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U.S. Presidential Election's Paradoxes

1) OBAMA a fine mandato rivela...
2) CLINTON: "Con lei andremo in guerra" (Oliver Stone, Diana Johnstone)
3) TRUMP: Велика је грешка што смо бомбардовали Србе / It was a great mistake to bomb the Serbs ... / Però vuole costruire un hotel di lusso sulle rovine degli edifici bombardati!
4) SANDERS zalagao se za bombardovanje Srbije / Sul "pacifismo" di Sanders...


=== 1: OBAMA ===

"GOVERNI CANAGLIA" (maal52tv, 12 mar 2016)

Barak Obama alla fine del suo mandato parla, vuota il sacco, e accusa rivelando ciò che avevamo intuito nell'agosto 2013: il mondo si è trovato sull'orlo di una guerra che da convenzionale avrebbe potuto degenerare in atomica.



=== 2: CLINTON ===

Raccomandiamo la lettura di

HILLARY CLINTON REGINA DEL CAOS 
di Diana Johnstone – Frankfurt: Zambon ed., 2016

(in eng.: QUEEN OF CHAOS. The Misadventures of Hillary Clinton
by Diana Johnstone  – CounterPunch, 2015

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The following article in english: 
IF HILLARY GETS ELECTED WE WILL HAVE WWIII. An Interview to Diana Johnstone



“Con Clinton presidente sarà guerra mondiale”. Intervista a Diana Johnstone

a cura di Matteo Carnieletto - 27 aprile 2016

Diana Johnstone ha scritto una pungente biografia di Hillary Clinton, pubblicata in Italia da Zambon.

Di questo testo abbiamo già avuto modo di parlare. Questa notte, però, nel Super martedì del Nordest , la Clinton ha vinto in altri quattro Stati mentre settimana scorsa ha vinto a New York. Hillary, insomma, corre spedita verso le elezioni.

Prima di arrivare all’attualità, ci piacerebbe capire chi è realmente Hillary Clinton. Come si è formata? Quali sono i suoi riferimenti culturali?

Hillary è nata nel 1947, in una famiglia repubblicana del ceto medio conservatore, dominata da un padre esigente che sembra averle trasmesso le sue ambizioni irrealizzate. La sua filosofia di base è sempre stata quella del lato aggressivo e individualistico del sogno americano: se si tenta con la forza, si va avanti. Questa visione implica uno scarso rispetto per coloro che non ce la fanno. Hillary si sente a proprio agio con i miliardari e loro si sentono a proprio agio con lei. Metodista, mostra la sua religiosità usandola come mezzo di auto-aiuto. Il suo primo impegno politico è stato con un accanito sostenitore dell’estrema destra repubblicana: il senatore Goldwater.

Mentre era Segretario di Stato, la Clinton ha aperto uno dei più feroci periodi della politica estera americana, a cominciare dalla Libia. Qual è stato il suo ruolo nella destabilizzazione del Medio Oriente?

Il suo ruolo è stato enorme. Se c’è un’opzione militare, lei la sostiene. Ha votato per l’invasione dell’Iraq nel 2003 ed è orgogliosa di rivendicare la propria responsabilità nella disastrosa guerra libica in quanto ha eliminato un dittatore: se le cose in Libia sono andate male è perché gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare di più e non di meno. Ha sempre chiesto un intervento aggressivo contro Assad in Siria e la sua ostilità nei confronti dell’Iran è senza limiti. Tutto questo l’ha resa cara ai sostenitori di Israele, come il miliardario Haim Saban. In breve, ha completamente adottato la posizione dei “neocon”: qualsiasi nemico di Israele è un nemico degli Stati Uniti, e il suo regime deve essere o rovesciato o suddiviso in pezzi. La sua politica in Medio Oriente è di allineamento totale con Israele, che non impedisce un forte attaccamento all’Arabia Saudita, reso possibile grazie alla sua assistente Huma Abedin.

Hillary Clinton si distingue per la sua politica fortemente anti-russa. Da dove viene questa impostazione ideologica?

È la politica estera che nasce dal lato aggressivo del sogno americano. L’America è la migliore, la più forte ed è sicura di prevalere se usa la forza. La Clinton crede che se gli Usa agiscono sono destinati a vincere. Per quanto riguarda la Russia, Hillary ha completamente sottoscritto la visione dominante a Washington, ovvero che l’America “ha vinto la Guerra Fredda”. Ciò crea un’opinione arrogante: che gli Stati Uniti, dopo aver vinto la Prima Guerra Mondiale, la seconda e infine la Guerra Fredda, sono destinati a vincere. L’ideologia di Hillary serve perfettamente gli interessi del complesso militare-industriale e quelli finanziari che traggono profitto da esso. La sua ostilità nei confronti della Russia è in parte un residuo della Guerra Fredda, quando la forza militare degli Stati Uniti è stata costruita avendo Mosca come nemico. Ma penso che sia molto più un prodotto di ostilità innata nei confronti di ciò che non è americano o che non riconosce l’egemonia americana.  Nel 1990, il presidente russo Boris Eltsin era totalmente asservito al presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. L’arrivo di un leader russo che guarda principalmente agli interessi della Russia è stato sentito a Washington come un tradimento della storia. Abbiamo vinto, oppure no? Hanno perso loro, vero? Allora chi è questa nullità che chiede un “mondo multipolare”?

Vladimir Putin è un chiaro ostacolo alla tacita politica (ma dimostrata sotto Eltsin) di acquisire il controllo economico di vaste risorse della Russia. E poi c’è una spiegazione strategica per l’ostilità nei confronti della Russia, enunciata da Zbigniew Brzezinski nel suo libro del 1997, La Grande Scacchiera: l’egemonia degli Stati Uniti dipende dall’evitare l’unità tra Europa occidentale e Russia. Se non  per portare a una guerra nucleare, l’attuale politica estera degli Stati Uniti è stata progettato per erigere una nuova “cortina di ferro” con lo scopo di isolare la Russia, in particolare dal suo partner commerciale naturale: la Germania. Motivazioni ideologiche, economiche, psicologiche e strategiche sono tutte unite per produrre una campagna di propaganda anti-russa che è tanto più spaventosa quanto più non ha basi reali. Dire che la Russia è una “minaccia” è fantasia pura. Ma la Nato che accerchia i confini russi è reale. E la Clinton si avvale sia della fantasia che della realtà.

Mentre mi trovavo a New York, alcuni americani che ho conosciuto mi hanno parlato della Clinton come di una “bugiarda”. Quali bugie ha detto agli americani?

Lei, ovviamente, è solamente una che dice quello che considera utile, a prescindere dalla verità. Penso che abbia sviluppato questa abitudine da piccola, cercando di compiacere il padre. Forse la sua bugia più nota è la quella che ha raccontato durante la sua prima campagna per la nomination del Partito Democratico nel 2008. Più volte, ha intrattenuto la platea raccontando di come sia dovuta “fuggire dal fuoco dei cecchini” quando è atterrata per una visita ufficiale in Bosnia alcuni mesi dopo la fine della guerra. In questo caso la bugia è stata smontata da alcuni testimoni e filmati che la mostrano pacifica, accolta da fiori e bambini. Messa all’angolo dai giornalisti si è scusata affermando che è naturale che chi pronuncia così tante parole possa commettere errori. Quella era una bugia gratuita, non una “gaffe”.

Spesso mente per omissione. O per evasività. È noto che i Clinton sono stati supportati da Goldman-Sachs nel corso della loro carriera, ricevendo milioni di dollari in varie forme. Tuttavia lei si difende, chiedendo retoricamente: “Dammi solo un esempio di come il sostegno di Wall Street abbia cambiato il voto su di me”. Questa risposta falsa distrae dal fatto che tutta la sua carriera è stata in sintonia con i desideri di Wall Street. Più frequentemente riguardo al suo passato politico. Per molto tempo, Clinton è stata contro il matrimonio gay. Ora invece è a favore. Qualsiasi insinuazione riguardo il suo “trasformismo” su questioni politiche è “completamente sbagliata”. Lei nega, nonostante sia stato provato, che abbia approvato l’Accordo nordamericano per il libero scambio (NAFTA). Spesso non risponde a domande particolarmente difficili ridendo o tossendo. Lo scandalo sull’uso illegale della sua mail privata mentre era segretario di Stato è stata l’occasione per svelare nuove bugie. Una piccola: lei ha affermato che gran parte delle mail erano comunicazioni private con suo marito Bill, mentre lui ha negato dicendo che non usa mai la posta elettronica. Una bugia enorme riguarda anche la versione ufficiale dell’11 settembre 2012, sull’omicidio dell’ambasciatore americano Chris Stevens a Bengasi. Hillary ha detto che l’omicidio è stato provocato da proteste musulmane spontanee contro un film a basso costo di Hollywood che insultava il Profeta. Tuttavia, in una mail recentemente pubblicata, scrive: “Sappiamo che l’attacco in Libia non aveva nulla a che fare con il film. È stato un attacco pianificato”. E così via. Ma sembra che i suoi sostenitori non usino Internet, dove tutto questo è chiaramente dimostrato.

Se Hillary Clinton dovesse vincere, quali scenari si aprirebbero per gli Stati Uniti?

Considerando quanto mente sul suo passato, non vi è alcun motivo di credere a ciò che sostiene che farà in futuro. Ma quello che dice è abbastanza allarmante: minaccia di far crescere l’intervento americano contro Assad in Siria, che provocherebbe un conflitto con la Russia. Minaccia l’interruzione di rapporti normali con l’Iran, il supporto totale ad Israele contro i palestinesi e l’ostilità senza compromessi verso la Russia. Il futuro è sempre pieno di sorprese. Il presidente degli Stati Uniti ha potere limitato e deve soddisfare l’oligarchia dominante. Tuttavia, Hillary è supportata proprio da quella oligarchia e sarà circondata da quei neoconservatori e da quegli interventisti liberali che hanno trovato Obama troppo prudente e potrebbero quindi incoraggiarla alla guerra. Ciò che bisognerà temere di più sarà l'”attivismo” di Hillary, la sua disponibilità a usare la forza militare al posto della diplomazia, la sua visione dualistica del mondo, diviso tra “amici” (quelli che sostengono gli Stati Uniti) e “nemici “(chiunque, a seconda delle circostanze). Continuerà la crescita militare della Nato contro la Russia fino al punto che qualche incidente potrà scatenare la Terza Guerra Mondiale. Non sto predicendo questo. Sto solo cercando di avvertire l’Europa. Solo il vostro rifiuto della politica di guerra degli Stati Uniti può fare la differenza.


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Oliver Stone: "Con la Clinton, e il suo lavaggio del cervello neo-con, andremo in guerra"


In un articolo su Huffington Post, Oliver Stone fa il suo ufficiale endorsement a Bernie Sanders. La Clinton, scrive il Premio Oscar, ha supportato “i bombardamenti Nato sulla ex Jugoslavia, la guerra di Bush in Iraq ancora in corso, la confusione in Afghanistan, e, come Segretario di Stato, la distruzione dello stato secolare della Libia, il golpe in Honduras e l’attuale tentativo di cambio di regime in Siria”.  Scrive ancora Stone: “Ognuna di queste situazioni ha portato a più estremismo, più caos nel mondo, e più pericolo per il nostro paese. I conflitti successivi saranno i confini della Russia, Cina e Iran. Guardate la malvagità del suo recente discorso all'AIPAC e non dite che non siete stati avvertiti). Possiamo davvero sopportare di vedere come Clinton "prende la nostra alleanza [con Israele] al livello successivo"? Dov'è il nostro senso delle proporzioni? Possono, se non i media, per lo meno noi chiamarci fuori da questo estremismo?”.
 
Stone lamenta anche il fatto che i media interni, definiti “Pravda”, dipingendo come impresentabile la controparte repubblicana, Donald Trump, indicano la Clinton come l’unica alternativa rispettabile e “normale”. Trump è ,sì, impresentabile, ma la ex first lady “ha subito un lavaggio del cervello ad opera dei neoconservatori”, afferma Stone.

“Credo che il fascismo sia ancora il nostro più grande nemico”, scrive Stone in chiusura, “e il suo volto è ovunque nelle nostre cosiddette democrazie. Esso è sempre stato legato a interessi economici che erano al potere. Questo è ciò che è il fascismo e il pericolo in cui ora ci troviamo. Sanders parla di denaro, ascoltatelo. Parla con chiarezza del denaro e del suo potere distorsivo. E' l'unico che ha protestato contro questa corruzione nella nostra politica. Clinton l'ha abbracciata questa corruzione”.
 
Meglio di Clinton, sicuramente, ma non nutriamo lo stesso entusiasmo di Stone per Sanders, come abbiamo scritto più volte. Colui che ha girato più di un documentario sulla straordinaria trasformazione dell'America Latina progressista che ha saputo spezzare le catene del Fondo Monetario Internazionale e di Washington, dovrebbe forse avere una remora in più verso colui che, rispondendo ad un Super Pac di Hillary Clinton, riferendosi ad Hugo Chavez dichiarava: “addirittura hanno cercato di creare un collegamento a un dittatore comunista morto"; e a colui che ha in programma di allargare la NATO. Il programma di politica estera di Sanders è quello di un socialista che odia i socialisti. 

La Redazione

Notizia del: 01/04/2016

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Intervista ASI. Diana Johnstone: "Se la Clinton diventasse presidente il mondo finirebbe nel caos" (di Fabrizio Di Ernesto, 9 Aprile 2016)
Abbiamo incontrato Diana Johnstone autrice del saggio “Queen of Chaos: The Misadventures of Hillary Clinton”, tradotto in italiano con il titolo “Hillary Clinton – Regina del caos” dalla casa editrice Zambon. Con lei abbiamo parlato della politica estera statunitense e della corsa alla nomination tra i Democratici per la successione al presidente Barack Obama...

Webster Tarpley: "E’ l’ora giusta per smascherare Hillary" (PandoraTV, 2 apr 2016)
Per Hillary Clinton è in arrivo una tegola giudiziaria. Lo scandalo delle sue e-mail di quando ricopriva la carica di Segretario di Stato rivela un suo ritratto spietato, una figura intenta a causare guerre nel mondo arabo perfino in contrasto con i militari che volevano frenare, fino al caos generato in Libia. L’FBI avrà in pugno il futuro politico di Hillary, molto esposta anche sul fronte della corruzione, assieme al marito ed ex presidente Bill Clinton e assieme alla figlia Chelsea: oltre a poter perdere la candidatura, di certo la famiglia Clinton finirà fra i barattieri delle Malebolge dell’Inferno di Dante. Bernie Sanders dovrà cogliere l’occasione. Sul fronte repubblicano Trump appare indebolito...

Il lato oscuro della Clinton (Di M. Carnieletto, 14.3.2016)
Da qualche settimana, Washington Post e New York Times stanno raccontando, con dovizia di particolari, le “imprese” libiche della candidata alla presidenza Usa Hillary Clinton. Ci sarebbe lei, infatti, dietro l’intervento in Libia del 2011...

Perché a noi conviene Hillary Clinton (di Angelo Panebianco, 7.3.2016)
Il vero problema non è se il futuro presidente sarà di sinistra o di destra, ma se sarà un isolazionista, pronto ad abbandonarci al nostro destino, o un attivo internazionalista
http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_08/perche-noi-conviene-hillary-clinton-ad168ebc-e498-11e5-9e78-e03cf324c1ba.shtml

The Hillary Clinton Emails: A Record of Imperialist Crimes (by Tom Hall / WSWS, 7 March 2016)
... Hundreds more emails deal with the US-led proxy war in Libya, in which Clinton played a leading role. As a recent series of articles in the New York Times confirmed, Clinton was the leading advocate in the White House for the clandestine arming of “rebel” militias comprised largely of Islamic fundamentalists, which comprised the main fighting force against the regime of Muammar Gaddafi...


=== 3: TRUMP ===




Доналд Трамп је код Ларија Кинга, а поводом годишњице бомбардовања Србије критиковао Била Клинтона и злочиначки напад на Србе савезнике Америке у оба рата.

– Клинтонови су направили хаос на Балкану и на Косову. Погледајте шта смо направили Србији ваздушним бомбардовањем са сигурне висине. Ти исти Срби су спасавали америчке пилоте у Другом светском рату.

Велика је грешка што смо бомбардовали народ који је био наш савезник у оба светска рата. Клинтонови сматрају то за успех, а мене је то срамота.

Упућујем извињење Србима за све грешке америчке политике, а пре свега Клитонових. Нама у борби против исламског тероризма требају савезници који имају ратно искуство борбе са овим злом – а то су у Европи Руси и Срби.

Ако а будем на челу Америке биће промењен спољнополитички курс који је до сада често био погрешан


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Donald Trump with Larry King on the occasion of the anniversary of the bombing of Serbia criticized Bill Clinton and criminal attack on Serbs, the ally of America in both wars.

- The Clintons have made a mess in the Balkans and Kosovo. Look what we did to Serbia in an aerial bombardment from a safe height. Those same Serbs rescued American pilots in World War II.
It is a mistake that we bombed a nation that has been our ally in two world wars. Clintons believe that was a success, and I find it shameful.
I extend an apology to all the Serbs for the error of American policy, primarily Clinton's. We need allies in fight against Islamic terrorism who have combat experience fighting this evil - and that in Europe are the Russians and the Serbs.

If I become the head of America the foreign policy will change the course that has until now often been wrong.

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Ogni maniera è buona per nascondere i crimini USA-NATO. Gli edifici colpiti dell'ex stato maggiore jugoslavo sono stati lasciati in rovina dal 1999 affinché si ricordino i barbari bombardamenti USA-NATO, ed è bene che non siano toccati. Sulle macerie del bombardato Gabinetto di Tito a Dedinje, invece, gli USA hanno già costruito un grandissimo edificio per l' Ambasciata USA con un alto muro di cinta... (a cura di Ivan)

da www.viedellest.eu
Serbia - 15 gennaio 2014

Belgrado, Trump vuole costruire un hotel di lusso sulle rovine degli edifici bombardati

L'organizzazione che fa capo all'imprenditore americano Donald Trump è interessata alla costruzione di un hotel di lusso a cinque stelle a Belgrado. Tra i siti possibili presi in considerazione vi è anche quello degli edifici dell'ex stato maggiore jugoslavo distrutti, nel centro della capitale, dai bombardamenti Nato della primavera 1999. Tale interesse è stato manifestato in un incontro che una delegazione dell'organizzazione americana ha avuto a Belgrado con il premier serbo Ivica Dacic. I due enormi edifici sono stati lasciati in rovine dalle autorità, che solo nelle scorse settimane hanno avviato i primi lavori di ripulitura e sistemazione, anche per il pericolo rappresentato da ulteriori crolli.


=== 4: SANDERS ===

"Pacifismo" di Sanders

Segnaliamo dall'articolo

TRKA ZA ŠEFA BELE KUĆE! Da li će socijalista Sanders naslediti Obamu?! (Informer 02. 02. 2016.)

http://www.informer.rs/print/53629/vesti/svet/53629/ANKETA-TRKA-SEFA-BELE-KUCE-socijalista-Sanders-naslediti-Obamu

il seguente paragrafo:

"Zalagao se za bombardovanje Srbije

Bernarda Sandersa stranački oponenti nazivaju lažnim socijalistom i kvazipacifistom. On je tokom kampanje kritikovao Hilari Klinton zbog njene podrške američkoj invaziji na Irak 2003, čemu se Sanders žestoko protivio. Stranačke kolege su ga, međutim, podsetile da on nije bolji od Hilari jer se zalagao za bombardovanje Srbije 1999.
- Treba zaustaviti etničko čišćenje na Kosovu, zaustaviti Slobodana Miloševića - govorio je tada Sanders.
Pored toga, on je glasao i za paket od milijardu dolara koji su SAD dale za krvavu smenu proruskog režima u Ukrajini."

Sanders sostenne dunque il bombardamento del 1999, ma anche l'autorizzazione dei fondi per le invasioni di Iraq e Afghanistan, e il miliardo di dollari di prestiti alla giunta di Kiev. Sul suo stesso sito web, il senatore espone le proprie posizioni sulla NATO e le sue guerre: http://feelthebern.org/bernie-sanders-on-nato/
Il tono è quello classico jingoista, replicando il mito degli USA come potenza tutto sommato benigna. L'interpretazione dei fatti storici è assurda, con Milošević e Gheddafi demonizzati come nel discorso standard imperialista. Spiccano le lodi per l'ambasciatore Stevens ucciso in Libia, che era in realtà il capo contrabbandiere di armi verso la Siria, e direttore dell'agenzia viaggi per jihadisti, con però una sola destinazione (Siria).

Non molto tempo fa Sanders incoraggiava appassionatamente l'Arabia Saudita a darsi da fare militarmente nella regione. Vedere per credere: https://m.youtube.com/watch?v=0jEW2DGrRvM

(a cura di Andrea D.)




[Cogliamo l'occasione di questa sintesi in lingua serbocroata sul revisionismo e revanscismo italiano in merito al confine orientale per fornire alcuni aggiornamenti sulla squallida "patacca" della non-foiba di Rosazzo:

FOSSA COMUNE, ESPOSTO DELL’ANPI CONTRO URIZIO (di Davide Vicedomini, 16.4.2016)
Il ricercatore accusato di aver diffuso notizie false. Attacchi al Messaggero Veneto, ma la Procura continua a indagare

SPECIALE AGGIORNAMENTI SULLA FOIBA PERDUTA DI ROCCA BERNARDA (Claudia Cernigoi, 29.3.2016)


FLASHBACKS: 
FOIBE: PROCURA UDINE APRE INDAGINE SU FOSSA COMUNE IN FRIULI (ANSA 18.2.2016)
(ANSA) - UDINE, 18 FEB - La Procura di Udine ha aperto un'indagine sulla possibile presenza di una fossa comune nella zona di Corno di Rosazzo (Udine) dove nel 1945, secondo alcuni documenti emersi nelle scorse settimane, potrebbero essere stati sepolti tra i 200 e gli 800 cadaveri. "Per ora non c'è certezza né che ci sia stato un reato né chi sia l'autore", spiega il Procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo che ha avviato un'investigazione preliminare insieme con il Procuratore aggiunto Raffaele Tito "sulla base di alcune notizie di stampa". L'obiettivo della Procura è identificare il sito. Solo all'esito si valuteranno quali altri passi compiere, considerati i numerosi anni trascorsi dai fatti. ''Abbiamo recuperato un'informativa ministeriale, stiamo cercando di acquisire documentazione. C'è qualche accenno fumoso a una precedente indagine di una ventina d'anni fa che verificheremo''.
LA VERITA’ DOCUMENTALE SULLA FOIBA MOBILE DI ROSAZZO
AGGIORNAMENTI PRECEDENTI

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“Dobri Talijani” i fašizam za 21. stoljeće

Mladen Barbarić

Nakon polemika koje je potaknuo odnos tek formirane hrvatske vlade prema antifašizmu, novi su skandal izazvali nedavni parlamentarni izbori u Slovačkoj. U parlament je, uz tradicionalne predstavnike ekstremne desnice, ušla i stranka koja se otvoreno smatra nasljednicom slovačkih kolaboracionista iz Drugog svjetskog rata. No suprotno čestim interpretacijama, proces rehabilitacije povijesnog fašizma i pojava desnice “bez kompleksa antifašizma” nije rezerviran za bivše socijalističke zemlje. Dapače, paralelno se odvija i u Italiji, zemlji u kojoj je spomenuti pokret i nastao

Dok u Hrvatskoj traje polemika oko članova Vlade koji izražavaju simpatije prema poraženim fašističkim snagama iz Drugog svjetskog rata, u Italiji Camice Nere imaju vlastiti mauzolej Duceu kojega redovito pohode čitave obitelji, a fašisti u vladi su sjedili još prije desetljeća i pol. Sve se to događa u jednoj od osnivačica Europske unije, republici formalno zasnovanoj na radu i utemeljenoj na antifašizmu, zemlji koja s Hrvatskom dijeli i dobar i loš dio povijesti.

Pad Berlinskog zida potaknuo je redefiniciju nacionalnog identiteta u različitim stupnjevima diljem Europe. Od lustracija u Češkoj do ratova na jugoistoku kontinenta, kompletirajući proces ustoličenjem četničkih vojvoda i ustaških simpatizera na najviše funkcije u Srbiji i Hrvatskoj. No ovakva ili slična događanja nisu bila ekskluzivna za bivše socijalističke zemlje, već su vidljiva i u zapadnoeuropskim parlamentarnim demokracijama. Proces konsolidacije nakon pada socijalizma polagano je političke stranke, narode i ekonomije Europe premještao sve više “u desno” da bi danas, četvrt stoljeća nakon, nekadašnje komunističke partije u ekonomskim okvirima postale svoja suprotnost, a s političkim elitama na istom su se putovanju našli i narodi koji ih biraju. Pretvaranje socijalističkih republika u parlamentarne demokracije s fašističkim simpatizerima na vlasti proces je kojemu smo svjedoci. No kako se na istom putu našla i zemlja sa sedamdeset godina dugom parlamentarnom tradicijom, nekada najvećom parlamentarnom komunističkom partijom u zapadnoj Europi i republika formalno utemeljena na antifašizmu?

Ukratko, uz dosta revizije povijesti te uz pomoć oportunizma talijanske ljevice. Prije svega tamošnje Komunističke partije koja se, kao i kod nas, transformirala u Demokratsku stranku (Partito Democratico), učinivši korak dalje od svojih hrvatskih pandana pošteno odbacivši prefiks “socijal”. Važnu propagandnu ulogu u događanjima koji će u talijanskom društvu redefinirati fašizam i postaviti ga kao društveno prihvatljiv politički izričaj imali su upravo naši krajevi, točnije događanja nakon Drugog svjetskog rata, koja Talijani kratko zovu “foibe”.

Premda je talijansko-slovenska komisija povjesničara još 2007. godine utvrdila kako u periodu od 1943. godine do neposredno nakon rata na područjima koja je zauzela jugoslavenska vojska nije bilo više od četiri tisuće mrtvih, talijanski mediji svake godine prilikom obilježavanja Dana sjećanja (kojim se 10. veljače “čuva i obnavlja sjećanje na tragediju Talijana i sve žrtve fojbi te egzodus Istrana, Fiumana i Dalmata nakon Drugog svjetskog rata”1) još uvijek barataju brojkama od 10 do 30 tisuća Talijana ubijenih u odmazdi krvoločnih Slavena – komunista. Barbari Slavi tako su, po mainstream medijima, Talijane vezivali žicom i bacali u krške jame samo zbog toga što su Talijani. Od proglašenja Zakona o Danu sjećanja 2004. godine, škole, državne institucije i lokalna samouprava dužna je posvetiti 10. veljače izložbama, javnim tribinama i komemoracijama tijekom kojih se tragični događaji iz Drugog svjetskog rata nemilosrdno revidiraju i koriste za promociju i rehabilitaciju fašizma otprilike kako se i Bleiburg koristi u Hrvatskoj. Samo malo plastičnije.

Naime, Dan sjećanja nerijetko se u talijanskim medijima – od državne televizije RAI, preko najtiražnijih dnevnih listova, do službenih stranica talijanskog parlamenta – paradoksalno obilježava uz fotografije ubojstava Hrvata i Slovenaca od strane fašista.2 Poziv na obilježavanje Dana sjećanja na genocid nad desetinama tisuća ubijenih Talijana samo zato što su Talijani tako je u udarnom večernjem terminu na televiziji RAI ilustriran strijeljanjem petero slovenskih seljaka 1942. godine kod sela Dane pred streljačkim vodom divizije Sardegna.

“Ne radi se samo o jednoj fotografiji već o desetinama. Ova je tek simbol s obzirom na to da je riječ o fotografiji koja se najviše koristi. Tužnije od toga što se radi o nevjerojatnom paradoksu gdje se žrtve prikazuju kao ubojice, a ubojice kao žrtve, jest jedino to što nitko od povjesničara, novinara ili višemilijunskog auditorija nije primijetio da oni koji drže puške nose talijanske uniforme. Psiholozi to objašnjavaju terminom ‘redukcija pretpostavke’. To su duboko usađene ideje koje utječu na prosuđivanje. U Italiji je ta duboko usađena ideja da su zločine činili komunisti-Slaveni nad Talijanima”, objašnjava povjesničarka Alessandra Kersevan.

Premda je Wu Ming kolektiv3 razotkrio čitav niz sličnih primjera manipulacije fotografijama, ubojstva civila i partizana s područja čitave bivše Jugoslavije i dalje se koriste kao ilustracija “genocida” Slavena nad Talijanima. Treba pak napomenuti da ovako ilustrirani manifesti i pozivi na komemoracije uglavnom privlače esule ili optante te njihove obitelji.4 Na tim manifestacijama, od kojih je najveća u Bazovici pokraj Trsta, ne nedostaje ni obilježja fašističkih jedinica, ali ni odličja koje predsjednik Republike svake godine dijeli stradalima. Među odlikovanima se nalazi i tristotinjak fašista koji su poginuli u borbama s partizanima. Možda najeklatantniji primjer je onaj Vincenza Serrentina, osnivača Fašističke stranke u Zadru tijekom 1920-ih godina. Po kapitulaciji Italije, te okupaciji Zadra od strane nacističke Njemačke, Sarrentina novi gospodari nagrađuju mjestom prefekta. Na ovoj poziciji ostaje do kraja rata kada ga u Trstu partizani hapse pod optužbom za ratni zločin. Dvije godine kasnije strijeljan je u Šibeniku s obzirom na to da je kao član Izvanrednog suda za Dalmaciju bio direktno odgovoran za smrt 35 partizana. Lani je pak posthumno dobio odličje od predsjednika republike Sergia Mattarelle jer Zakon o sjećanju predviđa “priznanje za sve bačene u fojbe i nestale”.

Novi politički konsenzus

Fašizam se u Italiju nakon 50 godina možda nije vratio pod istim okolnostima kao u Hrvatskoj, ali barem dijelom jest zbog istih razloga. Naime, u sjeni ruševina Berlinskog zida, polako se urušavala čitava politička ostavština kontinenta. Pad komunizma na istoku Europe snažno je potresao i zapad. 

“Od Drugog svjetskog rata do 1990. godine temelj talijanske demokracije je antifašizam. Posljedice pada komunizma u određenom su smislu slične na prostoru bivše Jugoslavije i Italije te obje zemlje kreću u političku tranziciju. S padom komunizma, Komunistička partija u Italiji, kao i u Hrvatskoj, više ne može biti komunistička i ona se transformira u današnju Demokratsku stranku. Stvara se politička nestabilnost u kojoj u kratkom periodu 1990-ih godina nestaju sve stranke koje su do tada vladale Italijom više od pola stoljeća. Istovremeno, stvara se novi politički pokret – Sjeverna liga (Lega Nord)”, objašnjava sociolog Federico Tenca Montini koji je u knjizi Fenomenologija mučeništva u medijima (Fenomenologia di un martirologio mediatico, 2014.) proučavao kako su se fojbe prikazivale u javnom prostoru od 1990-ih godina.

Berlinski zid u svoj je svojoj monstruoznosti na ironičan način, i daleko od svojih mitraljeskih gnijezda, ipak opravdavao svoj službeni naziv “Antifašistički zaštitni zid”. Naime, do pada Zida u Italiji je bilo nezamislivo da se neka postfašistička stranka pojavi u vlasti. Rušenje tog zida otvorilo je prostor za reviziju povijesti, za što su kao jedan od glavnih alata poslužile fojbe. “One imaju važnu ulogu u velikom projektu redefiniranja kulturnog imaginarija talijanskog identiteta. Padom komunizma naši se neofašisti reorganiziraju, a krajem 1990-ih prvi puta nakon rata dolaze na vlast. Ako su dakle postfašisti na vlasti to znači da antifašizam više ne predstavlja garanciju ustavnosti te političke elite traže neki novi zajednički denominator koji ih ujedinjuje i tu ulogu tada preuzima patriotizam, odnosno nacionalizam”, pojašnjava Tenca Montini.

Riječ je o povijesnom trenutku u kojem se ljevica distancira od komunističke prošlosti priznajući moralni i ideološki poraz. Zajedno s umivenim fašistima traži novi politički balans udaljavajući se od svoje srži. Političke podjele postaju znak ružnih prošlih vremena i svi Talijani koji su se borili za domovinu postaju uvaženi članovi društva pri čemu ideološka pozicija u borbi postaje zanemariva. Ukratko, ideologija je postala suvišna, a glavnu ulogu preuzima Domovina. Ako nekoga ovaj razvoj događaja podsjeća na hrvatsku inačicu “povijesne pomirbe”, posve je u pravu. Umivanje fašizma imalo je mnoge dodirne točke s obje strane Jadrana. Naposljetku, slične fenomene proživjela je i Španjolska, a proživljavaju se u ovom ili onom obliku i u Srbiji, Sloveniji, Ukrajini…

Upravo zahvaljujući novoj konstelaciji snaga i odmaku od antifašizma prema nacionalizmu fojbe doživljavaju veliki preporod. Gotovo istovremeno na prostorima bivše Jugoslavije odvija se najkrvaviji rat od onog protiv nacifašizma i “Zapad guta slike koncentracijskih logora, masovnih ubojstava poput pornografije”, upozorava Tenca Montini na riječi Dubravke Ugrešić. “U Italiji se na sve to gleda patronizirajuće u stilu: ‘Gle tko radi te stvari, ti slavenski barbari, taj talog Europe. Kod nas se takvo nešto nikada ne bi moglo dogoditi.’ To je otprilike faza u kojoj se sve glasnije čuje glas esula. Oni pak slike iz 1990-ih koriste kao podsjetnik što su sve Slaveni radili njima 1945.”, tumači sociolog naglašavajući kako su mainstream mediji vrlo brzo preuzeli takav diskurs i počeli se razbacivati s brojevima ubijenih Talijana u fojbama.

Nakon inicijalne faze u kojoj se obnavlja fašistički mit o slavenskim barbarima i kada postfašisti prvi puta dolaze na vlast,5 Pandorina kutija je nepovratno otvorena. Nacionalizam prodire u javni diskurs i neofašisti, nakon dvije godine pauze, ponovo preuzimaju vlast te kreće nova faza institucionalizirane, političke rehabilitacije fašizma. “Zakon o sjećanju donesen je zajedničkim ‘naporom’ ljevice u oporbi i postfašista, skupa s Berlusconijem na vlasti. Ovaj Zakon izjednačava Holokaust i fojbe te egzodus Talijana pa ih čak i kalendarski postavlja jako blizu. S inauguracijom Dana sjećanja kreće i medijska kampanja kojoj je najdragocjeniji eksponent film Srce u jami (Il Cuore nel pozzo, Alberto Negrin, 2005.). Riječ je o filmu koji je pun povijesnih falsifikata, etničke mržnje, komunista koji su redom pijanci silovatelji, ubojice i mrzitelji svega talijanskog. No taj film postaje službena verzija povijesnih događaja na talijanskoj istočnoj granici”, tumači Tenca Montini.

Prešućena povijest, ekranizirana žrtva

Osim ovog dragulja talijanske kinematografije, u to je vrijeme snimljen čitav niz filmova kojima se naglašava drevni mit o “dobrim Talijanima” (Italiani brava gente) te se, kao i u nešto starijem Mediterraneu (1991.), talijanska vojska prikazuje poput miroljubivih turista. “Radi se o filmovima u kojima su Talijani uvijek dobri, čak i onda kada su fašisti. S obzirom na pedeset godina vladavine antifašizma, neofašistima je bilo teško ugurati se u kulturu, sveučilišta… čak i kada su konačno došli na vlast. Stoga se u okviru Vlade organizira debata o ulozi te etičkim i kulturološkim potencijalima igranog filma. Praktički vlast razmišlja o tome kako rekonstruirati javno mnijenje i kako to uraditi što brže. Korištenjem masovnih medija, dakako. Rezultat toga su potom i filmovi snimljeni u okviru nacionalne TV kuće RAI”, prepričava zaključke svoje studije Federico Tenca Montini naglašavajući kako to ne treba čuditi jer je Berlusconi upravo na krilima svog medijskog carstva i dobio izbore.

“Sjećanje na prisilnu talijanizaciju Slovenaca i Hrvata, fašističke koncentracijske logore i njihove ratne zločine u Italiji je u potpunosti izbačeno iz kolektivnog imaginarija. Ovo brisanje povijesti često se miješa s antislavizmom. Fašizam je dvadeset godina udarao u tu propagandu […] i u Italiji danas postoji problem rasizma prema narodima bivše Jugoslavije”, objašnjava Wu Ming 1, član bolonjskog kolektiva koji već dobru deceniju uspješno skriva identitet svojih članova od medija ne bi li se težište prebacilo na ono o čemu govore umjesto na trivijalije kojima su mediji skloni. Svi aspekti povijesti koji bi mogli podsjetiti narod da je Italija radila ratne zločine sustavno se brišu iz kolektivne svijesti. Napokon, u talijanskim školama povijest je donedavno završavala s Prvim svjetskim ratom.

Da fojbe nisu usamljen primjer dekontekstualizacije povijesti, gdje se povijest prikazuje od trenutka koji naratoru odgovara, svjedoči i primjer odnosa prema kolonijalnoj politici u Africi. Naime, posve isti principi po kojima se u Italiji kroji službena povijest fojbi vrijedi i za talijanske avanture u Etiopiji, Somaliji i Libiji.

“Postoji jako malo materijala na ovu temu s brojnim nepreciznostima. Čini se kao da je dio povijesti u potpunosti izuzet iz sjećanja ove zemlje. U školama se uči povijest Amerike, Francuske, Španjolske, ali onda se ne uči povijest Italije i njenih kolonija u Africi. Gotovo nitko ovdje ne zna tko je bio Rodolfo Graziani kojem je za 120 tisuća eura u ljeto 2012. godine podignut mauzolej u blizini Rima”,6 upozorava Yodit Berhane, politologinja eritrejskih korijena, podsjećajući na fašističkog ratnog zločinca koji nikada nije osuđen za pokolje u Africi. Baš kao ni general Mario Roatta koji je operirao na Balkanu te nekoliko stotina drugih talijanskih državljana koji su nakon fašističke epizode nastavili svoje vojne i činovničke karijere u institucijama republike, a političke u okviru Talijanskog socijalnog pokreta (MSI). Ova postfašistička stranka osnovana 1946. godine do 1960-ih postala je četvrta stranka po veličini da bi se 1990-ih reformirala i napokon ušla u vladu.

Složena politička situacija u kojoj je, nakon rata, trebao biti obuzdan komunizam dovela je do paradoksalnog ishoda gdje Italija postaje jedina zemlja u Europi koja u parlamentu ima kontinuitet poražene ideologije još od drugih poslijeratnih izbora 1948. godine. Za razliku od Njemačke, Italija nikada nije doživjela defašizaciju društva. Jedina je zemlja u Europi koja sve do 21. stoljeća nije sudila nacistima za brojne zločine tijekom okupacije od 1943. godine do oslobođenja. Suđenje nacistima značilo bi i reviziju uloge fašista koji su čitavo vrijeme sudjelovali u političkom i društvenom životu zemlje zaštićeni od strane zapadnih saveznika.

“Nema sumnje da je za današnje stanje u kojem je umiveni fašizam ponovo prihvaćena ideologija, osim domaće ljevice, kriv i oportunizam zapadnih saveznika. U jednom trenutku fašizam više nije bio opasnost u Europi i Italiji, a borba se polako prenijela u Hladni rat protiv komunizma. Stoga je u Italiji bilo oportuno reciklirati službenike starog režima kako bi ih se iskoristilo u antikomunističkoj funkciji”, tako Wu Ming 1 tumači okolnosti koje su udarile temelje fašizmu za 21. stoljeće.

Iako je Italija Drugi svjetski rat vodila uz bok Hitlerove Njemačke, u društvenom narativu ostao je tek mit o dobrom Talijanu i žrtvi. “Unatoč čitavoj povijesti fašizma, elite su narodu uspjele isplesti priču i snimati filmove u kojima su Talijani žrtve. BBC-jev film ‘Ostavština fašizma’ iz 1989. godine RAI je kupio samo kako bi ga držao u ‘bunkeru’. Napokon je prikazan 2004. godine na jednom privatnom kanalu, ali tek nakon što su istekla prava državne televizije. Zabranjen je film ‘Pustinjski lav’ koji opisuje otpor protiv talijanskog kolonijalizma gdje se talijanska vojska ne prikazuje u skladu s nacionalnim narativom”, objašnjava Wu Ming 1. Za spomenuti je film talijanski premijer Giulio Andreotti 1980-ih tvrdio da šteti časti talijanske vojske nakon čega je bio zabranjen sve do 2009. godine kada je prvi puta službeno prikazan.

Mit o “dobrom Talijanu” koji su gajile političke elite, kako lijeve tako i desne, uspješno je preživio pola stoljeća do pada komunizma kada se na Apeninima 1990-ih konačno otvorila mogućnost za rehabilitaciju fašizma. No da bi mit ostao čvrst i postojan nije bila dovoljna samo propaganda i sustavno prešućivanje povijesti. Kako bi se u masama “uhvatio” bilo je potrebno i obrazovanje koje je preslika javnog diskursa. Nažalost, kvalitetne studije posvećene analizi fojbi u povijesnim udžbenicima koji su se u Italiji koristili od kraja rata na ovamo još uvijek nema. Izuzetak je rad Giuliana Leonija i Andree Tappija koji analizira što se u školama u posljednjih 60 godina predavalo o talijanskom kolonijalizmu.

“Postoji očiti kontinuitet kada promatramo što se u školama učilo u doba fašizma i poslijeratnoj Italiji. Talijanska vojska okarakterizirana je kao herojska dok su autohtoni stanovnici barbari. Sve u svrhu konstrukcije identiteta Italije kao prestižne nacije. Do kraja 1980-ih zadržava se rasistički odnos prema talijanskom kolonijalizmu”, zaključuju Giuliano Leoni i Andrea Tappi u znanstvenom radu “Izgubljene stranice. Kolonijalizam u povijesnim udžbenicima od rata na ovamo”.7 Kolonijalna povijest Italije u školama više je upregnuta u očuvanje mitova nego u proučavanje povijesti. Ako povučemo paralelu s fojbama, možemo pretpostaviti kako se ne radi o značajno drugačijem pristupu.

Nove generacije Talijana emancipaciju od propagande morat će dakle potražiti u nekim alternativnim izvorima, izvan školskih klupa, službene televizije i javnog diskursa. “Ljudi ovdje uglavnom vrlo malo znaju o povijesnim činjenicama, no to ne znači da je riječ o naciji idiota. Kada bi to bilo tako, slobodno bih mogao prestati baviti se ovim što radim. Na žalost, ne možemo očekivati da ljudi znaju nešto što im nitko nije objasnio i propisno kontekstualizirao. Srećom, kada se to uradi onda je i rezultat tu. To je jedna gerilska borba. Duga i teška, ali na kraju krajeva, partizani su se goloruki borili protiv brojno nadmoćnijeg neprijatelja i pobijedili”, optimistično zaključuje Wu Ming 1.


1 Zakon br. 92, 30. ožujka 2004. godine.
2 Piero Purini, “Come si manipola la storia attraverso le immagini: il Giorno del Ricordo e i falsi fotografici sulle foibe”, Giap, Wu Ming, 11. ožujka 2015.
3 Lucie Geffroy, “Wu Ming – kulturna gerila”, Le Monde diplomatique, hrvatsko izdanje, lipanj 2015.
4 Termini esuli (egzilanti) i optanti (oni koji su odabrali preseljenje u Italiju), odnose se na etničke Talijane koji prije 1945. godine živjeli na istočnoj obali Jadrana da bi je napustili nakon što je područje pripalo Jugoslaviji.
5 Sjeverna liga i Nacionalni savez (sljednik fašističkog Talijanskog socijalnog pokreta) sudjelovali su u čak četiri vlade pod predsjedanjem Silvia Berlusconija (1994.-1995., 2001.-2005., 2005.-2006. i 2008.-2011.)
6 Erika Farris, “Colonialismo in Africa, ‘L’Italia non può dimenticare la sua storia'”, Il Fatto Quotidiano, 30. rujna 2013.
7 Copertina di Zapruder, br. 23, rujan-prosinac 2010.




Accompagniamo il nostro augurio a tutti gli antifascisti e le antifasciste, in occasione della Festa della Liberazione, con il ricordo di uno dei quarantamila italiani combattenti in Jugoslavia dalla parte giusta: quella dell'Esercito Popolare di Liberazione. 


Vittorio Mondazzi, eroe dimenticato

a cura di Riccardo Lolli

Solo di recente e con decenni di ritardo si inizia a ricordare che tra i principali protagonisti della lotta per la liberazione nazionale vi sono stati anche migliaia di soldati di leva provenienti da ogni parte del paese, protagonisti misconosciuti di episodi di coraggio e dignità morale travolti nel turbinio degli eventi bellici.

Vittorio Mondazzi fu uno di quegli eroi dimenticati che non temette di sacrificare la propria vita animato dalla ferma convinzione della indifferibilità della lotta per la solidarietà internazionale in una fase decisiva per la liberazione dal giogo nazifascista.

Il giovane decoratore di Pratola Peligna, paese della provincia aquilana, dopo una prima esperienza bellica maturata in un anno di leva prestato in Cirenaica[1], nel corso del quale venne addestrato nell’uso dell’artiglieria pesante, fu richiamato nel 1943 per essere impiegato sul fronte greco-albanese. Sbarcato a Rodi nell’agosto, partecipò alle convulse giornate seguite all’8 settembre sull’isola greca. Al termine dei combattimenti, il 12 settembre, iniziò il disarmo dei soldati italiani reclusi in centri di raccolta trasformati da subito in veri e propri campi di concentramento, mentre le richieste di adesione al rinato fascismo ed al suo fedele alleato divenivano «più pressanti e minacciose utilizzando a questo scopo la deportazione, le restrizioni alimentari, le minacce e le percosse specie verso coloro che propagandavano idee contrarie»[2]. Dagli atti della Commissione delle Nazioni Unite risulta che i prigionieri italiani erano sistematicamente maltrattati e torturati al punto che il responsabile dell’intero settore dell’Egeo Orientale, il generale Otto Wagener verrà condannato quale criminale di guerra dal Tribunale Militare Alleato a 18 anni di carcere. L’opposizione dei militari italiani ai tedeschi sull’isola era diffusa ma frammentata e legata alle iniziative dei singoli e anche Mondazzi, come suo cognato in Alsazia, fu tra coloro che non cedettero alle minacce ed alle pressioni materiali e psicologiche, disposto anche ad affrontare la prigionia ed i lavori forzati, senza essere però rassegnato ad un simile destino.

 Gradatamente cominciò il trasferimento dall’isola degli oltre 37.000 i militari "disarmati" sulla penisola greca con trasporti aerei e navali, a volte con esiti drammatici come nel caso dei naufragi delle imbarcazioni Donizetti ed Orion, dove fra gli altri trovò la morte un compaesano di Mondazzi, il fante Giovanni Di Cioccio.

 Al 31 dicembre 1943 la cifra degli internati sull’isola si attestava ancora a 26.500 unità, per poi scendere a 1.500 uomini il 15 febbraio dell’anno successivo.[3]

Le scarne notizie del foglio matricolare, nella loro freddezza burocratica, non consentono di fornire notizie più dettagliate sui luoghi di detenzione di Mondazzi una volta lasciato uno dei campi dell’isola che avevano ospitato, fra gli altri, anche Alessandro Natta, e su come, trasferito in Croazia, verosimilmente a piedi come altri suoi connazionali[4], egli riuscisse ad evadere dalla prigionia. Si trattò di una decisione  estremamente coraggiosa poichè già dal 20 settembre per ordine del Führer i soldati italiani non erano più considerati prigionieri di guerra ma classificati con il termine di ‘internati militari italiani’ e, conseguentemente, non più tutelati dagli accordi internazionali di Ginevra, quindi senza possibilità di fruire degli interventi della Croce Rossa e, soprattutto, senza poter godere del “diritto di fuga” che consentiva ai fuggiaschi di poter essere ricatturati incolumi e non giustiziati sul posto come di frequente accadeva agli evasi italiani dai campi.

Mondazzi, senza confluire nel centro di raccolta di militari e prigionieri italiani attrezzato dal Regio Stato Maggiore a Ragusa per organizzarne il rimpatrio, si unì dal 1 gennaio 1945 all’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia, potendo così partecipare alla fase finale delle operazioni nei Balcani. All'inizio di maggio, infatti, mentre l'avanzata dell'esercito popolare diveniva inarrestabile, lo Stato indipendente di Croazia era ormai in rovina; lo stesso Ante Pavelić, era fuggito da Zagabria per raggiungere l'Austria dove riuscì a far perdere le sue tracce.

Non è possibile stabilire in quale delle 50 formazioni di italiani della forza di compagnie, Battaglioni, Brigate e Divisioni che affiancavano l’EPLJ abbia combattuto Mondazzi, al quale è stata formalmente riconosciuta la “qualifica partigiana di gregario”.[5] Gli italiani per il loro numero, superarono la metà degli effettivi totali di tutte le formazioni volontarie composte da non jugoslavi e ventimila di loro persero la vita in terra jugoslava; fra questi Mondazzi che, per le ferite riportate in uno scontro, probabilmente nel tentativo di liberare a bordo di un automezzo alcuni suoi connazionali, fu tra gli ultimi a sacrificarsi per la liberazione della Jugoslavia[6]: il 6 maggio finiva i suoi giorni nell’ospedale di Lipik nella Slavonia ormai liberata. Appena tre giorni dopo i partigiani della 1ª Divisione proletaria entravano a Zagabria accolti festosamente dalla popolazione.

La decisione di quanti, come Mondazzi, dopo aver pagato con la prigionia il rifiuto all’adesione alle forze nazifasciste, hanno scelto di aggregarsi alle formazioni jugoslave impegnate nella lotta armata per Liberazione dei Balcani, aiuta a definire  i contorni del movimento resistenziale nella sua dimensione europea che, superando gli angusti confini nazionali, ha visto uomini e donne di etnie, credi religiosi, convinzioni politiche diverse, battersi da un capo all’altro del continente per una prospettiva di lotta e di liberazione capace di parlare un linguaggio di democrazia e di pace a tutti i popoli oppressi dal nazifascismo.

 



[1] Imbarcato a Siracusa il 14 marzo 1936 con il 2° Reggimento Artiglieria Coloniale verrà collocato in congedo illimitato il 4 aprile 1937.

[2] AUSSME, relazioni, b.2129, fs. A/2/5 e B/1/27 in P.Iuso, La resistenza dei militari italiani nelle isole dell’Egeo, Roma, Rivista Militare, 1994, p.286,

[3] G.Schreiber. I militari italiani internati nei campi di concentramento del terzo Reich 1943-1945, pagg.340 e seguenti, Roma 1992.

[4] Si veda in merito la testimonianza resa dal Dottor. Vittorio Vitali a Maria Teresa Giusti in E.Aga Rossi e M.T.Giusti, Una guerra a parte, Bologna, Il Mulino, 2011, p.595.

[5] Foglio matricolare n.2048. ASAq, Distretto Militare, Ruolo matricolare, classe 1913.

[6] Giacomo Scotti, nella sua infaticabile ricerca sui caduti italiani in terra jugoslava individua quale ultima vittima del conflitto nei Balcani, un aviere morto una settimana prima di Mondazzi: «Basti per tutti il caso del tenente pilota Luigi Rugi, l’unico italiano partigiano del cielo nella seconda guerra mondiale. Fuggito nel settembre 1943 dall’aeroporto di Gorizia a bordo di un aereo-scuola che era stato catturato dai tedeschi, fece un atterraggio di fortuna in Slovenia, di lì passò in Croazia e poi in Bosnia. A Livno, dove per ordine di Tito si costituì la Prima squadriglia aerea partigiana, Rugi ne fu uno dei fondatori. Quella squadriglia ebbe 7 Caduti fino alla fine della guerra; l’ultimo a sacrificare la vita fu proprio l’italiano. Cadde il 30 aprile 1945, nel giorno del suo ventiquattresimo compleanno, a pochi giorni dalla liberazione.» G.Scotti, Migliaia i soldati italiani morti per la libertà della Jugoslavia, Patria Indipendente, n. 4.2013.



(srpskohrvatski / italiano)


Iniziative segnalate... attorno alla Liberazione

1) PIOVENE ROCCHETTE (VI) 23/4: OPERAZIONE "FOIBE" TRA STORIA E MITO
2) ALICE CASTELLO (VC) 24/4: SUI PARTIGIANI SOVIETICI CADUTI IN PIEMONTE NELLA RESISTENZA
3) BOLOGNA 25/4: JUGOCOORD ONLUS A PRATELLO R'ESISTE
4) MONFALCONE (GO) 28/4: SOLDATI DELL'ARMATA ROSSA AL CONFINE ORIENTALE 1941-1945
5) ZAGREB 7.–8./5.: TRNJANSKI KRESOVI / 7. ANTIFA NIGHT za 71.e godišnjice oslobođenja Zagreba od fašizma
6) 26/4--5/5, le 
prossime presentazioni de “LA BATTAGLIA PARTIGIANA DI GORIZIA" in provincia di Udine e Gorizia
7) NEPI (VT) 8/5: DRUG GOJKO


*** Segnaliamo anche che per tutto il mese di aprile, a Doberdò del Lago (GO) presso la sede del Circolo Culturale Jezero, è visitabile dal pubblico la mostra “QUANDO MORÌ MIO PADRE. Disegni e testimonianze di bambini dai campi di concentramento italiani” ***


=== 1 ===

PIOVENE ROCCHETTE (VI), sabato 23 aprile 2016
alle ore 20.30 nella Sala della Biblioteca

Presentazione del libro
OPERAZIONE "FOIBE" TRA STORIA E MITO
di CLAUDIA CERNIGOI

Evento promosso dall'ANPI "mandamento Val Leogra" e inserito all'interno del programma per la Festa della Liberazione

Modererà Ugo De Grandis


=== 2 ===

ALICE CASTELLO (VC), domenica 24 aprile 2016
alle ore 16:30 presso la Casa degli Alicesi, Piazza Cagliano

Il gruppo ANPI "F.lli Savio" e RUSSKIJ MIR presentano:

Proiezione del documentario

NICOLA GROSA MODERNO ANTIGONE
indagine sui partigiani sovietici caduti in Piemonte durante la Resistenza
di Mario Garofalo

e presentazione del libro

DAL RECUPERO DEI CORPI AL RECUPERO DELLA MEMORIA
Nicola Grosa e i partigiani sovietici nel Sacrario della Resistenza di Torino
di Anna Roberti (Torino: Imprex — Edizioni Visual Grafika, 2015)



=== 3 ===

Bologna, lunedì 25 aprile 2016 
nell'ambito di Pratello R'esiste - https://www.facebook.com/events/1727619914174207/

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS sarà presente con un proprio banchetto lunedì 25 Aprile 2016, Festa della Liberazione, in occasione del meeting antifascista Pratello R'Esiste a Bologna 

Presso il banchetto, allestito in Via del Pratello all'altezza del civico 23/2, sarà possibile conoscersi, scambiare informazioni e acquistare libri e bandiere. Se il meteo lo consente sarà esposta anche la mostra TESTA PER DENTE sui crimini di guerra italiani in Jugoslavia:
http://www.diecifebbraio.info/testa-per-dente/

Il nostro Coordinamento sostiene e collabora con il Comitato Ucraina Antifascista Bologna, impegnato a far conoscere le ragioni della opposizione al regime sciovinista-revanscista russofobo e filonazista instaurato in Ucraina a seguito del colpo di stato del febbraio 2014. In particolare, sarà possibile visitare il banchetto del Comitato Ucraina Antifascista Bologna vicino al nostro in Via del Pratello; il CCP di JUGOCOORD ONLUS è inoltre a disposizione per i versamenti in solidarietà delle vittime della guerra in Donbass: le somme saranno girate al Comitato di Bologna per le iniziative umanitarie descritte alla pagina:



=== 4 ===

Monfalcone (GO), 28 aprile 2016
alle ore 18 presso la Biblioteca, via Ceriani 10

SOLDATI DELL'ARMATA ROSSA AL CONFINE ORIENTALE 1941-1945

I battaglioni russi operarono in tutte le regioni italiane in cui si sviluppò un movimento di resistenza. Le loro vicende costituiscono un capitolo di storia europea noto per molto tempo solo ai protagonisti e ai compagni di lotta italiani, sloveni e croati, che lo conobbero o ne sentirono parlare. 
Quel lungo silenzio derivò dalla Guerra Fredda e dai problemi interni al mondo comunista. Il crollo di quel mondo ha riacceso l’interesse sul tema in Italia, Russia e Slovenia. Grazie a una competenza storica affinata nello studio del mondo slavo e della lotta partigiana, l’autrice può ora delineare un efficace e movimentato quadro di sintesi, che offre inedite chiavi di lettura su problemi di stringente interesse: il collaborazionismo, la propaganda nazista nei territori occupati, le lontane radici dei conflitti caucasici.

Marina Rossi, docente di Storia dei Paesi Slavi presso l’Università di Trieste e Venezia è autrice di numerosi saggi ed articoli riguardanti la storia del lavoro e del movimento operaio nelle provincie meridionali dell’impero asburgico e la lotta politica nel Nord-est, dal primo dopoguerra alla fine della seconda guerra mondiale. Tra i volumi più importanti, legati alle ricerche russe: I prigionieri dello zar e Le Streghe della notte.
Storia e testimonianze dell’aviazione femminile in URSS (1941-1945).

Presentazione a cura di Sandi Volk e Federico Tenca Montini con la partecipazione dell'autrice.

Presentazione in collaborazione con
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Provincia di Gorizia



=== 5 ===

Zagreb. 7.–8. Maja, 2016.
Od 3 PM do 6 AM na Trnjanski nasip bb, lijeva obala Save, ispred kluba Mochvara, pokraj mosta Slobode

Trnjanski kresovi / 7. Antifa night

✭✭✭ 71 godina oslobođenja Zagreba od fašizma ✭✭✭

Prošle je godine prvi puta nakon 26 godina zapaljen krijes u želji da se obnovi tradicija proslave jednog od najvažnijih događaja u povijesti grada Zagreba – dan njegova oslobođenja. Trnjanski kresovi ponovno gore! Na autentičnoj lokaciji ulaska narodnooslobodilačkih snaga u naš grad okupit ćemo se i ove godine - na 71. godišnjicu oslobođenja od fašističke okupacije. Naša motivacija za obnovu ove tradicije još je veća, a razloga za borbu nažalost sve je više. 
Prekrajanje povijesti, postrojavanja crnokošuljaša, medijski napadi na kritičku misao, fizički na one koji su drugačiji, podizanja šatora uz orkestrirana 'događanja naroda', obrušavanja na medije i kulturne institucije, te svakodnevni napadi na sva prava stečena upravo antifašističkom borbom i socijalističkom revolucijom – seksualna i reproduktivna prava žena, pravo na rad, obrazovanje i zdravstvenu zaštitu, stambeno zbrinjavanje – zahtijevaju naš otpor i stalnu borbu!
Antifašizam koji želimo živjeti danas jest onaj koji podrazumijeva i dosljednu borbu za političku, društvenu i ekonomsku jednakost, solidarnost sa svim grupama, svima onima koji su naizgled "drugačiji". Naše je zajedništvo tako ne samo prva, već i posljednja linija obrane onoga što je do sad izboreno, no i temelj onoga što će tek doći! Tako ćemo i ove godine simboličnom gestom odati počast borbi kojoj dugujemo mnogo, ali najviše da je nastavimo! Pridružite nam se, jer ovo nije puka obljetnica, već i podsjetnik na sve ono što je u borbu uloženo. A ono što nam slijedi je borba protiv fašizma koje se valja našim ulicama, jer će inače zavladati našim životima!

✭ Neće proći! ✭

Na oslobođenje Zagreba kontinuiramo ćemo vas podsjećati na ovoj stranici putem povijesnih fotografija i dokumenata, analiza i komentara, uključujući i živu antifašističku praksu i recentne borbe.



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Dal Centro Isontino di Ricerca e Documentazione Storica e Sociale riceviamo e volentieri segnaliamo le prossime presentazioni del testo “La battaglia partigiana di Gorizia” di Luciano Patat:

Martedì 26 aprile alle 20.30 a Mariano del Friuli, nell’Aula Magna della scuola media
Giovedì 28 aprile alle 18.30 a Cervignano del Friuli, Casa della Musica 
Venerdì 29 aprile alle 18.30 a Pieris, presso la sede dell’Anpi, nei locali della ex scuola elementare.
Lunedì 2 maggio alle 20.30 a Campolongo nel Palazzo Municipale 
Giovedì 5 maggio alle 18.30 a Turriaco (GO), nella Sala Giovani della Biblioteca Comunale


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NEPI (VT), venerdì 8 maggio 2016
alle 21.30 al teatro San Pellegrino, via Garibaldi 172

La sezione Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) “Emilio Sugoni” organizza 

PIETRO BENEDETTI

in

DRUG GOJKO

Storia di un partigiano


REGIA DI

ELENA MOZZETTA


TRATTO DAI RACCONTI 
DEL PARTIGIANO NELLO MARIGNOLI
IDEATO DA GIULIANO CALLISTI E SILVIO ANTONINI
TESTI TEATRALI - PIETRO BENEDETTI
CONSULENZA LETTERARIA - ANTONELLO RICCI
MUSICHE - BEVANO QUARTET E FIORE BENIGNI
FOTO - DANIELE VITA
UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE A NELLO MARIGNOLI


Sullo spettacolo vedi anche: https://www.cnj.it/CULTURA/druggojko.htm

Lo spettacolo è ora anche un libro per i tipi di Davide Ghaleb Editore
ACQUISTA IL LIBRO: http://www.ghaleb.it/invioemail/emailform.php