Informazione
oggi, a firma di Enzo Bettiza.
Nell'overdose mediatica oltre ogni limite di questi giorni sul Papa,
questo articolo merita di essere citato in quanto spicca per
faziosità e cinismo politico a livelli che forse il solo Bruno Vespa
può sperare di raggiungere. Ma è comunque un articolo utile a mettere
in luce la vera visione che l'ultra-destra cattolica integralista ha
dell'Europa: un'Europa (o meglio un'Eurasia) delle piccole patrie
stile Sacro Romano Impero, con l'unico collante ideologico (oltre
all'ideologia del denaro) costituito dalla religione del Dio
vendicativo, dei Santi guerrieri e della Militia Christi.
--------------------------
Il Santo Guerriero
Enzo Bettiza
Il ritratto di Karol Wojtyla, che si ricava da tutto ciò che è stato
scritto e detto in questi giorni, merita forse qualche puntino
sulle «i». A me è sembrato nell'insieme un ritratto piuttosto
convenzionale, incompleto, spesso ritoccato, talora adulterato per un
eccesso di calcolate e prudenti simmetrie ideologiche. L'impressione
è che si sia voluta ridimensionare la scomoda grandezza della sua
figura di pontefice politico, ruvido, dirompente, all'occorrenza
guerriero, facendola più simile all'evanescente Spirito Santo che al
Cristo fustigatore del tempio. Dipingendo Giovanni Paolo II di volta
in volta come un mistico lontano dalle competizioni mondane, un
pacifista assoluto, un equanime censore del comunismo e del
capitalismo, perfino come un angelico trasvolatore «no global» fra
più continenti, si è finito per edulcorare il robusto contorno e
significato storico del suo pontificato.
Che è stato un pontificato di rottura e restaurazione postconciliare,
di tensione antitotalitaria, di ardita diplomazia fra le confessioni
monoteiste, di spregiudicato dinamismo ecumenico all'interno della
cristianità e, in particolare, di difesa a oltranza dell'identità
delle piccole nazioni slave dell'altra Europa ove egli stesso era
nato. Appena eletto pontefice, lo slavo Wojtyla ha riorganizzato le
gerarchie della Santa Sede con un senso del comando che lo ha portato
a depotenziare quasi subito la tradizionale e diffidente Curia
italiana. Poi, col piglio di un antico re polacco, si è circondato di
prelati polacchi e mitteleuropei che hanno saputo assisterlo nella
sua iniziale e maggiore operazione storica: la spallata al comunismo
russo nel punto nevralgico in cui esso, cioè nella nativa Polonia,
era più vulnerabile. Egli avviò i ventisette anni di pontificato con
una dichiarazione di guerra. Invitò i connazionali a «spalancare le
porte a Cristo» soggiungendo che «il comunismo è la menzogna
sull'uomo raccontata all'uomo». Quando le porte furono spalancate da
Lech Walesa e da Solidarnosc, a Mosca qualcuno, probabilmente
Andropov, capo del Kgb, capì che quell'ignoto prete dell'Est europeo,
figlio di una ucraina e di un militare polacco, aveva messo alfine in
piedi le «divisioni del Papa» che il beffardo Stalin asseriva di non
vedere da nessuna parte. Non sbagliavano: avevano fiutato il Nemico
emerso dai loro territori imperiali.
Oggi molti sottolineano con calore partecipe il no del Papa, che
trattava i presidenti americani e russi da pari a pari,
all'intervento armato in Iraq. Ma poco, quasi niente, ho potuto
leggere sulla continuazione della lotta di Wojtyla al comunismo nella
sua versione nazificata dagli eredi serbi di Tito. Il Vaticano allora
si distinse, insieme con la Germania e con l'Austria, nel cogliere
l'insostenibilità delle coattive «federazioni» comuniste, nel
riconoscere quindi per primo le nuove sovranità della Slovenia e
della Croazia cattoliche e nell'identificare con chiarezza gli
aggressori e gli aggrediti. Egli fece intendere al mondo che la
politica di pace non va confusa col pacifismo generico e che in casi
di orrida infamia, come Vukovar o Srebrenica, tale politica può e
deve essere perseguita anche con le armi. Le visite in Croazia, in
Slovenia, nella martoriata Sarajevo, gli incontri con i nuovi
governanti croati e la beatificazione del cardinale Stepinac,
sigillarono vistosamente la strategia di protezione data dal Vaticano
wojtyliano alle piccole e rinascenti nazioni danubiane. Non si
dimentichi che quel Papa aveva alle spalle non una Polonia qualunque.
Aveva nei ricordi di famiglia la Polonia di Cracovia, la rispettabile
Polonia austroungarica, dove Lenin si rifugiava dalle persecuzioni
zariste in atto a Pietroburgo e a Varsavia, dove l'ebreo Joseph Roth
era di casa, dove fiorivano i circoli risorgimentali polacchi e anche
serbi e croati. La copertura morale e diplomatica che nei giorni dei
genocidi balcanici egli aveva dato ai cattolici di Lubiana e di
Zagabria, nonché ai musulmani della Bosnia, non proveniva dal nulla:
veniva da una conoscenza per così dire consanguinea del problema.
Altro che Mitterrand o Bush padre.
E' questo l'uomo di Stato e il santo guerriero, parzialmente ignorato
con astute omissioni dagli epitaffi d'occasione, che l'Europa e la
Prima Roma hanno perduto e a cui milioni di europei devono oggi la
libertà e la vita.
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GRAZIE / HVALA / THANKS
> Data: Sat, 26 Mar 2005 12:15:26 +0200
> To: redazione @...
> From: Alberto Tarozzi
> Subject: fuoco di russia
FUOCO DI RUSSIA
grazie al manifesto, tanti media danno per scontato che 3000 persone in
piazza obbligano un presidente a scappare dal paese (fessi noi
ovviamente che con milioni in piazza non abbiamo smosso nemmeno un
sottosegretario). voi invece siete andati 'oltre la notizia' sui fatti
kirghisi. dinucci ci ha spiegato che quel paese è tutto una congestione
di basi russe e statunitensi; de danieli chiarisce che il centro della
rivolta è anche un crocevia del narcotraffico con l'afghanistan;
vielmini ricorda lo spaventoso debito estero del paese che ne rende
vulnerabile il ceto politico.
oggi di francesco prova a tirare le somme ''non saranno gli stati uniti
a esportare un processo imperiale di colpi di stato populisti in quella
regione'' avvicendando criminali amici che fino a ieri sparavano sulla
folla, a criminali nemici? e l'ultimo passo, la caduta di putin, non
potrebbe forse imporrre un militare, in russia. a fronteggiare
l'occidente? (ovviamente, credo, l'europa impotente, piu' che gli usa,
troppo lontani).
tutto molto interessante. poco chiaro invece cosa c'entri con queste
riflessioni il commento del vostro 'consigliere' astrit dakli ''se uno
dopo l'altro questi regimi venissero abbattuti ci si potrebbe soltanto
rallegrare''. un pregio del manifesto è sicuramente il pluralismo, ma
una cosa sono le intelligenti analisi di karol, probabilmente
divergenti da di francesco e tutt'altra cosa il rallegrarsi di dakli.
personalmente non amo certo questi regimi, ma il modo e i tempi con cui
vengono abbattuti credo possano rallegrare, oltre a dakli, solo qualche
servizio segreto statunitense. come dire, una strana coppia.
alberto tarozzi.
bologna.
(RKP-BIH - http://www.rkp-bih.cjb.net ), Goran Markovic, ha perso il
suo lavoro da informatico all'Universita' (privata) di Bijeljina perchè
è comunista.
È opportuno inviare lettere di protesta all'indirizzo univerzitet @
slobomirp.com , e per conoscenza a gmarkovic @ rstel.net.
Come modello si può usare il seguente:
<< To the University Authorities
We have received news of the sacking of Goran Markovic from his
position as teaching assistant at your university. We understand that
the reasons for this are his political ideas and affiliations. The
Labour Act of your country prohibits the violation of the right to work
on the basis of political conviction or membership in a political
party. What you have done is a denial of Markovic’s basic rights. We
are taking this issue up in our country and call on you to withdraw
this act of blatant victimisation and reinstate Markovic in his
position.
Yours... >> ]
www.resistenze.org - popoli resistenti - bosnia - 25-03-05
Fonte: http://www.solidnet.org
da PCdei Lavoratori di B & H, 19/3/2005
http://www.rkp-bih.cjb.net , mailto:gmarkovic@...
Leader del Partito comunista espulso dall’Università
La Bosnia Herzegovina difficilmente potrebbe essere considerata uno
stato propriamente democratico. La violazione dei fondamentali diritti
umani di nazionalità, religione e appartenenza sindacale è nota da
molti anni. Fino ad ora, comunque, si è saputo meno della violazione
del diritto ad avere una propria opinione politica, nemmeno rilevata
dai molti attivisti ed organizzazioni dei diritti umani. Il più recente
esempio di questa violazione è stata l’espulsione del leader del
Partito comunista dall’università nella quale stava lavorando.Vale a
dire Goran Markovic, presidente del grande consiglio del Partito
Comunista dei Lavoratori di Bosnia Herzegovina, che ieri è stato
estromesso dall'università privata dove lavorava come professore
assistente per sociologia.
Sei mesi fa, durante la campagna elettorale in Bosnia Herzegovina,
quando il compagno Markovic capeggiava la lista del suo partito per le
elezioni municipali, iniziarono i problemi. Dopo che aveva fatto un
intervento alla TV, le autorità dell’università tennero riunioni
riservate nelle quali decisero di espellerlo dall'università. In
considerazione del fatto che la Legge sul Lavoro ricusa la possibilità
di violazione del diritto al lavoro sulla base di convinzioni o
appartenenze politiche di un lavoratore, le autorità universitarie
hanno cercato una scusa formale per allontanare il compagno Markovic.
Sapendo che non era possibile espellerlo senza che l'università
corresse il grande pericolo di dover rispondere in giudizio, le
autorità universitarie proposero al compagno Markovic di firmare un
accordo di rottura del rapporto di lavoro; che lui rifiutò. Dopo di
che, egli fu invitato a due colloqui col proprietario dell'università.
Il proprietario è un serbo che lasciò la Jugoslavia trenta anni fa ed
andò negli Stati Uniti; là stabilì contatti con l’emigrazione fascista
serba, attorno alle organizzazioni cetniche e accumulò un grande
capitale. All'inizio della guerra in Jugoslavia ritornò e cominciò a
fare investimenti. Dopo l’inizio del processo di privatizzazione, usò i
buoni collegamenti con l’élite politica per garantirsi un maggior
capitale, comprando a basso costo le imprese di proprietà statale. Uno
dei suoi più grandi successi su questo piano fu l’acquisto della “Banca
Semberska” (ora Pavlovic International Bank) ad un prezzo di tre volte
inferiore. Dopo questo acquisto “riuscito”, licenziò molti lavoratori
e, a quelli che conservarono il posto di lavoro, tagliò il salario.
Il proprietario dell'università Slobodan Pavlovic volle sapere le
ragioni per cui il compagno Markovic era diventato un comunista e se
fosse possibile per lui dimettersi dal partito. Precedentemente anche
qualche professore aveva parlato con Markovic, dicendogli che la vera
ragione della sua espulsione dall'università era la sua convinzione
comunista. Lo consigliarono di scrivere un lettera nella quale
ammetteva l’errore di essere un comunista, con la promessa che avrebbe
smesso l’attività politica. Dopo che il compagno Markovic rifiutò di
ammettere “l’errore" e di condannare il suo partito e se stesso, il
proprietario dell'università disse che per Markovic non sarebbe più
stato possibile restare all'università, perché “come comunista lui non
poteva istruire i ragazzi” e che, se il comunismo avesse vinto, lui
avrebbe perso il suo capitale.
Considerando il fatto che tutte le mosse fatte dalle autorità
universitarie, così come dal proprietario dell'università, sono state
illegali e incostituzionali, che sono un’espressione di tirannia in
flagrante violazione dei diritti umani, il compagno Markovic ha deciso
di continuare la sua lotta contro questi atti illegali e di tentare di
affermare i suoi diritti attraverso un processo legale di fronte alla
corte.
Traduzione dall’inglese BF
24 MARZO -- VI ANNIVERSARIO DELLA AGGRESSIONE
DELLA N.A.T.O. CONTRO LA R.F. DI JUGOSLAVIA
https://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm
Sul nostro sito internet stiamo raccogliendo la documentazione
essenziale sui crimini commessi, sulle denunce insabbiate, sulla
degenerazione del dibattito politico e culturale anche a sinistra in
occasione della prima "guerra umanitaria" scatenata nel cuore
dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ
--------------------------------------------------------
Fonte / SOURCE:
http://www.artel.co.yu/en/reakcije_citalaca/2005-03-21.html
---
www.resistenze.org - associazione e dintorni - forum di belgrado -
italia - 24-03-05
24 marzo 2005
Sesto anniversario dell’aggressione della NATO alla Repubblica Federale
di Jugoslavia
Questo mese , e più esattamente il 24 marzo 1999, ricorrono 6 anni
dall’inizio dell’aggressione NATO alla Repubblica Federale di
Jugoslavia.
Durante questa aggressione, che è durata 78 giorni, migliaia sono state
le vittime, un gran numero sono state feriti e resi invalidi
permanentemente.
La rete stradale e ferroviaria è stata distrutta, altrettanto un gran
numero di fabbriche, di scuole, ospedali, installazioni
petrolchimiche, di monumenti e siti culturali.
Il danno diretto è stato stimato in 100 miliardi di dollari americani.
Intere regioni della Serbia e in particolar modo, il Kosovo sono stati
inquinati a causa dell’uso dell’uranio impoverito.
Le conseguenze per la popolazione e soprattutto per i nuovi nati si
manifestano in orrende malformazioni che si acutizzeranno con il
passare del tempo.
L’aggressione della NATO contro la R. F. di Jugoslavia rappresenta un
colpo senza precedenti all’ordine giudiziario internazionale, ai
principi delle relazioni internazionali e alla carta delle Nazioni
Unite.
A seguito delle motivazione e delle sue conseguenze , quest’aggressione
rappresenta l’avvenimento globale più importante dopo la Seconda
Guerra Mondiale.
Si è trattato di una guerra contro l’Europa, le cui conseguenze si
iniziano solo ora a intravedere
Questa aggressione contro la Jugoslavia ha lastricato la strada per
l’utilizzo unilaterale della forza nelle relazioni internazionali ed ai
successivi attacchi all’Afghanistan ed all’Iraq, e permane nell’aria la
domanda : chi sarà il successivo???
Durante questa aggressione una stretta alleanza tra la NATO e
l’organizzazione terroristica, chiamata armata di liberazione del
Kosovo (UCK) è stata consolidata.
Le conseguenze di questa alleanza si manifestano tuttora attraverso la
continuazione del terrorismo contro la popolazione serba ed ogni altra
popolazione non albanese in Kosovo e Metohia , attraverso la
distruzione dei monumenti della cultura cristiana e continua la pulizia
etnica contro i serbi ed ogni altra popolazione non albanese.
La dimostrazione più evidente di tutto quanto sopra descritto sono gli
avvenimenti accaduti dal 17 al 19 marzo 2004, quando i terroristi
albanesi hanno cacciato molte migliaia di serbi dalle proprie case e
distrutto altre 35 chiese e monasteri serbi risalenti al medio evo.
Le conseguenze di questa aggressione sono molteplici :
- mantenimento dei collegamenti e di cellule dormienti di Al Qaeda nei
Balcani.
- impossibilità a tutt’oggi del rientro in Kosovo di 250.000 tra serbi
e altre minoranze non albanesi, che sono stati cacciati dopo l’arrivo
dell’UNMIK e della KFOR.
Nemmeno uno dei 150, tra chiese e monasteri, che sono stati distrutti,
dal 10 giugno 1999, è stato ricostruito e tutto ciò malgrado le
promesse fatte.
La tesi della frustrazione degli albanesi del Kosovo è inventata e
imposta con l’obiettivo di giustificare tutto quello che è successo e
di promuovere il piano di separazione del Kosovo e Metohia dalla Serbia
, con il fine ultimo di creare la grande Albania a scapito della
Serbia, del Montenegro, della Macedonia e della Grecia.
Gli albanesi del Kosovo non possono essere frustrati, questa tesi è
propagandata per facilitare la realizzazione dei piani per cambiare
frontiere internazionalmente riconosciute nei Balcani.
Perché nessuno parla mai delle frustrazioni dei serbi, in particolare
di quelli del Kosovo e Metohia e delle frustrazioni dei 250 mila
rifugiati che non possono tornare alle loro case ?
Sono tutti indifferenti nei confronti di tutto ciò ?
I Balcani, la Serbia e il Montenegro necessitano di pace, di stabilità
e di sviluppo.
Tutto ciò è possibile solo nel rispetto delle frontiere esistenti.
Prima del preteso status finale del Kosovo e Metohia si deve assicurare
il ritorno in questa regione della Serbia del sud, dei 250.000 serbi
cacciati dopo il 10 giugno 1999.
Forum di Belgrado, Per un mondo di uguali
Attacchi ai civili
Durante l’aggressione NATO contro la Repubblica Federale di Jugoslavia
dal 24 marzo al 10 giugno 1999, l’aviazione della NATO ha effettuato
numerosi attacchi , bombardando civili e obiettivi non militari.
Molti bambini sono periti durante questi attacchi, e sono anche morti
molti malati ricoverati negli ospedali, passanti, persone nelle strade,
nei mercati, nelle colonne dei profughi.
Sono stati distrutti ospedali, abitazioni, scuole, ponti, chiese,
monasteri.
Questi attacchi sono stati cinicamente definiti dagli ufficiali della
NATO come danni collaterali, benché si trattasse di attacchi il cui
obiettivo era di distruggere il morale della popolazione con
l’intimidazione intenzionale come strumento.
Ecco alcuni esempi di bombardamenti in cui le vittime sono stati i
civili :
4 aprile : stazione di riscaldamento urbano a Belgrado (un morto)
12 aprile : treno viaggiatori nella gola di Grdelica (20 morti)
14 aprile : una colonna di profughi in Kosovo (73 morti)
23 aprile : la sede della Radio-Televisione di Serbia (16morti)
1 maggio : un ponte in Kosovo (39 morti)
3 maggio : un bus nei pressi del villaggio Savine Vode in Kossovo (17
morti)
7 maggio : la città di Nis (17 morti)
8 maggio : un ponte a Nis (2morti)
13 maggio : un campo profughi in Kosovo (tra 48e 97 morti)
19 e 21 maggio : la prigione Durava nel Kosovo (23 morti)
30 maggio : il ponte nella città di Varvarin sul fiume Morava, durante
una festa religiosa (10 morti tra i quali una liceale Sanja Milenkovic
e un prete della locale chiesa)
Non è che un piccolo numero delle vittime civili dell’aggressione NATO.
Come esseri umani e come popolo, noi abbiamo un obbligo morale di
rendere omaggio a queste vittime e a tutte le altre vittime
dell’aggressione.
In questa lunga lista di vittime menzioniamo la piccola Milica Rakic,
una bimba di 2 anni della periferia di Belgrado, così come le piccole
vittime della bombardamento della sezione infantile dell’ospedale
Misovic a Belgrado e molti altri.
Ricordiamo anche le migliaia e migliaia di feriti che sono ancora tra
noi, sovente senza il minimo necessario per la sopravvivenza.
Forum di Belgrado
Per un Mondo di uguali
Traduzione di I. Vaglio per Forum di Belgrado Italia
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24 MARZO -- VI ANNIVERSARIO DELLA AGGRESSIONE
DELLA N.A.T.O. CONTRO LA R.F. DI JUGOSLAVIA
https://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm
Sul nostro sito internet stiamo raccogliendo la documentazione
essenziale sui crimini commessi, sulle denunce insabbiate, sulla
degenerazione del dibattito politico e culturale anche a sinistra in
occasione della prima "guerra umanitaria" scatenata nel cuore
dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ
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Torino 14 aprile alle 21
presso l'Unione Culturale - Via CesareBattisti 4
SI TERRÀ LA STESSA CONFERENZA CON GHIORGOS GATOS
Inizio del messaggio inoltrato:
> Da: Coord. Naz. per la Jugoslavia
> Data: Dom 27 Mar 2005 12:35:58 Europe/Rome
> Oggetto: [JUGOINFO] Condove (TO) 12/4: LA GRECIA DEI COLONNELLI
>
>
>
> From: borisbellone @tin .it
>
> cari amici, importante ed interessante conferenza a Condove!
>
> INVITO
>
> 12 Aprile alle ore 21
>
> presso il Cinema Comunale di Condove
>
> (organizzata dall'Associazione Culturale Piemonte-Grecia "Santorre di
> Santaros"
>
> nell'ambito del Valsusa Film Fest)
>
> LA GRECIA DEI COLONNELLI (21 aprile 1967 - 24 luglio 1974)
>
> INCONTRO CON GHIORGOS GATOS, giornalista di politica interna ed estera,
>
> rifugiato politico a Torino durante la dittatura - autore del
>
> libro "Politecnico '73 - Reportage dalla storia".
>
> Interviene Amalia Kolonia neogrecista dell'Università degli Studi di
> Milano.
>
> Animazione teatrale ispirata alla rivolta degli studenti del
> Politecnico -
>
> Regia di Emanuela Capurso.
>
> proiezione di materiale cinematografico, musica, danza.
>
> Bio-bibliografia di Ghiorgos Gatos
>
> Ghiorgos Gatos, redattore di politica interna ed estera, analista e
> articolista, è nato ad Amfissa nel 1931.
>
> Ha studiato alla Facoltà di Giurisprudenza di Atene e ha seguito
> seminari e corsi di scienze politiche e storico sociali in Italia e in
> Francia. Si è occupato di reportage politico e storico e della ricerca
> storica e sociopolitica sulla Grecia moderna. E’ stato autore di grandi
> servizi giornalistici come corrispondente nelle dittature dell’America
> Latina, in Nicaragua, Cile, Cina, Corea, nell’Unione Sovietica e in
> Polonia, nei Paesi dell’Europa Orientale ed occidentale, dell’Estremo e
> del Medio Oriente, in Austria e in Africa, e ha raccontato grandi
> avvenimenti politici internazionali, come il Ventisettesimo Congresso
> del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, gli incontri
> Reagan-Gorbaciov e altri…Ha preso parte a forum e a molti congressi
> internazionali e ha svolto grandi inchieste giornalistiche su vari temi
> temi: sul ruolo della monarchia greca (“Dimocratikì Allaghi”) e sul
> revisionismo della storia greca (“Ta Nea”) sulle dittature
> latino-americane (“Ethnos”).
>
> Redattore della voce sulla storia della Grecia moderna per le
> enciclopedie “Papiros Larousse”, “Enciclopedia Sovietica” e per il
> “Dizionario Biografico Universale”. Ha pubblicato studi e saggi sulle
> riviste: “Rivista d’arte”, “Epoche”, “Contro”, “Tempo”, “Quaderni”,
> “Lettere Etoliche” ed altre… E’ stato capo redattore del periodico
> della Gioventù Lambrakis, “I quaderni della Democrazia”. Ha lavorato
> nei giornali: “Avghì”, “Dimocratikì Allaghi”, “Rizospàstis”, “Ta Nèa” e
> “Ethnos”. Ha collaborato con la stampa d’opposizione alla dittatura dei
> colonnelli, i giornali “Patria Libera” e “Grecia Libera” a Roma.
>
> Durante la dittatura militare fu condannato e privato della
> cittadinanza greca. E’ stato rifugiato politico a Torino e, in questo
> periodo, ha tra l’altro organizzato e diretto la Biblioteca “Pablo
> Neruda” di Grugliasco. Da ultimo ha organizzato la Biblioteca di
> Anfissa.
>
> Ha pubblicato i volumi:
>
>
> - “Scritti inediti dei Grivas” – Atene 1963
>
> - “Alexandros Delmùzos e il suo tempo”- Atene 1964
>
> - “Memorandum inedito di Alessandro Delmuzos ad Eleuterio
> Venizelos”- Atene 1964
>
> - “Storia di Yannina” – Atene
> 1965
>
>
>
> - “La Polonia: punto e a capo” – Atene 1983
>
> - “Politecnico 1973 – Reportage dalla storia” Prima ed. Atene
> 1983, ultima Atene 2004
>
> - “Missione Perestroika – Tre versioni: Unione Sovietica, Cina
> popolare, Nicaragua”
>
> – Atene 1989
>
> - “La grande passione del demoticismmo educativo: 41 lettere di
> Dimitris Glinoòs ad
>
> – Alessandro Delmuzos”- Atene 2003
>
> - Con altri autori “Yannis Ritsos: Epitaffio Makronissos”
> edizioni Guanta– Parma 1970
>
>
(RKP-BIH - http://www.rkp-bih.cjb.net ), Goran Markovic, ha perso il
suo lavoro da informatico all'Universita' (privata) di Bijeljina perchè
è comunista.
È opportuno inviare lettere di protesta all'indirizzo univerzitet @
slobomirp.com , e per conoscenza a gmarkovic @ rstel.net.
Come modello si può usare il seguente:
<< To the University Authorities
We have received news of the sacking of Goran Markovic from his
position as teaching assistant at your university. We understand that
the reasons for this are his political ideas and affiliations. The
Labour Act of your country prohibits the violation of the right to work
on the basis of political conviction or membership in a political
party. What you have done is a denial of Markovic’s basic rights. We
are taking this issue up in our country and call on you to withdraw
this act of blatant victimisation and reinstate Markovic in his
position.
Yours... >> ]
*WCP** of **Bosnia** & **Herzegovina**, CP Leader Expelled From the
University***
*-------------------------------------------------***
*From:* *Workers’ Communist Party* *of **Bosnia & Herzegovina, **Sat.,
Mar. 19, 2005***
http://www.rkp-bih.cjb.net , mailto:gmarkovic@...
================================================
*Communist Party Leader Expelled From The University*
Bosnia and Herzegovina could hardly be recognized as a democratic
state. Violence of basic human rights of nations, religions and trade
unionists has been known for many years. Until now, however, violence
of right to have own political opinion has been less known, although
not recognized by many human rights activists and organizations. The
newest example of such violence is expulsion of the Communist Party
leader from the university where he has worked. Namely, Goran Markovic,
President of the Main Board of the Workers’ Communist Party of Bosnia
and Herzegovina, yesterday was fired out from the private university
where he worked as a teaching assistant for sociology.
The problems occurred six months ago, during electoral campaign in
Bosnia and Herzegovina, when comrade Markovic headed list of his party
for municipal elections. After his speeches have been delivered on TV,
university authorities attended secret meetings where they decided to
expel him from the university. Considering the fact that the Labor Act
abandoned possibility of violence of right to work on basis of
political conviction or membership of an employee, university
authorities had to find formal excuse to fire out comrade Markovic.
Knowing that there is no possibility for expelling him without great
danger for the university to be sued, university authorities proposed
to comrade Markovic signing of agreement on rupture of employment
relationship, which he rejected. After that he was invited on two
interviews with the owner of the university. The owner is a Serb who
left Yugoslavia thirty years ago and went to the United States. There
he established contacts with Serbian fascist emigration around chetnik
organizations and made great capital. At the beginning of the war in
Yugoslavia he came back and started with investments. After the process
of privatization started, he used good connections with political elite
to earn more capital buying state owned enterprises cheaply. One of his
greatest successes on this plan was buying of “Semberska Bank” (now
“Pavlovic International Bank”) from Bijeljina for three times less
price. After this “successful” buying he fired many workers and cut off
salaries to those who reserved working places.
The owner of the university Slobodan Pavlovic wanted to know reasons
why comrade Markovic became a communist and whether it would be
possible for him to retreat from the party. Even few professors earlier
talked with comrade Markovic and told him that real reason for his
expulsion from the university is his communist conviction. They advised
him to write a letter in which he would admit his mistake of being a
communist with promise that he would quit political activity. After
comrade Markovic refused to “admit a mistake” and condemn his own party
and himself, the owner of the university said it would not be possible
for comrade Markovic to stay on the university anymore because “as a
communist he could not educate children” and that if communism wins he
would lose his capital.
Considering the fact that all activities taken by university
authorities as well as by the owner of the university have been illegal
and anti-constitutional, that they are flagrant violence of human
rights and expression of tyranny, comrade Markovic decided to continue
his struggle against these illegal acts and to try to achieve his
rights through legal process in front of the court.
*End*
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The Trial Of Dragoljub-Draza Mihailovic - 1946
STENOGRAPHIC RECORD AND DOCUMENTS FROM THE TRIAL OF DRAGOLJUB-DRAZA
MIHAILOVIC
published by the Union of the Journalists Associations of the
Federative People’s Republic of Yugoslavia
---
http://www.draza-mihailovic.net/article.php3?id_article=5
Our leitmotiv in creating this web site
Last update : on Sunday 27th March 2005
Entered by ROOT
Number of readers : 5
Since Dec. 21rst 2004, former members of the cetnik movement are being
granted by the Serbian parliament the right to retirement pensions and
benefits for their involvement during second world war.
This controversial rehabilitation of once war criminals has been set in
a time of general revisionistic approach of the second world war events
in Yugoslavia.
We decided to make this official and historical document on the trial
of draza Mihailovic (who was convicted with many other of his officers
of treason and war crimes by a yugoslav military court) public as a
counterpunch initiative in response to those who aim at hiding the
crimes commited by either the declared or hidden collaborators of the
Nedic regime during the years of nazi german occupation.
May this document be of help to the worldwide community of
peace-seeking people.
---
http://www.draza-mihailovic.net/sommaire.php3
The official transcript
Introduction
STENOGRAPHIC RECORD AND DOCUMENTS FROM THE TRIAL OF DRAGOLJUB-DRAZA
MIHAILOVIC
published by the Union of the Journalists Associations of the
Federative People’s Republic of Yugoslavia
On June 10, 1946, before the Military Council of the Supreme Court of
the Federative People’s Republic of Yugoslavia began the trial of 24
traitors and war criminals, including the leading
criminal,Dragoljub-Draza Mihailovic.
The trial took place in the Summer Hall of the Infantry Training School
at Topcider, and lasted till July 15, when sentence was passed. It was
attended every day by hundreds of men and women from Belgrade and other
parts of the country. A total of about 30000 persons attended this
trial. The accused were tried before the Military Council of the
Supreme Court of the Federative People’s Republic of Yugoslavia,
Composed of the President, Colonel Mihailo Djordevic and the members of
the Council, Lieutenant-Colonel Milija Lakovic and Lieutenant Mihailo
Jankovic, the secretary was Lieutenant Todor Popadic and the assistant
judges, Major Nikola Stankovic and Major Radomir Ilic. The prosecution
was represented by the Deputy Military Prosecutor of the Yugoslav Army,
Colonel Milos Minic, with his assistant Captain Milos Jovanovic.
The accused were Dragoljub-Draza Mihailovic, Dr. Stevan Moljevic Dr.
Mladen Zujovic, Dr. Zivko Topalovic, Djuro Vilovic, Radoslav-Rade
Radic, Slavoljub Vranjesevic, Milos Glisic, Slobodan Jovanovic, Bozidar
Puric, Dr. Momcilo Nincic, Petar Zivkovic, Radoje Knezevic, Dr. Milan
Gavrilovic, Zivan Knezevic, Konstantin Fotic, Dragomir-Dragi Jovanovic,
Tanasije-Tasa Dinic, Velibor Jonic, Djura Dokic, Kosta Musicki, Bosko
Pavlovic, Dr. Lazar-Laza Markovic and Dr. Kosta Kumanudi.
The following were tried in their absence: Slobodan Jovanovic and
Bozidar Puric, premiers of the emigrant government, Petar Zivkovic, Dr.
Momcilo Nincic and Dr. Milan Gavrilovic, ministers of the emigrant
government, Radoje Knezevic, minister of the court in emigration,
Konstantin Fotic ambassador of the emigrant government to the USA,
Major Zivan Knezevic, director of the military chancellery of the
presidium of the emigrant government, Dr. Zivko Topalovic and Dr.
Mladen Zujovic, political leaders of the Ravna Gora Cetnik
organization, who had fled abroad. All the accused were represented by
counsel, as follows:
Dragoljub-Draza Mihailovic, by the barristers Nikola Djonovic and
Dragic Joksimovic;
Djuro Vilovic, by Dr. Milan Omcikus, barrister;
Dragoljub-Dragi Jovanovic, by Slavko Dukanac, barrister;
Tanasije Dinic, by Dr. Bogoljub Jovanovic, barrister;
Velibor Jonic, by Milan Zivadinovic, barrister;
Djuro Dokic, by Dragoljub Joksimiovic, barrister;
Dr. Lazar Markovic, by Aleksandar NikoJic, barrister;
Dr. Kosta Kumanudi, by Dr. Friedrich Pops, barrister, all of which
were chosen by the accused themselves.
The other accused were defended by counsel chosen by the Court:
Radoslav Radic, by Lazar Vucetic, barrister; Slavoljub Vranjesevic and
Milos Glisic, by Blazo Radovic, barrister; Kosta Musicki, by Djordje
Ciric, barrister; Bosko Pavlovic, Radoje Knezevic, and Dr. Milan
Gavrilovic by Slobodan Subotic, barrister; Dr. Mladen Zujovic and Dr.
Zivko Topalovic, by Nikola Radovanovic, barrister, Slobodan Jovanovic,
by Milos Terzic, barrister; Bozidar Puric and Petar Zivkovic, by Pavle
Miljakovic, barrister; Dr Momcilo Nincic, by David Alkalaj, barrister,
and Zivan Knezevic and Konstantin Fotic, by Dragutin Tasic, barrister.
The trial of the traitors and war criminals in Tolpcider was attended
by more then 100 journalists of whom about 60 were from abroad,
representatives of all big world papers and agencies. Special
correspondents were sent by the agencies TASS, CTK, P AP , Reuter,
Associated Press, Agence France Presse, United Press, Overseas News
Agency, International News Service, the Jewish News Agency, Tele Press,
the Albanian Telegraph Agency and ,the newspapers: Pravda Izvestia,
London Times, Daily Worker, New York Times, New York Herald Tribune,
News Chronicle, Daily Express and others. In order to facilitate speedy
communication for the foreign journalists, who had come from the USSR,
Bulgaria, Poland, Czechoslovakia, the United States of America, Great
Britain, France, China, Hungary, Roumania, Denmark and other countries,
a special office for telegraph and telephone service was established at
Topcider .
The entire proceedings of the trial were translated into Russian,
French and English, so that the foreign correspondents were enabled to
follow directly every word of the Court and the accused. In this way
the correspondents were able to send to their agencies and editors
their reports’ on statements and facts, which had been heard in Court a
few minutes previously. Special correspondents of the papers of all the
People’s Republics of Yugoslavia were also present. The Belgrade Radio
Station transmitted the whole course of the proceedings, so that the
entire country and the world public could listen to every word
pronounced at this stupendous trial. Many hundreds of thousands of
persons throughout Yugoslavia listened with the greatest attention to
the transmission of the Topcider trial, in workshops, institutions,
houses and squares, in all towns and villages.
1. DA SE NE ZABORAVI: SEST GODINA POSLE AGRESIJE NATO (BEOGRADSKI FORUM)
2. RATNA ŠTETA I DVOSTRUKI ARŠINI (Oskar Kovac)
3. DA LI JE I PAMCENJE BOMBARDOVANO !? (Milos Markovic)
=== 1 ===
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-03-23.html
DA SE NE ZABORAVI: SEST GODINA POSLE AGRESIJE NATO
BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRABNIH
Beograd, 23. 03. 2005.g.
Agresija NATO na Saveznu Republiku Jugoslaviju, zapoceta 24. marta
1999. godine, bila je dogadjaj sa globalnim i regionalnim posledicama
koje se osecaju danas i koje ce opterecivati region Balkana dugi niz
godina u buducnosti. Napravljen je tezak presedan upotrebe najvece
vojne sile krsenjem Povelje UN, ignorisanjem Saveta bezbednosti i
grubim gazenjem osnovnih principa medjunarodnih odnosa.
U agresiji na SR Jugoslaviju korisceni su najveci moguci vojni
potencijali protiv jedne suverene evropske zemlje. Koriscena su
zabranjena oruzja, kao sto su: kasetne bombe u vecim naseljima,
grafitne bombe za razaranje elektro-mreze i oruzje sa nuklearnim
punjenjem (osiromasenim uranijumom), kojim su, posebno, dugotrajno
kontaminirani pokrajina Kosovo i Metohija i jug Srbije.
Godisnjica pocetka agresije je trenutak kada se svi ljudi mira,
razumevanja i dobre volje s najdubljim pijetetom secaju hiljada
neduznih zrtava te agresije, odajuci im duznu postu, gajeci nadu da se
to nikada i nigde ne ponovi.
Humanizam, kao najvisa vrednost civilizacije, obavezuje da se i ovom
prilikom posebno progovori o ugrozenosti covekove prirodne okoline,
izazvane razaranjem rafinerija (Pancevo, Novi Sad), hemijskih i
industrijskih postrojenja, sto je dovelo do dugotrajne kontaminacije
zemljista i voda. Najvecu opasnost za ljudski rod u ovom delu Evrope
predstavljaju trajne, gotovo neotklonjive posledice koriscenja oruzja
sa osiromasenim uranijumom. Posledice se vec osecaju u najrazlicitijim
deformitetima kod dece, novo-rodjencadi. Posledice su osetili i
pripadnici KFOR-a i UNMIK-a na Kosovu i Metohiji, o cemu stampa na
Zapadu, posebno u Italiji, otvoreno pise. Lanac posledica se nastavlja
i, po svemu, prosiruje.
U Beogradu o svemu tome uglavnom cute. Kao da se to tice nekoga drugog,
a ne prevashodno zitelja Srbije i Crne Gore. Otkuda ta “uranijumska
tisina”! Odgovorna, ozbiljna vlast bi morala da izadje pred javnost sa
celovitim izvestajem o posledicama upotrebe oruzja sa osiromasenim
uranijumom, sa vise-decenijskim, precizno uradjenim planom za
otklanjanje, ili, bar, za smanjivanje rizika po zdravlje stanovnistva
i, konacno – sa zahtevom prema zemljama – ucesnicama u agresiji za
naknadu svih troskova sanacije prirodne okoline. Takav prilaz ne
iskljucuje i siri, legitiman zahtev za nadoknadu ratne stete.
Sadasnja vlast u Beogradu polazi od toga da bi ovakvi prilazi i zahtevi
bili neugodni za vlade zemalja koje su dugotrajn o ugrozile
stanovnistvo Srbije i C rne Gore i cute. One smatraju da ce cutanjme
razvijati saradnju i prijateljske odnose sa tim zemljama, sto je velika
zabluda.
Posledice agresije, izvedene u savezu sa jednom teroristickom
organizacijom, kao sto je bila i ostala OVK, kako god se ona danas
zvala, su nastavljanje terorizma i sirenje organizovanog medjunarodnog
kriminala sa Kosova i Metohije, kao odskocne daske, prema Evropi.
Drasticnu posledicu predstavlja pogrom i etnicko ciscenje Srba i drugih
nealbanaca sa Kosova i Metohije u periodu od 10. juna 1999. godine do
dansnjeg dana. Zato se i dan-danas van Kosova i Metohije, u izbeglistvu
nalazi preko 250 hiljada Srba i drugih nealbanaca, zato nema njihovog
povratka, zato nema rekonstrukcije 150 unistenih i spaljenih crkava i
manstira i vise desetina hiljada srpskih porodicnih kuca i stanova.
Pri svemu tome siri se teza o frustraciji kosovskih Albanaca, ciji je
cilj priprema atmosfere za otcepljenje Kosova i metohije od Srbije.
Niko da se tome suprotstavi, niko da progovori ne o frustriranosti, vec
o direktnoj zivotnoj ugrozenosti Srba na Kosovu i Metohiji i onih koji
su otuda proterani.
Govori se o tzv. konacnom resenju za Kosovo i Metohiju. U beogradskim
medijima se licitira kako bi to resenje trebalo da izgleda. Razni
kvazi-intelektualci, ukljucujuci i visoke predstavnike srpske Vlade,
utrkuju se nudeci javno svoje “koncepte“, samo prividno razlicite, a u
sustini svi vode odricanju od Kosova i Metohije. Sve u ime evropejstva
i “strategije izvodljivost“ i priblizavanja evro-atlantskim
integracijama, - porucuju Srbiji najvisi srpski drzavnici iz Brisela, u
drustvu sa Havijerom Solanom, covekom koji je tacno pre sest godina
naredio pocetak agresije NATO pakta na Jugoslaviju. “Sve“- da li to
znaci i odustajanje od Kosova i Metohije.
Niko da kaze - dajte da se na Kosovo i Metohiju najpre vrati bar
polovina terorizmom proteranih Srba, da im se garantuju bezbednost,
imovina i egzistencija, – pa da onda pocnemo da razgovaramo o sadrzini
resenja.
Sve u svemu – posledice agresije NATO su siroko prisutne, posebno u
svesti naseg naroda, zatim u ekonomiji, kulturi, medijima, obrazovanju,
socijalnoj bedi, razaranju vojske..., ali je verovatno najteze sto nema
politike i politicara koji bi odgovorno radili na otklanjanju tih
posledica.
=== 2 ===
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-03-23_1.html
RATNA ŠTETA I DVOSTRUKI ARŠINI
Beograd, 22. mart 2005. godine
Oskar Kovac
Prošlo je pet godina od NATO agresije na Jugoslaviju. Taj akt je po
svojoj nelegitimnoj prirodi bio akt državnog terorizma. Svaki terorizam
rada novi terorizam, na koji se opet odgovara. Tako je terorizam
zakucao i na vrata SAD, pa one sada ratuju protiv terorizma svuda u
svetu gde postoji sirova nafta, gas ili znacajna geostrateška pozicija.
Posle 11. septembra 2001. godine , kada je u dve porušene zgrade
svetskog trovinskog centra i njegovoj okolini u Njujorku tragicno
poginulo 3000 ljudi, svi normalni ljudi sveta su osecali saucešce.
Razvijene zemlje su angažovale znacajna sredstva za brzo saniranje
situacije. Organizacija za ekonomsku saradnju i razvoj (OECD) odmah je
sabrala sve procene neposredne štete i pokušala da sagleda srednjerocne
posledice ne samo za SAD, nego i za svetsku privredu.
Po metodologiji privrednih bilansa, uništenje zgrada stvorilo je oko 14
milijardi dolara štete privatnoj privredi, 1,5 milijardi $ državi i
lokalnim državnim preduzecima, i 0,7 milijardi $ federalnoj vladi.
Troškovi spasavanja i rašcišcavanja prostora procenjeni su na 11
milijardi dolara. Ukupna neposredna šteta iznosila je 27,2 milijarde $.
Da bi se sprecio raspad finansijskih tržišta, Federalni rezervni sistem
je u privredu pustio ogromnu kolicinu likvidnosti i neprekidno snižavao
eskontnu stopu, što su sledile i centralne banke razvijenih zemalja.
Evropska centralna banka, centralne banke Velike Britanije i Kanade
pomogle su i jednomesecnom podrškom (svop linijama) u iznosu od oko 90
milijardi dolara.
Sve prognoze privrednih kretanja za SAD odmah su revidirane i uglavnom
su ocenjivale da ce BDP SAD biti manji za 0,5% u 2001. i za 1,2% u
2002. godini. Kumulativan gubitak iznosio bi do kraja 2003. godine oko
500 milijardi dolara.
Da podsetimo, u 1999. godini u Srbiji je gubitak BDP zbog NATO agresije
iznosio oko 25%. Poginulo približno isto toliko ljudi kao u SAD.
Medutim žrtva od 3000 ljudi u Srbiji, preracunato na dimenzije SAD,
isto je kao da je u SAD poginulo 87.183 ljudi! Srazmerno gledano, broj
žrtava u Srbiji je blizu trideset puta veci nego u SAD. Ipak je,
direktna i indirektna, šteta u SAD procenjena na pet puta veci iznos od
onog u Srbiji gde je cela teritorija bila pod neljudskim bombardovanjem.
Na osnovu potpune fizicke evidencije su ucinjene preliminarne procene
materijalne štete koje pokazuju da ona prevazilazi iznos od 100
milijardi americkih dolara (Savezno ministarstvo za inostrane poslove,
1999, str. 2.).
Posledice NATO agresije na Jugoslaviju, nažalost, još uvek traju, a sa
njima raste i ratna šteta. To znaci da je zemlja suocena ne samo sa
posledicama šteta nastalih u toku bombardovanja nego i sa nastankom
novih šteta koje se neprekidno nanose njenoj privredi i stanovništvu u
pokrajini Srbije, Kosovu i Metohiji. Zemlje NATO, uz više nego
blagonaklonu podršku potpuno diskreditovanih glavnih prestavnika
Ujedinjenih nacija, svakodnevno pomažu otimanju i uništavanju imovine
preduzeca i gradana od strane albanskih terorista, kao i gradana
Albanije dovedenih na Kosovo zajedno sa medunarodnom mafijom. Pošto se
ove štete nanose u vreme odgovornosti Ujedinjenih nacija na Kosovu,
Srbija i Crna Gora bi za njihovo otklanjanje i dovodenje stvari u
predašnje stanje trebalo da podnese zahtev u odnosu na Ujedinjene
nacije.
Nacin na koji se "medunarodna zajednica" odnosi prema ratnoj šteti koju
je NATO naneo Srbiji najbolje pokazuje postojanje dva aršina. Pritisak
na sadašnji režim u Srbiji da povuce tužbe protiv zemalja NATO kod
Medunarodnog suda pravde pokazuje da su tužbe opravdane.
Jedini nacin da se ratna šteta naplati jeste ostajanje pri tužbama
protiv zemalja NATO pred Medunarodnim sudom pravde, uz neprekidno
ažuriranje i kompletiranje dokumentacije. Pošto je država dužna da
štiti interese gradana i u inostranstvu, svaka agilnija vlada koja
poštuje svoj narod, morala bi da pruži svu potrebnu pomoc svojim
gradanima da i pojedinacno podnose tužbe za nadoknadu štete zbog
povrede svojih materijalnih i drugih prava Sudu za ljudska prava Saveta
Evrope. Kada bi tamo stiglo nekoliko stotina hiljada tužbi, niko se
prema njima ne bi mogao neodgovorno ponašati.
=== 3 ===
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-03-24.html
DA LI JE I PAMCENJE BOMBARDOVANO !?
Beograd, 22. 3. 2005.god.
Milos Markovic
U prolece 1999. u Srbiji je sve bombardovano: deca, ljudi, hrana, voda,
cvece, voce, struja, putevi, mostovi, skole, manastiri, fabrike,
bolnice, jednostavno – sve! Sve ovozemno i vidljivo! Nema potrebe za
nekom klasifikacijom i sistematizacijom, po bilo kojim merilima.
Dovoljno je, a i apsolutno tacno, reci – nema toga sto nije
bombardovano! cak i simboli!
Moglo bi se reci da je, naknadno i na poseban nacin, bombardovano
pamcenje i secanje na samo bombardovanje! Zrtvi je oduzeto pravo da
govori o zlocinu nad sobom, a cutanje o tome nametnuto kao politicka
obaveza prvoga reda. Takav oblik zastite zlocina i zlocinaca kao da
predstavlja novi politicki izum sa kojim se zavrsava 20. a pocinje 21.
vek. Moglo bi se reci da je to prinudno zaboravljanje i cutanje
nametnuto kao osnovna lekcija iz aktuelne demokratije, takozvanih
ljudskih prava i sloboda.
Kakva solidarnost sa zlocinima i zlocincima!
Ipak, iz sveukupnosti bombardovanog, da izdvojimo samo jednu oblast,
onu koja se obicno oznacava kao “elektronski mediji”, ili, metaforicki
receno – oci i usi jednog naroda.
- Petog aprila 1999. bobardovan je i potpuno unisten TV-relej RTS-a na
planini Gucevo.
- U noci izmedju 5. i 6. aprila, bombardovan je i potpuno unisten
TV-relej “Crveni Cot”, na Fruskoj gori.
- U zoru, 8. aprila raketama je dokrajcen, vec ranije bombardovani
repetitor RTS-a na vrhu Tornika, nedaleko od Zlatibora.
- U noci izme|u 9. i 10. aprila unisten repetitor i zgrada RTS-a na
Golecu, nedaleko od Pristine.
- Postanski i tv-repetitor na Gazi-mestanu, nedaleko od Pristine,
unisteni 13. aprila.
- Istog dana (13. 4.) po prvi put bombardovana satelitska stanica
“Jugoslavija”, u selu Prilike, nedaleko od Ivanjice.
- TV predajnik “Ov~ar”, nedaleko od ^a~ka, raketama uni{ten 15. aprila.
- Na planini Jagodnji, 15. aprila unisteni predajnici, zgrade i antene
Telekoma Srbije.
- U noci izmedju 16. i 17. aprila raketiran TV-predajnik i repetitor
Telekoma Srbije na planini Ceru.
- U zoru, 21. aprila bombardovana zgrada palate “Usce” na Novom
Beogradu u kojoj je bilo smesteno nekoliko radio i tv stanica.
- U noci izmedju 22. i 23. aprila bombardovana zgrada RTS-a u Beogradu.
Poginulo 16 zaposlenih. Unistena dragocena tv-dokumentacija.
- Velelepni toranj na Iriskom vencu bombardovan 27. aprila, a sutradan
potpuno unisten. Bio je tu i tv-predajnik velike snage.
- TV-toranj na Avali, jedan od simbola Beograda, bombardovan i potpuno
unisten 29. aprila.
- Zgrada RTS-a u Novom Sadu, bombardovana 4. maja. Istovremeno oboren i
njen veliku rtv-toranj.
- Repetitor PTV Politika, na Rudniku (Gornji Milanovac), srusen 8. maja.
- Na Vrsackom bregu, 11. maja, unisten antenski stub i nova zgrada
emisione tehnike i veza RTS-a.
- Ponovo je, 13. maja, raketirana zgrada RTS-a u Novom Sadu. Skoro sve
je unisteno.
- TV-predajnik na Gobelji (Kopaonik) – potpuno unisten.
- Dana 19. maja bombardovan repetitor Telekoma Srbije na planini Cer.
- Po trc}i put bombardovana i potpuno dokrajcena zgrada RTS-a u Novon
Sadu (29. maj).
- Na planini Besna Kobila (Vranje), 30. maja raketiran repetitor RTS-a.
- Istog dana bombardovan i tv-repetitor RTS-a na brdu Kozarica kod
Dimitrovgrada.
- Takodje 30. maja, u selu Stobline, opstina Obrenovac, sa vise
projektila unisten objekat kratkotalasnog centra Radio-Jugoslavije.
- Cetvrto bombardovanje istoga dana (30.maj), unistilo je predajnik
RTS-a u selu Zvecka kod Obrenovca.
- Treceg juna, sa cetiri rakete, unisten je tv-repetitor RTS-a na mestu
Koji Do (Opstina Trgoviste).
- Istog dana, sa dve rakete, unisten je predajnik RTS-a i uredjaji za
mobilnu telefoniju na Kopaoniku.
- Takodje 3. juna, sa tri projektila, unisten je repetitor RTS-a na
planini Besna Kobila (Vranje).
- Istog dana desilo se i cetvrto NATO bombardovanje radio-
televizijskog sistema Srbije. Na Cvijecevom Vrhu, na planini Rudnik,
rakete “Milosrdnog andjela” unistile su predajnike RTV Politika i
Mobilne telefonije Srbije.
Dakle, desetinama puta, sa stotinama razornih raketa, NATO sile su u
Srbiji unistavale ono sto je po svim medjunarodnim konvencijama –
zabranjeno!
Ovakav zlocin nad informativnim sistemom jedne zemlje istorija nije
zabelezila.Sila je pobedila pravo i pravdu, a laz istinu i
objektivnost. Svi zlocini koje sirom sveta sprovodi Amerika, pa i oni
ucinjeni u genocidnim razmerama nad srpskim narodom, opravdavaju se
lazima! Istu tragicnu sudbinu dozivljava i Irak, posto je razoren na
osnovu laznih tvrdnji da poseduje razorna oruzja. Laz, licemerje,
hipokrizija, neojezuitizam americkog politickog morala, ne mogu sakriti
nikakve parole o demokratiji, slobodi, pravu i pravdi koje ona,
navodno, siri svetom.
Ni bombardovanje, cak ni sama smrt, nisu poslednja kazna koju
Amerikanci priredjuju “novooslobodjenim i demokratizovanim” narodima.
Tamo gde nametnu svoju politiku i politicare, gde narod i drzavu dovedu
u servilni vazalski polozaj, oni odredjuju sta ce se misliti, sta ce se
pisati, sta ce se govoriti. Jednostavno, zrtve moraju obozavati svoje
zlocince.
Za sve zlocine koje je NATO pakt pocinio nad Srbijom, osudjen je samo
jedan covek! Dragoljub Milanovic tadasnji direktor RTS-a mora robijati
10 godina za sve pobrojane zlocine koje je NATO pocinio samo nad
informativnim sistemom Srbije. Novinari koji su preziveli bombardovanje
zgrade RTS-a, naknadno su kaznjeni, ostajuci, vecina njih, bez posla. A
za noc uzasa u zgradi koja se rusi i gori, za vecite postraumatske
posledice, dodeljene su im uvrede i ponizenja koja se nazivaju “naknada
za pretrpljeni dusevni bol”. A kako ta “nadoknada “ izgleda, po
aktuelnom pravu i pravdi, dovoljno je reci da je,prema pisanju stampe,
sadasnji direktor RTS-a, zbog “dusevnog bola” koji je pretrpeo zbog
pogresne informacije da je navodno uhapsen u demokratskoj akciji
“Sablja” , dobio sest puta vece obestecenje od onih koji su preziveli
pakao bombardovanja. On, istina, nikada nije ni jedan novinarski red
napisao protiv NATO bombardovanja.
Prvi direktor posle “oslobodjenja”, odnosno zauzimanja RTS-a, Nenad
Ristic, govoreci na godisnjicu bombardovanja rekao je: “Poginuli su
pravi profesionalci, a nisu poginuli novinari, urednici, komentatori i
propagatori!” Tako je veciti rukovodilac RTS-a, Nenad Ristic, znajuci
kome ce se udvarati, kritikovao (naravno, dobronamerno) NATO pakt, zbog
neefikasnosti, i izrazio osecanje nepravde sto nisu poginuli “novinari,
urednici, komentatori i propagatori”!
O tempora, o mores!
24 MARZO -- VI ANNIVERSARIO DELLA AGGRESSIONE
DELLA N.A.T.O. CONTRO LA R.F. DI JUGOSLAVIA
https://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm
Sul nostro sito internet stiamo raccogliendo la documentazione
essenziale sui crimini commessi, sulle denunce insabbiate, sulla
degenerazione del dibattito politico e culturale anche a sinistra in
occasione della prima "guerra umanitaria" scatenata nel cuore
dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ
--------------------------------------------------------
SIX YEARS LATER
1. CDSM-UK: London March 30th (change of venue)
2. FLASHBACK: NATO does not consider itself responsible for suffering
of civilians thus won't pay any damages (2004)
3. NEWS:
Six Years After 78-Day Terror Bombing Campaign: Serbian Nation, People
Pay Human, Material Costs / US Congressman Lantos Chooses Anniversary
To Promote Kosovo 'Independence' / Serbia-Montenegro Army Marks
Remembrance Day For Those Killed Defending Country Against NATO
Aggression / Kosovo Serbs Protest Sixth Anniversary Of NATO's War,
Dangerous Plight Today / Sixth Anniversary: Russian Foreign Ministry
Decries Ethnic Tensions, Unacceptable Conditions For Kosovo Serbs /
Russia Calls For Ensuring Rights Of Non-Albanian Population In Kosovo /
*Kosovo President* Applauds Sixth Anniversary Of NATO Onslaught, Says
Only Independence Would Be Better
=== 1. CDSM-UK ===
Da: ICDSM Italia
Data: Lun 28 Mar 2005 21:42:11 Europe/Rome
A: icdsm-italia @ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] CDSM-UK: London March 30th (change of venue)
Please note change of venue.
COMMITTEE TO DEFEND SLOBODAN MILOSEVIC – UK
http://www.free-slobo-uk.org
PUBLIC MEETING
School of Oriental & African Studies (Room G59)
University of London
Thornhaugh Street
off Russell Square
London WC1
Tube: Russell Square (Piccadilly Line)
WEDNESDAY 30th MARCH 7.30p.m.
Invited speakers include:
JOHN LAUGHLAND (Journalist & Author of 'The International Criminal
Tribunal:Guardian of the New World Order)
MISHA GAVRILOVIC (British/Serbian Alliance)
IAN JOHNSON (CDSM-UK)
THE AGGRESSORS SHALL NOT WRITE OUR HISTORY
Please note that Neil Clark (Journalist) will address the next London
meeting of the CDSM-UK in the autumn
=== 2. FLASHBACK ===
http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=28884&style=headlines
HINA (Croatia) - June 25, 2004
NATO “won’t pay damages”
PRISTINA – NATO won’t pay compensation to Kosovars who
suffered damage from its bombing raids in 1999, the
alliance’s secretary-general said today.
Jaap de Hoop Scheffer, in a letter to Kosovo Ombudsman
Marek Antony Nowicki, said that NATO had taken
measures to reduce the danger of direct damage and
would not take responsibility for collateral damage.
He noted that the bombing had been aimed at preventing
a mass violation of human rights by the Yugoslav
authorities and to protect the people of Kosovo from a
catastrophe.
The Kosovo ombudsman recently asked NATO to compensate
people who had suffered damage during its attacks.
---
http://www.tanjug.co.yu/
EYugWor.htm#NATO%20does%20not%20consider%20itself%20responsible%20for%20
suffering%20of%20civilians
Tanjug - June 25, 2004
NATO does not consider itself responsible for suffering of civilians
BELGRADE - NATO does not consider itself responsible
for any mental or physical damages suffered by
citizens during the air strikes on Kosovo and
Metohija, nor does it consider itself authorized to
provide any material compensation to such persons,
NATO Secretary-General Jaap de Hoop Scheffer said in a
letter sent to the office of the ombudsman for Kosovo,
Marek Novicki.
The ombudsman's office wrote to Scheffer on January 22
this year, on behalf of the numerous Serb families
whose members were victims of the consequences of the
NATO air strikes in 1999, asking him about
possibilities for remuneration for the suffered
losses, mental pain, or material damage.
=== 3. NEWS ===
Source: Rick Rozoff on yugoslaviainfo @yahoogroups.com
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http://www.blic.co.yu/danas/broj/E-Index.htm#3
Blic (Serbia and Montenegro) - March 23, 2005
Six years after air strikes
Today, six years ago, the armies of 19 countries, NATO
members, began air strikes on the Federal Republic of
Yugoslavia. The strikes lasted 11 weeks and according
to various estimations between 1,200 and 2,500 people
lost their lives in them.
The bombing of our country went on for 78 consecutive
days. It severely damaged the country's
infrastructure, industrial objects, schools, health
institutions, media houses and monuments of culture…
The bombing began on March 24 1999 shortly before
20.00 and was ordered by then NATO secretary general
Javier Solana.
There are different data about material damage caused
by the air strikes. Then authorities in Belgrade
estimated the damage to be about a hundred billions of
dollars (US) and requested from NATO members to
compensate it. A group of G17 Plus economists
estimated the damage to be 29.6 billion dollars.
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http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=31633&style=headlines
Beta (Serbia and Montenegro) - March 23, 2005
US congressman predicts independence
WASHINGTON D.C. - US Congressman Tom Lantos said that
Kosovo will, in the near future, become an independent
and sovereign state.
“This nation will have to accept responsibility for
guaranteeing complete and equal rights for all
citizens regardless of ethnicity and religion [sic].”
Lantos told Voice of America.
“The idea of this region, which is made up of 90
percent Kosovo Albanians [now], belonging to Serbia is
unrealistic. Kosovo will be a democratic country of
the EU, in which human rights will be respected. I
believe that European officials and the US have a
similar stance and that they will move together in
this direction.” Lantos said.
Lantos, a democrat from California, proposed a Kosovo
independence resolution at the beginning of the year
to the US Congress, and a similar one in October 2004
as well, which were in both instances strongly opposed
by the Serbian caucus and State Department officials.
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http://www.tanjug.co.yu/
EYug.htm#SCG%20Army%20marks%20Rememberance%20Day%20to%20victims%20of%20N
ATO%20aggression
Tanjug (Serbia and Montenegro) - March 24, 2005
SCG Army marks Rememberance Day to victims of NATO aggression
BELGRADE - The Serbia-Montenegro (SCG) Army on
Thursday marked Rememberance Day commemorating the
victims of the 1999 NATO bombing of the then Federal
Republic of Yugoslavia.
Ceremonies in Army commands, units and institutions
paid respects to its members killed during the defence
of the country during the NATO air strikes.
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http://www.tanjug.co.yu/
Tanjug (Serbia and Montenegro) - March 24, 2005
Protest over dramatic position of Serbs
BATUSE - About 200 Serbs in Batuse, marking the sixth
anniversary of the NATO air strikes on the then
Federal Republic of Yugoslavia, protested on Thursday
over the dramatic situation of the Serbs in Kosovo and
Metohija.
Almost six years after the international community
took over power in Kosmet, the position of the local
Serbs has drastically deteriorated on a daily basis,
the protesters said.
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Level of inter-ethnic tensions in Kosovo still high, Yakovenko
MOSCOW - A high level of inter-ethnic tensions and
unacceptable conditions for the life of the local
Serbs still exist in Kosovo, Russian Foreign Ministry
representative Alexander Yakovenko said on Thursday,
on the occasion of the fifth anniversary of the onset
of the NATO air strike campaign against the former
Yugoslav federation.
According to Yakovenko, the key task in this stage is
the meeting of the standards for Kosovo in the
priority directions, the securing of the rights of the
non-Albanian, primarily the Serb population, and their
security, as well as the realization of conditions for
the return and reintegration of refugees and
internally displaced persons.
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http://www.itar-tass.com/eng/level2.html?NewsID=1862428&PageNum=1
Itar-Tass - March 24, 2005
Russian foreign ministry concerned over Kosovo tension
MOSCOW - The Russian Foreign Ministry expresses
concern over the high level of inter-ethnic tension in
Kosovo, the ministry’s spokesman Alexander Yakovenko
said in connection with an anniversary of NATO bombing
of Yugoslavia.
The key task is “ensuring the rights of the
non-Albanian, primarily Serb, population, its
security, creating conditions for the return and
reintegration of refugees and internally displaced
people,” Yakovenko said.
....
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http://www.tanjug.co.yu/
Tanjug (Serbia and Montenegro) - March 24, 2005
Rugova congratulates citizens on anniversary of NATO air strikes
PRISTINA - Kosovo President Ibrahim Rugova said on
Thursday that this province "has achieved big progress
in all areas in the six years of freedom".
In a message to citizens on the occasion of the 6th
anniversary of the onset of the NATO bombardments of
the FR Yugoslavia, Rugova said that "the direct
recognition of Kosovo's independence would make that
progress even greater."
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24 MARZO -- VI ANNIVERSARIO DELLA AGGRESSIONE
DELLA N.A.T.O. CONTRO LA R.F. DI JUGOSLAVIA
https://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm
Sul nostro sito internet stiamo raccogliendo la documentazione
essenziale sui crimini commessi, sulle denunce insabbiate, sulla
degenerazione del dibattito politico e culturale anche a sinistra in
occasione della prima "guerra umanitaria" scatenata nel cuore
dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ
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cari amici, importante ed interessante conferenza a Condove!
INVITO
12 Aprile alle ore 21
presso il Cinema Comunale di Condove
(organizzata dall'Associazione Culturale Piemonte-Grecia "Santorre di
Santaros"
nell'ambito del Valsusa Film Fest)
LA GRECIA DEI COLONNELLI (21 aprile 1967 - 24 luglio 1974)
INCONTRO CON GHIORGOS GATOS, giornalista di politica interna ed estera,
rifugiato politico a Torino durante la dittatura - autore del
libro "Politecnico '73 - Reportage dalla storia".
Interviene Amalia Kolonia neogrecista dell'Università degli Studi di
Milano.
Animazione teatrale ispirata alla rivolta degli studenti del
Politecnico -
Regia di Emanuela Capurso.
proiezione di materiale cinematografico, musica, danza.
Bio-bibliografia di Ghiorgos Gatos
Ghiorgos Gatos, redattore di politica interna ed estera, analista e
articolista, è nato ad Amfissa nel 1931.
Ha studiato alla Facoltà di Giurisprudenza di Atene e ha seguito
seminari e corsi di scienze politiche e storico sociali in Italia e in
Francia. Si è occupato di reportage politico e storico e della ricerca
storica e sociopolitica sulla Grecia moderna. E’ stato autore di grandi
servizi giornalistici come corrispondente nelle dittature dell’America
Latina, in Nicaragua, Cile, Cina, Corea, nell’Unione Sovietica e in
Polonia, nei Paesi dell’Europa Orientale ed occidentale, dell’Estremo e
del Medio Oriente, in Austria e in Africa, e ha raccontato grandi
avvenimenti politici internazionali, come il Ventisettesimo Congresso
del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, gli incontri
Reagan-Gorbaciov e altri…Ha preso parte a forum e a molti congressi
internazionali e ha svolto grandi inchieste giornalistiche su vari temi
temi: sul ruolo della monarchia greca (“Dimocratikì Allaghi”) e sul
revisionismo della storia greca (“Ta Nea”) sulle dittature
latino-americane (“Ethnos”).
Redattore della voce sulla storia della Grecia moderna per le
enciclopedie “Papiros Larousse”, “Enciclopedia Sovietica” e per il
“Dizionario Biografico Universale”. Ha pubblicato studi e saggi sulle
riviste: “Rivista d’arte”, “Epoche”, “Contro”, “Tempo”, “Quaderni”,
“Lettere Etoliche” ed altre… E’ stato capo redattore del periodico
della Gioventù Lambrakis, “I quaderni della Democrazia”. Ha lavorato
nei giornali: “Avghì”, “Dimocratikì Allaghi”, “Rizospàstis”, “Ta Nèa” e
“Ethnos”. Ha collaborato con la stampa d’opposizione alla dittatura dei
colonnelli, i giornali “Patria Libera” e “Grecia Libera” a Roma.
Durante la dittatura militare fu condannato e privato della
cittadinanza greca. E’ stato rifugiato politico a Torino e, in questo
periodo, ha tra l’altro organizzato e diretto la Biblioteca “Pablo
Neruda” di Grugliasco. Da ultimo ha organizzato la Biblioteca di
Anfissa.
Ha pubblicato i volumi:
- “Scritti inediti dei Grivas” – Atene 1963
- “Alexandros Delmùzos e il suo tempo”- Atene 1964
- “Memorandum inedito di Alessandro Delmuzos ad Eleuterio
Venizelos”- Atene 1964
- “Storia di Yannina” – Atene
1965
- “La Polonia: punto e a capo” – Atene 1983
- “Politecnico 1973 – Reportage dalla storia” Prima ed. Atene
1983, ultima Atene 2004
- “Missione Perestroika – Tre versioni: Unione Sovietica, Cina
popolare, Nicaragua”
– Atene 1989
- “La grande passione del demoticismmo educativo: 41 lettere di
Dimitris Glinoòs ad
– Alessandro Delmuzos”- Atene 2003
- Con altri autori “Yannis Ritsos: Epitaffio Makronissos”
edizioni Guanta– Parma 1970
(ANSA) - GORIZIA, 21 MAR - Continua la battaglia a suon di scritte sul
versante sloveno e italiano del monte Sabotino, alle porte di Gorizia,
dove corre il confine tra Italia e Slovenia. Una battaglia realizzata
mediante l' opportuna sistemazione di pietre bianche in mezzo alla
vegetazione, per formare slogan visibili a distanza, che, sotto l'
apparenza della burla, rischiano pero' di rinfocolare - come ricordano
oggi ''Il Piccolo'' e il ''Corriere della sera'' - i mai del tutto
sopiti nazionalismi di queste zone. E' di poche ore fa, infatti, la
comparsa sul versante italiano del Sabotino della scritta ''W l'
Italia'', in evidente contrapposizione al ''Nas Tito'' (ovvero Nostro
Tito), che era tornato a campeggiare dal 5 marzo scorso sulla parte
slovena del monte. La scritta ''italiana'' e' stata realizzata 'ex
novo', non si tratta di un intervento di restauro come lo fu per il
''Nas Tito'', fatto ricomparire nel marzo dello scorso anno, dalla
vegetazione che lo stava inghiottendo, dopo che era rimasto nell' oblio
dagli anni Settanta, quando la scritta, lunga un centinaio di metri e
alta 25, era apparsa per la prima volta in occasione di un raduno della
gioventu' socialista, avvenuto a Nova Gorica. La scritta inneggiante al
Maresciallo Tito, corredata da una bandiera slovena, era poi stata
rinnovata il 30 aprile 2004, alla vigilia della cerimonia di Gorizia
per l' ingresso della Slovenia nell' Unione europea. Il 26 giugno 2004,
con un blitz notturno, ''Nas Tito'' venne trasformata in ''Nas Slo'',
sigla che indica la Slovenia. Poi, il 5 marzo scorso, la versione
originale della scritta e' tornata sul Sabotino. Il goriziano David
Peterin, di 23 anni, ha rivelato di esserne stato l' autore, assieme a
una cinquantina di persone. ''Non c' e' nessuna lettura politica
particolare - ha detto - ma semplicemente la volonta' di non
dimenticare quella che e' un' importante pagina di storia''. Il 19
marzo sul Sabotino si e' realizzata anche una beffa: qualcuno, di
notte, ha modificato la prima ''T'' del nome del Maresciallo jugoslavo
in una ''F'' e la seconda in una ''D''. Ed e' spuntato ''Nas Fido'',
come dire ''il nostro cagnolino''. L' ultimo atto e' avvenuto neanche
ventiquattr' ore dopo, con il ripristino di ''Nas Tito'' e la scritta
alternativa sul versante italiano. Sul rischioso ''gioco'' delle
scritte il sindaco di Gorizia, Vittorio Brancati, non si sbilancia.
Anche se le sue convinzioni ce l' ha. ''Le teste calde - ha osservato -
ci sono al di qua e al di la' del confine. Saranno quattro gatti. L'
importante e' isolarli ed emarginarli. Ne abbiamo parlato anche con il
sindaco di Nova Gorica, Mirko Brulc''. Ma la preoccupazione c' e',
perche' ''e' chiaro - ha aggiunto il primo cittadino - che tutte queste
azioni non vanno certamente nella direzione della collaborazione
transfrontaliera che faticosamente stiamo cercando di costruire''. Nel
maggio del 2004, in un' interrogazione, il deputato triestino di
Alleanza Nazionale Roberto Menia aveva chiesto ai ministri dell'
Interno e degli Esteri interventi per rimuovere la scritta sul monte
Sabotino. Nel giugno dello stesso anno un' imponente scritta, sempre
inneggiante a Tito, era stata ripristinata anche sul versante sloveno
del monte Concusso, nei pressi del valico confinario con l' Italia di
Basovizza, situato alla periferia di Trieste. (ANSA). CAU
21/03/2005 14:06
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Nasv Tito a Bagnacavallo
Di Moni Ovadia
Sul confine fra Italia e Slovenia ricompaiono da qualche giorno
bellicose scritte di tono nazionalista. C’era da aspettarselo:
revisionismi e nostalgie di casa nostra, del tutto illegittimi, hanno
prodotto quello che può essere considerato a tutti gli effetti il loro
frutto avvelenato.
Non va infatti dimenticato che è stata portata alla sensibilità delle
popolazioni slave, che hanno sofferto la brutalità nazifascista già a
partire dagli anni Venti, un’inutile e pretestuosa provocazione.
Una provocazione rappresentata da una retorica patriottarda, che non ha
lo scopo di rendere giustizia a ogni vittima, ma ha lo scopo politico
di raggranellare voti e di tentare una larvata riabilitazione
dell’esperienza fascista italiana. Un esempio di questa operazione
strumentale è stata l’imbarazzante fiction televisiva "La luna nel
pozzo".
Ma va chiarito che non ci sarà un’Europa libera e democratica, e noi
italiani non ne faremo parte nel modo che ci compete, finchè la nefanda
eredità del fascismo non sarà collocata nel posto che le spetta:
l’infamia morale senza remissione.
Il nazionalismo è l’ultimo rifugio dei peggiori mascalzoni. Non c’è
stata nella storia dell’umanità pestilenza peggiore, come il Novecento
ha dimostrato. Ma prima che venga usato dai mascalzoni, questo rifugio
viene preparato dai cretini. Si comincia imbrattando i muri, con
scritte di odio, con slogan improntati soprattutto alla
criminalizzazione dell’altro. E se questa è stata una devastazione nel
Novecento, immaginiamoci che cosa può essere oggi, mentre stiamo
costruendo l’Europa politica.
La separazione consensuale di Cechia e Slovacchia oggi si rivela
abbastanza insensata, visto che adesso entrambi gli stati siedono in
Europa. E che le vere sfide sono quelle della globalizzazione, del
multipolarismo. Bisogna entrare in relazione con i nuovi colossi
economico-politici, che sono la Cina e l’India.
Oggi sappiamo che l’essere umano è uno solo: ce l’ha spiegato la
scienza con la mappatura del genoma. Ma la Bibbia lo sapeva già
quattromila anni fa, quando ci diceva che tutti discendiamo da Adamo.
Oggi ogni forma di nazionalismo, prim’ancora che pericolosa, è dunque
insensata. La reazione ai processi di globalizzazione porta i soggetti
più deboli a reagire con isterie localiste.
A questo fenomeno ha dato una risposta geniale l’attore Ivano
Marescotti con il suo monologo "Bagnacaval". Nel quale si chiede:
perchè Emilia Romagna? Io voglio stare solo in Romagna. Poi ci pensa, e
distingue: però, quelli di Ravenna, via col Veneto; e quelli di Rimini,
via con le Marche.
Un pezzo alla volta, il protagonista stacca tutti i pezzi della
Romagna. Che finisce per coincidere con la sua città, Bagnacavallo. Poi
si accorge che di quella città la parte a Sud non gli piace: via anche
quella... Alla fine rimane solo casa sua, la sua famiglia: questa -
dice trionfante - è la Romagna.
Ma arriva il giorno in cui pensa che anche suo fratello, in fondo, è un
deficiente: allora via anche lui. Alla fine rimane solo, si guarda allo
specchio e dice: finalmente in Romagna, la vera autentica unica
Romagna. Adesso sì, dice con orgoglio, che sono in Romagna. Ma viene
colto da una leggera depressione e sibila: se non fosse che qualche
volta proprio non mi sopporto...
Moni Ovadia
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Ho inviato questo messaggio al sito di Rifondazione di Gorizia che ha
segnalato tra l'altro un articolo di Moni Ovadia sulla questione delle
scritte "Tito" sui monti sloveni che guardano verso Trieste:
Cari compagni,
ho letto gli articoli segnalati e mi è sinceramente spiaciuto dover
leggere nell'intervento di una persona che stimo sia come artista, sia
come analista di questioni politiche anche internazionali che "Sul
confine fra Italia e Slovenia ricompaiono da qualche giorno bellicose
scritte di tono nazionalista". Ora, io non comprendo dove stia la
"bellicosità" in una scritta a Tito (né d'altra parte, colgo sentimenti
"bellicosi" se ci si limita a scrivere "W l'Italia").
Temo che la "bellicosità" in tutta questa vicenda sia invece quella dei
commentatori dei giornali, perché mi sembra che si voglia fare di
episodi sui quali si potrebbe tranquillamente sorvolare delle questioni
internazionali, fuori luogo in un momento in cui invece dovremmo
pensare soltanto a come programmare un futuro comune tra popoli che
confinano tra di loro.
Saluti comunisti
Claudia Cernigoi - Trieste