Informazione
TUTTI "ROSSI" DI VERGOGNA
Felici si dichiarano (ovviamente) Fratelli d'Italia che hanno presentato in Consiglio Regionale la proposta che è stata votata all'unanimità, con l'intento di "superare storiche contrapposizioni che ancora oggi... impediscono la creazione di una memoria nazionale condivisa".
Se il pd e l'opposizione di sinistra in Consiglio ignorassero, e già la cosa sarebbe imperdonabile per degli eletti in un Consiglio Regionale, cosa siano state le foibe, possono informarsi ad esempio qui:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=20327
Aggiungiamo qualche dato non revisionista:
il fenomeno delle foibe può essere compreso se lo si colloca nella sua reale dimensione storica, a partire da quando l'Italia, vincitrice nella Prima guerra mondiale, ingloba nel proprio territorio 327 mila sloveni e 152 mila croati, ed anziché scegliere la strada del rispetto per le minoranze, sceglie quella dell'assimilazione forzata e brutale basata sull’annientamento del popolo slavo. L'avvento di Mussolini inaugurò il cosiddetto “fascismo di frontiera”, vale a dire una serie di provvedimenti di italianizzazione forzata del confine orientale, che portarono alla chiusura di scuole croate e slovene, all'imposizione dell'italiano nei giornali e nei tribunali, fino all'italianizzazione dei cognomi e della toponomastica). Come se non bastasse, nell'aprile del '41 l'Italia partecipò all'occupazione nazista della Jugoslavia, rendendosi protagonista di omicidi, stupri e rastrellamenti, di incendi di interi villaggi e dell'internamento di migliaia di civili in campi di concentramento (come ordinava la “famosa” circolare 3c del gen. Mario Roatta).
E' in questo quadro esasperato che ebbe luogo l'episodio delle foibe. Questo va inoltre diviso in due episodi distinti. Quello del settembre '43, dopo la rotta dell’esercito italiano, con il fronte che mutava in continuazione, e riguardò per lo più le persone più compromesse con il regime fascista, e con numeri che non si avvicinano neanche lontanamente a quanto si cerca di raccontare nel tentativo revisionista.
L'altro episodio fu quello del maggio '45, dove gli scomparsi furono circa 500, regolarmente arrestati e giudicati da un Tribunale Militare (della maggior parte di essi, che furono fucilati, è accertata la loro passata appartenenza a forze militari o collaborazioniste del nazifascismo). Delle vendette personali (e ce ne furono in tutta Europa, nei mesi successivi alla fine della guerra) non possono essere resi responsabili un movimento di liberazione intero né, tanto meno, un popolo.
E’ così che nella retorica neofascista membri di milizie fasciste, civili collaborazionisti e delatori diventano “innocenti la cui unica colpa era quella di essere italiani e non vergognarsene”, così come i Repubblichini diventano “bravi ragazzi animati da un non comune amore per l'Italia”, da equiparare ai partigiani liberatori. La Giornata del Ricordo diventa così la giornata dell'orgoglio fascista.
Se poi i consiglieri che hanno votato la mozione di Donzelli fossero consapevoli di cosa siano state le Foibe, e dell'abominio di una equiparazione che mette sullo stesso piano fascisti e vittime del nazismo, allora lasciamo ogni commento a chi legge.
Solo, non ci vengano a parlare fra tre giorni di antifascismo il 25 aprile. Questo non sarebbe tollerabile.
Београд, главни град наше отаџбине, сведок и страдалник, поклонио се пред Спомеником на обали Саве, на обрисима негдашњег ужасног логора који су фашисти, заједно са усташким насилницима из НДХ, користили на простору Старог сајмишта за масовно убијање Срба, Јевреја, Рома и других националности, вероисповести, идеолошких определења супротних нацистичким циљевима. Одвођени су и специјалним камионима у логор на Бањицу, Тополске шупе, Јајинце и на очи тадашње колаборантске власти Милана Недића ликвидирани.
Овај 22.април је и дан сећања на 1945.годину кад је група од 1075 измучених заточеника логора страве и мучких убистава у Јасеновцу потражила пут у слободу док су се усташе спремале на бекство пред партизанским јединицама. Само се 127 домогло спаситеља, остали су пали у рафалима побеснелих зликоваца из наказне хрватске државе савезника Хитлера у Другом светском рату, поглавника Анте Павелића коме су уз крило седели католички великодостојници попут Степинца.
Званични подаци о Јасеновцу, које је потврдио и Центар ”Симон Визентал”, сведоче да су усташе ликвидирали током Другог светског рата у том логору 500.000 Срба, 80 хиљада Рома, 32 хиљаде Јевреја и неколико десетина хиљада антифашиста разних националности.
Сви ти тешки дани ни један поштен народ не може и неће да заборави. Нарочито у ово време кад се у многим државама фашистистичке сумануте идеје повампирују и легално, понегде и под заштитом власти, дозвољавају покрети, марширања по улицама у црним униформама и са ознакама хитлеровских хорди позива на освету и враћање точка историје уназад.
Код Споменика на обали Саве, у Београду, поновљене су речи да Србија остаје верна антифашистичкој традицији и крупним корацима иде напред не прихватајући скарадну идеологију и реваншизам. О томе су говорили министри у Влади Србије, највиши представници градске власти.
Венце су положили и представници страдалника, међу њима и Милинко Чекић, чије је удружење преживелих и потомака Јасеновчана колективни члан СУБНОР-а Србије.
L’Église orthodoxe serbe est inquiète. Le cardinal Stepinac, proche du dirigeant oustachi pro-nazi Ante Pavelić, responsable de l’extermination de Serbes, de Juifs et de Tsiganes pendant la Seconde Guerre mondiale, béatifié par Jean-Paul II en 1998, va-t-il être canonisé ?
http://www.courrierdesbalkans.fr/le-fil-de-l-info/le-patriarche-serbe-orthodoxe-irinej-ecrit-au-pape-francois.html
Sabato scorso Papa Francesco ha ospitato la delegazione della Chiesa ortodossa serba composta dal Metropolita del Montenegro Amfilohije, dal Vescovo della Backa Irinej e dall’ex ambasciatore presso la Santa Sede Darko Tanaskovic. I temi della riunione non annunciata a Roma erano la canonizzazione del controverso cardinale croato Alojzije Stepinac e la visita eventuale del Papa in Serbia questo o l’anno prossimo...
SOURCE: VECERNJE NOVOSTI, TANJUG MONDAY, APRIL 25, 2016
This has been stated by former Croatian Ambassador to the Vatican Filip Vuc ak.
According to him, a joint committee of the Catholic and Orthodox Churches will begin discussing the issue "before the summer" - but he said he could not predict when a decision might be made.
Vucak told the Belgrade-based daily Vecernje Novosti that Patriarch Irinej in his letter clearly said he believed Stepinac was a high priest who supported the NDH - the WW2-era Nazi-allied Independent State of Croatia - who forcibly converted Orthodox believers (into Catholicism), and supported "racial" laws.
This is the second such case in the Catholic Church, said Vucak, adding that Pope Francis would "certainly not make decisions about Stepinac until the commission finishes its work."
Describing the events unfolding in April 2014, Vucak said they were "extremely dramatic" and that "some cardinals were sure Stepinac would be canonized" but that Patrijarch Irinej's letter was "a distress signal" for Pope Francis, who wanted the information coming from Belgrade checked.
The Croatian diplomat added, "then came Serbian President Tomislav Nikolic's letter addressed to the Vatican, a nd then another from Patriarch Irinej."
"The pope decided to propose the establishment of a mixed commission that will examine in detail the life and work of Cardinal Stepinac," said Vucak.
Vrijeme je da se zaustavi opasna praksa u kojoj će se jedan dan formalno komemorirati u Jasenovcu, a 364 ostala dana u godini nesmetano relativizirati, umanjivati i negirati ustaški zločin genocida, poručuju iz Srpskog narodnog vijeća...
http://www.portalnovosti.com/snv-nee-sudjelovati-na-komemoraciji-u-jasenovcu
Povratak 1941. (15. travnja 2016. Piše Nenad Jovanović)
Aktualna situacija u Hrvatskoj podsjeća nas na ono što je u Njemačkoj počelo 1933., a događalo u NDH od 1941. godine, kazao je nakon komemoracije u Jasenovcu Ognjen Kraus, predsjednik Koordinacije židovskih općina...
http://www.portalnovosti.com/povratak-1941
di Francesca Rolandi – 27 aprile 2016
Aria di revisionismo
Commemorazioni divise
La commemorazione ufficiale
Barak Obama alla fine del suo mandato parla, vuota il sacco, e accusa rivelando ciò che avevamo intuito nell'agosto 2013: il mondo si è trovato sull'orlo di una guerra che da convenzionale avrebbe potuto degenerare in atomica.
by Diana Johnstone – CounterPunch, 2015
Diana Johnstone ha scritto una pungente biografia di Hillary Clinton, pubblicata in Italia da Zambon.
Di questo testo abbiamo già avuto modo di parlare. Questa notte, però, nel Super martedì del Nordest , la Clinton ha vinto in altri quattro Stati mentre settimana scorsa ha vinto a New York. Hillary, insomma, corre spedita verso le elezioni.
Prima di arrivare all’attualità, ci piacerebbe capire chi è realmente Hillary Clinton. Come si è formata? Quali sono i suoi riferimenti culturali?
Hillary è nata nel 1947, in una famiglia repubblicana del ceto medio conservatore, dominata da un padre esigente che sembra averle trasmesso le sue ambizioni irrealizzate. La sua filosofia di base è sempre stata quella del lato aggressivo e individualistico del sogno americano: se si tenta con la forza, si va avanti. Questa visione implica uno scarso rispetto per coloro che non ce la fanno. Hillary si sente a proprio agio con i miliardari e loro si sentono a proprio agio con lei. Metodista, mostra la sua religiosità usandola come mezzo di auto-aiuto. Il suo primo impegno politico è stato con un accanito sostenitore dell’estrema destra repubblicana: il senatore Goldwater.
Mentre era Segretario di Stato, la Clinton ha aperto uno dei più feroci periodi della politica estera americana, a cominciare dalla Libia. Qual è stato il suo ruolo nella destabilizzazione del Medio Oriente?
Il suo ruolo è stato enorme. Se c’è un’opzione militare, lei la sostiene. Ha votato per l’invasione dell’Iraq nel 2003 ed è orgogliosa di rivendicare la propria responsabilità nella disastrosa guerra libica in quanto ha eliminato un dittatore: se le cose in Libia sono andate male è perché gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare di più e non di meno. Ha sempre chiesto un intervento aggressivo contro Assad in Siria e la sua ostilità nei confronti dell’Iran è senza limiti. Tutto questo l’ha resa cara ai sostenitori di Israele, come il miliardario Haim Saban. In breve, ha completamente adottato la posizione dei “neocon”: qualsiasi nemico di Israele è un nemico degli Stati Uniti, e il suo regime deve essere o rovesciato o suddiviso in pezzi. La sua politica in Medio Oriente è di allineamento totale con Israele, che non impedisce un forte attaccamento all’Arabia Saudita, reso possibile grazie alla sua assistente Huma Abedin.
Hillary Clinton si distingue per la sua politica fortemente anti-russa. Da dove viene questa impostazione ideologica?
È la politica estera che nasce dal lato aggressivo del sogno americano. L’America è la migliore, la più forte ed è sicura di prevalere se usa la forza. La Clinton crede che se gli Usa agiscono sono destinati a vincere. Per quanto riguarda la Russia, Hillary ha completamente sottoscritto la visione dominante a Washington, ovvero che l’America “ha vinto la Guerra Fredda”. Ciò crea un’opinione arrogante: che gli Stati Uniti, dopo aver vinto la Prima Guerra Mondiale, la seconda e infine la Guerra Fredda, sono destinati a vincere. L’ideologia di Hillary serve perfettamente gli interessi del complesso militare-industriale e quelli finanziari che traggono profitto da esso. La sua ostilità nei confronti della Russia è in parte un residuo della Guerra Fredda, quando la forza militare degli Stati Uniti è stata costruita avendo Mosca come nemico. Ma penso che sia molto più un prodotto di ostilità innata nei confronti di ciò che non è americano o che non riconosce l’egemonia americana. Nel 1990, il presidente russo Boris Eltsin era totalmente asservito al presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. L’arrivo di un leader russo che guarda principalmente agli interessi della Russia è stato sentito a Washington come un tradimento della storia. Abbiamo vinto, oppure no? Hanno perso loro, vero? Allora chi è questa nullità che chiede un “mondo multipolare”?
Vladimir Putin è un chiaro ostacolo alla tacita politica (ma dimostrata sotto Eltsin) di acquisire il controllo economico di vaste risorse della Russia. E poi c’è una spiegazione strategica per l’ostilità nei confronti della Russia, enunciata da Zbigniew Brzezinski nel suo libro del 1997, La Grande Scacchiera: l’egemonia degli Stati Uniti dipende dall’evitare l’unità tra Europa occidentale e Russia. Se non per portare a una guerra nucleare, l’attuale politica estera degli Stati Uniti è stata progettato per erigere una nuova “cortina di ferro” con lo scopo di isolare la Russia, in particolare dal suo partner commerciale naturale: la Germania. Motivazioni ideologiche, economiche, psicologiche e strategiche sono tutte unite per produrre una campagna di propaganda anti-russa che è tanto più spaventosa quanto più non ha basi reali. Dire che la Russia è una “minaccia” è fantasia pura. Ma la Nato che accerchia i confini russi è reale. E la Clinton si avvale sia della fantasia che della realtà.
Mentre mi trovavo a New York, alcuni americani che ho conosciuto mi hanno parlato della Clinton come di una “bugiarda”. Quali bugie ha detto agli americani?
Lei, ovviamente, è solamente una che dice quello che considera utile, a prescindere dalla verità. Penso che abbia sviluppato questa abitudine da piccola, cercando di compiacere il padre. Forse la sua bugia più nota è la quella che ha raccontato durante la sua prima campagna per la nomination del Partito Democratico nel 2008. Più volte, ha intrattenuto la platea raccontando di come sia dovuta “fuggire dal fuoco dei cecchini” quando è atterrata per una visita ufficiale in Bosnia alcuni mesi dopo la fine della guerra. In questo caso la bugia è stata smontata da alcuni testimoni e filmati che la mostrano pacifica, accolta da fiori e bambini. Messa all’angolo dai giornalisti si è scusata affermando che è naturale che chi pronuncia così tante parole possa commettere errori. Quella era una bugia gratuita, non una “gaffe”.
Spesso mente per omissione. O per evasività. È noto che i Clinton sono stati supportati da Goldman-Sachs nel corso della loro carriera, ricevendo milioni di dollari in varie forme. Tuttavia lei si difende, chiedendo retoricamente: “Dammi solo un esempio di come il sostegno di Wall Street abbia cambiato il voto su di me”. Questa risposta falsa distrae dal fatto che tutta la sua carriera è stata in sintonia con i desideri di Wall Street. Più frequentemente riguardo al suo passato politico. Per molto tempo, Clinton è stata contro il matrimonio gay. Ora invece è a favore. Qualsiasi insinuazione riguardo il suo “trasformismo” su questioni politiche è “completamente sbagliata”. Lei nega, nonostante sia stato provato, che abbia approvato l’Accordo nordamericano per il libero scambio (NAFTA). Spesso non risponde a domande particolarmente difficili ridendo o tossendo. Lo scandalo sull’uso illegale della sua mail privata mentre era segretario di Stato è stata l’occasione per svelare nuove bugie. Una piccola: lei ha affermato che gran parte delle mail erano comunicazioni private con suo marito Bill, mentre lui ha negato dicendo che non usa mai la posta elettronica. Una bugia enorme riguarda anche la versione ufficiale dell’11 settembre 2012, sull’omicidio dell’ambasciatore americano Chris Stevens a Bengasi. Hillary ha detto che l’omicidio è stato provocato da proteste musulmane spontanee contro un film a basso costo di Hollywood che insultava il Profeta. Tuttavia, in una mail recentemente pubblicata, scrive: “Sappiamo che l’attacco in Libia non aveva nulla a che fare con il film. È stato un attacco pianificato”. E così via. Ma sembra che i suoi sostenitori non usino Internet, dove tutto questo è chiaramente dimostrato.
Se Hillary Clinton dovesse vincere, quali scenari si aprirebbero per gli Stati Uniti?
Considerando quanto mente sul suo passato, non vi è alcun motivo di credere a ciò che sostiene che farà in futuro. Ma quello che dice è abbastanza allarmante: minaccia di far crescere l’intervento americano contro Assad in Siria, che provocherebbe un conflitto con la Russia. Minaccia l’interruzione di rapporti normali con l’Iran, il supporto totale ad Israele contro i palestinesi e l’ostilità senza compromessi verso la Russia. Il futuro è sempre pieno di sorprese. Il presidente degli Stati Uniti ha potere limitato e deve soddisfare l’oligarchia dominante. Tuttavia, Hillary è supportata proprio da quella oligarchia e sarà circondata da quei neoconservatori e da quegli interventisti liberali che hanno trovato Obama troppo prudente e potrebbero quindi incoraggiarla alla guerra. Ciò che bisognerà temere di più sarà l'”attivismo” di Hillary, la sua disponibilità a usare la forza militare al posto della diplomazia, la sua visione dualistica del mondo, diviso tra “amici” (quelli che sostengono gli Stati Uniti) e “nemici “(chiunque, a seconda delle circostanze). Continuerà la crescita militare della Nato contro la Russia fino al punto che qualche incidente potrà scatenare la Terza Guerra Mondiale. Non sto predicendo questo. Sto solo cercando di avvertire l’Europa. Solo il vostro rifiuto della politica di guerra degli Stati Uniti può fare la differenza.
Oliver Stone: "Con la Clinton, e il suo lavaggio del cervello neo-con, andremo in guerra"
La Redazione
Per Hillary Clinton è in arrivo una tegola giudiziaria. Lo scandalo delle sue e-mail di quando ricopriva la carica di Segretario di Stato rivela un suo ritratto spietato, una figura intenta a causare guerre nel mondo arabo perfino in contrasto con i militari che volevano frenare, fino al caos generato in Libia. L’FBI avrà in pugno il futuro politico di Hillary, molto esposta anche sul fronte della corruzione, assieme al marito ed ex presidente Bill Clinton e assieme alla figlia Chelsea: oltre a poter perdere la candidatura, di certo la famiglia Clinton finirà fra i barattieri delle Malebolge dell’Inferno di Dante. Bernie Sanders dovrà cogliere l’occasione. Sul fronte repubblicano Trump appare indebolito...
Da qualche settimana, Washington Post e New York Times stanno raccontando, con dovizia di particolari, le “imprese” libiche della candidata alla presidenza Usa Hillary Clinton. Ci sarebbe lei, infatti, dietro l’intervento in Libia del 2011...
Il vero problema non è se il futuro presidente sarà di sinistra o di destra, ma se sarà un isolazionista, pronto ad abbandonarci al nostro destino, o un attivo internazionalista
http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_08/perche-noi-conviene-hillary-clinton-ad168ebc-e498-11e5-9e78-e03cf324c1ba.shtml
Доналд Трамп је код Ларија Кинга, а поводом годишњице бомбардовања Србије критиковао Била Клинтона и злочиначки напад на Србе савезнике Америке у оба рата.
– Клинтонови су направили хаос на Балкану и на Косову. Погледајте шта смо направили Србији ваздушним бомбардовањем са сигурне висине. Ти исти Срби су спасавали америчке пилоте у Другом светском рату.
Велика је грешка што смо бомбардовали народ који је био наш савезник у оба светска рата. Клинтонови сматрају то за успех, а мене је то срамота.
Упућујем извињење Србима за све грешке америчке политике, а пре свега Клитонових. Нама у борби против исламског тероризма требају савезници који имају ратно искуство борбе са овим злом – а то су у Европи Руси и Срби.
Ако а будем на челу Америке биће промењен спољнополитички курс који је до сада често био погрешан
Donald Trump with Larry King on the occasion of the anniversary of the bombing of Serbia criticized Bill Clinton and criminal attack on Serbs, the ally of America in both wars.
- The Clintons have made a mess in the Balkans and Kosovo. Look what we did to Serbia in an aerial bombardment from a safe height. Those same Serbs rescued American pilots in World War II.
It is a mistake that we bombed a nation that has been our ally in two world wars. Clintons believe that was a success, and I find it shameful.
I extend an apology to all the Serbs for the error of American policy, primarily Clinton's. We need allies in fight against Islamic terrorism who have combat experience fighting this evil - and that in Europe are the Russians and the Serbs.
If I become the head of America the foreign policy will change the course that has until now often been wrong.
L'organizzazione che fa capo all'imprenditore americano Donald Trump è interessata alla costruzione di un hotel di lusso a cinque stelle a Belgrado. Tra i siti possibili presi in considerazione vi è anche quello degli edifici dell'ex stato maggiore jugoslavo distrutti, nel centro della capitale, dai bombardamenti Nato della primavera 1999. Tale interesse è stato manifestato in un incontro che una delegazione dell'organizzazione americana ha avuto a Belgrado con il premier serbo Ivica Dacic. I due enormi edifici sono stati lasciati in rovine dalle autorità, che solo nelle scorse settimane hanno avviato i primi lavori di ripulitura e sistemazione, anche per il pericolo rappresentato da ulteriori crolli.
Segnaliamo dall'articolo
TRKA ZA ŠEFA BELE KUĆE! Da li će socijalista Sanders naslediti Obamu?! (Informer 02. 02. 2016.)
il seguente paragrafo:
"Zalagao se za bombardovanje Srbije
Bernarda Sandersa stranački oponenti nazivaju lažnim socijalistom i kvazipacifistom. On je tokom kampanje kritikovao Hilari Klinton zbog njene podrške američkoj invaziji na Irak 2003, čemu se Sanders žestoko protivio. Stranačke kolege su ga, međutim, podsetile da on nije bolji od Hilari jer se zalagao za bombardovanje Srbije 1999.
- Treba zaustaviti etničko čišćenje na Kosovu, zaustaviti Slobodana Miloševića - govorio je tada Sanders.
Pored toga, on je glasao i za paket od milijardu dolara koji su SAD dale za krvavu smenu proruskog režima u Ukrajini."
Sanders sostenne dunque il bombardamento del 1999, ma anche l'autorizzazione dei fondi per le invasioni di Iraq e Afghanistan, e il miliardo di dollari di prestiti alla giunta di Kiev. Sul suo stesso sito web, il senatore espone le proprie posizioni sulla NATO e le sue guerre: http://feelthebern.org/bernie-sanders-on-nato/
Il tono è quello classico jingoista, replicando il mito degli USA come potenza tutto sommato benigna. L'interpretazione dei fatti storici è assurda, con Milošević e Gheddafi demonizzati come nel discorso standard imperialista. Spiccano le lodi per l'ambasciatore Stevens ucciso in Libia, che era in realtà il capo contrabbandiere di armi verso la Siria, e direttore dell'agenzia viaggi per jihadisti, con però una sola destinazione (Siria).
Non molto tempo fa Sanders incoraggiava appassionatamente l'Arabia Saudita a darsi da fare militarmente nella regione. Vedere per credere: https://m.youtube.com/watch?v=0jEW2DGrRvM
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