Informazione


(Sul Convegno svoltosi il 9/2/2008 a Milano si veda:


Contro il fascismo e l’imperialismo !

Ora e sempre Resistenza !


Il Comitato promotore del Convegno: “Foibe: la verità. Contro il revisionismo storico”, svoltosi sabato 9 febbraio a Sesto San Giovanni (Mi), promuove per domenica 20 aprile a Sant’Anna di Stazzema (Lu) una giornata antifascista sulla memoria e le radici del nostro futuro.

Programma della giornata:

-    ore 10.30: Assemblea-dibattito 

-       ore 13-14: pausa pranzo

-       ore 14.30: Visita-guidata al Museo e all’Ossario

                       e incontro con testimoni della strage

Durante il ventennio, il regime fascista si macchiò di orrendi crimini (torture, deportazioni, fucilazioni, distruzione di interi villaggi, assassinii di civili e gente lasciata morire di stenti) attraverso una politica di occupazione nelle colonie africane, in Grecia, in Jugoslavia ...  Crimini di guerra, dell’esercito fascista, rimasti impuniti e rimossi all’insegna degli “italiani brava gente”.

Nella Resistenza al nazi-fascismo (1943-45), i fascisti furono zelanti collaboratori e complici dell’occupante tedesco. Furono responsabili di eccidi e stragi come quella di Sant’Anna di Stazzema dove scortarono le divisioni delle S.S. tedesche nei paesi più sperduti, accerchiandoli, per annientare le popolazioni.

Questa infame operazione fu preordinata e si tradusse nella quasi totale eliminazione di una comunità in una zona che doveva essere desertificata per motivi strategici e nella quale, secondo i tedeschi, si muovevano le formazioni partigiane. L’azione stragista aveva come finalità: la repressione antipartigiana, la politica di far “terra bruciata”, il depauperamento del territorio, la preparazione di operazioni militari. Una campagna, tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1945, condotta contro i partigiani e vigliaccamente ai danni delle popolazioni civili.

Dalla testimonianza scritta di Enio Navari, allora tredicenne,: “... Si arrivò in località della Vaccareccia. Lì ci selezionarono: noi bimbi e le donne ci misero in una stalla. Nella stalla dove eravamo ci tolsero delle mucche, e fu lì che uno di quegli sciacalli gridò. “Dai, mora!” trascinando verso la Fontana una mucca che poi uccisero, insieme ad un’altra, con delle revolverate. Rimasi perplesso perché era una frase italiana, e a ripensarci su, quello doveva essere un rinnegato italiano ...”.

 Nel 1950 fu condotta un’ulteriore indagine sulla strage di Sant’Anna, per appurare le responsabilità di italiani nel massacro: il commissario di polizia di Viareggio identificò una serie di sospetti legati a organizzazioni fasciste, presenti sul luogo il giorno della strage. Tutti si difesero dichiarando di essere stati rastrellati la sera precedente e costretti a seguire i soldati tedeschi come porta-munizioni o come guide, in alcuni casi obbligati a sparare per avere salva la vita(!). Gli inquirenti evitarono di scavare in profondità. Non si giunse mai ad un’istruttoria sulle colpe italiane nella strage di Sant’Anna, benché tutte le testimonianze dei sopravvissuti avevano confermato una partecipazione attiva di fascisti italiani dall’accento locale nell’attuazione del massacro.

 In Toscana, dal settembre ’43 all’aprile ’45, sono stati censiti 229 episodi di violenza dei nazi-fascisti, nel corso dei quali hanno perso la vita 3.824 persone. 204 sono stati commessi dai tedeschi (coadiuvati dai fascisti del posto) con 3.702 vittime, e 25 direttamente dai fascisti. Tra le vittime sono stati accertati 365 bambini.

Sono dati che stimano per difetto il totale dei morti, in quanto non sono inclusi né i partigiani, né le uccisioni compiute nel corso di operazioni belliche.

La strage di Sant’Anna di Stazzema del 12 agosto ’44, con 560 vittime di donne, bambini e anziani, fu una vera e propria operazione di stampo eliminazionista

 Oggi, con sempre più accanimento e da più parti, viene denigrata la Resistenza e attaccato il movimento partigiano e, con ogni sorta di appello alla pacificazione, è in atto il subdolo tentativo di cacciare dalla memoria collettiva quella straordinaria esperienza, allo stesso tempo di lotta d’avanguardia e di mobilitazione di massa.

Denigrano la Resistenza: - per eliminare quel patrimonio teorico e pratico che favorì le lotte e le conquiste del dopoguerra; - per indebolire la classe operaia e le masse popolari per renderle incapaci di resistere alla politica dei sacrifici, alle rapine dello stato sociale e al peggioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro.

La memoria storica è continuamente insozzata da quel revisionismo che vorrebbe equiparare i partigiani ai “ragazzi di Salò”, riabilitare i repubblichini (con pensioni e prebende), stravolgere a proprio uso e consumo la questione delle Foibe, costruendo, giorno dopo giorno, quel terreno fertile che, come un cancro, nutre i fascisti, portatori di un’ideologia razzista, xenofoba e omofoba e artefici, oggi, di vere e proprie scorribande con accoltellamenti, pestaggi e stupri contro compagni, compagne, antifascisti.

Tenere alta la bandiera della Resistenza significa non solo ricordare quanti lottarono e combatterono contro il nazi-fascismo e, per questo motivo, persero la vita, ma anche raccoglierne l’esperienza e gli insegnamenti utili a sviluppare la lotta di oggi e di domani.


Invitiamo i compagni e le compagne, gli antifascisti, i giovani, gli operai, i lavoratori e le lavoratrici, a partecipare alla giornata antifascista di domenica 20 aprile

Contro la rivalutazione del fascismo !

Contro la denigrazione della Resistenza !

W i partigiani, promotori e protagonisti della lotta al nazi-fascismo !

W la Resistenza 1943 - 45 che sconfisse il nazi-fascismo !

 

fotoc. in propr.                                             

il Comitato promotore del Convegno sulle “Foibe”

08 aprile 2008                                                                



(deutsch / english)

German corporations buying Croatia

1) Colonialist / Kolonialistisch (on Deutsche Telekom's expansion - german-foreign-policy.com 2008/04/14)
2) Umschwung (Die kroatische Nationalbank hat ihren Widerstand gegen die Expansion der Bayerischen Landesbank aufgegeben - german-foreign-policy.com 13.09.2007)


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Siehe auch:
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Rezension: 
Hannes Hofbauer: EU-Osterweiterung
Historische Basis - ökonomische Triebkräfte - soziale Folgen
Edition Brennpunkt Osteuropa - Wien 2007 (Promedia Verlag)
320 Seiten - 19,90 Euro - ISBN 978-3-85371-273-3

Die nächste Südost-Erweiterung der Europäischen Union kommt in Sicht. Bis Ende 2009, hieß es kürzlich in Brüssel, könnten die Beitrittsverhandlungen mit Kroatien abgeschlossen werden. Auch wenn sich der Termin wohl eher noch verschieben wird - die Vorbereitungen schreiten voran. Einen illusionslosen Blick darauf wirft der Wiener Publizist Hannes Hofbauer in der erweiterten Neuauflage seines zuerst 2003 erschienenen Bandes "EU-Osterweiterung". Als "Zurichtung" des Landes nach den Plänen der westeuropäischen Staaten und ihrer expansionsorientierten Unternehmen beschreibt er den Prozess, der anderswo unter so werbewirksamen Schlagworten wie "Vereinigung Europas" oder "europäische Integration" subsumiert wird...


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Gefürchteter deutscher Tanker

Da: news    @...
Data: Ven 22 Ott 2004  22:49:09 Europe/Rome
Oggetto: Newsletter vom 23.10.2004: Telekom-Expansion

BONN/BUDAPEST - Die Deutsche Telekom will beim bevorstehenden Verkauf mehrerer staatlicher Telekommunikationsunternehmen ihre dominierende Position in Ost- und Südosteuropa ausbauen. Die Durchführung der Expansion überträgt der ehemalige deutsche Staatskonzern seinen ausländischen Tochterunternehmen: Man wolle nicht ,,als der gefürchtete deutsche Tanker" in Erscheinung treten, ,,der alles niederwalzt", heißt es bei dem Unternehmen. Mit den Übernahmen durch die Telekom sind Massenentlassungen in verschiedenen Ländern verbunden, in Kroatien will sich die Gewerkschaft notfalls mit einem unbefristeten Streik zur Wehr setzen...



=== 1 ===

Newsletter vom 14.04.2008 - Kolonialistisch

ZAGREB/ATHEN/BONN (Eigener Bericht) - Heftige Proteste in mehreren Staaten Südosteuropas begleiten die Expansion der Deutschen Telekom. Beim griechischen Konzern OTE wehren sich Mitarbeiter gegen die Übernahme durch das Bonner Unternehmen, weil sie Massenentlassungen, Lohnkürzungen und sinkende Standards bei den Arbeitsbedingungen befürchten. Kroatische Gewerkschafter haben bereits im März vor der Telekomzentrale in Bonn demonstriert - wegen sinkender Realeinkommen und sich verschlechternder Rahmenverhältnisse bei der Hrvatski Telekom. Die kroatische Firma wird seit Jahren von der Deutschen Telekom kontrolliert. Vom bevorstehenden EU-Beitritt Kroatiens erhofft sich Berlin neue Privatisierungsanteile an den bislang in Staatsbesitz verbliebenen kroatischen Betrieben. Bundespräsident Köhler nimmt am morgigen Dienstag an einem deutsch-kroatischen Wirtschaftsforum in Zagreb teil. Beschäftigte der Hrvatski Telekom, deren Proteste in Bonn ungehört verhallten, bezeichnen das Vorgehen des deutschen Mutterkonzerns als "kolonialistisch"...


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Colonialist 

2008/04/14


ZAGREB/ATHENS/BONN (Own report) - The Deutsche Telekom's expansion is being met with heavy protests in several south European countries. Fearing mass layoffs, wage cuts and deteriorating standards in working conditions, employees of the Greek Telecom OTE are resisting the takeover of their enterprise by the German company. In March, Croatian trade-unionists had already staged a demonstration in front of Telekom's headquarters in Bonn - because of the decrease in real-income and degenerating structural conditions at Hrvatski Telekom. The Croatian enterprise has been under the control of Deutsche Telekom for years. Berlin is hoping to profit from Croatia's imminent entry into the EU by attaining shares through the privatization of previously state owned Croatian companies. German President Horst Koehler will participate in a German-Croatian economic forum in Zagreb on Tuesday. After their protest in Bonn went unheard, Hrvatski Telekom employees characterized the parent company's methods as "colonialist".

Supplement

An agreement on the purchase of shares in the Greek Hellenic Telecom OTE is pending between the Greek government and the Deutsche Telekom. The Deutsche Telekom will initially acquire 20 percent of the OTE shares totaling 2.5 billion Euros. It is aiming to take control over the Greek company through subsequent increases. This is of strategic importance for the German company because OTE is not only the largest telecommunications company in Greece, it also owns Telekom companies in Rumania, Bulgaria, Serbia and Albania. The Greek enterprise would therefore perfectly supplement the holdings of the Deutsche Telekom in Eastern and Southeastern Europe. The German company currently has subsidiaries in Eastern-Central Europe (Poland, Czech Republic, Slovakia, and Hungary) as well as two coastal nations of former Yugoslavia (Croatia and Montenegro). As announced in Athens, the agreement could grant both the Deutsche Telekom and the Greek government 25 percent plus one share, while ceding management to the German company.[1]

A Piece of Greece

Up to one week ago, Deutsche Telekom's efforts to enter into purchase agreements were met with heavy protests. Greek trade-unionists warned against price increases, declining standards in working conditions and mass layoffs - especially since Telekom had announced in Germany, that it would suppress numerous jobs.[2] "OTE is a piece of Greece and is not for sale," the OME-OTE trade-union warned.[3] Fierce strikes just ended a few days ago. The fact that a German enterprise is purchasing OTE, is provoking particular discontent in Athens. "The people of Greece have paid a great sacrifice in their liberation struggle and contributed decisively to the defeat of Nazi fascism in World War II," a former resistance fighter recalled: "It is unacceptable that Greece should invite the Germans to occupy Greece."[4]

Worsened

The fears of the Greeks on strike are being confirmed through the experiences being made by the employees of Hrvatski Telekom. Just a few weeks ago, on March 7, approx. 60 representatives of the Croatian RSRH trade-union demonstrated in front of the Deutsche Telekom headquarters in Bonn. The German telecommunications company purchased 35 percent of the Hrvatski Telekom shares In 1999. In October 2001 it increased its holdings to a 51 percent majority and currently owns more than 60 percent. The Croatian trade-unionists are protesting the constant worsening of working and social conditions at the Deutsche Telekom's Croatian subsidiary.

No Talks

In fact, since the German company became the main shareholder of Hrvatski Telekom, consumer service charges and prices for conventional network telephones were drastically augmented.[5] According to a speaker of the trade-union delegation, while 200 employees at the managerial level have a monthly salary of up to 45.000 Euros, for 90 percent of the employees, there has been a 30 percent loss of real-income since 2002. More than 5.000 have been laid off and the workers have nothing to show for the high profits made last year by the owners. The Deutsche Telekom administration refused to receive the delegation of the Croatian trade-union for talks and the delegation members felt treated as if they were colonial employees.

Siemens Buys Croatia

The Deutsche Telekom is currently the largest German investor in Croatia. Germany is Croatia's second most important trading partner - just behind Italy and it is second in direct foreign investments (with 20 percent just behind Austria). German companies hold not only large shares in telecommunications but also in the energy sector, the banks [6], the chemical industry and the media. Germany's grab for the Croatian energy market began immediately after the break-up of Yugoslavia, initiated in December 1991 by the Bonn government. Under the headline "Siemens buys Croatia", Südost-Dialog (South East Dialogue) Magazine reported at the end of 1992, that the German company was planning to buy up three billion US dollars worth of Croatian debt certificates [7] to trade them off for profitable Croatian plants, particularly in the energy sector. The Croatian Siemens board chairman noted in reference to these plans that "energy makes up 45 percent of the Croatian gross national product. Energy is Croatia's vis vitalis. Siemens can be expected to have a maximum engagement in this domain." By March 1994, Croatia's state debt to Siemens had already reached five billion Deutschmark.

At a Lower Level

Still the German foreign ministry is complaining that the privatization, of the large number of state owned enterprises in Croatia, is advancing too slowly. During negotiations in mid March, the Croatian government was given the prospect of being able to join the EU in late 2009. The main condition: Croatia must make comprehensive privatization. The focus is on Croatia's six shipyards. All six (five of which running on a deficit) are still receiving state subventions - not so much because they are a symbol of national industrial competence, but mainly because they are large-scale employers, safeguarding workers (12.000 last year) from unemployment. The privatization of the first shipyards is already in preparation and mass layoffs can be expected. According to the EU Commission, Croatian shipbuilding will take place "at a lower level" in the future. "No six shipyards" will survive.[8]


[1] Athen kurz vor Einigung mit Deutscher Telekom - Streiks eingestellt; Financial Times Deutschland 09.04.2008
[3] Telekom: Griechen gegen "Enthellenisierung"; Handelsblatt 25.03.2008
[4] In Hellas unerwünscht; junge Welt 28.03.2008
[5] Prosvjed radnika T-HT-a u Bonnu, Vjesnik, 7.März 2008
[6] see also Umschwung
[7] Siemens kauft Kroatien; Süd-Ost-Dialog, Nr.12/1992
[8] Hannes Hofbauer: EU-Osterweiterung. Historische Basis - ökonomische Triebkräfte - soziale Folgen, Wien 2007 (Promedia)


=== 2 ===


Umschwung 

13.09.2007

Die kroatische Nationalbank hat ihren Widerstand gegen die Expansion der Bayerischen Landesbank aufgegeben.

Die Münchner Landesbank hatte Ende Mai für 1,63 Milliarden Euro die Mehrheit an der österreichischen Hypo Group Alpe Adria übernommen und sich mit dem größten Zukauf ihrer Firmengeschichte den Zugang zu den Wachstumsmärkten in Osteuropa gesichert. Einen herben Rückschlag gab es dabei allerdings in Kroatien, dem wichtigsten Markt der Hypo, zu deren Betriebsergebnis die kroatischen Tochterbanken im Vorjahr 26,4 Prozent beitrugen: Die Nationalbank in Zagreb, die für die Aufsicht aller im Land tätigen Finanzinstitute zuständig ist, lehnte den Antrag auf den Kauf der beiden kroatischen Hypo-Töchter HAAB Zagreb und Slavonska Banka ab. Begründet wurde die Entscheidung mit dem früheren Verhalten der BayernLB bei der kroatischen Rijecka Banka. Das damals drittgrößte Institut des Landes, das nach einem Devisenbetrug an den Rand der Pleite geriet, wurde 2002 von der BayernLB praktisch über Nacht zum symbolischen Preis von einem Euro an den kroatischen Staat zurückverkauft, womit die Bayern die gesamte Last auf die Kroaten abwälzten. Ein erneuter Eintritt der BayernLB in den kroatischen Bankenmarkt werde daher nicht befürwortet, hieß es bei der Nationalbank.

Nun haben sich sich die kroatische Nationalbank und die Münchner Landesbank auf einen Kompromiss geeinigt. BayernLB-Vorstandschef Werner Schmidt musste sich in Zagreb hochoffiziell für das damalige Verhalten seines Instituts entschuldigen. Des Weiteren muss die deutsche Bank garantieren, die kroatischen Hypo-Töchter stets ausreichend zu kapitalisieren. Unter diesen Bedingungen stimmte die kroatische Nationalbank der Übernahme doch noch zu. Zustande gekommen ist der Meinungsumschwung den Berichten zufolge durch massiven Druck der Bayerischen Staatskanzlei, die zugunsten der BayernLB intervenierte. Ministerpräsident Edmund Stoiber hatte das Nein der Nationalbank in einer öffentlichen Stellungnahme als nicht nachvollziehbar und "als schwere Belastung für das traditionell gute und partnerschaftliche Verhältnis von Bayern und Kroatien" bezeichnet.


Quellen:
BayernLB blitzt in Kroatien ab; Financial Times Deutschland 13.07.2007
BayernLB darf Hypo-Group Alpe-Adria übernehmen; dpa 06.09.2007
BayernLB darf kroatische Alpe-Adria-Töchter übernehmen; Handelsblatt 12.09.2007
Übernahme durch BayernLB ist "durch"; Der Standard 13.09.2007



(La relazione in formato .doc, completa delle fotografie, è scaricabile dalla pagina:
https://www.cnj.it/solidarieta.htm
da cui si può accedere anche alle più recenti relazioni di viaggio di
"Non bombe ma solo caramelle")


From: gilberto.vlaic @ elettra.trieste.it
Subject: Relazione viaggio a Kragujevac
Date: April 12, 2008 9:22:55 PM GMT+02:00

Care amiche, cari amici,
come alcuni di voi sanno, in questo periodo ho avuto alcuni problemi di salute.
Per questo motivo vi invio con molto ritardo rispetto al solito la relazione del
nostro periodico viaggio a Kragujevac, che si e' svolto un mese fa dal 13 al 16 marzo.


Vi ricordo le seguenti due cose:

PRIMO
potete devolvere a
NON BOMBE MA SOLO CARAMELLE
il vostro 5 per mille.
E' sufficiente che scriviate il codice fiscale dell'associazione nell'apposito riquadro
nella vostra dichiarazione dei redditi
Il nostro codice fiscale e' 90019350488

SECONDO
Il prossimo viaggio a Kragujevac si svolgera' esattamente tra due mesi
nel periodo 12 – 15 giugno prossimi. Vi prego di versare per tempo le vostre quote!
Ricordate per favore che da gennaio scorso le banche non chiedono piu' il
codice CAB e ABI (seguito dal cc)
ma chiedono il codice IBAN
Il codice IBAN della nostra associazione e'
IT18 E089 2802 2020 1000 0021 816

Vi invio i miei piu' cordiali
anche a nome di tutti i nostri ragazzi in affido
e a nome di tutti quelli che usufruiscono dei
progetti che sono stati realizzati a Kragujevac.

Gilberto VLAIC
Non bombe ma solo caramelle ONLUS

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RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC

Viaggio del 13-16 marzo 2008

(resoconto di viaggio a cura di Gilberto Vlaic)

Care amiche, cari amici, per la prima volta in molti anni non ho partecipato
al periodico viaggio dell'associazione a causa di una malattia.

Preparo questa relazione sulla base degli appunti e delle informazioni che
mi hanno passato le persone che vi hanno partecipato.

Per me e' stato particolarmente doloroso non poter partecipare a questo viaggio;
marzo infatti segna l'anniversario dell'inizio dei bombardamenti della NATO
(24 marzo 1999) a cui si aggiunge quest'anno la dichiarazione unilaterale
di indipendenza del Kosovo.


Questa relazione e' suddivisa in quattro parti.


1 Introduzione e siti web

2 Cronaca del viaggio; i progetti in corso e quelli futuri

3 Alcune informazioni generali sulla Serbia

4 Informazioni sulla fabbrica Zastava


1. Introduzione

Vi invio la relazione del viaggio svolto tre settimane fa a Kragujevac per la
consegna delle adozioni a distanza che fanno capo alla ONLUS Non Bombe
ma solo Caramelle (Gruppo Zastava di Trieste e sezione del Veneto) e al
Coordinamento Nazionale RSU CGIL e per la verifica dei progetti in corso a Kragujevac.
Vi ricordo il sito del coordinamento RSU, sul quale trovate tutte le notizie
sulle nostre iniziative a partire dal 1999
http://www.coordinamentorsu.it/

Trovate tutte le informazioni seguendo il link

Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:
http://www.coordinamentorsu.it/guerra.htm

Il nostro sito, ancora un po' spoglio, e' all'indirizzo
www.nonbombemasolocaramelle.org

I nostri resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento Nazionale
per la Jugoslavia, all'indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages

Ricordo che molti dei progetti in corso a Kragujevac sono realizzati in
collaborazione con altre associazioni: Zastava Brescia, ABC solidarieta' e
pace di Roma, Fabio Sormanni di Milano, e Cooperazione Odontoiatrica Internazionale.

Questi sono gli indirizzi dei loro siti:

http://digilander.libero.it/zastavabrescia

http://www.abconlus.it

http://www.fabiosormanni.org

http://www.cooperazioneodontoiatrica.eu/


2. Cronaca del viaggio; i progetti in corso e quelli futuri


Giovedi' 13 marzo 2008

Il solito pullmino prestato dalla Associazione di Solidarieta' Internazionale
Triestina e' partito in orario alle 8 e 30. La delegazione era formata da Claudia,
Serena, Sergio di Trieste e da Stefano da Fiumicello. Boba di Napoli era
arrivata al mattino a Belgrado ed e' stata recuperata, un po' avventurosamente,
lungo l'autostrada che attraversa Belgrado.

La delegazione aveva 14855 euro per le 175 quote di affido da distribuire,
per la maggior parte in quote trimestrali da 75 euro o da 85 euro.

L'associazione Zastava Brescia ci aveva chiesto di distribuire per loro conto
10 quote da 350 euro ciascuna (3500 euro).

Inoltre vi erano 3000 euro da consegnare al Sindacato Samostalni della Zastava
Camion, e 4000 euro per la Scuola Tecnica di Meccanica e Trasporti.

Una decina di pacchi di regali da parte di altrettanti donatori italiani per le
famiglie di ragazzi in affido, ed alcune scatole di scarpe usate, di giocattoli
e di vestiario nuovo.

Infine pezzi di ricambio per la strumentazione dentistica entrata in funzione
negli ultimi mesi, per 4800 euro di valore.

Il viaggio si e' svolto senza alcun intoppo, con un clima quasi primaverile.
Dopo la preparazione delle buste per la consegna degli affidi e la verifica
degli appuntamenti del venerdi' e del sabato, ottima cena serba con i nostri
amici del Sindacato Samostalni.


Venerdi' 14 marzo 2008


Ore 19: visita alla scuola materna `'Nada Naumovic''

Avevamo visitato questa scuola per la prima volta a settembre 2007, quando ci
fu chiesto di contribuire al recupero del grande terreno che la circonda.
Mentre l'interno dell'asilo e' mantenuto in ottime condizioni, il giardino
necessita di un intervento molto radicale.
A dicembre avevamo consegnato a questo scopo 3000 euro, come nostro
contributo al progetto di recupero, dividendo in parti uguali questa spesa
con l'associazione Zastava Brescia; questa donazione e' adesso ricordata da
una apposita targa affissa su un muro della scuola.
In occasione di questa visita ci e' stato consegnato il preventivo analitico di tutti
i lavori da svolgere, che assommano a circa 30.000 euro; noi comunque ci
fermeremo a questa donazione. I bambini hanno preparato per la nostra delegazione
un delizioso spettacolino.

(FOTO: Due scorci del giardino)


Ore 10: incontro con i delegati sindacali della fabbrica Zastava Camion

riadattamento di locali di proprieta' del Sindacato

I lavoratori della fabbrica camion sono circa 900, di cui circa 800 iscritti al
Sindacato Samostanli, nostro interlocutore da sempre in tutti i progetti.
All'interno del recinto della fabbrica c'e' un vasto edificio a un piano (circa 400
metri quadrati) che in passato era stato utilizzato come teatro. E' in abbandono
da piu' di 15 anni. Il Sindacato a dicembre scorso ci aveva chiesto di aiutare i
lavoratori in un progetto molto ambizioso: attraverso lavoro volontario gratuito
intendono rimettere in sesto questa struttura, da utilizzarsi poi come palestra
aperta a tutti i lavoratori (e le loro famiglie) del gruppo Zastava, e non solo a quelli
della fabbrica camion. Hanno pero' necessita' che li si sostenga nell'acquisto dei
materiali.
Durante l'incontro di dicembre avevamo chiesto che ci fossero forniti i documenti
sulla proprieta' dei locali ed i preventivi esatti.
A febbraio abbiamo ricevuto tutti i documenti richiesti; la cifra necessaria
e' piuttosto bassa, viste le dimensioni del locale e lo stato di completo abbandono.
Il totale e' di 4350 euro, suddivisi in
2400 per il tetto
1300 per materiale elettrico
300 per intonaci e vernici
350 per i vetri.
Abbiamo consegnato al segretario del Sindacato 3.000 euro come anticipo,
riservandoci un secondo contributo a giugno prossimo, quando verificheremo
lo stato di avanzamento lavori.
Resta ancora da ricevere una trascrizione catastale.

(FOTO: La consegna del contributo; Esterno del locale; Due viste dell'interno al
momento attuale)

Ore 11 Visita alla Scuola Tecnica di Meccanica e Trasporti

La collaborazione con questa Scuola dura ormai da 3 anni, con grande
soddisfazione reciproca.
Abbiamo apprezzato nel tempo l'importanza dei progetti da sviluppare,
la correttezza con cui viene documentato il denaro speso ed il coinvolgimento
dei professori e degli studenti in questi progetti. La nostra visita ha coinciso
con i 154 anni dalla fondazione della Scuola la delegazione e' cosi' stata
coinvolta nei festeggiamenti.
Ricordo che il progetto che abbiamo attualmente in corso, in collaborazione
con Zastava Brescia, Associazione Sormanni di Milano e ABC Solidarieta' e Pace
di Roma prevede la realizzazione di un laboratorio polivalente per gli studenti
(musica, pittura, teatro ecc.) rimettendo a posto circa 500 metri quadrati di una
vecchia officina meccanica non piu' utilizzata da molti anni. Avevamo visitato
questi locali per la prima volta a marzo 2007, e versato un nostro primo contributo
a giugno 2007. In questo viaggio abbiamo versato ulteriori 4000 euro, portando
cosi' il contributo fino ad ora versato a 15.000 euro.

(FOTO: Scorcio dei locali a marzo 2007; Lavori in corso a settembre 2007;
Lavori in corso a marzo 2008)

Come vedete dalle foto molto e' stato gia' fatto, ma molto resta da fare.
Sono stati sgomberati i vecchi macchinari presenti, rifatto l'impianto elettrico,
eseguiti i lavori edili necessari, fatte le tramezzature e la tinteggiatura.
Manca ancora l'intervento sul pavimento e poi bisognera' pensare agli arredi.
Abbiamo sottoposto alla Regione Friuli Venezia Giulia un progetto di
cofinanziamento del valore complessivo di 30.000 euro sui fondi della
Regione per la cooperazione internazionale; se sara' approvato la Regione
concedera' 18.000 euro, mentre gli altri 12.000 dovranno essere finanziati
dalle associazioni partecipanti, in parte come lavoro valorizzato ed in parte in denaro.

In questa scuola e' attivo anche un progetto di odontoiatria sociale; insieme
alla Cooperazione Odontoiatrica Internazionale abbiamo realizzato un
laboratorio dentistico che, malgrado le difficolta' di sdoganamento che
abbiamo incontrato (abbiamo comunque ancora una autoclave ferma in
dogana da settembre scorso), ha iniziato a operare a fine gennaio; il personale
lavora su due turni ed e' distaccato presso la Scuola dal servizio odontoiatrico
del Policlinico di Kragujevac.

Ore 16: Visita al Centro per giovani invalidi

Forse ricorderete che nel 2006 avevamo finanziato con 5250 euro la ristrutturazione
di un locale di proprieta' pubblica di poco meno di 100 metri quadrati in pieno
centro citta' (Via Knez Mihajlo 39) con l'intento di realizzare un centro per
ragazzi autistici. Il denaro proveniva, oltre che da noi, dall'associazione Zastava
Brescia, dalla ONLUS romana ABC solidarieta' e pace e dal Comune di San Giorgio
di Nogaro.
La collocazione del locale a bordo strada, senza quindi una adeguata zona di
rispetto, aveva impedito l'utiizzo di questo locale da parte dei ragazzi autistici.
L'assessore alle politiche sociali del Comune di Kragujevac Slavica Saveljic aveva
proposto alcuni mesi fa di farne un centro per gli invalidi della citta'. Il Comune
ha ricevuto in dono da altre associazioni 5 computers e i mobili per l'arredamento;
il Centro sta funzionando a pieno ritmo. Ci auguriamo che abbia lo stesso successo
del centro 21 ottobre per ragazzi Down che abbiamo inaugurato tre anni fa.

(FOTO: L'esterno del centro e la targa che ricorda il contributo delle nostre
associazioni; Due scorci all'interno: l'angolo biblioteca e l'angolo computer)

Proprio mentre scrivo questa relazione ci e' arrivata una richiesta di aiuto da parte
del Centro per ulteriori strumenti da acquistare per un suo migliore funzionamento.

Ore 17: visita al Centro per giovani di Zdraljica

Si tratta di un centro che abbiamo realizzato in un quartiere operaio periferico, dove
non esiste nessuno spazio possibile di aggregazione per gli abitanti.L'edificio che lo
ospita e' di proprieta' pubblica ed ha una superficie di 170 metri quadrati. E' stato
inaugurato a settembre 2007.
Ormai il centro funziona; durante la visita la nostra delegazione ha potuto incontrare
un gruppo di bambini che stava seguendo un corso di alfabetizzazione informantica
e vedere sulla porta di ingresso il primo manifesto che riporta l'orario di apertura e
le prime attivita' in corso.
Non siamo ancora in grado di sapere se riusciremo a finanziare in tempi brevissimi
la realizzazione del parco giochi per bambini nella zona a prato antistante il Centro,
ma credo che sara' uno dei nostri impegni prioritari.

(FOTO: Corso di informatica; Manifesto del Centro)

Ore 18: Incontro alla Scuola Infermiere `'Sestre Ninkovic''
(i progetti di odontoiatria sociale)

Questi progetti sono stati descritti in modo molto dettagliato nelle relazioni degli
ultimi tre anni.

Il laboratorio dentistico installato presso la scuola infermiere e' l'ultimo dei sei che
sono stati realizzati a Kragujevac in collaborazione con la Onlus Cooperazione
Odontoiatrica Internazionale.

La relazione di giugno 2007 descrive in dettaglio questa Scuola e il nostro progetto
di collaborazione; e' anche riportato l'accordo firmato tra tutti i soggetti che
hanno partecipato alla realizzazione di questo laboratorio odontoiatrico.

Anche qui, come nella Scuola Tecnica, il materiale per realizzarlo e' giunto con
i camion partiti da Trieste ad agosto e a novembre 2007; il processo di
sdoganamento e' risultato particolarmente lungo e laborioso; la poltrona
dentistica e la strumentazione accessoria sono stati installati a dicembre scorso.

Ricordo che questo laboratorio odontoiatrico ha un duplice scopo: didattico
per le studentesse della Scuola e per fare prevenzione sulle stesse.

In questo viaggio abbiamo consegnato strumentazione nuova necessaria per
il pieno funzionamento del laboratorio che ha ha iniziato a operare a fine gennaio
con personale del servizio odontoiatrico del Policlinico di Kragujevac. distaccato
presso la Scuola. Penso che con il prossimo viaggio, a giugno, potremo avere le
prime statistiche di utilizzo.


Sabato 15 marzo 2008

Alle 11 assemblea di consegna delle quote di affido

Al mattino si e' tenuta l'assemblea per la consegna delle quote di affido, nella
grande sala della direzione. Come sempre atmosfera festosa, anche se, a sentire
i membri della nostra delegazione, la mia assenza e' stata piuttosto sentita. La
televisione di Kragujevac ha registrato una lunga intervista con Stefano. I giornalisti
hanno chiesto informazioni dettagliate sulla nostra campagna di affidi e sui progetti
che portiamo avanti; il tutto e' stato poi trasmesso nel telegiornale serale.
La giornata si e' conclusa con la visita ad una unica famiglia, con un figlio in affido
a Serena e Sergio.


Domenica 16 marzo 2008

Verso le 8 del mattino la delegazione e' partita per il rientro in Italia; il viaggio di
ritorno si e' svolto senza alcuna difficolta' ed alle 6 di sera il furgone e' finalmente
arrivato a Trieste.


3 – Alcune informazioni generali sulla Serbia


Come in ogni relazione di viaggio concludo con un aggiornamento di alcuni indicatori
economici.


Inflazione e prezzi

Il dinaro continua a essere irrealisticamente forte, il cambio contro euro e' di circa
82 a 1; a dicembre scorso era 80 a 1.

Il livello programmato di inflazione per il 2007 era del 6.5%; alla fine dell'anno e'
giunto a 10.1%

Nei primi due mesi del 2008 l'inflazione e' stata rispettivamente del 0.9 % e del
0.7 %

Ma per capire meglio come questi dati si ripercuotono nella vita quotidiana dei
lavoratori e delle loro famiglie bisogna osservare l'evoluzione dei prezzi dei generi
di prima necessita'.


Prezzo in dinari di generi di prima necessita'

Merce Febbraio 2007 Febbraio 2008 Aumento %

Latte 1 litro 41-43 58-61 41

Olio di semi 1 litro 80 115 44

Pane 500 grammi 26 30 15

Coscia maiale 1 chilo 270 315 17

Questi prezzi fanno si' che per la maggior parte delle famiglie serbe (dove sia
presente un reddito da lavoro) la spesa per alimenti e per le bollette dei servizi
assorbe circa il tre quarti del reddito disponibile.

La situazione diventa molto piu' pesante per i pensionati, vista la forbice sempre
piu' ampia tra pensioni e salari.

La situazione diventa assolutamente drammatica per i disoccupati e per i
numerosissimi profughi esistenti nel Paese.


Livello del salario e della pensione medi dal 2003 al 2007 (al netto di imposte
e contributi) registrati nel mese di novembre di ciascun anno

Anno Salario Pensione Rapporto pensione/salario

2003 12254 8476 0.70

2004 15052 10084 0.67

2005 18697 12340 0.66

2006 23148 14285 0.62
2007 29546 15996 0.54


Commercio con l'estero nel 2007 e previsioni fino al 2010 in milioni di euro

2007 2008 2009 2010

Importazioni 14603 17106 19814 22645

Esportazioni 8423 10582 13311 16437


Prezzi dei carburanti al litro (in dinari)

dicembre 2007 marzo 2008

Benzina senza piombo 91.40 99.80

Diesel 78.00 85.00

Eurodiesel 85.10 92.80

Gas 46.90 50.00


4 – Informazioni sulla fabbrica Zastava


Ricordo che a settembre del 2007 sono stati licenziati i 4522 lavoratori che
erano ancora in cassa integrazione.
Hanno ricevuto una liquidazione di 240 euro per anno lavorato pregresso.
Non esiste alcun piano di loro reinserimento lavorativo, ma sono semplicemente
stati iscritti all'ufficio di collocamento pubblico; si sono cioe' aggiunti agli altri
oltre 20.000 disoccupati gia' presenti a Kragujevac.


Zastava Auto, alcuni dati relativi all'anno 2007

Al 31-12-07 i lavoratori erano 3886.

La produzione di auto Zastava e' stata di 9008 vetture, il 12% in meno del
piano di produzione iniziale; la produzione e' diminuita di un terzo rispetto
all'anno 2006. La produzione nel 2007 e' stata pari al 14.7% della produttivita'
degli impianti.

Nel 2007 sono state vendute 10811 vetture, attingendo dunque alle scorte di
magazzino, ma comunque il 21% in meno delle vendite pianificate all'inizio
dell'anno. Al 31-12-07 erano rimaste a magazzino 805 auto.

Per quanto riguarda la Zastava Camion sono stati prodotti 359 camion di cui
350 venduti.
Nei primi tre mesi del 2008 sono stati prodotti 74 camion e venduti 71.


Intellettuali occidentali e reazionari tibetani


1) APPELLO: Un'indegna campagna di demonizzazione della Repubblica Popolare Cinese è in corso
2) SERGIO ROMANO sul carattere del secessionismo tibetano (CdS 10 aprile 2008)
3) Il politologo Bricmont: Tibet e Kosovo, diritti umani o ingerenza camuffata?
4) Fulvio Grimaldi: "Ivan della Mea, non sai un cazzo"
5) Istruzione ed Università in Tibet. L'Università "Xizang Daxue"
6) La "Sinistra" smarrita nell'Altopiano Tibetano (di Michele Franco, da Contropiano)

(Proseguiamo la rassegna di contributi sul tema dei secessionismi anticinesi. Molti altri articoli sul tema sono raccolti alla pagina:

SEGNALAZIONI: 

NUOVO LIBRO

Tibet and the CIA’s anti-China crusade


Has Tibet become the front line of a new national liberation struggle? Or is something else happening there?

Why weren't the Dalai Lama's slaves freed until 1959?

Why was one of Hitler's top Nazis part of the Dalai Lama's inner circle?

Why did the CIA create a Tibetan contra force beginning in the 1950s?

What are the Dalai Lama's connections to the CIA?

How are the Tibetan poor affected by the Chinese Revolution?
What about the ruling class Tibetans who went abroad?

This collection of articles from Workers World newspaper should be read by everyone who wants to look beyond the anti-China hype about Tibet and understand what's really going on.

WW Publishers, 12 pp, Paper cover, spiral bound
*This pamphlet free with the purchase of Through A Glass Darkly by William Hinton

---

Begin forwarded message:

From: CentroStudiTransizioneSocialismo  @yahoogroups.com
Date: March 17, 2008 2:42:00 PM GMT+01:00
Subject: Cina e Tibet 
Da: vilici74


Cari compagni,

In queste ore da destra a manca sono diventati tutti sinologi e
difensori della "causa tibetana". Io più umilmente mi permetto di
segnalarvi questo testo, pubblicato nel 1997 e disponibile in rete
all'indirizzo

http://www.tibetinfor.com/english/services/library/serialise/h_status/menu.htm

Il titolo è "The Historical Status of Tibet, China" edito dalla China
Intercontinental Press
. Data la difficile reperibilità del testo
consiglio vivamente i compagni interessati a farsene una copia.

Sviluppo di una precedente monografia, il testo esamina storicamente
la vicenda del popolo tibetano dai primi contatti durante la dinastia
Tang a oggi, con dovizia di dettagli e con uno spessore raramente
riscontrabile nella pubblicistica occidentale sull'argomento.

Di particolare interesse il capitolo 5 relativo alla costruzione del
mito dell'"indipendenza tibetana" e il capitolo 8 relativo al rispetto
dei diritti umani in Tibet sotto il regime lamaista feudale, ma nel
complesso tutto il libro è interessante.

Con saluti comunisti,
Paolo Selmi


CHINA TIBET INFORMATION CENTER

The Historical Status of Tibet, China


Introduction
Chapter I:Relations Between the Han and the Tibetans During the Tang and Song Dynasties
Chapter II:Relations Between the Emperor of the Yuan Dynasty and the Princess of Dharma of the Sagya Sect of Tibetan 
(1)Godan and Sapan 
(2)Kublai and Pagba 
Chapter III:Ming Dynasty's Policy of Enfieffment and Tribute-Related Trade 
Chapter IV The Sovereign-Subject Relationship Between the Qing Dynasty Emperor and the Dalai Lama
(1)Emperors Shunzhi and Kangxi With the 5th Dalai Lama
(2)Emperor Kangxi, Yongzhen and Qianlong With the 6th and 7th Dalai Lama 
(3)Emperor Qianlong, Jiaqing, Daoguang and Tongzhi With the 8th-12th Dalai Lama 
(4)Emperors Guanxu and Xuantong With the 13th Dalai Lama 
Chapter V British Invasion and the Birth of the Myth of "Tibetan Independence"
(1)First British Invasion 
(2)Second British Invasion 
(3)British Move to Cultivate Pro-British Forces in Tibet 
Chapter VI Tibet is Not an Independent Political Entity During the Period of the Republic of China
(1)Yuan Shi-kai and the 13th Dalai Lama 
(2)The Bankrupt "Simla Conference" and the Invalid Convention 
(3)The Tibetan Army's First Eastward Invasion 
(4)Around the Gansu Delegation's Entry Into Tibet 
(5)The 13th Dalai Lama Awakens

(6)Gongjor Zhongnyi and the Tibet Office in Nanjing

(7)The Tibetan Army's Second Eastward Invasion 
(8)The Demise of the 13th Dalai Lama and Huang Musong's Entry Into Tibet 
(9)The Reincarnation of the 13th Dalai Lama and Wu Zhongxin's Entry Into Tibet 
(10)Dagzha Comes to Power and the Razheng Event 
(11)Tibetan Delegates at the Asian Relations Conference 
(12)Visits by the Tibetan "Commercial Delegation" 
(13)July 8 Event 
Chapter VII The Founding of the People's Republic of China and the Peaceful Liberation of Tibet
(1)The Chinese Communist Party's Policy for Nationlities and Policy for Peaceful Liberation of Tibet 
(2)PLA Troops Who Serve the Tibetans Whole-Heartedly 
(3)The Local Government of Tibet Refused Peace Talks and the PLA Was Forced to Fight the Qamdo Battle 
(4)The Signing of the 17-Article Agreement and the Peaceful Liberation of Tibet 

Chapter VIII Armed Rebellion in Tibet Opposed the Democratic Reform Through Which Serfs Win Human Rights
(1)The Tibetans Enjoyed No Human Rights Under Their Feudal Overlords in Old Tibet 
(2)The Reactionary Ruling Class in Old Tibet Refused ti Grant Human Rights to the Broad Masses of Tibetans 
(3)Armed Tibetan Rebels Barbarously Violated Human Rights 
Chapter IX Tibetan People Acquired Ultimate Human Righes Through Quelling of Rebellion and Conducting the Democratic Reform
(1)Putting Down the Armed Rebellion 
(2)Democratic Reform 
Chapter X Tibetan Institutes Regional National Autonomy and Needs No "Self-Determination" 
Chapter XI The 14th Dalai Lama's Illegal "Government-in-Exile" Is a Destabilizing Factor for Asia 
Chapter XII Achievements in Construction and Development
(1)Economic Construction 
(2)Cultural Construction 
(3)Freedom of Religious Belief 
Concluding Remarks   
Postscript 


=== 1 ===


Un'indegna campagna di demonizzazione della Repubblica Popolare Cinese è in corso

 

Appello

 

Un’indegna campagna di demonizzazione della Repubblica Popolare Cinese è in corso. A dirigerla e orchestrarla sono governi e organi di stampa più che mai decisi ad avallare il martirio interminabile del popolo palestinese e sempre pronti a scatenare e appoggiare guerre preventive come quella che in Irak ha già comportato centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi.

Si agita la bandiera dell’indipendenza (talvolta camuffata da «autonomia») del Tibet, ma se questo obbiettivo venisse conseguito, ecco che la medesima parola d’ordine verrebbe lanciata anche per il Grande Tibet (un’area tre volte più grande del Tibet propriamente detto) e poi per il Xinjiang, per la Mongolia interna, per la Manciuria e per altre regioni ancora. La realtà è che, nel suo folle progetto di dominio planetario, l’imperialismo mira a smembrare un paese che da molti secoli si è costituito su una base multietnica e multiculturale e che oggi vede convivere 56 etnie. Non a caso, a promuovere questa Crociata non è certo il Terzo Mondo, che alla Cina guarda con simpatia e ammirazione, ma l’Occidente che a partire dalle guerre dell’oppio ha precipitato il grande paese asiatico nel sottosviluppo e in un’immane tragedia, dalla quale un popolo che ammonta ad un quinto dell’umanità sta finalmente fuoriuscendo.

Sulla base di parole d’ordine analoghe a quelle oggi urlate contro la Cina, si potrebbe promuovere lo smembramento di non pochi paesi europei, quali l’Inghilterra, la Francia, la Spagna e soprattutto l’Italia, dove non mancano i movimenti che rivendicano la «liberazione» e la secessione della Padania.

L’Occidente che si atteggia a Santa Sede della religione dei diritti umani non ha speso una sola parola sui pogrom anticinesi che il 14 marzo a Lhasa sono costati la vita a civili innocenti compresi vecchi, donne e bambini. Mentre proclama di essere alla testa della lotta contro il fondamentalismo, l’Occidente trasfigura nel modo più grottesco il Tibet del passato (fondato sulla teocrazia e sulla schiavitù e sul servaggio di massa) e si prosterna dinanzi a un Dio-Re, impegnato a costituire uno Stato sulla base della purezza etnica e religiosa (anche una moschea è stata assaltata a Lhasa), annettendo a questo Stato territori che sono sì abitati da tibetani ma che non sono mai stati amministrati da un Dalai Lama: è il progetto del Grande Tibet fondamentalista caro a coloro che vogliono mettere in crisi il carattere multietnico e multiculturale della Repubblica Popolare Cinese per poterla meglio smembrare.

Alla fine dell’Ottocento, all’ingresso delle concessioni occidentali in Cina era bene in vista il cartello: «Vietato l’ingresso ai cani e ai cinesi». Questo cartello non è dileguato, ha solo subito qualche variante, come dimostra la campagna per sabotare o sminuire in qualche modo le Olimpiadi di Pechino: «Vietate le Olimpiadi ai cani e ai cinesi». La Crociata anticinese in corso è in piena continuità con una lunga e infame tradizione imperialista e razzista. 

Adesioni

Domenico Losurdo, filosofo
Gianni Vattimo, filosofo
Luciano Canfora, storico
Carlo Ferdinando Russo, direttore della rivista "Belfagor"
Angelo d’Orsi, storico
Ugo Dotti, storico della letteratura italiana
Guido Oldrini, filosofo
Massimiliano Marotta, presidente della Società di studi politici
Federico Martino, storico del diritto
Fosco Giannini, senatore PRC, direttore della rivista “l’Ernesto”
Fausto Sorini, membro del Comitato politico nazionale del PRC, direzione area “l’Ernesto”
Sergio Cararo, direttore della rivista “Contropiano”
Alessandro Leoni, Segreteria regionale toscana PRC
Valter Lorenzi, Rete nazionale “Disarmiamoli!”
Luca Gorlani, educatore, Chiari (BS)
Marco Benevento, Direttivo FIOM Roma Nord
Manlio Dinucci
Luciano Vasapollo, docente Università La Sapienza, Roma
Stefano G. Azzarà, Università di Urbino
Filippo Lai, ricercatore, Cagliari
Pilade Cantini
Vincenzo Simoni, Segretario nazionale dell’Unione Inquilini
Alfredo Tradardi, ISM-Italia
Francesco Zardo, giornalista e scrittore
Marie-Ange Patrizio, psicologa e traduttrice, Marsiglia
Giancarlo Staffolani, Collettivo “B. Brecht”, Veneto orientale
Andrea Fioretti, FLMU-CUB Sirti/assemblea lavoratori autoconvocati
Andrea Martocchia, astrofisico, INAF-IASF Roma
Serena Marchionni, bibliotecaria, Fac. Matematica, Università di Bologna
George Philippou, Atene
Luigi Pestalozza, musicologo
Libero Traversa, della redazione di “Marxismo Oggi”
Sergio Manes, editore (La Città del Sole)
Antonella Ghignoli
Andrea Parti
Aldo Cannas, Cagliari
Hisao Fujita Yashima, professore associato di Analisi Matematica, Università di Torino
Marco Ghioti
Leo Giglio
Armando Gattai, Prato
Niccolò Zambarbieri, Giovani Comunisti di Pavia
Claudio Del Bello, editore (Odradek)
Lin Jie
Mauro Gemma, redazione di Resistenze.org
Antonio Ginetti, Pistoia
Riccardo Fabio Franchi, studente, Bologna

Silvio Marconi, antropologo, operatore di cooperazione allo sviluppo e intercultura, Roma
Francesco Saverio de Blasi, ordinario di Analisi Matematica, Universita' di Roma "Tor Vergata
Claudia Cernigoi, giornalista, Trieste
Z. Shiwei
Edoardo Magnone, chimico, Italy-Japan Joint Laboratory on Nanostructured Materials for Environment and Energy (NaMatEE) and "Research Center for Advanced Science and Technology" (RCAST), University of Tokyo
Rosanna Deste
Marco Costa – PRC, Assessore ai Lavori Pubblici, Comune di Busana (RE)
Fulvio Grimaldi, giornalista
Antonio Casolaro, Caserta
Antonio Caracciolo, ricercatore di Filosofia del Diritto, Università di Roma La Sapienza
Alessandra Orlandini, infermiera, Ancona
Gianni Monasterolo, musicista e poeta
Stefano Franchi, segreteria PRC Bologna
Marina Minicuci, giornalista
Francesco Maringiò, coordinamento nazionale Giovani Comunisti/e
Adriano Benayon, Brasília, Brésil
Francesco Rozza, Caserta
Gian Mario Cazzaniga, professore di Filosofia morale, Università di Pisa
Annie Lacroix-Riz, storica

Simone Bruni, operatore e mediatore socio-culturale per Arci Toscana

Marianna Gorpia, segretario PdCI Empoli
Sergio Ricaldone, redazione della rivista “l'Ernesto”
Luca Sbano
Anna Capecchi
Dante Franchi, capogruppo consiliare PRC Marzabotto (BO)
Rolando Dubini, avvocato del Foro di Milano
Elena Ulivieri, studentessa
Vincenzo Brandi, ricercatore Enea
Emilio Desiderio
Giulietto Chiesa
Yuri Borgianni, Capogruppo PRC Consiglio Comunale Poggibonsi (SI)Loriano Checcucci, Segretario Circolo PRC "G.K. Zhukov", Poggibonsi (SI)
Crocini Rosanna, Pistoia
Comaguer (Comité Comprendre et Agir contre la Guerre), Marseille
Francesco Pappalardo - Medico del lavoro – Piombino
Francesco Romano - RSA Prov. Napoli
Daniel Antonimi, secrétaire international Pôle de Renaissance Communiste en France
Marco Beccari, Roma
Massimo Marcori, Impiegato, Torino
Donato Antoniello, Assessore al lavoro e istruzione del comune di Nichelino (TO)
Artemis Torres, pesquisadora, Brasil
Cesare Allara, Comitato di Solidarietà col Popolo Palestinese di Torino
Massimo Zucchetti, ordinario di impianti nuceari, Politecnico di Torino
Arianna L'Abbate, ricercatrice
Marilisa Verti, giornalista
Walter Ranieri, pittore, Bari
Giuseppe Lanzavecchia, Roma
Clemente Granirei, segretario circolo Lenin PRC NapoliChiara Francesca Mazzei, docente di storia e filosofia
Miriam Pellegrini Ferri Presidente G.A.MA.DI.
Spartaco Ferri, partigiano della Brigata Garibaldi
Paolo Valentini, studente di biologia
Enzo Valentini, segretario G.A.MA.DI.
Stefano Friani, Segreteria PRC Livorno
Luca Rossi, aderente Coordinamento Progetto Eurasia
Francesco Dragonetti, Coordinamento Giovani Comunisti di Bologna
Diletta Marzo, Giovani Comunisti Bologna
Matteo Cavallaro, studente di Scienze Politiche, Torino
Roberto Capizzi, Coordinamento Giovani Comunisti, EnnaAndré Luis Travassos, Ciências Sociais, Universidade Estadual de Londrina - PR

Pino Binda, partigiano comasco, Milano

Enzo Proverbio, antifascista, Milano

...


=== 2 ===


RISPONDE SERGIO ROMANO

LA PROTESTA TIBETANA I MONACI E LA MODERNITÀ


È giusto invitare le autorità cinesi alla moderazione di fronte alla rivolta dei monaci tibetani, ma non si può pretendere che la Repubblica popolare tolleri che una sua regione sia governata da una teocrazia. La Cina, con l' introduzione del mercato, sta sviluppando a tappe forzate la sua economia (e di conseguenza la società) e la modernizzazione del Tibet è parte integrante del progetto. Il boicottaggio delle Olimpiadi inasprirebbe i rapporti con quella che fra pochi decenni sarà la maggiore potenza economica mondiale. D' altronde non sono affatto convinto che il mancato boicottaggio rappresenterebbe, come molti sostengono, un tradimento dei nostri valori; trovo anzi singolare pretendere, in nome della cultura occidentale, che società e civiltà arcaiche vengano trattate come reperti archeologici da conservare a ogni costo per la delizia di turisti e antropologi. Del resto, è proprio il rifiuto da parte di Stati e culture di uscire dal medioevo per entrare nella modernità che spesso costituisce l' ostacolo maggiore al dialogo e alla coesistenza. 

giorgio.vergili@  fastwebnet.it 

Caro Vergili, 

L a sua lettera coglie un punto a cui l' opinione pubblica occidentale non ha prestato molta attenzione. È possibile che gli esuli tibetani, cresciuti lontano dalla madrepatria, stiano facendo una battaglia democratica per i diritti umani e civili del loro Paese. Ed è evidente che il Dalai Lama si accontenterebbe di un Tibet autonomo, soggetto all' autorità politica di Pechino e tuttavia libero, al tempo stesso, di coltivare le proprie tradizioni culturali e religiose. Ma la violenta rivolta dei monaci a Lhasa e in altre province cinesi dove abitano importanti comunità tibetane, è stata una insurrezione conservatrice. Sappiamo che la Cina ha sempre considerato il Tibet una insopportabile anomalia e ha fatto del suo meglio per alterare la composizione demografica della regione favorendo l' insediamento nel territorio di una nuova popolazione han (così hanno fatto, incidentalmente, molti Paesi europei, fra cui l' Italia, quando si sono impadroniti di terre di confine abitate da minoranze che appartenevano a un diverso ceppo nazionale). Ma fu subito evidente che la Repubblica popolare non avrebbe mai tollerato, all' interno dei propri confini, una Santa Sede del buddismo himalayano, un regime feudale e religioso come quello sorto molti secoli fa sull' altopiano tibetano. La situazione si è ulteriormente complicata quando la grande modernizzazione cinese ha finalmente investito il Paese. Quando visitai il Tibet nel 1981, il rapporto fra i tibetani e l' amministrazione cinese era congelato dallo stato di arretratezza economica della provincia. Gli occupanti e i sudditi sembravano avere concluso una tregua che nessuno, in quel momento, aveva interesse a rompere. Ma lo sviluppo economico, da allora, ha creato turismo, commercio, iniziative industriali. Durante una visita organizzata dal governo di Pechino dopo le agitazioni dello scorso marzo, i corrispondenti stranieri hanno fatto due constatazioni interessanti. In primo luogo si sono accorti che i monaci tibetani, contrariamente alla loro reputazione occidentale, non sono cultori della «non violenza» e ne hanno dato la prova con una furia devastatrice che ha colto di sorpresa le forze di polizia. In secondo luogo hanno compreso che la loro rivolta non era diretta soltanto contro i cinesi, ma anche contro una classe emergente di tibetani che stanno sfruttando i vantaggi della modernizzazione. Quello a cui abbiamo assistito, in altre parole, non è, se non in parte, uno scontro fra democrazia e dittatura. È anche il segno di una frattura sociale che si è aperta all' interno della società tibetana. Non è necessario essere marxisti o anticlericali per osservare che la Cina recita in questa faccenda, sia pure con i modi intolleranti di un regime autoritario, la parte della modernità e che i monaci, come si sarebbe detto una volta, quella della reazione.

Romano Sergio

Pagina 43
(10 aprile 2008) - Corriere della Sera


=== 3 ===


Il manifesto, 11 aprile 2008

Il politologo Bricmont: Tibet e Kosovo, diritti umani o ingerenza camuffata?

EMANUELA IRACE

Kosovo. Afghanistan. Iraq. «Giustificare la guerra in nome dei diritti umani è la nuova ideologia imperialista». Lo dice il fisico belga Jean Bricmont, scienziato della politica e professore all'Università di Lovanio, autore del saggio pluritradotto Imperialismo umanitario, che abbiamo incontrato a Roma. E non fa sconti. Né all'Ue, né all'Italia, né agli Usa. Secondo Bricmont, allievo di Chomsky e Russell, «la sinistra sta diventando complice delle più grandi secessioni occidentaliste». Sotto l'unico controllo di chi esporta democrazia made in Usa. 

Lei parla di Paternalismo neo-coloniale. Si giustifica la guerra in nome dei diritti umani?

È cambiata l'ideologia ma il colonialismo è radicato nella mentalità corrente. La guerra è impresentabile all'opinione pubblica. Alle lobbies. Da trent'anni la comunicazione è più sofisticata. Si fa scudo delle battaglie umanitarie. I movimenti femministi. Quelli per la liberazione dei popoli oppressi. Stabilendo così un diritto di ingerenza, che è solo il diritto del più forte. La fine del diritto.

Il modello è l'autonomia. Il diritto all'autodeterminazione dei popoli.

No. Il modello è smembrare. De-costruire i nuovi imperi attraverso la secessione: Cina, Russia, ma anche Serbia. Non si tratta di autonomia per il Tibet, Cecenia e Kosovo. La lotta di indipendenza Nazionale deve passare da una fase militare a una propriamente economica. Senza la quale l'indipendenza politica, statuale, è un contenitore vuoto. L'indipendenza di un paese non si misura solo con il gran o e la tecnologia da cui dipende. L'ideologia di diritti umani che possano scavalcare ogni confine di sovranità, è un' ingerenza camuffata. 

Così la politica estera della sinistra diventa simile a quella della destra. 

Esistono due versioni dell'imperialismo. La destra è per la lotta al terrorismo, per la difesa dei propri interessi sul campo. La sinistra per la violazione dei diritti dell'uomo e del diritto internazionale. Ma così facendo la sinistra è diventata più imperialista della destra classica, ha sostenuto la Guerra in Afghanistan e la secessione del Kosovo. Nelle guerre recenti ha fatto poca opposizione e praticamente nessuna alla minaccia di Bush contro l'Iran. Con la fine del comunismo, l'ideologia dei diritti umani e della democrazia da esportare, ha rimpiazzato il marxismo, il socialismo e la lotta di classe. 

Lei per quale versione propende.

Io sono per il negoziato. Non per aggredire uno stato. La guerra in Iraq è stata una catastrofe umanitaria peggio della Palestina e del Darfur. Cina e Russia hanno screditato la politica degli Stati Uniti. L'Europa no. La Commissione europea, Solana, tutto il mondo sa che il Kosovo è in mano a mafiosi, ma nessuno ha il potere per dirlo. È una catastrofe. Che all'Europa non interessa denunciare. Ma così il diritto internazionale è completamente stravolto.

Una catastrofe senza soluzioni

Finchè si ragiona imponendo la verità non si vuole discutere. Si entra nel campodell'opposizione tra bene e male. Occidente e Islam. Scontro di civiltà. Buoni e cattivi. Ma chi lo decide e perché? Non ci guadagna nessuno. I rapporti di forza sono a vantaggio dell'Occidente. Per mezzi e tecnologia. Se i difensori dei diritti umani fossero coerenti, dovrebbero condannare Usa e Israele. L'Italia ha un ruolo importante in funzione euro mediterranea. Insieme alla Spagna. Potrebbe giocare una funzione di pace e mediazione con il mondo arabo e nel conflitto isrelo-palestinese. Ma gli Stati Uniti osteggiano questa politica. Io sono per stabilire delle relazioni, non per diabolizzare. Ci vuole modestia. Non assolutismo. La Polis greca era democratica con i propri cittadini, ma faceva uso e commercio di schiavi.


=== 4 ===

(A proposito di una "poesia" di Ivan della Mea, pubblicata dal "manifesto" il 20 marzo 2008, a coronamento del suo stracciarsi le vesti bipartisan ed ecumeniche sulla "tragedia del Tibet".)

----- Original Message ----- 
From: Grimaldi Fulvio 
Sent: Friday, March 21, 2008 12:21 PM
Subject: Della Mea Io so

L'autore, che qualche vegliardo ricorda per alcune melense e familistiche canzoncine delm '68, esaurita la vena del cinguettio musicale, si esercita di tanto in tanto in allucinazioni linguistiche, ortografiche, sintattiche su un "manifesto" che con maggiore rigore dovrebbe concedere la sua ospitalità. Ma visto che ci scrivono Giuliana Sgrena (Che schifo questi islamici, Al Qaida è Al Qaida), Rossana Rossanda (Le BR erano le BR, erano interne alla sinistra storica e hanno ammazzato Moro da sole. Il Mose a Venezia è ottima Cosa, Sofri è un martire e un grande intellettuale, votiamo Bertinotti...) e Valentino Parlato (Il boicottaggio della Fiera del libro sionizzata è crimine antisemita), anche della Mea ci può sguazzare.
Anche se standoci, l'uomo dall'ego-mongolfiera (questa volta è riuscito a ripetere "io" trenta volte in trenta "versi") senza dubbio contribuisce al progressivo e inesorabile affondamento del "quotidiano comunista". Con nostro sommo dispiacere, perchè dopo cosa leggiamo? Con chi ce la prendiamo se coloro che al momento resistono sull'orlo della poubelle della storia, poi ci finiscono dentro a raggiungere rifiuti di portata campana quali quelli che, oggi come oggi, sbavano alle porte del parlamento?

Parafrasando, in virtù di una boria giulianferrariana, nientemeno che Pasolini, questa fattucchiera della lingua italiana, per la quale Dante avrebbe inventato un girone più profondo di quello dei traditori, ripete per trenta volte, autentico cilindro da preghiera tibetano, "io so". E con questo proclama mosaico scende la montagna e ci confonde tutti nella lacrimosa valle dei nostri irrimediabili "non so". Sa tutto, l'anziano verisificatore, del Tibet, dei potenti del mercato e degli infami di Cina che lo vogliono uccidere, sa che i soldati cinesi stanno massacrando civili tibetani, sa che l'autodeterminazione è sacra (anche se è di una casta di monaci schiavisti, superstiziosi e pedofili) e che le olimpiadi non s'hanno da fare.
Questo bombardamento di "io so", che ricorda Bush quando farnetica di consapevolezze di vittoria, scaturisce da una centrale nucleare alimentata dall'uranio dell'ignoranza fuso con il plutonio della supponenza. Non sa, l'ex-giullare e oggi New Entry New Age, che, a proposito di autodeterminazione, il popolo tibetano come tale non esiste in quanto è un insieme composito di genti che venute dal'Asia Centrale, dalla Valle dell'Indo, dalle foreste birmane, dalla Valle dello Yangzé e dalla Valle del Fiume Giallo. Che questi popoli hanno fatto parte per mille anni delle varie unioni statali cinesi e solo durante 70 anni se la sono fatta da soli. Non sa, il menestrello stazzonato, che il buddismo dei monaci tibetani è solo un sessantesimo - il più astruso e fomentatore di passività - di tutti i buddismi che, a loro volta, rappresentano il 6% delle religioni nel mondo e che fu questo buddismo particolarmente violento e protervo a introdurre nel Tibet una società feudale. Società in cui, fino all'arrivo della rivoluzione cinese (peraltro assai degenerata da Mao in giù), il potere era suddiviso tra l'aristocrazia tibetana (cara a Hitler) e la comunità monacale e che il 90% della popolazione era ridotta in schiavitù, con nobili e monaci padroni della vita e della morte di questi servi della gleba. Un sistema vagheggiato dai poteri imperialisti di oggi e opportunamente travestito in termini New Age, da vascello di spiritualità, nonviolenza, bontà, pacifismo, melasse paracule varie, tali da neutralizzare eventuali obiezioni di sinistri e democratici un po' più occhiuti del canarino "io so". Una spietata dittatura feudale che la Cia avrebbe voluto perpetuare versando al suo portavoce, un equivalente con gli occhi di sguincio di Padre Pio, alcuni milioni di dollari, armandone i paramilitari e infiltrati, quegli stessi che hanno messo a ferro e fuoco i cinesi dei piccoli negozi (sono il 10% della popolazione tibetana, a proposito delle fantasticate alterazioni etniche cinesi attraverso flussi alluvionali di immigrati). 
Prima il Dalai Lama flirtava con i nazisti, nel segno della comune purezza ariana. Poi, vista la mala parata dei cuginetti hitleriani, si aprì alla colonizzazione-protezione britannica, sostituita dopo la seconda guerra mondiale, come ovunque, dagli Usa in funzione anti-rivoluzione cinese. Il rientro della regione nella madrepatria Cina e la restaurazione di una dignità nazionale coerente con la propria storia, promosse il Dalai Lama, fuggiasco dopo il fallito progrom anticinese del 1959, sconfitto dagli stessi tibetani non partecipi dei fasti monacali (e bisognosi del primo ospedale, della prima scuola, della prima strada, della prima ferrovia...), a una specie di papa alternati

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