Informazione

Assemblea nazionale del movimento contro la guerra

per il 15 maggio a Roma

(ore 9,30 via Marsala, lato stazione Termini)


Per il ritiro immediato delle truppe dall'Iraq, per la chiusura delle
basi militari

Riflessioni, progetti, proposte per i prossimi mesi


La manifestazione contro la guerra del 19 marzo a Roma ha confermato
la grande disponibilità del movimento no-war italiano a dare
continuità alla mobilitazione contro la guerra, a fare il possibile
per raggiungere in tempi rapidi l'obiettivo del ritiro incondizionato
delle truppe dall'Iraq, ad intensificare e coordinare una grande
campagna nazionale per la chiusura di tutte le basi militari Usa e
Nato nel nostro paese.

In questo quadro, riteniamo utile e necessario - e lo proponiamo a
tutti i soggetti – che le forze che hanno tenuto la piazza e
determinato l'agenda di questi anni del movimento contro la guerra, si
confrontino e avanzino progetti e proposte per i prossimi mesi. Oggi
più che mai è l'indipendenza dei movimenti dal quadro politico a
renderne vitale e positiva la funzione.

Nonostante i tentativi e le tentazioni di una gestione "di routine" la
guerra continua e non può essere liquidata come un fatto di ordinaria
amministrazione. Con la conclusione della vicenda Calipari-Sgrena, il
governo della guerra si trova in una difficoltà ancora più seria di
quanto lo fosse in precedenza, tanto che – dopo un assordante silenzio
e documenti politicamente innocui - anche tra le fila della
maggioranza dell'opposizione di centrosinistra emergono timidi segnali
di richiesta del ritiro delle truppe dall'Iraq.

Ma mentre il movimento - in sintonia con la maggioranza del paese - ha
portato fin sotto Palazzo Chigi la richiesta del ritiro immediato dei
militari dall'Iraq, "l'Unione" continua a parlare e ragionare in
termini di "exit strategy" dall'Iraq ed a sostenere la sostituzione
delle truppe occupanti della coalizione con quelle dell'ONU.

Ci pare anche che con sempre maggior chiarezza, il movimento nel suo
complesso ritenga la resistenza politica, militare, sociale, sindacale
contro l'occupazione l'elemento costituente dell'autodeterminazione
del popolo iracheno.

Sulla guerra e sulle sue conseguenze sul piano sociale, democratico,
economico, emerge con forza una enorme divaricazione tra le cose che
andrebbero fatte, gli obiettivi dei movimenti sociali e la volontà
delle forze politiche oggi all'opposizione (e domani forse al governo)
di darne espressione adeguata. Per questo l'indipendenza del movimento
no-war (come di tutti i movimenti) è quanto mai cruciale nella nuova
fase di massiccio ritorno in campo e di forte "pervasività" della
politica istituzionale.

Ritenendo essenziale ribadire la volontà popolare che richiede
l'immediato ritiro del contingente italiano e di tutte le truppe
occupanti dall'Irak, a questo obiettivo vanno improntate le
mobilitazioni nei mesi a venire , agendo per l'indebolimento del
sistema di guerra attraverso una forte e incessante campagna per lo
smantellamento delle basi militari e dell'industria bellica che
sostengono le guerre d'aggressione.

Per dare continuità al movimento, rispettare, per quel che riguarda le
forze che l'hanno condivisa e sostenuta, l'aspettativa emersa con la
manifestazione del 19 marzo e delineare una piattaforma comune quanto
più condivisa possibile, riteniamo necessaria, e invitiamo tutti a
parteciparvi, la convocazione di una assemblea nazionale di tutto il
movimento no war per domenica 15 maggio a Roma nella quale avanziamo
alcune proposte di mobilitazione per i prossimi mesi.

1) Ritiro immediato e incondizionato delle truppe dall'Iraq e
riduzione delle spese militari. Mantenere sotto pressione i palazzi
del potere e le forze politiche dell'opposizione dando vita ad un
accampamento stabile in una piazza centrale di Roma (orientativamente
per tre-quattro giorni prima del 2 giugno) per poi dare vita, il
prossimo 2 giugno, ad una grande contromanifestazione antimilitarista
a Roma in occasione della parata militare (proponiamo che le forme
vengano discusse dall'assemblea nazionale: al momento tra i firmatari
di questo testo circola l'idea di una "parade" anti-parata che faccia
un percorso circolare, e autorizzato, il più possibile vicino al luogo
della parata militare)

2) Rilanciare, accompagnare, sostenere a livello nazionale e locale, e
quanto più possibile cercare di collegare e unificare la campagna per
la chiusura delle basi militari USA e NATO avviatasi nel nostro paese.

3) Discutere ed elaborare una posizione chiara e di opposizione del
movimento al ruolo dell'ONU come organismo "neutrale"e soggetto della
gestione degli interventi militari nelle aree di crisi.

Invitiamo nuovamente a convocare su queste proposte dei momenti di
discussione locali prima dell'assemblea nazionale per portare dentro
la discussione contributi ed esperienze "in positivo", ampie e
propositive. (a Roma proponiamo di tenere una riunione cittadina ampia
l'11 maggio).

Le reti nazionali che hanno promosso la manifestazione contro la
guerra del 19 marzo 2005

Da: "icdsm-italia\@libero\.it"
Data: Mar 3 Mag 2005 13:43:21 Europe/Rome
A: "icdsm-italia" <icdsm-italia @ yahoogroups.com>
Oggetto: [icdsm-italia] C. James: Justice at The Hague?


[Un articolo di Christopher James, curatore del sito della sezione
britannica www.free-slobo-uk.org , nell'anniversario della aggressione
NATO contro la RF di Jugoslavia]


The URL for this article is:
http://www.free-slobo-uk.org/media_james
Morning Star article published March 23, 2005 (6th anniversary of NATO
aggression)

by CHRISTOPHER JAMES

Justice at The Hague?

IS there anybody left who still believes that Slobodan Milosevic is
receiving justice at The Hague? If so, would they please turn off the
light when leaving the room and heed Alice Mahon's damning indictment
of the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia
(ICTY), which the veteran Labour MP insists must be abolished.

The tribunal, where the former Yugoslav president's trial entered its
fourth year last month, is a "festering sore at the heart of
Yugoslavia," says the Halifax MP and Committee for Peace in the
Balkans chairwoman, who witnessed first-hand the devastation wreaked
by NATO during the western military alliance's 78-day aerial
bombardment of the country in 1999.

Readers may recall that President Milosevic's indictment, covering
alleged crimes supposedly committed several years earlier, was issued
by ICTY prosecutors to coincide with the first bombs falling on
Belgrade, exposing the tribunal's hand-in-glove relationship with NATO.

Over 23,000 tons of explosives were dropped on Yugoslavia - greater
than the power of the Hiroshima bomb - during this illegal NATO
assault, culminating in the annexation of the southern Serbian
province of Kosovo and the subsequent expulsion of 200,000 Serbs,
Roma, Jews, Turks and other non-Albanian minorities by the west's
local proxies, the Kosovo Liberation Army.

Ms Mahon, who is among the speakers at this week's House of Commons
rally in commemoration of the 6th anniversary of the bombing, recently
secured a parliamentary debate on the ICTY - a first for a national
legislature in any NATO country and a rare opportunity to put the
growing opposition to the tribunal on the record.

She describes the tribunal - railroaded through the United Nations
Security Council by Washington in breach of the UN Charter - as a
"victor's court," that was "founded by the west, funded largely by the
west and staffed at very senior levels by the west."

Hague prosecutors, such as Louise Arbour (who issued the Milosevic
indictment) and his current inquisitor Carla del Ponte, are "creatures
of NATO," says Ms Mahon, who cites the following damning confession
from chief NATO spindoctor Jamie Shea: "NATO is the friend of the
tribunal. NATO countries are those that have provided the finances to
set up the tribunal."

Ms Mahon is backed by former United States attorney general Ramsey
Clark, who served under president Lyndon Johnson in the 1960s before
turning peace campaigner and social activist during the Vietnam war.

"You can read the UN Charter all you want and you will never find any
provision that authorises the creation of the ICTY," says Mr Clark,
who advises President Milosevic on his defence.

He cites Washington's "feverish opposition" to the establishment of
the International Criminal Court (ICC), which would be empowered to
try US citizens, as proof of its duplicity.

"Equality is the mother of justice - if equal justice under law is the
founding principle of the rule of law then the ICTY fails to meet most
of the standards because it persecutes only the enemies of the United
States to ensure further domination of the region. In a sense it's
more deadly than the bombs."

Amid the current chorus of protest sparked by the Blair government's
determination to overturn our ancient and fundamental legal rights in
pursuit of the "war on terror," a grand irony has emerged.

Just a few month's ago, the very same protesting champions of our
indivisible legal rights - whether leftists, liberals or human rights
campaigners - were struck dumb when the ICTY took the dramatic step of
stripping President Milosevic of the right to conduct his own defence.

The denial of this fundamental principle coupled with the imposition
of a highly dubious, court-appointed, "defence" team against
Milosevic's will, rolled back precious legal freedoms and safeguards
enjoyed by citizens since the abolition of the Star Chamber in the
Middle Ages.

Quite why such a deafening silence should greet this unprecedented
assault on our legal traditions, at least as threatening to civil
liberties as anything passed by Parliament this month, takes little
fathoming - support for Milosevic, even when he is right, is clearly
considered beyond the pale.

Strange as solidarity with Milosevic might sound to most Western ears,
including those within progressive circles, it is par for the course
elsewhere on our planet - particularly among governments and parties
with first-hand experience of imperialist domination.

Here is what one senior Sandinista official, representing former
Nicaraguan president Daniel Ortega, told the most recent congress of
the Socialist Party of Serbia, the party which Milosevic continues to
lead from his prison cell and one which welcomed officials from the
ANC and PLO as well as Cuban, Vietnamese and Russian communist
parties on the very same platform.

"I have seen a president who is stronger than ever. President
Milosevic is more liked than ever, not only among his compatriots but
also in the progressive part of the entire world community," he said.

That the Sandinistas should keenly feel such solidarity with the
former Yugoslav president and his comrades is unsurprising given that
they themselves endured similar strategies of vilification,
demonisation and destabilisation at the hands of imperialism as that
suffered by Milosevic, Serbs in general and Yugoslavia as a whole.

In her groundbreaking work on the 1990s Balkans conflict, Fools
Crusade, US academic Diana Johnstone recalls how lurid allegations of
Sandinista "death/rape camps," abounded in the 1980s, foreshadowing
phoney accusations made against Serbs a decade later, while the US
supported Contra terrorists in central America just as they sponsored
fanatical Saudi and Pakistani mujaheddin in Bosnia.

The Sandinistas famously lost power to US-backed forces in Nicaragua's
1990 election in much the same way as Milosevic did in 2001, shortly
before he was snatched from Belgrade and illegally transferred to The
Hague in defiance of Yugoslavia's constitutional court.

Both narrowly lost power to Washington-sponsored "democrats," a
pattern recently repeated through the theatrical "people's
revolutions" in the former Soviet republics of Georgia and Ukraine -
precedents that similarly threaten several resource-rich central Asian
states, as the NATO new world order closes in on Russia.

* Christopher James edits the website: www.free-slobo-uk.org


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Padova - Grave sopruso nei confronti di ragazze rom

Carabinieri denudano ragazze rom in mezzo alla gente

29 aprile 2005 - Venerdì pomeriggio 29 aprile è pervenuta alla
redazione di Radio Sherwood una telefonata, da parte di una
studentessa che ha voluto denunciare un abuso nei confronti di alcune
ragazze rom a cui ha assistito di persona.
La ragazza ha raccontato quello a cui ha visto in stazione a Padova,
assieme ad altre persone, tra cui una giornalista allontanata dai
carabinieri.
I fatti, come raccontati alla radio, riguardano un fermo da parte dei
carabinieri di alcuni rom sospettati di avere della cocaina. In
particolare le ragazze fermate sarebbero state spogliate, denudate e
"visitate" dalle mani dei militari per tutto il corpo...
A testimonianza delle sue parole, la studentessa ha spedito a Radio
Sherwood delle foto, fatte con telefono cellulare, che alleghiamo sia
alla notizia, sia alla testimonianza audio della studentessa.

(http://www.meltingpot.org/articolo5294.html)

Dobro dosli na J U G O I N F O !


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GRAZIE / HVALA / THANKS

Sabato 30 aprile ore 21 e martedì 3 maggio ore 12 a TeleAmbiente
(canale 68 nell'Italia centrale) e reti associate il Gruppo Atei
Materialisti Dialettici e il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
realizzano una trasmissione per il Convegno sul 60° della
Resistenza dal titolo "PARTIGIANI!" che si terrà nei giorni 7 e 8
maggio p.v. alla Casa delle Culture in Trastevere a partire dalle ore
9. Questa trasmissione vuole anche evidenziare come la giornata
internazionale del 1° MAGGIO sia stata una riconquista della
Resistenza che ha riscattato questo anniversario dal totale
oscuramento imposto dal fascismo. Pertecipano Giuseppe Catapano del
CNJ e Miriam Pellegrini Ferri, Presidente G.A.MA.DI.

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P A R T I G I A N I !

Una iniziativa internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo

Roma, 7-8 maggio 2005, Casa delle culture (Via S. Crisogono)

https://www.cnj.it/PARTIGIANI/index.htm

Per contatti: PARTIGIANI! Segreteria organizzativa
c/o RCA, Via di Casal Bruciato 27, I-00159 Roma
partigiani7maggio @ tiscali.it
tel. +39-06-4393512, FAX +39-06-43589503

--------------------------------------------------------

IL PROGRAMMA AGGIORNATO:
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/programma.htm

LE ADESIONI AGGIORNATE:
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/ades_link.htm

IL TESTO DI CONVOCAZIONE DELLA INIZIATIVA:
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/manifesto.htm

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8 MAI EN ESTONIE (UE): LA FETE POUR LES SS NAZIS

Da: Bruno Drweski
Data: Mer 27 Apr 2005 03:04:34 Europe/Rome


------ Message transféré
De : "Chaulou"
Date : Wed, 27 Apr 2005 02:51:22 +0200
Objet : Tr : Tr : 8 MAI EN ESTONIE: LA FETE POUR LES SS NAZIS !

SIEG HEIL !

Le 8 mai, un mémorial aux SS va être inauguré à Tallinn
( capîtale de l'Estonie, pays membre de l'Union Européenne)


TALLINN, 26 avril - de notre correspondant Nikolaï Adachkevitch. (RIA
Novosti)

 Le 8 mai prochain, dans la capitale de l'Estonie - Tallinn - un
mémorial serait inauguré à ceux qui "avaient péri, en combattant pour
la liberté de l'Estonie", et plus précisément à ceux qui, en 1944, au
sein de la 20-ème division Waffen SS contre formations et unités de
l'Armée rouge.

RIA-Novosti en a été informée, entre autres, auprès de certain Kuno
Raude, membre du Conseil d'administration de l'"Union des combattants
pour la libération de l'Estonie" qui regroupe les vétérans et les
anciens combattants de la guerre qui s'étaient battus du côté de
l'Allemagne fasciste, y compris au sein de la 20-ème division
estonienne Waffen SS.

Selon Kuno Raude, le mémorial en question représente trois mâts de
pavillon, trois croix, 16 plaques portant les noms des unités qui
s'étaient battus contre l'Armée rouge en 1944 et une carte en fonte de
l'Estonie avec l'indication des dates et des lieux des batailles
livrées.

Le coût total du monument se monte à quelque 900 000 couronnes
(environs 60 000 euros).

La construction du monument avait été appuyée par la mairie de la ville
de Tallinn et les anciens combattants étrangers des troupes SS.

A signaler qu'à une cinquantaine de mètres à peine de ce nouveau
monument se trouve le mémorial aux soldats et officiers soviétiques,
tombés sur les champs de bataille pour la libération de Tallinn en 1944.

Les 8 et 9 mai, le monde entier célèbre le 60-ème anniversaire de la
Victoire sur le fascisme dans la Seconde Guerre mondiale.


Pour mémoire, l'Estonie a été le premier pays balte "vide de juifs", où
l'extermination fut la plus rapide... (en annexe: un document sur le
judéocide en Estonie et l'un des emblèmes de la SS estonienne)


Europe de l'Est: La communauté juive d'Estonie hostile à l'inauguration
d'un monument aux SS estoniens
(Novosti/ Infoweb-J)

info transmise par Robert - lue 467 fois  

La communauté juive d'Estonie condamne la prochaine inauguration d'un
monument aux Estoniens qui ont combattu dans les rangs des SS pendant
la Seconde guerre mondiale. Ces actions sont incompatibles avec les
valeurs européennes, elles sont surtout inadmissibles après l'adhésion
de l'Estonie à l'Union Européenne (UE) , selon la présidente de la
Communauté juive d'Estonie Cilja Laud.
Cependant la Communauté juive ne fera pas de déclaration officielle.
"Il est bien que le Premier ministre estonien se soit montré hostile à
l'érection du monument, mais il est peu probable que cela change
quelque chose", a-t-elle noté.

Un monument aux SS estoniens sera inauguré le 20 août à un cimetière de
région de Lihula, à côté d'un monument aux soldats soviétiques.
Selon le journal "Eesti Paevaleht", l'initiative d'ériger le monument
appartient à Tiit Madisson, chef de l'administration régionale.
Réagissant aux vives critiques émises récemment par le Premier ministre
estonien Juhan Parts, M.Madisson a déclaré que le bas-relief
représentant un soldat en uniforme allemand ne porterait pas de symbole
des SS et que l'inscription gravée sur le monument serait modifiée:
"Aux Estoniens qui ont combattu contre le bolchevisme et pour
l'indépendance de l'Estonie en 1940-1945".
Selon le projet initial, le bas-relief devait représenter un soldat des
SS et porter l'inscription "Aux soldats estoniens morts pour la Patrie
et la liberté de l'Europe pendant la Seconde guerre mondiale de
1940-1945".
Le Premier ministre estonien a qualifié de provocation l'intention des
autorités de Lihula d'ériger un monument aux Estoniens qui avaient
combattu au sein de la 20e division des SS. Il a estimé que le texte de
l'inscription était intolérable parce qu'il déformait l'histoire de
l'Estonie, des souffrances des peuples estonien et européens".
"Les autorités de Lihula doivent comprendre qu'elles devront en
répondre devant l'État, le peuple et la Constitution".
Ce même monument a été installé au centre de Parnu en 2002 avant d'être
démonté quelques jours plus tard après un scandale.

Nikolaï Adachkevitch.


Europe de l'Est: Le grand rabbin de Russie, Berl Lazar, réagit à
l'érection d'un monument à la gloire des nazis en Estonie
(Col.fr & Novosti/ Infoweb-J)

L'érection, en Estonie, d'un monument dédié au Standartenführer SS
Alfons Rebane (Wilhelm Robert), risque de provoquer une montée du
néonazisme et de l'antisémitisme dans ce pays, estime le grand rabbin
de Russie, Berl Lazar. Sans compter que cela risque de créer des
problèmes avec l'Union européenne...

Le grand rabbin a tenu à rappeler que cette manifestation n'était pas
la première du genre en Estonie et que l'opinion mondiale devait s'en
émouvoir. L'édification de ce monument est due à une initiative privée,
mais un député de la Diète estonienne était présent lors de son
inauguration et l'absence de réaction des autorités estoniennes est
particulièrement dangereuse.

Selon Berl Lazar, "la jeune génération d'Estoniens, voyant qu'on érige
des monuments aux nazis sans que cela dérange ses dirigeants, peut en
conclure que l'exemple des criminels fascistes est digne d'être imité".
En outre, cela peut conduire à une radicalisation des esprits en
Estonie. Les dirigeants de ce pays sont susceptibles, en ce cas, de
perdre le contrôle de la situation, entraînant un risque de
déstabilisation pour les pays voisins. "Dans la mesure où les autorités
estoniennes se taisent, affirment le grand rabbin, la communauté
internationale pourrait en déduire que la justification du nazisme
s'inscrit dans la ligne politique officielle de Tallinn".

"Si les autorités estoniennes ne prennent aucune mesure à l'encontre de
ceux qui ont érigé le monument au criminel nazi - a poursuivi Berl
Lazar, nous saisirons l'Union européenne", puisque l'Estonie est
désormais membre de cette organisation. C'est à elle qu'il appartient
de prendre des mesures envers Tallinn.

Berl Lazar estime également que cet événement devrait émouvoir
l'Allemagne qui a fait la triste expérience des conséquences de tels
agissements. Enfin, ce monument concerne aussi Israël, dont une partie
de la politique est axée sur la lutte contre toutes les manifestations
de nazisme et d'antisémitisme.

Malheureusement, note Berl Lazar, les fonctionnaires estoniens qui se
disent déterminés à lutter contre l'antisémitisme ne comprennent
toujours pas que l'érection de monuments aux nazis peut avoir des
conséquences tragiques pour les Estoniens eux-mêmes. Et faute de
l'avoir compris, les autorités se taisent. Cependant, le grand rabbin
espère que Tallinn prendra des mesures pour empêcher que de telles
actes se répètent. Tous les Estoniens ainsi que la communauté mondiale
devront alors être informés des démarches entreprises.


Hommages estoniens à un vétéran de la SS

MOSCOU, 20 mai - de notre commentateur Arseni Oganessian. Au cours du
prochain forum Russie-UE, Moscou soulèvera la question de la position
politique des pays baltes à l'égard de la Russie. Ainsi que l'a déclaré
à l'agence RIA-Novosti le vice-ministre russe des Affaires étrangères
Vladimir Tchijov, ce problème figurera dans les entretiens tant avec
ces pays qu'avec les dirigeants des organisations (UE et OTAN)
auxquelles ces pays viennent d'adhérer.

Il y va ici non seulement des malentendus en matière de visas, mais
aussi d'un outrage à la mémoire de l'humanité.

A la veille du 60-e anniversaire du débarquement des troupes alliées en
Normandie, qui sera largement célébré en Europe et aux Etats-Unis,
l'Estonie, nouveau membre de l'Union européenne, méprise de facto la
décision du Tribunal de Nuremberg, qui a reconnu la Waffen SS comme une
organisation criminelle coupable de crimes contre l'humanité.

Ces jours derniers, non loin du village de Viitna, un deuxième monument
a été érigé en mémoire d'Alfons Rebane, Estonien qui fit une carrière
éblouissante dans les rangs de la Waffen SS et qui se vit attribuer la
plus haute distinction de l'Allemagne nazie, la Croix de Chevalier aux
Feuilles de Chêne. Même un représentant du pouvoir législatif du pays,
le député du parti "Union de la patrie" Trevimi Velliste, a assisté à
la cérémonie d'inauguration qui a rassemblé une foule énorme. Le
parlementaire a qualifié le SS-Standartenführer (colonel) de "héros
national".

Il est difficile de comprendre comment certains hommes politiques des
pays baltes, qui apprécient tellement les mérites des vétérans de la
SS, représentent l'intégration de leurs pays dans l'espace européen
unique qui rejettent et poursuivent les idées nazies sous toutes leurs
formes. C'est justement l'horreur de la catastrophe humaine en Europe
après les guerres mondiales qui servit d'incitation majeure à
l'incarnation de l'idée d'une maison européenne commune. Sans croix
symboliques et autres emblèmes nazies.

------ Fin du message transféré


http://www.ushmm.org/wlc/article.php?lang=fr&ModuleId=196

Encyclopedie multimedia de la Shoah

ESTONIE  
 
L'Estonie est le plus petit et le plus septentrional des Etats baltes.
Entre la fin de la Première Guerre mondiale et 1940, l'Estonie fut une
république indépendante. En 1939, la communauté juive d'Estonie
comptait environ 4 500 personnes...

...Pendant l'occupation allemande, l'Estonie fut intégrée dans le
Commissariat Ostland, une zone administrative civile qui comprenait les
Etats baltes et la Biélorussie occidentale. Très tôt, les Allemands
imposèrent aux Juifs estoniens des mesures très dures, dont la
confiscation de leurs biens et l'obligation pour eux de porter l'étoile
jaune, les identifiant comme étant des Juifs. Ces mesures n'étaient que
temporaires, car les nazis préparaient le massacre de tous les Juifs
estoniens. Des unités des SS et de la police allemande, aidées
d'auxiliaires estoniens, massacrèrent les Juifs à la fin de l'année
1941. Aucun ghetto ne fut créé en Estonie pendant l'occupation
allemande. Le pays fut le premier à être déclaré "Judenrein"...

...En septembre 1944, l'Union Soviétique annexa de nouveau l'Estonie et
en fit l'une de ses républiques. Les Juifs qui avaient fui l'Estonie
pour gagner une sécurité relative en Union Soviétique rentrèrent chez
eux après la guerre. Il ne restait pratiquement aucun survivant dans le
pays.

GESÙ IN CAMICIA NERA


Da Il Tempo - 26/4/2005 :
«Noi, sacerdoti fedeli del Signore e cittadini del duce»
IL SAGGIO «GESÙ IN CAMICIA NERA, GESÙ PARTIGIANO» DI ULDERICO MUNZI
di FABIO DI CHIO

PRETI e fascisti, religiosi del Signore e cittadini del duce. C’è stato
chi
la Guerra l’ha vissuta senza conflitti interiori: aderendo al potere
fascista, senza perdere se stesso, rimanendo nei panni talari, portando
un
altare di legno tra le nevi della Russia per curare le anime dei soldati
partiti per il grande freddo. Impartendo l’estrema unzione anche ai
soldati
di Mosca feriti a morte. Facendo il prete. Sono storie di vita e di
spirito
raccolte nel libro di Ulderico Munzi «Gesù in camicia nera, Gesù
partigiano - preti di guerra 1943-45», raccontate dagli stessi
protagonisti-superstiti disposti a viaggiare con Munzi nella tortuosa
storia
della seconda guerra mondiale. Come ha potuto il fascismo creare
entusiasmo
tra i sacerdoti? Lo racconta Ada Paoletti, ausiliaria nella Repubblica
sociale italiana, amica del cappellano don Leandro Sangiorgio, morto
ammazzato dai partigiani, prima preso a bastonate, con un occhio fuori
dalle
orbite per le botte, poi fucilato coi altri venti militari. «Il
fascismo -
scrive la Paoletti - ha combattuto il materialismo positivistico, ha
riportato quel rispetto per la religione che con il positivismo era
scomparso. Prima del 1922 il materialismo ateo aveva a tal punto fatto
breccia nelle coscienze che succedeva che si fermasse un treno o un
autobus
per vedere se c’erano un prete o una suora dentro». «Erano 900 i preti
nel
libro paga della Repubblica sociale italiana - scrive Munzi - su tremila
mobilitari nel conflitto». Il prete Guido Palagi aveva dedicato al
fascismo
qualche strofa entusiasta: «Frusta! bel simbolo / spiatorio/ corri a
percuotere / Montecitorio... /O virtù provvida / del manganello! / Bene
è
distruggere / questo bordello!». «I più sfrenati - continua Munzi -
gettarono le fondamenta di una chiesa nazionale scismatica. Il 14
dicembre
1944 il progetto fu esposto da don Tullio Calcagno a Mussolini sorpreso
e
riluttante: il movimento prese il nome di Crociata italica. il
distintivo
portava la scritta "Gesù Cristo re d’Italia, vince, regna, impera". Vi
aderirono centinaia di sacerdoti». Don Calcagno non vide realizzato il
suo
sogno. Perché non lo realizzò la Storia, e perché i partigiani lo
ammazzarono: la sera del 27 aprile 1945 fu condotto a Milano e
rinchiuso nei
sotterranei del palazzo di giustizia. Il 29 mattina un tribunale del
popolo
lo condannò a morte. La guerra è un’ingiustizia che non si dimentica e
non
si perdona. Dice don Gino Marchesini, 89 anni, della provincia di
Pistoia:
«Il cittadino mi spinse a fare una scelta fascista, il sacerdote a
prestare
la mia opera di assistenza spirituale a uomini che avevano fatto la mia
stessa scelta. Se la patria della resistenza e la patria della
Repubblica
sociale italiana meritavano che si combattesse e si uccidesse in loro
nome?
Certo - dice - quando una persona agisce così, la strada che sceglie è
senz’
altro corretta. Ero contrario ai badogliani che avevano provocato l’8
settembre e l’armistizio. Non eravamo noi ad aver mancato alla parola
data,
al giuramento di fedeltà al re. Noi avevamo giurato fedeltà alla patria
e
chi aveva mancato il giuramento era il Savoia: era lui lo spergiuro.
Perdonare le atrocità commesse dai partigiani? Ah, questo no! No
davvero! la
Resistenza è stata una cosa vergognosa perché ha provocato divisione,
eccidi, tante barbarie e tanta ferocia... Non doveva accadere».


( segnalato da F. Rossi sulla lista [vocedelgamadi] del Gruppo Atei
Materialisti Dialettici (GAMADI):
SITO INTERNET http://www.gamadi.it
POSTA ELETTRONICA gamadilavoce @ aliceposta.it )

Campi Nomadi o Campi Profughi?

Nelle periferie di tante città italiane ormai siamo abituati da anni a
vedere i cosiddetti “Campi Nomadi”, ma moltissimi abitanti di questi
campi sono nati in Jugoslavia, hanno vissuto nelle case, hanno
studiato, lavorato nell’Jugoslavia Socialista ai tempi di Tito e sono
stati costretti a fuggire dalle loro case e dalle loro terre.

A Firenze i primi gruppi di rom Jugoslavi che si sono fermati risalgono
alla fine degli anni ’80, e questi provenivano dalla regione del
Kosovo-Metohija ed erano di etnia rom, dopo poco sono iniziati ad
arrivare piccoli nuclei di rom macedoni e questi rom Jugoslavi hanno
iniziato un difficile inserimento nella città di Firenze, durante gli
anni ’90 gli arrivi si sono moltiplicati, migliaia e migliaia di
persone, di famiglie, sono scappate per la guerra e per la paura di
dover essere richiamati alle armi.

Agli inizi degli anni ’90 a Firenze c’erano due campi autorizzati, ma
nel corso del 1993-1994 gli arrivi sono aumentati e centinaia di
persone si sono accampate in due aree non autorizzate vicino al fiume
Arno, non lontano dal campo “Poderaccio” , bambini, donne, uomini,
anziani, malati, Bosniaci, Kosovari, Croati, Macedoni, tutti di
religione musulmana, hanno iniziato a mandare i figli a scuola, com’è
noto, in Italia la scuola è un diritto ed un obbligo per i genitori
fare frequentare le scuole ai bambini, tutte queste persone vivevano in
baracche di legno, vecchie roulotte, non c’era né luce, né acqua, né
gabinetti. Un vero e proprio inferno!
Il problema più urgente era rappresentato dai documenti, in tanti
aspettavano la regolarizzazione, ma da mesi avevano solo una minuscola
strisciolina di carta, mentre l’agognato permesso di soggiorno non
arrivava. Alla fine si è sbloccata la situazione ed è stata applicata
la legge 390 del settembre del 1992 e in tanti hanno avuto un regolare
permesso di soggiorno, questa legge è stata finanziata dal 1992 fino al
1998 con circa 400 miliardi di vecchie lire ed è una legge specifica
per gli “sfollati di guerra delle Repubbliche dell’Ex-Jugoslavia” e
nella legge si trova scritto che non deve essere fatta distinzione né
di carattere etnico, né religioso.

Sono state pochissime le città che hanno potuto accedere a questi
fondi, e pare che circa le metà di questi soldi sono rimasti non
utilizzati, nessuno sa dove sono finiti!! A Firenze invece una parte
dei soldi per i profughi sono arrivati, (alcuni miliardi), infatti dopo
un censimento del CIR (Consiglio Italiano Rifugiati) del luglio 1994 è
stato messo in luce che i campi “nomadi” erano pieni di profughi, così
decine di famiglie hanno trovato una collocazione sul territorio
toscano, hanno lasciato il campo ed hanno potuto trovare delle case.
Purtroppo in tante altre città (Roma, Napoli, Torino, Milano, Genova,
Palermo, ecc. i soldi per sistemare i “profughi” non sono mai arrivati!
Però va messo in evidenza che anche a Firenze non tutti hanno trovato
una sistemazione, e addirittura ancora oggi ci sono persone che sono
state riconosciute profughe nella lontana estate 1994 e dopo 11 anni
vivono ancora in baracche o piccole roulotte al campo Masini vicino al
fiume Arno.
Negli anni 1997-1998 arrivarono diversi uomini da soli, questo era
abbastanza strano per gli usi dei rom, che tendono a mettere al centro
la famiglia e affrontano anche viaggi difficili con la famiglia al
completo, solo dopo qualche anno è stato messo a fuoco che un’etnia
diversa era mescolata con i rom e stavano arrivando a Firenze i
cosiddetti Askalija del Kosovo che parlano la lingua albanese. Poi nel
marzo del 1999 la tragica decisione del governo Italiano di appoggiare
il terribile attacco contro la Serbia e il Kosovo, 78 giorni di
bombardamenti. L’Italia, come tutti ricordano, aveva un governo, allora
di centro-sinistra, trascriviamo un messaggio del Premier “Massimo
D’Alema” dove si “vanta” dell’impegno militare italiano:

"Vorrei ricordare che quanto a impegno nelle operazioni militari noi
siamo stati, nei 78 giorni del conflitto, il terzo Paese, dopo gli USA
e la Francia, e prima della Gran Bretagna. In quanto ai tedeschi, hanno
fatto molta politica ma il loro sforzo militare non è paragonabile al
nostro: parlo non solo delle basi che ovviamente abbiamo messo a
disposizione, ma anche dei nostri 52 aerei, delle nostre navi. L'Italia
si trovava veramente in prima linea."

A Firenze la comunità del Kosovo-Metohija era disperata, arrabbiata con
la politica italiana che attaccava le loro case e le case delle persone
a loro care. Poi a giugno i bombardamenti sono cessati, ma è cominciato
un altro periodo terribile per tutte le minoranze che vivevano in
Kosovo, sono iniziate le pulizie etniche contro i serbi, contro i rom,
contro le persone di origine turca, contro gli askalija, contro i
goranzi (serbi musulmani), ecc. Così migliaia di persone nell’estate
del 1999 sono state costrette a lasciare le case, nel frattempo i
riflettori delle televisioni si sono spenti, solo chi è stato a stretto
contatto con persone che hanno subito le persecuzioni ha potuto sapere
quello che realmente stava accadendo! Il 16 di agosto una nave intera è
affondata nel mare Adriatico, solo un ragazzo si è salvato, 115 persone
sono perite, erano tutti rom del Kosovo e molti di loro erano diretti a
Firenze, dove da anni vivevano nelle case o nei campi autorizzati i
loro parenti. Due sorelle e un fratello che da anni vivono a Firenze
hanno perso 13 familiari in questa tragedia, hanno perso la madre,
fratelli, cognate, nipoti.

Nella città di Siena sono arrivati nell’estate del 1999 centinaia e
centinaia di Goranzi.
A Firenze i campi si sono riempiti all’inverosimile, per fortuna i
primi di agosto vicino a Firenze è stata aperta una struttura gestita
dalla Croce Rossa per accogliere i profughi che stavano arrivando ed ha
ospitato un centinaio di persone e poi una parte di queste sono state
accolte dalla Regione Emilia-Romagna.
A Firenze e in Toscana tanti hanno avuto le case, ma in tanti
continuano a vivere in questi campi, i pregiudizi contro di loro sono
numerosi, diverse famiglie hanno avuto accesso all’edilizia popolare e
vivono nelle case in vari quartieri della città o in altri comuni
toscani, ma il problema abitativo nella città di Firenze e nei dintorni
è gravissimo, gli affitti sono da capogiro e c’è anche molta gelosia da
parte dei nativi quando vedono le case assegnate a persone di altri
paesi. Pensare che in Kosovo tutte queste persone avevano case, lavoro,
erano rispettati come ogni altra minoranza, ancora oggi spesso si
parla a Firenze di “nomadi”, ma sono stati costretti al “nomadismo”,
hanno dovuto lasciare l’Jugoslavia, il Kosovo, dove adesso c’è una
grande base americana, come ci ha informato M. Collon nel bel film “I
Dannati del Kosovo”, e non dimentichiamo che in Kosovo ci sono i più
grandi giacimenti di lignite d’Europa e nella miniera di Treca ci sono
giacimenti di oro, argento e cadmio. Dal 1999 società USA stanno
tentando di privatizzare queste miniere.
La situazione è sempre molto difficile in Kosovo, è di oggi la notizia
dell’attentato al premier Rugova, nel marzo del 2004 un vero e proprio
“pogrom” si è scatenato contro i serbi e le altre minoranze che in
mezzo a mille difficoltà e mille rischi continuano a rimanere in Kosovo.


Paola Cecchi
(referente CNJ per la Toscana. Articolo apparso sul numero di maggio
2005 de LA VOCE del G.A.MA.DI. - www.gamadi.it)

Ogni martedì dalle ore 14,00 alle 14,30, "VOCE JUGOSLAVA" su Radio Città
Aperta, FM 88.9 per il Lazio. Si può seguire, come del resto anche le altre
trasmissioni della Radio, via Internet: http://www.radiocittaperta.it/.
La trasmissione oggi sarà trasmessa solo in italiano a causa dell'assenza
di Ivan. La trasmissione è in diretta. Brevi interventi al 06 4393512.

Sostenete questa voce libera e indipendente acquistando video cassette, libri,
bollettini a nostra disposizione. Notizie "dal fiume Vardar al monte Triglav,
dal Danubio all'Adriatico" si possono trovare sul bollettino "La Voce" del
GAMADI. Tel.fax 06 7915200, sito: http://www.gamadi.it/.

Cerchiamo interessati ad adozioni distanza (borse di studio). Scriveteci
al e-mail: jugocoord@..., tel/fax 06 4828957.

Programma 26. IV. 2005

1. Ieri, oggi, domani, date da non dimenticare; A 6 anni dalla barbara aggressione
USA-NATO alla Jugoslavia!

2. "Dal monte Triglav al fiume Vardar, dal Danubio al Mare Adriatico...".

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Habemus Europam

(francais / deutsch / english)

[ Qualcuno ha già sottolineato l'appartenenza di Ratzinger alla
gioventù hitleriana e l'impegno militare nella II Guerra Mondiale, ma
ben pochi hanno riflettuto sulla affinità di questo papa con le idee di
organismi reazionari come l'Unione Paneuropa. Joseph Ratzinger non è
solamente un papa tedesco: è piuttosto un papa germanico, con una
visione germano-centrica ed altamente reazionaria dell'Europa. Europa
"carolingia", culla di una cultura occidentale "superiore", ovviamente
romano-cattolica, e tuttora impegnata nella lotta per riportare
all'"ordine" e dominare l'Oriente scismatico ortodosso
("evangelizzazione") - con tutti i mezzi, guerra compresa (vedi la
posizione del Vaticano sulla Jugoslavia, e vedi come essa viene
descritta da fonte insospettabile, parlando del papa precedente:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4364 ).
Di seguito alcune interessanti considerazioni su questi temi, dal sito
http://www.german-foreign-policy.com/
(Sull'Europa "carolingia" delle "piccole patrie", frantumata in feudi
"etnici" e dominata dalla Germania, vedi anche:
https://www.cnj.it/documentazione/europaquemada.htm ) ]


--- FRANCAIS

Da: news @...
Data: Lun 25 Apr 2005 19:07:22 Europe/Rome
Oggetto: Newsletter 25.04.2005 - Pontife allemand

Habemus Europam

CITE DU VATICAN/ MUNICH (Information interne) - Le nouveau chef de
l'église catholique qualifie l'Europe d',,occident chrétien" et voit
aux sources de l'Union Européenne actuelle une sorte d'action: ,,en
idée collective d'un empire". Le Saint père annonce que l'initiateur de
cette idée serait ,,Charlemagne" qui résidait à Aix la Chapelle auquel
aurait succédé le chancelier allemand Conrad Adenauer au 20ème siècle.
Le pape originaire de Bavière est secondé par de nombreux allemands qui
occupent ,,des postes-clefs à la Curie". C'est à cause de cette papauté
germanocentrique et de son apparente proximité des cercles
ultranationalistes, que l'on en arrive à des questionnements inquiets
de la part de catholiques profanes et de critiques internationaux. Ils
font référence à l'histoire de la vie du nouveau chef de l'église.
Joseph Ratzinger a travaillé pour la fabrication des canons antiaériens
dans l'entreprise d'armement nazie BMW ( Bayerische Motorwerke), il a
participé à des actions d'occupation en Hongrie et fut soupçonné plus
tard d',,antisémitisme théologique". D'éminents politiciens berlinois
appellent leurs concitoyens à éprouver de la ,,fierté" envers le pape
allemand.

L'Article
http://www.german-foreign-policy.com/fr/news/article/1114034401.php


--- DEUTSCH

Da: news @...
Data: Gio 21 Apr 2005 01:44:44 Europe/Rome
Oggetto: Newsletter vom 21.04.2005 - Deutscher Papst

Habemus Europam

VATIKANSTADT/MÜNCHEN (Eigener Bericht) - Das neue Oberhaupt der
katholischen Kirche preist Europa als ,,christliche(s) Abendland" und
sieht an den Quellen der heutigen EU eine ,,gemeinsame Reichsidee"
wirken. Erneuerer dieser Idee sei der in Aachen residierende ,,Karl der
Große" gewesen, dem in der Nachkriegszeit des 20. Jahrhunderts der
deutsche Bundeskanzler Konrad Adenauer folgte, verkündet der Heilige
Vater. Dem aus Bayern stammenden Papst wird von zahlreichen Deutschen
zugearbeitet, die ,,Schlüsselbehörden der Kurie" besetzen. Wegen des
germanozentrischen Papsttums und seiner offenkundigen Nähe zu
ultranationalistischen Kreisen kommt es zu besorgten Nachfragen
katholischer Laien und internationaler Kritiker. Sie verweisen auf die
Lebensgeschichte des neuen Kirchenoberhaupts. Joseph Ratzinger war als
deutscher Flakhelfer für den NS-Rüstungsbetrieb BMW (Bayerische
Motorenwerke) tätig, nahm Besatzungsaufgaben in Ungarn wahr und wurde
später des ,,theologischen Antisemitismus" verdächtigt. Prominente
Berliner Politiker rufen ihre Landsleute dazu auf, für den deutschen
Papst ,,Stolz" zu empfinden.

mehr
http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1114040506.php


--- ENGLISH

http://www.german-foreign-policy.com/en/news/article/1114034400.php

21.04.2005

Habemus Europam


VATICAN CITY/MUNICH (Our own report) - The new head of the Roman
Catholic Church sings the praises of Europe as the ,,Christian West"
and sees the present EU as underpinned by a ,,shared concept of
empire", an idea derived from Charlemagne (who lived in Aachen) and,
according to the Holy Father, renewed after the Second World War by the
German Federal Chancellor Konrad Adenauer. Many Germans work for the
Bavaria-born Pope, occupying ,,key positions in the Curia". Both
Catholic laypeople and international critics are worried by, and
raising questions about, a Germanocentric Papacy obviously close to
ultra-nationalistic elements. One of their concerns is the new
Pontiff's life history. Joseph Ratzinger served in an anti-aircraft
unit that protected a BMW factory making armaments for the Nazis, was
in the occupying forces in Hungary, and was later accused of
,,theological anti-Semitism". Prominent politicians in Berlin are
urging their countrymen to ,,take pride" in there being a German Pope.

The German press oozes confidence, stating that ,,bishops and cardinals
from the Federal Republic exercise more power than ever in the
Vatican", the Hamburger Abendblatt reporting that they are
,,disproportionately well-represented in important decision-making
positions", citing as examples the influential positions held by Walter
Brandmüller (described as the Vatican's chief historian), Cardinal
Walter Kasper and Archbishop Paul Josef Cordes.1) In an interview
broadcast by the German media immediately after the papal election,
Cordes stressed that having a German Pope would enhance Europe's
importance in the worldwide Catholic Church.

Holy

The new Pope, with a worldview limited to the European continent,
recommends as the foundational legend of the EU the myth of its
derivation from the Holy Roman Empire, which became ,,of the German
Nation". According to this mythology, the first German Federal
Chancellor, Konrad Adenauer, and his Italian counterpart Alcide de
Gasperi were acting as the agents of medieval Franks.2) De Gasperi,
formerly a collaborator with Mussolini, became a front man for the
American secret services and, in the 1950s, remilitarised Europe as a
member of NATO.3) Ratzinger regards the post-war politician Robert
Schumann as another progenitor of the new Europe; Schumann organised
the 60th German Catholic Congress in 1913 and is a candidate for
beatification by the Holy See, process in the hands of the Congregation
for the Causes of Saints. With the German Jesuit Fr. Peter Gumpel as
its head, and Ratzinger as Pope Benedict XVI, Robert Schumann's
canonisation is on the Papal agenda.

Impossible

Gumpel's responsibilities also include assessment of the cause of a
former Papal Nuncio in Berlin who went on to become Pope Pius XII. An
enthusiast for German culture, he has for 40 years been charged with
neglecting to take action that could have prevented genocide, despite
having full knowledge of the Nazis' extermination policies. Under
Gumpel, the present-day congregation vehemently defends Pius XII
against this accusation. Critical observers of Ratzinger's career in
the Curia claim that the new Pontiff echoes ,,Hitler's Pope"4), Pius
XII, having asserted in 1987 that ,,the Jewish scriptures and Jewish
history are fulfilled solely in the person of Jesus Christ", that is,
exclusively in the Christian faith tradition.5) Ratzinger, who
witnessed anti-Semitic and anti-Socialist violence, denies that he
himself could have done anything about the Nazis' persecution of his
fellow citizens, justifying his conduct by the assertion that it was,
unfortunately, ,,absolutely impossible" to resist.6) In the Nazi era,
many Catholics paid with their lives for their opposition to the regime
and to German militarism, one of them being Michael Lerpscher from
Allgäu, a farmworker and pacifist out of religious conviction, who was
beheaded in 1940.7)

A Mass for Europe

Both Ratzinger's sources of historical inspiration and his political
perspectives correspond to those of some ultra-nationalist thinkers on
German foreign policy; the German Paneuropa-Union (PEU) claims the new
Pope as a political ally and to have won the 1979 European elections
with his help. Ratzinger, then a Cardinal, had celebrated in Munich's
Cathedral of Our Lady a ,,Mass for Europe" after what was described by
the PEU8) as ,,the greatest rally for the European elections anywhere
on the European continent". Like Ratzinger and the PEU, influential
figures in the intellectual orbit of German right-wing extremism
believe in the idea of the ,,Holy Roman Empire", which, they believe,
lives on in the EU and must be welded together to become a
Christian-Germanic supranational bloc. The election of this pope gives
a considerable boost to these tendencies in Germany, which are also
espoused by many Members of the European Parliament.9)


1) Deutscher Einfluß im Vatikan; Hamburger Abendblatt 07.04.2005
2) Joseph Cardinal Ratzinger: Europe. Seine geistigen Grundlagen
gestern, heute, morgen; www.bayern.de
3) see also Founding Fathers
[http://www.german-foreign-policy.com/en/news/article/1092866400.php%5d
4) Deutscher Einfluß im Vatikan; Hamburger Abendblatt 07.04.2005
5) Cardinal Ratzinger Divides Germans; New York Times 15.04.2005
6) Papal hopeful is a former Hitler Youth; The Sunday Times 17.04.2005
7) Jakob Knab: Das Lächeln des Esels, Blöcktach, 1987
8) Bernd Posselt: 80 Jahre Paneuropa. Eckstein einer neuen Weltordnung;
www.ronsperg.de/Coudenhove3.htm
9) For the Members of the European Parliament belonging to the
Paneuropa-Union.


Informationen zur Deutschen Außenpolitik
© www.german-foreign-policy.com

La situazione nel territorio di Drvar (Bosnia-Erzegovina)

Con la creazione della Bosnia "modello Dayton", il territorio di
quello che era il Comune di Drvar (città il cui territorio
amministrativo comunale copriva i villaggi fino al fiume Una, al
confine con la Croazia - Martin Brod ed altri - e che nel 1991 contava
18000 abitanti e quattro grandi industrie) si è ritrovato squarciato
tra diversi "cantoni" della Repubblica di Bosnia-Erzegovina (parte
nella federazione croato-musulmana, parte nella Repubblica Srpska) e
qualche "contea" dello Stato croato.

Oggi troviamo infatti: alcune circoscrizioni nel cantone di Bihac; la
città di Drvar sta nel cantone erzegovese (bosniaco-croato) di
Livanjski (che rischiava di diventare parte integrale della Croazia
e, tra l'altro, è tuttora sotto fortissima influenza della Croazia);
altri villaggi ad est di Drvar sono nella Republika Srpska; 2-3
villaggi lungo il fiume Una, a una decina di Km, sono oggi in
Croazia!...
Cosicchè la gente di Drvar, per i documenti d'anagrafe, oggi deve
andare a Bihac - nel "Cantone Una-Sana" - mentre i documenti catastali
sono situati nella cittadina stessa...

Gli abitanti del villaggio di Veliki Cvjetnic (oggi nel Cantone
Una-Sana, ma un tempo facente parte del comune di Drvar) alla fine del
2004 hanno fatto causa allo Stato di Croazia, chiedendo il
risarcimento per i danni causati a 150 case ed altri edifici da
parte dell'esercito regolare croato, nell'autunno del 1995 - dopo la
fine dei conflitti armati!
"Quando dovemmo fuggire dal villaggio [dopo l'operazione di pulizia
etnica 'Tempesta' dell'agosto 1995] lasciammo tutti i nostri beni; e
dopo esserci tornati, abbiamo trovato tutto distrutto e raso al suolo"
- ha dichiarato uno degli abitanti di Cvjetnici, Rade Pilipovic. Sui
muri delle case sono ancora oggi presenti i segni del passaggio
dell'esercito regolare croato: "Srbe na vrbe" ("Serbi ai salici",
ovvero "a testa in giù"), e poi firme-ricordo ("Velebitski vilenjaci",
"Cutirini iz Zemunika", "Bojna iz Posedarja"), nonchè: "Qui è Croazia".
Gli abitanti di questo villaggio affermano che il presidente croato
Stipe Mesic, un anno e mezzo fa, aveva personalmente promesso
aiuto per la ricostruzione delle case, ma finora non se ne è fatto
niente.

In una sezione della circoscrizione di Martin Brod, Veliki Cvjetnic
appunto, prima del conflitto c'erano 400 abitanti, di cui solo 100 sono
ritornati - prevalentemente i più anziani.

L'associazione dei Serbi rientrati, sulla base di una petizione di
4.500 cittadini del Cantone Livanjski, chiede un referendum per la
secessione dal Cantone stesso e per l'integrazione nella Republika
Srpska, a causa del comportamento discriminatorio del governo del
Cantone.
La sezione degli operai disoccupati dell'associazione ribadisce
che la dirigenza cantonale non ha fatto alcunché per provvedere
all'accesso sui posti di lavoro nelle ditte locali - che sono
state, tra l'altro, privatizzate ed acquisite da un riccastro croato,
in un modo selvaggio ed illegale, davvero mai visto.
Un altro si è invece impossessato della maggioranza della quattro
suddette grandi industrie di Drvar...

[ Tratto da informazioni trasmesse da DK, che ringraziamo. Tra le fonti
si segnala:
http://www.zdravstvo-srpske.org/dr/home/istina.htm
Revisione del testo a cura di AM ]

"Processo" Milosevic

1. [icdsm-italia] ICDSM Statement

2. Le "vittime" di Racak non erano civili e non sono state giustiziate.
Traduzione e sunto di un articolo di A. Wilcoxson, a cura di P. Catapano


=== 1 ===


Da: "icdsm-italia\@libero\.it"
Data: Lun 25 Apr 2005 09:45:43 Europe/Rome
A: "icdsm-italia" <icdsm-italia @ yahoogroups.com>
Oggetto: [icdsm-italia] ICDSM Statement


[Un comunicato dell'ICDSM sulle pratiche illegali del "Tribunale ad
hoc" dell'Aia, che ha rimproverato a Kosta Bulatovic, testimone a
difesa nel processo-farsa, per essersi rifiutato di testimoniare in
assenza di Milosevic (malato) dall'aula.]

*********************************************
INTERNATIONAL COMMITTEE TO DEFEND SLOBODAN MILOSEVIC
ICDSM Sofia-New York-Moscow www.icdsm.org
*********************************************
Velko Valkanov, Ramsey Clark, Alexander Zinoviev (Co-Chairmen),
Klaus Hartmann (Chairman of the Board), Vladimir Krsljanin (Secretary),
Christopher Black (Chair, Legal Committee), Tiphaine Dickson (Legal
Spokesperson)
*********************************************

CONTEMPT, INDEED:

ICDSM Statement on the Contempt Charges Brought Against Kosta Bulatovic
and the Imposition of In Absentia Proceedings Against President
Slobodan Milosevic

21 April 2005

The ICTY has now charged a defense witness for Slobodan Milosevic,
Kosta Bulatovic, with contempt, for refusing to continue testifying in
the course of proceedings-- known as in absentia-- carried out in
absence of the accused, who was kept at the ICTY's detention unit, as
he was too ill to attend the day's
proceedings.

First, in violation of basic legal rights, and indeed of the
International Covenant on Civil and Political Rights, Slobodan
Milosevic was denied the right to represent himself. The Trial Chamber
held that he was too ill to ensure his own representation, and rather
than order an adjournment of the proceedings, or a stay, or a mistrial,
or indeed, any other resonable legal measure routinely employed by
legitimate courts around the world, they instead imposed counsel upon
an unwilling accused, counsel who'd previously acted as parties in the
proceedings, a glaring, formal conflict of interest.

The ICTY has now compounded this violation by carrying out in absentia
proceedings, and by bringing criminal charges against a defense witness
who refuses to cooperate with this exceptionally transparent attempt to
remove the accused fromm his own defense, and perhaps to gag him
entirely.

It is increasingly clear that the proceedings undertaken by the ICTY
against Slobodan Milosevic are themselves in contempt. In contempt of
the basic rules of International Law and indeed of principles of human
decency.
An accused person has the right to represent himself and obviously has
a right to be present for, and participate in, his own trial. To go so
far as to criminally charge a witness who refuses to cooperate with
massive violations of rights guaranteed by international instruments
such as the the International Covenant of Civil and Political Rights
has brought this institution to a new low, and threatens the future of
International Law.

These contempt proceedings are absolutely illegitimate and can only
serve to set further back the cause of justice and indeed the truth.

These in absentia proceedings appear to be the result of a deliberate
design, and were wholly predictable from the very moment, last summer,
that former U.S. Secretary of State Madeleine Albright's two previous
employees, David Scheffer and Michael Scharf, publicly lobbied in the
International Herald Tribune and the Washington Post, respectively, for
the imposition of the very measures being carried out today. Mr.
Scheffer did not hide his contempt for internationally recognized basic
human rights by demanding that late Trial Chamber President Richard May
"permanently pull in his well-worn leash" by gagging President
Milosevic, then "pumping the proceedings into his cell". Neither
Scheffer nor Scharf, in their public demands for the gagging of
President Milosevic, concealed their view that the ICTY is a political
rather than legal body. They are both architects of the institution,
and therefore they would know. Their lobbying appears to have been
successful and will have devastating effect, as appears to be their
intention, on any future international criminal proceeding. Indeed,
both have made clear at different moments that their intention is to
insure that Saddam Hussein, for example, would not have the right to
claim U.S. aggression against Iraq.

President Milosevic has always maintained his opposition to this body--
as one that was illegally constituted and is employed to justify
aggression and violate national sovereignty-- as well as his firm
undertaking to the people of Yugoslavia that he would establish that
the so-called Balkan wars were in fact one war - a war against
Yugoslavia, carried out in violation of International Law.

In order to prevent him from doing this, the most fundamental tenets of
criminal procedure and indeed of international law must be further
violated and its future jeopardized.

There is only one positive aspect of these perverse proceedings: they
bring clarity to the situation and make clear once and for all that the
ICTY is not a legal body but instead abuses power that it does not even
legally possess.


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URGENT FUNDRAISING APPEAL

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President Milosevic has the truth and law on his side. In order to use
that advantage to achieve his freedom, we must fight this totally
discredited tribunal and its patrons through professionally conducted
actions which would involve the Bar Associations, the European Court,
the UN organs in charge and the media.

Our practice has shown that ad hoc voluntary work is not enough to deal
properly with these tasks. The funds secured in Serbia are still enough
only to cover the expenses of the stay and work of President
Milosevic's legal associates at The Hague (one at the time). The funds
secured by the German section of the ICDSM (still the only one with
regular contributions) are enough only to cover minimal additional work
at The Hague connected with contacts and preparations of foreign
witnesses. Everything else is lacking.

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3000-5000 EUR per month is our imminent need.

Our history and our people oblige us to go on with this necessary
action. But without these funds it will not be possible.

Please organize urgently the fundraising activity and send the
donations to the following ICDSM accounts:

Peter Betscher
Stadt- und Kreissparkasse Darmstadt, Germany
IBAN: DE 21 5085 0150 0102 1441 63
SWIFT-BIC: HELADEF1DAS

or

Vereinigung für Internationale Solidarität (VIS)
4000 Basel, Switzerland
PC 40-493646-5

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All of your donations will be used for legal and other necessary
accompanying activities, on instruction or with the consent of
President Milosevic. To obtain additional information on the use of
your donations or to obtain additional advice on the most efficient way
to submit your donations or to make bank transfers, please do not
hesitate to contact us:

Peter Betscher (ICDSM Treasurer) E-mail: peter_betscher@freenet .de
Phone: +49 172 7566 014

Vladimir Krsljanin (ICDSM Secretary) E-mail: slobodavk@yubc .net
Phone: +381 63 8862 301


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For truth and human rights against aggression!
Freedom for Slobodan Milosevic!
Freedom and equality for people!

On behalf of Sloboda and ICDSM,

Vladimir Krsljanin,
Foreign Relations Assistant to President Milosevic

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SLOBODA urgently needs your donation.
Please find the detailed instructions at:
http://www.sloboda.org.yu/pomoc.htm

To join or help this struggle, visit:
http://www.sloboda.org.yu/ (Sloboda/Freedom association)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan
Milosevic)
http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM)
http://www.free-slobo-uk.org/ (CDSM UK)
http://www.icdsm-us.org/ (US section of ICDSM)
http://www.icdsmireland.org/ (ICDSM Ireland)
http://www.pasti.org/milodif.htm (ICDSM Italy)
http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)


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ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
tel/fax +39-06-4828957
email: icdsm-italia @ libero.it

*** CONTRIBUISCI E FAI CONTRIBUIRE:
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC ***

IL NOSTRO SITO INTERNET:
http://www.pasti.org/linkmilo.htm

IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm

LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)

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=== 2 ===


Le "vittime" di Racak non erano civili e non sono state giustiziate

Libera traduzione e sunto dell'articolo di Andy Wilcoxson reperibile su
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg040805.htm
(a cura di P. Catapano)

E' ormai da più di due anni che è in corso all'Aia in Olanda il
processo-farsa contro l'ex Presidente jugoslavo Slobodan Milosevic,
all'interno del tribunale fantoccio creato e finanziato dalla NATO,
tribunale che oltretutto è illegale, non essendo stato ratificato
dall'Assemblea Generale dell'ONU ma dal solo Consiglio di Sicurezza che
non ha l'autorità per istituire tribunali.

Da qualche mese è terminata la fase dell'accusa ed è il turno della
difesa. Ricordiamo che il Presidente Milosevic non riconosce la
legittimità del tribunale dell'Aia ed ha chiesto di difendersi da solo,
rifiutando persino i legali d'ufficio che il tribunale gli aveva
forzatamente appioppato contro i suoi diritti per tentare di mettergli
il bavaglio.

Eh sì, proprio così, il tribunale le sta tentando tutte per sfiancare
l'orgoglioso Milosevic che, pur se in precarie condizioni di salute,
ribatte colpo su colpo alle cosiddette accuse del tribunale. E' chiaro
che le fandonie che ci hanno raccontato per un decennio sono buone per
i TG e per i giornali del pensiero unico, ma quando si tratta di
formulare delle accuse giudiziarie, anche se all'interno di un
tribunale fantoccio in un processo-farsa, le cose diventano più
complicate. Volevo portare a conoscenza un episodio del dibattimento
successo nei giorni scorsi che ben fa capire quali difficoltà sta
incontrando l'accusa e l'abilità di Milosevic e dei suoi testimoni
nello smontare il processo pezzo a pezzo.

Una delle bugie più colossali che ci hanno raccontato è costituita dal
cosiddetto "massacro di Racak". Annunciato alla stampa il 15 gennaio
1999 dal navigato diplomatico americano William Walker (all'epoca capo
della missione OSCE), tale episodio costituì il "la" per giustificare
l'aggressione alla Jugoslavia di due mesi più tardi. In pratica, nel
piccolo villaggio kosovaro di Racak furono rinvenuti 40 cadaveri di
etnia albanese, in fila in un unico luogo: si parlò di massacro, di
persone civili giustiziate solo perché albanesi, di pulizia etnica, di
barbarie, eccetera. La solita musichetta a cui siamo stati tristemente
abituati nel decennio scorso.

Ora, già analisti indipendenti, tra cui Juergen Elsaesser nel suo
"Menzogne di guerra", hanno sollevato molti dubbi sull'episodio,
asserendo che in realtà si è trattato di una montatura. Ci sono molte
prove infatti che porterebbero a pensare che i 40 morti potessero
essere in realtà guerriglieri dell'UCK morti in combattimenti contro
l'esercito jugoslavo nei dintorni e radunati dai loro stessi
commilitoni nel villaggio disabitato di Racak per simulare un massacro
di civili, con la regia dell'abile William Walker. Ma venerdì scorso (e
anche oggi) al processo queste prove sono state portate al vaglio della
corte da un testimone della difesa, un esperto forense, il Prof.
Slavisa Dobricanin, ex Direttore dell'Istituto di Medicina legale di
Pristina e uno degli esperti incaricati all'epoca di svolgere le
autopsie sui 40 cadaveri, insieme ad altri esperti di altre
nazionalità, tra cui la famigerata patologa finlandese Helena Ranta,
non a caso testimone dell'accusa.

Secondo il Prof. Dobricanin tutti i 40 cadaveri trovati a Racak sono
stati uccisi da colpi di arma da fuoco e nessuno è stato accoltellato o
sgozzato, come qualche albanese ha testimoniato successivamente.

Contrariamente all'asserzione dell'accusa sul fatto che gli albanesi
furono picchiati prima di essere "giustiziati", l'esperto ha affermato
che le uniche ferite oltre i colpi di arma da fuoco sono quelle causate
dagli animali che si sono accaniti sui corpi senza vita. Inoltre i
proiettili provenivano da diverse direzioni ed angolazioni e solo in un
caso un uomo è stato colpito da breve distanza.

I test del "guanto di paraffina" hanno evidenziato che 37 dei 40 morti
avevano sparato prima di essere uccisi, ma l'accusa ha insistito sul
fatto che il test non è attendibile. L'esperto ha ribadito che il test
è ancor oggi utilizzato in molti paesi dalle polizie criminali, USA
compresi.

In più il professore ha detto che i cadaveri vestivano con molti strati
di abiti ed erano equipaggiati in modo da soggiornare a lungo
all'esterno ed è strano che civili strappati dalle loro case vestissero
in quel modo.

Altre indicazioni smentiscono il fatto che le vittime fossero civili
innocenti e accreditano invece l'ipotesi che si trattasse di
combattenti armati morti in battaglia. Per esempio dei documenti video
mostrati in precedenza hanno dimostrato la presenza di trincee e bunker
dell'UCK nelle immediate vicinanze del villaggio di Racak e i fori
d'ingresso delle pallottole trovate nei morti fanno pensare a persone
che si proteggevano all'interno di una trincea. Infatti solo le parti
superiori dei corpi sono state colpite.

Nel febbraio del '99 Bill Clinton in televisione disse al mondo: "Noi
dovremmo ricordare quello che è accaduto di nuovo nel villaggio di
Racak a gennaio - uomini innocenti, donne, e bambini presi dalle loro
case, costretti ad inginocchiarsi nell'immondizia, crivellati di colpi
- non a causa di qualsiasi cosa loro avessero fatto, ma a causa di ciò
che erano (cioè albanesi n.d.r.)".

Le menzogne di Clinton e della NATO, la più importante delle quali fu
Racak, servirono a scatenare 78 giorni di selvaggi bombardamenti contro
un paese sovrano, sotto la copertura dell'intervento umanitario.