Informazione
Le Premier ministre monténégrin Duško Marković et son prédécesseur Milo Đukanović ont cru parler au Président et au Premier ministre d’Ukraine. Il s’agissait en fait des imitateurs russes Lexus et Vovan. Milo Đukanović a notamment promis au faux Petro Porochenko de l’aider à implanter une usine de chocolats au Monténégro...
The North Atlantic Alliance intends to use its newest member, Montenegro, to militarize the Balkan Peninsula, political activist and one of the leaders of the Resistance to Hopelessness movement Marko Milacic told Sputnik Serbia...
--- ITALIANO
ITA.- APPELLO AL MOVIMENTO PER LA PACE A SOSTEGNO DEL MONTENEGRO
Il Montenegro sta affrontando una situazione pericolosa. Il parlamento ha recentemente preso la decisione, contro la volontà della maggioranza dei cittadini, di aderire alla NATO, benché l'84% della popolazione del Montenegro sia a favore di un referendum, in base a fonti governative.
Si dovrebbe comprendere che costringere il Montenegro a entrare nella NATO, da parte della stessa NATO e dei suoi partner, la cricca in stile mafioso al potere nel paese, può solamente destabilizzare la società, e – cosa ancor più importante – questo è proprio ciò che sta avvenendo adesso. Questa è una aggressione politica da parte della NATO contro il Montenegro.
La decisione sull'entrata del Montenegro nella NATO non è valida, poiché non è sostenuta dal popolo del Montenegro. Essa è sostenuta da un regime antidemocratico che è rimasto sempre lo stesso per quasi tre decadi.
Noi facciamo appello a tutte le forze progressiste presenti sia nei paesi NATO che nei paesi non aderenti alla NATO, affinché sostengano il popolo del Montenegro nella sua lotta contro questo processo illegittimo e illegale.
Noi facciamo appello al governo del Montenegro perché rispetti il volere del popolo.
Inoltrate questa pagina con la vostra firma, precisando il vostro nome, indirizzo email, il nome eventuale della vostra organizzazione, a: milacici2007@...
--- ENGLISH
ENG.- APPEAL TO THE PEACE MOVEMENT TO SUPPORT MONTENEGRO
Montenegro is facing a dangerous situation. The parliament recently took the decision, against the will of the majority of citizens, to join NATO, although 84% of the population of Montenegro, according to government sources, is in favour of a referendum.
It should be understood that forcing Montenegro into NATO, by NATO and its partners, the mafia style clique in power in the country, can only destabilize the society, and more importantly that is happening right now. This is political aggression by NATO against Montenegro.
The decision about Montenegro entering NATO is not valid, because it is not backed by the people of Montenegro. It is backed by an undemocratic regime that hasn’t change for almost three decades.
We call on progressive forces in NATO and non-NATO member states to support the Montenegrin people in their struggle against this illegitimate and illegal process.
We call on the government of Montenegro to respect the will of the people.
par Marko Milacic, responsable du Mouvement pour la Neutralité du Monténégro
FR - APPEL AU MOUVEMENT DE LA PAIX POUR SOUTENIR LE MONTENEGRO
Le Monténégro affronte une situation dangereuse. Récemment, le parlement monténégrin a pris la décision d'adhérer à l'OTAN, alors que la majorité des citoyens s'y opposent et que, selon les propres sources gouvernementales, 84% de la population est favorable à l'organisation d'un referendum.
Par cette adhésion imposée par l'OTAN et ses partenaires, la clique mafieuse actuellement au pouvoir au Monténégro ne fera que déstabiliser gravement la société, comme cela est en train de se produire actuellement. C'est une agression politique de l'OTAN envers le Monténégro.
Cette décision d'adhésion du Monténégro à l'OTAN n’est pas légitime, car elle n'est pas acceptée par sa population. Elle a été imposée par un régime anti-démocratique au pouvoir depuis près de trente ans.
Nous appelons les forces progressistes des pays membres et non-membres de l'Otan à soutenir le peuple monténégrin dans sa lutte contre ce processus illégal et illégitime.
***
Renvoyez cette page avec votre signature, en précisant votre nom, adresse mail, nom éventuel de votre organisation à milacici2007@...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=-hquxihADio
L’arte della guerra
Il «disarmo» nucleare di Gentiloni
Manlio Dinucci
La scena della folla presa dal panico in piazza San Carlo a Torino, con drammatiche conseguenze, è emblematica della nostra situazione. La psicosi da attentato terroristico, diffusa ad arte dall’apparato politico-mediatico in base a un fenomeno reale (di cui si nascondono però le vere cause e finalità), ha fatto scattare in modo caotico l’istinto primordiale di sopravvivenza. Esso viene invece addormentato col black-out politico-mediatico, quando dovrebbe scattare in modo razionale di fronte a ciò che mette in pericolo la sopravvivenza dell’intera umanità: la corsa agli armamenti nucleari.
Di conseguenza la stragrande maggioranza degli italiani ignora che sta per svolgersi alle Nazioni Unite, dal 15 giugno al 7 luglio, la seconda fase dei negoziati per un trattato che proibisca le armi nucleari. La bozza della Convenzione sulle armi nucleari, redatta dopo la prima fase negoziale in marzo, stabilisce che ciascuno Stato parte si impegna a non produrre né possedere armi nucleari, né a trasferirle o riceverle direttamente o indirettamente.
L’apertura dei negoziati è stata decisa da una risoluzione dell’Assemblea generale votata nel dicembre 2016 da 113 paesi, con 35 contrari e 13 astenuti.
Gli Stati uniti e le altre due potenze nucleari della Nato (Francia e Gran Bretagna), gli altri paesi dell’Alleanza e i suoi principali partner – Israele (unica potenza nucleare in Medioriente), Giappone, Australia, Ucraina – hanno votato contro.
Hanno così espresso parere contrario anche le altre potenze nucleari: Russia e Cina (astenutasi), India, Pakistan e Nord Corea.
Tra i paesi che hanno votato contro, sulla scia degli Stati uniti, c’è l’Italia. Il governo Gentiloni ha dichiarato, il 2 febbraio, che «la convocazione di una Conferenza delle Nazioni Unite per negoziare uno strumento giuridicamente vincolante sulla proibizione delle armi nucleari, costituisce un elemento fortemente divisivo che rischia di compromettere i nostri sforzi a favore del disarmo nucleare».
L’Italia, sostiene il governo, sta seguendo «un percorso graduale, realistico e concreto in grado di condurre a un processo di disarmo nucleare irreversibile, trasparente e verificabile», basato sulla «piena applicazione del Trattato di non-proliferazione, pilastro del disarmo».
In che modo l’Italia applica il Tnp, ratificato nel 1975, lo dimostrano i fatti. Nonostante che esso impegni gli Stati militarmente non-nucleari a «non ricevere da chicchessia armi nucleari, né il controllo su tali armi, direttamente o indirettamente», l’Italia ha messo a disposizione degli Stati uniti il proprio territorio per l’installazione di armi nucleari (almeno 50 bombe B-61 ad Aviano e 20 a Ghedi-Torre), al cui uso vengono addestrati anche piloti italiani.
Dal 2020 sarà schierata in Italia la B61-12: una nuova arma da first strike nucleare, con la capacità di penetrare nel terreno per distruggere i bunker dei centri di comando. Una volta iniziato nel 2020 (ma non è escluso anche prima) lo schieramento in Europa della B61-12, l’Italia, formalmente paese non-nucleare, verrà trasformata in prima linea di un ancora più pericoloso confronto nucleare tra Usa/Nato e Russia.
Che fare? Si deve imporre che l’Italia contribuisca al varo del Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari e lo sottoscriva e, allo stesso tempo, pretendere che gli Stati uniti, in base al vigente Trattato di non-proliferazione, rimuovano qualsiasi arma nucleare dal nostro territorio e rinuncino a installarvi le nuove bombe B61-12.
Per quasi tutto il «mondo politico», l’argomento è tabù. Se manca la coscienza politica, non resta che ricorrere all’istinto primordiale di sopravvivenza.
(il manifesto, 6 giugno 2017)
Un nazista ucraino ricevuto alla Camera dalla Boldrini
Un nazista a Roma….a firmare un Memorandum d’intesa tra la Camera dei Deputati e la Rada ucraina che ha come obiettivo il rafforzamento della cooperazione parlamentare tra le due assemblee sia sul piano politico che su quello amministrativo.
La Presidente Laura Boldrini che ha accolto con tutti gli onori del caso il Presidente della Rada ucraina Andriy Parubiy, ha tenuto a precisare che “l’Italia ha sempre condannato l’azione illegale avvenuta ai danni di una parte del territorio ucraino come ha ripetutamente fatto anche l’Unione Europea”. Inoltre la Presidente Boldrini ha tenuto a precisare, in piena sintonia con Parubiy, che è in atto una grave campagna di disinformazione atta a destabilizzare il territorio ucraino. Fin qui tutto “nella norma”, viste le posizioni a dir poco miopi del nostro governo sulla questione ucraina, quello che però non è normale è altro.
Altrove, ad esempio in Uk, la visita del Presidente della Rada ucraina non è passata sotto silenzio, anzi, è stata oggetto di numerose critiche da parte dell’opinione pubblica e dei partiti politici sinceramente democratici ed antifascisti.
Perchè?
Perché, cara Presidente Boldrini, senza voler scendere troppo nel dettaglio chiedendole se lei conosca effettivamente ciò che succede non solo nei territori in cui il governo ucraino bombarda altri cittadini ucraini colpevoli di abitare ad est e parlare russo. Senza volerle chiedere se conoscA la repressione che subiscono le forze progressiste e comuniste nell’Ucraina “democratica” di Poroshenko, le chiediamo…..ma lei conosce almeno Andriy Parubiy, il presidente della Rada con cui ha detto di esser in sintonia?
Andriy Parubiy, che dice di essersi sempre ispirato ai valori della Eu e di guardare all’Europa come ad un traguardo da raggiungere per l’Ucraina, nel 1991 fondò insieme a Oleg Tyahnybok, attuale leader della formazione nazionalista Svoboda, il Partito Nazional Sociale Ucraino. La fonte di ispirazione per questi democratici ucraini era il Partito Nazional Socialista di Adolf Hitler, come nel 2015 scriveva la testata tedesca spiegel.de (http://www.spiegel.de/international/europe/ukraine-sliding-towards-civil-war-in-wake-of-tough-new-laws-a-945742.html) e solo gli “etnicamente ucraini” potevano farvene parte. Sempre a proposito del PNSU, in una ricerca del 2009 degli studiosi Andreas Umland e Anton Shekovstov, famosi per non esser popriamente dei propagandisti russi, il partito fondato da Parubiy veniva etichettato con le seguenti parole: “Dei vari partiti nazionalisti ucraini il Partito Nazional Sociale Ucraino era il meno incline a nascondere la sua ideologia neofascista. Il suo simbolo ufficiale era il Wolfangel usato dalla divisione tedesca SS Das Reich e da una serie di organizzazioni neofasciste europee dopo il 1945. L’ideologia ufficiale del partito era quella del “nazionalismo sociale” in riferimento alla ideologia nazional socialista di stampo Hitleriano. La piattaforma politica del PNSU si è sempre contraddistinta per il suo ultranazionalismo, per l’obiettivo dichiarato della presa del potere attraverso azioni violente e per incolpare la Russia di tutti i problemi che affliggevano ed affliggono l’Ucraina. Inoltre il PNSU è stato il primo partito a coinvolgere nelle proprie attività naziskin provenienti dagli ambienti calcistici ucraini”.
A proposito di Stephan Bandera, quando nel 2010 una risoluzione del Parlamento Europeo deplorava la decisione del governo Yushchenko di proclamare il collaborazionista nazista Bandera eroe nazionale, il sempre democraticissimo Parubiy vomitava parole d’odio verso la “democrazia europea” e verso la “sempre colpevole” Russia in difesa del nazismo.http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2010-0035+0+DOC+XML+V0//EN .
Tornando agli avvenimenti più recenti, Parubiy lo ritroviamo durante la rivolta di Maidan tra i protagonisti della “ribellione”, conosciuto come “comandante di Maidan”. Appare in molti scatti al fianco di manifestanti violenti soprattutto con i militanti di Pravji Sektor (Settore Destro), una delle organizzazioni paramilitari nazionaliste che stranamente è capeggiata dal pupillo di Parubiy ai tempi di “Patrioti Ucraini”, Andriy Biletskiy. Durante i giorni più caldi del Maidan che hanno portato poi alla destituzione del Presidente eletto Yanukovitch e al seguente colpo di Stato, Parubiy assume un ruolo importante nel coordinare le operazioni dell’ala paramilitare della protesta. Secondo la BBC ed altri studiosi dei tragici avventimenti ucraini la storia ufficiale del massacro di Maidan sarebbe ben diversa dalla realtà che viene fuori da varie testimonianze, e Parubiy sembra aver una fetta enorme di responsabilità su quanto è successo visto il suo ruolo di coordinatore dell’ala più oltranzista e la sua capacità di riunire sotto la propria ala protettrice tutti i gruppi più nazisti d’Ucraina. http://www.globalresearch.ca/who-was-maidan-snipers-mastermind/5384599
http://www.bbc.com/news/magazine-31359021
Infine, per non farsi mancare niente, Andriy Parubiy lo possiamo vedere il 29 Aprile del 2014 quando si reca ad Odessa a regalare giubbotti antiproiettili ai “patrioti” Ucraini, ed in particolare lo possiamo vedere chiacchierare in maniera molto amichevole con Mykola Volkov, uno dei principali protagonisti dell’organizzazione del Massacro del 2 Maggio 2014, quando persero la vita migliaia di manifestanti pacifici che non volevano il colpo di Stato in atto a Kiev. In questi seguenti video possiamo vedere il momento della consegna dei giubboti e il ruolo di Volkov durante il 2 Maggio, quando lo si vede chiaramente sparare all’indirizzo della casa dei Sindacati. video widely available on the internethttps://www.youtube.com/watch?v=LLOD0aIcn_s
Sempre nel 2014, Andryi Parubiy fonda il Partito Fronte Popolare, partito che ha al proprio interno un “consiglio militare” composto dai Presidenti delle organizzazioni naziste paramilitari Azov e Aidar.
In conclusione ci chiediamo come sia possibile che un Paese come il nostro che si dichiara antifascista per vocazione costituzionale possa accogliere personaggi simili con tutti gli onori del caso e possa addirittura firmare memorandum di intesa con governi che perseguono questo tipo di politiche razziste nei confronti delle minoranze interne. Ci chiediamo come sia possibile che la Presidente Boldrini sempre attenta, a parole, a combattere ogni forma di razzismo possa fare dichiarazioni come quelle riporatate in apertura di articolo. A quanto sembra le uniche fake news sono proprio le sue e quelle del suo carrozzone politico politically correct a parole e non nei fatti.
Chiediamo quindi che tutte le formazioni sinceramente democratiche e autenticamente ancorate alla nostra Costituzione antifascista si facciano da portavoce per chiedere spiegazioni alla Presidente della Camera ed al governo Italiano che si sta rendendo complice di uno Stato che fa del razzismo il suo cavallo di battaglia.
... il a créé le parti néo-nazi ukrainien « Parti social-national ukrainien » en 1991, devenu Svoboda en 2004...
http://cesteneurodictaturecapitaliste.skynetblogs.be/archive/2016/04/17/bien-sur-les-mediuas-ne-parleront-pas-de-celui-qui-est-prese-8596004.html
Verità per Andy Rocchelli, il presidente del parlamento ucraino rassicura l’Italia: «Le indagini proseguono» (5.6.2017)
LAURA BOLDRINI STRINGE LA MANO AD UN NEONAZISTA (Fort Rus, 6/6/2017)
Intervento alla Camera del Parlamentare del Movimento 5 Stelle Manlio Di Stefano.
In una lunga accusa alla politica estera del governo italiano, Di Stefano si focalizza anche sulla questione della guerra Ucraina. Il Governo del PD e di Matteo Renzi è complice di avere appoggiato il golpe che ha portato al potere in Ucraina dei criminali e dei neonazisti, che sono al servizio degli interessi geopolitici americani. "La distruzione economica e l'occupazione dell'Ucraina, segue un piano preciso di politica estera degli Stati Uniti: portare la NATO ai confini della Russia e rompere le relazioni tra Mosca ed UE, sia dal punto di vista commerciale che da quello energetico. Il governo italiano non è alleato degli Stati Uniti. Ne è proprio un suddito"...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=W0Ec5st9UNM
http://www.veronasera.it/cronaca/quadri-castelvecchio-d-arienzo-riscatto-pagato-29-dicembre-2016.html
Così si è venuti a sapere che l'Italia ha versato in quella occasione alla nuova Ucraina di Petro Porosenko un milione di euro...
Le autorità italiane al servizio dei nazisti ucraini (PTV news 12 Aprile 2017)
Il giornalista ucraino Anatoly Sharij, noto smascheratore di bufale e fake, esprime la sua opinione sulla brutta figura che fa l'Ucraina in Italia...
Martedì 4 aprile presso la sala stampa di Montecitorio si è svolta la conferenza stampa intitolata ‘Stop Fake una questione di libertà’ promossa dall’onorevole del PD Davide Mattiello, con la partecipazione di Yevhen Fedchenko, direttore della Mahyla School of Journalism nonché co fondatore del sito Stopfake.org e Mauro Voerzio di StopFake Italia...
Giulietto Chiesa intervistato da News Front. Traduzione a cura di Tamara Djiuranova.
Il grande architetto del terrorismo moderno: la vera storia di Zbigniew Brzezinski
È morto da pochi giorni Zbigniew Brzezinski, uno degli ispiratori della politica estera americana dai tempi della guerra russo-afghana fino al recente conflitto in Siria, uno dei più geniali e spietati ideatori della violenza imperialista statunitense. The AntiMedia ne riassume l’eredità: la costruzione metodica dell’estremismo islamico, di al-Qaeda, la destabilizzazione sistematica del Medio Oriente, l’induzione di uno stato di tensione continua contro la Russia.
di The AntiMedia, 27 maggio 2017
Zbigniew Brzezinski, ex consulente per la sicurezza nazionale del Presidente Jimmy Carter, è morto lo scorso venerdì in un ospedale della Virginia, all’età di 89 anni. Sebbene il New York Times ammetta che l’ex consulente del governo fosse un “falco della teoria strategica”, travisare la sua eredità come se fosse, per il resto, infinitamente positiva, non è così semplice come l’establishment vorrebbe credere.
Mentre il Regno Unito si destreggia con la “minaccia terroristica” ai più alti livelli, dopo un attacco devastante ispirato dall’ISIS — e mentre le Filippine entrano in uno stato di legge marzialequasi totale, dopo la devastazione ispirata dall’ISIS — la morte di Brzezinski giunge al momento giusto, come stimolo a una comprensione più profonda dell’origine del terrorismo moderno.
Come spiega il New York Times, il “profondo odio di Brzezinski contro l’Unione Sovietica” ha guidato molta della politica estera Americana, “nel bene e nel male“. Così scrive il Times:
“Brzezinsky sostenne l’invio di miliardi [di dollari] di aiuto ai militanti islamici che combattevano contro l’invasione delle truppe sovietiche in Afghanistan. Incoraggiò tacitamente la Cina a continuare il suo sostegno a favore del regime di Pol Pot in Cambogia, nel timore che i vietnamiti, sostenuti dall’Unione Sovietica, prendessero il controllo del paese”.
Sebbene sia un progresso, da parte del New York Times, notare il sostegno di Brzezinski verso i militanti islamici, minimizzare gli effetti della sua aggressiva agenda di politica estera con una semplice frase non rende giustizia al vero orrore dietro le politiche di Brzezinski.
Dopo che un colpo di stato in Afghanistan, nel 1973, aveva istituito un nuovo governo laico favorevole ai sovietici, gli Stati Uniti si impegnarono a rovesciare questo nuovo governo organizzando una serie di tentativi di colpi di stato tramite i paesi lacché dell’America, il Pakistan e l’Iran (che a quel tempo era sotto il controllo dello Shah, sostenuto dagli USA). Nel luglio 1979 Brzezinski autorizzò ufficialmente il sostegno ai ribelli mujaheddin in Afghanistan, tramite il programma della CIA denominato “Operazione Ciclone”.
Molti oggi difendono la decisione dell’America di armare i mujaheddin in Afghanistan, perché credono che fosse necessario per difendere il paese, e l’intera regione, dall’aggressione sovietica. Tuttavia le stesse affermazioni di Brzesinski contraddicono in pieno questa giustificazione. In un’intervista del 1998, Brzesinski ammise che, nel condurre questa operazione, l’amministrazione Carter stava “consapevolmente aumentando la probabilità” che i sovietici intervenissero militarmente (suggerendo così che avessero iniziato ad armare le fazioni islamiste già prima dell’invasione sovietica, rendendo dunque la giustificazione superflua, perché non ci sarebbe stata, a quel tempo, alcuna invasione sovietica da respingere armando i guerrieri afghani della libertà). Brzezinski disse poi:
“Pentirci di cosa? Quella operazione segreta fu un’idea eccellente. Ebbe l’effetto di attirare i russi nella trappola afghana e volete che me ne penta? Il giorno in cui i sovietici varcarono ufficialmente il confine afghano scrissi al Presidente Carter: ora abbiamo l’opportunità di dare all’URSS il suo Vietnam”.
Questa affermazione andava aldilà del semplice vanto di avere istigato una guerra e il collasso definitivo dell’Unione Sovietica. Nelle sue memorie, intitolate “From the Shadows“, Robert Gates — ex direttore della CIA sotto Ronald Reagan e George H. W. Bush, e segretario alla difesa sia sotto George W. Bush che sotto Barack Obama — confermò direttamente che questa operazione segreta iniziò sei mesi prima dell’invasione sovietica, proprio con l’intento di attirare i sovietici in un pantano in stile vietnamita.
Brzezinski sapeva esattamente cosa stava facendo. I sovietici si impantanarono in Afghanistan per circa dieci anni, combattendo contro una riserva interminabile di armi fornite dagli americani e di combattenti addestrati dagli americani. A quel tempo i media si spinsero al punto di elogiare Osama Bin Laden — una delle figure più influenti dell’operazione segreta di Brzezinski. Sappiamo tutti come è andata a finire.
Perfino dopo la piena consapevolezza di ciò che era diventata la sua creazione finanziata dalla CIA, nel 1998 Brzezinski fece queste dichiarazioni ai suoi intervistatori:
“Cos’è più importante per la storia del mondo? I Talebani o il crollo dell’impero sovietico? Un po’ di musulmani scalmanati o la liberazione dell’Europa Centrale e la fine della guerra fredda?”
L’intervistatore, allora, si rifiutò di lasciar passare questa risposta come se nulla fosse, e ribatté:
“Un po’ di musulmani scalmanati? Ma è stato detto e ripetuto che il fondamentalismo islamico rappresenta una minaccia per il mondo moderno”.
Brzezinski troncò questa affermazione dicendo: “Nonsense!”
Cose di questo genere succedevano quando i giornalisti facevano ancora domande pressanti ai funzionari di governo, cosa che oggi accade assai di rado.
Il sostegno di Brzezinski a questi elementi radicali portò direttamente alla formazione di al-Qaeda, che letteralmente significa “la base”, perché era in effetti la base da cui si lanciava la controffensiva contro l’invasione sovietica che si stava anticipando. Ciò portò anche alla creazione dei Talebani, la mortale creatura che oggi sta combattendo una battaglia all’ultimo sangue contro le forze NATO.
Inoltre, nonostante le affermazioni di Brzezinski, che cerca di far passare l’idea di una sconfitta definitiva dell’impero russo, la verità è che, per Brzezinski, la guerra fredda non è mai terminata. Sebbene sia stato critico riguardo all’invasione dell’Iraq nel 2003, Brzezinski ha mantenuto un forte controllo sulla politica estera americana fino al momento della sua morte.
Non è una coincidenza che, in Siria, l’amministrazione Obama abbia adottato una strategia del tipo “pantano afghano” contro un altro alleato della Russia: il regime di Assad. Un comunicato divulgato da Wikileaks, datato dicembre 2006 e firmato da William Roebuck, che a quel tempo era incaricato di affari presso l’ambasciata americana a Damasco, diceva:
“Pensiamo che le debolezze di Bashar stiano nel modo in cui lui decide di reagire ai problemi incombenti, sia reali che percepiti, come ad esempio il conflitto tra le riforme economiche (per quanto limitate) e la forza radicata della corruzione, la questione curda, e la potenziale minaccia al regime da parte di una crescente presenza di estremisti islamisti. Questo comunicato riassume la nostra valutazione su queste vulnerabilità e suggerisce che ci possono essere delle azioni, delle affermazioni e dei segnali, da parte del governo degli Stati Uniti, che potrebbero aumentare la probabilità che queste potenzialità si verifichino“.
Un po’ come con l’Operazione Ciclone, sotto Barack Obama la CIA ha speso cir
È morto da pochi giorni Zbigniew Brzezinski, uno degli ispiratori della politica estera americana dai tempi della guerra russo-afghana fino al recente conflitto in Siria, uno dei più geniali e spietati ideatori della violenza imperialista statunitense. The AntiMedia ne riassume l’eredità: la costruzione metodica dell’estremismo islamico, di al-Qaeda, la destabilizzazione sistematica del Medio Oriente, l’induzione di uno stato di tensione continua contro la Russia.
di The AntiMedia, 27 maggio 2017
Zbigniew Brzezinski, ex consulente per la sicurezza nazionale del Presidente Jimmy Carter, è morto lo scorso venerdì in un ospedale della Virginia, all’età di 89 anni. Sebbene il New York Times ammetta che l’ex consulente del governo fosse un “falco della teoria strategica”, travisare la sua eredità come se fosse, per il resto, infinitamente positiva, non è così semplice come l’establishment vorrebbe credere.
Mentre il Regno Unito si destreggia con la “minaccia terroristica” ai più alti livelli, dopo un attacco devastante ispirato dall’ISIS — e mentre le Filippine entrano in uno stato di legge marzialequasi totale, dopo la devastazione ispirata dall’ISIS — la morte di Brzezinski giunge al momento giusto, come stimolo a una comprensione più profonda dell’origine del terrorismo moderno.
Come spiega il New York Times, il “profondo odio di Brzezinski contro l’Unione Sovietica” ha guidato molta della politica estera Americana, “nel bene e nel male“. Così scrive il Times:
“Brzezinsky sostenne l’invio di miliardi [di dollari] di aiuto ai militanti islamici che combattevano contro l’invasione delle truppe sovietiche in Afghanistan. Incoraggiò tacitamente la Cina a continuare il suo sostegno a favore del regime di Pol Pot in Cambogia, nel timore che i vietnamiti, sostenuti dall’Unione Sovietica, prendessero il controllo del paese”.
Sebbene sia un progresso, da parte del New York Times, notare il sostegno di Brzezinski verso i militanti islamici, minimizzare gli effetti della sua aggressiva agenda di politica estera con una semplice frase non rende giustizia al vero orrore dietro le politiche di Brzezinski.
Dopo che un colpo di stato in Afghanistan, nel 1973, aveva istituito un nuovo governo laico favorevole ai sovietici, gli Stati Uniti si impegnarono a rovesciare questo nuovo governo organizzando una serie di tentativi di colpi di stato tramite i paesi lacché dell’America, il Pakistan e l’Iran (che a quel tempo era sotto il controllo dello Shah, sostenuto dagli USA). Nel luglio 1979 Brzezinski autorizzò ufficialmente il sostegno ai ribelli mujaheddin in Afghanistan, tramite il programma della CIA denominato “Operazione Ciclone”.
Molti oggi difendono la decisione dell’America di armare i mujaheddin in Afghanistan, perché credono che fosse necessario per difendere il paese, e l’intera regione, dall’aggressione sovietica. Tuttavia le stesse affermazioni di Brzesinski contraddicono in pieno questa giustificazione. In un’intervista del 1998, Brzesinski ammise che, nel condurre questa operazione, l’amministrazione Carter stava “consapevolmente aumentando la probabilità” che i sovietici intervenissero militarmente (suggerendo così che avessero iniziato ad armare le fazioni islamiste già prima dell’invasione sovietica, rendendo dunque la giustificazione superflua, perché non ci sarebbe stata, a quel tempo, alcuna invasione sovietica da respingere armando i guerrieri afghani della libertà). Brzezinski disse poi:
“Pentirci di cosa? Quella operazione segreta fu un’idea eccellente. Ebbe l’effetto di attirare i russi nella trappola afghana e volete che me ne penta? Il giorno in cui i sovietici varcarono ufficialmente il confine afghano scrissi al Presidente Carter: ora abbiamo l’opportunità di dare all’URSS il suo Vietnam”.
Questa affermazione andava aldilà del semplice vanto di avere istigato una guerra e il collasso definitivo dell’Unione Sovietica. Nelle sue memorie, intitolate “From the Shadows“, Robert Gates — ex direttore della CIA sotto Ronald Reagan e George H. W. Bush, e segretario alla difesa sia sotto George W. Bush che sotto Barack Obama — confermò direttamente che questa operazione segreta iniziò sei mesi prima dell’invasione sovietica, proprio con l’intento di attirare i sovietici in un pantano in stile vietnamita.
Brzezinski sapeva esattamente cosa stava facendo. I sovietici si impantanarono in Afghanistan per circa dieci anni, combattendo contro una riserva interminabile di armi fornite dagli americani e di combattenti addestrati dagli americani. A quel tempo i media si spinsero al punto di elogiare Osama Bin Laden — una delle figure più influenti dell’operazione segreta di Brzezinski. Sappiamo tutti come è andata a finire.
Perfino dopo la piena consapevolezza di ciò che era diventata la sua creazione finanziata dalla CIA, nel 1998 Brzezinski fece queste dichiarazioni ai suoi intervistatori:
“Cos’è più importante per la storia del mondo? I Talebani o il crollo dell’impero sovietico? Un po’ di musulmani scalmanati o la liberazione dell’Europa Centrale e la fine della guerra fredda?”
L’intervistatore, allora, si rifiutò di lasciar passare questa risposta come se nulla fosse, e ribatté:
“Un po’ di musulmani scalmanati? Ma è stato detto e ripetuto che il fondamentalismo islamico rappresenta una minaccia per il mondo moderno”.
Brzezinski troncò questa affermazione dicendo: “Nonsense!”
Cose di questo genere succedevano quando i giornalisti facevano ancora domande pressanti ai funzionari di governo, cosa che oggi accade assai di rado.
Il sostegno di Brzezinski a questi elementi radicali portò direttamente alla formazione di al-Qaeda, che letteralmente significa “la base”, perché era in effetti la base da cui si lanciava la controffensiva contro l’invasione sovietica che si stava anticipando. Ciò portò anche alla creazione dei Talebani, la mortale creatura che oggi sta combattendo una battaglia all’ultimo sangue contro le forze NATO.
Inoltre, nonostante le affermazioni di Brzezinski, che cerca di far passare l’idea di una sconfitta definitiva dell’impero russo, la verità è che, per Brzezinski, la guerra fredda non è mai terminata. Sebbene sia stato critico riguardo all’invasione dell’Iraq nel 2003, Brzezinski ha mantenuto un forte controllo sulla politica estera americana fino al momento della sua morte.
Non è una coincidenza che, in Siria, l’amministrazione Obama abbia adottato una strategia del tipo “pantano afghano” contro un altro alleato della Russia: il regime di Assad. Un comunicato divulgato da Wikileaks, datato dicembre 2006 e firmato da William Roebuck, che a quel tempo era incaricato di affari presso l’ambasciata americana a Damasco, diceva:
“Pensiamo che le debolezze di Bashar stiano nel modo in cui lui decide di reagire ai problemi incombenti, sia reali che percepiti, come ad esempio il conflitto tra le riforme economiche (per quanto limitate) e la forza radicata della corruzione, la questione curda, e la potenziale minaccia al regime da parte di una crescente presenza di estremisti islamisti. Questo comunicato riassume la nostra valutazione su queste vulnerabilità e suggerisce che ci possono essere delle azioni, delle affermazioni e dei segnali, da parte del governo degli Stati Uniti, che potrebbero aumentare la probabilità che queste potenzialità si verifichino“.
Un po’ come con l’Operazione Ciclone, sotto Barack Obama la CIA ha speso circa un miliardo di dollari all’anno per addestrare i ribelli siriani (affinché si impegnassero in tattiche terroristiche). La maggioranza di questi ribelli siriani condivide l’ideologia fondamentalista dell’ISIS e ha l’obiettivo esplicito di stabilire la legge della Sharia in Siria.
Proprio come in Afghanistan, la guerra in Siria ha coinvolto formalmente la Russia nel 2015, e l’eredità di Brzezinski è stata mantenuta viva attraverso gli avvertimenti di Obama al Presidente russo Vladimir Putin, che avrebbe spinto la Russia verso un altro pantano in stile afghano.
Da chi può aver acquisito, Obama, queste tecniche alla Brzezinski, gettando la Siria nell’orrore di sei anni di guerra e di nuovo trascinando una grossa potenza nucleare in un conflitto pieno di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità?
Ecco la risposta: le ha acquisite da Brzezinski stesso. Secondo Obama, Brzezinski è stato un suo mentore personale, un “amico eccezionale”, dal quale ha imparato moltissimo. Alla luce di questo, c’è forse da sorprendersi che siano sorti così tanti conflitti dal nulla durante la presidenza Obama?
Il 7 febbraio 2014 la BBC ha pubblicato la trascrizione dell’intercettazione telefonica di una conversazione tra l’assistente segretaria di stato Victoria Nuland e l’ambasciatore americano in Ucraina Geoffrey Pyatt. In quella conversazione telefonica i rappresentanti stavano discutendo su chi avrebbero voluto piazzare al governo ucraino dopo il colpo di stato che aveva cacciato il presidente filorusso Viktor Yanukovych.
Ed ecco che Brzezinski stesso, nel suo libro del 1998, “Il Grande Scacchiere“, sosteneva la necessità di prendere il controllo dell’Ucraina, dicendo che l’Ucraina era “uno spazio nuovo e importante sulla scacchiera euroasiatica, un perno geopolitico, perché la sua stessa esistenza come nazione indipendente implicava che la Russia cessasse di essere un impero euroasiatico“. Brzezinski ammoniva contro l’eventualità di permettere alla Russia di prendere il controllo dell’Ucraina, perché “la Russia si riprenderebbe automaticamente i mezzi per tornare ad essere un potente stato imperiale, con influenze sia in Europa che in Asia“.
Dopo Obama, Donald Trump è salito in carica con tutta un’altra mentalità, con l’idea di lavorare con la Russia e con il governo siriano per combattere l’ISIS. Non c’è da sorprendersi che Brzezinski non abbia sostenuto la campagna di Trump per la presidenza, e abbia ritenuto che le idee di Trump sulla politica estera mancassero di coerenza.
Dopo tutto questo, l’anno scorso Brzezinski è sembrato aver cambiato posizione sugli affari globali, iniziando a sostenere un “riallineamento globale”, una redistribuzione del potere globale, alla luce del fatto che gli USA non erano più la grande potenza imperiale di un tempo. Tuttavia, Brzezinski sembrava ancora ritenere che, senza il ruolo di guida dell’America, il risultato sarebbe stato solo “il caos globale”. Pare perciò improbabile che il suo cambiamento di posizione fosse fondato su un cambiamento reale e significativo sullo scacchiere geopolitico.
La stessa esistenza della CIA è fondata sull’idea di una minaccia russa, come è stato evidenziato dall’aggressione decisa da parte della stessa CIA contro l’amministrazione Trump non appena si è delineata una possibile distensione con l’ex Unione Sovietica.
Brzezinski è morto nella tranquillità del suo letto di ospedale, a differenza di milioni di civili sfollati e assassinati, risucchiati nel contorto gioco di scacchi geopolitico di Brzezinski, fatto di sangue e follia. La sua eredità è la militanza jihadista, la formazione di al-Quaeda, il più devastante attacco su suolo americano che sia mai stato fatto da un’entità straniera nella storia recente, e la demonizzazione della Russia come eterno avversario, con il quale la pace non si può e non si deve fare.
ca un miliardo di dollari all’anno per addestrare i ribelli siriani (affinché si impegnassero in tattiche terroristiche). La maggioranza di questi ribelli siriani condivide l’ideologia fondamentalista dell’ISIS e ha l’obiettivo esplicito di stabilire la legge della Sharia in Siria.
Proprio come in Afghanistan, la guerra in Siria ha coinvolto formalmente la Russia nel 2015, e l’eredità di Brzezinski è stata mantenuta viva attraverso gli