Informazione

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or http://www3.sympatico.ca/sr.gowans/elich1.html ]

A cinque anni dal colpo di Stato neoliberista in Serbia - 5 ottobre
2000 - riproponiamo questo dettagliato studio sui metodi utilizzati da
USA ed UE per imporre una classe dirigente filo-atlantica in quella
che era allora la Repubblica Federale di Jugoslavia. (CNJ)


What's Left, 8 Novembre 2002

Guerra segreta: l'intervento USA e UE in Jugoslavia

di Gregory Elich


Per una lunga decade, l'Occidente ha attuato una feroce campagna per
soggiogare la Jugoslavia. Ogni mezzo e' stato usato: il sostegno ai
secessionisti violenti, l'imposizione di severe sanzioni, un
bombardamento per 78 giorni, seguito da una spietata occupazione del
Kosovo. La Federazione Jugoslava ha resistito a tutto ciò, ma le
manovre segrete dell'Occidente hanno portato, infine, al disastro.


Nel Novembre 1998 Clinton lanciò un piano per rovesciare il governo
della Jugoslavia. La parte iniziale riguardava il sostegno alle forze
secessioniste del Montenegro e alle forze di destra della opposizione
in Serbia. (1) Molti mesi dopo, mentre la NATO bombardava la
Jugoslavia, Clinton firmò un documento segreto che indicava alla CIA
il rovesciamento del governo della Jugoslavia. Il piano prevedeva il
finanziamento segreto, da parte della CIA, delle opposizioni e il
reclutamento di sabotatori nel governo e tra i militari jugoslavi. (2)
Gli sforzi per tale reclutamento nell'esercito e nella polizia diedero
i loro frutti due anni dopo, quando agenti rinnegati aiutarono
l'assalto al Parlamento Federale.

Vi erano parecchie componenti nel piano, e gli assassinii erano
elementi chiave dell'arsenale occidentale. L'8 luglio 1999, ufficiali
USA e inglesi rivelarono che un commando era addestrato in operazioni
per la cattura di presunti criminali di guerra e del Presidente
jugoslavo Slobodan Milosevic. Come incoraggiamento ai mercenari, il
Dipartimento di Stato degli USA annunciò una taglia di 5 milioni di
dollari sul Presidente Milosevic. (3) Molti esponenti del governo e
figure di primo piano jugoslave, tra cui il Ministro della Difesa
Pavle Bulatovic, vennero uccisi. Molti di tali crimini rimasero
insoluti, poiché gli assassini riuscivano a sfuggire.
Goran Zugic, consigliere della sicurezza del governo secessionista
Montenegrino del Presidente Milo Djukanovic, venne ucciso il 31 maggio
2000. L'assassino scappò, permettendo ai leaders occidentali di
accusare il Presidente Milosevic. Proprio la settimana prima delle
cruciali elezioni locali in Montenegro, le forze che si opponevano al
Presidente Milosevic trassero vantaggio da questo assassinio, che
effettivamente servì a spingere gli elettori indecisi a votare in
favore dei partiti secessionisti. Pochi giorni dopo l'assassinio, il
Ministro dell'Informazione jugoslava Goran Matic tenne una conferenza
stampa in cui accusò la CIA di complicità negli omicidi. Matic fece
ascoltare una registrazione di una telefonata tra il capo della
missione USA a Dubrovnik, Sean Burns, l'agente del Dipartimento di
Stato USA James Swaggert, Gabriel Escobar del gruppo economico USA in
Montenegro e Paul Davies della Agenzia USA per lo Sviluppo
Internazionale. Estratti della registrazione di 20 minuti effettuata
dopo l'omicidio e di un'altra di tre ore dopo, includono commenti del
tipo: "è stato da professionisti" e "missione compiuta." (4)

Il primo piano noto dell'Occidente per uccidere il Presidente
Milosevic venne approntato nel 1992. Richard Tomlinson, un ex agente
dell'inglese MI6, svelò il piano. Il suo ruolo nell'MI6 era
l'attuazione di operazioni nascoste in Europa orientale, sotto le
spoglie di giornalista o di businessman. Tomlinson incontrava spesso
l'ufficiale dell'MI6 Nick Fishwick. Durante un incontro, Fishwick
mostrò a Tomlinson un documento intitolato: "la necessità di
assassinare il Presidente della Serbia Milosevic."
Tre metodi venivano proposti per uccidere Milosevic. Il primo, ricorda
Tomlinson, "era di addestrare ed equipaggiare un paramilitare serbo di
un gruppo di opposizione" che avrebbe avuto il vantaggio di nascondere
l'origine dell'operazione, ma avrebbe reso imprevedibile il successo
dell'esito. Il secondo metodo avrebbe impiegato una speciale unità
delle inglesi SAS per uccidere il Presidente Milosevic "o con una
bomba o con un cecchino." Fishwick considerava quest'ultimo più
affidabile, ma assai poco "coperto". Nel terzo metodo avrebbero ucciso
Milosevic "in un incidente d'auto." (5) Sette anni dopo, il 3 Ottobre
1999, il terzo metodo venne usato contro il leader del Movimento di
rinnovamento Serbo, Vuk Draskovic, quando un autocarro carico di
sabbia piombò sulla sua auto, uccidendo tutti, tranne Draskovic.
L'impulsivo Draskovic, responsabile della cronica frammentazione
dell'opposizione di destra, frustrava gli sforzi di Washington di
forgiare una opposizione unificata. (6)

Durante la guerra della NATO contro la Jugoslavia, un missile centrò
la casa del Presidente Milosevic, il 22 Aprile 1999. Fortunatamente,
lui e la moglie erano altrove quella sera. Il portavoce del Pentagono
Ken Bacon annunciò subito che "Non miravamo al Presidente Milosevic."
Ma cos'altro significa un missile che centra la stanza da letto di
Milosevic alle 3:10 del mattino? (7)

Nel Novembre 1999, membri di una squadra di assassini, nome in codice
"Spider" (ragno), vennero arrestati in Jugoslavia. Secondo il Ministro
Goran Matic, "l'intelligence francese stava dietro" al gruppo Spider,
che mirava all'assassinio del Presidente Milosevic. Le operazioni
pianificate prevedevano attacchi con cecchini, uso di ordigni
esplosivi nel percorso che si riteneva avrebbe fatto Milosevic per
viaggiare, l'inserimento di esplosivo nella sua auto, e
l'organizzazione di dieci commandos per assaltare la residenza
presidenziale. Il leader del gruppo, Jugoslav Petrusic, aveva la
doppia nazionalità jugoslava e francese. Matic dichiarò che Petrusic
lavorava per l'intelligence francese da 10 anni. Durante gli
interrogatori, Petrusic disse che aveva ucciso 50 uomini per ordine
dell'intelligence francese. Matic annunciò che uno dei membri di
Spider era uno "specialista negli assassini con autocarri carichi di
sabbia" – come nel caso di Draskovic nel mese prima. Dopo la guerra
bosniaca, Petrusic aveva organizzato il trasporto di 180 mercenari
serbo-bosniaci per combattere per Mobutu Sese Seku in Zaire, un affare
che era gestito dall'intelligence francese. Secondo un businessman
serbo-bosniaco, Petrusic "non nascondeva il fatto di lavorare per
l'intelligence francese. Io ho visto una foto di lui vicino a
Mitterrand, come sua guardia del corpo." In gioventù, Petrusic era
stato membro della legione straniera francese.
Durante la guerra della NATO contro la Jugoslavia, il gruppo Spider
s'infiltrò nell'esercito jugoslavo, fornendo informazioni ai francesi
e guidando gli aerei della NATO verso i loro obiettivi. Il servizio
segreto jugoslavo rivelò che il gruppo Spider era stato addestrato in
una base NATO in Bosnia dove "vennero costruiti alcuni edifici
somiglianti a quelli in cui Milosevic viveva." Denaro venne fornito al
gruppo Spider dall'intelligence francese, attraverso il confine tra
Ungheria e Jugoslavia, da un uomo di nome Serge Lazarevic. (8)

Un mese dopo, i membri di un secondo gruppo, autodenominatosi Esercito
di Liberazione Serbo, vennero arrestati. Loro scopo era l'assassinio
del Presidente Milosevic e la restaurazione della monarchia. (9)
Alla fine del luglio 2000, una squadra di quattro commandos olandesi
venne sorpresa mentre tentava di attraversare il confine tra Serbia e
Montenegro. Durante le indagini, questi ammisero che intendevano
uccidere o rapire il Presidente Milosevic. I quattro dissero che erano
stati informati di una offerta di 30 milioni di dollari per la "testa
di Milosevic", e che volevano "riscuotere il premio." Uno degli uomini
disse che il gruppo voleva rapire Milosevic o l'ex-Presidente
serbo-bosniaco Radovan Karadzic, e "portarli all'Aja." Il gruppo
voleva rapirli con un'auto, sistemandoli "dentro una scatola da sci, e
trasportarli fuori dal paese." Se il rapimento fosse fallito, uno del
gruppo "ebbe l'idea di uccidere il presidente, e di decapitarlo", e di
mettere la sua testa "in una scatola, e spedirla a casa" in Olanda.
Uno degli arrestati, Gotfrides de Ri, era vicino al Partito di Centro,
razzista e neo-nazista. Durante la guerra in Croazia e Bosnia, il
Partito di Centro inviò mercenari olandesi a combattere con le unità
paramilitari dell'estrema destra croata. Al momento del loro arresto,
i quattro avevano molti coltelli, incluso uno con la svastica, e lacci
con ganci per strangolare. Tutti e quattro ammisero che si erano
addestrati sotto il comando dell'inglese SAS. In una conferenza stampa
del 1 Agosto 2000, Goran Matic accusò gli USA di essere il maggior
sponsor degli assassini e dei tentati assassini.
"E' chiaro come essi reclutino vari gruppi terroristici poiché sono
frustrati dal fatto che i loro obiettivi militari, politici e
economici nell'Europa sudorientale non sono stati raggiunti. Tentano
di inviarli nel paese per mutare la nostra situazione
politico-sociale." (10)

Le flagranti interferenze occidentali distorsero la dinamica politica
in Jugoslavia. USA e Europa Occidentale finanziarono i partiti di
opposizione di destra e i media tramite organizzazioni come Il
National Endowment for Democracy e la Open Society Institute di George
Soros. Il National Democratic Institute (NDI) è un'altra delle miriadi
di organizzazioni semi-private che si sono attaccate, come
sanguisughe, all'Europa orientale. La NDI aprì un ufficio a Belgrado
nel 1997, sperando di capitalizzare i tentativi dell'opposizione di
abbattere il governo tramite le dimostrazioni di piazza. Dal 1999, la
NDI aveva già addestrato 900 leaders e attivisti dei partiti di
destra, nei settori "sviluppo del messaggio, comizi pubblici e
strategie elettorali." La NDI dichiarò di fornire "addestramento
organizzativo ed expertise nel creare coalizioni" all'opposizione. (11)
Il New Serbia Forum, fondato dall'inglese Foreign Office, portò
professionisti e accademici serbi in Ungheria per una regolare
discussione con "esperti" inglesi e dell'Europa Centrale. Scopo del
meeting era quello di "tracciare un progetto per una società
post-Milosevic." Il Forum sviluppò dei rapporti intesi a servire come
"piano di azione" per un futuro governo filoccidentale. I temi di
discussione includevano la privatizzazione e la stabilizzazione
economica. Il Forum chiedeva la "reintegrazione della Jugoslavia nella
famiglia europea" una frase che si traduce nello smantellamento
dell'economia socialista e nella sua consegna alle multinazionali
occidentali. (12)

Le mire occidentali furono chiaramente espresse dal Patto di stabilità
per l'Europa Sudorientale il 10 giugno 1999. Il documento chiede la
"creazione solerte di economie di mercato" nei Balcani, e "mercati
aperti al commercio internazionale, sempre in espansione, e al settore
degli investimenti privati." Un anno dopo, la Casa Bianca tracciò un
documento dettagliato sui "maggiori obiettivi" del Patto - tra cui,
secondo la European Bank for Reconstruction and Development (EBRD /
BERS) e secondo la International Finance Corporations, vi è la
"mobilitazione degli investimenti privati." Intanto il Business
Advisory Council del Patto "visita tutti i paesi dell'Europa del
Sud-Est" per "offrire consigli" sugli investimenti.

Un'altra iniziativa coinvolgeva l'opposizione locale ungherese e i
media di opposizione in Serbia, per influenzare le elezioni del 24
Settembre 2000 in Jugoslavia. Il 26 luglio 2000, la Overseas Private
Investment Corporation (OPIC) inaugurò un fondo investimento gestito
dalla Soros Private Funds Management. La Southeast Europe Equity Fund
"vuole investire in aziende della regione, di molti settori." Suo
scopo, secondo l'ambasciata USA in Macedonia, è "fornire capitali per
nuovi business di sviluppo, espansione e privatizzazione." Nel marzo
2000, il Montenegro firmò un accordo che permetteva le operazioni
della OPIC sul suo territorio.
Il miliardario George Soros spiegò che cosa tutto ciò significasse. Il
coinvolgimento degli USA nella regione, disse, "crea opportunità di
investimenti," e "io sono contento di dare il mio denaro, mentre loro
danno il proprio." Questo è il modo per fare denaro. George Munoz,
Presidente e CEO della OPIC, era stato, anche lui, chiaro. La
"Southeast Europe Equity Fund," annunciò, "è un veicolo ideale per
collegare il capitale istituzionale americano alle imprese europee
allo scopo di aiutare gli americani a gestire il loro crescente
mercato. OPIC è felice che la Soros Private Funds Management abbia
scelto e inviato un forte e positivo segnale che l'Europa del Sud est
sia aperta al business." Il testo finale del Patto di stabilità per
l'Europa del Sud-Est, suggerisce che una Jugoslavia che avesse
rispettato i "principi e gli obiettivi" del Patto sarebbe stata
"benvenuta" come nuova aderente al Patto. "Allo scopo di portare la
Repubblica Federale di Jugoslavia vicino agli obiettivi", il documento
dichiara che "il Montenegro potrebbe essere il primo beneficiario." I
leaders occidentali esprimono la speranza che la futura Jugoslavia
filoccidentale, come il resto dell'Europa orientale, sia "capace di
aiutare gli americani" a fare soldi. (13)

I leaders occidentali volevano installare un governo-fantoccio a
Belgrado, e riposero le loro speranze nella frammentata opposizione di
destra in Serbia. Nel 1999, ufficiali USA incoraggiarono questi
partiti ad organizzare dimostrazioni di massa per rovesciare il
governo, ma l'operazione fallì presto. Quando imminenti elezioni
locali e federali in Jugoslavia vennero annunciate il 24 luglio 2000,
gli ufficiali USA e occidentali incontrarono i leader dei partiti
della opposizione serba, per chiedergli di unirsi per le
presidenziali. Il candidato presidenziale delle opposizioni, Vojislav
Kostunica, venne letteralmente prescelto dagli ufficiali USA quando
sondaggi gestiti dagli americani dimostrarono che egli era il solo
candidato capace di avere sufficiente appoggio per vincere le
elezioni. (14)

All'inizio dell'agosto 2000, gli USA aprirono un ufficio a Budapest
destinato specificatamente ad assistere i partiti dell'opposizione in
Jugoslavia. Nello staff vi erano almeno 30 specialisti di guerra
psicologica, alcuni di essi erano stati ingaggiati nelle operazioni di
guerra psicologica durante la guerra contro la Jugoslavia e l'Iraq
nella guerra del Golfo. (15) Membri del gruppo di opposizione
studentesco Otpor vennero invitati a seguire un corso di 10 giorni,
che iniziava il 28 agosto e poi ancora l'11 Settembre 2000, nelle
ambasciate USA in Bulgaria e Romania. I corsi, condotti da personale
ed esperti di propaganda della CIA, erano focalizzati sulle tecniche
di immagine politica e pubblica. (16)
In Bulgaria, la Political Academy for Central and Southeastern Europe
finanziata dall'Occidente, istitui' un programma di addestramento per
l'opposizione serba. L'accademia era legata al Partito Democratico di
Serbia di Vojislav Kostunica, ad Otpor e altri vari gruppi di
opposizione. Un'altra organizzazione basata in Bulgaria e finanziata
dall'Occidente, la Balkan Academy of Leading Reporters, diede
"assistenza finanziaria, tecnica e di esperti" per i media
dell'opposizione jugoslava prima delle elezioni. (17)

Dal 13 al 15 agosto, il Direttore della CIA George Tenet visitò la
Bulgaria. In una serie di meetings straordinari, Tenet vide il
Presidente bulgaro Petur Stoyanov, il Primo Ministro, Il Ministro
degli interni e quello della Difesa. Ufficialmente, lo scopo della
visita di Tenet era di discutere il problema del crimine organizzato e
dei narcotici. Tuttavia, Tenet passò in tutto solo 20 minuti al
Quartier generale del Servizio di Sicurezza Nazionale e del Servizio
Nazionale per la lotta contro il crimine organizzato. Fonti
diplomatiche anonime rivelano che egli propose il transito di un
oleodotto proveniente dal Mar Caspio, come altro elemento di discussione.
Il motivo principale della visita di Tenet, però, era la questione
della Jugoslavia. Secondo fonti diplomatiche anonime, la secessione
montenegrina dalla Jugoslavia sconvolse l'agenda.
In seguito al meeting tra Tenet e il General maggiore Dimo Gyaurov,
Direttore del Servizio Nazionale di Intelligence, venne redatta una
dichiarazione pubblica che sottolineava la loro "comunanza di
interessi." Rapporti della stampa bulgara rivelano che varie opzioni
erano state discusse con il presidente e il primo ministro della
Bulgaria.
Alcune informazioni sul meeting indicano che l'opzione preferita da
Tenet era la rimozione del governo jugoslavo, che fosse come risultato
delle elezioni del 24 Settembre, oppure delle dimostrazioni di
piazza, o con un golpe. Un'altra alternativa che Tenet discusse fu
l'assalto militare della NATO allo scopo di installare un
governo-fantoccio.
La terza opzione era la secessione del Montenegro dalla Jugoslavia.
Poiche' una guerra aperta avrebbe seguito la secessione del Montenegro
dalla Jugoslavia, gli USA pianificarono una guerra totale.
Il Monitor di Sofia riporta che la "macchina golpista della CIA" era
pronta. "Un attacco contro Belgrado è imminente" avvertiva, e "la
Bulgaria servirà da base." (18)
In preparazione di una possibile azione militare, l'esercito italiano
firmo' un contratto di concessione per poter condurre esercitazioni da
Ottobre nel campo di Koren, presso Kaskovo, nella Bulgaria
sudorientale. L'esercito francese firmò un accordo simile, in cui i
soldati e i carri armati francesi si sarebbero addestrati a Novo Selo,
nella Bulgaria centrale, dall'11 Ottobre al 12 Dicembre.
Alcuni piani prevedevano che i militari USA facessero richiesta per
avere in affitto la base di Shabla nella Bulgaria nordorientale. Tutte
sarebbero servite da basi di attacco della NATO. (19) Esercitazioni
anfibie vennero svolte, con l'esercito croato e le forze USA, presso
Split in Croazia, subito dopo le elezioni jugoslave, e 15 navi da
guerra inglesi vennero inviate nella regione. (20)

La terza opzione di Tenet, la secessione del Montenegro dalla
Jugoslavia, avrebbe seguito il ben collaudato modello dello
squartamento della Jugoslavia, pezzo per pezzo. Le strade delle due
repubbliche della Jugoslavia iniziavano a divergere nettamente.
Solo la Serbia si opponeva ai disegni occidentali di integrazione dei
Balcani in un modello economico in cui le economie della regione
sarebbero state subordinate agli interessi occidentali. L'economia
della Serbia includeva una forte componente socialista, e aziende
medio-grandi erano di proprietà collettiva. Al contrario, il
Montenegro aveva adottato un programma per mettere la sua economia al
servizio dell'Occidente. Nel novembre 1999 si vide l'introduzione in
Montenegro del marco tedesco come divisa ufficiale e il passaggio
della legislazione che eliminava le proprietà collettive. Un mese
dopo, molte aziende vennero messe in vendita, inclusa la compagnia per
l'energia elettrica, il Complesso Agricolo 13 Luglio, l'azienda
Hotel-Turistica Boka, e molte altre. (21) Il programma di
privatizzazione della repubblica per il 2000 prevedeva la
privatizzazione di molte industrie statali, e includeva misure per
"proteggere gli investitori domestici ed esteri." All'inizio del 2000,
gli USA firmarono un accordo per fornire al Montenegro 62 milioni di
dollari, inclusi 44 milioni della U.S. Agency for International
Development (USAID). Secondo l'agenzia, essa avrebbe anche attivato
"programmi di assistenza per il sostegno alle riforme economiche e
alla ristrutturazione della economia... per portare il Montenegro
verso l'economia del libero mercato." Il consigliere politico USA per
i Balcani James Dobbins spiego' che gli USA vedevano "le riforme
liberiste del regime di Djukanovic come modello e stimolo per altre
riforme similari per l'ex-Jugoslavia."
Gli USA offrirono anche garanzie per gli investitori privati nella
repubblica. Aiuti aggiuntivi vennero forniti dall'Unione Europea (EU),
che approvo' 36 milioni di dollari per il Montenegro. "Sin dal primo
giorno", ammise Djukanovic, "noi abbiamo consulenti inglesi ed
europei." (22)
Il Center for International Private Enterprise, una affiliata della
Camera di Commercio USA, fornisce supporto al Center for
Entrepreneurship (CEP) in Montenegro. Secondo il direttore esecutivo
del centro, Petar Ivanovic, l'organizzazione "si focalizza sulle
scuole elementari e le superiori" stabilendo la imprenditorialità come
nuova materia da insegnare a scuola. Come spiega Ivanovic,
"introdurre i giovani al concetto di imprenditorialità li renderà
meno resistenti al privato." Il CEP intende inoltre "educare il
governo sulle potenzialità riguardo al privato" e aiutarli a
"comprendere i vantaggi della riforme economiche e della
privatizzazione." (23) Secondo Djukanovic, quando egli incontrò
Clinton il 21 giugno 1999, il presidente USA diede il via al processo
di privatizzazione dicendo a Djukanovic che gli USA volevano
"stimolare l'economia" "incoraggiando le corporations e le banche USA
a investire capitali in Montenegro." (24)

Djukanovic si mosse costantemente verso la secessione dalla
Jugoslavia, mostrando di voler spingere verso la separazione se il
Presidente Milosevic fosse stato rieletto nelle elezioni del 24
Settembre. In una telefonata a Djukanovic nel luglio 2000, Madeleine
Albright promise che gli USA gli avrebbero fornito altri 16.5 milioni
di dollari. La stessa settimana, Djukanovic affermava che il
Montenegro "non è più parte della Jugoslavia." Inoltre affermò
sorprendentemente che considerava una "priorità" per il Montenegro
l'adesione alla NATO, organizzazione che aveva bombardato il suo paese
solo l'anno prima. Il mese successivo, Albright annunciò che lei e
Djukanovic "cercano di discutere e di incontrarsi regolarmente" e che
gli "USA sostengono l'approccio del Presidente Djukanovic in termini
di sviluppo democratico e di riforme economiche." (25)

Il sostegno occidentale alla secessione andava ben oltre i meeting
della Albright con Djukanovic. Più di metà della popolazione del
Montenegro si opponeva alla secessione, ed una simile mossa avrebbe
potuto causare esplosioni di violenza. In preparazione del distacco,
Djukanovic si costrui' un esercito privato di più di 20.000 soldati,
la Polizia Speciale, comprendente unità armate con armi anti-tank e
mortai. Fonti del Montenegro rivelarono che forze speciali occidentali
addestravano l'esercito privato di Djukanovic. Prima delle elezioni,
Djukanovic richiese che la NATO stabilisse "uno scudo aereo sul
Montenegro." Un membro della Polizia Speciale, di nome Velibor,
confermo' che avevano ricevuto addestramento dalle SAS inglesi. "Se vi
è una situazione in cui le armi decideranno la posta, siamo pronti"
dice. "Siamo addestrati a ciò." A una conferenza stampa, il 1 agosto
2000, il Ministro Goran Matic dichiarava che "gli inglesi addestrano
le unità speciali montenegrine. Ed è anche vero", aggiunse, che la
Polizia Speciale "ha largamente ottenuto vari tipi di armi, dalle armi
antiaeree a quelle anti-elicottero eccetera, ed inoltre che essi sono
assistiti dalla Croazia, con le armi che passano da Dubrovnik e altri
posti." Inoltre, Matic puntualizzo': "L'anno scorso, prima e dopo
l'aggressione, un gruppo del MUP [Ministero degli Affari Interni]
montenegrino si è addestrato con unità della polizia e
dell'intelligence USA." Nell'agosto 2000, due veicoli corazzati
destinati al Montenegro vennero scoperti nel porto di Ancona, in
Italia. Uno dei veicoli era dotato di una torretta adatta per montare
una mitragliatrice o un'arma anticarro. I doganieri italiani, secondo
l'ANSA, erano "convinti" che il traffico di armi con il Montenegro si
"svolgeva su scala assai più grande di quanto il singolo episodio
facesse presumere." Esprimendosi come per anticipare un conflitto
armato, Djukanovic affermò che "molti metteranno la coda tra le gambe
e se ne dovranno andare via dal Montenegro." (26)

Un conflitto violento in Montenegro avrebbe fornito alla NATO un
pretesto per intervenire. Gia' ai primi dell'ottobre 1999, il Generale
Wesley Clark aveva tracciato un piano per la invasione NATO del
Montenegro. Il piano prevedeva un assalto anfibio con più di 2.000
marines che avrebbero occupato il porto di Bar rendendo il porto un
trampolino di lancio verso l'interno. Le truppe trasportate dagli
elicotteri avrebbero occupato l'aeroporto di Podgorica, mentre aerei
della NATO avrebbero bombardato le forze della Jugoslavia.
Secondo ufficiali USA, altri paesi occidentali avrebbero sviluppato
piani di invasione. (27) Richard Holbrooke, ambasciatore USA all'ONU,
dichiarava: "Siamo in contatto costante con la leadership del
Montenegro," e avvertiva che un conflitto in Montenegro "avrebbe
colpito direttamente gli interessi vitali della NATO." (28)
Il Segretario Generale della NATO George Robertson fu più esplicito.
"Dico a Milosevic: stai attento, guarda quello che e' successo
l'ultima volta che hai sbagliato." (29)

Ciò che gli USA volevano per davvero, comunque, era la Jugoslavia
intera, non solo un altro pezzo. Il Segretario di Stato Madeleine
Albright si aspettava e chiedeva dimostrazioni di piazza per abbattere
il governo se le elezioni non l'avessero soddisfatta. Al meeting di
Banja Luka nella primavera del 2000, Albright espresse disappunto per
il fallimento degli sforzi passati di rovesciare il legalmente eletto
governo jugoslavo. Albright disse che sperava che le sanzioni
spingessero il popolo ad "accusare Milosevic per le loro sofferenze."
Una esasperata Albright si chiedeva: "che cosa ferma la gente dallo
scendere nelle strade?" Indicando che gli USA aspettavano il pretesto
per intervenire, aggiunse: "Ora bisogna che accada in Serbia qualcosa
che l'occidente possa appoggiare." (30)
Ogni contingenza era pianificata nell'ambito della campagna
differenziata di destabilizzazione da parte USA. Alla fine fu lo
scenario preferito di George Tenet che venne scelto. Un processo
elettorale distorto dall'intervento occidentale, assieme a moti di
piazza, alla fine buttarono giù il governo della Jugoslavia.

Gli USA pomparono 35 milioni di dollari nelle tasche dell'opposizione
di destra nell'anno precedente le elezioni del 24 Settembre 2000. Tale
impegno includeva trasmissioni per le radio dell'opposizione, e
computers, telefoni e fax per molte organizzazioni. I media di destra
ricevettero altri 6 milioni dollari dall'Unione Europea durante questo
periodo. Due organizzazioni sotto l'ombrello del National Endowment
for Democracy, il National Democratic Institute e l'International
Republican Institute, diedero 4 milioni di dollari per una campagna
porta a porta e programmi elettorali. (31) Funzionari USA
assicuravano ai media dell' opposizione che "non avevano nulla da
preoccuparsi riguardo alle spese di oggi" poiché molto di più era in
arrivo. (32) Subito dopo le elezioni, Il parlamento degli USA decretò
una legge che autorizzava il versamento di altri 105 milioni di
dollari per i partiti di destra e i loro media in Jugoslavia. (33)
Organizzazioni come l'International Republican Institute e l'Agency
for International Development misero molti milioni di dollari nelle
tasche di Otpor, rendendo il piccolo gruppo di studenti
dell'opposizione una grande forza. Nel momento in cui la data delle
elezioni veniva annunciata in Jugoslavia, Otpor aveva stampato già 60
tonnellate di materiale elettorale. (34)

(fine prima parte - segue)

What's Left, 8 Novembre 2002

Guerra segreta: l'intervento USA e UE in Jugoslavia

di Gregory Elich

(SECONDA ED ULTIMA PARTE)


La settimana prima delle elezioni, l'Unione Europea inviò un
"Messaggio al popolo serbo" in cui si annunciava che una vittoria per
il candidato dell'opposizione Vojislav Kostunica avrebbe portato
all'eliminazione delle sanzioni. "Perfino se Milosevic fosse rieletto
democraticamente", affermava un funzionario dell'UE, le sanzioni
sarebbero rimaste. Questa era una potente pressione verso un popolo
impoverito e devastato da anni di sanzioni occidentali. (35)
Il funzionario del Dipartimento di Stato USA William Montgomery
notava: "Raramente si è impiegato tanto fuoco, energia, entusiasmo,
denaro – ogni cosa - quanto ne è stato impiegato in Serbia nei mesi
prima della caduta di Milosevic." (36)
Ancor prima delle elezioni, funzionari occidentali accusavano il
governo jugoslavo di frode elettorale, piantando i semi della distruzione.

Nei giorni delle elezioni ed in seguito, la coalizione detta
Opposizione Democratica della Serbia (DOS) proclamò la vittoria del
proprio candidato. Funzionari USA incoraggiavano l'opposizione ad
indire delle dimostrazioni di massa, perfino prima che fossero
annunciati i risultati ufficiali. In pratica ogni giorno la DOS
dichiarava differenti percentuali per il proprio candidato. A un certo
punto parlarono del 57 per cento. Due giorni dopo le elezioni, il 26
settembre, la DOS dichiarava che Kostunica aveva avuto il 54.66
percento dei voti, sulla base del 97.5 per cento dei voti scrutinati,
ma che 130.000 voti "e i voti dal Kosovo e Montenegro" non erano stati
considerati dalla DOS. Il giorno dopo, la DOS annunciò che Kostunica
aveva il 52.54 percento dei voti. Il dato era basato, dissero, sul
98.72 per cento degli scrutini. Stavolta, il portavoce dello Staff
Elettorale della DOS, Cedomir Jovanovic, cambiò di tono, dichiarando
che gli scrutini da fare erano quelli dei militari e quelli postali.
Secondo Jovanovic, il 26 settembre, 5.093.038 voti su un totale di
5.223.629 voti erano stati scrutinati, per un totale del 97.5%. Sulla
base del totale fornito da Jovanovic, ciò avrebbe significato che meno
di 64.000 schede sarebbero state scrutinate il giorno seguente, quando
fu dichiarato un conteggio pari al 98.72 percento. Assumendo che
Kostunica abbia perso tutti questi voti, la sua percentuale sarebbe
dovuta scendere a 52.75, comunque più alta dell'annunciato 52.54%.
Il DOS si avvantaggiò della confusione proveniente da tali
significative differenze sui totali. Il 26 settembre, Jovanovic
annunciò che Kostunica aveva avuto 2.783.870 voti, ed il giorno
seguente dichiarò che, quando tutti i voti sarebbero stati contati,
"Kostunica avrebbe avuto 2.649.000 voti." Quattro giorni dopo,
Jovanovic dichiarò 2.424.187 voti per Kostunica, e poi il 2 ottobre il
portavoce dell'opposizione Zoran Sami abbassò ulteriormente il totale
a 2.414.876, con una percentuale del 51.34%. In seguito, Sami disse
che il risultato finale mostrava 2.377.440 voti e una percentuale del
50.35% per Kostunica. Esclusi da tali conteggi erano i voti dal Kosovo
e dei rifugiati dal Kosovo.
I media occidentali accettarono acriticamente le dichiarazioni della
DOS, proclamandole precise e risultanti da meticolosi scrutini, e
grida di frode si alzarono invece contro il Governo jugoslavo.
Chiaramente c'erano state delle frodi. I dati forniti dalla stessa DOS
indicano chi stesse commettendo la frode. (37)

Nonostante le dichiarazioni in senso contrario dei media occidentali,
il conteggio ufficiale dei voti fu ampiamente pubblicizzato in
Jugoslavia. Vojislav Kostunica ottenne il 48.96 percento dei voti,
mancando di poco il 50% richiesto per la vittoria al primo turno. Il
Presidente Milosevic ottenne il 38.62 percento. Un secondo turno
elettorale per i due maggiori candidati venne indetto l'8 ottobre.
(38) Appoggiati dai funzionari occidentali, Kostunica e la DOS si
rifiutarono di partecipare al secondo turno, dichiarando che avevano
già vinto. La DOS presentò proteste prima alla Commissione Elettorale
Federale, e poi alla Corte Costituzionale. Chiedevano, tra l'altro,
l'annullamento dei voti dei rifugiati dal Kosovo, e quelli dal Kosovo
stesso, dove il Presidente Milosevic aveva ottenuto un vantaggio
ampio. La Corte Costituzionale sostenne la proposta di Milovan
Zivkovic, membro della Commissione Elettorale Federale, per
riesaminare il voto di tutti i distretti per eliminare i dubbi. (39)
Fu la minaccia del riconteggio dei voti a motivare la riduzione
quotidiana dei voti e delle percentuali dichiarate dalla DOS per i
suoi candidati. La percentuale finale che la DOS annunciò era vicina a
quella dei risultati ufficiali. Tuttavia, la DOS si rifiutò di
includere i voti dal Kosovo e quelli dei molti rifugiati dal Kosovo,
con il pretesto che il voto in Kosovo chiudeva alle 16:00 invece che
alle 20:00. Secondo la DOS, la chiusura anticipata dei seggi avrebbe
invalidato tutte le schede di questi votanti. Solo eliminando i voti
dei residenti e rifugiati del Kosovo la DOS potè proclamare una
vittoria attorno al 50 per cento per Kostunica.

Più di 200 osservatori internazionali di 54 paesi monitoravano le
elezioni. Gli osservatori seguirono
ogni stadio delle elezioni, incluso il conteggio del voto e la
correlazione dei risultati. Uno degli osservatori, il Ministro degli
esteri greco Carolos Papoulias, concluse: "Tutti quelli che hanno
annunciato ampie frodi, come [il commissario agli esteri dell'UE]
Javier Solana, hanno sbagliato" e il voto si è svolto in "modo
impeccabile."
Atila Volnay, un osservatore ungherese, disse che la sua delegazione
aveva visitato molte sezioni elettorali e confermava la presenza dei
rappresentanti dell'opposizione nelle commissioni elettorali, e che
"non ci potevano essere anomalie." Una delegazione di tre persone del
Socialist Labour Party del Regno Unito dichiarò che la Commissione
Elettorale Federale "ha fatto di tutto per assicurare che la gente
potesse votare senza intimidazioni ed in modo normale," ma che delle
irregolarità erano state rilevate in Montenegro. "Abbiamo ricevuto
molti rapporti di prima mano da persone che dichiarano di essere state
minacciate [dai sostenitori di Djukanovic] che avrebbero perso il
lavoro se fossero andate a votare." La delegazione notò anche che
"molti rifugiati dal Kosovo sono stati deliberatamente esclusi dalle
liste elettorali del Montenegro" e che la delegazione "può solo
concludere che tali tattiche di intimidazione e condizionamento erano
destinate ad avvantaggiare la cosiddetta Opposizione Democratica." Il
capo della delegazione russa, Konstantin Kosachev, disse che "erano
soddisfatti perchè non era stata possibile in pratica alcuna
falsificazione su larga scala delle elezioni in Jugoslavia."
Una dichiarazione finale degli osservatori afferma che "Il voto si è
svolto in modo ordinato e tranquillo" e che, "nell'opinione di molti
era eguale o superiore a quelli dei loro paesi." (40)

Dato il vantaggio elettorale al primo turno, una vittoria di Kostunica
era certa per l'8 ottobre. Quindi, perché Kostunica rifiutò di
partecipare al secondo turno? Come risultato delle elezioni del 24
settembre, la coalizione di sinistra aveva ottenuto 74 dei 137 seggi
nella Camera dei cittadini e 26 dei 40 seggi nella Camera delle
Repubbliche. La coalizione di sinistra aveva già la maggioranza nel
Parlamento serbo, la cui rielezione era prevista l'anno dopo. Sarebbe
stato dunque impossibile per la DOS attuare il proprio programma,
visto che i poteri del Presidente soro piuttosto limitati. Solo un
golpe avrebbe permesso alla DOS di superare i limiti legali e di
giungere al governo per regnare senza opposizioni. Il direttore
elettorale di Kostunica, Zoran Djindjic, chiamò allo sciopero
generale. "Noi dovremo paralizzare ogni istituto, scuola, teatro,
cinema, ufficio" e "far scendere in piazza tutti." (41) I sostenitori
della DOS ovunque nel paese seguirono la sua chiamata, fermando alcuni
settori dell'economia, mentre dimostrazioni di massa si avevano in
tutta la Serbia. Lo scenario di Madeleine Albright divenne realtà, nel
momento in cui i dimostranti si misero a chiedere la rimozione del
governo.

Secondo l'opposizione, almeno 10.000 sostenitori armati della DOS si
unirono alla manifestazione finale a Belgrado. L'assalto al Parlamento
Federale e alla Radio-Televisione della Serbia fu guidato da gruppi e
da squadre speciali di ex-soldati. Velimir Ilic, sindaco
dell'opposizione di Cacak, guidò gli assalti. "La nostra azione era
stata pianificata in precedenza" spiegò in seguito. "I nostri scopi
erano assai chiari; prendere il controllo delle istituzioni chiave del
regime, incluso il parlamento e la televisione." Ilic stabilì anche
precedenti contatti con poliziotti rinnegati che assistettero i
miliziani di Ilic. (42) E' probabile che la CIA fosse coinvolta nella
pianificazione dei ben coordinati attacchi. Dopo che forze speciali
armate ebbero aperto la strada verso il Parlamento Federale, ad esse
fecero seguito una massa di ubriachi, supporter della DOS, che
irruppero nell'edificio, distruggendo suppellettili e computer e
devastando il Parlamento. I poliziotti vennero attaccati e bande di
ubriachi, spesso armati di pistole, sciamarono nelle strade.
Le ambulanze, che portavano i poliziotti feriti negli ospedali,
venivano fermate dagli attivisti della DOS, che chiedevano di
consegnargli i poliziotti feriti. Dopo che la Radio Televisione della
Serbia a Belgrado venne occupata, essa pure fu incendiata. In tutta la
Serbia, gli uffici del Partito Socialista di Serbia (SPS) e della
Sinistra Unita Jugoslava (JUL) vennero demoliti. I socialisti vennero
minacciati e picchiati, molti furono minacciati per telefono. A
Kragujevac, dieci socialisti vennero legati e picchiati per ore. Gli
sgherri della DOS si spinsero fino a casa di Zivojin Stefanovic, il
presidente del Partito Socialista di Leskovac. Dopo aver saccheggiato
e distrutto le proprietà di Stefanovic, diedero fuoco alla sua casa. (43)

Mentre la teppaglia capovolgeva e bruciava le auto della polizia,
vandalizzando case e picchiando la gente, Kostunica annunciava: "La
Democrazia è arrivata in Serbia. Il Comunismo è caduto. Era proprio
ora." (44)
Stabilendo le loro credenziali democratiche, gli attivisti della DOS
occupavano sistematicamente i media di sinistra della Jugoslavia. I
giornali di sinistra, stazioni radio e televisioni vennero
riconvertite in strumenti della destra. Una cultura dei media già
ricca e diversificata, rappresentante l'intero spettro politico,
venne sottoposta alla cappa dell'uniformità e della propaganda per la
DOS. Bande di sgherri della DOS rimossero con la forza il management
delle imprese statali, delle università, di banche ed ospedali delle
città di tutta la Serbia. I ministri del governo vennero spinti alle
dimissioni, e la DOS creò un comitato di crisi per svolgere le
funzioni del governo, scavalcando il Parlamento Federale e i ministeri
governativi. Gli agenti della DOS minacciarono apertamente di
aumentare le violenza di strada come mezzo per spingere il Parlamento
Serbo ad accordare nuove elezioni, un anno in anticipo rispetto alla
scadenza.

I funzionari occidentali non potevano nascondere la loro
soddisfazione. Imprese statunitensi ed europee aspettavano il momento
per impadronirsi delle imprese di Stato. Il programma economico della
DOS era tracciato da una organizzazione denominata Gruppo 17+.
Il loro piano, Progetto per la Serbia, chiedeva una rapida transizione
a una piena economia di mercato.
Immediatamente dopo il golpe, la European Bank for Reconstruction and
Development subito annunciò piani per aprire un ufficio a Belgrado.
"E' importante che siamo sul posto subito" spiegava il portavoce della
banca Jeff Hiday. "Sospettiamo che ci saranno parecchie
privatizzazioni e ristrutturazioni." (45)

Giorni prima del golpe, il Presidente Milosevic aveva avvertito che la
DOS era uno strumento della campagna della NATO per imporre un
controllo neocoloniale sulla Jugoslavia. Milosevic indicava che i
paesi vicini, che erano già vittime dei diktat dell'Occidente, "si
sono rapidamente impoveriti in modo tale da distruggere ogni speranza
di una società più giusta ed umana" e che l'Europa Orientale vede "una
grande divisione tra una maggioranza povera e una ricca minoranza."
Inevitabilmente, disse, "tale quadro includerebbe anche noi." (46)

Sola e isolata, la Jugoslavia aveva resistito alla dominazione
imperiale, opponendosi alle secessioni, alle sanzioni, alle guerre, ed
alle operazioni coperte [cioè: attuate dai servizi segreti, ndt]
volute dall'Occidente. Viceversa, essa rimase indipendente e mantenne
una economia a carattere prevalentemente sociale. Le più potenti forze
del pianeta si schierarono contro di essa, e per un decennio la
Jugoslavia resistette. Il golpe della NATO ha spazzato via tutto. In
uno dei suoi primi atti da presidente, Kostunica si è unito al Patto
di Stabilità dei Balcani. Il suo ministro delle privatizzazioni,
Aleksandar Vlahovic, ha annunciato un piano per la privatizzazione di
7.000 aziende... "Mi aspetto che in quattro anni da oggi, le proprietà
sociali saranno totalmente eliminate", spiegava Vlahovic, chiarendo
che la privatizzazione delle aziende maggiori era appena iniziata.
(47) I milioni di dollari con cui l'Occidente aveva riempito le
tasche degli agenti della DOS avrebbero fruttato elevati dividendi.


NOTE

1) Paul Beaver, "Clinton Tells CIA to Oust Milosevic," The Observer,
November 29, 1998.
Fran Visnar, "Clinton and the CIA Have Created a Scenario to Overthrow
Milosevic," Vijesnik (Zagreb), November 30, 1998.

2) Douglas Waller, "Tearing Down Milosevic," Time Magazine, July 12, 1999.

3) Michael Moran, "A Threat to 'Snatch' Milosevic," MSNBC, July 8, 1999.

4) "Yugoslav Official Accuses CIA of Being Behind Montenegro Murder,"
Agence France-Presse, June 6, 2000.
Aleksandar Vasovic, "Serb Aide Says CIA Behind Slaying," Associated
Press, June 6, 2000.
"Yugoslav Information Minister Accuses CIA of Complicity in Zugic
Murder," Borba (Belgrade), June 6, 2000.

5) Statement by Richard Tomlinson, addressed to John Wadham, September
11, 1998.

6) "Serb Consensus: Draskovic Crash Was No Accident," Seattle Times
News Services, October 13, 1999.

7) "NATO: Milosevic Not Target," BBC News, April 22, 1999.

8) "Serbs Allege Milosevic Assassination Plot," Reuters, November 25,
1999.
"France Plots to Murder Milosevic," Agence France-Presse, November 26,
1999.
"SFOR Units Involved in a Plot to Kill Milosevic," Agence
France-Presse, December 1, 1999.
Gordana Igric, "Alleged 'Assassins' Were No Stranger to France," IWPR
Balkan Crisis Report (London), November 26, 1999.
Milenko Vasovic, "Belgrade's French Connection," IWPR Balkan Crisis
Report (London), November 26, 1999.

9) "Lt. Testifies at Milosevic Trial," Associated Press, April 26, 2000.

10) Aleksandar Vasovic, "4 Accused of Milosevic Death Plot,"
Associated Press, July 31, 2000.
"Dutchmen Arrested, Accused of Plotting Against Milosevic," Agence
France-Presse, July 31, 2000.
Email correspondence from Herman de Tollenaere, quoting from
NRC-Business Paper of August 1
"Arrested Dutchmen Admitted Plans to Kill, Kidnap Milosevic," BETA
(Belgrade), August 17, 2000.
"Dutch Espionage Terrorist Gang Arrested in Yugoslavia - Minister,"
Tanjug (Belgrade), July 31, 2000
"Yugoslav Information Minister Says U.S. Behind Dutch 'Mercenaries',"
BBC Monitoring Service, August 1, 2000.

11) "NDI Activities in the Federal Republic of Yugoslavia
(Serbia-Montenegro)," NDI Worldwide Activities, www.ndi.org

12) "Britain Trains New Elite for Post-Milosevic Era," The Independent
(London), May 3, 2000.
The New Serbia Forum, http://ds.dial.pipex.com/town/way/glj77/Serbia.htm

13) "Final Text of Stability Pact for Southeast Europe," June 10, 1999.
"Southeast Europe Equity Fund Launched July 26," U.S. Embassy, Skopje,
Macedonia, July 27, 2000.
"The Stability Pact for Southeast Europe: One Year Later," White House
Fact Sheet, July 27, 2000.

14) Michael Dobbs, "U.S. Advice Guided Milosevic Opposition,"
Washington Post, December 11, 2000.

15) "Federal Foreign Ministry Sends Memorandum to UN Security
Council," Tanjug (Belgrade), October 4, 2000.
"US Anti-Yugoslav Office Opens in Budapest," Tanjug (Belgrade), August
21, 2000.

16) "CIA Training Resistance Members in Sofia, Bucharest," Tanjug
(Belgrade), August 25, 2000.

17) Elena Staridolska, "Daynov Academy Trains Serbian Opposition,"
Standart News (Sofia), August 29, 2000.
Konstantin Chugunov, "We Report the Details: Our Little Brothers Have
Bent in the Face of NATO," Rossiyskaya Gazeta (Moscow), August 23, 2000.

18) "Bulgaria - Press Review" BTA (Sofia), August 12, 2000
"Bulgaria - Us CIA Director's Visit," BTA (Sofia), August 15, 2000
"CIA Did Not Tell Us the Most Important Thing," Trud (Sofia), August
16, 2000
"Bulgaria - Press Review," BTA (Sofia), August 14, 2000
"Bulgaria - Press Review," BTA (Sofia), August 16, 2000

19) Mila Avramova, "Italians Lease Training Ground for 400,000 Leva,"
Trud (Sofia), August 9, 2000
Michael Evans, "Balkans Watch for 'Invincible'," The Times (London),
August 26, 2000.

20) "U.S. Forces Travel to Croatia for Amphibious Exercise," Office of
the Assistant Secretary of Defense (Public Affairs), September 12, 2000.
"U.S. War Game in Adriatic, U.K. Navy in Mediterranean," Reuters,
September 16, 2000.

21) Ljubinka Cagorovic, "Montenegro Assembly Scraps Socially-Owned
Property," Reuters, November 13, 1999.
"Montenegrin Government Prepares to Privatise Economy," Tanjug
(Belgrade), December 25, 1999.

22) Central and Eastern Europe Business Information Center,
"Southeastern Europe Business Brief," February 3, 2000.
Central and Eastern Europe Business Information Center, "Southeastern
Europe Business Brief," April 27, 2000.
Anne Swardson, "West Grows Close to Montenegro," Washington Post, May
24, 2000.

23) Petar Ivanovic, "Montenegro: Laying the Foundation of
Entrepreneurship," Center for International Private Enterprise.

24) Statement by Montenegrin President Milo Djukanovic, "Important
Step in Opening New Perspectives For Montenegrin State Policy,"
Pobjeda (Podgorica), June 22, 1999.

25) "Albright Renews Montenegro Support," Associated Press, July 13, 2000.
"Montenegro Wants to Join NATO and the EU," Agence France-Presse, July
10, 2000.
Office of the Spokesman, U.S. Department of State, "Secretary of State
Madeleine K. Albright and Montenegrin President Milo Djukanovic,"
Press Stakeout at Excelsior Hotel, Rome, Italy, August 1, 2000.

26) "Montenegro Ahead of Elections: Boycott and Threats," BETA
(Belgrade), August 9, 2000.
"Montenegro and Elections - Boycott Becomes Official," BETA
(Belgrade), August 17, 2000.
Phil Reese, "We Have the Heart for Battle, Says Montenegrin Trained by
SAS," The Independent (London), July 30, 2000.
"Yugoslav Information Minister Says U.S. Behind Dutch 'Mercenaries',"
BBC Monitoring Service, August 1, 2000.
"Yugoslavia Says British SAS Trains Montenegrins," Reuters, August 1,
2000.
"Information Minister Sees Montenegrin Arms Purchases, Croatian
Assistance," BETA (Belgrade), July 31, 2000.
"Foreign 'Dogs of War' Training Montenegrin Police to Attack Army,"
Tanjug (Belgrade), August 9, 2000.
"Montenegro: Camouflaged Military Vehicles Seized in Ancona," ANSA
(Rome), August 21, 2000.
"Montenegro: Traffic in Camouflaged Armored Vehicles: Investigation
into Documentation," ANSA (Rome), August 22, 2000.
"SAS Training Montenegrin Police," The Sunday Times (London), October
1, 2000.

27) Richard J. Newman, "Balkan Brinkmanship," US News and World
Report, November 15, 1999.

28) "Clinton Warns Milosevic 'Remains a Threat to Peace," Agence
France-Presse, July 29, 2000.

29) "NATO's Robertson Warns Milosevic on Montenegro," Reuters, July
27, 2000.

30) Borislav Komad, "At Albright's Signal," Vecernje Novosti
(Belgrade), May 18, 2000.

31) George Jahn, "U.S. Funding Yugoslavian Reformers," Associated
Press, September 29, 2000.
Jane Perlez, "U.S. Anti-Milosevic Plan Faces Major Test at Polls," New
York Times, September 23, 2000.
"U.S., EU Generous to Foes of Milosevic," Associated Press, October 1,
2000.

32) Steven Erlanger, "Milosevic, Trailing in Polls, Rails Against
NATO," New York Times, September 20, 2000.

33) "U.S. House Votes to Fund Yugoslavia's Opposition Movement," CNN,
September 25, 2000.

34) Roger Cohen, "Who Really Brought Down Milosevic?" New York Times
Magazine, November 26, 2000.

35) Geoff Meade, "Cook Backs EU Over Oust Milosevic Message," London
Press Association, September 18, 2000.

36) Roger Cohen, "Who Really Brought Down Milosevic?" New York Times
Magazine, November 26, 2000.

37) "DOS Claims Kostunica Leading Milosevic with 54.66 to 35.01
Percent of Vote," BETA (Belgrade), September 26, 2000.
"DOS Announces Kostunica Clear Winner with 98.72 Percent Data
Processed," BETA (Belgrade), September 27, 2000.
"Federal Electoral Commission - DOS Election Staff Misinformed
Public," Tanjug (Belgrade), October 3, 2000.
"Who Lies Kostunica?" statement by the Socialist Party of Serbia,
October 11, 2000.

38) Federal Republic of Yugoslavia web site, www.gov.yu "Total
Election Results," and "The Federal Elections Commission Statement."
Both statements were removed following the coup.
"Final Results of FRY Presidential Election," Tanjug (Belgrade),
September 28, 2000.

39) "Yugoslav Constitutional Court Holds Public Debate on DOS Appeal,"
Tanjug (Belgrade), October 4, 2000.
"DOS Requests Annulment of 142,000 Kosovo Votes," BETA (Belgrade),
September 29, 2000.

40) "Contrary to EU Claims, Yugoslav Elections a Success: Greece,"
Agence France-Presse, September 26, 2000.
"210 Observers from 53 States Commend FRY Elections," Tanjug
(Belgrade), September 27, 2000.
"Foreign Observers Say Elections Democratic and Regular," Tanjug
(Belgrade), September 25, 2000.
"Yugoslav Elections - a Lesson in Outside Interference," Socialist
Labour Party statement.
Broadcast, Mayak Radio (Moscow), October 2, 2000.
"'A Fair and Free Election,' International Observers Say," statement
by international observers.

41) Misha Savic, "Milosevic Will Take Part in Runoff," Associated
Press, October 5, 2000.

42) Richard Boudreaux, "A Mayor's Conspiracy Helped Topple Milosevic,"
Los Angeles Times, October 10, 2000.
"Cacak Mayor Says He Led Assault on Yugoslav Parliament," Agence
France-Presse, October 8, 2000.
Jonathan Steele, Tim Judah, John Sweeney, Gillian Sandford, Rory
Carroll, Peter Beaumont, "An Outrage Too Far," The Observer (London),
October 8, 2000.
Gillian Sandford, "Army Units Claim Credit for Uprising," The Guardian
(London), October 9, 2000.

43) "Information for the Public," statement by the Socialist Party of
Serbia, October 7, 2000.
"Group of Demonstrators Demolished the House of the District Head,"
BETA (Belgrade), October 6, 2000.

44) "Protesters Storm Yugoslav Parliament," Associated Press, October
5, 2000.
"Good Evening, Liberated Serbia," The Times (London), October 6, 2000.
"Milosevic's Party HQ Ransacked by Protesters," Agence France-Presse,
October 5, 2000.

45) Jelena Radulovic, "Yugoslavia's Kostunica Sets Economic Goals for
New Government," Bloomberg, October 7, 2000.
"Brains Behind Kostunica Have a Plan," Sydney Morning Herald, October
2, 2000.
Stefan Racin, "Yugoslavia's Opposition Outlines Economic Plans," UPI,
September 27, 2000.

46) "Yugoslav President Milosevic Addresses the Nation," Tanjug
(Belgrade), October 3, 2000.

47) Beti Bilandzic, "Serbia Eyes New Privatization Law by April,"
Reuters, January 28, 2001.


Gregory Elich ha pubblicato decine di articoli sui Balcani e l'Asia
negli USA, in Canada ed Europa, in pubblicazioni come Covert Action
Quarterly, Politika, Junge Welt, Dagbladet Arbejderen,
Science&Society, Swans, e altre. Le sue ricerche sugli interventi
della CIA in Jugoslavia sono state il soggetto di articoli dei
giornali della Germania, Norvegia e Italia, incluso Il Manifesto. È
stato coinvolto nelle attività per la pace fin dalla guerra del
Vietnam, ed è stato coordinatore del Committee for Peace in Yugoslavia.
È stato membro della delegazione USA in visita in Jugoslavia dopo la
guerra della NATO, e membro della delegazione di Margarita Papandreou,
la prima occidentale a volare con la compagnia aerea nazionale
irachena a Baghdad in sfida alle sanzioni.


(Adattamento del testo a cura del CNJ, sulla base di una traduzione
pervenutaci da A. Lattanzio)

[ The original text in english can be found at:
http://www.artel.co.yu/en/izbor/yu_kriza/2003-10-02.html
or http://www3.sympatico.ca/sr.gowans/elich1.html ]

http://www.lernesto.it//index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=5561

Il Consiglio d'Europa respinge la risoluzione contro il comunismo

di Fausto Sorini

su redazione del 24/09/2005

Dichiarazione di Fausto Sorini

"Grazie anche ai numerosi messaggi di protesta (tra cui il nostro
dell'area di "Essere comunisti", pubblicato nel sito della mozione),
la Commissione politica del Consiglio d'Europa, riunitasi a Parigi il
13 settembre scorso, non ha accolto la proposta di "risoluzione
internazionale contro i crimini del comunismo" che avrebbe dovuto
essere sottoposta all'approvazione dell'Assemblea parlamentare del
Consiglio nella sessione di ottobre e ha deciso di rinviarne l'esame a
data da destinarsi.

La proposta di risoluzione ha avuto il consenso di 5 membri della
Commissione ed il parere contrario di oltre una ventina. La questione
non è certo risolta una volta per tutte, ma solo rinviata (rinviata è
stata pure la contestuale risoluzione contro ogni "apologia del
nazismo"); è però indubbio che si tratta di un risultato positivo e
significativo, dovuto alla mobilitazione congiunta di numerose forze
comuniste, progressiste e democratiche europee, che va tenuta ferma ed
estesa".

---

http://it.groups.yahoo.com/group/jugoinfo/message/138

--- In jugoinfo "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia" ha scritto:

"Essere comunisti" sul progetto di risoluzione del Consiglio d'Europa
"contro i crimini del comunismo"

di Essere comunisti

su www.lernesto.it


Sul progetto di risoluzione del Consiglio d'Europa "contro i crimini
del comunismo"

Al Presidente dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa
Sig. Renè van der Linden

Spett. Sig. Presidente,

siamo venuti a conoscenza in questi giorni che il 13 settembre 2005 il
Bureau dell'Assemblea discuterà un progetto di risoluzione sulla
"necessità di una condanna internazionale dei crimini del comunismo",
elaborato dalla Commissione politica del Consiglio, da sottoporre
all'approvazione dell'Assemblea nella sua sessione dell' ottobre 2005.
Nella stessa seduta verrà discussa contestualmente anche una
risoluzione di "condanna di ogni apologia e giustificazione del nazismo".

Consideriamo grave e apertamente reazionaria tale iniziativa, resa
ancora più indegna da tale contestualità. Protestiamo contro di essa,
chiediamo che essa venga ritirata. Tanto più che essa si sviluppa in
occasione del 60° anniversario della Liberazione dell'Europa e del
mondo dal nazi-fascismo, resa possibile da una coalizione di forze di
cui i comunisti furono componente essenziale.

Nel progetto di risoluzione si giunge ad affermare che "i crimini
compiuti in nome del comunismo" furono anche "la conseguenza diretta
della teoria della lotta di classe", "parte integrante di un'ideologia
comunista che imponeva l'eliminazione delle persone considerate
dannose per la costruzione di una nuova società"; che la "caduta dei
regimi comunisti in Europa non è stata seguita da adeguate ricerche e
dibattiti internazionali sui crimini commessi in nome dell'ideologia
comunista" e che "tali crimini non sono stati condannati dalla
comunità internazionale così come è stato fatto per gli orribili
crimini commessi in nome del Nazismo". Per cui "ne è conseguito che
l'ostilità verso i crimini del comunismo è assai debole", al punto che
vi sono "partiti comunisti che sono legali e operano in alcuni paesi
nonostante essi non abbiano preso apertamente le distanze" da quei
crimini. Ed esistono pure "regimi comunisti tuttora operanti dove tali
crimini continuano a compiersi".

La principale fonte citata dagli allegati al progetto di risoluzione è
il "Libro nero del comunismo", il cui principale autore e curatore,
Stéphane Courtois, è uno dei tre relatori alla Commissione che ha
elaborato il progetto di risoluzione, insieme all'ex dissidente
sovietico Vladimir Bukovsky e al Sig. Toomas Hiio, Presidente estone
di una "Fondazione per la ricerca dei crimini contro l'umanità".

Al progetto di risoluzione viene allegato un memorandum che, citando
il "libro nero del comunismo", giunge tra l'altro a conteggiare in "un
milione" le persone "uccise dal regime comunista in Vietnam" (sic),
considera "similari" i crimini compiuti da comunismo e nazismo,
esprime preoccupazione per "una sorta di nostalgia del comunismo
ancora viva in alcuni paesi, il che crea il pericolo che i comunisti
possano prendere il potere in questo o quel Paese".

Al progetto di risoluzione viene pure allegato un significativo testo
di "raccomandazioni" in cui si auspica – tra l'altro - che il
Consiglio d'Europa "promuova una campagna pubblica europea sui crimini
del comunismo, che comporti anche una revisione dei libri di scuola";
e chiede che "vengano rimossi, dove ancora non è stato fatto,
monumenti, nomi di vie e ogni altro simbolo che possa avere una
qualche connessione coi crimini commessi in nome del comunismo".

Respingiamo tale approccio, che suscita in noi indignazione politica e
morale. Sappiamo che essere comunisti oggi è difficile, anche perché
più che mai violento è l'attacco alle nostre idee, alle nostre
aspirazioni, alla nostra storia. Il revisionismo storico, che punta a
criminalizzare l'idea stessa della lotta di classe, stravolge l'intera
esperienza del movimento rivoluzionario operaio e comunista
presentandola come una sequenza di violenze e di fallimenti, come un
cumulo di macerie. Contro le rivoluzioni proletarie e la stessa
Resistenza antifascista vengono intentati processi sommari con
condanne senza appello.

Non ci riconosciamo in questi bilanci, che riteniamo storicamente e
politicamente errati. Il movimento comunista ha dato forza alla
rivendicazione dei diritti fondamentali delle masse lavoratrici e si è
sempre schierato contro la guerra, per la pace e per la giustizia
sociale. L'insegnamento dei suoi più grandi dirigenti del Novecento –
da Lenin a Gramsci – è ancora un contributo prezioso per l'analisi
critica della società capitalistica. Le grandi rivoluzioni che si sono
susseguite dopo il 1917, hanno liberato sterminate masse di popolo e
inaugurato una nuova epoca storica, nella quale si colloca la nostra
esperienza di comunisti. La Resistenza antifascista – nella quale
furono in prima fila i partigiani comunisti – ha permesso al nostro
paese di riconquistare dignità e democrazia dopo l'infame vicenda del
fascismo, delle sue leggi razziste e della guerra al fianco di Hitler.

Di questa storia siamo orgogliosi. Non ne dimentichiamo limiti e
pagine buie. Pensiamo che occorra, certo, procedere nella ricerca e
nella riflessione. Ma rivisitare la storia non significa rimuoverla.
Occorre evitare tanto difese acritiche quanto atteggiamenti liquidatori.

È necessario porre un argine al revisionismo storico che cancella o
riduce le colpe della borghesia e del capitalismo e criminalizza la
storia del movimento operaio e comunista. Finché il revisionismo
storico sarà egemone, il capitalismo riuscirà a nascondere le proprie
responsabilità per la maggior parte delle pagine più oscure della
storia moderna e contemporanea (la tratta degli schiavi, la miseria
delle masse proletarizzate, i genocidi del colonialismo, le guerre
mondiali, il nazifascismo e – oggi – la guerra preventiva e permanente).

Ciò di cui abbiamo bisogno è un bilancio critico della storia del
movimento operaio in 150 anni di lotta di classe. La critica netta
degli errori e dei processi degenerativi che hanno macchiato alcuni
momenti della storia del movimento comunista e del «socialismo reale»
fa irreversibilmente parte del nostro patrimonio culturale, politico e
morale. Siamo consapevoli della loro portata e delle gravi conseguenze
che ne sono derivate anche per chi non ha disertato la lotta nel nome
del comunismo. Avvertiamo ogni giorno l'esigenza di capire meglio ciò
che è avvenuto, ciò che non ha funzionato, ciò che ha infine
determinato la sconfitta di grandi esperienze storiche. Ma il
necessario riconoscimento delle pagine buie della storia del movimento
operaio e comunista non ci impedisce di comprendere che oggi il
pericolo maggiore è di fuoriuscire da questa storia.

A tale rischio rispondiamo rivendicando la storia del movimento
operaio e comunista, riconoscendola come la nostra storia. Ricordarne
i limiti non implica negarne i successi. L'Ottobre bolscevico e la
costruzione dell'Urss, la rivoluzione cinese, quella vietnamita e
quella cubana – per limitarci ad alcune tra le più importanti
esperienze del movimento comunista – hanno consentito la liberazione
di sterminate masse di donne e di uomini da condizioni di fame e di
miseria, e hanno rappresentato il tentativo di costruire società
alternative al capitalismo e orientate verso il socialismo.
L'importanza di queste esperienze non si è peraltro esaurita
all'interno dei Paesi che furono teatro di processi rivoluzionari.

Del resto, a chi nutrisse dubbi sull'aspetto prevalente
dell'esperienza rivoluzionaria del movimento comunista dovrebbe
bastare riflettere sulle conseguenze mondiali della scomparsa
dell'Unione sovietica. Nei quindici anni che ci separano dalla caduta
del Muro di Berlino, il mondo ha conosciuto un continuo radicalizzarsi
dei conflitti internazionali e interetnici, e ha assistito al ritorno
della guerra nella cronaca quotidiana, alla ricolonizzazione di interi
Paesi, al dilagare delle devastanti conseguenze sociali (povertà,
schiavitù, lavoro minorile, precarietà, epidemie) di un capitalismo
selvaggio e senza regole, al pesante arretramento del movimento
operaio in tutto il mondo occidentale e al peggioramento della
condizione di vita e di lavoro delle donne. La storia dell'umanità si
troverebbe oggi a uno stadio ben più arretrato se le rivoluzioni
socialiste del Novecento non avessero segnato vaste aree del mondo.

"Essere comunisti"
Area politica del Partito della Rifondazione Comunista
(Italia)

10 settembre 2005

--- Fine messaggio inoltrato ---

Voce jugoslava - Jugoslavenski glas


Svakog utorka, od 14,00 do 14,30 sati, na Radio Città Aperta, i valu FM 88.9
za regiju Lazio, emisija:
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Program - programma 27. IX. 2005


1. Jucer, danas, sutra, datumi ... da se ne zaboravi;
2. "Od Triglava do Vardara..."

1. Ieri, oggi, domani, date ... da non dimenticare;
2. "Dal monte Triglav al fiume Vardar, dal Danubio al Mare Adriatico..."

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