Informazione

Milosevic "trial": summaries by Andy Wilcoxson

SOURCE: http://www. slobodan-milosevic.org/


2004:

22/11 -- Ryzhkov defends Milosevic

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg112204.htm

23/11 -- GENERAL IVASHOV IS EXAMINED BY MILOSEVIC

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg112304.htm

24/11 -- General Ivashov concludes his evidence

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg112404.htm

30/11 -- Primakov takes the stand at the Milosevic trial

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg113004.htm

1/12 -- Former President of the Kosovo Assembly testifies that
Milosevic did not "revoke Kosovo'c autonomy"

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg120104.htm

2/12 -- Mr. Nice Cross-Examines Vukasin Jokanovic

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg120204.htm

6/12 -- MILOSEVIC CALLS HIS FIRST EXPERT WITNESS: SLAVENKO TERZIC

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg120604.htm

7/12 -- Mr Kay can't quit and Mr. Nice relies on discredited material
for his cross-examination

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg120704.htm

10/12 -- DR. TERZIC CONCLUDES HIS TESTIMONY

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg121004.htm

15/12 -- Professor Popov Destroys The Myth Of Greater Serbia

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg121504.htm

16/12 -- Mr. Nice attempts to mislead the Tribunal, but it's Milosevic
who gets reprimanded

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg121604.htm

17/12 -- Dr. Kosta Mihajlovic Concludes His Testimony, And The Trial
Adjourns For Three Weeks

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg121704.htm


2005:

11/1 -- FRENCH WITNESSES TESTIFY FOR MILOSEVIC’S DEFENSE

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg011105.htm

12/1 -- TRIBUNAL BLOCKS EVIDENCE REGARDING SREBRENICA AND ISLAMIC
TERRORISM IN THE BALKANS

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg011205.htm

13/1 -- DR. RATKO MARKOVIC GIVES TESTIMONY REGARDING THE CONSTITUTION

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg011305.htm

18/1 -- Professor Markovic continues his examination in chief

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg011805.htm

19/1 -- Professor Markovic testifies of the Rambouillet non-agreement

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg011905.htm

24/1 -- Professor Markovic concludes his testimony

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg012405.htm

25/1 -- “NOBODY SHOULD BEAT YOU” – SLOBODAN MILOSEVIC (on Balevic's
testimony)

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg012504.htm

26/1 -- NO EXECUTIONS AT RACAK (on Bo Adam's testimony)

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg012605.htm

8/2 -- Milosevic trial resumes with Mitar Balevic's Testimony

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg020805.htm

9/2 -- The Death of "The Death of Yugoslavia"

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg020904.htm

14/2 -- Vladislav Jovanovic testifies for the defense

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg021405.htm

15/2: Jovanovic Continues His Examination-In-Chief

http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg021505.htm

Da: Iniziativa PARTIGIANI! Roma 7/5/2005
Data: Ven 18 Feb 2005 11:09:35 Europe/Rome
Oggetto: Izola/Isola, 20/1: O PARTIGIANO (ITA / SLO)


Riceviamo e volentieri giriamo:
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Resistenza, musica, poesia - una Caraula che scavalca i confini

Domenica 20 febbraio alle 17
a Shoto klub (Pod Belveder, Isola - Slovenia)*

Cosa hanno in comune un commissario partigiano della Divisione
Garibaldi - Natisone che ha combattuto a Bovec e sul Blegos, e un
giovane poeta friulano che conduce una ricerca rigorosa, facendo della
lingua strumento di liberazione?

In che modo la loro visione della resistenza si lega a esperienze di
oggi, alla lotta di migranti e clandestini per dignità e diritti, alla
costruzione quotidiana, da parte di una pluralità di soggetti, di un
tessuto culturale e civile che superi razzismo e nazionalismo?

Quale idea di politica, di impegno culturale emerge dall'intreccio di
tali elaborazioni, dall'espressione di queste emozioni, dal riaffiorare
di simili memorie?

Resistenza e poesia, solidarietà e convivenza di culture e linguaggi
sono i temi su cui si discuterà con
Milan Rakovac, scrittore,
Roberto Pignoni, docente universitario,
Tomo Sajn, giornalista,
Genni Fabrizio, attivista,
Ursula Lipovec Cebron, antropologa,
e altri partecipanti.

Saranno proiettati due video
"Conversazione con il Cid" e "Una camera per noi"
realizzati in collaborazione da intellettuali e ricercatori italiani e
sloveni,
e verrà presentato il libro "O partigiano",
con l'accompagnamento della musica di Renzo Stefanutti (Alesso,
Friuli), di Drago Mislej - Mef (Isola) e del gruppo musicale "Folpi"
(Isola).


*a Shoto club, sotto Belvedere, si arriva in due modi:
- a Isola cerca la spiaggia di "San Simon"; dopo il complesso di hotel
trovi il parcheggio dove posteggiare la macchina. Scendendo alla
spiaggia prendi il cammino sulla sinistra e dopo 200 m vedrai alla tua
sinistra Shoto klub.
- dopo Koper - Capodistria prendi la direzione di Portoroz - Portorose,
passando la citta' di Isola (senza entrare). Poco dopo la stazione di
benzina, sulla cima della collina troverai alla destra l'indicazione
per "hotel Belveder": seguila girando a destra e subito a sinistra
(passando la discoteca "The Club"). Dopo pochi metri troverai - dentro
il complesso dell' hotel - una strada sulla destra con la scritta
"plaza" (spiaggia). Scendi la strada, tutta curve, fino al piazzale
davanti a Shoto club.

In ogni caso, e' possibile scaricare una mappa dal seguente indirizzo:
http://www.shotoklub.org/roadmap/shoto.gif

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Odpornistvo, glasba in poezija – Karaula, ki presega meje

v nedeljo, 20. 2. 2005, ob 17h v Shoto klubu (Pod Belveder, Izola)*

Kaj imata skupnega partizanski komisar divizije Garibaldi – Natisone,
ki se je bojeval v Bovcu in na Blegosu ter mlad furlanski pesnik, ki
skozi raziskovanje jezika isˇcˇe nove izraze svobode?

Na kaksˇen nacˇin je njuno dojemanje odpora povezano z danasˇnjimi
izkusˇnjami, z bojem migrantov za dostojanstvo in pravice, z
ustvarjanjem kulturnih in civilnih pobud, ki bodo presegli rasizme in
nacionalizme?

Kaksˇna naj bo politicˇna misel in kulturno prizadevanje, ki izhajata
iz krizˇanja teh izkusˇenj, iz dozˇivljanja podobnih cˇustev in
sorodnih spominov?

Odpornisˇtvo in poezija, solidarnost, sobivanje kultur in jezikov - o
teh temah se bodo pogovarjali pisatelj Milan Rakovac, raziskovalec
Roberto Pignoni, novinar Tomo Sˇajn, aktivistka Genni Fabrizio,
antropologinja Ursˇula Lipovec Cˇebron in drugi.

Poleg pogovora bosta predstavljena video filma ("Pogovor s CID-om" in
"Soba za nas"), nastala v sodelovanju med slovenskimi in italijanskimi
intelektualci in ustvarjalci, knjizˇica "O Partigiano" (“O partizan”),
ob glasbi Renza Stefanuttija (Tricesimo, Furlanija), Draga Misleja –
Mefa (Izola) ter skupine Folpi (Izola).


Vabljeni!


*do Shoto kluba Pod Belvederjem v Izoli se pride na dva nacˇina:
- parkirajte avto na parkirisˇcˇu v San Simonu in se sprehodite po
sprehajalni poti na levi strani zaliva (cca. 200 m), na koncu poti
boste zagledali kamnito stopnisˇcˇe, nad vami pa Shoto klub.
- peljite se mimo Izole po obvoznici v smeri Portorozˇ, kmalu po
bencinski pumpi, na vrhu hriba, boste na desno opazili odcep “hotel
Belveder”. Takoj po odcepu na levo zavijte na desno (mimo diskoteke
“The Club”), po par metrih pa boste med hotelskimi poslopji zagledali
ozko cesto (oznacˇena s smer “plazˇa”), po kateri se po serpentinasti
cesti pripeljete neposredno pred Shoto klub.




=== * ===

P A R T I G I A N I !

Roma, 7-8 maggio 2005:
Una iniziativa internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo

https://www.cnj.it/PARTIGIANI/index.htm

Per contatti: partigiani7maggio @ tiscali.it Fax: +39-06-7915200

=== * ===

Ciao,

desideriamo farti sapere che, nella sezione File del gruppo
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Cordiali saluti,

jugocoord <jugocoord@...>

COMUNICATO STAMPA



Noi del Janatha Vimukthi Peramuna ( JVP - Fronte di liberazione del popolo)
dello Sri Lanka, il secondo più grande partito al governo, vorremmo prima di
tutto comunicare le più sentite condoglianze alle famiglie dei cittadini
italiani e di altri paesi che hanno perso la vita in Sri Lanka durante lo
Tsunami. Esprimiamo il nostro dolore alle famiglie di più di 40.000
cittadini morti durante lo Tsunami.

Ringraziamo il popolo e i governi dei paesi, compresa l'Italia, che hanno
offerto generose donazioni in questo difficile momento dello Sri Lanka. Non
dimenticheremo. Siamo determinati a rendere lo Sri Lanka un posto sicuro per
gli stranieri in modo che possano godere della nostra ospitalità e del
clima.


Il JVP ringrazia la gente comune dello Sri Lanka, cingalese, tamil,
musulmana, buddhista, induista e cristiana per essersi mobilitati nell'aiuto
reciproco nel paese quando è stato colpito dallo Tsunami.

Lo Tsunami è stata una tragedia senza precedenti ma senza precedenti è
stata pure la sua trasformazione nella forma di un grande Tsunami di amore
per gli altri che ha pervaso il paese. Anni di falsa propaganda e odio
predicato dalle tigri Tamil (LTTE), il movimento separatista che lotta per
uno stato a parte, chiamato Tamil Ealam, sono stati spazzati via quando i
cingalesi sono accorsi ad aiutare tamil e musulmani nella provincia
orientale. Proprio il tempio buddista i cui monaci furono fatti a pezzi dal
LTTE è diventato il rifugio principale per centinaia di tamil. Storie di
aiuto di esseri umani in preda all'angoscia vengono da ogni tempio, kovil,
chiesa e moschea. Queste notizie sono state trasmesse in tutto il mondo da
BBC, CNN e altre organizzazioni smentendo la falsa propaganda diffusa dal
LTTE e ONG senza scrupoli secondo cui le nostre genti sarebbero bestie. Il
più importante aiuto è stato dato nei primi giorni in cui si è creata
assistenza spontanea.



In tutto il paese c'è stato uno sgorgare di aiuto genuino e la gente è
accorsa dai bisognosi con cibo e approvvigionamenti. Questo non è stato l'aiuto
straniero, ma l'aiuto reciproco tra la nostra gente.


Dopo il primo giorno, i nostri gruppi di soccorso si sono sparsi in tutto il
paese. Decine di migliaia hanno sentito la nostra chiamata e sono venuti
verso le coste. Erano operai, contadini, studenti, impiegati, insegnanti e
molti altri. Nella provincia orientale abbiamo raccolto in una sola volta
2000 volontari. Abbiamo pulito strade, pozzi, rimosso detriti, pulito i
bagni e cercato di consolare più che potessimo. Avevamo già avuto esperienza
di soccorso nel ciclone del 1978 e in due precedenti inondazioni. Questa
volta la mobilitazione è stata di proporzioni maggiori, ma si è basata sull'esperienza
diretta del soccorso in seguito al ciclone e alle inondazioni.



Quando i nostri gruppi si sono mobilitati hanno visto quanto duro fosse il
lavoro di polizia e forze armate. Non vogliamo ringraziamenti per i nostri
sforzi di soccorso, ma vogliamo ringraziare in pubblico polizia e forze
armate. Conosciamo la loro fatica perchè abbiamo lavorato al loro fianco.
Ringraziamo le forze non armate indiane, statunitensi e di molti altri paesi
venuti ad aiutarci. Li abbiamo visti lavorare li dove c'era bisogno. Questo
aiuto genuino ed incondizionato è diretto a rinforzare i legami tra quei
paesi e il nostro.

Ci sono stati anche impegni di aiuto straniero compresi sussidi diretti e
prestiti a tassi preferenziali da parte di molti paesi e agenzie
internazionali. Molti paesi nel mondo hanno raccolto denaro dalla gente
comune per aiutare noi e gli altri paesi affetti dallo Tsunami. Li
ringraziamo dal profondo del cuore.


Dopo il periodo iniziale, deve ora cominciare la ricostruzione e
risistemazione. Per quanto riguarda i nostri operatori, hanno già cominciato
ad aiutare la gente a costruire alloggi temporanei.

In questa fase dobbiamo affrontare molti argomenti problematici. Saremo
sinceri e ve li presenteremo.


Poichè si parla di ingenti somme di denaro ci deve essere assoluta
trasparenza. Non deve esistere alcun sospetto che siano passati contratti ai
compari delle persone al potere. Ogni responsabile dei comitati che
distribuiscono grandi somme di denaro deve immediatamente dichiarare i
propri beni. In ogni settore privato ufficiale o rappresentativo di questi
comitati non può esserci conflitto d'interessi I loro assetti societari
devono essere posti in regime di blind trust se c'è il sospetto di possibili
conflitti d'interesse. Queste non sono condizioni socialiste o marxiste.
Sono semplicemente quelle che si trovano in paesi come gli Stati Uniti e la
Gran Bretagna. Ci sono leggi eccellenti in quei paesi che noi possiamo
subito adottare.


Ma in tutte le democrazie, del denaro speso bisogna essere responsabili
verso gli elettori. Come partner principali del governo, richiediamo il
controllo politico dei fondi spesi, dai livelli più alti ai più bassi per
mezzo dei deputati dei maggiori gruppi governativi. La richiesta non è
fatta perché i politici possano poi fare particolari favori ai loro alleati,
ma proprio per evitare che ciò avvenga. Durante le ultime settimane abbiamo
assistito a un largo numero di decisioni prese irresponsabilmente nei
confronti della gente. Anche se chi prende le decisioni è genuinamente
motivato, il sospetto che possano manipolare il denaro rimane sempre. Il JVP
si opporrà constantemente a tali azioni. Noi desideriamo che il denaro
raggiunga chi lo merita senza fughe. Per evitare scorrettezza, mobiliteremo
non solo i quadri di partito ma i sindacati. Occorre assicurare sia chi è
destinatario del denaro, sia chi lo elargisce, comprese le agenzie straniere
che il denaro è correttamente speso.



Ci sono state proposte di vincolare l'aiuto straniero al riconoscimento del
gruppo dittatoriale LTTE quale partner del governo di Sri Lanka. Queste
richieste provenivano non solo dal LTTE e dal TNA( Alleanza nazionale
Tamil), il gruppo venuto fuori per gentile concessione delle pistole del
LTTE, ma anche dal UNP, partito nazionale unito, e da certe ONG. Il nostro
partito non riconosce il LTTE come vera voce Tamil. Quando i Tamil stavano
lottando contro lo Tsunami nella provincia orientale i nostri volontari non
hanno visto quadri del LTTE. Mentre ogni leader correva ad aiutare le
vittime dello Tsunami, compresi alcuni del UNP, il leader del LTTE era
introvabile. Si stava nascondendo dalla sua gente nel momento di bisogno.
Alcuni dicono che sia stato ucciso e un'altro ha preso il suo posto. Non
vogliamo aggiungere altro, eccetto notare la sua assenza nel momento della
crisi.


Ci opporremo ad ogni mossa che canalizzi i fondi tramite il LTTE o altri
suoi fronti, come il TRO (organizzazione riabilitazione Tamil). C'è un solo
governo in Sri Lanka e tutti i fondi che vengono per il paese devono essere
canalizzati con il suo accordo e la necessaria approvazione. Se verranno
deviati al LTTE noi ci opporremo a tutti i livelli.

C'è ampia evidenza che il fondi stanziati per il LTTE finiscono nel
commercio delle armi e non nell'assistenza. Il LTTE sta già sequestrando
bambini dai campi profughi. Abbiamo quindi chiesto all'Unicef di fermare gli
aiuti al LTTE. Durante l'ultimo incontro in Giappone sotto il cessate il
fuoco firmato dal precedente governo (con molti termini ineguali) la
comunità internazionale ha detto in termini certi che la democrazia e i
diritti umani devono essere onorati nelle aeree sotto controllo del LTTE.
Noi richiediamo che la comunità internazionale e specialmente gli organi
dell'Unione Europea onorino quest'impegno. L'Unione Europea sta subendo
gravi accuse di mancanza di trasparenza nelle transizioni in Iraq. Simili
accuse non sono permesse qui. Richiediamo che la comunità internazionale e
l'Unione Europea si attengano agli scopi stabiliti di promuovere democrazia
e rispetto dei diritti umani. Nessun aiuto deve essere canalizzato dal LTTE
ma solo attraverso organi o liberamente eletti (organi che non esistono nel
nord) o legittimati dal governo.





Somawansa Amarasinghe.

Leader.

The Janatha Vimukthi Peramuna (JVP).

15 Febbraio 2005.

Roma.



Distribuito dal comitato in Italia del JVP.

e-mail: jvpitalia@...- tel./fax 06 30609546

Da: Gilberto Vlaic
Data: Ven 18 Feb 2005 15:51:35 Europe/Rome
Oggetto: Kragujevac, APPELLO URGENTE!!!
Rispondere-A: gilberto.vlaic @ elettra.trieste.it


Care amiche, cari amici,
dal marzo 2002 abbiamo in affido a Kragujevac una ragazza che adesso ha
17 anni, Suzana Lukovic, figlia di un lavoratore Zastava in cassa
integrazione. Le condizioni economiche ed abitative della famiglia sono
tragiche.

Questa ragazza ha una grossa cisti aracnoide al cervello che, oltre a
procurarle un ritardo nello sviluppo, le provoca un numero abnorme di
crisi epilettiche al giorno. Non puo’ essere mai lasciata sola; ha
dovuto lasciare gli studi perche’, alla fine delle medie, non e’ stata
piu’ accettata a scuola

Noi la abbiamo sostenuta in questi anni sia attraverso un affido, sia
attraverso il pagamento delle visite mediche a cui deve sottoporsi.

Maurizio Bardeggia, dell’associazione riminese "il nido del cuculo" e’
riuscito a trovare in Regione Emila-Romagna i canali giusti e cosi’
Suzana sara’ operata presso l’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, in modo
gratuito. E’ in lista per l’operazione a partire dal 7 di marzo
prossimo.

A noi competeranno le spese di trasporto di Suzana, di sua madre ed di
un medico in accompagnamento da Kragujevac a Bologna e poi le spese di
soggiorno della madre a Bologna; infine le spese del viaggio di rientro.
Il medico rientrera’ a Kragujevac dopo aver consegnato Suzana
all’Ospedale Sant’Orsola.
Inoltre ci dovremo fare carico delle spese connesse al rilascio dei
passaporti e dei visti.

Non siamo in grado di dettagliare ora le spese fino all’ultimo
centesimo, potremo farlo via via e poi a consuntivo, ma si tratta
certamente di una cifra dell’ordine di svariate migliaia di euro.

Vi preghiamo di aiutarci!

Potete usare il conto corrente della Onlus "Non bombe ma solo caramelle"

c.c.010000021816
CIN E ABI 08928 CAB 02202
presso Banca di Credito Cooperativo del Carso, Filiale di Basovizza, Via
Gruden 23 Basovizza-Trieste
intestato all'Associazione "Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus"
Indicare la causale: ADOZIONI TRIESTE PER SUZANA


Un grande GRAZIE! a tutti quelli che ci aiuteranno


Gilberto Vlaic
Gruppo Zastava Trieste
e
Associazione "Non bombe ma solo Caramelle" - ONLUS
cell. 3396587490
e-mail vlaic @...

APPELLO CONTRO IL RICONOSCIMENTO AI REPUBBLICHINI DELLA QUALIFICA DI
BELLIGERANTI

In Senato un colpo di mano ha calendarizzato la discussione sulla
proposta del "riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a
quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell’esercito
della Repubblica sociale italiana (Rsi)". E’ un vero e proprio schiaffo
storico e morale ai tanti uomini e donne, giovani e anziani che hanno
combattuto contro il nazifascismo per la libertà e per la democrazia.
La questione, già di per sè di estrema gravità, assume toni più pesanti
quando si considera che la proposta di finanziamento, dovuto dalle
autorità istituzionali alle associazioni di partigiane e resistenziali,
in occasione del sessantennale della Liberazione, licenziata dalla
Commissione Difesa per l’Aula sin dal 4 febbraio 2004, giace a Palazzo
Madama da mesi e mesi, senza che il governo abbia ancora provveduto a
renderla attuativa. Non solo: ma non ha avuto risposta la richiesta di
interventi "per i cittadini italiani, militari e civili, deportati ed
internati nei lager nazisti".

La gravità di questi fatti indignano le coscienze di coloro che hanno a
cuore la difesa della democrazia e delle basi fondanti la nostra
Repubblica, sorta dalla lotta di liberazione, condotta da coloro che si
opposero con forza e determinazione a coloro che prestavano il proprio
servizio alla causa dell’intolleranza e della devastazione civile,
della violenza omicida.

Chiediamo pertanto come sezione ANPI "Martiri di Viale Tibaldi" di
Milano di richiedere al più presto la cancellazione di questo
provedimento, volto ingiustamente a equiparare i morti per la libertà
ai morti per la repressione, e di provvedere fin da adesso a garantire
i dovuti fondi alle associazioni impegnate a celebrare il 60°
Anniversario della Liberazione, momento importante per la nostra
Repubblica, nata dalla Resistenza antifascista; nonchè a consentire il
giusto riconoscimento della titolarità per i cittadini italiani,
militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti, di
beneficiare degli interventi a loro dovuti.

La difesa della nostra democrazia si esplica soprattutto nella difesa
della memoria storica che, nell’oggettività, deve garantire giustizia
civile e sociale per coloro che valorosamente si sono attivati a
rendere attuativi i grandi principi di eguaglianza e di solidarietà,
oggi esempi di alta civiltà per la prosecuzione della nostra battaglia
internazionale per il progresso sociale e per la giustizia civile.

Proponente - Alessandro Rizzo - FORUM ANPI - Rete Civica di Milano

FIRMATARI

Direttivo Sezione ANPI "Martiri di Viale Tibaldi" di Zona 5 di Milano

Lidia Menapace - partigiana

Per adesioni inviare un messaggio al seguente indirizzo di posta
elettronica:

alessandro.rizzo @ rcm.inet.it

oppure inviando un messaggio in risposta al messaggio che invia
l’appello soprariportato sul FORUM ANPI di Rete Civica di Milano,
seguendo il seguente percorso: www.retecivica.milano.it accedere alla
sezione Associazioni e accedere,infine, alla sezione ANPI

Grazie

Alessandro Rizzo

Moderatore FORUM ANPI di Rete Civica di Milano

https://www.cnj.it/INIZIATIVE/roma190305.htm

Lo scorso 16 febbraio, si è formalmente costituito il Comitato
promotore della manifestazione nazionale contro la guerra, per il
ritiro immediato delle truppe occupanti dall’Iraq, in appoggio al
diritto di resistere del popolo iracheno, che si terrà a Roma il
prossimo 19 marzo. Non occorre insistere sull’importanza che, nella
congiuntura attuale, viene ad assumere una tale scadenza, già lanciata
internazionalmente dal Forum di Porto Alegre e raccolta dai movimenti
contro la guerra di numerosi Paesi. (...) Qui di seguito si allega il
documento approvato all’unanimità che costituisce la piattaforma della
manifestazione. (BS)


Portiamo l'Italia fuori dal sistema di guerra.

Giornata mondiale contro la guerra il 19 marzo

Manifestazione nazionale a Roma

ore 15.00 piazza della Repubblica


A due anni dall'invasione dell'Iraq, l'opposizione globale alla guerra
è più grande che mai. "Per il movimento contro la guerra è tempo di
aumentare le azioni e di non fare marcia indietro". Questo è quanto è
stato ribadito e rilanciato dai movimenti sociali di tutto il pianeta
riunitisi nel Forum Sociale Mondiale a Porto Alegre. Questo è quanto
emerge con drammatica evidenza dalla continua escalation della guerra
preventiva in Medio Oriente.

Il movimento internazionale contro la guerra esige oggi più che mai la
fine dell'occupazione dell'Iraq. Esige che gli USA cessino di
minacciarela Siria, l'Iran, il Venezuela ed altri paesi. Sostiene il
diritto dei palestinesi all'autodeterminazione e ad una pace fondata
sulla giustizia.

I movimenti contro la guerra si stanno impegnando per stabilire
maggiori contatti con le forze che resistono contro l'occupazione in
Iraq e in Medio Oriente. I movimenti contro la guerra che si sono
sviluppati a livello mondiale appoggiano il diritto del popolo iracheno
a resistere contro l'occupazione. In questo senso condividiamo la
proposta diorganizzazione di una conferenza - da tenersi fuori
dall'Iraq occupato - di tutti i diversi gruppi e delle forze
antioccupazione dell'Iraq per confrontarsi anche con il movimento
internazionale contro la guerra.

Le elezioni tenutesi in Iraq hanno rivelato sia la loro manipolazione
sia la loro incapacità di essere un reale elemento di ricomposizione
popolare di un paese occupato militarmente ed hanno reso ormai evidente
il progetto di balcanizzazione del paese. Le elezioni non hanno
affatto portato alla normalizzazione mentre l'occupazione ha
trasformato l'Iraq in un mattatoio in cui imperversano le truppe
occupanti, i mercenari e gli squadroni della morte. E' in questo
contesto che giornalisti scomodi scompaiono. vengono uccisi o
intimiditi ogni volta che cercano di far luce sui crimini di guerra e
su quanto è avvenuto a Falluja. E' il caso di Giuliana Sgrena del
Manifesto e prima di lei dei giornalisti francesi, dei giornalisti di
Al Jazeera, di Baldoni o delle cooperanti del Ponte Per.

Riteniamo necessario portare l'Italia fuori dal sistema di guerra.

L'integrazione dell'Italia nel sistema della guerra permanente, è
quanto venuto configurandosi negli ultimi anni. E' un sistema che
prevede l'invio di soldati all'estero per missioni militari mascherate
da operazioni di pace o guerre "umanitarie"; che utilizza le basi
militari USA e NATO nel nostro paese come strumento operativo della
guerra preventiva, includendovi - come è stato recentemente confermato
- anche le armi mucleari; che vede crescere sistematicamente le spese
militari e per la "sicurezza" sottraendo alle spese sociali; che
privilegia lo sviluppo della ricerca e degli investimenti
nell'industria bellica; che vara leggi liberticide contro la libertà di
informazione, di associazione e di manifestazione.

E' da questo sistema di guerra che dobbiamo sottrarre l'Italia per
indebolire qui da noi gli interessi e le basi materiali della guerra
infinita contro gli altri popoli e paesi. E' una sfida di civiltà e di
politica internazionale che il movimento per la pace lancia a questo ed
ai prossimi governi

E per questi motivi che intendiamo appoggiare i militari che si
rifiutano di andare in guerra e difendiamo gli attivisti perseguitati
perchè si sono attivati contro la guerra bloccando i treni, i porti e
le strade su cui transitavano gli armamenti destinati al mattatoio
iracheno.

Il 19 marzo prossimo, secondo anniversario dei bombardamenti sull'Iraq,
nelle principali città degli Stati Uniti e in decine di capitali nel
resto del mondo, il movimento per la pace tornerà in piazza sui suoi
obiettivi. In Europa, a Londra e a Roma, le manifestazioni assumono
particolare importanza perchè i due governi continuano a mantenere le
truppe in Iraq ed a sostenere l'occupazione del paese.

Chiamiamo i movimenti pacifisti, le forze sindacali, le forze
politiche, i soggetti della cultura e dell'informazione, a mobilitarsi
il 19 marzo anche in Italia in una grande manifestazione nazionale per
esigere oggi più di ieri il ritiro delle truppe di occupazione
dall'Iraq, per animare anche in Italia la campagna internazionale
contro le basi militari USA e NATO, le campagne per il disarmo
nucleare, contro il commercio di armi e per la riduzione delle spese
militari, per ribadire la legittimità delle forze che all'occupazione
dell'Iraq resistono anche sul campo.

Adoperiamoci in ogni ambito nelle prossime settimane per preparare con
incontri, sit in e manifestazioni locali la giornata mondiale contro la
guerra, affinchè il 19 marzo ci sia una nuova grande manifestazione nel
nostro paese. I governi della guerra devono trovarsi nuovamente la
strada sbarrata dal popolo della pace. Se non ora, quando?

Il Comitato promotore della manifestazione del 19 marzo

(si aprirà una casella di posta elettronica di raccolta delle adesioni)

Riceviamo e volentieri giriamo il Sommario e l'Editoriale dell'ultimo
numero della rivista L'Ernesto, in uscita in questi giorni

http://www.lernesto.it

L'ERNESTO
RIVISTA COMUNISTA

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SOMMARIO

Congresso PRC, governo e identità comunista                    
F. Giannini

Il 21 gennaio 1921 e il nostro presente
A. Catone

Liberi di votare come vuole Bush   
G. Lannutti    

L’economia della “guerra infinita” 
V. Giacchè                

Le guerre non finiscono con le elezioni    
S. Cararo                  

Le forze armate e la Costituzione   
G. Pesciaioli  

Sulla questione delle primarie       
E. Melchionda          

Pericolo a destra, debolezza a sinistra    
P. Sansonetti 

Cosa sta accadendo a sinistra  
P. Di Siena    

Il Congresso DS: un’occasione mancata? 
F. Crucianelli

Sulla sinistra d’alternativa 
G. Pegolo

Livorno 21 gennaio: i comunisti      
B. Bracci Torsi

Donne nella Resistenza      
N. Brambilla Pesce  

La piattaforma unitaria dei metalmeccanici   
M. Zipponi

Salari, diritti e precarietà    
P. Arrigoni

Da Porto Alegre     
P. Bernocchi

Noticias de Venezuela     
L. Castellina

Argentina: progressi del governo Kirchner
L.Parenti

Russia, Cina, India: un nuovo “asse”?    
M. Gemma e S. Ricaldone

Kosovo: il fuoco sotto la cenere     
M. Cataldo

Guerra civile in Costa d’Avorio        
A. Nzinande

Marx: per una filosofia della soggettività     
N. Tertullian

Cinema e Resistenza: intervista a M. Pozzi  
a cura di G. Livio e A. Petrini

“Un mondo di pace è possibile”
libro di Nella Ginatempo - Recensione di Raniero La Valle

***
 
L’EDITORIALE:

Congresso PRC, governo e identità comunista

di Fosco Giannini

(direttore de L’ernesto)

Siamo un paese in guerra, se mai qualcuno lo avesse dimenticato; siamo
di fronte ad una violazione grave dell’articolo 11 della Costituzione,
e il governo Berlusconi – dopo il voto in Iraq – decide l’invio a
Nassirya degli elicotteri d’attacco “Mangusta”, chiedendo all’Unione
europea che l’aumento delle spese militari non sia conteggiato nel
Patto di Stabilità. Il “nostro” è un esercito dioccupazione, al seguito
di una delle più feroci aggressioni di tutto il secondo dopoguerra. Le
truppe italiane sono in Iraq al servizio di un’invasione imperialista –
non imperiale, poiché su questa guerra vi sono state e permangono
contraddizioni profonde tra gli stati imperialisti – sfacciatamente
volta (ora che ogni alibi è caduto e anche gli ultimi osservatori
americani in cerca diarmi di distruzione di massa irachene si sono
desolatamente ritirati) al controllo del petrolio, al dominio
geopolitico dell’area, all’accumulazione di forze belliche per
rilanciare altre guerre in quella zona e guerre strategiche in altre
lontane aree.

Le elezioni in Iraq, prive diogni legittimazione democratica, non
mutano di un nulla il ruolo aggressivo e colonialista del governo
italiano. Relativamente alla supposta validità democratica delle
elezioni irachene, ha affermato, su l’Unità del 2 febbraio, Giulietto
Chiesa (europarlamentare, uno dei pochi testimoni diretti delle
elezioni in Iraq ) : “ E’ una sciocchezza clamorosa, tutta
propagandistica, che era del resto largamente prevedibile alla luce di
come era stato preparato il tutto…queste elezioni sono state
organizzate non perché gli iracheni facessero da sé ma perché
l’occupazione militare americana, britannica e italiana venisse
legittimata da un voto popolare”.

Peraltro, in risposta a ciò che si è detto anche a sinistra e cioè che
le elezioni irachene non sarebbero state una farsa ma avrebbero aperto
uno spiraglio tra guerra e terrorismo, valgono come risposta le parole
di Luciana Castellina ( il Manifesto, venerdì 4 febbraio) : “ La
difficoltà della fase che si apre è grande. E bisogna tener conto che
se in qualche modo si legittima Allawi si potrebbe finire per dover
accettare la sua richiesta: che americani e alleati restino accampati
nel Paese, a salvaguardia dei pozzi”.

Al di là della retorica della libertà portata dall’esterno con la quale
Bush e Berlusconi le hanno subito commentate, ciò che rimane è la dura
realtà delle cose: si è votato in un paese in guerra e sotto il dominio
militare degli eserciti occupanti; il presidente Ghazi al Yawar ha
(simbolicamente) votato non sul suolo iracheno ma all’interno
dell’ambasciata americana; ha partecipato al voto il 57% dei cittadini
iscritti alle liste elettorali e, seppure difficilmente quantificabile,
appare molto vasta l’area dei non iscritti. Ciò che si sa è che nelle
regioni centrali irachene, le più popolose, molto bassa – come peraltro
a Baghdad e specificatamente in tutti i suoi quartieri popolari – è
stata l’affluenza; che a Mosul e Baquba gli uffici elettorali sono
andati deserti; che a Samarra solo 1.400 dei 200.000 abitanti sono
andati a votare, e che tutto ciò ha fatto dire a Salim Lone
(collaboratore dell’ex rappresentante speciale dell’Onu in Iraq, Sergio
Vieira de Mello) che “se queste elezioni si fossero tenute, con queste
modalità, nello Zimbabwe o in Siria, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna
non avrebbero indugiato nel denunciarle”. E certo non depone a favore
di un processo di democratizzazione e autonomia irachena il quadro
politico e sociale entro il quale le elezioni si sono tenute: un quadro
pianificato dagli USA e dalla “banda dei sei” fedeli esecutori dei
disegni di Washington (da Iyad Allawi ad Ahmed Chalabi) e segnato dalla
rottura con tutte le forze della Resistenza e con i settori politici,
religiosi ed etnici contrari all’occupazione; dalla rottura con le
forze sunnite (che non hanno partecipato al voto) e dal conseguente
tentativo di “balcanizzazione” e “de-arabizzazione” irachena, con
l’obiettivo di un Iraq finalmente sottomesso e filo occidentale.

Truppe italiane e Resistenza irachena

I soldati italiani a Nassirya non edificano scuole: combattono. Per
appoggiare l’attacco delle truppe portoghesi contro gli uomini di Al
Sadr ha perso la vita, in questo fine gennaio, il maresciallo Simone
Cola. Per le guerre dei padroni soffrono, come è sempre stato, i popoli
e le famiglie, e i giovani divengono carne da macello.

I nostri soldati sono oggi coinvolti in quell’assassinio di massa
anglo-americano che dura, ininterrottamente, da quasi un quindicennio,
ha distrutto un intero e incolpevole paese, ha massacrato un popolo, ha
provocato la morte (ricordarlo non basta mai) di oltre mezzo milione di
bambini con un embargo voluto dagli USA e che si è allargato anche alle
medicine più elementari. Partecipi, queste “nostre truppe umanitarie”,
della repressione – giunta all’inaudita ferocia americana di Falluja –
contro la Resistenza irachena, una Resistenza di popolo e di massa che
oggi lotta anche per ogni altro paese e popolo – a cominciare da quelli
di Cuba, del Venezuela e dell’Iran – minacciati nella loro indipendenza
e autodeterminazione dall’imperialismo americano. Una Resistenza
irachena che meriterebbe ben più – specie da parte dei comunisti – di
un’algida vivisezione volta a rilasciarle o meno la stessa patente di
Resistenza. Per il modo in cui si oppone, da sola, al più grande
esercito del pianeta e ai suoi alleati, per ciò che fa per il proprio
popolo e per la fiducia che infonde a tutte le lotte antimperialiste e
di liberazione, essa meriterebbe una ben più vasta solidarietà e non la
fredda e indagatrice attenzione che anche in settori della sinistra le
si riserva.

Ciò che certo non merita sono le parole che Fassino ha pronunciato al
Congresso nazionale dei DS : “ I resistenti sono solo coloro che in
Iraq hanno votato”.

Dopo la Jugoslavia e l’Afghanistan, ora l’Iraq: mentre la politica
italiana svela, sempre più coerentemente, il suo carattere
neoimperialista, il movimento per la pace, dopo le grandi lotte, oggi è
in evidente difficoltà. Mentre Bush, sostenuto dal keynesismo di guerra
e dalla “teologia della restaurazione”, minaccia l’intero pianeta;
mentre prosegue, in modo tanto pericoloso quanto censurato o
sottovalutato, il processo di riarmo nucleare su scala mondiale; mentre
lo stesso Ted Kennedy, a poche ore dal voto in Iraq, parla di “pericolo
Vietnam” e chiede che gli USA lascino il territorio iracheno, le poche
bandiere arcobaleno rimaste alle finestre italiane sembrano scucirsi e
sbiancarsi.Non è possibile non partire da qui, da questa fase di
debolezza del movimento per la pace, dallo scarso, insufficiente
impegno delle forze di centrosinistra e di sinistra nella lotta contro
la guerra, dalla mancata popolarizzazione della parola d’ordine “ritiro
immediato delle truppe italiane dall’Iraq”, per affrontare la questione
del centrosinistra, della politica delle alleanze, del dopo (se vi
sarà) Berlusconi.

La destra al governo

La destra che ci governa costituisce il più pericoloso quadro politico
e sociale della storia post-fascista: dalle leggi da repubblica delle
banane a favore della famiglia Berlusconi, all’attacco alla
Costituzione, alla magistratura e alle istituzioni democratiche,
passando per la servile subordinazione alle politiche imperialiste
degli USA e della Nato ed alla distruzione dello Stato sociale e dei
diritti dei lavoratori, questa destra ha proposto e praticato un
liberismo selvaggio venato di populismo che mai s’era visto nell’era
democristiana. Il vero e proprio “orrore sociale” insito nella Legge 30
è, di per sé, paradigmatico di tale politica. Come le ultime
affermazioni di Berlusconi circa l’eventuale vittoria delle sinistre
(“portatrici di miseria, terrore e morte”) sono emblematiche dello
spregiudicato e cinico azzardo populista che segna la tattica politica
e mediatica del capo del governo.

Sul piano sociale la situazione non è certo migliore. La
precarizzazione dilaga sino a divenire un male sociale assoluto, sotto
il cui carico si piegano le giovani generazioni. I salari e gli
stipendi sono così bassi che milioni di famiglie italiane non giungono
più alla quarta settimana. Si restringono i consumi, aumentano le
difficoltà nel far fronte alle scadenze e ai problemi più correnti:
pagare le bollette, una prestazione sanitaria, l’affitto o il mutuo per
la casa. I casi di “bancomat” ritirati dalle banche ai lavoratori che
vanno “in rosso” e non riescono più a rientrare nel fido si vanno
moltiplicando (dati Confindustria) in tante regioni d’Italia. Aumentano
di giorno in giorno da parte dei lavoratori dipendenti le richieste di
piccoli mutui (con alti tassi) a banche o a finanziarie private. Si
allarga l’area della povertà su scala nazionale, mentre nel Meridione –
di fronte all’acuirsi delle contraddizioni sociali e al non casuale
rafforzamento in questa fase del dominio mafioso – l’unica proposta che
si avanza è la costruzione (da Mani sulla città) del Ponte sullo
Stretto.

In questo contesto, raccogliere e saper interpretare quel sentimento
popolare che chiede di battere le destre e di cacciare Berlusconi è,
per i comunisti, prioritario.

Saremmo aristocratici e massimalisti, non comunisti, se non fossimo in
grado di ascoltare questo vero e proprio grido di dolore sociale. I
compagni e le compagne già “emendatari” al V Congresso, e che oggi si
ritrovano nel documento Essere comunisti, avevano già in quel Congresso
posto la questione di battere le destre con un nuovo ciclo di lotte
sociali e popolari, volte a cambiare i rapporti di forza sociali sulla
cui base costruire alleanze politiche e di movimento con obiettivi
avanzati. Finendo. per queste loro posizioni e per essersi posti il
problema di battere le destre, con l’essere definiti “l’ala moderata
del partito”, gli “alleantisti”, i “frontisti” e persino “il piombo
nelle ali”. Ci piacerebbe sapere, su questo metro di misura, come
dovrebbe essere definita, oggi, la linea di maggioranza del Prc.

Il cambiamento di linea

Quel che poi è accaduto è, politicamente, perlomeno inconsueto. La
linea politica nazionale del Prc è, appunto, radicalmente cambiata. E
senza la necessaria discussione interna, un problema di democrazia che
si è aggiunto ad altri e che certo non ha contribuito a risolvere il
problema della scarsa partecipazione degli iscritti e dei militanti
alla formulazione della linea e alle decisioni da prendere.

La nuova linea politica assume, innanzitutto e giustamente, l’obiettivo
di costruire un’alternativa al governo Berlusconi-Fini. Ma tale linea,
eludendo i decisivi passaggi politici e sociali intermedi che
dovrebbero portare ad un governo dialternativa (conquista di un
programma avanzato, lotte di massa volte al cambiamento dei rapporti di
forza sociali), corre il rischio di esaurirsi in un’unica scelta:
l’ingresso del Prc nel governo di centrosinistra.

Tale ipotesi – non più nascosta ed anzi palesemente manifestata su
tutta la stampa italiana – viene sostenuta da parte della maggioranza
del Prc con due fondamentali argomentazioni. In primo luogo: in questi
anni il movimento dei movimenti avrebbe talmente spostato a sinistra
l’asse politico e sociale generale e fatto esplodere nella sinistra
moderata così tante e positive contraddizioni, da permetterci appunto
l’entrata in un governo di centro-sinistra. Secondo, l’obiettivo dei
punti programmatici irrinunciabili non sarebbe più prioritario (e
dunque si potrebbe andare al governo anche senza di essi) in virtù del
fatto che sarebbe poi compito del movimento spostare a sinistra l’asse
generale del governo.

Riconosciamo il grande ruolo svolto in questi anni dal movimento dei
movimenti, da Genova alle lotte della FIOM, passando per le grandi
iniziative del movimento per la pace. Tuttavia, avremmo poco senso
della realtà se oggi non vedessimo che la fase – internazionale e
nazionale – è tuttora segnata da un’egemonia dettata dall’ala
guerrafondaia e iperliberista dell’imperialismo. Si tratta di
un’egemonia che ancora non trova – dopo la scomparsa dell’URSS e pur di
fronte a già significative contraddizioni interimperialistiche e
l’emergere di nuove grandi aree non subordinate e anzi già antagoniste
agli USA – soggetti statuali e sociali in grado di esprimere quella
forza di contrappeso agli USA che prioritariamente servirebbe per una
nuova correlazione di forze a livello internazionale a favore dei
popoli, del movimento operaio mondiale e della pace. Il movimento dei
movimenti ha fatto e messo in campo molto, ma ciò non è bastato, in
Italia e in Europa, ad incrinare significativamente il dominio
capitalista. Dov’è, dunque, questo spostamento generale a sinistra che
oggi ci dovrebbe indurre – anche senza punti programmatici chiari – ad
entrare in un governo di centro-sinistra?

L’egemonia capitalista

Se ci atteniamo alla dura realtà dei fatti, la situazione
internazionale (seppur modificata in senso positivo rispetto ai primi
anni ’90 da significative vittorie, resistenze e crescite politiche,
economiche e militari antagoniste all’imperialismo che hanno preso
corpo in aree extraeuropee del mondo, a partire dal Venezuela di Hugo
Chavez) è ancora segnata dall’egemonia americana: Bush vince di nuovo
negli Stati Uniti, e nel suo giuramento per l’insediamento afferma che
tutte le “tirannie”, a cominciare da quella dell’ Iran, sono già sotto
l’attenzione militare USA. In occasione del giuramento, Bob Woodward da
Washington ha osservato: “Per il vice presidente Dick Cheney la
presidenza ha finalmente recuperato il suo pieno potere, che era stato
menomato sulla scia della guerra del Vietnam e del Watergate”.

Contro questa pulsione bellica, né negli USA né in Europa né in Italia
sembra oggi potersi opporre un movimento contro la guerra all’altezza
del pericolo. Specie in Italia, particolarmente astratta sembra essere
l’iniziativa politica del centrosinistra e della sinistra, che sembrano
molto più dediti ad una discussione sul loro nome (Ulivo? Fed? Gad?)
che alla messa in campo di un movimento per la pace avente come prima
parola d’ordine il “ritiro immediato delle truppe italiane dall’Iraq” e
alla definizione di punti programmatici per l’alternativa.

La stessa prima reazione del centro sinistra alle elezioni irachene –
caratterizzata dalla piena legittimazione di esse da parte di Rutelli,
Fassino e dalla generica, ambigua richiesta di sostituzione delle
truppe di occupazione con truppe multinazionali (di quali paesi, con
quali obiettivi?) – non depone certo a favore di una linea politica che
rilanci le parole d’ordine più urgenti: “l’Iraq agli iracheni” e
“ritiro immediato delle truppe italiane dall’ Iraq”.

Proprio il centro sinistra italiano non sembra davvero essere stato
positivamente influenzato dai movimenti. Il Congresso dei DS ha visto
la netta vittoria della sua ala liberal (Fassino, all’80%); gli unici
riferimenti programmatici concretamente apparsi sono, sinora, un
pamphlet di Romano Prodi (Europa: il sogno, le scelte) in cui si
rivendica la giustezza dell’intervento contro la Jugoslavia e si
ribadisce l’immodificabilità della stretta alleanza transatlantica con
gli USA e con la NATO; il documento Amato per le liste “uniti
nell’Ulivo” (dove si rilanciano le tradizionali tesi liberiste e
privatizzatrici dell’ex testa d’uovo di Bettino Craxi); i 14 punti
programmatici di Rutelli, tra i quali spuntano “l’amicizia con gli
USA”, “uno Stato sociale rinnovato che assegni un ruolo centrale alla
famiglia”, la valorizzazione della scuola privata, la centralità della
concorrenza, e dai quali non emerge nessuna parola sulla guerra in Iraq
e sul ritiro delle truppe italiane, sulla necessità di abrogare le
leggi vergogna di Berlusconi e sulla questione sociale. In verità i 14
punti di Rutelli sono una riproposizione secca delle politiche del
centro-sinistra degli anni ‘90, di un’impianto allaTony Blair che non
per niente ha attirato l’attenzione del centro-destra, che non ha
indugiato (specie dopo “la condanna” da parte di Rutelli anche della
socialdemocrazia) a chiedere al leader della Margherita, per bocca
dello stesso Berlusconi, di cambiare Polo.

Tanto lunga quanto preoccupante sarebbe poi la lista delle posizioni
pubbliche assunte, solo negli ultimi tempi, dall’Ulivo. Scrive ad
esempio Fassino sul Corriere della Sera del 10 gennaio, in un articolo
che spiega la politica estera della GAD: “Il centro-sinistra ha già
dimostrato di saper assumere la difficile responsabilità di intervenire
con soldati italiani in crisi internazionali. Ricordo che tra il ’96 e
il 2001 oltre 10 mila soldati italiani sono stati inviati in Bosnia,
Albania, Croazia, Macedonia, Kosovo, Timor Est e Medio Oriente. E nel
2001 e 2002 abbiamo condiviso la partecipazione italiana all’intervento
della coalizione contro il terrorismo in Afghanistan… A questo stesso
atteggiamento ispireremo la nostra condotta anche in futuro,
sottoponendo al parlamento decisioni impegnative e difficili; anche
quando non fossero popolari, ma corrispondessero in ogni caso agli
interessi di sicurezza, stabilità e libertà del nostro Paese, dell’
Europa e del mondo… Le relazioni tra Europa e America: noi muoviamo
dalla convinzione che il rapporto transatlantico sia oggi essenziale
non meno di quanto lo sia stato nell’era bipolare…”

“Interessante” è anche l’intervista rilasciata da D’Alema il 7 dicembre
scorso al Corriere della Sera sulla questione della legge elettorale.
D’Alema è molto chiaro: “Ora occorre cambiare la legge elettorale.
Serve molto più maggioritario. Per le politiche eliminerei la quota
proporzionale del 25% e introdurrei il doppio turno…” La lista potrebbe
oltremodo allungarsi. Ricordiamo solo le posizioni assunte dal diessino
Rossi sul taglio delle pensioni, volte nell’essenza a comprenderne i
motivi, o la sacralizzazione, da parte di Prodi, del Patto di
Stabilità, vero e proprio cavallo d Troia, così com’è, diogni politica
liberista e diretta all’abbattimento dello Stato sociale (col rischio
di lasciare che sia la destra populista l’unica forza a mettere in
discussione, raccogliendone consenso elettorale, i meccanismi
antisociali del Patto di Stabilità).

La ciliegina acida su questa torta di un centro-sinistra, già di per sé
non particolarmente invitante, è rappresentata dall’odierno tentativo
della GAD di allargare l’alleanza ai radicali di Marco Pannella. Non si
può non ricordare come il partito radicale sia stato, in questi anni,
sempre al fianco di Bush e delle politiche guerrafondaie americane,
come non si può non ricordare che, sul piano economico, si è
caratterizzato per una scelta ferocemente liberista e antioperaia, sino
alla promozione e all’organizzazione – con l’aiuto economico della
Confindustria – di un referendum per l’abolizione dell’articolo 18.

La questione programmatica

Il primo argomento assunto dalla maggioranza del Prc per l’entrata al
governo (“vi è stata una svolta a sinistra”, “è cambiato il vento”)
appare, dunque, particolarmente fragile. Come altrettanto fragile
appare il secondo (“entriamo, poi il movimento sposterà l’asse a
sinistra”). Dov’è il movimento contro la guerra, ora? Con quali lotte
di massa si è risposto al taglio delle pensioni, alla Legge 30, a tutta
la politica antipopolare del governo Berlusconi? Perché dovremmo
illuderci che improvvisamente, rispetto al centro sinistra, si potrà
alzare un imponente movimento di lotta che sposti l’asse
Rutelli-Mastella-Fassino a sinistra? Perché domani sì e ora no?

È per tutte queste ragioni che abbiamo posto, ostinatamente, la
questione del programma.

Rifondazione comunista avrebbe dovuto porre da tempo, al tavolo
programmatico dell’Ulivo e con l’Ulivo nelle piazze, la questione dei
punti programmatici ineludibili per la costruzione di un governo di
alternativa. Punti che non possono essere che questi: un no a ogni
guerra, anche se “coperta” dall’ ONU; ritiro immediato delle truppe
italiane dall’Iraq; cancellazione di tutte le leggi vergogna di
Berlusconi; abrogazione della Legge 30, della Bossi-Fini e della
riforma Moratti; una legge per la reintroduzione di un meccanismo di
scala mobile come parte della risoluzione della questione delle
questioni, quella salariale; la legge sulla rappresentanza sindacale
nei luoghi di lavoro; uno stop ai processi di privatizzazione e il
rilancio dello Stato sociale; una nuova legge fiscale.

E’ciò che necessita, per segnare una svolta, rispetto alla distruzione
dello stato sociale, al vero e proprio saccheggio subito da stipendi e
salari negli ultimi quindici anni e al picco altissimo (il più alto
nella storia della Repubblica) raggiunto in questo stesso quindicennio
dai profitti dei gruppi capitalistici.

Quando nei Congressi di Circolo che si stanno tenendo per questo nostro
VI Congresso critichiamo l’assenza di un programma per l’alternativa, i
compagni che fanno riferimento alla prima mozione ci rispondono che
nelle 15 Tesi i punti programmatici ci sono. Ma il punto è –
rispondiamo – che alcuni di essi sono sì elencati, ma che a tale elenco
non seguono i due argomenti politici decisivi. Primo, che le nostre
proposte non debbono rimanere petizioni di principio (una sorta di
nostri lustrini), ma debbono essere assunte come punti programmatici
dalla coalizione. Secondo, che se esse non fossero assunte, il Prc non
avrebbe alcun argomento razionale per entrare nel governo.

Il programma non è un feticcio. Esso è indispensabile (oltre,
ovviamente, per ciò che rappresenta in sé, ossia una politica per gli
interessi popolari) per altre tre questioni fondamentali.

Primo, la lotta da parte del nostro Partito per il programma avanzato
trasformerebbe (parafrasando il Lenin che si batte contro le posizioni
antiparlamentariste) il tavolo programmatico del centro-sinistra in una
“cassa di risonanza della lotta di classe”, rafforzando
conseguentemente i rapporti di massa del nostro Partito. In altre
parole, i lavoratori capirebbero per cosa ci stiamo battendo; poiché
così, in questo lungo ping-pong sul nome nuovo dell’Ulivo o sulla
storia infinita delle primarie, il popolo di sinistra sta dimenticando
per che cosa si dovrebbe andare al governo.

Secondo, la definizione di un programma avanzato e la sua
popolarizzazione diverrebbero lo strumento decisivo per la
trasformazione di quel sentimento popolare contro Berlusconi, che già
esiste, in una passione popolare per l’alternativa. Finalmente si
darebbe un senso al “dopo Berlusconi”, e il programma (una bandiera
issata nella testa della gente) sarebbe l’elemento mobilitante e la
base più sicura per la vittoria contro le destre, sinora molto incerta.

Terza questione.

La conquista del programma metterebbe il nostro Partito nelle
condizioni tattiche e politiche più favorevoli: un nostro ingresso nel
governo per respingere ogni guerra, per non essere subordinati
all’imperialismo USA e alla NATO, per politiche popolari, sarebbe
condivisa dal popolo di sinistra e dal movimento operaio. Nello stesso
modo, qualora il programma fosse tradito e si rendesse inevitabile
l’uscita dal governo da parte dei comunisti, la cosa sarebbe compresa e
condivisa dalle masse popolari.

Il contrario sarebbe un dramma. Se entrassimo, come sembra sia disposta
a fare la maggioranza del nostro Partito, in un esecutivo privo di
punti di riferimento programmatici chiari, l’eventuale uscita dal
governo da parte dei comunisti (rispetto alla più che prevedibile
politica moderata di un centro-sinistra liberato persino da un impegno
su punti di programma) sarebbe ben più difficilmente compresa dai
lavoratori e dal popolo di sinistra. Per la seconda volta in pochi anni
si correrebbe il rischio di farci percepire, dal nostro elettorato e
ben oltre, come la forza che di nuovo favorirebbe il ritorno delle
destre. Il rischio di un nostro crollo sarebbe alto.

Vi è inoltre un ulteriore punto legato all’esigenza del programma e
dell’alternativa: se anche questa volta il governo del centro sinistra
non mantenesse le aspettative della sua base sociale, si consumerebbe
ancor più quel rapporto di fiducia che, sinora, ha premiato la sinistra
forse oltre i suoi meriti, e si potrebbero creare le basi per una
vittoria delle destre di lungo periodo.

In sintesi, occorre battersi per un programma avanzato. Se non si
coglierà questoobiettivo, non si potrà entrare nel governo.

 “Linea” e identità

Giudichiamo la linea che sulla questione del governo ha assunto la
maggioranza sbagliata, e siamo preoccupati perché forse vi è un nesso
tra tale linea e le diverse mutazioni teoriche e politiche assunte dal
nostro Partito. Queste non sono poche, né di piccola entità. Si va
dalla cancellazione della categoria di “imperialismo” (avvenuta già
nello scorso Congresso) alla discutibilissima assunzione in toto della
concezione della nonviolenza (attraverso la quale si rischia di
rinunciare, politicamente e teoricamente, alla stessa emancipazione
delle classi subordinate); si va dalle sbagliate posizioni assunte
rispetto alla lotta di Liberazione (“la Resistenza angelizzata”)al
freddo rapporto rispetto alla resistenza irachena; dalla netta presa di
distanza dall’intero movimento comunista del‘900 (cosa ben diversa
dalla necessaria analisi critica), al giudizio liquidatorio espresso su
Lenin, Togliatti e gli altri dirigenti ed intellettuali del movimento
comunista (“morti, non solo fisicamente”); dal mancato pieno sostegno
al popolo e al Partito comunista cubano (mai come oggi minacciati dagli
USA) all’incongrua simpatia verso “Bad Godesberg”, la città tedesca ove
nel 1958 la socialdemocrazia tedesca tenne il Congresso in cui
affermava la propria rinuncia all’apporto teorico marxista; dalla
rinuncia alla concezione gramsciana del Partito comunista quale
“intellettuale collettivo”, alla stessa, strana concezione (non
propriamente unitaria) secondo cui in un partito comunista si potrebbe
governare anche col solo 51%.

In un recente articolo de Il Riformista (giornale vicino a D’Alema) si
affermava senza indugi che “la nuova Rifondazione depurata
culturalmente è il capitale più importante che Bertinotti porta in dote
al centro-sinistra”.

È del tutto evidente che “depurata”, per Il Riformista, significa
“decomunistizzata”.

In questo VI Congresso ci battiamo anche per questo: perché le
illusioni de “Il Riformista” restino tali, per il rafforzamento di un
Partito comunista rifondato, radicato nella società e nei luoghi di
lavoro, democratico, unitario e dal carattere di massa.

 

Il Giorno delle Smemoranze: 10 Febbraio



Quello che si dimentica di ricordare alla destra italiana e' il giudizio del
Tribunale di Norimberga. I nazisti furono imputati
del "crimine supremo"--quello di aver cospirato contro la pace.

Furono attenti gli alleati a non imputare ai criminali di guerra nazisti
singoli, individuali crimini, per quanto nefasti--quali i genocidi, torture,
campagne di pulizie etniche, azioni di terrorismi contro civili.

Impiegarono gli alleati gia' dal 1944 armate di giurisprudenti e legali per
determinare quale fosse la vera responsabilita' criminale del nazifascismo.
E si concordarono (Churchill della Gran Bretagna favoriva l'esecuzione sul
posto dei criminali nazisti-- una giustizia sommaria e pressoche'
anarchica--era forse un "partigiano comunista" nel recondito del suo cuore
imperialista?) su questo punto: la loro responsabilita' consisteva
nell'avere pianificato la guerra preventiva a scapito della pace del mondo.

Tutto il resto--le miticizzate e reali foibe incluse--derivava da questo,
diciamo, "peccato originale": il piano di sovvertire la pace.

Da questo piano nazifascista messo in moto nella seconda guerra mondiale
contro il resto dell'umanita' nacque la resistenza antifascista--e di quello
che si fece in essa non fu imputato nessuno a Norimberga, ne' si poteva
imputare, perche' la resistenza e' un diritto umano, assicurato dalla
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (1948), la
quale si basa sull'esperienza della seconda guerra mondiale ed ha come perno
legale il giudizio del tribunale di Norimberga.

La destra italiana--e quella gente accaldata dal patetico giubilo di venire
proclamate vittime nazionaliste nel Teatro Verdi di Trieste il 10 febbraio
2005, che e' la mia gente ma non lo e' siccome io sono in duplice esilio,
essendo istriana profuga ma dissidente dal patriotismo italiano fasullo che
inlividisce tuttora i miei "compatrioti" istriani, conducendoli, consapevoli
o meno, a strumentalizzare una seconda volta la loro vicenda al servizio di
un fascismo che li ha sempre traditi (se non sempre materialmente, perlomeno
moralmente)--la destra italiana vuole dimenticare che il fascismo italiano
si alleo' con il nazismo tedesco e che il nazismo tedesco fu condannato per
avere lanciato contro il mondo "the scourge of war" (il flagello della
guerra)--come definisce la carta delle Nazioni Unite qualsiasi guerra che
non sia guerra di autodifesa.

Ora, che la resistenza--i singoli partigiani--abbiamo commesso crimini, non
sta ne' di qua ne' di la'perche' non e' stata la resistenza a lanciare il
"crimine supremo" e non si puo' percio' equiparare l'immenso crimine
nazifascista (quaranta milioni di morti nella seconda guerra mondiale) con
le rappresaglie locali di vendette o giustizie popolari che occorsero come
conseguenza del "crimine supremo"--e, prima, nel nostro caso specifico, come
conseguenza dei crimini dell'occupazione fascista dell'Istria (scusate,
annessione!).

Ora, io credo pure come tanti attenti e veri storici dalle coscienze
professionali pulite che quell'esagerazione scostumata della storia delle
foibe sia la mitologia utile per difamare la resistenza. E mi ripugna. Mi
ripugna in particolare perche' le foibe mi hanno toccato: mio nonno materno
fu infoibato (come ho hia' riferito e mi scuso), per essere, non italiano,
ma fascista. Avevo, pero' un altro nonno, quello paterno, nazionalista slavo
degli anni venti condotto al suicidio dalle chiusure delle sale di lettura
slave (i "narodni dom") che lui proponeva e sosteneva in paese, dalla
probizione della lingua slava, dall'italianizzazione del suo cognome, dalla
riduzione del suo commercio, dall'umiliazione di essere schiavo (sciavo)
nella sua terra--e dall'imprigionamento del figlio per motti nazionalisti
slavi.

E percio' non andro' mai nei teatri verdi ad inneggiare al neo-nazionalismo
italiano--con due nonni morti violentemente, cosa avrei da ringraziare alla
"madrepatria" italiana fascistoide?
E poi adesso--in questo momento quando, contro la costituzione italiana,
nata dalla resistenza, la madrepatria ne va in Iraq a fare li' quello che
hanno fatto in Istria--ad aiutare a conquistare terre che non le
appatergono e a sottomettere, umiliare, e privare di dignita' gente che non
le ha mai fatto niente di male!

Ma sono mica scema!

Protesto contro il falso "giorno della memoria"--che e' infatti un giorno
dedicato alla smemoranza storica, piu correttamente rinominato "il giorno
della violenza alla storia." La storia e' come la scienza: deve distinguire
tra il vero e il falso. Questa giornata non distingue tra la verita' e le
esagerazioni della fandonia. Questa memoria sballata, che si sottrae al
contesto storico e gonfia il numero delle vittime senza coscienza o
vergogna, e' propaganda a buonprezzo, pagata con l'impotente silenzio dei
tanti morti che non possono protestare. I colpevoli della loro
morte--chiunque fossero personalmente--i veri colpevoli sono stati
condannati a Norimberga.



Luciana Opassi Bohne
Assistant Professor of English Literature
University of Pennsylvania
Stati Uniti

KOSMET

1. Vasington: Film o stradanju Srba na Kosovu

2. KRVNIK HARADINAJ AMERICKI COVEK
(I+II - Pise: S. Nikolic)


Pogledati još:

Debata o KiM u britanskom parlamentu
http://www.artel.co.yu/sr/glas_dijaspore/2005-02-09.html

RAMUŠ HARADINAJ ORGANIZOVAO UBISTVO HASKOG SVEDOKA TAHIRA ZEMAJA
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-11-24_1.html

Ramuš Haradinaj premijer?
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-11-19.html

Siptarska sargarepa i batina u najavi
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-10-27.html

BORBA ZA LOKALNU VLAST U UN/NATO NARKO-PROTEKTORATU
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-10-20.html

USA DEMOKRATE ORGANIZOVALE A BND PREPUSTIO SRBE SIPTARSKOM ZULUMU
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-11-22.html

Evropa i Amerika vole i stvaraju ubice
http://www.artel.co.yu/sr/izbor/terorizam/2004-12-09.html

MI6 i zapadne ambasade u SCG obaveštene o pripremama za martovski
progom Srba?
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-12-02.html

BND - sredstvo operativne spoljne politike SR Nemacke
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-11-23.html

Al-Kaidine balkanske mimikrije
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-03-12.html


=== 1 ===

Mar 14 Dic 2004 -- 09:59 beograd.com:

Vasington: Film o stradanju Srba na Kosovu

U Nacionalnom pres klubu u Vasingtonu prikazan je dokumentarni film
"Jesen na nicijoj zemlji" Ninoslava Randjelovica, koji govori o zivotu
Srba na Kosovu posle martovskog nasilja ove godine. Polucasovni film,
cije su
prikazivanje u Vasingtonu pomogli Ministarstvo inosatranih poslova
Srbije i Crne Gore i ambasada SCG u prestonici SAD, zasnovan je na
svedocenjima stanovnika Kosova posle razaranja srpskih kuca i crkava. U
pozivu Nacionalnog pres kluba na projekciju navodi se da film jasno
pokazuje da se
medjunarodna zajednica, koja je poslala trupe na Kosovo 1999. jos uvek
suocava sa izazovom stvaranja miroljubivog, multikulturnog i
multietnickog drustva za sve stanovnike Kosova.


=== 2 ===

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-12-07.html

KRVNIK HARADINAJ AMERICKI COVEK

Beograd, 07. decembar 2004. godine
Pise: S. Nikolic

Terorista, zlocinac i kriminalac Ramus Haradinaj postao je i zvanicno
premijer juzne srpske pokrajine Kosova i Metohije, koja se zvanicno
nalazio pod UN protektoratom a nezvanicno i formalno pod NATO
okupacijom.

Reakcije na izbor Haradinaja

Komentarisuci izbor ovog krvnika za nekavog premijera stari "srpski
prijatelj" Havijer Solana izjavio je da na KiM moraju biti sprovedeni
demokratski standardi i rezolucija 1244 i da ce na osnovu toga biti
donet sud i o politici Vlade. Verovatno i o radu samog Haradinaja. A,
Solanin portparol Kristina Gajak je stidljivo ukazala na njegovu
izjavu, datu posle sastanka Politicko-bezbedonosnog komiteta EU i
Saveta NATO da bi, ukoliko bi za premijera Kosova bila imenovana osoba
optužena za zlocine, to otežalo sprovodenje standarda i pocetak
rasprave o statusu Kosova.
Pomocnik generalnog sekretara NATO za politicka pitanja Ginter
Altenburg u sredu je upozorio da Kosovu predstoji godina puna izazova,
posebno zbog opasnosti koje sobom nosi pitanje standarda i statusa, ne
osvricuci se na sam izor Hadinaja za premijera.
"Njujork tajms" piše da su zapadne diplomate i medunarodni zvanicnici
na Kosovu ocenili da je izbor Haradinaja korak nazad i upozoravaju da
bi mogao da poveca tenzije sa srpskom manjinom i podrije težnje
Pokrajine za dobijanje nezavisnosti.
Misija UN na Kosovu odbacila je zahtev vlasti Srbije da se poništi
izbor Ramuša Haradinaja za premijera Kosova.
Vlade Zapadnih zemalja, pre svega SAD, V. Britanije, Nemacke ali i
Ruska vlada gotovo da se nisu mogle cuti povodom izbora Haradinaja za
nekakvog premijera. Izostao je i pritisak na Siptare da Haradinaj ne
bude izabran a te vlade su to bile u mogucnosti. Setimo se samo kako je
vrsen pritisak od strane tzv. medjunarodne zajednice u vreme
predsednickih zibora kod nas. Tzv. Medjunarodna zajednica ima
instrumente da natera nekog da igra po njenom taktu ali u slucaju
Haradinaja ti instrumenti nisu primenjeni. Postavlja se pitanje zasto?
Mozda je najorginalniji u svojoj gluposti bio Vladan Batic, bivsi
ministar pravde, koga niko da pita kako je prisvojio drzavnu
dokumentaciju o zlocinima terorista OVK i sada njom mase kao da je sam
prikupljao i licno predao Karli del Ponte, a koji je izjavio da je
nereagovanje tzv. medjunarodne zajednice na izbor Haradinaja za
premijera, odgovor na nasu navodnu nesaradnju sa Hagom. Drugi
politicari, da zlo bude jos gore, uopste ne komentarisu reakciju tzv.
medjuanrodne zajednice ili govore fraze koje nemaju nikave veze sa real
politikom.

Americki vojni i obavestajni adut

Odgovor zasto tzv. medjunarodna zajednica nije reagovala na izbor
Haradinaja za premijera i primenila adekvatne istrumente da to spreci,
lezi u cinjenici da je on bio i jedan od kljucnih americkih vojnih i
obavestajnih aduta tokom sukoba na KiM i NATO agresije koja je
usledila. On je to i danas.
O vezi Haradinaja i vojno-obavestajnih struktura SAD svojevremeno je
pisao i Observer citirajuci bivseg engleskog vojnika, koji je sluzio u
Kosovskoj verifikacionoj misiji. On je Haradinaja opisao kao
'psihopatu' i optuzio ga je za terorisanje sopstvenih ljudi i lokalnog
stanovnistva, da bi mu bili lojalni. 'Tukao je sopstvene ljude da bi
odrzao neku vrstu vojne discipline,' govorio je ovaj bivsi vojnik
novinaru Observera dodajuci "Neko bi mu rekao neku informaciju i on bi
nestao na dva sata. Krajnji rezultat bi bio nekoliko leseva u jarku."
Uz to, u tekstu, ovaj bivsi clan Kosovske verifikacione misije kaze, da
je bio prisutan i kada je Haradinaj 'otisao da se pobrine' za jednu
albansku familiju koja je pustila srpsku policiju u svoju kucu. Ovaj
dogadjaj se poklapa sa izvestajem o ljudskim pravima koji je izdao
OEBS, u kojem se kaze da je sedam maskiranih ljudi uslo u kucu u selu
Gornja Lucka. Dva coveka su prebijena, a treci je odveden u obliznji
kanal i nikad vise nije vidjen.
Za ovo vreme isti ovaj bivsi vojnik kaze da je Haradinaj odrzavao
svakodnevni kontakt sa americkim vojnim osobljem u SAD i da je ove veze
zatim preuzeo NATO na pocetku bombardovanja Kosova.
Jedan od dokaza za vezu Haradinaja i vojnih i obavestajnih struktura
SAD jeste i slucaj od 07.07.2002. godine. Naime, tada je doslo do
okrsaja izmedju Haradinaja i clanova familije Musaj koja ga optuzuje da
je naredio ubistvo njihovog brata i jos trojice drugih ljudi ubrzo
posto su NATO trupe usle na Kosovo u junu 1999. g. Ovi ljudi su svi
bili clanovi teroristicke organizacije FARK (Oruzane snage Republike
Kosovo), rivalne teroristicke grupe teroristickoj OVK. Haradinaj je u
pucnjavi ranjen. Kako se pucnjava desila u selu Strelci na zapadu
Kosova, i nedaleko od zone odgovornosti americke vojske. po njega je
dosao helikopter americke vojske i odvezao ga je u Kamp Bondsteel, a
odatle je avionom prebacen u Nemacku, u bolnicu americke vojske da mu
se pobrinu za rane.
UN istrazitelji koji su vodili ovaj slucaj kazu da su americki
zvanicnici stacionirani u svojoj glavnoj bazi, Kampu Bondsteel,
uklonili kriminoloske dokaze sa mesta pucnjave, ukljucujuci tu i metke
izvucene iz zidova. Takodje, UN istraziteljima nije bio dozvoljen
pristup samom Haradinaju za to vreme.
Kad je rec o politickoj podrsi u SAD, Haradinajev politicki mentor i
lobista, naravno placen dolarima stecenim od kriminalnih radnji, je
Bendzamin Gilman. Da Haradinaj ima podrsku odedjenih krugova u SAD bice
svima jasno uskoro. Naime, jedan od njegovih savetnika bice Amerikanac
sa jednog od americkih instituta, ali likom i delom tog coveka
pozabavicemo se u nekom od narednih tekstova.

---

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-02-14.html

KRVNIK HARADINAJ AMERICKI COVEK II

Beograd, 13. februar 2005. godine
S. Nikolic

Na kraju teksta ''Krvnik Haradinaj americki covek'' napisali smo:
''Kad je rec o politickoj podršci u SAD, Haradinajev politiški mentor
i lobista, naravno placen dolarima stecenim od kriminalnih radnji je
Bendzamin Gilman. Da Haradinaj ima podršku odedjenih krugova u SAD
bice svima jasno uskoro. Naime, jedan od njegovih savetnika bide
Amerikanac sa jednog od americkih instituta, ali likom i delom tog
coveka pozabavicemo se u nekom od narednih tekstova.'' Ta informacija
koju smo posedovali pre par dana je i potvrdena. Naime, bivši
koordinator Unmika za strateška pitanja Karni Ros postao je savetnik
za diplomatiju Ramuša Haradinaja. Ros ce jedan deo radnog vremena
provoditi u Prištini, a drugi u centrima vodecih zemalja Zapada, kako
bi pratio pozicije zapadnih prestonica prema razvoju situacije na KiM,
posebno prema pitanju ''konacnog stausa''.
Da zlocinac, terorista i kriminalc Haradinaj ima podršku SAD olicenu u
delovima vladajuce Republikanske stranke moglo se videti gotovo odmah
po njegovom imenovanju za nekakvog premijera. Naime, prestižni Volstrit
žurnal blizak Republikanskoj stranci SAD, objavio je njegov navodno
autorski tekst pod nazivom ''Dan nezavisnosti'', koji asocira na
americki SF film sa istim nazivom i u samom startu treba da kod
citaoca stvori osecanje o ''zlim'' i ''monstruoznim'' Srbima i
''heroju'' Haradinaju koji Šiptare spašava od njih.
U tekstu Haradinaj iznosi svoj politicki program i vizije politicke
buducnosti Kosova i Metohije. Naravno, nezavisno Kosovo je jedina
politicka opcija.
Ako se imaju u vidu svi njegovi zlocini, i da pod terorom nisu
proterani ili ubijani samo Srbi vec i dobar deo drugih naroda koji su
živeli na KiM, cinicno zvuce Haradinajeve reci napisane u Volstrit
žurnalu, cija je citalacka publika uglavnom iz vrha svetskog biznisa i
politike: '' Od kraja rata neumorno sam radio na izgradnji buducnosti
za srbe, Aškalije, Turke i sve druge koji odluce da žive na Kosovu''.
''Uveren sam da ce istina i pravda prevladati. Medjutim, svaki
pokušaj, bio on od Tribunala u Hagu s najboljim namerama ili od nekog
drugog s lošim namerama da se moralno izjednace Miloševicev državni
terorizam i akcije OVK, ovaj zadatak ce samo otežati'' kaže Haradinaj,
predstavljajuci sebe, pred izuzetno u svakom smislu mocnom citalackom
publikom, pravednikom i borcem za istinu.
Krvavi novac šiptarske narkomafije, najveceg sponzora šiptarskog
terorizma i separatizma obavio je svoje. Tim novcem nije donirana samo
kampanja Džona Kerija, vec po izveštaju ''Instituta za rat i mir'', i
kampanja Džordza Buša. Gotovo isti oni ljudi koji se mogu videti u
filmu ''Bruklinska veza'' holandske televizije VPRO dali su novac i za
predsednicku kampanju Džordza Buša, doduše nešto manju svotu.
Zlocinac, terorista, kriminalac i jedan od kljucnih americkih vojnih i
obaveštajnih aduta na KiM, Ramuš Haradinaj, postao je nekakav
premijer, pod protektoratom odnosno na okupiranom Kosovu i Metohiji, a
njegov mentor Benjamin Gilman, republikanac koji je veoma uticajan u
americkom Kongresu, izlobirao je da se preko njegovog izbora na to
mesto predje bez potresa.
Americki ambasador Majkl Polt, je kao papagaj u fraku, zamajavajuci
srpsku javnost i politicare, ponavljao, da ako Haradinaj bude optužen
on mora da ide. Kao eto, SAD poštuju medjunarodne institucije i
pravila tzv. medjuanrodne zajednice. Medjutim, kako stvari stoje,
Haradinaj teško da ce ikad biti optužen od strane Haškog tribunala jer
to SAD i druge NATO zemlje koje u stvari i kontrolišu Tribunal u Hagu
nece dozvoliti. Haradinaj i drugi šiptarski teroristi ne predstavljaju
pretnju po njihove ineterese na Balkanu i još uvek su upotrebljivi u
vojnom i obaveštajnom smislu. A kada to više ne budu, možda ih ti isti
njihovi mentori i osude ili likvidiraju, proglašavajuci to borbom za
demokratiju, borbom protiv terorizma, organizovanog kriminala i sl.,
ali se tada, kako sada stvari stoje, vrlo lako može desiti da za
državu Srbiju to više ne bude od bilo kakvog znacaja, jer ce KiM biti
daleko od nje.

[ Sui campi di concentramento per slavi in Italia vedi anche:

CRONACA DI UN'INFAMIA
"Le Fraschette" di Alatri, campo d'internamento per slavi
Di Vincenzo Cerceo / La Nuova Alabarda (Trieste)

http://www.nuovaalabarda.org/dossier/
il_campo_di_internamento_di_alatri.pdf

https://www.cnj.it/documentazione/alatri.htm ]


Riceviamo e volentieri giriamo:
------------

Mostra: Quando morì mio padre. Disegni e testimonianze di bambini dai
campi di concentramento del confine orientale (1942-1943)


Venerdì 11 febbraio 2005, presso la sala mostre dell'Auditorium di via
Roma a Gorizia, è stata inaugurata la mostra "Quando morì mio padre.
Disegni e testimonianze di bambini dai campi di concentramento del
confine orientale (1942-1943)", proposta dall'Assessorato alla Cultura
del Comune di Gorizia, dal Centro Isontino di Ricerca e Documentazione
Storica e Sociale "Leopoldo Gasparini" di Gradisca d¹Isonzo e dal
Comitato provinciale per il 60° anniversario della Resistenza e della
Guerra di Liberazione.

La mostra ­ curata da Metka Gombac, Boris M. Gombac e Dario Mattiussi,
ai quali si deve anche la realizzazione del volume omonimo, che funge
da catalogo alla mostra stessa ­ è strutturata su ventisei grandi
pannelli a colori, che riproducono scritti e disegni di bambini
sopravvissuti alla deportazione
nei campi di concentramento del confine orientale; realizzata così come
il volume in forma completamente bilingue (italiano e sloveno), indaga
in particolare l'odissea dei bambini sloveni deportati nei campi di
Gonars, Visco, Arbe-Rab e Monigo (Treviso) tra il 1942 ed il 1943.

La mostra rimarrà aperta sino al 28 febbraio compreso con questi orari:
da lunedì a sabato dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle
ore 19.00.
L¹ingresso è gratuito, come pure le visite guidate che possono essere
prenotate da gruppi e scuole telefonando al numero 3334953358.

Centro Isontino di Ricerca e Documentazione Storica e Sociale "Leopoldo
Gasparini"
Palazzo del Monte di Pietà - Via Dante Alighieri, 29
34072 GRADISCA D'ISONZO (GO)
Tel/Fax 048199420
www.istitutogasparini.it ­ email: segreteria @...

http://italy.indymedia.org/calendar/
event_display_detail.php?event_id=1852&day=24&month=2&year=2005


Titolo:: Presentazione di "Kosovo: il buco nero d'Europa"

DATA D'INIZIO: 2/24/2005
ORA D'INIZIO: 8:00 PM
Durata: 6 Ore
Luogo: Firenze (Toscana)
Dettagli del luogo: Libreria Majakovskij

Centro Popolare Autogestito
Firenze Sud
Uscita Viale Europa Bus 23, 8, 31, 32, 33
055 6580479 libreria @... http://www.cpafisud.org

Tema dell'appuntamento: guerra in kosovo
Tipo di appuntamento: iniziativa
Contatto:
Email di contatto: libreria @...
Telefono di contatto: 055 6580479

DESCRIZIONE: Presentato da uno degli autori:

UBERTO TOMMASI

Due diari di viaggio grazie ai quali il lettore può ricostruire
l'immagine, fino ad oggi distorta da omissioni e manipolazioni
praticate dalle agenzie di stampa, di un paese in cui, senza esclusioni
di colpi e sui cadaveri delle vittime di un pogrom che dura da anni,
le maggiori potenze stanno combattendo una battaglia per il possesso
delle più grandi riserve di carbone d'Europa.

Ore 20.00 cena sociale
A seguire la presentazione che sarà preceduta dalla proiezione del
video:

“I Dannati del Kosovo”

L'iniziativa viene presentata anche per riaffermare il contenuto
politico del movimento contro la guerra alla ex-jugoslavia voluta dal
governo di centro-sinistra ed inserita all'interno della campagna
nazionale contro l'art 270 ed i reati associativi.
Soprattutto in solidarietà ai compagni che vengono processati, proprio
in questi giorni, per l'aggressione poliziesca davanti al consolato USA
in occasione dello sciopero organizzato dal sindacalismo di base il 13
maggio 1999.

Giovedì 24 febbraio ore 21.30

Libreria Majakovskij
Centro Popolare Autogestito
Firenze Sud
Uscita Viale Europa Bus 23, 8, 31, 32, 33
055 6580479 libreria @... http://www.cpafisud.org