Informazione


Kosovo: dichiarazioni di comunisti e democratici  di tutto il mondo

(in ordine cronologico inverso)

1) Comunicato ufficiale dell’Incontro dei Movimenti per la Pace nei Balcani
2) Ieri il Katanga, oggi il Kosovo! Il denaro sempre! (J. Luis Herrera del Campo)
3) Dichiarazione del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) riguardo la provincia serba del Kosovo
4) I comunisti russi e la situazione nel Kosovo
5) "Belgrado muova l'esercito e non ceda al ricatto della Ue". Parla Borislav Milosevic
6) I comunisti greci contro il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo


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www.resistenze.org - osservatorio - lotta per la pace - 09-03-08 - n. 218

da World Peace Council - www.wpc-in.org/Events/Balcanmeeting/

 

Riceviamo da Iraklis Tsavdaridis, Segretario esecutivo del Consiglio Mondiale della Pace (WPC), il comunicato rilasciato al termine dell'importante riunione di Salonicco

 

Comunicato ufficiale dell’Incontro dei Movimenti per la Pace nei Balcani

 

Salonicco 1-2 marzo 2008

 

L’Incontro dei Movimenti per la Pace nei Balcani, tenutosi a Salonicco nei giorni 1-2 marzo 2008, su iniziativa del Comitato Greco per la Distensione Internazionale e la Pace (EEDYE) con l'appoggio del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) - e che ha visto la presenza dei rappresentanti di dieci organizzazioni da otto paesi della regione (Grecia, Serbia, Croazia, Turchia, Cipro, Bulgaria, Romania, e Ucraina) e di una delegazione del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) - si è concluso con la pubblicazione di un Comunicato ufficiale di cui elenchiamo i punti:

 

a. Stiamo attraversando un periodo difficile e pericoloso per i popoli in generale e per quelli dei Balcani in particolare. Preoccupa la situazione nei Balcani, a Cipro e più in generale nei paesi nostri vicini. La nostra regione è nell’occhio del ciclone. I Balcani costituiscono un punto d’accumulo dei contrasti tra i diversi imperialismi, perché la regione ha particolare importanza sia per la presenza di oleodotti che garantiscono l’approvvigionamento di petrolio e gas naturali che soddisfano la domanda di energia dell'Unione europea, sia per il suo valore geostrategico come punto di transito verso il Medio Oriente ed il nord Africa. Così la sua importanza è considerevole per tutte le grandi potenze. Un esempio di questa battaglia tra interessi diversi è il gasdotto di Burgas-Alexandroupolis, sostenuto dalla Russia e il gasdotto di AMBO, da Burgas al porto albanese di Valona, sostenuta dagli Stati Uniti. L'UE sta promovendo i suoi interessi spedendo le proprie truppe in Kosovo, mentre ha già una presenza militare nel resto del Balcani.

 

b. La dichiarazione unilaterale di "indipendenza"della provincia serba del Kosovo, con il premuroso appoggio di Stati Uniti, Nato e Unione Europea, minaccia di dare il via ad una serie di nuove tensioni, cambi di confine, nuovi focolai di destabilizzazione ed una nuova serie di guerre e di interventi imperialistici. Viola i principi di base della Carta fondativa delle Nazioni Unite, il documento finale dell’OCSE e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, particolarmente la 1244/99. La secessione non rappresenta una soluzione ai bisogni e alla povertà delle persone che vivono in Kosovo. A prescindere dalla loro origine etnica, ai lavoratori della regione continueranno a mancare i diritti fondamentali, poiché il loro stato è un protettorato della Nato. Il nazionalismo che è stato fomentato diverrà un'arma mortale puntata contro tutto i popoli balcanici, e costituisce un precedente negativo per le altre regioni.

 

c. Esprimiamo la nostra solidarietà al popolo cipriota che affronta vis a vis la pressione esercitata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati europei perché venga imposta una soluzione inaccettabile, sopra ed oltre i principi del diritto internazionale e dell'ONU. Così, devono essere intensificate la lotta e la solidarietà con il popolo cipriota per dare vita a una Federazione unificata e indipendente delle due zone in accordo con le decisioni dell’ONU e con i colloqui ad alto livello, senza basi e truppe straniere, una patria comune per turco-ciprioti e greco-ciprioti, senza “garanti” né “protettori”.

 

d. Riguardo al problema nelle relazioni tra Grecia e FYROM (ex Repubblica Jugoslava di Macedonia), noi sosteniamo la comprensione tra i popoli e i paesi, indipendenti e contro gli arbitrari interventi imperialisti, senza nazionalismo ed irredentismo e nel rispetto dei confini esistenti e della sovranità di ciascuno stato. All'interno di questa configurazione, una soluzione congiunta potrebbe essere trovata per il problema del nome del paese.

 

e. È ovvio che per noi non sia sufficiente preoccuparsi, ma occorre piuttosto opporsi attivamente agli interventi imperialisti nei Balcani e alla secessione del Kosovo. Noi dobbiamo insistere maggiormente affinché le basi e le truppe NATO si ritirino dalla regione balcanica. Solo così la sovranità e l’indipendenza di ciascun paese sarà assicurata, attraverso lo sviluppo dell'amicizia e della solidarietà fra i popoli. Le minoranze possono essere dei ponti di amicizia piuttosto che essere manipolate come strumento dei piani imperialisti. Dobbiamo manifestare la nostra risolutezza nel non permettere un’ulteriore variazione nei confini balcanici. Dobbiamo unire i popoli, le nazioni ed i gruppi etnici dei Balcani in una grande lotta comune, per rifiutare la dipendenza e lo sfruttamento capitalista.

 

I popoli dei Balcani potranno aspirare ad un brillante futuro soltanto se metteranno da parte il nazionalismo per sostituirlo con un fronte antimperialista unito e per la pace. In questo contesto condanniamo le recenti operazioni militari turche in Iraq settentrionale, che servono solamente gli interessi delle forze imperialiste. Esigiamo la loro fine immediata.

 

Noi chiediamo che:

 

-        la "indipendenza" del protettorato del Kosovo non sia riconosciuta dai governi dei nostri paesi

 

-        le truppe Nato ed UE lascino il Kosovo ed il Balcani

 

-        tutte le basi militari straniere delle potenze imperialiste siano rimosse dalla regione.

 

Incontro dei Movimenti per la Pace nei Balcani, Salonicco 1-2 marzo 2008

 

Lista dei partecipanti
 
Grecia
“Comitato Greco per la Distensione Internazionale e la Pace (EEDYE)”
Vera Nikolaidou, Segretario Generale del EEDYE, MP
Grigoris Petropoulos, Segretario Organizzativo
Nikos Zokas, membro della Segreteria
 
Serbia
“Forum Belgrado per un Mondo di Eguali”
Zivadin Jovanovic, Presidente Forum Belgrado, ex Ministro degli Esteri
“Comitato Anti-NATO di Serbia”
Ljubislav Krunic, membro del comitato
Miroslav Lazovic, membro del comitato
 
Croazia
“Forum Antifascista di Croazia”
Vladimir Kapuralin, membro del comitato
 
Cipro
“Consiglio della Pace di Cipro”
Aris Georgiou, Presidente
 
Grecia
“Movimento per la Difesa Nazionale” KETHA
Ioannis Ntouniadakis, Ammiraglio in pensione
 
Bulgaria
“Consiglio Nazionale per la Pace bulgaro”
Ivan Dimitrov, Segretario organizzativo
Philip Philipov, Segretario generale
 
Romania
“Consiglio della Pace romeno”
Constantin Cretu, Presidente
 
Ucraina
“Unione antifascista di Ucraina”
Goergii Buiko, Segretario
 
Turchia
“Associazione per la Pace di Turchia”
Murat Akad, membro del comitato
 
Consiglio Mondiale della Pace
Thanassis Pafilis, Segretario generale
Iraklis Tsavdaridis, Segretario esecutivo
 
Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Forum Belgrado Italia


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www.resistenze.org - associazione e dintorni - forum di belgrado - italia - 03-03-08 - n. 217

 

Ieri il Katanga, oggi il Kosovo! Il denaro sempre!

 

Jorge Luis Herrera del Campo 

01/03/2008

 

Il mondo balcanico è complicato. Per capire bene le cause delle sue attuali circostanze si deve conoscere la sua storia millenaria e la matrice delle forze che hanno influenzato questa parte del mondo, questa penisola che costituisce una frontiera religiosa, etnica, geografica e culturale. Principio e fine di due mondi. Ricchezze naturali. Popoli buoni e laboriosi e dalla presenza millenaria, che risale fino a 40.000 anni di storia. Spazio in cui, quelli che volevano costruirsi una egemonia in Europa, sono arrivati da conquistatori.

 

Winston Churchill disse che i Balcani producono più storia di quella che possono digerire. Altri gli hanno imposto l’etichetta terribile di “polveriera d’Europa”, senza però mai dire chi era che metteva la polpevere, la miccia e il fiammifero, e che alla fine producono sangue e lacrime.

 

Viviamo in un mondo molto complesso, che si allontana, un colpo dopo l’altro, da quel mondo bipolare nato dopo la seconda guerra mondiale, quello che volle evitare altri 50 milioni morti.

 

Ma l’attuale mondo unipolare mina, giorno per giorno e con premeditazionem i principi che sono base e garanzia delle istituzioni internazionali e della convivenza pacifica tra i popoli. Principi stabiliti come espressione di una volontà internazionale di evitare quegli orrori.

 

Quel mondo è iniziato con Reagan, ma alcuni dicono che è iniziato con Rooswelt, un esempio tipico di come si smontano le società di diritti civili e politici keynesiani all’interno dei paesi sviluppati. Ed era così anche con l’era neoliberale del democratico Clinton.

 

L’anestetico è la guerra al terrorismo.

 

La sovranità e l’autodeterminazione degli Stati sul territorio nazionale, il diritto alle risorse all’interno di quel territorio, la non ingerenza nelle questioni interne e l’autodeterminazione, sono come pietre che ostacolano il percorso su cui vogliono portare l’umanità

 

L’autodichiarata indipendenza del Kosovo, spinta dagli USA con l’appoggio delle principali potenze dell’Unione Europea, tra l’altro, è un’evidente azione di questo smantellamento del diritto che patiscono le istituzioni internazionali.

 

Stabilire il precedente di imporre alla comunità internazionale un nuovo Stato sulla base dello squartamento del territorio di uno Stato riconosciuto, membro dell’ONU e di altri organismi multilaterlai, usando come giustificazione un criterio etnico e la qualifica di un governo (quello di Slobodan Milosevic), che non era già più al potere, colpisce pericolosamente le basi su cui poggia la configurazione di Stati nazionali sorti come risultato della seconda guerra mondiale, e pone molti paesi alla mercè di interpretazioni casuali, fuori dalla legalità internazionale riconosciuta.

 

L’indipendenza del Kosovo è un atto di forza, nel senso che si basa sulla reinterpretazione di un accordo del Consiglio di Sicurezza, che avviene a margine dello stesso Consiglio di Sicurezza e che genera azioni contrarie a quanto stabilito senza aver modificato lo stesso Consiglio.

 

Per maggiore burla, quelli che lo attuano dichiarano che si fa sulla base di quanto accordato precedentemente dall’ONU. Qunidi, si stabilisce che un gruppo di Stati, oppure uno solo, con la forza dell’apparato bellico sufficiente allo scopo, può reinterpretare una risoluzione di un organismo internazionale ed agire contro quanto stabilito in precedenza.

 

Questo modo di comportarsi dei potenti non è nuovo. Ricordiamo quando l’Europa “civilizzata” si è lanciata con i suoi mercenari e il suo potere economico contro il Congo di Patricio Lumumba, quel promettente leader africano, che si fidava dell’ONU. Lo assassinarono, e crearono, grazie alle manipolazioni dele potenze occidentali, lo stato fantoccio del Katanga, un modo per mettere le mani sule ricchezze minerarie della zona.

 

Le forze che hanno imposto l’indipendenza del Kosovo sono gli stessi interesi globali che hanno distrutto la Yugoslavia. Sono quelli che vogliono un clima di inimicizia tra l’Europa e la Russia, Quelli che con questo passo corteggiano il mondo islamico, per poter attaccare quei musulmani (avendoli indeboliti) che non accettino i loro diktat.

 

Evidentemente, le multinazionali non hanno patria, e l’esistenza delle patrie dà loro fastidio, soprattutto se sono difese. Vogliono mano libera.

 

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR


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www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 26-02-08 - n. 216


da World Peace Council (WPC) - www.wpc-in.org/newsstatements/


Dichiarazione del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) riguardo la provincia serba del Kosovo

 

Il Consiglio Mondiale della Pace denuncia la nuova scalata nello sviluppo della “scacchiera imperialistica” dei Balcani, con l’unilaterale dichiarazione “d’indipendenza” del Kosovo.

 

Sin dai bombardamenti della NATO nel 1999, sotto i quali - durante 78 giorni di brutale aggressione contro i popoli della Yugoslavia - migliaia di civili innocenti persero la vita, l’obiettivo delle forze imperialiste e dei loro apparati di guerra nella regione fu chiaro.

 

Separare e controllare l’intera area, negando e violando sistematicamente le leggi internazionali ed i diritti dei popoli. Un risultato dell’imposizione della forza fu la Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sulla cui base l’ONU diede mandato alla NATO per garantire e controllare attraverso la KFOR la pace nel Kosovo. Ma proprio questa “Risoluzione 1244”, in virtù della quale la NATO ha “de facto” governato un protettorato, dichiara in modo preciso che il Kosovo rimane una provincia della Yugoslavia, di cui la Serbia oggi è il successore legale.

 

Oggi, mentre la NATO è pronta a consegnare i poteri all’Unione Europea, siamo testimoni di un nuovo atto di flagrante violazione della sovranità di uno stato indipendente, del diritto internazionale e delle relative risoluzioni ONU.

 

Il Kosovo, sia come “terra della NATO” che come “terra dell’Unione Europea”, è una tra le più sfacciate prove della cinica ed inumana politica di Stati Uniti, Unione Europea e NATO nei Balcani.

 

Il Consiglio Mondiale della Pace esprime solidarietà ai popoli della ex Yugoslavia e fa appello alle forze amanti della pace nell’area affinché si uniscano e si coordino in azioni comuni contro i piani imperialistici.

 

In questo senso, il Consiglio Mondiale della Pace sostiene e promuove l’Incontro dei Movimenti per la Pace dei Balcani e delle aree vicine, che si terrà in Grecia nella città di Salonicco l’1-2 marzo 2008.

 

Il Segretariato del Consiglio Mondiale della Pace

 

Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare 


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www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 25-02-08 - n. 216

 
I comunisti russi e la situazione nel Kosovo

 

Dichiarazione di Ivan Melnikov, primo vicepresidente del PCFR

 

In relazione alla proclamazione unilaterale dell’indipendenza della provincia serba del Kosovo, avvenuta il 17 febbraio, su richiesta dei media il primo vicepresidente del PCFR Ivan Melnikov ha commentato gli sviluppi della situazione:

 

“Il Comitato cittadino di Mosca del PCFR e i deputati comunisti della Duma di Stato hanno organizzato un presidio davanti all’ambasciata USA per protestare contro il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo. Stiamo seguendo con la massima attenzione gli attuali sviluppi nei Balcani.

 

Il PCFR è convinto che il tentativo di riconoscimento unilaterale del Kosovo, a cui stiamo assistendo in questo momento, è un episodio che ci allontana dai confini di quanto è consentito dalla pratica accettata internazionalmente, e che assume un autentico carattere di provocazione.

 

Le forze, che vogliono avallare questa avventuristica indipendenza, sono interessate a che tale operazione avvenga rapidamente, senza che l’opinione pubblica abbia la possibilità di rispondere: il carattere della cosiddetta “indipendenza” è filo-americano, e tutto il territorio è costellato di bandiere degli USA.

 

Le conseguenze sono sostanzialmente tre. La prima: un altro tentativo di disgregare il territorio dell’ex Jugoslavia, privando la Serbia di una sua parte storica e, allo stesso tempo, di spingere i serbi ad uscire dal proprio territorio. La seconda conseguenza: la creazione di un precedente, in grado di provocare una serie di situazioni analoghe in tutto il mondo, anche nelle forme più pericolose. La terza, e più importante: è stata lanciata una sfida all’ordine mondiale, emerso dopo la Seconda guerra mondiale, dal momento che non è stata presa nella benché minima considerazione la posizione dello stesso Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Inoltre occorre anche prestare attenzione a un altro fatto: tra i paesi, che sostengono l’indipendenza del Kosovo ci sono quelli che hanno scatenato la guerra all’Iraq e che, fino a questo momento, hanno sparso il sangue dei popoli del Medio Oriente.

 

La Russia, a nostro parere, deve continuare sulla linea del non riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo e condurre di conseguenza un lavoro comune con coloro che condividono il nostro punto di vista, e con coloro, il cui punto di vista potrebbe modificarsi (…)

 

Per quanto riguarda l’atteggiamento della nostra politica nei confronti delle repubbliche non riconosciute, è certo che, in questa nuova situazione, non possiamo rimanere immobili, anche se non dobbiamo assumere lo stesso comportamento di coloro che violano le regole internazionali. Il PCFR propone le seguenti azioni concrete. Il primo passo: riconoscere i risultati dei referendum sull’autonomia e l’indipendenza delle repubbliche non riconosciute sul territorio dell’ex URSS. Secondo passo: concludere con esse trattati di sostegno reciproco e la stipula di accordi di collaborazione militare, da cui derivi che, in caso di aggressione da parte di terzi, queste repubbliche potranno essere difese. E solo qualora dovessimo verificare che la questione del Kosovo non presenta sbocchi, il passo successivo potrebbe essere rappresentato dalla nostra apertura nei confronti della questione relativa al desiderio di unirsi alla Russia che queste repubbliche hanno manifestato.

 

In ogni caso ciò che il mondo attende dal nostro paese sono azioni concrete. Meditate, ma decise, esse rappresentano l’unico modo per bloccare la revisione dell’ordine mondiale esistente che sta avvenendo in nome degli interessi degli USA e dei suoi alleati.

 

L’Assemblea Federale della Federazione Russa ha già predisposto un documento: la dichiarazione congiunta della Duma di Stato e della Camera del Consiglio della Federazione dal titolo “Le conseguenze della dichiarazione unilaterale d’indipendenza del territorio del Kosovo (Serbia)”. Contiene valutazioni chiare e comprensibili, e in ragione dell’urgenza non abbiamo ritenuto necessario dilungarci in discussioni su questioni secondarie. Anch’io, in qualità di vicepresidente della Duma di Stato, ho firmato questo documento. La dichiarazione è sufficientemente dura, vi si mette in rilievo in modo inequivocabile il ruolo degli USA nella sollecitazione del separatismo kosovaro e pone le premesse per un nuovo tipo di relazioni con gli stati che si sono dichiarati indipendenti nello spazio post-sovietico”.

 

Traduzione dal russo di Mauro Gemma per www.resistenze.org

 


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"Belgrado muova l'esercito e non ceda al ricatto della Ue"

di LEONARDO COEN

su la Repubblica del 18/02/2008

Parla Borislav Milosevic, fratello dell'ex presidente serbo ed ex ambasciatore a Mosca


MOSCA — «Oggi Belgrado dice che non riconosce né riconoscerà mai l'indipendenza del Kosovo, che si opporrà con tutti i mezzi a questa proclamazione, salvo il ricorso alla forza. Personalmente ritengo che sia legittima l'utilizzazione dell'esercito, della polizia e degli strumenti di controllo per difendere il nostro popolo, la sua storia e l'integrità territoriale dello Stato. Riconoscendo il Kosovo, l'Europa non solo ha sbagliato, ha stimolato le attività potenziali dei separatismi e dei secessionismi nel mondo. Gli americani hanno scaricato ogni responsabilità sugli europei, controllano la crisi, tenendosi per sé il comando, le basi militari, l'intelligence». 
Questo il polemico giudizio di Borislav Milosevic. Un parere particolare ed autorevole, perchè non solo è stato l'ultimo ambasciatore jugoslavo in Russia ma è il fratello dell'ex defunto presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, di cui ha raccolto l'eredità ideologica. Ha 70 anni, fa il consulente d'affari, vive a Mosca. Le sue analisi politiche sulla questione balcanica sono tuttora molto ascoltate: sia dal Cremlino, sia in patria, negli ambienti nazionalisti.

Ambasciatore Milosevic, il presidente Boris Tadic è filo-europeo. Ma l'Europa ha appoggiato la proclamazione di sovranità del Kosovo. Una situazione difficile da sostenere?
«Non sono molto favorevole a questo governo. Ma sul Kosovo il potere serbo è unito, perché si tratta di una questione nazionale e vitale. Devo dire che ultimamente la posizione delle autorità serba è diventata più patriottica e responsabile. Come Tadic, anch'io sono favorevole all'ingresso della Serbia nell'Europa unita. Ma quale Serbia? Con le sue frontiere riconosciute a livello internazionale o una Serbia saccheggiata?».

Molti politici serbi dicono che la via all'integrazione europea è l'unica strada possibile.
«Non sono d'accordo. Si può aderire all'Ue, senza ricatti, senza le minacce legate al Kosovo o al tribunale delll'Aja. Oppure, si può pensare ad una partnership alternativa con la Russia, la Cina e l'India, o altri paesi. La Serbia è in Europa, c'è sempre stata e ci sarà sempre. Ma entrare nell'Ue ad ogni costo, non è possibile, esiste pur sempre urna cosa che si chiama orgoglio nazionale. Lo stesso penso per l'ingresso nella Nato. Sono contro, come lo è la maggior parte della gente del nostro Paese. Che bisogno c'è d'entrarci, soprattutto dopo i bombardamenti sulle nostre città? Che bisogno c'è di mandare i mostri ragazzi in Iraq, in Afghanistan o di costruire basi Nato sul nostro territorio? Può diventare un boomerang. Meglio il "partneriato per la pace", è più che sufficiente come collaborazione tra la Serbia e la Nato».

Mosca, il vostro alleato storico, si è duramente opposta all'indipendenza del Kosovo. Che farà adesso?


Dalla Rete nazionale Disarmiamoli! www.disarmiamoli.org  3381028120  3384014989 - riceviamo e volentieri giriamo:

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Legge di Iniziativa Popolare sui trattati internazionali, basi e servitu' militari propone

10 - 17 MARZO 2008

SETTIMANA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA

RILANCIAMO IN TUTTO IL PAESE LA RACCOLTA FIRME SULLA

LEGGE CONTRO ACCORDI MILITARI, BASI E SERVITU' MILITARI

Il recente decreto "milleproroghe", giustamente definito di guerra, pare abbia messo una pietra tombale sull'argomento. Di missioni militari, delle enormi spese per il sistema militare - industriale italiano, del ruolo centrale giocato dalla diplomazia italiana nel processo di secessione del Kosovo dalla Serbia, della situazione esplosiva in Libano, della guerra in Afghanistan e Iraq non v'è traccia nella campagna elettorale in corso.

L'ultimo decreto-legge di un governo morto servirà  a produrre altra morte. Il Parlamento con voto bipartisan ha varato il rinnovo delle truppe in tutte le missioni militari e relativo finanziamento. Solo 50 parlamentari hanno votato contro, ma non sarà  facile far dimenticare al loro elettorato 20 mesi di scelte belliciste ed aggressive che hanno trasformato la nostra penisola in un avamposto della guerra infinita e la nostra economia in un apparato bellico industriale foraggiato dall'enorme aumento delle spese militari.

Il decreto milleproroghe, votato recentemente da Camera e Senato prevede:

l        euro 279.099.588 per l'operazione UNIFIL in Libano

l        euro 18.107.529 per l'operazione EUROMARFOR per le navi da guerra di fronte al Libano

l        euro 337.695.621 per le truppe in Afghanistan

l        euro 94.000.000 per gli aiuti "umanitari portati dalle truppe italiane nei vari fronti di guerra

l     euro 8.157.721 per la proroga della partecipazione di personale militare impiegato in Iraq in attività  di consulenza, formazione e addestramento delle Forze armate e di polizia irachene.

L'ultima voce di spesa - oltre otto milioni di euro - ci ricorda il coinvolgimento diretto dell'Italia anche nel massacro iracheno, nonostante la strombazzata decisione di "ritiro" ad inizio legislatura. Militari italiani addestrano un esercito, quello iracheno, notoriamente coinvolto in massacri, torture, operazioni di pulizia etnica contro sunniti e palestinesi.

L'attuale muro di silenzio bipartisan su guerre di aggressioni ed occupazioni militari è indicativo della cattiva coscienza di tutte le forze politiche sul tema.

In politica estera esiste un tacito accordo tra tutte le forze politiche di centro destra e di centro sinistra. La guerra non è tema di campagna elettorale. Perchè parlarne ai potenziali elettori?

Per rompere questo muro di complice silenzio promuoveremo dal 10 al 17 marzo (anniversario dell'aggressione all'Iraq) una "SETTIMANA CONTRO LA GUERRA", durante la quale sollecitiamo tutte le realta' coinvolte nella raccolta firme sulla Legge di Iniziativa Popolare sui trattati internazionali, basi e servitu' militari a scendere in piazza con banchetti, iniziative, dibattiti, volantinaggi e quant'altro.

L'obiettivo e' quello delle 20.000 firme in 7 giorni, che ci permetteranno di fare un balzo in avanti verso il raggiungimento dell'obiettivo di PORTARE NEL NUOVO PARLAMENTO LA LOTTA CONTRO LA GUERRA.

Ci auspichiamo che la proposta della "SETTIMANA CONTRO LA GUERRA" venga raccolta da tutto il movimento italiano, da coloro che in questi anni hanno mantenuto salda la barra sulla parola d'ordine del "NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA"

Pretendiamo che si affronti in questa campagna elettorale omologata sull'ipotesi bipolarista il tema del NO ALLA GUERRA , ALLE SUE BASI, ALLE SPESE MILITARI ED ALLE MISSIONI MILITARI ALL'ESTERO

Il Comitato promotore nazionale della

Legge di Iniziativa Popolare sui trattati internazionali, basi e servitù militari

legge-basi@...


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Di seguito le prime iniziative segnalateci per la settimana nazionale contro la guerra.

Segnalateci eventuali altre iniziative inviandoci una mail a info@...
Visitate il sito www.disarmiamoli.org

 

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SETTIMANA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E LE SUE BASI A CALTAGIRONE:

 

Carissimi,
il comitato locale Attac di Caltagirone vi invita a partecipare, Sabato 8 Marzo alle 19.00 in via Gabelle, alla presentazione della Legge di Iniziativa Popolare sui Trattati internazionali, basi e servitù militari lanciata a Novembre da associazioni pacifiste impegnate fattivamente nella lotta alla guerra. Si proietterà il video-inchiesta "Sigonella, Il pericolo annunciato", realizzato dai giornalisti di Rainews24. Vi invitiamo a darne massima risonanza in città.

Mimmo Scollo per Attac Caltagirone

 

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SETTIMANA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E LE SUE BASI A PORDENONE

 

A Pordenone, nei giorni della settimana nazionale contro la guerra,  le ragioni della Legge di Iniziativa popolare su una TV locale.

 

cari compagni, cari amici di DISARMIAMOLI,
VI comunico che martedì 11 marzo, alle ore 19.30 nell'ambito dello spazio concessoci per illustrare i motivi dell'astensione alle prossime elezioni esporremo le ragioni della petizione popolare "disarmiamoli", sul canale tv locale  tpn-Pordenone.

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SETTIMANA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E LE SUE BASI A PISA  

Sabato 15 marzo Borgo stretto ore 17 – 20 Banchetto per la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare sui trattati internazionali, le basi e le servitù militari 

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SETTIMANA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E LE SUE BASI A LANCIANO

BANCHETTO il 15-16 marzo 

Sabato 15 marzo alle ore 17.00 e Domenica 16 marzo dalle (11.00 alle 13.00) e dalle
17.00 in poi,si svolgera' in Corso Trento e Trieste a Lanciano un banchetto
informativo contro il decreto "mille proroghe" approvato a fine febbraio
dal parlamento.
Rilanciamo in questa campagna elettorale cristallizzata sul bipartitismo (P.D.e
P.D.L.),il tema del no alla guerra,alle sue basi,alle spese militari e alle missioni
all'estero,a favore delle spese sociali,delle fonti energetiche rinnovabili,dei
salari e delle pensioni.
Durante il banchetto si raccoglieranno le firme per la
"Legge di Iniziativa Popolare sui Trattati Internazionali,Basi e Servitu' Militari".

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SETTIMANA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E LE SUE BASI A MILANO

Il 15 marzo a Milano il Partito Umanista, Mondo senza guerre e molte altre associazioni umaniste organizzano un presidio per il quinto anniversario della guerra in Iraq, componendo la scritta NO WAR
Appuntamento in via Dante alle 15,30.

 

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SETTIMANA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E LE SUE BASI A ROMA

 

L’Ass. Umanista Mondo Senza Guerre organizza un
FORUM PER IL DISARMO e la NONVIOLENZA

Diamo una possibilità alla Pace!

Il 15 Marzo dalle 11.00 alle 19.00 al centro multiculturale "Baobab" in via Cupa, 5
(tiburtuna-viale province)

Presentazioni, tavoli di discussione e dibattiti su:

-    L’Italia in guerra, ruolo dell’Italia nella guerra globale al “terrorismo”

-   Emergenza Nucleare, uso delle armi nucleari come arme “preventive”

-   Binomio Economia-Guerra, cosa nascondono le “missioni di pace”

-   La Forza della Nonviolenza, il fallimento di questo sistema violento e la costruzione di una nuova società che metta l’essere umano come valore centrale.
 
Per partecipare e proporre temi ed interventi :
roma@... – 3355734803


Prime adesioni:
Gruppo giovanile Amnesty Roma, Nella Ginatempo - Rete Semprecontrolaguerra, Stephanie Westbrook, U.S. Citizens for Peace & Justice – Rome, Mario Cocco – Tavola della Pace, Marco Inglessis – Energia per i Diritti Umani, Anita Fisicaro (WILPF), Fabrizio Cianci - Radicali di Sinistra, Nando Simeone – Sinistra Critica

 

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Il COORDINAMENTO CONTRO LA GUERRA VALLE DEL SACCO – Colleferro (RM)

 

nella SETTIMANA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E LE SUE BASI (10-17 Marzo 2008)

 

invita a firmare la
 
PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE SUI  TRATTATI INTERNAZIONALI E SULLE BASI  E SERVITÙ MILITARI

 

a Colleferro nei giorni:

 

15 Marzo – ore 9,00:18,00 – piazzale antistante IPERCOOP
16 Marzo – ore 9,00:13,00 – C.so Filippo Turati (nei pressi piazza dell’ospedale)

 

per info:          mail     nosimmel@...
                        tel.       3356545313

 

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SETTIMANA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E LE SUE BASI A BOLOGNA

 

Domenica 16 marzo
presidio contro la guerra
Dalle 16.00
Via Indipendenza (davanti teatro arena del sole)
Per la proposta di legge di iniziativa popolare

 

Ferma la guerra - Firma la legge

 

Per liberare l’Italia da accordi segreti, basi e servitù militari

 

DISARMIAMOLI!Bologna

 

                       

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SETTIMANA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E LE SUE BASI A ROMA

 

il 18 Marzo dalle 16,00 alle 20,00, nell'Aula 1 della Facoltà di Lettere dell'Università "La Sapienza" di Roma

 

-   Introduzioni e proposte degli studenti contro la guerra

 

-         Presentazione
delle Leggi d'Iniziativa Popolare: "Un futuro senza Atomiche" e
"Basi, Trattati e Servitù Militari" ,
della Campagna "Europe for Peace",
  -   Proiezione del film "Zero- Inchiesta sull'11 settembre" e a seguire dibattito con Giulietto Chiesa

 

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SETTIMANA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E LE SUE BASI A S. GIULIANO TERME (PI)

 

GIOVEDÌ 20 MARZO ORE 21,15 Nel quinto anniversario dell’invasione dell’Iraq
 
PRESSO LA SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SAN GIULIANO TERME (PI)
 
Incontro – dibattito sul tema:
BASE U.S.A. DI CAMP DARBY: LA GUERRA SUI NOSTRI TERRITORI

 

Saranno presenti:

 

MANLIO DINUCCI, saggista, esponente del Comitato per la riconversione e lo smantellamento della base USA di camp Darby

 

GIANGIACOMO CLAUDIO, avvocato, estensore della legge di iniziativa popolare sui trattati internazionali, le basi e le servitù militari

 

TAMARA BELLONE, Docente presso il Politecnico di Torino, rappresentante del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia

 

Introduce e coordina l’incontro ANDREA VENTURI, Consigliere comunale della Rete dei Comunisti

 

Iniziativa promossa dalla Rete dei Comunisti

 

Aderisce il Comitato per la riconversione e lo smantellamento della base USA di camp Darby
 


(il volantino di questa iniziativa in formato PDF:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/sgiuliano200308.pdf )


From:   info @ viacampdarby.org
Subject: INIZIATIVA A S. GIULIANO TERME (PI) CONTRO LA BASE U.S.A. DI CAMP DARBY 



Settimana nazionale contro la guerra

 

BASE U.S.A. DI CAMP DARBY:
LA GUERRA SUI NOSTRI TERRITORI
 
GIOVEDÌ 20 MARZO ORE 21,15
Quinto anniversario dell’invasione dell’Iraq
PRESSO LA SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SAN GIULIANO TERME (PI)

 

Saranno presenti:

 

MANLIO DINUCCI, saggista, esponente del Comitato per la riconversione e lo smantellamento della base USA di camp Darby

 

GIANGIACOMO CLAUDIO, avvocato, estensore della legge di iniziativa popolare sui trattati internazionali, le basi e le servitù militari

 

TAMARA BELLONE, Docente presso il Politecnico di Torino, rappresentante del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia

 

Introduce e coordina l’incontro ANDREA VENTURI, Consigliere comunale della Rete dei Comunisti

 

Iniziativa promossa dalla Rete dei Comunisti

 

Aderisce il Comitato per la riconversione e lo smantellamento della base USA di camp Darby
 

 

Il Pentagono sta preparando le basi militari U.S.A. sparse nel mondo a nuove guerre.

 

Per mascherare questo obiettivo si tenta di “conquistare i cuori e le menti” delle popolazioni che abitano vicino a queste basi di morte.

 

I militari statunitensi di camp Darby stanno adottando questa politica a Pisa e Livorno, ospitando gli allenamenti del Pisa calcio, scolaresche, tornei sportivi con Sindaci ed Assessori.

 

ANCHE IL SINDACO DI SAN GIULIANO TERME HA PARTECIPATO AD UNA PARTITA DI “BENEFICIENZA” ALL’INTERNO DELLA BASE.

 

DOBBIAMO IMPEDIRE QUESTA CINICA OPERAZIONE DEI MILITARI U.S.A.
ATTA A COPRIRE LA QUOTIDIANA ATTIVITÀ DI GUERRA DELLA PIÙ GRANDE BASE LOGISTICA DELL’ESERCITO STATUNITENSE IN EUROPA.

 

Le basi militari U.S.A. sono una costante minaccia per i paesi occupati e bombardati (Iraq, Libano, Afghanistan, Somalia, ex Jugoslavia) ma anche per i paesi che le ospitano.

 

Le basi militari U.S.A rappresentano un costo enorme per i contribuenti italiani, costretti a pagare per mantenere la loro presenza sui nostri territori.

 

Invitiamo la cittadinanza di San Giuliano Terme ad un INCONTRO PUBBLICO di informazione sulla base USA di camp Darby, sui suoi costi umani ed economici.





La boîte de Pandore balkanique

Dick Marty : « L’indépendance du Kosovo n’a pas été décidée à Pristina »

par Silvia Cattori*


Le Kosovo, a proclamé son indépendance de manière unilatérale le 17 février 2008. Que sera le Kosovo de demain ? En reconnaissant l’indépendance du Kosovo -qui héberge actuellement la plus grande base militaire US du monde- les États-Unis, l’Allemagne, la France, la Suisse n’ont-ils pas enfreint le droit international, créé une nouvelle injustice à l’égard du peuple serbe, rallumé des feux mal éteints, préparant ainsi le terrain à de nouvelles confrontations violentes dans les Balkans ? Nous avons interrogé à ce sujet le sénateur (radical-démocratique) Dick Marty, en sa qualité de président de la Commission de politique extérieure du Conseil des États de la Confédération helvétique.

12 MARS 2008

Depuis
Berne (Suisse)


Silvia Cattori : La Suisse a tout de suite reconnu l’indépendance du Kosovo. Dans le cadre de la Commission de politique extérieure du Conseil des États de la Confédération helvétique dont vous assumez la présidence, vous n’étiez pas favorable à ce que la Suisse se précipite dans une reconnaissance rapide du Kosovo alors que, de son côté, la ministre suisse des Affaires étrangères, Madame Calmy-Rey, avait, dès 2006, clairement affirmé que le Kosovo avait droit à l’indépendance. Cette reconnaissance n’est-elle pas un précédent dangereux ?

Dick Marty : Je n’ai jamais compris la position de Madame Calmy-Rey ! Il eut été compréhensible qu’elle se réfère à une autonomie, à une solution confédérale s’apparentant au modèle suisse. Dans le cadre de la Commission de politique extérieure, où nous avions à donner notre avis, nous avons reçu une information incomplète. Le Département des Affaires étrangères nous a présenté un dossier pratiquement vide : la version du droit international, selon le point de vue du Département, tenait sur une page et demie. C’est tout. Beaucoup de commissaires n’étaient pas bien informés. Tous les socialistes ont voté l’indépendance du Kosovo, par simple réflexe, en défense de leur Conseillère fédérale.

Silvia Cattori : La précipitation de la Suisse dans ce dossier vous a donc surpris ?

Dick Marty : Je ne comprends pas que le Conseil fédéral n’ait pas attendu davantage. Il y a quelque chose qui m’échappe. L’indépendance du Kosovo n’a pas été décidée à Pristina. La majorité des pays n’ont pas reconnu le Kosovo et ne le reconnaîtront pas.

Silvia Cattori : En reconnaissant le Kosovo, pensez-vous que la Suisse, petit pays neutre, met le doigt dans un engrenage d’intérêts correspondant aux visées stratégiques de grandes puissances au sein de l’OTAN ?

Dick Marty : Je constate que le droit international et la neutralité, c’est un peu comme le parmesan. On le met sur les pâtes selon la sauce avec laquelle les pâtes sont cuites. On sait que, avec certaines sauces, on ne met pas de parmesan. Si c’est des pâtes avec des scampis, la cuisine italienne préconise de ne pas mettre de parmesan. S’il s’agit de pâtes avec de la bolognaise, le parmesan est bienvenu. Par cette image, je veux dire que, de plus en plus, on invoque la neutralité et le droit international quand ils nous rendent service et on les oublie quand ils nous dérangent.

Le droit international me paraît tout à fait clair dans la question du Kosovo, et la neutralité aussi. La résolution 1244 du Conseil de sécurité parle, à trois endroits, de l’intégrité du territoire serbe et dit que le Kosovo est une province serbe qui sera provisoirement administrée par la communauté internationale. La Russie n’aurait jamais accepté cette résolution si elle ne parlait pas de l’intégrité du territoire de la Serbie. Cette résolution est aujourd’hui encore en vigueur parce que seul le Conseil de sécurité peut la modifier ou l’annuler.

Quand, en 1999, les armées sous commandement de l’OTAN ont bombardé la Serbie, sans avoir obtenu l’autorisation de l’ONU, la Suisse avait interdit le survol de son territoire par les avions de l’OTAN. C’étaient là des actions d’agression illégales. Mais, lors de cette guerre, même en Suisse, les médias et nombre de politiciens ont justifié ces bombardements en disant qu’il fallait liquider Milosevic.

J’ai toujours été d’avis, qu’il y avait d’autres moyens de régler cette question. Car, en bombardant la Serbie, on a bombardé des civils et fait usage de munitions qui contenaient de l’uranium appauvri. Aujourd’hui, nous en connaissons les conséquences pour la santé. J’ai parlé à des cancérologues. Tous m’ont dit qu’il y a un développement anormal de tumeurs dans cette région depuis les bombardements de l’OTAN. Peu de gens osent parler de cette catastrophe. Les autorités serbes elles-mêmes n’ont pas intérêt à en parler. Cela mettrait la Serbie dans une position intenable, car cela reviendrait à devoir admettre que l’on ne peut plus consommer les produits agricoles contaminés.

Je constate que les gouvernements ne disent pas la vérité aux citoyens, que cela n’est pas digne d’une démocratie. Peut-être bien que, dans certains cas, l’OTAN peut avoir des raisons d’intervenir. Mais ce que je déplore, ce sont les mensonges, cette absence de transparence.

Silvia Cattori : Dans le cas de la reconnaissance du Kosovo, il y a donc bien eu violation du droit international et de la Résolution 1244 du Conseil de sécurité ?

Dick Marty : Oui. En droit international, l’autodétermination des peuples est soumise à toute une série de conditions. Il faut notamment qu’il y ait un peuple reconnu en tant que tel. Ce qui n’est manifestement pas le cas du Kosovo. Les Nations Unies n’ont jamais reconnu auparavant un pays qui s’est détaché d’un autre contre le gré du pays dont il faisait partie.

D’ailleurs, en Suisse, lorsque le Jura a voulu créer un nouveau canton en se détachant du canton de Berne, il y a eu toute une série de votations. Il a fallu que les gens soient d’accord, et le Canton de Berne a dû aussi voter. Toute la Suisse a dû voter.

Les autorités serbes ont accepté de renoncer au Monténégro en 2007. Elles ont voté, au Conseil de l’Europe, pour que le Monténégro soit admis comme nouveau membre. Ce n’est donc pas vrai que les Serbes ne veulent rien lâcher ; je les ai vus, à Strasbourg, voter sans gaité de cœur, mais ils ne se sont pas opposés. Les rapports entre la Serbie et le Kosovo sont d’un autre ordre qu’avec le Monténégro qui était déjà une république auparavant.

Mais on nous dit : « Le Kosovo, c’est différent, il a été victime d’exactions de la part de la Serbie ». Je constate que le Kosovo est administré depuis dix ans par la communauté internationale et que, après ces dix années, le Kosovo a une économie inexistante, qu’il est devenu un centre de criminalité organisée, de trafic de drogue, de trafic d’armes, de trafic d’êtres humains. Je constate qu’il n’y a pas une véritable société civile qui soit à même de faire fonctionner une véritable institution démocratique, et qu’il y a diverses minorités qui vivent protégées par des soldats internationaux.

Pendant ces années où le Kosovo était sous protectorat international, des monastères et des églises orthodoxes ont été brulés dans l’indifférence totale des médias internationaux. Depuis 1999, 250 000 Serbes ont dû quitter le Kosovo.

Je n’ai pas dit non à la reconnaissance de l’indépendance. J’ai dit : attendons de voir s’il s’agit vraiment d’un État indépendant qui est à même de protéger ses minorités. Pourquoi n’a-t-on pas attendu ? Je ne l’ai pas compris.

Quelqu’un m’a dit : « La Suisse, avec tous les problèmes qu’elle a déjà avec Bruxelles, et de fiscalité avec l’Allemagne, il ne fallait pas qu’elle contredise Bruxelles, et l’Allemagne qui a été le pays qui a poussé à l’indépendance du Kosovo ». C’est l’une des explications que l’on m’a données officieusement.

Il est clair qu’il y a, dans cette zone, une fracture entre les pays de l’OTAN et la Russie. On va créer un bastion, contre l’Iran qui n’est pas loin, mais surtout contre la Russie. Ces considérations auraient dû nous induire à plus de prudence. D’autres disent : « Il y a 10 % d’Albanais du Kosovo qui vivent en Suisse. Donc on a des intérêts particuliers ». Mais ce n’est pas un argument !

Ce qui me choque est que l’on ait cette attitude alors que la Serbie d’aujourd’hui n’a rien à voir avec la Serbie de Milosevic. En janvier 2008, il y eu, en Serbie, des élections que tous les observateurs internationaux ont reconnu comme libres et démocratiques. Les Serbes ont démontré une maturité et un courage remarquables : ils ont choisi d’élire le candidat qui était pro-européen, cela malgré le fait que ce n’était pas un choix facile pour eux, après 10 ans de blocus de la part de l’Europe. Et que fait l’Europe, que fait le monde occidental ? Ils incitent le Kosovo à l’indépendance juste après ce vote, en poussant la Serbie dans le camp russe et en l’humiliant. Je trouve cela absurde.

L’Union européenne, surtout, aurait pu faire une déclaration adressée à tous les pays de la région et leur dire : on vous propose à tous un contrat d’association à l’Union européenne et le Kosovo jouira d’une ample autonomie. Le président serbe, Tadic, est venu au Conseil de l’Europe et, bien que cela était difficile pour lui, il a déclaré devant les représentants de 47 pays : « Nous sommes d’accord de reconnaitre la plus ample autonomie possible au Kosovo ». On n’a pas voulu saisir cette occasion. Je ne le comprends pas.

Ce qui est inquiétant, aujourd’hui, c’est de voir que, en dépit des possibilités énormes que l’on a de s’informer - à travers Internet par exemple - jamais nous n’avons autant risqué d’être victimes d’intoxication. Sur ce qui s’est passé dans les Balkans, il y a eu une intoxication assez remarquable. On a présenté l’Armée de libération du Kosovo (UCK) comme si c’était une organisation de vierges de bienfaisance.


Journaliste suisse.