Informazione

"nA More Con AMore"
4a edizione! (anno 2016)



“NA MORE CON AMORE” vuol dire “al mare con amore” e non ci stancheremo mai di riscriverlo! Ed anche la prossima estate intendiamo ripeterci. Sulla sabbia, tra gli scogli e le onde, al sole, al sale ed attraverso il vento, per nuovi momenti di vacanza. Ma non ci piace farlo da soli, ci piacciono i bambini, ma tanto e quindi desideriamo tornarci con loro. Per vincere anche un po’ della tristezza, dei silenzi e del dramma che talvolta il mare tormentato si porta dentro, per quest’umanità impazzita, irrispettosa, a cui magari ricordare che ci sono anche tante cose belle, di cui lo stesso mare potrà conservare, speriamo, memoria. 

Riproponiamo l’iniziativa di ospitalità estiva con i bambini della regione jugoslava del Kosovo, in particolare con gli studenti della Scuola Primaria "Sveti Sava", provenienti da famiglie serbe residenti nel villaggio di Jasenovik, nella municipalità di Novo Brdo. Le associazioni di volontariato “Non bombe ma solo caramelle Onlus” e “Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus” ci aiuteranno in tutto ciò, insieme ad altri, amici e conoscenti preziosi e sensibili a queste iniziative.
Accoglieremo 9 ospiti, nuovi bambini di età compresa tra i 10 ed i 12 anni, che saranno accompagnati dalla loro insegnante Valentina Ristić, partecipe di passate edizioni. Il soggiorno dei ragazzi è previsto per fine agosto/settembre, sempre nella località di mare Santa Severa (provincia di Roma), dove verrà messa a disposizione a titolo volontario una struttura privata adeguata. I bambini potranno svolgere attività balneare e culturale nell’ambito di un programma di visite sul territorio e su Roma. Parteciperanno all’iniziativa minori che non presentano gravi problemi di salute e sono quindi idonei a sostenere il viaggio ed il soggiorno previsto.

Ricordiamo che il villaggio di Jasenovik e la sua piccola scuola rappresentano una realtà con non più di 150 abitanti, che vivono ancora oggi spesso ai limiti della povertà e della sussistenza, con un marcato isolamento territoriale e tra difficoltà istituzionali. Condizioni che derivano da un percorso storico molto travagliato, fatto di ingerenze internazionali, di bombe e continue strumentalizzazioni politico-religiose. Nonostante una preesistente e resistente multiculturalità laica, che abbiamo conosciuto personalmente, queste aree risultano purtroppo sempre più minate da nazionalismo insano e derive estremiste, risultando contesti fertili anche per l’arruolamento e l’addestramento del terrorismo globale, in quanto il Kosovo è terra di passaggio strategica nei Balcani. Diciassette anni di presenza NATO non hanno, a nostro parere, migliorato la situazione. L’Unione Europea si sta espandendo ad est, ma non sappiamo se e quanto ne potrà beneficiare la popolazione di questi luoghi, che vivono una situazione di perenne transitorietà e di strani compromessi, tra l’espansionismo euro-atlantico ed il colonialismo economico-finanziario arabo-saudita.

L’iniziativa pertanto, anche in virtù dei positivi riscontri della scorsa esperienza, sarà finalizzata in parte alla ricreazione dei ragazzi ed in parte allo scambio sociale e culturale. L’auspicio resta quello della nascita di relazioni tra comunità, la reciproca conoscenza, il superamento dei luoghi comuni sgraditi al vivere sociale. Sperando ciò possa in qualche modo contribuire alla serenità dei ragazzi e servire da stimolo per la loro vita in una realtà difficile, che ci proponiamo sempre di far conoscere secondo una rappresentazione più vera, più onesta e dignitosa per loro e non più comoda per noi e per le nostre coscienze.

Abbiamo stimato un costo per l’iniziativa pari a circa 2.300 euro (costo edizione 2014: 2.103 euro). Dipenderà soprattutto dalle spese di viaggio, ancora da definire. Non abbiamo residui dall’edizione del 2015, ma CNJ onlus devolverà l’intero fondo 5X1000 sul reddito 2012. Con l’aiuto e la partecipazione di volontari, potremo assicurare anche il vitto per il periodo a costi contenutissimi. Abbiamo però bisogno di raccogliere ulteriori fondi e quindi, per chi può e vuole, è possibile sottoscrivere per l’iniziativa utilizzando le seguenti coordinate:

CONTO BANCOPOSTA n. 88411681 intestato a JUGOCOORD ONLUS, Roma
(IBAN:  IT 40 U 07601 03200 000088411681)
causale: erogazione liberale per iniziativa Na more con amore


Per qualsiasi informazione in più o chiarimenti sulle modalità di sottoscrizione:

Samantha Mengarelli, e-mail:  n a m o r e c o n a m o r e @ g m a i l . c o m

Vi aggiorneremo sul programma e sugli sviluppi dell’iniziativa. Grazie per l’attenzione e un caro saluto


Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus

Non Bombe ma Solo Caramelle - onlus



(auf deutsch: Streit um die Russland-Sanktionen

Si vedano anche i post sullo stesso argomento:
Germania russofoba e Ucraina tedesca
Russofobia



Dispute over Sanctions on Russia (I)
 

2016/05/02

BERLIN/MOSCOW
 
(Own report) - In the debate about eventually halting the EU's sanctions on Russia, demands to extend the measures to affect "millions of Russian citizens" are being raised in Berlin. Under no circumstances should the sanctions be lifted, according to an article in the current issue of the foreign policy periodical, "Internationale Politik." They should rather be reinforced and, for example, supplemented by "banning visas for all Russian civil servants." That is the only way the force "the Russian middle class" into a wide-ranging "protest movement" to overthrow the government. The article's author had alleged, already last year, that Russia would only make political progress, "when its laws will be installed from the outside." Whereas some specialists on Russia are agitating against easing any of the sanctions, the German government is heightening tensions between Berlin and Moscow, by announcing that the Bundeswehr is currently considering assuming the command of the NATO battalions stationed in Lithuania. In spite of the Chancellor's allegations to the contrary, this would de facto be in breach of the 1997 NATO-Russia Founding Act, which, in turn, means further escalation of the conflict between the West and Russia.
"Inexcusably Gentle"
Vladislav Inozemtsev, currently Director of Moscow's "Center for Post-Industrial Studies," and who, last year, had been a "Berthold Beitz Fellow" at the "Robert Bosch Center for Central and Eastern Europe, Russia, and Central Asia" of the German Council on Foreign Relations (DGAP), is calling for a dramatic reinforcement of EU Sanctions against Russia. In his article in the current issue of the DGAP journal "Internationale Politik," the leading foreign policy publication of the German establishment, Inozemtsev alleges that the EU's sanctions against Russia are "inexcusably gentle ..., in comparison with those applied to Iran or North Korea." This must be changed. Because the EU's business with Russia has dramatically slumped over the past few years, "the Europeans could increase pressure on Moscow without fearing major economic damage to themselves," writes Inozemtsev. Russia could hardly survive "similarly broad" sanctions, such as the EU's punitive measures applied to Iran or even North Korea. "Putin probably would not even last a year. ... This is why I advocate taking a more confrontational course and dramatically raise the pressure on the rulers."[1]
Sanctions against Millions
In his article in "Internationale Politik," Inozemtsev, who is currently also a non-resident Senior Fellow at Washington's "Atlantic Council," made concrete proposals for reinforcing the sanctions. For example, the punitive measures should "only be lifted, if Ukraine regains its full sovereignty over the regions currently under the control of the rebels" - a demand that would implicitly result in the nullification of the Minsk Ceasefire Agreements. Inozemtsev also insists that banks in EU member nations be obligated "to divest their portfolio investments in Russia." In addition, the EU should adopt a memorandum "stipulating that EU member states should reduce their imports of Russian gas by 10 to 20 percent annually." Brussels could forbid Russian citizens "to establish enterprises within the EU;" it could "cancel their rights to dispose of bank accounts with more than 10,000 Euros deposit capital," or rule "that, for example, Russian-owned real estate must be sold by January 1, 2018." "A visa ban on all Russian civil servants" could be considered. In principle, the sanctions should be "designed in such a way that they affect millions of Russian citizens." This is the only way "the Russian middle class" can be wedged into a broad "protest movement" to overthrow the government.[2]
"Win the Second Cold War"
Recently Inozemtsev has been cropping up in foreign policy circles with outright appeals to overthrow of the Russian government. In 2012, when he was asked about the situation in Russia, he confirmed that "the majority of the population is satisfied, they have never lived as normally as they do now." "In essence, Russia is a free country." Therefore, in its relations with Moscow Berlin should "concentrate on its economic interests."[3] However, last year, he advocated a radical disavowal of his previous pleas in favor of economic cooperation, demanding that the West should "mobilize the necessary resources to win the second cold war." Draconian boycott measures could be considered as one of the means. "Much more attention" should be paid to those who oppose the brutal escalation policy - Inozemtsev refers to them using the slur à la mode, "Putin-Versteher" (Putin apologists). "It is absolutely necessary to run thorough checks on the financial interests of such groups and their business ties to Russia." Any organization that receives support from the Russian state or Russian citizens should be labelled “aggressor’s agent.” According to Inozemtsev, "Russia will become a 'normal' country only when its laws will be installed from the outside."[4] This is an open appeal for the West to subjugate Russia in colonial style.
Bundeswehr to Lithuania
While Inozemtsev and other experts on Russia are campaigning against loosening or even lifting the sanctions against Russia within the German political establishment, Berlin's announcements of new militarization measures are fueling tensions with Moscow. Last Friday, Angela Merkel confirmed that the government is considering sending German soldiers to Lithuania to command a NATO battalion. This would be an aspect of the deployment of new western battalions in Poland and the Baltic countries, as was decided by the western war alliance in February and would intensify military pressure on Russia. The Bundeswehr has already taken a leading role in the establishment of a NATO-"spearhead" in East and Southeast Europe.[5] It has also significantly increased German personnel in the Multinational Corps Northeast in Szczecin, Poland, which plays a leading role in NATO maneuvers and operations in Eastern Europe. The Bundeswehr has also been heavily involved in combat exercises in Poland and the Baltic countries.[6] Should the German military also assume leading roles in the establishment of NATO battalions in Lithuania, Berlin would continue to play a decisive role in establishing a western military front in Eastern and Southeastern Europe targeting Moscow.
The End of the Founding Act
If troops are stationed, it would mean, de facto, the breach of the 1997 NATO - Russia Founding Act., The Founding Act stipulates - albeit in less precise wording - that NATO will not "station combat troops on a permanent basis" [7] east of the traditional cold war territory of the alliance. Berlin contends that German troops being assigned to Lithuania would not be in violation of the Founding Act text, if the soldiers are "rotated," in other words, constantly exchanged, rather than "permanently stationed." However, this cannot hide the fact that the NATO battalions, due to be stationed in all of the Baltic states, will constitute a composite "permanent stationing." With this move, Berlin could be dealing a fatal blow to the long-since teetering NATO - Russia Founding Act. The consequences would be a further erosion of the relations between western countries and Moscow. The danger of an uncontrollable escalation would, thereby, be further increased.
Apparent Contradictions
Parallel to the escalation policy, pressure to reduce or even phase out the sanctions is growing in several EU countries - including Germany. german-foreign-policy.com will report tomorrow Tuesday.
[1], [2] Vladislav Inozemtsev: Zeit für eine moralische Entscheidung. In: Internationale Politik Mai/Juni 2016, S. 20-25.
[3] Ex-Medwedew-Berater Inosemzew: "Russland können Sie als Demokratie vergessen". www.spiegel.de 23.11.2012.
[4] Vladislav L. Inozemtsev: Russia of 2010s: How to Live with It and How to Outlive It. DGAPkompakt Nr. 7, June 2015. See To Win the Second Cold War.
[5] See 21st Century Warfare (I)21st Century Warfare (II) and Message to the World.
[6] Berlin bereit zur Stärkung der Ostflanke. Frankfurter Allgemeine Zeitung 30.04.2016.
[7] Grundakte über Gegenseitige Beziehungen, Zusammenarbeit und Sicherheit zwischen der Nordatlantikvertrags-Organisation und der Russischen Föderation. www.nato.int.



Dispute over Sanctions on Russia (II)
 

2016/05/03

BERLIN/MOSCOW
 
(Own report) - German business circles and proxy foreign policy organizations are campaigning to have the sanctions against Russia lifted. More than two-thirds of the people in Germany are in favor of lifting sanctions, reports Koerber Foundation (Hamburg) based on a current opinion poll. More than four-fifths want close cooperation with Russia, and 95 percent consider a rapprochement in the next few years to either be "important" or "very important." The Koerber Foundation, an influential organization in the field of foreign policy, has, for years, been engaged in developing cooperation between Germany and Russia. The hope of an early lifting of sanctions was also the subject of the 4th East Forum Berlin, an economic forum with top-rank participants, held in mid-April, at which a state secretary of the Ministry of Foreign Affairs spoke in favor of new contacts between the EU and the Moscow-initiated Eurasian Economic Union (EAEU). The objective is the creation of a common "economic space from Lisbon to Vladivostok." The initiatives taken in Germany are being met with approval in several EU countries, including Italy and Austria.
Growing Discontent
Demands to abandon the sanctions policy against Moscow have been growing louder in various EU member countries, such as Italy, for which Russia is one of its most important business partners. Already in mid-March, the foreign ministers of Italy and Hungary had opposed an automatic prolongation of the sanctions without a debate. Following talks in Moscow in early April, the President of Austria, Heinz Fischer, announced he was also working toward halting the punitive measures.[1] Last week, France's National Assembly passed a plea to end the sanctions.[2] Anger is also apparent in Greece. Moreover, resistance is growing within German business circles, who, if the sanctions are soon lifted, hope for a new start of their business with Eastern Europe. Exports to Russia have plummeted from an annual volume of 39 billion Euros to less that 22 billion, since 2012 alone. If sanctions are lifted, German companies are counting on being able to redeem at least part of these losses.
From Lisbon to Vladivostok
Similar views were recently expressed at the "East Forum Berlin," convened by the German Committee on Eastern European Economic Relations (OA) together with the Metro Group and Italy's UniCredit, for the fourth time in the German capital. More than 400 participants - including the recently fired Ukrainian Minister of Finances, Natalie Jaresko, and Russia's First Deputy Minister of Economic Development, Alexey Likhachev - discussed the development of an "economic space extending from Lisbon to Vladivostok." In a survey of 180 participants of this top-rank forum, more than 80 percent clearly favored negotiations between the EU and the Moscow-led Eurasian Economic Union (EAEU) on the establishment of a common "economic space."[3] They found sympathetic listeners. In his "East Forum," opening speech, State Secretary in Germany's Ministry of Foreign Affairs, Stephan Steinlein, confirmed that the German government supports "contacts between the EU and the Eurasian Economic Union." "Technical standards, trade rules, cross-border infrastructure and simplified exchange procedures" should be discussed.[4] Sanctions against Russia was another important issue discussed at the East Forum. Thirty five percent of those surveyed predicted an end to the sanctions in the course of this year, while 27 percent predicted 2017. Only slightly more than a third thought the sanctions would last longer than 2017.
A New Start Required
Last week, Hamburg's Koerber Foundation, one of Germany's foreign policy organizations, which has promoted closer cooperation between Germany and Russia for years, took a stand. "Dialogue and understanding" between the two countries have, "for decades, been an important element of our work," declared the foundation. Currently, "with its focus on 'Russia in Europe,' the Koerber Foundation devotes itself to the rejuvenation of an open, critical, and constructive dialogue between Russia and its European neighbors."[5] Within this framework, the organization convokes a "German-Russian International Dialogue" twice annually, in which experts and politicians of the two countries can discuss "questions of European security and EU-Russia relations in a confidential atmosphere" in Moscow or Berlin."[6] The Koerber Foundation reached the conclusion after its most recent meeting, which took place December 5, 2015 in Moscow, that "the EU-Russian relations require a new start." In this sense, "future dialogue should focus on interests and explore against this backdrop the possibilities for cooperation." "Economic issues" are "an area of common interests that provide specific opportunities for cooperation."
Desired Rapprochement
To underline its quest, the Koerber Foundation has just recently published the results of a representative survey conducted on its behalf in both Germany and Russia by TNS Infratest in late February and early March. The survey shows that two years after escalation of the Ukrainian conflict, a significant estrangement between the populations of the two countries can be noticed. 48% of the Germans perceive Russia as a "threat," only 50% believe - emphatically - that Russia belongs to "Europe." More than half of the German population considers the EU's policy toward Russia as "appropriate." However, when asked which country Germany should work more closely with, 81% of those 1000 Germans, participating in the survey, opted for Russia - in second place behind France (89%) and far ahead of the USA (59%). In Russia, 62% of the respondents chose Germany as their favorite cooperation partner (ahead of China and France with 61% each). 69% of the Germans favor lifting the sanctions on Russia. And lastly, 95% believe that it is "important" or "very important" that Germany and Russia develop closer relations over the next few years.[7]
The Benefit of Cooperation
A first step toward rapprochement was actually accomplished on April 20, with the NATO-Russia Council's first meeting in two years - promoted particularly by the German government. After the meeting, NATO Secretary General Jens Stoltenberg spoke of "profound and persistent disagreements." But he also confirmed that the dialog would be continued.[8] Berlin therefore succeeded in reviving the dialog between Moscow and the western war alliance. At the same time, the German chancellor has announced a de facto permanent deployment of German soldiers - as part of a NATO battalion - in Lithuania. This would be a breach of the NATO-Russia Founding Act and would further escalate the conflict between the West and Russia.[9] Russian protests against this deployment would, more than likely, be easier to placate within a NATO-Russia Council than in the absence of an established framework for dialog - a tactical advantage for a highly profitable economic cooperation.
For more information on the subject of sanctions against Russian see: Dispute over Sanctions on Russia (I).
[1] Russland-Sanktionen: Fischer "loyal" zu EU-Linie. diepresse.com 06.04.2016.
[2] L'Assemblée nationale demande la levée des sanctions contre la Russie. www.latribune.fr 28.04.2016.
[3] 4. east forum Berlin mit Rekordbeteiligung. www.ost-ausschuss.de 19.04.2016.
[4] Keynote von Staatssekretär Stephan Steinlein bei der Eröffnung des 4. east forum Berlin am 18.04.2016.
[5] Annäherung oder Abschottung? Ergebnisse einer repräsentativen Umfrage von TNS Infratest. Hamburg 2016.
[6] Russland und die EU: Zusammenarbeit in Zeiten der Krise. Körber-Stiftung Internationale Politik, März 2016.
[7] Annäherung oder Abschottung? Ergebnisse einer repräsentativen Umfrage von TNS Infratest. Hamburg 2016.
[8] "Tiefgreifende und andauernde Differenzen". Frankfurter Allgemeine Zeitung 21.04.2016.
[9] See Dispute over Sanctions on Russia (I).





I “Giorni maledetti” dell’Ucraina golpista (1)

di Fabrizio Poggi, 20.4.2016

Diario di una giovane ucraina da Majdan a oggi

Komsomolskaja Pravda sta pubblicando da alcuni giorni a puntate il diario di una giovane ucraina in cui questa, sotto il titolo “Giorni maledetti”, racconta gli avvenimenti nel paese, a partire dalla fine del 2013, fino a oggi.

Con molto azzardo KP (che non pubblica il nome della donna, “per non metterla in difficoltà”) paragona questi “Giorni maledetti” dell’Ucraina odierna a quelli descritti, pure in forma di diario, da Ivan Bunin nel 1918 e ’19, dal suo punto di vista di nemico della Rivoluzione d’Ottobre, che collaborò con l’esercito bianco nel sud della Russia, prima di fuggire in Francia.

I moderni “Giorni maledetti” non compiono analisi classiste della società ucraina, trascurano qualsiasi riferimento alle mire internazionali che hanno portato al golpe fascista del 2014 e che stanno tuttora orientando le scelte di Kiev e, soprattutto, in essi le cannonate e i bombardamenti sul Donbass risuonano appena, quel tanto che basta a spaventare i kievliani quando la guerra bussa alle porte di casa sotto forma di cartolina precetto.

Alcuni lettori di KP mettono addirittura in dubbio l’autenticità di questo “diario”. Un lettore di Ufa se ne dice impressionato ma, chiede, “non si sarebbe potuto trovare un documento simile per la nostra provincia russa: sull’aumento dei prezzi, sugli espedienti della gente per sopravvivere alla crisi, su disoccupazione, sull’immiserimento dei pensionati e l’arricchimento degli alti funzionari, sugli arbitrii di polizia e procure?”. Uno di Novosibirsk, invece, scrive che “per 20 anni in Ucraina è stata condotta una derussificazione di massa; la gioventù è stata educata su “Moskaly passati al coltello” e “morte ai nemici”, slogan ripetuti dai tantissimi collaborazionisti fuggiti al seguito dei nazisti e rientrati nel 1991, che negano il ruolo di boia di OUN-UNA-UNSO. E’ cresciuta così una generazione di assassini, che ora nel Donbass scrivono sui proiettili d’artiglieria “Crepate, bestie”, mirando a scuole, ospedali, asili, ecc. Se non sosterremo coloro che in Ucraina sono davvero nostri fratelli, per il nostro tradimento pagheranno i nostri nipoti e pronipoti”.

In sostanza, tutto il diario è estremamente soggettivo, a tratti “egoistico”, “aristocratico” e a più riprese parla di “psicosi collettiva” nel descrivere i comportamenti di molta parte della popolazione di Kiev, soprattutto nei mesi a cavallo di majdan, tra dicembre 2013 e febbraio 2014. Ciononostante, ci sembra che le sue pagine siano interessanti dal punto di vista della vita quotidiana a Kiev e della condizione materiale della popolazione ucraina, velocemente aggravatasi proprio a partire da quella “rivoluzione per l’Europa”. Ma queste pagine sono anche istruttive, in particolar modo, per certa stampa nostrana che, a due anni di distanza dal golpe, continua a parlare di una “rivoluzione” che avrebbe portato la “democrazia” e il “benessere” al popolo ucraino.

Tra parentesi e in corsivo le rare note nostre, il testo è il prodotto di una nostra sintesi di quello originale.

 

Majdan

Novembre 2013: Per la prima volta sono andata in majdan; per curiosità. Quanto odio per la Russia e Putin… Ho avuto paura. Gridano “Europa, Europa, Gloria all’Ucraina”. Una gigantografia di Julia Martire (Timošenko) e bandiere dell’UPA. Una presa di potere anticostituzionale, ecco ciò che accade nel paese; agli ucraini piace; e invece è proprio questo che mi spaventa. A una donna che dice che i suoi parenti a L’vov non permetteranno che il presidente Janukovič rifiuti l’accordo di associazione all’Europa, chiedo “Che cosa cambia? Loro già così sono da tanti anni in Europa: badanti, inservienti, mantenute…”. La televisione dice che in majdan è tutto tranquillo; nemmeno una parola sull’autobus ribaltato ieri dai giovani eurointegratori.

Dicembre: “il mostro si dispiega”. Autentici pogrom, dappertutto; oppure un unico immenso pogrom. Da due giorni, o forse più, penso: è possibile che i tipici gesti nazisti riaffiorino dalla memoria genetica degli ucraini, i cui antenati rimasero nei territori occupati e combatterono contro l’Armata Rossa? Oggi ero di turno (la protagonista del diario, costretta a lasciare il lavoro giornalistico, è tornata a esercitare la professione di medico sportivo) all’incontro di hokey con una squadra bielorussa; i nostri giocatori gridavano “Gloria all’Ucraina. Agli eroi gloria”: ai bielorussi non è piaciuto affatto (erano gli slogan dei banderisti al soldo delle SS, mentre un terzo della popolazione bielorussa morì sotto l’occupazione nazista). E’ evidente una psicosi collettiva di metà del paese; l’abbattimento della statua di Lenin e la testa portata in majdan, ecco, questo mi ha fatto ribollire. Nel 1941, prima di Babij Jar (l’enorme fossato a nordovest di Kiev in cui SS e milizie ucraine massacrarono più di 100.000 tra ebrei, rom, prigionieri sovietici) anche i fascisti abbatterono il monumento a Lenin e risero molto; non sto a ricordare cosa ne sia stato poi dei fascisti. Ridatemi la mia Kiev; andate a combattere a L’vov, Kolomija, Rovno, Jaremče; i kievliani non vi obbligano a usare la lingua russa e allora perché la majdan occidentale vuole imporre le proprie scelte a tutta l’Ucraina? Da dove viene tanta sozzura? E dove sono le persone normali? Che cosa stanno facendo? Perché tacciono?

Gennaio 2014: l’Ucraina si sta trasformando nella Cecenia degli anni ’90. Hanno costruito una catapulta e lanciano pietre e bottiglie molotov. Alla milizia è tuttora proibito opporre resistenza. Questa non è una rivoluzione, è un pogrom nazionalista, un ritorno alle tenebre infernali del medioevo. Gruppi di contadini in corteo. Anche la giardiniera del nostro condominio vuole andare a majdan: l’amministrazione è in ritardo con lo stipendio, mentre a majdan distribuiscono soldi e mangiare ogni giorno.

Febbraio: Culmine del sabba. Al grido di “Sieg Heil! Rudolf Hess! Hitlerjugend SS!” gli attivisti di majdan bastonano le persone. Nel 1941 mio bisnonno fu fucilato insieme a tanti ebrei a Glukhov: li aveva traditi la locale “Polizei” ucraina. Oggi gli ebrei che prendono parte al sabba dicono “Janukovič ci toglie gli affari, ora noi usiamo i banderisti per abbatterlo e poi andiamo a pulirci le mani”; davvero i i soldi vi sono più cari della memoria dei vostri avi, delle tombe su cui sputate mettendovi sotto le insegne banderiste? Gente, non farete in tempo a lavarvi le mani.

 

La catastrofe

Primo giorno della nuova era: E’ successo. Oggi hanno seppellito gli insorti uccisi. E’ passato il catafalco e sopra stavano quelli di Pravyj Sektor coi fucili… Canale 5 ha annunciato le dimissioni di Janukovič e loro sono esplosi in urla selvagge, si sono scordati dei funerali, si complimentavano l’un l’altro, tutti felici e contenti. Nei quartieri dormitorio di Kiev girano drappelli che pretendono dalle persone soldi per la rivoluzione; tolgono anelli e orecchini alle donne. Oggi ho parlato con un ufficiale del Berkut: è stanco, non ne può più; dice che avrebbero potuto controllare tutto, in fretta e senza tanti sforzi; i Berkut capiscono di essere stati traditi, sono diventati ostaggio della situazione.

In un rione di Kiev c’è una piccola macelleria; il proprietario, un ebreo, produceva da solo insaccati e carne, vendeva a credito. Gli hanno ricoperto interamente il negozio di svastiche e buttato all’aria la merce.

Secondo giorno: A Rovno un combattente è entrato al Consiglio municipale col kalašnikov; ho visto in TV le facce dei funzionari; impressionante; sono sicura che adotteranno le decisioni “giuste”. Con il pretesto di “esigenze rivoluzionarie” hanno svaligiato l’abitazione dell’ex vice speaker della Rada. Il presidente di Svoboda, Tjagnibok, ha proposto che sui documenti dei russi venga apposto il timbro “non cittadino ucraino”. Nelle strade svastiche dappertutto, scritte “moskaly passati al coltello” (moskaly è l’appellativo spregiativo per russi), gli ebrei d’ora in poi saranno giudei, ecc. Una catastrofe non di oggi; dura da 23 anni: questo è il suo culmine.

Marzo: La Crimea ha preso il largo, mordetevi le mani!

Primo giorno: Ora ci dicono che ucraini e russi non sono affatto fratelli. Un professore di Kiev spiega che Genghis Khan era in realtà il cosacco Bogdan e gli studenti ci credono. Ieri i popi uniati hanno predicato il pieno e definitivo annientamento della Russia e dei russi, in quanto paese e popolo diavoli. Timošenko ha scritto a Taras Ševčenko (grande poeta e nazionalista ucraino del XIX secolo): “Salute a te Taras! Oggi, in questo glorioso giorno di primavera, possiamo dire di aver adempiuto la tua volontà, il tuo comandamento”. Dio, salvami da questi mezzo idioti! Alle fermate degli autobus graffiti di svastiche e kalašnikov. Ho nostalgia di Janukovič: su questo sfondo di schizofrenia egli mi appare responsabile e adeguato.

Secondo giorno: l’oscuramento dei canali russi è una misura repressiva, soprattutto nei confronti degli anziani. Alcuni dicono “Volevamo solo cambiare in meglio la nostra vita. Pensavamo: in tre settimane risolviamo tutto. E invece ne è venuta fuori questa melma. Chi l’avrebbe immaginato…”.

Continua…




I “Giorni maledetti” dell’Ucraina golpista (2)

di Fabrizio Poggi, 22 aprile 2016

Diario di una giovane ucraina da Majdan a oggi

Donbass

Aprile: siamo in ansia – se l’est si stacca e va con la Russia (in aprile iniziarono le operazioni contro il Donbass), con chi rimaniamo noi a Kiev?

Maggio: 9 maggio (anniversario della vittoria sul nazismo) a Kiev grandina; a est “Grandine” (i razzi Grad). Ci sono uomini che urlano “Vado nel Donbass e li faccio a pezzi, li prendo a fucilate, quei katsapi-traditori”. Vado al policlinico. Anche lì un uomo sui sessant’anni urla “Che li bombardino quei katsapi!” (katsapi è un termine ancora più spregiativo di moskaly per indicare i russi: più o meno corrisponde a caprone, che è l’appellativo più offensivo nel linguaggio carcerario russo). Una donna invece grida al telefono “Dimmi: viaggiano i treni da Donetsk? Assicuratene e vieni via oggi stesso”. Non sono assolutamente staliniana, ma mi rincresce che non ci sia più un paese unico, l’Urss e il male di alcuni non riguardi anche gli altri.

Giugno: giornate infami; persino non maledette, ma semplicemente infami. Una 50enne al fitness club “Li sterminiamo quei terroristi di Donetsk; facciamo piazza pulita, come in Europa. Ora abbiamo un buon governo”. I politologi di Kiev definiscono gli 8 milioni di russi d’Ucraina “merda che sbuca da tutte le fessure, che va pulita e eliminata” e così fanno. (Nota di Komsomolskaja Pravda: i russi in Ucraina sono diminuiti: al censimento sovietico del 1989 si dichiaravano russi 11,36 milioni; già nel 2001 erano 8,33 milioni: la propaganda e le agevolazioni accordate negli studi e nel lavoro ai giovani che sceglievano la nazionalità ucraina hanno fatto breccia).

A due cantanti che si esibiscono in Russia, hanno dato alle fiamme due ristoranti e un appartamento; sui muri dell’ambasciata russa semidistrutta, corone funebri e parole irripetibili. Per tutta la mattina chiedo a qualcuno di commentare gli avvenimenti a est. Dicono “è spiacevole uccidere i civili”, ma qualcuno deve farlo. E’ il prezzo della guerra! Sono sconvolta.

Agosto: pazzia giallo-turchina. Kiev è piena di soldati: ragazzi gracili e verdognoli; sull’uniforme è cucito il gruppo sanguigno. Li stanno ingannando: non garantiranno loro nemmeno le trasfusioni. I figli dei miei vicini di casa saranno richiamati alle armi: ma quale spedizione punitiva! sono vittime della pazzia. In città, ragazze in shorts e bikini raccolgono fondi per il battaglione “Ajdar”; nelle strade sempre più ragazze in nero: è chiaro chi siano. Tutto è dipinto di giallo-turchino: capitelli, ponti, spazi gioco e alberi secolari. Appare tutto come in un dispensario psichiatrico. Gioventù patriottica in città: “la Guardia nazionale uccide a Donetsk e Lugansk. Che guerra è? A chi serve? Io non voglio partire”. Nessuno vuole partire.

Il fondo

Settembre: gli studenti di Ivano-Frank bruciano il fantoccio di Putin e gli insegnanti dirigono il coro. Hanno portato nudo in piazza il futuro deputato Gavriljuk, perché con un’accetta ha mandato in rianimazione un diciottenne richiamato alle armi. Di Gavriljuk oggi è piena l’Ucraina: beoni, aggressivi, scaltri; ecco, ora lui è in politica.

 

La foschia di majdan si dissipa

Ottobre: Hanno smesso di gridare “Gloria all’Ucraina”. Vasilij, il mio antennista, guarda i canali ucraini; sua moglie, originaria di Ivanovo (300 km a nordest di Mosca) guarda quelli russi e poi se li raccontano. Hanno convinto Vasilij che i russi non siano slavi e dunque vuol capire cosa sia sua moglie. Invece la mia vicina esige proprio da me che la Russia ceda all’Ucraina la regione di Voronež. Sono uscita sul balcone: ho sentito 6 volte il nome di Putin; una volta hanno detto “Che Putin ci conquisti al più presto!”. L’operazione per dividerci non pare aver successo.

14 ottobre: anniversario dell’UPA, la loro festa. Juščenko aveva attribuito il titolo di eroi a Bandera e Šukevič; Porošenko ha istituito la festa ufficiale di stato in loro onore. Per curiosità sono andata a veder la loro marcia. Gridavano “Gloria all’Ucraina”. Poco distante degli anziani giocavano a scacchi come se nulla fosse. Dai racconti del mio anziano vicino so come dietro alle mitragliatrici che falciavano gli ebrei a Babij Jar ci fossero gli ucraini, in uniforme nera con il distintivo giallo del tridente; i tedeschi si limitavano a gridare “Feuer, Feuer”. La metà dei giovani, ragazzi e ragazze, che incontro in strada portano la maglietta con quel tridente. Una specie di reincarnazione degli assassini.

Kiev è diventata un’enorme mercato delle pulci; si vende di tutto: libri, vasi, servizi, bicchieri, vecchie pellicce, mantelle, abiti dei mariti morti, quadri, ferri da stiro, posacenere (secondo le statistiche, il tenore di vita della popolazione è precipitato da +16% reale nel 2010, con 1.529 grvne di reddito medio ufficiale, a -22% nel 2015, con 2.590 grivne di reddito ufficiale). Di regola, il 1 ottobre si accendono i riscaldamenti negli ospedali; la Russia ha chiuso il gas all’Ucraina; i pazienti congelano, per non parlare dei bambini. Jatsenjuk dice che accenderà i termosifoni solo a gennaio.

Ho notato che a ogni balcone c’è una parabola, a volte anche due. Chi vogliono ingannare con il divieto dei canali russi? Ho saputo che qui da noi c’è un club hokeystico giovanile che si chiama “Berkut”, diretto da oltre un anno da un allenatore professionista di Mosca: vanno orgogliosi del nome del club e non intendono cambiarlo. Tra l’altro, gli hokeysti hanno smesso di gridare “Gloria all’Ucraina – agli eroi gloria”, come l’anno scorso. Secondo testimoni, in Crimea molte donne possono infine permettersi di mangiare carne e di comprarsi qualche vestito, mentre gli uomini girano con le magliette con l’immagine di Putin e la scritta “A chi non piaccio, è libero di spararsi”. E qui: come si fa a vivere, a lavorare? L’infermiera Nadia oggi mi ha detto, in perfetto russo con un leggerissimo accento ucraino, che a quelli come me “bisogna schiacciare la testa vuota sul muro”, perché io sarei contro l’Ucraina.

Mi hanno dato un volantino con l’immagine di Putin tracciata in nero e la scritta “Noi, semplici credenti della setta di Geova, dichiariamo che Putin è Satana. Venite alla nostra riunione. Insieme salveremo l’Ucraina”. Poi era spiegato il perché della guerra in Ucraina: “le persone hanno scordato i comandamenti. Bevono, rubano, si drogano, fornicano e tutto questo l’hanno imparato da Putin”. I tempi e le leggende non cambiano. Negli anni ’30 i tedeschi sostenevano che Cristo era un autentico ariano. Nel XXI secolo è diventato ucraino. Ho gettato via dal guardaroba ogni capo di colore bruno. Un’anziana sul taxi collettivo: “Come posso pagare 2.400 grivne per le medicine, se ne ricevo 1.600?”. (1.500 grivne è considerato il minimo di sopravvivenza. Secondo i dati dell’Istituto ucraino di demografia e ricerche sociali, il 33% degli ucraini si trova oggi oltre il limite di povertà, contro il 22% del 2013).

Sono andata in negozio per una nuova giacca. La proprietaria mi ha detto che l’attività sta fallendo e lei se ne va a cercar di lavorare in Russia. Ieri notte alla stazione, mentre aspettavo conoscenti, ho visto molti mezzi-barboni, uomini e donne, che dormivano sulle sedie; la milizia non li manda via, perché non hanno dove andare: che mostri morali bisogna essere per dire alla gente di Lugansk che lavora a Kiev, che “lo stipendio glielo paghi Janukovič oppure si tolgano di mezzo”. Ma qui la metà della gente la pensa davvero così.

Continua…


http://contropiano.org/news/internazionale-news/2016/04/24/giorni-maledetti-ucraina-golpista-3-078249


I “Giorni maledetti” dell’Ucraina golpista (3)

di Fabrizio Poggi, 24.4.2016

Diario di una giovane ucraina da majdan a oggi

Mobilitazione totale

Dicembre: Il respiro pesante degli anni ’90. Dal 1 dicembre non ci saranno più né treni né autobus da Kiev per il Donbass. Tutti sono scioccati alla notizia. Le ragazze ucraine dicono addio in massa all’innocenza; fu così anche nel 1941.

Un professore della facoltà di Giornalismo all’Università di Kiev dice “Gli slavi siamo noi. A ogni immondizia come i moschiti (altro appellativo spregiativo per indicare i russi) gli facciamo la festa, li trasformiamo in schiavi e poi li vendiamo ai cinesi”. In allenamento, un puck da hokey colpisce al petto un ragazzo; accorrono tre cardiologi vestiti da babbo natale; gli fanno le domande in ucraino e lui, in russo, risponde che non capisce; loro di nuovo in ucraino. Solo alla fine hanno cominciato a parlargli normalmente; ho chiesto loro perché avessero fatto così: “istruzioni”, hanno detto. Non hanno compassione per nessuno.

La gente compra le ossa al posto della carne, surrogati caseari invece del formaggio, verdure. Siamo alla povertà. Gli anni ’90 ci soffiano sul viso col loro respiro pesante. Ed è giunto il momento di comprare lampade a petrolio: a turno, tolgono la luce a rioni. Non capisco come facciano al teatro dell’operetta a gridare “Gloria all’Ucraina; agli eroi gloria”. Leggo le notizie: “Alla Rada suprema, durante la riunione del Comitato per la lotta alla corruzione, hanno rubato il tablet alla giornalista Anna Pisarenko”; commento del Ministro degli interni: “Anche tra i deputati ci sono delle persone disoneste”, per il resto, tutto bene! Il buffo è che riunendo alla Rada degenerati, cosacchi, prostitute, malati mentali e ladri vari, sono convinti che qualcosa dipenda dal governo: ma sono già 23 anni che nulla dipende dal governo. Prendiamo Kličko: lui, il sindaco di Kiev, ha trascorso il difficile e freddo autunno sul mar Morto; in Germania faceva troppo freddo. E Kiev è piena di immondizia, debiti, mezzi di trasporto non riscaldati e problemi nei condomini. Eppure ci avevano avvertito, come sarebbe stato un sindaco pugile.

In clandestinità; ora c’è come una parola d’ordine: ti offrono un cioccolatino Rošen (delle fabbriche di Porošenko) e ti dicono “lo prenda insieme al caffè”; se rispondi “da un po’ di tempo non mangio cioccolatini Rošen”, allora la conversazione ha inizio. Se invece lo accetti, silenzio.

Gennaio 2015: Ho deciso di camminare un po’ prima di andare a dormire. Nel rione dormitorio, chioschi di ogni tipo, scatole ribaltate su cui esporre la merce, “cucce per cani” in cui si vendono alcolici; lugubri uomini ubriachi e donne che fumano con strane bottiglie in mano, che parlano in uno strano miscuglio di russo e dialetto di L’vov. In centro è tutto chiuso.

Negli ospedali e policlinici di Kiev, infermiere, chirurghi, anestesiologi, rianimatori, traumatologi hanno cominciato a ricevere le cartoline precetto. Al ginnasio di mia figlia l’hanno già ricevuta anche i ragazzi che faranno 18 anni solo in primavera. Uno shock.

L’umore della gente di Kiev: “Non bisognava agire così con il Donbass”. E’ tutto un sussurrare su Mariupol, anche se in modi diversi. C’è chi vede caccia russi in cielo; c’è chi va in cerca di rifugi antiaerei. Anch’io mi sveglio con la sensazione che stiano per iniziare a bombardarci. E’ tempo che mi rivolga allo psichiatra.

Il padre della mia amica era nato a Gorlovka; era architetto e aveva costruito mezza Donetsk, tutta Gorlovka. Ha avuto così tanti premi per il suo lavoro. E’ morto di recente; mentre stava morendo non faceva che chiedere alla figlia “Lena, hanno bombardato anche tutto quello che avevo fatto io?”. Che avete da piangere, donne ucraine? Un anno fa non piangevate.

Secondo anno di pazzia

Febbraio 2015: Il giorno della loro vittoria. Teppa di majdan, drogati, bottegai, sono parificati ai veterani della Guerra patriottica; scusate, non ho parole. Come è triste Kiev. Almeno fate un’altra rivoluzione, altrimenti non ci sono che fiori appassiti e quelli nuovi per Nemtsov (Boris Nemtsov, il dissidente russo ucciso a Mosca nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 2015. Sono noti i legami tra Nemtsov e i “rivoluzionari” ucraini:  aveva partecipato alla “rivoluzione arancione” a Kiev nel 2004 ed era stato consigliere di Viktor Juščenko. Alla marcia a Mosca nel primo anniversario dell’uccisione hanno partecipato anche rappresentanti dei battaglioni neonazisti ucraini). Una mia conoscente è originaria di un villaggio fuori Kiev; dice che anche là sono arrivate le cartoline precetto, ma tutti gli uomini o sono fuggiti oppure sono disposti a farsi arrestare pur di non partire. Per la guerra partono gli imbrogliati, i “Losers” hollywoodiani e i patrioti coi soldi. Tutti sanno che è una mattanza. Il fatto curioso è che il 60% dei disertori proviene dall’Ucraina occidentale. Un anno fa erano venuti a Kiev a gridare “moskaly passati al coltello”: li avevano pagati bene. Sugli autobus vedo sempre più diciottenni richiamati: fa male guardarli. Anche due allenatori del nostro club sono stati richiamati: hanno dato loro un vecchio giubbotto antiproiettile, uniforme, kalašnikov e torcia; il resto, per non meno di mille dollari, se lo devono comprare: con un salario di 3mila grivne, cioè 100 $. Un altro, che si era fatto tutta la majdan, vuole scappare a Tjumen (uno dei maggiori centri petroliferi della Siberia) dove lo ha invitato un club minorile di hokey. Un vicino, agente di polizia, ha fatto scorta di tutto – fiammiferi, olio, sale, farina – e poi ha detto che aspetta Putin a braccia aperte, o forse scapperà in Russia con la famiglia. L’unico canale russo ufficialmente permesso, “Dožd” (tv dell’opposizione russa) trasmette discorsi di Khodorkovskij contro la Russia.

A Krivoj Rog hanno distrutto il monumento a Karl Liebknecht: avranno almeno saputo chi fosse stato? Da più di un anno mi tormenta la stessa domanda de “I giorni dei Turbin” (piece teatrale dell’ucraino Mikhail Bulgakov tratto dal suo romanzo “La guardia bianca”, sugli ufficiali bianchi durante la guerra civile) a proposito della lingua ucraina che nemmeno gli ucraini amano: “Chi ha terrorizzato la popolazione russa con questa lingua vile che non esiste al mondo?”.

Marzo: Ci minaccia la fame. I prezzi nei negozi vengono esposti in base al corso del dollaro; spesso li cambiano tre volte al giorno. La gente guarda e va via senza comprare nulla (l’inflazione è stata del 25% nel 2014; del 43% nel 2015. Da gennaio 2016 sono aumentate del 25% le tariffe energetiche, l’acqua del 15%, i prodotti alimentari dal 5 al 10%); ieri al supermarket le persone si uccidevano per comprare a 18 grivne tutto lo zucchero disponibile. Oggi costa già 27 grivne. Una donna: “E chi lo sapeva che non ci avrebbero preso in Europa? Noi ci credevamo. Dovevano dirci la verità”. Quante ce ne saranno di ottuse così? I limoni marci si vendono a 10 grivne; quelli normali a 49. Il ricamo meno caro costa al mercato 1.500 grivne, cioè la metà di un buono stipendio. Kiev è piena di smobilitati in carrozzella: uomini mutilati con le fasce insanguinate; si incontrano dappertutto…

 Che c’è di nuovo?

Aprile: Cinque anni sotto le bandiere rosse. Sulle strade fuori Kiev uomini trasandati vendono succo di betulla, travasandolo in enormi e sudice brocche. Nei tronchi degli alberi sono conficcati accette e coltelli… le betulle stanno seccando: è tutto così doloroso e preoccupante. Oggi sono stata al meeting dei veterani sotto il monumento a Nikolaj Vatutin (il generale sovietico ucciso nel 1944 a Kiev da un gruppo dell’UPA – nota di KP) e le donne piangono; i veterani nascondono le decorazioni e i nastri di San Giorgio (simbolo della vittoria sul nazismo); oggi per quelle bandiere rosse sotto cui hanno combattuto tutta la guerra, ti danno cinque anni di galera. Ho chiesto: “dove sono i vostri figli, nipoti, pronipoti? Perché non sono qui con voi?”; mi hanno risposto: “Non li abbiamo voluti: temiamo per loro”.

Maggio: alla vigilia del 9 maggio hanno detto ai kievliani di starsene a casa, dato che la Guerra Patriottica non fu la guerra dell’Ucraina; l’Ucraina fu vittima del totalitarismo. Ma sono sicura che la gente andrà ugualmente. Sono andata a vedere. Sul viale della Gloria avevano cominciato a distribuire i nastri di San Giorgio; poi Pravyj Sektor ha provocato tafferugli e così hanno smesso di distribuirli. Kiev è inondata di mimetiche; incredibile, si celebra il Giorno della Vittoria sotto controllo degli eredi dei collaborazionisti! La gente marcia in silenzio, senza bandiere né simboli. Secondo le indagini demoscopiche, il 70% degli ucraini era contrario alla desovietizzazione e all’abolizione della dizione di Grande guerra patriottica. Ma ha vinto la democrazia! Nella notte la teppa ha divelto la lapide a Georgij Žukov.

Dopo che il gas è aumentato di sei volte, hanno preso il volo i prezzi dei multicooker; qualcuno dice che ora accenderà un fuoco in giardino per cucinare. La nipote di una mia conoscente, sei anni, è tornata dall’asilo e ha detto “Uccideremo tutti i russi. Aspetto solo crescere un po’”; la nonna le ha chiesto da chi lo avesse udito e la bambina “Tutti, genitori, maestra, anche noi si gridava così”.

Estate: Il giorno della marmotta. Nel 2013 e nel 2014 scrivevano “Abbasso la banda”; ora scrivono “Abbasso tutti” e cominciano a raccogliere firme per le dimissioni di Porošenko. Oggi la mia estetista mi ha raccontato che quelli di Pravyj Sektor, che ha il quartier generale qui vicino, ogni mattina raccolgono i contributi dai bottegai: a chi non paga bruciano il negozio.

Giugno: la rada vuol proibire la parola “Russia”; è una decisione coraggiosa, soprattutto in vista del default. Ieri a una riunione hanno ordinato ai giornalisti di istruire il pubblico su come preparare in casa zucchero, conserve e farina. Ai militari spediti a fare la guerra nel Donbass hanno tolto ogni agevolazione sociale: chi vorrà andare in guerra? In TV hanno mostrato un concorso di tatuaggi; ha vinto un uomo col tridente disegnato sul petto e poi sotto “Alla Moscovia!” e ancora più giù “Gloria agli eroi”. Gli hanno chiesto come mai non sia a est a far la guerra: ha risposto “E che, vi sembro stupido?”; sì, stupido, però furbo.

continua…


I “Giorni maledetti” dell’Ucraina golpista (4)

di Fabrizio Poggi, 30 aprile 2016

Diario di una giovane ucraina da majdan a oggi

Canaglia prokatsapy

Luglio-Agosto: Hanno lasciato il giornale nella cassetta postale. L’ennesimo grugno disgustoso di un candidato chiama all’ennesimo rovesciamento del governo. Nessuno prende il giornale: le pagine sono sparpagliate fuori dell’ascensore. Dicono che non sia rimasto più nulla dell’Ucraina. Sono rimaste solo le persone buone, di talento, intelligenti e, spesso, profondamente infelici, stanche degli inganni. All’uscita della metropolitana allungano loro il giornale “Banderisti”: essi voltano la faccia disgustati. Siamo andati con gli amici a fare al bagno al laghetto; sulla riva ci sono due coppie in costume da bagno. I ragazzi hanno tatuate sulle spalle svastiche e aquile: chiaro che arrivano dalla zona ATO (Anti Terrorističeskaja Operatsija). Presto inizia la scuola, ma sugli scaffali ci sono solo quaderni con l’immagine di Bandera; libri di testo senza Bandera o il “golodomor” (la carestia che tra il 1932 e ’33 sconvolse molte regioni dell’Urss, tra cui l’Ucraina, ma che i bandersti continuano a qualificare come “genocidio pianificato” da parte di Mosca) : solo questo chiedeva il Donbass, davvero non lo si poteva concedere, invece di trattarli con disprezzo e imporre loro la Galizia in tutte le salse? Oggi non ci sarebbe nessuna guerra.

Settembre: è iniziata la majdan comunale. Solo in Ucraina è possibile vedere ministri che lanciano lacrimogeni, agitano bastoni e i loro sottoposti tirano granate. Interessante: chi distribuirà le pentole sotto il palazzo del governo? Nel 2014, il deputato Ljaško distribuiva bastoni direttamente dalla propria jeep. L’ho visto coi miei occhi. La majdan comunale deve portare mestoli e pentole. Quest’anno non ci saranno altre mobilitazioni per l’esercito, tranne i coscritti. Tornano a Kiev giovani ucraini stanchi e abbattuti. Si danno a bere dappertutto e dicono di esser stati abbandonati, senza lavoro. Hanno combattuto contro la propria gente, mentre il presidente apriva nuovi negozi di dolci. Il governo obbliga tutti i neuropatologi a occuparsi della riabilitazione dei reduci dall’ATO. Per i più gravi ci sono già diagnosi non neurologiche, ma psichiche gravi; essi si definiscono assassini, vedono sangue nel letto e si vedono affogare nel sangue; urlano di notte. Ma ai medici è vietato diagnosticare l’invalidità; al massimo tossicodipendenza, alcolismo, alterazione cerebrale, contusioni.

Ottobre: il 29 settembre 1941 cominciarono le prime fucilazioni a Babij Jar. Domani Porošenko e Jatsenjuk porteranno le corone di fiori; l’ex presidente Leonid Kravčuk farà pentimento di fronte agli ebrei vittime dell’olocausto e chiamerà a uccidere i russi. Non è un manicomio? Ho visto una ragazzetta con la stella di David cucita; gli stessi ebrei oggi portano i simboli dei nazionalisti ucraini, i loro assassini. La caduta dell’Ucraina nel nazionalismo estremo purtroppo non è uno spiacevole episodio, ma una grave e profonda riformattazione della società, che ha di fronte ancora molte notti di San Bartolomeo. Ci sono le elezioni; in un seggio hanno appeso i ritratti di Putin e Medvedev. Accorrono i poliziotti in cerca dei malvagi separatisti. Medici e infermieri del mio policlinico o non sono andati a votare, oppure hanno annullato la scheda.

Decomunistizzazione

Novembre: 9 novembre – oggi è la giornata della lotta a fascismo, antisemitismo e xenofobia. Alla vigilia, a Lutsk (capoluogo della Volinja, la regione a forte minoranza ebrea e polacca che nel 1941-’43 subì le stragi più feroci da parte dei filonazisti dell’UPA) hanno imbrattato con vernice rossa e nera (i colori dell’UPA) la lapide a ricordo delle vittime dell’olocausto. Nella vicina regione di Rovno hanno dato fuoco alla chiesa ortodossa fedele al patriarcato moscovita dopo averla derubata di tutto: agivano così i nazisti con le sinagoghe negli anni ’30 e ’40. E’ arrivata una conoscente da Mariupol: seppelliscono senza piastrine di riconoscimento i morti nell’operazione ATO; sotto terra squillano i cellulari: apocalisse ucraina. Presto a Kiev la prospettiva “Flotta aerea” verrà ridenominata “Stepan Bandera”. Quando i tedeschi occuparono la città nel 1941, per prima cosa rinominarono strade e piazze, affiggendo targhe in tedesco. Lancio un’idea ai decomunistizzatori: interrare il patriarcato nemico, costruito dai cani-comunistoidi e utilizzarlo come bunker e deposito di armi per la guerra contro Russia e Crimea. Darne le chiavi a Jaroš (all’epoca, ancora leader di Pravyj Sektor). Hanno smantellato le lapidi ai generali Malinovskij e Žmačenko; hanno rotto il bassorilievo a Lunačarskij (Ministro dell’istruzione nel primo governo sovietico nel 1917 e fino al 1929). Nel centro di Kiev celebrano la giornata del “golodomor”; poco distante, saccheggiano gli uffici di Rinat Akhmetov (considerato il più ricco magnate d’Ucraina).

Harakiri politico

Dicembre: folla al museo “Taras Ševčenko” di Kiev per la mostra “Donbass: come era prima della guerra”; le persone sono scioccate: davvero era così? Per tanti anni hanno raccontato loro che là vivono dei deficienti e che bisogna “circondare il Donbass col filo spinato”. E’ comparsa una nuova organizzazione, il “Movimento di destra”, con il simbolo del battaglione “Azov”, lo Schwarze Sonne: arruolano gente per la lotta contro “l’oppressione giudeo-moskaly”. L’Ucraina ha fatto harakiri politico sotto gli occhi di tutti, spruzzando sangue sugli astanti. I pensionati sono alla fame. Assoluta atrofia della popolazione. Nelle case solo poche luci: la gente fa economia. Depressione dappertutto. Sono andata a pagare le spese condominiali: ci ammazzano. Da 25 anni non vedevo un tale odio per il governo. La gente vuole il ritorno di Janukovič: è ridicolo, anche se triste. Nel centro di Kiev hanno addobbato un abete a forma di cioccolatino “Rošen”, con palline dorate quale simbolo di gioia e felicità. Tutt’intorno, giacciono barboni; le persone passano e fanno selfie. Hanno approvato il bilancio per il Natale cattolico: roba da annichilire i cittadini. Kievliani, abituatevi ai panini con la margarina. L’economia tedesca è cresciuta nella margarina. Buon Natale, cittadini.

Il ciuffo cosacco non è più di moda

Gennaio-Febbraio 2016: Sono andata a vedere la fiaccolata dei banderisti: ragazzi, per ora non chiamo nessuno in Ucraina; per ora non ce n’è bisogno. Hanno suonato alla porta due reclamisti; alla mia richiesta di parlare in russo, hanno risposto che non lo sanno; io ho detto che non so l’ucraino e ho richiuso la porta. Non venitemi a dire che mi comporto da stupida: chiamano la mia madrelingua “gergo da bestia-kotsapy” e io dovrei sorridere? No ragazzi, non porgo l’altra guancia.

Sono tutta raggiante di dignità (il colpo di stato del 2014 è detto ufficialmente “Rivoluzione della dignità” – nota di Komsomolskaja Pravda). E’ arrivata la bolletta del riscaldamento: per un appartamento mediocre in un quartiere dormitorio, 1.154 grivne; per l’insieme delle tariffe condominiali, 7.000: quasi tre miei stipendi. La gente in massa rifiuta di pagare; aspettano le autorità con schioppi e lupare. Molti mettono i riduttori ai termosifoni, preferendo congelare, ma il governo intende vietarlo per legge. A Kiev le donne indossano tutte gli stessi paltò e cappelli sintetici e portano borse cinesi. Gli occhi spenti, gli angoli delle labbra e degli occhi abbassati. La vita è davvero scesa al livello più basso. Per quanto riguarda gli uomini, dicono che sia crollata la richiesta del ciuffo alla cosacca: nel 2014 lo portava la metà degli uomini.

Fine




(deutsch / français / english / italiano)

Germania russofoba e Ucraina tedesca

0) LINKS
1) Streit um die Russland-Sanktionen / I-II (GFP, Mai 2016)
2) Sicherheitskreise: Bis zu 50.000 Tote (08.02.2015)
3) Eine deutsche Karriere als Kriegstreiberin und antirussische Hetzerin: Marie-Luise Beck


=== 0: LINKS ===

=== Veranstaltungen / Iniziative:

Robert Charvin: FAUT-IL DÉTESTER LA RUSSIE ? Nouveau livre des éditions Investig'Action
Pour organiser débats ou interviews, contacter: relations@...
VIDEO: Regarder la présentation vidéo (1’): https://www.youtube.com/watch?v=PNAifAYfHg0

Hannes Hofbauer: FEINDBILD RUSSLAND. Geschichte einer Dämonisierung
ProMedia Verlag – ISBN 978-3-85371-401-0, br., 304 Seiten, 19,90 Euro
Buchvorstellung! Wann und Wo? am Dienstag, 10. Mai 2016 um 19.30 Uhr
im Saalbau Bornheim, Clubraum 1, Arnsburger Str. 24, 60385 Frankfurt am Main
Näheres zum Buch unter: http://www.mediashop.at/typolight/index.php/buecher/items/hannes-hofbauer---feindbild-russland


=== Weiterzulesen / Altre letture consigliate, in ordine cronologico inverso:

Referendums as Tyranny (Referendum in the Netherlands on EU Ukraine Association Agreement – GFP 6/4/2016)
The possibility of invalidating the will of the majority is being considered, in view of today's EU referendum in the Netherlands, where the population will vote on the EU's Association Agreement with Ukraine. According to polls, the opponents of the agreement were still in the lead. This is even more significant, because the referendum's initiators see the referendum also as a vote against the EU and the EU oriented elites, who seem to be losing influence over public opinion also in the Netherlands. A subsequent referendum on the Euro, for example, cannot be ruled out. The EU Commission President's patronizing interventions in the Dutch debate, no longer have an effect. Proponents of the EU's association agreement are, therefore, using anti-Russia sentiments and threat scenarios to try to reach their goals, warning that a "No" would strengthen "Putin." The CDU-affiliated Konrad Adenauer Foundation points out that the referendum is non-binding and could be ignored by the government in The Hague. A negative outcome of the referendum could also possibly be nullified with a "technical solution." German media are debating the very principle of national referendums on EU issues, calling them a "minority tyranny."...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58928
Referenden als Tyrannei (Niederlande stimmen über EU-Assoziierung der Ukraine ab – GFP 6/4/2016)
Ueberlegungen zu einer etwaigen Aushebelung des demokratischen Mehrheitswillens begleiten das heutige EU-Referendum in den Niederlanden. Dort stimmt die Bevoelkerung an diesem Mittwoch ueber das EU-Assoziierungsabkommen mit der Ukraine ab. Umfragen sahen bis zuletzt die Gegner des Vertrags klar vorn. Dies wiegt umso schwerer, als die Initiatoren das Referendum auch als Votum gegen die EU und die EU-orientierten Eliten begreifen, denen die Meinungskontrolle auch in den Niederlanden zu entgleiten beginnt. Ein spaeteres Referendum etwa ueber den Euro wird nicht ausgeschlossen. Goennerhafte Interventionen des EU-Kommissionspraesidenten in die niederlaendische Debatte verfangen nicht mehr; ersatzweise bemuehen sich Befuerworter des EU-Assoziierungsabkommens, antirussische Ressentiments sowie Bedrohungsszenarien zur Durchsetzung ihrer Ziele zu nutzen: Wer gegen das Abkommen stimme, staerke "Putin", heisst es. Die CDU-nahe Konrad-Adenauer-Stiftung weist darauf hin, dass das Referendum nicht bindend ist und von der Regierung in Den Haag ignoriert werden kann. Auch sei es moeglich, ein Negativ-Resultat des Referendums durch eine "technische Loesung" zu ueberwinden. Deutsche Medien stellen nationale Referenden ueber EU-Themen prinzipiell zur Debatte; es handle sich, heisst es, um eine "Tyrannei der Minderheit"...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59339

The West's Two-Pronged Strategy (II) (Propaganda war against Russia) (GFP 2016/03/11)
BERLIN/MOSCOW (Own report) - Berlin is mobilizing universities and intelligence services to evaluate Russian influence in Germany and Europe, while expanding its counter-propaganda. Whereas, the German government is creating its own German Institute for the Study of Russia and Eastern Europe, to serve as the "point of contact" for its future policy, the German Council on Foreign Relations (DGAP) is calling for future research efforts on Russia to include the "disclosure of Russian networks, the flow of Russian finances and its economic relations within the EU." Universities and other academic institutions, which officially are non-political bodies, should be included in these efforts. While the DGAP is moving forward and striving to promote the analysis of Russian influence in other European countries, the German government has tasked the Federal Intelligence Service (BND) with "investigating" whether Moscow is, in any way, interfering in German political debates. Counter-measures are being considered, it was reported. For example, the German-language edition of Brussels' "Disinformation Review," which makes an analysis of the media for "pro-Kremlin disinformation," will soon be published...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58924

Die westliche Doppelstrategie (I) (Stimmungsumschwung in Brüssel bezügl. Russland-Sanktionen) (GFP 9.3.2016)
... In einer Umfrage äußerten unlängst nur noch zwölf Prozent der befragten Unternehmer Verständnis für die Weiterführung der Sanktionen...
The West's Two-Pronged Strategy (I) (Change of tune regarding sanctions against Russia) (GFP 9.3.2016)
... A recent survey among German entrepreneurs has revealed that only twelve percent of the respondents are in favor of maintaining sanctions...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58923

La Germania si "annette" l'Ucraina (da PTV news 1 marzo 2016)
VIDEO: https://youtu.be/aWgU6BiNYU8?t=6m5s

Crisis in Kiev (GFP 2016/02/17)
KIEV/BERLIN (Own report) - A serious government crisis is shaking up a pro-western Ukraine. Yesterday, Prime Minister Arseniy Yatsenyuk barely survived a no-confidence vote, after President Petro Poroshenko urged him to resign. Hundreds had assembled in front of the parliament building to protest against his policies, which are impoverishing large sectors of the population. Lately, people have been particularly upset over the hike in gas prices - making, for many, heating throughout the icy Ukrainian winter an expensive luxury. Berlin and Washington are worried that the country will no longer be controllable, due to the disastrous economic situation and the dramatic loss of popularity of the President and government. Western powers have therefore begun to call on Kiev to get serious about fighting corruption. Spectacular resignations of several ministers and the deputy general prosecutor have provided greater urgency to this demand and accentuated the government crisis over the past few months and the last few days, with no solution in sight. The formation of a "government of technocrats" under a longtime western diplomat is in discussion, in other words, Kiev would be placed directly under western control...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58918
Krise in Kiew (GFP 17.2.2016)
Eine schwere Regierungskrise erschüttert die prowestlich gewendete Ukraine. Ministerpräsident Arsenij Jazenjuk hat am gestrigen Dienstag mit knapper Not ein Misstrauensvotum überstanden, nachdem Staatspräsident Petro Poroschenko ihn zum Rücktritt aufgefordert hatte. Vor dem Parlament demonstrierten Hunderte gegen seine Politik, die weite Teile der Bevölkerung in die Verelendung treibt; besonderen Unmut erregte zuletzt die Verteuerung von Erdgas, die das Heizen im bitter kalten ukrainischen Winter für viele zum kostspieligen Luxus macht. Die katastrophale wirtschaftliche Lage, die von einem dramatischen Popularitätsverlust des Staatspräsidenten und der Regierung begleitet wird, ruft in Berlin und Washington Sorgen um die Kontrollierbarkeit des Landes hervor. Die westlichen Mächte sind daher dazu übergegangen, von Kiew einen entschlossenen Kampf gegen die Korruption zu fordern. Spektakuläre Rücktritte mehrerer Minister und eines stellvertretenden Generalstaatsanwalts haben der Forderung in den vergangenen Wochen und Tagen neuen Schub verliehen und die Regierungskrise angeheizt. Eine Lösung ist nicht in Sicht. Diskutiert wird die Einsetzung einer "Technokratenregierung" unter einer langjährigen westlichen Diplomatin - also der direkte Zugriff des Westens auf die Macht in Kiew...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59310

Business with Obstacles (Berlin and the sanctions against Russia – GFP 2016/02/03)
BERLIN/MOSCOW/KIEV (Own report) - Berlin is taking steps to possibly end sanctions against Russia. Tomorrow, almost one year after the signing of the Minsk II Agreement - whose full implementation is still considered as a prerequisite for ending the sanctions - the Bavarian Prime Minster, Horst Seehofer is expected to arrive in Moscow for talks on promoting the renewal of German-Russian business relations. Seehofer can build on decades of Bavarian-Russian cooperation. His visit to Moscow is closely coordinated with Germany's federal government. The EU and NATO are also involved in Berlin's cooperation efforts. Monday, Chancellor Angela Merkel also increased pressure on Ukraine's President, Petro Poroshenko to finally obtain approval from Kiev's parliament for the constitutional amendment providing Eastern Ukraine's special status, as agreed upon in the Minsk II Agreement. Until now, nationalists and fascists have prevented this measure...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58914
Geschäfte mit Hürden (Berlin zielt auf Ende der Russland-Sanktionen – GFP 03.02.2016)
BERLIN/MOSKAU/KIEW (Eigener Bericht) - Berlin unternimmt Schritte zur Vorbereitung auf ein mögliches Ende der Russland-Sanktionen. Rund ein Jahr nach der Einigung auf das zweite Minsker Abkommen, dessen komplette Umsetzung nach wie vor als Voraussetzung für die Einstellung der Strafmaßnahmen gilt, wird am morgigen Donnerstag der bayerische Ministerpräsident Horst Seehofer zu Gesprächen in Moskau erwartet. Dort will er den Wiederausbau der deutsch-russischen Wirtschaftsbeziehungen vorantreiben. Seehofers Besuch, der an eine seit Jahrzehnten gepflegte bayerisch-russische Zusammenarbeit anknüpfen kann, ist eng mit der Bundesregierung abgestimmt. In die Berliner Kooperationsbemühungen sind auch EU und NATO eingebunden. Ergänzend hat Bundeskanzlerin Angela Merkel am Montag den Druck auf den ukrainischen Präsidenten Petro Poroschenko erhöht, die im zweiten Minsker Abkommen festgelegte Verfassungsänderung, die der Ostukraine einen Sonderstatus sichern soll, endlich durch das Parlament in Kiew bestätigen zu lassen. Dies scheitert bislang vor allem am Widerstand von Nationalisten und Faschisten...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59300

Die Folgen der "Befreiung" (Extreme Armut und Protestpotenzial in der Ukraine - GFP 15.12.2015)
Fast zwei Jahre nach dem von Berlin unterstützten Umsturz in Kiew ziehen Experten eine gleich in mehrfacher Hinsicht verheerende Bilanz der Entwicklung in der Ukraine. Das belegen aktuelle Studien in den an der Universität Bremen publizierten "Ukraine-Analysen". Demnach ist die Wirtschaft des prowestlich gewendeten Landes katastrophal eingebrochen und droht aufgrund der politischen Unwägbarkeiten noch weiter abzustürzen. Die Krise hat zu einem Rückgang der Reallöhne um mehr als 30 Prozent geführt; die Preise für Lebensmittel sind im laufenden Jahr um 34 Prozent gestiegen, die Wohnkosten haben sich seit der Unterstellung des Landes unter westliche Dominanz verdoppelt. Ein Drittel der Ukrainer kann sich die notwendigen Nahrungsmittel nicht mehr leisten; lediglich der Konsum von Brot und Kartoffeln bleibt annähernd konstant. Gleichzeitig dauern Nepotismus und Korruption auch unter der neuen Regierung an und drohen breite Proteste hervorzurufen. Weniger als ein Drittel der Bevölkerung äußert noch "Vertrauen" gegenüber Staatspräsident Petro Poroschenko; seine "Vertrauensbalance", die statistische Differenz zwischen Zustimmung und Ablehnung, liegt noch unter derjenigen für Staatspräsident Wiktor Janukowitsch im Dezember 2013. Die "Vertrauensbalance" für Regierung und Parlament hat sogar ein - unter Janukowitsch nie gekanntes - Langzeittief erreicht...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59274

Kontrollmission in Kiew (Ukraine-Gipfel – GFP 1.10.2015)
Vor dem heutigen Ukraine-Gipfel in Paris erhöht Berlin den Druck auf die ukrainischen Oligarchen. "Der Einfluss der Oligarchen auf Staat und Regierungshandeln" in Kiew müsse "signifikant eingeschränkt" werden, heißt es in einem aktuellen Papier aus der CDU/CSU-Bundestagsfraktion. Berlin sehe sich "verpflichtet", die "lückenlose Kontrolle" entsprechender Schritte zur "Transformation der Ukraine" einzufordern. Am gestrigen Donnerstag sind sechs Staatssekretäre und zwei Abteilungsleiter aus acht Bundesministerien nach Kiew aufgebrochen, um dort zwei Tage lang die "Vertiefung der Zusammenarbeit" zu planen, insbesondere aber "den Stand der Umsetzung der Reformen" in Augenschein zu nehmen. Hintergrund ist der drohende ökonomische Zusammenbruch der Ukraine, der in Berlin nicht zuletzt den Machenschaften der Oligarchen angelastet wird; er wäre ein schwerer Schlag für das deutsche Polit-Establishment. Darüber hinaus bemüht sich die Bundesregierung, auf dem heutigen Ukraine-Gipfel die äußere Stabilisierung des Landes mit Hilfe des Minsk II-Abkommens voranzutreiben. Dies soll auf lange Sicht auch den Wiederausbau der Wirtschaftsbeziehungen mit Russland und den erneuten Aufschwung des deutschen Ost-Geschäfts ermöglichen...

Germany: Anti-war activists protest during Merkel-Poroshenko meeting (Ruptly TV, 24 ago 2015)
Anti-war activists protested outside the German Chancellery where German Chancellor and French President Francois Hollande met with Ukrainian President Petro Poroshenko, in Berlin, Monday, to discuss the military conflict in east Ukraine and the Minsk agreements...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=_pEIoqyUpHU

Ein Misstrauensreferendum (Armut und faschistische Offensiven in der Ukraine – GFP 24/7/2015)
Im Berliner Polit-Establishment wird der Ruf nach einer Ausweitung der Unterstützungszahlungen an die Ukraine laut. Das Land stehe ökonomisch am Abgrund und benötige "insbesondere finanzielle Hilfen", heißt es in einem Beitrag in der aktuellen Ausgabe des Fachblattes "Internationale Politik". "Wichtig" sei es auch, "eine rege Tätigkeit von Auslandsinvestoren in der Ukraine" zu fördern, heißt es in einem zweiten Beitrag, der "die Voraussetzungen für den Erfolg" einer "echten Reformierung" in der prowestlich gewendeten Ukraine deutlich "verbessert" nennt. Tatsächlich kann sich der ukrainische Staatspräsident, ein Oligarch, der aktuell die Zustimmung von gerade einmal 13 Prozent der Bevölkerung genießt, zur Zeit nur mit Mühe gegen faschistische Putschbestrebungen an der Macht halten. Der Führer der faschistischen Organisation "Rechter Sektor" hat soeben eine landesweite Agitation zum Sturz der Regierung angekündigt. Die politische Zuspitzung erfolgt in einer Situation, in der weite Teile der Bevölkerung dramatisch verarmen und die Preise für Strom, Wasser und vor allem für Erdgas für Privathaushalte um dreistellige Raten in die Höhe schießen. Keine eineinhalb Jahre nach dem von Berlin unterstützten Umsturz ist die Lage in der Ukraine desolat...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59168

Steinmeier and the Oligarchs (Germany and Ukraine – GFP 1.6.2015)
KIEW/DNEPROPETROVSK/BERLIN (Own report) - Berlin is increasing pressure on Kiev that it enforces the cease-fire in eastern Ukraine. Observers consider the continuation of the civil war to be perilous. On the one hand, they see the risk of loosing even more territory to eastern Ukrainian insurgents, while on the other, it is unclear how the country's total economic collapse can be avoided without ending the hostilities. Therefore, on the weekend, German Foreign Minister Steinmeier traveled not only to Kiev, but also to Dnepropetrovsk, the town of oligarch Ihor Kolomoyskyi. Even though Kolomoyskyi has recently stepped down as governor, he still wields significant influence over the - in some cases - fascist militias, which refuse a cease-fire. To put pressure on the fascists, who had helped execute the February 2014 Kiev coup, but are uncontrollable in the civil war, Berlin must make a deal with Ukrainian oligarchs. These same oligarchs had been the focus of the protests at the Maidan. Several times last year, Foreign Minister Steinmeier held personal consultations with powerful oligarchs - including President Poroshenko - or politicians directly dependent on them. The Ukrainian oligarchy has emerged unscathed from last year's upheavals...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58850
ORIG.: Steinmeier und die Oligarchen (Steinmeier in Kiew und Dnipropetrowsk)

Fortdauernde Integrationskonkurrenz (Gipfel der "Östlichen Partnerschaft" – GFP 21.05.2015)
Mit dem heute in Riga beginnenden Gipfel der "Östlichen Partnerschaft" setzt die Europäische Union ihren Machtkampf gegen Russland in Osteuropa fort...

Widerspenstige Kollaborateure (Konflikt zwischen Regierung und Milizen in der Ukraine eskaliert – GFP 4.5.2015)
In der Ukraine eskaliert der Konflikt zwischen der von Berlin protegierten Kiewer Regierung und den faschistischen Milizen im Osten des Landes. Waren die Milizen und ihre Vorläufer auf dem Majdan aus deutscher Perspektive noch nützlich, um zunächst Präsident Janukowitsch zu stürzen und danach die ostukrainischen Aufständischen zu bekämpfen, so drohen sie nun den von der Bundesregierung verlangten Waffenstillstand endgültig zu brechen. Aus deutscher Sicht gilt dies als derzeit nachteilig, weil bei einem neuen Aufflammen der Kämpfe weitere Gebietsverluste der Kiewer Regierung befürchtet werden. Zudem ist nicht ersichtlich, wie ein totaler Zusammenbruch der ukrainischen Wirtschaft bei fortdauerndem Bürgerkrieg verhindert werden kann. Während deutsche Diplomaten deswegen auf eine Einhaltung des Waffenstillstands dringen, werben deutsche Ökonomen für den Wiederaufbau der ukrainischen Wirtschaft ohne die abtrünnigen Gebiete um Donezk und Luhansk. Ein Verzicht auf die beiden Regionen entlaste den Staatsetat, erklärt die "Deutsche Beratergruppe Ukraine", die die Kiewer Regierung seit Jahren in Wirtschaftsfragen instruiert. Eine Einstellung des Bürgerkriegs gilt außerdem als Voraussetzung dafür, dass die deutsche Wirtschaft ihre Aktivitäten in der Ukraine und eventuell auch in Russland wieder intensivieren kann...

Mit deutschen Steuergeldern: Adenauer-Stiftung mischt in der Ukraine kräftig mit (Deutsche Wirtschafts Nachrichten  03.05.15)
Vitali Klitschko gilt als politischer Ziehsohn der Konrad-Adenauer-Stiftung. Die CDU-nahe Organisation spielte beim Sturz der Regierung Janukowitsch eine Schlüsselrolle. Finanziert wird die Adenauer-Stiftung größtenteils durch den Steuerzahler. Über die Zuteilung der Mittel entscheidet der Bundestag. Was genau mit den Steuergeldern der Deutschen in der Ukraine geschieht, ist nicht klar...
http://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/2015/05/03/mit-deutschen-steuergeldern-adenauer-stiftung-mischt-in-der-ukraine-kraeftig-mit/

Faschisten als Vorbild (Ukraine-Konflikt – GFP 14.4.2015)
Mit einem Außenministertreffen zum Ukraine-Konflikt hat die Bundesregierung am gestrigen Abend die Umsetzung des Minsker Abkommens voranzubringen versucht. Während Kiew und die NATO den Aufständischen im Donbass und Russland die Schuld an Verstößen gegen den Waffenstillstand geben, behindert die von Berlin protegierte Regierung der Ukraine den Friedensprozess, schränkt zudem die Meinungsfreiheit im Inland massiv ein und verschärft die Zensur. Laut Berichten etwa der OSZE setzen ukrainische Einheiten ihre Offensiven im Osten des Landes trotz des Waffenstillstands fort. Gleichzeitig verbietet das Parlament jegliche Form öffentlichen Eintretens für kommunistische Organisationen und das Zeigen kommunistischer Symbole. Organisationen von NS-Kollaborateuren und ihren Nachfolger sind von keinem Verbot betroffen; im Gegenteil: Angehörige faschistischer Verbände erhalten hochrangige Posten in den ukrainischen Repressionsapparaten. Der Geheimdienstchef kündigt das Anknüpfen an Methoden faschistischer NS-Kollaborateure aus der Zeit des Zweiten Weltkriegs an. Zudem werden Filme verboten, die ein positives Bild des russischen oder des sowjetischen Staats oder ihrer Angestellten vermitteln. Der staatlich verordnete Russland-Hass lässt neue Abspaltungsbewegungen in der russischsprachigen Bevölkerung der prowestlich gewendeten Ukraine nicht mehr ausgeschlossen erscheinen...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59090

L’Ucraina e il silenzio tedesco (Rassegna Est, 12 aprile 2015)
Nomine controverse e riforme mancate: Angela Merkel bacchetta Mosca, ma su Kiev preferisce non pronunciarsi...
https://rassegnaest.com/2015/04/12/lucraina-e-il-silenzio-tedesco/

Moving West (New NATO cooperation with Ukraine – GFP 10.4.2015)
The Prime Minister of Ukraine has announced a new cooperation accord with NATO, under the terms of which Kiev will also intensify its cooperation with the transatlantic combat alliance in the domains of military intelligence and espionage. This announcement was made as NATO began initiating a large-scale deployment of military instructors in Ukraine. Ukraine is simultaneously transforming its arms industry production to meet NATO standards, which will permanently integrate that country into the structures of western arms producers. Experts are warning of exuberant corruption in Ukraine's arms industry. A long-time notorious leader of fascist organizations has been appointed "advisor" to Ukraine's Chiefs of Staff, just as the in part fascist-oriented volunteer battalions are being integrated into the ranks of the country's regular armed forces. They too will benefit from NATO's training and arming measures...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58837
Der Weg nach Westen (NATO intensiviert Kooperation mit der Ukraine – GFP 10.4.2015)

Die Zeit der Waffen (Konflikt mit Russland – GFP 15.03.2015)
Neue NATO-Manöver und westliche Aufrüstungsschritte gegen Russland begleiten jüngste Warnungen prominenter Politiker vor einem neuen "heißen Krieg". Es sei "nicht völlig ausgeschlossen", dass es zu einem Waffengang zwischen dem Westen und Russland komme, warnt Ex-Bundeskanzler Helmut Schmidt. Die Folgen eines solchen Krieges gegen eine Atommacht wären unabsehbar. Dennoch setzt die NATO ihre aktuellen Manöver fort - im Schwarzen Meer, im Baltikum, jenseits des Polarkreises und in Polen. NATO-Staaten schicken mehrere hundert Militärberater in die Ukraine; umfangreiche Lieferungen von Kriegsgerät an Kiew werden fortgesetzt. Auch in Deutschland werden erneut Forderungen nach einer umfassenden Aufrüstung der ukrainischen Streitkräfte laut. Mit der Militarisierung des Konflikts mit Russland geht eine Umstrukturierung im Auswärtigen Amt einher: Die Abteilung für Aufrüstung wird beträchtlich verkleinert und mit einer anderen Abteilung verschmolzen; eine neue Krisenabteilung wird aufgebaut. Russland trägt dem westlichen Waffengerassel Rechnung und ist vergangene Woche aus dem KSE-Vertrag, der der Aufrüstung in Europa Schranken setzen sollte, ausgestiegen. Experten warnen vor einer weiteren Eskalation...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59077

Over 100 Germans Fighting Alongside Militias in Eastern Ukraine (Andrei Stenin, 15.03.2015)
http://sputniknews.com/europe/20150315/1019509208.html
Warum Deutsche für Putin in der Ukraine sterben (Von Dirk Banse, Michael Ginsburg, Uwe Müller, André Eichhofer, Julia Smirnova - 15/3/2015)
Rund 100 Bundesbürger kämpfen für die Rebellen in der Ostukraine...
http://www.welt.de/politik/deutschland/article138427424/Warum-Deutsche-fuer-Putin-in-der-Ukraine-sterben.html

Gefährliche Propaganda (Bundesregierung kritisiert NATO-Propaganda – GFP 9/3/2015)
BERLIN/WASHINGTON (Eigener Bericht) - Das Bundeskanzleramt wirft dem Oberbefehlshaber der NATO in Europa, Philip M. Breedlove, "gefährliche Propaganda" vor. Das berichtet "Der Spiegel" in seiner aktuellen Ausgabe. Demnach stellt Breedlove der Bundesregierung zufolge die militärischen Aktivitäten Russlands in der Ostukraine völlig überzogen dar; er behaupte etwa, russische Panzer und Raketenwerfer in der Ukraine wahrgenommen zu haben, die der Bundesnachrichtendienst (BND) auf seinen eigenen Satellitenbildern nicht habe erkennen und über die er selbst von den verbündeten US-Diensten nichts habe erfahren können. Auch Breedloves Zahlenangaben über russische Truppen an der Grenze zur Ukraine seien weit übertrieben gewesen. Derlei Propagandatechniken hat auch die Bundesrepublik immer wieder angewandt, exemplarisch im Jugoslawien-Krieg des Jahres 1999. Die Regierungs-Kritik an Breedlove, über die "Der Spiegel" berichtet, ist dabei Ausdruck strategischer Differenzen zwischen Washington und Berlin: Das deutsche Bemühen um eine "Doppelstrategie" gegen Russland nach dem Vorbild des westlichen Vorgehens im Kalten Krieg ist mit einer ungezügelten Aggressionspolitik, wie sie ein Flügel des US-Establishments vertritt, nicht wirklich vereinbar. Breedlove, den die Berliner Vorwürfe treffen, ist ein Vertreter dieses Flügels...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59072
Dangerous Propaganda (NATO propaganda against Russia – GFP 9/3/2015)
BERLIN/WASHINGTON (Own report) - The German news magazine "Der Spiegel" reported in its latest edition that the German chancellery is accusing NATO's Supreme Allied Commander Europe, General Philip Breedlove, of making "dangerous propaganda." According to the German government, Breedlove is completely exaggerating Russia's military activities in Eastern Ukraine. He claims having detected Russian military equipment, including tanks and air defense systems in Ukraine. Germany's foreign intelligence agency BND, however, could neither detect these in their own satellite imagery nor acquire
adequate information from its allied US intelligence services. Breedlove has also completely exaggerated the number of Russian troops at the Ukrainian border. However, the German government has also repeatedly used this type of propaganda, for example during the aggression against Yugoslavia in 1999. The German government's criticism of Breedlove, reported by "Der Spiegel," reflects the strategic differences between Washington and Berlin. Germany's "dual strategy" approach toward Russia, taken from the West's cold war strategy, is incompatible with the policy of unbridled aggression, championed by the war hawk wing of the US establishment. Breedlove, who is now being criticized by Germany, is a representative of this group...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58832

Mit allen Konsequenzen (Warnung vor weiterem Zerfall der Ukraine - GFP 03.03.2015)
KIEW/BERLIN (Eigener Bericht) - In Berlin werden Warnungen vor einem Totalkollaps der Ukraine und Forderungen nach einer Aufnahme des Landes in die EU, eventuell auch in die NATO laut. Wolle man verhindern, dass "in der Nachbarschaft der EU auf Dauer ein schwacher oder zerfallender Staat mit allen ... Konsequenzen" entstehe, dann komme man um "eine EU-Integration der Ukraine mit allen finanziellen und politischen" Folgen nicht herum, erklärt ein Osteuropa-Experte von der Deutschen Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP). Hintergrund ist neben der katastrophalen wirtschaftlichen Lage des Landes - die Währung ist abgestürzt, Armut grassiert, der Monats-Mindestlohn liegt inzwischen unter 40 Euro - auch der desolate Zustand der ukrainischen Streitkräfte, der jegliche Hoffnung auf einen militärischen Sieg im Bürgerkrieg in nächster Zukunft illusionär erscheinen lässt. Zudem scheint eine Spaltung der militärischen Kräfte nicht ausgeschlossen: Jüngst haben die Führer von 17 Freiwilligenbataillonen einen eigenen Generalstab gegründet und sich damit der Kiewer Kontrolle ein weiteres Stück entzogen...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59068

Germany: Protesters give 'fascist' Yatsenyuk a hostile welcome to Berlin (RT, 8 gen 2015)
Around 50 people protested against Ukrainian Prime Minister Arseniy Yatsenyuk outside the Federal Chancellery building in Berlin, Thursday. Yatsenyuk arrived at the Chancellery for talks with German Chancellor Angela Merkel, and was heckled as his convoy passed the protesters...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=OUtOD6_gU9I

L’imperialismo UE all’assalto dell’Ucraina (di Valerij Kulikov, analista politico, esclusiva per la rivista on-line New Eastern Outlook, 17.12.2013)
... L’Ucraina anche, con le sue risorse naturali, con terreni agricoli importanti e 46 milioni di abitanti, risulta essere di grande interesse per l’Europa, in primis per la Germania, in quanto obiettivo allettante per installare imprese tedesche che potrebbero produrre prodotti a prezzi più competitivi che in Cina. Un interesse che è stato più volte sottolineato dallo storico tentativo di occupare il territorio durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale...
http://albainformazione.com/2013/12/19/limperialismo-ue-allassalto-dellucraina/


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http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59357

Streit um die Russland-Sanktionen (I)
 
02.05.2016

BERLIN/MOSKAU
 
(Eigener Bericht) - In der Debatte um eine etwaige Einstellung der EU-Russland-Sanktionen werden in Berlin Forderungen nach einer Ausweitung der Maßnahmen auf "Millionen russischer Staatsbürger" laut. Die Sanktionen dürften keinesfalls aufgehoben werden, heißt es in einem Beitrag in der aktuellen Ausgabe der Fachzeitschrift "Internationale Politik". Es gelte stattdessen, sie massiv zu verschärfen und beispielsweise um "Visaverbote für alle russischen Staatsbediensteten" zu ergänzen. Nur so könne man "die russische Mittelklasse" in eine breite "Protestbewegung" zum Sturz der Regierung hineinzwingen. Der Autor des Beitrags hat bereits im vergangenen Jahr behauptet, Russland werde nur dann politische Fortschritte erzielen, "wenn seine Gesetze von außen installiert werden". Während einige Russland-Spezialisten gegen jegliche Linderung der Sanktionen agitieren, erhöht die Bundesregierung die Spannungen zwischen Berlin und Moskau - mit der Mitteilung, man prüfe zur Zeit die Übernahme der Führung eines in Litauen stationierten NATO-Bataillons durch die Bundeswehr. Entgegen anderslautenden Behauptungen der Kanzlerin wäre damit der faktische Bruch der NATO-Russland-Grundakte aus dem Jahr 1997 verbunden; das wiederum liefe auf eine neue Eskalation des Konflikts zwischen dem Westen und Russland hinaus.
"Unverzeihlich sanft"
Eine dramatische Verschärfung der EU-Sanktionen gegen Russland fordert Wladislaw Inosemzew, Direktor des "Center for Post-Industrial Studies" in Moskau und im vergangenen Jahr als "Berthold Beitz Fellow" am "Robert-Bosch-Zentrum für Mittel- und Osteuropa, Russland und Zentralasien" der Deutschen Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP) aktiv. Wie Inosemzew in der aktuellen Ausgabe der DGAP-Zeitschrift "Internationale Politik", des führenden Außenpolitik-Fachblattes des deutschen Establishments, behauptet, seien die Russland-Sanktionen der EU "unverzeihlich sanft ..., verglichen mit denen gegenüber dem Iran oder Nordkorea". Dies müsse sich ändern. Weil das Russland-Geschäft der EU in den vergangenen Jahren massiv eingebrochen sei, "könnten die Europäer ohne Angst vor übergroßem wirtschaftlichen Schaden für sie selbst den Druck auf Moskau erhöhen", schreibt Inosemzew. Russland könne Sanktionen, die "ähnlich breit angelegt" seien wie die EU-Strafmaßnahmen gegen Iran oder gar Nordkorea, kaum überstehen: "Vermutlich würde Putin nicht einmal ein Jahr durchhalten. ... Daher plädiere ich für einen konfrontativeren Kurs und dafür, den Druck auf die Führung dramatisch zu erhöhen."[1]
Sanktionen gegen Millionen
Inosemzew, der gegenwärtig auch als Non-Resident Senior Fellow am Washingtoner "Atlantic Council" tätig ist, präsentiert in der "Internationalen Politik" konkrete Vorschläge für eine Verschärfung der Sanktionen. So sollten die Strafmaßnahmen "erst beendet werden, wenn die Ukraine vollständige Souveränität über die von den Rebellen kontrollierten Gebiete wiedererlangt hat" - eine Forderung, die implizit die Aufkündigung der Minsker Waffenstillstandsvereinbarungen zur Folge hätte. Inosemzew verlangt zudem, Banken aus den EU-Staaten zu verpflichten, "sich von Portfolio-Investments in Russland zu trennen". Darüber hinaus solle die EU ein Memorandum verabschieden, "wonach die EU-Staaten Jahr für Jahr 10 bis 20 Prozent weniger russisches Gas importieren". Brüssel könne russischen Staatsbürgern untersagen, "innerhalb der EU Unternehmen zu gründen"; es könne ihnen "die Verfügungsgewalt über Bankkonten mit mehr als 10.000 Euro Einlagekapital entziehen" oder beschließen, "dass zum Beispiel Immobilien in russischer Hand bis zum 1. Januar 2018 veräußert werden" müssten. In Betracht zu ziehen seien "Visaverbote für alle russischen Staatsbediensteten". Prinzipiell sollten die Sanktionen "so ausgestaltet sein, dass sie Millionen russischer Staatsbürger treffen". Nur so lasse sich "die russische Mittelklasse" in eine breite "Protestbewegung" zum Sturz der Regierung hineinzwingen.[2]
"Den zweiten Kalten Krieg gewinnen"
Inosemzew tritt in außenpolitischen Fachkreisen seit einiger Zeit mit offenen Aufrufen zum Sturz der russischen Regierung hervor. Noch 2012 hatte er, zur Lage in Russland befragt, bestätigt: "Die Mehrheit der Bevölkerung ist zufrieden, sie hat noch nie so normal gelebt wie jetzt." "Russland ist im Kern ein freies Land." Berlin solle sich deshalb gegenüber Moskau "auf seine wirtschaftlichen Interessen konzentrieren".[3] Im vergangenen Jahr forderte er nun in einer radikalen Abkehr von seinem früheren Plädoyer zur ökonomischen Kooperation, der Westen müsse "die notwendigen Ressourcen mobilisieren, um den zweiten Kalten Krieg zu gewinnen". Als Mittel dazu kämen drakonische Boykottmaßnahmen in Betracht. Ergänzend müsse man Gegnern einer brutalen Eskalationspolitik, die Inosemzew mit der modischen Beleidigung "Putin-Versteher" versah, "mehr Aufmerksamkeit widmen"; es sei "absolut nötig, die finanziellen Interessen" solcher Kräfte "und ihre geschäftlichen Bindungen an Russland" strikt offenzulegen. Jegliche Organisation, die von staatlichen Stellen in Russland oder auch nur von russischen Bürgern unterstützt werde, solle offiziell als "Agent des Aggressors" gebrandmarkt werden. "Russland wird nur ein 'normales' Land werden, wenn seine Gesetze von außen installiert werden", erklärte Inosemzew [4] - ein offener Appell an den Westen, sich den russischen Staat gleichsam im Kolonialstil zu unterwerfen.
Bundeswehr nach Litauen
Während Inosemzew und andere Russland-Spezialisten im deutschen Polit-Establishment energisch Stimmung gegen eine Abschwächung oder gar eine Aufhebung der Russland-Sanktionen machen, verschärfen jetzt auch aktuelle deutsche Militarisierungs-Ankündigungen die Spannungen zwischen Berlin und Moskau. Wie Bundeskanzlerin Angela Merkel am Freitag bestätigte, prüft die Bundesregierung zur Zeit die Entsendung deutscher Soldaten nach Litauen, wo sie ein NATO-Bataillon führen sollen. Die Maßnahme wäre Teil der Stationierung neuer westlicher Bataillone in Polen und in den baltischen Staaten, wie sie im Februar vom westlichen Kriegsbündnis beschlossen worden ist. Dies würde den militärischen Druck auf Russland erheblich erhöhen. Die Bundeswehr hatte sich bereits führend am Aufbau der NATO-"Speerspitze" in Ost- und Südosteuropa beteiligt [5] und das deutsche Personal im Multinationalen Korps Nordost im polnischen Szczecin, das wichtige Führungsfunktionen bei NATO-Manövern und -Operationen in Osteuropa ausübt, deutlich aufgestockt; außerdem hatte sie sich stark an Kriegsübungen in Polen und in den baltischen Staaten beteiligt.[6] Sollten deutsche Militärs Führungsfunktionen beim Aufbau eines NATO-Bataillons in Litauen übernehmen, dann hätte Berlin auch weiterhin eine bestimmende Rolle beim Aufbau der gegen Moskau gerichteten westlichen Militärfront in Ost- und Südosteuropa inne.
Das Ende der Grundakte
Käme es zu der Stationierung, dann wäre dies faktisch ein Bruch der NATO-Russland-Grundakte aus dem Jahr 1997. Die Grundakte sieht - in einer wenig präzisen Formulierung - vor, dass die NATO östlich ihres angestammten Bündnisgebiets aus der Zeit des Kalten Kriegs nicht "substantielle Kampftruppen dauerhaft stationiert".[7] In Berlin heißt es, man werde den Wortlaut der Grundakte dadurch einhalten, dass die nach Litauen abkommandierten deutschen Soldaten "rotierten", also immer wieder ausgewechselt und nicht "dauerhaft stationiert" würden. Dies kann allerdings nicht darüber hinwegtäuschen, dass die NATO-Bataillone, die in sämtlichen baltischen Staaten angesiedelt werden sollen, als Ganze dort eben doch "dauerhaft stationiert" sein werden. Damit versetzte Berlin der ohnehin schon längst brüchig gewordenen NATO-Russland-Grundakte einen womöglich finalen Schlag. Die Folge wäre eine weitere Erosion der Beziehungen zwischen den westlichen Staaten und Moskau; die Gefahr einer unkontrollierbaren Eskalation nähme ein weiteres Stück zu.
Scheinbare Widersprüche
Parallel zu der Eskalationspolitik nimmt in mehreren EU-Staaten - auch in Deutschland - der Druck zu, die Sanktionen abzuschwächen oder ganz aufzuheben. german-foreign-policy.com berichtet am morgigen Dienstag.
[1], [2] Vladislav Inozemtsev: Zeit für eine moralische Entscheidung. In: Internationale Politik Mai/Juni 2016, S. 20-25.
[3] Ex-Medwedew-Berater Inosemzew: "Russland können Sie als Demokratie vergessen". www.spiegel.de 23.11.2012.
[4] Vladislav L. Inozemtsev: Russia of 2010s: How to Live with It and How to Outlive It. DGAPkompakt Nr. 7, June 2015. S. dazu Sieg im zweiten Kalten Krieg.
[5] S. dazu Kriegsführung im 21. Jahrhundert (I)Kriegsführung im 21. Jahrhundert (II) und Botschaft an die Weltöffentlichkeit.
[6] Berlin bereit zur Stärkung der Ostflanke. Frankfurter Allgemeine Zeitung 30.04.2016.
[7] Grundakte über Gegenseitige Beziehungen, Zusammenarbeit und Sicherheit zwischen der Nordatlantikvertrags-Organisation und der Russischen Föderation. www.nato.int.


http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59358

Streit um die Russland-Sanktionen (II)
 
03.05.2016

BERLIN/MOSKAU
 
(Eigener Bericht) - Deutsche Wirtschaftskreise und Vorfeldorganisationen der Berliner Außenpolitik dringen auf eine Aufhebung der Russland-Sanktionen. Mehr als zwei Drittel der Deutschen sprächen sich dafür aus, die Sanktionen zu beenden, berichtet die Hamburger Körber-Stiftung unter Berufung auf eine aktuelle Umfrage; mehr als vier Fünftel wünschten zudem eine engere Kooperation mit Russland, 95 Prozent hielten eine Annäherung in den nächsten Jahren für "wichtig" oder "sehr wichtig". Die Körber-Stiftung, eine auf dem Feld der Außenpolitik durchaus einflussreiche Organisation, bemüht sich seit Jahren um den Ausbau der Kooperation zwischen Deutschland und Russland. Die Hoffnung auf ein baldiges Ende der Sanktionen war zudem Gegenstand beim 4. east forum Berlin, einem prominent besetzten Wirtschaftsforum, auf dem sich Mitte April ein Staatssekretär im Auswärtigen Amt für neue Kontakte zwischen der EU und der von Moskau geführten Eurasischen Wirtschaftsunion aussprach. Ziel ist ein einheitlicher "Wirtschaftsraum von Lissabon bis Wladiwostok". Die Vorstöße in Deutschland treffen auf ein zustimmendes Echo in mehreren EU-Staaten, darunter Italien und Österreich.
Wachsender Unmut
Die Forderungen nach einer Abkehr von der Sanktionspolitik gegenüber Moskau werden seit geraumer Zeit in mehreren EU-Staaten lauter - etwa in Italien, das Russland zu seinen wichtigsten Wirtschaftspartnern zählt. Bereits Mitte März hatten sich die Außenminister Italiens und Ungarns dagegen ausgesprochen, die Sanktionen weiterhin ohne jegliche Debatte automatisch zu verlängern. Anfang April teilte der österreichische Bundespräsident Heinz Fischer nach Gesprächen in Moskau mit, er arbeite ebenfalls auf eine Beendigung der Strafmaßnahmen hin.[1] In Frankreich hat in der vergangenen Woche die Nationalversammlung für eine Aufhebung der Strafmaßnahmen plädiert.[2] Auch aus Griechenland ist Unmut zu vernehmen. Wachsender Widerstand kommt nicht zuletzt aus Kreisen der deutschen Wirtschaft, die sich von einem baldigen Ende der Sanktionen einen neuen Aufschwung ihres Ostgeschäfts erhofft: Seit 2012 sind allein die Exporte nach Russland von einem Jahresvolumen von 38 Milliarden Euro auf weniger als 22 Milliarden Euro eingebrochen; entfallen die Sanktionen, rechnen deutsche Unternehmen damit, wenigstens einen Teil ihrer Verluste wieder wettmachen zu können.
Von Lissabon bis Wladiwostok
Entsprechende Stellungnahmen waren zuletzt beispielsweise auf dem "east forum Berlin" zu vernehmen, das der Ost-Ausschuss der Deutschen Wirtschaft Mitte April gemeinsam mit der Metro Group und der italienischen UniCredit zum vierten Mal in der deutschen Hauptstadt durchführte. Mehr als 400 Personen, darunter die kürzlich entlassene Finanzministerin der Ukraine, Natalie Jaresko, und Alexej Lichatschew, Russlands Erster Vize-Minister für wirtschaftliche Entwicklung, diskutierten dort über den Aufbau eines "Wirtschaftsraums von Lissabon bis Wladiwostok". Bei einer Umfrage unter rund 180 Teilnehmern der hochkarätig besetzten Veranstaltung sprachen sich mehr als 80 Prozent klar für Verhandlungen zwischen der EU und der von Moskau geführten Eurasischen Wirtschaftsunion über die Gründung eines gemeinsamen "Wirtschaftsraums" aus.[3] Sie fanden Gehör: In einer Rede zur Eröffnung des "east forums" bekräftigte der Staatssekretär im Auswärtigen Amt Stephan Steinlein, die Bundesregierung trete "für Kontakte zwischen EU und Eurasischer Wirtschaftsunion" ein. Es solle "über technische Standards, Handelsregeln, grenzübergreifende Infrastruktur und eine vereinfachte Abwicklung im Austausch gesprochen" werden.[4] Auch die Russland-Sanktionen waren auf dem east forum ein wichtiges Thema. 35 Prozent der Befragten sagten, sie rechneten mit einem Ende der Strafmaßnahmen noch in diesem Jahr, während 27 Prozent dies für 2017 annahmen; nur etwas mehr als ein Drittel ging von einer Sanktionsdauer über das Jahr 2017 hinaus aus.
Neuanfang nötig
In der vergangenen Woche hat sich nun auch die Hamburger Körber-Stiftung zu Wort gemeldet. Sie gehört zu denjenigen deutschen Außenpolitik-Organisationen, die sich schon seit Jahren um eine engere Kooperation zwischen Deutschland und Russland bemühen. "Dialog und Verständigung" zwischen beiden Ländern seien "seit Jahrzehnten ein wichtiger Bestandteil ihrer Arbeit", erklärt die Stiftung; derzeit widme sie sich "mit ihrem Fokusthema 'Russland in Europa' der Wiederbelebung eines offenen, kritischen und konstruktiven Dialogs zwischen Russland und seinen europäischen Nachbarn".[5] In diesem Rahmen führt die Organisation zweimal im Jahr einen "German-Russian International Dialogue" durch, bei dem Experten und Politiker beider Länder in Moskau oder in Berlin "in vertraulicher Atmosphäre über Fragen europäischer Sicherheit und der Beziehungen zwischen Russland und der EU" diskutieren.[6] Das jüngste Treffen, das am 5. Dezember 2015 in Moskau stattfand, kam der Körber-Stiftung zufolge zu dem Ergebnis: "Die europäisch-russischen Beziehungen erfordern einen Neuanfang." Dabei solle man sich "auf den Austausch über Interessen konzentrieren und auf dieser Basis Möglichkeiten der Zusammenarbeit ausloten". "Gemeinsame Interessen und konkrete Kooperationsmöglichkeiten" gebe es nicht zuletzt "in wirtschaftlichen Fragen".
Annäherung gewünscht
Ihrem Anliegen verleiht die Körber-Stiftung nun mit der Veröffentlichung der Ergebnisse einer repräsentativen Umfrage Nachdruck, die TNS Infratest Ende Februar und Anfang März in ihrem Auftrag sowohl in Deutschland als auch in Russland durchgeführt hat. Demnach ist zwar über zwei Jahre nach der Eskalation des Ukraine-Konflikts eine beträchtliche Entfremdung zwischen den Bevölkerungen beider Länder festzustellen. So empfinden 48 Prozent aller Deutschen Russland als "bedrohliches Land"; nur 50 Prozent sind der Ansicht, Russland gehöre - im emphatischen Sinne - zu "Europa". Auch hält mehr als die Hälfte der deutschen Bevölkerung die Politik der EU gegenüber Russland für "angemessen". Dennoch steht auf der Liste der Länder, mit denen die Bundesrepublik nach Auffassung der 1.000 Befragten enger zusammenarbeiten soll, Russland mit 81 Prozent auf Platz zwei - nach Frankreich (89 Prozent), deutlich vor den USA (59 Prozent). Dies entspricht dem Umfrageergebnis in Russland, dem zufolge Deutschland mit 62 Prozent die Liste der Wunsch-Kooperationspartner der russischen Bevölkerung anführt (vor China und Frankreich mit je 61 Prozent). Darüber hinaus sprechen sich 69 Prozent der Deutschen dafür aus, die Russland-Sanktionen aufzuheben. 95 Prozent halten es schließlich sogar für "wichtig" oder für "sehr wichtig", dass Deutschland und Russland sich in den kommenden Jahren politisch wieder annähern.[7]

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