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Ungheria: il punto di vista delle sinistre

1) Ungheria. “Mosca o Bruxelles? Protesta contro l’imbroglio politico” (Organizzazioni Della Sinistra Ungherese, 2017)
2) FLASHBACKS:
– 2014: Intervista a Vilmos Hanti, leader del Measz, l’Alleanza dei resistenti e degli antifascisti ungheresi
– 2012: Il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese propone la sua valutazione su quanto sta accadendo nel suo paese
– 2007: Caccia alle streghe politica e legale contro i comunisti ungheresi! / La direction des communistes hongrois a été condamnée / The leadership of the Hungarian communists sentenced


Altri link consigliati:

Pusztaranger - Neues aus Ungarn
http://pusztaranger.wordpress.com


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http://contropiano.org/news/internazionale-news/2017/05/07/ungheria-mosca-bruxelles-protesta-limbroglio-politico-091617

Ungheria. “Mosca o Bruxelles? Protesta contro l’imbroglio politico”

di Organizzazioni Della Sinistra Ungherese *

Le sottoscritte organizzazioni civili invitano la società ungherese a protestare per smascherare la politica sciocca di manipolazione e di ricerca del nemico. Anziché risolvere i veri problemi della società ungherese il governo ungherese e la sua opposizione liberale ci costringono a una lotta menzognera e pericolosa. Ci vogliono mettere di fronte alla scelta senza senso “Bruxelles o Mosca.”

Il governo punta il dito contro Bruxelles, mentre è lui che ha prodotto la soppressione della democrazia, un nuovo tipo di sistema autoritario, che strangola un terzo della società ungherese in una eterna povertà, che non è capace di diminuire la disoccupazione e delle ineguaglianze senza precedenti nella storia moderna, il sistema da loro gestito è estremamente corrotto e immorale. Mentre il governo in modo demagogico prende pubblicamente l’Unione Europea (simbolicamente Bruxelles) come capro espiatorio, nascostamente dal pubblico serve in tutto le istituzioni dell’Unione Europea, i requisiti economici della burocrazia di Bruxelles, le necessità del capitale internazionale, e ha appeso al collo del popolo una borghesia oligarchica, della quale dobbiamo pagare il mantenimento.

Nonostante ciò, l’opposizione politica liberale si accorge solo degli interessi degli strati più alti della classe media. Da una parte, giustamente, vuole ristabilire i diritti e le libertà democratiche. Dall’altra invece distoglie l’attenzione dai veri problemi dell’Ungheria indicando Mosca come un nemico.

Missionari” auto-dichiarati, demagoghi semi-istruiti si accostano alla russofobia, una particolare, ma vecchia arma del razzismo, che sinora non era stata tipica del liberalismo locale, anziché lottare contro il capitalismo oligarchico esteuropeo e russo nello specifico.

Non parlano dell’ulteriore stretta antidemocratica allo Statuto dei Lavoratori Ungherese, non della povertà insopportabile, non criticano le ineguaglianze sociali, ma prendono la Russia come capro espiatorio. Fanno come se l’Ungheria, paese membro della NATO fosse minacciato da chissà quale intervento straniero, sebbene l’Ungheria prenda parte alle operazioni militari criminali della NATO come tutti i suoi membri. In realtà il vero problema la situazione privilegiata dei nuovi strati dominanti, e la loro politica di oppressione, espropriazione e immiserimento. Ma l’opposizione liberale non parla di questo, ma usa la ricerca di nemici come mezzo per soddisfare le sue ambizioni di potere. Così facendo entra la via selciata dal governo, nella quale l’Ungheria può diventare il territorio dei servizi segreti delle grandi potenze rivali.

Perciò protestiamo contro la politica manipolatoria, ingannatrice del popolo e oppressiva delle elite del nostro paese!!!

5 maggio 2017

Firmato da:

Partito di Sinistra

Unione ATTAC Ungheria

Redazione della rivista “Eszmélet”

Sinistra Unita Ungherese

Società Karl Marx

Fronte Popolare

 

http://eszmelet.hu/brusszel-vagy-moszkva-tiltakozas-a-politikai-atveres-ellen/


=== 2: FLASHBACKS ===

http://ilmanifesto.it/il-modello-di-riferimento-oggi-e-il-regime-di-miklos-horthy/

«Il modello di riferimento oggi è il regime di Miklós Horthy»

Guido Caldiron, 31.1.2014

Ungheria. Intervista a Vilmos Hanti, leader del Measz, l’Alleanza dei resistenti e degli antifascisti ungheresi


«Il ritorno dell’estrema destra riguarda l’intera Europa, ma in nes­sun altro paese si vive un clima para­go­na­bile a quello dell’Ungheria. Nor­mal­mente i governi cer­cano di argi­nare le atti­vità dei gruppi fasci­sti, da noi invece le sostengono».

Vil­mos Hanti sa bene ciò che dice, lea­der del Measz, l’Alleanza dei resi­stenti e degli anti­fa­sci­sti unghe­resi, solo pochi mesi fa è stato aggre­dito per le strade di Buda­pest da una banda di neo­na­zi­sti dopo che aveva denun­ciato per l’ennesima volta le con­ni­venze tra gli estre­mi­sti e il governo ultra­con­ser­va­tore di Vik­tor Orbán. Ferito leg­ger­mente alla testa e agli occhi, Hanti, un ex inse­gnante cre­sciuto in una fami­glia ebraica che ha preso parte alla Resi­stenza, non si è però fatto inti­mi­dire. Nei giorni scorsi ha par­te­ci­pato a Roma a un incon­tro pro­mosso dall’Anpi e dalla Fir, la Fede­ra­zione inter­na­zio­nale dei resi­stenti che riu­ni­sce gli ex par­ti­giani di tutto il con­ti­nente, di cui è pre­si­dente, per fare il punto sullo stato dell’antifascismo europeo.«Si deve agire prima che sia troppo tardi», ha sot­to­li­neato in quest’occasione Carlo Smu­ra­glia, pre­si­dente dell’Anpi, annun­ciando anche nuove ini­zia­tive dell’associazione par­ti­giana in vista delle ele­zioni europee.

Signor Hanti, quali sono i punti di con­tatto tra il governo di Buda­pest e l’estrema destra?

Da un lato ci sono le leggi con­tro le libertà demo­cra­ti­che, dall’altro la col­la­bo­ra­zione a più livelli con il movi­mento Job­bik. Pub­bli­ca­mente que­sto tipo di rap­porto viene negato, ma non per que­sto è meno forte. Le isti­tu­zioni con­trol­late dalla destra sosten­gono sia sul piano eco­no­mico che poli­tico gli estre­mi­sti. Del resto, il par­tito di Orbán, il Fidesz, dispone di una forte mag­gio­ranza in par­la­mento e per­ciò potrebbe impe­dire ogni mani­fe­sta­zione fasci­sta se solo lo volesse. Invece accade l’esatto contrario.

Che ruolo ha il revi­sio­ni­smo sto­rico in que­sta svolta autoritaria?

È una parte impor­tante di que­sta stra­te­gia, pur­troppo spesso soste­nuta anche da espo­nenti della Chiesa che par­te­ci­pano in prima per­sona alle mani­fe­sta­zioni nostal­gi­che. L’obiettivo del governo sem­bra essere quello di dare vita a un “nuovo hor­thi­smo”, qual­cosa di simile al regime fasci­sta che instaurò negli anni Venti l’ammiraglio Miklós Hor­thy e che portò il paese a com­bat­tere a fianco della Ger­ma­nia nazista.

Job­bik è cre­sciuto all’ombra di Orbán, oggi potrebbe far­gli con­cor­renza sul piano elettorale?

Non si deve dimen­ti­care mai come Orbán si sia ser­vito fino a ora dei gruppi estre­mi­sti per distrarre l’opinione pub­blica dai temi sociali e dirot­tarla invece verso il nazio­na­li­smo e la xeno­fo­bia, spe­cie nei con­fronti dei rom. Il risul­tato è che Job­bik si è raf­for­zato a tal punto da diven­tare sem­pre più rile­vante anche in par­la­mento. In realtà si tratta però di un movi­mento che è nato da una costola del Fidesz e che ne con­ti­nua a rap­pre­sen­tare una sorta di appen­dice radi­cale ed estre­mi­sta. Il con­fine tra col­la­bo­ra­zione e con­cor­renza resta per­ciò molto sottile.


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Cosa sta accadendo in Ungheria? Cosa ne pensano i comunisti ungheresi


6 Gennaio 2012

da www.solidnet.org traduzione a cura di Marx21.it

Il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese propone la sua valutazione su quanto sta accadendo in questi giorni nel suo paese all'attenzione e alla riflessione dei partiti comunisti e operai di tutto il mondo.

 

Dal 1 gennaio una nuova costituzione è entrata in vigore in Ungheria. In relazione a ciò, la stampa occidentale ha pubblicato molti materiali che parlano di ciò che sta accadendo ora in Ungheria, sul fatto che “si sta riducendo l'Ungheria alla povertà” e che “si sta minacciando la democrazia e che si sta stringendo la morsa del governo sui media e sul sistema giudiziario nonostante le critiche di Europa e Stati Uniti”. Il 2 gennaio una grande manifestazione ha avuto luogo presso il Teatro dell'Opera di Budapest. Gli organizzatori ufficiali della dimostrazione, il neo costituito movimento di Solidarietà, ha un vertice di una decina di membri. Il suo leader è l'ex presidente del sindacato dell'esercito e dei funzionari di polizia, ed egli stesso è un ex ufficiale addestrato insieme ad altri nelle istituzioni militari USA. 
Alla testa dimostrazioni si trovano il Partito Socialista Ungherese, forze liberali e anche organizzazioni “civili”, formate da costoro. Alla dimostrazione non ha preso parte nessuna organizzazione civile che lotti realmente contro la povertà, per proteggere le famiglie, contro le discriminazioni, o ad esempio le organizzazioni studentesche tradizionali. Neppure i movimenti dei lavoratori dell'agricoltura o i sindacati erano presenti. Tra gli slogans della dimostrazione non ce n'era uno solo in merito al nuovo codice del lavoro, nessuna protesta è stata avanzata nei confronti delle pressioni e gli interventi del FMI. La reazione dei media occidentali a tali eventi si basa sulle stesse fonti che in periodi precedenti avevano sostenuto il vecchio governo socialista-liberale e la sua politica di austerità.

 

Ma che cosa sta realmente accadendo in Ungheria?

 

1. Nell'aprile 2010, il partito conservatore Fidesz- Unione Civica Ungherese ha vinto le elezioni parlamentari e rimpiazzato il vecchio governo delle forze socialiste-liberali guidato dal Partito Socialista Ungherese (MSZP).

 

I partiti parlamentari considerano le elezioni del 2010 come un punto di svolta nella storia ungherese.Il Fidesz sostiene che si è trattato dell' “inizio di una nuova rivoluzione”. I socialisti e i loro alleati ritengono che esse hanno rappresentato “l'inizio dell'autocrazia e della dittatura”.

 

2. Il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese è dell'opinione che il reale cambiamento storico ha avuto luogo non nel 2010 ma 1989-1990 quando il socialismo venne distrutto in Ungheria. Si è trattato di una controrivoluzione capitalista. Il potere della classe operaia è stato sostituito con il potere delle forze capitaliste. Le aziende industriali e le banche possedute dallo Stato, le fattorie agricole collettive sono state privatizzate. L'Ungheria ha aderito alla NATO nel 1999 ed è entrata nell'Unione Europea nel 2004. E' stato instaurato il sistema capitalista basato sulla proprietà privata e sulla democrazia borghese.

 

E' stato il cambiamento dal socialismo al capitalismo che ha provocato il generale impoverimento del popolo ungherese. L'Ungheria ha una popolazione di 10 milioni di abitanti. 1,5 milioni di ungheresi vive sotto il livello della povertà, il che significa vivere con un reddito di meno di 200 euro al mese. Il numero ufficiale dei disoccupati è 500.000, ma in realtà è circa 1 milione di persone a non avere alcuna possibilità di trovare un lavoro.

 

La limitazione della democrazia non è iniziata nel 2010 ma nel 1989-1990. Le forze politiche che lottano contro il sistema capitalista, prima fra tutte il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese non hanno accesso al sistema di comunicazione pubblico. La stella rossa, la falce e il martello - “in quanto simboli della tirannia” - sono stati banditi nel 1993. Nel 2007, l'intera leadership del PCLU è stata accusata di “oltraggio fatto in pubblico”. Le campagne anticomuniste sono state scatenate indipendentemente da quale partito borghese fosse al potere.

 

3. La classe capitalista ungherese ha diversi partiti che esprimono i suoi interessi. Da un lato c'è Fidesz-Unione Civica Ungherese che esprime gli interessi della classe capitalista conservatrice, di orientamento nazionalista. E' tradizionalmente orientato verso la Germania.

 

Sull'altro lato ci sono il Partito Socialista Ungherese ed il Partito “i politici possono essere diversi” che rappresentano la parte liberale e socialdemocratica della classe capitalista. Essi sono vicini agli Stati Uniti.

 

La lotta tra le due parti della classe capitalista ungherese ha profonde radici storiche. Prima del 1989 esistevano due principali correnti del movimento di opposizione anti-socialista. Quella conservatrice orientata in senso nazionalista e la tendenza liberale. Nel 1990, il primo governo fu formato dai conservatori. Allo stesso tempo i liberali concordarono una cooperazione di lungo termine con il Partito Socialista Ungherese, un partito socialdemocratico di destra. Molti dei dirigenti di questo partito provengono dal precedente periodo socialista ma hanno cambiato completamente posizione e molti di loro sono diventati ricchi capitalisti.

 

Dopo aver distrutto il sistema socialista le forze capitaliste hanno creato una nuova struttura politica che è esistita fino al 2010. Essa era fondata sui seguenti principi:

 

- Le forze conservatrici di orientamento nazionalista si avvicendano al potere con i socialisti.

 

- Nessuna di queste forze ha il potere assoluto.

 

- Esse impediscono a qualsiasi forza anticapitalista di entrare in Parlamento.

 

- Tutte rispettano gli obblighi nei confronti della NATO e dell'UE e non mettono in discussione le posizioni internazionali.

 

Tutte le elezioni parlamentari dal 1990 al 2006 hanno evidenziato un perfetto equilibrio tra i due gruppi di partiti. La situazione è cambiata radicalmente dopo il 2006. E' apparso chiaro che il capitalismo ungherese versa in una profonda crisi. Tre sono le ragioni principali. Primo, l'economia ungherese dipende totalmente dal capitale straniero. Secondo, il popolo ungherese è povero, ed ha esaurito le sue riserve. Terzo, La corruzione è diventata un serio problema, che paralizza il normale funzionamento dello Stato.

 

Dal 2010 le forze capitaliste hanno compreso che le forze socialiste-liberali non garantivano la stabilità interna del capitalismo, e non erano in grado di prevenire le esplosioni sociali. Ecco perché hanno deciso di sostituire la coalizione socialista-liberale e di aprire la strada a Fidesz.

 

L'obiettivo principale del conservatore Fidesz e del suo governo capeggiato da Viktor Orban era quello di prevenire qualsiasi sviluppo simile agli eventi in Grecia. Il Fidesz ha vinto le elezioni con parole d'ordine sociali (pieno impiego, sicurezza sociale, ecc.). La maggioranza della popolazione era profondamente insoddisfatta del governo socialista-liberale. Il Fidesz ha potuto facilmente manipolarla e ottenere la maggioranza dei due terzi nel nuovo parlamento.

 

4. Il governo conservatore ha realizzato cambiamenti in diverse direzioni:

 

Ha rafforzato la sua base di classe. IL Fidesz ha collocato propri uomini in tutte le postazioni della vita politica, nei media, negli ambienti della cultura. Ha dichiarato la sua intenzione di creare una nuova classe media.

 

Ha dato soddisfazione alle forze nazionaliste in Ungheria, introducendo la doppia cittadinanza per le persone di nazionalità ungherese che vivono all'estero e introducendo nuove commemorazioni che fanno riferimento al trattato del Trianon del 1920.

 

Ha operato un netto ritorno alle tradizioni conservatrici e nazionaliste nella politica, nella cultura e nell'educazione.

 

Ha deciso di prevenire l'esplosione sociale con metodi diversi. Primo, ha introdotto un nuovo Codice del Lavoro che dà vasti diritti ai proprietari capitalisti e praticamente trasforma i lavoratori in schiavi. Secondo ha diviso la classe operaia concedendo aumenti consistenti ai ferrovieri e alzando il salario minimo. Terzo, ha concluso un accordo con le principali confederazioni sindacali. Ha potuto salvare i propri privilegi e allo stesso tempo limitare gli effetti di una autentica lotta di classe.

 

Il nuovo governo ha lanciato una generalizzata campagna anticomunista. Nel 2010 è stato cambiato il Codice Penale. Si è dichiarato che il comunismo e il fascismo sono la stessa cosa e che coloro che sostengono i “crimini del comunismo e del fascismo” possono essere condannati fino a 3 anni di reclusione. (fino ad ora non c'è stata alcuna sentenza legale)

 

Negli ultimi giorni del 2011 è stata varata una nuova legge che regola il processo di transizione alla nuova costituzione. Tra l'altro essa afferma che il periodo del socialismo (1948-1990) è stato illegittimo e pieno di crimini. Personalità dirigenti del periodo socialista sono state accusate e condannate. Le loro pensioni sono state ridotte. La legge afferma anche che l'attuale Partito Socialista Ungherese, in quanto successore legale del partito al potere nel periodo socialista, è responsabile per tutto quanto è successo in quei tempi. Non è ancora chiaro quali conseguenze ne deriveranno.

 

5. Le forze socialiste-liberali hanno lanciato recentemente un serio contrattacco contro il governo

 

Il Partito Socialista ha fatto propri molti slogans sociali e rivendicazioni del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese.

 

I socialisti e i liberali hanno cominciato a creare nuove organizzazioni e movimenti civili. Nell'ottobre 2011 è stato creato il movimento Solidarietà con un chiaro orientamento filo-socialista.

 

E' stata avanzata una nuova richiesta: abbasso il governo Orban! Il programma è creare un nuovo governo socialista-liberale.

 

6. Gli Stati Uniti d'America hanno apertamente interferito negli affari interni dell'Ungheria.L'ambasciatore USA a Budapest ha criticato apertamente il governo ufficiale e sostiene la posizione delle forze socialiste-liberali. La Segretaria di Stato Clinton ha fatto la stessa cosa nella sua lettera del 23 dicembre 2011. La lettera è stata pubblicata dalla stampa liberale.

 

7. Il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese ritiene:

 

Il capitalismo ungherese è in crisi. La crisi generale del capitalismo in Europa rende la situazione ungherese ancora peggiore e imprevedibile.

 

La classe capitalista ungherese sa che se il sistema Euro e la stessa UE collassassero, ciò condurrebbe ad un'esplosione sociale ancora più drammatica che in Grecia. Capisce che il popolo è scontento e che molti oggi pensano che il socialismo sia stato meglio dell'attuale capitalismo.

 

Sia i gruppi conservatori che quelli socialisti-liberali della classe capitalista vogliono prevenire qualsiasi esplosione sociale. Essi non divergono sugli obiettivi di fondo ma sui metodi da usare.

 

Ciò che ora sta avvenendo in Ungheria è da un lato l'ordinaria lotta della classe capitalista contro le masse lavoratrici, dall'altro una lotta tra due gruppi della classe capitalista. E' anche una lotta tra le potenze guida capitaliste, gli USA e la Germania, per il dominio dell'Europa.

 

Il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese non sostiene nessuno dei partiti borghesi. Dichiariamo che i problemi principali del popolo lavoratore sono la disoccupazione, i bassi salari, gli alti prezzi, lo sfruttamento e il futuro incerto. Tali problemi sono conseguenze del capitalismo. I governi capitalisti non possono e non vogliono risolverli.

 

L'unica soluzione dei problemi del popolo lavoratore è la lotta conseguente contro il capitalismo e per una prospettiva socialista.

 

Il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese non sostiene le dimostrazioni di massa delle forze socialiste e liberali. Il loro obiettivo non è cambiare il capitalismo. Il loro obiettivo è cambiare il governo capitalista conservatore con un governo capitalista socialista-liberale.

 

Il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese non sostiene neppure il Fidesz. Il suo obiettivo non è creare una società socialista ma riformare e rafforzare il capitalismo.

 

Il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese considera suo dovere spiegare al popolo che esiste solo una strada per risolvere i suoi problemi. Dobbiamo lottare contro il capitalismo.

 

Saremo presenti ovunque ci siano i lavoratori. Vogliamo aiutarli nelle piccole cose allo scopo di conquistare la loro fiducia per le grandi cose.

 

Smaschereremo tutti i tentativi delle forze revisioniste e opportuniste che intendono manipolare il popolo lavoratore e batterle in nome della democrazia sociale.

 

Non c'è una situazione rivoluzionaria in Ungheria. Ma le cose possono peggiorare in Europa e in Ungheria. Ecco perché prepariamo il partito, i nostri militanti e le organizzazioni a una più radicale lotta di classe che potrebbe manifestarsi in ogni momento.

 

Siamo convinti che ciò corrisponde alla posizione comune assunta al 13° Incontro dei Partiti Comunisti e Operai

 

Il Presidium del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese


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www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 06-11-07 - n. 201

Mentre ci accingevamo a chiudere questo numero di Resistenze.org, abbiamo appreso che i dirigenti del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese sono stati condannati a due anni di carcere con la condizionale.
I compagni ungheresi, che ricorreranno in appello, non vanno in prigione, ma per qualunque reato dovessero in futuro essere condannati, saranno costretti a scontare anche i due anni di questa condanna.

 

Nei prossimi giorni, nelle prossime ore, si svilupperà a livello internazionale una campagna di protesta contro questo inqualificabile gesto delle autorità ungheresi, che ci auguriamo raccolga la generale riprovazione di tutta l'opinione pubblica democratica anche nel nostro paese.
E’ bene che ognuno dia il proprio sostegno a questa campagna, a seconda della propria disponibilità e collocazione politica e istituzionale.
Noi cercheremo di fare la nostra parte.

 

La redazione di Resistenze.org

 

La petizione internazionale in solidarietà con i comunisti ungheresi in http://1917.solidnet.org

 

Aderite!

 

 

Cessi la caccia alle streghe politica e legale contro i comunisti ungheresi!

 

Appello dei partiti comunisti e operai

 

01/11/2007

 

I partiti firmatari di questo appello, che partecipano all’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai a Minsk il 3-5 novembre 2007, constatano con grande preoccupazione che un tribunale di stato sta minacciando di imprigionare tutta la direzione del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese (PCLU) per aver commesso “diffamazione pubblica”.

 

Siamo convinti che voler sottoporre a giudizio leader politici e proibire i loro partiti sia un comportamento degno delle dittature e non delle democrazie. L’azione delle autorità ungheresi viola tutte le norme democratiche.

 

Condanniamo fermamente la persecuzione politica diretta dalle autorità giudiziarie contro il PCLU, come parte della caccia alle streghe anticomunista contro i comunisti d’Europa e contro tutti quelli che lottano contro la privatizzazione massiccia degli ospedali, delle scuole, contro il taglio delle spese sociali ed altre forme della politica neoliberale.

 

Riteniamo che questa chiara manovra delle autorità ungheresi rappresenta un attacco vendicativo contro i comunisti ungheresi, e facciamo appello alla solidarietà internazionale in difesa dei diritti legali e politici del PCLU.

 

Esigiamo l’immediata cessazione del processo legale contro i dirigenti dei comunisti ungheresi.

 

Facciamo appello al Primo Ministro Gyurcsany e al governo dell’Ungheria perché facciano un passo indietro e mantengano le loro promesse di libertà politica, ritirando tutte le accuse contro la direzione del PCLU.

 

I partiti:

 

Communist Party of Albania
Communist Party ofArgentina
Progressive Tribune Bahrein
Communist Party of Bangladesh
Communist Party of Belarus
Communist Party of Brazil [PCdoB]
Workers’ Party of Belgium
Communist Party of Bolivia
Workers Communist Party of Bosnia and Herzegovina
Communist Party of Britain
New Communist Party of Britain
Communist Party of Canada
Socialist Workers´ Party of Croatia
Communist Party of Cuba
Communist Party ofBohemia and Moravia, Czech Republic
AKEL, Cyprus
Communist Party in Denmark, KPiD
Communist Party of Finland
French Communist Party
German Communist Party
Communist Party of Greece
Hungarian Communist Workers’ Party
Communist Party of India
Communist Party of India [Marxist]
Tudeh Party, Iran
Iraqi Communist Party
Communist Party of Ireland
Communist Party of Israel
Party of the Italian Communists, PdCI
Jordanian Communist Party
Socialist Party of Latvia
Socialist Party of Lithuania
Lebanese Communist Party
Communist Party of Luxembourg
Party of the Communists, Mexico
New Communist Party of the Netherlands
Communist Party of Norway
Party of the People, Panama
Peruan Communist Party
Communist Party of Poland
Portuguese Communist Party
PKP-1930, the Philippine Communist Party
Socialist Alliance Party, Romania
Communist Party of the Russian Federation
New Communist Party of Yugoslavia, Serbia
Communist Party of Slovakia
Party of the Communists of Cataluna, Spain
Communist Party of Peoples of Spain
Communist Party of Sri Lanka
Sudanese Communist Party
South African Communist Party
Communist Party of Sweden
Syrian Communist Party
Syrian Communist Party
Communist Party of Turkey
Party of Labour, Turkey [EMEP]

Traduzione di Mauro Gemma per www.resistenze.org

 


Solidali con il Partito Comunista Ungherese condannato a 2 anni di reclusione

 

Apprendiamo che oggi - martedì 6 novembre 2007 - il gruppo dirigente del Partito Comunista Operaio Ungherese ("Munkaspart") è stato condannato (ufficialmente per "diffamazione pubblica", in realtà per reato d'opinione) a 2 anni di detenzione con la condizionale: ciò vuol dire che, se alla dirigenza comunista fosse addebitata un'altra "violazione", essa finirebbe in prigione.
Riteniamo tale condanna particolarmente grave ed inquietante: essa è il segno di un attacco portato non solo contro i comunisti e le forze di sinistra, ma contro lo stesso stato di diritto.
Esprimiamo la nostra solidarietà al gruppo dirigente e ai comunisti ungheresi.


APRILSKE TEZE


Sedmog aprila po Julijanskom kalendaru, a dvadestog po Gregorijanskom, Vladimir Ilič Uljanov odnosno Lenjin– vođa boljševika, stigao je na Finsku stanicu u Petrogradu i izgovorio "teze", koje će značiti ne samo najveći zaokret u historiji dvadesetog stoljeća, već i u historiji revolucija, tadašnje u Rusiji, kao i svih budućih. Lenjina je na Finskoj stanici dočekala i opkolila radnička masa, uglavnom pripadadnika boljševičke partije, odnosno većinski (ruski "boljšoj") dio Sveruske socijaldemokratske partije, poslije rascjepa, koji se dogodio na Kongresu u Bruxellesu i Londonu još 1903 godine. Rascijep je izbio naizgled oko nevažnih formulacija, ali su boljševici, uz jevrejski Bund, predvođeni Lenjinom, zahtijevali da revolucinarna aktivnost postane najvažnija aktivnost članova te partije. Umjereniji dio partije, u suštini građanski (menjševici) neće pristati na krute formulacije i na stroge zahtjeve Lenjina i boljševika.

Ipak, vlakom koji je stigao preko Njemačke (diplomatskim uplitanjem Parvusa, njemačkog koliko i ruskog marksiste, koji je postao bogataš) nisu doputovali samo boljševički vođe, već i menjševici i socijalisti-revolucionari i svi on,i koji su se zbog poltičkih progona carskog samodržavlja našli u inozemstvu, najčešće u Baselu.

Taj aprilski dan bio je na sjeveru, u Petrogradu, (do I svjetskog rata Sankt Petersburg) prohladan. Iz vlaka je izašao četrdesetsedmogodišnji Lenjin, jednostavan, topao, razveseljen riječima supruge Nadežde Krupske, koja se divila revolucionarnoj Rusiji, svečano ukrašenoj i uljepšanoj vijorenjem crvenih zastava. Na Lenjinovo iznenađenje, na trgu nasuprot Finske stanice dočekali su ga, osim grupe radnika i partijskih drugova i dva odreda boljševičke garde. Kad je Lenjin krenuo među radnike dotada skromna gomila iznenada se jako uvečala te je Lenjin, da bi ga se čulo, morao izgovoriti svoje historijske Aprilske teze, najinspirativniji i najodlučniji govor protiv imperijalističkog rata, sa platforme bornih kola – na koja se morao popeti, kako bi ga okupljena masa vidjela i čula. Tekst, koji je, kako je potvrdio sam Lenjin, nastao u vlaku, što je prolazeći preko neprijateljske zemlje, žurio u Rusiju, boljševički vođa izgovorio je vrlo polagano toga dana nekoliko puta. Ne samo na Finskoj stanici, već prvo u krugu boljševika, a zatim pred Konferencijom radničkih i vojničkih deputata cijele Rusije.

Evo ukratko teksta, koji će značiti ne samo nastavak i pobjedu Revolucije u Rusiji, već suštinu revolucionarnih zahtjeva za sva vremena. Da se uspio ispuniti, značio bi slobodu cijelog čovječanstva.

Izgovorena prije stotinu godina ta sjajna nada, inspirirala je i inspirirat će revolucionare cijelog svijeta i onda i danas i u svim budućim vremenima. Naravno, konkretne prilike su se ubrzo promijenile, one su danas stubokom drugačije. Stotinu godina je prohujalo, ali suština ostaje ista i mutati mutandis Aprilske teze ostaju najnadahnutiji i najljepši tekst za sve društvene pregaoce i revolucionare.

Evo u ponešto skraćenom obliku teksta Aprilskih teza:


Dolje imperijalistički rat!

  1. U našem stavu prema ratu nije dopustivo tobožnje "revplucionarno obranaštvo"!

    To drugim riječima znači Dole rat!

  2. Originalnost sadašnjeg trenutka u Rusiji sastoji se od prelaska iz prve revolucionarne faze u drugu revolucionarnu fazu, koja će dati vlast proletarijatu i siromašnim slojevima seljaštva.

  3. Ne podržavati na bilo koji način Privremenu vladu /..../

  4. Priznati da je naša partija u manjini/.../ Objasniti masama da su Sovjeti jedini mogući oblik revolucionarne vlasti/.../

  5. Nikakva parlamentarna republika – vratiti se na nju nakon Sovjeta deputata značilo bi korak nazad. – Organiziranje vlasti znači davnje vlasti Sovjetima radničkih deputata kao i sovjetima svih, koji rade za nadnicu odnosno plaću, od težaka do sovjeta seljaka u cijelojzemlji, i to odozdo prema gore. Ukinuti policiju i stajaću vojsku i cijeli činovnički stalež. Plaće državnih funkcionera – koji moraju biti birani odozdo i biti smjenjivi u svakom trenutku – ne smiju biti veće od prosječne radničke plaće.

  6. Konfiscirati sve zemljoposjede. Nacionalizirati svu zemlju u državi i staviti je na raspolaganje lokalnih sovjeta radničkih i seljačkih deputata.

  7. Spajanje svih banaka u zemlji u jednu jedinu Nacionalnu banku, koja će biti pod kontrolom Sovjeta radničkih deputata.

  8. Naš neposredni zadatak nije "uspoostavljanje" socijalizma, već prelazak na kontrolu prozvodnje i na njezinu raspodjelu pod kontrolom Sovjeta radničkih deputata.

  9. Zadaci partije:

    a) smjesta sazvati kongres partije

    b) modificirati partijski program

    c) promijeniti ime partije

  10. Obnoviti Internacionalu.


Tri su najvažnije točke Aprilskih teza: odbacivanje produžetka rata na strani Antante; čvrsta namjera da se nastavi revolucija odnosno da se prijeđe na njenu drugu odnosno proletersku fazu; načiniti od partije, koja će se od sada zvati "komunistička" vodeću snagu nove revolucionarne tvorevine, u cilju da se za sve komuniste izgradi "zajednička matična kuća", koja će nastati 1919 stvaranjem III Internacionale (Kominterne).

Model na koji izravno gleda Lenjin jeste Pariška komuna, naročito što se tiče oblika države, ukidanja vojske i policije, te stalna izbornost svih državnih funkcionera, kao i mogućnost njihovog opoziva u svakom času. Sva vlast sovjetima, što ustvari znači demokraciju odozdo, nasuprot reprezentativnoj parlamentarnoj demokraciji. Stajaću vojsku po potrebi zamijenit će narodna milicija.

Otada će Petrogradom odjekivati pjesma:"Mi donijeli smo manifest za vlast sovjeta i život ćemo dati u borbi za to " ("Mi vidali manifest dlja vlast sovjetov i žizn mi dadim v borbe pro eto!"


Već je Lenjin, zbog teških prilika u Rusiji, izbijanja građanskog rata, intervencije protiv boljševičke revolucije, morao, u cilju spasavanja revolucije – ili se bar tako mislilo – odustati od ekih točaka Aprilskih teza ili su one jednostavno bile nesprovodive. Naročito ne među polunomadskim Baškirima ili uzgajvačima konja Kirgizima (među kojima se našao u zarobljeništvu u Prvom svjetskom ratu i Josip Broz Tito) i sličnim stanovništvom poludivljeg Sibira. Ipak ostaje kao osnovni zahtjev demokracija odozdo. No da ne bi došlodo pogrešnih i katkad okrutnih odluka "odozdo" Lenjin je zauzdao Sovjete čeličnom uzdom Komunističke partije. U zemlji u kojoj se vodio surov građanski rat, a kao njegovaposljedica zavladala nestašica i glad, užasne boleštine i neopisiva pometnja u prometu, možda nije bilo moguće postupiti drugačije. To je doduše spriječilo mnoga izvitoperavanja i okrutnoosti, ali je na kraju diktaturu proletariata pretvorilo u diktaturu partije, koja se i faktički i moralno izdigla iznad Sovjeta i značila daleko više od vlasti Sovjeta. Ovo odustajanje od osnovne vlasti u rukama Sovjeta dovelo je do onih tragičnih i krvavih grešaka i zastranjenja, koja će pored mnogih ne malih uspjeha i pobjeda, na koje se danas namjerno zaboravilo, odvesti tu revoluciju na stranputicu i na kraju prouzročiti katastrofu devedesete godine: survavanja Sovjetskog Saveza i radničke borbe na cijeloj planeti, kako su se nadali kapitalisti, u bezdan iz kojeg nikad više neće izaći.

No historija nikada ne stoji u mjestu i poobjeda i slava koliko i propast jedne generacije ne mora to značiti za nova i nadolazeća pokoljenja. Treba se sjetiti samo Napoleonove garde i njenog tragičnog kraja. Ili Spartakovog ustanka kad je na Via Apia bilo razapeto na križ sedamdeset tisuća pobunjenih robova, koji su dopali ropstva kao barbari. I onoga što su samo za mekoliko stoljećabarbari učinili Rimu i ogromnoj rimskoj civilizaciji i kulturi! Kako je napisaoo Croce, historija je dragocijena kutija sa altom, koji pomaže ljudima da se snađu u novim vremenima.

Kad se nađe rješenje da se uspostavi "sva vlast Sovjetima", a da ovi bez partijskog kaveza i "ratnog komunizma", s posljedicom gladi i neimaštine, bez svske suvišne okrutnosti, a sa neophodnom pravednošću i moralom donose odluke, koje vuku naprijed, vode ljude u progresivnom pravcu, bit će riješena kvadratura kruga, odnosno svjetska revolucija može računati s konačnom pobjedom. Nije to samo pitanje svijesti, pitanje shvaćanja političkog momenta, već pitanje upravljanja njime uz podršku volje masa, bez nepotrebnog prolijevanja krvi, surovosti, grubosti i ograničavanja slobode. Jer konačni cilj svih pobuna i revolucija, od one Spartakove do Lenjinove, bila je i ostaje sloboda. To se nikada ne smije smetnuti s uma. Sloboda se ni u kojem slučaju ne smije ograničavati ispod onog minimuma, koju je zahtijevla već Francuska revolucija, ali isto tako ne može se dozvoliti da se u ime nje razaraju već dostignute tekovine revolucije ili da se ljudi podjarmljuju, ugnjetavaju i izrabljuju ili ograničavaju u stvaralaštvu, kretanju i međusobnom miješanju i ispreplitanjju.

Sve nabrojeno, kako rekoše Rusi je "vređanje čovjeka", znači uvredu njegove ljudske biti.

U rodilištu su sva novorođenčad jednaka. Kojom će to odlukom dobrih ili zlih vila jedni biti predodređeni da rade najteže poslove u vatri talionica, fabrika i rudnika ili danas da lutaju za nesigurnim i prekarnim zaposlenjima uprkos visokih kvalifikacija, dok će drugi provoditi život u "kulama od ebanovine" i neće ni znati za postojanje ovih drugih, niti za uslove njihovog života i rada.

U okolici kolikih turističkih rajeva, što se reklamiraju brojnim prospektima, nalaze se gomile otpada, brižno sakrivene od očiju gostiju, po kojima plaze paraziti i štakori, a žena i djeca prevrću, da nađu otpadke hrane ili pak željeza, koje mogu unovčiti, dok njihovi muževi i očevi rade u rudnicima zlata i dragulja? Nije to slučaj samo u Africi, već u mnogim krajevima svijeta, gotovo na cijelom globusu. U najmoćnijoj državi svijeta samo nekolicina milionera posjeduje polovinu cijelog bogatstva zemlje! Danas to više nisu samo milioneri pojedinci, već moćne multinacionalne kompanije, ali situacija se time nije u biti promijenila. Samo nekolicina moćnih multinacionalnih kompanija posjeduje polovinu bogatstva cijelog svijeta! Partije su šuplje, od demokracije se pravi sprdnja, a proizvodnja zombija postala je masovna, putem ne samo medija u rukama vlada, već i elektronskim igačkama pogrešno korištenim, kao što je uostalom ogromno omasovljena proizvodnja materijalnih i nematerijalnih dobara, što utječu na formiranje svijesti.

Pobjedom buržoaske demokracije ljude vrijđaju na sve strane, a negdje ih pretvaraju doslovno u robove ili još gore, u robu, koja se nakon upotrebe izbacuje na smetlište.

Kasnije su svi zapanjeni luđačkim potezima dešperatera, koje su sami proizveli, odnosno kji su plod prilika u koje su bačeni očajnici. Sigurno, iza njihovih očajnih gestova stoje snage, koje se njima koriste u političke svrhe. Prije svega krivi su oni koji im doturaju sredstva i oružje, a kojima se ne zna ništa i ne govori nikada.


Marx i marksizam

Pozivajući se uvijek i samo na Marxa, tvrdio je talijjanski filozof Norberto Bobbio, dolazi se kušnju da se zapostave veliki problemi, koje Marx nije sebi postavio, jednostavno zato što u njegovo vrijeme nisu postojali.

Drugim riječima ne treba optuživati Marx, razmišljajući o rješenjima, što će biti primjenjiva u socijalizmu, jer Marx nikada nije napisao zbirku recepata za gostionicu "Budućnost". Marx je dao s analizu proizvodnih društvenh odnosa i kapitalističke eksploatacije u vlastitom vremenu, analizu događaja kojima je bio suvremenik i iznio ono što je iz njih mogao zaključiti. Prorokom su ga predstavili drugi, najčešće oni kooji ga nisu shvatili i čak nisu bili u stanju da ga shvate. Ili još gore, iz njegovog složenog mišljenja uzeli su samo ono što im je u datom trenutku učinilo kao neophodno. Optuživati Marxa za sve promašaje u zemljama socijalizma, bez obzira na okolnosti, nije samo nepravedno nego i smiješno. Marx se nije izdavao za proroka niti za iskupitelja poput Isusa Krista. On je ocrtao (i to u nedovršenom obliku) logiku funkcioniranja kapitala. Treću i četvrtu knjigu Kapitala uredili su, prema njegovim bilješkama, Englels i Kautsky.

Današnji razvoj kapitalizma u mnogome je, uprkos suštinskoj istovjetnosti, prevazišao kraj XIX stoljeća, kad su izišla Marxova djela te doveo do novih revolucija tehnoloških, proizvodnih, komunikacionih kao i na području psihologije, klimatologije itd. Doveo je i do revolucija na desnici, kakva je na primjer bila fašistička revolucija Benita Mussolinija.

Konačnu pobjedu je danas iznio neoliberizam, ali njegov moto nije više "laisser faire, laisser passer", već on svojim ratnim aparatom nastoji uvesti liberalnu demokraciju u zemlje za koje za takav poredak i način mišljenja i ponašanja ne postoje ni najmanji uvijeti, i tako on neprestano ratuje i troši vlastito oružje, kako bi proizvodio novo, dok je niz naroda bukvalno istrijebljen ili pretvoren mučenike, a njihove zemlje u meksikansku mesnicu. Eto divne pobjede liberalizma!

No, kako kaže Bobbio, iako predskazivanje danas ne uživa velik ugled, nije istina da je posve napušteno. Evo dva primjera. Luciano Canfora u knjizi "Marx prebiva u Calcuti" obnavlja vrijednost marksizma, pišući: "Historiju nagone naprijed 'utopistički pokušaji': kršćanska utopija osveopćeg iskupljenja, iluministička utopija "stalnog mira /.../ komunistička utopija". Nepotrebno je primijetiti da je takvo tvrđenje suprotno onom Marxa, koje je sintetizirao Engels. Sada više nismo kod "socializma od utopije do nauke", već smo u totalnoj inverziji i u povratku na izvore: "od naučnog socijalizma do utopije".

U jednom intervjuu "Stampi" Barbare Spinelli francuskom filozofu i književnom krtičaru Emmanuelu Lewinasu, ovaj je kazao ."Čini mi se da su demokracije padom SSSR-a izgubile i to mnogo. Uprkos svim ekscesima i užasima, komunizam ipak predstavlja iščekivanje. Iščekivanje da se isprave krivice nanesene slabijima, iščekivanje pravednijeg društvenog poretka. Ne tvrdim da su komunisti imali gotovo rješenje, čak ni da su ka pripremali. Sasvim sigurno nisu. No postojala je ideja da hstorija ima neki smisao. Da život ne znači besmisao življenja. Tu su ideju u zapadnoj Evropi posjedovli već od sedamnaestog stoljeća, a Marx ju je ukorijenio u XX stoljeću. Do jučer smo znali, kamo ide historija, koju vrijednost dati vremenu. Ne mislim da izgubiti tu vjeru zauvjek predstavlja veliku duhovnu vrijednost. Sada lutamo, izgubljeni, pitajući se svakog trenutka: "Koliko je sati?" Fatalno, kako to običavaju pitati Rusi. Koliko je sati? A nitko više ne zna?"

Ili da se podsjetimo riječi velikog pjesnika i revoulucionara, Vladimira Majakovskog i na vremena kad je pisao: "Ragu historije šibasmo /..../" I dokle se stiglo?

Dokle je stigao sam Majakovski? Ubio se 30 prila 1930. Možda su s njim sahranili i Lenjinove i njegove nade u revoluciju. Lenjin je umro u januaru 1924, a već je više od godinu dana bio nesposoban za rad. Njegovi nasljednici u prvom redu Staljin, ali i svi koji su ga podržavali, ućutkali su Trockog i izmislili "socijalizam u samo jednoj zemlji" s čim se Lenjin jakoo teško mirio i što je bilo prvi kamen spoticanja proleterske revolucije.


Završna razmatranja

Vratimo se ponovo na rasprave između boljševika i menjševika. Ukolliko je Martov – jedan od glavnih menjševičkih vođa - vidio socijaldemokratsku partiju kao široku jezgru aktivsta, oko koje se okuplja još šira masa simpatizera, nije predlagao ništa drugo do li ono što je postojalo u zapadnoj Evropi (gdje su se tada mnoge od tih partija – Francuska, Italija – zvale socijalističkim). Lenjin pak misli na krutu organizaciju, koju bi činili isključivo odani borci. Ispušta iz vida aktivnu ulogu masa, koju podrazumijeva Martov. A još više u mase vjeruje Trocki. Trocki je uvjeren da mase mogu i moraju igrati aktivnu štavišepresdnu ulogu. Taj čvor predstvljao je osnovicu sukoba Lenjina i Rose Luxemburg. Rosa Luxemburg neće masama pripisivati samo važnu i presudnu ulogu, već će odbiti Lenjinovu koncepciju da partija treba biti avangarda klase i da ona mora u mase ulijevati pravu revolucionarnu i političku svijest, jer same radne mase nisu u stanju nadvladati "tradeunionističku" odnosno sindikalnu koncepciju. To je ne samo centrlna već i suštinska tematika. O njoj će Rosenberg – njemački marksist - napisati da je Lenjin bio dovoljno empiričar da primjeni teoriju zaokretima historije, uspostavljajući jednu vrstu permanentne suprotnosti između ortodoksne teorije – respektiranjem Marxa – i interpretativne linije, inspirirane njemačkim marksistom Karlom Korschom, koja ga je navela, da izašavši u Petrogradu naFinskoj stanici, proglasi, usprkos mišljenja većine boljševika, pa i samog Staljina (koji će suštinu stvari upropastiti) kako se revolucija nastavlja i to proleterska revolucija.

Rosa Luxemburg je pisala:"Znam da i boljševici nisu bez mana, čudni su, pretjerano su kruti, ali ih razumijem i u potpunosti opravdavam; ne može se ne biti krut pred amorfnom, želatinoznom masom menjševičkog oportunizma..."

Danas je od tih događaja prošlo stotnu godina, a ta pitanja su još uvijek otvorena. Kako dati svu vlast sovjetima i to odozdo, a da ne počine krvave i kobne greške, kao evropska često izdajnička socijaldemokracija, kriva u neku ruku za dva svjetska rata i za danšnji očajni polažaj svih onih koji ne posjeduju ništa oim vlastite radne snage, ako joj se ne nametne kruta košulja jednopartijske disciplin?. I kako postići da se ta pancirna košulja, koja bi trebala da sačuva tekovine revolucije, ne pretvori u luđačku košulju, koja će revoluciju odnosno njene domete izručiti, "con armi e bagagli" (sa svim oružjem i prtljagom - po talijanskoj uzrečici) pravo u krilo neprijatlja, kako smo to vidjeli devdesetih godina? I kako spriječiti kapitalizam, opijen pobjedom, da sasvim ne podivlja i dosegne karikaturna obličja te dođe do granice kolektivnog ludila, kako to gledamo ovih dana i godina? Jedan od odgovora, možda nepotpun, svakako se nalazi u Lenjinovim Aprilskim tezama. Drugi dio odgovora – na parolu "Sva vlast sovjetima" i to odozdo, ostavlja se, da je pronađu generacije koje nadolaze. Ni Galileo Galilei nije znao sve. A danas znamo mnogo.

"Doći će nova mladost, doneti nove dane i nastaviti naše pesme, nedopevane..."

Odgovore na postavljena pitanja donijet će novo vrijeme odnosno mladii ljudi vremena što dolazi.


Jasna Tkalec



(english / italiano / русский)
 
Odessa 2 Maggio 2014--2017
 
0) LINKS
1) TRE ANNI DOPO (F. Poggi)
– La censura continua (2.5.2017)
– Ancora sulla strage (4.5.2017)
2) ESULI E PERSEGUITATI POLITICI
– Alexej Albu, sopravvissuto alla strage (Contropiano, 10.12.2016)
– Campagna internazionale per la liberazione di Alexander Kushnarev, padre di una delle vittime del pogrom


Cronache della Carovana Antifascista 2017 in Donbass

2017: Link, brevi e commenti in ordine cronologico
2014--2016: Flashbacks


APPUNTAMENTI:

– Roma, lunedì 8 maggio 2017
alle ore 12 si terrà una conferenza stampa della delegazione rientrata in Italia presso la sede del parlamento europeo in via IV Novembre

– Roma, martedì 9 maggio 2017
dalle ore 16:30 a Piazzale Verano
REGGIMENTO DEGLI IMMORTALI
Il 9 maggio in tutti i paesi dell'ex Unione Sovietica si festeggia il GIORNO DELLA VITTORIA. Questa manifestazione è stata organizzata per la prima volta a Tomsk nel 2012 e da allora si svolge in moltissime città in Russia e dallo scorso anno, anche in molte città europee. Il 9 maggio 2017 vogliamo organizzare anche qui a Roma un appuntamento per questo giorno. Vogliamo ringraziare il Popolo Russo che ha sconfitto il nazifascismo, ricordando anche i caduti della Guerra di Liberazione. 
Ci daremo appuntamento ai giardini di Piazzale del Verano e poi tutti insieme porteremo dei fiori al Sepolcreto dei Caduti nella Lotta per la Liberazione.
Evento facebook: https://www.facebook.com/events/174656103051633/


=== 2017: Link, brevi e commenti in ordine cronologico ===

Parte la carovana antifascista per il Donbass. Intervista all’onorevole Eleonora Forenza (PandoraTV, 28 apr 2017)
Eleonora Forenza, europarlamentare nelle fila del GUE, eletta nella Lista Tsipras - L’Altra Europa, partecipa alla terza carovana antifascista per il Donbass. La carovana, organizzata dalla Banda Bassotti, si recherà a Donetsk e a Lugansk per portare farmaci e aiuti di prima necessità alle popolazioni del Donbass...

"Perché io, eurodeputata, parteciperò alla terza carovana antifascista in Donbass" (Maurizio Vezzosi, 28/04/2017)
Intervista ad Eleonora Forenza, Eurodeputata del PRC

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Primo maggio a Lugansk. Per la pace, per il lavoro!

Coordinamento Ucraina Antifascista, 1 Maggio 2017

I comunisti di Lugansk, assieme agli internazionalisti della Carovana Antifascista, giunta ieri assieme alla Banda Bassotti, hanno celebrato il Primo Maggio nella città che da tre anni resiste all'aggressione eurofascista di Kiev. 
"Non dovremmo dimenticare che il 1 Maggio, è soprattutto un giorno di lotta per i diritti dei lavoratori. E' per questo che c'è bisogno di parlare di più acuti e complessi temi che sono fonte di preoccupazione per tutti. Gli stipendi, le pensioni, i posti di lavoro, problemi di utilità delle città, prezzi e tariffe - davanti alla nostra gente ci sono molti problemi che devono essere affrontate " ha commentato all'evento il segretario dei comunisti di Lugansk, Maxim Chalenko.
La compagna Ekaterina Popova, membro del consiglio comunale di Lugansk , ha aggiunto:
"Il primo maggio ci ricorda la cosa principale - a proposito di solidarietà. Quando migliaia di persone si trovano nella stessa piazza, riconoscono di essere una enorme forza. Questa forza deve essere il punto di partenza dell' azione di qualsiasi autorità, che solo nel popolo può trovare legittimazione. Se la loro vita diventa migliore, la legittimazione sarà effettiva, altrimenti irrilevante ".


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Ultime dalla Carovana antifascista in Donbass

Pubblicato il 2 mag 2017

Si trova in questi giorni nel Donbass una delegazione composta dall’eurodeputata Eleonora Forenza, Andrea Ferroni, coordinatore dei Giovani Comunisti/e, Massimiliano Voza, sindaco di Santomenna, Antonio Perillo, con la terza edizione della Carovana antifascista promossa dalla Banda Bassotti e dall’Usb, con l’obiettivo di portare la solidarietà, anche concreta, alle popolazioni.
La carovana ha già avuto incontri con esponenti dei sindacati, in particolare nella giornata e in occasione della parata del Primo maggio, lavoratori, movimenti, e nelle prossime ore ci sarà anche quello con il presidente della Repubblica di Lugansk.
#DonbassResiste 


COMUNICATO STAMPA

Rifondazione Comunista e  Giovani Comunisti/e partecipano alla Terza Carovana Antifascista nel Donbass promossa dal gruppo musicale “Banda Bassotti”. La delegazione del partito della Rifondazione Comunista che si unirà alla terza carovana oltre a comprendere uno dei due portavoce nazionale dei Giovani Comunisti/e, Andrea Ferroni, vedrà la partecipazione della nostra eurodeputata Eleonora Forenza. Eleonora sarà la prima eurodeputata a recarsi nel Donbass, allo scopo di «riaccendere il più possibile i riflettori su un conflitto che continua a mietere vittime e nel quale continuano ad essere calpestati i diritti umani delle persone e di un popolo». La terza carovana antifascista – dal 30 aprile al 5 maggio – farà tappa, tra l’altro, a Lugansk e Donetsk, dove incontrerà esponenti delle Repubbliche popolari, delle organizzazioni antifasciste e delle realtà associative locali. Il primo maggio è previsto un concerto internazionalista.  Lo scopo della Carovana Antifascista è quello di portare la propria solidarietà concreta alle popolazioni martoriate dalla guerra voluta dalle potenze occidentali, con a capo UE, USA e NATO, che vogliono estendere il proprio dominio politico, economico e militare verso est. In quanto comunisti, e quindi internazionalisti, sentiamo il dovere di esprimere la nostra solidarietà attiva prendendo parte a questa spedizione. Questa decisione è frutto di una presa di coscienza e di un duro lavoro politico da parte di molti nostri compagni e compagne che fin dall’inizio, ancora prima del golpe dal carattere nazifascista, denunciavano quali fossero i piani dell’occidente imperialista nei confronti dell’Ucraina e della Russia. Contro ogni forma di fascismo, sempre dalla parte del popolo che lotta!
#DonbassResiste
Acerbo Maurizio Segretario Nazionale Rifondazione Comunista 
Ferroni Andrea Portavoce Nazionale Giovani Comunisti/e
29 aprile 2017


Report del primo giorno della Carovana antifascista in Donbass 

Arrivati all’ aeroporto di Rostov sul Don, si è composta pian piano la 3° Carovana antifascista, composta da compagni Antifascisti della Catalogna, della Grecia ed in particolare da compagne e compagni Italiani provenienti da più realtà politiche. Oltre ai compagni della Banda Bassotti, è presente una delegazione della USB e ci sono altri compagni e compagne di altre organizzazioni provenienti da tutta Italia.
A rappresentare Rifondazione Comunista c’è Eleonora Forenza, la prima europarlamentare a recarsi in Donbass, uno dei due Portavoce nazionale dei Giovani Comunisti/e, Andrea Ferroni, il sindaco di Santomenna Massimiliano Voza, Vincenzo Bellantoni della federazione di Roma ed Antonio Perillo della federazione di Napoli.
Dopo essere stati fermati per controlli per circa 5 ore alla frontiera tra la Russia e il Donbass, siamo riusciti a passare in direzione Lugansk! Lungo i circa 150 km di strade spesso non in perfette condizioni anche per gli scontri che le hanno attraversate in questi anni, siamo stati scortati dalla polizia e dall’esercito della repubblica indipendente.
Ci si accorge subito della difficoltà ed isolamento che vive questo popolo, ma è immediatamente evidente che anche in mezzo a mille problemi non è minimamente disposto a tornare indietro! Lungo la strada, in ogni luogo pubblico, che sia una scuola oppure un parco, si possono vedere i simboli dell’ orgoglio di questo popolo, dal classico nastro colorato di nero ed arancione, in ricordo del 9 maggio 1945, la giornata della vittoria sul nazifascismo da parte della gloriosa armata rossa, fino al carrarmato sottratto dalle milizie popolari all’esercito ucraino invasore e ora pieno di fiori freschi a ricordare il riscatto del popolo del Donbass in quello che fu il punto massimo di avanzamento dell’esercito ucraino!
Abbiamo concluso la giornata recandoci a Kirovsk ad incontrare il comandante in capo Alexey Markov della brigata comunista “Prizrak”, “la brigata fantasma”. Markov si è mostrato molto contento ed emozionato nell’incontrare i compagni/e della Carovana Antifascista ricevendoci all’interno del quartier generale della Brigata. Nel confronto con tutta la delegazione e soprattutto nella discussione con la nostra delegazione, ha tenuto a sottolineare lo spirito che dall’inizio lì ha guidati ed ancora lì guida. Per quei compagni non si tratta di una guerra nazionalista, non c’è necessità di conquistare territori ma quella di resistere in nome dell’antifascismo contro gli oligarchi neonazisti dell’attuale governo ucraino che provano a cancellare cultura e tradizione di questo popolo! Ha voluto anche sottolineare che la brigata non è composta da militari di professione, ma da militanti che hanno dovuto imbracciare le armi per poter resistere ma che si auspicano che il conflitto termini al più presto.

Andrea Ferroni Portavoce Nazionale Giovani Comunisti/e
1 maggio 2017

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Da Eleonora Forenza, 3 maggio 2017:


Sono appena intervenuta a nome del Partito della Rifondazione Comunista al Forum Antifascista Internazionale a Donetsk, organizzato dai Partiti comunisti delle due repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk.
Ho ribadito che la loro lotta contro il fascismo è la nostra lotta. Il fascismo è un problema complessivo dell'Unione Europea. La rappresentante della politica estera europea è italiana e socialista, Federica Mogherini, e sostiene il regime fascista di Kiev. 
L'imperialismo Usa sta portando il confine della Nato e della guerra in queste terre. 
Il loro confine è il nostro confine. 
Distruggeremo il fascismo qui ed in tutto il mondo.
#DonbassResiste


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Partito della Rifondazione Comunista, 3 maggio 2017

COMUNICATO STAMPA

DONBASS - ACERBO (PRC): «ORGOGLIOSI PER GLI ATTACCHI RICEVUTI DALL'AMBASCIATA UCRAINA, ORGOGLIOSI DELLA NOSTRA DELEGAZIONE, CON L'EURODEPUTATA ELEONORA FORENZA, IN QUESTI GIORNI IN DONBASS PER COSTRUIRE PONTI DI PACE»
Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dichiara:
«L'ambasciata d'Ucraina in Italia in una nota attacca la delegazione di Rifondazione Comunista che con la Carovana Antifascista promossa dalla Banda Bassotti sta visitando le repubbliche del #Donbass per una missione di #pace e #solidarietà. Ci riempie d'orgoglio essere oggetto di attacchi da parte di un governo anticomunista che ha approvato vergognose leggi liberticide e ha riabilitato e celebrato i complici dei crimini nazisti. Siamo orgogliosi che sia una nostra compagna, Eleonora Forenza, la prima parlamentare europea a visitare le regioni sotto attacco da parte del governo di Kiev e dei paramilitari nazifascisti. Purtroppo è vero quel che scrive l'ambasciata: la nostra presenza è in contrasto con l'orientamento del governo italiano, dell'UE e della NATO che fanno finta di non vedere quali caratteristiche pericolose abbiano i gruppi di potere che stanno supportando sul piano politico, economico e militare. E' assurdo invece che l'ambasciata d'Ucraina lamenti violazioni del loro codice penale in quanto noi siamo già dei fuorilegge per quel governo filonazista. Infatti in Ucraina i comunisti sono stati messi al bando ed è vietato persino sventolare una bandiera rossa o cantare l'Internazionale.
La nostra delegazione è in Donbass per costruire ponti di pace rifiutando la logica della nuova guerra fredda e del riarmo che ha condotto all'escalation del conflitto armato in Ucraina.
Per favorire un processo di pace chiediamo al governo italiano di riconoscere le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e di porre fine alle sanzioni economiche alla Russia».

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Forenza e Bassotti clandestini in Donbass. L’ira ucraina

di Giulio AF Buratti, 3 maggio 2017

La carovana antifascista della Banda Bassotti, con la partecipazione dell’europarlamentare Eleonora Forenza, irrita l’ambasciata di Kiev: «Atto provocatorio»

«L’ambasciata d’Ucraina in Italia in una nota attacca la delegazione di Rifondazione Comunista che con la Carovana Antifascista promossa dalla Banda Bassotti sta visitando le repubbliche del Donbass per una missione di pace e solidarietà». Così Maurizio Acerbo, segretario del Prc, dopo la lettura del post dell’ambasciata ucraina che stigmatizza l’ingresso della delegazione nel settore fuori controllo dal governo di Kiev composto anche da ministri dichiaratamente nazisti ma fedeli amici del governo italiano e dell’Ue. E’ molto probabile che le “repubbliche popolari” non siano il paradiso socialista che pensano i novelli campisti ma il governo di Kiev è certamente il primo a vantarsi di ministri che si rifanno espressamente al Terzo Reich e occupano posti chiave. Riportava Infoaut:

Vice primo ministro, ministro della Difesa, segretario e vice segretario del Consiglio nazionale di Sicurezza e Difesa, ministro dell’Istruzione, ministro dell’Ambiente, ministro dell’Agricoltura, ministro della Gioventù e dello Sport, procuratore generale dell’Ucraina, presidente della commissione Anticorruzione.  

 
E non è tutto. Due di queste persone sono legate a Doku Khamatovich Umarov (conosciuto col nome islamico di Dokka Abu Usman), uno dei più feroci comandanti dei ribelli ceceni, nonché autoproclamatosi ex Emiro dell’Emirato del Caucaso. Abu Usman ha rivendicato sia l’attentato del 29 marzo 2010 alla metropolitana di Mosca (quarantuno morti), sia quelo all’aeroporto di Mosca del 2011 (trentasette morti). L’Emirato islamico del Caucaso è iscritto dalle Nazioni Unite come organizzazione appartenente alla galassia di Al Qaida. Uno di questi due politici ha anche personalmente combattuto in Cecenia contro i russi.

Ecco la nota dell’ambasciata: 

«In riferimento alla recente visita dei rappresentanti del partito comunista italiano nel territorio occupato dell’Ucraina del Donbass, l’ambasciata dell’Ucraina in Italia condanna con fermezza questa provocazione e la violazione della sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina.
La visita di cittadini stranieri nella regione dell’Ucraina nel Donbass, di essere in contrasto con le norme del diritto internazionale, è una grave violazione del regolamento di procedura che norma di ingresso e di uscita temporaneamente occupato il territorio dell’Ucraina con l’eventuale responsabilità penale per violazione Della legislazione vigente in Ucraina (art. 332, comma 1 del codice penale dell’Ucraina).
Anche questa visita è in contraddizione con la posizione aperta sul tema da parte del governo italiano, e le norme e le decisioni delle organizzazioni internazionali.
Nonostante sia un grave atto provocatorio, questa pagina vergognosa di certo non avrà ripercussioni sui successi conseguiti nei rapporti tra l’Italia e l’Ucraina sul fronte degli scambi culturali, commerciali e gli esseri umani che hanno arricchito le due nazioni da sempre uniti da amicizia e valori condivisi».

«Ci riempie d’orgoglio essere oggetto di attacchi da parte di un governo anticomunista –  riprende Acerbo – che ha approvato vergognose leggi liberticide e ha riabilitato e celebrato i complici dei crimini nazisti. Siamo orgogliosi che sia una nostra compagna, Eleonora Forenza, la prima parlamentare europea a visitare le regioni sotto attacco da parte del governo di Kiev e dei paramilitari nazifascisti. Purtroppo è vero quel che scrive l’ambasciata: la nostra presenza è in contrasto con l’orientamento del governo italiano, dell’UE e della NATO che fanno finta di non vedere quali caratteristiche pericolose abbiano i gruppi di potere che stanno supportando sul piano politico, economico e militare. E’ assurdo invece che l’ambasciata d’Ucraina lamenti violazioni del loro codice penale in quanto noi siamo già dei fuorilegge per quel governo filonazista. Infatti in Ucraina i comunisti sono stati messi al bando ed è vietato persino sventolare una bandiera rossa o cantare l’Internazionale.
La nostra delegazione è in Donbass per costruire ponti di pace rifiutando la logica della nuova guerra fredda e del riarmo che ha condotto all’escalation del conflitto armato in Ucraina.
Per favorire un processo di pace chiediamo al governo italiano di riconoscere le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e di porre fine alle sanzioni economiche alla Russia».


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Intervista all'eurodeputata Eleonora Forenza dopo i gravi fatti del 2 maggio 2017 (MIA Napoli, 4 mag 2017)

Carovana / Il governo di Kiev chiede l’arresto della delegazione italiana nel Donbass (di Redazione Contropiano, 5 maggio 2017)
Incredibile ma vero. L'Ucraina di Poroshenko rende noto che chiederà l'arresto e l'estradizione di Eleonora Forenza e dei delegati della carovana antifascista nel #Donbass (tra cui Giorgio Cremaschi, Paola Palmieri della Usb, Banda Bassotti, il nostro Marco Santopadre ed altre decine di attivisti. Il governo di Kiev vuole processarli con l'accusa di violazione delle leggi anti-terroristiche ucraine. Il governo ucraino, per bocca del ministro degli Esteri, chiede alle autorità dell'Unione europea di arrestare i delegati al loro ritorno in Italia per consentire poi l'estradizione.
Il ministero degli Esteri italiano, dicono da Kiev, ha ricevuto il 28 aprile circa, la loro nota: «Abbiamo chiesto che sia arrestata e che il suo gruppo sia fermato prima di arrivare fisicamente al Donbass», ha detto la portavoce del ministro degli Esteri Maryana Betsa. E «come risultato di questi contatti, il ministero degli Esteri italiano ha inviato alle autorità competenti e agli organizzatori di questa provocazione le informazioni sulla responsabilità penale per violazione della legge ucraina. L'Italia ha sottolineato che il suo governo sostiene l'integrità territoriale e la sovranità dell'Ucraina e questa posizione rimane invariata».
Lunedì 8 maggio alle ore 12, si terrà una conferenza stampa della delegazione rientrata in Italia presso la sede del parlamento europeo in via IV Novembre.

Bentornati a Roma (ANPI ROMA, 6 maggio 2017)
Solidarietà all'europarlamentare Eleonora Forenza, alla Banda Bassotti e alla carovana antifascista di ritorno dal Donbass, ridicolmente accusati di terrorismo dal governo Ucraino che ne ha chiesto all'Italia l'estradizione per accusarli di aver incontrato le popolazioni, i partiti, i sindacati, gli atenei, di aver portato medicine, materiale scolastico e giocattoli...

Forenza (Eurodep. PRC): "Accusata di terrorismo da Kiev perché antifascista" (Maurizio Vezzosi, 7 mag 2017)
Intervista di Maurizio Vezzosi. Roma, 6 Maggio 2017. Eleonora Forenza replica all'accusa di terrorismo ed alla richiesta di estradizione inviata dal Ministero degli Esteri ucraino al governo italiano in seguito alla sua partecipazione alla carovana di solidarietà con la popolazione del Donbass promossa dalla Banda Bassotti.

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Poroshenko chiede l’estradizione per noi, ma a meritare la galera sono lui e i fascisti di Kiev

di Giorgio Cremaschi, 6 maggio 2017

In un loro comunicato i governanti del regime di Poroshenko e delle bande armate neonaziste chiedono l'arresto di tutti noi che abbiamo portato solidarietà alle popolazioni martoriate del Donbass. Nelle specifico dovrebbero essere arrestati per violazione delle leggi antiterrorismo di quel paese la Banda Bassotti, la parlamentare europa Eleonora Forenza con i compagni di Rifondazione comunista, le compagne e i compagni della USB, e l'intera delegazione di cui sono parte come Eurostop.
Attendiamo un segno di vita da parte del governo italiano a cui vogliamo solo ricordare che tutto il governo che egli vergognosamente riconosce dovrebbe essere arrestato e condotto al tribunale de L'Aia per i loro crimini di guerra. Questi crimini noi li abbiamo visti ed è per questo che i signori di Kiev si sono inalberati. Abbiamo visto in ogni centro abitato delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk le foto delle donne, degli uomini, dei bambini uccisi dalle loro bombe. Abbiamo visto le case, le scuole e le università, la vie del passeggio crivellate dai colpi delle loro artiglierie, che continuano ogni giorno a terrorizzare la popolazione, anche noi li abbiamo sentiti. Siamo stati testimoni scomodi e in più abbiamo commesso un reato gravissimo per Kiev, abbiamo portato giocattoli e medicinali, quest'ultimo è una colpa per cui le bande fasciste del governo ucraino possono uccidere chi la commette.
Tell the truth, dite la verità ci hanno detto i cittadini delle repubbliche del Donbass ovunque li abbiamo incontrati. Anche coloro che sanno solo il russo, la lingua che tutti parlano da sempre lì, oggi sanno due frasi in lingue estere: No Pasaran e Tell the truth. La verità è che quella del regime di Kiev è una guerra di sterminio condotta ai fini della pulizia etnica e per questo non vogliono testimoni. Noi siamo prima di tutto questo, semplici testimoni di verità a cui speriamo si aggiungano molti altri. In modo di distruggere la bolla di fakenews con la quale UE e NATO giustificano il loro sostegno alla guerra dei golpisti ucraini, che devono finire nel solo posto che meritano: la galera.

[Nelle foto: L'università bombardata e gli studenti uccisi; e la festa del Primo Maggio a Lugansk:

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Altre cronache e fotografie: 
https://www.facebook.com/bandabassottiband/


=== 2014--2016: Flashbacks ===


*** 2014:

LA PRIMA CAROVANA ANTIFASCISTA PROMOSSA DAL GRUPPO BANDA BASSOTTI


*** 2015:

La SECONDA CAROVANA ANTIFASCISTA promossa dal gruppo musicale Banda Bassotti (maggio 2015)

8 maggio a Lugansk: i comunisti da tutto il mondo per sostenere il Donbass (11 aprile 2015)


*** 2016: 

Comunicato della Banda Bassotti (9 Maggio 2016)
9 maggio 2016 - 71° anniversario della Vittoria dell'Unione Sovietica sul nazifascismo. Il 23 maggio ricorrenza dell'assassinio del Com. Mozgovoy e della sua scorta, saremo presenti con una delegazione della Carovana Antifascista, in Donbass. 
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/area-ex-urss/26865-comunicato-della-banda-bassotti
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=pLrwyKN-H0c

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STATEMENT FROM BANDA BASSOTTI, 24.10.2016
English/espanol/euskera/german/french
https://www.facebook.com/bandabassottiband/videos/10153795759516574/

Since May 2nd 2014 we are active supporting the fight of the Donbass Antifascist, we share this fight with several other comrades that in such hard time haven’t left us alone.
Since the beginning of this war, Western media - like in many further cases - stand out for the silence and the falsification of the reality covering the crimes of the central Government of Kiev.
The truce of Minsk have not been enforced by the puppet Ukrainian Government; Bombs keep falling and kill civilians. Commanders and fighters of the Novorossia resistance are brutally killed. People keep living with the constant fear of bombs and of a new aggression of the nazi-fascist troups of Poroscenko Government.
The population of Donbass urges us to organize a new Antifascist Caravan to bring humanitarian aid.
We plan to visit them on the 1st of May, International Labor day. In that day we will deliver food and medicines to the population of the two Republic and we will play two concerts in Donetsk and Lugansk. With this statement, we invite all the Comrades that in Europe and in the World helped us and the Antifascist fight to collect food, medicines, copybooks, pens and pencils for children.

IN SOLIDARITY OF THE ANTIFASCIST NOVOROSSIA
BANDA BASSOTTI – Roma -
PLANET EARTH OCTOBER 2016
NO PASARAN!