Informazione


ALTRE INIZIATIVE SEGNALATE E AGGIORNAMENTI

* Roma - Borghesiana 17 febbraio: GUERRA, NAZIONALISMI, MASSACRI ETNICI E POLITICI IN VENEZIA GIULIA, SLOVENIA, CROAZIA 1941-1945
* Montereale Valcellina (PN) 18 febbraio: INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA "QUANDO MORI' MIO PADRE" - esposizione fino al 4 marzo 2012
* Ventimiglia (IM) 18 febbraio: dopo l'irruzione squadristica alla mostra su "Foibe e Crimini Fascisti in Jugoslavia" PRESIDIO PARTIGIANO ANTIFASCISTA - la mostra è visitabile ancora per alcuni giorni! 
* Roma 23 febbraio: Davide Conti presenta il libro e la mostra sui CRIMINALI DI GUERRA ITALIANI
* Reggio Emilia 25 febbraio: RICORDIAMO. Pubblico dibattito con Davide Conti e Alessandra Kersevan

NB. Il sito di CNJ-onlus - www.cnj.it - sarà aggiornato con le necessarie rettifiche nei prossimi giorni.


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SULLA INIZIATIVA DELLA BIBLIOTECA BORGHESIANA - ROMA - GIA' ANNUNCIATA AGGIUNGIAMO I SEGUENTI DETTAGLI:



Jugoslavia e Venezia-Giulia: "Giornata del Ricordo" in biblioteca

Jugoslavia e Venezia-Giulia: "Giornata del Ricordo" in biblioteca


Conferenza con relazioni di storici mercoledì nei locali di largo Monreale a Borghesiana. Dalle 17,30 : "Guerra, nazionalismi, massacri etnici e politici in Venezia Giulia, Slovenia a Croazia"

di Mauro Cifelli 13/02/2012


Potrebbe interessarti:http://torri.romatoday.it/borghesiana/giornata-del-ricordo-foibe-biblioteca-largo-monreale.html
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Jugoslavia e Venezia-Giulia: "Giornata del Ricordo" in biblioteca
"Giornata del Ricordo". Questo il nome dell'iniziativa che si terrà mercoledì 17 febbraio nella biblioteca Borghesiana di largo Monreale. "Guerra, nazionalismi, massacri etnici e politici in Venezia Giulia, Slovenia, Croazia: 1941-1945", questa la conferenza che si terrà a partire dalle 17,30.

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Jugoslavia e Venezia-Giulia: "Giornata del Ricordo" in biblioteca
INTERVENTI: Promossa dalla biblioteca Borghesina la conferenza vedrà la partecipazione di alcuni storici come Davide Conti, che dibatterà in relazione "all'occupazione italiana della Jugoslavia e la Resistenza 1941-45". Alberto Becherelli: "Rapporti tra Italia e Stato Indipendente Croato, 1941-1943". Giancarlo Bertuzzi: "Resistenza italiana e movimento di liberazione sloveno e croato nella Venezia Giulia". E Sandi Volk con : "La documentazione esistente sulle foibe".

LEGGI LA RISPOSTA SCOMPOSTA DELLA DESTRA NAZIONALISTA:
http://torri.romatoday.it/borghesiana/attacco-marsilio-giornata-del-ricordo-foibe-biblioteca-largo-monreale.html


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http://www.diecifebbraio.info/2012/02/montereale-valcellina-pn-dal-182-al-432012-quando-mori-mio-padre/

Montereale Valcellina
gennaio/marzo 2012

“GIORNO DELLA MEMORIA”
 
A cura del Circolo ARCI “Tina Merlin”
con il patrocinio del Comune di Montereale Valcellina
 


Sabato 18 febbraio 2012 alle ore 18:00
Sala Roveredo – Palazzo Toffoli
 
inaugurazione della mostra intitolata:
 
“Quando morì mio padre”
disegni e testimonianze dei bambini dai campi di concentramento del confine orientale (1942-43)
 
presentano:
 
-  Mag. Metka Gombac (Archivio di Stato Repubblica di Slovenia)
-  Dr. Boris M. Gombac (Museo Nazionale Repubblica di Slovenia)
-  Sigfrido Cescut (ANPI Pordenone)
-  Alessandra Kersevan (storica)
 
Seguirà un rinfresco presso i locali del Circolo ARCI con musica d’intrattenimento.
 


La mostra sarà visitabile durante gli orari di apertura della biblioteca:
martedì, mercoledì e giovedì dalle 17.00 alle 19.00, venerdì dalle 9.00 alle 12.00, sabato dalle 15.00 alle 18.00 e alla domenica dalle 10.00 alle 12.00 fino al giorno 04 marzo.
Per le scolaresche è possibile prenotare al numero
 
Collaborano: Centro Isontino di Ricerca e Documentazione Storica e Sociale ”Leopoldo Gasparini” Gradisca d’Isonzo (GO), ANPI PN, Istilib Pordenone, Biblioteca Civica di Montereale Valcellina, Circolo Culturale Menocchio, Università della Terza Età delle Valli del Cellina e del Colvera.
 
Per informazioni:  www.arcitinamerlin.it

“Quando morì mio padre. Disegni e testimonianze di bambini dai campi di concentramento del confine orientale (1942-1943)” , preparata dall’Istituto Gasparini di Gorizia. La mostra illustra i i crimini fascisti italiani contro la comunita’ slovena e croata al confine orientale italiano. Nello specifico descrive le condizioni di vita nel campo di concentramento nell’isola di Rab, attraverso le testimanianze di bambini internati nel campo, raccolte tra il 1944 e il 1945. Si articola in 26 grandi pannelli in italiano e in serbo.
La mostra è nata così: Metka Gombac, nel suo lavoro all’Archivio di stato sloveno, dirige il reparto dedicato alla resistenza. E’ uno degli archivi piu’ ricchi di documentazione su questo fenomeno in Europa. Proprio collaborando con le colleghe di Venezia (scrivevano un articolo sulle donne e sui bambini nella seconda guerra mondiale) si e’ riusciti a rintracciare una cinquantina di disegni e scritti datati nel 1944 e scritti da bambini sopravvissuti ai campi di concentramento che, tornati a casa, dovevano frequentare i corsi delle scuole riaperte dai partigiani. Il ‘direttore’ didattico, informato dalle maestre “che i bambini rimpatriati rivivevano i drammi trascorsi stando molto irrequieti e depressi e che bisognava fare qualcosa per rimuovere i patimenti patiti”, imparti’ alle maestre il consiglio di fare una specie di gara dove dovevano riscrivere e disegnare quello che avevano provato nei “campi”, affinche’ “dessero fuori il loro patimento”. E’ chiaro che si pensava a sanare il PTS (Post traumatic sindrom) e oggi i colleghi psicologi direbbero proprio cosi’, ma allora si penso’ solo di alleviare loro il peso del ricordo.
Ecco, alla mostra organizzata a Ljubljana sono stati invitati all’apertura quasi tutti i bambini sopravvissuti. Allora avevano l’eta’ dai sette ai dieci anni e oggi ne contano settanta in piu’. Gli organizzatori sono riusciti a creare un ambiente incredibile. I bambini di allora rivedevano i propri compiti dopo decine di anni e rivivevano l’ambiente e la situazione di allora. I sopravvissuti hanno rivisto per la prima volta i propri compiti di scuola di 70 anni prima . Non potevano credere che la storia si fosse ricordata di loro, dei loro patimenti e della loro gioventu’ provata dall’esperienza del lager.
La mostra indaga l’odissea dei bambini sloveni deportati nei campi di Gonars, Visco, Arbe-Rab e Monigo (Treviso) tra il 1942 ed il 1943. Disegni e scritti dei bambini vennero composti durante i corsi di terapia post traumatica avviati in strutture mediche partigiane dopo la liberazione dai campi, successiva all’8 settembre 1943. Ai tentativi di terapia, attuati stimolando i bambini a far riemergere la memoria delle sofferenze patite per poterle elaborare, ed ai temi svolti nelle scuole elementari organizzate dalle forze partigiane, dobbiamo la conservazione di questi materiali che costituiscono oggi una delle testimonianze più preziose e drammatiche di una delle pagine più buie della nostra storia.
 

SCARICA IL VOLANTINO IN FORMATO PDF: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2012/02/monterealev180212.pdf



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IRRUZIONE FASCISTA E RISPOSTA ANTIFASCISTA E ANTINAZIONALISTA A VENTIMIGLIA:

info sulla mostra: http://www.sanremonews.it/2012/02/07/leggi-notizia/argomenti/eventi-1/articolo/ventimiglia-al-chiostro-di-santagostino-prosegue-con-successo-la-mostra-foibe-e-crimini-in-jugosl.html
reazioni scomposte della lobby neo-irredentista e dei nazionalisti:
comunicato sul sito ANVGD: http://www.anvgd.it/notizie/12597-07feb12-negazionismo-che-serpeggia-anche-al-confine-occidentale.html
comunicato ANVGD sul sito Riviera24.it: http://www.riviera24.it/articoli/2012/02/08/126706/associazione-nazionale-venezia-giulia-e-dalmazia-mostra-a-ventimiglia-e-giustificazionista
* azione di disturbo dei militanti de La Destra: 
su SanremoNews: http://www.rivieranews.it/2012/02/12/leggi-notizia/argomenti/ventimiglia-vallecrosia-bordighera/articolo/ventimiglia-giovani-de-la-destra-contestano-mostra-sulle-foibe-allestita-dallassociazione-inteme.html
su Riviera24.it: http://www.riviera24.it/articoli/2012/02/12/126981/gioventu-italiana-e-la-destra-contestano-la-mostra-foibe-e-crimini-fascisti-in-jugoslavia



Presidio Partigiano Antifà. ★ Contro il Revisionismo. Per la Memoria.


    • sabato 18 febbraio 2012
    • 10.30 fino a 16.30
  • Mostra sui Crimini Fascisti in Jugoslavia. Via Cavour, 65. Ventimiglia.
  • Nella scorsa Mattinata si è verificata a Ventimiglia una grave provocazione squadrista da parte dei fascisti di "Gioventù Italiana" e de La Destra di Storace.
    Approfittando del fatto che la mostra su Fojbe e Crimini Fascisti in Jugoslavia fosse presidiata soltanto da un paio di anziani compagni ultrasettantenni, i fascisti venuti da Sanremo e Imperia hanno iniziato a inveire e minacciare i presenti, fare saluti romani e insultare la memoria dei partigiani caduti.
    Dopodichè si sono pure rivendicati l'azione a mezzo stampa con tanto di comunicato e di foto:
    http://www.rivieranews.it/2012/02/12/leggi-notizia/argomenti/politica-1/articolo/ventimiglia-giovani-de-la-destra-contestano-mostra-sulle-foibe-allestita-dallassociazione-inteme.html
    Come antifascisti del Ponente Ligure non possiamo accettare questo genere di insulti alla nostra città, Medaglia d'Argento alla Resistenza. ★
    Invitiamo pertanto compagni e cittadini alla vigilanza e convochiamo nella mattinata di Sabato un Presidio Antifascista e Partigiano davanti alla Mostra sui Crimini Fascisti, in Via Cavour 65.
    Durante l'iniziativa saranno letti brani del libro "Operazione Foibe a Trieste" (potete scaricarlo gratuitamente a questo link: 
    https://www.cnj.it/foibeatrieste/) della studiosa e storica Claudia Cernigoi, che rivela la mistificazione politica sulla vicenda delle Fojbe utilizzata dai fascisti e dalla destra come arma di propaganda anticomunista e antipartigiana.
    Vi Aspettiamo!


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ROMA
Giovedì 23 febbraio ore 16:30 

Università La Sapienza - Facoltà di Fisica

Davide Conti presenta il libro e la mostra sui 
CRIMINALI DI GUERRA ITALIANI

E' previsto che la mostra sarà esposta a cura dell'ANPI presso il Museo del Risorgimento di Porta San Pancrazio, probabilmente dal 27 febbraio alla fine di marzo 2012. SEGUIRANNO DETTAGLI.



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http://www.diecifebbraio.info/2012/02/reggio-emilia-2522012-ricordiamo/


Reggio Emilia, sabato 25 febbraio 2012

ore 15:00, presso la Sala polivalente del centro sociale Rosta Nuova

in Via Medaglie d’Oro della Resistenza 6

RICORDIAMO

Pubblico dibattito con Davide Conti e Alessandra Kersevan


SCARICA LA LOCANDINA: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2012/02/reggioemilia250212.jpg


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http://www.lucidamente.com/13239-in-slovenia-la-cultura-resiste/

In Slovenia gli artisti resistono


10 febbraio 2012


La testimonianza di uno scrittore. Anche nel paese limitrofo al nostro comincia a imperare il “liberismo anticultura”. Ma, a differenza dell’Italia...


Un popolo a volte dimostra la propria mancanza di rassegnazione anche senza mettersi a bestemmiare o a sfasciare vetrine in piazza. Testimonianza ne sia la manifestazione pacifica che circa trecento scrittori e intellettuali hanno tenuto il pomeriggio del 7 febbraio 2012 nel centro di Lubiana, con l’intenzione di aggiungere una nota polemica alla cerimonia ufficiale di premiazione del Premio Prešeren 2012, che si teneva la medesima sera in una sala congressi del grande Cankarjiev dom (palazzo destinato a incontri culturali, spettacoli, ecc. Ogni anno a novembre vi si tiene anche la fiera del libro nazionale).

Cosí quei trecento – dopo aver firmato, con altri cinquemila operatori culturali, una petizione che esprimeva la loro posizione rispetto al problema – si sono radunati all’aperto (il termometro segnava dieci sotto zero) e hanno discusso assieme, scandito tranquilli slogan, acceso lumini e... bruciato simbolicamente un violoncello autentico e funzionante. Perché? Qual era il “problema” che univa musicisti, scrittori e redattori, uomini di spettacolo e traduttori?

Semplice: il problema era che il governo ha deciso di eliminare il Ministero della Cultura, accorpandone le funzioni (e i funzionari) a quello dell’Istruzione. Prevedendone le probabilissime (io direi le ovvie) ricadute negative sul mondo dell’editoria e della cultura in genere, tutti si sono alquanto arrabbiati. La televisione nazionale ha dedicato servizi alla protesta sul primo canale. I giornali ne parlano tuttora (e anch’io, pur essendo un italiano vivente a Lubiana, faccio il mio dovere divulgando la faccenda, che dovrebbe far profondamente vergognare l’attuale governo sloveno). La cosa, insomma, non è restata incastrata nel “vuoto pneumatico” dell’omertà massmediatica – che invece in Italia funziona tanto bene quando c’è da annullare un evento “minoritario” sgradito al potere. Esempio: tu, cittadino, o tu piccolo coordinamento, scrivi alla Rai per dirle che il servizio fa schifo e spieghi con civiltà le tue ragioni? Nessuno ti risponde. È il “vuoto pneumatico”, il silenzio del potere che ti isola e ti uccide in quanto cittadino o piccola aggregazione di cittadini.

Ebbene, in Slovenia questo silenzio (nonostante un certo imbarbarimento evidente anche qui) è considerato immorale: se tu scrivi e spieghi civilmente le tue ragioni, esiste un funzionario che ti risponde, alla tv come in qualsiasi altro ente pubblico. E della cultura nessuno oserebbe addirittura dire, come il nostro Tremonti, che «non si mangia». E se anche qualche imbecille lo dice, c’è chi gli risponde a tono. E brucia i violoncelli sotto lo Cankarjiev dom.

Dunque, ovunque in Europa, davanti ai liberisti e ai liberomercatisti culturali, ai darwinisti sociali della cultura, agli ottusi nonlettori o lettori danbrowniani: resistere! Resistere! Resistere! Solidarietà alla lotta degli operatori culturali sloveni. E ai politici italiani: tagliassero le proprie scorte, non il bilancio della cultura, che già è uno dei piú bassi dell’Unione Europea!

L’immagine: il violoncello arso nel corso della manifestazione di Lubiana dello scorso 7 febbraio.

Sergio Sozi

(LM MAGAZINE n. 22, 14 febbraio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 74, febbraio 2012)

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http://www.forumpalestina.org/news/2012/Febbraio12/10-02-12GuerraMediatica.htm

SIRIA. Guerra mediatica (1°Puntata)

di Marinella Correggia

 
Come si usano i neonati di Homs. Domani la seconda puntata della controinchiesta.

La tempesta mediatica imperversa sulla Siria. I cosiddetti Comitati di coordinamento locale (Lcc), appartenenti all’opposizione, hanno detto alla tivù del Qatar Al Jazeera che almeno 18 neonati sarebbero morti nelle incubatrici dell’ospedale pediatrico al Walid perché i colpi di artiglieria pesante dell’esercito siriano contro il centro di Homs avrebbero causato un black-out elettrico, togliendo l’alimentazione agli apparecchi. Il governo nega e sostiene che gli ospedali funzionano correttamente; anzi insieme a molte altre denunce circa atti di violenza e sabotaggio compiuti da gruppi armati, riferisce che l’ospedale al Naimi in provincia è stato preso di mira da gruppi armati che l’hanno saccheggiato.

La notizia sui 384 bambini uccisi in Siria era già stata diffusa dall’agenzia Reuters il 27 gennaio (http://blogs.reuters.com/stephanienebehay) ma – curiosamente - è esplosa sui massa media solo il 7 febbraio, cioè dodici giorni dopo, ovvero quando l’escalation politico-mediatica sulla Siria aveva trovato una doppia difficoltà con l’occultamento del rapporto degli Osservatori della Lega Araba che era venuto alla luce e con Russia e Cina che avevano posto il veto al Consiglio di Sicurezza sulla risoluzione contro la Siria. Inoltre nel report ufficiale delle Nazioni Unite, la responsabile dell’Unicef Marixie Mercado riporta testualmente qual è la fonte delle sue informazioni e cioè che "secondo le organizzazioni siriane dei diritti umani oltre 400 bambini sono stati uccisi e altri 400 sono in custodia". Vedi:(http://www.unog.ch/unog/website/news_media.nsf/%28httpNewsByYear_en%29/36191A0CEBA1AED2C125799D0037EF1F?OpenDocument)

Ma la notizia dei neonati di Homs ha avuto grande risonanza soprattutto in Italia. E’ lecito sollevare più di un dubbio. E non solo perché nemmeno i regimi più brutali avrebbero interesse a colpire neonati e ospedali (per la verità ad eccezione di Israele che gli ospedali palestinesi o libanesi li ha sempre colpiti e sempre ne è uscita impunita)-

La fonte (gli Lcc) è di parte e non dà alcuna prova. Oltretutto, tutti gli ospedali hanno generatori; se c’è un black-out elettrico funzionano quelli. Succedeva perfino nell’Iraq e nella Libia sotto le bombe, dove l’elettricità andava a singhiozzo.

Poi l’accusa di tagliare la spina alle incubatrici ha più di un precedente e non solo in Siria. Sempre smentito. La scorsa estate i social network (twitter a partire dal 30 luglio) diffondono l’atroce notizia: tutti i bambini prematuri sono morti nelle incubatrici ad Hama perché gli shabiba (milizie di stato) hanno tagliato l’elettricità durante l’assalto alla città. Si parla di qaranta in un solo ospedale; senza precisare quanti sarebbero negli altri. Il 7 agosto la Cnn riferisce: l’Osservatorio siriano per i diritti umani di Londra (sempre quello) denuncia l’assassinio di otto bambini prematuri, “martiri” nell’ospedale al Hurani, sempre a causa dei black-out. Ovviamente nessuna notizia circa il lavoro dei generatori….Una foto corredava la denuncia: un gruppo di neonati, arrossati, tutti insieme in un unico lettuccio. Dopo qualche tempo viene fuori che la foto era stata pubblicata mesi prima sul giornale egiziano al Badil al Jadid e si riferiva a un problema meno grave, ed egiziano: un ospedale sovraffollato di Alessandria. I bambini erano rossi e vivi, anche se in spazi ristretti.

Del resto, chi non ricorda l’altro falso, datato 1990? Gli invasori iracheni avevano rubato le incubatrici negli ospedali pediatrici, causando la morte di diversi bambini prematuri. Venne poi fuori che il tutto era stato orchestrato dall’ambasciata kuwaitiana negli Usa, che agiva sotto le mentite spoglie del Comitato “Citizens for a Free Kuwait” e con l’assistenza da parte dell’agenzia di public relations Hill & Knowlton - per la modica cifra di 1 milione di dollari.

Del resto anche l’ultima denuncia dell’Unicef riguardo alla Siria (400 fra i minori – in inglese children) è molto vaga quanto alle fonti; si riferisce a “media presenti a Homs” e a “rapporti” (all'Unicef internazionale abbiamo chiesto più dettagli, finora invano). Il non avere avuto riscontro ci fa supporre, e ovviamente sperare, che la notizia sia falsa. Ma la sua diffusione sarà utilizzata per convince tanti pacifisti della giustezza di un’azione di guerra che di vittime bambine ne vedrà ben più di 400.



http://www.forumpalestina.org/news/2012/Febbraio12/11-02-12GuerraMediatica2.htm

SIRIA. Guerra mediatica (2°Puntata)

di Marinella Correggia

 

Notizie sulla fonte principale delle notizie (anche recenti) sui morti in Siria: L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Due "Osservatori" in contrasto tra loro . Una decostruzione dei dati della prima settimana di febbraio.

Le ultime denunce diffuse da tutti i media sono provenienti come sempre da fonti dell’opposizione siriana (la Reuters almeno dice di non poter verificare): l’Osservatorio siriano per i diritti umani di Londra (Sohr), i Comitati di coordinamento locale, il Cns (Consiglio nazionale siriano) e i Fratelli musulmani parlano di un “massacro di civili” a Homs venerdì sera, con oltre duecento morti e centinaia di feriti, vittime dei colpi di artiglieria e mortaio dell’esercito nei quartieri presi dagli insorti, soprattutto Khalidya; si riportano le voci di alcuni “residenti”. L’agenzia nazionale Sana nega i bombardamenti e afferma che i video di corpi morti sono di gente uccisa dalle squadre armate, le stesse che compiono rapimenti di civili e attentati contro infrastrutture civili.

Il fatto certo sono gli scontri fra armati dell’opposizione e l’esercito. Un contesto di guerriglia urbana dove certamente la popolazione è esposta. In conferenza stampa il capo degli osservatori della Lega Araba, il generale sudanese al-Dhabi, ha affermato che soprattutto a Homs “la violenza delle forze dell’ordine è una risposta agli attacchi dell’opposizione”.

Ma quel che è interessante è la lotta intestina nel principale informatore dei media occidentali e arabi in materia di morti in Siria: il già citato Sohr di Londra.

Un’inchiesta pubblicata sulla versione inglese di Al Akhbar rivela l’inattendibilità di quella che è la fonte principale dei media rispetto alla “conta dei morti e degli assassini” in Siria. Il famoso Osservatorio siriano per i diritti umani Sohr ha infatti due teste ora platealmente in lotta fra loro e due siti con “notizie” divergenti. I due siti sono www.syriahr.org e www.syriahr.net (o anche syriahr.com). Il primo si definisce “sito ufficiale dell’Osservatorio”. Il secondo…anche, precisando di essere “l’unico sito ufficiale”.

Su www.syriahr.org è in bella evidenza dal 17 gennaio una lettera collettiva firmata da siriani dell’opposizione che “sconfessa” Rami Abdul Rahman (alias Osama Ali Suleiman), “direttore” dell’Osservatorio stesso, con accuse anche piuttosto classiste (è “poco istruito”). Scusandosi con i lettori per la possibile “confusione”, i firmatari capitanati da un medico residente a Londra, Azzawi, affermano di aver chiesto tempo fa allo stesso “direttore” di lasciare perché egli scriveva anche di vittime fra le forze di sicurezza nazionali e altre notizie “non verificabili” oltre a non dare i nomi dei morti. Hanno poi aperto un loro sito, il syriahr.org.

Dietro la rottura c’è il fatto che Suleiman è vicino all’opposizione del Ncb (National Coordination Body for Democratic Change in Syria) di al-Manna che vuole una soluzione interna e negoziale alla crisi e condanna la lotta armata, mentre gli altri sono del Cns di Gharioun, filo-Occidente, finanziati dai paesi del Golfo e collaboratori del cosiddetto Esercito libero siriano che conta parecchi arruolati da altri paesi. Ovviamente i media e i governi occidentali e arabi danno molta più eco al Cns.

Suleiman ha denunciato le pressioni da parte degli altri membri (quelli pro-Cns) i quali gli hanno intimato di schierarsi per un intervento Nato e di non parlare dei morti fra i soldati siriani. Entrambi gli “Osservatorio siriano” sostengono di avere centinaia di “attivisti” in Siria dai quali ricevono video e notizie. Ma le verifiche?

Le notizie più efficaci propagate dalle due teste del Sohr sono quelle sui “martiri bambini” e sulle famiglie massacrate. Mère Agnès-Mariam de la Croix, superiora palestinese del monastero siriano di San Giacomo, che sta diffondendo dal canto suo liste di vittime delle bande armate, ha fatto ricerche su caso recente che ha fatto il giro del mondo: la mattanza nel quartiere Nasihine di Homs di dodici membri della famiglia Bahadour fra cui vari bambini. Gli assassini, ha raccontato a Le Monde un vicino che avrebbe visto tutto…praticando un buco fra i muri, sarebbero “sette uomini in divisa, lealisti del regime, che poi protetti dai cecchini dell’esercito sono saliti su un blindato”. Giorni dopo la storia è ripetuta dalla Cnn. Ma la religiosa si è messa in contatto con la famiglia: “Abdel Ghani Bahader era fratello di Ghazouan Bahader, autista dell’ufficio del governatore di Homs. Egli ci ha riferito quanto segue: ‘Siamo una famiglia sunnita che lavora per lo stato. Vogliamo essere neutri. Ma gli insorti ci hanno attaccati più volte tanto che mio fratello voleva spostarsi altrove dopo aver rifiutato l’invito a unirsi all’Esercito siriano libero. Ma non ha fatto in tempo”.



http://www.forumpalestina.org/news/2012/Febbraio12/12-02-12GuerraMediatica3.htm

SIRIA. Guerra mediatica (3°Puntata)

di Marinella Correggia

 

La conta dei morti che nessuno fa: gli uccisi da bande armate (metà gennaio). Domani la quarta puntata.


Il monastero di San Giacomo di Qara sta diffondendo le liste di “civili morti e feriti per opera di bande armate e non nel corso di proteste”, frutto della “violenza cieca di un’insurrezione sempre più manipolata”. Nomi, cognomi, età, indirizzo e circostanze. Le fonti sono gli ospedali, le famiglie e la Mezzaluna siriana (il cui segretario generale Abd al-Razzaq Jbeiro è stato ucciso mercoledì scorso). Ecco i numeri. Fra marzo e inizi di ottobre, la lista dei morti civili comprende 372 nomi, fra cui diversi bambini (il più piccolo era Moutasim al-Yusef di tre anni, morto ad Haslah il 6 settembre), donne (fra le quali Sama Omar, incinta, uccisa a Tiftenaz il settembre). La lista dei feriti per il solo mese di ottobre e per la sola provincia di Homs vede 390 nomi fra cui diversi bambini; il più piccolo, Ala Al Sheikh di Qosseir aveva un anno e mezzo). Fra gli ultimi uccisi, il curato greco ortodosso del villaggio di Kafarbohom. I cristiani starebbero abbandonando interi quartieri soprattutto a Homs e Hama.

Fra la pittura delle icone per la sopravvivenza del monastero, l’aiuto a famiglie in difficoltà e le preghiere quotidiane, la superiora madre Agnès-Mariam de la Croix sta pensando a un “bollettino settimanale che risponda con fatti e nomi di vittime alle false liste di propaganda dell’Osservatorio siriano dei diritti umani basato a Londra”. Quest’ultimo per la conta dei morti è - insieme ai Cosiddetti Comitati di coordinamento locale - la fonte quasi unica della stampa internazionale e dello stesso Commissariato Onu per i diritti umani, che diffonde la cifra di cinquemila morti attribuendoli alla repressione governativa. Qualcuno comincia a dubitare dell’Osservatorio londinese che, dice la Madre, “spesso non dà nomi e quando li dà non precisa che si tratta di uccisi da bande armate”. Secondo le cifre governative, sono stati uccisi duemila fra poliziotti e soldati.

Palestinese di nazionalità libanese, Agnès-Mariam de la Croix si è attirata gli strali della stampa francese (lei è francofona) che la accusa di essere pro-regime. Vede l’urgenza della verità, per contrastare “un piano di destabilizzazione che vuole portare a uno scontro confessionale e alla guerra civile, gli uni contro gli altri, in un paese che è sempre andato fiero della convivenza”. Nei mesi, il conflitto sembra essere passato “da una rivendicazione popolare di riforme e democrazia a una rivoluzione islamista con bande armate” (sostenuta dall’esterno, petromonarchie, Occidente, Turchia). La Madre ha ospitato nel monastero una riunione di oppositori disponibili a un dialogo nazionale, e ha anche mediato con l’esercito perché allentasse la pressione sugli abitanti di un villaggio.

Un gruppo di giovani siriani ha iniziato un analogo lavoro di indagine e “controinformazione”. Hanno creato un “Osservatorio siriano sulle vittime della violenza e del terrorismo” (Sovvt) e faranno indagini sul campo per preparare dossier e documenti.

Fanno strage, oltre ai colpi di arma da fuoco, gli ordigni esplosivi. Come quello che tra Ariha e Al Mastouma (provincia di Idlib) ha ucciso sei operi tessili ferendone altre sedici mentre viaggiavano sull’autobus aziendale. Vari altri cittadini sono rimasti vittime di un ordigno vicino a Majarez. Colpita alla testa su un altro bus aziendale una ingegnere di Maharda è morta per le ferite. Undici passeggeri sono morti e tre sono rimasti feriti su un autobus civile a Homs, attaccato da armati.

L’agenzia stampa ufficiale Sana riferisce quotidianamente di agenti uccisi o feriti, rapimenti, esplosioni di ordigni che prendono di mira infrastrutture pubbliche (treni, linee elettriche, strade), disinnesco di esplosivi e sequestri di armi pesanti.



http://www.forumpalestina.org/news/2012/Febbraio12/13-02-12GuerraMediatica4.htm

SIRIA. Guerra mediatica (4°Puntata)

di Marinella Correggia

 

Le violenze su civili e militari. Il Cns (Consiglio Nazionale Siriano) organizza una manifestazione del 19 febbraio a Roma) con l’appoggio dei pacifisti con l’elmetto.

E’ stato il nuovo governo della Libia, frutto della guerra della Nato, il primo a riconoscere già lo scorso ottobre come “legittimo rappresentante del popolo siriano” il Consiglio nazionale siriano (Cns), in inglese Syrian National Council

(http://latimesblogs.latimes.com/world_now/2011/10/syria-libya-opposition.html). Il Cns a sua volta aveva riconosciuto il Cnt libico già prima della conquista di Tripoli.

Del resto, come ricorda Mustafa el Ayoubi su Confronti, nel 2011 “nell’ambito della Lega araba, la Siria aveva votato contro l’intervento militare in Libia. Era insomma un regime scomodo, non per il fatto che fosse anti-democratico ma perché anti-americano”. Così poco dopo, puntualmente scoppia una rivolta in Siria, “il 17 marzo a Daraa, una piccola città di 75mila abitanti. Non è stata una rivolta pacifica in quanto molti insorti erano armati e non esitavano a sparare sui civili e sulle forze dell’ordine”.

Il Cns, basato in Turchia (ma il suo leader Bhuran Ghalioun vive a Parigi da decenni; sostiene però di rappresentare l’80% dei siriani), il Cns, attraverso i suoi “osservatori sui diritti umani” da Londra e i cosiddetti “Comitati di coordinamento locale”, è la fonte quasi esclusiva delle notizie pubblicate sui media che accreditano la versione di una “rivolta a mani nude contro il dittatore”. Peraltro c’è uno scontro interno fra “attivisti” che si accusano reciprocamente (vedi la Seconda puntata di questa serie).

A differenza dell’altra opposizione che vuole il negoziato e non accetta la lotta armata né l’ingerenza, il Cns rifiuta ogni possibile negoziato e mediazione (come il Cnt libico, a suo tempo). Non ne ha bisogno, perché ha trovato molti alleati fra i paesi occidentali e petromonarchici, ai quali ha chiesto da tempo l’imposizione di una no-fly zone “per la protezione dei civili” (per esempio in ottobre: http://globalpublicsquare.blogs.cnn.com/2011/10/11/time-to-impose-a-no-fly-zone-over-syria/; e in gennaio: http://www.wallstreetitalia.com/article/1307700/siria-opposizione-invoca-intervento-onu-serve-no-fly-zone.aspx). Del resto come vari analisti hanno spiegato, anche nel caso siriano la no-fly zone non avrebbe senso e dovrebbe piuttosto sfociare in un vero e proprio sostegno aereo anti-governativo o Cas (close air support).

Il Cns ha stretto in dicembre un patto di collaborazione con il cd Esercito siriano libero (Free Syrian Army-Fsa). (http://www.nytimes.com/2011/12/09/world/middleeast/factional-splits-hinder-drive-to-topple-syrias-assad.html?_r=1&;pagewanted=all)

Il rappresentante del Cns in Italia e organizzatore della manifestazione a Roma del prossimo 19 febbraio (che ha già avuto diverse adesioni di associazioni italiane) è Mohammed Noor Dachan. Sul sito del Syrian National Council risulta affiliato come appartenente alla Muslim Brotherhood Alliance (http://www.syriancouncil.org/en/members/item/241-mohammad-nour-dachan.html). Egli sostiene che la Fsa è formata da “soldati, sottufficiali e ufficiali che hanno scelto di rifiutare di sparare alla gente comune disarmata e non è un esercito di guerra, ma ha solo l'obiettivo di difendere le manifestazioni”. La realtà appare molto diversa.

Il cd Esercito libero appare responsabile di uccisioni di soldati e civili siriani (ci sono elenchi nominativi documentati, vedi puntata 3 di questo dossier) e atti di sabotaggio e terrorismo. Anche a Homs nella fase attuale (http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/7707-homs-un-testimone-racconta-il-terrore-gruppi-armati-non-damasco.html). Lo stesso il giornalista francese Jacquier è stato ucciso da gruppi armati dell’opposizione, secondo quanto raccolto da Le Figaro presso gli stessi osservatori della Lega Araba. Venerdì 10 febbraio, decine di morti in esplosioni ad Aleppo: la Fsa prima rivendica (“una risposta ai bombardamenti di Homs” dichiarava all’agenzia spagnola Efe il colonnello Riad Assad) poi smentisce e infine costruisce un’altra narrazione: surrealmente dichiarando ad Al Jazeera che effettivamente il gruppo ha attaccato Aleppo e le due basi militari con razzi e altro per “proteggere i civili che sarebbero scesi in piazza”, ma che gli attentati sono avvenuti dopo il ritiro dei suoi uomini. Secondo il McClatchi Newspaper, dietro i terroristi ad Aleppo c’è Al Qaeda. Del resto, leggiamo su TMNews, il leader di al Qaida, Ayman al-Zawahiri, ha espresso il suo sostegno alla ribellione siriana contro un regime definito antislamico, in un messaggio video diffuso su alcuni siti internet islamici: lo ha reso noto il centro di sorveglianza informatica Site. La stessa solidarietà a suo tempo espressa ai“ribelli” libici.

Alla tivù satellitare saudita pro.opposizione al-Arabyiya, Ammar Alwani della Fsa dichiara: “Ogni soldato e ufficiale sono nostro obiettivo”; e “colpiremo Damasco”; poi l’inviato della tivù lo corregge e imbocca: “Vuol dire che colpirete obiettivi militari, non civili, vero?”.

Il cd Esercito libero non è solo siriano perché è anche formato da elementi esterni, non è un esercito perché vari gruppi agirebbero in autonomia e non è libero perché dipende da apporti esterni in armi, denaro e uomini. Accanto all’Esercito siriano libero, l’intervento armato occidentale e petromonarchico c’è già e da tempo. Non sotto forma di bombardamenti ma di finanziamenti e invio di armi, consiglieri e mercenari. In appoggio a gruppi armati anti-Assad. Che il Cns avalla e con i quali collabora.

Mentre la Turchia offre la base logistica alla Free Syrian Army, Qatar e altri paesi non fanno mistero del loro appoggio “diplomatico” e finanziario e in armi; a metà gennaio lo sceicco Bin Khalifa Thani ha dichiarato la volontà di mandare truppe. Inglesi e francesi hanno confermato di aver mandato unità ad assistere i rivoltosi. Sono state scoperte armi inglesi avviate clandestinamente. suolo siriano sono già operativi commandos e forze speciali. L’obiettivo è di creare delle“zone liberate” così da rendere legittimo l’intervento “umanitario” esterno.

Da tempo l’opposizione siriana ottiene quotidianamente partite di armi (http://rt.com/news/syria-opposition-weapon-smuggling-843/). Obama chiede apertamente di sostenere gli armati anti-Assad e pensa di replicare i successi libici: nessun uomo, nessun morto, ma consiglieri e molti soldi. Fonti americane rivelano al Times un piano in fase di elaborazione da parte di Stati Uniti e alleati per armare i ribelli. Indiscrezioni che si incrociano con quelle del Guardian sulla presunta presenza di reparti speciali britannici e americani al fianco degli insorti, così come quella del sito israeliano Debka su una infiltrazione sul terreno, a Homs. A Homs truppe inglesi e qatariote dirigono l’arrivo di armi ai ribelli e consigliano sulle tattiche della battaglia, secondo il sito israeliano Debka file (ne riferisce la RT, Russian Tv).

A queste indiscrezioni la Russia ha reagito affermando che si tratta di informazioni ''allarmanti'', secondo il portavoce del ministero degli Esteri, Aleksandr Lukashevich (http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/siria-homs-strage-senza-fine-times-piano-1113360/www.peacelink.it).

Poi ci sono i mercenari libici. A dicembre il presidente del Consiglio nazionale siriano Burhan Ghalioun incontra a Tripoli i nuovi dirigenti. E scatta il piano che porta diverse centinaia di volontari libici in Siria, sparpagliati tra Homs, Idlib e Rastan (http://www.corriere.it/esteri/12_febbraio_10/olimpio-siria-insorti_a9528996-53da-11e1-a1a9-e74b7d5bd021.shtml). La missione è coordinata dall’ex qaedista Abdelhakeem Belhaj, figura di spicco della nuova Libia, e dal suo vice Mahdi Al Harati.

Intanto il sito di petizioni Avaaz, dopo aver diffuso per la Libia notizie di bombardamenti su civili (http://www.avaaz.org/it/libya_stop_the_crackdown_eu) in seguito ampiamente smentite, invita alla "battaglia mondiale" per la Siria dicendo: "Questo è il culmine della primavera araba e della battaglia mondiale contro i despoti sanguinari.

In conclusione, ecco quanto denuncia la stessa opposizione non armata (nelle parole di un esponente che preferiamo non citare per tutelarlo) “il Cns sembra fare il gioco degli sceicchi e del petrolio, sono in maggioranza fratelli musulmani che se ne fregano della democrazia e sanno benissimo che la Siria è abbastanza laica per poter arrivare al potere in modo democratico, non arriveranno senza armi, perciò stanno facendo di tutto per armare la rivoluzione, da altro canto, c'è la Turchia che si sente la nostalgia attraverso il partito di Erdogan per ottomanizzare la regione contro un'Europa ancora ostile nei suoi confronti. Non dimentichiamo che la rivoluzione siriana è la più importante in assoluto nel caso un probabile successo. Gli sceicchi del Golfo Persico temono per il futuro della loro monarchie basate comunque sulla dittatura e sull'ingiustizia”.



http://www.forumpalestina.org/news/2012/Febbraio12/14-02-12GuerraMediatica5.htm

SIRIA. Guerra mediatica (5° Puntata)

di Marinella Correggia

 

Le risposte dell’Unicef alle nostre domande sui “384 bambini uccisi” dal regime. Le fonti sono sempre le stesse e si alimentano a vicenda. In Siria si muore ma non da una sola parte.

Il 7 febbraio tutti i media danno grande risonanza a un “rapporto” dell’Unicef secondo il quale in Siria almeno 384 bambini sarebbero stati uccisi nei mesi di violenze e almeno altrettanti sarebbero imprigionati. L’Unicef è l’organismo delle Nazioni Unite per l’infanzia. Il suo attuale direttore è Anthony Lake, ex consigliere per la sicurezza di Clinton. In inglese il termine utilizzato è children; i media italiani traducono “bambini” per maggiore impatto mediatico, anche se in realtà nei rapporti dell’Onu children sono i “minori di 18 anni”. Perciò d’ora in poi useremo il termine “internazionale” children.

La notizia del “rapporto Unicef” passa subito come ennesima conferma del fatto che il regime uccide e incarcera bambini in quantità. In realtà a) l’Unicef non ha stilato di suo nessun rapporto, bensì ha utilizzato come fonti gli “attivisti per i diritti umani” b) la denuncia Unicef è di molti giorni prima (http://www.contropiano.org/it/esteri/item/6675-siria-guerra-mediatica-prima-puntata). In effetti la notizia sui 384 bambini uccisi in Siria era già stata diffusa dall’agenzia Reuters il 27 gennaio (http://blogs.reuters.com/stephanienebehay) ma è esplosa sui massa media solo il 7 febbraio, dodici giorni dopo, ovvero quando l’escalation politico-mediatica sulla Siria aveva trovato una doppia difficoltà con l’occultamento del rapporto degli Osservatori della Lega Araba che era venuto alla luce e con Russia e Cina che avevano posto il veto al Consiglio di Sicurezza sulla risoluzione contro la Siria.

Un primo problema è che non c’è un rapporto dell’Unicef:, la quale non ha condotto alcuna ricerca autonoma, bensì riporta quanto denunciano gli “attivisti”. Nel routinario briefing per la stampa da parte dell’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, la responsabile dell’organizzazione Marixie Mercado è citata così: "Secondo le organizzazioni siriane dei diritti umani oltre 400 children sono stati uccisi e altri 400 sono in custodia, torturati e abusati sessualmente”

(http://www.unog.ch/unog/website/news_media.nsf/%28httpNewsByYear_en%29/36191A0CEBA1AED2C125799D0037EF1F?OpenDocument ). Marixie Mercado ha anche parlato della città di Homs, affermando che l’Unicef non ha accesso alle aree interessate di Homs e non può confermare l’impatto degli attacchi sui children, ma che “ci sono rapporti credibili, anche da parte di media internazionali presenti, sul fatto che i children sono vittime della violenza”:

Il 27 gennaio l‘Unicef aveva riferito alla Reuters la cifra di 384 children uccisi alla Reuters e 380 detenuti e seviziati (“alcuni con meno di 14 anni”) precisando “le cifre vengono da organizzazioni per i diritti umani che riteniamo credibili perché si basano su rapporti degli ospedali e racconti delle famiglie”. Niente che sia stato raccolto di prima mano, dunque. Ci si fida degli “attivisti” (sulle cui performances a senso unico e prive di conferme, vedi puntate 1, 2 e 3).

In dicembre la Commissaria Onu per i diritti umani Navi Pillai aveva parlato di 307 children uccisi nella “repressione da parte delle forze siriane”. Quali sono le fonti del rapporto della “Commissione d’inchiesta indipendente” del Consiglio per i diritti umani? Interviste con “attivisti” e “disertori” (un approfondimento su questi è in cantiere per la settima puntata). Negli ultimi giorni Pillay ha così denunciato la “repressione a Homs” attribuendola al “fallimento del Consiglio di Sicurezza”: “Secondo fonti locali e rapporti di media indipendenti l’esercito siriano attacca in modo indiscriminato con carri armati, elicotteri, mortai aree civili di Homs”. Non ci sono verifiche, e testimoni da Homs attribuiscono la responsabilità all’opposizione armata (vedi la prossima sesta puntata), ma non sono stati presi in considerazione.

Nel “chi uccide chi e quanti”, il ruolo delle bande armate non è contemplato. Né ci si chiede se i numeri siano esatti. Allo stesso modo, i media, il rapporto dell’Onu di dicembre e le Ong, che hanno sempre come fonti “gli attivisti”, lanciano cifre non confermate sul numero totale di uccisi (5mila, poi seimila), e non indicano mai le responsabilità di bande armate dell’opposizione; eppure in diversi casi i nomi sono risultati falsi; e/o children e adulti uccisi erano membri di famiglie filogovernative e in altri i genitori stessi hanno affermato che se l’esercito fosse stato presente, i loro figli sarebbero ancora vivi. Emblematico ilo caso della piccola Afef Saraqibi, morta a 4 mesi. Indignazione e orrore: per gli “attivisti” era, incredibilmente, “la più piccola detenuta politica siriana, incarcerata con il padre e morta per le torture”. Finché la madre stessa ha dichiarato pubblicamente che Afef è morta in ospedale e di malattia.

Sono poi numerosi i video e le foto mistificanti. Un esempio: questa foto con il titolo “strage di bambini” (http://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150588879226827&;set=p.10150588879226827&type=1&theater) è una delle foto del World Press Photo 2012 (mostra di fotogiornalismo internazionale) e non arriva dalla Siria,è stata scattata a Kabul dal fotografo afghano Massoud Hossaini http://www.facebook.com/massoud.hossaini?sk=info.

Le ultime dichiarazioni dell’Unicef, così tempisticamente riprese come “rapporto”, suonano approssimative: “Ci sono rapporti di children uccisi e detenuti”; “Ci sono rapporti di bombardamenti a Homs”. Abbiamo dunque chiesto qualche chiarimento sulle fonti al portavoce Unicef da New York Peter Smerdon. Quando dite “Ci sono rapporti di children arrestati e torturati”, a quali fonti vi riferite? Risposta: “A organizzazioni credibili, si veda il recente rapporto sulla Siria di Human Rights Watch e il rapporto dei tre esperti della Commissione Onu per i diritti umani. Quanto al rapporto di Human Rights Watch di metà dicembre: è stato redatto sulla base di interviste ad attivisti dell’opposizione e a “disertori”. L’organizzazione statunitense non si pronuncia sui gruppi armati e lancia anche denunce poco credibili, come: “C’è un eccidio di bambini e i campi sportivi sono stati trasformati in lager”.

Poniamo allora un’altra nostra domanda all’Unicef relativa al fatto che il governo siriano accusa la Free Syrian Army di distruggere le case in aree pro-governative. Risposta: “Ci sono molte accuse che circolano sulla violenza in Siria”. Ma come mai non fate mai riferimento alle violenze dell’opposizione armata, indicate anche dal rapporto degli Osservatori della Lega araba, unica fonte che è stata presente nel paese? Risposta: “Ci sono molti rapporti da varie fonti. Non possiamo citarli tutti”. Dunque non si cita il rapporto degli Osservatori (boicottato dal Qatar e dall’Arabia Saudita) in cui la natura non pacifica dell’opposizione è evidenziata. E su Homs, quali fonti indipendenti avete? Risposta Unicef: la Bbc che riferisce di bombardamenti che colpiscono i children”. Così, la Bbc che fa riferimento alle stesse fonti dell’opposizione, diventa essa stessa una fonte indipendente.

Il 31maggio dell’anno scorso l’Unicef pareva più neutrale e chiedeva a “tutte le parti coinvolte” di risparmiare i civili, soprattutto children e donne. Riconoscendo dunque le violenze dell’opposizione. E aggiungeva: “non possiamo verificare i rapporti, ma chiediamo al governo di aprire un’inchiesta sui video di children detenuti e torturati”.

( Fonte: Contropiano.org )



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Lunedì 13 febbraio 2012

ALESSANDRA KERSEVAN

 

storica e titolare

della casa editrice Kappa Vu di Udine

INTERVERRA’

alla trasmissione televisiva “PORTA A PORTA”

RAI 1 ore 23 e 15

Argomento della puntata: FOIBE e LAGER FASCISTI



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                   * Jugoslavenski glas - Voce jugoslava *

            "Od Triglava do Vardara..." "Dal monte Triglav al fiume Vardar..."


Svakog drugog utorka od 13,00 do 13,30 na Radio Città Aperta, valu FM 88.9 za regiju Lazio,
                             *JUGOSLAVENSKI GLAS*
Moze se pratiti i preko Interneta: http://www.radiocittaperta.it/stream.htm
Pisite nam na jugocoord @ tiscali.it


Ogni due martedì dalle ore 13,00 alle 13,30 su Radio Città Aperta, FM 88.9 per il Lazio:                              
*VOCE JUGOSLAVA*
La trasmissione si può seguire, come del resto anche le altre della Radio, via Internet:
http://www.radiocittaperta.it/stream.htm
Scriveteci all'indirizzo email: jugocoord @ tiscali.it

La trasmissione è bilingue (a seconda del tempo disponibile e della necessità).
Brevi interventi durante la trasmissione al 06 4393512.


                      Program - utorak 14.II. 2012 martedì - Programma

- Dan sjecanja. Telefonski sa Aleksandrom Kersevan, goscom jucerasnje TV emisije RAI 1 (13.2.).
- Tu i tamo neke vijesti sa bivsih Jugo prostora...

- Giorno del ricordo. Telefonicamente con Alessandra Kersevan, ospite a "Porta a Porta" di ieri sera 13 febbraio.
- Qui e li, qualche notizia dagli ex territori jugoslavi...

In studio Ivan e Eleonora


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