Informazione
Militari all'estero
1. 10.000 militari italiani impegnati in operazioni all'estero ma solo
uno su 30 in missioni dell'ONU
2. Unione Nazionale Carabinieri: Per noi poco chiara la versione data
sulla morte del paracadutista Salvatore Marracino
Fonte: http://www.contropiano.org/doc_europa&russia.asp
=== 1 ===
10.000 militari italiani impegnati in operazioni all'estero ma solo uno
su 30 in missioni dell'ONU
I militari italiani impegnati in missioni all'estero, la cui proroga e'
stata votata dalla Camera, sono oggi 9.053, secondo dati aggiornati
allo scorso 21 febbraio. Complessivamente i nostri soldati sono
impegnati in 25 missioni distribuite in 18 paesi e tre aree
geografiche. Ma solo il 12% è impiegato in missioni effettivamente
delle Nazioni Unite. Diversamente da quanto riferito, la gran parte
sono impegnati in missioni militari della NATO o su base di accordi
bilaterali e multilaterali e non in missioni dell'ONU.
La maggioranza dei militari e' schierata nei Balcani: 4.364 in totale,
fra i quali 2.501 in Kosovo, 1.149 in Bosnia, 506 in Albania e 193 in
Macedonia. In Iraq i militari italiani sono 3.303. Il contingente e'
basato sulla Brigata 'Garibaldi', che a fine dicembre ha avvicendato la
brigata 'Friuli'. I soldati, oltre al controllo e al monitoraggio di
tutta la provincia di Dhi Qar, assegnata dalla coalizione al
contingente italiano, sono impegnati nella formazione delle forze di
sicurezza irachene - sono stati addestrati 5.000 poliziotti e 700
militari - e nella ricostruzione di infrastrutture, con centinaia di
progetti avviati e realizzati.
In Afghanistan, invece, sono complessivamente 655 gli italiani
impegnati nella Isaf, la Forza di stabilizzazione internazionale a
guida Nato. Sono impiegati una compagnia di sicurezza, uomini del
Genio, delle Trasmissioni, plotoni Nbc e artificieri.
Ad Enduring Freedom, la missione anti-terrorismo a guida americana,
l'Italia contribuisce con i 233 marinai che compongono l'equipaggio di
nave Zeffiro, che incrocia nel mare Arabico settentrionale, nel Golfo
persico e nel Corno d'Africa. Altra zona di impiego e' l'Eritrea, dove
sono 52 i carabinieri inseriti nella missione dell'Onu finalizzata al
rispetto della tregua e alla definizione dei confini contesi tra
l'Etiopia e l'Eritrea stessa. Infine 221 uomini sono distribuiti tra
Israele, India-Pakistan, Libano, Marocco, Egitto, Malta, Sudan, Senegal
e nella citta' di Hebron.
(15.03.2005)
=== 2 ===
Per noi poco chiara la versione data sulla morte del paracadutista
Salvatore Marracino
Unione Nazionale Carabinieri
E’ difficile per Noi del mestiere, credere che un esperto paracadutista
possa commettere una imprudenza simile, con la propria arma carica, per
giunta durante una esercitazione quando necessita la massima attenzione
e concentrazione. E’ già grave che simili incidenti si verifichino in
corso delle esercitazioni di routine in Italia, tra le reclute non
tanto esperte di armi, è gravissimo che ciò possa accadere in zona di
guerra, in Iraq appunto dove non c’è bisogno di esercitazioni di tiro
nei poligoni, essendo tutto l’Iraq un possibile poligono dove si spara,
e per davvero, più o meno per difendersi. Non crediamo quindi alla
versione fornita a caldo dai Comandanti di stanza in Iraq, e chiediamo
che si faccia chiarezza, ricordando che in Italia, quando si verificano
casi del genere, sia per “suicidi” di militari, che per morti a seguito
dell’esplosione del “fuoco amico” di qualche collega, si parla quasi
sempre di “ spiacevole incidente “ così escludendo responsabilità di
terzi nelle vicende. Non sarà il caso del paracadutista Marracino, ma
appare opportuno indagare ed a fondo su quanto accaduto, da parte di
organismi “esterni” e “ super partes” alle Forze Armate in causa, per
evitare qualsiasi distorsione della verità di cui è colma la Storia del
nostro Paese. Noi dell’Unione Carabinieri, continuiamo a ripetere da
tempo che il clima in Iraq, in cui vivono i nostri ragazzi, non è
affatto quello che arriva in Italia. Alla nostra Call Center, arrivano
di continuo telefonate di “preoccupazione” e di richiesta di “notizie”
certe, da parte dei familiari e dagli stessi militari che sono in Iraq
, i quali NON ci sembra che abbiano preso favorevolmente la scelta del
Governo Italiano di procrastinare quella che Noi continuiamo a definire
una “scellerata” Missione di guerra. Esprimiamo il nostro cordoglio
alla Famiglia dell’ultimo caduto, e garantiamo la nostra massima
dedizione a quel Contingente seguendo, da vicino ogni risvolto e dando
l’aiuto e l’informazione necessaria.
Per informazioni: Unac Presidenza : M.llo CC. Antonio SAVINO -
centralino 080.5238277 – 339.8430532 – Il Presidente Nazionale U.N.A.C.
Direttore de “La Rivista dell’Arma “ M.llo Ord.CC.® Antonio SAVINO
-U.N.A.C. - Unione Nazionale Arma Carabinieri -
(16.03.2005)
1. 10.000 militari italiani impegnati in operazioni all'estero ma solo
uno su 30 in missioni dell'ONU
2. Unione Nazionale Carabinieri: Per noi poco chiara la versione data
sulla morte del paracadutista Salvatore Marracino
Fonte: http://www.contropiano.org/doc_europa&russia.asp
=== 1 ===
10.000 militari italiani impegnati in operazioni all'estero ma solo uno
su 30 in missioni dell'ONU
I militari italiani impegnati in missioni all'estero, la cui proroga e'
stata votata dalla Camera, sono oggi 9.053, secondo dati aggiornati
allo scorso 21 febbraio. Complessivamente i nostri soldati sono
impegnati in 25 missioni distribuite in 18 paesi e tre aree
geografiche. Ma solo il 12% è impiegato in missioni effettivamente
delle Nazioni Unite. Diversamente da quanto riferito, la gran parte
sono impegnati in missioni militari della NATO o su base di accordi
bilaterali e multilaterali e non in missioni dell'ONU.
La maggioranza dei militari e' schierata nei Balcani: 4.364 in totale,
fra i quali 2.501 in Kosovo, 1.149 in Bosnia, 506 in Albania e 193 in
Macedonia. In Iraq i militari italiani sono 3.303. Il contingente e'
basato sulla Brigata 'Garibaldi', che a fine dicembre ha avvicendato la
brigata 'Friuli'. I soldati, oltre al controllo e al monitoraggio di
tutta la provincia di Dhi Qar, assegnata dalla coalizione al
contingente italiano, sono impegnati nella formazione delle forze di
sicurezza irachene - sono stati addestrati 5.000 poliziotti e 700
militari - e nella ricostruzione di infrastrutture, con centinaia di
progetti avviati e realizzati.
In Afghanistan, invece, sono complessivamente 655 gli italiani
impegnati nella Isaf, la Forza di stabilizzazione internazionale a
guida Nato. Sono impiegati una compagnia di sicurezza, uomini del
Genio, delle Trasmissioni, plotoni Nbc e artificieri.
Ad Enduring Freedom, la missione anti-terrorismo a guida americana,
l'Italia contribuisce con i 233 marinai che compongono l'equipaggio di
nave Zeffiro, che incrocia nel mare Arabico settentrionale, nel Golfo
persico e nel Corno d'Africa. Altra zona di impiego e' l'Eritrea, dove
sono 52 i carabinieri inseriti nella missione dell'Onu finalizzata al
rispetto della tregua e alla definizione dei confini contesi tra
l'Etiopia e l'Eritrea stessa. Infine 221 uomini sono distribuiti tra
Israele, India-Pakistan, Libano, Marocco, Egitto, Malta, Sudan, Senegal
e nella citta' di Hebron.
(15.03.2005)
=== 2 ===
Per noi poco chiara la versione data sulla morte del paracadutista
Salvatore Marracino
Unione Nazionale Carabinieri
E’ difficile per Noi del mestiere, credere che un esperto paracadutista
possa commettere una imprudenza simile, con la propria arma carica, per
giunta durante una esercitazione quando necessita la massima attenzione
e concentrazione. E’ già grave che simili incidenti si verifichino in
corso delle esercitazioni di routine in Italia, tra le reclute non
tanto esperte di armi, è gravissimo che ciò possa accadere in zona di
guerra, in Iraq appunto dove non c’è bisogno di esercitazioni di tiro
nei poligoni, essendo tutto l’Iraq un possibile poligono dove si spara,
e per davvero, più o meno per difendersi. Non crediamo quindi alla
versione fornita a caldo dai Comandanti di stanza in Iraq, e chiediamo
che si faccia chiarezza, ricordando che in Italia, quando si verificano
casi del genere, sia per “suicidi” di militari, che per morti a seguito
dell’esplosione del “fuoco amico” di qualche collega, si parla quasi
sempre di “ spiacevole incidente “ così escludendo responsabilità di
terzi nelle vicende. Non sarà il caso del paracadutista Marracino, ma
appare opportuno indagare ed a fondo su quanto accaduto, da parte di
organismi “esterni” e “ super partes” alle Forze Armate in causa, per
evitare qualsiasi distorsione della verità di cui è colma la Storia del
nostro Paese. Noi dell’Unione Carabinieri, continuiamo a ripetere da
tempo che il clima in Iraq, in cui vivono i nostri ragazzi, non è
affatto quello che arriva in Italia. Alla nostra Call Center, arrivano
di continuo telefonate di “preoccupazione” e di richiesta di “notizie”
certe, da parte dei familiari e dagli stessi militari che sono in Iraq
, i quali NON ci sembra che abbiano preso favorevolmente la scelta del
Governo Italiano di procrastinare quella che Noi continuiamo a definire
una “scellerata” Missione di guerra. Esprimiamo il nostro cordoglio
alla Famiglia dell’ultimo caduto, e garantiamo la nostra massima
dedizione a quel Contingente seguendo, da vicino ogni risvolto e dando
l’aiuto e l’informazione necessaria.
Per informazioni: Unac Presidenza : M.llo CC. Antonio SAVINO -
centralino 080.5238277 – 339.8430532 – Il Presidente Nazionale U.N.A.C.
Direttore de “La Rivista dell’Arma “ M.llo Ord.CC.® Antonio SAVINO
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(16.03.2005)
[ Lire cet article en Español:
Las ciencias de la dominación mundial
DENIS BONEAU*
Las ciencias de la comunicación, cuyo desarrollo ha dirigido la CIA a
partir de los años 50, han sido un instrumento esencial de la «guerra
psicológica» contra los gobiernos prosoviéticos y los países
resistiendo al dominio de los EEUU. En colaboración entre el ejército
US y los servicios secretos, los especialistas del comportamiento
ayudaron a recoger información sobre «el enemigo», a elaborar la
propaganda atlantista (OTAN), a prevenir el surgimiento de movimientos
de liberación hostiles a Washington, llegando incluso a servir de
consejeros a los expertos en torturas. Esta «alianza entre lo
científico y lo político» dio lugar a un dispositivo que aún se utiliza
hoy en día para difundir la voz de Estados Unidos por el mundo.
http://www.redvoltaire.net/article4110.html ]
http://www.reseauvoltaire.net/article15746.html
Guerre froide psychologique
Les sciences de la domination mondiale
Les sciences de la communication, dont le développement a été piloté
par la CIA à partir des années 50, ont constitué un instrument
essentiel de la « guerre psychologique » menée contre les gouvernements
pro-soviétiques et les pays susceptibles de basculer dans le camp
communiste. En collaboration avec l'armée et les services secrets, les
spécialistes du comportement ont contribué à collecter des informations
sur « l'ennemi », à élaborer la propagande atlantiste, à prévenir des
mouvements de libération hostiles à Washington, allant même jusqu'à
conseiller les experts de la torture. Cette « alliance entre le savant
et le politique » est à l'origine d'un dispositif encore utilisé afin
de diffuser la voix de l'Amérique dans le monde.
8 décembre 2004
À partir de 1945, les Présidents Harry Truman et Dwight Eisenhower
institutionnalisent les agences de propagande mises en place durant la
Seconde Guerre mondiale en leur assignant comme nouvelle mission de
combattre l'Union soviétique et ses républiques populaires satellites.
La stratégie générale élaboré par Truman et ses conseillers, nommée
« containment », consiste à bloquer l'expansion du communisme en
tentant notamment de contrôler les mouvements d'émancipation nationale
susceptibles de mettre au pouvoir des dirigeants pro-soviétiques. Ce
projet ambitieux nécessite la collaboration d'experts capables de
fournir des données géographiques, économiques, culturelles,
psychologiques et sociologiques exploitables par l'armée et les
services secrets. Dans ce contexte, certains spécialistes de
« sciences » du comportement, dont certains ont déjà été sollicités
contre le IIIe Reich, sont enrôlés dans les nouveaux services de
propagande de la Guerre froide.
Dès novembre 1945, le général John Magruder propose de confier au
service secret militaire un projet ambitieux de propagande « en temps
de paix » basé sur l'apport des sciences humaines. Mais son initiative
ne suffit pas à convaincre Truman qui décide le démantèlement de
l'OSS [1] dirigé par « Wild Bill » Donovan, protégé de Roosevelt. Selon
la même logique, le Bureau d'information de guerre (OWI) [2], accusé
d'avoir favorisé la réélection de Roosevelt en 1944, est dissout. En
janvier 1946, Truman installe le Groupe central de renseignement (CIG)
qui devient l'Agence centrale de renseignement (CIA) quelques semaines
plus tard. Les opérations inavouables - « propagande, guerre
économique, action directe préventive, sabotage, antisabotage,
démolition, subversion contre les États hostiles, assistance aux
mouvements de libération clandestins, guérilla, soutien des groupes
indigènes combattant les pays ennemis du monde libre… » sont confiées à
l'OPC [3], dirigé par un ancien de l'OSS, Franck Wisner. En théorie,
l'OPC dépend de la CIA ; en pratique Wisner, faiblement encadré par
George Kennan, dispose d'une liberté d'action conséquente. Une partie
notable des opérations de « guerre psychologique » est prise en charge
par l'OPC. Wisner recrute dans ce cadre des savants afin de collecter
des données, convertir des intellectuels « neutres » et bien entendu
élaborer la propagande atlantiste.
Qu'est ce que la guerre psychologique ?
Les opérations psychologiques désignent un ensemble très large
d'activités allant de la propagande radiodiffusée à la torture. Elles
nécessitent des connaissances approfondies sur les populations visées.
L'Armée de terre états-unienne, dans un document rédigé en 1948,
définit ainsi la « guerre psychologique » : « [Elle] emploie des moyens
physiques ou moraux autres que les techniques militaires orthodoxes,
qui tendent à :
a. Détruire la volonté et la capacité de combattre de l'ennemi.
b. Le priver du soutien de ses alliés.
c. Accroître au sein de nos troupes et de celles de nos alliés la
volonté de vaincre.
La guerre psychologique emploie toute arme susceptible d'influencer la
volonté de l'ennemi. Les armes sont psychologiques seulement par
l'effet qu'elles produisent et non en raison de la nature des armes
elles-mêmes. Ainsi, la propagande ouverte (blanche), secrète (noire) ou
grise - subversion, sabotage, opérations spéciales, guérilla,
espionnage, pressions politiques, culturelles, économiques et raciales
- sont considérées comme des armes utilisables [dans le cadre de la
guerre psychologique]. ». Afin de réaliser ce programme de « guerre
psychologique », les services secrets recrutent des spécialistes des
sciences du comportement aptes à inventer la propagande blanche
« simple, claire et répétitive » et noire destinée à provoquer dans le
camp de l'adversaire « le trouble, la confusion… la terreur ».
Projets Troy et Camelot
Le projet Troy consiste à mobiliser des chercheurs afin de définir les
différents moyens disponibles pour diffuser la « Vérité » (la
propagande états-unienne) derrière le Rideau de fer. L'objectif est de
renforcer le dispositif Voice of America (VOA), un réseau de
radiodiffusion créé par l'International Information Service (IIS), un
organisme mis en place par Truman dans le but de remplacer l'OWI. Voice
of America est une opération de propagande « blanche » ; son rôle est
de promouvoir les États-Unis (« Démocratie », « American way of life »,
« Liberté » sont bien entendu les principaux leitmotiv du discours de
VOA). À l'origine du projet Troy, James Webb, un conseiller du
secrétaire d'État Dean Acheson, est un partisan précoce de la « guerre
psychologique ». Il préconise le rapprochement entre des experts
universitaires et le gouvernement.
Les scientifiques du projet Troy produisent un rapport dans lequel ils
affirment que Voice of America ne suffira pas à percer le Rideau de
fer. Face à cet échec relatif, ils préconisent d'autres moyens.
Initialement, le projet Troy devait se focaliser sur la radiodiffusion
et le largage de tracts en ballon. Dépassant les objectifs assignés par
leurs mécènes - Air Force, Navy et probablement CIA -, les experts
proposent d'autres canaux empruntables par la propagande « blanche » :
échanges universitaires, publication de livres… et notent que
l'information peut se propager par simple courrier, par l'intermédiaire
de journaux professionnels et autres publications commerciales et
industrielles. Cette étude est également accompagnée de recommandations
pratiques très précises. Les membres du Projet Troy préconisent par
exemple la centralisation des opérations de propagande. Suivant cet
avis, Truman établit le Psychological Strategy Board, intensifie les
études de la « société soviétique » (programme d'entretiens avec des
dissidents) et favorise la création du CENIS [4] [5].
Cette première collaboration de grande envergure préfigure d'autres
opérations du même type. L'Air Force commande dès 1950 un rapport sur
la population coréenne. Wilbur Schramm (considéré comme le
père-fondateur du paradigme de la communication de masse), John Ridley
et Fredericks Williams sont chargé d'interroger des réfugiés
anticommunistes afin d'élaborer une tactique de propagande en Corée.
Cette étude aboutit à deux types de documents : des publications dans
Public Opinion Quaterly (POQ), la revue officielle des partisans de la
« guerre psychologique », un livre intitulé The Reds Take a City ainsi
qu'un rapport secret destiné à l'Armée de terre.
Autre avatar de la « guerre psychologique », le Projet Camelot
consiste, dans les années 60, à modéliser les processus de révolutions
nationales dans les pays du Tiers-Monde afin de guider les opérations
de contre-insurrection. Camelot illustre à la perfection
l'intensification des relations entre les comportementalistes et les
services secrets états-uniens. Lancé en 1963, le projet, destiné à
faciliter les interventions au Yemen, à Cuba et au Congo belge, doit en
théorie permettre de prévoir et prévenir les risques de révolutions. Au
Chili, des journaux de gauche dénoncent l'implication du gouvernement
états-unien qui pilote Camelot par l'intermédiaire de l'Organisation de
recherche des opérations spéciales (SORO). Le « plan d'espionnage
yankee » échoue partiellement puisque les conclusions de l'étude seront
vraisemblablement utilisées par les services états-uniens pour
renverser Allende et installer la junte du général Pinochet au
Chili [6].
Enrôler les universitaires
L'entente entre une fraction d'universitaires et l'Armée de terre
permet l'émergence d'une science nouvelle conçue comme un instrument
pour les services secrets. Les sciences de la communication et le
paradigme de « la communication de masse », financés par les crédits de
l'Air Force, de la Navy, de la CIA, du Département d'État (…) apportent
de nombreux éléments utiles afin d'élaborer une propagande efficace
destinée à traverser le Rideau de fer selon différents canaux (tracts,
radiodiffusion…). Le champ d'étude de la discipline est vaste :
techniques de persuasion, mesures de l'opinion, interrogatoires,
mobilisations politiques et militaires, propagation de l'idéologie...
Pour satisfaire la demande en données scientifiques, plusieurs centres
sont financés :
- Bureau of applied social research (BASR) de Paul Lazarsfeld, installé
à l'université de Columbia.
- Institute for International Social Research (IISR) de Hadley Cantril.
- Center for International Studies (CENIS) de Ithiel de Sola Pool
(Institut technologique du Massachusetts) dont les fonds distribués par
la Fondation Ford [7] proviennent en réalité de la CIA.
- Bureau of Social Science Research (BSSR) directement financé par la
CIA qui désire améliorer les techniques d'interrogatoire. La torture
est ainsi conçue comme un champ de recherche des sciences sociales [8].
À partir de la guerre de Corée, le BSSR, principal centre de recherche
de la propagande « noire », est chargé de différentes études commandées
par l'armée. Il s'agit notamment de déterminer les « cibles et facteurs
de vulnérabilité » des populations d'Europe de l'Est en prenant soin de
définir différents « aspects de la violence psychologique ».
Concrètement, le BSSR produit des rapports sur les effets des
techniques traditionnelles d'interrogatoire de prisonniers -
électrochocs, coups, drogues… Ces études financées par la CIA (50% du
budget total du centre) permettent ainsi la collecte de données,
notamment à propos de populations vietnamiennes et africaines dans le
but explicite de rendre plus efficace la torture [9].
Une revue : Public Opinion Quarterly
La revue Public Opinion Quarterly (POQ) est créée en 1937 par De Witt
Poole de l'université de Princeton. Elle publie des articles de
« guerre psychologique », notamment des publications de l'OWI, des
études sur le moral des civils allemands durant la guerre, des essais
sur l'entraînement des troupes, des réflexions sur la propagande de
guerre… Certaines recherches semblent directement inspirées par les
préoccupations des services secrets et les agences de propagande
(sondages d'opinion en France et en Italie…).
Le conseil d'administration de la revue est composé de spécialistes
enrôlés dans le plan psychologique de la CIA : Paul Lazarsfeld, Hadley
Cantril, Rensis Likert, De Witt Poole (qui deviendra plus tard le
Président du National Committee for Free Europe).
L'étude des systèmes de communication des pays sous domination de
l'Union soviétique ou susceptibles d'être conquis par des groupes
communistes permet de recueillir des informations immédiatement
utilisables par les stratèges de l'Armée de terre, ainsi que des
indications parfois très précises sur les modalités de propagation de
la propagande « blanche » et des méthodes « noires » de diffusion de la
terreur. Les sciences de la communication, conçues comme moyens de
surveillance et de coercition, ont donc une vocation purement
instrumentaliste.
Les sciences de la coercition contre le neutralisme
Le paradigme de la communication de masse, né du financement des
services de la Guerre froide, s'insère dans un plan intellectuel plus
vaste consistant à diviser la carte mondiale selon la logique
manichéenne des stratèges états-uniens. Les thèses défendues par le
patriarche de la discipline, Wilbur Schramm, mettent en perspective
cette dimension minimaliste des sciences de la communication. Le
système de Schramm (comme celui de Leo Strauss) repose sur
l'antagonisme « good guys / bad guys » (les bons et les méchants). Ce
principe moral (le communisme symbolisant le Mal et les États-Unis le
Bien) est partagé par la plupart des intellectuels ou savants engagés
aux côtés du gouvernement états-unien contre l'expansion de l'Union
soviétique. Dans cette lutte manichéenne, le neutralisme apparaît
nécessairement comme une preuve de traîtrise. Plus que convaincre les
partisans du communisme, le combat intellectuel consiste à rallier les
neutres. Au Congrès pour la liberté de la culture
[http://www.reseauvoltaire.net/article11245.html%5d, les New York
Intellectuals [http://www.reseauvoltaire.net/article15635.html%5d suivis
par une foule de défenseurs européens de l'atlantisme comme Raymond
Aron [http://www.reseauvoltaire.net/article15295.html%5d en France,
désignent le neutralisme comme la cible majeure de « leur » entreprise.
Les spécialistes de la communication œuvrent aussi pour ce plan général
imaginé par la CIA et l'OPC. Daniel Lerner, dans un article publié par
POQ, s'interroge sur les différents aspects du neutralisme et élabore
un portrait type des individus appartenant à cette catégorie. À la
question comment reconnaît-on un neutre ?, l'auteur répond : « [Pour un
neutre] le choix entre les États-Unis et l'URSS ne coïncide pas avec le
choix entre la liberté et l'asservissement ». Il distingue plusieurs
symboles du neutralisme : « Paix, sécurité, détente des relations
internationales ».
Au-delà des similitudes entre les lignes idéologiques de la « guerre
psychologique » et du Congrès pour la liberté de la culture témoignant
de la relative cohérence du plan imaginé par Wisner et les dirigeants
de la CIA, on peut remarquer que les spécialistes de la « manipulation
de masse » sont souvent des marxistes repentis. La carrière de Paul
Lazarsfeld est de ce point de vue exemplaire. À la fin des années 20,
celui qui deviendra l'un des principaux idéologues de la
« communication de masse », est un socialiste actif. En France, il est
proche de la SFIO et fréquente Léo Lagrange. En 1932, la Fondation
Rockefeller lui propose une bourse de deux ans afin d'étudier aux
États-Unis. Considérant qu'il existe « une correspondance
méthodologique entre l'achat du savon et le vote socialiste », il se
fait connaître en écrivant des articles de marketing. Rapidement repéré
par le gouvernement et les services secrets, il collabore à un
programme de recherche sur les effets de la radiodiffusion (le Radio
Research Program) financé par la Fondation Ford et fonde le BASR,
principalement financé grâce aux contrats de l'armée et de la CIA. En
1951, il est nommé conseiller pour les Sciences sociales à la Fondation
Ford ; il facilite ainsi la création d'un Institut d'études avancées en
sciences sociales en Autriche et le lancement d'un programme d'échanges
avec la Yougoslavie et la Pologne. Dans les années 60, il se voit
confier des postes d'expert auprès de l'UNESCO et de l'OCDE [10]. Paul
Lazarsfeld a donc rompu avec les réseaux socialistes pour incorporer
les équipes scientifiques de la « guerre psychologique ». Il n'est pas
le seul à avoir suivi ce parcours digne des New York
Intellectuals [11]. Leo Lowenthal, l'un des principaux contributeurs de
POQ, a lui aussi participé activement à l'élaboration de techniques
« psychologiques » destinées à combattre ses anciens amis marxistes.
Le terrain scientifique des « comportementalistes » est l'étude des
systèmes de communication des pays « à risque ». Rien d'étonant donc au
fait que l'histoire de la discipline soit étroitement liée aux conflits
dans les quels sont ouvertement - Corée, Vietnam…- ou secrètement -
Chili, Angola… - engagés les États-Unis durant la Guerre froide.
Actualités de la « guerre psychologique »
Le dispositif mis en place par Wisner a survécu à la Guerre froide.
Parallèlement à l'enrôlement des « comportementalistes », la CIA a
financé la création de nombreux centres de recherche internationale ou
« area studies » avec pour objectif la production d'informations sur
les zones géographiques « à risque ». Dès 1947, la Fondation Carnegie
[http://www.reseauvoltaire.net/article14683.html%5d fournit les fonds
nécessaire afin de lancer le Centre de recherche sur la Russie (Russian
Research Center). A partir de 1953, l'un des principaux paravents de la
CIA, la Fondation Ford
[http://www.reseauvoltaire.net/article13171.html%5d, alimente 34
universités afin qu'y soient développées des recherches
internationales. Ce projet n'est pas réservé aux États-Unis. La
Fondation Rockefeller finance, en prenant soin de vérifier
l'appartenance politique des chercheurs subventionnés, différents
centres « Area studies » en France. La VIe Section de l'École pratique
des hautes études, qui deviendra plus tard l'École des hautes études en
sciences sociales (EHESS
[http://www.reseauvoltaire.net/article14465.html%5d), accueille des
équipes de chercheurs produisant des travaux sur la Chine, la Russie et
d'autres régions ciblées par les services états-uniens. Les études
internationales demeurent encore aujourd'hui l'une des préoccupations
essentielles de l'EHESS.
De la même façon, Voice of America, le réseau de radiodiffusion de la
propagande états-unienne, jouet favori des comportementalistes du
Projet Troy, reste actif. La loi, votée en 1960 par le Congrès,
promulguée en 1976 par le Président Ford, stipule : « La communication
directe [la propagande blanche] par radio avec les peuples du monde
sert à long terme les intérêts des États-Unis (…) Les nouvelles de la
VOA seront précises, objectives et complètes (…) La VOA présentera la
politique des États-Unis de façon claire et efficace ( !). » Diffusées
à partir de la station émettrice de Greenville (Caroline du Nord), les
émissions de VOA sont aujourd'hui destinées aux pays africains et
semblent a priori servir de contrepoids à l'influence française dans la
région (VOA a d'ailleurs mis en place un service francophone en 1960).
Clamant son indépendance, VOA achève ainsi sa charte : « Dans le monde,
et tout particulièrement en Afrique, la radio reste le principal moyen
d'accès à l'information. Aujourd'hui comme hier (sic), notre objectif
est de présenter des programmes composés d'informations fiables et sans
parti pris, sur lesquelles nos auditeurs peuvent compter ».
D'une manière générale, les sciences de la communication ont favorisé
l'émergence d'une nouvelle forme de propagande de guerre adaptée à la
Guerre froide, c'est-à-dire, non pas conçue pour un affrontement
classique, mais à la fois pour la bataille idéologique Est/Ouest et
pour les conflits de basse intensité qui ont été développés dans le
Tiers-Monde.
En 2001, l'administration George W. Bush a réactivé l'ensemble des
dispositifs de la Guerre froide, non plus pour lutter contre l'Union
soviètique, mais pour imposer un Nouvel Ordre mondial. Depuis les
attentats du 11 septembre, cette réactivation est justifiée par les
besoins de la « guerre au terrorisme ». Dans ce contexte, la CIA a
réinvesti les universités. Le directeur des recherches scientifiques de
l'agence, John Philips, a pris le contrôle du Rochester Institute of
Technology ; Micheal Crow, sous-directeur de la société d'économie
mixte de la CIA dans le domaine informatique, est devenu recteur de
l'université d'Arizona ; tandis que Robert gates (ex-patron de la CIA
sous Bush père) dirige maintenant la Texas A&M University.
Denis Boneau
[1] L'OSS, Office of Strategic Services) est un service secret de
renseignement et d'action extérieure, mis en place pendant la Guerre
mondiale. Il a employé des savants en sciences sociales comme Herbert
Marcuse ou Margaret Mead.
[2] L'Office of War Information était dirigé par Elmer Davis.
[3] L'OPC (Office of Policy Coordination) est la structure gérant le
réseau « stay-behind ». Voir « Stay-behind, les réseaux d'ingérence
américains » par Thierry Meyssan, Voltaire, 20 août 2001
[http://www.reseauvoltaire.net/article8691.html%5d.
[4] Alan Needell, « Project Troy and the Cold war annexation », in
Universities and Empire, Money and politics in the social sciences
during the Cold war, The New Press, 1998.
[5] Le Center for International Studies (CENIS) est un département du
célèbre MIT (Massachusetts Institute of Technology) dirigé par Max
Millikan.
[6] Ellen Herman, « Project Camelot and the Career of Cold War
Psychology », ibid.
[7] « La Fondation Ford, paravent philanthropique de la CIA »,
Voltaire, 5 avril 2004
[http://www.reseauvoltaire.net/article13171.html%5d.
[8] « Les manuels de torture de l'armée des États-Unis » par Arthur
Lepic, Voltaire, 26 mai 2004.
[9] Christopher Simpson, Science of Coercion, Communication Research
and Psychological Warfare, 1945-1960, Oxford university press, 1994.
[10] Michael Pollack, « Paul Lazarsfeld, fondateur d'une multinationale
scientifique », in Actes de la recherche en sciences sociales, n° 25,
janvier 1979.
[11] « Les New York Intellectuals et l'invention du néo-conservatisme »
[http://www.reseauvoltaire.net/article15635.html%5d par Denis Boneau,
Voltaire, 26 novembre 2004.
Las ciencias de la dominación mundial
DENIS BONEAU*
Las ciencias de la comunicación, cuyo desarrollo ha dirigido la CIA a
partir de los años 50, han sido un instrumento esencial de la «guerra
psicológica» contra los gobiernos prosoviéticos y los países
resistiendo al dominio de los EEUU. En colaboración entre el ejército
US y los servicios secretos, los especialistas del comportamiento
ayudaron a recoger información sobre «el enemigo», a elaborar la
propaganda atlantista (OTAN), a prevenir el surgimiento de movimientos
de liberación hostiles a Washington, llegando incluso a servir de
consejeros a los expertos en torturas. Esta «alianza entre lo
científico y lo político» dio lugar a un dispositivo que aún se utiliza
hoy en día para difundir la voz de Estados Unidos por el mundo.
http://www.redvoltaire.net/article4110.html ]
http://www.reseauvoltaire.net/article15746.html
Guerre froide psychologique
Les sciences de la domination mondiale
Les sciences de la communication, dont le développement a été piloté
par la CIA à partir des années 50, ont constitué un instrument
essentiel de la « guerre psychologique » menée contre les gouvernements
pro-soviétiques et les pays susceptibles de basculer dans le camp
communiste. En collaboration avec l'armée et les services secrets, les
spécialistes du comportement ont contribué à collecter des informations
sur « l'ennemi », à élaborer la propagande atlantiste, à prévenir des
mouvements de libération hostiles à Washington, allant même jusqu'à
conseiller les experts de la torture. Cette « alliance entre le savant
et le politique » est à l'origine d'un dispositif encore utilisé afin
de diffuser la voix de l'Amérique dans le monde.
8 décembre 2004
À partir de 1945, les Présidents Harry Truman et Dwight Eisenhower
institutionnalisent les agences de propagande mises en place durant la
Seconde Guerre mondiale en leur assignant comme nouvelle mission de
combattre l'Union soviétique et ses républiques populaires satellites.
La stratégie générale élaboré par Truman et ses conseillers, nommée
« containment », consiste à bloquer l'expansion du communisme en
tentant notamment de contrôler les mouvements d'émancipation nationale
susceptibles de mettre au pouvoir des dirigeants pro-soviétiques. Ce
projet ambitieux nécessite la collaboration d'experts capables de
fournir des données géographiques, économiques, culturelles,
psychologiques et sociologiques exploitables par l'armée et les
services secrets. Dans ce contexte, certains spécialistes de
« sciences » du comportement, dont certains ont déjà été sollicités
contre le IIIe Reich, sont enrôlés dans les nouveaux services de
propagande de la Guerre froide.
Dès novembre 1945, le général John Magruder propose de confier au
service secret militaire un projet ambitieux de propagande « en temps
de paix » basé sur l'apport des sciences humaines. Mais son initiative
ne suffit pas à convaincre Truman qui décide le démantèlement de
l'OSS [1] dirigé par « Wild Bill » Donovan, protégé de Roosevelt. Selon
la même logique, le Bureau d'information de guerre (OWI) [2], accusé
d'avoir favorisé la réélection de Roosevelt en 1944, est dissout. En
janvier 1946, Truman installe le Groupe central de renseignement (CIG)
qui devient l'Agence centrale de renseignement (CIA) quelques semaines
plus tard. Les opérations inavouables - « propagande, guerre
économique, action directe préventive, sabotage, antisabotage,
démolition, subversion contre les États hostiles, assistance aux
mouvements de libération clandestins, guérilla, soutien des groupes
indigènes combattant les pays ennemis du monde libre… » sont confiées à
l'OPC [3], dirigé par un ancien de l'OSS, Franck Wisner. En théorie,
l'OPC dépend de la CIA ; en pratique Wisner, faiblement encadré par
George Kennan, dispose d'une liberté d'action conséquente. Une partie
notable des opérations de « guerre psychologique » est prise en charge
par l'OPC. Wisner recrute dans ce cadre des savants afin de collecter
des données, convertir des intellectuels « neutres » et bien entendu
élaborer la propagande atlantiste.
Qu'est ce que la guerre psychologique ?
Les opérations psychologiques désignent un ensemble très large
d'activités allant de la propagande radiodiffusée à la torture. Elles
nécessitent des connaissances approfondies sur les populations visées.
L'Armée de terre états-unienne, dans un document rédigé en 1948,
définit ainsi la « guerre psychologique » : « [Elle] emploie des moyens
physiques ou moraux autres que les techniques militaires orthodoxes,
qui tendent à :
a. Détruire la volonté et la capacité de combattre de l'ennemi.
b. Le priver du soutien de ses alliés.
c. Accroître au sein de nos troupes et de celles de nos alliés la
volonté de vaincre.
La guerre psychologique emploie toute arme susceptible d'influencer la
volonté de l'ennemi. Les armes sont psychologiques seulement par
l'effet qu'elles produisent et non en raison de la nature des armes
elles-mêmes. Ainsi, la propagande ouverte (blanche), secrète (noire) ou
grise - subversion, sabotage, opérations spéciales, guérilla,
espionnage, pressions politiques, culturelles, économiques et raciales
- sont considérées comme des armes utilisables [dans le cadre de la
guerre psychologique]. ». Afin de réaliser ce programme de « guerre
psychologique », les services secrets recrutent des spécialistes des
sciences du comportement aptes à inventer la propagande blanche
« simple, claire et répétitive » et noire destinée à provoquer dans le
camp de l'adversaire « le trouble, la confusion… la terreur ».
Projets Troy et Camelot
Le projet Troy consiste à mobiliser des chercheurs afin de définir les
différents moyens disponibles pour diffuser la « Vérité » (la
propagande états-unienne) derrière le Rideau de fer. L'objectif est de
renforcer le dispositif Voice of America (VOA), un réseau de
radiodiffusion créé par l'International Information Service (IIS), un
organisme mis en place par Truman dans le but de remplacer l'OWI. Voice
of America est une opération de propagande « blanche » ; son rôle est
de promouvoir les États-Unis (« Démocratie », « American way of life »,
« Liberté » sont bien entendu les principaux leitmotiv du discours de
VOA). À l'origine du projet Troy, James Webb, un conseiller du
secrétaire d'État Dean Acheson, est un partisan précoce de la « guerre
psychologique ». Il préconise le rapprochement entre des experts
universitaires et le gouvernement.
Les scientifiques du projet Troy produisent un rapport dans lequel ils
affirment que Voice of America ne suffira pas à percer le Rideau de
fer. Face à cet échec relatif, ils préconisent d'autres moyens.
Initialement, le projet Troy devait se focaliser sur la radiodiffusion
et le largage de tracts en ballon. Dépassant les objectifs assignés par
leurs mécènes - Air Force, Navy et probablement CIA -, les experts
proposent d'autres canaux empruntables par la propagande « blanche » :
échanges universitaires, publication de livres… et notent que
l'information peut se propager par simple courrier, par l'intermédiaire
de journaux professionnels et autres publications commerciales et
industrielles. Cette étude est également accompagnée de recommandations
pratiques très précises. Les membres du Projet Troy préconisent par
exemple la centralisation des opérations de propagande. Suivant cet
avis, Truman établit le Psychological Strategy Board, intensifie les
études de la « société soviétique » (programme d'entretiens avec des
dissidents) et favorise la création du CENIS [4] [5].
Cette première collaboration de grande envergure préfigure d'autres
opérations du même type. L'Air Force commande dès 1950 un rapport sur
la population coréenne. Wilbur Schramm (considéré comme le
père-fondateur du paradigme de la communication de masse), John Ridley
et Fredericks Williams sont chargé d'interroger des réfugiés
anticommunistes afin d'élaborer une tactique de propagande en Corée.
Cette étude aboutit à deux types de documents : des publications dans
Public Opinion Quaterly (POQ), la revue officielle des partisans de la
« guerre psychologique », un livre intitulé The Reds Take a City ainsi
qu'un rapport secret destiné à l'Armée de terre.
Autre avatar de la « guerre psychologique », le Projet Camelot
consiste, dans les années 60, à modéliser les processus de révolutions
nationales dans les pays du Tiers-Monde afin de guider les opérations
de contre-insurrection. Camelot illustre à la perfection
l'intensification des relations entre les comportementalistes et les
services secrets états-uniens. Lancé en 1963, le projet, destiné à
faciliter les interventions au Yemen, à Cuba et au Congo belge, doit en
théorie permettre de prévoir et prévenir les risques de révolutions. Au
Chili, des journaux de gauche dénoncent l'implication du gouvernement
états-unien qui pilote Camelot par l'intermédiaire de l'Organisation de
recherche des opérations spéciales (SORO). Le « plan d'espionnage
yankee » échoue partiellement puisque les conclusions de l'étude seront
vraisemblablement utilisées par les services états-uniens pour
renverser Allende et installer la junte du général Pinochet au
Chili [6].
Enrôler les universitaires
L'entente entre une fraction d'universitaires et l'Armée de terre
permet l'émergence d'une science nouvelle conçue comme un instrument
pour les services secrets. Les sciences de la communication et le
paradigme de « la communication de masse », financés par les crédits de
l'Air Force, de la Navy, de la CIA, du Département d'État (…) apportent
de nombreux éléments utiles afin d'élaborer une propagande efficace
destinée à traverser le Rideau de fer selon différents canaux (tracts,
radiodiffusion…). Le champ d'étude de la discipline est vaste :
techniques de persuasion, mesures de l'opinion, interrogatoires,
mobilisations politiques et militaires, propagation de l'idéologie...
Pour satisfaire la demande en données scientifiques, plusieurs centres
sont financés :
- Bureau of applied social research (BASR) de Paul Lazarsfeld, installé
à l'université de Columbia.
- Institute for International Social Research (IISR) de Hadley Cantril.
- Center for International Studies (CENIS) de Ithiel de Sola Pool
(Institut technologique du Massachusetts) dont les fonds distribués par
la Fondation Ford [7] proviennent en réalité de la CIA.
- Bureau of Social Science Research (BSSR) directement financé par la
CIA qui désire améliorer les techniques d'interrogatoire. La torture
est ainsi conçue comme un champ de recherche des sciences sociales [8].
À partir de la guerre de Corée, le BSSR, principal centre de recherche
de la propagande « noire », est chargé de différentes études commandées
par l'armée. Il s'agit notamment de déterminer les « cibles et facteurs
de vulnérabilité » des populations d'Europe de l'Est en prenant soin de
définir différents « aspects de la violence psychologique ».
Concrètement, le BSSR produit des rapports sur les effets des
techniques traditionnelles d'interrogatoire de prisonniers -
électrochocs, coups, drogues… Ces études financées par la CIA (50% du
budget total du centre) permettent ainsi la collecte de données,
notamment à propos de populations vietnamiennes et africaines dans le
but explicite de rendre plus efficace la torture [9].
Une revue : Public Opinion Quarterly
La revue Public Opinion Quarterly (POQ) est créée en 1937 par De Witt
Poole de l'université de Princeton. Elle publie des articles de
« guerre psychologique », notamment des publications de l'OWI, des
études sur le moral des civils allemands durant la guerre, des essais
sur l'entraînement des troupes, des réflexions sur la propagande de
guerre… Certaines recherches semblent directement inspirées par les
préoccupations des services secrets et les agences de propagande
(sondages d'opinion en France et en Italie…).
Le conseil d'administration de la revue est composé de spécialistes
enrôlés dans le plan psychologique de la CIA : Paul Lazarsfeld, Hadley
Cantril, Rensis Likert, De Witt Poole (qui deviendra plus tard le
Président du National Committee for Free Europe).
L'étude des systèmes de communication des pays sous domination de
l'Union soviétique ou susceptibles d'être conquis par des groupes
communistes permet de recueillir des informations immédiatement
utilisables par les stratèges de l'Armée de terre, ainsi que des
indications parfois très précises sur les modalités de propagation de
la propagande « blanche » et des méthodes « noires » de diffusion de la
terreur. Les sciences de la communication, conçues comme moyens de
surveillance et de coercition, ont donc une vocation purement
instrumentaliste.
Les sciences de la coercition contre le neutralisme
Le paradigme de la communication de masse, né du financement des
services de la Guerre froide, s'insère dans un plan intellectuel plus
vaste consistant à diviser la carte mondiale selon la logique
manichéenne des stratèges états-uniens. Les thèses défendues par le
patriarche de la discipline, Wilbur Schramm, mettent en perspective
cette dimension minimaliste des sciences de la communication. Le
système de Schramm (comme celui de Leo Strauss) repose sur
l'antagonisme « good guys / bad guys » (les bons et les méchants). Ce
principe moral (le communisme symbolisant le Mal et les États-Unis le
Bien) est partagé par la plupart des intellectuels ou savants engagés
aux côtés du gouvernement états-unien contre l'expansion de l'Union
soviétique. Dans cette lutte manichéenne, le neutralisme apparaît
nécessairement comme une preuve de traîtrise. Plus que convaincre les
partisans du communisme, le combat intellectuel consiste à rallier les
neutres. Au Congrès pour la liberté de la culture
[http://www.reseauvoltaire.net/article11245.html%5d, les New York
Intellectuals [http://www.reseauvoltaire.net/article15635.html%5d suivis
par une foule de défenseurs européens de l'atlantisme comme Raymond
Aron [http://www.reseauvoltaire.net/article15295.html%5d en France,
désignent le neutralisme comme la cible majeure de « leur » entreprise.
Les spécialistes de la communication œuvrent aussi pour ce plan général
imaginé par la CIA et l'OPC. Daniel Lerner, dans un article publié par
POQ, s'interroge sur les différents aspects du neutralisme et élabore
un portrait type des individus appartenant à cette catégorie. À la
question comment reconnaît-on un neutre ?, l'auteur répond : « [Pour un
neutre] le choix entre les États-Unis et l'URSS ne coïncide pas avec le
choix entre la liberté et l'asservissement ». Il distingue plusieurs
symboles du neutralisme : « Paix, sécurité, détente des relations
internationales ».
Au-delà des similitudes entre les lignes idéologiques de la « guerre
psychologique » et du Congrès pour la liberté de la culture témoignant
de la relative cohérence du plan imaginé par Wisner et les dirigeants
de la CIA, on peut remarquer que les spécialistes de la « manipulation
de masse » sont souvent des marxistes repentis. La carrière de Paul
Lazarsfeld est de ce point de vue exemplaire. À la fin des années 20,
celui qui deviendra l'un des principaux idéologues de la
« communication de masse », est un socialiste actif. En France, il est
proche de la SFIO et fréquente Léo Lagrange. En 1932, la Fondation
Rockefeller lui propose une bourse de deux ans afin d'étudier aux
États-Unis. Considérant qu'il existe « une correspondance
méthodologique entre l'achat du savon et le vote socialiste », il se
fait connaître en écrivant des articles de marketing. Rapidement repéré
par le gouvernement et les services secrets, il collabore à un
programme de recherche sur les effets de la radiodiffusion (le Radio
Research Program) financé par la Fondation Ford et fonde le BASR,
principalement financé grâce aux contrats de l'armée et de la CIA. En
1951, il est nommé conseiller pour les Sciences sociales à la Fondation
Ford ; il facilite ainsi la création d'un Institut d'études avancées en
sciences sociales en Autriche et le lancement d'un programme d'échanges
avec la Yougoslavie et la Pologne. Dans les années 60, il se voit
confier des postes d'expert auprès de l'UNESCO et de l'OCDE [10]. Paul
Lazarsfeld a donc rompu avec les réseaux socialistes pour incorporer
les équipes scientifiques de la « guerre psychologique ». Il n'est pas
le seul à avoir suivi ce parcours digne des New York
Intellectuals [11]. Leo Lowenthal, l'un des principaux contributeurs de
POQ, a lui aussi participé activement à l'élaboration de techniques
« psychologiques » destinées à combattre ses anciens amis marxistes.
Le terrain scientifique des « comportementalistes » est l'étude des
systèmes de communication des pays « à risque ». Rien d'étonant donc au
fait que l'histoire de la discipline soit étroitement liée aux conflits
dans les quels sont ouvertement - Corée, Vietnam…- ou secrètement -
Chili, Angola… - engagés les États-Unis durant la Guerre froide.
Actualités de la « guerre psychologique »
Le dispositif mis en place par Wisner a survécu à la Guerre froide.
Parallèlement à l'enrôlement des « comportementalistes », la CIA a
financé la création de nombreux centres de recherche internationale ou
« area studies » avec pour objectif la production d'informations sur
les zones géographiques « à risque ». Dès 1947, la Fondation Carnegie
[http://www.reseauvoltaire.net/article14683.html%5d fournit les fonds
nécessaire afin de lancer le Centre de recherche sur la Russie (Russian
Research Center). A partir de 1953, l'un des principaux paravents de la
CIA, la Fondation Ford
[http://www.reseauvoltaire.net/article13171.html%5d, alimente 34
universités afin qu'y soient développées des recherches
internationales. Ce projet n'est pas réservé aux États-Unis. La
Fondation Rockefeller finance, en prenant soin de vérifier
l'appartenance politique des chercheurs subventionnés, différents
centres « Area studies » en France. La VIe Section de l'École pratique
des hautes études, qui deviendra plus tard l'École des hautes études en
sciences sociales (EHESS
[http://www.reseauvoltaire.net/article14465.html%5d), accueille des
équipes de chercheurs produisant des travaux sur la Chine, la Russie et
d'autres régions ciblées par les services états-uniens. Les études
internationales demeurent encore aujourd'hui l'une des préoccupations
essentielles de l'EHESS.
De la même façon, Voice of America, le réseau de radiodiffusion de la
propagande états-unienne, jouet favori des comportementalistes du
Projet Troy, reste actif. La loi, votée en 1960 par le Congrès,
promulguée en 1976 par le Président Ford, stipule : « La communication
directe [la propagande blanche] par radio avec les peuples du monde
sert à long terme les intérêts des États-Unis (…) Les nouvelles de la
VOA seront précises, objectives et complètes (…) La VOA présentera la
politique des États-Unis de façon claire et efficace ( !). » Diffusées
à partir de la station émettrice de Greenville (Caroline du Nord), les
émissions de VOA sont aujourd'hui destinées aux pays africains et
semblent a priori servir de contrepoids à l'influence française dans la
région (VOA a d'ailleurs mis en place un service francophone en 1960).
Clamant son indépendance, VOA achève ainsi sa charte : « Dans le monde,
et tout particulièrement en Afrique, la radio reste le principal moyen
d'accès à l'information. Aujourd'hui comme hier (sic), notre objectif
est de présenter des programmes composés d'informations fiables et sans
parti pris, sur lesquelles nos auditeurs peuvent compter ».
D'une manière générale, les sciences de la communication ont favorisé
l'émergence d'une nouvelle forme de propagande de guerre adaptée à la
Guerre froide, c'est-à-dire, non pas conçue pour un affrontement
classique, mais à la fois pour la bataille idéologique Est/Ouest et
pour les conflits de basse intensité qui ont été développés dans le
Tiers-Monde.
En 2001, l'administration George W. Bush a réactivé l'ensemble des
dispositifs de la Guerre froide, non plus pour lutter contre l'Union
soviètique, mais pour imposer un Nouvel Ordre mondial. Depuis les
attentats du 11 septembre, cette réactivation est justifiée par les
besoins de la « guerre au terrorisme ». Dans ce contexte, la CIA a
réinvesti les universités. Le directeur des recherches scientifiques de
l'agence, John Philips, a pris le contrôle du Rochester Institute of
Technology ; Micheal Crow, sous-directeur de la société d'économie
mixte de la CIA dans le domaine informatique, est devenu recteur de
l'université d'Arizona ; tandis que Robert gates (ex-patron de la CIA
sous Bush père) dirige maintenant la Texas A&M University.
Denis Boneau
[1] L'OSS, Office of Strategic Services) est un service secret de
renseignement et d'action extérieure, mis en place pendant la Guerre
mondiale. Il a employé des savants en sciences sociales comme Herbert
Marcuse ou Margaret Mead.
[2] L'Office of War Information était dirigé par Elmer Davis.
[3] L'OPC (Office of Policy Coordination) est la structure gérant le
réseau « stay-behind ». Voir « Stay-behind, les réseaux d'ingérence
américains » par Thierry Meyssan, Voltaire, 20 août 2001
[http://www.reseauvoltaire.net/article8691.html%5d.
[4] Alan Needell, « Project Troy and the Cold war annexation », in
Universities and Empire, Money and politics in the social sciences
during the Cold war, The New Press, 1998.
[5] Le Center for International Studies (CENIS) est un département du
célèbre MIT (Massachusetts Institute of Technology) dirigé par Max
Millikan.
[6] Ellen Herman, « Project Camelot and the Career of Cold War
Psychology », ibid.
[7] « La Fondation Ford, paravent philanthropique de la CIA »,
Voltaire, 5 avril 2004
[http://www.reseauvoltaire.net/article13171.html%5d.
[8] « Les manuels de torture de l'armée des États-Unis » par Arthur
Lepic, Voltaire, 26 mai 2004.
[9] Christopher Simpson, Science of Coercion, Communication Research
and Psychological Warfare, 1945-1960, Oxford university press, 1994.
[10] Michael Pollack, « Paul Lazarsfeld, fondateur d'une multinationale
scientifique », in Actes de la recherche en sciences sociales, n° 25,
janvier 1979.
[11] « Les New York Intellectuals et l'invention du néo-conservatisme »
[http://www.reseauvoltaire.net/article15635.html%5d par Denis Boneau,
Voltaire, 26 novembre 2004.
THE 2004 KOSOVO POGROMS ONE YEAR LATER
1. Marking of the anniversary of the March pogrom against Serbs in
Kosovo-Metohija in Italy
2. Flashback: KOSOVO POLJE BURNED
3. Flashback: NATO peacekeepers 'unable' to keep lid on violence in
Kosovo ?!
MORE DOCUMENTS:
Pro Memoria: Pogrom on Kosovo – a year after
Do you remember this event?
(APIS Group - Kosovo & Metohija)
http://www.apisgroup.org/article.html?id=2400
One year after March pogrom dark shaddow still hovers above Kosovo
(ERP KiM Newsletter 17-03-05)
GO TO THE SITE TO SEE MANY IMPRESSIVE IMAGES:
http://www.kosovo.com/news/archive/2005/March_17/1.html
=== 1 ===
[ Sulla iniziativa di Bari, descritta qui sotto, vedi:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/soskosovo.htm ]
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/dogadjaji.php?id=1608#9809
Serbia Info - March 17, 2005
Marking of the anniversary of the March pogrom against
Serbs in Kosovo-Metohija in Italy
An exhibition of posters and photographs about the
condition of the Serb cultural heritage in
Kosovo-Metohija entitled “Endangered European Heritage
– Serb Cultural Heritage in Kosovo-Metohija, March
Pogrom 2004-2005” will be organised in Bari starting
on the anniversary of the tragic March events, running
in total from March 17-31.
The exhibition has been organised by ADIRT
(Association for the protection of monuments and rural
areas), Bari; Bridge for Belgrade, Bari; the Centre
for the preservation of the heritage in
Kosovo-Metohija – MNEMOSYNE, Belgrade; as well as
under the auspices of the University in Bari, the
Italian Ministry of Culture, the Puglia Archaeology
Department and the province and municipality of Bari.
A team of experts and representatives from the Serbian
side will be headed by Advisor to the Prime Minister
Aleksandar Simic, former long-time consul of
Serbia-Montenegro in Bari Dragan Mraovic, Director of
the Pristina Museum Branko Jokic and President of the
MNEMOSYNE Centre Mirjana Menkovic.
=== 2 ===
Da: Predrag Tosic
Data: Gio 25 Mar 2004 06:30:24 Europe/Rome
A: yugoslaviainfo @ yahoogroups.com
Oggetto: [yugoslaviainfo] More on eradication of a people and its
history in Kosovo: KOSOVO POLJE BURNED
Subject: [srbija_medjusljivama] KOSOVO POLJE BURNED
Kosovo Polje Burned
"They burned my house after the houses of my three brothers were
already in flames. Then, while firing from machine guns and with
torches in their hands, they headed to burn the homes of brothers Dr.
Zoran and Ljubo Grujic, Milosevic and the other neighbors. When they
saw that the police could not stop them, they went to the nearby Health
Center and hospital where Russian physicians worked until a year ago
and razed them to the ground" -- stresses Bora Velickovic, the director
of the Medical School, adding that the nearby St. Sava Secondary School
was also burned to the ground, as well as the post office.
VECERNJE NOVOSTI daily, Belgrade
3/20/2004 1:24:30 PM
Novosti Team 3/19/2004, 7:07:38 PM
KOSOVO POLJE BURNED
A powerful explosion was heard in the afternoon hours in the center of
Kosovska Mitrovica. A mortar shell was fired from the southern,
Albanian part of the city but fortunately no one was injured. Only a
few minutes later, from the Three High-rises, where a sniper was
shooting at KFOR soldiers during the night - on that occasion a Danish
soldier was seriously wounded and according to unofficial information
has died of his wounds - a powerful detonation could be heard.
French soldiers used dynamite to break down the bulletproof door of the
apartment of one Albanian suspected of harboring the sniper. This was
followed by several powerful explosions in this part of the city. Only
hours earlier, rounds of gunfire could be heard coming from the
Albanian part of the city.
Before dawn the UNMIK administration withdrew from the UNMIK building
into the nearby military base of the French battalion. According to
spokesman Gyorgy Kakuk, this was done without explanation but judging
from events it was not unexpected. This administration had been located
in the southern part of the city, close to the bridge, the location
from where Albanians have been attacking in recent days. During the
course of the night, five morter shells were launched from that
direction which fell close to the Health Center where wounded Serbs
from other Kosovo enclaves are located.
EVERYING BURNED
In Kosovo Polje, the largest Serb settlement in Kosovo before the war,
there are no Serbs remaining - or Serb houses. During the night
everything was burned along with the grand Herzegovina Hotel used until
recently by officials of the UN civil mission. Kosovo Polje Serbs,
mainly old people, escaped to neighboring Bresje and Ugljare villages.
- They burned my house after the houses of my three brothers were
already in flames. Then, while firing from machine guns and with
torches in their hands, they headed to burn the homes of brothers Dr.
Zoran and Ljubo Grujic, Milosevic and the other neighbors. When they
saw that the police could not stop them, they went to the nearby Health
Center and hospital where Russian physicians worked until a year ago
and razed them to the ground - stresses Bora Velickovic, the director
of the Medical School, adding that the nearby St. Sava Secondary School
was also burned to the ground, as well as the post office.
- We had several patients in the hospital whom we barely managed to
pull out on stretchers. Armed men with masks attacked our staff. We
were lucky because at that exact moment a KFOR armored vehicle showed
up.
Despite everything that has happened we are determined to continue our
humanitarian work. We have moved to two Serb houses in the nearby
village of Ugljare - emphasizes Dr. Gradimir Lazic.
On the same night 20 Serb houses in the village of Milosevo, across the
way from Obilic, were burned and another 20 in Lazarevo near Gazimestan.
Thick smoke could be seen from the village of Svinjare where, according
to the latest information, all Serb houses have been burned and there
were more than 100 in the village.
The Serb village of Berisavce in Kosovsko Pomoravlje has also been
burned. Albanian terrorists did this under the cover of night, after a
part of KFOR withdrew to its base. It can be observed that they do not
dare launch bigger attacks on areas where U.S. marines are deployed
because they, along with the Greek and French soldiers, are offering
the greatest resistance.
U.S. marines stopped the movement of raging terrorists moving toward
Babin Most with the obvious intent of cleansing all Serb villages as
far as the administrative line with Serbia, having already finished
with Pristina, Obilic, Milosevo and Lazarevo.
HELPLESS EVACUATED
The attack of the Albanian extremists was also directed at Janina and
Crkvena Voda near Obilic. Before twilight the heads of household had
evacuated children, women and old people to Plemetina and Priluzje,
Serb villages near Obilic not protected by either soldiers or police
where locals have organized defense.
The attacks of Albanian extremists did not stop against many other
settlements in Kosovo and Metohija, either.
- Several hundred armed Albanians, under cover of night, headed toward
Gornja Bitinja, a village of 80 Serb houses near Strpce, under Mt. Sara.
The Serbs are resisting but there is still shooting going on. In the
meanwhile, yesterday morning, UNMIK police stopped seven armed
Albanians who were rushing toward the village - reported Jovica
Buduric, a member of the Crisis Headquarters.
While Albanian extremists were attacking the remaining Serbs in
Kosovska Vitina, who were evacuated around midnight to the villages of
Vrbovac and Klokot, the village of Kololec, with about 200 Serb houses,
remained completely besieged.
- In Vitina all Serb houses and shops have been destroyed, as well as
houses in the southern part of town. Here in Klokot Banja, KFOR
reinforcements have arrived and we have their promise that they will
protect us - said Stanko Stolic.|
At the same time the Diocese of Raska and Prizren reported that two
more Orthodox churches, located in Donja Slapasnica near Kosovska
Kamenica and Brnjak near Orahovac, were burned.
D. DAMJANOVIC
ATTACKED
Svinjare near Kosovska Mitrovica, Gojbulja, Plemetina, Janjine Vode and
Obilic, Bresje and Kosovo Polje, Lipljan, Staro Gracko, Dobrotin,
Kosovska Vitina, Kosovska Kamenica, Donja Bitinja near Strpce, Pristina
quarters inhabited by Serbs.
In the past two days, in addition to Kosovska Mitrovica, also attacked
were Vucitrnska Slatina, the Serb returnee villages near Pec - Belo
Polje, Bicha, Grabac - Prizren, where all six Serbian churches have
been burned along with the Seminary, Djakovica... On the first day
Caglavica and Kosovo Polje were attacked.
More than 7,000 Serbs have been expelled from more than 30 Serb
settlements in the last three days. [our emphasis]
HOLY SHRINES
Twenty churches and monasteries have been burned and more than 20 monks
and nuns expelled.
RELOCATED
In KFOR bases throughout Kosovo and Metohija there are presently more
than 1,500 Serbs expelled from all enclaves.
DEAD
In the last three days in Kosovo and Metohija eight members of KFOR
have been killed.
DON'T CRY, ANA!
Women, old people, children... These are the Serbs from the Kosovo
enclaves and today is the third day of their drama. They found
themselves in northern Kosovska Mitrovica on Wednesday morning, some
buying things, some at work, many seeking medical treatment. As of
today they have not managed to go back to their homes, if they still
exist.
They do not know what happened to their families and this worries them.
In the meanwhile, many of the villages from where they arrived by UN
convoy have already been evacuated.
ONLY TREPIDATION
- Five of my children stayed with my wife. Who knows what has happened
to them - says Milan Cerovac of Babin Most, barely ten kilometers away
from Pristina.
Veljko Nastic of Suvi Do came to Mitrovica for humanitarian aid;
someone had promised him flour. His eight children and wife stayed at
home. The youngest child is one year old, the oldest a 13 year-old boy.
- No one will answer our question what will become of us. And what will
become of them? No one wants to take the risk to return us to our homes.
There are five hundred people waiting to return to Gracanica,
Caglavica, Laplje Selo, Preoce, Strpce, Kosovo Polje, Lipljan,
Gusterica... Many do not know whether they have a place to go back to.
One cannot help but wonder if those who brought them here and left them
know.
- I came to work at the Kosovo-Metohija Bank - says Verica Bojkovic - I
have been travelling for five years. If only I had known. But who could
have known...
People are huddled, waiting for anyone to say anything comforting. Not
far from here is the command of the Kosovo police for northern
Mitrovica. From there they are bringing them coffee, offering milk for
the children. They ask what else is needed. People remain silent.
Perhaps these foreigners do not know that these people have their
dignity. Stojanka Mitrovic, Stana Adjanic, Stojanka Mihajlovic, Srdjan
Milic, Bogdan Bogdanovic say they do not want anything except to know
where their children are.
BROKEN PHONE LINES
Telephone lines have been broken. No word from anywhere how long these
people in Mitrovica will wait for news so they can rejoin their
families.
For Marija Petrovic, another night in Mitrovica will be her fourth
without sleep. A toddler girl presses close to her. We met this woman
in the summer of last year with a baby in her arms. Now Marija had
brought her little daughter, Milijana, for her first visit to the
pediatrician.
We asked her last year about her decision to have children. She said
she hoped for better days. She also said that the Albanians had
attacked their house eight times, and shot at her father-in-law in
front of the children.
- My son was so frightened he stopped talking - she says today - I
always hoped that things could not get any worse. Everyone thought,
things have to get better. Now I cannot even get to my children.
Milijana is still a baby; she's still in diapers...
The toddler girl with Marija is her three year-old daughter. She
presses her head against her mother's arm. Her little shoulders begin
shaking.
- Don't cry, Ana - Marija tells her.
The child's crying seems to infect everyone else present. The old
people begin to cry, too.
It is horrible when children and old people cry together.
NO WORD
Zorica Staniskovic had brought her husband's brother's child to the
doctor.
- Oh, we did not expect this misfortune - she says.
Her words seem to stick in her throat.
Mladen Lazic came to Mitrovica with his wife to buy food and brought
his father to see the doctor. In Babin Most, exactly ten kilometers
from Pristina, they left their four children. Alone. No news from there
at all.
EVEN IF YOU DIE LIKE ANIMALS
- I asked the police commander if he could do anything for us to get us
back to our homes - says elderly Trojan Kovacevic from Priluzje. - He
answered, I cannot do anything even if you die here like animals. All
this was translated by a fellow Serb. And then I said to him: If that's
the case, you should not have even come.
Milena MARKOVIC
ERP KiM Newsletter 20-03-04c
=== 3 ===
http://thescotsman.scotsman.com/international.cfm?id=1028692004
The Scotsman - September 2, 2004
NATO peacekeepers 'unable' to keep lid on violence in Kosovo
CHRISTIAN JENNINGS
Ethnic violence in Kosovo this spring overwhelmed the
United Nations’ mission and NATO peacekeepers to the
point of near-collapse, says a damning high-level
internal UN report leaked to The Scotsman.
The report, by a five-man team sent from UN
headquarters in New York, paints a picture of a
mission in crisis.
It says the 18,000-strong NATO force cannot currently
maintain safety and security in Kosovo, adding that
the UN administration is even incapable of providing
security for foreign diplomats and for itself.
The findings have wide- spread implications for the
UN’s so-called "nation-building programmes", from East
Timor to Haiti.
The report focused on the response of the UN’s mission
in Kosovo (UNMIK) to an outbreak of ethnic violence
that engulfed the province in March this year, the
worst such outbreak in the former Yugoslav province
since NATO and the UN arrived in June 1999.
"Many [of those interviewed] believe that UNMIK and
K-FOR (NATO’s peacekeeping mission) would have
collapsed had the riots gone on for another day or
two," says the internal audit.
It continues: "Both UNMIK and K-FOR were overwhelmed
by the events. K-FOR currently has neither the
strength nor the posture required to maintain a ‘safe
and secure environment’ within a civilian population."
The report is damning, and would be a blistering
indictment of any UN mission anywhere in the world.
The huge difference with Kosovo is that the UN
administration is the de facto government, and when
crisis strikes the UN cannot simply evacuate.
The province has been under international
administration since a 78-day NATO bombing campaign
ended in June 1999, and ex-president Slobodan
Milosevic went to the negotiating table with NATO and
the international community.
On 17 and 18 March this year, after months of
comparative peace, a concerted and orchestrated
Albanian ethnic cleansing operation went into action
in Kosovo, targeting Serbs and other ethnic
minorities. It took NATO and the UN by surprise.
"[UNMIK] appears to have developed a habit of closing
its eyes to the facts on the ground ... the leadership
was not interested in what goes on in the province,"
says the report.
The UN mission was at that stage led by a timid
Finnish politician, Harri Holkeri. As the violence
spread, the UN’s command and control structures proved
inadequate in the face of large-scale civic disorder.
Nineteen Serbs and Albanians were killed, some 900
wounded, and 550 Serb and minority homes burnt along
with 27 Orthodox churches and monasteries, as an
estimated 50,000 Albanians went on a rampage in the
province.
The NATO-led force, known as Kosovo Force, or K-FOR,
"failed catastrophically" to protect ethnic
minorities, said Human Rights Watch [which egged on
the 1999 war and all that has followed] in a report
released this June.
UNMIK carried out a series of performance assessments
shortly after the violence, but so bad was the
leadership and tactical co-ordination of the mission
during the rioting that in late May a five-man
internal affairs team arrived from New York
headquarters to report back directly to Jean-Marie
Guehenno, under-secretary-general for UN peacekeeping
operations. They spent ten days in Kosovo.
"UNMIK is in a funk," their report says. "After five
years on the ground, progress towards UNMIK’s
objectives remains elusive and the mission seems to be
nearing the point of overstaying its welcome. There
are obstacles on all fronts, and the outlook for the
medium term is worse.
"The [UNMIK] line staff reflected a sense of futility,
compounded by a sense of deep frustration over what
they experience as an operation adrift, with an
organisational culture that inhibits communication,
frowns on candour and stymies initiative.
"UNMIK is seen as aloof and are strangers in the
society they govern."
....
1. Marking of the anniversary of the March pogrom against Serbs in
Kosovo-Metohija in Italy
2. Flashback: KOSOVO POLJE BURNED
3. Flashback: NATO peacekeepers 'unable' to keep lid on violence in
Kosovo ?!
MORE DOCUMENTS:
Pro Memoria: Pogrom on Kosovo – a year after
Do you remember this event?
(APIS Group - Kosovo & Metohija)
http://www.apisgroup.org/article.html?id=2400
One year after March pogrom dark shaddow still hovers above Kosovo
(ERP KiM Newsletter 17-03-05)
GO TO THE SITE TO SEE MANY IMPRESSIVE IMAGES:
http://www.kosovo.com/news/archive/2005/March_17/1.html
=== 1 ===
[ Sulla iniziativa di Bari, descritta qui sotto, vedi:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/soskosovo.htm ]
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/dogadjaji.php?id=1608#9809
Serbia Info - March 17, 2005
Marking of the anniversary of the March pogrom against
Serbs in Kosovo-Metohija in Italy
An exhibition of posters and photographs about the
condition of the Serb cultural heritage in
Kosovo-Metohija entitled “Endangered European Heritage
– Serb Cultural Heritage in Kosovo-Metohija, March
Pogrom 2004-2005” will be organised in Bari starting
on the anniversary of the tragic March events, running
in total from March 17-31.
The exhibition has been organised by ADIRT
(Association for the protection of monuments and rural
areas), Bari; Bridge for Belgrade, Bari; the Centre
for the preservation of the heritage in
Kosovo-Metohija – MNEMOSYNE, Belgrade; as well as
under the auspices of the University in Bari, the
Italian Ministry of Culture, the Puglia Archaeology
Department and the province and municipality of Bari.
A team of experts and representatives from the Serbian
side will be headed by Advisor to the Prime Minister
Aleksandar Simic, former long-time consul of
Serbia-Montenegro in Bari Dragan Mraovic, Director of
the Pristina Museum Branko Jokic and President of the
MNEMOSYNE Centre Mirjana Menkovic.
=== 2 ===
Da: Predrag Tosic
Data: Gio 25 Mar 2004 06:30:24 Europe/Rome
A: yugoslaviainfo @ yahoogroups.com
Oggetto: [yugoslaviainfo] More on eradication of a people and its
history in Kosovo: KOSOVO POLJE BURNED
Subject: [srbija_medjusljivama] KOSOVO POLJE BURNED
Kosovo Polje Burned
"They burned my house after the houses of my three brothers were
already in flames. Then, while firing from machine guns and with
torches in their hands, they headed to burn the homes of brothers Dr.
Zoran and Ljubo Grujic, Milosevic and the other neighbors. When they
saw that the police could not stop them, they went to the nearby Health
Center and hospital where Russian physicians worked until a year ago
and razed them to the ground" -- stresses Bora Velickovic, the director
of the Medical School, adding that the nearby St. Sava Secondary School
was also burned to the ground, as well as the post office.
VECERNJE NOVOSTI daily, Belgrade
3/20/2004 1:24:30 PM
Novosti Team 3/19/2004, 7:07:38 PM
KOSOVO POLJE BURNED
A powerful explosion was heard in the afternoon hours in the center of
Kosovska Mitrovica. A mortar shell was fired from the southern,
Albanian part of the city but fortunately no one was injured. Only a
few minutes later, from the Three High-rises, where a sniper was
shooting at KFOR soldiers during the night - on that occasion a Danish
soldier was seriously wounded and according to unofficial information
has died of his wounds - a powerful detonation could be heard.
French soldiers used dynamite to break down the bulletproof door of the
apartment of one Albanian suspected of harboring the sniper. This was
followed by several powerful explosions in this part of the city. Only
hours earlier, rounds of gunfire could be heard coming from the
Albanian part of the city.
Before dawn the UNMIK administration withdrew from the UNMIK building
into the nearby military base of the French battalion. According to
spokesman Gyorgy Kakuk, this was done without explanation but judging
from events it was not unexpected. This administration had been located
in the southern part of the city, close to the bridge, the location
from where Albanians have been attacking in recent days. During the
course of the night, five morter shells were launched from that
direction which fell close to the Health Center where wounded Serbs
from other Kosovo enclaves are located.
EVERYING BURNED
In Kosovo Polje, the largest Serb settlement in Kosovo before the war,
there are no Serbs remaining - or Serb houses. During the night
everything was burned along with the grand Herzegovina Hotel used until
recently by officials of the UN civil mission. Kosovo Polje Serbs,
mainly old people, escaped to neighboring Bresje and Ugljare villages.
- They burned my house after the houses of my three brothers were
already in flames. Then, while firing from machine guns and with
torches in their hands, they headed to burn the homes of brothers Dr.
Zoran and Ljubo Grujic, Milosevic and the other neighbors. When they
saw that the police could not stop them, they went to the nearby Health
Center and hospital where Russian physicians worked until a year ago
and razed them to the ground - stresses Bora Velickovic, the director
of the Medical School, adding that the nearby St. Sava Secondary School
was also burned to the ground, as well as the post office.
- We had several patients in the hospital whom we barely managed to
pull out on stretchers. Armed men with masks attacked our staff. We
were lucky because at that exact moment a KFOR armored vehicle showed
up.
Despite everything that has happened we are determined to continue our
humanitarian work. We have moved to two Serb houses in the nearby
village of Ugljare - emphasizes Dr. Gradimir Lazic.
On the same night 20 Serb houses in the village of Milosevo, across the
way from Obilic, were burned and another 20 in Lazarevo near Gazimestan.
Thick smoke could be seen from the village of Svinjare where, according
to the latest information, all Serb houses have been burned and there
were more than 100 in the village.
The Serb village of Berisavce in Kosovsko Pomoravlje has also been
burned. Albanian terrorists did this under the cover of night, after a
part of KFOR withdrew to its base. It can be observed that they do not
dare launch bigger attacks on areas where U.S. marines are deployed
because they, along with the Greek and French soldiers, are offering
the greatest resistance.
U.S. marines stopped the movement of raging terrorists moving toward
Babin Most with the obvious intent of cleansing all Serb villages as
far as the administrative line with Serbia, having already finished
with Pristina, Obilic, Milosevo and Lazarevo.
HELPLESS EVACUATED
The attack of the Albanian extremists was also directed at Janina and
Crkvena Voda near Obilic. Before twilight the heads of household had
evacuated children, women and old people to Plemetina and Priluzje,
Serb villages near Obilic not protected by either soldiers or police
where locals have organized defense.
The attacks of Albanian extremists did not stop against many other
settlements in Kosovo and Metohija, either.
- Several hundred armed Albanians, under cover of night, headed toward
Gornja Bitinja, a village of 80 Serb houses near Strpce, under Mt. Sara.
The Serbs are resisting but there is still shooting going on. In the
meanwhile, yesterday morning, UNMIK police stopped seven armed
Albanians who were rushing toward the village - reported Jovica
Buduric, a member of the Crisis Headquarters.
While Albanian extremists were attacking the remaining Serbs in
Kosovska Vitina, who were evacuated around midnight to the villages of
Vrbovac and Klokot, the village of Kololec, with about 200 Serb houses,
remained completely besieged.
- In Vitina all Serb houses and shops have been destroyed, as well as
houses in the southern part of town. Here in Klokot Banja, KFOR
reinforcements have arrived and we have their promise that they will
protect us - said Stanko Stolic.|
At the same time the Diocese of Raska and Prizren reported that two
more Orthodox churches, located in Donja Slapasnica near Kosovska
Kamenica and Brnjak near Orahovac, were burned.
D. DAMJANOVIC
ATTACKED
Svinjare near Kosovska Mitrovica, Gojbulja, Plemetina, Janjine Vode and
Obilic, Bresje and Kosovo Polje, Lipljan, Staro Gracko, Dobrotin,
Kosovska Vitina, Kosovska Kamenica, Donja Bitinja near Strpce, Pristina
quarters inhabited by Serbs.
In the past two days, in addition to Kosovska Mitrovica, also attacked
were Vucitrnska Slatina, the Serb returnee villages near Pec - Belo
Polje, Bicha, Grabac - Prizren, where all six Serbian churches have
been burned along with the Seminary, Djakovica... On the first day
Caglavica and Kosovo Polje were attacked.
More than 7,000 Serbs have been expelled from more than 30 Serb
settlements in the last three days. [our emphasis]
HOLY SHRINES
Twenty churches and monasteries have been burned and more than 20 monks
and nuns expelled.
RELOCATED
In KFOR bases throughout Kosovo and Metohija there are presently more
than 1,500 Serbs expelled from all enclaves.
DEAD
In the last three days in Kosovo and Metohija eight members of KFOR
have been killed.
DON'T CRY, ANA!
Women, old people, children... These are the Serbs from the Kosovo
enclaves and today is the third day of their drama. They found
themselves in northern Kosovska Mitrovica on Wednesday morning, some
buying things, some at work, many seeking medical treatment. As of
today they have not managed to go back to their homes, if they still
exist.
They do not know what happened to their families and this worries them.
In the meanwhile, many of the villages from where they arrived by UN
convoy have already been evacuated.
ONLY TREPIDATION
- Five of my children stayed with my wife. Who knows what has happened
to them - says Milan Cerovac of Babin Most, barely ten kilometers away
from Pristina.
Veljko Nastic of Suvi Do came to Mitrovica for humanitarian aid;
someone had promised him flour. His eight children and wife stayed at
home. The youngest child is one year old, the oldest a 13 year-old boy.
- No one will answer our question what will become of us. And what will
become of them? No one wants to take the risk to return us to our homes.
There are five hundred people waiting to return to Gracanica,
Caglavica, Laplje Selo, Preoce, Strpce, Kosovo Polje, Lipljan,
Gusterica... Many do not know whether they have a place to go back to.
One cannot help but wonder if those who brought them here and left them
know.
- I came to work at the Kosovo-Metohija Bank - says Verica Bojkovic - I
have been travelling for five years. If only I had known. But who could
have known...
People are huddled, waiting for anyone to say anything comforting. Not
far from here is the command of the Kosovo police for northern
Mitrovica. From there they are bringing them coffee, offering milk for
the children. They ask what else is needed. People remain silent.
Perhaps these foreigners do not know that these people have their
dignity. Stojanka Mitrovic, Stana Adjanic, Stojanka Mihajlovic, Srdjan
Milic, Bogdan Bogdanovic say they do not want anything except to know
where their children are.
BROKEN PHONE LINES
Telephone lines have been broken. No word from anywhere how long these
people in Mitrovica will wait for news so they can rejoin their
families.
For Marija Petrovic, another night in Mitrovica will be her fourth
without sleep. A toddler girl presses close to her. We met this woman
in the summer of last year with a baby in her arms. Now Marija had
brought her little daughter, Milijana, for her first visit to the
pediatrician.
We asked her last year about her decision to have children. She said
she hoped for better days. She also said that the Albanians had
attacked their house eight times, and shot at her father-in-law in
front of the children.
- My son was so frightened he stopped talking - she says today - I
always hoped that things could not get any worse. Everyone thought,
things have to get better. Now I cannot even get to my children.
Milijana is still a baby; she's still in diapers...
The toddler girl with Marija is her three year-old daughter. She
presses her head against her mother's arm. Her little shoulders begin
shaking.
- Don't cry, Ana - Marija tells her.
The child's crying seems to infect everyone else present. The old
people begin to cry, too.
It is horrible when children and old people cry together.
NO WORD
Zorica Staniskovic had brought her husband's brother's child to the
doctor.
- Oh, we did not expect this misfortune - she says.
Her words seem to stick in her throat.
Mladen Lazic came to Mitrovica with his wife to buy food and brought
his father to see the doctor. In Babin Most, exactly ten kilometers
from Pristina, they left their four children. Alone. No news from there
at all.
EVEN IF YOU DIE LIKE ANIMALS
- I asked the police commander if he could do anything for us to get us
back to our homes - says elderly Trojan Kovacevic from Priluzje. - He
answered, I cannot do anything even if you die here like animals. All
this was translated by a fellow Serb. And then I said to him: If that's
the case, you should not have even come.
Milena MARKOVIC
ERP KiM Newsletter 20-03-04c
=== 3 ===
http://thescotsman.scotsman.com/international.cfm?id=1028692004
The Scotsman - September 2, 2004
NATO peacekeepers 'unable' to keep lid on violence in Kosovo
CHRISTIAN JENNINGS
Ethnic violence in Kosovo this spring overwhelmed the
United Nations’ mission and NATO peacekeepers to the
point of near-collapse, says a damning high-level
internal UN report leaked to The Scotsman.
The report, by a five-man team sent from UN
headquarters in New York, paints a picture of a
mission in crisis.
It says the 18,000-strong NATO force cannot currently
maintain safety and security in Kosovo, adding that
the UN administration is even incapable of providing
security for foreign diplomats and for itself.
The findings have wide- spread implications for the
UN’s so-called "nation-building programmes", from East
Timor to Haiti.
The report focused on the response of the UN’s mission
in Kosovo (UNMIK) to an outbreak of ethnic violence
that engulfed the province in March this year, the
worst such outbreak in the former Yugoslav province
since NATO and the UN arrived in June 1999.
"Many [of those interviewed] believe that UNMIK and
K-FOR (NATO’s peacekeeping mission) would have
collapsed had the riots gone on for another day or
two," says the internal audit.
It continues: "Both UNMIK and K-FOR were overwhelmed
by the events. K-FOR currently has neither the
strength nor the posture required to maintain a ‘safe
and secure environment’ within a civilian population."
The report is damning, and would be a blistering
indictment of any UN mission anywhere in the world.
The huge difference with Kosovo is that the UN
administration is the de facto government, and when
crisis strikes the UN cannot simply evacuate.
The province has been under international
administration since a 78-day NATO bombing campaign
ended in June 1999, and ex-president Slobodan
Milosevic went to the negotiating table with NATO and
the international community.
On 17 and 18 March this year, after months of
comparative peace, a concerted and orchestrated
Albanian ethnic cleansing operation went into action
in Kosovo, targeting Serbs and other ethnic
minorities. It took NATO and the UN by surprise.
"[UNMIK] appears to have developed a habit of closing
its eyes to the facts on the ground ... the leadership
was not interested in what goes on in the province,"
says the report.
The UN mission was at that stage led by a timid
Finnish politician, Harri Holkeri. As the violence
spread, the UN’s command and control structures proved
inadequate in the face of large-scale civic disorder.
Nineteen Serbs and Albanians were killed, some 900
wounded, and 550 Serb and minority homes burnt along
with 27 Orthodox churches and monasteries, as an
estimated 50,000 Albanians went on a rampage in the
province.
The NATO-led force, known as Kosovo Force, or K-FOR,
"failed catastrophically" to protect ethnic
minorities, said Human Rights Watch [which egged on
the 1999 war and all that has followed] in a report
released this June.
UNMIK carried out a series of performance assessments
shortly after the violence, but so bad was the
leadership and tactical co-ordination of the mission
during the rioting that in late May a five-man
internal affairs team arrived from New York
headquarters to report back directly to Jean-Marie
Guehenno, under-secretary-general for UN peacekeeping
operations. They spent ten days in Kosovo.
"UNMIK is in a funk," their report says. "After five
years on the ground, progress towards UNMIK’s
objectives remains elusive and the mission seems to be
nearing the point of overstaying its welcome. There
are obstacles on all fronts, and the outlook for the
medium term is worse.
"The [UNMIK] line staff reflected a sense of futility,
compounded by a sense of deep frustration over what
they experience as an operation adrift, with an
organisational culture that inhibits communication,
frowns on candour and stymies initiative.
"UNMIK is seen as aloof and are strangers in the
society they govern."
....
Il bagaglino culturale (*) di Rifondazione:
Sulle foibe, bertinottiani dalla parte del revisionismo storico
(*) Nota: "Bagaglino" è la rivista di cabaret televisivo animata da Leo
Gullotta insieme a Pitto Franco e Pamela Prati
1. Venezia 13/12/2003
Fausto Bertinotti: "Sul lato non militare di quella resistenza non si
è indagato abbastanza. Abbiamo preferito fare un'operazione di
angelizzazione della nostra parte..."
2. Venezia 4/3/2005
Al VI Congresso PRC chi viene invitato a celebrare la Resistenza? Il
protagonista della operazione più infame di revisionismo storico e
revanscismo fascista del dopoguerra. Gullotta contestato.
3. Foibe: tombola anche a Cesena (segue...)
OdG al Congresso federale proposto da Progetto Comunista (moz. 3)
LINK UTILI SU PRC E FOIBE (in ordine cronologico inverso):
Venezia, VI Congresso PRC: OdG contro il revisionismo sulle "foibe",
RESPINTO dalla maggioranza bertinottiana
JUGOINFO Sab 12 Mar 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4308
Cesena: Bertinottiani votano insieme ai fascisti OdG su "foibe e
deportazioni anti-italiane"
JUGOINFO Sab 19 Feb 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4271
Visnjica Bertinotti
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4196
Una lettera di P. Behrens a "Liberazione"
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3179
La posizione di Bertinotti sulla violenza politica
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3095
Il commento di Claudia Cernigoi sulle dichiarazioni di Bertinotti
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3088
Spunti di discussione
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2852
Luca Casarini ed i suoi squadristi
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2838
I "Centri Sociali del Nord Est" di nuovo in azione
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2830
> Per un inquadramento storico complessivo vedi ad es:
> Claudia Cernigoi OPERAZIONE FOIBE A TRIESTE:
> https://www.cnj.it/FOIBEATRIESTE/index.htm
> Foibe: dalla propaganda fascista al revisionismo storico. Un opuscolo
> di controinformazione
> http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2951
La Storia e la Fiction: intervista a Alberto Negrin
18.02.2005 scrive Andrea Rossini
Il regista de “Il cuore nel pozzo” racconta ad Osservatorio sui Balcani
il proprio film, replicando alle accuse rivoltegli. La politica è
un’arma di distruzione di massa, noi raccontiamo le storie degli
uomini. Se oggi potessi girarlo di nuovo, però, farei un'introduzione
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3915/1/51/
Il cuore nel pozzo: intervista a Leo Gullotta
09.02.2005 scrive Andrea Rossini
Non è una ricostruzione storica, ma un'occasione per aprire una
riflessione su di un periodo oscuro. Così "Il cuore nel pozzo", la
controversa fiction sulle foibe prodotta dalla Rai e da Rizzoli
audiovisivi, nelle parole di Leo Gullotta/Don Bruno. L'intervista, in
collaborazione con Radio Onda d'Urto, è stata realizzata prima della
messa in onda del film...
<< ... Non è e lo risottolineo non è una ricostruzione storica di quel
momento... potevamo soltanto prenderla da un altro punto di vista. E'
la storia inventata... >> (SIC)
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3880/1/51/
=== 1 ===
Venezia, sabato 13 dicembre 2003
Convegno di Rifondazione comunista sulle FOIBE
LA GUERRA E' ORRORE
L'intervento conclusivo di Fausto Bertinotti
...Noi, noi allora giovani, eravamo affascinati da entrambi gli
atteggiamenti, da quelli guerreschi, eroici, di chi raccontava ancora
con orgoglio quelle gesta e da quelli più silenziosi esplicitamente o
implicitamente critici non nei confronti di quei gesti, ma di quella
violenza che continuava a vivere in una cornice guerresca. Ma in
realtà sul lato non militare di quella resistenza non si è indagato
abbastanza. Abbiamo preferito fare un'operazione di "angelizzazione"
della nostra parte. Sfidati dalla brutalità del fascismo e dalla sua
violenza, abbiamo preferito pensare che un'alternativa umana ad esso
fosse già compiuta dopo esserci liberati da quel terribile evento.
Questa retorica e questa angelizzazione non ci hanno aiutato ad
indagare nella nostra storia per ricavarne risultati per il futuro.
Hanno invece fatto sì che da un lato disperdessimo le lezioni più
straordinarie che dentro quel percorso potevano annunciare il futuro,
e, dall'altro, che negassimo le violenze della nostra storia e della
nostra parte...
=== 2 ===
http://italy.indymedia.org/news/2005/03/743268.php
CONGRESSO PRC: CONTESTATO GULLOTTA PER FICTION SU FOIBE
L'attore Leo Gullotta, militante della prima ora del Prc, e' stato
oggetto di una dura contestazione verbale mentre recitava alcuni brani
dal palco congressuale al Palazzo del Cinema. "Venduto, venduto" gli
hanno urlato contro alcuni delegati, appartenenti a mozioni delle
minoranze interne, che imputano all'attore la partecipazione alla
fiction televisiva sulle foibe. "Chi e' venduto? e perche'? - e' stata
la replica di Gullotta - io sono limpido e onesto: la fiction ha fatto
sapere a 12 milioni di italiani che cosa sono state le foibe". Poi,
mentre dalla platea salivano applausi ma anche fischi, l'attore ha
invitato i 'dissidenti' ad un confronto dialettico sul palco. Ma il
confronto non e' stato possibile per l'intervento del servizio d'ordine
che, a quanto raccontano i protagonisti, ha impedito ai contestatori di
salire sul palco e li ha allontanati spintonandoli energicamente. "Da
alcuni dirigenti di Rifondazione ci siamo anche sentiti dare del
deficiente - si sono lamentati - mentre noi volevamo soltanto dire a
Gullotta che con quella fction lui aveva falsificato la storia e che si
era reso protagonista di un brutto telefilm". In soccorso di Gullotta
si e' schierato prontamente anche l'amico Fausto Bertinotti secondo il
quale "in questo partito c'e' un grado di violenza e intolleranza che
e' insopportabile". ()
---
http://www.repubblica.it/2005/a/sezioni/politica/proditornatre/
gullottaconte/gullottaconte.html
Uno sparuto gruppetto di delegati lo ha interrotto
mentre leggeva le lettere di alcuni partigiani
Rifondazione, Gullotta contestato
"Con le foibe in fiction hai tradito"
Amaro Bertinotti: "In questo partito intolleranza insopportabile"
I contestatori accusano: "Volevamo spiegare, ci hanno cacciato"
VENEZIA - Urla, grida e fischi. A una piccola ma rumorosa minoranza di
delegati al congresso di Rifondazione comunista non è piaciuta affatto
l'idea degli organizzatori di invitare Leo Gullotta a celebrare il
Sessantesimo anniversario della Liberazione leggendo le lettere di
alcuni partigiani.
Quando l'attore ha preso la parola, dalla platea è scattata subito la
contestazione: "Venduto! Vergogna traditore! Fai i soldi e poi vieni a
parlare di partigiani".
Gullotta è rimasto stupito prima ancora che seccato dalle urla. "Non so
cosa vogliate dire, non so a
cosa vi riferite", è stata la sua prima reazione. A questo punto è
iniziato un breve botta e risposta con i contestatori, che hanno
spiegato il loro gesto con la recente partecipazione dell'attore alla
fiction sulle foibe.
"Io sono limpido cristallino e se volete un dialogo con me vieni qui
sul palco e confrontiamoci. Con quella fiction - ha replicato ancora
Gullotta, mentre tutto il pubblico, compreso il segretario Fausto
Bertinotti, si alzavano in piedi e applaudivano in sostegno all'attore
- io ho contribuito a far conoscere a milioni di italiani che cosa sono
state le foibe".
Per nulla intimorito, uno dei contestatori ha continuato ad urlare:
"Venduto, venduto e ipocrita. Viva i partigiani". Dura l'ultima battuta
di Gullotta: "Scommetto che tu ieri eri tra quelli che non hanno
applaudito Ingrao. Io parlo di civiltà ".
La vicenda è durata pochi minuti in tutto, ma rischia di tenere banco a
lungo. Sia per le amare dichiarazioni rilasciate subito dopo dal
segretario Fausto Bertinotti, che ha parlato di un "insopportabile
grado di intolleranza in questo partito", sia per le accuse lanciate
dai contestatori.
"Eravamo pronti anche a replicare civilmente quando ce lo ha chiesto -
ha raccontato poco dopo in sala stampa Susanna, delegata di una mozione
di minoranza che ha dato vita alla protesta - ma il servizio d'ordine
ce lo ha impedito e ci ha subito allontanato dalla sala. Non abbiamo
fatto nemmeno in tempo ad alzarci che il servizio d'ordine ci ha
impedito di parlare e ci ha portato fuori. Se questo non è
stalinismo...".
(4 marzo 2005)
---
ALCUNI COMMENTI APPARSI SU INDYMEDIA
(vedi anche:
http://italy.indymedia.org/news/2005/03/743571.php
http://italy.indymedia.org/news/2005/03/744160.php )
---
http://italy.indymedia.org/news/2005/03/744376.php
Il cuore nell'urna: Bertinotti & le foibe
by krukko Saturday, Mar. 05, 2005 at 3:49 PM
-Antefatto sull'operazione foibe:
"I partigiani (di tito) arrestarono sia i fascisti che i nazionalisti
italiani: ai loro occhi gli uni valgono gli altri, sono gli oppressori
(...). Centinaia di persone (non le migliaia della propaganda fascista)
vengono uccisi e gettati nelle foibe"
Così scriveva Giorgio Bocca (che non è di certo comunista...) nel 1966,
raccontando l'episodio delle foibe, e spiegando poi come l'odio
antiitaliano fosse nato in seguito alle angherie inferte da fascisti e
nazisti alle popolazioni slave.
Quindi: la storia delle foibe era tutt'altro che nascosta e
sconosciuta; le vittime non furono migliaia, non si può parlare di
tentato genocidio; il contesto in cui questo crudele episodio è
maturato (gli slavi trattati per anni come razza inferiore) non può
essere trascurato quando si parla delle foibe;
le foibe non possono essere messe sullo stesso piano, come numero di
vittime e gravità, dei campi di sterminio nazisti.
Questo tanto per chiarire che l'attuale spropositato battage sui
martiri delle foibe non è altro che un'operazione squallida sulla
memoria portata avanti dalla destra, ed avallata di fatto dal
centrosinistra.
Di questa operazione fa parte anche la ridicola fiction "Il cuore nel
pozzo".
-La bagarre al congresso del PRC:
Apprendo dal giornale (il Messaggero) che al congresso del PRC è stato
contestato Leo Gullotta, interprete di "il cuore nel pozzo".
L'episodio è narrato in questi termini: interviene l'attore, alcuni
"fossili politici" (trotskisti, stalinisti, titini(!?)) lo contestano,
il buon Fausto lo difende, anche lui si indigna per la violenza subita
dagli "italiani brava gente" ad opera dei perfidi titini.
Non nego che ci sia un pittoresco campionario di "ismi" all'interno del
PRC, ma stavolta io mi schiero in pieno con i Fossili Politici:
Bertinotti non si è schierato con la "verità" sulle foibe, che era
accessibile a chiunque volesse informarsi, ma con la mezza verità che è
stata tirata fuori adesso, quella che nasconde le violenze subite dagli
iugoslavi ad opera dei nazifascisti.
Non sono un nostalgico di Tito o del socialismo reale, non sono un
fanatico del Popolo in Armi né della "sacra identità" comunista, ma
penso che stavolta il PRC si sia prestato al gioco della destra,
soprattutto dell'estrema destra, che ha da decenni nelle foibe il suo
cavallo di battaglia.
E quindi non si tratta "solo" di storia, perchè siamo in un periodo in
cui gli antifascisti dei centri sociali subiscono in tutta Italia
arresti, denunce e agguati da parte dei neofascisti: adeguarsi al
revisionismo significa avallare questo clima mettendo sullo stesso
piano aggressori e aggrediti.
Quella di Bertinotti non è una "leggerezza" da poco, e non c'entra con
la sua "svolta non violenta": è una strategia studiata per ottenere un
messaggio attraverso i media che porti più voti al PRC. Già, perchè il
buon Fausto il cuore non ce l'ha nel pozzo, ma nell'urna, e ora, dopo
aver truffato alle europee il Popolo di Genova, punta ai voti del
Popolino delle Fiction.
Ai compagni che militano in buona fede nel PRC:
attenti, che anche Carabinieri, Distretto di Polizia e La Squadra sono
fiction di successo...
P.S.: il primo nucleo della Resistenza a Terni fu formato (come molti
sapranno) da prigionieri iugoslavi fuggiti dalle carceri fasciste. Ho
avuto modo di incontrare alcuni di loro anni fa ad una riunione dell'
ANPI.
P.P.S.: discussione articolata sull'"operazione foibe":
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/Giap5_VIa.htm
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/Giap6_VIa.htm
(...)
ma la verità non importa a nessuno?
by Fabio Mosca Saturday, Mar. 05, 2005 at 7:38 PM
dal quotidiano triestino Il Piccolo del 5 novembre 2001 la
testimonianza di Raffaello Camerini, ebreo, classe 1924.
«Nel luglio del 1940, ottenuta la licenza scientifica, dopo neanche un
mese, sono stato chiamato al lavoro "coatto", in quanto ebreo, e sono
stato destinato alle cave di bauxite, la cui sede principale era a S.
Domenica d'Albona.
Quello che ho veduto in quel periodo, sino al 1941 - poi sono stato
trasferito a Verteneglio - ha dell'incredibile. La crudeltà dei
fascisti italiani contro chi parlava il croato, invece che l'italiano,
o chi si opponeva a cambiare il proprio cognome croato o sloveno, con
altro italiano, era tale che di notte prendevano di forza dalle loro
abitazioni gli uomini, giovani e vecchi, e con sistemi incredibili li
trascinavano sino a Vines, Chersano e altre località limitrofe, ove
c'erano delle foibe, e lì, dopo un colpo di pistola alla nuca, li
gettavano nel baratro. Quando queste cavità erano riempite, ho veduto
diversi camion, di giorno e di sera, con del calcestruzzo prelevato da
un deposito di materiali da costruzione sito alla base di Albona, che
si dirigevano verso quei siti e dopo poco tempo ritornavano vuoti.
Allora, io abitavo in una casa sita nella piazza di Santa Domenica
d'Albona, adiacente alla chiesa, e attraverso le tapparelle della
finestra della stanza ho veduto più volte, di notte, quelle scene che
non dimenticherò finchè vivrò (...). Mi chiedo sempre, pur dopo 60
anni, come un uomo può avere tanta crudeltà nel proprio animo. Sono
stati gli italiani, fascisti, i primi che hanno scoperto le foibe ove
far sparire i loro avversari.
Logicamente, i partigiani di Tito, successivamente, si sono vendicati
usando lo stesso sistema (*).
[ (*) Dopo l'8 settembre furono i minatori a vendicarli giustiziando
tutti i fascisti della zona e la Direzione delle miniere, responsabile
del disastro di due anni prima nel quale erano morti duecento e feriti
altri duecento minatori a causa della assoluta mancanza di misure di
sicurezza.
I minatori erano di tutte le nazionalità. (L'esercito di Tito era
all'epoca sui monti della Bosnia, non in Istria dove giungerà solo nel
marzo del '45).
Un autocarro pieno di partigiani catturati dalla Milizia fascista pochi
giorni prima era passato davanti i minatori e si era fermato su l'orlo
di un pozzo. Gridavano "vendicateci!" ai minatori presenti... Fatti
scendere vennero falciati coi mitra e gettati dentro.
Questo è testimoniato da decine di testimoni oculari, fra i quali anche
un mio coetaneo, figlio di un impiegato delle miniere, che vide
l'episodio coi suoi occhi.
(E' italiano, per intenderci!).
Lo ha pure raccontato alla Rai regionale del Friuli Venezia Giulia il
prof. Guido Miglia, istriano... ma la Rai Nazionale si è sempre
guardata bene da divulgare queste notizie!
Vines è un sistema di pozzi carboniferi del bacino minerario dell'Arsa,
in provincia di Pola. ]
E che dire dei fascisti italiani che il 26 luglio 1943 hanno fatto
dirottare la corriera di linea - che da Trieste era diretta a Pisino e
Pola - in un burrone con tutto il carico di passeggeri, con esito
letale per tutti. (...)
Ho lavorato fra Santa Domenica d'Albona, Cherso, Verteneglio sino
all'agosto del `43 e mai ho veduto un litigio fra sloveni, croati e
italiani (quelli non fascisti). L'accordo e l'amicizia era grande e
l'aiuto, in quel difficile periodo, era reciproco. Un tanto per la
verità, che io posso testimoniare».
f.to Raffaele Camerini
[ I Tedeschi estrassero quei corpi dopo la loro "liberazione"
dell'Istria (che venne annessa al Terzo Reich) e ne fecero un battage
fotografico che per i due anni successivi quotidianamente venne
riproposto dai giornali Il Corriere Istriano ed il Piccolo di Trieste,
ma anche il Corriere della sera di Milano ed i giornali repubblichini.
Pavolini proclamava il 30 gennaio del '44 "Giornata del ricordo degli
Infoibati".
Quella campagna era tesa a spaventare gli Italiani dell'Istria che così
accettavano i nazisti come protettori. ]
---
http://italy.indymedia.org/news/2005/03/743988_comment.php#744577
(...)
"titini"...
by Fabio Mosca Saturday, Mar. 05, 2005 at 12:52 PM
I "titini", come sono spregiativamente chiamati oggi, partigiani come
si dovrebbero chiamare, erano anche Italiani, e non solo Slavi, come di
tutte le numerose etnie della Jugoslavia! Ben 30.000 italiani
combatterono con i partigiani jugoslavi...
Il termine "titino" dal '42 al 48 era esclusivo dei fascisti, e solo
dopo la scomunica di Tito nel '48 l'hanno addottato anche gli
stalinisti del PCI, Vidali di Trieste in primis - quel Carlos Contrera
che dirigeva la Ghepeù in Spagna dal '37 al '39 e che la "resistenza"
l'ha fatta negli alberghi di lusso in Messico cercando di ammazzare
Trozki, e dopo il suo assassinio restando negli USA dal '40 al '47 con
carte false fornite dalla ghepeù...
(leggere su Vidali in
-J'ETAIS UN AGENT DE STALIN di Walter G. Krivitski, pag.151
-LES COMMUNISTES CONTRE LA REVOLUTION ESPAGNOLE di Julian Gorkin,
-"The spanish revolution" di Burnett Bolloten, pag.457)
E' a quel Vidali campione di Stalin, esperto in torture e
"liquidazioni" di anarchici e trozkisti sin dalla guerra di Spagna, che
dobbiamo, anche, l'attuale acquiescenza degli ex comunisti a
quest'infame campagna denigratoria dei "titini" anche sulle foibe,
oltre che sulle delazioni inventate da tanto talento malvagio...
Mai e poi mai il PCI si discolpò di quell'appoggio acritico dato dalla
sua organizzazione al tentativo di Stalin di mettere sotto controllo la
Jugoslavia.
La menzogna è un'arma potente, usata senza scrupolo da una parte e
dall'altra fra i due stalinismi, i cui risultati luridi persistono
ancora.
Ma quanti operai ITALIANI dei cantieri di Monfalcone e Trieste sono
scappati in Jugoslavia per sfuggire al "terrore bianco" del pre Gladio
- X Mas e Osoppo finanziate segretamente da Roma - fra il 45 ed il 48!
Almeno 3000! Con le famiglie intere.
Dei poveri illusi, certo, che credevano al "sol dell'avvenir" (ma è una
colpa? oggi pare proprio di si!).
Illusi dai dirigenti comunisti che pur sapendo dei lagher nell'URSS,
tenevano tutto nascosto ed accusavano quei rari dissidenti di essere al
soldo del capitalismo ecc.ecc...
Ma la realtà qugli illusi la conobbero ben presto.
Dopo quel terribile '48 molti di loro vennero incarcerati dall'OZNA,
non perchè italiani, ma perchè fedeli a Stalin.
Una repressione stile staliniano contro altri staliniani!
Quegli operai ne rimasero stritolati!
Ma NON FU PULIZIA ETNICA come oggi si ciancia! I più colpiti furono
proprio i partigiani montenegrini, quelli che salvarono Tito in fuga
dopo la sconfitta di Uzice, che morivano di botte ripetendo "zivio
Staljin! zivio Staljin! zivio Staljin!..." (leggere GOLI OTOK di
Giacomo Scotti.)
Anch'essi, poveracci... non fosse per Scotti nessuno li ricorderebbe.
Molti di questi operai monfalconesi ritornarono in Italia come esuli
negli anni '50, demoralizzati, ignorati dal PCI che se ne vergognava,
soprattutto quando Kruscev andò a caccia con Tito nel '55! (fra questi
un mio zio).
Intanto migliaia di comunisti erano stati assasinati, dopo torture
indicibili, nei lagher in Ungheria, Bulgaria, Romania, Cecoslovacchia,
con l'accusa nebulosa di "titoismo". (inesistente allora come "teoria")
(...)
Il cuore nel pozzo va censurato è un film che distorce totalmente la
realtà!
by comunista Saturday, Mar. 05, 2005 at 6:12 PM
IL REVISIONISMO E' IL SONNO DELLA RAGIONE!
E' spaventoso questo film per il grado di faziosità e di stravolgimento
completo della realtà. Il film , mostra un soldato fascista italiano
presentandolo come un eroe che salva decine di bambini italiani da un
massacrato razziale ad opera dell'Armata rossa Yugoslava. Esattamente
l'opposto di quanto è accaduto. E' come se si faccesse un film sulla
rivoluzione d'Ottobre dove sarebbero i bolscevichi a sparare sulla
folla anzichè le squadracce zariste.
A tutto c'è un limite! non si può consentire uno stravolgimento simile
della realtà. Il film è scontato dall'inizio alla fine e si inquadra
perfettamente in un clima di totale revisionismo. Sono rimasto
letteralmente impressionato dalla puntata di porta a porta dedicata
alla famiglia mussolini a tre giorni dalle elezioni supplettive di
Napoli. Il programma ilare per gran parte della serata a visto la
esaltazione di mussolini da parte del figlio romano e della nipote
alessandra Presente in studio anche gervaso e se ricordo bene ferrara.
Chi esaltava l'intelligenza di mussolini, chi sosteneva che è stato
tradito! Poi vespa con le sue domande del tipo: "E' vero che a
mussolini piacevano le saponette alla mandorla?"
Evidentemente gli orrori del nazi-fascismo non hanno sfiorano neppure
lontanamente il programma. Le migliaia
di parenti delle vittime dei campi dell'orrore nazi-fascisti si saranno
rivoltati pensando a quanti sono stati deportati nei lagher , bruciati
vivi, saponificati. Niente!
I programma si è concluso a "tarallucci e vino" con il figlio di
mussolini che ha suonato e cantato "o sole mio con un pianoforte a
coda".Tre giorni dopo le elezioni a Napoli la Lista mussolini schizza
al 9,2%!
No abbiamo davvero bisogno di fronte alla dittatura del pensiero unico
mediatico di altri Revisionismi.
Tornare a Lenin! Difendere la memoria dell'URSS e della Resistenza
partigiana!
(...)
Gullotta confessa la sua ignoranza
by si DEVE ignorare la verità. Saturday, Mar. 05, 2005 at 8:06 PM
(...) Leo Gullotta: Stabiliamo subito che "Il cuore nel pozzo", il film
per la televisione su Rai Uno, non è una ricostruzione – sottolineo la
parola ricostruzione – storica sulle foibe. ...(è) L'occasione, presumo
da interprete, soltanto da interprete, dopo 60 anni di silenzio totale
da una parte e dall'altra, è quella della possibilità offerta dalla
televisione alla riflessione, al sapere e alla memoria. La televisione
entra nelle case, a differenza del cinema o del teatro che sono cose
che si scelgono, entra nelle case direi quasi a forza e quindi in
un'Italia che non sa - a parte la parte geografica interessata - che
cosa sono state le foibe, è un'occasione innanzitutto per accendere una
fiammella sul totale silenzio dopo 60 anni, con la speranza che si
cominci un cammino sereno di riflessione e di memoria. Questo è un
lavoro che devono fare gli storici, i politici, i giudici, quello di
ricomporre lentamente il perché questo avvenne. ... Le scuole, i
ragazzi, non sanno niente. E' un'offerta per i giovani, è un'offerta
alla memoria, un'offerta per dire anche in questa occasione mai più..."
Gullotta ignora tutto. Bertinotti sa la verità ma finge di saperne...
di più! E non legge nemmeno il Manifesto!
da Il Manifesto del 29 agosto 1996
lettere aperte, mai pubblicate da Il Corriere della sera e dalla
Repubblica di smentite delle falsità diffuse da tutti i media sulle
foibe, inviate da Galliano Fogar, direttore dell'IRSMLFVG di Trieste,
indirizzate a Violante, allora presidente della Camera:
"...E' falso (Corriere deIla Sera 18/8/'96} che tutte le vittime delle
repressioni jugoslave del 1945 a Trieste, Gorizia ed altrove, siano
state "infoibate", e, per di più, infoibate vive. Ci sono stati alcuni
casi di questa estrema ferocia che non assunsero però un carattere
collettivo.
Gran parte degli arrestati, poi scomparsi, fu deportata
nei campi jugoslavi e qui decimata da denutrizione, malattie ed anche
da condanne a mnrte. Una parte dei deportati fu rimpatriata a scaglioni
negli anni successivi...
...E' falso (Corriere della Sera 18/8/'96, La Repubblica 15/6/'96) che
non ci siano mai stati processi contro gli infoibatori.
Nel periodo del governo militare alleato a Trieste (giugno '45-ottobre
'54) la Corte straordinaria d'Assise, presieduta da magistrati
italiani, processò già nel periodo 1946-1949 circa un'ottantina di
imputati (per omicidio continuato e aggravato con o senza infoibamento,
sequestri di persone poi scomparse, sevizie ed altri reati di
violenza),comminando condanne sia ai presenti che ai contmaci,
dall'ergastolo a 30, 27, 25 anni di reclusione oltre a pene inferiori
ed anche assoluzioni.
Bastava una telefonata per verificarlo. Infatti i principali quotidiani
locali e regionali (Corriere di Trieste, Il giornale di Trieste, Il
Piccolo, La Voce libera, quotidiano del Cln di cui ero redattore, Il
messaggero Veneto di Udine), pubblicarono ampi servizi udienze e le
conclusioni di processi, di cui esistono comunque le sentenze. Inoltre
la polizia civile creata dal Gma e che aveva fra le sue file anche
diversi profughi italiani dell'Istria, effettuò numerosi arresti
(segnalati alla stampa) di infoibatori veri e presunti e di agenti
dell'Ozna (la polizia politica slovena e jugoslava, poi Udba).
...Dal novembre 1945 all'aprile del 1948 i vigili del fuoco di Trieste,
la polizia civile, il gruppo speleologico triestino ed il gruppo
rastrellatori mine effettuarono, con l'autorizzazione del Gma,numerose
esumazioni di salme dalle foibe e fosse comuni sull'altipiano carsico a
Trieste e Gorizia, recuperando 464 corpi di cui 217 civili e 247
militari fra italiani e tedeschi anche caduti in combattimento...
Dalle ricerche fatte finora dal nostro istituto, che sul problema delle
foibe e deportazioni ha scritto sin dai primi anni '60 libri e saggi
(ma di fronte alla grande stampa siamo disarmati), non risulta che sia
stato predisposto dall'alto un piano di sterminio o genocidio etnico
come stampa e Rai hanno più volte riportato.
Ci furono indubbiamente anche manifestazioni di revanchismo
nazionalistico, di resa dei conti, (italiano=fascista). Ciò avvenne
specie nel corso dell'insurrezione esplosiva e caotica slovena e croata
in Istria nel settembre '43 (crollo del potere dello stato dominante
italiano). Ci fu allora una presenza fra le improvvisate formazioni
degli insorti anche di torbidi "vendicatori" di interessi ed
antagonismi paesani e di autentici criminali.
In quel periodo furono uccise o scomparvero dalle cinque alle seicento
persone in maggioranza italiane ma anche slovene e croate.
La violenta e devastante controffensiva nazista dell'ottobre '43 che
seminò in Istria lutti e stragi sia fra le popolazioni civili italiane
che slovene e croate, indusse alcuni dei carceriori degli arrestati a
liberarsi di essi, pericolosi testimoni, uccidendoli.
L'Istria, povera ed emarginata con la popolazione contadina
perseguitata ferocemente dal fisco, con fenomeni di proletarizzazione e
di accattonaggio nelle principali città, riscontrate anche da fonti
prefettizie e fasciste, sofferse molto sotto il regime fascista.
Dal 1940 al 1943 conobbe la sferza delle dure repressioni poliziesche e
militari dettate da Mussolini ai capi militari: esecuzioni collettive,
deportazioni di civili con vecchi, donne e bambini, distruzioni di
villaggi.
Alla fine di febbraio del 1940, una devastante esplosione di gas nelle
miniere di carbone dell'Arsa (Iri), provocò la morte di 185 minatori
italiani e slavi ed il ferimento di 144. Sciagura annunciata da
precedenti vittime (13 nel 1937 e 9 nel 1939). A tre mesi di distanza
dall'entrata in guerra, il governo seppellì l'inchiesta sulle
responsabilità direzionali gravissime .
(E fu proprio lì, nell'Arsa, a Vines, che al crollo dello Stato
italiano esplose la vendetta contro la Direzione delle miniere e le sue
guardie fasciste che furono uccise e precipitate nella stessa
miniera-ndr). (...)
=== 3 ===
Oggetto: Foibe: tombola anche a Cesena
(segue ... Le puntate precedenti:
Cesena: Bertinottiani votano insieme ai fascisti OdG su "foibe e
deportazioni anti-italiane" - JUGOINFO Sab 19 Feb 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4271 )
Fonte: aa-info @yahoogroups.com
Data: Mon, 21 Feb 2005 19:33:50 +0100
Da: "christian"
Allego quì di seguito l'odg che abbiamo presentato al congresso della
federazione di Cesena, votato solo dai compagni di progetto comunista +
un'astensione (l'ernesto). Tutti gli altri hanno votato contro (parere
sfavorevole di Musacchio, presente come membro di garanzia dal
nazionale).
odg
Ci ha molto preoccupato venire a conoscenza che, in sede di Consiglio
Provinciale, il nostro partito ha espresso voto favorevole al documento
di Alleanza Nazionale sul "Giorno della Memoria".
La prima domanda, che ingenuamente ci siamo posti, è stata: "ma della
memoria di chi?" Certo non la memoria di quanti ancora credono al
valore della obiettività storica: il documento proposto in sede
provinciale è frutto di affermazioni storicamente infondate e false,
pieno di volgare revisionismo ideologico.
Ma non solo! Esso si inserisce in una manovra di vera e propria
"disinformazione" e guerra propagandistica, che è parte di un progetto
politico molto più ampio delle destre ora al governo, dove introdurre
elementi di mistificazione e confusione, deve servire a preparare
generazioni future di italiane ed italiani ad essere educate nell'oblio
e nella rimozione. È l'ennesimo tentativo reazionario per scatenare una
canea contro il comunismo: ieri come oggi l'incubo dei padroni e
l'unica reale prospettiva di liberazione degli oppressi.
Una propaganda che, nel peggiore stile fascista, si avvale di strumenti
subdoli, quali la "fiction": vedi l'esempio di "Il cuore nel pozzo",
una colossale mistificazione storica anticomunista. Un'opera da
Ministero della cultura popolare di mussoliniana memoria, che fa parte
della campagna imbastita da Berlusconi e dai suoi alleati fascisti di
AN con alla testa Fini e Gasparri per denigrare la Resistenza, il
socialismo e il comunismo e riabilitare la dittatura fascista di
Mussolini.
E la cosiddetta "sinistra democratica", che si è piegata a questa
prospettiva distorta non fa altro che adeguarsi (con maggiore o minore
convinzione) al clima della "pacificazione nazionale", che partendo
dalla comprensione per i fascisti arriva a farne dei martiri
dell'«italianità», con l'unico fine, attraverso il ricompattamento
politico della borghesia italiana, di prepararsi la strada quale
affidabile forza di governo per una politica di alternanza borghese.
Se è inquietante che uno stato democratico decida di appoggiare il
revisionismo storico operato dai nostalgici dell'irredentismo fascista,
è addirittura spaventoso che i rappresentanti di quello che si
definisce il partito della rifondazione comunista si rendano complici
di questa manovra.
Le parole rassicuranti del segretario di federazione, il quale in
sostanza afferma che il voto in consiglio provinciale non è stato del
Gruppo di Rifondazione Comunista, ma una iniziativa personale e non
concordata dell' unico consigliere PRC presente al momento del voto,
sono state smentite da quanto avvenuto il 10 febbraio, a Cesena, in
Consiglio Comunale, dove, complice il PRC, è stato votato all'unanimità
(escluso i Verdi che sono usciti per protesta al momento del voto) un
documento, che ha accolto la richiesta del centro-destra di proporre
alla commissione toponomastica la dedica di una via agli infoibati.
Una posizione che, a nostro avviso, si discosta nettamente da quella
assunta in sede nazionale solo un anno fa, quando il PRC aveva votato
contro la Legge n. 92 del 30 marzo 2004, che istituiva il giorno della
memoria alle vittime delle foibe.
Non si possono avallare iniziative di questo tipo: iniziative che
ignorano volutamente l'intera storia che sta a monte delle foibe e del
cosiddetto "esodo", come se la storia cominciasse dal 1945 e quel che è
successo dal 1920 al 1945 (annessione dell'Istria e di parte di Fiume e
della Dalmazia all'Italia col trattato di Rapallo, invasione
nazifascista della Jugoslavia nel 1941, resistenza partigiana,
sconfitta del nazifascismo) non contasse nulla, non esistesse nemmeno.
Come se non fossero esistiti o non contassero nulla i crimini del
fascismo, quali l'italianizzazione forzata di quelle terre, le
deportazioni di intere popolazioni dalla costa verso l'interno per far
posto alla colonizzazione fascista (una vera e propria "pulizia etnica"
ante litteram), i tribunali speciali contro gli antifascisti sloveni e
italiani, i campi di concentramento dove gli jugoslavi sono morti di
fame, di stenti e di torture a decine di migliaia, i villaggi bruciati,
le esecuzioni sommarie, gli stupri, e così via.
È revisionismo storico aberrante l'asserire che, come i nazisti hanno
fatto funzionare la Risiera di S. Sabba come campo di sterminio, così i
"titini" hanno "infoibato italiani" e quindi che i criminali stanno da
tutte e due le parti.
Questo accostamento, che mette sullo stesso piano vittime ed
aggressori, non considera, infatti, tutta una serie di fatti:
innanzitutto che i nazisti avevano programmato lo sterminio dei popoli
da loro considerati "inferiori" (Ebrei e Slavi innanzitutto, ma anche
gli Zingari), così come l'eliminazione degli handicappati, degli
omosessuali, dei vecchi invalidi; e pure l'eliminazione fisica degli
oppositori politici e la lotta contro i partigiani condotta anche
mediante eccidi di massa, stragi, rappresaglie contro ostaggi innocenti.
Nessun paragone può essere fatto con il comportamento delle forze
armate partigiane (jugoslave ed italiane) che non avevano tra le loro
finalità né la pulizia etnica, né la purezza della razza, né era loro
proprio il concetto della rappresaglia terroristica.
Tra gli arresti e le esecuzioni del dopoguerra non vi furono massacri
indiscriminati: della maggior parte degli arrestati si sa che erano
militari o comunque collaboratori del nazifascismo che si erano
macchiati di crimini efferati.
Se vi furono delle vendette personali, di questo non si può rendere
responsabile un intero movimento di liberazione, né creare un caso
politico che dura da più di cinquant'anni, soprattutto alla luce del
fatto che di processi contro gli "infoibatori" se ne sono svolti
un'ottantina e non si possono processare nuovamente le persone per gli
stessi reati, né processare altri per reati dei quali si sono già
condannati i colpevoli.
In quanto alle onoranze richieste per i "caduti delle foibe"
(commemorazioni, erezioni di monumenti e lapidi, intitolazione di vie),
visti i ruoli impersonati dalla maggior parte degli "infoibati",
personalmente ci rifiutiamo di onorarli. Si può provare umana pietà nei
confronti dei morti, ma da qui ad onorare chi tradiva, spiava,
torturava, uccideva ce ne corre.
Il nostro timore è che se non correggiamo subito la rotta, niente e
nessuno potrà più arrestare questo minuetto di menzogne, questo
prodotto incrociato di falsità e di revisionismo, di parzialità elevata
a valore assoluto.
Alla luce di quanto esposto chiediamo dunque che il nostro partito si
astenga dall'appoggiare manovre di strumentale revisionismo storico,
che ci derubano della nostra storia e della nostra memoria.
Associazione marxista rivoluzionaria-collettivo di Cesena-Forlì
Cesena, 13 febbraio 2005
Sulle foibe, bertinottiani dalla parte del revisionismo storico
(*) Nota: "Bagaglino" è la rivista di cabaret televisivo animata da Leo
Gullotta insieme a Pitto Franco e Pamela Prati
1. Venezia 13/12/2003
Fausto Bertinotti: "Sul lato non militare di quella resistenza non si
è indagato abbastanza. Abbiamo preferito fare un'operazione di
angelizzazione della nostra parte..."
2. Venezia 4/3/2005
Al VI Congresso PRC chi viene invitato a celebrare la Resistenza? Il
protagonista della operazione più infame di revisionismo storico e
revanscismo fascista del dopoguerra. Gullotta contestato.
3. Foibe: tombola anche a Cesena (segue...)
OdG al Congresso federale proposto da Progetto Comunista (moz. 3)
LINK UTILI SU PRC E FOIBE (in ordine cronologico inverso):
Venezia, VI Congresso PRC: OdG contro il revisionismo sulle "foibe",
RESPINTO dalla maggioranza bertinottiana
JUGOINFO Sab 12 Mar 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4308
Cesena: Bertinottiani votano insieme ai fascisti OdG su "foibe e
deportazioni anti-italiane"
JUGOINFO Sab 19 Feb 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4271
Visnjica Bertinotti
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4196
Una lettera di P. Behrens a "Liberazione"
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3179
La posizione di Bertinotti sulla violenza politica
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3095
Il commento di Claudia Cernigoi sulle dichiarazioni di Bertinotti
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3088
Spunti di discussione
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2852
Luca Casarini ed i suoi squadristi
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2838
I "Centri Sociali del Nord Est" di nuovo in azione
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2830
> Per un inquadramento storico complessivo vedi ad es:
> Claudia Cernigoi OPERAZIONE FOIBE A TRIESTE:
> https://www.cnj.it/FOIBEATRIESTE/index.htm
> Foibe: dalla propaganda fascista al revisionismo storico. Un opuscolo
> di controinformazione
> http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2951
La Storia e la Fiction: intervista a Alberto Negrin
18.02.2005 scrive Andrea Rossini
Il regista de “Il cuore nel pozzo” racconta ad Osservatorio sui Balcani
il proprio film, replicando alle accuse rivoltegli. La politica è
un’arma di distruzione di massa, noi raccontiamo le storie degli
uomini. Se oggi potessi girarlo di nuovo, però, farei un'introduzione
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3915/1/51/
Il cuore nel pozzo: intervista a Leo Gullotta
09.02.2005 scrive Andrea Rossini
Non è una ricostruzione storica, ma un'occasione per aprire una
riflessione su di un periodo oscuro. Così "Il cuore nel pozzo", la
controversa fiction sulle foibe prodotta dalla Rai e da Rizzoli
audiovisivi, nelle parole di Leo Gullotta/Don Bruno. L'intervista, in
collaborazione con Radio Onda d'Urto, è stata realizzata prima della
messa in onda del film...
<< ... Non è e lo risottolineo non è una ricostruzione storica di quel
momento... potevamo soltanto prenderla da un altro punto di vista. E'
la storia inventata... >> (SIC)
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3880/1/51/
=== 1 ===
Venezia, sabato 13 dicembre 2003
Convegno di Rifondazione comunista sulle FOIBE
LA GUERRA E' ORRORE
L'intervento conclusivo di Fausto Bertinotti
...Noi, noi allora giovani, eravamo affascinati da entrambi gli
atteggiamenti, da quelli guerreschi, eroici, di chi raccontava ancora
con orgoglio quelle gesta e da quelli più silenziosi esplicitamente o
implicitamente critici non nei confronti di quei gesti, ma di quella
violenza che continuava a vivere in una cornice guerresca. Ma in
realtà sul lato non militare di quella resistenza non si è indagato
abbastanza. Abbiamo preferito fare un'operazione di "angelizzazione"
della nostra parte. Sfidati dalla brutalità del fascismo e dalla sua
violenza, abbiamo preferito pensare che un'alternativa umana ad esso
fosse già compiuta dopo esserci liberati da quel terribile evento.
Questa retorica e questa angelizzazione non ci hanno aiutato ad
indagare nella nostra storia per ricavarne risultati per il futuro.
Hanno invece fatto sì che da un lato disperdessimo le lezioni più
straordinarie che dentro quel percorso potevano annunciare il futuro,
e, dall'altro, che negassimo le violenze della nostra storia e della
nostra parte...
=== 2 ===
http://italy.indymedia.org/news/2005/03/743268.php
CONGRESSO PRC: CONTESTATO GULLOTTA PER FICTION SU FOIBE
L'attore Leo Gullotta, militante della prima ora del Prc, e' stato
oggetto di una dura contestazione verbale mentre recitava alcuni brani
dal palco congressuale al Palazzo del Cinema. "Venduto, venduto" gli
hanno urlato contro alcuni delegati, appartenenti a mozioni delle
minoranze interne, che imputano all'attore la partecipazione alla
fiction televisiva sulle foibe. "Chi e' venduto? e perche'? - e' stata
la replica di Gullotta - io sono limpido e onesto: la fiction ha fatto
sapere a 12 milioni di italiani che cosa sono state le foibe". Poi,
mentre dalla platea salivano applausi ma anche fischi, l'attore ha
invitato i 'dissidenti' ad un confronto dialettico sul palco. Ma il
confronto non e' stato possibile per l'intervento del servizio d'ordine
che, a quanto raccontano i protagonisti, ha impedito ai contestatori di
salire sul palco e li ha allontanati spintonandoli energicamente. "Da
alcuni dirigenti di Rifondazione ci siamo anche sentiti dare del
deficiente - si sono lamentati - mentre noi volevamo soltanto dire a
Gullotta che con quella fction lui aveva falsificato la storia e che si
era reso protagonista di un brutto telefilm". In soccorso di Gullotta
si e' schierato prontamente anche l'amico Fausto Bertinotti secondo il
quale "in questo partito c'e' un grado di violenza e intolleranza che
e' insopportabile". ()
---
http://www.repubblica.it/2005/a/sezioni/politica/proditornatre/
gullottaconte/gullottaconte.html
Uno sparuto gruppetto di delegati lo ha interrotto
mentre leggeva le lettere di alcuni partigiani
Rifondazione, Gullotta contestato
"Con le foibe in fiction hai tradito"
Amaro Bertinotti: "In questo partito intolleranza insopportabile"
I contestatori accusano: "Volevamo spiegare, ci hanno cacciato"
VENEZIA - Urla, grida e fischi. A una piccola ma rumorosa minoranza di
delegati al congresso di Rifondazione comunista non è piaciuta affatto
l'idea degli organizzatori di invitare Leo Gullotta a celebrare il
Sessantesimo anniversario della Liberazione leggendo le lettere di
alcuni partigiani.
Quando l'attore ha preso la parola, dalla platea è scattata subito la
contestazione: "Venduto! Vergogna traditore! Fai i soldi e poi vieni a
parlare di partigiani".
Gullotta è rimasto stupito prima ancora che seccato dalle urla. "Non so
cosa vogliate dire, non so a
cosa vi riferite", è stata la sua prima reazione. A questo punto è
iniziato un breve botta e risposta con i contestatori, che hanno
spiegato il loro gesto con la recente partecipazione dell'attore alla
fiction sulle foibe.
"Io sono limpido cristallino e se volete un dialogo con me vieni qui
sul palco e confrontiamoci. Con quella fiction - ha replicato ancora
Gullotta, mentre tutto il pubblico, compreso il segretario Fausto
Bertinotti, si alzavano in piedi e applaudivano in sostegno all'attore
- io ho contribuito a far conoscere a milioni di italiani che cosa sono
state le foibe".
Per nulla intimorito, uno dei contestatori ha continuato ad urlare:
"Venduto, venduto e ipocrita. Viva i partigiani". Dura l'ultima battuta
di Gullotta: "Scommetto che tu ieri eri tra quelli che non hanno
applaudito Ingrao. Io parlo di civiltà ".
La vicenda è durata pochi minuti in tutto, ma rischia di tenere banco a
lungo. Sia per le amare dichiarazioni rilasciate subito dopo dal
segretario Fausto Bertinotti, che ha parlato di un "insopportabile
grado di intolleranza in questo partito", sia per le accuse lanciate
dai contestatori.
"Eravamo pronti anche a replicare civilmente quando ce lo ha chiesto -
ha raccontato poco dopo in sala stampa Susanna, delegata di una mozione
di minoranza che ha dato vita alla protesta - ma il servizio d'ordine
ce lo ha impedito e ci ha subito allontanato dalla sala. Non abbiamo
fatto nemmeno in tempo ad alzarci che il servizio d'ordine ci ha
impedito di parlare e ci ha portato fuori. Se questo non è
stalinismo...".
(4 marzo 2005)
---
ALCUNI COMMENTI APPARSI SU INDYMEDIA
(vedi anche:
http://italy.indymedia.org/news/2005/03/743571.php
http://italy.indymedia.org/news/2005/03/744160.php )
---
http://italy.indymedia.org/news/2005/03/744376.php
Il cuore nell'urna: Bertinotti & le foibe
by krukko Saturday, Mar. 05, 2005 at 3:49 PM
-Antefatto sull'operazione foibe:
"I partigiani (di tito) arrestarono sia i fascisti che i nazionalisti
italiani: ai loro occhi gli uni valgono gli altri, sono gli oppressori
(...). Centinaia di persone (non le migliaia della propaganda fascista)
vengono uccisi e gettati nelle foibe"
Così scriveva Giorgio Bocca (che non è di certo comunista...) nel 1966,
raccontando l'episodio delle foibe, e spiegando poi come l'odio
antiitaliano fosse nato in seguito alle angherie inferte da fascisti e
nazisti alle popolazioni slave.
Quindi: la storia delle foibe era tutt'altro che nascosta e
sconosciuta; le vittime non furono migliaia, non si può parlare di
tentato genocidio; il contesto in cui questo crudele episodio è
maturato (gli slavi trattati per anni come razza inferiore) non può
essere trascurato quando si parla delle foibe;
le foibe non possono essere messe sullo stesso piano, come numero di
vittime e gravità, dei campi di sterminio nazisti.
Questo tanto per chiarire che l'attuale spropositato battage sui
martiri delle foibe non è altro che un'operazione squallida sulla
memoria portata avanti dalla destra, ed avallata di fatto dal
centrosinistra.
Di questa operazione fa parte anche la ridicola fiction "Il cuore nel
pozzo".
-La bagarre al congresso del PRC:
Apprendo dal giornale (il Messaggero) che al congresso del PRC è stato
contestato Leo Gullotta, interprete di "il cuore nel pozzo".
L'episodio è narrato in questi termini: interviene l'attore, alcuni
"fossili politici" (trotskisti, stalinisti, titini(!?)) lo contestano,
il buon Fausto lo difende, anche lui si indigna per la violenza subita
dagli "italiani brava gente" ad opera dei perfidi titini.
Non nego che ci sia un pittoresco campionario di "ismi" all'interno del
PRC, ma stavolta io mi schiero in pieno con i Fossili Politici:
Bertinotti non si è schierato con la "verità" sulle foibe, che era
accessibile a chiunque volesse informarsi, ma con la mezza verità che è
stata tirata fuori adesso, quella che nasconde le violenze subite dagli
iugoslavi ad opera dei nazifascisti.
Non sono un nostalgico di Tito o del socialismo reale, non sono un
fanatico del Popolo in Armi né della "sacra identità" comunista, ma
penso che stavolta il PRC si sia prestato al gioco della destra,
soprattutto dell'estrema destra, che ha da decenni nelle foibe il suo
cavallo di battaglia.
E quindi non si tratta "solo" di storia, perchè siamo in un periodo in
cui gli antifascisti dei centri sociali subiscono in tutta Italia
arresti, denunce e agguati da parte dei neofascisti: adeguarsi al
revisionismo significa avallare questo clima mettendo sullo stesso
piano aggressori e aggrediti.
Quella di Bertinotti non è una "leggerezza" da poco, e non c'entra con
la sua "svolta non violenta": è una strategia studiata per ottenere un
messaggio attraverso i media che porti più voti al PRC. Già, perchè il
buon Fausto il cuore non ce l'ha nel pozzo, ma nell'urna, e ora, dopo
aver truffato alle europee il Popolo di Genova, punta ai voti del
Popolino delle Fiction.
Ai compagni che militano in buona fede nel PRC:
attenti, che anche Carabinieri, Distretto di Polizia e La Squadra sono
fiction di successo...
P.S.: il primo nucleo della Resistenza a Terni fu formato (come molti
sapranno) da prigionieri iugoslavi fuggiti dalle carceri fasciste. Ho
avuto modo di incontrare alcuni di loro anni fa ad una riunione dell'
ANPI.
P.P.S.: discussione articolata sull'"operazione foibe":
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/Giap5_VIa.htm
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/Giap6_VIa.htm
(...)
ma la verità non importa a nessuno?
by Fabio Mosca Saturday, Mar. 05, 2005 at 7:38 PM
dal quotidiano triestino Il Piccolo del 5 novembre 2001 la
testimonianza di Raffaello Camerini, ebreo, classe 1924.
«Nel luglio del 1940, ottenuta la licenza scientifica, dopo neanche un
mese, sono stato chiamato al lavoro "coatto", in quanto ebreo, e sono
stato destinato alle cave di bauxite, la cui sede principale era a S.
Domenica d'Albona.
Quello che ho veduto in quel periodo, sino al 1941 - poi sono stato
trasferito a Verteneglio - ha dell'incredibile. La crudeltà dei
fascisti italiani contro chi parlava il croato, invece che l'italiano,
o chi si opponeva a cambiare il proprio cognome croato o sloveno, con
altro italiano, era tale che di notte prendevano di forza dalle loro
abitazioni gli uomini, giovani e vecchi, e con sistemi incredibili li
trascinavano sino a Vines, Chersano e altre località limitrofe, ove
c'erano delle foibe, e lì, dopo un colpo di pistola alla nuca, li
gettavano nel baratro. Quando queste cavità erano riempite, ho veduto
diversi camion, di giorno e di sera, con del calcestruzzo prelevato da
un deposito di materiali da costruzione sito alla base di Albona, che
si dirigevano verso quei siti e dopo poco tempo ritornavano vuoti.
Allora, io abitavo in una casa sita nella piazza di Santa Domenica
d'Albona, adiacente alla chiesa, e attraverso le tapparelle della
finestra della stanza ho veduto più volte, di notte, quelle scene che
non dimenticherò finchè vivrò (...). Mi chiedo sempre, pur dopo 60
anni, come un uomo può avere tanta crudeltà nel proprio animo. Sono
stati gli italiani, fascisti, i primi che hanno scoperto le foibe ove
far sparire i loro avversari.
Logicamente, i partigiani di Tito, successivamente, si sono vendicati
usando lo stesso sistema (*).
[ (*) Dopo l'8 settembre furono i minatori a vendicarli giustiziando
tutti i fascisti della zona e la Direzione delle miniere, responsabile
del disastro di due anni prima nel quale erano morti duecento e feriti
altri duecento minatori a causa della assoluta mancanza di misure di
sicurezza.
I minatori erano di tutte le nazionalità. (L'esercito di Tito era
all'epoca sui monti della Bosnia, non in Istria dove giungerà solo nel
marzo del '45).
Un autocarro pieno di partigiani catturati dalla Milizia fascista pochi
giorni prima era passato davanti i minatori e si era fermato su l'orlo
di un pozzo. Gridavano "vendicateci!" ai minatori presenti... Fatti
scendere vennero falciati coi mitra e gettati dentro.
Questo è testimoniato da decine di testimoni oculari, fra i quali anche
un mio coetaneo, figlio di un impiegato delle miniere, che vide
l'episodio coi suoi occhi.
(E' italiano, per intenderci!).
Lo ha pure raccontato alla Rai regionale del Friuli Venezia Giulia il
prof. Guido Miglia, istriano... ma la Rai Nazionale si è sempre
guardata bene da divulgare queste notizie!
Vines è un sistema di pozzi carboniferi del bacino minerario dell'Arsa,
in provincia di Pola. ]
E che dire dei fascisti italiani che il 26 luglio 1943 hanno fatto
dirottare la corriera di linea - che da Trieste era diretta a Pisino e
Pola - in un burrone con tutto il carico di passeggeri, con esito
letale per tutti. (...)
Ho lavorato fra Santa Domenica d'Albona, Cherso, Verteneglio sino
all'agosto del `43 e mai ho veduto un litigio fra sloveni, croati e
italiani (quelli non fascisti). L'accordo e l'amicizia era grande e
l'aiuto, in quel difficile periodo, era reciproco. Un tanto per la
verità, che io posso testimoniare».
f.to Raffaele Camerini
[ I Tedeschi estrassero quei corpi dopo la loro "liberazione"
dell'Istria (che venne annessa al Terzo Reich) e ne fecero un battage
fotografico che per i due anni successivi quotidianamente venne
riproposto dai giornali Il Corriere Istriano ed il Piccolo di Trieste,
ma anche il Corriere della sera di Milano ed i giornali repubblichini.
Pavolini proclamava il 30 gennaio del '44 "Giornata del ricordo degli
Infoibati".
Quella campagna era tesa a spaventare gli Italiani dell'Istria che così
accettavano i nazisti come protettori. ]
---
http://italy.indymedia.org/news/2005/03/743988_comment.php#744577
(...)
"titini"...
by Fabio Mosca Saturday, Mar. 05, 2005 at 12:52 PM
I "titini", come sono spregiativamente chiamati oggi, partigiani come
si dovrebbero chiamare, erano anche Italiani, e non solo Slavi, come di
tutte le numerose etnie della Jugoslavia! Ben 30.000 italiani
combatterono con i partigiani jugoslavi...
Il termine "titino" dal '42 al 48 era esclusivo dei fascisti, e solo
dopo la scomunica di Tito nel '48 l'hanno addottato anche gli
stalinisti del PCI, Vidali di Trieste in primis - quel Carlos Contrera
che dirigeva la Ghepeù in Spagna dal '37 al '39 e che la "resistenza"
l'ha fatta negli alberghi di lusso in Messico cercando di ammazzare
Trozki, e dopo il suo assassinio restando negli USA dal '40 al '47 con
carte false fornite dalla ghepeù...
(leggere su Vidali in
-J'ETAIS UN AGENT DE STALIN di Walter G. Krivitski, pag.151
-LES COMMUNISTES CONTRE LA REVOLUTION ESPAGNOLE di Julian Gorkin,
-"The spanish revolution" di Burnett Bolloten, pag.457)
E' a quel Vidali campione di Stalin, esperto in torture e
"liquidazioni" di anarchici e trozkisti sin dalla guerra di Spagna, che
dobbiamo, anche, l'attuale acquiescenza degli ex comunisti a
quest'infame campagna denigratoria dei "titini" anche sulle foibe,
oltre che sulle delazioni inventate da tanto talento malvagio...
Mai e poi mai il PCI si discolpò di quell'appoggio acritico dato dalla
sua organizzazione al tentativo di Stalin di mettere sotto controllo la
Jugoslavia.
La menzogna è un'arma potente, usata senza scrupolo da una parte e
dall'altra fra i due stalinismi, i cui risultati luridi persistono
ancora.
Ma quanti operai ITALIANI dei cantieri di Monfalcone e Trieste sono
scappati in Jugoslavia per sfuggire al "terrore bianco" del pre Gladio
- X Mas e Osoppo finanziate segretamente da Roma - fra il 45 ed il 48!
Almeno 3000! Con le famiglie intere.
Dei poveri illusi, certo, che credevano al "sol dell'avvenir" (ma è una
colpa? oggi pare proprio di si!).
Illusi dai dirigenti comunisti che pur sapendo dei lagher nell'URSS,
tenevano tutto nascosto ed accusavano quei rari dissidenti di essere al
soldo del capitalismo ecc.ecc...
Ma la realtà qugli illusi la conobbero ben presto.
Dopo quel terribile '48 molti di loro vennero incarcerati dall'OZNA,
non perchè italiani, ma perchè fedeli a Stalin.
Una repressione stile staliniano contro altri staliniani!
Quegli operai ne rimasero stritolati!
Ma NON FU PULIZIA ETNICA come oggi si ciancia! I più colpiti furono
proprio i partigiani montenegrini, quelli che salvarono Tito in fuga
dopo la sconfitta di Uzice, che morivano di botte ripetendo "zivio
Staljin! zivio Staljin! zivio Staljin!..." (leggere GOLI OTOK di
Giacomo Scotti.)
Anch'essi, poveracci... non fosse per Scotti nessuno li ricorderebbe.
Molti di questi operai monfalconesi ritornarono in Italia come esuli
negli anni '50, demoralizzati, ignorati dal PCI che se ne vergognava,
soprattutto quando Kruscev andò a caccia con Tito nel '55! (fra questi
un mio zio).
Intanto migliaia di comunisti erano stati assasinati, dopo torture
indicibili, nei lagher in Ungheria, Bulgaria, Romania, Cecoslovacchia,
con l'accusa nebulosa di "titoismo". (inesistente allora come "teoria")
(...)
Il cuore nel pozzo va censurato è un film che distorce totalmente la
realtà!
by comunista Saturday, Mar. 05, 2005 at 6:12 PM
IL REVISIONISMO E' IL SONNO DELLA RAGIONE!
E' spaventoso questo film per il grado di faziosità e di stravolgimento
completo della realtà. Il film , mostra un soldato fascista italiano
presentandolo come un eroe che salva decine di bambini italiani da un
massacrato razziale ad opera dell'Armata rossa Yugoslava. Esattamente
l'opposto di quanto è accaduto. E' come se si faccesse un film sulla
rivoluzione d'Ottobre dove sarebbero i bolscevichi a sparare sulla
folla anzichè le squadracce zariste.
A tutto c'è un limite! non si può consentire uno stravolgimento simile
della realtà. Il film è scontato dall'inizio alla fine e si inquadra
perfettamente in un clima di totale revisionismo. Sono rimasto
letteralmente impressionato dalla puntata di porta a porta dedicata
alla famiglia mussolini a tre giorni dalle elezioni supplettive di
Napoli. Il programma ilare per gran parte della serata a visto la
esaltazione di mussolini da parte del figlio romano e della nipote
alessandra Presente in studio anche gervaso e se ricordo bene ferrara.
Chi esaltava l'intelligenza di mussolini, chi sosteneva che è stato
tradito! Poi vespa con le sue domande del tipo: "E' vero che a
mussolini piacevano le saponette alla mandorla?"
Evidentemente gli orrori del nazi-fascismo non hanno sfiorano neppure
lontanamente il programma. Le migliaia
di parenti delle vittime dei campi dell'orrore nazi-fascisti si saranno
rivoltati pensando a quanti sono stati deportati nei lagher , bruciati
vivi, saponificati. Niente!
I programma si è concluso a "tarallucci e vino" con il figlio di
mussolini che ha suonato e cantato "o sole mio con un pianoforte a
coda".Tre giorni dopo le elezioni a Napoli la Lista mussolini schizza
al 9,2%!
No abbiamo davvero bisogno di fronte alla dittatura del pensiero unico
mediatico di altri Revisionismi.
Tornare a Lenin! Difendere la memoria dell'URSS e della Resistenza
partigiana!
(...)
Gullotta confessa la sua ignoranza
by si DEVE ignorare la verità. Saturday, Mar. 05, 2005 at 8:06 PM
(...) Leo Gullotta: Stabiliamo subito che "Il cuore nel pozzo", il film
per la televisione su Rai Uno, non è una ricostruzione – sottolineo la
parola ricostruzione – storica sulle foibe. ...(è) L'occasione, presumo
da interprete, soltanto da interprete, dopo 60 anni di silenzio totale
da una parte e dall'altra, è quella della possibilità offerta dalla
televisione alla riflessione, al sapere e alla memoria. La televisione
entra nelle case, a differenza del cinema o del teatro che sono cose
che si scelgono, entra nelle case direi quasi a forza e quindi in
un'Italia che non sa - a parte la parte geografica interessata - che
cosa sono state le foibe, è un'occasione innanzitutto per accendere una
fiammella sul totale silenzio dopo 60 anni, con la speranza che si
cominci un cammino sereno di riflessione e di memoria. Questo è un
lavoro che devono fare gli storici, i politici, i giudici, quello di
ricomporre lentamente il perché questo avvenne. ... Le scuole, i
ragazzi, non sanno niente. E' un'offerta per i giovani, è un'offerta
alla memoria, un'offerta per dire anche in questa occasione mai più..."
Gullotta ignora tutto. Bertinotti sa la verità ma finge di saperne...
di più! E non legge nemmeno il Manifesto!
da Il Manifesto del 29 agosto 1996
lettere aperte, mai pubblicate da Il Corriere della sera e dalla
Repubblica di smentite delle falsità diffuse da tutti i media sulle
foibe, inviate da Galliano Fogar, direttore dell'IRSMLFVG di Trieste,
indirizzate a Violante, allora presidente della Camera:
"...E' falso (Corriere deIla Sera 18/8/'96} che tutte le vittime delle
repressioni jugoslave del 1945 a Trieste, Gorizia ed altrove, siano
state "infoibate", e, per di più, infoibate vive. Ci sono stati alcuni
casi di questa estrema ferocia che non assunsero però un carattere
collettivo.
Gran parte degli arrestati, poi scomparsi, fu deportata
nei campi jugoslavi e qui decimata da denutrizione, malattie ed anche
da condanne a mnrte. Una parte dei deportati fu rimpatriata a scaglioni
negli anni successivi...
...E' falso (Corriere della Sera 18/8/'96, La Repubblica 15/6/'96) che
non ci siano mai stati processi contro gli infoibatori.
Nel periodo del governo militare alleato a Trieste (giugno '45-ottobre
'54) la Corte straordinaria d'Assise, presieduta da magistrati
italiani, processò già nel periodo 1946-1949 circa un'ottantina di
imputati (per omicidio continuato e aggravato con o senza infoibamento,
sequestri di persone poi scomparse, sevizie ed altri reati di
violenza),comminando condanne sia ai presenti che ai contmaci,
dall'ergastolo a 30, 27, 25 anni di reclusione oltre a pene inferiori
ed anche assoluzioni.
Bastava una telefonata per verificarlo. Infatti i principali quotidiani
locali e regionali (Corriere di Trieste, Il giornale di Trieste, Il
Piccolo, La Voce libera, quotidiano del Cln di cui ero redattore, Il
messaggero Veneto di Udine), pubblicarono ampi servizi udienze e le
conclusioni di processi, di cui esistono comunque le sentenze. Inoltre
la polizia civile creata dal Gma e che aveva fra le sue file anche
diversi profughi italiani dell'Istria, effettuò numerosi arresti
(segnalati alla stampa) di infoibatori veri e presunti e di agenti
dell'Ozna (la polizia politica slovena e jugoslava, poi Udba).
...Dal novembre 1945 all'aprile del 1948 i vigili del fuoco di Trieste,
la polizia civile, il gruppo speleologico triestino ed il gruppo
rastrellatori mine effettuarono, con l'autorizzazione del Gma,numerose
esumazioni di salme dalle foibe e fosse comuni sull'altipiano carsico a
Trieste e Gorizia, recuperando 464 corpi di cui 217 civili e 247
militari fra italiani e tedeschi anche caduti in combattimento...
Dalle ricerche fatte finora dal nostro istituto, che sul problema delle
foibe e deportazioni ha scritto sin dai primi anni '60 libri e saggi
(ma di fronte alla grande stampa siamo disarmati), non risulta che sia
stato predisposto dall'alto un piano di sterminio o genocidio etnico
come stampa e Rai hanno più volte riportato.
Ci furono indubbiamente anche manifestazioni di revanchismo
nazionalistico, di resa dei conti, (italiano=fascista). Ciò avvenne
specie nel corso dell'insurrezione esplosiva e caotica slovena e croata
in Istria nel settembre '43 (crollo del potere dello stato dominante
italiano). Ci fu allora una presenza fra le improvvisate formazioni
degli insorti anche di torbidi "vendicatori" di interessi ed
antagonismi paesani e di autentici criminali.
In quel periodo furono uccise o scomparvero dalle cinque alle seicento
persone in maggioranza italiane ma anche slovene e croate.
La violenta e devastante controffensiva nazista dell'ottobre '43 che
seminò in Istria lutti e stragi sia fra le popolazioni civili italiane
che slovene e croate, indusse alcuni dei carceriori degli arrestati a
liberarsi di essi, pericolosi testimoni, uccidendoli.
L'Istria, povera ed emarginata con la popolazione contadina
perseguitata ferocemente dal fisco, con fenomeni di proletarizzazione e
di accattonaggio nelle principali città, riscontrate anche da fonti
prefettizie e fasciste, sofferse molto sotto il regime fascista.
Dal 1940 al 1943 conobbe la sferza delle dure repressioni poliziesche e
militari dettate da Mussolini ai capi militari: esecuzioni collettive,
deportazioni di civili con vecchi, donne e bambini, distruzioni di
villaggi.
Alla fine di febbraio del 1940, una devastante esplosione di gas nelle
miniere di carbone dell'Arsa (Iri), provocò la morte di 185 minatori
italiani e slavi ed il ferimento di 144. Sciagura annunciata da
precedenti vittime (13 nel 1937 e 9 nel 1939). A tre mesi di distanza
dall'entrata in guerra, il governo seppellì l'inchiesta sulle
responsabilità direzionali gravissime .
(E fu proprio lì, nell'Arsa, a Vines, che al crollo dello Stato
italiano esplose la vendetta contro la Direzione delle miniere e le sue
guardie fasciste che furono uccise e precipitate nella stessa
miniera-ndr). (...)
=== 3 ===
Oggetto: Foibe: tombola anche a Cesena
(segue ... Le puntate precedenti:
Cesena: Bertinottiani votano insieme ai fascisti OdG su "foibe e
deportazioni anti-italiane" - JUGOINFO Sab 19 Feb 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4271 )
Fonte: aa-info @yahoogroups.com
Data: Mon, 21 Feb 2005 19:33:50 +0100
Da: "christian"
Allego quì di seguito l'odg che abbiamo presentato al congresso della
federazione di Cesena, votato solo dai compagni di progetto comunista +
un'astensione (l'ernesto). Tutti gli altri hanno votato contro (parere
sfavorevole di Musacchio, presente come membro di garanzia dal
nazionale).
odg
Ci ha molto preoccupato venire a conoscenza che, in sede di Consiglio
Provinciale, il nostro partito ha espresso voto favorevole al documento
di Alleanza Nazionale sul "Giorno della Memoria".
La prima domanda, che ingenuamente ci siamo posti, è stata: "ma della
memoria di chi?" Certo non la memoria di quanti ancora credono al
valore della obiettività storica: il documento proposto in sede
provinciale è frutto di affermazioni storicamente infondate e false,
pieno di volgare revisionismo ideologico.
Ma non solo! Esso si inserisce in una manovra di vera e propria
"disinformazione" e guerra propagandistica, che è parte di un progetto
politico molto più ampio delle destre ora al governo, dove introdurre
elementi di mistificazione e confusione, deve servire a preparare
generazioni future di italiane ed italiani ad essere educate nell'oblio
e nella rimozione. È l'ennesimo tentativo reazionario per scatenare una
canea contro il comunismo: ieri come oggi l'incubo dei padroni e
l'unica reale prospettiva di liberazione degli oppressi.
Una propaganda che, nel peggiore stile fascista, si avvale di strumenti
subdoli, quali la "fiction": vedi l'esempio di "Il cuore nel pozzo",
una colossale mistificazione storica anticomunista. Un'opera da
Ministero della cultura popolare di mussoliniana memoria, che fa parte
della campagna imbastita da Berlusconi e dai suoi alleati fascisti di
AN con alla testa Fini e Gasparri per denigrare la Resistenza, il
socialismo e il comunismo e riabilitare la dittatura fascista di
Mussolini.
E la cosiddetta "sinistra democratica", che si è piegata a questa
prospettiva distorta non fa altro che adeguarsi (con maggiore o minore
convinzione) al clima della "pacificazione nazionale", che partendo
dalla comprensione per i fascisti arriva a farne dei martiri
dell'«italianità», con l'unico fine, attraverso il ricompattamento
politico della borghesia italiana, di prepararsi la strada quale
affidabile forza di governo per una politica di alternanza borghese.
Se è inquietante che uno stato democratico decida di appoggiare il
revisionismo storico operato dai nostalgici dell'irredentismo fascista,
è addirittura spaventoso che i rappresentanti di quello che si
definisce il partito della rifondazione comunista si rendano complici
di questa manovra.
Le parole rassicuranti del segretario di federazione, il quale in
sostanza afferma che il voto in consiglio provinciale non è stato del
Gruppo di Rifondazione Comunista, ma una iniziativa personale e non
concordata dell' unico consigliere PRC presente al momento del voto,
sono state smentite da quanto avvenuto il 10 febbraio, a Cesena, in
Consiglio Comunale, dove, complice il PRC, è stato votato all'unanimità
(escluso i Verdi che sono usciti per protesta al momento del voto) un
documento, che ha accolto la richiesta del centro-destra di proporre
alla commissione toponomastica la dedica di una via agli infoibati.
Una posizione che, a nostro avviso, si discosta nettamente da quella
assunta in sede nazionale solo un anno fa, quando il PRC aveva votato
contro la Legge n. 92 del 30 marzo 2004, che istituiva il giorno della
memoria alle vittime delle foibe.
Non si possono avallare iniziative di questo tipo: iniziative che
ignorano volutamente l'intera storia che sta a monte delle foibe e del
cosiddetto "esodo", come se la storia cominciasse dal 1945 e quel che è
successo dal 1920 al 1945 (annessione dell'Istria e di parte di Fiume e
della Dalmazia all'Italia col trattato di Rapallo, invasione
nazifascista della Jugoslavia nel 1941, resistenza partigiana,
sconfitta del nazifascismo) non contasse nulla, non esistesse nemmeno.
Come se non fossero esistiti o non contassero nulla i crimini del
fascismo, quali l'italianizzazione forzata di quelle terre, le
deportazioni di intere popolazioni dalla costa verso l'interno per far
posto alla colonizzazione fascista (una vera e propria "pulizia etnica"
ante litteram), i tribunali speciali contro gli antifascisti sloveni e
italiani, i campi di concentramento dove gli jugoslavi sono morti di
fame, di stenti e di torture a decine di migliaia, i villaggi bruciati,
le esecuzioni sommarie, gli stupri, e così via.
È revisionismo storico aberrante l'asserire che, come i nazisti hanno
fatto funzionare la Risiera di S. Sabba come campo di sterminio, così i
"titini" hanno "infoibato italiani" e quindi che i criminali stanno da
tutte e due le parti.
Questo accostamento, che mette sullo stesso piano vittime ed
aggressori, non considera, infatti, tutta una serie di fatti:
innanzitutto che i nazisti avevano programmato lo sterminio dei popoli
da loro considerati "inferiori" (Ebrei e Slavi innanzitutto, ma anche
gli Zingari), così come l'eliminazione degli handicappati, degli
omosessuali, dei vecchi invalidi; e pure l'eliminazione fisica degli
oppositori politici e la lotta contro i partigiani condotta anche
mediante eccidi di massa, stragi, rappresaglie contro ostaggi innocenti.
Nessun paragone può essere fatto con il comportamento delle forze
armate partigiane (jugoslave ed italiane) che non avevano tra le loro
finalità né la pulizia etnica, né la purezza della razza, né era loro
proprio il concetto della rappresaglia terroristica.
Tra gli arresti e le esecuzioni del dopoguerra non vi furono massacri
indiscriminati: della maggior parte degli arrestati si sa che erano
militari o comunque collaboratori del nazifascismo che si erano
macchiati di crimini efferati.
Se vi furono delle vendette personali, di questo non si può rendere
responsabile un intero movimento di liberazione, né creare un caso
politico che dura da più di cinquant'anni, soprattutto alla luce del
fatto che di processi contro gli "infoibatori" se ne sono svolti
un'ottantina e non si possono processare nuovamente le persone per gli
stessi reati, né processare altri per reati dei quali si sono già
condannati i colpevoli.
In quanto alle onoranze richieste per i "caduti delle foibe"
(commemorazioni, erezioni di monumenti e lapidi, intitolazione di vie),
visti i ruoli impersonati dalla maggior parte degli "infoibati",
personalmente ci rifiutiamo di onorarli. Si può provare umana pietà nei
confronti dei morti, ma da qui ad onorare chi tradiva, spiava,
torturava, uccideva ce ne corre.
Il nostro timore è che se non correggiamo subito la rotta, niente e
nessuno potrà più arrestare questo minuetto di menzogne, questo
prodotto incrociato di falsità e di revisionismo, di parzialità elevata
a valore assoluto.
Alla luce di quanto esposto chiediamo dunque che il nostro partito si
astenga dall'appoggiare manovre di strumentale revisionismo storico,
che ci derubano della nostra storia e della nostra memoria.
Associazione marxista rivoluzionaria-collettivo di Cesena-Forlì
Cesena, 13 febbraio 2005
Da: ICDSM Italia
Data: Mer 16 Mar 2005 21:11:30 Europe/Rome
A: icdsm-italia @ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] ICDSM CONFERENCE (1)
ICDSM CONFERENCE (1)
The Milosevic Case: Legal Aspects
The Hague, Feb. 26th, 2005
1. Experts in int'l law back Milosevic defense
By John Catalinotto on Workers World
2. SLOBO'S SPIRIT IS UNBROKEN! says RAMSEY CLARK
by CHRISTOPHER JAMES (CDSM UK), reporting from The Hague
3. ICTY 'undermines Nuremberg principles' says JOHN LAUGHLAND
report by CHRISTOPHER JAMES (at The Hague)
---( 1 )---
http://www.workers.org/2005/world/milosevic-0317/
Experts in int'l law back Milosevic defense
By John Catalinotto
Published Mar 9, 2005 4:10 PM
Might doesn't make right. NATO forces were able to break up Yugo slavia
but that doesn't make its kidnapped former leader a criminal.
Fifty people interested in the defense of the former Yugoslav president
attended an international conference here Feb. 26 to discuss "The Hague
Proceedings against Slobodan Milosevic: Emerging Issues in
International Law."
The group was concerned that the International Criminal Tribunal for
the former Yugoslavia (ICTY) is attempting to cut short his legal
defense.
And even as Milosevic fights for time to rebut the charges against him,
the U.S. and the puppet Iraqi regime have plans to put another former
leader of an invaded country on trial: Saddam Hussein.
The meeting brought together top jurists in international law, mainly
from Europe and the United States but including a representative from
India. The speakers made persuasive presentations exposing the
illegitimacy of the ICTY and the case against President Milosevic.
The case has gone through a number of phases since NATO forces
kidnapped the Serb leader from prison in Belgrade in June 2001. When
the proceedings opened in February 2002, the media dubbed them the
"trial of the century." Milosevic and Serbia were to be blamed for 10
years of civil war in the Balkans in the 1990s.
However, Milosevic was able, even with the minimal assistance available
to him and despite serious medical problems, to turn the tables on the
ICTY during cross-examination and indict the leaders of NATO for 10
years of aggression aimed at destroying Yugoslavia.
The result was that the corporate media stopped reporting on the trial,
thus turning it into a de facto secret kangaroo court. Now the
prosecution is attempting to limit Milosevic's active defense case and
bring the trial to a close as rapidly as possible.
International jurists
Present at the Feb. 26 conference were former U.S. Attorney General
Ramsey Clark, former Bulgarian presidential candidate Professor Velko
Valkanov, Pro fes sor Dr. Hans Köchler of Austria, Professor Aldo
Bernardini of Italy, Canadian international attorney Chris topher
Black, Dr. John Laughland of Britain and Pro fessor Bhim Singh, chair
of the Jammu Kashmir National Panther Party. Maitre Tiphaine Dickson of
Quebec had to cancel her appearance but submitted a paper read by one
of the participants.
Clark, a founding member of the Inter national Action Center, said his
visit to Milosevic the day before had showed the "triumph of the human
spirit" and called the president "undaunted." Clark said "the violence
and deaths of the wars on Yugo slavia were caused by others" and "the
real crime was that of organizing the war."
Clark compared the situation in Yugo slavia to that of the U.S. Civil
War, although in the Balkans the reactionary side won. "He [Milosevic]
was blamed for doing what Abraham Lincoln did in the American Civil
War--and that was trying to preserve the Union. Lincoln said many times
that his sole purpose was to preserve the Union, yet here the United
States' sole purpose was to destroy Yugoslavia, so that the 'end of
history' would appear real," said Clark.
"To do that you had to demonize and destroy the leadership that aimed
to preserve the Yugoslav union," he added. "And to have its way the
United States had to corrupt the United Nations and international
justice."
Professor Valkonov pointed out that with regard to both Serbia and
Iraq, "the United States violated all laws" to carry out military
attacks on these countries.
Vladimir Krsljanin of the International Committee for the Defense of
Slobodan Milosevic announced plans to staff an office in The Hague. Two
young activists will help Milosevic prepare his defense case in the
remaining time and publicize the results. Krsljanin asked for the
necessary financial and organizational support from those who
understand the importance of refusing to allow NATO powers to be the
sole ones to write the recent history of the Balkans.
This article is copyright under a Creative Commons License.
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---( 2 )---
http://www.free-slobo-uk.org/documents_clark
SLOBO'S SPIRIT IS UNBROKEN!
says RAMSEY CLARK
by CHRISTOPHER JAMES (CDSM UK), reporting from The Hague (posted: March
1, 2005)
SLOBODAN MILOSEVIC remains “absolutely undaunted," and his "fighting
spirit is higher than ever,” despite years of illegal imprisonment and
separation from friends and family, former US Attorney General Ramsey
Clark declared at the weekend.
Mr Clark, who led a delegation to meet President Milosevic at his Hague
prison on Friday (February 25, 2005), reported that "his fighting
spirit is higher than ever," despite poor health and the fact that
Milosevic has been denied visits from his wife and children for more
than a year.
Delivering a keynote address to approximately 80 delegates from across
Europe at a "Free Milosevic" seminar in The Hague, Mr Clark conveyed
the President’s best wishes to supporters everywhere who are fighting
to expose the truth over the West’s role in the destruction of
Yugoslavia throughout the 1990s.
The veteran American legal expert and peace campaigner said of
Milosevic: "His spirit is absolutely undaunted. For almost four years
of confinement he has been cut off from family, cut off from friends,
cut off from all forms of support and demonised constantly.
"I’ve watched the law for a long time and I don’t know of a more heroic
resistance of an individual, under every form of adversity, who has
stood up tall and resisted [like Milosevic has].
"And, more than those that hurt him can understand, he is one who has
demonstrated that the real criminal acts were by those who were
breaking up the Federal Republic of Yugoslavia and not those who were
trying to preserve the union."
Milosevic’s real crime was standing up to the US-led New World Order,
Clark suggested.
"Those who heroically resist - as President Milosevic did - the
aggression and domination of their countries, pay the price."
Mr Clark told the conference, organised by the ICDSM to examine the
legal aspects of the Milosevic case, that the peoples of the former
Yugoslavia were destined to be “servants in the basement of Europe”
unless they can unite in a new Balkans federation.
Following the collapse of East European socialism, Yugoslavia
maintained an alternative economic model in the region, was
independent-minded and “hard to kick around.” As such, it had to go,
said Mr Clark.
“If, by US standards, this was to be ‘the end of history’ there could
only thereafter be one form of Government – and that is capitalist
plutocracy.”
Mr Clark explained how the US Congress encouraged the destruction of
Yugoslavia by demanding that each of its six republics held immediate
independence referendums or be subject to sanctions and a freeze on aid.
He compared the situation in Yugoslavia to that of the American Civil
War albeit with the secessionists and their powerful international
backers winning out in the Balkans in contrast to the victory of the
Union in the United States.
“He [Milosevic] was blamed for doing what Abraham Lincoln did in the
American civil war – and that was trying to preserve the Union. Lincoln
said many times that his sole purpose was to preserve the union yet
here the United States sole purpose was to destroy Yugoslavia, so that
the ‘end of history’ would appear real,” said Clark.
“To do that you had to demonise and destroy the leadership that aimed
to preserve the Yugoslav union,” he added.
“And to have its way the United States had to corrupt the United
Nations and international justice.”
This was achieved by railroading the UN Security Council into setting
up its International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY)
at The Hague – a sham victor’s court, ultra vires the UN Charter which
undermined the principles established at the Nuremberg trials after
World War II and further obstructed the establishment of an
International Criminal Court.
“You can read the UN Charter all you want and you will never find any
provision that authorises the creation of the ICTY. There would never
have been a United Nations if there had been any suggestion that the
Charter had contained the power to create an international criminal
court.
“Because the people who wrote the charter would never have permitted
themselves to be subjected to the power of that court. Because they
don’t intend to be accountable to anyone, which is why we see the
United States so feverishly opposing the ICC.
“The supreme international crime is the war of aggression [as
established at Nuremberg] and the war of aggression that was waged
against Yugoslavia was not only political and economic it was military
from beginning to end and it’s still going on there.
“Equality is the mother of justice – if equal justice under law is the
founding principle of the rule of law then the ICTY fails to meet most
of the standards because it persecutes only the enemies of the United
States to ensure further domination of the region. In a sense it’s more
deadly than the bombs.”
---( 3 )---
http://www.free-slobo-uk.org/documents_conference_laughland
ICTY 'undermines Nuremberg principles'
says JOHN LAUGHLAND
report by CHRISTOPHER JAMES (at The Hague)
Posted: March 3, 2005
BRITISH writer John Laughland exploded the myth that the Hague tribunal
is a modern equivalent of the Nuremberg trials of Nazi war criminals.
In fact the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia
(ICTY) undermines important Nuremberg principles set after World War
II, Laughland told ICDSM activists at the campaign's Hague legal
conference (26/2/05).
The ICTY was a classic example of how the New World Order, as
proclaimed by George Bush Sr in 1990, has “radically reformed” the
legal basis of international relations in favour of powerful nations
such as the United States, he explained.
Today’s ‘war on terror’ is a “perfect illustration” as ‘terror’ is, by
definition, a criminal activity whereas war is an inter-state activity.
“So by proclaiming the war on terror George Bush Jr…has proclaimed a
new international system which treats the entire world as if it were
part of the domestic jurisdiction of the United States of America. And
that’s why anybody who fights back, in whatever capacity, and lives in
whatever country, is regarded as a criminal.
"It’s obvious that the ICTY comes directly out of this logic – comes
directly out of this transformation of the free association between
states which used to constitute international law into something
resembling the criminal procedures of a [unitary] state.
"One of the many perversities of the Hague tribunal is that it does not
operate on what the law is, but on what it would like the law to be – a
form of behaviour which is about as perfect an expression of
lawlessness as one can imagine.
"Anybody who looks at international law – the International Court of
Justice, customary international law and the facts of the world can see
that this is a rogue tribunal and therefore ought to be dissolved."
The ICTY has fashioned its image on the International Military
Tribunals at Nuremberg in an attempt to win legitimacy, right down to a
similarity of name. However, that is where comparisons end, says
Laughland.
Whereas Nuremberg held ‘crimes against peace’ (for example, the German
invasions of Czechoslovakia and Poland) to be the primary war crimes
for which leading Nazis were tried, the ICTY has no such statute
(ruling out prosecutions of NATO leaders for their 1999 aggression
against Yugoslavia) and rides roughshod over the basic principle of
national sovereignty in place of an easily manipulated ‘human rights’
agenda.
Those who champion vague concepts of ‘human rights’ over international
law are misguided because “that is not a judicial reasoning that is, at
best, the reasoning of a vigilante,” says Laughland.
“The Nuremberg jurisprudence actually based itself on [national
sovereignty] because the Nazis radically questioned, both in their acts
and their writings, the notion of state sovereignty.
“The Nazis invoked over-riding concerns for human rights when they
declared war and invaded Czechoslovakia and Poland,” supposedly to
protect the human rights of German minorities, he added. "The entire
Nazi war effort had as its starting point the doctrine of humanitarian
intervention.
"The primary crime of which the Nazis were accused and were convicted
was the crime against peace – the crime of planning and executing a war
of aggression.”
In fact, Nuremberg expressly ruled out the kind of tribunal set up by
the UN Security Council at the ICTY. It stated that no such court can
be set up to judge alleged crimes in a sovereign state where
independent government holds power [as is the case of the former
Yugoslav republics today]. Nuremberg was legitimate because the Nazis
had temporarily, but unconditionally, surrendered German sovereignty to
the victorious allies at the end of World War II.
“Of all the many perversities of the Milosevic trial, none is perhaps
more striking than this extraordinary charge that he was pursuing a
Greater Serbia. I can only think that this comes from the attempt to
impose the Nuremberg jurisprudence on what happened in Yugoslavia in
the 1990s.
“It’s almost like putting a large-fitting suit onto a small man.
Obviously the Nazis were accused and convicted of creating a Greater
Germany and so it seems almost as if the people at The Hague have
attempted to take the Nuremberg jurisprudence off the peg and tried to
fit it onto the events of 60 years later.”
==========================
ICDSM - Sezione Italiana
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causale: DIFESA MILOSEVIC ***
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IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
==========================
Data: Mer 16 Mar 2005 21:11:30 Europe/Rome
A: icdsm-italia @ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] ICDSM CONFERENCE (1)
ICDSM CONFERENCE (1)
The Milosevic Case: Legal Aspects
The Hague, Feb. 26th, 2005
1. Experts in int'l law back Milosevic defense
By John Catalinotto on Workers World
2. SLOBO'S SPIRIT IS UNBROKEN! says RAMSEY CLARK
by CHRISTOPHER JAMES (CDSM UK), reporting from The Hague
3. ICTY 'undermines Nuremberg principles' says JOHN LAUGHLAND
report by CHRISTOPHER JAMES (at The Hague)
---( 1 )---
http://www.workers.org/2005/world/milosevic-0317/
Experts in int'l law back Milosevic defense
By John Catalinotto
Published Mar 9, 2005 4:10 PM
Might doesn't make right. NATO forces were able to break up Yugo slavia
but that doesn't make its kidnapped former leader a criminal.
Fifty people interested in the defense of the former Yugoslav president
attended an international conference here Feb. 26 to discuss "The Hague
Proceedings against Slobodan Milosevic: Emerging Issues in
International Law."
The group was concerned that the International Criminal Tribunal for
the former Yugoslavia (ICTY) is attempting to cut short his legal
defense.
And even as Milosevic fights for time to rebut the charges against him,
the U.S. and the puppet Iraqi regime have plans to put another former
leader of an invaded country on trial: Saddam Hussein.
The meeting brought together top jurists in international law, mainly
from Europe and the United States but including a representative from
India. The speakers made persuasive presentations exposing the
illegitimacy of the ICTY and the case against President Milosevic.
The case has gone through a number of phases since NATO forces
kidnapped the Serb leader from prison in Belgrade in June 2001. When
the proceedings opened in February 2002, the media dubbed them the
"trial of the century." Milosevic and Serbia were to be blamed for 10
years of civil war in the Balkans in the 1990s.
However, Milosevic was able, even with the minimal assistance available
to him and despite serious medical problems, to turn the tables on the
ICTY during cross-examination and indict the leaders of NATO for 10
years of aggression aimed at destroying Yugoslavia.
The result was that the corporate media stopped reporting on the trial,
thus turning it into a de facto secret kangaroo court. Now the
prosecution is attempting to limit Milosevic's active defense case and
bring the trial to a close as rapidly as possible.
International jurists
Present at the Feb. 26 conference were former U.S. Attorney General
Ramsey Clark, former Bulgarian presidential candidate Professor Velko
Valkanov, Pro fes sor Dr. Hans Köchler of Austria, Professor Aldo
Bernardini of Italy, Canadian international attorney Chris topher
Black, Dr. John Laughland of Britain and Pro fessor Bhim Singh, chair
of the Jammu Kashmir National Panther Party. Maitre Tiphaine Dickson of
Quebec had to cancel her appearance but submitted a paper read by one
of the participants.
Clark, a founding member of the Inter national Action Center, said his
visit to Milosevic the day before had showed the "triumph of the human
spirit" and called the president "undaunted." Clark said "the violence
and deaths of the wars on Yugo slavia were caused by others" and "the
real crime was that of organizing the war."
Clark compared the situation in Yugo slavia to that of the U.S. Civil
War, although in the Balkans the reactionary side won. "He [Milosevic]
was blamed for doing what Abraham Lincoln did in the American Civil
War--and that was trying to preserve the Union. Lincoln said many times
that his sole purpose was to preserve the Union, yet here the United
States' sole purpose was to destroy Yugoslavia, so that the 'end of
history' would appear real," said Clark.
"To do that you had to demonize and destroy the leadership that aimed
to preserve the Yugoslav union," he added. "And to have its way the
United States had to corrupt the United Nations and international
justice."
Professor Valkonov pointed out that with regard to both Serbia and
Iraq, "the United States violated all laws" to carry out military
attacks on these countries.
Vladimir Krsljanin of the International Committee for the Defense of
Slobodan Milosevic announced plans to staff an office in The Hague. Two
young activists will help Milosevic prepare his defense case in the
remaining time and publicize the results. Krsljanin asked for the
necessary financial and organizational support from those who
understand the importance of refusing to allow NATO powers to be the
sole ones to write the recent history of the Balkans.
This article is copyright under a Creative Commons License.
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---( 2 )---
http://www.free-slobo-uk.org/documents_clark
SLOBO'S SPIRIT IS UNBROKEN!
says RAMSEY CLARK
by CHRISTOPHER JAMES (CDSM UK), reporting from The Hague (posted: March
1, 2005)
SLOBODAN MILOSEVIC remains “absolutely undaunted," and his "fighting
spirit is higher than ever,” despite years of illegal imprisonment and
separation from friends and family, former US Attorney General Ramsey
Clark declared at the weekend.
Mr Clark, who led a delegation to meet President Milosevic at his Hague
prison on Friday (February 25, 2005), reported that "his fighting
spirit is higher than ever," despite poor health and the fact that
Milosevic has been denied visits from his wife and children for more
than a year.
Delivering a keynote address to approximately 80 delegates from across
Europe at a "Free Milosevic" seminar in The Hague, Mr Clark conveyed
the President’s best wishes to supporters everywhere who are fighting
to expose the truth over the West’s role in the destruction of
Yugoslavia throughout the 1990s.
The veteran American legal expert and peace campaigner said of
Milosevic: "His spirit is absolutely undaunted. For almost four years
of confinement he has been cut off from family, cut off from friends,
cut off from all forms of support and demonised constantly.
"I’ve watched the law for a long time and I don’t know of a more heroic
resistance of an individual, under every form of adversity, who has
stood up tall and resisted [like Milosevic has].
"And, more than those that hurt him can understand, he is one who has
demonstrated that the real criminal acts were by those who were
breaking up the Federal Republic of Yugoslavia and not those who were
trying to preserve the union."
Milosevic’s real crime was standing up to the US-led New World Order,
Clark suggested.
"Those who heroically resist - as President Milosevic did - the
aggression and domination of their countries, pay the price."
Mr Clark told the conference, organised by the ICDSM to examine the
legal aspects of the Milosevic case, that the peoples of the former
Yugoslavia were destined to be “servants in the basement of Europe”
unless they can unite in a new Balkans federation.
Following the collapse of East European socialism, Yugoslavia
maintained an alternative economic model in the region, was
independent-minded and “hard to kick around.” As such, it had to go,
said Mr Clark.
“If, by US standards, this was to be ‘the end of history’ there could
only thereafter be one form of Government – and that is capitalist
plutocracy.”
Mr Clark explained how the US Congress encouraged the destruction of
Yugoslavia by demanding that each of its six republics held immediate
independence referendums or be subject to sanctions and a freeze on aid.
He compared the situation in Yugoslavia to that of the American Civil
War albeit with the secessionists and their powerful international
backers winning out in the Balkans in contrast to the victory of the
Union in the United States.
“He [Milosevic] was blamed for doing what Abraham Lincoln did in the
American civil war – and that was trying to preserve the Union. Lincoln
said many times that his sole purpose was to preserve the union yet
here the United States sole purpose was to destroy Yugoslavia, so that
the ‘end of history’ would appear real,” said Clark.
“To do that you had to demonise and destroy the leadership that aimed
to preserve the Yugoslav union,” he added.
“And to have its way the United States had to corrupt the United
Nations and international justice.”
This was achieved by railroading the UN Security Council into setting
up its International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY)
at The Hague – a sham victor’s court, ultra vires the UN Charter which
undermined the principles established at the Nuremberg trials after
World War II and further obstructed the establishment of an
International Criminal Court.
“You can read the UN Charter all you want and you will never find any
provision that authorises the creation of the ICTY. There would never
have been a United Nations if there had been any suggestion that the
Charter had contained the power to create an international criminal
court.
“Because the people who wrote the charter would never have permitted
themselves to be subjected to the power of that court. Because they
don’t intend to be accountable to anyone, which is why we see the
United States so feverishly opposing the ICC.
“The supreme international crime is the war of aggression [as
established at Nuremberg] and the war of aggression that was waged
against Yugoslavia was not only political and economic it was military
from beginning to end and it’s still going on there.
“Equality is the mother of justice – if equal justice under law is the
founding principle of the rule of law then the ICTY fails to meet most
of the standards because it persecutes only the enemies of the United
States to ensure further domination of the region. In a sense it’s more
deadly than the bombs.”
---( 3 )---
http://www.free-slobo-uk.org/documents_conference_laughland
ICTY 'undermines Nuremberg principles'
says JOHN LAUGHLAND
report by CHRISTOPHER JAMES (at The Hague)
Posted: March 3, 2005
BRITISH writer John Laughland exploded the myth that the Hague tribunal
is a modern equivalent of the Nuremberg trials of Nazi war criminals.
In fact the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia
(ICTY) undermines important Nuremberg principles set after World War
II, Laughland told ICDSM activists at the campaign's Hague legal
conference (26/2/05).
The ICTY was a classic example of how the New World Order, as
proclaimed by George Bush Sr in 1990, has “radically reformed” the
legal basis of international relations in favour of powerful nations
such as the United States, he explained.
Today’s ‘war on terror’ is a “perfect illustration” as ‘terror’ is, by
definition, a criminal activity whereas war is an inter-state activity.
“So by proclaiming the war on terror George Bush Jr…has proclaimed a
new international system which treats the entire world as if it were
part of the domestic jurisdiction of the United States of America. And
that’s why anybody who fights back, in whatever capacity, and lives in
whatever country, is regarded as a criminal.
"It’s obvious that the ICTY comes directly out of this logic – comes
directly out of this transformation of the free association between
states which used to constitute international law into something
resembling the criminal procedures of a [unitary] state.
"One of the many perversities of the Hague tribunal is that it does not
operate on what the law is, but on what it would like the law to be – a
form of behaviour which is about as perfect an expression of
lawlessness as one can imagine.
"Anybody who looks at international law – the International Court of
Justice, customary international law and the facts of the world can see
that this is a rogue tribunal and therefore ought to be dissolved."
The ICTY has fashioned its image on the International Military
Tribunals at Nuremberg in an attempt to win legitimacy, right down to a
similarity of name. However, that is where comparisons end, says
Laughland.
Whereas Nuremberg held ‘crimes against peace’ (for example, the German
invasions of Czechoslovakia and Poland) to be the primary war crimes
for which leading Nazis were tried, the ICTY has no such statute
(ruling out prosecutions of NATO leaders for their 1999 aggression
against Yugoslavia) and rides roughshod over the basic principle of
national sovereignty in place of an easily manipulated ‘human rights’
agenda.
Those who champion vague concepts of ‘human rights’ over international
law are misguided because “that is not a judicial reasoning that is, at
best, the reasoning of a vigilante,” says Laughland.
“The Nuremberg jurisprudence actually based itself on [national
sovereignty] because the Nazis radically questioned, both in their acts
and their writings, the notion of state sovereignty.
“The Nazis invoked over-riding concerns for human rights when they
declared war and invaded Czechoslovakia and Poland,” supposedly to
protect the human rights of German minorities, he added. "The entire
Nazi war effort had as its starting point the doctrine of humanitarian
intervention.
"The primary crime of which the Nazis were accused and were convicted
was the crime against peace – the crime of planning and executing a war
of aggression.”
In fact, Nuremberg expressly ruled out the kind of tribunal set up by
the UN Security Council at the ICTY. It stated that no such court can
be set up to judge alleged crimes in a sovereign state where
independent government holds power [as is the case of the former
Yugoslav republics today]. Nuremberg was legitimate because the Nazis
had temporarily, but unconditionally, surrendered German sovereignty to
the victorious allies at the end of World War II.
“Of all the many perversities of the Milosevic trial, none is perhaps
more striking than this extraordinary charge that he was pursuing a
Greater Serbia. I can only think that this comes from the attempt to
impose the Nuremberg jurisprudence on what happened in Yugoslavia in
the 1990s.
“It’s almost like putting a large-fitting suit onto a small man.
Obviously the Nazis were accused and convicted of creating a Greater
Germany and so it seems almost as if the people at The Hague have
attempted to take the Nuremberg jurisprudence off the peg and tried to
fit it onto the events of 60 years later.”
==========================
ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
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IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
==========================
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/chico.htm
Mercoledì 23 marzo 2005
dalle ore 19:00
al Chicobar (Radio Popolare)
Via Ollearo 5 - MILANO
Porraimós e Samudaripen
Genocidio e divoramento
L'Olocausto ed il popolo Rom
Serata di autofinanziamento per microprogetti in Serbia
Presentazione libro, mostra fotografica, interventi,
musica, pesca, progetti e ... buffet con prodotti tipici
ingresso: 6 euro
i fondi raccolti durante la serata verranno utilizzati per finanziare
un micro progetto di scambio tra l'associazione Romsko Srce di
Belgrado, il Gerontoloski Centar sempre di Belgrado, e la rete delle
associazioni che presentano la serata
Con il patrocinio della Provincia di Milano
Assessorato ai diritti dei cittadini
e
Comitato per il 60ennale della resistenza
Centro culturale La Tenda
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
CGIL Lombardia
SGA di Arese
unione Rom Aven Amentza
Vagabondi di Pace
Ulteriori informazioni, e la locandina da scaricare, al sito:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/chico.htm
Mercoledì 23 marzo 2005
dalle ore 19:00
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Presentazione libro, mostra fotografica, interventi,
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i fondi raccolti durante la serata verranno utilizzati per finanziare
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Belgrado, il Gerontoloski Centar sempre di Belgrado, e la rete delle
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Con il patrocinio della Provincia di Milano
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Da: ICDSM Italia
Data: Mer 16 Mar 2005 11:36:43 Europe/Rome
A: icdsm-italia@ yahoogroups. com
Oggetto: [icdsm-italia] CDSM-UK: Robin Cook & the Labour government's
'ethical' foreign policy
[ Una vera e propria requisitoria di I. Johnson, coordinatore del
Comitato britannico per la difesa di Slobodan Milosevic, contro
l'ipocrisia di Robin Cook, ex Ministro degli Esteri nel periodo della
aggressione della NATO contro la RF di Jugoslavia. Recentemente,
posizionandosi da "pacifista" rispetto alla posizione guerrafondaia ad
oltranza di Tony Blair sull'Iraq, Cook ha cercato di rifarsi una
"verginità": quanti esempi analoghi di criminali di guerra riciclati da
"pacifisti" abbiamo in Italia? (a cura di ICDSM-Italia) ]
Robin Cook & the Labour government’s ‘ethical’ foreign policy.
Under the heading ‘The surrender of Kosovo’s prime minister is an act
of real courage’ the 11th March 2005 edition of the Guardian newspaper
carried an article by former UK foreign secretary Robin Cook.
It is as well to remember however, that when writing about events in
Yugoslavia Mr Cook is not an innocent observer. As UK foreign secretary
during the 1999 Nato bombing campaign against the Federal Republic of
Yugoslavia he became known as the ‘butcher of Belgrade’, a term which
reflected his enthusiasm for the task.
It was also Robin Cook who supplied the ‘Kosovo Dossier’ to the
International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY) for
their case against Slobodan Milosevic. Unfortunately for the tribunal
it was a dossier so devoid of any serious evidence that in desperation
the ICTY had to add on Croatia and Bosnia to the indictment against
Milosevic in the hope that they would be able to uncover some kind of
evidence at a later date.
Mr Cook also boasts, as he did at a press conference, which was
directly broadcast on CNN, that he was instrumental in obtaining
satellite access for the pro-Nato B92 television station, much to the
embarrassment of the station’s operatives who claimed to be
‘independent’.
Given Mr Cook’s involvement in destroying the sovereign state of
Yugoslavia his Guardian article should be viewed with suspicion, both
for its timing and for its attempt to rewrite history.
ETHICAL
When Tony Blair’s Labour government took office in 1997 it unveiled
what it called its new ‘ethical’ foreign policy. The vagueness of this
term meant that at the time the majority of the British population,
though hopeful, was unsure what this would actually mean in practice.
Five international wars later things became much clearer. Blair’s
government had come up with a policy which they hoped would circumvent
the restrictions of international law and allow British intervention
into the internal affairs of independent nation states in the name of
‘humanitarian intervention’, a term that had no meaning in any
international legal charter. Under Tony Blair, Mr Cook, once a
spokesman of the left-wing of his party, dropped previous commitments
to unilateral disarmament and a Eurosceptic approach, and praised the
prime minister's "third way".
As Blair’s foreign secretary (1997-2001) it was Robin Cook who was
responsible for ‘selling’ this new concept of ‘humanitarian
intervention’ - a concept originally discussed in the US by, amongst
others, Madeleine Albright - and thus by- passing existing
international law and avoiding such troublesome restrictions as the
following:
"No State shall organize, assist, foment, finance, incite or tolerate
subversive, terrorist or armed activities directed towards the violent
overthrow of the regime of another State, or interfere in civil strife
in another State.
The territory of a State shall not be the object of military occupation
resulting from the use of force in contravention of the provisions of
the Charter. The territory of a State shall not be the object of
acquisition by another State resulting from the threat or use of force.
No territorial acquisition resulting from the threat or use of force
shall be recognized as legal." (Declaration on principles of
international law in accordance with the Charter of the United Nations.
Extract from UN General Assembly Resolution 2625 – 24th October 1970).
Initially the supporters of the new Labour government claimed that this
‘ethical’ foreign policy could mean an end to any arms sales to
‘repressive regimes’. However this illusion was quickly dispelled as
outlined in the following two reports from 1999:
‘On coming to office in 1997, Labor foreign secretary Robin Cook
promised an 'ethical' foreign policy. Widely interpreted as meaning an
end to arms sales to repressive regimes, Cook's humanitarian foreign
policy was a commitment that came back to haunt him. Cook was pilloried
for visiting Indonesia and for issuing them with invitations to visit
British arms fairs. He was further embarrassed in September, with
revelations that £130 million of public money has been used in the past
year alone to help the Indonesian government buy Hawk fighters from
Britain’. (LM Magazine Oct 1999).
‘Britain also made a significant contribution to Indonesia's military
training. The Observer has established that, since May 1997, 24 senior
members of Indonesia's forces have been trained In UK military
colleges. This included training in running military units efficiently
and how to used technical equipment like guided missiles. In addition,
29 Indonesian officers have studied at non-military establishments.
Revelations of the extent to which Labor has used taxpayers' money to
aid the Indonesian military has angered many MPs, who claim it makes a
mockery of Foreign Secretary Robin Cook's 'ethical foreign policy'. In
the last four years of the Tory Government, only one Indonesian soldier
was trained in the UK’.(London Observer Sept 19th 1999).
IRAQ
The non ‘ethical’ dimension of this new foreign policy was further
revealed by Robin Cook’s wholehearted support for the continuation of
sanctions on Iraq during the 1990s. Such was the extent of Cook’s
hypocrisy in trying to defend a system of sanctions that was
responsible for the deaths of 5000 Iraqis each month that the
campaigning group Voices in the Wilderness were compelled to issue a
pamphlet entitled ‘Robin Cook’s 10 lies about sanctions on Iraq’. For
example, Cook had claimed that ‘Food and medicines have never been
covered by sanctions’ (Daily Telegraph 18th November 1998) when in fact
food exports to Iraq were banned for a period by UN Security Council
Resolution 661. Cook also stated ‘We must nail the absurd claim that
sanctions are responsible for the suffering of (Iraq’s) people’ (Daily
Telegraph 18th November 1998). Yet all competent observers agreed that
the economic sanctions were the primary cause of the humanitarian
crisis in Iraq. Denis Halliday, who was in charge of the UN oil for
food deal resigned because of the appalling effects of the sanctions
and stated, ‘ The deal is Band-Aid stuff. The sanctions discriminate
against the weak, the poor and the lower echelons of the economic scale
in a way I find unacceptable and contrary to the basic rights of
individuals throughout the world.’ He went on to state, ‘4000 to 5000
children are dying unnecessarily every month due to the impact of
sanctions’ (Independent 1st October 1998) and further, ‘We are in the
process of destroying an entire society. It is as simple and terrifying
as that. It is illegal and immoral.’ (Independent 15th October 1998).
Clearly there are completely different interpretations as to what Blair
and Cook meant by the word ‘ethical’ and what decent human beings
understood that word to mean.
YUGOSLAVIA
Cook begins his Guardian article by stating:
‘Occasionally, the greatest grounds for optimism are that nothing has
happened. Kosovo this week provides a good illustration.
On Wednesday, its prime minister, Ramush Haradinaj, was indicted by the
war crimes tribunal and surrendered himself to stand trial in The
Hague. Hundreds of extra troops were rushed to Kosovo in expectation of
nationalist
riots in protest at his arrest, but at the time of writing none has
materialised. In part, this must be a result of the dignity of
Haradinaj's appeal for his people to accept that it was the right
decision for the honour of their country.’
In this opening paragraph, as well as expressing his admiration for the
former KLA commander, Cook is trying to mislead the readers into
believing that Kosovo is a ‘country’.
It is not. Kosovo is legally recognised in law and by the United
Nations as a province of Serbia.
Cook goes on:
‘I had a number of contacts with the Kosovo Liberation Army before and
during Nato's intervention to halt the ethnic cleansing of the
Kosovans. Its fighters undoubtedly demonstrated real courage in taking
on the formidable
Serb military machine with no artillery, armour or air cover to match
their opponents…’
Apart from the fact that here Cook confirms his contact with the KLA
‘before’ Nato’s intervention, this piece of fawning nonsense reiterates
the accusation of ‘ethnic cleansing’ by Serbs without providing any
proof whatsoever, as if by mere repetition it can become an established
fact. In the absence of any factual evidence Mr Cook is relying on his
readers to take his word for it! The Washington Post gave an insight
into the reality of the situation when it made this comparison with
history:
"Under the fascist-Nazi umbrella, the Albanians gained control of
Kosovo, efficiently cleansed it of 300,000 Serbs and kept the Yugoslav
resistance busy, thus relieving Nazi troops for duty in Normandy.
History repeats itself. Under a different patron, the Kosovars are now
cleansing the territory of non-Albanians. Why not? NATO gave the
Yugoslav army only days to get out of Kosovo, but it is "negotiating"
with the KLA about what weapons to surrender and when. In the meantime,
ancient Orthodox Churches are destroyed and innocent farmers massacred
by NATO's local allies. Madeleine Albright and Tony Blair may still
harbor illusions about a multi-ethnic Kosovo, but that is not what
Albanians have in mind. Their goal is "an ethically pure Albanian
Kosovo," and they are pretty close to achieving it." (The Washington
Times, August 11, 1999).
Perhaps Mr Cook is unaware of this history and the real aims of the
KLA? Or perhaps not.
As we have seen with Cook’s pronouncements on Iraq, cited above, the
words ‘truth’ and ‘Robin Cook’ don’t blend well together in the same
sentence. Moreover, when stating that the KLA had no ‘air cover to
match their opponents’ he has obviously forgotten Nato, who acted as
the air force for the KLA during the 1999 aggression.
Furthermore, in view of Cook’s reverence towards Mr Haradinaj and the
KLA it is of interest to note the contents of a recent letter to the
Guardian newspaper, which is self-explanatory:
"So Denis MacShane believes it was "very brave" of indicted war
criminal Ramush Haradinaj to give himself up to a UN tribunal (Kosovo
government falls, March 9). Haradinaj, as Mr MacShane knows, was a
senior commander of
the Kosovo Liberation Army, which was responsible for sickening
atrocities against both Serb and Albanian civilians. Haradinaj and his
followers were backed by western governments during this time.
I have witnessed the true nature of Haradinaj's men. During an
investigation into the international arms trade for Channel 5 and the
Sunday Mirror, senior KLA veterans who claimed they took their orders
from "Ramush" sold a
huge cache of Semtex plastic explosives to myself and other members of
an undercover team. When they were told the Semtex could be used in
terrorist attacks against targets in the UK, their response was to
offer us rocket
launchers. The men responsible are now dead or imprisoned. The weapons
are under UN control.
The UN governor of Kosovo says he has lost a "friend and partner" in
Haradinaj. The UN should be more cautious about the company they keep".
(Dominic Hipkins London).
Given Robin Cook’s admission that he had dealings with the KLA both
before and during Nato’s aggression and given the fact, as stated in Mr
Hipkins letter to the Guardian, that the KLA were willing to supply
weapons for attacks against the UK, can it be said that Mr Cook and the
government he represented, were acting in the best interests of the
people of Britain?
Again, without any factual evidence, Cook states in his article:
‘ Milosevic may be out of power, but the Balkans will not be free of
his legacy unless it confronts the violent ethnic hatred he promoted’.
It is difficult, if not impossible, to promote ethnic hatred without
promoting it via writings or speeches. It is a fact that no one can
cite an article or speech where Mr Milosevic has promoted ethnic
hatred. In the absence of such evidence the only thing left for
unscrupulous rogues to do is to make something up. Needless to say
Robin Cook has attempted this trick.
On 28th June 1999 Cook made this comment about the speech delivered by
Slobodan Milosevic in 1989 at Kosovo Field.
"Milosevic used this important anniversary not to give a message of
hope and reform. Instead, he threatened force to deal with Yugoslavia's
internal political difficulties. Doing so thereby launched his personal
agenda of power and ethnic hatred under the cloak of nationalism. All
the peoples of the region have suffered grievously ever since."
According to this you would be forgiven for thinking that this speech
was indeed a speech filled with ethnic hatred.
However here is a section of that speech:
" Serbia has never had only Serbs living in it. Today, more than in the
past, members of other peoples and nationalities also live in it. This
is not a disadvantage for Serbia. I am truly convinced that it is an
advantage. National composition of almost all countries in the world
today, particularly developed ones, has also been changing in this
direction. Citizens of different nationalities, religions and races
have been living together more and more frequently and more and more
successfully.
Socialism in particular, being a progressive and just democratic
society, should not allow people to be divided in the national and
religious respect." (A link to the full text of this speech can be
found at
http://www.free-slobo-uk.org/quote_milosevic_kosovofield )
(A common myth fostered by Western political and media elites is that
Slobodan Milosevic launched his supposed campaign of "ethnic cleansing"
by whipping up hatred among Serbs against their fellow Yugoslav
nationalities through the use of fiery, demagogic hate speech at mass
rallies reminiscent of Adolf Hitler at Nuremberg.
Yet you may be surprised to find that even the most cursory examination
of his speeches reveals just the opposite. It is seldom mentioned by
Western journalists or politicians that there is not one single
instance of President Milosevic making any derogatory or racist
statement against any ethnic group or people on the grounds of their
race, religion or nationality. Nor has he ever espoused Serbian racial
supremacy. Indeed, you will find him frequently stressing that
Yugoslavia and Serbia are a home to the many nationalities that live
within them, not just the Serbs).
THE KLA & TOLERANCE
In his Guardian article Mr Cook speaks of Haradinaj as an ‘advocate of
tolerance’ in Kosovo and mentions approvingly the ‘courage’ of the KLA.
Although Robin Cook would rather we just took his word for these claims
of ‘’tolerance’ and ‘courage’ amongst the KLA and its leadership, we
would urge people to do their own research into these matters. This is
just a very small example of what they will find:
"A pogrom started in Europe this week, with one U.N. official being
quoted as saying, 'Kristallnacht is under way in Kosovo.'Serbs are
being murdered and their 800-year-old churches are aflame. Much of the
Christian heritage in Kosovo and Metohija is on fire and could be lost
forever. By these deeds too many of Kosovo's Albanians have shown that
their rhetoric about 'democracy' and 'multiethnicity' is false, and
demonstrates also that the international community's acceptance of them
has been naive." (nationalreview.com March 2004).
"The Kosovo-Albanians have played us like a Stradivarius. We have
subsidized and indirectly supported their violent campaign for an
ethnically pure and independent Kosovo. We have never blamed them for
being the perpetrators of the violence in the early '90s and we
continue to portray them as the designated victim today in spite of
evidence to the contrary." ( former Canadian UNPROFOR Commander Maj.
General Lewis MacKenzie).
"Kosovo today is a gangster state ruled by armed gangs that deal in
drugs, prostitution and extortion: the ethnic cleansing of the last
remaining Serbs from the land of their forefathers has been going on
since the ‘liberation’ and is only being noticed now that it is
reaching a blood-soaked crescendo. Five years of UN rule, and a
military occupation, have produced this." (Justin Raimondo. ‘The Déją
vu War).
"Today, almost five years since the ‘humanitarian bombing’ and the
establishment of a UN protectorate, Kosovo is one of the most dangerous
places in the world for Roma. Very few Roma, pejoratively referred to
as ‘gypsies’, have remained; estimates range from 22,000 – 25,000.
Before the US/Nato intervention in Kosovo there were more than 150,000
Roma in the region." (Voice of Roma 2004 report).
"The onslaught led by Albanian extremists against Kosovo’s Serb, Roma
and Ashkali communities was an organised, widespread and targeted
campaign.""(UN Peacekeeping Operation Director Jean-Marie Guehenno 13th
April 2004).
"Increasing numbers of local women, the majority of them girls, are
being internally trafficked within Kosovo. Women are often sold several
times in transit. According to the International Organisation for
Migration women have been sold for prices ranging from 50 euro to 3500
euro.
Women and girls are now being trafficked out of Kosovo into countries
in Western Europe, including Italy, Netherlands and the UK." (Amnesty
International May 6th 2004 – Facts and figures of women and girls for
forced prostitution in Kosovo).
"The Kosovo Liberation Army (KLA) is upheld as a self-respecting
nationalist movement struggling for the rights of ethnic Albanians. The
truth of the matter is that the KLA is sustained by organised crime
with the tacit approval of the United States and its allies... the
links of the KLA to criminal syndicates in Albania, Turkey and the
European Union have been known to Western governments and intelligence
agencies since the mid-1990s." (Michael Chossudovsky – Kosovo ‘Freedom
Fighters’ Financed by Organised Crime).
MORALITY
Deep into his article Mr Cook attempts to denigrate both Mr Milosevic
and Mr Karadzic by writing the following:
"Bizarrely the two first met when Karadzic acted as psychiatrist to
Milosevic, but in this case the patient seems to have had greater
influence on his therapist's mental state than the other way round. I
had some insight into why Milosevic might have needed a psychiatrist
when I spent a long afternoon vainly trying to reason with him to
withdraw from Kosovo and avoid the need for military action. At the
time I felt deeply frustrated that I had been unable to get him to
grasp that we were serious, but I subsequently heard he had spent the
rest of the day blind drunk on brandy, which encouraged me to believe I
had been more successful than I first thought".
This juvenile nonsense tells us more about the writer than it does the
subjects. By his comment ‘drunk on brandy’ it is obvious that Mr Cook
is relying on hearsay evidence which is ironic given that the entire
prosecution case at the illegal Hague tribunal also revolved around
hearsay evidence. (Furthermore, given his own personal history Cook is
ill advised and ill equipped to delve into the realms of someone’s
private behaviour).
As for diagnosing a person’s mental state perhaps the following will
give us an insight into the mind and morals of Robin Cook who, as UK
foreign secretary endorsed the attack described below:
‘Shortly before a planned missile strike on the headquarters of
Milosevic's ruling Socialist Party--which was located in a residential
neighborhood of Belgrade--an internal memo assessing the likely
civilian destruction was distributed among NATO leaders:
Next to a photograph of the party headquarters, the document said:
"Collateral damage: Tier 3—high. Casualty Estimate: 50-100
Government/Party employees. Unintended Civ Casualty Est: 250—Apts in
expected blast radius."
In short, NATO anticipated that the attack could, in the worst case,
kill up to 350 people, including 250 civilians living in nearby
apartment buildings.
Washington and London (emphasis added) approved the target, but the
French were reluctant, noting that the party headquarters also housed
Yugoslav television and radio studios. "In some societies, the idea of
killing journalists—well, we were very nervous about that," said a
French diplomat."
Ultimately, Paris went along. But in going ahead with the attack, NATO
appears to have directly breached Article 51 of the Geneva Convention
(Protocol I), which prohibits any attack which may be expected to cause
incidental loss of civilian life, injury to civilians, damage to
civilian objects, or a combination thereof, which would be excessive in
relation to the concrete and direct military advantage anticipated.
The Socialist Party building was itself a civilian facility located
hundreds of miles from the site of any military conflict. Asked by a
reporter at the next day's press briefing what military rationale lay
behind the party headquarters strike, NATO spokesman Jamie Shea could
not name any specific military function. Instead, he declared that NATO
considered "any aspect of the power structure" in Yugoslavia to be a
legitimate target, adding that the party headquarters building
"contains the propaganda machinery…of the ruling Socialist Party."
(Fairness & Accuracy in Reporting Jan 28th 2000).
What is one to make of the morality of a man who, when given
notification that a planned bombing mission will likely cost the lives
of approximately 250 innocent civilians, gives his approval for that
mission to go ahead?
INDEPENDENCE
Robin Cook ends his tiresome article with these comments:
"It is equally important that there is seen to be a process of holding
to account individuals for their personal responsibility. Without it we
will never break the cycle of conflict in which whole ethnic groups are
held
collectively guilty for the acts of a few. That is what distinguishes
justice from revenge.
Haradinaj has done a greater service to Kosovo by encouraging his
people to accept the rule of international law than any action he could
have taken by staying in office. As a result, Kosovo may now be nearer
to international
acceptance of eventual independent status. Conversely Serbia will find
it more difficult to resist that outcome if it persists in failing to
demonstrate the same degree of cooperation with the tribunal".
So we come to the crux of the matter and the real reason for his
article and the real reason Haradinaj has gone to The Hague, ‘Kosovo
may now be nearer to international acceptance of eventual independent
status.’
With this statement Cook is preparing the ground for the announcement
of ‘independence’ for Kosovo. Similar statements have also recently
been made by Richard Holbrooke Former U.S. Ambassador to the United
Nations at his speech on 11th March at the George Bush Presidential
Library and by Soren Jessen-Petersen, head of the U.N. Mission in
Kosovo (UNMIK). These are not coincidences. The United States has
already decided to grant ‘independence’ to Kosovo no later than
mid-2006. In order to achieve this it is important that the
intervention in Kosovo is perceived as a ‘success story’, that Kosovo
is perceived as law abiding and stable. That the opposite is true, that
Kosovo, as observed by one journalist, "is the most dangerous place on
earth", is to the builders of the ‘new world order’, an irrelevance.
By hiding the reality of life in that province and falsely portraying
it as a ‘success story’, the ‘international community’ are getting
ready to hand over the Serbian province of Kosovo to the KLA mafia.
Despite a brief falling out with Tony Blair over the occupation of
Iraq, Mr Cook is now back on message and peddling his spite against a
president and a country (Yugoslavia) that not only has never attacked
another country, but has never even threatened to do so. Unlike his own
government who, under the cover of an ‘ethical’ foreign policy has,
since 1997, launched wars against Sierre Leone, Afghanistan, Yugoslavia
and Iraq twice. All of dubious legality and most just blatantly illegal.
For the benefit of Robin Cook and the Labour government we hereby
remind them of The Principles of International Law recognised in the
Charter of the Nuremberg Tribunal and in the Judgement of the Tribunal
1945/6. Confirmed unanimously by the General Assembly of the United
Nations in Resolution 95, 11 December 1946
Key statements from the Judgement of the Nuremberg International War
Crimes Tribunal
" ... The second aim of the trial was to establish the rules of
international law for the future, so that not only the launching of
wars of aggression would be illegal, but also, for the first time, to
make the rulers who lead their countries into wars of aggression
personally responsible for their actions." - Lord Shawcross - Principal
British Prosecutor at Nuremberg, 1945.
"To initiate a war of aggression is not only an international crime, it
is the supreme international crime."
"To initiate a war of aggression is a crime that no political or
economic situation can justify."
Ian Johnson
March 2005
http://www.free-slobo-uk.org/
==========================
ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
tel/fax +39-06-4828957
email: icdsm-italia @ libero.it
*** CONTRIBUISCI E FAI CONTRIBUIRE:
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC ***
IL NOSTRO SITO INTERNET:
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IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
==========================
Data: Mer 16 Mar 2005 11:36:43 Europe/Rome
A: icdsm-italia@ yahoogroups. com
Oggetto: [icdsm-italia] CDSM-UK: Robin Cook & the Labour government's
'ethical' foreign policy
[ Una vera e propria requisitoria di I. Johnson, coordinatore del
Comitato britannico per la difesa di Slobodan Milosevic, contro
l'ipocrisia di Robin Cook, ex Ministro degli Esteri nel periodo della
aggressione della NATO contro la RF di Jugoslavia. Recentemente,
posizionandosi da "pacifista" rispetto alla posizione guerrafondaia ad
oltranza di Tony Blair sull'Iraq, Cook ha cercato di rifarsi una
"verginità": quanti esempi analoghi di criminali di guerra riciclati da
"pacifisti" abbiamo in Italia? (a cura di ICDSM-Italia) ]
Robin Cook & the Labour government’s ‘ethical’ foreign policy.
Under the heading ‘The surrender of Kosovo’s prime minister is an act
of real courage’ the 11th March 2005 edition of the Guardian newspaper
carried an article by former UK foreign secretary Robin Cook.
It is as well to remember however, that when writing about events in
Yugoslavia Mr Cook is not an innocent observer. As UK foreign secretary
during the 1999 Nato bombing campaign against the Federal Republic of
Yugoslavia he became known as the ‘butcher of Belgrade’, a term which
reflected his enthusiasm for the task.
It was also Robin Cook who supplied the ‘Kosovo Dossier’ to the
International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY) for
their case against Slobodan Milosevic. Unfortunately for the tribunal
it was a dossier so devoid of any serious evidence that in desperation
the ICTY had to add on Croatia and Bosnia to the indictment against
Milosevic in the hope that they would be able to uncover some kind of
evidence at a later date.
Mr Cook also boasts, as he did at a press conference, which was
directly broadcast on CNN, that he was instrumental in obtaining
satellite access for the pro-Nato B92 television station, much to the
embarrassment of the station’s operatives who claimed to be
‘independent’.
Given Mr Cook’s involvement in destroying the sovereign state of
Yugoslavia his Guardian article should be viewed with suspicion, both
for its timing and for its attempt to rewrite history.
ETHICAL
When Tony Blair’s Labour government took office in 1997 it unveiled
what it called its new ‘ethical’ foreign policy. The vagueness of this
term meant that at the time the majority of the British population,
though hopeful, was unsure what this would actually mean in practice.
Five international wars later things became much clearer. Blair’s
government had come up with a policy which they hoped would circumvent
the restrictions of international law and allow British intervention
into the internal affairs of independent nation states in the name of
‘humanitarian intervention’, a term that had no meaning in any
international legal charter. Under Tony Blair, Mr Cook, once a
spokesman of the left-wing of his party, dropped previous commitments
to unilateral disarmament and a Eurosceptic approach, and praised the
prime minister's "third way".
As Blair’s foreign secretary (1997-2001) it was Robin Cook who was
responsible for ‘selling’ this new concept of ‘humanitarian
intervention’ - a concept originally discussed in the US by, amongst
others, Madeleine Albright - and thus by- passing existing
international law and avoiding such troublesome restrictions as the
following:
"No State shall organize, assist, foment, finance, incite or tolerate
subversive, terrorist or armed activities directed towards the violent
overthrow of the regime of another State, or interfere in civil strife
in another State.
The territory of a State shall not be the object of military occupation
resulting from the use of force in contravention of the provisions of
the Charter. The territory of a State shall not be the object of
acquisition by another State resulting from the threat or use of force.
No territorial acquisition resulting from the threat or use of force
shall be recognized as legal." (Declaration on principles of
international law in accordance with the Charter of the United Nations.
Extract from UN General Assembly Resolution 2625 – 24th October 1970).
Initially the supporters of the new Labour government claimed that this
‘ethical’ foreign policy could mean an end to any arms sales to
‘repressive regimes’. However this illusion was quickly dispelled as
outlined in the following two reports from 1999:
‘On coming to office in 1997, Labor foreign secretary Robin Cook
promised an 'ethical' foreign policy. Widely interpreted as meaning an
end to arms sales to repressive regimes, Cook's humanitarian foreign
policy was a commitment that came back to haunt him. Cook was pilloried
for visiting Indonesia and for issuing them with invitations to visit
British arms fairs. He was further embarrassed in September, with
revelations that £130 million of public money has been used in the past
year alone to help the Indonesian government buy Hawk fighters from
Britain’. (LM Magazine Oct 1999).
‘Britain also made a significant contribution to Indonesia's military
training. The Observer has established that, since May 1997, 24 senior
members of Indonesia's forces have been trained In UK military
colleges. This included training in running military units efficiently
and how to used technical equipment like guided missiles. In addition,
29 Indonesian officers have studied at non-military establishments.
Revelations of the extent to which Labor has used taxpayers' money to
aid the Indonesian military has angered many MPs, who claim it makes a
mockery of Foreign Secretary Robin Cook's 'ethical foreign policy'. In
the last four years of the Tory Government, only one Indonesian soldier
was trained in the UK’.(London Observer Sept 19th 1999).
IRAQ
The non ‘ethical’ dimension of this new foreign policy was further
revealed by Robin Cook’s wholehearted support for the continuation of
sanctions on Iraq during the 1990s. Such was the extent of Cook’s
hypocrisy in trying to defend a system of sanctions that was
responsible for the deaths of 5000 Iraqis each month that the
campaigning group Voices in the Wilderness were compelled to issue a
pamphlet entitled ‘Robin Cook’s 10 lies about sanctions on Iraq’. For
example, Cook had claimed that ‘Food and medicines have never been
covered by sanctions’ (Daily Telegraph 18th November 1998) when in fact
food exports to Iraq were banned for a period by UN Security Council
Resolution 661. Cook also stated ‘We must nail the absurd claim that
sanctions are responsible for the suffering of (Iraq’s) people’ (Daily
Telegraph 18th November 1998). Yet all competent observers agreed that
the economic sanctions were the primary cause of the humanitarian
crisis in Iraq. Denis Halliday, who was in charge of the UN oil for
food deal resigned because of the appalling effects of the sanctions
and stated, ‘ The deal is Band-Aid stuff. The sanctions discriminate
against the weak, the poor and the lower echelons of the economic scale
in a way I find unacceptable and contrary to the basic rights of
individuals throughout the world.’ He went on to state, ‘4000 to 5000
children are dying unnecessarily every month due to the impact of
sanctions’ (Independent 1st October 1998) and further, ‘We are in the
process of destroying an entire society. It is as simple and terrifying
as that. It is illegal and immoral.’ (Independent 15th October 1998).
Clearly there are completely different interpretations as to what Blair
and Cook meant by the word ‘ethical’ and what decent human beings
understood that word to mean.
YUGOSLAVIA
Cook begins his Guardian article by stating:
‘Occasionally, the greatest grounds for optimism are that nothing has
happened. Kosovo this week provides a good illustration.
On Wednesday, its prime minister, Ramush Haradinaj, was indicted by the
war crimes tribunal and surrendered himself to stand trial in The
Hague. Hundreds of extra troops were rushed to Kosovo in expectation of
nationalist
riots in protest at his arrest, but at the time of writing none has
materialised. In part, this must be a result of the dignity of
Haradinaj's appeal for his people to accept that it was the right
decision for the honour of their country.’
In this opening paragraph, as well as expressing his admiration for the
former KLA commander, Cook is trying to mislead the readers into
believing that Kosovo is a ‘country’.
It is not. Kosovo is legally recognised in law and by the United
Nations as a province of Serbia.
Cook goes on:
‘I had a number of contacts with the Kosovo Liberation Army before and
during Nato's intervention to halt the ethnic cleansing of the
Kosovans. Its fighters undoubtedly demonstrated real courage in taking
on the formidable
Serb military machine with no artillery, armour or air cover to match
their opponents…’
Apart from the fact that here Cook confirms his contact with the KLA
‘before’ Nato’s intervention, this piece of fawning nonsense reiterates
the accusation of ‘ethnic cleansing’ by Serbs without providing any
proof whatsoever, as if by mere repetition it can become an established
fact. In the absence of any factual evidence Mr Cook is relying on his
readers to take his word for it! The Washington Post gave an insight
into the reality of the situation when it made this comparison with
history:
"Under the fascist-Nazi umbrella, the Albanians gained control of
Kosovo, efficiently cleansed it of 300,000 Serbs and kept the Yugoslav
resistance busy, thus relieving Nazi troops for duty in Normandy.
History repeats itself. Under a different patron, the Kosovars are now
cleansing the territory of non-Albanians. Why not? NATO gave the
Yugoslav army only days to get out of Kosovo, but it is "negotiating"
with the KLA about what weapons to surrender and when. In the meantime,
ancient Orthodox Churches are destroyed and innocent farmers massacred
by NATO's local allies. Madeleine Albright and Tony Blair may still
harbor illusions about a multi-ethnic Kosovo, but that is not what
Albanians have in mind. Their goal is "an ethically pure Albanian
Kosovo," and they are pretty close to achieving it." (The Washington
Times, August 11, 1999).
Perhaps Mr Cook is unaware of this history and the real aims of the
KLA? Or perhaps not.
As we have seen with Cook’s pronouncements on Iraq, cited above, the
words ‘truth’ and ‘Robin Cook’ don’t blend well together in the same
sentence. Moreover, when stating that the KLA had no ‘air cover to
match their opponents’ he has obviously forgotten Nato, who acted as
the air force for the KLA during the 1999 aggression.
Furthermore, in view of Cook’s reverence towards Mr Haradinaj and the
KLA it is of interest to note the contents of a recent letter to the
Guardian newspaper, which is self-explanatory:
"So Denis MacShane believes it was "very brave" of indicted war
criminal Ramush Haradinaj to give himself up to a UN tribunal (Kosovo
government falls, March 9). Haradinaj, as Mr MacShane knows, was a
senior commander of
the Kosovo Liberation Army, which was responsible for sickening
atrocities against both Serb and Albanian civilians. Haradinaj and his
followers were backed by western governments during this time.
I have witnessed the true nature of Haradinaj's men. During an
investigation into the international arms trade for Channel 5 and the
Sunday Mirror, senior KLA veterans who claimed they took their orders
from "Ramush" sold a
huge cache of Semtex plastic explosives to myself and other members of
an undercover team. When they were told the Semtex could be used in
terrorist attacks against targets in the UK, their response was to
offer us rocket
launchers. The men responsible are now dead or imprisoned. The weapons
are under UN control.
The UN governor of Kosovo says he has lost a "friend and partner" in
Haradinaj. The UN should be more cautious about the company they keep".
(Dominic Hipkins London).
Given Robin Cook’s admission that he had dealings with the KLA both
before and during Nato’s aggression and given the fact, as stated in Mr
Hipkins letter to the Guardian, that the KLA were willing to supply
weapons for attacks against the UK, can it be said that Mr Cook and the
government he represented, were acting in the best interests of the
people of Britain?
Again, without any factual evidence, Cook states in his article:
‘ Milosevic may be out of power, but the Balkans will not be free of
his legacy unless it confronts the violent ethnic hatred he promoted’.
It is difficult, if not impossible, to promote ethnic hatred without
promoting it via writings or speeches. It is a fact that no one can
cite an article or speech where Mr Milosevic has promoted ethnic
hatred. In the absence of such evidence the only thing left for
unscrupulous rogues to do is to make something up. Needless to say
Robin Cook has attempted this trick.
On 28th June 1999 Cook made this comment about the speech delivered by
Slobodan Milosevic in 1989 at Kosovo Field.
"Milosevic used this important anniversary not to give a message of
hope and reform. Instead, he threatened force to deal with Yugoslavia's
internal political difficulties. Doing so thereby launched his personal
agenda of power and ethnic hatred under the cloak of nationalism. All
the peoples of the region have suffered grievously ever since."
According to this you would be forgiven for thinking that this speech
was indeed a speech filled with ethnic hatred.
However here is a section of that speech:
" Serbia has never had only Serbs living in it. Today, more than in the
past, members of other peoples and nationalities also live in it. This
is not a disadvantage for Serbia. I am truly convinced that it is an
advantage. National composition of almost all countries in the world
today, particularly developed ones, has also been changing in this
direction. Citizens of different nationalities, religions and races
have been living together more and more frequently and more and more
successfully.
Socialism in particular, being a progressive and just democratic
society, should not allow people to be divided in the national and
religious respect." (A link to the full text of this speech can be
found at
http://www.free-slobo-uk.org/quote_milosevic_kosovofield )
(A common myth fostered by Western political and media elites is that
Slobodan Milosevic launched his supposed campaign of "ethnic cleansing"
by whipping up hatred among Serbs against their fellow Yugoslav
nationalities through the use of fiery, demagogic hate speech at mass
rallies reminiscent of Adolf Hitler at Nuremberg.
Yet you may be surprised to find that even the most cursory examination
of his speeches reveals just the opposite. It is seldom mentioned by
Western journalists or politicians that there is not one single
instance of President Milosevic making any derogatory or racist
statement against any ethnic group or people on the grounds of their
race, religion or nationality. Nor has he ever espoused Serbian racial
supremacy. Indeed, you will find him frequently stressing that
Yugoslavia and Serbia are a home to the many nationalities that live
within them, not just the Serbs).
THE KLA & TOLERANCE
In his Guardian article Mr Cook speaks of Haradinaj as an ‘advocate of
tolerance’ in Kosovo and mentions approvingly the ‘courage’ of the KLA.
Although Robin Cook would rather we just took his word for these claims
of ‘’tolerance’ and ‘courage’ amongst the KLA and its leadership, we
would urge people to do their own research into these matters. This is
just a very small example of what they will find:
"A pogrom started in Europe this week, with one U.N. official being
quoted as saying, 'Kristallnacht is under way in Kosovo.'Serbs are
being murdered and their 800-year-old churches are aflame. Much of the
Christian heritage in Kosovo and Metohija is on fire and could be lost
forever. By these deeds too many of Kosovo's Albanians have shown that
their rhetoric about 'democracy' and 'multiethnicity' is false, and
demonstrates also that the international community's acceptance of them
has been naive." (nationalreview.com March 2004).
"The Kosovo-Albanians have played us like a Stradivarius. We have
subsidized and indirectly supported their violent campaign for an
ethnically pure and independent Kosovo. We have never blamed them for
being the perpetrators of the violence in the early '90s and we
continue to portray them as the designated victim today in spite of
evidence to the contrary." ( former Canadian UNPROFOR Commander Maj.
General Lewis MacKenzie).
"Kosovo today is a gangster state ruled by armed gangs that deal in
drugs, prostitution and extortion: the ethnic cleansing of the last
remaining Serbs from the land of their forefathers has been going on
since the ‘liberation’ and is only being noticed now that it is
reaching a blood-soaked crescendo. Five years of UN rule, and a
military occupation, have produced this." (Justin Raimondo. ‘The Déją
vu War).
"Today, almost five years since the ‘humanitarian bombing’ and the
establishment of a UN protectorate, Kosovo is one of the most dangerous
places in the world for Roma. Very few Roma, pejoratively referred to
as ‘gypsies’, have remained; estimates range from 22,000 – 25,000.
Before the US/Nato intervention in Kosovo there were more than 150,000
Roma in the region." (Voice of Roma 2004 report).
"The onslaught led by Albanian extremists against Kosovo’s Serb, Roma
and Ashkali communities was an organised, widespread and targeted
campaign.""(UN Peacekeeping Operation Director Jean-Marie Guehenno 13th
April 2004).
"Increasing numbers of local women, the majority of them girls, are
being internally trafficked within Kosovo. Women are often sold several
times in transit. According to the International Organisation for
Migration women have been sold for prices ranging from 50 euro to 3500
euro.
Women and girls are now being trafficked out of Kosovo into countries
in Western Europe, including Italy, Netherlands and the UK." (Amnesty
International May 6th 2004 – Facts and figures of women and girls for
forced prostitution in Kosovo).
"The Kosovo Liberation Army (KLA) is upheld as a self-respecting
nationalist movement struggling for the rights of ethnic Albanians. The
truth of the matter is that the KLA is sustained by organised crime
with the tacit approval of the United States and its allies... the
links of the KLA to criminal syndicates in Albania, Turkey and the
European Union have been known to Western governments and intelligence
agencies since the mid-1990s." (Michael Chossudovsky – Kosovo ‘Freedom
Fighters’ Financed by Organised Crime).
MORALITY
Deep into his article Mr Cook attempts to denigrate both Mr Milosevic
and Mr Karadzic by writing the following:
"Bizarrely the two first met when Karadzic acted as psychiatrist to
Milosevic, but in this case the patient seems to have had greater
influence on his therapist's mental state than the other way round. I
had some insight into why Milosevic might have needed a psychiatrist
when I spent a long afternoon vainly trying to reason with him to
withdraw from Kosovo and avoid the need for military action. At the
time I felt deeply frustrated that I had been unable to get him to
grasp that we were serious, but I subsequently heard he had spent the
rest of the day blind drunk on brandy, which encouraged me to believe I
had been more successful than I first thought".
This juvenile nonsense tells us more about the writer than it does the
subjects. By his comment ‘drunk on brandy’ it is obvious that Mr Cook
is relying on hearsay evidence which is ironic given that the entire
prosecution case at the illegal Hague tribunal also revolved around
hearsay evidence. (Furthermore, given his own personal history Cook is
ill advised and ill equipped to delve into the realms of someone’s
private behaviour).
As for diagnosing a person’s mental state perhaps the following will
give us an insight into the mind and morals of Robin Cook who, as UK
foreign secretary endorsed the attack described below:
‘Shortly before a planned missile strike on the headquarters of
Milosevic's ruling Socialist Party--which was located in a residential
neighborhood of Belgrade--an internal memo assessing the likely
civilian destruction was distributed among NATO leaders:
Next to a photograph of the party headquarters, the document said:
"Collateral damage: Tier 3—high. Casualty Estimate: 50-100
Government/Party employees. Unintended Civ Casualty Est: 250—Apts in
expected blast radius."
In short, NATO anticipated that the attack could, in the worst case,
kill up to 350 people, including 250 civilians living in nearby
apartment buildings.
Washington and London (emphasis added) approved the target, but the
French were reluctant, noting that the party headquarters also housed
Yugoslav television and radio studios. "In some societies, the idea of
killing journalists—well, we were very nervous about that," said a
French diplomat."
Ultimately, Paris went along. But in going ahead with the attack, NATO
appears to have directly breached Article 51 of the Geneva Convention
(Protocol I), which prohibits any attack which may be expected to cause
incidental loss of civilian life, injury to civilians, damage to
civilian objects, or a combination thereof, which would be excessive in
relation to the concrete and direct military advantage anticipated.
The Socialist Party building was itself a civilian facility located
hundreds of miles from the site of any military conflict. Asked by a
reporter at the next day's press briefing what military rationale lay
behind the party headquarters strike, NATO spokesman Jamie Shea could
not name any specific military function. Instead, he declared that NATO
considered "any aspect of the power structure" in Yugoslavia to be a
legitimate target, adding that the party headquarters building
"contains the propaganda machinery…of the ruling Socialist Party."
(Fairness & Accuracy in Reporting Jan 28th 2000).
What is one to make of the morality of a man who, when given
notification that a planned bombing mission will likely cost the lives
of approximately 250 innocent civilians, gives his approval for that
mission to go ahead?
INDEPENDENCE
Robin Cook ends his tiresome article with these comments:
"It is equally important that there is seen to be a process of holding
to account individuals for their personal responsibility. Without it we
will never break the cycle of conflict in which whole ethnic groups are
held
collectively guilty for the acts of a few. That is what distinguishes
justice from revenge.
Haradinaj has done a greater service to Kosovo by encouraging his
people to accept the rule of international law than any action he could
have taken by staying in office. As a result, Kosovo may now be nearer
to international
acceptance of eventual independent status. Conversely Serbia will find
it more difficult to resist that outcome if it persists in failing to
demonstrate the same degree of cooperation with the tribunal".
So we come to the crux of the matter and the real reason for his
article and the real reason Haradinaj has gone to The Hague, ‘Kosovo
may now be nearer to international acceptance of eventual independent
status.’
With this statement Cook is preparing the ground for the announcement
of ‘independence’ for Kosovo. Similar statements have also recently
been made by Richard Holbrooke Former U.S. Ambassador to the United
Nations at his speech on 11th March at the George Bush Presidential
Library and by Soren Jessen-Petersen, head of the U.N. Mission in
Kosovo (UNMIK). These are not coincidences. The United States has
already decided to grant ‘independence’ to Kosovo no later than
mid-2006. In order to achieve this it is important that the
intervention in Kosovo is perceived as a ‘success story’, that Kosovo
is perceived as law abiding and stable. That the opposite is true, that
Kosovo, as observed by one journalist, "is the most dangerous place on
earth", is to the builders of the ‘new world order’, an irrelevance.
By hiding the reality of life in that province and falsely portraying
it as a ‘success story’, the ‘international community’ are getting
ready to hand over the Serbian province of Kosovo to the KLA mafia.
Despite a brief falling out with Tony Blair over the occupation of
Iraq, Mr Cook is now back on message and peddling his spite against a
president and a country (Yugoslavia) that not only has never attacked
another country, but has never even threatened to do so. Unlike his own
government who, under the cover of an ‘ethical’ foreign policy has,
since 1997, launched wars against Sierre Leone, Afghanistan, Yugoslavia
and Iraq twice. All of dubious legality and most just blatantly illegal.
For the benefit of Robin Cook and the Labour government we hereby
remind them of The Principles of International Law recognised in the
Charter of the Nuremberg Tribunal and in the Judgement of the Tribunal
1945/6. Confirmed unanimously by the General Assembly of the United
Nations in Resolution 95, 11 December 1946
Key statements from the Judgement of the Nuremberg International War
Crimes Tribunal
" ... The second aim of the trial was to establish the rules of
international law for the future, so that not only the launching of
wars of aggression would be illegal, but also, for the first time, to
make the rulers who lead their countries into wars of aggression
personally responsible for their actions." - Lord Shawcross - Principal
British Prosecutor at Nuremberg, 1945.
"To initiate a war of aggression is not only an international crime, it
is the supreme international crime."
"To initiate a war of aggression is a crime that no political or
economic situation can justify."
Ian Johnson
March 2005
http://www.free-slobo-uk.org/
==========================
ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
tel/fax +39-06-4828957
email: icdsm-italia @ libero.it
*** CONTRIBUISCI E FAI CONTRIBUIRE:
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC ***
IL NOSTRO SITO INTERNET:
http://www.pasti.org/linkmilo.htm
IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
==========================
Da: ICDSM Italia
Data: Mer 16 Mar 2005 13:40:58 Europe/Rome
A: icdsm-italia @ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] Milosevic (francais)
[ Riportiamo di seguito un resoconto della Conferenza Internazionale
tenutasi all'Aia lo scorso 26 febbraio, con la partecipazione di Ramsey
Clark (vedi:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/167 ). La
Conferenza è stata ovviamente disertata da tutti i media, che sul
processo-farsa a Milosevic e sulle questioni ad esso collegate
mantengono una ferrea censura. Questo resoconto, che uscirà su Balkans
Infos di Aprile 2005, è stato redatto a cura della sezione francese
dell'ICDSM.
Sempre dalla Francia, ci perviene l'annuncio di una seconda Conferenza
stampa di presentazione del testo della autodifesa di Milosevic,
intitolato "Ma vérité" ed edito a cura della Association "Vérité et
Justice", che ha finora venduto più di 600 copie (vedi:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/131 #5). La
Conferenza stampa si terrà al Press-club de France l'8 aprile p.v. I
giornalisti e gli altri interessati che volessero partecipare possono
richiederci l'invito, scrivendo al nostro indirizzo: icdsm-italia @
libero.it
Segnaliamo con l'occasione che la traduzione in lingua italiana della
autodifesa di Milosevic, completata a cura di ICDSM-Italia, è ospitata,
in una forma quasi definitiva, al sito:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
Più sotto, riportiamo infine un dispaccio sulla deposizione dell'ex
Primo Ministro dell'Unione Sovietica Evguéni Primakov, risalente allo
scorso dicembre (vedi anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/114
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/117
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/148
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/170 ). ]
---
Le procès de Slobodan Milosevic devant le T.P.I.
Questions du Droit International
Pour briser l'omertà médiatique, une conférence internationale a été
organisée le 26 février dernier conjointement par Vereinigung für
Internationale Solidarität e. V. et le Comité International pour la
Défense de S. Milosevic, (ICDSM), avec la participation de R. Clark,
ancien ministre de la Justice américain, Ma Ch. Black, prés. du comité
légal de l' ICDSM, prof. H. Köchler, prés. de l' Organisation
International pour le Progrès et chef de la mission de l' ONU au Procès
"Lockerbie", prof. V. Velkanov, prés. de la Commission pour les Droits
de l'homme et prés. honoraire de l'Alliance antifasciste (Bulgarie),
Aldo Bernardini, prof. du droit international à l' Université de Teramo
(Italie), et dr. J. Laughland, journaliste, auteur de "The ICT. -
Guardian of the New World Order" (TPI : Chien de Garde du Nouveau Ordre
Mondial), Nasreen Hamid Nabi Khan, journaliste, The Voice of Millions
TV Network – Inde et prés. de l' Union des Journalistes Musulmans.
On peut essayer de donner une très rapide compte-rendu du véritable
procès intenté en l'occasion par une si illustre jury internationale.
A la tête de une délégation qui la veille s'était rendu dans la prison
de Scheveningen, Ramsey Clark a ouvert la conférence avec le salut du
prés. Milosevic adressé aux déléguées et à tous ceux qui luttent pour
qu'éclate la vérité sur le rôle de l' Occident dans le démantèlement de
la Yougoslavie au long des années 90. R. Clark a tenu a rendre hommage
« à S. Milosevic, qui a su faire preuve de la résistance héroïque. Ceux
qui résistent, comme le fait le prés. Milosevic, le payent cher. Les
États-Unis n'admettent qu'un seul standard: la ploutocratie
capitaliste. Pour y parvenir, ils ont corrompu l' ONU et la justice
internationale.»
C'est cette étrange concubinage entre le pouvoir, prétendu innocent, et
la justice, qui a été analysé avec minutie par le prof. Köchler dans
son exposé du titre plus que éloquent : «La Justice Global, ou La
Vengeance Global ? - La Justice Mondial et le Rôle du Conseil de
Sécurité de l' ONU». Nemo dat quod non habet, donc, le Conseil de
Sécurité ne peut investir que les pouvoirs qui lui compétent - a
précisé prof. Bernardini – il s'ensuit que il peut créer une dictature
à l'échelle mondiale.
Dans sa remarquable étude, Me T. Dickson, a soulevé quelques questions
fondamentales à propos de derniers aberrations "éthiques" d'une justice
qui, par ses tristes exploits, dépasse même la très politisée Chambre
Étoilée, abolie en Angleterre en 1641! John Laughland a analysé le
mythe selon lequel le TPI est l' équivalent de Nuremberg et ses procès
des grandes criminels nazis. « La pervesion la plus grande du procès
Milosevic, c'est probablement ce prétendu Grande Serbie. Manifestement,
les nazis ont été condamne pour la Grande Allemagne. »
Ma Christopher Black a comparé le TPIY avec son double kafkaïen, le TPI
pour le Rwanda : « Ce ne sont pas des tribunaux, ce sont des procédures
inquisitoriales avec le châtiment pour leur seul but. »
Deux membres de la section française de l'ICDSM assistaient à cette
conférence. Le livre « Ma Vérité » - le texte intégral du discours
prononcé au TPI par le prés. Milosevic et publié par Vérité et Justice,
a suscité un très grande itères. Des exemplaires ont été vendu pour le
prix d'éditeur et une dizaine a été offert aux nombreux intellectuels
qui avec leur rôle de contre-pouvoir critique ont contribué a briser
l'omertà d'un monde unique et centralisé.
Par ICDSM-France: Daric Olga
---
Evguéni Primakov: Slobodan Milosevic ne voulait pas créer une Grande
Serbie
http://fr.rian.ru/rian/
index.cfm?prd_id=427&msg_id=5175713&startrow=1&date=2004-12-
06&do_alert=0
MOSCOU, 6 décembre - RIA Novosti. Au mois de janvier 1993, Slobodan
Milosevic m'avait dit qu'il n'avait pas pour objectif de créer une
Grande Serbie. Il était conscient qu'une telle entreprise provoquerait
un bain de sang. Si jamais elle pouvait être réalisée, a déclaré
l'académicien Evguéni Primakov, président de la Chambre de commerce et
d'industrie de Russie, au cours d'une interview accordée au programme
"Post-Scriptum" de la Troisième chaîne de télévision. Evguéni Primakov
est récemment rentré des Pays-Bas où il est intervenu devant le
Tribunal pénal international pour l'ex-Yougoslavie (TPIY) de La Haye en
qualité de témoin de la défense dans le cadre du procès de
l'ex-président yougoslave, Slobodan Milosevic.
J'ai exposé son rôle dans l'adoption du plan Vance-Owen, qui avait été
débattu pendant la conférence de Genève où Slobodan Milosevic s'était
rendu sur l'insistance de la Russie. Et là il avait imprimé un tournant
dans la situation. Avant lui la délégation de la République de Serbie
avait repoussé l'aménagement constitutionnel prévu par ce plan. A
Genève il avait même été impossible d'entamer les débats sur la
répartition territoriale. Après l'arrivée de Slobodan Milosevic la
situation avait changé du tout au tout, a dit Evguéni Primakov.
Evoquant ses entretiens avec Slobodan Milosevic, l'académicien a
indiqué que dans la prison il s'était entretenu avec lui pendant près
de six heures. Avant de le rencontrer il avait été fouillé à trois
reprises et était passé par quinze portes.
Selon Evguéni Primakov, Slobodan Milosevic est d'attaque et a bon
moral. Il m'a dit qu'il se sentait mieux quand on lui permettait de
défendre sa position, surtout en public, a relevé le président de la
Chambre de commerce et d'industrie de Russie.
A propos des raisons qui l'ont incité à intervenir en qualité de témoin
à décharge au procès, Evguéni Primakov a déclaré que pour lui c'était
un devoir civil et aussi le désir de défendre la justesse de la
politique étrangère appliquée à l'époque par la Russie.
Selon l'académicien, c'est un procès-réquisitoire, tout le montre. Avec
les autres témoins russes nous avons fait le maximum pour que le procès
soit équitable, a souligné Evguéni Primakov.
Celui-ci a annoncé qu'il était intervenu au sujet de deux épisodes
concernant l'évolution des événements d'abord en Bosnie et ensuite au
Kosovo, parce que justement à cette époque il était à la tête du
Service de renseignement extérieur et que par la suite il avait été
ministre des Affaires étrangères et chef du gouvernement.
Evguéni Primakov a tenu à préciser qu'il avait largement utilisé des
documents officiels, les sténogrammes de ses conversations
téléphoniques avec le vice-président américain Gore, avec le président
Chirac, avec les premiers ministres italien et britannique, ainsi que
les enregistrements de multiples conversations avec Slobodan Milosevic.
Par conséquent, les versions anglaises de ces documents fournies au
TPIY ne relèvent absolument pas de la propagande, a dit Evguéni
Primakov pour résumer.
==========================
ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
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*** CONTRIBUISCI E FAI CONTRIBUIRE:
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
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IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
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Data: Mer 16 Mar 2005 13:40:58 Europe/Rome
A: icdsm-italia @ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] Milosevic (francais)
[ Riportiamo di seguito un resoconto della Conferenza Internazionale
tenutasi all'Aia lo scorso 26 febbraio, con la partecipazione di Ramsey
Clark (vedi:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/167 ). La
Conferenza è stata ovviamente disertata da tutti i media, che sul
processo-farsa a Milosevic e sulle questioni ad esso collegate
mantengono una ferrea censura. Questo resoconto, che uscirà su Balkans
Infos di Aprile 2005, è stato redatto a cura della sezione francese
dell'ICDSM.
Sempre dalla Francia, ci perviene l'annuncio di una seconda Conferenza
stampa di presentazione del testo della autodifesa di Milosevic,
intitolato "Ma vérité" ed edito a cura della Association "Vérité et
Justice", che ha finora venduto più di 600 copie (vedi:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/131 #5). La
Conferenza stampa si terrà al Press-club de France l'8 aprile p.v. I
giornalisti e gli altri interessati che volessero partecipare possono
richiederci l'invito, scrivendo al nostro indirizzo: icdsm-italia @
libero.it
Segnaliamo con l'occasione che la traduzione in lingua italiana della
autodifesa di Milosevic, completata a cura di ICDSM-Italia, è ospitata,
in una forma quasi definitiva, al sito:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
Più sotto, riportiamo infine un dispaccio sulla deposizione dell'ex
Primo Ministro dell'Unione Sovietica Evguéni Primakov, risalente allo
scorso dicembre (vedi anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/114
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/117
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/148
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/170 ). ]
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Le procès de Slobodan Milosevic devant le T.P.I.
Questions du Droit International
Pour briser l'omertà médiatique, une conférence internationale a été
organisée le 26 février dernier conjointement par Vereinigung für
Internationale Solidarität e. V. et le Comité International pour la
Défense de S. Milosevic, (ICDSM), avec la participation de R. Clark,
ancien ministre de la Justice américain, Ma Ch. Black, prés. du comité
légal de l' ICDSM, prof. H. Köchler, prés. de l' Organisation
International pour le Progrès et chef de la mission de l' ONU au Procès
"Lockerbie", prof. V. Velkanov, prés. de la Commission pour les Droits
de l'homme et prés. honoraire de l'Alliance antifasciste (Bulgarie),
Aldo Bernardini, prof. du droit international à l' Université de Teramo
(Italie), et dr. J. Laughland, journaliste, auteur de "The ICT. -
Guardian of the New World Order" (TPI : Chien de Garde du Nouveau Ordre
Mondial), Nasreen Hamid Nabi Khan, journaliste, The Voice of Millions
TV Network – Inde et prés. de l' Union des Journalistes Musulmans.
On peut essayer de donner une très rapide compte-rendu du véritable
procès intenté en l'occasion par une si illustre jury internationale.
A la tête de une délégation qui la veille s'était rendu dans la prison
de Scheveningen, Ramsey Clark a ouvert la conférence avec le salut du
prés. Milosevic adressé aux déléguées et à tous ceux qui luttent pour
qu'éclate la vérité sur le rôle de l' Occident dans le démantèlement de
la Yougoslavie au long des années 90. R. Clark a tenu a rendre hommage
« à S. Milosevic, qui a su faire preuve de la résistance héroïque. Ceux
qui résistent, comme le fait le prés. Milosevic, le payent cher. Les
États-Unis n'admettent qu'un seul standard: la ploutocratie
capitaliste. Pour y parvenir, ils ont corrompu l' ONU et la justice
internationale.»
C'est cette étrange concubinage entre le pouvoir, prétendu innocent, et
la justice, qui a été analysé avec minutie par le prof. Köchler dans
son exposé du titre plus que éloquent : «La Justice Global, ou La
Vengeance Global ? - La Justice Mondial et le Rôle du Conseil de
Sécurité de l' ONU». Nemo dat quod non habet, donc, le Conseil de
Sécurité ne peut investir que les pouvoirs qui lui compétent - a
précisé prof. Bernardini – il s'ensuit que il peut créer une dictature
à l'échelle mondiale.
Dans sa remarquable étude, Me T. Dickson, a soulevé quelques questions
fondamentales à propos de derniers aberrations "éthiques" d'une justice
qui, par ses tristes exploits, dépasse même la très politisée Chambre
Étoilée, abolie en Angleterre en 1641! John Laughland a analysé le
mythe selon lequel le TPI est l' équivalent de Nuremberg et ses procès
des grandes criminels nazis. « La pervesion la plus grande du procès
Milosevic, c'est probablement ce prétendu Grande Serbie. Manifestement,
les nazis ont été condamne pour la Grande Allemagne. »
Ma Christopher Black a comparé le TPIY avec son double kafkaïen, le TPI
pour le Rwanda : « Ce ne sont pas des tribunaux, ce sont des procédures
inquisitoriales avec le châtiment pour leur seul but. »
Deux membres de la section française de l'ICDSM assistaient à cette
conférence. Le livre « Ma Vérité » - le texte intégral du discours
prononcé au TPI par le prés. Milosevic et publié par Vérité et Justice,
a suscité un très grande itères. Des exemplaires ont été vendu pour le
prix d'éditeur et une dizaine a été offert aux nombreux intellectuels
qui avec leur rôle de contre-pouvoir critique ont contribué a briser
l'omertà d'un monde unique et centralisé.
Par ICDSM-France: Daric Olga
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Evguéni Primakov: Slobodan Milosevic ne voulait pas créer une Grande
Serbie
http://fr.rian.ru/rian/
index.cfm?prd_id=427&msg_id=5175713&startrow=1&date=2004-12-
06&do_alert=0
MOSCOU, 6 décembre - RIA Novosti. Au mois de janvier 1993, Slobodan
Milosevic m'avait dit qu'il n'avait pas pour objectif de créer une
Grande Serbie. Il était conscient qu'une telle entreprise provoquerait
un bain de sang. Si jamais elle pouvait être réalisée, a déclaré
l'académicien Evguéni Primakov, président de la Chambre de commerce et
d'industrie de Russie, au cours d'une interview accordée au programme
"Post-Scriptum" de la Troisième chaîne de télévision. Evguéni Primakov
est récemment rentré des Pays-Bas où il est intervenu devant le
Tribunal pénal international pour l'ex-Yougoslavie (TPIY) de La Haye en
qualité de témoin de la défense dans le cadre du procès de
l'ex-président yougoslave, Slobodan Milosevic.
J'ai exposé son rôle dans l'adoption du plan Vance-Owen, qui avait été
débattu pendant la conférence de Genève où Slobodan Milosevic s'était
rendu sur l'insistance de la Russie. Et là il avait imprimé un tournant
dans la situation. Avant lui la délégation de la République de Serbie
avait repoussé l'aménagement constitutionnel prévu par ce plan. A
Genève il avait même été impossible d'entamer les débats sur la
répartition territoriale. Après l'arrivée de Slobodan Milosevic la
situation avait changé du tout au tout, a dit Evguéni Primakov.
Evoquant ses entretiens avec Slobodan Milosevic, l'académicien a
indiqué que dans la prison il s'était entretenu avec lui pendant près
de six heures. Avant de le rencontrer il avait été fouillé à trois
reprises et était passé par quinze portes.
Selon Evguéni Primakov, Slobodan Milosevic est d'attaque et a bon
moral. Il m'a dit qu'il se sentait mieux quand on lui permettait de
défendre sa position, surtout en public, a relevé le président de la
Chambre de commerce et d'industrie de Russie.
A propos des raisons qui l'ont incité à intervenir en qualité de témoin
à décharge au procès, Evguéni Primakov a déclaré que pour lui c'était
un devoir civil et aussi le désir de défendre la justesse de la
politique étrangère appliquée à l'époque par la Russie.
Selon l'académicien, c'est un procès-réquisitoire, tout le montre. Avec
les autres témoins russes nous avons fait le maximum pour que le procès
soit équitable, a souligné Evguéni Primakov.
Celui-ci a annoncé qu'il était intervenu au sujet de deux épisodes
concernant l'évolution des événements d'abord en Bosnie et ensuite au
Kosovo, parce que justement à cette époque il était à la tête du
Service de renseignement extérieur et que par la suite il avait été
ministre des Affaires étrangères et chef du gouvernement.
Evguéni Primakov a tenu à préciser qu'il avait largement utilisé des
documents officiels, les sténogrammes de ses conversations
téléphoniques avec le vice-président américain Gore, avec le président
Chirac, avec les premiers ministres italien et britannique, ainsi que
les enregistrements de multiples conversations avec Slobodan Milosevic.
Par conséquent, les versions anglaises de ces documents fournies au
TPIY ne relèvent absolument pas de la propagande, a dit Evguéni
Primakov pour résumer.
==========================
ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
tel/fax +39-06-4828957
email: icdsm-italia @ libero.it
*** CONTRIBUISCI E FAI CONTRIBUIRE:
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC ***
IL NOSTRO SITO INTERNET:
http://www.pasti.org/linkmilo.htm
IL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA AUTODIFESA DI MILOSEVIC, IN CORSO
DI REVISIONE E CORREZIONE, E' TEMPORANEAMENTE OSPITATO ALLA PAGINA:
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
==========================
Fonte: aa-info @yahoogroups.com
24 Marzo 1999 Yugoslavia
20 Marzo 2003 Iraq
guerra "umanitaria", guerra di "civiltà"
Continuano a mentire
Il 24 Marzo 1999: la NATO, gli U.S.A. e il governo di centro-sinistra
D'Alema aggredivano e bombardavano la Yugoslavia: centinaia di bambini
morivano sotto le bombe "umanitarie" e altri 10.000 sono morti di
cancro in questi anni per l'uranio impoverito.
20 Marzo 2003: USA e alleati distruggono e occupano l'Iraq. L'Italia
di Berlusconi partecipa alla guerra di "civiltà" con un contingente di
3.500 uomini per il controllo dei pozzi petroliferi a Nassirya.
Arresti, torture, si spara su donne e bambini , ambulanze colpite :
ancora crimini coloniali macchiano il tricolore italiano di sangue !
Giovedì 24 Marzo 6° anniversario dell'aggressione N.A.T.O. alla
Yugoslavia
Vicolo della stazione 52 Cesena H.21.00 Proiezione video: "I crimini
della NATO in Yugoslavia". Seguirà incontro con l' Associazione di
mutuo soccorso "Il nido del cuculo" di Rimini che presenterà alcuni
progetti a sostegno di bambini yugoslavi .
Venerdì 25 Marzo h.20.30 davanti ai cancelli della base N.A.T.O. di
Pisignano
PRESIDIO-FIACCOLATA CONTRO LA GUERRA
Musica contro la guerra con il gruppo "Arte 900", improvvisazioni,
sound sistem di Food not bombs, interventi, brulè per tutti
Non dimentichiamo i bimbi vittime delle bombe "umanitarie" e
"civilizzatrici", partite anche dal nostro territorio (durante
l'iniziativa si raccoglieranno fondi per bambini yugoslavi ammalati di
"guerra")
Promuovono, aderiscono e partecipano: Associazione Pellerossa, Food not
bombs Forlì-Cesena, Collettivo studentesco "Solamente per pensar"
(Cesena), Ass. marxista rivoluzionaria "Progetto Comunista
(Forlì-Cesena), Lista verde Cesena, Comitato "Gettiamo le basi" Bologna
e Romagna- Collettivo "Red ghost" (RA); cobas-scuola, Giovani Comunisti
Forlì, Rete regionale E.R. AnticapitalistaAntimperialista, Associazione
"Il nido del cuculo" Rimini
Manifestazione nazionale contro la guerra - Roma 19 Marzo
Per adesioni e prenotazione pullman : tel.329-8931812 o 360-961886
oppure : momotombo @ libero.it
24 Marzo 1999 Yugoslavia
20 Marzo 2003 Iraq
guerra "umanitaria", guerra di "civiltà"
Continuano a mentire
Il 24 Marzo 1999: la NATO, gli U.S.A. e il governo di centro-sinistra
D'Alema aggredivano e bombardavano la Yugoslavia: centinaia di bambini
morivano sotto le bombe "umanitarie" e altri 10.000 sono morti di
cancro in questi anni per l'uranio impoverito.
20 Marzo 2003: USA e alleati distruggono e occupano l'Iraq. L'Italia
di Berlusconi partecipa alla guerra di "civiltà" con un contingente di
3.500 uomini per il controllo dei pozzi petroliferi a Nassirya.
Arresti, torture, si spara su donne e bambini , ambulanze colpite :
ancora crimini coloniali macchiano il tricolore italiano di sangue !
Giovedì 24 Marzo 6° anniversario dell'aggressione N.A.T.O. alla
Yugoslavia
Vicolo della stazione 52 Cesena H.21.00 Proiezione video: "I crimini
della NATO in Yugoslavia". Seguirà incontro con l' Associazione di
mutuo soccorso "Il nido del cuculo" di Rimini che presenterà alcuni
progetti a sostegno di bambini yugoslavi .
Venerdì 25 Marzo h.20.30 davanti ai cancelli della base N.A.T.O. di
Pisignano
PRESIDIO-FIACCOLATA CONTRO LA GUERRA
Musica contro la guerra con il gruppo "Arte 900", improvvisazioni,
sound sistem di Food not bombs, interventi, brulè per tutti
Non dimentichiamo i bimbi vittime delle bombe "umanitarie" e
"civilizzatrici", partite anche dal nostro territorio (durante
l'iniziativa si raccoglieranno fondi per bambini yugoslavi ammalati di
"guerra")
Promuovono, aderiscono e partecipano: Associazione Pellerossa, Food not
bombs Forlì-Cesena, Collettivo studentesco "Solamente per pensar"
(Cesena), Ass. marxista rivoluzionaria "Progetto Comunista
(Forlì-Cesena), Lista verde Cesena, Comitato "Gettiamo le basi" Bologna
e Romagna- Collettivo "Red ghost" (RA); cobas-scuola, Giovani Comunisti
Forlì, Rete regionale E.R. AnticapitalistaAntimperialista, Associazione
"Il nido del cuculo" Rimini
Manifestazione nazionale contro la guerra - Roma 19 Marzo
Per adesioni e prenotazione pullman : tel.329-8931812 o 360-961886
oppure : momotombo @ libero.it
Da una settimana ormai Ramush Haradinaj, il cosiddetto Primo Ministro
del Governo provvisorio della provincia serba del Kosmet occupata
dalle truppe NATO/ONU, è all'Aia in carcere, dopo aver ricevuto
un'accusa formale (vedi sotto) da parte del tribunale "ad hoc"
dell'Aia e dopo aver rassegnato le dimissioni al "Presidente" Rugova.
In pratica Haradinaj è accusato, come capo dell'UCK e insieme agli
altri due ufficiali UCK Balaj e Brahimaj, di crimini di guerra e
crimini contro l'umanità per aver formato un'associazione a
delinquere che aveva l'obiettivo di consolidare il controllo totale
dell'UCK nella zona operativa di Dukagjin, corrispondente alle
municipalità di Pec, Decani, Djakovica e alcune delle municipalità di
Istok e Kline. Tale obiettivo è stato perseguito attraverso la
persecuzione e l'espulsione della popolazione civile serba e quanti
nelle altre comunità venivano considerati collaborazionisti. I fatti
si riferiscono unicamente al periodo 1 marzo - 30 settembre 1998,
cioè nel periodo in cui si sono fronteggiate ufficialmente le forze
armate jugoslave e l'UCK.
Ciò che sembra una cosa positiva è in realtà un'arma a doppio taglio.
L'UCK viene sdoganata come forza belligerante e non come
organizzazione terroristica e i crimini imputati ai tre riguardano un
breve lasso di tempo e sono crimini "individuali". In questo modo
tutti gli altri crimini vengono cancellati con un colpo di spugna. Il
Tribunale "ad hoc" dell'Aia ora acquista credibilità anche di fronte
all'opinione pubblica serba e l'incriminazione di Haradinaj servirà a
far digerire la pillola della secessione finale del Kosovo, anche
agli occhi della comunità internazionale. Le lodi sperticate verso
Haradinaj da parte dei media e di personaggi come Solana e Jessen-
Petersen non fanno altro che confermare quest'analisi.
ERP KiM Newsletter 08-03-05
Additional news articles are available in the atteched UNMIK Media
Report
Kosovo's prime minister indicted by war crimes tribunal
http://www.kosovo.com/news/archive/2005/March_08/1.html
L'atto ufficiale di accusa
http://www.un.org/icty/pressreal/2005/p946-e.htm
del Governo provvisorio della provincia serba del Kosmet occupata
dalle truppe NATO/ONU, è all'Aia in carcere, dopo aver ricevuto
un'accusa formale (vedi sotto) da parte del tribunale "ad hoc"
dell'Aia e dopo aver rassegnato le dimissioni al "Presidente" Rugova.
In pratica Haradinaj è accusato, come capo dell'UCK e insieme agli
altri due ufficiali UCK Balaj e Brahimaj, di crimini di guerra e
crimini contro l'umanità per aver formato un'associazione a
delinquere che aveva l'obiettivo di consolidare il controllo totale
dell'UCK nella zona operativa di Dukagjin, corrispondente alle
municipalità di Pec, Decani, Djakovica e alcune delle municipalità di
Istok e Kline. Tale obiettivo è stato perseguito attraverso la
persecuzione e l'espulsione della popolazione civile serba e quanti
nelle altre comunità venivano considerati collaborazionisti. I fatti
si riferiscono unicamente al periodo 1 marzo - 30 settembre 1998,
cioè nel periodo in cui si sono fronteggiate ufficialmente le forze
armate jugoslave e l'UCK.
Ciò che sembra una cosa positiva è in realtà un'arma a doppio taglio.
L'UCK viene sdoganata come forza belligerante e non come
organizzazione terroristica e i crimini imputati ai tre riguardano un
breve lasso di tempo e sono crimini "individuali". In questo modo
tutti gli altri crimini vengono cancellati con un colpo di spugna. Il
Tribunale "ad hoc" dell'Aia ora acquista credibilità anche di fronte
all'opinione pubblica serba e l'incriminazione di Haradinaj servirà a
far digerire la pillola della secessione finale del Kosovo, anche
agli occhi della comunità internazionale. Le lodi sperticate verso
Haradinaj da parte dei media e di personaggi come Solana e Jessen-
Petersen non fanno altro che confermare quest'analisi.
ERP KiM Newsletter 08-03-05
Additional news articles are available in the atteched UNMIK Media
Report
Kosovo's prime minister indicted by war crimes tribunal
http://www.kosovo.com/news/archive/2005/March_08/1.html
L'atto ufficiale di accusa
http://www.un.org/icty/pressreal/2005/p946-e.htm
http://www.repubblica.it/2005/c/sezioni/sport/pallmn/pallmn/pallmn.html
SPORT [sic]
Zagabria, duri scontri con diversi feriti. Le provocazioni
degli hooligan croati con simboli fascisti. Tensioni fra i due paesi
Guerriglia tra serbi e croati per una partita di pallamano
Gli Ustascia inneggiano al generale Ante Gotovina
ricercato dal tribunale dell'Aja per crimini di guerra
ZAGABRIA - Un giudice della Corte suprema serba, cinque giornalisti
serbi e un poliziotto sono fra i numerosi feriti in violenti scontri a
colpi di mazza, sassi e bottiglie fra opposte tifoserie serbe e croate
scoppiate nel fine settimana a Zagabria in occasione di una partita di
pallamano. In campo i croati
dello Zagabria contro i serbi del Partizan Belgrado (risultato 22-18
per i padroni di casa, ndr). Fra le provocazioni degli hooligan croati,
oltre ai saluti nazisti e ai simboli del regime Ustascia, alleato della
Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, anche l'esibizione
di ritratti del generale Ante Gotovina, ricercato dal Tribunale
internazionale dell'Aja (Tpi) per crimini di guerra.
Negli scontri due pullman e numerose auto sono stati distrutti e
quattro persone arrestate. Il ministero degli esteri serbo in una nota
si è lamentato con Zagabria per "non aver prevenuto" gli incidenti e
chiedendo di "individuare e punire i responsabili".
Le provocazioni erano già cominciate prima della partita, quando gli
hooligan croati si sono esibiti in saluti nazisti ed hanno iniziato a
lanciare bottiglie e sassi ai tifosi serbi, innalzando anche un
ritratto di Gotovina, ricercato dal Tpi ma considerato dai nazionalisti
croati un eroe della guerra d'indipendenza della Croazia contro la
Jugoslavi a guida serba di Milosevic.
Le accuse del Tpi di mancata collaborazione del governo di Zagabria per
l'arresto di Gotovina, tuttora latitante, ha pesato sulla decisione
dell'Unione europeo di rinviare la data per l'avvio delle trattative di
adesione della Croazia - la sua cattura è fra le condizioni poste
dall'Ue -, inizialmente prevista per giovedì prossimo.
(14 marzo 2005)
SPORT [sic]
Zagabria, duri scontri con diversi feriti. Le provocazioni
degli hooligan croati con simboli fascisti. Tensioni fra i due paesi
Guerriglia tra serbi e croati per una partita di pallamano
Gli Ustascia inneggiano al generale Ante Gotovina
ricercato dal tribunale dell'Aja per crimini di guerra
ZAGABRIA - Un giudice della Corte suprema serba, cinque giornalisti
serbi e un poliziotto sono fra i numerosi feriti in violenti scontri a
colpi di mazza, sassi e bottiglie fra opposte tifoserie serbe e croate
scoppiate nel fine settimana a Zagabria in occasione di una partita di
pallamano. In campo i croati
dello Zagabria contro i serbi del Partizan Belgrado (risultato 22-18
per i padroni di casa, ndr). Fra le provocazioni degli hooligan croati,
oltre ai saluti nazisti e ai simboli del regime Ustascia, alleato della
Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, anche l'esibizione
di ritratti del generale Ante Gotovina, ricercato dal Tribunale
internazionale dell'Aja (Tpi) per crimini di guerra.
Negli scontri due pullman e numerose auto sono stati distrutti e
quattro persone arrestate. Il ministero degli esteri serbo in una nota
si è lamentato con Zagabria per "non aver prevenuto" gli incidenti e
chiedendo di "individuare e punire i responsabili".
Le provocazioni erano già cominciate prima della partita, quando gli
hooligan croati si sono esibiti in saluti nazisti ed hanno iniziato a
lanciare bottiglie e sassi ai tifosi serbi, innalzando anche un
ritratto di Gotovina, ricercato dal Tpi ma considerato dai nazionalisti
croati un eroe della guerra d'indipendenza della Croazia contro la
Jugoslavi a guida serba di Milosevic.
Le accuse del Tpi di mancata collaborazione del governo di Zagabria per
l'arresto di Gotovina, tuttora latitante, ha pesato sulla decisione
dell'Unione europeo di rinviare la data per l'avvio delle trattative di
adesione della Croazia - la sua cattura è fra le condizioni poste
dall'Ue -, inizialmente prevista per giovedì prossimo.
(14 marzo 2005)
Riportiamo di seguito, dal sito dei Giovani Comunisti di Catalogna, una
interessante intervista "politica" al noto regista jugoslavo Emir
Kusturica. Introdotta da una nostra Premessa.
---
Premessa
di Italo Slavo per il CNJ
Kusturica è stato recentemente al centro di una dura polemica in
seguito ad un articolo, apparso sul settimanale montenegrino Monitor,
dal titolo eloquente: “L’aiutante di un carnefice".
Si tratta di un pezzo di pesante diffamazione ai danni di un autore
che, sin dai primi momenti dello squartamento della Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia, si è opposto a quanto stava
avvenendo, e si oppone tuttora alle secessioni, che siano su base
"etnico"-razzista o politico-mafiosa - dal Montenegro (di qui l'ira del
locale quotidiano di regime, filo-occidentale) al Kosovo.
D'altronde, in questo Kusturica non fa altro che interpretare il
sincero sentimento della stragrande maggioranza degli jugoslavi, e
soprattutto degli abitanti della sua Bosnia-Erzegovina, che sanno di
non aver guadagnato nulla e di aver perso tutto dalla creazione di
migliaia di chilometri di nuovi confini, e sanno che le attuali
divisioni sono artificiali e basate solamente sulla violenza delle
armi. Non avrebbe potuto e non potrebbe schierarsi diversamente,
Kusturica, essendo egli stesso esempio in carne ed ossa di unità e
fratellanza tra nazioni e nazionalità slave del sud (jugo-slave), in
quanto originario di una famiglia "mista" (come si usa sottolineare
oggi, nell'epoca del razzismo politically correct) e di una città che è
probabilmente la più "mista" e jugoslava, per lo meno a livello storico
e simbolico, di tutti i Balcani: Sarajevo.
I giornalisti ed i commentatori occidentali e filo-occidentali non
perdonano a Kusturica questo suo essere, semplicemente, se stesso. Ed
anzichè analizzare sulla base dei dati di fatto le posizioni politiche
di Kusturica, o quantomeno ciò che di esse può trasparire dai suoi
film, preferiscono sbizarrirsi in attacchi personali ed accuse che non
stanno ne' in cielo ne' in terra.
Cosi', ad esempio, di tutta la polemica in oggetto, il portale della
Commissione Europea "Osservatorio Balcani" riporta solo ed
esclusivamente l'autodifesa del giornalista Andrej Nikolaidis, del
settimanale di Podgorica, che definisce Kusturica anti-musulmano e lo
paragona ai nazisti (vedi: Il caso Kusturica
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3935/1/51/ ).
Guarda caso, l'articolo di Jasenka Kratović è frutto della redazione di
Notizie Est (http://www.notizie-est.com), da anni attiva nella
demonizzazione della parte serba e nell'appoggio a tutti i
secessionismi anti-jugoslavi e filo-occidentali.
Analogo il tono degli articoli apparsi sull'altro portale della
Commissione Europea sui Balcani, quello francese: "Courrier des Balkans
(vedi:
Cinéma : Emir Kusturica veut faire chanter la presse indépendante
http://www.balkans.eu.org/article5086.html
Emir Kusturica : oubli et pardon pour les crimes du régime de
Milosevic ?
http://www.balkans.eu.org/article4811.html ).
Sarebbe bastato solo un pizzico di equilibrio o almeno di buona fede
per articolare il ragionamento attorno ai contenuti reali dei film di
Kusturica o attorno alle sue scelte politiche effettive, e non solo
presunte.
Critico della Jugoslavia socialista da tempi "non sospetti", e pertanto
vezzeggiato proprio da gran parte di quel mondo culturale occidentale
che oggi lo vede come fumo negli occhi, attorno al 1989 Kusturica si
oppone a tutti gli schieramenti "etnici" ed aderisce ad un movimento
jugoslavista. Negli anni successivi, come si può evincere ad es. nel
suo celebre film "Underground", Kusturica non dismette mai la critica -
per noi anche eccessiva ed ingiustificata, ma è un altro discorso -
alla Jugoslavia di Tito, ritenuta "falsa" e fondata su concezioni
oleografiche e mistificate della lotta partigiana e dei valori
socialisti. Dai film di Kusturica traspare un atteggiamento di critica
"anarchica", a 360 gradi, che colpisce gli ambienti politici del
passato e del presente, interni ed internazionali (comprese le
"missioni umanitarie" ONU!) con accuse piuttosto esplicite di
corruzione morale, politica, ed anche materiale. Il Kusturica che
emerge da queste opere è un Kusturica libero, che usa liberamente la
sua facoltà di critica radicale anche e soprattutto in quanto artista,
e dunque in quanto "professionista" della sperimentazione creativa e
della libertà critica.
Kusturica passa il suo tempo a smontare miti ed appartenenze, non certo
a costruirne: chiunque abbia visto un suo film ci darà ragione. In
tante interviste rilasciate in questi anni, Kusturica non ha
risparmiato nessuno: semplicemente bugiardo è chi gli attribuisce
simpatie per l'uno o l'altro specifico schieramento politico serbo.
Ovviamente, Kusturica ha criticato l'Occidente che ha ucciso e
bombardato la sua Jugtoslavia. Kusturica ha però anche criticato Tito,
ha criticato Milosevic, ha criticato i nazionalismi musulmano-bosniaco
e croato così come tutti gli altri nazionalismi, compreso quello dei
radicali serbi - si veda proprio nell'intervista più sotto, quello che
egli dice su Seselj. Kusturica appare dunque, casomai, un "libero
battitore" ed un grande eclettico. Sempre jugoslavo - perchè non
potrebbe essere altrimenti! - ma difficilmente nostalgico, anzi, forse
tuttora illuso dell'esistenza di un'altra Jugoslavia possibile,
multinazionale e democratica ma non comunista e non fondata sulla Lotta
di Liberazione partigiana, insomma: una Jugoslavia "occidentale".
Perciò, Kusturica non può essere inserito in alcuno schemino da
"pensiero unico sulle guerre balcaniche", quali quelli generalmente
usati dai nostri media e dai nostri politici. Kusturica è scomodo a
tutti, e da tutti legittimamente criticabile. Ma un conto è la critica,
un altro la demonizzazione e la diffamazione. Da libero artista e da
libero intellettuale qual è, egli rappresenta un problema innanzitutto
per quegli intellettuali abituati ed avvezzi esclusivamente ad essere
"di servizio".
Vedi anche:
Kusturica Opposes Bombardment in the Name of Humanity
by Kyodo News and Emir Kusturica (July 08, 2002)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2244
Intervista a Mirjana Jakelic, comunista croata esule a Belgrado, sul
contraddittorio "jugoslavismo" di Emir Kusturica
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/960
---
http://www.jovescomunistes.org/
modules.php?name=News&file=article&sid=181
Entrevista: Emir Kusturica, músico, cineasta:
"Las guerras y las ONG las pagan los mismos"
LLUÍS AMIGUET - 20/01/2005 - La Vanguardia.
Tengo 50 años. Nací en Sarajevo, ciudad aprisionada entre montañas a
través de la que he corrido toda mi vida. Estoy casado y tengo dos
hijos: Stribor y Dunja. Estreno La vida es un milagro, que retrata a un
carcelero serbio que se enamora en plena guerra de su prisionera
musulmana. Actúo con mi No Smoking Orchestra por toda España...
-¿Por qué se batió usted en duelo?
-Reté a duelo al líder radical serbio Volislav Seselj en 1993, porque
pidió que los croatas fueran expulsados del Parlamento. Esa expulsión
era un terrible error que anticipaba la guerra. Me indigné y quise
darle una lección y que pidiera perdón.
-¿Es usted capaz de matar a alguien?
-Nadie sabe qué tiene debajo de la piel, pero tampoco me dio
oportunidad de descubrirlo. Cuando la fecha del duelo se acercaba
peligrosamente, Seselj declaró que no quería acabar con la vida de un
artista.
-Después hubo mucha sangre en su país.
-Sí y Seselj ha acabado ante el Tribunal de La Haya, pero no creo que
se lo merezca.
-¿Acaso Seselj no es un genocida?
-Los asesinos deben sentarse ante los tribunales, pero todos. Lo
contrario es injusto. Y lo cierto es que las cifras de víctimas no dan
la razón a quienes acusaban de genocidio sólo a los serbios. Se hablaba
de 500.000 víctimas y ahora resulta que son 100.000 de las cuales al
menos 35.000 eran serbios.
-También fue usted un futbolista casi profesional que prefirió, al fin,
el cine.
-Hay mucho cretino intelectual que desprecia a los futbolistas, pero no
hay ningún gran jugador estúpido: el buen fútbol es pura geometría,
sofisticada empatía y compleja capacidad de anticipación y
abstracción...
-Pero no todo el fútbol es bueno.
-...Lo que sucede es que pocos futbolistas se cultivan
intelectualmente, pero eso no significa que sean tontos. El fútbol me
ha dado el sentido del espacio y del trabajo en equipo que es la base
de mi cine.
-Usted era un jugador muy agresivo.
-Soy explosivo, no agresivo. Lo soy en la vida, en el sexo...¿Acaso el
sexo no es una explosión de vida? y en el cine... ¿Acaso el cine no es
mejor que la vida? Voy a por la pelota. No me quedo esperando que a
alguien se le ocurra enviarme el balón para poder jugar.
-¿Y en la guerra?
-Luché mucho para que mi país no acabará bombardeado, pero los serbios
no encajábamos en el nuevo orden capitalista y las guerras las
financian los mismos que subvencionan las ONG. Las multinacionales
pagan partidos y políticos para que las declaren.
-¿Para qué quieren a las ONG?
-Para lavar la sangre y las conciencias de los ciudadanos que votan a
esos políticos que ordenan bombardeos. Las ONG recogen los heridos y
son su coartada para ser políticamente correctos después de lanzar
bombas sobre niños en nombre de la democracia.
-Lo que dice no es políticamente correcto.
-Ese políticamente correcto me recuerda adjetivos como revisionista,que
se lanzaban en la más dura época estalinista.
-¿A qué se refiere?
-Nadie sabía qué era ser revisionista, y nadie sabe lo que es ser
políticamente correcto, pero todo el mundo lo comprende. Sobre todo
cuando te bombardean como bombardearon a mi pueblo: 5.000 víctimas
inocentes para tratar de cazar a un Milosevic.
-Milosevic no era la madre Teresa...
-Es un genocida porque no tenía bomba atómica. Si la tuviera, hoy sería
respetado estadista. A los que no tengan arsenal atómico los machacan
hasta que no se atreven a ser.
-A ser qué.
-A ser algo por sí mismos. Esas multinacionales y quienes les sirven
para implantar el capitalismo global acorralan a cualquier país que se
atreva a tener una cultura propia, una identidad, un modo de
organizarse diferente, una alternativa. No quieren que preguntes, ni
que te atrevas a ser, sólo que compres lo que te venden y punto.
-¿Qué está pasando en Serbia ahora?
-Primero le explico lo que pasó: pagamos por ser serbios, ortodoxos,
eslavos, cercanos a Rusia. Una de las grandes pesadillas de Occidente y
de Europa es una mayoría eslava demasiado poderosa y demasiado cercana.
Así que, cada vez que Serbia y Rusia se aproximan demasiado, Occidente
apuesta por Turquía. Hace dos siglos que nos pasa eso. Y ahora ha
vuelto a suceder.
-¿Pero por qué no se mezclan ustedes unos con otros? ¿Tanto se odian?
-Mi padre era un serbio con nombre turco, Murad. Eran dos hermanos y
uno continuó siendo ortodoxo, pero el otro hermano se convirtió al
islam para sobrevivir bajo la ocupación turca. Así que uno permaneció
ortodoxo y el otro hermano se convirtió al islam para ayudar a toda la
familia. Ya ve, a la fuerza se puede imponer la homogeneidad.
-Pero, hombre, no es eso...
-En los Balcanes se bombardeó a todo aquel que se atrevió a plantear
alguna pregunta antes de aceptar sin rechistar los planes que tenía
Washington para nosotros.
-Por lo menos ahora no se matan.
-Ahora ese orden de las grandes corporaciones ha elegido a los serbios
más ricos para implantar una plutocracia de políticos dóciles con
Washington y amables con sus lugartenientes europeos. La cuestión es no
entorpecer la implantación de esas multinacionales y la ampliación de
sus mercados en el Este de Europa.
-Como quiera, pero paz, al cabo.
-Y si no te gusta el capitalismo global, ya no es que acabes en el
Tribunal Penal Internacional de La Haya, acabarás en Guantánamo, porque
a Washington La Haya le parece demasiado independiente.
-¿No espera usted nada bueno del futuro?
-Si fuera español, me alegraría de tener un presidente capaz de dar su
palabra de retirar a las tropas españolas de Iraq y cumplirla, pero
cuando eres serbio y miras alrededor, el futuro que te espera no es
mejor que el de las repúblicas bananeras de Latinoamérica.
Enviat el 23/01/2005 a les 12:35 CET per Miguel
interessante intervista "politica" al noto regista jugoslavo Emir
Kusturica. Introdotta da una nostra Premessa.
---
Premessa
di Italo Slavo per il CNJ
Kusturica è stato recentemente al centro di una dura polemica in
seguito ad un articolo, apparso sul settimanale montenegrino Monitor,
dal titolo eloquente: “L’aiutante di un carnefice".
Si tratta di un pezzo di pesante diffamazione ai danni di un autore
che, sin dai primi momenti dello squartamento della Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia, si è opposto a quanto stava
avvenendo, e si oppone tuttora alle secessioni, che siano su base
"etnico"-razzista o politico-mafiosa - dal Montenegro (di qui l'ira del
locale quotidiano di regime, filo-occidentale) al Kosovo.
D'altronde, in questo Kusturica non fa altro che interpretare il
sincero sentimento della stragrande maggioranza degli jugoslavi, e
soprattutto degli abitanti della sua Bosnia-Erzegovina, che sanno di
non aver guadagnato nulla e di aver perso tutto dalla creazione di
migliaia di chilometri di nuovi confini, e sanno che le attuali
divisioni sono artificiali e basate solamente sulla violenza delle
armi. Non avrebbe potuto e non potrebbe schierarsi diversamente,
Kusturica, essendo egli stesso esempio in carne ed ossa di unità e
fratellanza tra nazioni e nazionalità slave del sud (jugo-slave), in
quanto originario di una famiglia "mista" (come si usa sottolineare
oggi, nell'epoca del razzismo politically correct) e di una città che è
probabilmente la più "mista" e jugoslava, per lo meno a livello storico
e simbolico, di tutti i Balcani: Sarajevo.
I giornalisti ed i commentatori occidentali e filo-occidentali non
perdonano a Kusturica questo suo essere, semplicemente, se stesso. Ed
anzichè analizzare sulla base dei dati di fatto le posizioni politiche
di Kusturica, o quantomeno ciò che di esse può trasparire dai suoi
film, preferiscono sbizarrirsi in attacchi personali ed accuse che non
stanno ne' in cielo ne' in terra.
Cosi', ad esempio, di tutta la polemica in oggetto, il portale della
Commissione Europea "Osservatorio Balcani" riporta solo ed
esclusivamente l'autodifesa del giornalista Andrej Nikolaidis, del
settimanale di Podgorica, che definisce Kusturica anti-musulmano e lo
paragona ai nazisti (vedi: Il caso Kusturica
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3935/1/51/ ).
Guarda caso, l'articolo di Jasenka Kratović è frutto della redazione di
Notizie Est (http://www.notizie-est.com), da anni attiva nella
demonizzazione della parte serba e nell'appoggio a tutti i
secessionismi anti-jugoslavi e filo-occidentali.
Analogo il tono degli articoli apparsi sull'altro portale della
Commissione Europea sui Balcani, quello francese: "Courrier des Balkans
(vedi:
Cinéma : Emir Kusturica veut faire chanter la presse indépendante
http://www.balkans.eu.org/article5086.html
Emir Kusturica : oubli et pardon pour les crimes du régime de
Milosevic ?
http://www.balkans.eu.org/article4811.html ).
Sarebbe bastato solo un pizzico di equilibrio o almeno di buona fede
per articolare il ragionamento attorno ai contenuti reali dei film di
Kusturica o attorno alle sue scelte politiche effettive, e non solo
presunte.
Critico della Jugoslavia socialista da tempi "non sospetti", e pertanto
vezzeggiato proprio da gran parte di quel mondo culturale occidentale
che oggi lo vede come fumo negli occhi, attorno al 1989 Kusturica si
oppone a tutti gli schieramenti "etnici" ed aderisce ad un movimento
jugoslavista. Negli anni successivi, come si può evincere ad es. nel
suo celebre film "Underground", Kusturica non dismette mai la critica -
per noi anche eccessiva ed ingiustificata, ma è un altro discorso -
alla Jugoslavia di Tito, ritenuta "falsa" e fondata su concezioni
oleografiche e mistificate della lotta partigiana e dei valori
socialisti. Dai film di Kusturica traspare un atteggiamento di critica
"anarchica", a 360 gradi, che colpisce gli ambienti politici del
passato e del presente, interni ed internazionali (comprese le
"missioni umanitarie" ONU!) con accuse piuttosto esplicite di
corruzione morale, politica, ed anche materiale. Il Kusturica che
emerge da queste opere è un Kusturica libero, che usa liberamente la
sua facoltà di critica radicale anche e soprattutto in quanto artista,
e dunque in quanto "professionista" della sperimentazione creativa e
della libertà critica.
Kusturica passa il suo tempo a smontare miti ed appartenenze, non certo
a costruirne: chiunque abbia visto un suo film ci darà ragione. In
tante interviste rilasciate in questi anni, Kusturica non ha
risparmiato nessuno: semplicemente bugiardo è chi gli attribuisce
simpatie per l'uno o l'altro specifico schieramento politico serbo.
Ovviamente, Kusturica ha criticato l'Occidente che ha ucciso e
bombardato la sua Jugtoslavia. Kusturica ha però anche criticato Tito,
ha criticato Milosevic, ha criticato i nazionalismi musulmano-bosniaco
e croato così come tutti gli altri nazionalismi, compreso quello dei
radicali serbi - si veda proprio nell'intervista più sotto, quello che
egli dice su Seselj. Kusturica appare dunque, casomai, un "libero
battitore" ed un grande eclettico. Sempre jugoslavo - perchè non
potrebbe essere altrimenti! - ma difficilmente nostalgico, anzi, forse
tuttora illuso dell'esistenza di un'altra Jugoslavia possibile,
multinazionale e democratica ma non comunista e non fondata sulla Lotta
di Liberazione partigiana, insomma: una Jugoslavia "occidentale".
Perciò, Kusturica non può essere inserito in alcuno schemino da
"pensiero unico sulle guerre balcaniche", quali quelli generalmente
usati dai nostri media e dai nostri politici. Kusturica è scomodo a
tutti, e da tutti legittimamente criticabile. Ma un conto è la critica,
un altro la demonizzazione e la diffamazione. Da libero artista e da
libero intellettuale qual è, egli rappresenta un problema innanzitutto
per quegli intellettuali abituati ed avvezzi esclusivamente ad essere
"di servizio".
Vedi anche:
Kusturica Opposes Bombardment in the Name of Humanity
by Kyodo News and Emir Kusturica (July 08, 2002)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2244
Intervista a Mirjana Jakelic, comunista croata esule a Belgrado, sul
contraddittorio "jugoslavismo" di Emir Kusturica
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/960
---
http://www.jovescomunistes.org/
modules.php?name=News&file=article&sid=181
Entrevista: Emir Kusturica, músico, cineasta:
"Las guerras y las ONG las pagan los mismos"
LLUÍS AMIGUET - 20/01/2005 - La Vanguardia.
Tengo 50 años. Nací en Sarajevo, ciudad aprisionada entre montañas a
través de la que he corrido toda mi vida. Estoy casado y tengo dos
hijos: Stribor y Dunja. Estreno La vida es un milagro, que retrata a un
carcelero serbio que se enamora en plena guerra de su prisionera
musulmana. Actúo con mi No Smoking Orchestra por toda España...
-¿Por qué se batió usted en duelo?
-Reté a duelo al líder radical serbio Volislav Seselj en 1993, porque
pidió que los croatas fueran expulsados del Parlamento. Esa expulsión
era un terrible error que anticipaba la guerra. Me indigné y quise
darle una lección y que pidiera perdón.
-¿Es usted capaz de matar a alguien?
-Nadie sabe qué tiene debajo de la piel, pero tampoco me dio
oportunidad de descubrirlo. Cuando la fecha del duelo se acercaba
peligrosamente, Seselj declaró que no quería acabar con la vida de un
artista.
-Después hubo mucha sangre en su país.
-Sí y Seselj ha acabado ante el Tribunal de La Haya, pero no creo que
se lo merezca.
-¿Acaso Seselj no es un genocida?
-Los asesinos deben sentarse ante los tribunales, pero todos. Lo
contrario es injusto. Y lo cierto es que las cifras de víctimas no dan
la razón a quienes acusaban de genocidio sólo a los serbios. Se hablaba
de 500.000 víctimas y ahora resulta que son 100.000 de las cuales al
menos 35.000 eran serbios.
-También fue usted un futbolista casi profesional que prefirió, al fin,
el cine.
-Hay mucho cretino intelectual que desprecia a los futbolistas, pero no
hay ningún gran jugador estúpido: el buen fútbol es pura geometría,
sofisticada empatía y compleja capacidad de anticipación y
abstracción...
-Pero no todo el fútbol es bueno.
-...Lo que sucede es que pocos futbolistas se cultivan
intelectualmente, pero eso no significa que sean tontos. El fútbol me
ha dado el sentido del espacio y del trabajo en equipo que es la base
de mi cine.
-Usted era un jugador muy agresivo.
-Soy explosivo, no agresivo. Lo soy en la vida, en el sexo...¿Acaso el
sexo no es una explosión de vida? y en el cine... ¿Acaso el cine no es
mejor que la vida? Voy a por la pelota. No me quedo esperando que a
alguien se le ocurra enviarme el balón para poder jugar.
-¿Y en la guerra?
-Luché mucho para que mi país no acabará bombardeado, pero los serbios
no encajábamos en el nuevo orden capitalista y las guerras las
financian los mismos que subvencionan las ONG. Las multinacionales
pagan partidos y políticos para que las declaren.
-¿Para qué quieren a las ONG?
-Para lavar la sangre y las conciencias de los ciudadanos que votan a
esos políticos que ordenan bombardeos. Las ONG recogen los heridos y
son su coartada para ser políticamente correctos después de lanzar
bombas sobre niños en nombre de la democracia.
-Lo que dice no es políticamente correcto.
-Ese políticamente correcto me recuerda adjetivos como revisionista,que
se lanzaban en la más dura época estalinista.
-¿A qué se refiere?
-Nadie sabía qué era ser revisionista, y nadie sabe lo que es ser
políticamente correcto, pero todo el mundo lo comprende. Sobre todo
cuando te bombardean como bombardearon a mi pueblo: 5.000 víctimas
inocentes para tratar de cazar a un Milosevic.
-Milosevic no era la madre Teresa...
-Es un genocida porque no tenía bomba atómica. Si la tuviera, hoy sería
respetado estadista. A los que no tengan arsenal atómico los machacan
hasta que no se atreven a ser.
-A ser qué.
-A ser algo por sí mismos. Esas multinacionales y quienes les sirven
para implantar el capitalismo global acorralan a cualquier país que se
atreva a tener una cultura propia, una identidad, un modo de
organizarse diferente, una alternativa. No quieren que preguntes, ni
que te atrevas a ser, sólo que compres lo que te venden y punto.
-¿Qué está pasando en Serbia ahora?
-Primero le explico lo que pasó: pagamos por ser serbios, ortodoxos,
eslavos, cercanos a Rusia. Una de las grandes pesadillas de Occidente y
de Europa es una mayoría eslava demasiado poderosa y demasiado cercana.
Así que, cada vez que Serbia y Rusia se aproximan demasiado, Occidente
apuesta por Turquía. Hace dos siglos que nos pasa eso. Y ahora ha
vuelto a suceder.
-¿Pero por qué no se mezclan ustedes unos con otros? ¿Tanto se odian?
-Mi padre era un serbio con nombre turco, Murad. Eran dos hermanos y
uno continuó siendo ortodoxo, pero el otro hermano se convirtió al
islam para sobrevivir bajo la ocupación turca. Así que uno permaneció
ortodoxo y el otro hermano se convirtió al islam para ayudar a toda la
familia. Ya ve, a la fuerza se puede imponer la homogeneidad.
-Pero, hombre, no es eso...
-En los Balcanes se bombardeó a todo aquel que se atrevió a plantear
alguna pregunta antes de aceptar sin rechistar los planes que tenía
Washington para nosotros.
-Por lo menos ahora no se matan.
-Ahora ese orden de las grandes corporaciones ha elegido a los serbios
más ricos para implantar una plutocracia de políticos dóciles con
Washington y amables con sus lugartenientes europeos. La cuestión es no
entorpecer la implantación de esas multinacionales y la ampliación de
sus mercados en el Este de Europa.
-Como quiera, pero paz, al cabo.
-Y si no te gusta el capitalismo global, ya no es que acabes en el
Tribunal Penal Internacional de La Haya, acabarás en Guantánamo, porque
a Washington La Haya le parece demasiado independiente.
-¿No espera usted nada bueno del futuro?
-Si fuera español, me alegraría de tener un presidente capaz de dar su
palabra de retirar a las tropas españolas de Iraq y cumplirla, pero
cuando eres serbio y miras alrededor, el futuro que te espera no es
mejor que el de las repúblicas bananeras de Latinoamérica.
Enviat el 23/01/2005 a les 12:35 CET per Miguel
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