Informazione

Kragujevac marzo 2005 resoconti e intervento in assemblea

Care amiche, cari amici, vi invio la periodica relazione sui viaggi
appena compiuti a Kragujevac, per la consegna delle quote di affido.
Viaggi al plurale, perche' ci siamo stati due volte, dal 18 al 21 e
dal 25 al 28 marzo scorsi.
Come potrete leggere abbiamo messo in cantiere nuovi progetti, che
dovrebbero rappresentare un ulteriore salto di qualita' nelle nostre
iniziative.

Cordiali saluti a tutte/i

Gilberto Vlaic
Gruppo Zastava Trieste
e
Non bombe ma solo Caramelle - ONLUS

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RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC
Viaggi del 18-21 e del 25-28 marzo 20045
(resoconto di viaggio a cura di Gilberto Vlaic del gruppo ZASTAVA
Trieste)

Questa relazione e' suddivisa in sette parti:
1. Introduzione
2. Delegazioni in visita e materiale trasportato
3. Cronaca dei viaggi (e un problema serio)
4. Il microprogetto artigianato
5. I nuovi progetti
6. Informazioni generali sulla Serbia e particolareggiate sulla Zastava
7. Conclusioni


1. Introduzione

Vi invio un resoconto dei viaggi appena conclusi alla Zastava di
Kragujevac per consegnare le adozioni a distanza che fanno capo al
Gruppo Zastava di Trieste, alla sezione del Veneto e al Coordinamento
Nazionale RSU CGIL.
Il periodico viaggio trimestrale questa volta e' stato raddoppiato per
i seguenti motivi:
a) delegazione troppo ampia, che avrebbe creato enormi difficolta'
durante le visite alle famiglie
b) lunghi incontri da avere con la Direzione del Centro Medico della
Zastava e con la Municipalita' di Kragujevac per la verifica delle
possibilita' di realizzare nuovi progetti, che troverete descritti al
paragrafo "I nuovi progetti"; probabilmente in un unico viaggio non
avremmo avuto il tempo di svolgerli entrambi con i dovuti approfondimenti.

Questo resoconto si lega alle altre relazioni scritte con cadenza
praticamente trimestrale.

Sono tutte reperibili su diversi siti, tra i quali
- il sito del coordinamento RSU, all'indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/
seguendo il link: Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:
http://www.ecn.org/coord.rsu/guerra.htm
dove sono anche descritte in dettaglio tutte le iniziative in corso,
sia nostre che di altre organizzazioni.
L'ultima relazione relativa al nostro viaggio di dicembre 2004 si
trova all'indrizzo
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2004/2004_1217_zastava.htm

Segnalo inoltre sullo stesso sito un recente contributo di John Pilger
dal titolo:
"Nonostante il fallimento in Iraq, i promotori della guerra
"umanitaria" devono ancora rendere conto della loro crociata in
Kosovo" all'indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2004/2004_1216_kosovo.htm

Tutti i nostri resoconti sono presenti anche sul sito del
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
che contiene inoltre centinaia di articoli sulla situazione nei
Balcani difficilmente reperibili sulla stampa nazionale.


2. Delegazioni in visita e materiale trasportato

Ricordo che le spese di viaggio sono state direttamente sostenute dai
partecipanti, senza alcuno storno dai fondi ricevuti per le quote di
adozione a distanza da distribuire (come del resto in tutti i
precedenti viaggi effettuati).

La delegazione che ha effettuato il viaggio nel periodo 18-21 marzo
era costituita da Gilberto, Paolo e Tiziana da Trieste, Giampiero e
Sandra da Monfalcone, Enzo e Renata da Alessandria, Arcangelo e
Santina da Treviso. Per il viaggio abbiamo utilizzato un pullmino
fornitoci gratuitamente dalla Associazione di Solidarieta'
Internazionale Triestina.
Il viaggio della settimana successiva, 25-28 marzo, ha visto la
partecipazione di Gilberto da Trieste, Alberto, Antonella, Francesco,
Giampietro, Giorgio, Maria Grazia, Mariarosa, Laura e Natalino da
Pordenone e provincia, e di Ivano e Michela da Genova.
Per il viaggio abbiamo utilizzato due pullmini messi a disposizione
dalla cooperativa Itaca e dalla associazione Auser.

Complessivamente abbiamo portato con noi una trentina di pacchi di
regali alle famiglie jugoslave da parte delle famiglie adottanti
italiane, circa trenta casse di vestiario usato e piu' di 150 paia di
scarpe.
Inoltre due valigie con medicinali (soprattutto antibiotici) per un
valore complessivo di circa 6000 euro.

Infine bende e garze medicate per circa 1000 euro per Lazar e Vasilje,
due fratelli di sei e due anni, colpiti da una malattia assai rara
alla pelle (epidermiolisi bollosa); e' da marzo 2004 che ad ogni
viaggio sosteniamo questi due sfortunati bambini, grazie all'aiuto di
una ONLUS di Catania che ci fornisce il materiale necessario.

Le adozioni da distribuire erano 155, di cui 10 nuove, per un valore
complessivo di 14550 euro. La maggior parte erano quote trimestrali da
75 euro, e sono state suddivise tra le due assemblee che abbiamo
tenuto con i lavoratori e le loro famiglie il 20 e il 27 marzo.

Avevamo infine 972 euro frutto della vendita dei prodotti di uncinetto
di 12 donne che ci avevano consegnato i loro lavori in conto vendita
a settembre e dicembre scorsi, all'interno del microprogetto artigianato.


Come potete notare, a differenza dei viaggi precedenti, non avevamo
nulla da distribuire ai profughi dal Kosovo che abbiamo iniziato ad
aiutare a luglio 2004, ne' regali per tutti i ragazzi in affido.
Si e' trattato di una scelta difficile, ma i nuovi progetti che
vogliamo mettere in piedi necessitano di quantita' di denaro
significative per piccole associazioni. Va comunque ricordato che i
profughi dal Kosovo hanno a dicembre ricevuto aiuti sia da noi (vedi
relazione di viaggio del dicembre 2004) che dalla CGIL di Torino e
dalla FIOM di Lecco.


3. Cronaca dei viaggi (e un problema serio)

Molti di voi conoscono personalmente Rajka Veljovic, per averla
incontrata ad aprile 2003 o a gennaio 2005 durante i suoi viaggi in
Italia, insieme ad altri esponenti del Sindacato Samostanli, oppure
per averla incontrata a Kragujevac, per chi di voi ci e' stato. Rajka
e' la nostra interprete e nostro punto di riferimento a Kragujevac e
coordina l'ufficio internazionale adozioni del Sindacato; e' purtroppo
malata, in quanto si e' rotta un piede a fine febbraio, e
successivamente sono insorti problemi di circolazione. A Rajka da
tutti noi il piu' affettuoso saluto.
La sua malattia ci ha costretti a cercare in fretta un nuovo
interprete; Slobodanka (detta Boba) e' venuta ad aiutarci partendo da
Napoli. Il suo e' stato un viaggio avventuroso, poiche' e' arrivata
prima a Budapest e poi in autobus fino a Belgrado e di li' in auto
fino a Kragujevac; e' arrivata il sabato 19 marzo alla sera; venerdi'
sera e durante la giornata del sabato ci ha aiutati Marina, una
ragazza di Kragujevac che parla Italiano. Boba si e' fermata fino all
fine del secondo viaggio. A lei e a Marina il nostro grande grazie per
la loro disponibilita'.

Siamo partiti in entrambi i viaggi da Trieste verso le 9 del mattino
del venerdi' (il 19 e il 25 di marzo) e siamo arrivati a Kragujevac
alle 8 di sera, senza alcun problema durante il viaggio. Abbiamo
trovato solo un po' di pioggia a tratti durante il secondo viaggio e
temperature gradevoli. Traffico scarsissimo.

Dopo lo scarico dei furgoni, abbiamo verificato le liste delle
adozioni e preparato le buste con il denaro delle adozioni per le
assemblee che abbiamo tenuto nelle due domeniche 20 e 27 marzo; cene
veramente allegre con Milja dell'ufficio adozioni del Sindacato, e con
Delko e Rajko, rispettivamente segretario e vicesegretario dello
stesso Sindacato.
Sabato mattina 19 marzo abbiamo avuto un lungo incontro con la
Direzione del Centro sanitario della Zastava, mentre sabato mattina 26
siamo stati ricevuti da una delegazione della municipalita' di Kragujevac.
Sui perche' e i risultati di questi due incontri scrivero'
diffusamente nel paragrafo "I nuovi progetti".

Le assemblee per la consegna delle quote si sono tenute come sempre
nella la grande sala della direzione in una atmosfera festosa; siamo
stati sommersi di bottiglie di rakja fatta in casa, di marmellate, di
miele, di prodotti tessili, doni che abbiamo portato con noi in Italia
e che, pur con qualche difficolta' di tipo geografico, consegneremo
alle famiglie italiane.
I pomeriggi sono stati dedicati alla visita di varie famiglie con
figli adottati dai membri della delegazione; le condizioni di queste
famiglie sono sempre estremamente difficili, e non si vedono
prospettive per il futuro, ma questi incontri si svolgono sempre in un
clima di grande dignita', di festa e di vera amicizia. Dobbiamo sempre
stare attenti a non esagerare con gli squisiti dolci che ci offrono.
Negli spostamenti tra una famiglia e l'altra abbiamo attraversato il
suggestivo Parco della Rimembranza di Kragujevac, dove il 21 ottobre
1941 furono sterminate per rappresaglia dai nazisti 7300 persone, tra
le quali 2500 operai della Zastava e gli studenti del locale liceo,
insieme ai loro professori. Molti monumenti costruiti con pietre
provenienti dalle varie Repubbliche che costituivano la Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia ricordano quell'eccidio.

La televisione regionale ha trasmesso lunghi pezzi sulle assemblee e
sugli incontri avuti.

I lunedi', durante i viaggi di ritorno, ci siamo fermati alcune ore a
Belgrado.
Abbiamo attraversato il viale delle ambasciate, che ospita tutta una
serie di edifici pubblici completamente distrutti dai bombardamenti
del 1999, e poi visitato il parco di Tasmajdan, dove sorgono due
monumenti simbolo: quello ai giornalisti morti nel bombardamento della
sede della televisione e quello, struggente, dedicato ai bambini
uccisi dalle bombe della NATO, che sue due semplicissimi ovali in
marmo nero riporta in Serbo e in Inglese la scritta "Eravamo solo
bambini".
Il lunedi' 28 marzo in periferia di Belgrado abbiamo visitato una
scuola materna (vedere al paragrafo "I nuovi progetti").


4. Il microprogetto artigianato

Questo progetto e' iniziato nel maggio 2003; il numero di donne
coinvolte (operaie licenziate o casalinghe) e' stato di circa 20.
Esse ci hanno fornito ad ogni viaggio prodotti di ricamo e di
uncinetto che sono stati posti in vendita in Italia.
Si e' trattato di un salto di qualita' all'interno della campagna di
solidarieta'. Nel campo delle adozioni infatti c'e' inevitabilmente la
differenza tra chi da' e chi riceve; qui invece c'e' stato un rapporto
assolutamente paritario tra chi produce una merce e chi la compra.
Purtoppo il progetto sta andando verso la sua fine; malgrado
l'allargamento del numero delle persone coinvolte abbiamo in pratica
esaurito le nostre possibilita' di vendita e non siamo riusciti ancora
ad inventare nuovi meccanismi che ci permettano la vendita di questi
prodotti, fatto salvo il principio dell'assenza di intermediari.
Per questi motivi non abbiamo preso in questi viaggi ulteriore materiale.
Abbiamo consegnato alle donne la cifra di 972 euro,
Il totale generale del denaro consegnato fino ad ora è giunto quindi a
6842.5 euro.
Un ringraziamento a tutti quelli che si sono impegnati nella vendita
di questi prodotti, particolarmente a Nadia, Gaetano, Antonella,
Filippo e Marvida.


5. I nuovi progetti

A) Uno studio dentistico dato in comodato d'uso al Sindacato

A gennaio scorso eravamo entrati in contatto con il COI (Cooperazione
Odontoiatrica Internazionale), una ONLUS di dentisti che agisce
sostanzialmente con criteri assai simili ai nostri, senza
intermediazioni ed in modo assolutamente volontario.
Questa associazione ha gia' installato alcuni laboratori dentistici in
campi profughi palestinesi in Libano ed uno in Eritrea. Oltre a
fornire la strumentazione, segue gli studi dentistici installati sia
attraverso la fornitura del materiale di consumo che fornendo
periodicamente aggiornamento professionale attraverso l'invio di suoi
volontari.
Il COI, dopo aver verificato il nostro modo di lavorare, ci ha
proposto di spostare a Kragujevac il seguente materiale che, benche'
usato, e' perfettamente funzionante:
1 Riunito odontoiatrico elettropneumatico, completo di poltrona,
faretra e bacinella
1 Lampada da riunito FARO completa di palo portalampada
1 Autoclave ad acqua distillata FARO
1 Sterilizzatrice a palline di quarzo NOVAXA
1 Lampada polimerizzatrice per compositi IVOCLAR
1 Apparecchio radiologico 70KV cono lungo DE GOETZEN – NOVAXA completo
di centralina.
Il valore economico di questo usato e' stimabile in circa 8000 euro.
La Zastava possiede un centro medico (Zavod Za Zdravsvenu Zastitu
Radnika) di ragguardevoli dimensioni: vi lavorano 326 persone, due
terzi dei quali operatori sanitari (piu' di 60 sono i medici) ed un
terzo di amministrativi.
Il suo bacino di utenza e' rappresentato attualmente da circa 50.000
lavboratori e da circa 7.000 pensionati.

In questo centro si effettuano ogni anno circa 1 milione di
prestazioni sanitarie di cui 65.000 nel campo dentistico. Nel reparto
dentistico lavorano 25 persone, tra cui sette medici dentisti.
Il problema del Centro Medico e' che la strumentazione in uso ha
un'eta' media di circa 20 anni, ed e' quindi fortemente inadeguata.
La direttrice del Centro ha tenuto a puntualizzare che, grazie
ell'entusiasmo, al senso di solidarieta' nonche' alla professionalita'
del personale, chi si rivolge a questo presidio riceve il massimo
delle cure.
I due esponenti del COI che erano con noi sono rimasti molto
soddisfatti della visita, perche' esistono gia' tutte le strutture ed
il personale per rendere immediatamente operante questo laboratorio.
Si e' quindi firmato un accordo che prevede la cessione in comodato
d'uso gratuito al sindacato della strumentazione sopra descritta.

Riporto ora i punti salienti dell'accordo raggiunto:
Il comodato d'uso e' subordinato al rispetto delle seguenti condizioni:
1. la strumentazione in nessun caso potra' essere utilizzata per scopi
libero professionali
2. la strumentazione dovra' essere utilizzata presso il reparto
stomatologico del Centro medico Zavod Za Zdravsvenu Zastitu Radnika
D.O.O. (di seguito ZZZR) a Kragujevac
3. il suo utilizzo deve essere volto alla diagnosi, prevenzione e cura
delle malattie della bocca, in modo gratuito, su lavoratori a
qualunque titolo riferibili al complesso metalmeccanico Zastava, ai
pensionati e ai loro familiari, con particolare riguardo all'infanzia
4. il sindacato si fa carico di richiedere annualmente a ZZZR una
relazione contente il numero e la tipologia degli interventi
effettuati con l'uso della strumentazione sopradescritta e la
tipologia dei pazienti sottoposti a diagnosi, prevenzione e cura
Per la verifica del rispetto dei punti precedenti 1,2 3 e per una
analisi dei dati di cui al punto 4 si costituisce una commissione
formata da un rappresentante per ciacuna delle parti firmatarie del
presente accordo. Tale commissione si riunira' con cadenza annuale.
La commissione sara' nominata in occasione dell'avvio delle attivita'
della strumentazione. In ogni caso le associazioni firmatarie
potranno, in caso di necessita', delegare in loro rappresentanza
soggetti anche locali, da loro indicati, per partecipare alle riunioni
della commisssione in oggetto.

Stiamo al momento predisponendo la documentazione per il trasporto a
Kragujevac di tutto il materiale.

B) Realizzazione di un centro di accoglienza diurno per ragazzi con
sindrome Down e autistici

Avevamo ricevuto alcuni mesi fa una richiesta di aiuto per la
creazione di questo centro da parte dell'associazione delle famiglie
con figli colpiti da questa sindrome.
Esiste infatti solo la possibilita' per loro di essere ammessi nella
scuola dell'obbligo e seguiti da insegnanti di sostegno, ma alla fine
della ottava classe, verso i 14-15 anni, devono rientrare in famiglia
e non c'e' alcuna struttura pubblica che si occupi di loro.
Le loro famiglie avevano quantificato le necessita': una piccola
palestra, un laboratorio di sartoria, uno di pittura e ceramica, uno
di musica, una sala soggiorno ed una cucina, per circa 10.000 euro di
spesa.

Noi avevamo ricevuto dai lavoratori della COOP consumatori Nord-Est a
settembre 2004 la cifra di 14.290 euro, con la richiesta di impegnare
questo denaro in uno o piu' progetti che andassero oltre il sostegno
al reddito delle famiglie; noi avavamo gia' impegnato, con l'accordo
dei referenti della COOP, 1.000 euro per le terapie di un bambino di
tre anni colpito da distrofia muscolare e che e' in cura con risultati
eccezionali presso la EmCell Clinic di Kiev in Ukraina ed altri 572
per il parziale pagamento del materiale scolastico che avevamo
distribuito durante il viaggio di settembre 2004.
Sempre in accordo con i lavoratori della COOP, abbiamo quindi deciso
di finanziare la realizzazione del centro, a patto che pero' ci
fossero i locali disponibili.

La mattina del sabato 28 marzo abbiamo incontrato una delegazione del
Comune di Kragujevac, formata da:
Dobrica Milovanovic, Vice-sindaco
Slavica Saveljic, Assessore agli affari sociali
Sladjan Radovanovic, Assessore alla collaborazione nazionale e
internazionale.
A tale incontro ha partecipato tutta la nostra delegazione, Delko e
Rajko Segretario e Vice-segretario del Samostanli, Milja dell'Ufficio
internazionale adozioni ed una delegazione di genitori.
Il Comune ha messo a disposizione di questa relizzazione un edificio
pubblico ad un piano attualmente in disuso e con una superficie di
circa 350 metri quadrati, prendendo l'impegno di resaurarlo in fretta.
Abbiamo visitato a lungo questo edificio, e non ci sono apparentemente
grossi lavori da realizzare per renderlo agibile in fretta. I locali
sembrano perfetti per questa iniziativa: c'e' un grande salone di 260
metri quadrati, due bagni, una cucina, due uffici e un magazzino.
A questo punto noi abbiamo consegnato, sempre alla presenza dei
genitori e dei rappresentanti del sindacato, 7.000 euro come prima
parte del nostro contributo.
Altri 3.000 euro saranno forniti quando la struttura sara' operativa.

C) Gli asili del Comune di Vordovac

Attraverso il Consolato serbo di Trieste avevamo ricevuto una
richiesta di aiuto da parte di una scuola materna di Vordovac, grosso
sobborgo alla periferia di Belgrado.
Non sapevamo esattamente di cosa avessero bisogno; eravamo convinti
che si trattasse di materiale didattico.
Il lunedi' 28 marzo, sulla via del ritorno a casa, ci siamo incontrati
con la direttrice degli asili di questa citta'.
Si tratta complessivamente di 23 asili pubblici (e non uno come
credevamo!) che ospitano 747 bambini da 1 a 3 anni (i nostri nidi) e
di 2812 bambini da 3 a 7 anni (le nostre scuole materne). La richiesta
che ci e' stata avanzata riguarda la fornitura di lenzuola per i
lettini, per complessive 5980 lenzuola di diverse dimensioni.
Dopo una ampia discussione tra noi (erano presenti alcuni dirigenti di
distretti COOP) e con la direttrice, siamo rimasti d'accordo che
finanzieremo con il denaro restante dal contributo COOP, circa 2500
euro, l'acquisto in loco di cotone per lenzuola e che il taglio e il
cucito sara' a carico della direzione di questi asili.

Con questi interventi siamo ora con la cassa vuota...


6. Informazioni generali sulla Serbia e particolareggiate sulla Zastava

Gli ultimi dati statistici che vi abbiamo inviato sono contenuti nella
relazione del viaggio di dicembre 2004, presente all'indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2004/2004_1217_zastava.htm
Non vi sono state variazioni sostanziali negli ultimi tre mesi.

Informazioni generali sulla Serbia

Il cambio attuale dinaro/euro e' di salito a 80.4 (era a 78.5 durante
il viaggio di fine dicembre 2004).
L'inflazione nel 2004 e' stata di circa il 12%.
Noi consegnamo le nostre quote in euro, e quindi mantengono pressoche'
inalterato il loro potere di acquisto.

I dati che seguono sono di fonte governativa, mentre quelli di
dicembre erano di origine sindacale.
Il numero di occupati in tutta la Serbia e' di 2.025.000 (su una
popolazione totale di circa 7.5 milioni); in questo numero sono pero'
compresi anche i lavoratori in cassa integrazione.
Il numero ufficiale di disoccupati e' 969.000, pari al 28% della
popolazione potenzialmente attiva.

Il 55% dei lavoratori e' iscritto al Jedinstvena Organizacija
Samostalnog Sindikata, noto anche come Samostalni Sindikat (Sindacato
Autonomo), il 45% non e' sindacalizzato o iscritto ad altri sindacati,
nati soprattutto dopo l'ottobre 2000..
Salario medio nel Paese a gennaio 2005:
Industria 13925 dinari (170 euro)
Settore pubblico 15043 dinari (184 euro)
Media pesata 14263 dinari (175 euro)

Il saldo tra natalita' e mortalita' e ` negativo in tutta la Serbia,
ad eccezione di un solo distretto.
L'eta' media della popolazione e' in continua crescita; riporto tre
valori relativi al 1961, al 1981, e al 2002 per maschi e femmine:
Anno 1961 1981 2002
Maschi 30.4 34.5 39.0
Femmine 32.1 34.4 41.5

Informazioni su Kragujevac e la Zastava

A Kragujevac citta' il salario medio (tutti i settori) e' di 147 euro.
A livello cittadino il rapporto lavoratori/pensionati e' attualmente
di 1.29 a 1.
37.500 persone sono al lavoro, e per esse vengono pagati i contributi
29.070 sono i pensionati
25.000 sono disoccupati
Il bilancio comunale del 2004 e' stato di 1.627.263.703 dinari (circa
20 milioni di euro) il che significa circa 100 euro per abitante per anno.
Le privatizzazioni hanno interessato fino a dicembre 2004 10 aziende,
tra cui la piu' significativa ha riguardato la centrale del latte.
Da gennaio 2005 ad ora sono state privatizzate altre tre aziende, tra
cui due afferenti al gruppo Zastava
Zastava Hydro con 10 dipendenti
Zastava Spedizioni con 20 dipendenti.

Per quanto riguarda la Zastava, non ci sono significative variazioni
sui numeri dei lavoratori.
Circa 17.000 sono in produzione, suddivisi in 36 unita' produttive
indipendenti.
6.247 sono in cassa integrazione a fine marzo 2005.
La parte piu' significativa e' la Zastava Holding, che raggruppa gli
stabilimenti di produzione delle auto e dei camion, piu' gli uffici
amministrativi, con un totale di 8.291 occupati (4564 lavoratori nel
settore auto, 1545 nel settore camion ed il resto uffici).
La produzione nei primi tre mesi del 2005 e' stata di 1739 auto per il
mercato interno e 21 (!) per l'esportazione (in Egitto) e di 61
camion, almeno 15 volte inferiore alle potenzialita' produttive.

Alla Zastava il salario medio degli occupati e' di 211 euro; questo
dato e' apparentemente migliore della media cittadina poiche' vi sono
alcuni reparti, con meno di 1000 addetti in totale (Zastava ALATI,
costruzione di utensili e Zastava DELOVI, pezzi di ricambio per auto)
dove il salario medio sale a circa 300 euro.

Ovviamente peggiore e' la situazione degli oltre 6247 lavoratori in
cassa integrazione, che percepiscono una indennita' mensile di circa
il 45% del salario della categoria di appartenenza con una media di 75
euro al mese.
La cassa integrazione era iniziata nel settembre 2001, per una durata
di 4 anni.
Scadra' dunque nel settembre 2005, e nessuno al momento azzarda
previsioni. L'accordo prevedeva il reintegro al lavoro, ma questa non
e' una previsione realistica.
Probabilmente si andra' verso una ondata di pensionamenti (per chi ne
ha maturato le condizioni) e di licenziamenti con una indennita' di
100 euro per anno lavorato, come e' successo per i circa 10.000
licenziati nel 2001 e per i circa 2000 cassaintegrati che hanno scelto
questa strada nel corso di questi ultimi quattro anni.
La FIAT si e' dichiarata disponibile ad azzerare l'80% dei debiti
della Zastava, ma richiede il pagamento del restante 20% entro il 2005.
Il tasso di sindacalizzazione tra i lavoratori del gruppo Zastava
arriva all'80%.
Di questi il 71% sono iscritti al Samostanli.


7. Conclusioni

In modo generale possiamo dire che lavoratori jugoslavi continuano ad
essere in condizioni di oggettiva debolezza e devono fare i conti con
la necessità di una ricostruzione post-bombardamenti che ha ormai da
sei anni assunto una chiara direttrice iper-liberista.
Lo Stato, fortemente allettato e subordinato alle promesse di aiuto
occidentali, ha lasciato al libero mercato ogni decisione. Così i
prezzi aumentano, le scuole e la sanità diventano prestazioni
disponibili solo per i più ricchi, le fabbriche, le zone industriali
sono all'asta di profittatori occidentali che comprano tutto a prezzi
bassi e ponendo condizioni di lavoro inaccettabili. Sono evidenti e
stridenti le contraddizioni tra una estrema poverta' diffusa nella
quasi totalita' della popolazione e una ricchezza esibita attraverso i
suoi tipici simboli, soprattutto le auto di lusso.
Nel caso specifico della Zastava e' estremamente preoccupante il
destino dei quasi 7000 lavoratori ancora in cassa integrazione, che
scadra' tra pochi mesi, alla fine di agosto.
Le famiglie che aiutiamo materialmente esprimono la loro gratitudine
per questi aiuti che sono indispensabili per la loro sopravvivenza;
una delle loro grandi preoccupazioni e' di non rimanere soli,
abbandonati ed invisibili al resto del mondo, il che giustifica
pienamente la frequenza dei nostri viaggi.
Dobbiamo continuare i nostri sforzi affinche' giunga a loro la nostra
solidarieta' e fratellanza materiale e politica.

---

Intervento,
a nome del gruppo ZASTAVA Trieste,
dell'Associazione"Non bombe ma solo Caramelle" –ONLUS
e del coordinamento RSU-CGIL,
svolto da Gilberto Vlaic
all'assemblea dei lavoratori della Zastava di Kragujevac
il 19 marzo 2005
in occasione della consegna delle adozioni a distanza


Carissime ragazze, carissimi ragazzi,
care lavoratrici e cari lavoratori,
care compagne e cari compagni,
vi porto il piu' fraterno saluto delle associazioni che qui
rappresentiamo:
il gruppo Zastava Trieste
il coordinamento delle Rappresentanze Sindacali Unitarie della CGIL
l'associazione Non bombe ma solo Caramelle
le Cooperative del nord-est.
e dei lavoratori e delle famiglie italiane che partecipano a questa
campagna di solidarieta' materiale e politica con voi.
Per quanto riguarda me, lo sapete bene, sono felice di poter essere
ancora una volta tra di voi. E oggi lo sono ancora di piu'. Vi
ricorderete forse che a dicembre scorso avevo firmato di fronte a voi
la richiesta di adesione al Samostanli; finalmente mi e' stata
consegnata la tessera e cosi' mi sento ancora piu' legato a voi.

In questa occasione abbiamo con noi circa 70 quote di adozioni; di cui
8 nuove. La settimana prossima saro' di nuovo a Kragujevac, con
un'altra delegazione e distribuiremo altre 80 adozioni circa.

Questo viaggio si svolge in un periodo tristemente simbolico: sei anni
fa la NATO aggrediva la Jugoslavia; due anni fa gli Stati Uniti ed i
loro alleati invadevano l'Iraq.

Ad ognuna di queste aggressioni hanno dato dei nomi diversi, per
cercare di confondere i popoli; prima l'ingerenza umanitaria, poi la
guerra preventiva al terrorismo. E tutto e' sempre frutto di terribili
menzogne: dapprima si demonizza un popolo e il suo sistema politico, i
suoi dirigenti, si convince la maggior parte della propria opinione
pubblica che si e' in presenza di mostri assassini e poi si bombarda;
a distanza di tempo emergeranno le menzogne, ma ormai lo scopo e'
stato raggiunto

La realta' e' sotto gli occhi di tutti, basta volerla vedere: queste
aggressioni servono per distruggere sistemi sociali e politici invisi
all'Occidente, per determinare nuovi controlli di territori, per
impadronirsi delle materie prime.
In questo quadro si collocano attualmente le accuse alla Siria, i duri
moniti rivolti all'Iran, le ricorrenti minacce alla Corea del Nord, ma
anche la campagna di aggressione continuamente scatenata contro Cuba e
contro i paesi dell'America latina, mentre il popolo palestinese vive
prigioniero nella propria terra.

Il 19 di marzo in tutto il mondo la parte piu' cosciente
dell'umanita' scende in piazza contro la guerra.
Il nostro NO alle guerre di aggressione dell'imperialismo deve essere
senza condizioni, non solo perche' portano lutti, distruzioni,
incertezza per il futuro, ma perche' i loro scopi sono assolutamente
opposti ai nostri interessi come classe.
E l'arma piu' forte che abbiamo e' la solidarieta' internazionalista
tra i lavoratori.

I popoli del mondo devono essere in questo momento grati alla
Resistenza irakena, perche' ha costretto gli Stati Uniti ad
impantanarsi in una guerra che non vinceranno mai.
Se cosi' non fosse stato, gia' oggi altri popoli sarebbero stati
aggrediti e sappiamo bene che gli Stati Uniti hanno sempre pronta la
lista di chi aggredire per primo.

Dopo la farsa delle elezioni in Irak, due mesi fa, ci sono stati
annunci trionfali per aver portato liberta' e democrazia al popolo
iracheno.
La liberta' di morire per mancanza di cibo, di acqua, di medicine, di
lavoro.
Questa e' la liberta' e la democrazia di chi si e' dichiarato padrone
dei destini del mondo.

Ma c'e' anche un altro anniversario di cui dobbiamo invece andare
orgogliosi.
Sessanta anni fa i nostri nonni e i nostri padri si liberavano
dall'oppressione nazifascista, aprendo la speranza ad un mondo nuovo.
Specialmente voi dovete andarne fieri, visto che il vostro Paese si e'
liberato da solo, a costo di grandissimi sacrifici.
Dobbiamo insegnare la storia della Resistenza al nazifascismo alle
giovani generazioni, perche' non se ne perda memoria e per combattere
il revisionismo storico che sta prendendo piede in tanti paesi europei
e che tende a mettere sullo stesso piano i nazifascisti, i loro
collaborazionisti e i partigiani.
In Italia ad esempio e' in discussione una legge per dare la pensione
a chi combatte' dalla parte dei fascisti e dei nazisti durante
l'occupazione tedesca dopo il 1943. In questa maniera si vogliono
mettere sullo stesso piano le vittime e i carnefici. Se perdiamo la
memoria della nostra Storia perdiamo la capacita' di costruire il
nostro futuro.

Termino con un saluto a tutti i ragazzi presenti.
So che molti di voi si scambiano lettere con i loro amici italiani.
E' una cosa molto importante perche' oltre a rafforzare i vincoli di
amicizia, permette di mantenere la conoscenza reale della vostra
situazione.
Infatti nel mio Paese si parla poco di voi, molti sono convinti che vi
abbiamo portato democrazia, liberta' e benessere e che comunque la
vostra situazione e' migliorata dalla fine dell'aggressione; le vostre
parole a questo riguardo valgono piu' di mille dei nostri discorsi e
dibattiti.

Vogliate sempre bene ai vostri amici Italiani, come noi vogliamo bene
a voi.


SVE VAS VOLIM

Kragujevac, 19-3-2005

Assemblea nazionale del movimento contro la guerra

per il 15 maggio a Roma

(ore 9,30 via Marsala, lato stazione Termini)


Per il ritiro immediato delle truppe dall'Iraq, per la chiusura delle
basi militari

Riflessioni, progetti, proposte per i prossimi mesi


La manifestazione contro la guerra del 19 marzo a Roma ha confermato
la grande disponibilità del movimento no-war italiano a dare
continuità alla mobilitazione contro la guerra, a fare il possibile
per raggiungere in tempi rapidi l'obiettivo del ritiro incondizionato
delle truppe dall'Iraq, ad intensificare e coordinare una grande
campagna nazionale per la chiusura di tutte le basi militari Usa e
Nato nel nostro paese.

In questo quadro, riteniamo utile e necessario - e lo proponiamo a
tutti i soggetti – che le forze che hanno tenuto la piazza e
determinato l'agenda di questi anni del movimento contro la guerra, si
confrontino e avanzino progetti e proposte per i prossimi mesi. Oggi
più che mai è l'indipendenza dei movimenti dal quadro politico a
renderne vitale e positiva la funzione.

Nonostante i tentativi e le tentazioni di una gestione "di routine" la
guerra continua e non può essere liquidata come un fatto di ordinaria
amministrazione. Con la conclusione della vicenda Calipari-Sgrena, il
governo della guerra si trova in una difficoltà ancora più seria di
quanto lo fosse in precedenza, tanto che – dopo un assordante silenzio
e documenti politicamente innocui - anche tra le fila della
maggioranza dell'opposizione di centrosinistra emergono timidi segnali
di richiesta del ritiro delle truppe dall'Iraq.

Ma mentre il movimento - in sintonia con la maggioranza del paese - ha
portato fin sotto Palazzo Chigi la richiesta del ritiro immediato dei
militari dall'Iraq, "l'Unione" continua a parlare e ragionare in
termini di "exit strategy" dall'Iraq ed a sostenere la sostituzione
delle truppe occupanti della coalizione con quelle dell'ONU.

Ci pare anche che con sempre maggior chiarezza, il movimento nel suo
complesso ritenga la resistenza politica, militare, sociale, sindacale
contro l'occupazione l'elemento costituente dell'autodeterminazione
del popolo iracheno.

Sulla guerra e sulle sue conseguenze sul piano sociale, democratico,
economico, emerge con forza una enorme divaricazione tra le cose che
andrebbero fatte, gli obiettivi dei movimenti sociali e la volontà
delle forze politiche oggi all'opposizione (e domani forse al governo)
di darne espressione adeguata. Per questo l'indipendenza del movimento
no-war (come di tutti i movimenti) è quanto mai cruciale nella nuova
fase di massiccio ritorno in campo e di forte "pervasività" della
politica istituzionale.

Ritenendo essenziale ribadire la volontà popolare che richiede
l'immediato ritiro del contingente italiano e di tutte le truppe
occupanti dall'Irak, a questo obiettivo vanno improntate le
mobilitazioni nei mesi a venire , agendo per l'indebolimento del
sistema di guerra attraverso una forte e incessante campagna per lo
smantellamento delle basi militari e dell'industria bellica che
sostengono le guerre d'aggressione.

Per dare continuità al movimento, rispettare, per quel che riguarda le
forze che l'hanno condivisa e sostenuta, l'aspettativa emersa con la
manifestazione del 19 marzo e delineare una piattaforma comune quanto
più condivisa possibile, riteniamo necessaria, e invitiamo tutti a
parteciparvi, la convocazione di una assemblea nazionale di tutto il
movimento no war per domenica 15 maggio a Roma nella quale avanziamo
alcune proposte di mobilitazione per i prossimi mesi.

1) Ritiro immediato e incondizionato delle truppe dall'Iraq e
riduzione delle spese militari. Mantenere sotto pressione i palazzi
del potere e le forze politiche dell'opposizione dando vita ad un
accampamento stabile in una piazza centrale di Roma (orientativamente
per tre-quattro giorni prima del 2 giugno) per poi dare vita, il
prossimo 2 giugno, ad una grande contromanifestazione antimilitarista
a Roma in occasione della parata militare (proponiamo che le forme
vengano discusse dall'assemblea nazionale: al momento tra i firmatari
di questo testo circola l'idea di una "parade" anti-parata che faccia
un percorso circolare, e autorizzato, il più possibile vicino al luogo
della parata militare)

2) Rilanciare, accompagnare, sostenere a livello nazionale e locale, e
quanto più possibile cercare di collegare e unificare la campagna per
la chiusura delle basi militari USA e NATO avviatasi nel nostro paese.

3) Discutere ed elaborare una posizione chiara e di opposizione del
movimento al ruolo dell'ONU come organismo "neutrale"e soggetto della
gestione degli interventi militari nelle aree di crisi.

Invitiamo nuovamente a convocare su queste proposte dei momenti di
discussione locali prima dell'assemblea nazionale per portare dentro
la discussione contributi ed esperienze "in positivo", ampie e
propositive. (a Roma proponiamo di tenere una riunione cittadina ampia
l'11 maggio).

Le reti nazionali che hanno promosso la manifestazione contro la
guerra del 19 marzo 2005

Da: "icdsm-italia\@libero\.it"
Data: Mar 3 Mag 2005 13:43:21 Europe/Rome
A: "icdsm-italia" <icdsm-italia @ yahoogroups.com>
Oggetto: [icdsm-italia] C. James: Justice at The Hague?


[Un articolo di Christopher James, curatore del sito della sezione
britannica www.free-slobo-uk.org , nell'anniversario della aggressione
NATO contro la RF di Jugoslavia]


The URL for this article is:
http://www.free-slobo-uk.org/media_james
Morning Star article published March 23, 2005 (6th anniversary of NATO
aggression)

by CHRISTOPHER JAMES

Justice at The Hague?

IS there anybody left who still believes that Slobodan Milosevic is
receiving justice at The Hague? If so, would they please turn off the
light when leaving the room and heed Alice Mahon's damning indictment
of the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia
(ICTY), which the veteran Labour MP insists must be abolished.

The tribunal, where the former Yugoslav president's trial entered its
fourth year last month, is a "festering sore at the heart of
Yugoslavia," says the Halifax MP and Committee for Peace in the
Balkans chairwoman, who witnessed first-hand the devastation wreaked
by NATO during the western military alliance's 78-day aerial
bombardment of the country in 1999.

Readers may recall that President Milosevic's indictment, covering
alleged crimes supposedly committed several years earlier, was issued
by ICTY prosecutors to coincide with the first bombs falling on
Belgrade, exposing the tribunal's hand-in-glove relationship with NATO.

Over 23,000 tons of explosives were dropped on Yugoslavia - greater
than the power of the Hiroshima bomb - during this illegal NATO
assault, culminating in the annexation of the southern Serbian
province of Kosovo and the subsequent expulsion of 200,000 Serbs,
Roma, Jews, Turks and other non-Albanian minorities by the west's
local proxies, the Kosovo Liberation Army.

Ms Mahon, who is among the speakers at this week's House of Commons
rally in commemoration of the 6th anniversary of the bombing, recently
secured a parliamentary debate on the ICTY - a first for a national
legislature in any NATO country and a rare opportunity to put the
growing opposition to the tribunal on the record.

She describes the tribunal - railroaded through the United Nations
Security Council by Washington in breach of the UN Charter - as a
"victor's court," that was "founded by the west, funded largely by the
west and staffed at very senior levels by the west."

Hague prosecutors, such as Louise Arbour (who issued the Milosevic
indictment) and his current inquisitor Carla del Ponte, are "creatures
of NATO," says Ms Mahon, who cites the following damning confession
from chief NATO spindoctor Jamie Shea: "NATO is the friend of the
tribunal. NATO countries are those that have provided the finances to
set up the tribunal."

Ms Mahon is backed by former United States attorney general Ramsey
Clark, who served under president Lyndon Johnson in the 1960s before
turning peace campaigner and social activist during the Vietnam war.

"You can read the UN Charter all you want and you will never find any
provision that authorises the creation of the ICTY," says Mr Clark,
who advises President Milosevic on his defence.

He cites Washington's "feverish opposition" to the establishment of
the International Criminal Court (ICC), which would be empowered to
try US citizens, as proof of its duplicity.

"Equality is the mother of justice - if equal justice under law is the
founding principle of the rule of law then the ICTY fails to meet most
of the standards because it persecutes only the enemies of the United
States to ensure further domination of the region. In a sense it's
more deadly than the bombs."

Amid the current chorus of protest sparked by the Blair government's
determination to overturn our ancient and fundamental legal rights in
pursuit of the "war on terror," a grand irony has emerged.

Just a few month's ago, the very same protesting champions of our
indivisible legal rights - whether leftists, liberals or human rights
campaigners - were struck dumb when the ICTY took the dramatic step of
stripping President Milosevic of the right to conduct his own defence.

The denial of this fundamental principle coupled with the imposition
of a highly dubious, court-appointed, "defence" team against
Milosevic's will, rolled back precious legal freedoms and safeguards
enjoyed by citizens since the abolition of the Star Chamber in the
Middle Ages.

Quite why such a deafening silence should greet this unprecedented
assault on our legal traditions, at least as threatening to civil
liberties as anything passed by Parliament this month, takes little
fathoming - support for Milosevic, even when he is right, is clearly
considered beyond the pale.

Strange as solidarity with Milosevic might sound to most Western ears,
including those within progressive circles, it is par for the course
elsewhere on our planet - particularly among governments and parties
with first-hand experience of imperialist domination.

Here is what one senior Sandinista official, representing former
Nicaraguan president Daniel Ortega, told the most recent congress of
the Socialist Party of Serbia, the party which Milosevic continues to
lead from his prison cell and one which welcomed officials from the
ANC and PLO as well as Cuban, Vietnamese and Russian communist
parties on the very same platform.

"I have seen a president who is stronger than ever. President
Milosevic is more liked than ever, not only among his compatriots but
also in the progressive part of the entire world community," he said.

That the Sandinistas should keenly feel such solidarity with the
former Yugoslav president and his comrades is unsurprising given that
they themselves endured similar strategies of vilification,
demonisation and destabilisation at the hands of imperialism as that
suffered by Milosevic, Serbs in general and Yugoslavia as a whole.

In her groundbreaking work on the 1990s Balkans conflict, Fools
Crusade, US academic Diana Johnstone recalls how lurid allegations of
Sandinista "death/rape camps," abounded in the 1980s, foreshadowing
phoney accusations made against Serbs a decade later, while the US
supported Contra terrorists in central America just as they sponsored
fanatical Saudi and Pakistani mujaheddin in Bosnia.

The Sandinistas famously lost power to US-backed forces in Nicaragua's
1990 election in much the same way as Milosevic did in 2001, shortly
before he was snatched from Belgrade and illegally transferred to The
Hague in defiance of Yugoslavia's constitutional court.

Both narrowly lost power to Washington-sponsored "democrats," a
pattern recently repeated through the theatrical "people's
revolutions" in the former Soviet republics of Georgia and Ukraine -
precedents that similarly threaten several resource-rich central Asian
states, as the NATO new world order closes in on Russia.

* Christopher James edits the website: www.free-slobo-uk.org


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Padova - Grave sopruso nei confronti di ragazze rom

Carabinieri denudano ragazze rom in mezzo alla gente

29 aprile 2005 - Venerdì pomeriggio 29 aprile è pervenuta alla
redazione di Radio Sherwood una telefonata, da parte di una
studentessa che ha voluto denunciare un abuso nei confronti di alcune
ragazze rom a cui ha assistito di persona.
La ragazza ha raccontato quello a cui ha visto in stazione a Padova,
assieme ad altre persone, tra cui una giornalista allontanata dai
carabinieri.
I fatti, come raccontati alla radio, riguardano un fermo da parte dei
carabinieri di alcuni rom sospettati di avere della cocaina. In
particolare le ragazze fermate sarebbero state spogliate, denudate e
"visitate" dalle mani dei militari per tutto il corpo...
A testimonianza delle sue parole, la studentessa ha spedito a Radio
Sherwood delle foto, fatte con telefono cellulare, che alleghiamo sia
alla notizia, sia alla testimonianza audio della studentessa.

(http://www.meltingpot.org/articolo5294.html)

Dobro dosli na J U G O I N F O !


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GRAZIE / HVALA / THANKS

Sabato 30 aprile ore 21 e martedì 3 maggio ore 12 a TeleAmbiente
(canale 68 nell'Italia centrale) e reti associate il Gruppo Atei
Materialisti Dialettici e il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
realizzano una trasmissione per il Convegno sul 60° della
Resistenza dal titolo "PARTIGIANI!" che si terrà nei giorni 7 e 8
maggio p.v. alla Casa delle Culture in Trastevere a partire dalle ore
9. Questa trasmissione vuole anche evidenziare come la giornata
internazionale del 1° MAGGIO sia stata una riconquista della
Resistenza che ha riscattato questo anniversario dal totale
oscuramento imposto dal fascismo. Pertecipano Giuseppe Catapano del
CNJ e Miriam Pellegrini Ferri, Presidente G.A.MA.DI.

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P A R T I G I A N I !

Una iniziativa internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo

Roma, 7-8 maggio 2005, Casa delle culture (Via S. Crisogono)

https://www.cnj.it/PARTIGIANI/index.htm

Per contatti: PARTIGIANI! Segreteria organizzativa
c/o RCA, Via di Casal Bruciato 27, I-00159 Roma
partigiani7maggio @ tiscali.it
tel. +39-06-4393512, FAX +39-06-43589503

--------------------------------------------------------

IL PROGRAMMA AGGIORNATO:
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/programma.htm

LE ADESIONI AGGIORNATE:
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/ades_link.htm

IL TESTO DI CONVOCAZIONE DELLA INIZIATIVA:
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/manifesto.htm

PER SOSTENERE L'INIZIATIVA:
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causale: INIZIATIVA PARTIGIANI

8 MAI EN ESTONIE (UE): LA FETE POUR LES SS NAZIS

Da: Bruno Drweski
Data: Mer 27 Apr 2005 03:04:34 Europe/Rome


------ Message transféré
De : "Chaulou"
Date : Wed, 27 Apr 2005 02:51:22 +0200
Objet : Tr : Tr : 8 MAI EN ESTONIE: LA FETE POUR LES SS NAZIS !

SIEG HEIL !

Le 8 mai, un mémorial aux SS va être inauguré à Tallinn
( capîtale de l'Estonie, pays membre de l'Union Européenne)


TALLINN, 26 avril - de notre correspondant Nikolaï Adachkevitch. (RIA
Novosti)

 Le 8 mai prochain, dans la capitale de l'Estonie - Tallinn - un
mémorial serait inauguré à ceux qui "avaient péri, en combattant pour
la liberté de l'Estonie", et plus précisément à ceux qui, en 1944, au
sein de la 20-ème division Waffen SS contre formations et unités de
l'Armée rouge.

RIA-Novosti en a été informée, entre autres, auprès de certain Kuno
Raude, membre du Conseil d'administration de l'"Union des combattants
pour la libération de l'Estonie" qui regroupe les vétérans et les
anciens combattants de la guerre qui s'étaient battus du côté de
l'Allemagne fasciste, y compris au sein de la 20-ème division
estonienne Waffen SS.

Selon Kuno Raude, le mémorial en question représente trois mâts de
pavillon, trois croix, 16 plaques portant les noms des unités qui
s'étaient battus contre l'Armée rouge en 1944 et une carte en fonte de
l'Estonie avec l'indication des dates et des lieux des batailles
livrées.

Le coût total du monument se monte à quelque 900 000 couronnes
(environs 60 000 euros).

La construction du monument avait été appuyée par la mairie de la ville
de Tallinn et les anciens combattants étrangers des troupes SS.

A signaler qu'à une cinquantaine de mètres à peine de ce nouveau
monument se trouve le mémorial aux soldats et officiers soviétiques,
tombés sur les champs de bataille pour la libération de Tallinn en 1944.

Les 8 et 9 mai, le monde entier célèbre le 60-ème anniversaire de la
Victoire sur le fascisme dans la Seconde Guerre mondiale.


Pour mémoire, l'Estonie a été le premier pays balte "vide de juifs", où
l'extermination fut la plus rapide... (en annexe: un document sur le
judéocide en Estonie et l'un des emblèmes de la SS estonienne)


Europe de l'Est: La communauté juive d'Estonie hostile à l'inauguration
d'un monument aux SS estoniens
(Novosti/ Infoweb-J)

info transmise par Robert - lue 467 fois  

La communauté juive d'Estonie condamne la prochaine inauguration d'un
monument aux Estoniens qui ont combattu dans les rangs des SS pendant
la Seconde guerre mondiale. Ces actions sont incompatibles avec les
valeurs européennes, elles sont surtout inadmissibles après l'adhésion
de l'Estonie à l'Union Européenne (UE) , selon la présidente de la
Communauté juive d'Estonie Cilja Laud.
Cependant la Communauté juive ne fera pas de déclaration officielle.
"Il est bien que le Premier ministre estonien se soit montré hostile à
l'érection du monument, mais il est peu probable que cela change
quelque chose", a-t-elle noté.

Un monument aux SS estoniens sera inauguré le 20 août à un cimetière de
région de Lihula, à côté d'un monument aux soldats soviétiques.
Selon le journal "Eesti Paevaleht", l'initiative d'ériger le monument
appartient à Tiit Madisson, chef de l'administration régionale.
Réagissant aux vives critiques émises récemment par le Premier ministre
estonien Juhan Parts, M.Madisson a déclaré que le bas-relief
représentant un soldat en uniforme allemand ne porterait pas de symbole
des SS et que l'inscription gravée sur le monument serait modifiée:
"Aux Estoniens qui ont combattu contre le bolchevisme et pour
l'indépendance de l'Estonie en 1940-1945".
Selon le projet initial, le bas-relief devait représenter un soldat des
SS et porter l'inscription "Aux soldats estoniens morts pour la Patrie
et la liberté de l'Europe pendant la Seconde guerre mondiale de
1940-1945".
Le Premier ministre estonien a qualifié de provocation l'intention des
autorités de Lihula d'ériger un monument aux Estoniens qui avaient
combattu au sein de la 20e division des SS. Il a estimé que le texte de
l'inscription était intolérable parce qu'il déformait l'histoire de
l'Estonie, des souffrances des peuples estonien et européens".
"Les autorités de Lihula doivent comprendre qu'elles devront en
répondre devant l'État, le peuple et la Constitution".
Ce même monument a été installé au centre de Parnu en 2002 avant d'être
démonté quelques jours plus tard après un scandale.

Nikolaï Adachkevitch.


Europe de l'Est: Le grand rabbin de Russie, Berl Lazar, réagit à
l'érection d'un monument à la gloire des nazis en Estonie
(Col.fr & Novosti/ Infoweb-J)

L'érection, en Estonie, d'un monument dédié au Standartenführer SS
Alfons Rebane (Wilhelm Robert), risque de provoquer une montée du
néonazisme et de l'antisémitisme dans ce pays, estime le grand rabbin
de Russie, Berl Lazar. Sans compter que cela risque de créer des
problèmes avec l'Union européenne...

Le grand rabbin a tenu à rappeler que cette manifestation n'était pas
la première du genre en Estonie et que l'opinion mondiale devait s'en
émouvoir. L'édification de ce monument est due à une initiative privée,
mais un député de la Diète estonienne était présent lors de son
inauguration et l'absence de réaction des autorités estoniennes est
particulièrement dangereuse.

Selon Berl Lazar, "la jeune génération d'Estoniens, voyant qu'on érige
des monuments aux nazis sans que cela dérange ses dirigeants, peut en
conclure que l'exemple des criminels fascistes est digne d'être imité".
En outre, cela peut conduire à une radicalisation des esprits en
Estonie. Les dirigeants de ce pays sont susceptibles, en ce cas, de
perdre le contrôle de la situation, entraînant un risque de
déstabilisation pour les pays voisins. "Dans la mesure où les autorités
estoniennes se taisent, affirment le grand rabbin, la communauté
internationale pourrait en déduire que la justification du nazisme
s'inscrit dans la ligne politique officielle de Tallinn".

"Si les autorités estoniennes ne prennent aucune mesure à l'encontre de
ceux qui ont érigé le monument au criminel nazi - a poursuivi Berl
Lazar, nous saisirons l'Union européenne", puisque l'Estonie est
désormais membre de cette organisation. C'est à elle qu'il appartient
de prendre des mesures envers Tallinn.

Berl Lazar estime également que cet événement devrait émouvoir
l'Allemagne qui a fait la triste expérience des conséquences de tels
agissements. Enfin, ce monument concerne aussi Israël, dont une partie
de la politique est axée sur la lutte contre toutes les manifestations
de nazisme et d'antisémitisme.

Malheureusement, note Berl Lazar, les fonctionnaires estoniens qui se
disent déterminés à lutter contre l'antisémitisme ne comprennent
toujours pas que l'érection de monuments aux nazis peut avoir des
conséquences tragiques pour les Estoniens eux-mêmes. Et faute de
l'avoir compris, les autorités se taisent. Cependant, le grand rabbin
espère que Tallinn prendra des mesures pour empêcher que de telles
actes se répètent. Tous les Estoniens ainsi que la communauté mondiale
devront alors être informés des démarches entreprises.


Hommages estoniens à un vétéran de la SS

MOSCOU, 20 mai - de notre commentateur Arseni Oganessian. Au cours du
prochain forum Russie-UE, Moscou soulèvera la question de la position
politique des pays baltes à l'égard de la Russie. Ainsi que l'a déclaré
à l'agence RIA-Novosti le vice-ministre russe des Affaires étrangères
Vladimir Tchijov, ce problème figurera dans les entretiens tant avec
ces pays qu'avec les dirigeants des organisations (UE et OTAN)
auxquelles ces pays viennent d'adhérer.

Il y va ici non seulement des malentendus en matière de visas, mais
aussi d'un outrage à la mémoire de l'humanité.

A la veille du 60-e anniversaire du débarquement des troupes alliées en
Normandie, qui sera largement célébré en Europe et aux Etats-Unis,
l'Estonie, nouveau membre de l'Union européenne, méprise de facto la
décision du Tribunal de Nuremberg, qui a reconnu la Waffen SS comme une
organisation criminelle coupable de crimes contre l'humanité.

Ces jours derniers, non loin du village de Viitna, un deuxième monument
a été érigé en mémoire d'Alfons Rebane, Estonien qui fit une carrière
éblouissante dans les rangs de la Waffen SS et qui se vit attribuer la
plus haute distinction de l'Allemagne nazie, la Croix de Chevalier aux
Feuilles de Chêne. Même un représentant du pouvoir législatif du pays,
le député du parti "Union de la patrie" Trevimi Velliste, a assisté à
la cérémonie d'inauguration qui a rassemblé une foule énorme. Le
parlementaire a qualifié le SS-Standartenführer (colonel) de "héros
national".

Il est difficile de comprendre comment certains hommes politiques des
pays baltes, qui apprécient tellement les mérites des vétérans de la
SS, représentent l'intégration de leurs pays dans l'espace européen
unique qui rejettent et poursuivent les idées nazies sous toutes leurs
formes. C'est justement l'horreur de la catastrophe humaine en Europe
après les guerres mondiales qui servit d'incitation majeure à
l'incarnation de l'idée d'une maison européenne commune. Sans croix
symboliques et autres emblèmes nazies.

------ Fin du message transféré


http://www.ushmm.org/wlc/article.php?lang=fr&ModuleId=196

Encyclopedie multimedia de la Shoah

ESTONIE  
 
L'Estonie est le plus petit et le plus septentrional des Etats baltes.
Entre la fin de la Première Guerre mondiale et 1940, l'Estonie fut une
république indépendante. En 1939, la communauté juive d'Estonie
comptait environ 4 500 personnes...

...Pendant l'occupation allemande, l'Estonie fut intégrée dans le
Commissariat Ostland, une zone administrative civile qui comprenait les
Etats baltes et la Biélorussie occidentale. Très tôt, les Allemands
imposèrent aux Juifs estoniens des mesures très dures, dont la
confiscation de leurs biens et l'obligation pour eux de porter l'étoile
jaune, les identifiant comme étant des Juifs. Ces mesures n'étaient que
temporaires, car les nazis préparaient le massacre de tous les Juifs
estoniens. Des unités des SS et de la police allemande, aidées
d'auxiliaires estoniens, massacrèrent les Juifs à la fin de l'année
1941. Aucun ghetto ne fut créé en Estonie pendant l'occupation
allemande. Le pays fut le premier à être déclaré "Judenrein"...

...En septembre 1944, l'Union Soviétique annexa de nouveau l'Estonie et
en fit l'une de ses républiques. Les Juifs qui avaient fui l'Estonie
pour gagner une sécurité relative en Union Soviétique rentrèrent chez
eux après la guerre. Il ne restait pratiquement aucun survivant dans le
pays.

GESÙ IN CAMICIA NERA


Da Il Tempo - 26/4/2005 :
«Noi, sacerdoti fedeli del Signore e cittadini del duce»
IL SAGGIO «GESÙ IN CAMICIA NERA, GESÙ PARTIGIANO» DI ULDERICO MUNZI
di FABIO DI CHIO

PRETI e fascisti, religiosi del Signore e cittadini del duce. C’è stato
chi
la Guerra l’ha vissuta senza conflitti interiori: aderendo al potere
fascista, senza perdere se stesso, rimanendo nei panni talari, portando
un
altare di legno tra le nevi della Russia per curare le anime dei soldati
partiti per il grande freddo. Impartendo l’estrema unzione anche ai
soldati
di Mosca feriti a morte. Facendo il prete. Sono storie di vita e di
spirito
raccolte nel libro di Ulderico Munzi «Gesù in camicia nera, Gesù
partigiano - preti di guerra 1943-45», raccontate dagli stessi
protagonisti-superstiti disposti a viaggiare con Munzi nella tortuosa
storia
della seconda guerra mondiale. Come ha potuto il fascismo creare
entusiasmo
tra i sacerdoti? Lo racconta Ada Paoletti, ausiliaria nella Repubblica
sociale italiana, amica del cappellano don Leandro Sangiorgio, morto
ammazzato dai partigiani, prima preso a bastonate, con un occhio fuori
dalle
orbite per le botte, poi fucilato coi altri venti militari. «Il
fascismo -
scrive la Paoletti - ha combattuto il materialismo positivistico, ha
riportato quel rispetto per la religione che con il positivismo era
scomparso. Prima del 1922 il materialismo ateo aveva a tal punto fatto
breccia nelle coscienze che succedeva che si fermasse un treno o un
autobus
per vedere se c’erano un prete o una suora dentro». «Erano 900 i preti
nel
libro paga della Repubblica sociale italiana - scrive Munzi - su tremila
mobilitari nel conflitto». Il prete Guido Palagi aveva dedicato al
fascismo
qualche strofa entusiasta: «Frusta! bel simbolo / spiatorio/ corri a
percuotere / Montecitorio... /O virtù provvida / del manganello! / Bene
è
distruggere / questo bordello!». «I più sfrenati - continua Munzi -
gettarono le fondamenta di una chiesa nazionale scismatica. Il 14
dicembre
1944 il progetto fu esposto da don Tullio Calcagno a Mussolini sorpreso
e
riluttante: il movimento prese il nome di Crociata italica. il
distintivo
portava la scritta "Gesù Cristo re d’Italia, vince, regna, impera". Vi
aderirono centinaia di sacerdoti». Don Calcagno non vide realizzato il
suo
sogno. Perché non lo realizzò la Storia, e perché i partigiani lo
ammazzarono: la sera del 27 aprile 1945 fu condotto a Milano e
rinchiuso nei
sotterranei del palazzo di giustizia. Il 29 mattina un tribunale del
popolo
lo condannò a morte. La guerra è un’ingiustizia che non si dimentica e
non
si perdona. Dice don Gino Marchesini, 89 anni, della provincia di
Pistoia:
«Il cittadino mi spinse a fare una scelta fascista, il sacerdote a
prestare
la mia opera di assistenza spirituale a uomini che avevano fatto la mia
stessa scelta. Se la patria della resistenza e la patria della
Repubblica
sociale italiana meritavano che si combattesse e si uccidesse in loro
nome?
Certo - dice - quando una persona agisce così, la strada che sceglie è
senz’
altro corretta. Ero contrario ai badogliani che avevano provocato l’8
settembre e l’armistizio. Non eravamo noi ad aver mancato alla parola
data,
al giuramento di fedeltà al re. Noi avevamo giurato fedeltà alla patria
e
chi aveva mancato il giuramento era il Savoia: era lui lo spergiuro.
Perdonare le atrocità commesse dai partigiani? Ah, questo no! No
davvero! la
Resistenza è stata una cosa vergognosa perché ha provocato divisione,
eccidi, tante barbarie e tanta ferocia... Non doveva accadere».


( segnalato da F. Rossi sulla lista [vocedelgamadi] del Gruppo Atei
Materialisti Dialettici (GAMADI):
SITO INTERNET http://www.gamadi.it
POSTA ELETTRONICA gamadilavoce @ aliceposta.it )

Campi Nomadi o Campi Profughi?

Nelle periferie di tante città italiane ormai siamo abituati da anni a
vedere i cosiddetti “Campi Nomadi”, ma moltissimi abitanti di questi
campi sono nati in Jugoslavia, hanno vissuto nelle case, hanno
studiato, lavorato nell’Jugoslavia Socialista ai tempi di Tito e sono
stati costretti a fuggire dalle loro case e dalle loro terre.

A Firenze i primi gruppi di rom Jugoslavi che si sono fermati risalgono
alla fine degli anni ’80, e questi provenivano dalla regione del
Kosovo-Metohija ed erano di etnia rom, dopo poco sono iniziati ad
arrivare piccoli nuclei di rom macedoni e questi rom Jugoslavi hanno
iniziato un difficile inserimento nella città di Firenze, durante gli
anni ’90 gli arrivi si sono moltiplicati, migliaia e migliaia di
persone, di famiglie, sono scappate per la guerra e per la paura di
dover essere richiamati alle armi.

Agli inizi degli anni ’90 a Firenze c’erano due campi autorizzati, ma
nel corso del 1993-1994 gli arrivi sono aumentati e centinaia di
persone si sono accampate in due aree non autorizzate vicino al fiume
Arno, non lontano dal campo “Poderaccio” , bambini, donne, uomini,
anziani, malati, Bosniaci, Kosovari, Croati, Macedoni, tutti di
religione musulmana, hanno iniziato a mandare i figli a scuola, com’è
noto, in Italia la scuola è un diritto ed un obbligo per i genitori
fare frequentare le scuole ai bambini, tutte queste persone vivevano in
baracche di legno, vecchie roulotte, non c’era né luce, né acqua, né
gabinetti. Un vero e proprio inferno!
Il problema più urgente era rappresentato dai documenti, in tanti
aspettavano la regolarizzazione, ma da mesi avevano solo una minuscola
strisciolina di carta, mentre l’agognato permesso di soggiorno non
arrivava. Alla fine si è sbloccata la situazione ed è stata applicata
la legge 390 del settembre del 1992 e in tanti hanno avuto un regolare
permesso di soggiorno, questa legge è stata finanziata dal 1992 fino al
1998 con circa 400 miliardi di vecchie lire ed è una legge specifica
per gli “sfollati di guerra delle Repubbliche dell’Ex-Jugoslavia” e
nella legge si trova scritto che non deve essere fatta distinzione né
di carattere etnico, né religioso.

Sono state pochissime le città che hanno potuto accedere a questi
fondi, e pare che circa le metà di questi soldi sono rimasti non
utilizzati, nessuno sa dove sono finiti!! A Firenze invece una parte
dei soldi per i profughi sono arrivati, (alcuni miliardi), infatti dopo
un censimento del CIR (Consiglio Italiano Rifugiati) del luglio 1994 è
stato messo in luce che i campi “nomadi” erano pieni di profughi, così
decine di famiglie hanno trovato una collocazione sul territorio
toscano, hanno lasciato il campo ed hanno potuto trovare delle case.
Purtroppo in tante altre città (Roma, Napoli, Torino, Milano, Genova,
Palermo, ecc. i soldi per sistemare i “profughi” non sono mai arrivati!
Però va messo in evidenza che anche a Firenze non tutti hanno trovato
una sistemazione, e addirittura ancora oggi ci sono persone che sono
state riconosciute profughe nella lontana estate 1994 e dopo 11 anni
vivono ancora in baracche o piccole roulotte al campo Masini vicino al
fiume Arno.
Negli anni 1997-1998 arrivarono diversi uomini da soli, questo era
abbastanza strano per gli usi dei rom, che tendono a mettere al centro
la famiglia e affrontano anche viaggi difficili con la famiglia al
completo, solo dopo qualche anno è stato messo a fuoco che un’etnia
diversa era mescolata con i rom e stavano arrivando a Firenze i
cosiddetti Askalija del Kosovo che parlano la lingua albanese. Poi nel
marzo del 1999 la tragica decisione del governo Italiano di appoggiare
il terribile attacco contro la Serbia e il Kosovo, 78 giorni di
bombardamenti. L’Italia, come tutti ricordano, aveva un governo, allora
di centro-sinistra, trascriviamo un messaggio del Premier “Massimo
D’Alema” dove si “vanta” dell’impegno militare italiano:

"Vorrei ricordare che quanto a impegno nelle operazioni militari noi
siamo stati, nei 78 giorni del conflitto, il terzo Paese, dopo gli USA
e la Francia, e prima della Gran Bretagna. In quanto ai tedeschi, hanno
fatto molta politica ma il loro sforzo militare non è paragonabile al
nostro: parlo non solo delle basi che ovviamente abbiamo messo a
disposizione, ma anche dei nostri 52 aerei, delle nostre navi. L'Italia
si trovava veramente in prima linea."

A Firenze la comunità del Kosovo-Metohija era disperata, arrabbiata con
la politica italiana che attaccava le loro case e le case delle persone
a loro care. Poi a giugno i bombardamenti sono cessati, ma è cominciato
un altro periodo terribile per tutte le minoranze che vivevano in
Kosovo, sono iniziate le pulizie etniche contro i serbi, contro i rom,
contro le persone di origine turca, contro gli askalija, contro i
goranzi (serbi musulmani), ecc. Così migliaia di persone nell’estate
del 1999 sono state costrette a lasciare le case, nel frattempo i
riflettori delle televisioni si sono spenti, solo chi è stato a stretto
contatto con persone che hanno subito le persecuzioni ha potuto sapere
quello che realmente stava accadendo! Il 16 di agosto una nave intera è
affondata nel mare Adriatico, solo un ragazzo si è salvato, 115 persone
sono perite, erano tutti rom del Kosovo e molti di loro erano diretti a
Firenze, dove da anni vivevano nelle case o nei campi autorizzati i
loro parenti. Due sorelle e un fratello che da anni vivono a Firenze
hanno perso 13 familiari in questa tragedia, hanno perso la madre,
fratelli, cognate, nipoti.

Nella città di Siena sono arrivati nell’estate del 1999 centinaia e
centinaia di Goranzi.
A Firenze i campi si sono riempiti all’inverosimile, per fortuna i
primi di agosto vicino a Firenze è stata aperta una struttura gestita
dalla Croce Rossa per accogliere i profughi che stavano arrivando ed ha
ospitato un centinaio di persone e poi una parte di queste sono state
accolte dalla Regione Emilia-Romagna.
A Firenze e in Toscana tanti hanno avuto le case, ma in tanti
continuano a vivere in questi campi, i pregiudizi contro di loro sono
numerosi, diverse famiglie hanno avuto accesso all’edilizia popolare e
vivono nelle case in vari quartieri della città o in altri comuni
toscani, ma il problema abitativo nella città di Firenze e nei dintorni
è gravissimo, gli affitti sono da capogiro e c’è anche molta gelosia da
parte dei nativi quando vedono le case assegnate a persone di altri
paesi. Pensare che in Kosovo tutte queste persone avevano case, lavoro,
erano rispettati come ogni altra minoranza, ancora oggi spesso si
parla a Firenze di “nomadi”, ma sono stati costretti al “nomadismo”,
hanno dovuto lasciare l’Jugoslavia, il Kosovo, dove adesso c’è una
grande base americana, come ci ha informato M. Collon nel bel film “I
Dannati del Kosovo”, e non dimentichiamo che in Kosovo ci sono i più
grandi giacimenti di lignite d’Europa e nella miniera di Treca ci sono
giacimenti di oro, argento e cadmio. Dal 1999 società USA stanno
tentando di privatizzare queste miniere.
La situazione è sempre molto difficile in Kosovo, è di oggi la notizia
dell’attentato al premier Rugova, nel marzo del 2004 un vero e proprio
“pogrom” si è scatenato contro i serbi e le altre minoranze che in
mezzo a mille difficoltà e mille rischi continuano a rimanere in Kosovo.


Paola Cecchi
(referente CNJ per la Toscana. Articolo apparso sul numero di maggio
2005 de LA VOCE del G.A.MA.DI. - www.gamadi.it)

Ogni martedì dalle ore 14,00 alle 14,30, "VOCE JUGOSLAVA" su Radio Città
Aperta, FM 88.9 per il Lazio. Si può seguire, come del resto anche le altre
trasmissioni della Radio, via Internet: http://www.radiocittaperta.it/.
La trasmissione oggi sarà trasmessa solo in italiano a causa dell'assenza
di Ivan. La trasmissione è in diretta. Brevi interventi al 06 4393512.

Sostenete questa voce libera e indipendente acquistando video cassette, libri,
bollettini a nostra disposizione. Notizie "dal fiume Vardar al monte Triglav,
dal Danubio all'Adriatico" si possono trovare sul bollettino "La Voce" del
GAMADI. Tel.fax 06 7915200, sito: http://www.gamadi.it/.

Cerchiamo interessati ad adozioni distanza (borse di studio). Scriveteci
al e-mail: jugocoord@..., tel/fax 06 4828957.

Programma 26. IV. 2005

1. Ieri, oggi, domani, date da non dimenticare; A 6 anni dalla barbara aggressione
USA-NATO alla Jugoslavia!

2. "Dal monte Triglav al fiume Vardar, dal Danubio al Mare Adriatico...".

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Habemus Europam

(francais / deutsch / english)

[ Qualcuno ha già sottolineato l'appartenenza di Ratzinger alla
gioventù hitleriana e l'impegno militare nella II Guerra Mondiale, ma
ben pochi hanno riflettuto sulla affinità di questo papa con le idee di
organismi reazionari come l'Unione Paneuropa. Joseph Ratzinger non è
solamente un papa tedesco: è piuttosto un papa germanico, con una
visione germano-centrica ed altamente reazionaria dell'Europa. Europa
"carolingia", culla di una cultura occidentale "superiore", ovviamente
romano-cattolica, e tuttora impegnata nella lotta per riportare
all'"ordine" e dominare l'Oriente scismatico ortodosso
("evangelizzazione") - con tutti i mezzi, guerra compresa (vedi la
posizione del Vaticano sulla Jugoslavia, e vedi come essa viene
descritta da fonte insospettabile, parlando del papa precedente:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4364 ).
Di seguito alcune interessanti considerazioni su questi temi, dal sito
http://www.german-foreign-policy.com/
(Sull'Europa "carolingia" delle "piccole patrie", frantumata in feudi
"etnici" e dominata dalla Germania, vedi anche:
https://www.cnj.it/documentazione/europaquemada.htm ) ]


--- FRANCAIS

Da: news @...
Data: Lun 25 Apr 2005 19:07:22 Europe/Rome
Oggetto: Newsletter 25.04.2005 - Pontife allemand

Habemus Europam

CITE DU VATICAN/ MUNICH (Information interne) - Le nouveau chef de
l'église catholique qualifie l'Europe d',,occident chrétien" et voit
aux sources de l'Union Européenne actuelle une sorte d'action: ,,en
idée collective d'un empire". Le Saint père annonce que l'initiateur de
cette idée serait ,,Charlemagne" qui résidait à Aix la Chapelle auquel
aurait succédé le chancelier allemand Conrad Adenauer au 20ème siècle.
Le pape originaire de Bavière est secondé par de nombreux allemands qui
occupent ,,des postes-clefs à la Curie". C'est à cause de cette papauté
germanocentrique et de son apparente proximité des cercles
ultranationalistes, que l'on en arrive à des questionnements inquiets
de la part de catholiques profanes et de critiques internationaux. Ils
font référence à l'histoire de la vie du nouveau chef de l'église.
Joseph Ratzinger a travaillé pour la fabrication des canons antiaériens
dans l'entreprise d'armement nazie BMW ( Bayerische Motorwerke), il a
participé à des actions d'occupation en Hongrie et fut soupçonné plus
tard d',,antisémitisme théologique". D'éminents politiciens berlinois
appellent leurs concitoyens à éprouver de la ,,fierté" envers le pape
allemand.

L'Article
http://www.german-foreign-policy.com/fr/news/article/1114034401.php


--- DEUTSCH

Da: news @...
Data: Gio 21 Apr 2005 01:44:44 Europe/Rome
Oggetto: Newsletter vom 21.04.2005 - Deutscher Papst

Habemus Europam

VATIKANSTADT/MÜNCHEN (Eigener Bericht) - Das neue Oberhaupt der
katholischen Kirche preist Europa als ,,christliche(s) Abendland" und
sieht an den Quellen der heutigen EU eine ,,gemeinsame Reichsidee"
wirken. Erneuerer dieser Idee sei der in Aachen residierende ,,Karl der
Große" gewesen, dem in der Nachkriegszeit des 20. Jahrhunderts der
deutsche Bundeskanzler Konrad Adenauer folgte, verkündet der Heilige
Vater. Dem aus Bayern stammenden Papst wird von zahlreichen Deutschen
zugearbeitet, die ,,Schlüsselbehörden der Kurie" besetzen. Wegen des
germanozentrischen Papsttums und seiner offenkundigen Nähe zu
ultranationalistischen Kreisen kommt es zu besorgten Nachfragen
katholischer Laien und internationaler Kritiker. Sie verweisen auf die
Lebensgeschichte des neuen Kirchenoberhaupts. Joseph Ratzinger war als
deutscher Flakhelfer für den NS-Rüstungsbetrieb BMW (Bayerische
Motorenwerke) tätig, nahm Besatzungsaufgaben in Ungarn wahr und wurde
später des ,,theologischen Antisemitismus" verdächtigt. Prominente
Berliner Politiker rufen ihre Landsleute dazu auf, für den deutschen
Papst ,,Stolz" zu empfinden.

mehr
http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1114040506.php


--- ENGLISH

http://www.german-foreign-policy.com/en/news/article/1114034400.php

21.04.2005

Habemus Europam


VATICAN CITY/MUNICH (Our own report) - The new head of the Roman
Catholic Church sings the praises of Europe as the ,,Christian West"
and sees the present EU as underpinned by a ,,shared concept of
empire", an idea derived from Charlemagne (who lived in Aachen) and,
according to the Holy Father, renewed after the Second World War by the
German Federal Chancellor Konrad Adenauer. Many Germans work for the
Bavaria-born Pope, occupying ,,key positions in the Curia". Both
Catholic laypeople and international critics are worried by, and
raising questions about, a Germanocentric Papacy obviously close to
ultra-nationalistic elements. One of their concerns is the new
Pontiff's life history. Joseph Ratzinger served in an anti-aircraft
unit that protected a BMW factory making armaments for the Nazis, was
in the occupying forces in Hungary, and was later accused of
,,theological anti-Semitism". Prominent politicians in Berlin are
urging their countrymen to ,,take pride" in there being a German Pope.

The German press oozes confidence, stating that ,,bishops and cardinals
from the Federal Republic exercise more power than ever in the
Vatican", the Hamburger Abendblatt reporting that they are
,,disproportionately well-represented in important decision-making
positions", citing as examples the influential positions held by Walter
Brandmüller (described as the Vatican's chief historian), Cardinal
Walter Kasper and Archbishop Paul Josef Cordes.1) In an interview
broadcast by the German media immediately after the papal election,
Cordes stressed that having a German Pope would enhance Europe's
importance in the worldwide Catholic Church.

Holy

The new Pope, with a worldview limited to the European continent,
recommends as the foundational legend of the EU the myth of its
derivation from the Holy Roman Empire, which became ,,of the German
Nation". According to this mythology, the first German Federal
Chancellor, Konrad Adenauer, and his Italian counterpart Alcide de
Gasperi were acting as the agents of medieval Franks.2) De Gasperi,
formerly a collaborator with Mussolini, became a front man for the
American secret services and, in the 1950s, remilitarised Europe as a
member of NATO.3) Ratzinger regards the post-war politician Robert
Schumann as another progenitor of the new Europe; Schumann organised
the 60th German Catholic Congress in 1913 and is a candidate for
beatification by the Holy See, process in the hands of the Congregation
for the Causes of Saints. With the German Jesuit Fr. Peter Gumpel as
its head, and Ratzinger as Pope Benedict XVI, Robert Schumann's
canonisation is on the Papal agenda.

Impossible

Gumpel's responsibilities also include assessment of the cause of a
former Papal Nuncio in Berlin who went on to become Pope Pius XII. An
enthusiast for German culture, he has for 40 years been charged with
neglecting to take action that could have prevented genocide, despite
having full knowledge of the Nazis' extermination policies. Under
Gumpel, the present-day congregation vehemently defends Pius XII
against this accusation. Critical observers of Ratzinger's career in
the Curia claim that the new Pontiff echoes ,,Hitler's Pope"4), Pius
XII, having asserted in 1987 that ,,the Jewish scriptures and Jewish
history are fulfilled solely in the person of Jesus Christ", that is,
exclusively in the Christian faith tradition.5) Ratzinger, who
witnessed anti-Semitic and anti-Socialist violence, denies that he
himself could have done anything about the Nazis' persecution of his
fellow citizens, justifying his conduct by the assertion that it was,
unfortunately, ,,absolutely impossible" to resist.6) In the Nazi era,
many Catholics paid with their lives for their opposition to the regime
and to German militarism, one of them being Michael Lerpscher from
Allgäu, a farmworker and pacifist out of religious conviction, who was
beheaded in 1940.7)

A Mass for Europe

Both Ratzinger's sources of historical inspiration and his political
perspectives correspond to those of some ultra-nationalist thinkers on
German foreign policy; the German Paneuropa-Union (PEU) claims the new
Pope as a political ally and to have won the 1979 European elections
with his help. Ratzinger, then a Cardinal, had celebrated in Munich's
Cathedral of Our Lady a ,,Mass for Europe" after what was described by
the PEU8) as ,,the greatest rally for the European elections anywhere
on the European continent". Like Ratzinger and the PEU, influential
figures in the intellectual orbit of German right-wing extremism
believe in the idea of the ,,Holy Roman Empire", which, they believe,
lives on in the EU and must be welded together to become a
Christian-Germanic supranational bloc. The election of this pope gives
a considerable boost to these tendencies in Germany, which are also
espoused by many Members of the European Parliament.9)


1) Deutscher Einfluß im Vatikan; Hamburger Abendblatt 07.04.2005
2) Joseph Cardinal Ratzinger: Europe. Seine geistigen Grundlagen
gestern, heute, morgen; www.bayern.de
3) see also Founding Fathers
[http://www.german-foreign-policy.com/en/news/article/1092866400.php%5d
4) Deutscher Einfluß im Vatikan; Hamburger Abendblatt 07.04.2005
5) Cardinal Ratzinger Divides Germans; New York Times 15.04.2005
6) Papal hopeful is a former Hitler Youth; The Sunday Times 17.04.2005
7) Jakob Knab: Das Lächeln des Esels, Blöcktach, 1987
8) Bernd Posselt: 80 Jahre Paneuropa. Eckstein einer neuen Weltordnung;
www.ronsperg.de/Coudenhove3.htm
9) For the Members of the European Parliament belonging to the
Paneuropa-Union.


Informationen zur Deutschen Außenpolitik
© www.german-foreign-policy.com

La situazione nel territorio di Drvar (Bosnia-Erzegovina)

Con la creazione della Bosnia "modello Dayton", il territorio di
quello che era il Comune di Drvar (città il cui territorio
amministrativo comunale copriva i villaggi fino al fiume Una, al
confine con la Croazia - Martin Brod ed altri - e che nel 1991 contava
18000 abitanti e quattro grandi industrie) si è ritrovato squarciato
tra diversi "cantoni" della Repubblica di Bosnia-Erzegovina (parte
nella federazione croato-musulmana, parte nella Repubblica Srpska) e
qualche "contea" dello Stato croato.

Oggi troviamo infatti: alcune circoscrizioni nel cantone di Bihac; la
città di Drvar sta nel cantone erzegovese (bosniaco-croato) di
Livanjski (che rischiava di diventare parte integrale della Croazia
e, tra l'altro, è tuttora sotto fortissima influenza della Croazia);
altri villaggi ad est di Drvar sono nella Republika Srpska; 2-3
villaggi lungo il fiume Una, a una decina di Km, sono oggi in
Croazia!...
Cosicchè la gente di Drvar, per i documenti d'anagrafe, oggi deve
andare a Bihac - nel "Cantone Una-Sana" - mentre i documenti catastali
sono situati nella cittadina stessa...

Gli abitanti del villaggio di Veliki Cvjetnic (oggi nel Cantone
Una-Sana, ma un tempo facente parte del comune di Drvar) alla fine del
2004 hanno fatto causa allo Stato di Croazia, chiedendo il
risarcimento per i danni causati a 150 case ed altri edifici da
parte dell'esercito regolare croato, nell'autunno del 1995 - dopo la
fine dei conflitti armati!
"Quando dovemmo fuggire dal villaggio [dopo l'operazione di pulizia
etnica 'Tempesta' dell'agosto 1995] lasciammo tutti i nostri beni; e
dopo esserci tornati, abbiamo trovato tutto distrutto e raso al suolo"
- ha dichiarato uno degli abitanti di Cvjetnici, Rade Pilipovic. Sui
muri delle case sono ancora oggi presenti i segni del passaggio
dell'esercito regolare croato: "Srbe na vrbe" ("Serbi ai salici",
ovvero "a testa in giù"), e poi firme-ricordo ("Velebitski vilenjaci",
"Cutirini iz Zemunika", "Bojna iz Posedarja"), nonchè: "Qui è Croazia".
Gli abitanti di questo villaggio affermano che il presidente croato
Stipe Mesic, un anno e mezzo fa, aveva personalmente promesso
aiuto per la ricostruzione delle case, ma finora non se ne è fatto
niente.

In una sezione della circoscrizione di Martin Brod, Veliki Cvjetnic
appunto, prima del conflitto c'erano 400 abitanti, di cui solo 100 sono
ritornati - prevalentemente i più anziani.

L'associazione dei Serbi rientrati, sulla base di una petizione di
4.500 cittadini del Cantone Livanjski, chiede un referendum per la
secessione dal Cantone stesso e per l'integrazione nella Republika
Srpska, a causa del comportamento discriminatorio del governo del
Cantone.
La sezione degli operai disoccupati dell'associazione ribadisce
che la dirigenza cantonale non ha fatto alcunché per provvedere
all'accesso sui posti di lavoro nelle ditte locali - che sono
state, tra l'altro, privatizzate ed acquisite da un riccastro croato,
in un modo selvaggio ed illegale, davvero mai visto.
Un altro si è invece impossessato della maggioranza della quattro
suddette grandi industrie di Drvar...

[ Tratto da informazioni trasmesse da DK, che ringraziamo. Tra le fonti
si segnala:
http://www.zdravstvo-srpske.org/dr/home/istina.htm
Revisione del testo a cura di AM ]