Informazione


Gračanica

(Desanka Maksimović)


Gračanica, se almeno tu non fossi di pietra, 

se potessi ascendere al cielo

come la Madonna di Mileševa o Sopoćani,

acché mani straniere non ti strappino l'erba intorno,

e le cornacchie non ti calpestino la felce.


Oppure, che le tue campane non battano

come i cuori degli avi, Gračanica,

o, almeno, che le mani dei santi delle icone

non abbiano le mani dei nostri edili,

né gli angeli il viso di Simonide.


Se, almeno, tu non fossi così profondamente

radicata in quella terra, e dentro di noi,

e se non ci fossimo abituati a giurare nel tuo nome,

Gračanica: se, almeno, tu non fossi di pietra

se potessi innalzarti lassù.


Gračanica, se almeno tu fossi una mela

se potessimo stringerti al petto

e riscaldarti per la vecchiaia

e se nella valle, attorno a te, non avessimo 

le ossa dei nostri avi sparse dappertutto.


Se, almeno, potessimo sollevarti sulla Tara,

spostarti nel sacrato di Kalenići,

se potessimo scordarci delle effigi del tuo altare,

Gračanica! Se, almeno, tu non fossi di pietra

se potessi ascendere al cielo.



Traduzione di  Milena Čubraković.
Note: 
Gračanica (leggi: Gracianiza): uno dei più noti monasteri serbi medievali del Kosovo-Metohija.
Mileševa, Sopoćani: altri monasteri serbo-ortodossi.
Simonide: principessa bizantina e regina nel Medioevo.
Tara: montagna in Serbia.
Kalenići: monastero in Serbia.



Gračanica 


Gračanice, kad bar ne bi bila od kamenja, 
kad bi se mogla na nebesa vazneti, 
ko bogorodice Mileševa i Sopoćana, 
da tuđa ruka kraj tebe travu ne plevi, 
da ti vrane ne hodaju po paperti. 

Ili tvoja zvona da bar ne tuku 
kao srce predaka,Gračanice 
da bar svetitelji s tvog ikonostasa 
nemaju naših neimara ruku 
ni anđeli Simonidino lice. 

Da bar nisi toliko duboko 
ukopana u tu zemlju i nas same, 
da se nismo privikli u tebe kleti. 
Gračanice, kad bar ne bi bila od kamenja, 
kad bi se mogla u visine uzneti! 

Gračanice, da si nam bar jabuka 
da te možemo staviti u nedra 
i zagrejati studenu od starosti, 
da nam bar poljima oko tebe nisu 
predaka davnih rasejane kosti. 

Da te bar možemo podići na Taru, 
u kalenićku portu te preneti, 
zaboraviti likove po tvom oltaru, 
Gračanice,kad bar ner bi bila od kamenja, 
kad bi se mogla na nebesa vazneti!



"GIORNO DEL RICORDO":
LA PROVINCIA DI FOGGIA "CONFONDE" AUSCHWITZ E LE FOIBE


Riceviamo e giriamo. L'immagine del manifesto propagandistico
stampato dalla Provincia di Foggia si può visualizzare all'indirizzo:
https://www.cnj.it/documentazione/IRREDENTE/10feb08foggia.jpg
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Impressioni di febbraio
La Giornata del Ricordo si avvicina. E gli amministratori rovistano
negli scaffali.

Il manifesto, affisso in un centinaio di copie in città, è celeste e
azzurro.
Impaginato con evidente fretta, esteticamente respingente.
Vi si legge: “10 febbraio, Giornata del Ricordo...”.
Cinque foto completano l’opera: del filo spinato, un volto di donna e
– in basso a sinistra – dei bambini. Bambini, alcuni molto piccoli.
Vestiti alla stessa maniera, con dei camici a righe. Fotografati in
gruppo, sullo sfondo di un muro di pietra. Palesemente prigionieri.
La foto è di quelle più che famose. È uno scatto celeberrimo,
paragonabile alla morte del repubblicano spagnolo o a quella del
ghetto di Varsavia.
È una testimonianza di Auschwitz.
Superfluo dire: non c’entra nulla con le foibe. Nulla con l’esodo
istriano. Nulla di nulla neppure con la Giornata del Ricordo.
Stallone aveva finito le fotografie tristi e, non avendo quella di
Campilongo a portata di mano, ha pensato bene di ricorrere ai bimbi
ebrei.

Siamo laici e umanisti. Comprendiamo le debolezze, anche quando
queste appartengono alle più alte cariche amministrative. L’ignoranza
allo stato brado, un arguto tentativo di parificazione, un’urgenza
tecnica, un’ansia amministrativa colmata alla meno peggio.
Qualunque sia il motivo che ha spinto la Provincia di Foggia ad
onorare i “martiri” delle foibe con una foto di Auschwitz, beh, noi
lo comprendiamo.
E ne facciamo tesoro.
Giacché è il segnale più evidente di quanto andiamo dicendo da anni,
oramai.
La Giornata del Ricordo è un semplice contraltare alla Giornata della
Memoria, una sorta di commemorazione riparatrice, una ricorrenza
strappata ad un governo compiacente da una pattuglia di neofascisti,
più o meno mascherati. Sul corpo vivo di un Paese immemore. E che,
oltretutto, come la nostra amministrazione provinciale ha dimostrato
in maniera lampante, non sa di cosa di stia parlando.
Noi lo sappiamo, l’abbiamo sempre saputo. Per questo abbiamo il
coraggio e sentiamo il dovere, da quattro anni a questa parte, di
denunciare la mistificazione della Storia e il miserabile tentativo
di “pacificazione” nel segno di un presunto doppio orrore: quello
nazista e quello comunista, quello repubblichino e quello partigiano.

Ma la Storia non si riscrive a suon di fiction.
Questo deve essere chiaro, molto chiaro, ai nostri revisionisti.

Siamo disponibili a parlare di quello che successe dopo la fine della
Seconda guerra mondiale esclusivamente a patto che il dibattito
cominci da quello che è successo prima. Altrimenti è semplice
propaganda.

8 febbraio 2008 – Laboratorio Politico Jacob – via Mario Pagano, 38 –
Foggia
www.agitproponline.com

### https://www.cnj.it/documentazione/IRREDENTE/10feb08foggia.jpg ###


(sulla vergognosa sentenza che in primo grado ha inflitto 7 anni di reclusione ciascuno ai militanti del movimento contro la guerra di Firenze, protagonisti delle proteste contro la infame partecipazione italiana ai bombardamenti sulla Jugoslavia della primavera 1999, si veda la raccolta di materiali alla pagina: https://www.cnj.it/24MARZO99/firenze.htm )

A shameful verdict

13 Italians sentenced to 7 years each for having demonstrated against Nato’s attack on Yugoslavia

On May 13, 1999, when the bombing raids against Yugoslavia were in full swing, anti-war protesters took to the streets of Florence, Italy, among them also a contingent of the anti-imperialists. The police attacked the demonstration heavy-handedly injuring also the then member of Tuscany’s regional parliament, Orietta Lunghi. A law suit filed by her against the police was turned down by the judiciary.

Meanwhile the police in return accused 13 protestors for having committed civil disorder. On January 28, 2008, the judge handed down the sentences: seven years imprisonment for all of them.

Though Italy is known for its politically biased judicial system, nevertheless this sentence is widely regarded as to be exceptionally high. The Florentine section of the Anti-imperialist Camp wrote in a press communiqué dated January 28, one day after the scandalous verdict:

“Yesterday’s sentence is one of a police state waging war. While those who should have been persecuted for having committed war crimes in the aggression against Yugoslavia violating §11 of the constitution remain in top governmental charges, those who fought against these crimes are being sentences to seven years. This monstrosity can only be explained with the permanent war under US leadership attacking international law and sidelining also those of the national states.”

Source: Anti-imperialist Camp
www.antiimperialista.org



Iniziative e comunicati dal movimento antiguerra

1) Non votate quel decreto: Mercoledi 20 manifestazione sotto Montecitorio
2) PORTIAMO NEL NUOVO PARLAMENTO LA LOTTA CONTRO LA GUERRA:
Raccolta firme per la LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE SUI TRATTATI INTERNAZIONALI, LE BASI E LE SERVITÙ MILITARI
3) UN ALTRO MILITARE ITALIANO UCCISO IN AFGHANISTAN. IL PREZZO QUOTIDIANO DI UNA GUERRA BIPARTISAN


=== 1 ===

COMUNICATO STAMPA URGENTE

Ritirate subito le truppe italiane dai fronti di guerra
Non votate quel decreto
Mercoledi 20 manifestazione sotto Montecitorio

L’uccisione di un altro militare italiano sul fronte di guerra in Afghanistan (sono ormai tredici i soldati uccisi in questi anni), conferma la validità della richiesta del ritiro immediato delle truppe italiane dall’Afghanistan e dagli altri teatri di conflitto
La prossima settimana alla Camera e quella successiva al Senato si discuterà ancora una volta del decreto che finanzia e approva le missioni militari italiane all'estero.
Il Patto permanente contro la guerra chiede ad ogni singolo parlamentare di votare contro l'intero decreto di rifinanziamento delle missioni di guerra e su questo lancia un appello alla mobilitazione a cominciare dal 20 febbraio sotto alla Camera. Sulle missioni di guerra ormai non sono accettabili né credibili i distinguo che abbiamo sentito ripetere in questi mesi.
Un altro soldato italiano è stato ucciso ma il numero degli afghani uccisi in questa assurda guerra, più civili che militari, è ancora sconosciuto sia a noi che all'intera opinione pubblica e continua a ispirarci rabbia e vergogna come per tutte le vittime di guerra - italiane e straniere - delle nostre finte "missioni di pace".
PERCIO' CHIEDIAMO IL RITIRO IMMEDIATO DALL'AFGHANISTAN E DA TUTTI I FRONTI DI GUERRA, CONDIZIONE INDISPENSABILE PER UNA SVOLTA IN POLITICA ESTERA ED UNA VERA POLITICA DI PACE.
Primo appuntamento MERCOLEDI' 20 FEBBRAIO a Montecitorio

Il Patto permanente contro la guerra


=== 2 ===

Comunicato stampa del Comitato promotore nazionale della Legge di Iniziativa Popolare sui trattati internazionali, le basi e le servitù militari

 

PORTIAMO NEL NUOVO PARLAMENTO LA LOTTA CONTRO LA GUERRA

Le nuove scadenze imposte dallo scenario politico alla campagna nazionale di
raccolta firme per la LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE SUI TRATTATI INTERNAZIONALI, LE BASI E LE SERVITÙ MILITARI

 

Lo scioglimento delle Camere, la convocazione delle elezioni ad aprile, hanno modificato le condizioni politiche nelle quali presenteremo la proposta di Legge sulla quale da alcuni mesi stiamo raccogliendo migliaia di firme.  A maggio il paese si troverà di fronte un nuovo Parlamento e presumibilmente una nuova compagine di governo.

 

I motivi della campagna nazionale che abbiamo lanciato lo scorso novembre 2007 - in concomitanza con le manifestazioni di Novara e Vicenza contro produzioni di morte e basi militari - non cambiano. L'esperienza di governo appena conclusasi ha riconfermato un orientamento univoco favorevole a politiche di  guerra e militarizzazione dei territori e della società.

 

Il mutamento di scenario, la scomposizione del precedente quadro politico,
CI SOLLECITA OGGI AD ALLUNGARE E QUALIFICARE I TEMPI ED I CONTENUTI DELLA CAMPAGNA NAZIONALE PER LA RACCOLTA DELLE FIRME, UTILIZZANDO LA SCADENZA ELETTORALE ED I MESI IMMEDIATAMENTE SUCCESSIVI ( MAGGIO – GIUGNO 2008) all'insediamento del nuovo Parlamento per rilanciare con forza i contenuti e gli obiettivi della nostra proposta, rimettendola così al centro dell'agenda politica nazionale nel nuovo contesto scaturito dallo spoglio delle schede elettorali ad aprile.

 

Dal lancio della raccolta firme ad oggi, nonostante un prevedibile black out informativo sulla Legge ed i suoi obiettivi generali, abbiamo visto progressivamente crescere l'attenzione intorno alla Campagna per la Legge. Centinaia di singoli pacifisti, comitati, sindacati di base, associazioni e strutture di movimento ci hanno contattato per partecipare alla raccolta delle firme, per avere materiale informativo e moduli.

 

Moltissime le realtà, grandi e piccole, dal Sud al Nord e nelle Isole, impegnate costantemente in banchetti, iniziative pubbliche, dibattiti, spettacoli ed eventi socio / culturali.

 

Facciamo appello a tutte queste realtà, a coloro i quali vorranno affiancarci nella Campagna per la raccolta delle firme, a continuare la campagna per la raccolta delle firme, trasformandola in un elemento caratterizzante di una campagna elettorale nella quale presumibilmente i temi del NO alla guerra e alle sue basi militari saranno messi in un angolo, perché comune motivo d'imbarazzo per tutte le forze politiche.

 

I partiti che in questi anni hanno costantemente approvato e votato scelte di guerra dovranno rispondere e schierarsi sui temi della Legge di Iniziativa Popolare, assumendosi finalmente una concreta responsabilità da portare nel futuro Parlamento, per la desecretazione di ogni accordo
militare con paesi e coalizioni in guerra - N.A.T.O., U.S.A. e Israele - per la chiusura e l'allontanamento dai nostri territori di tutte le basi di guerra ed i loro poligoni di tiro.

 

ANCHE DURANTE QUESTO PERIODO ELETTORALE LA NOSTRA CAMPAGNA SARA’ LA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE
VOTIAMO CONTRO LA GUERRA
VOTIAMO CONTRO LE BASI E LE SPESE MILITARI
 
FERMA LA GUERRA FIRMA LA LEGGE

 

Il Comitato promotore nazionale della Legge di Iniziativa Popolare sui trattati internazionali, le basi e le servitù militari
 
=== 3 ===
UN ALTRO MILITARE ITALIANO UCCISO IN AFGHANISTAN
IL PREZZO QUOTIDIANO DI UNA GUERRA BIPARTISAN

 

Alle 15 locali (le 11.30 in Italia) del 13 febbraio un militare italiano è stato ucciso a 60 chilometri da Kabul, in Afghanistan, e un altro è rimasto ferito. I due, entrambi dell'Esercito, sono rimasti coinvolti in un attacco con armi da fuoco portatili mentre stavano svolgendo una missione nel distretto di Uzeebin, a circa 60 chilometri dalla capitale.

 

Per qualche giorno i media nazionali torneranno a parlare di quello sfortunato paese, dove quotidianamente gli aerei, gli elicotteri e gli uomini della N.A.T.O. versano tonnellate di esplosivi, bombe e pallottole, producendo in 7 anni migliaia di vittime civili innocenti.
L’impressionante volume di fuoco non ha però risolto i gravi problemi militari delle forze occupanti.
Secondo un recente rapporto del Senlis Council intitolato 'Afghanistan sull'orlo del precipizio ' i talebani controllano il 54 percento del territorio afgano, sono attivi in un altro 38 percento (compresa la provincia 'italiana' di Herat) e minacciano ormai la stessa capitale Kabul (la cui difesa è ora responsabilità dei soldati italiani) .
Sta fallendo una strategia bellica incurante della storia di un popolo capace di sconfiggere, nei secoli, grandi potenze cimentatesi nel vano tentativo di controllare quelle terre impervie ed inospitali, agognate per collocazione geografica, per il passaggio di oleodotti, gasdotti e per produzione di oppio.

 

I governi succedutisi recentemente in Italia hanno cambiato le parole con le quali giustificare e cogestire in ambito N.A.T.O. il massacro afgano.
Alla retorica bellicista di Berlusconi e Martino è stata sostituita la linea del “peacekeeping” e della “riduzione del danno” di D’Alema, Parisi e Menapace.

 

La realtà sul campo ci dice che negli ultimi due anni di governo di centro sinistra il coinvolgimento diretto dell’esercito italiano nei combattimenti è aumentato, quantitativamente e qualitativamente.

 

Dall'estate 2006, infatti, è operativa nell'ovest dell'Afghanistan, la Task Force 45 ("la più grande unità di forze speciali mai messa in campo dall'Italia dai tempi dell'operazione Ibis in Somalia" secondo l'esperto militare Gianandrea Gaiani) comprendente i Ranger del 4° Alpini, gli incursori del Comsubin, il 9° Col Moschin e il 185° Rao della Folgore. In tutto circa duecento uomini, impegnati fin dal settembre 2006 nell'operazione segreta 'Sarissa' (la lancia delle falangi oplitiche macedoni) volta a combattere i talebani a fianco delle Delta Force statunitensi e delle Sas britanniche, in particolare nella provincia occidentale di Farah. (vedere Enrico Piovesana su www.peacereporter.it ).

 

Non sappiamo se, come sembra, dal prossimo dibattito parlamentare sul decreto di rifinanziamento delle missioni di guerra all’estero, previsto per il 20 febbraio, la missione afgana verrà stralciata dalle altre, in modo da dare una chance alla “sinistra” di distinguersi nel voto.
Sappiamo invece su chi ricade la responsabilità politica della morte dei militari italiani e delle migliaia di civili di questi ultimi due anni di guerra: sui partiti, sui singoli senatori e deputati che nel 2006 e nel 2007 hanno votato a favore del rifinanziamento di tutte le cosiddette “missioni di pace”.

 

Non sarà certo un’ennesima capriola pre elettorale, tanto meno un tardivo distinguo sulla sola missione afgana a salvare un ceto politico direttamente compromesso con la politica militarista e neo colonialista del decaduto governo Prodi.
 
La Rete nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org info@...  3381028120  3384014989