Informazione


Via le atomiche USA dalle basi in Europa. A dirlo questa volta è il governo belga. Si accentua la crisi della NATO?

a cura della redazione di www.contropiano.org

Si accentua la crisi della NATO? Prima l'impasse in Afghanistan, poi la crisi di governo in Olanda proprio sulla missione in Afghanistan. Adesso si sta aprendo un altro capitolo rilevante nelle relazioni tra Europa e USA nell'ambito dell'Alleanza Atlantica. Il governo belga di Yves Leterme, con una lettera aperta si è fatto portavoce di altri 4 paesi aderenti al Patto Atlantico: Olanda, Germania, Norvegia e Lussemburgo ed ha posto il problema dello smantellamento di circa 200 bombe atomiche della USA presenti nelle basi militari NATO sparse in Germania, Belgio, Italia, Turchia.

La richiesta resa pubblica dal governo del Belgio, ha preso le mosse da una lettera aperta pubblicata sui giornali belgi e nella quale due ex premier e due ex ministri degli esteri di schieramenti diversi sollecitano la necessita' di adattare la politica nucleare alle nuove circostanze, vista la fine della guerra fredda. Paesi come l'India, il Pakistan e la Corea del nord si sono gia' affacciati sullo scenario degli armamenti nucleari e altri come l'Iran potrebbero unirsi, affermano gli ex premier Jean Luc Dehaene, cristiano-democratico, e Guy Verhofstadt, liberale, insieme agli ex ministri degli Esteri Luis Michel, liberale, e Willy Claes, socialista e anche ex segretario generale della Nato. ''E' impossibile rifiutare agli altri Stati di acquisire armi nucleari se ne abbiamo noi'', argomentano i quattro esponenti politici belgi secondo i quali ''le armi nucleari tattiche americane in Europa hanno perduto tutta la loro importanza militare''. Il riferimento alla crisi con l'Iran sulla questione nucleare appare piuttosto evidente. Ad essere favorevole allo smantellamento da tempo è anche il cancelliere tedesco Angela Merkel che già nell’ottobre scorso, dopo la sua rielezione, pose come uno dei primi obbiettivi lo stoccaggio delle armi nucleari ancora presenti sul territorio tedesco. Proprio l’impegno della Germania potrebbe avere un peso importante, dato che ospita un gran numero di quelle armi. La richiesta prevede la rimozione delle armi nucleari dal territorio europeo “appartenenti ad altri Stati membri della NATO" cioè gli USA. 

 L’obbiettivo principale del documento è quello di aprire un dibattito sulla denuclearizzazione in vista della conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare che si terrà a maggio a New York. L’iniziativa del Belgio è molto importante per fare un passo in direzione del disarmo nucleare. A doversi pronunciare su questo è anche il governo italiano che ospita alcune decine di ordigni nucleari nelle basi militari NATO di Ghedi ed Aviano. Sono preoccupate infatti le reazioni dei circoli atlantici italiani. "Queste armi sono troppo obsolete ed inadatte allo scopo, e potrebbero quindi essere ritirate, Ma non propongono di sostituirle con altri sistemi offensivi, bensì con maggiori sistemi difensivi antimissili ed antiaerei" commenta piuttosto preoccupato Stefano Silvestri  il presidente di un organismo filo-NATO l'Istituto Affari Internazionali. "In una situazione in cui le divergenze politiche tra europei ed americani si allargano, a cominciare proprio da quell’Afghanistan dove la Nato si sta giocando la propria credibilità e forse il proprio futuro, siamo sicuri di poter tranquillamente rinunciare anche solo ad un due di briscola?". Il "due di briscola"  in questione sarebbero proprio le armi nucleari presenti nelle basi disseminate in Europa e il  ritiro del contingente olandese. L'allarme di Silvestri è emblematico della crisi che si va accentuando dentro la NATO anche alla luce della crisi di governo in Olanda avvenuta proprio sul mantenimento del contingente militare nell'operazione militare della NATO in Afghanistan.


www.contropiano.org



(english / italiano)

FIAT Auto Serbia espropria la Zastava

1) Notizie (parecchio brutte) da Kragujevac (G. Vlaic) / Fiat Automobiles Serbia takes over Zastava workers

2) Guerre fra poveri? (lettera pubblicata su Il Manifesto)

3) More on the social massacre in Serbia (segnalazioni a cura di G. Vlaic):
- “Pensions key to changes” (congelare le pensioni: è l'imposizione del FMI in cambio del prestito usurario)
- Government: IMF agreement implemented (congelare i salari: altra imposizione del FMI in cambio del prestito usurario)
- Administrative redundancies to begin January (tagli nella pubblica amministrazione)
- "Layoffs in public sector as of February" (licenziare 8500 dipendenti della pubblica amministrazione)

4) Profilo di Bozidar Djelic
vicepresidente del Governo, è uno dei protagonisti dell'attuale massacro sociale in Serbia

File audio: 
INTERVISTA A RAJKA VELJOVIĆ del Samostalni Sindikat, Zastava Kragujevac
rilasciata alla trasmissione Voce Jugoslava su Radio Città Aperta il 23 febbraio 2010

Per le informazioni su alcuni episodi dei mesi precedenti si veda:

Sulle attività di solidarietà con i lavoratori della Zastava di Kragujevac si veda:
da dove si possono scaricare le relazioni della onlus "Non bombe ma solo caramelle", che forniscono un quadro dettagliato della situazione sociale, economica e sindacale.


=== 1 ===

Da: "Gilberto  Vlaic" <gilberto.vlaic @ elettra.trieste.it>
Data: 01 febbraio 2010 22:45:04 GMT+01:00
Oggetto: Notizie (parecchio brutte) da Kragujevac

Care amiche, cari amici, oggi 1 febbraio 2010 la FIAT si e’ ufficialmente impossessata della fabbrica auto Zastava a Kragujevac, che d’ora in avanti dovrebbe chiamarsi Fiat Auto Serbia.
Ho appena parlato al telefono con Rajka Veljovic, dell’ufficio adozioni a distanza del Sindacato Samostanli e mi ha descritto una situazione drammatica.
La FIAT ha mantenuto in produzione con contratto a tempo determinato di due mesi 500 operai e con contratto di tre mesi cento impiegati; sul contratto non e’ indicato il valore del salario. I giornali Novosti e Politika ipotizzano oggi che il salario medio sara’ di 250 euro.

Gli altri lavoratori, oltre 2000, sono fuori dalla fabbrica e per loro si e’ genericamente parlato di cassa integrazione, ma al momento senza alcuna precisazione.
Il Sindacato non ha da oggi alcuna agibilita’ in fabbrica.
La situazione che si va delineando e’ la piu’ drammatica vissuta da questi lavoratori dai bombardamenti della NATO sulla loro fabbrica nel 1999.
Sostenere poi (come fanno alcune trasmissioni televisive italiane ed alcuni giornalisti) che in questo momento i lavoratori serbi stanno di fatto togliendo il lavoro agli operai italiani è inaccettabile.
Non è alimentando guerre fra poveri che si battono le politiche liberiste e selvagge del nostro tempo.
Da parte nostra cercheremo di portare a questi lavoratori tutta la nostra solidarieta’ materiale, come abbiamo fatto sempre in questi dieci anni.
Vi terremo informati delle evoluzioni della situazione.

Un cordiale saluto
Gilberto Vlaic
Trieste, 1 febbraio 2010

---

B92 News Business & Economy Business & Economy
1 February 2010 | 14:08 | Source: Tanjug

FAS takes over Zastava workers

KRAGUJEVAC -- First 1,000 Zastava Cars workers today started signing employment contracts Fiat Automobiles Serbia (FAS).
This move was determined with the contract between Italian company and the Serbian government.
Temporary employment contracts are currently being signed in different parts of Zastava plant, and workers are getting acquainted with Fiat Group Code of Conduct, said president of the Zastava factory's independent trade union Zoran Mihajlovic.
Pointing out that there is no official list of the workers that will move to the new company, Mihajlovic  said that the first group was chosen among the workers that have been assembling Fiat's Punto model since April 2009.
After FAS takes over the first 1,000 workers, Zastava plant will be left with 1,600 employees, Mihajlovic said, adding that at least 1,000 of them will be engaged this year in the disposing of old equipment and the plant's preparations for the installment of modern automotive industry technologies.


=== 2 ===

Guerre fra poveri?
 
(lettera pubblicata su Il Manifesto a inizio febbraio)

In merito alla trasmissione di Anno Zero, andata in onda il 28 gennaio 2010, ci sentiamo di dover esprimere il nostro disaccordo per come sono stati trattati la Serbia e i lavoratori serbi, in particolare quelli della Zastava di Kragujevac, dove la Fiat sta spacciando per investimento una semplice operazione di facciata.
Attualmente la Fiat non ha speso un centesimo di investimento in Serbia ma ha solo costituito un fondo a suo nome che non è ancora stato toccato.
I fondi, finora, sono venuti dal solo governo serbo, mentre gli unici effetti di questo solo in apparenza filantropico interesse, è stato quello di veder licenziati in modo definitivo migliaia di lavoratori che della Zastava sono stati, per anni, i veri finanziatori, con il loro lavoro, soprattutto durante e dopo i bombardamenti del 1999 quando, in modo commovente, fra macerie e fuoriuscite di materiale tossico cercarono comunque di non abbandonare e di rimettere in sesto quello che era il loro luogo naturale di lavoro e di sostentamento per le proprie famiglie.
Vedere come alcune interviste abbiano fatto passare il messaggio che questi lavoratori serbi (che molti colleghi italiani hanno conosciuto e anche aiutato in questi terribili anni di dopoguerra), stanno di fatto togliendo il lavoro agli operai italiani, è inaccettabile.
La Fiat non va in Serbia a creare occupazione, ma a fare le stesse cose che sta facendo in Italia! E le conseguenze che anche i nostri lavoratori pagano, sono figlie del disastro di una politica estera che ha ridotto i paesi dell’est alla fame! Questo i nostri lavoratori dovrebbero saperlo da tempo. Le guerre si fanno anche per garantire i profitti del capitalismo e non è alimentando guerre fra poveri che si combatte il liberismo selvaggio dei nostri giorni.
Speriamo e contiamo, francamente, in un intervento chiarificatore di Santoro, che sappiamo molto sensibile al tema della guerra alla ex Jugoslavia.

Alessandro Di Meo (Un Ponte per...) - seguono numerore altre adesioni


=== 3 ===
B92 News Politics Politics
8 February 2010 | 09:51 | Source: Tanjug, Vecernje Novosti

“Pensions key to changes”

BELGRADE --  Economic expert Jurij Bajec said that the key topic in the IMF talks will be pensions.
He said that there must be discussion of a solution that will enable in the long-term, a smaller amount of assets to be set aside from the budget for filling the pension fund.
The International Monetary Fund (IMF) mission arrives in Belgrade on Monday for the third revision of the stand-by arrangement with Serbia.
IMF officials are expected to hold talks with government and central bank officials for the next two weeks.
Bajec, who is an economic advisor to the prime minister, said that pensions must be discussed with the IMF.
“It is certain that we are close to changes that will bring improvements. Sometimes it will be felt right away, and sometimes in the long-term,” he told daily Vecernje Novosti.
He stressed that it is good for the reform of the pension system that Serbia has decided to treat those with beneficiary employment years restrictively, and to make conditions for entering retirement realistic, which was one of the demands of the IMF and World Bank.
Bajec stated that the IMF recommended not to be late with the implementation of the realization of cutting the numbers of the state administration, which he said he agrees with, adding that being late with the operative implementation of a law can only do damage to the government, because it is paying wages to those that need to be receiving severance pay.
However, he said that he believes that the rationalization will be finished soon.
“It is certain that the question of unfreezing pensions and wages in the public sector will not be possible until significant economic recovery is achieved. In order for that to be discussed, economic activity must show serious signs of a revival,” Bajec said.
Eight months ago, the IMF approved loan of EUR 2.9bn for strengthening the foreign currency reserve, and Serbia has thus far withdrawn about EUR 1.1bn.
The third tranche of EUR 350mn will depend on the IMF’s next report.
The National Bank of Serbia has a plan to withdraw the tranche in May. Serbia is obligated to decrease the wages of budget users, which correlates to freezing wages and pensions in the public sector.
The agreement also calls for making unnecessary workers in the state administration redundant and adopted a new law for the pension-disability insurance system.

---

9 February 2010 | 09:57 -> 17:13 | Source: B92, Beta

Government: IMF agreement implemented

BELGRADE -- An International Monetary Fund (IMF) mission, led by Albert Jaeger, began its visit to Serbia today with meetings with the country's top officials.
"It has been confirmed at the meeting between Prime Minister Mirko Cvetkovic and Finance Minister Diana Dragutinovic and the IMF mission that all elements of agreement are implemented," the government said in a statement.
“The IMF representatives have determined that the negative consequences of the economic crisis in Serbia in 2009 were alleviated by the government’s measures and that our country has ended last year with better macroeconomic indicators than other Eastern European countries,” the announcement reads.
During the IMF mission’s visit to Belgrade, which will last until February 23, the monetary and macroeconomic trends and implementation of the agreed measures will be reviewed.
As a part of the regular annual consultations which are conducted simultaneously with the revision of the EUR 2.9bn loan arrangement, a medium-term strategy of Serbia's economic policy will be also be analyzed, it has been announced.
Another issue under the microscope during the meetings will be competitiveness and stability, as well as sustainability of the country’s foreign debt.
The IMF mission started its visit today with an introductory plenary meeting at the National Bank of Serbia (NBS).
On May 15, 2009 the IMF approved EUR 2.9bn loan for strengthening of the country's foreign exchange reserves, and two tranches, totaling EUR 1.12bn, have been withdrawn so far.
The withdrawal of the third installment worth EUR 350mn will depend on the IMF mission’s new report, that will be complied after the current visit.
The central bank’s plan is to make the transaction in May of this year.
According to the agreement Belgrade has with the IMF, Serbia is obligated to cut expenditures set aside for budget users, meaning that these salaries, just like pensions, must remain frozen in 2010.
The agreement also envisages downsizing of the state administration and adoption of a new law regulating pension and disability insurance issues.
NBS Governor Radovan Jelasic stated that he was a moderate optimist that the talks with the IMF would be successful.
“Like in the past nine years, there are some agreed upon obligations, which have not been completely fulfilled, and that will be discussed,” he said.
During the regular third revision of the current loan arrangement, the IMF delegation will assess the economy and the macroeconomic situation in Serbia in the middle and long terms, the central bank governor said.
He pointed out that the main topics during the next two weeks would be ways to reduce public expenditure and increase investments, including production and export.
The governor stressed that the government had assumed the obligation to reform the pension system and cut down appropriations for the earnings of the budget users.
According to Jelasic expert teams of the government and the IMF will discuss this in detail during the next few days.
If the IMF report were to be positive, according to the governor, Serbia should withdraw a third tranche from the worth EUR 350mn, which would meet the 300 percent of Serbia’s quota in the IMF, which brings with it minimum interest rate.
“We are hoping that the remaining funds from the loan will not be necessary, because an additional two percent interest rate is paid for them,” he said.
Ahead of the meetings today, economic analyst Goran Nikolic said that he expects the government's talks with the IMF to be successful, because the readiness was seen for a start in the reforms of the pensions system, which was what interested the Washington delegation the most.
“There are two elements in question, subsidized length of service and the future model by which pensions will be harmonized. This is expected to be organized according to consumer products and cost of living, with corrections to be made if the gross domestic product is greater than four percent, to influence the pensions as far as their increases are concerned, by a growth of four percent,” Nikolic said.
During the IMF mission’s stay, which is expected to last until February 23, new fiscal, monetary and macroeconomic corrections and the realization of already agree structural measures will be discussed.
Nikolic expects that the IMF will also ask for guarantees from the government for budget holes being filled as promised.
“As far as the exchange rate of the dinar is concerned, the IMF is only concerned with its stability,” he added.
He said that it is enough to see industrial increases in one three-month period for announcing the end of the recession, and claimed that some economic growth can be expected.
Despite this prognosis, Nikolic said that the people will not be living any better, adding that wages will not increase and there will be an increase in the inflation rate as well.

---

26 December 2009 | 10:13 | Source: Večernje novosti

Administrative redundancies to begin January

All state institutions are working intensively on the systematization of jobs, however, the redundancies will not come before the New Year, government sources said.
The government has also adopted all sub-laws this week that will enable the passing of the law for determining the maximum number of employees in the state administration.
Quotas have also been adopted determining the maximum number of employees in every institution of the state administration individually.
In total, the number of employees in the state administration will be decreased by about 12 percent.
The most serious cuts will be made in the Foreign Affairs Ministry, in which 130 people will be made redundant. There are 1,110 current employees of that ministry.
The budget administration which currently has 1,138 employees will cut 52 jobs and the geodetic bureau will decrease its number of employees from 2,390 to 1,880.
Another 110 employees of the Privatization Agency will lost their jobs, along with 24 employees of the Agency for Medicines, and 45 employees of the Economic Register Agency.
On the other side, the government decided to increase the number of employees in the Ministry for the National Investment Plan, the state secretariat for the legislature, the state statistics bureau, the aero service of the government and the office for European integrations.
According to the confirmed quotas, the customs administration and the taxation administration will keep all their employees.
However, according to information from the Finance Ministry, the rationalization of these administrations will be a separate task, in accordance with reforms in these sectors.

---

29 December 2009 | 09:22 | Source: Beta

"Layoffs in public sector as of February"

BELGRADE --  Finance Minister Diana Dragutinovic said on Monday in Belgrade that as of next February there would be fewer staff in the public sector.
"By the end of this year, each ministry should submit a new job systematization plan, which will be harmonized with the maximum number of employees determined for each ministry," the minister told journalists, Beta news agency reported.
She added that in January, all government offices will coordinate their submitted job systematization plans in order to avoid possible endangerment of the posts related to Serbia's accession to the EU.
The goal, according to Dragutinovic, is to make the state administration more efficient and reduce the expenses for salaries.
According to earlier announcements, the number of state administration staff is to be cut by 8,500 employees.


=== 4 ===

Profilo di Bozidar Djelic

(compilato sulla base di segnalazioni gentilmente fornite da G. Vlaic)

Ecco chi è il vicepresidente del Governo e ministro per le Scienze e lo Sviluppo tecnologico della Serbia. 

Appartenente al Partito Democratico Serbo (quello di Boris Tadic), è nato nel 1965 a Belgrado.
Laureato alla principale scuola francese per il business Hautes Etudes Commerciales e all’Istituto delle scienze politiche parigino nel 1987. Ottiene il master in economia e amministrazione d’affari nel 1991 al Harvard Business School a Boston, Massachusetts, Stati Uniti.
Dal 1991 al 1992 lavora come consigliere per i Governi di Russia, Romania e Polonia nel campo di privatizzazione e bancaria. E’ stato partner nel McKinsey&Company dal 1993 al 2000, come consigliere nel settore del management strategico a Parigi e in California.

Come ministro delle Finanze e dell’Economia nel Governo della Repubblica di Serbia dal 2001 al 2004 ha fondato una forte e sostenibile gestione in una delle più veloci e più riuscite riforme delle finanze nei Paesi in transizione. Dal 2005 al 2007 è stato direttore per l’Europa centrale nel gruppo Crédit Agricole S.A.
Nel periodo dal maggio del 2007 al luglio del 2008 è stato vicepresidente del Governo della Repubblica di Serbia e ha guidato il processo delle integrazioni europee della Serbia. Ha firmato nel nome della Serbia l’Accordo di stabilizzazione e associazione a Lussemburgo il 29 aprile del 2008. Riconoscendo i suoi conseguimenti nel business e politica, il Forum economico mondiale (Davos) lo ha nominato per il giovane leader mondiale per il periodo dal 2005 al 2010.





Kosovo-Apartheid, eine... Erfolgsgeschichte?

1) Eine Erfolgsgeschichte (GFP 19.02.2010)
2) Deutschland schiebt weiter Roma in das Kosovo ab (B. Laufer 21.02.2010)


=== 1 ===



Eine Erfolgsgeschichte
 
19.02.2010
PRISTINA/BERLIN
 
(Eigener Bericht) - Am zweiten Jahrestag seiner von Berlin forcierten Sezession drohen dem Kosovo schwere soziale Unruhen. Die wirtschaftliche Lage des Gebiets ist nach seiner Abspaltung von Serbien desolat, extreme Armut, Proteste und Streiks nehmen zu. Außerhalb der EU ist die Rede von einem "gescheiterten Staat". Während Deutschland gemeinsam mit den übrigen Führungsmächten des Westens weiter versucht, Serbien zur Anerkennung der illegalen Sezession zu zwingen, drohen kosovarische Politiker mit der Annexion weiterer Teile Serbiens. Aus den betroffenen Gebieten werden offenbar politisch motivierte Sprengstoffanschläge gemeldet. Die Lage der Minderheiten ist nach wie vor katastrophal; so sind Roma im Kosovo weiter massiver Diskriminierung ausgesetzt, Hunderte vegetieren in bleiverseuchten Lagern dahin. Berliner Pläne, nach Deutschland geflüchtete Roma in die Verfolgung abzuschieben, stoßen auf wachsenden Protest. Eine positive Entwicklung will allein die Bundeswehr erkannt haben. Die Besetzung des Gebietes durch die NATO sei eine "Erfolgsgeschichte", erklärt ein deutscher Militär und fordert die Bevölkerung auf, die "erfolgreiche Arbeit der Soldaten" zur Kenntnis zu nehmen.

Ein Pulverfass

Zwei Jahre nach der Sezession des Kosovo am 17. Februar 2008, die von Berlin energisch forciert wurde [1], ist die ökonomische Lage des Gebiets desolat. Fast die Hälfte der gesamten Erwerbsbevölkerung ist arbeitslos, Warenproduktion in nennenswertem Umfang findet nicht statt. Mehr als 90 Prozent der Güter, die im Kosovo verkauft werden, müssen importiert werden; Ausfuhren von rund 163 Millionen Euro im Jahr 2009 standen Einfuhren in zwölffacher Höhe entgegen (Volumen: 1,9 Milliarden Euro). Die ausländischen Investitionen gehen inzwischen zurück. Beinahe die Hälfte der Bevölkerung ist arm, 15 Prozent leben in extremer Armut. "Vor dem Krieg 1999 konnte ich mit meinem Gehalt eine zehnköpfige Familie ernähren", berichtet ein Kosovare: "Jetzt müssen sieben Familienmitglieder arbeiten, damit wir über die Runden kommen. Unser Lebensstandard ist sehr niedrig."[2] "Jeden Tag gibt es irgendwelche Proteste", sagt der Vizepräsident der kosovarischen Handelskammer und warnt: "Das Kosovo ist wie ein Pulverfass, das eines Tages explodieren könnte". Staatspräsident Fatmir Sejdiu erklärt, durch Streiks und weitere Formen des Protests dürfe "nicht die Stabilität des Landes bedroht werden".[3]

Gescheiterter Staat

Ähnlich desaströs gestaltet sich die Lage des Kosovo auch in anderer Hinsicht. Beobachter sprechen von grassierender Korruption. So landen laut Schätzungen von Experten rund zehn Prozent der Gelder, die für öffentliche Aufträge vorgesehen sind, in den Kassen der kosovarischen Parteien. Premierminister Hashim Thaci hat die führenden Posten in der kosovarischen Polizei an Personen vergeben, die vorher in seinem illegalen Geheimdienst SHIK tätig waren. Entsprechend pikiert vermerkt eine Schweizer Zeitung, dass der Diebstahl von 46 Kilogramm Drogen, die vor einem Jahr aus dem Prištinaer Polizeipräsidium verschwanden, bis heute nicht aufgeklärt ist. "Das Justizwesen in Kosovo besteht nur dem Namen nach" [4], bemerkt das Blatt - obwohl sich die EU seit zwei Jahren offiziell um seinen Aufbau kümmert. Zudem würden Angehörige der Organisierten Kriminalität nicht belangt. Dem Bericht zufolge hat der US-Botschafter in Priština das Kosovo kürzlich "andeutungsweise als gescheiterten Staat" eingestuft.[5] Um ihrem schlechten Image etwas entgegenzusetzen, hat die kosovarische Regierung bei der Werbeagentur Saatchi and Saatchi eine PR-Kampagne zur Verbesserung ihres Ansehens in Auftrag gegeben - Kosten: sechs Millionen Euro.

Sprengstoffanschlag

Angesichts neuer Aktivitäten der serbischen Regierung erhöhen Berlin und die übrigen Führungsmächte des Westens nun ihren Druck. Im Juni wird eine Stellungnahme des Internationalen Gerichtshofs (IGH) in Den Haag zur völkerrechtswidrigen Sezession des Kosovo erwartet. Belgrad will danach erneut über den Status des Gebiets verhandeln und plant, sein Anliegen vor die Vereinten Nationen zu bringen. Nur ungefähr ein Drittel der UN-Mitgliedstaaten hat bislang die Abspaltung des Kosovo anerkannt. In einer diplomatischen Note haben vergangene Woche Deutschland, Frankreich, Italien, Großbritannien und die USA den serbischen Außenminister aufgefordert, seine diesbezüglichen Bemühungen einzustellen; man warne vor "waghalsigen Handlungen".[6] Nicht verwarnt wurde der Sprecher des kosovarischen Parlaments, Jakup Krasniqi, der vor wenigen Tagen in Betracht zog, "die Albaner aus dem Presevo-Tal" nördlich des Kosovo könnten sich dem Abspaltungsgebiet anschließen - eine Überlegung, die auf die Annexion weiterer Teile Serbiens durch das Sezessionsregime in Priština hinausläuft. Kurz darauf wurde in Bujanovac im Presevo-Tal ein Angehöriger der serbischen Polizei bei einem Sprengstoffanschlag schwer verletzt. In dem Ort hatten Sezessionisten schon vor Jahren Attentate verübt, um den Anschluss ihres Wohngebiets an das Kosovo herbeizubomben.

Ins Elend abschieben

Anhaltend katastrophal ist nach mehr als zehn Jahren Besatzungsherrschaft unter deutscher Beteiligung die Lage der Minderheiten im Kosovo. "Armut und Diskriminierung, Arbeitslosigkeit von 90 Prozent, Ausschluss vom sozialen Sicherungssystem und ärztlicher Behandlung" seien etwa für die Roma "traurige Gegenwart", heißt es in einem Aufruf, der im Dezember 2009 von verschiedenen Flüchtlingsorganisationen veröffentlicht worden ist.[7] Letzte Woche hat der Menschenrechtskommissar des Europarats festgestellt, dass bis heute Hunderte Roma im Kosovo in bleiverseuchten Lagern dahinvegetieren müssen; trotz häufiger Beschwerden haben weder das kosovarische Regime in Priština noch die Besatzer aus Europa und den USA an ihrer desaströsen Lage etwas geändert. Berlin will im Gegenteil mehrere Tausend Roma aus Deutschland in das Kosovo abschieben - trotz heftiger Proteste, in die sich jetzt sogar das UN-Kinderhilfswerk UNICEF einreiht. UNICEF weist darauf hin, dass Roma, die aus Deutschland abgeschoben wurden, mit ihren Kindern "oft außerhalb der Gemeinden, in Holzbaracken, ohne Heizung und in verwahrlosten Verhältnissen" leben - ein Umstand, der die deutschen Behörden bislang nicht beeindruckt hat.[8]

Erstaunlich

Erstaunliche Bewertungen der Verhältnisse im Kosovo nach über zehn Jahren Besatzung und zwei Jahren von Berlin unterstützter Sezession finden sich in der Springer-Presse sowie bei der Bundeswehr. Wie die Tageszeitung Die Welt urteilt, befindet sich "die junge Republik Kosovo" auf einem "hoffnungsvollen Weg"; ihre Abspaltung habe "zur Stabilisierung der Region insgesamt beigetragen".[9] Ein Brigadegeneral der Bundeswehr stuft die Besatzung des Gebiets als "Erfolgsgeschichte" ein und fordert, die Bevölkerung müsse die "erfolgreiche Arbeit der Soldaten" im Kosovo stärker zur Kenntnis nehmen.[10] Erstaunlich und bemerkenswert ist zudem ein offenes Eingeständnis der CDU-Europaabgeordneten Doris Pack, die schon seit vielen Jahren mit Südosteuropa befasst ist. Laut Pack ist im Kosovo, seit es von der NATO besetzt wurde, "nicht sehr viel vorangegangen, im Gegenteil. In diesen zehn Jahren ist die Korruption gewachsen, sie wurde nicht bekämpft".[11] Es gebe unter anderem "Tausende von Fällen (...) von Kriminellen, die noch nicht vor Gericht gestellt wurden". Sämtliche Chefs der Besatzungsverwaltung UNMIK, die laut Pack der faktischen Unterstützung von Korruption schuldig sind, stammten aus EU-Staaten, allein zwei davon aus der Bundesrepublik. Deutschland ist der Staat, dem stets der größte Einfluss auf die UNMIK-Verwaltung zugeschrieben wurde.[12]

[1] s. dazu Deutscher Verwalter stellt territoriale Integrität Jugoslawiens in FrageNeuer VasallMit kreativen Tricks und "Danke, Deutschland!"
[2], [3] Kosovo - ein soziales Pulverfass? Deutsche Welle 16.02.2010
[4], [5] Der Frust mit der Freiheit; Basler Zeitung 16.02.2010
[6] Major powers warn Serbia to cool down Kosovo rhetoric; waz.euobserver.com 09.02.2010
[7] s. dazu Unglaubwürdig und Besondere Verantwortung
[8] Roma-Kinder im Kosovo: Abgeschoben und ausgegrenzt; www.unicef.de 16.02.2010
[9] Richard Herzinger: Kosovo - ein Staat, besser als sein Ruf; Die Welt 16.02.2010
[10] Die vergessene Erfolgsgeschichte der Kfor; Hamburger Abendblatt 25.01.2010
[11] Pack: EULEX-Mission hat große Last zu tragen; Deutschlandradio Kultur 17.02.2010
[12] s. dazu Aufs engste verflochten

=== 2 ===


Deutschland schiebt weiter Roma in das Kosovo ab

Benjamin Laufer 21.02.2010

Die Bundesregierung schlägt ernsthafte Bedenken gegen Abschiebungen in das Kosovo, wie sie etwa der Europarats-Menschenrechtskommissar Thomas Hammarberg geäußert hatte, in den Wind

In einem  offenen  Brief (1) wandte sich Europarats-Menschenrechtskommissar Thomas Hammarberg im vergangenen November an Kanzlerin Merkel mit der Bitte, von den Abschiebungen abzusehen. Jetzt hat die Bundesregierung geantwortet mit der klaren Botschaft: Wir schieben ab!


Hammarberg hatte Merkel im November auf die aus seiner Sicht unhaltbaren Zustände vor Allem für Roma im Kosovo hingewiesen. "Das Kosovo hat keine Infrastruktur, die eine eine nachhaltige Reintegration der Flüchtlinge erlaubt", schrieb der Menschenrechtskommissar, der selbst das Kosovo bereiste. Es sei offensichtlich nicht die richtige Zeit für Abschiebungen in das Land. Insbesondere Roma seien im Kosovo nach wie vor politischer Verfolgung ausgesetzt und müssten in Lagern leben, schrieb Hammarberg.

In der Antwort vom 26. Januar habe die Bundesregierung Hammarberg mitgeteilt, jährlich bis zu 2.500 Menschen in das Kosovo abschieben zu wollen, sagte Hendrik Lörges, Sprecher des Bundesinnenministeriums gegenüber Telepolis. Dabei solle auf "ein angemessenes Verhältnis der verschiedenen Ethnien geachtet werden", um die Fokussierung auf eine Ethnie zu vermeiden.

Im Jahr 2008 habe die Bundesregierung bereits 541 Personen in das Kosovo abgeschoben, darunter 76 Roma, so Lörges. Insgesamt rund 10.000 in Deutschland lebende Roma könnten in den nächsten Jahren in das Kosovo abgeschoben werden, schätzen Flüchtlingsorganisationen. Die Flüchtlinge waren vor zehn Jahren auf der Flucht vor dem Kosovokrieg nach Deutschland gekommen. Im vergangenen Jahr hatte die Bundesregierung mit dem Kosovo ein so genanntes "Rückübernahmeabkommen" geschlossen, das die Abschiebung aller Flüchtlinge in das Land vorsieht.

Das Urteil Hammarbergs ignorieren die Deutschen Behörden dabei beharrlich. "Die Bundesregierung hat eine eigene Einschätzung der Sicherheitslage in Kosovo", sagte Innenministeriumssprecher Lörges. Demnach bestehe "keine unmittelbare Gefährdung nur aufgrund der Zugehörigkeit zu einer bestimmten Ethnie". Zu dieser Einschätzung sei die Regierung "unter Beiziehung von Berichten internationaler Organisationen" gelangt.

Der Bericht der Menschenrechtsorganisation  Pro  Asyl (2) gehört offenkundig nicht zu denen, auf den sich die Bundesregierung beruft. Zwar heißt es auch dort, eine " jederzeitige und allgegenwärtige akute Gefährdung von Leib und Leben nur aufgrund der ethnischen Zugehörigkeit" sei pauschal nicht mehr festzustellen. Auszuschließen sei eine solche deshalb aber nicht: Statistiken der kosovarischen Polizei und auch internationaler Beobachter bildeten nur einen Teil der Realität ab. Die Betroffenen hätten kein Vertrauen zu der kosovarischen Polizei, Übergriffe würden nicht angezeigt, auch aus Angst, "das könnte die Sache noch schlimmer machen", so Pro Asyl. Zudem sei die Bereitschaft der Polizei, Anzeigen von Roma ernst zu nehmen und zu verfolgen, sehr gering ausgeprägt.

"Aus diesen Gründen ist von einer erheblichen Dunkelziffer von Straftaten und rassistischen Übergriffen gegenüber Roma auszugehen, die eine Verfolgungsfurcht auch heute begründet. Keineswegs kann pauschal gesagt werden, die Angst von Rückkehrern entbehre heutzutage der Grundlage", heißt es weiter in dem Bericht. Die Innenminister des Bundes und der Länder forderte Pro Asyl deshalb bislang erfolglos dazu auf, aus den Berichten die Konsequenzen zu ziehen und die Abschiebungen zu stoppen.

Weitere Argumente, die auch von Menschenrechtskommissar Hammarberg gegen die Abschiebungen ins Feld geführt wurden, werden von Deutschland gleich kategorisch abgewiesen. So seien "wirtschaftliche oder soziale Aspekte im Zielstaat nicht ausschlaggebend für die Frage der Rückführbarkeit einer Person", teilt Innenministeriumssprecher Lörges mit. Der "Vollzug von Rückführungen" richte sich nach dem Deutschen Aufenthaltsgesetz.


Den Abgeschobenen drohen vor allem Obdachlosigkeit, Arbeitslosigkeit und Ausgrenzung

Hammarberg selbst war erst Anfang Februar wieder im Kosovo, genauer in den bleiverseuchten Romacamps Cesmin Lug and Osterode in Nord-Kosovo. In den Camps leben hunderte Roma, auch solche, die gerade in das Kosovo abgeschoben wurden. Boden, Wasser und Luft seien verseucht, berichtet Hammarberg, und insbesondere Kinder ernsthaft erkrankt. "Ich rufe die europäischen Staaten dazu auf, die Abschiebungen zu stoppen, bis Kosovo adäquate Lebensbedingungen, Gesundheitsversorgung, Schulbildung, Sozialleistungen und Arbeitsplätze bieten kann", sagte Hammarberg. Neben Deutschland seien es hauptsächlich Österreich, Schweden und die Schweiz, die die Abschiebungen durchführten.

Die Abschiebungen aus Deutschland in das Kosovo gehen unterdessen weiter. Cornelia Ernst, Europaparlamentarierin für die Linkspartei, hat aus Deutschland abgeschobene Roma im Kosovo besucht. "Das Hauptproblem für die abgeschobenen Roma stellt die Unterbringung und die Geltendmachung von Eigentumsrechten dar", schreibt sie in ihrem Bericht. Die Eigentumsverhältnisse seien oft unklar, drohende Obdachlosigkeit die Folge. Weitere Probleme seien "eine Arbeitslosenrate von 95 % unter den Angehörigen der Roma-Minderheit, fehlende Dokumente der Abgeschobenen, was dazu führt, dass sie ihr Eigentum nicht beanspruchen können und keinen Zugang zu den ohnehin schon sehr geringen sozialen Leistungen des Staates haben, die Isolierung der abgeschobenen Kinder in der Schule, da sie nur Deutsch sprechen und erst albanisch lernen müssen." Ernst berichtet von einem Gespräch mit der aus Deutschland abgeschobenen Familie Osman Osmanaj:


 Die Familie ist im August 2008 abgeschoben worden, nachdem sie elf Jahre in Böblingen in Deutschland gelebt hat. Wir sind schockiert als wir erfahren, dass der Vater 36 Jahre alt ist, denn er sieht mindestens 15 Jahre älter aus. Die Familie hat fünf Kinder, die kranke Mutter, die im Rollstuhl sitzt, wurde ebenfalls aus Deutschland abgeschoben. Osman wirkt regelrecht verzweifelt, sehr niedergeschlagen, er erzählt uns in einwandfreiem schwäbischem Dialekt, dass sie keinerlei finanzielle Unterstützung bekommen und buchstäblich, so drückte er sich aus, "von der Straße leben".

Das Haus besteht aus zwei Zimmern, im "Wohnzimmer" stehen keine Möbel. Der Vater hat in Deutschland bei Daimler gearbeitet und sagt, er sei nie arbeitslos gewesen. Sie wohnen nun in Roma-Mahala und müssen für das Haus Miete bezahlen, denn dieses Haus ist ursprünglich für eine andere Familie gebaut worden. Die Familie ist in dieser Kommune nicht registriert, denn sie verfügen nicht über die dafür notwendigen Dokumente. In ihre alte Heimatgemeinde können sie nicht zurückkehren, dort sei es zu unsicher für sie. Deshalb möchte die Familie auch nicht, dass wir ein Foto von ihnen machen. Sie scheinen Angst zu haben, dass sie jemand findet. Die Mutter sagte: "Keine Fotos machen, das ist zu gefährlich für uns."

Die Kinder gehen zur Schule, und langsam wird ihr albanisch besser. Osman erzählt uns, dass viele Abgeschobene gleich weitergezogen sind nach Serbien, dort sei die Lage stabiler und man könnte dort besser leben. Sie haben hier keine Kontakte zu anderen Roma, denn sie sind nicht aus dieser Gegend und die Roma-Gemeinschaft ist sehr in sich geschlossen.

Bastian Wrede vom niedersächsischen Flüchtlingsrat berichtet von rassistischen Übergriffen auf Roma im Kosovo, sogar Berichte von Angriffen mit Molotowcocktails gebe es. "Die Roma leben im Kosovo noch immer extrem ausgegrenzt", sagte er. Die Wohnverhältnisse seien unzumutbar. "Teilweise sind das Barackensiedlungen, teilweise sehr, sehr arme Wohnverhältnisse in Dörfern, mit acht oder zehn Leuten in ein, zwei Zimmern." Es sei zynisch zu sagen, dass die Roma eine Chance hätten, sich dort eine Existenz aufzubauen, so Wrede. Die Situation der im Kosovo lebenden Roma sei ohnehin bereits schlimm, durch die Abschiebungen dorthin würde sie sich aber noch verschärfen. Die von der Abschiebung bedrohten Roma hätten teilweise Angst um ihr Leben, würden sie tatsächlich in das Kosovo abgeschoben werden.

Mit Bezug auf die Verfolgung und Ermordung von Roma im Nationalsozialismus sagte Wrede, es sei die Frage, ob die Deutschen heute "wieder einfach wegsehen" wollten, wenn die Polizei nachts Wohnungen aufbreche und Menschen verschleppe.


(1) http://romarights.files.wordpress.com/2009/12/comhr-merkel.pdf
(2) http://www.proasyl.de/fileadmin/fm-dam/q_PUBLIKATIONEN/Kosovo_Bericht_2009.pdf

Telepolis Artikel-URL: http://www.heise.de/tp/r4/artikel/32/32128/1.html 




"Od Triglava do Vardara..." "Dal monte Triglav al fiume Vardar..."Svakog drugog utorka, od 14,00 do 14,30 sati, na Radio Città Aperta, i valu FM 88.9 za regiju Lazio, emisija: JUGOSLAVENSKI GLAS Emisija je u direktnom prijenosu. Moze se pratiti i preko Interneta: http://www.radiocittaperta.it/stream.htm Kratke intervencije na telefon +39-06-4393512. Pisite nam na jugocoord@..., ili fax +39-06-4828957. Trazimo zainteresirane za usvajanje djece na daljinu, t.j. djacke stipendije. Odazovite se.Ogni due martedì dalle ore 14,00 alle 14,30, su Radio Città Aperta, FM 88.9 per il Lazio: VOCE JUGOSLAVA La trasmissione si può seguire, come del resto anche le altre della Radio, via Internet: http://www.radiocittaperta.it/stream.htm La trasmissione è bilingue (a seconda del tempo disponibile e della necessità) ed in diretta. Brevi interventi telefonici allo 06-4393512. Scriveteci all'indirizzo email: jugocoord@..., tel/fax 06-4828957. Contattateci. Sostenete questa voce libera e indipendente acquistando video cassette, libri, bollettini a nostra disposizione. Cerchiamo anche interessati ad adozioni a distanza (borse di studio).

---

Programma 23. II. 2010 Program 

Il vero "Punto" della situazione alla "Zastava" Kragujevac, ricomprata dalla Fiat italiana. Ne parliamo con Rajka Veljovic, del sindacato "Samostalni" (per cause tecniche, l'intervista telefonica con la compagna non era stata trasmessa durante la scorsa trasmissione) 

Prava "Tacka" situacije "Zastave" Kragujevac. Razgovaramo telefonski sa Rajkom Veljovic, iz sindikata "Samostalni".