni eccezionalmente difficili (per esempio senza riscaldamento e adeguate protezioni individuali); noi abbiamo sempre rispettato gli impegni lavorativi e tutti gli accordi presi con ministeri competenti e abbiamo cosi’ contribuito alla stabilità sia delle nostre fabbriche che più in generale del Paese.

Nonostante i frequenti contatti con i rappresentanti della Repubblica e con i ministeri di competenza la soluzione del problema dell’assicurazione sanitaria è solo all’inizio.

Chiediamo che sia risolto al più tardi entro il 27 di febbraio prossimo.

In caso contrario saremo costretti a radicalizzare la lotta sindacale che comprende il blocco degli istituti della città e dei punti nevralgici del traffico e infine la marcia degli operai a Belgrado.

Aspettiamo che entro la fine di questa settimana che ci convochiate per risolvere in maniera collegiale questo problema scottante.

Kragujevac, 22 febbraio 2012.


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A seguito delle mobilitazioni, a inizio marzo i lavoratori della Zastava hanno ottenuto il pagamento dell'assicurazione sanitaria fino a giugno prossimo: si legga l'articolo

RADNICIMA "ZASTAVE" OVERENE ZDRAVSTVENE KNJIŽICE DO JUNA
https://www.cnj.it/documentazione/EconomiaLavoro/docu0005.JPG

Si vedano anche le fotografie delle mobilitazioni:
https://www.cnj.it/documentazione/EconomiaLavoro/Photo0195.jpg
https://www.cnj.it/documentazione/EconomiaLavoro/Photo0197.jpg
https://www.cnj.it/documentazione/EconomiaLavoro/Photo0199.jpg
https://www.cnj.it/documentazione/EconomiaLavoro/Photo0202.jpg

Nel frattempo, un messaggio unitario di solidarietà era stato inviato dalle associazioni italiane che da anni operano a Kragujevac:

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Procitaj ovu izjavu na srpskohrvatskom: https://www.cnj.it/documentazione/EconomiaLavoro/comunicato010312.jpg

Comunicato

  1. Al Presidente della Repubblica di Serbia Tadic, al presidente del Consiglio dei MInistri Cvetkovic e al Ministro dell’Economia Ciric
  2. Ai Sindacati dei lavoratori del gruppo Zastava di Kragujevac

Le nostre associazioni agiscono da piu’ di dieci anni in Serbia, cercando di portare solidarieta’ materiale ai lavoratori e agli ex lavoratori del gruppo Zastava di Kragujevac e alle loro famiglie attraverso la forma degli affidi a distanza dei loro figli e piu’ generalmente sviluppando progetti che vadano incontro a reali bisogni sociali della popolazione nel campo della scuola, della salute e del disagio fisico e mentale, in modo da sostenere gli ultimi, quelli che non hanno voce.

Esprimiamo la nostra piu’ convinta solidarieta’ ai lavoratori del gruppo Zastava che sono in lotta per chiedere che a loro e alle loro loro famiglie venga garantito il diritto primario alla salute, attraverso il pagamento dei contributi sanitari.

Non riusciamo a capire come un Governo, cosi’ generoso nel sostenere gli investimenti esteri nel proprio Paese, attraverso la creazione di zone franche, l’esenzione dalle tasse, altissimi contributi economici per la creazione di posti di lavoro che non si sa quanto dureranno, non sia in grado (o non voglia) garantire ai propri cittadini i diritti fondamentali, tra cui quello alla salute.

Da diverse citta’ d’Italia, 1 marzo 2012

A,B,C Solidarieta’ e Pace, ONLUS di Roma
ALJ Aiutiamo la Jugoslavia ONLUS di Bologna
Associazione Adottanti di Torino
Associazione Mir Sada - Progetto per la Pace di Lecco
Associazione Most za Beograd - Un ponte per Belgrado in terra di Bari
Associazione SOS Yugoslavia di Torino
Associazione Zastava Brescia per la Solidarieta’ Internazionale ONLUS
Non bombe ma solo caramelle ONLUS di Trieste
Un ponte per... ONLUS di Roma


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(francais / english)

1) Romanian workers fight cuts, prefer socialism
2) Roumanie : manifestations contre les privatisations


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http://www.workers.org/2012/world/romania_0223/

Romanian workers fight cuts, prefer socialism

By Caleb T. Maupin 
Published Feb 20, 2012 10:26 AM

As imperialism emerged as a system, a few countries began to dominate and exploit the rest of the world. Among the first to be subjugated were the peoples of Eastern Europe. The vast natural resources and human labor to be found there have long been used to enrich capitalists elsewhere, while the people of Eastern Europe have lived in poverty.

The first and second world wars were caused by what V.I. Lenin called “inter-imperialist rivalries.” The ruling classes of Britain, France, Germany, Austria, Italy, Japan and the United States battled each other for the ability to exploit the peoples of the colonies and turn their labor and resources into profits.

In World War II, German imperialism invaded Eastern Europe and the Soviet Union, but Hitler’s armies were finally beaten back after enormous sacrifice and losses by the Soviet people. As the Red Army fought its way west, it liberated much of Eastern Europe from fascist regimes.

Romania embarks on socialist road

One of those countries, Romania, had been under fascist rule since 1940. Almost all Romanian socialists and communists in that period were either murdered, sent to concentration camps or fled to the USSR. In 1944, with Germany in retreat, the bourgeoisie of Romania defected from the Axis, brought back the monarchy and joined the Allies. But Soviet troops were occupying Romania. For two years it became a “people’s democracy,” in which the surviving communists attempted to share power with the anti-fascist capitalists and social-democrats. The monarchy remained, though stripped of its power.

However, this alliance was short-lived and unstable. By 1947, King Michael, a puppet of Western capitalists, was forced to flee. The banks, natural resources, factories, land and all other commanding heights of the economy were confiscated. The Romanian Workers Party, later renamed the Communist Party, abolished capitalism and began the struggle to construct socialism.

Even U.S. government sources have to admit that the Communist-led government immediately addressed the needs of the people. “Romania: A Country Study,” published by the Federal Research Division of the Library of Congress, confirms the many advances made during this period.

Between 1950 and 1971, the number of hospital beds per 1,000 people more than doubled in Romania. The number of doctors per 1,000 people increased by 25 percent. The infant mortality rate was reduced by more than 75 percent from 1950 to 1984.

In 1945, only 27 percent of the people were able to read and write. However, by 1966, “illiteracy was eradicated,” according to the Country Study.

By 1970, the number of teachers had tripled and the number of university professors in Romania had gone from only 2,000 before World War II to 13,000.

None of this was accomplished while foreign imperialists and capitalism dominated the country. Only when planning for human needs replaced capitalism were the Romanian working people able to advance so rapidly. The working-class government was able to mobilize the people to combat societal ills and create a better life, no longer restricted by the profit system.

However, in 1989 the Romanian working class suffered an extreme attack. After a right-wing coup d’etat and the execution of President Nicolae Ceausescu, a pro-Western capitalist government was created. The mines and factories of Romania were one by one sold off to the foreign imperialists.

There had no doubt been many problems and contradictions within the Romanian workers’ state that contributed to its eventual demise. The Ceausescu government was not consistently anti-imperialist, even entering into agreements with imperialist countries against other workers’ states. The government wound up heavily in debt to Western banks. It then cut the standard of living drastically in order to repay the debt, putting a heavy burden on the people. However, these departures from socialist development were not caused by the system but by the poverty and underdevelopment of Romania in a world dominated by imperialism.

When, after 1989, the capitalist profit system returned to Romania, unemployment, homelessness and attacks on social services returned with it.

The workers fight back

Some 48.7 percent of the youth in Romania today are at risk of poverty — the highest level in the European Union. (EUobserver.com, Feb. 8)

The health care system in Romania has been “on the verge of collapse.” The country’s hospitals are deeply in debt and routinely run out of basic supplies, such as stitches and antibiotics. (BBC News, Aug. 11, 2010)

Many Romanians have fled the country due to economic hardship. The population of Romania has actually decreased by 12 percent since 2002. (Daily Mail, Feb. 4)

As the global economic crisis unfolds, the capitalist government there, a tool of Western corporations, has responded with “austerity.” The wages of public sector workers have been cut by 25 percent. (Wall Street Journal Blog, Jan. 19)

Today, the revolutionary spirit that drove out the fascists and pushed socialist construction is re-emerging.

A law that would further privatize the health care system sparked uprisings throughout the country. Youth fought police in huge numbers and the controversial bill was scrapped.

Prime Minister Emil Boc, who led the push for cuts in social spending, had to resign on Feb. 6. The leadership of the growing revolt is unclear, but the sentiments are not. Austerity is being opposed by mass resistance.

A poll taken by the Center for the Study of Market and Opinion is quite fascinating. (See balkananalysis.com.) Although commissioned by an anti-communist foundation, the poll, taken in 2011, showed that “half the country” agreed that “life was better in Romania before 1989.” In addition, 61 percent said “communism is a good idea.”

An overwhelming 72 percent of respondents felt the state should provide employment — which the workers’ government did during the period of socialist construction, but the current government does not.

At this moment, Romania is once again a neocolony, owned and controlled by Western capitalists. It is saddled with $150 billion in foreign debt and austerity imposed from above. The polls and the massive upsurge and demonstrations show that many Romanian workers are clearly thinking about breaking their chains once again.


Articles copyright 1995-2012 Workers World. Verbatim copying and distribution of this entire article is permitted in any medium without royalty provided this notice is preserved. 

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=== 2 ===

http://www.michelcollon.info/Roumanie-manifestations.html?lang=fr

22 février 2012


Ambiance de crise en Roumanie où la révolte s’empare des habitants furieux. Le peuple de Bucarest et des autres villes s’oppose en effet à la politique inique du gouvernement, mise en œuvre pour satisfaire le diktat du Fonds monétaire international (FMI) et de l’Union européenne, en échange d’un prêt particulièrement onéreux.


La rage a explosé à cause des mesures draconiennes imposées par le FMI et la privatisation du système de santé voulues jusque-là par l’ex premier ministre Boc. Des dizaines de manifestants s’étaient donné rendez-vous à Bucarest le soir du 12 janvier pour crier leur colère. Les premiers affrontements avec la police commencèrent… Le mécontentement ne tarda pas à se transformer en révolte populaire et s’étend désormais aux autres villes du pays. Des milliers de manifestants ont répondu ainsi répondu à l’appel de la rue et ont bravé la police à Bucarest mais aussi Cluj, Iasi, Târgu-Mureş et beaucoup d’autres villes. Ces manifestations ont provoqué en quatre jours 70 blessés et plus de 250 arrestations.

 

Le 15 janvier, une foule impressionnante est descendue dans les rues de Bucarest pour réclamer le départ du Premier ministre, de son gouvernement et du Président, Traian Basescu. Le gouvernement lâcha du lest et annonça, temporairement, le retrait des réformes ayant trait au système de santé. Mais c’est bien la politique générale voulue par le gouvernement, soi-disant pour équilibrer les déficits publics et obtenir une aide du FMI, qui est mise en cause par les manifestants.

 

En 2010 déjà, le gouvernement avait abaissé de 15 % les retraites et diminué de 25 % le salaire des fonctionnaires, affamant ni plus ni moins le peuple dont les pensions de retraite avoisinent en moyenne les 160 euros mensuels quand les salaires ne dépassent pas les 350. Des mesures injustes dans le but d’obtenir du FMI et de l’UE un prêt de 20 milliards d’euros qui devrait permettre à la Roumanie, selon ce même gouvernement, de sortir de la crise et d’intégrer les pays « vertueux  » (selon les paramètres de l’UE), avec un niveau de déficit d’1,9 % par rapport au PIB (produit intérieur brut).

 

Dans les projets du gouvernement figure toujours un vaste programme en vue d’assainir les services de santé, avec, à la clé, une forte diminution d’effectifs dans les hôpitaux publics qui préfigurerait, selon les plus pessimistes (mais aussi les plus réalistes), une privatisation du secteur. Un choix que n’accepte pas le ministre de la santé, Raed Arafat, qui le critiquait lors d’un débat télévisé au cours duquel il a reçu un appel téléphonique en direct du président Basescu qui lui demandait de démissionner. Chose qu’a faite Arafat. « La goutte d’eau qui fait déborder le vase », selon un manifestant de Bucarest opposé aux choix gouvernementaux.

 

Pendant ce temps, le représentant en Roumanie du Fonds monétaire international et ex-ministre des finances, Mihai Tănăsescu, a souligné lors d’une entrevue donnée à une éminente radio privée que les marchés internationaux ne seraient pas influencés par le vaste mouvement de protestation si la Roumanie continue de suivre le pas des réformes mises en place. « Il s’agit certes d’un mécontentement accumulé sur la durée, et il représente une gêne imposée à la population qui a déjà beaucoup payé, mais ces réformées étaient nécessaires à la Roumanie », a commenté Tănăsescu. L’ex ministre a ajouté que les prochains temps seront durs pour la Roumanie, en raison de la dépendance des flux de capitaux provenant de l’étranger, et en particulier de la zone euro. Mais Tănăsescu a la mémoire courte et il devrait se rappeler les mesures draconiennes prises par son pays au cours des trois dernières années et qui ont provoqué ces révoltes populaires. Et il faut aussi souligner que ces mouvements contre le gouvernement et le président Tănăsescu n’ont jamais atteint un niveau aussi élevé depuis l’élection du chef de l’État, en 2004.

 

La crise semble irréversible, et le peuple roumain a raison de s’opposer aux mesures vexatoires d’un gouvernement et d’un président à la merci de grands organismes mondialistes qui sont littéralement en train d’appauvrir et de dépouiller la Roumanie. Emil Boc, membre et président du Parti démocrate-libéral (PDL), a dû démissionner le 6 février 2012 de ses fonctions de Premier ministre. Ce n’est, espérons-le, que le début de la chute des vendus.

 

Source : resistance-politique.fr



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(slovenscina / italiano)

Nuove segnalazioni su 10 Febbraio e dintorni

1) ROMA 3 MARZO: LA VERITA’ STORICA SULLE FOIBE
2) DELIRIO 2012. Rassegna di nuove "ciliegine" su "foibe" e confine orientale
3) RAI manipuliral s fotografijo slovenskih talcev
Reazioni in Slovenia a seguito del delirio revanscista di Bruno Vespa che Alessandra Kersevan ha osato "disturbare"
4) FARE RICERCA ONESTA. STORIA O “FOIBOLOGIA DI STATO”?
Nota a margine del libro "La Foiba dei miracoli" (Pol Vice)
5) Foibe: quale storia insegnare a scuola? (M. Barone)


LINK CONSIGLIATI:

CARTOGRAFIA PER PRINCIPIANTI
Per chi ignora, o vuole ignorare, “la complessa vicenda del confine orientale”, una selezione cartografica, da testi originali, per valutare l’evoluzione del confine orientale italiano tra occupazioni e guerre, con pubblicazioni sia dell’era fascista che relative alla guerra di liberazione nazionale jugoslava...
http://www.diecifebbraio.info/2012/02/cartografia-per-principianti/

DIECI FEBBRAIO MILLENOVECENTOQUARANTASETTE
Materiali di resistenza storica antifascista e internazionalista sulle questioni del confine orientale italiano
http://www.diecifebbraio.info/

LA PAGINA DI CNJ-ONLUS SULLA DISINFORMAZIONE STRATEGICA A PROPOSITO DI "FOIBE" E CONFINE ORIENTALE
https://www.cnj.it/documentazione/paginafoibe.htm


=== 1 ===

http://www.diecifebbraio.info/2012/03/roma-332012-la-verita-storica-sulle-foibe-contro-il-revisionismo-storico/

Sabato 3 Marzo 2012

alle ore 17.00

Via della Penitenza, 35 Roma

 
ASSOCIAZIONE ABITANTI IN TRASTEVERE

promuove:
 

LA VERITA’ STORICA SULLE FOIBE CONTRO IL REVISIONISMO STORICO  

Interverrà:

Lo Storico  Davide Conti della Fondazione Lelio Basso

che presenterà il suo libro: “L’occupazione italiana dei Balcani”

 

A finire, cena e canti partigiani.



=== 2 ===

DELIRIO 2012. Rassegna di nuove "ciliegine" su "foibe" e confine orientale

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Cerimonia del Quirinale, 10 febbraio 2012: la II G.M. in Istria descritta come sequela di "aggressioni contro italiani inermi da parte di jugoslavi solo perché erano italiani"

<< ... L'intervento del ministro per la Cooperazione internazionale e lo sviluppo, Andrea Riccardi, che ha sottolineato quell’amnesia nata “dalle passioni e dalle lotte della Guerra fredda, ma oggi quel tempo è finito". Ed aggiunge: "Fu una storia terribile tra italiani d'Oriente e slavi d'Occidente in una terra con una complessa stratificazione etnica". Una storia, "ripetutasi fino a ieri nei Balcani", ha continuato. Negli anni della Seconda guerra mondiale si trattò di "aggressioni contro italiani inermi [SIC] da parte di jugoslavi solo perché erano italiani [SIC] e mettevano in discussione il controllo titoista - ha ribadito il ministro - oggi sappiamo del disegno stalinista [SIC] che usava le etnie per affermarsi" [SIC - sicuramente il ministro si riferiva al disegno nazifascista - quello si, "usava le etnie per affermarsi"]. >>
Secondo Raoul Pupo << “Il fascismo si è impegnato a realizzare la bonifica etnica, ma quel che ha ottenuto, è stato di decapitare, impoverire ed umiliare le comunità slovene e croate che nella loro maggioranza sono rimaste salde sul territorio. Il regime di Tito invece ha proclamato la fratellanza italo-slava, ma gli italiani sono stati costretti [SIC] ad andarsene al 90%”. >> Chiosa la commentatrice, legata alla lobby neoirredentista: "Lo stesso metodo ma con risultati ben diversi". E si sbaglia, sia sul metodo (pulizia etnica da una parte, fratellanza dall'altra) sia sui risultati (esiste tuttora una comunità italiana in Istria così come una comunità slovena in Friuli-Venezia Giulia).

Fonte: Giorno del Ricordo: la cerimonia del Quirinale - 10 febbraio 2012
http://www.anvgd.it/notizie/12602-10feb12-giorno-del-ricordo-la-cerimonia-del-quirinale.html

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Miracolosa moltiplicazione degli "infoibati" a Trieste

Da:  Claudia Cernigoi 
Oggetto:  la moltiplicazione degli infoibati tramite la proliferazione delle onorificenze
Data:  11 febbraio 2012 10.29.23 GMT+01.00

Nel corso delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo a Trieste sono state conferite 5 onorificenze a discendenti di "infoibati", come previsto dalla legge. Si consideri che di questi 5 nominativi i seguenti erano già stati insigniti.
ANTONINI Antonino, avvocato, già insignito nel 2011 a Trieste. sempre tramite la figlia Antonini Maria Novella-
GHERSA Giulio, militare, già insignito a Trieste nel 2009 e nel 2011, nel 2011 tramite Ghersa Giulio, nel 2012 tramite le figlie Ghersa Onorina e Mirella e la nipote Beatrice.
Non è la prima volta che le onorificenze vengono conferite più volte alla stessa persona. Forse è anche per questo che è così difficile risalire ai nominativi.
 
Claudia Cernigoi

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Sul Piccolo la città di Novigrad viene italianizzata in "Novegradi"

Da:  Giorgio Ellero 
Oggetto: Miracoli dalmati: moltiplicazione di esuli e pesci - (fwd) Re: prosegue il delirio sul 10 febbraio...
Data: 9 febbraio 2012 22.14.00 GMT+01.00

Certe cose si possono leggere soltanto su Il Piccolo alla vigilia del pianto istriano. 
Succede che sulle rive dell'isola dalmata di Pag (ovviamente sulla pagina della provincia perduta Fiume Istria Dalmazia si scrive Pago, cioè pago domàn) causa il maltempo sono spiaggiati una quantità notevole di pesci morti, tipo miracolo dell nozze di Caanan. Vicino Zara, inoltre, hanno ritrovato pure una tartaruga 'caretta caretta', tanto caretta al giornalista estensore e firmatario dell'articolo che qui trova occasione di far bella figura chiamando la località 'Novegradi (Novigrad)' - così testuale sta scritto nall'articolo-, rivelando finalmente la reale origine toponomastica del luogo, ovviamente quindi italianissima terra perduta. Non sto smaltendo una brutta sbornia: potete verificare su Il Piccolo di oggi. Ripeto: l'articolo è correttamente firmato... 

Jure

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Finalmente dei numeri attendibili! (seee magari...)


Video di "destra razionale" (pensate se fossero "irrazionali...")
 
http://www.youtube.com/watch?v=4a9X1ft4wso
 
scrivono:
 
il genocidio italiano in Istria:
350.000 esuli
200.000 infoibati (tutti civili, eh!)
TOTALE 550.000 persone
 
quanti abitanti aveva l'Istria?
 
Secondo il censimento del 1936, in Istria c'era un totale di 296.460 abitanti, a Zara 25.302 e a Fiume ed isole quarnerine 56.249, per un totale di 378.011.
(censimento riservato Perselli, da quanto ho trovato in rete, che comprende in ogni caso anche sloveni e croati, e altre minoranze, non solo gli italofoni).
 
Claudia


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RAIUNO 13 febbraio 2012: ALESSANDRA KERSEVAN A “PORTA A PORTA” SMONTA LA PROPAGANDA REVANSCISTA

RASSEGNA STAMPA:
http://www.primorski.eu/stories/alpejadran/202925/
http://www.siol.net/novice/slovenija/2012/02/manipulacija_s_fotografijo_streljanja_tudi_na_rai.aspx#disqus_thread
http://www.sta.si/vest.php?id=1726191
http://www.dnevnik.si/novice/svet/1042509739
http://www.slomedia.it/nezaslisano-italijansko-fasisticno-okupacijsko-vojsko-zamenjali-za-partizane

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http://www.rtvslo.si/svet/rai-manipuliral-s-fotografijo-slovenskih-talcev/276815

RAI manipuliral s fotografijo slovenskih talcev


Zgodovinarka Kersevan: ''V Italiji nihče ne ve nič o agresiji Italijanov nad Slovenci

14. februar 2012 ob 13:50,
zadnji poseg: 14. februar 2012 ob 17:25
Rim, Ljubljana - MMC RTV SLO


V oddaji italijanske televizije RAI so objavili fotografijo, na kateri piše Obsojeni na smrt, ker so bili Italijani, a na njej dejansko italijanski vojaki streljajo na slovenske talce.

Ob dnevu spominjanja na fojbe in eksodus Italijanov iz Istre so na italijanski televizijski mreži RAI posvetili celotno oddajo Porta a Porta temu dogodku, oddajo pa so naslovili ''Trst je naš''.

Med samo razpravo v oddaji je bila dolgo časa v ozadju sporna fotografija, ki pa v resnici prikazuje streljanje na slovenske talce v vasi Dane v Loški dolini 31. julija 1942.

V oddaji je bila med gosti tudi zgodovinarka iz Vidma Alessandra Kersevan, ki je voditelja oddaje Bruna Vespo večkrat opozorila na neskladje objavljene fotografije, a jo je ta glasno utišal z besedami: ''Lahko vi vodite oddajo in grem jaz iz studia'' in ''če ne verjame, da je ta fotografija pristna, za njeno objavo nisem odgovoren jaz''.

Kot je pisal Primorski dnevnik, so omenjeno fotografijo zasledili tudi na spletni strani desničarske Azione Universitaria. Sicer pa je lani plakat objavila občina Bastia Umbra, pojavil pa se je celo na strani italijanskega notranjega ministrstva. Takrat je zunanje ministrstvo Republike Slovenije poslalo uradno protestno noto takratnemu italijanskemu veleposlaniku Alessandru Pietromarchiju.

V Uniji Istranov, ki je bila lani povabljena na spominsko slovesnost v italijansko občino Bastia Umbria pri Assisiju, so za napako izvedli, ko je bil plakat že natisnjen. Zagotovili so tudi, da pri njeni objavi niso sodelovali.

Skrajna desnica skuša vplivati na prepričanje ljudi
Zakaj je znova prišlo do neljubega incidenta, smo na MMC-ju povprašali kar zgodovinarko, ki je sodelovala v oddaji, Alessandro Kersevan. Na vprašanja, zakaj so v oddaji sploh uporabili fotografijo, ki je v preteklosti že zanetila toliko prahu, je odgovorila, da je to delo skrajne desnice v Italiji, ki želi med ljudmi povzročiti zmedo in vplivati na njihovo prepričanje.

''V Italiji nihče ne ve nič o agresiji Italijanov nad Slovenci. Ne želijo, da bi ljudje izvedeli resnico in ne želijo, da bi govorili o tem, kar se je dogajalo v Jugoslaviji v štiridesetih letih prejšnjega stoletja. Govorijo le o nasilju, ki so ga povzročili partizani, ne pa tudi o nasilju, ki so ga nad partizani izvajali fašistični vojaki.''

Nad reakcijo voditelja Bruna Vespe, ki jo je ob njenem opozorilu, da je fotografija neustrezna, nadrl, ni bila presenečena. ''Bruna Vespo je že tako dolgo televizijski voditelj, da se zna izvleči iz takšnih situacij. Dejal je, da so vzeli fotografijo iz slovenskih knjig. A to ni pravi odgovor, saj je sliko v javnost plasiralo italijansko zunanje ministrstvo. Z njim so želeli razširiti napačne podatke, češ da so nasilje povzročili Slovenci in ne Italijani.''

Po besedah Kersevanove je fotografija le del propagande zunanjega ministrstva o tem, kaj se je dogajalo v fojbah v štiridesetih letih prejšnjega stoletja, ''v italijansko javno mnenje želijo vnesti le veliko zmede''.

Kje je slovenska vlada?
Sogovornica je izpostavila tudi to, da je zanimivo, da se na predvajano oddajo ni odzvala uradna slovenska politika. Alessandra Kersevan je za MMC dejala, da je oddaja vsebovala veliko netočnega gradiva - poleg omenjene fotografije, so predvajali tudi kratke filme, ki so vsebovali napačne podatke, ti pa so bili podani v nezgodovinskem kontekstu.

''Slovenska vlada bi lahko naredila več, da bi ljudje stvari razumeli. Morala bi poslati protestno noto na italijansko televizijo RAI, da bi ta popravila storjene napake in ne bi zavajala ljudi o tem, kaj se je v tistem času dogajalo med Slovenijo in Italijo,'' je še dodala Kersevanova.

Na MMC-ju smo vprašanje o morebitnem ukrepanju glede manipulacije s fotografijo poslali na slovensko ministrstvo za zunanje zadeve, kjer so nam obljubili, da nam bodo odgovor posredovali v sredo.

Katja Štok, Enej Česnik


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http://www.diecifebbraio.info/2012/02/fare-ricerca-onesta/

FARE RICERCA ONESTA. STORIA O “FOIBOLOGIA DI STATO”?

Nota a margine del libro La Foiba dei miracoli*

 

Partiamo da qualche dato storico già noto a chi è informato correttamente.

In Istria durante la seconda guerra mondiale furono estratti da una ventina di foibe (cavità carsiche) più di 200 cadaveri, e altri furono segnalati ma non fu possibile il loro recupero. Ciò avvenne dopo il breve e confuso periodo del “potere popolare” (8 settembre – primi di ottobre 1943) subentrato alla disfatta del regime italo fascista sulle regioni a est dell’Adriatico, che non fece in tempo ad organizzarsi stabilmente perché dovette subito opporsi, senza successo, alla “operazione nubifragio”, cioè alla travolgente riconquista della regione da parte delle truppe tedesche (i cosiddetti “ribelli” uccisi o fatti prigionieri, secondo una fonte ufficiale di Berlino, furono 13.000; molti di loro erano di nazionalità italiana). Alla luce della ricerca storica successiva  «l’insieme di quegli episodi di “infoibamento” si può a ragione definire un eccidio. Ma le cause, le dimensioni e le modalità di esso furono “mostruosamente” ingigantite e distorte ad opera della propaganda nazifascista, allo scopo di giustificare e far dimenticare i crimini e i massacri perpetrati prima dal regime italo/fascista e poi dagli occupanti nazisti e dai loro fiancheggiatori» [La foiba...cit., p.27].

Alla fine della guerra si verificarono altri casi nella zona di Trieste e Gorizia. Alcuni (qualche decina) furono accertati o come omicidi politici (esecuzioni sommarie nell’ambito del fenomeno che fu chiamato “la resa dei conti”, che coinvolse tutta l’Alta Italia), o come vendette personali o anche delitti comuni (rapine ecc.); quasi tutti i colpevoli furono individuati, processati  e condannati (alcuni dalle stesse autorità militari jugoslave).  Ma moltissime furono le segnalazioni di “scomparsi” militari e civili, a seguito sia delle sanguinose battaglie che si svolsero in quelle zone negli ultimi giorni di guerra, sia degli arresti e degli internamenti (alcune migliaia) eseguiti nelle settimane successive da parte della polizia politica jugoslava. La drammatica mancanza di notizie sulla sorte dei propri cari fu un terreno ideale per seminare ancora in grande stile il terrorismo mediatico sulle “foibe” da parte degli ambienti nazionalisti italiani e della stampa legata al CLN anticomunista triestino. Così crebbe ancora a dismisura il numero dei presunti “infoibati”, e furono diffuse altre mitiche “leggende”, oltre a quelle che circolavano già dal ‘43, col sostegno di massicce campagne di propaganda.

Quelle angosciose notizie, sebbene quasi mai verificate né verificabili, riuscirono ad esasperare i sentimenti collettivi di terrore e di odio in quegli italiani giuliano dalmati che erano stati classe dominante e privilegiata durante il periodo del “fascismo di frontiera” e che si sentivano minacciati a morte dai tanto disprezzati “s-ciavi”, diventati “demoni slavo comunisti”  ed ora perfino vincitori nella guerra che avrebbe invece dovuto sancire il trionfo imperiale dell’Italia e la totale sottomissione (o espulsione) di quei “barbari”. Tutto ciò, sommandosi alle reali difficoltà della dura situazione postbellica in zone già povere, portò all’esodo di massa, con tutte le note conseguenze (cfr. Sandi Volk, Esuli a Trieste..., KappaVu 2004).

Tuttavia l’obiettivo principale dei neo irredentisti, cioè l’assegnazione all’Italia dei territori contesi, non fu raggiunto (salvo che per Trieste e dintorni).

Però è un dato di fatto che già nell’immediato dopoguerra le “sensazionali rivelazioni sulle foibe” già diffuse dagli agenti nazisti e dalla Xa MAS, opportunamente “aggiornate” e ulteriormente ampliate, furono usate anche al tavolo delle trattative di pace di Parigi dagli esponenti del  governo De Gasperi, come argomento “forte” a sostegno delle rivendicazioni di sovranità italiana sulle regioni del “confine orientale”. Esse infatti furono inserite in un dossier dal titolo Trattamento degli italiani da parte jugoslava dopo l’8 settembre 1943, che fu trasmesso dal Ministero Affari Esteri – Divisione Generale Affari Politici – alle ambasciate italiane di Washington, Londra e Parigi il 28 agosto 1946. In esso si afferma in sostanza che gli slavo-comunisti avevano “occupato” l’Istria e parte della Venezia Giulia, e che vi stavano compiendo una vero e proprio “genocidio” (già iniziato nel ’43) ai danni degli italiani là residenti.

Alcuni miti della “foibologia” riuscirono nei decenni successivi (pur con alterne fortune) a conquistare sempre più l’immaginario collettivo, anche perché qualche storico professionista compiacente (v. p. es. R. Pupo e R. Spazzali nel loro Foibe, B. Mondadori 2003) li accettò in quanto «informazioni date generalmente per acquisite» senza fare alcuna verifica critica, confermando così la loro presunzione di verità. Ma soprattutto furono i riconoscimenti ufficiali da parte delle autorità statali della “nuova” Repubblica che trasformarono le montature mediatiche in “verità inconfutabili”.

Un esempio emblematico in questo senso è quello del pozzo di Basovizza, dichiarato “monumento di interesse nazionale” negli anni ’80, nonostante  l’inconsistenza delle presunte “testimonianze”; nonostante le smentite delle stesse autorità alleate; nonostante l’evidenza dei risultati negativi di numerose esplorazioni e svuotamenti; nonostante, infine, che sulla lapide fatta porre dai “foibologi ufficiali” siano state scritte cifre “variabili” sia sulla profondità del pozzo (prima 250, poi 500, infine, nel 1997, 300 metri)  sia sulla quantità di “salme di infoibati” (“misurate” addirittura in metri cubi: prima 300 e poi 500), mostrando con evidenza quale fosse il grado di attendibilità delle informazioni. Eppure diversi Presidenti della Repubblica, a partire da Cossiga, andarono a celebrare solennemente, si badi bene, non i caduti nelle sanguinose battaglie  che ci furono in quella zona fra le formazioni tedesche in ritirata e quelle jugoslave negli ultimi giorni di guerra (i pochi resti trovati  nel pozzo furono infatti di militari di entrambi gli eserciti), ma i “martiri – italiani” che sarebbero stati gettati in quella “foiba” dal “furore slavo-comunista” (per saperne di più si legga Claudia Cernigoi,Operazione “FOIBE” tra storia e mito, Kappa Vu 2005).

Un altro “mito fondativo” della foibologia è quello nato nel 1945/46 con le prime “testimonianze di sopravvissuti”, che furono inserite nel dossier sopra citato e usate durante le trattative di pace a Parigi come “prove” a conferma delle tesi neo irredentiste italiane.

Abbiamo chiamato “Foiba dei miracoli” quella in cui, secondo tali racconti, all’alba di un giorno di maggio 1945 gli slavo-comunisti avrebbero gettato sei militari istriani della Milizia di difesa territoriale (Mdt), dopo averli arrestati nella zona di Pola, imprigionati e trasferiti in diverse località, sottoposti a una lunga serie di umiliazioni, persecuzioni e torture insieme con molti altri, infine portati sull’orlo della voragine e mitragliati (in alcune versioni si legge anche di una o due bombe a mano scoppiate nell’acqua profonda dove le vittime sarebbero precipitate). Nonostante tutto ciò uno degli “infoibaati” (oppure due, la cosa è controversa) si sarebbe salvato (ovviamente in modo miracoloso) e avrebbe raccontato la sua avventura alle autorità alleate (di Pola e/o di Trieste).

Il libro che ha questo titolo e che porta la mia firma  è il risultato di un percorso di ricerca collettiva di tutto il gruppo di Resistenza storica coordinato da Alessandra Kersevan, senza il cui determinante aiuto non avrei potuto nemmeno sperare di condurre a termine un lavoro così impegnativo. In esso non solo si dimostra la falsità dei fatti raccontati dai presunti “sopravvissuti”, ma si analizzano puntualmente sia l’intreccio delle loro vicende personali, sia i vari passaggi nella costruzione e nella gestione politica (e mediatica) del mito da parte dei soggetti interessati.

Non intendo qui fare una presentazione generale del libro, ma solo prenderne spunto per fare una riflessione sulla delicata questione del metodo e del ruolo degli storici in questo importante e controverso settore di ricerca.

Ebbene: com’è stata presentata questa vicenda negli ultimi anni dagli storici considerati più autorevoli sull’argomento? Come  sono state usate le fonti originarie?

Gianni Oliva all’inizio del suo libro Foibe, le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell’Istria [2002, pp. 17-18] riportò una dopo l’altra due “testimonianze dirette di sopravvissuti”. Il nome (impreciso) del primo testimone, “originario da Sissano” (vicno a Pola), era Giovanni Radetticchio [recte Radeticchio; altre volte compare “Radeticchi”, “Raddeticchio” ecc.; nel suo Genocidio... Il “grande foibologo” Marco Pirina loreinventò: lo chiamò “Antonio” e lo fece apparire come “unico superstite” nientemeno che dalla foiba di Vines, nel settembre del 1943!]. Di lui Oliva non dice nient’altro; si sa (da altre fonti) che nel 1944-45 era “milite del presidio di Marzana” e che “dopo aver lasciato la sua deposizione emigrò in Australia”. L’altro, invece, è l’ormai mitico protagonista di questa vicenda, da qualche anno giunto alla celebrità per essere l’unico “sopravvissuto alle foibe” ancora in vita: Graziano Udovisi (premiato nel 2005 con l’Oscar tv come “uomo dell’anno”, sull’onda delle celebrazioni ufficiali dei “martiri delle foibe”). Oliva scrive solo che era un “insegnante istriano”, tacendo ciò che lo stesso Udovisi dichiara con orgoglio, cioè che aveva aderito da sùbito alla Milizia fascista dopo l’8 settembre ’43 diventando ufficiale della Mdt e comandante di presidio a soli 19 anni.

I brevi racconti riportati da Oliva parlano  di due “prodigi” diversi avvenuti in due foibe separate: Radetticchio fu portato “in direzione di Arsia” e cadde “nell’acqua profonda”, Udovisi nei pressi di “Fianona” si salvò aggrappandosi a “un alberello sporgente” [Arsia/Raŝa e Fianona/Plomin sono due paesi nella zona di Albona/Labin, distanti fra loro circa 15 km]. Le fonti citate sono diverse. Vediamo la prima  in ordine di tempo: “L’eccezionale testimonianza di Giovanni Radetticchio – scrive Oliva – è stata pubblicata per la prima volta il 26 gennaio del 1946 sul periodico della Democrazia cristiana di Trieste La Prora, e in seguito frequentemente utilizzata dalla pubblicistica del dopoguerra”. Anche Raoul Pupo e Roberto Spazzali nel loro Foibe [cit., pp.98-100] presentano lo stesso testo (con lievi differenze), indicando come fonte La Prora, e anch’essi attribuiscono il racconto a Radeticchio.

Solo i lettori pignoli notano che la fonte diretta di entrambe le citazioni è il fascicolo Foibe ed esodo [allegato al n.3/1998 della rivista Tempi&Cultura]. Ma in realtà anche qui la “testimonianza di un sopravvissuto all’infoibamento ... relativa ad un fatto accaduto nel maggio 1945” non è ripresa direttamente da La Prora, bensì da un opuscolo che il “Cln dell’Istria” pubblicò fra la fine del ‘46 e l’inizio del ‘47 col titolo Foibe, la tragedia dell’Istria, su cui quel racconto “venne riportato integralmente” [così si legge su Tempi&Cultura]. Nel 1990 Roberto Spazzali l’aveva scritto nel suo Foibe, un dibattito ancora aperto [p.186]: “L’articolo pubblicato da La Prora e la vicenda narrata nell’occasione (comparve) pure su una pubblicazione curata dal Cln d’Istria sulle Foibe ... per divulgare lo stato politico presente nei territori occupati dalle forze militari jugoslave”.

Si diràa che servono queste “pignolerie”?

Il fatto è che il recupero della fonte primaria ci ha permesso di scoprire alcune “strane” cose che si sono rivelate di estremo interesse.

Primo: il Cln Istria dichiarò palesemente il falsola “testimonianza” pubblicata da La Prora non fu affattoriportata integralmente in quell’opuscolo di propaganda. Il racconto là inserito e presentato come quello “pubblicato dal giornale di Trieste La Prora, che ne garantisce l’autenticità, il 26 gennaio 1946”, in realtà ne è una drastica riduzione (poco più della metà), con ulteriori variazioni. Le omissioni e le modifiche più importanti riguardano la localizzazione della foiba: “da Fianona in direzione di Pozzo Littorio” (oggi Podlabin, è un sobborgo di Albona, costruito dal regime fascista) [cfr. La Prora] diventò “in direzione di Arsia”, senza alcuna indicazione precedente [Cln Istria]. E’ notevole che G. Oliva attribuisca le due foibe (di Fianona e di Arsia) separatamente ai “due sopravvissuti”, mentre nel 1946 l’episodio raccontato era lo stesso, solo con diverse indicazioni di luogo!

Ma ecco la seconda “stranezza”: sia l’articolo de La Prora, sia la sua riduzione del Clni  sono rigorosamente anonimi! In essi non appare affatto il nome del “testimone sopravvissuto” (nel primo è scritto solo che “l’originale, regolarmente firmato, si trova in nostro possesso”). Dunque gli storici Oliva, Pupo e Spazzali hanno “forzato” l’attribuzione di quel racconto a Radeticchio, senza fornire alcuna spiegazione.

Quanto al maestro ex tenente Udovisi, egli va sostenendo da decenni  in pubblico la sua “verità”, con crescente successo, anche se, oltre che decisamente incredibile, essa è in contrasto sia con gli storici citati, sia col racconto anonimo de La Prora, sia infine, e soprattutto, coi primi documenti riservati del 1945 (riprodotti integralmente e commentati nel nostro libro) dove appare la firma di Radeticchio  (peraltro anche qui storpiata, perciò di dubbia autenticità), dove chi racconta afferma di essersi salvato da solo, e dove Graziano Udovisi appare addirittura deceduto  nella foiba con gli altri!

Egli invece in sostanza afferma che lui e “un altro” si salvarono insieme, o più precisamente che lui aiutòl’amico ad arrampicarsi dopo averlo fortunosamente “abbrancato per i capelli”...

Siamo riusciti a risalire anche all’origine della “versione Udovisi”.  Nell’agosto 1945 il giovane ufficiale collaborazionista dei nazisti fu arrestato a Padova, dov’era fuggito con documenti falsi. Al processo (tenuto a Trieste  nel settembre 1946)  dovette difendersi da accuse di delazione, maltrattamento ed omicidio di prigionieri. Fu allora che presentò una dichiarazione, inserita dal giudice nella sentenza  (riportata nel libro): lì si legge che “nel maggio 1945 presentatosi ai comandi jugoslavi, come prescritto dai bandi, venne arrestato, deportato ed infine assieme ad altri cinque compagni portato dinanzi una foiba istriana per essere giustiziato. Però egli ed un altro compagno, riuscirono, svincolandosi dai ceppi, a gettarsi nella foiba incolumi, uscendone miracolosamente salvi”. Forse anche per questo la condanna fu lieve (“anni due, mesi undici, giorni 16 di reclusione”). Dopo di allora questa “memoria” del “sopravvissuto” Udovisi rimase sepolta  negli archivi, insieme con gli atti del processo, per molti decenni senza che lui o qualche “storico accreditato delle foibe” ne abbia mai fatto cenno (vi lascio immaginare perché).

Come si vede, questa vicenda è un enorme “pasticcio”. Siamo certi che esso non fu generato da una serie di “errori di memoria” o di incomprensioni in buona fede, ma è il risultato di una serie di depistaggi creati ad arte fin dall’inizio per motivi precisi (che analizziamo puntualmente nel libro). Comunque una cosa è chiara: evidentemente non ci si può fidare della storiografia prodotta fino ad ora su questo argomento, per quanto “autorevole” essa sia: sembra che anche gli storici più competenti e seri si lascino “menare per il naso” dai “foibologi”, o ne siano complici (per qualche ragione che qui non commentiamo).

Insomma, ai risultati di ricerche e studi rigorosi, che pure esistono, continua a sovrapporsi la propaganda politica, funzionale ad obiettivi nazionali(sti).  Solo che nel dopoguerra l’ambiente politico di appoggio al neo irredentismo ex fascista era quello dei democristiani anticomunisti; oggi è anche quello degli ex comunisti. Lascio a voi le riflessioni sulle cause di questo sorprendente “passaggio di consegne”. Dico solo che a mio avviso anche oggi, come allora, gli obiettivi nazionali della “operazione foibe” non sembrano limitarsi alla riabilitazione del fascismo di Salò, ma si inquadrano nel rilancio “bipartisan” della politica imperialista italiana, proiettata in particolare proprio verso i Balcani, come indicano le cronache recenti: si vedano la partecipazione diretta alla disgregazione della ex Jugoslavia, l’impegno militare e di penetrazione economica in Albania, ed ora il tentativo di avere un ruolo primario nella creazione del nuovo “protettorato” NATO in Kossovo.

Per questi gravi motivi probabilmente anche questo libro sul mito dei “sopravvissuti” avrà vita difficile. Ne siamo coscienti, ma non abbiamo rinunciato a farlo, perché siamo «convinti che lavorare per far emergere la verità può essere difficile e pericoloso, ma non è mai inutile.» [pag. 45].

Pol Vice                                                                               Maggio 2008

 

*: LA FOIBA DEI MIRACOLI, indagine sul mito dei “sopravvissuti”, ed. KappaVu Udine 2008


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----- Messaggio inoltrato -----
Da: Marco Barone
Inviato:
 Mercoledì 15 Febbraio 2012 0:02
Oggetto: Foibe: quale storia insegnare a scuola?

L'argomento foibe è e deve essere sempre attuale.
E' compito dello studioso quello di andare alla

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ROMA Domenica, 4 marzo 2012
ore 18:00-21:00

Teatro Valle Occupato

Domenica 4 marzo siete invitati al Teatro Valle Occupato, dalle 18: 
"Porrajmos! Sterminio e resistenza del popolo rom".
Racconti, ritmi e vite.
Con le comunità rom e sinte per la prima volta sul palco, musiche di Assalti Frontali e Jovica Jovic (con i Muzikanti di Balval), le Chejà Chelen, Antun Blazevic (Theatre rom), Simonetta Salacone e tanti altri in arrivo!

Promuovono Associazione 21 luglio e Popica. 

L’ingresso è libero.
Per informazioni vai su www.21luglio.com 

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MILANO Giovedi, 8 marzo 2012
ore 20:45

dall'Associazione La Conta per la "Festa delle donne":

Desideriamo invitarvi a partecipare alla serata 
“ROMNIA' E SINTE - Le donne 'zingare' tra pregiudizio e marginalità" 
in occasione della ricorrenza dell’8 MARZO 2012, giovedì 8/03/2012 alle ore 20,45, con ingresso libero e gratuito, alla CGIL Salone di Vittorio in Piazza Segesta 4, con ingresso da Via Albertinelli 14 (discesa passo carraio) a Milano

In particolare la serata sarà dedicata donne Rom e Sinti attraverso i racconti, le storie, le testimonianze di Dijana Pavlovic, attrice e mediatrice culturale, e di altre donne Rom e Sinti. Sarà serata di unità multiculturale ed inclusiva dei Rom e dei Sinti della nostra città e non solo, per conoscere meglio le loro passioni, la loro condizione e la loro cultura e per contribuire ad annullare il pregiudizio e la marginalità. La serata si concluderà con un buffet offerto a tutti i presenti.


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