Informazione


Carla Del Ponte investigated over illegal evidence

(Cari compagni, vi segnalo questa inchiesta del giornalista indipendente svizzero Sidney Rotalinti sull'ex-giudice dell'Aja Carla Del Ponte indagata per corruzione di testimoni:
http://web.ticino.com/mountain/Articoli_PDF/Crudelia.pdf
Cordiali saluti
Max Ay
segretario Partito Comunista del Canton Ticino, Svizzera
www.partitocomunista.ch)

http://www.guardian.co.uk/law/2010/aug/18/carla-del-ponte-prosecution

Carla Del Ponte investigated over illegal evidence

Former war crimes prosecutor accused of allowing bullying and bribing of witnesses in trial of alleged Serbian warlord Vojislav Seselj

Carla Del Ponte, the former war crimes prosecutor who put Balkan warlords and political leaders behind bars, is to be investigated over claims she allowed the use of bullying and bribing of witnesses, or tainted evidence.
Judges at the UN war crimes tribunal for the former Yugoslavia in The Hague today ordered an independent inquiry into the practices of Del Ponte and two prominent serving prosecutors, Hildegard Ürtz-Retzlaff and Daniel Saxon, after complaints from witnesses that they had been harassed, paid, mistreated and their evidence tampered with.
It is the first time in the tribunal's 17 years in operation that top prosecutors have faced potential contempt of court rulings.
During her eight years as chief prosecutor, Del Ponte, a determined Swiss investigator now serving as her country's ambassador to Argentina, was a combative and divisive figure. She left her post in 2007.
The allegations against her concern the working practices of her team of investigators in the ongoing prosecution for war crimes of the Serbian politician, Vojislav Seselj, a notorious warlord.
"Some of the witnesses had referred to pressure and intimidation to which they were subjected by investigators for the prosecution," said a statement from the judge in the Seselj case. "The prosecution allegedly obtained statements illegally, by threatening, intimidating and/or buying [witnesses] off."
One Serbian witness said he was offered a well-paid job in the US in return for testimony favourable to the prosecution.
"The statements mention sleep deprivation during interviews, psychological pressuring, an instance of blackmail (the investigators offered relocation in exchange for the testimony they hoped to obtain), threats (one, for example, about preparing an indictment against a witness if he refused to testify), or even illegal payments of money."
An independent investigator, expected to be a French magistrate, is to report on the allegations within six months. Prosecutors in The Hague rejected the allegations while promising to co-operate with the inquiry.
"We believe our staff have conducted their work in a professional way within the rules," said Frederick Swinnen, special adviser to Serge Brammertz of Belgium, who succeeded Del Ponte as chief prosecutor.
Seselj, who surrendered to the tribunal seven years ago, has been alleging prosecution dirty tricks for years. He is routinely disruptive in court, trading insults. He has already been sentenced to 15 months for contempt of court after revealing the names and addresses of protected witnesses.
Judge Jean-Claude Antonetti, who ordered the Del Ponte investigation and who is presiding over the Seselj trial, has himself come in for strong criticism for "bending over backwards" to accommodate the accused.
Antonetti said the tribunal was taking the allegations seriously and refused "to allow any doubt to fester concerning a possible violation of the rights of the accused and concerning the investigation techniques employed by certain members of the prosecution".
While tribunal experts believed the judge was conducting an exercise in political correctness, today's unprecedented decision was the second blow this month for prosecutors in major international war crimes trials.
In the trial, also in The Hague, of the former Liberian president, Charles Taylor, the prosecutor's decision to summon Naomi Campbell as a witness this month backfired badly when the supermodel failed to supply explicit evidence linking Taylor to "blood diamonds" and warmongering in Sierra Leone.




La relazione di viaggio sotto riportata è anche scaricabile in formato Word (circa 3 Mb, corredata di fotografie) dal nostro sito:
assieme a tutte le altre relazioni di viaggio di Non Bombe ma Solo Caramelle: 
https://www.cnj.it/solidarieta.htm#nonbombe

Ricordiamo che due sindacalisti della Zastava di Kragujevac saranno nei prossimi giorni in Friuli-Venezia Giulia allo scopo di illustrare in dibattiti pubblici la situazione dei lavoratori serbi:

PRIMO DIBATTITO: la sera di venerdi 27 agosto alle 18 e 30, 
durante la Festa della Sinistra, alla Casa del Popolo di Borgo San Sergio (Trieste)
FIAT: IN ITALIA E IN SERBIA, LAVORATORI ASSIEME CON UN UNICO OBIETTIVO, LA DIGNITA' DEL LAVORO
coordinera’ il dibattito Francesca Scarpato

SECONDO DIBATTITO: la sera di domenica 29 agosto alle 18, 
durante la Festa Liberamente a Sinistra nella Sala Consiliare del Comune di Fiumicello (Udine), incontro-dibattito:
LAVORO E DIRITTI NEGATI
interverranno rappresentanti dell'USB, della FIOM CGIL e della onlus Non Bombe ma Solo Caramelle 

CONFERENZA STAMPA
sabato 28 agosto alle 11 presso la sede della Regione Friuli VG  in Piazza Oberdan a Trieste.

Inizio messaggio inoltrato:

Da: "Gilberto Vlaic" <gilberto.vlaic @ elettra.trieste.it>
Data: 11 agosto 2010 19.22.43 GMT+02.00
Oggetto: Relazione viaggio a Kragujevac di luglio 2010

Care amiche, cari amici, vi spediamo la relazione sul viaggio svolto a Kragujevac tra il 1 e il 4 luglio scorsi per la consegna delle quote di affido e per la verifica dei progetti in corso.
Ci scusiamo molto per il grande ritardo con cui vi viene spedita.

Come vedrete alle pagine 11, 12, 13 e 14 descriviamo la situazione che si e’ venuta a creare a Kragujevac con l’ingresso della Fiat e dopo le dichiarazioni di Marchionne del 21 luglio scorso a proposito del possibile spostamento da Mirafiori a Kragujevac del montaggio dell’automobile L0.
La situazione al momento non e’ andata oltre le dichiarazioni verbali.

Il nostro prossimo viaggio si svolgera’ tra il 20 e il 24 ottobre prossimi; anche questo anno non effettueremo un viaggio a dicembre, per cui nel viaggio di ottobre consegneremo DUE QUOTE TRIMESTRALI DI AFFIDO (per ottobre e per dicembre).
Il viaggio successivo sara’ svolto a marzo 2011.

(...) 

Gilberto Vlaic
ONLUS Non bombe ma solo caramelle.
Trieste 11 agosto 2010

ONLUS Non Bombe ma Solo Caramelle

RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC
Viaggio del 1 - 4 luglio 2010

Questa relazione e’ suddivisa in quattro parti.


  1. Introduzione e siti web
  2. Cronaca del viaggio; i progetti in corso

  3. Alcune informazioni sulla Serbia e sulla Zastava

  4. Conclusioni


1. Introduzione

Vi inviamo la relazione del viaggio svolto circa un mese fa a Kragujevac per la consegna delle adozioni a distanza che fanno capo alla ONLUS Non Bombe ma solo Caramelle e al Coordinamento Nazionale RSU CGIL e per la verifica dei progetti in corso a Kragujevac.

Il nostro sito e’ all’indirizzo
sul quale trovate tutte le relazioni delle nostre attivita’ a partire dal dicembre 2006.

Sul sito del coordinamento RSU trovate tutte le notizie sulle nostre iniziative a partire dal 1999
Trovate tutte le informazioni seguendo il link

I nostri resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, scorrendo la pagina all'indirizzo:


Molti dei progetti che abbiamo in corso a Kragujevac sono realizzati ormai da anni in collaborazione con altre associazioni: ONLUS Zastava Brescia per la solidarieta’ internazionale, ONLUS ABC solidarieta’ e pace di Roma, Associazione Fabio Sormanni di Milano, ONG Cooperazione Odontoiatrica Internazionale, Caritas Trieste e Misericordia della Bassa Friulana.

Questi sono gli indirizzi dei loro siti:

http://digilander.libero.it/zastavabrescia

http://www.abconlus.it

http://www.fabiosormanni.org

http://www.cooperazioneodontoiatrica.eu

http://www.misericordiabf.org


A queste associazioni si aggiungono poi alcuni enti locali, specialmente i Comuni di San Dorligo della Valle e di San Giorgio di Nogaro; abbiamo anche avuto in passato per tre anni un significativo supporto della Regione Friuli Venezia Giulia.


Dallo scorso anno collaboriamo anche con la ONG Un ponte per... che, attraverso Alessandro e Samantha, e’ venuta con noi a Kragujevac ed ha contribuito ad uno degli ultimi progetti (la palestra di fisioterapia della associazione malati di sclerosi multipla), mentre in questo viaggio ha collaborato alla ricostruzione dei bagni della Scuola Primaria Jovan Popovic.

Alessandro cura un blog molto intreressante, che vi consiglio di sfogliare:

http://unsorrisoperognilacrima.blogspot.com


2. Cronaca del viaggio; i progetti in corso


Giovedi’ 1 luglio 2010

Siamo partiti da Trieste alle 8 e 30 del primo luglio, con il solito pullmino prestato dalla Associazione di Solidarieta’ Internazionale Triestina: Gilberto e Marvida da Trieste, Stefano da Fiumicello, Milena da San Giorgio di Nogaro, Vladimiro da Milano ed Andrea da Bologna. Sul furgone hanno trovato posto alcuni scatoloni per famiglie di Kragujevac inviati dai loro donatori italiani, moltissima carta e quaderni per il Centro 21 ottobre per ragazzi Down, giocattoli per i piu’ piccoli della Scuola primaria Jovan Popovic e una grande quantita’ di medicine per il presidio medico della Zastava.

Siamo arrivati a Kragujevac verso le 19, dopo un tranquillissimo viaggio nell’inesistente traffico dei Balcani (se si eccettua il sempre caotico attraversamento di Belgrado).

Dopo i soliti calorosi saluti con i nostri amici del Sindacato Samostalni abbiamo preparato il piu’ velocemente possibile le buste contenenti gli affidi da distribuire il sabato 3 luglio; a differenza del solito abbiamo anticipato un appuntamento, altrimenti la giornata di venerdi’ sarebbe stata troppo densa. Abbiamo incontrato Ranko Golijanin, Direttore del Centro Stomatologico del Distretto della Sumadija (la regione di Kragujevac e’ la capitale) e discusso delle loro necessita’.
Poiche’ il giorno successivo abbiamo visitato questo Centro, rimando tutte le informazioni su questo incontro al resoconto delle attivita’ del venerdi’.

A cena poi abbiamo incontrato la delegazione della CGIL di Torino, che aveva consegnato le sue quote di affido la stessa mattina.
Durante la cena siamo riusciti a definire i dettagli della spedizione di un camion di aiuti, che la CGIL ha raccolto a Torino ma che aveva difficolta’ ad inviare a Kragujevac.
Il camion in effetti e’ partito da Torino il 9 luglio successivo, ed il trasporto e’ stato GRATUITO, cosi’ come lo era stato per il camion spedito a dicembre 2009, grazie all’aiuto del Consolato della Repubblica di Serbia a Trieste.

Venerdi’ 2 luglio 2010

Si inizia alle ore 8 e 15 in Municipio, dove incontriamo l’assessore alla istruzione e cultura Dragoslav Milosevic per la firma di un nuovo accordo con il Comune per il recupero di un grande locale in un quartiere periferico della citta’.
Come descritto nella relazione del viaggio di aprile 2010, la Direttrice della Scuola Primaria 19 ottobre nel quartiere di Marsic ci aveva chiesto di aiutare la sua Scuola a recuperare e ad arredare una struttura di proprieta’ pubblica attigua alla Scuola stessa, da destinare a centro di aggregazione a beneficio di tutto il quartiere.
E’ bene innanzitutto notare che e’ una costante significativa e di grande interesse che la scuola si fa centro propulsore della socialità attiva del territorio in cui è inserita. Ci e’ successo con la Scuola Jovan Popovic, con la Scuola Tecnica ed ora con la Scuola 19 ottobre.
La Scuola 19 Ottobre ha questo nome in ricordo dell’inizio della tremenda rappresaglia nazista dell’ottobre 1941, durante la quale furono fucilati 7300 abitanti della citta’; questa strage inizio’ proprio qui, nel quartiere di Marsic, il 19 ottobre 1941, con la fucilazione di 107 abitanti.
Il locale da ristrutturare e’ molto ampio, 210 metri quadrati, e gli abitanti del quariere vorrebbero trasformarlo in palestra. La grande sala e’ dotata di palcoscenico, e potrebbe essere dunque usata anche per spettacoli musicali e teatrali.
La direttrice ci aveva consegnato ad aprile scorso un preventivo molto articolato relativo alle attrezzature sportive necessarie, per un importo di circa 5000 euro.
L’interno del locale e’ in buone condizioni, con il pavimento ed i servizi igienici nuovi.
Ci sono pero’ alcune infiltrazioni di umidita’ dal tetto, che possono creare danni significativi.
Il Sindacato Samostalni, che seguira’ i lavori, ha fatto preparare un preventivo per la sistemazione edile dell’edificio; e’ diviso in quattro fasi, e i costi indicati sono tutti a corpo:
Rimozione della vecchia copertura di tegole e del sottotetto e rifacitura 7070 euro
Isolamento termico del tetto  650 euro
Nuovo controffitto in cartongesso  1780 euro
Pitturazione degli interni  (pareti e controsoffitto)  1920 euro
Pitturazione degli esterni (mura e parti in legno)  2100 euro
Si tratta di un intervento molto oneroso, per cui si e’ deciso di limitarsi al momento alla sola parte essenziale di rifacitura del tetto.
Insieme alla Assoziazione Zastava Brescia ci siamo quindi impegnati a contribuire a questa iniziativa con 8000 euro complessivi.
Il Comune di Kragujevac, che ha gia’ rifatto i servizi igienici el il pavimento contribuira’ per 2500 euro all’acquisto parziale delle attrezzature sportive.
L’accordo firmato con l’Assessore Dragoslav Milosevic definisce questi contributi.
I lavori saranno direttamente seguiti dal Sindacato.
Abbiamo consegnato i primi 7000 euro per la prima fase dei lavori e consegneremo la restante quota di 1000 euro a ottobre prossimo, quando l’edificio sara’ restituito funzionante alla comunita’ locale.  

[Foto: L’esterno dell’edificio di Marsic / Una vista dell’interno; sul fondo si intravede il palcoscenico]

Alla fine della mattinata abbiamo incontrato nella sede della Scuola 19 ottobre un gruppo di insegnanti per festeggiare questo nuovo progetto che nasce; in questa occasione abbiamo consegnato alla Direttrice la bandiera della Pace che accompagna sempre i nostri interventi .


[Foto: La bandiera della Pace alla Direttrice]

Subito dopo la firma dell’accordo, alle 9 arriviamo alla Scuola Jovan Popovic, dove e’ finita la ricostruzione dei servizi igienici per gli alunni; la Direttrica Ljljana non riesce a trattenere le lacrime, anche perche’ andra’ in pensione a settembre. Tutti siamo molto felici di aver portato a termine questo progetto, che non ci sembrava possibile di poter realizzare dati i costi non piccoli (quasi 14000 euro). Consegnamo alla Direttrice il nostro secondo contributo di 5000 euro; il precedente, sempre di 5000 euro, era stato consegnato ad aprile. Il Comune coprira’ la differenza.


[Foto: Stato precedente dei servizi igienici / La targa posta a ricordo dell’intervento / Nuovi servizi / Un altro scorcio / Lo scaldabagno]

Tra i servizi per i bambini e quelli delle bambine e’ stato ricavato un piccolo locale di sgombero dove e’ stato installato anche uno scaldabagno (e l’immancabile angolo per la preparazione del caffe’, angolo che non manca mai in nessuna struttura della Serbia); questi nostri bambini avranno dunque anche l’acqua calda...


Lasciamo nell’aula di scuola materna tutti i giochi che abbiamo portato con noi; sara’ una bella sorpresa per i nostri piccoli amici al rientro scolastico a settembre.


Alle 10 altra c’e’ una nuova inaugurazione: la sede della Associazione Donatori di Sangue, in un locale di proprieta’ pubblica in pieno centro citta’, che abbiamo contribuito a realizzare insieme alla Associazione di Brescia.

Avevamo visitato la sede ad aprile, ancora al grezzo; il cambiamento e’ impressionante! Locali piccoli, bui e maleodoranti sembrano ora molto piu’ grandi e pieni di luce. I lavori eseguiti comprendono la costruzione di un bagno, la realizzazione dell’impianto elettrico e la ricopertura dei muri con cartongesso.

E’ presente anche l’Assessore all’ambiente ed alla cooperazione Srdjan Matovic, che ci consegna la lettera del Sindaco con la quale viene stabilito che il Comune si impegna a fornire gli arredi per la sede e a continuare a concedere i locali in uso gratuito, come era stato chiesto da noi ad aprile scorso, quando avevamo preso l’impegno di realizzare questo progetto

La bandiera della Pace, che avevamo firmato tutti insieme ad aprile, e’ posta all’ingresso, assieme a quella della associazione. Con sorpresa e una certa emozione troviamo all’interno una grande bandiera della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia.


[Foto: Due scorci della sede Associazione Donatori Sangue ad aprile scorso / L’ingresso della sede / Vista dell’interno]

I soci della associazione sono quasi tutti lavoratori della Zastava ed hanno organizzato una donazione straordinaria di sangue in concomitanza a questa inaugurazione; il luogo scelto per la donazione e’ il Parco dell’amicizia, il grande prato antistante la sede del Sindacato Samostanli dei lavoratori della Zastava camion, la’ dove ad aprile 2009 avevamo inaugurato una grande palestra per i figli dei lavoratori Zastava.


A pranzo saremo loro ospiti; eravamo stati avvisati gia’ da molto tempo di questo invito; cio’ che non sapevamo, invece, che l’appuntamento per il pranzo e’ in una trattoria nelle campagne di Kragujevac alle tre e mezzo del pomeriggio!

Si tratta di un orario impossibile per noi, perche’ alle sei del pomeriggio abbiamo un altro appuntamento, ed un altro ancora alle sette. Conoscendo la durata media dei pasti serbi non si riuscirebbe a rispettare questi appuntamenti. Anticipiamo quindi a pranzo (perdendoci varie volte nelle colline che circondano Kragujevac prima di arrivare alla trattoria) alle due del pomeriggio; mangiamo da soli uno splendido pasto e ci incrociamo con i nostri amici solo per mezz’ora... vuol dire che dovremo ripetere l’esperienza.


[Foto: Due momenti della grande donazione di sangue]

Alle 11 continuiamo questa intensissima mattinata con una visita al Centro 21 Ottobre per ragazzi down, che e’ il primo progetto significativo che abbiamo realizzato a Kragujevac nel 2005. Il centro era stato inaugurato a esattamente cinque anni fa, ed e’ gestito fino dalla sua fondazione da una Cooperativa Sociale dal significativo nome Ziveti – Vivere; un anno fa e’ stata rinnovata la convenzione quadriennale tra il Comune e la Cooperativa; la direttrice Jelena Trifunovic e’ particolarmente felice perche’ il centro era considerato fino ad ora un Progetto da parte dell’Assessorato per i Servizi Sociali, mentre da pochi giorni e’ stato classificato come Servizio; la differenza non e’ da poco perche’ un progetto puo’ essere chiuso da un momento all’altro mentre un servizio ha una sua stabilita’ certa nel tempo.

Consegnamo un modesto regalo di 250 euro da parte della nostra associazione, insieme a molta carta e molti pennarelli.

Saranno i ragazzi del Centro 21 ottobre a salutarvi alla fine di questa relazione.


Alle 18 incontriamo Ranko Golijanin, Direttore del Centro Stomatologico del Distretto della Sumadija, che vorrebbe iniziare una collaborazione con noi e soprattuto con la ONG Cooperazione Odontoiatrica Internazionale, con la quale noi abbiamo per molti anni realizzato progetti importanti in campo sanitario sociale, impiantando sei studi dentistici: quattro al Centro Medico della Zastava, uno alla Scuola Politecnica e uno alla Scuola Infermiere. In questo Centro distrettuale lavorano 51 dentisti, 86 operatori sanitari e 26 operatori non sanitari.

Eseguono 5000 – 6000 interventi al mese. Da quest’anno inoltre il Centro è diventato la base clinica del Corso di Laurea in stomatologia, aperto presso la Facolta’ di Medicina dell’Universita’ di Kragujevac.

Il problema principale, che non possono assolutamente risolvere da soli, e’ rappresentato dalle poltrone veramente vetuste, che hanno abbondantemente superato 30 anni di attività. Ma anche il resto della strumentazione non versa in buone condizioni...


Intendono aprire un reparto di Hospital Day, per i casi interventi piu’ complessi, e ci chiedono se possiamo aiutarli con quattro letti ortopedici; poco piu’ di un anno fa ne avevamo ricevuti molti in ottimo stato da parte della Casa di Riposo di San Giorgio di Nogaro, attraverso la Misericordia della Bassa Friulana; alcuni letti erano andati in Africa, cinque erano andati a dicembre scorso in Serbia, e ne rimangono ancora cinque, per cui possiamo promettere almeno quelli; per settembre prossimo organizzeremo la spedizione. Per altre strumentazioni si vedra’ di fare il possibile.


Alle 19 ci incontriamo con un folto gruppo di studenti del Liceo Ginnasio di Kragujevac, che, nonostante il periodo di vacanza, hanno manifestato il desiderio di conoscere la nostra attività e di avviare un proficuo scambio di relazioni culturali. E’ stata una delle esperienze piu’ interessanti nel corso di questi dieci anni. Questa e’ la Scuola da cui i nazisti prelevarono gli studenti (circa 300) e molti professori, fucilati poi insieme ad altri 7000 abitanti della citta’il 21 ottobre del 1941 in rappresaglia ad una azione partigiana.

L’invito questi ragazzi ci ha veramente sorpreso, ed in particolare ci ha colpito l’attenzione con cui hanno seguito le nostre due brevi relazioni di presentazione, una incentrata sulle motivazioni ideali e politiche che stanno alla base del nostro operare, nel segno della solidarietà fra i lavoratori, e l’altra più generale riguardante le basi culturali su cui si fonda la vicinanza e la convivenza fra i nostri due popoli.

Il dibattito che ne è scaturito ha confermato la nostra impressione di trovarci di fronte a degli interlocutori maturi e consapevoli (ci è subito venuto da pensare a quanti studenti di una qualsiasi scuola italiana sarebbero stati presenti in così gran numero la sera di un caldissimo venerdi’ di luglio, durante le vacanze scolastiche) dotati di uno spirito critico e di una curiosità che li motivano a voler conoscere realtà così distanti dalla loro esperienza, partendo comunque da un giusto orgoglio di appartenenza. Le due cose non sembrino in contraddizione, perché sempre il confronto presuppone la conoscenza di sé.

A seguire ci sono stati illustrati i progetti promossi e realizzati dagli studenti del Liceo, tramite il Parlamento degli studenti, organismo elettivo che, in forma autonoma rispetto al corpo docente, si occupa appunto di organizzare la vita culturale della scuola, promuovendo incontri con intellettuali, artisti e soggetti politici da tutta la Serbia.

Di forte impatto emotivo è stata la visita all’aula dedicata alla memoria degli studenti fucilati. Sono stati recuperati ed esposti le fotografie dei martiri e i loro ultimi messaggi prima della fine, nonché documenti dell’epoca relativi a quel triste evento. Pare certo il prossimo anno, in occasione del settantesimo anniversario della strage, il governo serbo finanzierà il progetto di trasformazione dell’aula in museo permanente dell’orrore nazifascista.

L’incontro si chiude con la promessa di rivederci ancora, magari riuscendo da parte nostra a favorire una qualche forma di gemellaggio con una o più scuole italiane. Un altro piccolo grande investimento nel segno del dialogo e della pacifica convivenza fra umani, che renda sempre più difficile giustificare altre “guerre umanitarie”.


[FOTO: Con gli studenti del Liceo / Una targa ricorda la strage / Varie foto dei fucilati esposte nell’aula dedicata alla loro memoria]

Il giorno dopo visiteremo il grande parco di Sumarice, dove avvennero le fucilazioni e dove molti monumenti ricordano quella strage. Il piu’ imponente e conosciuto e’ quello delle Ali Spezzate, dedicato a questi studenti.


[FOTO: Il monumento delle Ali Spezzate]

Sabato 3 luglio 2010

E’ il giorno dell’assemblea per la distribuzione delle quote di affido.

Alle 10 abbiamo un incontro con i rappresentanti sindacali del settore auto, per verificare la situazione della fabbrica a cinque mesi dall’arrivo della FIAT. I dati raccolti in questo incontro li ritrovate piu’ sotto, nella quarta parte di questa relazione.

Alle 11 inizia l’assemblea per la consegna degli affidi. Malgrado siano passati tanti anni e tanti viaggi dall’inizio della nostra campagna e’ difficile restare insensibili a tutte queste persone che pazientemente ci aspettano nel piazzale davanti alla grande sala della direzione della Zastava Camion dove avvengono le consegne. Benche’ la sala sia molto grande, molti non riescono a entrare e si fermano in corridoio. La preoccupazione per il futuro aleggia su tutti, perche’ nulla e’ chiaro nell’accordo con la FIAT.

I licenziamenti e gli abbandoni forzati del posto di lavoro hanno colpito duro: ormai sui circa 1500 affidi aperti in Italia poco piu’ di 500 sono a favore di figli di lavoratori del gruppo, gli altri ormai sono a favore di figli di ex operai.

Noi comunque proviamo sempre la stessa gioia nel rivedere persone che conosciamo da anni, i loro figli che crescono viaggio dopo viaggio. Benche’ disoccupati, malati, disperati, almeno non sono abbandonati da tutti. La solidarietà è soprattutto questo. E loro, i nostri amici, questo lo sanno bene e ce lo dicono, qualcuno con le parole, molti con gli occhi e gli abbracci.

Dopo il viaggio precedente di aprile due dei nostri affidati si sono sposati, altri tre si sono laureati. Abbiamo cancellato questi cinque affidi, ma ne sono stati aperti due nuovi.

Consegnamo 157 quote d’affido (quasi tutte trimestrali) ed alcuni regali in denaro, per un totale di 15060 euro.

Durante il pomeriggio visitiamo tre famiglie con figli-e in affido alla nostra associazione.

Il giorno dopo, con un viaggio tranquillissimo, rientriamo in Italia. 



3 – Alcune informazioni generali sulla Serbia e sulla Zastava

Quando la fonte non e’ indicata significa che i dati sono stati ricavati dai bollettini periodici dell’Ufficio Centrale di Statistica; qualora la fonte sia diversa viene esplicitamente indicata.


Il prestito del Fondo Monetario Internazionale (FMI)

Avevamo accennato nella relazione di aprile 2010 a questo prestito di 2.9 miliardi di euro, deciso a maggio del 2009 e ritirato tra il 2009 e il 2010.

I principali vincoli imposti dal FMI riguardavano fra le altre cose:

  • Blocco delle pensioni per il 2010

  • Blocco degli stipendi nel settore pubblico nel 2010

  • Riduzione degli occupati nel settore pubblico (vedi i dettagli nell relazione di aprile).

Abbiamo verificato con il Sindacato Samostanli che le pensioni sono rimaste bloccate cosi’ come i salari dei dipendenti del pubblico impiego.

I licenziamenti dei primi 3000 dipendenti pubblici sono stati invece bloccati per non esasperare ulteriormente una situazione sociale difficile.


ALCUNI INDICI ECONOMICI GENERALI

Cambio dinaro/euro.

A ottobre 2008 il cambio dinaro-euro era di 84 a 1.

Al 22 ottobre 2009 era di 93.2 dinari per euro.

Il 25 marzo 2010 era di 97 dinari per un euro.

il 1 luglio 2010 il cambio e’ passato a 102 dinari/euro.

Questo continuo indebolimento del dinaro rispetto all’euro ha effetti devastanti sulle condizioni di vita delle famiglie, visto che la Serbia e’ un Paese con un fortissimo deficit commerciale e che piu’ della meta’ del commercio con l’estero si svolge con la Unione Europea (Germania e Italia sono i primi partners commerciali in quest’area).


Commercio con l’estero.

Tra gennaio a giugno 2010 le esportazioni sono state pari 3353.6 milioni di euro, con un aumento del 19.4% rispetto allo stesso periodo dell’anno 2009.

Tra gennaio a giugno 2010 il valore delle importazioni e’ stato di 5848.2 milioni di euro, con un decremento del 3.8% rispetto allo stesso periodo del 2009.

Come mette in evidenza il bollettino dell’Uffico Centrale di Statistica da cui abbiamo tratto questi valori il dato delle esportazioni e’ stato certamente influenzato dal deprezzamento del dinaro.

Il rapporto tra esportazioni ed importazioni e’ stato di 57.2%, piu’ alto del valore segnato nello stesso periodo del 2009, che era stato del 50%.

Nel periodo considerato le esportazioni della Serbia si sono concentrate soprattutto verso l’Italia (385 milioni di euro), La Bosnia Erzegovina (376.5 milioni di euro) e la Germania (364.6 milioni di euro).

Le importazioni invece derivano dalla Russia, soprattutto petrolio e gas (782 milioni di euro), dalla Germania (621.4 milioni di euro) e dall’Italia (524.1 milioni di euro).


Indice della produzione industriale

La produzione industriale complessiva a giugno 2010 e’ cresciuta del 2.5% in rapporto allo stesso mese del 2009. Nei primi sei mesi del 2010 questo indice e’ salito del 4.6 % rispetto allo stesso periodo del 2009.

Non vanno pero’ dimenticati i dati precedenti: la produzione industriale complessiva nel 2009 e’ scesa del 12.1% in rapporto a quella del 2008.

A gennaio 2010 e’ scesa del 12.5% rispetto alla produzione media mensile del 2009.


Salari e prezzi

Salari (in dinari)

Riportiamo alcuni dati relativi alll’evoluzione dei salari netti:


Mese Produzione Servizi Media totale

Gennaio 2009 27447 32020 28887
Gennaio 2010 29921 31240 29929
Marzo 2010 31334 37881 33508
Giugno 2010 32505 Non disponibile 34161

Prezzi al consumo a giugno 2010

Ponendo uguale a 100 la media dei prezzi al consumo nell’anno 2005, a gennaio 2010 tale indice era diventato 149.9 per salire a 156.5 a giugno 2010.

Rispetto a giugno 2009 i prezzi sono saliti del 6.4 per cento.


Prezzi dei carburanti a fine giugno 2010 (in dinari)

Benzina senza piombo 117.40

Gasolio euro diesel 114.00

Gas auto 55.00

MA COME VIVE UNA FAMIGLIA?

Il quotidiano Blic ha pubblicato il 21 giugno scorso una analisi molto dettagliata della spesa MENSILE di puro mantenimento di base per una famiglia di quattro persone, articolandola su dieci differenti capitoli di spesa e su un totale di 72 voci.

I capitoli di spesa presi in considerazione sono i seguenti: frutta, verdura, latte e derivati, carne, cereali (pane, farina, pasta e riso), bevande, dolci, altri prodotti alimentari (tra cui caffe’, zucchero, olio, aceto, spezie), prodotti per l’igiene, altro (trasporti, comunicazioni, bollette, abbigliamento medicine, divertimenti).

Le 72 voci in cui e’ articolato questo paniere sono molto spartane e molto contenute; non possiamo riportarle tutte (servirebbe molto spazio); ne elenchiamo comunque alcune. II prezzi sono in dinari e si riferiscono a giugno 2010


Latte e derivati

Latte 30 litri 2157
Jogurt 20 litri 1598
Burro 250 grammi 165
Formaggio tenero 4 kili 1720
Formaggio duro 0.6 kili 390
Uova 80 800
Totale 6830


Carne e pesce

Pollo cosce 5 kili 950
Pollo petto 325
Manzo 5 kili 2450
Maiale 5 kili 1850
Salsicce 0.5 kili 240
Salame 0.5 kili 180
Prosciutto 0.5 kili 330
Lardo 0.5 kili 345
Trota 2 kili 670
Sardine 0.5 kili 315
Totale 7645


Le altre spese alimentari sono costituite da:

frutta 900

verdura 3940

bevande 1550

dolci 1955

cereali 2815

altri prodotti alimentari 1895

per un totalecomplessivo per l’alimentazione pari a 27530 dinari


Altre voci di spesa:

prodotti per l’igiene 1690

altro 53670


Nella voce ALTRO sono compresi insieme a molte altre cose: un pieno di benzina (7100), le imposte comunali (8800), trasporti pubblici (3450), telefono (2400).


Il totale di tutte le spese per un mese e’ di 82890 dinari, pari cioe’ a 2.4 volte il salario medio!!!



Livelli occupazionali, disoccupazione e poverta’

Abbiamo pubblicato i dati sulla occupazione nella relazione di aprile scorso. Non ci sono al momento nuovi dati aggiornati.


I disoccupati erano 710.000 circa a ottobre 2008, sono saliti a 751.590 a gennaio 2010 e ulteriormente cresciuti a 767.418 a febbraio 2010 (quotidiano PRES 15-5-2010)


La poverta’. Il quotidiano BLIC ha dedicato due approfondite inchieste a questo gravissimo problema, il 28-3-2010 e il 17-5-2010.

670.000 cittadini serbi (9.2% del totale) vivono sotto il limite di poverta’ che convenzionalmente e’ posto a 8000 dinari al mese per una persona singola; per nucleo familiare di due persone questa cifra e’ di 13600 dinari; per tre persone e’ di 18.000 dinari e per quattro 21600 dinari. In questi numeri non sono compresi alcuni gruppi sociali particolarmente a rischio poverta’ quali i profughi e gli esuli che vivono ancora nei centri di raccolta.

Un ulteriore problema e’ che esiste un numero consistente di famiglie che non sono classificate povere poiche’ superano, MA DI POCO, questi limiti di reddito.

Per alcuni anni la poverta’, benche’ di poco, era via via diminuita. LA crisi economica in atto ha generato un forte crescita della poverta’ e nel 2009 circa 60.000 persone sono scese sotto questa soglia. La situazione si complica ulteriormente perche’ e’ diminuita l’area del lavoro nero, e le retribuzioni dei lavori in nero sono nettamente diminuite.

Queste condizioni penalizzano soprattutto i circa 100.000 giovani serbi sotto i 13 anni in poverta’, sia per i problemi di denutrizione (alimentazione ridotta in molti casi solo al pane e al latte) sia per i problemi psichici che vengono indotti.


Informazioni sulla Zastava


Fabbrica Camion

I lavoratori occupati nella fabbrica a giugno 2010 sono 742; il numero e’ sostanzialmente stabile da circa due anni; questo numero e’ diminuito di 180 unita’ dal giugno 2007.

La produzione e’ del tutto simbolica, ed e’ stata di 45 camion nei primi quattro mesi del 2010, a fronte di un piano di produzione per tutto il 2010 di 360 veicoli.

Il salario medio e’ di 325 euro.

Piu’ di 600 lavoratori sono iscritti al Sindacato Samostanli.


Fabbrica Auto

La FIAT e’ entrata in possesso degli stabilimenti auto della Zastava di Kragujevac il 1 febbraio 2010; la nuova impresa industriale prende il nome di FAS (FIAT Auto Serbia). Si tratta di una impresa mista: 67% Fiat e 33% Governo serbo.

Trovate tutti i dettagli di questa vicenda via via aggiornati nel tempo nelle nostre relazioni di ottobre 2008, aprile 2009, ottobre 2009 e marzo 2010, che potete leggere sul nostro sito oppure molto facilmente verso il fondo della pagina:

http//www.cnj.it/solidarieta.htm


Ricordiamo comunque per sommi capi come si e’ giunti alla creazione della FAS.

Il 29 aprile 2008 era stato firmato un primo memorandum di intesa tra Fiat e Governo serbo; di li’ a 12 giorni si sarebbero tenute le elezioni politiche...

Il 29 settembre 2008

(Message over 64 KB, truncated)



Questa settimana giungeranno in Friuli-Venezia Giulia due sindacalisti della Zastava di Kragujevac, allo scopo di illustrare in dibattiti pubblici la situazione dei lavoratori di Kragujevac. Si tratta di

Rajka Veljovic
coordinatrice dell’ufficio adozioni internazionali del Sindacato Samostalni, e
Zoran Mihajlovic
segretario del Sindacato Samostalni Zastava Auto e Fiat Auto Serbia e vicesegretario dei metalmeccanici di Serbia.

Per iniziativa della onlus Non bombe ma solo caramelle sono stati organizzati due incontri pubblici con loro:

PRIMO DIBATTITO: la sera di venerdi 27 agosto alle 18 e 30
durante la Festa della Sinistra, alla Casa del Popolo di Borgo San Sergio (Trieste)
FIAT: IN ITALIA E IN SERBIA, LAVORATORI ASSIEME CON UN UNICO OBIETTIVO, LA DIGNITA' DEL LAVORO
coordinera’ il dibattito Francesca Scarpato

SECONDO DIBATTITO: la sera di domenica 29 agosto alle 18
durante la Festa Liberamente a Sinistra nella Sala Consiliare del Comune di Fiumicello (Udine), incontro-dibattito:
LAVORO E DIRITTI NEGATI
interverranno rappresentanti dell'USB, della FIOM CGIL e della onlus Non Bombe ma Solo Caramelle 

CONFERENZA STAMPA
sabato 28 agosto alle 11 presso la sede della Regione Friuli VG  in Piazza Oberdan a Trieste.


<< Inutile sottolineare l’estrema attualita’ di questi dibattiti, anche in relazione alle ripercussioni che potranno avere sul lavoro e sui diritti dei lavoratori in Italia le dichiarazioni dello scorso 21 luglio da parte di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, relative ad un ventilato spostamento delle produzioni di auto da Mirafiori agli ex stabilimenti della Zastava di Kragujevac, ora diventati Fiat Auto Serbia.

Speriamo di potervi vedere numerosi!!!

Un cordiale saluto
Gilberto Vlaic (Non Bombe ma Solo Caramelle ONLUS)
Trieste, 22 agosto 2010 >>



(italiano / deutsch)

Kosovo: Präzedenzfall mit weitreichenden Folgen?

1) Ricatto alla Serbia, tra Pristina e Kragujevac (Ennio Remondino, il manifesto)

2) Zwei Artikeln aus Neues Deutschland - mit einem Kommentar von K.Trümpy:
Präzedenzfall mit weitreichenden Folgen (H. Hofbauer) / Trennung als einzige Alternative (N. Mappes-Niediek)

(Sulla inconcludente decisione della Corte dell'Aia a proposito della secessione etnica kosovara si veda anche:


=== 1 ===


"Il manifesto" del 19-8-2010 p. 9

Ricatto alla Serbia, tra Pristina e Kragujevac

di Ennio Remondino 

La partita balcanica in questo periodo, letta con calma, suggerisce una sorta di conto finale presentato alla Serbia sconfitta, con risarcimento di consolazione per cercare di tenersela amica. Dare-avere. Ti porto definitivamente via il Kosovo e i suoi monasteri ortodossi, salvo qualche territorio marginale da contrattare, e ti risarcisco con la nuova produzione della monovolume Fiat nell'affamata Kragujevac. Che il conto auto lo paghi la banca europea e la stessa Serbia, oltre ai lavoratori di Mirafiori o di Pomigliano, è un dettaglio. Come è rimasto dettaglio per 10 anni il numero di operai della Zastava uccisi dai bombardamenti Nato del 1999. Il Kosovo indipendente albanese è volontà americana con avallo complice di parte europea. La delocalizzazione Fiat in Serbia è puro e semplice ricatto antisindacale, ma, data l'attuale dimensione Fiat, anche questo è messaggio planetario. Cuochi diversi ma sempre la stessa frittata. Fatto a pezzi il diritto internazionale consolidato da parte dalla Corte di giustizia internazionale che si inchina al fatto compiuto. Frittata nelle conseguenze secessioniste che troveranno legittimazione in tutto il mondo, frittata industriale nel delicato rapporto tra impresa e lavoratori che colpisce l'Italia ma che punta ad educare quello che resta del mondo operaio nell'occidentale dei diritti sindacali. 
Il Kosovo etnico albanese secessionista, riconosciuto indipendente da un terzo soltanto del Paesi Onu, diventa di colpo uno Stato «indipendente, democratico, unito e multietnico». Parola del vicepresidente Usa Joe Biden, con la benedizione a seguire della Corte internazionale. Audace piroetta sui confini labili tra diritto e politica. Vince la logica della realpolitik definita sempre dal più forte. La giravolta della Corte Internazionale riporta alla memoria l'altro miracolo imposto da oltreoceano a metà del 1998, otto mesi prima delle bombe umanitarie della Nato sulla Jugoslavia. Sino a maggio gli episodi di violenza contro il governo di Belgrado era condotti dall'organizzazione «terrorristica» dell'Uck: parola dell'allora inviato Usa per i Balcani Christopher Hill. A giugno, magia d'estate nella caricatura del famoso «contrordine compagni», i «terroristi» si trasformano prima in «ribelli» e poi in «partigiani». Sempre per indicazione atlantica. Cosa sia accaduto prima, durante e dopo i tre mesi di bombardamenti è materia di verità ufficiali taroccate e di verità scomode mai svelate compiutamente. 
In un parere giuridico contrastato al suo interno, la Corte internazionale afferma che la secessione proclamata da Pristina il 17 febbraio del 2008 è coerente con la risoluzione 1244 delle Nazioni Unite. Perché, ovviamente, il Consiglio di Sicurezza s'era ben guardato dall'usare la parola «secessione», anche solo per vietarla. Cosa sia il Kosovo, nonostante le cronache inesistenti, è cosa nota. Forti ingerenze criminali all'interno stesso dello Stato, criminali di guerra non perseguiti, forte caratterizzazione etnica anti-serba, forma della democrazia dai risultati molti incerti, unità territoriale di fatto inesistente. Lo documentano i ripetuti documenti riservati dei militari Unmik e dei civili di Eulex. Lamberto Zannier, rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Kosovo avverte. «C'è sempre il rischio che una scintilla possa innescare un processo di crisi sul terreno, difficilmente gestibile da parte della comunità internazionale». Traduzione dalla prudenza diplomatica. La sentenza della Corte aumenterà certamente le tensioni interetniche e la comunità internazionale, in via di smobilitazione, non sarebbe in grado di gestirle.
Le cronache più attente accennano ora al timore di contagio sui movimenti separatisti diffusi nel mondo. Leggo di baschi, corsi, ceceni, abkazi. Elenco con lo sconto. Solo per la nostra autoreferenziale Europa, mi verrebbe da pensare, oltre che a Spagna, Francia e Russia, al Belgio di fiamminghi e valloni, agli ungheresi e ai rumeni mischiati tra loro dai confini di Yalta, alle minoranze russofone nei Paesi baltici, all'Ucraina. A lavorarci un po' sopra, ne verrebbe fuori una lista da capogiro. Poi ci sono, ignorati come sempre, gli stessi Balcani. La Bosnia multietnica imposta dal cessate il fuoco di Dayton. Altra politica internazionale allora, quando i confini nazionali preesistenti erano considerato intangibili. Dopo il Kosovo non più. Si agitano i serbo-bosniaci di Banja Luka che a Sarajevo preferirebbero Belgrado. Sono inquieti i croati erzegovesi di Mostar. Si agitano e spesso sparano gli albanesi del nord Macedonia che, col loro 25% di popolazione, controllano di fatto tutto il territorio ai confini col Kosovo e con l'Albania. Inquietudini albanesi anche nelle vallate serbe di Presevo e Bujanovac e lungo la sponda montenegrina tra Dulcigno e il lago di Scutari.
Problemi vecchi e noti, tenuti in sonno con la vaga promessa di un futuro Eldorado nell'Unione europea senza frontiere. Frottole ormai trasparenti. Al massimo un visto di libera circolazione Schengen, qualche privilegio commerciale, qualche delocalizzazione industriale nell'interesse dell'imprenditoria comunitaria in cerca di sconti sul costo del lavoro e sui diritti sindacali. Di allargamento prossimo futuro, fatta forse eccezione per la Croazia, non se ne parlerà per un bel pezzo. Con un nuovo e intraprendente protagonista che si affaccia sull'area. La Turchia che, snobbata dall'Unione, torna con credibilità politica e forza economica nei Balcani delle sue memorie imperiali ottomane. Bastava essere l'11 luglio a Srebrenica, in Bosnia, nella ricorrenza del massacro. Onu, Stati Uniti e Ue assenti. L'impressione è quella di politici occidentali che si credono statisti, pensando forse di potersi scegliere l'islam più rassicurante da avere in casa. Fuori dalla porta però. Di una diplomazia europea che crede di condurre una gigantesca partita a Risiko. Salvo accorgersi presto, temo, che era stato loro concesso soltanto il gioco dell'oca.


=== 2 ===

-------- Original-Nachricht --------
Datum: Sat, 14 Aug 2010 08:44:33 +0200
Von: "Y.&K.Truempy" 
Betreff: Kosovo: Präzedenzfall mit weitreichenden Folgen?

Die Unabhängigkeit des Kosovo ist Gegenstand von zwei zeitgleich erschienenen Artikeln mit gegensätzlichen Standpunkten (...)

Realistisch und nachvollziehbar der Standpunkt von H.Hofbauer, wonach der pseudo-unabhänge Kosovo vor allem den geostrategischen Interessen der US-Amerikaner dient. Er sieht den Kosovo als westliches Protektorat. Unrealistisch erscheint jedoch seine Einschätzung, wonach durch die nachträgliche Legitimierung der (formalen) Unabhängigkeits-Erklärung durch den Internationale Gerichtshof (IGH) im Juli dieses Jahres, weltweit weitreichende Folgen für die Unabhängigkeits-Bestrebungen anderer Völker resultierten. 

Für Norbert Mappes- Niediek ist die Unabhängigkeit Kosovos unausweichlich, was durch die Parallele zur Kolonialgeschichte im Verhältnis zwischen Serbien und Kosovo unausweichlich sei. Den Kosovo, der als die Wiege Serbiens gilt, als serbische Kolonie zu bezeichnen, ist nur schon angesichts der unzähligen mittelalterlichen serbischen Sakralbauten im Kosovo (unzählige wurden nach 1999 zerstört), einigermassen hirnrissig. Diese im Grunde genommen unterwürfige koloniale Sichtweise wird von vielen Albanern geteilt. Hingegen ist seine zynische Auffassung, man soll nicht zu genau fragen, woher die Subjekte des Völkerrechts ihre Legitimität nehmen, realistisch. Diese "Legitimität" ergibt sich schlussendlich aus den Interessen und dem Recht des Stärkeren.

K.Trümpy, ICDSM Schweiz

---
---

Präzedenzfall mit weitreichenden Folgen


Von Hannes Hofbauer

NeuesDeutschland, 13.08.2010


Am 22. Juli 2010 hat der Internationale Gerichtshof (IGH) die kosovarische Unabhängigkeitserklärung vom 17. Februar 2008 für rechtens erklärt. De facto ist er damit der US-Position sowie der Mehrheit der EU-Staaten gefolgt, die vor der Abspaltung Kosovos von Serbien versucht hatten, über die UNO eine »überwachte Unabhängigkeit« ausrufen zu lassen. Dies scheiterte an Russland. Den Ahtisaari-Plan implementierten USA und EU-Mehrheit daraufhin im Alleingang.

De jure gilt weiterhin die UN-Resolution 1244, die Kosovo als Bestandteil Jugoslawiens bzw. Serbiens garantiert. Der als Kolonialverwalter eingesetzte »Hohe Repräsentant« der UNO regiert das Land offiziell statusneutral. Der IGH-Spruch beschränkte sich auf die Einschätzung der Unabhängigkeitserklärung. Er machte keine Aussagen über das Recht auf Sezession. Spitzfindig interpretiert hat der IGH bloß festgestellt, dass die vom Parlament in Pristina ausgerufene Selbstständigkeit nicht gegen internationales Recht verstoßen hat, obwohl sie nicht vom zuständigen »Hohen Repräsentanten« bzw. seiner Hoheitsverwaltung ausgesprochen wurde. Dieser Widerspruch ist auffallend.

Die Anrufung des IGH und die damit einhergehende Internationalisierung der Frage wurde von Belgrad vorangetrieben. Sich nach dem Spruch auf die Losung »Kosovo ist serbisch« zurückzuziehen, wie sie vom Außenministerium zu hören war, kann die Defensive, in die Serbien geraten ist, nicht überwinden. Ganz zu schweigen vom fragwürdigen Umgang mit der kosovarischen Wirklichkeit, wo 90 Prozent der Bevölkerung – die Albaner eben – keine serbische Hoheit über das Land akzeptieren.

Geopolitisch hat der IGH-Spruch wesentliche Auswirkungen. Im seit den 1990er Jahren tobenden Meinungsstreit zwischen völkerrechtlichen und menschenrechtlichen Lösungsansätzen von Krisen hat sich der IGH eindeutig positioniert. Der völkerrechtswidrige NATO-Angriff auf Jugoslawien am 24. März 1999 war ja in der Kriegspropaganda der Westallianz für die Menschenrechte der Albaner geführt worden. Und beendete gleichzeitig die Ära des kodifizierten Völkerrechts, wie es z. B. in der KSZE-Schlussakte ausführlich festgelegt worden war. Je nach Bedarf postulierte und mithin instrumentalisierbare »Menschenrechte« müssen seither als Legitimation für Waffengänge (z. B. auch in Afghanistan) herhalten.

Vorbildcharakter hat die gegen den Willen Belgrads erfolgte Unabhängigkeitserklärung Kosovos auf Sezessions- und Unabhängigkeitsbewegungen sonder Zahl. Im zerfallenen Jugoslawien ist es sowohl den Serben in der »Republika Srpska« als auch den Albanern in Makedonien nun schwerer zu erklären, warum sie sich nicht Serbien anschließen bzw. aus ihrem Staatsverband lösen sollten. Ganz zu schweigen von den Serben in Nordkosovo, die jede Verwaltung aus Pristina ablehnen. Doch der Präzedenzfall reicht über den Balkan weit hinaus. Schon hat sich die Führung von Transnistrien gemeldet und Anspruch auf dieselbe Behandlung wie Kosovo angemeldet. Immerhin existiert in Tiraspol seit fast 20 Jahren eine von Moldawien unabhängige Administration. An den Rändern Georgiens hatte bereits die Anerkennung Kosovos durch westliche Staaten dazu geführt, dass Moskau seinerseits Abchasien und Südossetien als unabhängige Staaten anerkannt hat.

Vor dem Schattenboxen um die Einschätzung des IGH-Spruchs kann man leicht die Tatsache übersehen, dass Kosovo mitnichten unabhängig ist. Das war auch von den USA gar nicht beabsichtigt. Militärisch sowieso. Mit Camp Bondsteel hat sich das Pentagon die größte Basis in Europa aufgebaut. Aber auch die zivile Administration liegt offiziell in fremden Händen. Laut Verfassung steht der »Hohe Repräsentant« über Regierung und Parlament. Politische und wirtschaftliche Selbstbestimmung findet nicht statt. Die Nutznießer dieser »überwachten Unabhängigkeit« sind vor allem die Kolonisatoren selbst, die zu Zig-Tausenden ihre Konten füllen: Unter Kürzeln wie NATO/KFOR, UNMIK, EULEX und Hunderten NGOs bietet sich ein breites Experimentierfeld in militärischer, juristischer und verwaltungstechnischer Hinsicht. Sie alle leben bestens von den ungeklärten Verhältnissen, für deren Klärung sie sich vermeintlich im Land befinden.

Serbiens Plan von 2007, territoriale Integrität zu bewahren und gleichzeitig substanzielle Autonomie des Kosovo zu gewähren, wird mittlerweile nicht einmal mehr in Belgrad durchgehend ernst genommen. Die Vernunft würde eine Trennung entlang des Flusses Ibar nahe legen. Damit müsste ein Entkolonialisierungsschub einhergehen. Doch einer solchen Zukunft stehen mehrere Hindernisse im Weg: die Regierung in Pristina als verlängerter Arm der US-Außenpolitik und jene in Belgrad als zunehmend am Gängelband der EU befindliche; sowie die dahinter liegenden Interessen in Washington und Brüssel, wobei die EU noch in ihren eigenen Reihen mit Abweichlern zu kämpfen hat. Der vollständige Rückzug Russlands aus der Planungsgruppe schwächt zudem jene Kräfte in Serbien, die ihr Heil nicht im demütigen Bitten um eine EU-europäische Randständigkeit erblicken.

Von Brüssel ausgestreute Andeutungen in Richtung EU-Mitgliedschaft sind für Kosovo unseriös. Die EU, die ohnedies über die Währungs- und Privatisierungshoheit verfügt, wird sich hüten, mit geopolitischen Interessen der USA zu kollidieren. Der Status quo ist für beide praktisch, auch wenn er auf dem Rücken der albanischen und serbischen Bevölkerung ausgetragen wird.


Hannes Hofbauer, 1955 in Wien geboren, ist Verleger und Publizist. Er veröffentlicht regelmäßig Beiträge in »Neues Deutschland«. Vor zwei Jahren ist von Hofbauer im Promedia Verlag das Buch »Experiment Kosovo. Die Rückkehr des Kolonialismus« erschienen.


---


Trennung als einzige Alternative


Von Norbert Mappes-Niediek

NeuesDeutschland, 13.08.2010


Die Unabhängigkeit Kosovos war unausweichlich; dem trägt das Gutachten der Haager Richter Rechnung. Das ist kein moralisches Urteil über die Berechtigung des Kampfes für die Unabhängigkeit. Auch ist damit nicht gesagt, dass die Republik Kosovo als Staat ein Erfolg wird. Das würde man zum Beispiel von vielen afrikanischen Staaten auch nicht behaupten. Trotzdem glaubt niemand, dass die Kolonialherren besser dort geblieben wären.

Überhaupt erhellt die Parallele zur Kolonialgeschichte das Verhältnis zwischen Serbien und Kosovo noch am besten. Wie die Briten oder die Franzosen in Afrika hat Serbien 1912/13 ein wirtschaftlich rückständiges Gebiet mit einer a-nationalen Bevölkerung in einem Feldzug unter seine Kontrolle gebracht. Im Königreich Serbien und später im Königreich Jugoslawien war die albanische Bevölkerungsmehrheit für die Serben eine Gattung von »Vor-« oder »Urmenschen«, die jedenfalls nicht mittels individueller Bildung auf den Stand der anderen gebracht werden konnten. Im kommunistischen Jugoslawien hat sich daran zunächst wenig geändert. Die Bildungs- und Aufbauleistung der Jahre zwischen 1966 und 1980 kam für eine Integration schon zu spät und reichte gerade aus, um das Gegenteil zu erreichen: Sie rief den albanischen Nationalismus hervor.

Noch heute tragen die Ansichten von Serben und Albanern über einander deutlich den kolonialen Stempel. Die Albaner seien im Grunde schlicht und gutartig, würden aber von »Halbgebildeten« aufgeputscht, ist die Meinung in Belgrad. In Pristina dagegen sind die Serben noch immer das heimliche Vorbild. Anders als durch Trennung ließ sich dieses komplexe Verhältnis nicht lösen. Wer es nicht glaubt, möge bei Frantz Fanon nachlesen, dem Denker der Entkolonialisierung. Ein Blick auf die Entkolonialisierung lehrt auch, dass kreative Zwischenlösungen, Dominien oder völkerrechtliche Mandate die Misere bloß verlängern.

Ist denn die Unabhängigkeit Kosovos nicht aber ein gefährlicher Präzedenzfall für instabile Staaten, etwa im Kaukasus, in Afrika oder Lateinamerika? Kaum. Das Völkerrecht regelt (ungeachtet seines Namens) die Verhältnisse zwischen Staaten, nicht die zwischen Völkern. Wie Staaten zustande-kommen, liegt außerhalb seines Blickfelds. Das ist auch gut so: Das vielfach gebeugte und missbrauchte Völkerrecht leidet schon so unter Legitimitätsproblemen. Würde es sich auch noch ein Urteil über innerstaatliche Konflikte anmaßen, würde es entweder zu einem gefährlichen Manipulationsfaktor oder einfach zur Lachnummer.

Die Furcht vor der Vorbildwirkung hält einige europäische Staaten, allen voran Spanien, davon ab, die Unabhängigkeit Kosovos anzuerkennen. Am spanischen Beispiel lässt sich die geringe Reichweite des Präzedenz-Arguments gut illustrieren: Mit Kosovo haben die zentrifugalen Bestrebungen von Basken oder Katalanen, ihre Stärke und ihre Radikalität nichts zu tun. Ein Kosovo, dem man die Unabhängigkeit verweigern würde, könnte baskische und katalanische Separatisten allenfalls für eine Weile resignieren lassen: Die Erklärung der Unabhängigkeit, könnten sie denken, ist keine Option, weil ihr neuer Staat sich dann wie Taiwan ins völkerrechtliche Niemandsland stellen würde. Das demokratische Spanien könnte aber mit bloßer Resignation eines Bevölkerungsteils nicht existieren. Es muss so oder so um die Anerkennung aller seiner Bürger werben. Und wenn es hart auf hart käme, würden Basken und Katalanen das Schicksal des »undefinierten« Taiwan dem eines polizeilich und militärisch fremdkontrollierten Landesteils, wie Kosovo es war, wohl allemal vorziehen.

Möglich ist allerdings, dass jetzt auch fragwürdige, mafiös kontrollierte Gebilde wie Transnistrien, der Osten der Republik Moldau, mit mehr Erfolg nach völkerrechtlicher Legitimität trachten könnten. Aber selbst das wäre nicht unbedingt ein Unfall, denn gerade für solche Fälle wurde das Völkerrecht ja erfunden: Mächtige mit Macht aus fragwürdigen Quellen werden in ein internationales Rechtssystem eingebunden, damit sie einander nicht länger regellos bekämpfen. Machtzentren, die ein-ander jede Legitimität absprechen, erkennen einander an. Gerade wer die Prinzipien des Völkerrechts gegen den Pseudo-Moralismus der Ära Bush verteidigen will, sollte nicht zu genau fragen, woher die Subjekte des Völkerrechts ihre Legitimität nehmen.

Die territoriale Integrität von Staaten ist nach wie vor ein hohes Gut; mit Formeln wie der, dass »jedes Volk seinen Staat« haben müsse, macht man es sich zu leicht. Aber der Güter höchstes ist die territoriale Integrität nicht mehr. In den letzten zwanzig Jahren haben die Menschenrechte als Legitimationsquelle für einen Staat an Bedeutung gewonnen. Die Zeiten, da ein Staat mit seinen Subjekten, den »Unterworfenen« also, nach Gutdünken verfahren konnte, sind vorbei. Kein Staat kann es mehr als »Einmischung in die inneren Angelegenheiten« zurückweisen, wenn von außen Einfluss auf die öffentliche Meinung genommen wird. Solche Einflüsse sind im Zeitalter des Internet allgegenwärtig; abwehren lassen sie sich nur noch mit totalitärer Herrschaft. Dass mächtige Staaten ihre Macht nutzen und Druck ausüben, wie es im Fall Kosovo natürlich der Fall war, hat kein Völkerrecht je verhindert.

Nach dem Kosovo-Gutachten muss man in der Tat erwarten, dass Separatisten sich ermuntert fühlen. Staaten werden es entsprechend weniger leicht finden, die gewaltsame Unterdrückung von Minderheiten international zu legitimieren. Sie werden andere Wege finden müssen, ihre Bürger bei der Stange zu halten.


Norbert Mappes-Niediek, Jahrgang 1953, ist seit fast 20 Jahren freier Südosteuropa-Korrespondent. Er arbeitet zurzeit für zahlreiche deutschsprachige Zeitungen, darunter die »Frankfurter Rundschau«, die »Berliner Zeitung« und »Der Standard«. Als Buch erschien von Mappes-Niediek u. a. »Balkan-Mafia. Staaten in der Hand des Verbrechens – Eine Gefahr für Europa« im Ch. Links Verlag.