Informazione


Nelle scuole della Toscana l'antifascismo è messo sullo stesso piano del fascismo in virtù di una proposta votata all'unanimità dal Consiglio Regionale.

ACCOSTAMENTO ABERRANTE
Nel 1976 il professor Giovanni Miccoli definiva limpidamente l'incommensurabilità tra il genocidio, operato programmaticamente dal nazifascismo, e momenti di violenza indiscriminata eventualmente da attribuire ad altre parti in conflitto nella II Guerra Mondiale. Tale distinzione storiografica ed etica in Italia è in corso di eliminazione, al fine di realizzare un "memoria condivisa" fondante per un nuovo sciovinismo nazionale. 
L'articolo di Miccoli ed altri sullo stesso tema: http://www.diecifebbraio.info/tag/accostamento-aberrante/

Chi racconta agli studenti che le #foibe sono come la Shoah? 5 domande al presidente della Toscana Enrico Rossi (N. Bourbaki / Giap, 27.4.2016)
... << SI IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE a promuovere l’inserimento del Monumento Nazionale e della Foiba di Basovizza all’interno dell’itinerario del Treno della Memoria per la motivazione sopra riportata; Rinominare l’iniziativa “Treno della Memoria” in “Treno della Memoria e del Ricordo” >> Treno della Memoria e del Ricordo. Foibe e Shoah sullo stesso piano...

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Regione Toscana:
TUTTI "ROSSI" DI VERGOGNA

21.4.2016

Sulle Foibe la Regione Toscana all'unanimità accoglie, a pochi giorni dell'anniversario della lotta partigiana al fascismo e al nazismo, una VERGOGNOSA proposta neofascista.

Di seguito: Comunicato stampa del Laboratorio politico perUnaltracittà

Dal prossimo anno la Regione Toscana promuoverà un viaggio studio rivolto agli studenti toscani presso il Monumento nazionale della Foiba di Basovizza (Trieste). Questo, nell'ambito delle iniziative del Giorno della Memoria, dedicato al ricordo delle vittime dello sterminio nazista, che d'ora in poi si chiamerà "Giorno della memoria e del ricordo" equiparando due fatti che la Storia ci insegna a distinguere molto bene.
Felici si dichiarano (ovviamente) Fratelli d'Italia che hanno presentato in Consiglio Regionale la proposta che è stata votata all'unanimità, con l'intento di "superare storiche contrapposizioni che ancora oggi... impediscono la creazione di una memoria nazionale condivisa".
Se il pd e l'opposizione di sinistra in Consiglio ignorassero, e già la cosa sarebbe imperdonabile per degli eletti in un Consiglio Regionale, cosa siano state le foibe, possono informarsi ad esempio qui:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=20327
Aggiungiamo qualche dato non revisionista:
il fenomeno delle foibe può essere compreso se lo si colloca nella sua reale dimensione storica, a partire da quando l'Italia, vincitrice nella Prima guerra mondiale, ingloba nel proprio territorio 327 mila sloveni e 152 mila croati, ed anziché scegliere la strada del rispetto per le minoranze, sceglie quella dell'assimilazione forzata e brutale basata sull’annientamento del popolo slavo. L'avvento di Mussolini inaugurò il cosiddetto “fascismo di frontiera”, vale a dire una serie di provvedimenti di italianizzazione forzata del confine orientale, che portarono alla chiusura di scuole croate e slovene, all'imposizione dell'italiano nei giornali e nei tribunali, fino all'italianizzazione dei cognomi e della toponomastica). Come se non bastasse, nell'aprile del '41 l'Italia partecipò all'occupazione nazista della Jugoslavia, rendendosi protagonista di omicidi, stupri e rastrellamenti, di incendi di interi villaggi e dell'internamento di migliaia di civili in campi di concentramento (come ordinava la “famosa” circolare 3c del gen. Mario Roatta).
E' in questo quadro esasperato che ebbe luogo l'episodio delle foibe. Questo va inoltre diviso in due episodi distinti. Quello del settembre '43, dopo la rotta dell’esercito italiano, con il fronte che mutava in continuazione, e riguardò per lo più le persone più compromesse con il regime fascista, e con numeri che non si avvicinano neanche lontanamente a quanto si cerca di raccontare nel tentativo revisionista.
L'altro episodio fu quello del maggio '45, dove gli scomparsi furono circa 500, regolarmente arrestati e giudicati da un Tribunale Militare (della maggior parte di essi, che furono fucilati, è accertata la loro passata appartenenza a forze militari o collaborazioniste del nazifascismo). Delle vendette personali (e ce ne furono in tutta Europa, nei mesi successivi alla fine della guerra) non possono essere resi responsabili un movimento di liberazione intero né, tanto meno, un popolo.
E’ così che nella retorica neofascista membri di milizie fasciste, civili collaborazionisti e delatori diventano “innocenti la cui unica colpa era quella di essere italiani e non vergognarsene”, così come i Repubblichini diventano “bravi ragazzi animati da un non comune amore per l'Italia”, da equiparare ai partigiani liberatori. La Giornata del Ricordo diventa così la giornata dell'orgoglio fascista.
Se poi i consiglieri che hanno votato la mozione di Donzelli fossero consapevoli di cosa siano state le Foibe, e dell'abominio di una equiparazione che mette sullo stesso piano fascisti e vittime del nazismo, allora lasciamo ogni commento a chi legge. 
Solo, non ci vengano a parlare fra tre giorni di antifascismo il 25 aprile. Questo non sarebbe tollerabile.




(english / francais / russkij / castellano / italiano)
 
 
2 Maggio 2014–2016 ricordiamo il pogrom di Odessa
 
1) INIZIATIVE: Milano, Bologna, Urgent IAC/UNAC Appeal
2) DOCUMENTAZIONE. I link più importanti
3) TESTIMONIANZE. Strage di Odessa: parla una sopravvissuta
4) LE PERSECUZIONI. I casi di Igor Astakhov e Vladimir Grubnik
5) Consiglio d’Europa boccia Kiev.“A Odessa polizia fu complice” (5.11.2015)
6) Altri aggiornamenti sulla situazione a Odessa

(italiano / english / srpskohrvatski)

Stepinac i Jasenovac

1) SUBNOR: ЗУСТАВИТИ ПОМАХНИТАЛЕ ФАШИСТЕ
2) "POPE FRANCIS PERSONALLY STOPPED CANONIZATION OF STEPINAC"
Le patriarche serbe Irinej écrit au pape François / Possibile visita di Papa Francesco in Serbia
3) JASENOVAC: TENTATIVI DI REVISIONISMO (DI F. ROLANDI)
SNV neće sudjelovati na komemoraciji u Jasenovcu / Povratak 1941.


=== 1 ===


Нема заборава – Објављено под Актуелно |  22. априла 2016.

ЗУСТАВИТИ ПОМАХНИТАЛЕ ФАШИСТЕ

У слободарском свету обележава се Дан сећања на жртве холокауста, геноцида и других фашистичких недела у Другом светском рату.
Београд, главни град наше отаџбине, сведок и страдалник, поклонио се пред Спомеником на обали Саве, на обрисима негдашњег ужасног логора који су фашисти, заједно са усташким насилницима из НДХ, користили на простору Старог сајмишта за масовно убијање Срба, Јевреја, Рома и других националности, вероисповести, идеолошких определења супротних нацистичким циљевима. Одвођени су и специјалним камионима у логор на Бањицу, Тополске шупе, Јајинце и на очи тадашње колаборантске власти Милана Недића ликвидирани.
Овај 22.април је и дан сећања на 1945.годину кад је група од 1075 измучених заточеника логора страве и мучких убистава у Јасеновцу потражила пут у слободу док су се усташе спремале на бекство пред партизанским јединицама. Само се 127 домогло спаситеља, остали су пали у рафалима побеснелих зликоваца из наказне хрватске државе савезника Хитлера у Другом светском рату, поглавника Анте Павелића коме су уз крило седели католички великодостојници попут Степинца.
Званични подаци о Јасеновцу, које је потврдио и Центар ”Симон Визентал”, сведоче да су усташе ликвидирали током Другог светског рата у том логору 500.000 Срба, 80 хиљада Рома, 32 хиљаде Јевреја и неколико десетина хиљада антифашиста разних националности.
Сви ти тешки дани ни један поштен народ не може и неће да заборави. Нарочито у ово време кад се у многим државама фашистистичке сумануте идеје повампирују и легално, понегде и под заштитом власти, дозвољавају покрети, марширања по улицама у црним униформама и са ознакама хитлеровских хорди позива на освету и враћање точка историје уназад.
Код Споменика на обали Саве, у Београду, поновљене су речи да Србија остаје верна антифашистичкој традицији и крупним корацима иде напред не прихватајући скарадну идеологију и реваншизам. О томе су говорили министри у Влади Србије, највиши представници градске власти.
Венце су положили и представници страдалника, међу њима и Милинко Чекић, чије је удружење преживелих и потомака Јасеновчана колективни члан СУБНОР-а Србије.


=== 2 ===

Leggi anche:

Affaire Stepinac : le patriarche serbe Irinej écrit au pape François (B 92, 5 janvier 2016)
L’Église orthodoxe serbe est inquiète. Le cardinal Stepinac, proche du dirigeant oustachi pro-nazi Ante Pavelić, responsable de l’extermination de Serbes, de Juifs et de Tsiganes pendant la Seconde Guerre mondiale, béatifié par Jean-Paul II en 1998, va-t-il être canonisé ?
http://www.courrierdesbalkans.fr/le-fil-de-l-info/le-patriarche-serbe-orthodoxe-irinej-ecrit-au-pape-francois.html

Possibile visita di Papa Francesco in Serbia (18/01/2016)
Sabato scorso Papa Francesco ha ospitato la delegazione della Chiesa ortodossa serba composta dal Metropolita del Montenegro Amfilohije, dal Vescovo della Backa Irinej e dall’ex ambasciatore presso la Santa Sede Darko Tanaskovic. I temi della riunione non annunciata a Roma erano la canonizzazione del controverso cardinale croato Alojzije Stepinac e la visita eventuale del Papa in Serbia questo o l’anno prossimo...

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"Pope Francis personally stopped canonization of Stepinac"

Pope Francis personally stopped the canonization of Croatian Cardinal Alojzije Stepinac after a letter sent to him by Serbian Orthodox Patriarch Irinej.

SOURCE: VECERNJE NOVOSTI, TANJUG MONDAY, APRIL 25, 2016

This has been stated by former Croatian Ambassador to the Vatican Filip Vuc ak.

According to him, a joint committee of the Catholic and Orthodox Churches will begin discussing the issue "before the summer" - but he said he could not predict when a decision might be made. 

Vucak told the Belgrade-based daily Vecernje Novosti that Patriarch Irinej in his letter clearly said he believed Stepinac was a high priest who supported the NDH - the WW2-era Nazi-allied Independent State of Croatia - who forcibly converted Orthodox believers (into Catholicism), and supported "racial" laws. 

This is the second such case in the Catholic Church, said Vucak, adding that Pope Francis would "certainly not make decisions about Stepinac until the commission finishes its work." 

Describing the events unfolding in April 2014, Vucak said they were "extremely dramatic" and that "some cardinals were sure Stepinac would be canonized" but that Patrijarch Irinej's letter was "a distress signal" for Pope Francis, who wanted the information coming from Belgrade checked. 

The Croatian diplomat added, "then came Serbian President Tomislav Nikolic's letter addressed to the Vatican, a nd then another from Patriarch Irinej." 

"The pope decided to propose the establishment of a mixed commission that will examine in detail the life and work of Cardinal Stepinac," said Vucak.

=== 3 ===

Isto pročitaj:

SNV neće sudjelovati na komemoraciji u Jasenovcu (08. travnja 2016. Piše R.I.)
Vrijeme je da se zaustavi opasna praksa u kojoj će se jedan dan formalno komemorirati u Jasenovcu, a 364 ostala dana u godini nesmetano relativizirati, umanjivati i negirati ustaški zločin genocida, poručuju iz Srpskog narodnog vijeća... 
http://www.portalnovosti.com/snv-nee-sudjelovati-na-komemoraciji-u-jasenovcu

Povratak 1941. (15. travnja 2016. Piše Nenad Jovanović)
Aktualna situacija u Hrvatskoj podsjeća nas na ono što je u Njemačkoj počelo 1933., a događalo u NDH od 1941. godine, kazao je nakon komemoracije u Jasenovcu Ognjen Kraus, predsjednik Koordinacije židovskih općina...
http://www.portalnovosti.com/povratak-1941

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Jasenovac: tentativi di revisionismo

di Francesca Rolandi – 27 aprile 2016

Mai come quest’anno le memorie divise sul campo di sterminio del regime ustascia sono state così evidenti. L’aria di revisionismo ha prodotto commemorazioni parallele
Le diverse commemorazioni tenutesi in Croazia nel mese di aprile per ricordare il campo di sterminio di Jasenovac hanno offerto un'immagine quanto mai chiara di come l'attuale polarizzazione dello scenario politico sia un frutto avvelenato delle memorie divise e conflittuali del passato e in particolare della Seconda guerra mondiale. Se in molti paesi la memoria dell'Olocausto rischia di essere monumentalizzata e pietrificata nella retorica, oggi in Croazia rappresenta tuttora un tema di violento scontro politico, essendo legata a doppio filo al giudizio storico sullo Stato indipendente croato (NDH) di Ante Pavelić.
Già nel 2015, la neoeletta presidente Kolinda Grabar Kitarović aveva fatto parlare di sé per non essersi recata personalmente alla commemorazione ufficiale a Jasenovac per farvi visita un altro giorno al di fuori dei riflettori, adducendo la giustificazione che la commemorazione non dovesse essere politicizzata. Nei mesi successivi, e con più forza dal gennaio 2016, con l'insediamento del nuovo governo HDZ-Most, è stato notato da più parti il proliferare di fenomeni di apologia dell'NDH, contro cui il governo non ha preso alcuna iniziativa. Anche la compagine stessa è stata nell'occhio del ciclone, in particolare per la nomina del nuovo ministro della cultura Zlatko Hasanbegović, conosciuto per le sue posizioni revisioniste e la sua militanza giovanile nell'estrema destra.
L'apice è stato raggiunto poco prima della metà di aprile, quando il Coordinamento delle comunità ebraiche, presto seguito dal Consiglio nazionale serbo e dalla Lega degli antifascisti, ha deciso di boicottare la commemorazione ufficiale del 22 aprile, la data in cui tentarono la fuga del campo di Jasenovac circa 600 prigionieri, dei quali meno di un centinaio furono in grado di raccontarlo. Motivo della protesta era il nuovo spazio espositivo del memoriale, che non rappresenterebbe l'orrore degli avvenimenti. Tuttavia, più che un fatto specifico emergeva la volontà di protestare contro il generale clima di riabilitazione del regime ustascia che si respirerebbe con sempre maggiore forza in Croazia, simboleggiato da almeno due episodi recenti: la protesta davanti all'Agenzia per i media elettronici, a cui aveva partecipato anche il vicepresidente del parlamento Ivan Tepeš, e la partita Croazia-Israele giocata a Osijek, entrambe accompagnate dall'esposizione di simboli e da canti ispirati al passato regime ustascia.

Aria di revisionismo

Inoltre, storiografia e pubblicistica si sono di recente confrontate sulla stessa natura del campo di Jasenovac. A far discutere è stata in particolare la proiezione del documentario “Jasenovac – istina” [Jasenovac – verità ] di Jakov Sedlar che vorrebbe dimostrare, sulla base di alcuni documenti con ogni probabilità falsi, che nello stesso campo il numero delle vittime dei comunisti dopo il 1945 sarebbe molto maggiore delle vittime dell'NDH. Infatti, da un paio d'anni ormai un fantomatico Društvo za istraživanje trostrukog logora Jasenovac [Società per la ricerca sul triplo campo di Jasenovac] diffonde una teoria secondo cui durante il regime ustascia il sito non sarebbe stato un campo di sterminio ma di smistamento, nel quale i detenuti avrebbero goduto dell'assistenza sanitaria e ricevuto pacchetti dai familiari. Invece, dopo il 1945, il nuovo regime vi avrebbero creato un campo nel quale sarebbero stati uccisi fino a 50.000 soldati croati prigionieri. Alla diffusione di queste idee, anche nelle scuole, lo storico Slavko Goldstein ha reagito con il libro "Jasenovac – tragika, mitomanija, istina" [Jasenovac – tragedia, mitomania, verità] dove si evidenzia come il film sia un insieme di falsità e di documenti falsificati ad arte. Al contrario il ministro Hasanbegović lo ha definito utile per aprire al dibattito temi tabù.
Il boicottaggio della commemorazione ufficiale ha fatto da cassa di risonanza alla memoria offesa delle associazioni rappresentanti le vittime, costringendo alcune voci del governo a puntualizzazioni sulla natura criminale dell'NDH e sui valori antifascisti alla base della costituzione croata. Inoltre, il premier Tihomir Orešković ha espresso disappunto per il fatto che Jasenovac sia ancora un tema divisivo, affermando che “tutti sappiamo quello che è successo”. Tuttavia, la maggior parte dei discorsi è stata basata sull'equazione tra i crimini commessi dall'NDH e quelli commessi dal comunismo, uniti nell'etichetta di totalitarismo: questa è la base retorica del discorso revisionista. Come ha affermato Tomislav Karamarko, “dove si presenta l'apologia del regime ustascia [ustaštvo] bisogna eliminarla, ma non vedete che intorno a noi è tutto un rimpianto del bolscevismo e della Jugoslavia?!”.
Appare difficile comprendere come si possano coniugare antifascismo e anticomunismo spinto in un paese come la Croazia in cui la lotta antifascista è stata nella quasi totalità rappresentata dalla componente comunista.
Inoltre, non è sfuggito a molti come la chiamata al boicottaggio abbia coinciso con la visita a Zagabria di Nicholas Dean, l'emissario statunitense per le questioni riguardanti l'Olocausto. Sebbene nell'incontro con la presidente si sia parlato della restituzione delle proprietà ebraiche, Dean ha dichiarato essere un dovere della presidente condannare il discorso dell'odio, una dichiarazione che è stata letta da molti come un monito pronunciato nel linguaggio diplomatico.

Commemorazioni divise

Ma forse il tratto più caratterizzante della primavera del 2016 di Jasenovac sono state le numerose iniziative nate per contrastare la commemorazione ufficiale. Il 15 aprile il Coordinamento delle comunità ebraiche ha organizzato una sua commemorazione alla quale hanno partecipato anche altri rappresentanti delle minoranze, l'ex presidente Ivo Josipović e diversi ambasciatori. Qui il presidente del Coordinamento Ognjen Kraus si è spinto ad affermare che il clima di oggi in Croazia  ricorderebbe sempre più quello dell'NDH e della Germania degli anni '30. Il 22 aprile una funzione religiosa in ricordo delle vittime serbe si è svolta nel villaggio di Mlaka, a poca distanza dal memoriale. Il 24 aprile, invece, una commemorazione organizzata dalla Lega dei combattenti antifascisti e degli antifascisti  ha portato  a Jasenovac 2000 persone, il numero più alto dal 1995. A parlare è stato anche l'ex presidente Stipe Mesić, uno dei depositari della memoria antifascista [ma in realtà corresponsabile dell'ascesa al potere dell'HDZ di Tudjman e dello scoppio della guerra fratricida, cfr. https://www.youtube.com/watch?v=qO-7R3zmWUs e https://www.youtube.com/watch?v=nYXwthkfk3M (ndCNJ)], che ha definito Jasenovac una delle più grandi macchie sulla coscienza croata e ha invitato a chiamare chi si fregia di simbologia ustascia con il suo vero nome.
Altre iniziative si sono svolte a Zagabria, dove il 22 aprile si è svolta una mobilitazione organizzata dalla Lega antifascista e supportata dal Coordinamento delle comunità ebraiche, dal Consiglio nazionale serbo e dal Consiglio nazionale rom, con la partecipazione di 500 persone. In questa occasione Zoran Pusić ha affermato che gli apologeti dell'NDH oggi occuperebbero dei seggi in parlamento. Contemporaneamente l'iniziativa Kulturnjaci 2016, che da mesi chiede le dimissioni del ministro Hasanbegović, ha proposto la lettura in 25 città croate di estratti tratti dal saggio di Umberto Eco “Il fascismo eterno”

La commemorazione ufficiale

Venerdì 22 si è comunque svolta la commemorazione ufficiale a Jasenovac, alla quale hanno partecipato diverse cariche politiche, tra cui lo stesso Hasanbegović, ma non la presidente, che al suo posto ha inviato il produttore cinematografico Branko Lustig che a Jasenovac perse il padre. Grabar Kitarović aveva nei giorni precedenti più volte criticato la politicizzazione della commemorazione, aggiungendo anche che oltre a coloro che minimizzavano le vittime esisterebbe anche chi le aumenta a dismisura. Presenti erano anche alcuni ex deportati e membri delle comunità ebraica e serba, ma non i loro rappresentanti, e il Consiglio delle associazioni rom.
Tra le corone di fiori se ne trovava anche una della Piattaforma nazionale croata, emanazione della Società per la ricerca sul triplo campo di Jasenovac, che portava la scritta “Alle vittime del campo di Jasenovac dal 1941 al 1951”, periodo che comprenderebbe anche le fantomatiche vittime “dei comunisti jugoslavi”. A deporla è stato Marko Jurić, il conduttore tv sospeso alcuni mesi fa per discorso dell'odio contro il patriarca serbo nella sua trasmissione sulla televisione privata Z1. E a permetterlo sarebbe stata la stessa Nataša Jovičić, direttrice del memoriale dal 2002, ora anche consulente della presidente per le questioni legate all'Olocausto e considerata particolarmente gradita al governo.
Il doppio binario della comparazione tra i crimini dell'NDH e quelli del regime jugoslavo nel 1945 nel nome del verbo del totalitarismo serve a sminuire e relativizzare i primi, ma anche a condannare senza appello il secondo, che, estrapolato da una prospettiva storica, viene considerato come un continuum dal 1945 alla sua fine. Inoltre, come ha dichiarato Alen Budaj dell'Istituto Margel di Zagabria al settimanale Novosti, sarebbe offensiva “la comparazione delle vere vittime di Jasenovac con quelle immaginarie di un altrettanto immaginario campo di concentramento comunista del dopoguerra”.
Nelle settimane centrali di aprile Jasenovac, il sito nel quale il grande architetto belgradese Bogdan Bogdanović scelse di rappresentare il male dello sterminio con un fiore, ha dimostrato di essere ancora oggi un elemento profondamente divisivo per la società croata, alimentatore di memorie opposte. Il livello di scontro, se da una parte diventa emblematico del tentativo di imporre una nuova lettura revisionista più o meno apertamente promosso dalla coalizione di governo, dall'altra mette in luce però una società che pare avere gli anticorpi per contrastarla.




(srpskohrvatski / italiano / english)

U.S. Presidential Election's Paradoxes

1) OBAMA a fine mandato rivela...
2) CLINTON: "Con lei andremo in guerra" (Oliver Stone, Diana Johnstone)
3) TRUMP: Велика је грешка што смо бомбардовали Србе / It was a great mistake to bomb the Serbs ... / Però vuole costruire un hotel di lusso sulle rovine degli edifici bombardati!
4) SANDERS zalagao se za bombardovanje Srbije / Sul "pacifismo" di Sanders...


=== 1: OBAMA ===

"GOVERNI CANAGLIA" (maal52tv, 12 mar 2016)

Barak Obama alla fine del suo mandato parla, vuota il sacco, e accusa rivelando ciò che avevamo intuito nell'agosto 2013: il mondo si è trovato sull'orlo di una guerra che da convenzionale avrebbe potuto degenerare in atomica.



=== 2: CLINTON ===

Raccomandiamo la lettura di

HILLARY CLINTON REGINA DEL CAOS 
di Diana Johnstone – Frankfurt: Zambon ed., 2016

(in eng.: QUEEN OF CHAOS. The Misadventures of Hillary Clinton
by Diana Johnstone  – CounterPunch, 2015

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The following article in english: 
IF HILLARY GETS ELECTED WE WILL HAVE WWIII. An Interview to Diana Johnstone



“Con Clinton presidente sarà guerra mondiale”. Intervista a Diana Johnstone

a cura di Matteo Carnieletto - 27 aprile 2016

Diana Johnstone ha scritto una pungente biografia di Hillary Clinton, pubblicata in Italia da Zambon.

Di questo testo abbiamo già avuto modo di parlare. Questa notte, però, nel Super martedì del Nordest , la Clinton ha vinto in altri quattro Stati mentre settimana scorsa ha vinto a New York. Hillary, insomma, corre spedita verso le elezioni.

Prima di arrivare all’attualità, ci piacerebbe capire chi è realmente Hillary Clinton. Come si è formata? Quali sono i suoi riferimenti culturali?

Hillary è nata nel 1947, in una famiglia repubblicana del ceto medio conservatore, dominata da un padre esigente che sembra averle trasmesso le sue ambizioni irrealizzate. La sua filosofia di base è sempre stata quella del lato aggressivo e individualistico del sogno americano: se si tenta con la forza, si va avanti. Questa visione implica uno scarso rispetto per coloro che non ce la fanno. Hillary si sente a proprio agio con i miliardari e loro si sentono a proprio agio con lei. Metodista, mostra la sua religiosità usandola come mezzo di auto-aiuto. Il suo primo impegno politico è stato con un accanito sostenitore dell’estrema destra repubblicana: il senatore Goldwater.

Mentre era Segretario di Stato, la Clinton ha aperto uno dei più feroci periodi della politica estera americana, a cominciare dalla Libia. Qual è stato il suo ruolo nella destabilizzazione del Medio Oriente?

Il suo ruolo è stato enorme. Se c’è un’opzione militare, lei la sostiene. Ha votato per l’invasione dell’Iraq nel 2003 ed è orgogliosa di rivendicare la propria responsabilità nella disastrosa guerra libica in quanto ha eliminato un dittatore: se le cose in Libia sono andate male è perché gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare di più e non di meno. Ha sempre chiesto un intervento aggressivo contro Assad in Siria e la sua ostilità nei confronti dell’Iran è senza limiti. Tutto questo l’ha resa cara ai sostenitori di Israele, come il miliardario Haim Saban. In breve, ha completamente adottato la posizione dei “neocon”: qualsiasi nemico di Israele è un nemico degli Stati Uniti, e il suo regime deve essere o rovesciato o suddiviso in pezzi. La sua politica in Medio Oriente è di allineamento totale con Israele, che non impedisce un forte attaccamento all’Arabia Saudita, reso possibile grazie alla sua assistente Huma Abedin.

Hillary Clinton si distingue per la sua politica fortemente anti-russa. Da dove viene questa impostazione ideologica?

È la politica estera che nasce dal lato aggressivo del sogno americano. L’America è la migliore, la più forte ed è sicura di prevalere se usa la forza. La Clinton crede che se gli Usa agiscono sono destinati a vincere. Per quanto riguarda la Russia, Hillary ha completamente sottoscritto la visione dominante a Washington, ovvero che l’America “ha vinto la Guerra Fredda”. Ciò crea un’opinione arrogante: che gli Stati Uniti, dopo aver vinto la Prima Guerra Mondiale, la seconda e infine la Guerra Fredda, sono destinati a vincere. L’ideologia di Hillary serve perfettamente gli interessi del complesso militare-industriale e quelli finanziari che traggono profitto da esso. La sua ostilità nei confronti della Russia è in parte un residuo della Guerra Fredda, quando la forza militare degli Stati Uniti è stata costruita avendo Mosca come nemico. Ma penso che sia molto più un prodotto di ostilità innata nei confronti di ciò che non è americano o che non riconosce l’egemonia americana.  Nel 1990, il presidente russo Boris Eltsin era totalmente asservito al presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. L’arrivo di un leader russo che guarda principalmente agli interessi della Russia è stato sentito a Washington come un tradimento della storia. Abbiamo vinto, oppure no? Hanno perso loro, vero? Allora chi è questa nullità che chiede un “mondo multipolare”?

Vladimir Putin è un chiaro ostacolo alla tacita politica (ma dimostrata sotto Eltsin) di acquisire il controllo economico di vaste risorse della Russia. E poi c’è una spiegazione strategica per l’ostilità nei confronti della Russia, enunciata da Zbigniew Brzezinski nel suo libro del 1997, La Grande Scacchiera: l’egemonia degli Stati Uniti dipende dall’evitare l’unità tra Europa occidentale e Russia. Se non  per portare a una guerra nucleare, l’attuale politica estera degli Stati Uniti è stata progettato per erigere una nuova “cortina di ferro” con lo scopo di isolare la Russia, in particolare dal suo partner commerciale naturale: la Germania. Motivazioni ideologiche, economiche, psicologiche e strategiche sono tutte unite per produrre una campagna di propaganda anti-russa che è tanto più spaventosa quanto più non ha basi reali. Dire che la Russia è una “minaccia” è fantasia pura. Ma la Nato che accerchia i confini russi è reale. E la Clinton si avvale sia della fantasia che della realtà.

Mentre mi trovavo a New York, alcuni americani che ho conosciuto mi hanno parlato della Clinton come di una “bugiarda”. Quali bugie ha detto agli americani?

Lei, ovviamente, è solamente una che dice quello che considera utile, a prescindere dalla verità. Penso che abbia sviluppato questa abitudine da piccola, cercando di compiacere il padre. Forse la sua bugia più nota è la quella che ha raccontato durante la sua prima campagna per la nomination del Partito Democratico nel 2008. Più volte, ha intrattenuto la platea raccontando di come sia dovuta “fuggire dal fuoco dei cecchini” quando è atterrata per una visita ufficiale in Bosnia alcuni mesi dopo la fine della guerra. In questo caso la bugia è stata smontata da alcuni testimoni e filmati che la mostrano pacifica, accolta da fiori e bambini. Messa all’angolo dai giornalisti si è scusata affermando che è naturale che chi pronuncia così tante parole possa commettere errori. Quella era una bugia gratuita, non una “gaffe”.

Spesso mente per omissione. O per evasività. È noto che i Clinton sono stati supportati da Goldman-Sachs nel corso della loro carriera, ricevendo milioni di dollari in varie forme. Tuttavia lei si difende, chiedendo retoricamente: “Dammi solo un esempio di come il sostegno di Wall Street abbia cambiato il voto su di me”. Questa risposta falsa distrae dal fatto che tutta la sua carriera è stata in sintonia con i desideri di Wall Street. Più frequentemente riguardo al suo passato politico. Per molto tempo, Clinton è stata contro il matrimonio gay. Ora invece è a favore. Qualsiasi insinuazione riguardo il suo “trasformismo” su questioni politiche è “completamente sbagliata”. Lei nega, nonostante sia stato provato, che abbia approvato l’Accordo nordamericano per il libero scambio (NAFTA). Spesso non risponde a domande particolarmente difficili ridendo o tossendo. Lo scandalo sull’uso illegale della sua mail privata mentre era segretario di Stato è stata l’occasione per svelare nuove bugie. Una piccola: lei ha affermato che gran parte delle mail erano comunicazioni private con suo marito Bill, mentre lui ha negato dicendo che non usa mai la posta elettronica. Una bugia enorme riguarda anche la versione ufficiale dell’11 settembre 2012, sull’omicidio dell’ambasciatore americano Chris Stevens a Bengasi. Hillary ha detto che l’omicidio è stato provocato da proteste musulmane spontanee contro un film a basso costo di Hollywood che insultava il Profeta. Tuttavia, in una mail recentemente pubblicata, scrive: “Sappiamo che l’attacco in Libia non aveva nulla a che fare con il film. È stato un attacco pianificato”. E così via. Ma sembra che i suoi sostenitori non usino Internet, dove tutto questo è chiaramente dimostrato.

Se Hillary Clinton dovesse vincere, quali scenari si aprirebbero per gli Stati Uniti?

Considerando quanto mente sul suo passato, non vi è alcun motivo di credere a ciò che sostiene che farà in futuro. Ma quello che dice è abbastanza allarmante: minaccia di far crescere l’intervento americano contro Assad in Siria, che provocherebbe un conflitto con la Russia. Minaccia l’interruzione di rapporti normali con l’Iran, il supporto totale ad Israele contro i palestinesi e l’ostilità senza compromessi verso la Russia. Il futuro è sempre pieno di sorprese. Il presidente degli Stati Uniti ha potere limitato e deve soddisfare l’oligarchia dominante. Tuttavia, Hillary è supportata proprio da quella oligarchia e sarà circondata da quei neoconservatori e da quegli interventisti liberali che hanno trovato Obama troppo prudente e potrebbero quindi incoraggiarla alla guerra. Ciò che bisognerà temere di più sarà l'”attivismo” di Hillary, la sua disponibilità a usare la forza militare al posto della diplomazia, la sua visione dualistica del mondo, diviso tra “amici” (quelli che sostengono gli Stati Uniti) e “nemici “(chiunque, a seconda delle circostanze). Continuerà la crescita militare della Nato contro la Russia fino al punto che qualche incidente potrà scatenare la Terza Guerra Mondiale. Non sto predicendo questo. Sto solo cercando di avvertire l’Europa. Solo il vostro rifiuto della politica di guerra degli Stati Uniti può fare la differenza.


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Oliver Stone: "Con la Clinton, e il suo lavaggio del cervello neo-con, andremo in guerra"


In un articolo su Huffington Post, Oliver Stone fa il suo ufficiale endorsement a Bernie Sanders. La Clinton, scrive il Premio Oscar, ha supportato “i bombardamenti Nato sulla ex Jugoslavia, la guerra di Bush in Iraq ancora in corso, la confusione in Afghanistan, e, come Segretario di Stato, la distruzione dello stato secolare della Libia, il golpe in Honduras e l’attuale tentativo di cambio di regime in Siria”.  Scrive ancora Stone: “Ognuna di queste situazioni ha portato a più estremismo, più caos nel mondo, e più pericolo per il nostro paese. I conflitti successivi saranno i confini della Russia, Cina e Iran. Guardate la malvagità del suo recente discorso all'AIPAC e non dite che non siete stati avvertiti). Possiamo davvero sopportare di vedere come Clinton "prende la nostra alleanza [con Israele] al livello successivo"? Dov'è il nostro senso delle proporzioni? Possono, se non i media, per lo meno noi chiamarci fuori da questo estremismo?”.
 
Stone lamenta anche il fatto che i media interni, definiti “Pravda”, dipingendo come impresentabile la controparte repubblicana, Donald Trump, indicano la Clinton come l’unica alternativa rispettabile e “normale”. Trump è ,sì, impresentabile, ma la ex first lady “ha subito un lavaggio del cervello ad opera dei neoconservatori”, afferma Stone.

“Credo che il fascismo sia ancora il nostro più grande nemico”, scrive Stone in chiusura, “e il suo volto è ovunque nelle nostre cosiddette democrazie. Esso è sempre stato legato a interessi economici che erano al potere. Questo è ciò che è il fascismo e il pericolo in cui ora ci troviamo. Sanders parla di denaro, ascoltatelo. Parla con chiarezza del denaro e del suo potere distorsivo. E' l'unico che ha protestato contro questa corruzione nella nostra politica. Clinton l'ha abbracciata questa corruzione”.
 
Meglio di Clinton, sicuramente, ma non nutriamo lo stesso entusiasmo di Stone per Sanders, come abbiamo scritto più volte. Colui che ha girato più di un documentario sulla straordinaria trasformazione dell'America Latina progressista che ha saputo spezzare le catene del Fondo Monetario Internazionale e di Washington, dovrebbe forse avere una remora in più verso colui che, rispondendo ad un Super Pac di Hillary Clinton, riferendosi ad Hugo Chavez dichiarava: “addirittura hanno cercato di creare un collegamento a un dittatore comunista morto"; e a colui che ha in programma di allargare la NATO. Il programma di politica estera di Sanders è quello di un socialista che odia i socialisti. 

La Redazione

Notizia del: 01/04/2016

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Intervista ASI. Diana Johnstone: "Se la Clinton diventasse presidente il mondo finirebbe nel caos" (di Fabrizio Di Ernesto, 9 Aprile 2016)
Abbiamo incontrato Diana Johnstone autrice del saggio “Queen of Chaos: The Misadventures of Hillary Clinton”, tradotto in italiano con il titolo “Hillary Clinton – Regina del caos” dalla casa editrice Zambon. Con lei abbiamo parlato della politica estera statunitense e della corsa alla nomination tra i Democratici per la successione al presidente Barack Obama...

Webster Tarpley: "E’ l’ora giusta per smascherare Hillary" (PandoraTV, 2 apr 2016)
Per Hillary Clinton è in arrivo una tegola giudiziaria. Lo scandalo delle sue e-mail di quando ricopriva la carica di Segretario di Stato rivela un suo ritratto spietato, una figura intenta a causare guerre nel mondo arabo perfino in contrasto con i militari che volevano frenare, fino al caos generato in Libia. L’FBI avrà in pugno il futuro politico di Hillary, molto esposta anche sul fronte della corruzione, assieme al marito ed ex presidente Bill Clinton e assieme alla figlia Chelsea: oltre a poter perdere la candidatura, di certo la famiglia Clinton finirà fra i barattieri delle Malebolge dell’Inferno di Dante. Bernie Sanders dovrà cogliere l’occasione. Sul fronte repubblicano Trump appare indebolito...

Il lato oscuro della Clinton (Di M. Carnieletto, 14.3.2016)
Da qualche settimana, Washington Post e New York Times stanno raccontando, con dovizia di particolari, le “imprese” libiche della candidata alla presidenza Usa Hillary Clinton. Ci sarebbe lei, infatti, dietro l’intervento in Libia del 2011...

Perché a noi conviene Hillary Clinton (di Angelo Panebianco, 7.3.2016)
Il vero problema non è se il futuro presidente sarà di sinistra o di destra, ma se sarà un isolazionista, pronto ad abbandonarci al nostro destino, o un attivo internazionalista
http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_08/perche-noi-conviene-hillary-clinton-ad168ebc-e498-11e5-9e78-e03cf324c1ba.shtml

The Hillary Clinton Emails: A Record of Imperialist Crimes (by Tom Hall / WSWS, 7 March 2016)
... Hundreds more emails deal with the US-led proxy war in Libya, in which Clinton played a leading role. As a recent series of articles in the New York Times confirmed, Clinton was the leading advocate in the White House for the clandestine arming of “rebel” militias comprised largely of Islamic fundamentalists, which comprised the main fighting force against the regime of Muammar Gaddafi...


=== 3: TRUMP ===




Доналд Трамп је код Ларија Кинга, а поводом годишњице бомбардовања Србије критиковао Била Клинтона и злочиначки напад на Србе савезнике Америке у оба рата.

– Клинтонови су направили хаос на Балкану и на Косову. Погледајте шта смо направили Србији ваздушним бомбардовањем са сигурне висине. Ти исти Срби су спасавали америчке пилоте у Другом светском рату.

Велика је грешка што смо бомбардовали народ који је био наш савезник у оба светска рата. Клинтонови сматрају то за успех, а мене је то срамота.

Упућујем извињење Србима за све грешке америчке политике, а пре свега Клитонових. Нама у борби против исламског тероризма требају савезници који имају ратно искуство борбе са овим злом – а то су у Европи Руси и Срби.

Ако а будем на челу Америке биће промењен спољнополитички курс који је до сада често био погрешан


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Donald Trump with Larry King on the occasion of the anniversary of the bombing of Serbia criticized Bill Clinton and criminal attack on Serbs, the ally of America in both wars.

- The Clintons have made a mess in the Balkans and Kosovo. Look what we did to Serbia in an aerial bombardment from a safe height. Those same Serbs rescued American pilots in World War II.
It is a mistake that we bombed a nation that has been our ally in two world wars. Clintons believe that was a success, and I find it shameful.
I extend an apology to all the Serbs for the error of American policy, primarily Clinton's. We need allies in fight against Islamic terrorism who have combat experience fighting this evil - and that in Europe are the Russians and the Serbs.

If I become the head of America the foreign policy will change the course that has until now often been wrong.

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Ogni maniera è buona per nascondere i crimini USA-NATO. Gli edifici colpiti dell'ex stato maggiore jugoslavo sono stati lasciati in rovina dal 1999 affinché si ricordino i barbari bombardamenti USA-NATO, ed è bene che non siano toccati. Sulle macerie del bombardato Gabinetto di Tito a Dedinje, invece, gli USA hanno già costruito un grandissimo edificio per l' Ambasciata USA con un alto muro di cinta... (a cura di Ivan)

da www.viedellest.eu
Serbia - 15 gennaio 2014

Belgrado, Trump vuole costruire un hotel di lusso sulle rovine degli edifici bombardati

L'organizzazione che fa capo all'imprenditore americano Donald Trump è interessata alla costruzione di un hotel di lusso a cinque stelle a Belgrado. Tra i siti possibili presi in considerazione vi è anche quello degli edifici dell'ex stato maggiore jugoslavo distrutti, nel centro della capitale, dai bombardamenti Nato della primavera 1999. Tale interesse è stato manifestato in un incontro che una delegazione dell'organizzazione americana ha avuto a Belgrado con il premier serbo Ivica Dacic. I due enormi edifici sono stati lasciati in rovine dalle autorità, che solo nelle scorse settimane hanno avviato i primi lavori di ripulitura e sistemazione, anche per il pericolo rappresentato da ulteriori crolli.


=== 4: SANDERS ===

"Pacifismo" di Sanders

Segnaliamo dall'articolo

TRKA ZA ŠEFA BELE KUĆE! Da li će socijalista Sanders naslediti Obamu?! (Informer 02. 02. 2016.)

http://www.informer.rs/print/53629/vesti/svet/53629/ANKETA-TRKA-SEFA-BELE-KUCE-socijalista-Sanders-naslediti-Obamu

il seguente paragrafo:

"Zalagao se za bombardovanje Srbije

Bernarda Sandersa stranački oponenti nazivaju lažnim socijalistom i kvazipacifistom. On je tokom kampanje kritikovao Hilari Klinton zbog njene podrške američkoj invaziji na Irak 2003, čemu se Sanders žestoko protivio. Stranačke kolege su ga, međutim, podsetile da on nije bolji od Hilari jer se zalagao za bombardovanje Srbije 1999.
- Treba zaustaviti etničko čišćenje na Kosovu, zaustaviti Slobodana Miloševića - govorio je tada Sanders.
Pored toga, on je glasao i za paket od milijardu dolara koji su SAD dale za krvavu smenu proruskog režima u Ukrajini."

Sanders sostenne dunque il bombardamento del 1999, ma anche l'autorizzazione dei fondi per le invasioni di Iraq e Afghanistan, e il miliardo di dollari di prestiti alla giunta di Kiev. Sul suo stesso sito web, il senatore espone le proprie posizioni sulla NATO e le sue guerre: http://feelthebern.org/bernie-sanders-on-nato/
Il tono è quello classico jingoista, replicando il mito degli USA come potenza tutto sommato benigna. L'interpretazione dei fatti storici è assurda, con Milošević e Gheddafi demonizzati come nel discorso standard imperialista. Spiccano le lodi per l'ambasciatore Stevens ucciso in Libia, che era in realtà il capo contrabbandiere di armi verso la Siria, e direttore dell'agenzia viaggi per jihadisti, con però una sola destinazione (Siria).

Non molto tempo fa Sanders incoraggiava appassionatamente l'Arabia Saudita a darsi da fare militarmente nella regione. Vedere per credere: https://m.youtube.com/watch?v=0jEW2DGrRvM

(a cura di Andrea D.)