Informazione

> THE TORONTO SUN
> April 1, 2001
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> The hoax that started a war
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> HOW THE U.S. NATO AND THE WESTERN MEDIA WERE CONNED IN KOSOVO

NESSUNA NOSTALGIA MI RACCOMANDO

<<Non c'e' niente di jugo-nostalgico, ne' di patetico del tipo
"Fratellanza ed Unita'". Siamo semplicemente pragmatici... Siamo stati
costretti ad unirci>> dice il signor Hamovic, editore di Belgrado,
commentando la nascita di un cartello di case editrici delle varie
repubbliche jugoslave ex-federate. Poiche' separatamente nessuna casa
editrice balcanica era in grado di sostenere le spese di uno stand alla
Fiera del libro di Parigi, e' stato necessario creare gli "Editori
Riuniti dei Balcani". Idea geniale. L'esempio andrebbe seguito in tanti
altri campi: ad esempio nel cinema - dopo le secessioni, sono
praticamente morte le cinematografie croata, bosniaca,
albanese-kosovara, eccetera, che invece avevano risorse e specificita'
nei decenni della tanto vituperata "Fratellanza ed Unita'".

L'importante e' non proclamarsi "jugonostalgici", perche' senno' alla
Fiera del libro di Parigi col piffero che ti concedono lo stand. (Italo
Slavo)

-

Udruzeni izdavaci Balkana - United Balkan Publishers
from: http://www.danasnews.com/20010327/kultura.htm#4

The publishers from Belgrade, Zagreb, Sarajevo, Skopje and LJubljana,
founded an Association of balkanian publishers, and are making first
steps in their inter-regional collaboration, and towards the world. For
next year, they plan a group presentation on the book saloon in Paris.

"There's nothing jugonostalgic nor the pathetic of the brotherhood-and-
unity type. Simply, we are pragmatic," says Zoran Hamovic, director of
the publishing company "Clio" from Belgrade. While explaining how the
"Balkanian Association of publishers" was founded, he points out: We
were forced to enter into the union, by the same publishing problems,
and by a mutual interest", and explains that, on a concrete example.
The rent of the fair space in the fair zone at the Versailles gates is
so expensive, so that there are no publishers from the south-slavic
region, capable to present themselves singularly on the Parisian book
saloon. "We are here solely for the purpose to get informed with the
new production in French language and to make contacts with authors and
publishing houses. Next year in this united form, we shall participate
on the Saloon and present ourselves. It would not be possible to do it,
for anyone of use, alone," says Hamovic.

Publishing is an activity that requires continuous investments and
costs. In the circumstances of five new states created of one, and when
the quantity of languages, at least officially speaking, increased,
publishers encountered an unpleasant situation mostly for the
enormously decreased the area for books placement, so that each new
edition is a real adventure. Due to this precise publishing problems,
on the conference bout the cultural co-operation in Balkans, which had
been held upon the initiative of the Stability Pact for Southeast
Europe, held in Sarajevo in December 1999., the idea of founding an
balkanian association of publishers, was born. That idea got realised
so that already on the last years' Frankurt's book fair, several
independent publishers were present under the name of "Balkan
Association of Publishers" [BAP], such as:
Durieux from Zagreb, Geopoetika from Belgrade, Omnibus from Sarajevo,
Beletrina from LJubljana, Templum from Skopje. "Literaturen vestnik"
from Sofia joined them as well.

"The point is in a joint presentation in order to change the imagine
that Europe has about us. That imagine is generally speaking a very
ugly one, in spite of the fact that life circumstances in each of the
south-east European country, differ. We are still looked upon as a
region that possesses some mutual characteristics, so this kind of
political openness and stimulation by side of the Europe, towards a
regional unity, should be exploited. This was what countries of Latin
America had already done. They presented themselves in the form of
Latin-American literature, and entered "on great doors" into Europe. I
do not see a reason why we shouldn't attempt the same," says Hamovic,
but as well ads that there are a series of very practical reasons for
the union. For example, the association will deal with acquisition of
authors' rights, instead of each publisher, the editions of all members
will be placed onto the linguistically similar areas, and electronic
publishing will commence, as well as joint editions.

One of them is "Balkan express", where books of eminent south-European
authors will be printed. The edition in fact is already started.
Belgrade's "Geopoetika" and Sarajevan "Omnibus" are preparing a book of
essays by Dubravka Ugresic. The book will be distributed in Croatia
through its Croatian members, where Dubravka Ugresic did not have
anything since her voluntary exiles in 1993. godine.
Dz. Sabljakovic (Sense)

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UNA GRANDISSIMA SCRITTRICE

Biljana Srbljanovic e' la vera, clamorosa rivelazione della letteratura
serva recente. Essa eccelle nella fiction, ed e' pure drammaturga di
insperato talento. Su "La Repubblica" di oggi 2/4/2001 la sua prosa
disvela acrobazie concettuali di sapore joyciano, forse: "Soltanto due
anni fa, proprio in questo periodo, le bombe cadevano su di noi, i
proiettili Nato indirizzati a lui uccidevano noi". "Lui" e' (testuale)
la "personificazione di tutte le colpe", metafora simbolica incarnata in
un personaggio da tragedia greca, non umano bensi' pura maschera (1).
Come scriveva Gianfranco Capitta su "Il Manifesto" dell'1/11/2000:
"Biljana Srbljanovic e' diventata famosa per la cronaca privata e
quotidiana della tragedia jugoslava che mandava ogni giorno per
'Repubblica', dove ha tenuto il suo 'diario da Belgrado'. Ma la sua vera
e prima attivita' professionale e' da tempo quella di scrittrice per il
teatro. Oggi il pubblico italiano ha modo di conoscerla, a 28 anni (2)
in entrambe le vesti. Da Baldini&Castoldi esce la raccolta dei suoi
articoli... Alcuni teatri italiani hanno in questo mese ospitato una
breve tournee di un suo lavoro, 'La caduta'... A Firenze, al teatro
Rifredi, lo spettacolo attuale ha trovato ospitalita' presso la rassegna
che da anni viene dedicata al 'teatro delle donne'... che quest'anno si
e' trovata a fare i conti con il successo improvviso e mediatico (3)
della scrittrice serba (4), nevrotizzata e quasi vittima del proprio
successo (e della campagna promozionale organizzatale)..." (5). "La
Caduta" e' "uno spettacolo scarno e duro, anche se molti momenti
inclinano alla comicita' ed al grottesco": "casus" e stimolo di questa
produzione artistica della Sbljanovic, una satira di Slobodan Milosevic
e Mira Markovic e del loro ambiente politico. Ma ovviamente - come in
tutta la grande letteratura - la motivazione cronachistica che da lo
spunto per questo capolavoro e' puro accidente, poiche' non certo di
arte di servizio si tratta (6), bensi di un'opera destinata a diventare
un classico al di la' della contingenza storica, ed a rimanere valida
per ogni tempo. "Circondati dai pisciatoi che sono l'unico ornamento
alle pareti, Suncana e Zivko, grande madre e grande patrigno della
nazione, si affannano a gridare, a comandare...". I personaggi non sono
solo brutali e superficiali caricature pregne di odio politico, bensi'
categorie dell'anima, "anche se la scrittura di Biljana non sembra
proprio quella dei grandi letterati cinici mitteleuropei della prima
meta' del secolo... Le battute del testo sono minimali... Tradizioni e
culture balcaniche appaiono in forma ironica di coroncine d'aglio o di
paramenti desueti. Eppure lo spettacolo, nella sua 'sgradevolezza' e
improbabilita', sferra un sonoro colpo allo stomaco di ogni spettatore".

(1) Sulla caratterizzazione inumana del capro espiatorio dei Balcani
cfr.l'altro editoriale goebbelsiano odierno sullo stesso quotidiano,
quello dell'esasperato signor Rumiz.
(2) Si noti l'eta' da "enfant prodige" di questo vero e proprio fenomeno
della letteratura europea contemporanea.
(3) Qui ci appare ingrato, per questa giovane promessa, benche'
certamente non intenzionale, l'accostamento del suo nome a valutazioni
spregiative sul sistema della disinformazione di massa.
(4) Cosi' nell'originale: "serba", senza con "b" al posto di "v".
(5) Per fortuna - diciamo noi - questo genio della cultura serva moderna
ha trovato quotidiani, enti teatrali e persone altolocate disposte a
farla uscire in maniera trionfante dal suo grigio anonimato di piccola
studentessa anticomunista belgradese.
(6) Giammai!
(Critica a cura di I. Slavo)

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Una versione abbreviata della seguente intervista e' stata pubblicata
sul "Corriere della Sera" dell'1/4/2001.

MILOSEVIC, ULTIMA INTERVISTA PRIMA DELL�ARRESTO
DI FULVIO GRIMALDI
Tutti i diritti di riproduzione concessi.

L�appuntamento con Slobodan Milosevic ricorda quelli che ho avuto
ripetutamente con Yasser Arafat: assoluta incertezza sul luogo e sui
tempi dell�incontro fino alle 19 di venerd� sera, mentre mi accingevo a
partire per Kragujevac per intervistare i dirigenti del sindacato di
sinistra che hanno appena registrato una sorprendente, schiacciante
vittoria sul sindacato vicino al nuovo potere, nelle elezioni per il
rinnovo dei dirigenti sindacali della fabbrica automobilistica
Zastava. In quel preciso momento arriva l�ex.ministro degli esteri e
oggi vicepresidente del Partito Socialista Serbo, Zivedin Jovanovic,
del quale pure era stato annunciato l�arresto, poi smentito, insieme a
quello, effettivo, di otto alti dirigenti del partito. Vengo portato di
gran carriera alla residenza dell�ex-presidente e nel tragitto
Jovanovic esprime il timore che tutti questi arresti e una feroce
campagna contro Milosevic, allestita dal movimento giovanile del
premier Zoran Djindjic, le "Camicie Nere", insieme all�organizzazione
Otpor, rivendicata dagli USA come proprio strumento insurrezionale,
stiano cercando di fare il vuoto intorno a Milosevic, in vista
dell�arresto entro il 31 marzo, intimato da Washington pena il rifiuto
di qualsiasi finanziamento e il mantenimento delle sanzioni.
Passati per la cancellata della residenza, nella periferia di
Belgrado, attraversiamo un ampio parco, fortemente illuminato e
presidiato da militari dell�esercito e da carri armati che mi dicono
posti a difesa di Milosevic, contro un qualche colpo di mano che voglia
arrivare alla sua cattura.
Sull�uscio di un fabbricato a un piano, l�ex-presidente jugoslavo mi
viene incontro e mi saluta con cordialit�. Vengo introdotto in un ampio
salone di stile neoclassico, con al centro tre divani a ferro di
cavallo. Milosevic si siede su quello centrale, con me e Jovanovic ai
due lati. Chiede di non utilizzare apparecchi di registrazione e
insiste che questa � una conversazione e non un�intervista. Ma mi
consente di pubblicarla.
Slobodan Milosevic, 60 anni, appare pi� giovane e pi� vigoroso di
quanto non risulti nelle foto o in televisione. Non da l�impressione di
un uomo sconfitto e piegato, magari impaurito. Si esprime con la stessa
spontanea e tranquilla sicurezza che lo avevano caratterizzato in altre
occasioni. Apparentemente animato da ottimismo, esprime i suoi
ringraziamenti a tutti coloro che, nel mondo, manifestano solidariet�
alla Jugoslavia, ne sostengono la sovranit� e integrit� e condannano
sia l�aggressione Nato, sia la richiesta di Carla del Ponte e degli USA
di consegnarlo al tribunale internazionale dell�Aja, da Milosevic
definito il "braccio illegale della Nato" e "uno strumento per
perpetuare il genocidio della Jugoslavia". A questo proposito, l�ex-
ministro Jovanovic illustra un forte scontro in corso tra il premier
serbo Zoran Djindjic, definito l�uomo dei servizi tedesco-americani, e
il presidente Vojislav Kostunica. Verterebbe sui vertici delle forze
armate, apparentemente ancora fedeli all�ex-presidente (che per� ne
avrebbe sempre voluto inibire l�intervento contro il nuovo potere), che
Djindjic starebbe sostiutuendo con uomini di sua fiducia. Alla mia
prima domanda sulla possibilit� di un arresto di Milosevic, sia
Jovanovic che l�ex-presidente si dicono fiduciosi in una risposta di
massa. Jovanovic parla addirittura di possibile guerra civile,
specialmente se Djindjic dovesse decidere di consegnare Milosevic nelle
mani del Tribunale dell�Aja, un tribunale squalificato non solo agli
occhi dei sostenitori del vecchio governo, ma visibilmente
inaccettabile per gran parte della popolazione che, pur schierandosi
contro colui che per dieci anni � stato presidente della Serbia e della
Jugoslavia, resta critica dei bombardamenti Nato e di quello che viene
visto come uno strumento legale per rovesciare sui serbi la
responsabilit� di quanto hanno subito, in termini di smembramento,
danni e uccisioni, i popoli jugoslavi, nonch� per evitare qualsiasi
richiesta di risarcimento e di bonifica dei territori contaminati dalla
chimica e dall�uranio.
La conversazione, dominata da Milosevic e che mi lascia poco spazio per
le domande, scivola subito su quella che, non essendovi ancora state
avvisaglie di un tentativo di cattura del capo socialista, appare come
la questione pi� bruciante: gli attacchi dei "terroristi" UCK in
Macedonia e Serbia del Sud. "E� in corso", dice con gravit�
Milosevic, "una enorme manovra di destabilizzazione del Sud-Est
europeo. I terroristi dell�UCK vengono utilizzati dagli USA in funzione
antieuropea ed antibalcanica con il miraggio della "Grande Albania". In
stretta collaborazione con il regime turco, uno dei massimi
finanziatori degli albanesi, si stanno attivando, sotto la direzione
UCK e con la copertura politica di Rugova, tutte le minoranze albanesi
nei paesi balcanici: Serbia del Sud, l�intera Macedonia e presto anche
Bulgaria e Grecia, dove vivono forti comunit� albanesi (800.000 in
Grecia). In Romania, invece, vengono istigate alla rivolta le minoranze
ungheresi. Lo scopo strategico � di mantenere in permanente subbuglio
l�intera area, contro l�interesse europeo ad una stabilizzazione, in
particolare per contrastare le tendenze anti-Nato forti in Grecia e in
crescita in Bulgaria e Romania e per assicurare ampi territorio al
controllo della criminalit� narcotrafficante diretta dall�UCK.
L�approccio politico � ancora una volta inteso a sfruttare le
differenze etniche".
Chiedo al mio interlocutore se non ritenga che anche il precedente
governo jugoslavo non abbia la sua parte di responsabilit� in questa
frammentazione lungo linee etniche, religiose, linguistiche, culturali
e per il controllo delle rotte delle risorse energetiche. Milosevic
risponde con fervore: "La Federazione jugoslava, con la sua convivenza
pacifica, era un modello di Unione Europea, fino a quando non sono
entrate in gioco le trame del�imperialismo tedesco ed americano Viveano
in pace popoli di diversa cultura, storia, confessione. Vivevano in
armonia da 80 anni. In Jugoslavia non si chiedeva a nessuno di che
razza o nazionalit� fosse. La rottura � venuta quando da fuori si sono
istigati gruppi di potere con la promessa di grandi privilegi personali
e di elite. Quanto alla popolazione croata, per esempio, come si
sarebbe potuto convincerla della bont� di una frantumazione, quando
tantissimi croati vivevano in Bosnia, in Serbia e in Kosovo? Lo stesso
valeva per i serbi, a cui invece � poi stata negata
l�autodeterminazione, e per i musulmani. Non era nell�interesse
nazionale di nessuna di queste comunit� arrivare a una divisione e
contrapposizione."
"Anche la Germania e gli USA hanno un sistema federale".
"Gi�, ma nessuno per ora ha cercato di mettere il dito in quei
matrimoni. Quello degli Stati Uniti, del resto, � un sistema federativo
obsoleto e che presto andr� in forte crisi perch� riconosce solo
geometriche divisioni geografiche e non le diverse comunit� etniche,
culturali, linguistiche, sociali. Di fatti � un sistema che non sa dare
risposta alle sacrosante richieste dei latinos, dei neri, dei nativi,
degli italiani, dei poveri. Si tratta di comunit� emergenti che
vorranno essere riconosciute. Tanto che Bush ha sentito il bisogno di
rivolgersi in spagnolo agli immigrati latinos. Dovrebbe essere un
principio di riconoscimento delle comunit� etniche e sociali. E� la
dimostrazione che tutti esigono un nuovo codice, una nuova formula di
convivenza. E di questi la Jugoslavia era un esempio. Anche questo
spiega perch� � vista come nemica dai poteri attuali"
A Belgrado, nei giorni precedenti, si era svolto un convegno
internazionale convocato dal Forum di Belgrado, una coalizione delle
sinistre jugoslave, nel secondo anniversario della guerra. Da molti
paesi, Stati Uniti, Germania, Russia, Palestina, Iraq, Libia, Grecia,
Italia e altri paesi erano venute delegazioni ad esprimere solidariet�
a questo paese. Milosevic ne � apparso molto incoraggiato: "Gli
italiani che ci hanno visitato durante la crisi, tra i quali Cossutta e
molti politici di paesi europei, ci hanno fatti chiaramente capire che
i loro paesi non sono indipendenti. Al popolo italiano non � stato
neanche chiesto se volesse una guerra. Se ne � parlato informalmente in
Parlamento. E� la prova che la Nato non � un�alleanza tra uguali, ma
una macchina da guerra che si trascina dietro tutto l�Occidente. I
popoli vengono sopraffatti e assistono inermi alla distruzione di
ospedali, scuole, treni e autobus pieni di civili in un paese amico e
inoffensivo"
Poco prima del mio arrivo, Milosevic aveva dato un�intervista al
quotidiano israeliano Haaretz. Ne cita qualche osservazione ribattendo
all�affermazione di Kostunica secondo cui ci sarebbero similarit� tra
il Kosovo e Gerusalemme, entrambi aggrediti dai musulmani: " E�
un�interpretazione aberrante e razzista. Le similarit� sono altre, sono
quelle tra genocidio dei serbi e genocidio degli ebrei e, ora,
genocidio dei palestinesi. I mezzi sono differenti: non pi� camere a
gas, ma una scientifica satanizzazione dei nemici attraverso i media.
Si tratta di anestetizzare la sensibilit� pubblica di fronte al
massacro di civili e all�embargo." Nelle parole di Milosevic si
inserisce una punta di indignazione e il suo gesticolare si fa ampio e
veloce:"Ci hanno lasciato un esercito assolutamente integro, ma hanno
fatto stragi di civili, bambini, infrastrutture: 88mila tonnellate di
esplosivo e di uranio sulle teste degli jugoslavi. Siamo l�unico popolo
che sia stato bombardato in Europa dopo la seconda guerra mondiale. E
con un�arma criminale e genocida come l�uranio. Queste sono le
analogie!"
Sottopongo a Milosevic una questione che dovrebbe risultare
inquietante: la mancata o debole solidariet� manifestatagli nel mondo
da parte della maggioranza delle sinistre, anche di quelle che si
dicono contrarie all�egemonia Nato. L�ex-presidente assume
un�espressione amareggiata e punta ancora una volta il dito sui mezzi
d�informazione che, in questa occasione, avrebbero perfezionato agli
ordini del supremo potere politico-economico-militare USA, salvo poche
eccezioni, un meccanismo quasi perfetto di narcotizzazione: "Un
meccanismo fondato sull�inganno che, dunque, ha abolito la democrazia
sostanziale in America e in Europa. Si sono vendute menzogne anzich�
verit�. E� incredibile: adesso non hanno pi� nessuno scrupolo ad
ammettere di non aver trovato tracce di una pulizia etnica fatta dai
serbi in Kosovo (mentre loro ne hanno protetto una dell�UCK), che le
foto di presunti campi di concentramento serbi erano un fotomontaggio,
che i duecentomila stupri erano secondo l�.ONU, tra tutte le parti e in
tutta la guerra, solo 300, che non si sono trovate le fosse comuni. A
che servono le istituzioni democratiche e la libert� se tu, governo,
non diffondi che bugie? Una democrazia non � possibile senza la verit�.
Le istituzioni diventerebbero delle vuote quinte".
Poi Milosevic mi ha invitato a confrontare il pluralismo dei media (e
dei partiti) esistenti in Jugoslavia, perfino durante la guerra , con
la granitica omologazione della stampa in Occidente.
"Ma voi alcuni dei media d�opposizione li avete chiusi." A questo punto
si inserisce nella conversazione il vicepresidente del PSS, Jovanovic:
"Per brevissimo tempo, quando in piena aggressione incitavano il popolo
a liberarsi con la violenza del governo ed era stato provato che
venivano diretti e finanziati dalla CIA. Agivano da quinta colonna e
istigavano alla sovversione violenta. Qualsiasi governo avrebbe reagito
in quel modo. Anzi, da noi, pure in guerra, non c�era neanche la
censura e a Belgrado 4 quotidiani su 6 ci attaccavano
sistematicamente".
"Presidente. Una domanda che molti dei suoi denigratori considereranno
provocatoria. Cuba, col suo partito unico resiste da oltre 40 anni. Non
c�� stato da voi un eccesso di democrazia, visto che l�opposizione se
la sono potuta comprare gli americani?"
"E chi lo pu� dire. Io alla democrazia ci tengo. Se non � democrazia il
fatto che ci fossero i partiti d�opposizione e il 95% dei mezzi
d�informazione erano in mano loro� Non hanno mai subito censure. In
Kosovo c�erano 20 giornali albanesi che tuonavano contro il governo.
Non sono mai stati chiusi. Da noi non c�� mai stato un priginiero
politico e ora questi concedono l�amnistia a terroristi, tagliagole,
infanticidi. E cos� che si difene il Sud della Serbia aggredito? Da noi
tutti potevanol avere il passaporto, Rugova teneva conferene stampa al
centro di Belgrado attaccandomi a morte. Mai nessuna vessazione,
nessuno ucciso. Eppure mi hanno accusato di omicidi quando in 12 anni
nessun oppositore � stato ucciso. Sono stati invece uccisi i miei
migliori amici. Se potessero mi darebbero anche la responsabilit�
dell�uccisione di Moro o di Kennedy. Ma le bugie hanno le gambe corte.
Mi hanno accusato di crimini di guerra e il giorno prima hanno lanciato
le foto satellitari delle fosse comuni. C�� stata una rivolta di 22
mesi in Kosovo, e non hanno trovato che una fossa comune, piena di
serbi. Questo tribunale dell�Aja e le sue bugie non sono che una parte
del meccanismo di genocidio del popolo serbo, mascherato con una
spruzzata di croati e musulmani. Del resto, la Del Ponte era coinvolta,
nella Commissione Europea, in un gravissimo scandalo. Poi l�hanno
fatta procuratore all�Aja".
Sottopongo a Milosevic l�osservazione di molti, secondo cui lui sarebbe
stato a un certo punto "l�uomo degli americani". L�ex-presidente
respinge con veemenza la definizione:"Mai. Semmai ho trattato con gli
americani finch� appariva che volessero salvaguardare l�unit� della
Jugoslavia, o almeno di quanto rimaneva dopo le secessioni di Croazia
e Bosnia. Del resto i continui ricatti e strangolamenti del FMI, cui
ci siamo dovuti piegare fino a un certo punto per le condizioni
terribili in cui le secessioni e le sanzioni avevano gettato il nostro
paese, raccontano un�altra storia. Gli USA devono rendersi conto che
non � possibile avere la democrazia in casa propria e sottomettere
altri popoli. E� una contraddizione in termini. Posso capire che gli
Stati Uniti, il paese oggi pi� potente e ricco, abbia l�aspirazione a
fare da leader della squadra. Ma due anni fa ho detto a Holbrooke
(inviato di Clinton.Ndr.), quando ci minacciava: avete sbagliato
millennio, non il secolo. Potevate essere i capisquadra lanciando un
grande progresso per il benessere, la diffusione delle tecnologie,
della giustizia, della democrazia. La vostra ossessione di dominio e di
profitti vi porta invece a uccidere gente e piccole nazioni, come
Giulio Cesare 2000 anni fa. Il vostro � un comportamento cesarista:
comico se non fosse tragico. Per voi esiste solo la vostra economia di
mercato che produce, accanto a straordinari profitti per pochi,
diseguaglianze e sfruttamento. La vostra massima legge nella conquista
del mondo � abbassare il costo del lavoro. Siete portatori di un nuovo
schiavismo."
Chiedo a Milosevic se non abbia registrato, nei mesi dopo la sconfitta
e la pulizia etnica dell�UCK contro le minoranze in Kosovo ,
riconosciuta se non condannata da tutto il mondo, un mutamento
dell�opinione pubblica interna ed internazionale. "Per fortuna",
risponde Milosevic, mentre sul tavolino si ammonticchiano caff�,
bibite, t� portati da un militante del partito, "non siamo in Uganda ma
in Europa, dove, nonostante la marcia blindata della stampa, si stanno
aprendo spiragli alla presa di coscienza. Lo noto soprattutto tra gli
albanesi che, in numero enorme, sono fuggiti dal Kosovo in Serbia.
Holbrooke mi disse chiaro e tondo: "Non ce ne importa niente degli
albanesi". Ebbene, a noi serbi, gli albanesi stanno a cuore, sono
nostri cittadini. Gli ho anche posto una domanda cui non ha risposto:
quali interessi mai potete avere voi, USA, a un�alleanza con terroristi
e trafficanti di armi, droga, organi, che a un certo punto non saprete
pi� controllare?"
Faccio a Milosevic l�obiezione che tante volte � stata sollevata in
Occidente: l�abolizione dell�autonomia del Kosovo. La risposta �
tecnica. Non ci sarebbe mai stata una tale abolizione. Nel 1989, dopo
numerosi pogrom antiserbi, al Kosovo si sarebbe tolta la facolt� di
paralizzare la federazione con un diritto di veto che una provincia
poteva imporre alle altre provincie autonome, alle repubbliche e,
addirittura, all�intera federazione. Nel discorso che Milosevic tenne a
Kosovo Polje, giudicato di un nazionalismo esasperato, l�allora
presidente avrebbe invece sollecitato all�uguaglianza e al rispetto
tra tutti i popoli della federazione. E mi cita le parole testuali del
discorso.

Alla conversazione non pu� sfuggire l�antefatto principale della
guerra: Rambouillet e un accordo che prevedeva, come ammesso dallo
stesso Dini pi� tardi, l�occupazione dell�intera Jugoslavia da parte
delle forze Nato, a la loro sottrazione alla giurisdizione della
magistratura federale. Racconta Milosevic:" Durante i negoziati di
Rambouillet, il generale Wesley Clark � andato ripetutamente con
Hashim Thaci, leader dell�UCK, nei ristoranti parigini. Eppure tutti
sapevano che Thaci aveva per ufficiali pagatori i narcotrafficanti
albanesi. Cosa ne poteva venire di positivo al popolo americano? Di
intese con la mafia si pu� avvantaggiare solo un profitto economico
senza scrupoli. Ma quell�intesa continua a funzionare e a produrre
disastri nei Balcani".
Milosevic, sul quale di l� a poco si abbatter� la resa dei conti
finale, non da l�impressione di un uomo braccato, in cerca di una
qualsiasi via d�uscita per s� e per la famiglia. Anzi, del suo destino
personale non parla mai. Crede nella possibilit� di una resistenza che
si svilupper� e che trarr� impulso dalle sempre pi� disastrose
condizioni della popolazione. In effetti, la Belgrado di oggi, tuttora
sottoposta ad embargo, salvo per il petrolio, appare pi� spenta, cupa,
desolata di quella del tempo di guerra e del dopoguerra. L�inflazione
galoppa al 100%. Secondo dati dei ricercatori scientifici, taciuti o
minimizzati dalle autorit�, le patologie da contaminazione chimica e
radioattiva dilagano. A Pancevo, l�Istituto dell�Igiene del Lavoro
denuncia un buon 80% della popolazione adulta affetta da tumori,
linfomi e malattie connesse all�inquinamento.

Su una possibile risposta di lotta ai vincitori delle elezioni
presidenziali, Milosevic dice:"Quella che conta, nella vita delle
nazioni, � resistere. Il complotto antijugoslavo sta diventando
visibile. Guardate ai fatti semplici della storia. Nell�ottobre del
1997 c�� il vertice sudeuropeo a Creta. C�eravamo tutti e tra tutti si
era stabilito un ottimo accordo. Avevo anche suggerito un�area di
libero scambio sudeuropea, senza dogane. In un�economia di mercato, pur
con le nostre irrinunciabili salvaguardie dei lavoratori (la legge che
garantiva ai lavoratori delle industrie privatizzate il 60% delle
quote. Ndr), ogni paese avrebbe avuto spazi pi� ampi di manovra,
mercati pi� vasti. Un�ottima soluzione anche prima di un ingresso
nell�UE. Per gli americani era una minaccia. Anche Fatos Nano, il
premier albanese, era d�accordo per l�apertura delle frontiere alle
persone, alle merci, alla normalizzazione. Mi disse: il Kosovo � un
problema interno della Jugoslavia, non negoziabile. Nel sud-est le cose
si sarebbero potute risolvere in pace e cooperazione. E� stato un forte
segnale d�allarme per i destabilizzatori e un mese dopo il ministro
degli esteri francese, Hubert Vedrine, espresse gravi preoccupazioni
per la sorte del Kosovo. Perch�, se non era preoccupato neppure Fatos
Nano? E subito dopo la Germania si mette ad organizzare e armare i
gruppi criminali. Nel 1988 iniziano a sparare a poliziotti, forestali,
magistrati, postini, bombe nei caff�, nei mercati. Abbiamo reagito come
tutti avrebbero fatto. Alla fine del �98 l�UCK era finito. In TV si
vedevano camionate di armi UCK consegnate alla polizia. Ma arriva
Holbrooke e insiste sulla spedizione di personale armato. Rifiutai
ovviamente e ci accordammo sulla missione di osservatori dell�OSCE,
solo civili. Appena Holbrooke ametteva che il problema era risolto, il
giorno dopo lo riapriva: erano arrivate nuove istruzioni da Washington.
Ma in Kosovo tutto restava calmo, alla presenza di 2000 osservatori
Osce, centinaia di membri della Croce Rossa, giornalisti, diplomatici.
Poi il criminale William Walker (capo dell'�OSCE. Ndr) si invent� la
strage di Racak, successivamente smentita da tutti gli investigatori.
Fu il pretesto per Rambouillet e per l'aggressione. Quando il nostro
giurista Radko Markovic defin� il diktat "spazzatura", James O�Brian,
assistente della Albright, si inalber�: "Come pu� dirci questo? Non si
rende conto che il testo � stato preparato da colui che ha elaborato il
testo per l�indipendenza tibetana?" Ho detto tutto."
Chiedo a Milosevic se anche la distruzione della Jugoslavia faccia
parte del processo di globalizzazione. "La distruzione del mio paese �
la dimostrazione che non esiste la globalizzazione, ma solo un nuovo
colonialismo. Se si trattasse di vera globalizzazione, cercherebbe
l�integrazione, su basi di parit�, di popoli, culture, religioni. Si
sarebbe preservata la Jugoslavia, che aveva messo in atto la formula
migliore. Se le nazioni, gli stati, i popoli fossero trattati da
soggetti pari, non conquistati, stuprati, se il mondo non dovesse
appartenere a una minoranza ricca, che deve diventare pi� ricca mentre
i poveri diventano pi� poveri, si avrebbe la giusta globalizzazione.
Non si � ma vista una colonia svilupparsi e conquistare la felicit�. Se
si perdono l�indipendenza e la libert�, tutte le altre battaglie sono
perse. Gli schiavi non prosperano".
"Eppure a condurre la guerra sono stati i governi di sinistra,
socialdemocratici, europei".
"La disinformazione e manipolazione sono purtroppo penetrati anche
nelle sinistre, dato che oggi in Europa abbiamo solo sinistre false.
Blair, Schoreder, Jospin, D�Alema sono forse di sinistra? Perch� Kohl �
stata rimosso con il solito sistema degli scandali? Perch� rifiutava
di sottomettere la Germania totalmente al controllo USA. Questi qua,
invece, sono disposti a fare da sciusci�. Gli USA sono penetrati nelle
loro strutture politiche e dunque mediatiche. Sono state
paradossalmente le sinistre a bombardarci. Con i greci di Mitsotakis,
per esempio, c�era un�intesa pi� rispettosa che con l�amerikano
Papandreu. Quanto agli italiani, ho poco da dire. Non si sono molto
adoperati per avere un dialogo con noi. Sono rimasti nell�ombra"
Chiedo a Milosevic giudizi su paesi e personaggi in qualche misura
all�orizzonte della crisi jugoslava. "La Cina? Ci sostiene
discretamente e indirettamente, ma si occupa dei fatti suoi. I cinesi
sono calmi e pazienti. Dicono di aver bisogno di cent�anni per
competere con le potenze imperiali. La Russia � stata distrutta
dall�amerikano Gorbaciov. Ingenui i russi se pensavano che la
devastazione si sarebbe fermata ai loro confini. Ora, forse, c��
qualche segnale di ripresa. Ramsey Clark, l�ex-ministro statunitense
della giustizia e leader dei diritti civili, � un grande combattente
per la pace. Quando inizi� la guerra Iraq-Iran, la crisi degli ostaggi,
Clark chiese a Kissinger cosa si aspettasse da quella guerra. La
risposta fu "che si uccidano a vicenda". La storia si ripete: guerra
tra slavi e tra slavi e musulmani perch� si indeboliscano, si uccidano,
sgomberino il campo. Basta guardare al Kosovo, alla Cecenia, al
Daghestan, alla Macedonia. Ora gli USA si sentono minacciati da Putin
(sul nome del presidente russo Milosevic alza dubbiose sopracciglia.
Ndr), dalla Moldavia, dalla Bielorussia, dall�Ucraina. Li considerano
tutti minacce all�Occidente solo perch� hanno iniziato a muoversi verso
sinistra e a curare con maggiore responsabilit� i propri interessi.
Molte cose stanno cambiando. La gente si sveglia dall�ipnosi che gli
aveva fatto credere che il suo futuro dipendesse da FMI e Banca
Mondiale. Hanno rubato alla Russia centinaia di miliardi e poi
vorrebbero negoziare crediti a tassi d�interesse da strozzino. Questa
Russia ha un potenziale enorme. Deve liberarsi delle mafie nutrite
dall�Occidente che ne governano l�economia. Putin se ne rende conto e
questo spiega tutte le sue recenti iniziative internazionali. La
Russia deve mandare al diavolo il Fondo Monetario i cui schemi servono
solo a distruggere quel paese".
"Certa sinistra europea l�ha accusata per le privatizzazioni".
Nella nostra costituzione tutte le propriet� sono garantite: statali,
sociali, cooperative, private. Il grado di privatizzazione dipende
dallo sviluppo dell�economia, dalle condizioni imposte dagli organismi
internazionali (che alla fine abbiamo rifiutato), dall�indebitamento e
dalla protezione sociale. Noi abbiamo cercato un equilibrio ottimale
nelle circostanze date. Abbiamo respinto una privatizzazione totale,
soprattutto dei settori strategici, per mantenerne il controllo
pubblico. Abbiamo assicurato ai nostri operai il 60% delle aziende
privatizzate e limitato al 40% i capitali nazionali o stranieri.
Nessuno in Europa lo ha fatto. Abbiamo dato molta terra ai contadini. I
10 ettari della precedente legge erano troppo pochi per una famiglia
nell�economia moderna. Ora gli ettari che si possono possedere sono
160. Non � certo un latifondo.
Quanto alla Telekom, la mediazione di un miliardo e mezzo di un prezzo
che per noi era conveniente, per gli italiani costoso, � andata per
met� a intermediari cechi. Noi non abbiamo visto un dinaro in termini
di mazzette. Quella somma ci occorreva per ricostruire un�economia
devastata dalle sanzioni che avevano determinato nel 1993 un�inflazione
del 350mila per cento. Entro il 1994 eravamo riusciti a ridurre
l�inflazione a zero. Il dinaro rimase stabile, l�inflazione sotto
controllo fino al l999. Eravamo in miseria, ma sani, e tra il 1994 e il
1998 il nostro PIL aument� tra il 4 e l�8 per cento, pi� che in tutti i
paesi vicini, per quanto foraggiati. Ecco un�altra minaccia jugoslava:
non c�� un serbo che lavori in altri paesi, mentre qui vengono a
lavorare migliaia di rumeni e bulgari. Ne sono fiero. Come sono fiero
della ricostruzione che in poco pi� di un anno questo paese ha saputo
fare. Oggi ci sono i black-out continui, allora neanche uno.

"Presidente, l�accusano spesso di aver accumulato tesori in banche
estere, anche se alcuni sospettano che si trattava di conti che
servivano ad aggirare l�embargo e nutrire la popolazione".
"Gi�, due anni fa Holbrooke mi annuncia:"La Svizzera ha congelato i
suoi conti". Gli risposi che gli avrei subito firmato la donazione di
tutti i miei fondi svizzeri. Del resto la massima autorit� finanziaria
svizzera ha dichiarato di non aver trovato traccia di miei averi in
quel paese. L�unico conto che possiedo � qui in una banca e serve a
ricevere il mio stipendio. Ora si parla di Cipro, ma anche l� non hanno
trovato niente e hanno fatto arrabbiare molto i ciprioti".
"Presidente, nutre fiducia nel futuro? Le circostanze sembrano a lei
molto sfavorevoli. Si parla di un arresto imminente. Lo hanno chiesto
gli USA."
"Credo di poter nutrire fiducia. Tutto dipende dalla linea politica del
nuovo governo, da chi vi prevarr� e da come reagir� il popolo quando
capir� di essere stato ingannato e impoverito. Il gruppo dirigente �
molto diviso. Kostunica � meglio degli altri, pare voglia difendere gli
interessi nazionali, ma � debole e non ha la maggioranza nella
coalizione. Vedremo cosa ne verr� fuori. Noi intanto lavoriamo al
rafforzamento del partito, nostra unica difesa, e alla presa di
coscienza della gente. Sentiamo che il nostro punto di vista si sta
diffondendo tra operai, contadini, clero. Siamo invalidati dalla quasi
totale mancanza di mezzi d�informazione. Abbiamo un solo quotidiano.
Tutti i media sono controllati dalla DOS, altro che democrazia. Una
volta un giornalista in TV ha preso a criticare questa blindatura
dell�informazione. Hanno immediatamente interrotto le trasmissioni. Con
noi non era mai successo".
Milosevic mi congeda con calore. "Grazie per l�informazione corretta".
E aggiunge con forza:"Never give up", forse in inglese perch� suocera
intenda: arrendersi mai. Poi mi richiama per una citazione di Madeleine
Albright, la segretaria di stato di Clinton, riferitagli dal
giornalista del New York Times, Steve Erlander. Esclam� Albright:"Ma
come, Milosevic ha accettato il risultato delle elezioni? E� il colmo,
non � possibile! Lo avevamo incriminato apposta di tutti quei delitti,
per dieci ergastoli, onde non rinunciasse a nessun costo al potere. E
adesso questo se ne va�Non � una vittoria, questa". Poi, con un
sorriso amaro, mormora una raccomandazione: "Non � vero che avessimo
saputo del bombardamento della nostra televisione. Hanno incarcerato
Dragoljub Milanovic, l�ex-direttore, per questo. Proprio lui che era
rimasto fino a pochi minuti prima delle bombe. Come se uno potesse
sapere il minuto secondo del botto. E� una delle tante infamie di Carla
del Ponte per coprire il crimine del bombardamento sui giornalisti.
Non dovevano esserci? E lei in guerra non terrebbe presidiato il mezzo
di comunicazione pi� immediato per avvertire le popolazioni, chiamare
soccorsi, provvedere a mantenere operativo il sistema di comunicazione
d�emergenza? Quei ragazzi erano tutti volontari. Li ha uccisi la Nato.
Come ha fatto uccidere tutti i miei pi� cari e validi collaboratori
facendo passare gli omicidi come guerre di mafia".
E qui Slobodan Milosevic abbassa gli occhi. Adesso pare un po� piegato.

Fulvio Grimaldi

---

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INTERVISTA A GORDANA PAVLOVIC
rilasciata per "Voce jugoslava",
trasmissione a cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia,
ogni martedi a Roma e nel Lazio su Radio Citt� Aperta (88 :900 FM)

Roma, 23.3.2001.

Gordana Pavlovic e� di Belgrado. Rappresenta un�associazione di
solidariet� per l�infanzia ed � venuta in alcune citt� d�Italia per
prendere contatti con varie associazioni. L�abbiamo incontrata qui a
Roma. E� anche militante della JUL, la Sinistra Unita Jugoslava, uno
dei partiti al Governo prima dell�assalto al Parlamento del settembre
scorso. Vogliamo innanzitutto chiederle di presentarsi e presentare la
sua attivit�.

R. Sono Gordana Pavlovic. Vengo da Belgrado a nome
dell�Associazione "Decja istina" (La verit� dei bambini). Il motivo
della mia attivit�, l�inserimento in questa organizzazione e� dovuto al
fatto che sono anch�io vedova di questa guerra, sin dal l991, e i miei
figli sono stati costretti a ricevere l�aiuto degli altri, e purtroppo
questo si � dimostrato necessario per un grande numero di bambini.
Molte madri, molti bambini sono profughi dalle loro case e non si
trovano proprio a loro agio nel nuovo ambiente. Cosi noi, tramite la
nostra ed altre organizzazioni cerchiamo di dare loro quanto pi� aiuto
possibile, che consiste prevalentemente nell�aiuto sanitario e
scolastico, oppure aiuto finanziario se necessario nell�immediato alla
famiglia profuga... ci occupiamo di tutti i bambini vittime della
guerra.

D. Vuol dire qualcosa della sua tragedia, che � poi la tragedia di
tante famiglie, di tante madri ?

R. Per me, per la mia famiglia, questa guerra � iniziata nel l99l e
continua tuttora. Perch� siamo una famiglia, come si suol dire, mista,
di popoli balcanici. La famiglia di mio marito ha sangue macedone,
serbo e greco, e lui � cresciuto ed ha studiato a Zagabria.

D. Suo marito � stato medico ?

R. Si, medico militare, ed � morto in guerra nel 1991. E tuttora
alcuni nostri parenti sono inquadrati nell�esercito jugoslavo ed in
quello macedone, cosi che per noi la guerra � tuttora in corso... Molti
dei nostri famigliari sono profughi avendo vissuto in Bosnia-
Erzegovina, ed ora purtroppo anche quelli che vivono in Macedonia sono
costretti ad emigrare, a scappare dalle loro case.

D. Per quanto riguarda il suo lavoro umanitario : che possibilit�
abbiamo noi qui, dall�Italia, di aiutare ? Che tipo di relazioni di
collaborazione ha instaurato in Italia, con i gruppi in Italia ?

R. Per ora collaboriamo con l�organizzazione "S.O.S. Jugoslavia" di
Torino e "Un ponte per Belgrado in terra di Bari". Esattamente : "Most
za", il ponte per... Andrea Catone di Bari ha aiutato con i bambini al
loro primo anno di scuola nel 2000/2001, erano profughi dal Kosovo e
Metohija, mentre con Torino stiamo elaborando un piano per quanto
concerne l�aiuto sanitario. Io ho portato con me una cartella clinica
di una bambina nata il 6 dicembre scorso. La bambina � nata a Smederevo
[vicino Belgrado ; dunque nata un anno e mezzo dopo i bombardamenti
NATO]. E� un tipico esempio di a quali conseguenze andiamo incontro
dopo l�aggressione NATO al nostro paese.

D. Qualcosa di cui non scrivono i giornali, nemmeno quelli slavi...

R. Questo non lo trovate sulla stampa, perch� ora si sa quello che si
deve scrivere... Tutti scrivono le stesse cose. Non esiste libert� di
stampa, benche� l�uranio sia notoriamente dannoso. Questo caso che ho
accennato prima � il secondo caso. Il primo neonato deforme non �
sopravvissuto... Questo secondo neonato � nato senza il gomito destro,
con i piedi deformi, le dita dei piedi come anche quelle della mano
sinistra sono unite, le orecchie sono molto pi� basse del normale,
dunque una certa deformazione della testa... ci sono aperture sulla
pelle, per curarle servono determinati medicinali che in parte abbiamo
procurato in Italia, e in futuro per questa bambina servir� la protesi
e molti interventi di chirurgia plastica e serviranno anni di
fisioterapia.

D. Dove possono rivolgersi i nostri ascoltatori per la raccolta di
aiuti e fondi ?

R. Si possono rivolgere all�associazione "Decja istina" (La verit�
dei bambini) a Belgrado. Praticamente lavoriamo con i nostri numeri
telefonici privati, dalle nostre case, perch� siamo una organizzazione
no profit e usufruiamo soltanto per 3 ore al giorno di una stanza
presso l�anagrafe locale. Potete dunque telefonare al mio numero a
Belgrado che � anche numero di fax : 00381 11 3540624. In questi giorni
le mie compagne mi hanno fatto sapere che si � verificato un altro caso
di malattia. Abbiamo una ragazza di 17 anni col carcinoma alla
mammella. La ragazza � una profuga dal Kosmet, precisamente da Pec. Ed
anche a lei servir� la protesi. Perci� mi permetter� di tenervi
informati per poter aiutare anche questa ragazza.

D. Ora qualche domanda sulla situazione politica, in particolare
sulle possibilit� con la nuova classe dirigente che si � installata in
Jugoslavia. La possibilit� di attivit� ed espressione politica oggi a
Belgrado, in particolare la situazione del suo partito...

R. Sapete, la JUL ancora sta consolidando le sue file... degli
errori sono stati fatti, il che � anche normale, perch� chiunque lavora
pu� anche sbagliare. Tentiamo ora di consolidare quello che � rimasto
del nostro partito, dei membri, di fare una selezione per lavorare
quanto pi� proficuamente, perch� le condizioni nelle quali si trova
assolutamente tutta la popolazione sono disastrose. Sempre crescenti
sono le richieste di contributi dai cittadini... non esiste nessuna
sicurezza medica, ne� politica, ne� sociale. Non mi risulta nessun
programma [di governo], perch� al Governo si trova una coalizione
multipartitica... Perci� come ho detto, cerchiamo di verificare prima
le nostre file per potere, nel prossimo futuro, quanto prima possibile,
iniziare un lavoro pi� attivo e serio...Purtroppo da noi molte cose non
funzionano.

D. Anche a causa delle pressioni esterne ?

R. Si, ma anche perch� � una politica di dare la caccia alle
persone... Questa non � politica, � soltanto ricatto. Sono state fatte
soltanto grandi promesse alla DOS [da Occidente], per� anche loro sono
rimasti senza niente. I loro leader hanno basato i programmi su queste
promesse, la loro piattaforma politica su questi soldi. E i soldi non
arrivano. Perci� si trovano in una posizione non invidiabile. Purtroppo
dovevano pensarci prima. Purtroppo, perch� le conseguenze le pagano i
cittadini. I nostri oneri sono sempre piu� grandi, i prezzi aumentano
di giorno in giorno. Il prezzo dell�elettricit�, del condominio, gli
alimentari. Innanzitutto gli alimentari sono un gran problema. I costi
per la sanit� sono in crescita... La sanit�, l�educazione saranno
sempre pi� gestiti da privati. Per esempio, anche chi vorr� mandare i
figli alla scuola media superiore dovr� avere i mezzi per pagare
l�istruzione.

D. Dunque si va verso la privatizzazione della sanit�,
dell�educazione ?

R. Si, si.

D. Un�ultima domanda. Sappiamo che la JUL � stata sottoposta ad un
attacco violentissimo da parte della stampa che prima era di
opposizione, dalla stampa in modo particolare, ed � stata criticata per
la corruzione e per presunti casi di interessi privati, e cosi via...
La domanda � : sono stati poi in grado di rispondere adeguatamente ?
Stanno facendo una loro controffensiva, in questo periodo riescono a
rispondere a tutto questo ?...

R. Sapete, degli errori nelle nostre file sono stati fatti. Non cosi
grossi come la stampa descrive. Ma ora noi non siamo nella possibilit�
di rispondere. Non abbiamo lo spazio nei media per rispondere,
pubblicare...

D. Con questa risposta che verr� tradotta in diretta chiudiamo questa
intervista e la salutiamo.

Non possiamo che osservare i toni pacati di questa donna, benche�
colpita da questa nostra grande tragedia, quella della guerra
fratricida.

Roma, 23 marzo 2001

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Data: 02/04/2001 23:03
Da: "tribunale clark"
A: "tribunaleclark"
Oggetto: radio anch'io

TRIBUNALE RAMSEY CLARK
sezione italiana del tribunale indipendente
contro i crimini della NATO.
tel.0338/7963539 - fax 068174010
e-mail: tribunaleclark@...

Domani mattina nel corso della trasmissione Radio Anch'io della Rai, che
avra' argomento il caso milosevic interverra' un esponente del Tribunale
Clark

---

Data: 02/04/2001 20:27
Da: "Fulvio"
A: jugocoord@...
Cc: pck-yugoslavia@...

Oggetto: presidio ambasciata jugoslava

Con preghiera di diffusione

Si � evolto luned� sera e si � protratto per tutta la serata un
presidio-sit in davanti all'Ambasciata della Repubblica Federale
Jugoslava a Roma. La manifestazione, indetta dal Tribunale Ramsey Clark
e da numerosi comitati pacifisti e contro la guerra Nato, ha raccolto
alcune decine di persone e numerosi giornalisti. Davanti all'ambasciata
� stato appeso uno striscione con la scritta:"Gi� le mani da
Milosevic". Una delegazione dei manifestanti, composta dal Professore
di Diritto Internazionale dell'Universit� di Teramo, Aldo Bernardini e
dal giornalista Fulvio Grimaldi, autore di numerosi articoli e
documentari video sulla crisi balcanica, � stato ricevuto
dall'ambasciatore Miodrag Lekic. All'ambasciatore � stata consegnata
una lettera di protesta contro l'arresto di Slobodan Milosevic e,
specificamente, contro il modo e i motivi che lo hanno contrassegnato.
L'ambasciatore Lekic ha convenuto con i suoi interlocutori sulla
pressioni esercitate dagli USA sulle autorit� jugoslave perch� si
arrivasse a un
arresto entro il 31 marzo, pena il mancato finanziamento di 100
miliardi di dollari. All'ambasciatore � stata espressa l'indignazione
dei manifestanti per la subalternit� della magistratura e del governo
jugoslavi al diktat di una potenza straniera e la richiesta che il
governo jugoslavo impedisca la consegna dell'ex-presidente jugoslavo a
un Tribunale come quello dell'Aja che avrebbe dimostrato ampiamente di
non essere che uno strumento USA e Nato per proseguire nella
devastazione e nello smembramento della Jugoslavia. Bernardini e
Grimaldi hanno anche denunciato il carattere autocratico dell'attuale
regime jugoslavo, con l'occupazione di tutti i mezzi d'informazione, la
persecuzione e gli arresti in massa di esponenti dell'opposizione di
sinistra. Lekic ha dichiarato che al Tribunale dell'Aja si potr�
riconoscere una parvenza di legalit� solo quando avr� incriminato e
arrestato per crimini di guerra e contro l'umanit� i governanti della
Nato, i generali, i governanti e militare di Bosnia, Kroazia e Kosovo.
Ha anche ricordato come, paradossalmente, Milosevic nel 1995 fosse
stato definito dagli americani a Deyton "un grande costruttore di pace"
e ora gli USA avessero chiesto all'Aja di accusarlo anche di crimini
commessi in Bosnia e Croazia prima di quell'accordo. Lekic, che ha
promesso di inoltrare al capo del governo serbo e alla presidenza della
Repubblica Jugoslava il messaggio di protesta, ha espresso la
convinzione che Milosevic e la sua famiglia non siano responsabili di
alcun delitto finanziario e di alcuna appropriazione indebita, cosa che
non si potrebbe affermare per molti del suo entourage, dai
quali "viveva evidentemente isolato, come in una realt� virtuale".
La delegazione di manifestanti ha poi annunciato un'assemblea nazionale
sul Tribunale dell'Aja, da tenersi a Milano entro aprile.

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Inoltrato da Fulvio Grimaldi

-----Messaggio originale-----
Da: Vladimir Krsljanin <vlada@...>
A: Belgrade Forum <office@...>
Cc: crashlist@... <crashlist@...>
Data: domenica 1 aprile 2001 10.31
Oggetto: MILOSEVIC VOLUNTARILY GOES TO THE COURT


>After threats and blackmail from Washington, several weeks of
Hague-"Tribunal"-stile political manipulation with Serbian judiciary of
NATO-DOS government and two days and nights without sleep of excessive
on-the-edge-of-bloodbath-and-civil-war police theater in Belgrade,
President
Milosevic decided to go voluntarily to Belgrade district court,
accepting
the possibility of temporary detention. Main motive of President's
decision
to face the mounted political process was care for lives and destiny of
supporters that surrounded him, who were ready to protect him until the
end.
>The decision was made after meeting of DOS rulers last evening which
gave a
green light for major siege of several thousand of policeman on his
home and
refuted to allow to the former head of state to give statement to the
investigation judge at home. Before the President early in the morning
went
to the court in private car, followed by his attorney, long hours of
talks
with DOS representative in presence of closest associates. DOS gave a
written guarantee to the President Milosevic that his treatment in
detention
will be in accordance with his previous position of head of state.
>In the press-conference, held on 7:00 a.m. this morning, high
officials of
the Socialist Party of Serbia strongly condemned recent dangerous
events,
provoked by Serbian government on USA-NATO orders, protested against
obvious
political misuse of Serbian judiciary which led to groundless
accusations
and detention of President Milosevic and expressed firm belief that
President Milosevic and SPS will for long time remain the key political
factor in Serbia with regaining broadest popular support.
>We urge all friends, political parties and organizations, governments
and
all people of good will to continue strongest protests against
detention of
Slobodan Milosevic and for stopping of mounted political processes and
campaigns against patriots and particularly SPS members. This is in best
interest of peace, stability and democracy in Yugoslavia and whole
Balkans.
>
>To join or help this struggle, visit:
>http://www.sps.org.yu/ (official SPS website)
>http://www.belgrade-forum.org/ (forum for the world of equals)
>http://www.24casa.co.yu/ (the only free daily newspaper in Yugoslavia)

---

ROMA 2 APRILE 2001
PRESIDIO DINANZI ALL'AMBASCIATA JUGOSLAVA
ORE 18:00 VIA DEI MONTI PARIOLI

Il Tribunale Ramsey Clark conferma l'iniziativa del presidio davanti
all'ambasciata jugoslava, luned� 2 aprile, alle ore 18, in protesta
contro l'arresto di Milosevic.
Nell'occasione verr� consegnata all'ambasciata, destinata al governo
serbo, la seguente lettera.

LETTERA AL GOVERNO SERBO

L'assalto alla residenza dell'ex-presidente jugoslavo Slobodan
Milosevic, il suo arresto e la sua traduzione nel carcere di Belgrado
suscitano lo sdegno e la protesta di tutti i democratici italiani che
hanno a cuore la libert�, sovranit� e indipendenza delle nazioni e
hanno condiviso la lotta del popolo jugoslavo, guidato da Slobodan
Milosevic, contro la criminale aggressione imperialista degli Stati
Uniti e della Nato.
La cattura e l'annunciata incriminazione per evasione fiscale, nella
sua grottesca ipocrisia, segna la conferma che il presidente Vojislav
Kostunica non � che la vetrina serbista di una restaurazione
capitalista e colonialista e ormai un mero fantoccio nelle mani delle
forze della resa e del tradimento all'imperialismo e agli interessi del
capitale multinazionale, capeggiate da Zoran Djindjic, l'uomo che da
sempre � uno strumento antinazionale nelle mani dei colonizzatori
tedeschi e statunitensi.
Denunciamo con forza l'ignobile resa della magistratura e delle
autorit� serbe al vergognoso diktat statunitense ed europeo che
ricattava un paese sprofondato dall'aggressione Nato nella miseria e
nella contaminazione provocata da uranio e chimica, con l'ultimatum
dell'arresto di Milosevic in cambio di un finanziamento di 50 milion di
dollari. Un'estorsione brigantesca se mai ce n'� stata una, che rivela
quanto l'imperialismo si curi del diritto internazionale e del
principio di non interferenza negli affari degli Stati.
Ora gli USA si dichiarano insoddisfatti dell'arresto con l'imputazione
di evasione fiscale e pretendono, sempre col ricatto degli aiuti e
crediti, la consegna di Milosevic al tribunale Nato dell'Aja. E' un
ulteriore passo verso il genocidio umano, politico, culturale della
Jugoslavia.
Alla Jugoslavia viene riservato il destino degli altri paesi dell'Est
europeo che l'imperialismo capitalista ha conquistato, devastato ed
impoverito. A questo scopo si tenta di addossare all'ex-presidente
jugoslavo la responsabilit� dei crimini commessi dalla Nato, onde
esonerare i governi che hanno condotto l'aggressione finalizzata allo
smembramento della Jugoslavia dai propri delitti e dal risarcimento
alle popolazion colpite.
L'operazione di frantumazione e demolizione dei Balcani prosegue con le
manovre di destabilizzazione di altri paesi dell'area, dalla Macedonia
alla Bulgaria, dalla Romania alla Grecia, nei quali ovunque si rivelano
forti segni di ripresa antimperialista, istigando in prima linea le
offensive delle bande mercenarie e narcotrafficanti dell'UCK, con
l'evidente scopo di tenere sotto pressione il regime jugoslavo e
l'Europa, rivale, per quanto succube e complice, su piani sempre pi�
numerosi degli Stati Uniti.
Noi riconosciamo in Slobodan Milosevic il simbolo della resistenza del
popolo jugoslavo, oggi tradito ed umiliato, e per questo gli esprimiamo
una solidariet� che non pu� non essere condivisa da tutti i difensori
della libert�, del diritto internazionale e dell'indipendenza dei
popoli.
Chiediamo l'immediato rilascio di Slobodan Milosevic e la fine della
complicit� del nostro governo con i distruttori della Jugoslavia e con
i loro agenti e mercenari interni, organizzati nel regime autoritario
della DOS e della formazione CIA, Otpor.

Tribunale Ramsey Clark contro i crimini della Nato.

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Nouveaux crimes contre l�humanit�:
l�utilisation militaire des armes � uranium appauvri

par Bruno Vitale (en francais)

Physicien; je remercie les responsables de la biblioth�que des Nations
Unies de Gen�ve, qui m�ont donn� acc�s � son espace informatique.
Traduit de l'anglais par Annemarie Gut.

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(WechselWirkung, vol.22, nr.105/106, Oktober 2000, pp.78-89)

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Subject: R: APPEAL FROM BELGRADE: DONT TARGET SLOBODAN MILOSEVIC!
Date: Sat, 31 Mar 2001 00:49:22 +0200
From: "Fulvio Grimaldi"
To: "Vladimir Krsljanin" <vlada@...>


All my solidarity and that of all honest Italian people for Slobodan
Milosevic. We shall immediately mobilise all our forces, in the media
and in
the streets, to protest against this further US crime, carried out by
sold-outs and renegades in Belgrade, against the Yugoslavian people, and
to
help stop the indecency of a trial of the man who defended his country
against the most brutal and cynical aggression of this half century. The
nazifascists have returned to take revenge for their defeat in the
fourties.
All freedom- and peace-loving people in the world must stand up against
this
imperialist and colonialist attack on innocent Yugoslavia and his former
president. Freedom of all of us is at stake.

Fulvio Grimaldi


-----Messaggio originale-----
Da: Vladimir Krsljanin <vlada@...>
A: Belgrade Forum <office@...>
Data: venerdì 30 marzo 2001 22.22
Oggetto: APPEAL FROM BELGRADE: DONT TARGET SLOBODAN MILOSEVIC!


New hundreds of defenders of President Milosevic are gathering around
his home.
Bane Ivkovic, Head of SPS parliamentary group have transmitted
President's
greetings to the gathered people, after meeting him.
Armed men in vehicles are still present, and still without action.
There is still no official statement.
Situation remains tense.
Urgently necessary action is to demand stopping or preventing any action
against President Milosevic!
ON THE SCENE IS AN OBVIOUS DEMONSTRATION OF LOYALTY OF BELGRADE NEW
REGIME
TOWARDS THE DEADLINE (MARCH 31) SET UP BY AMERICAN CONGRESS!
Any further step in that direction can be harmful and dangerous for all:
Serbia, Balkans, Europe, NATO, USA!

Vladimir Krsljanin
Head of SPS International Department

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http://www.belgrade-forum.org/ (forum for the world of equals)
http://www.24casa.co.yu/ (the only free daily newspaper in Yugoslavia)


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Ramon Mantovani e' responsabile del Dipartimento Esteri del PRC.
Alla risposta di Mantovani seguira' presto una nostra replica.
Coordinamento Romano per la Jugoslavia

---

> Lettera aperta a Ramon Mantovani
> e per conoscenza alla Direzione del PRC
>
> Faccio riferimento alle parole che Mantovani mi disse alcuni anni fa,
> in seguito ad una mia critica relativa a certi titoli del
> quotidiano "Liberazione" sulla guerra in Bosnia : "Il titolo e' un po'
> infelice, ma sai quali sono le posizioni del partito e puoi ritrovarle
> nel contenuto dell'articolo..." Gia' allora fui scettico e
> risposi : "Ma in quanti vuoi che vadano a vedere il contenuto
> dell'articolo, con tutta la propaganda continua e a senso unico che
> devono sorbirsi da tutti i media: la gente si ferma al titolo e giudica
> in base a quello".
> Pochi giorni fa mi sono purtroppo dovuto ricordare di questo scambio di
> battute. Su "Liberazione" del 17 febbraio scorso si leggeva il
> titolo: "Mantovani, PRC : Il caso Telecom e' plausibile". Il contenuto
> svela chiaramente quali sono i referenti privilegiati da Mantovani e da
> una parte del PRC, nelle problematiche jugoslave: "Quando nell'estate
> del 1998 (prima dell'inizio del conflitto [per il Kosovo-Metohija]) mi
> recai nuovamente a Belgrado e a Pristina (...) trovai sia gli esponenti
> del Partito Socialista sia quelli della JUL, il partito della signora
> Milosevic [sic! Mira Markovic : "Per i compagni sono compagna, per gli
> altri ho un nome e cognome", dal libro-intervista "La risposta",
> Edizioni Internazionali Beta, Roma 1998, che voi avete opportunamente
> evitato di recensire su "Liberazione"...], molto freddi. Al contrario
> ho trovato buona accoglienza da parte dei leader pacifisti kosovari
> [vuol dire secessionisti pan-albanesi ?], Rugova in testa."
>
> A parte il fatto che qui Mantovani dimentica di parlare dell'accoglienza
> che gli riservarono i "combattenti" dell'UCK - ma come diamine puo'
> continuare
> a definire semplicisticamente "pacifisti" gli ambienti rugoviani,
> legati da sempre all'Occidente attraverso Germania e Vaticano, quando
> lo stesso Rugova ha ripetuto per l'ennesima volta a "Der Spiegel" lo
> scorso dicembre che la indipendenza e' il suo obiettivo, aggiungendo
> peraltro (come se non l'avessimo gia' capito) che "La NATO e' gia' il
> nostro esercito privato"?!? Dichiarazioni che ricalcano pari-pari
> le precedenti, ad esempio quelle del '92 a "Danas" (Croazia), nelle
> quali Rugova ha sempre sostenuto che quello di protettorato deve
> essere uno status transitorio in vista delle unificazione della
> Grande Albania. Avete pubblicato almeno queste ultime dichiarazioni
> a "Der Spiegel" su "Liberazione"? Perche' non ne traete mai nessuna
> conseguenza?
>
> In tutto il resto dell'articolo di Mantovani e' contraddittorio e
> dimostra apparentemente scarsa conoscenza delle questioni, ad esempio
> quando dice che la FIAT (Iveco) avrebbe fatto "il suo ingresso con
> quote consistenti nelle imprese di quel paese", il che e' semmai da
> riferire ai decenni precedenti ma resta comunque inesatto.
> Il recente "caso" della Telekom serba e' chiaramente, a mio avviso, una
> campagna tutta giocata a fini di politica interna italiana, con la
> quale pero' si cerca sempre di attribuire, in ultimo, le colpe peggiori
> a Milosevic che avrebbe "finanziato la pulizia etnica", pulizia etnica
> che e' una invenzione, dal punto di vista storico. La RF di Jugoslavia
> ha dovuto attuare una legittima repressione contro il movimento
> secessionista e terrorista, movimento che tutti gli internazionalisti
> ed i democratici avrebbero dovuto denunciare e combattere per il suo
> carattere nazionalista e reazionario e per la sua funzione
> disgregatrice nei confronti della Jugoslavia multinazionale, in questo
> affiancato dagli altri secessionismi.
> D'altronde anche nell'articolo a fianco, a firma Paola Pittei, si
> dimostra chi sono gli interlocutori del PRC sulle questioni jugoslave :
> Giulio Marcon, capofila di una delle tante ONG, istituzioni
> paragovernative (altro che "non governative..."), maestrine di
> democrazia ma con le mani in pasta nella gestione degli "aiuti"
> (predestinati verso si-sa-chi) e della ricostruzione. Da ben prima dei
> bombardamenti Marcon e altri come lui invocavano una
> internazionalizzazione della questione del Kosovo-Metohija, adesso che
> quello e' diventato un protettorato co-gestito da NATO e mafia
> nazionalista non sono ancora soddisfatti ?
>
> Ivan per il Coordinamento Romano per la Jugoslavia
> Roma, 23/2/2001

Caro Ivan, o meglio: cari compagni del Coordinamento Romano per la
Jugoslavia, visto che dalla firma mi pare di capire si tratti di una
lettera
inviata a nome del comitato,

rispondo volentieri alla tua del 23/2/2001 (che a me è giunta il 1°
marzo via
email). Mi scuso per il ritardo ma il periodo è piuttosto fitto di
impegni e di viaggi.

Francamente non ricordo l'episodio dell'articolo sulla Bosnia, ma mi
sembra
probabile visto che, come è risaputo, i titoli non vengono fatti da chi
scrive gli articoli. In ogni caso le posizioni che assunsi all'epoca
dell'intervento NATO in Bosnia credo parlino da sole.
Quanto alla mia dichiarazione pubblicata il 17 febbraio da "Liberazione"
si
tratta di un dispaccio ANSA. Non so nemmeno dire quante volte l'ANSA,
diramando dispacci relativi a mie dichiarazioni, abbia, nel corso di
questi
ultimi anni, definito il sottoscritto e/o il PRC filo-Milosevic.
Ma...tant'è, che ci posso fare?
Lo stesso dicasi per la questione "signora Milosevic". Il giornalista
ANSA,
che mi contattò per telefono, quando pronunciai la sigla Jul mi chiese:
"quello della moglie di Milosevic?" Risposi di si. Anche qui: che ci
posso
fare? Del resto non si troverà nessuno scritto di mio pugno nel quale la
Jul
venga definita in quel modo.
Ma passiamo alle questioni di sostanza.
Effettivamente ho definito, e definisco, Rugova pacifista. Il fatto che
propugni l'indipendenza non lo rende per questo un guerrafondaio. Ma
forse
Ivan potrebbe pensare che anche Tito fosse un nemico, visto che nella
Costituzione della Repubblica Federale Jugoslava (fino al 1989) il
Kosovo
godeva del diritto di autodeterminazione. Quando si afferma un diritto
lo si
fa, credo, sapendo che può essere agito. O no? A Rugova e agli altri (ma
poi
torneremo sugli altri) non andai, anzi andammo visto che si trattava di
una
delegazione ufficiale del PRC i cui obiettivi politici furono discussi
(senza obiezione alcuna) dalla segreteria nazionale del partito, a dire
che
noi eravamo per l'indipendenza. Andammo a dire che eravamo contro
l'intervento della NATO e contro l'escalation violenta portata avanti
dall'UCK. Rugova ci disse che disperava di poter controllare il
movimento
visto che l'intransigenza di Belgrado lo stava spingendo dritto nelle
mani
di un'UCK che nel frattempo andava trasformandosi nel cavallo di troia
dello
scatenamento della guerra. La stessa cosa ci disse Demacj, che di li a
qualche giorno diventò il portavoce ufficiale dell'UCK. Anzi, a dire il
vero
Demacj disse, a differenza di Rugova che un gesto di Belgrado, e cioè il
ripristino del diritto all'autoderteminazione, avrebbe evitato il
conflitto
armato e avrebbe riproposto il problema dell'indipendenza in termini
pacifici. Ma chi è Demacj? Un agente della CIA? Demacj è semplicemente
un
reduce da 18 anni di prigione trascorsi nelle galere jugoslave con
l'accusa
di essere filo-Enver Hoxha. Naturalmente la mia parola per Ivan non vale
nulla. Allora citiamo Domenico Losurdo: "una componente dell'UCK
pretendeva
di essere erede di Enver Hoxha, pretendeva e pretende di essere
marxista-leninista, pretendeva di richiamarsi a un dirigente che era
alla
testa della lotta contro il revisionismo e contro il trotskismo." Si
tratta di un discorso di Losurdo pronunciato in occasione di un convegno
a Torino per la costruzione di un vero
partito comunista e pubblicato da AGINFORM che è il bollettino della
Fondazione Nino Pasti.
Sebbene le affermazioni di Losurdo siano seguite da altre considerazioni
che individuano finalmente nell'UCK uno strumento dell'imperialismo (e
da altre secondo le quali il PRC
"non è e non sarà mai comunista") rimane il fatto che l'origine dell'UCK
non è così il frutto di una operazione dei servizi segreti occidentali
come si vorrebbe far intendere, bensì
qualcosa di molto più complesso. Del resto lo stesso Demacj rimarrà
portavoce dell'UCK per ben poco tempo, sarà presto sostituito da altri
ben più allineati con la NATO e con i
suoi progetti di intervento. Tu stesso, Ivan, parli di una Jugoslavia
multinazionale, ed infatti lo era, fino a che negli anni ottanta
l'applicazione delle ricette del FMI, accettate ed
implementate dalla Lega dei Comunisti non accentuarono le differenze,
come succede dovunque vengano applicate, fra le diverse repubbliche e
fra le classi sociali. Continuo a
pensare che l'elemento veramente disgregativo della Jugoslavia vada
ricercato nella politica economica applicata allora. Lo stesso è
successo in Italia con il Nord, ma a differenza
della Jugoslavia non si sono sommate questioni religiose ed etniche. Di
fronte a quella disgregazione regionale e sociale esponenti della Lega
dei Comunisti cominciarono a dividersi
fra serbi croati musulmani albanesi ecc. E alle mire separatiste delle
regioni più forti economicamente come la Croazia e la Slovenia, e non
abbiamo mai smesso di denunciare le
responsabilità vaticane, tedeche ed europee, la risposta di Belgrado fu
una sorta di serbizzazione di tutta la Jugoslavia. Una politica cieca
incapace di rimuovere o almeno modificare
le cause economiche e sociali del disastro e subalterna, invece, perchè
a nazionalismi oppose altri nazionalismi. E' esattamente in quel
contesto che viene rimosso il diritto
all'autodeterminazione del Kosovo, ed è esattamente in ragione di questa
concezione nazionalista che comincia una repressione culturale ed etnica
nei territori controllati da
Belgrado. Potremmo discettare all'infinito su questo punto ma resto
convinto che quando si scivola da posizioni di classe a posizioni
nazionaliste la sinistra, ed i comunisti in
particolare, siano sconfitti in partenza. Nel corso di tutti gli anni
novanta in Kosovo si sviluppa un movimento nazionalista che rivendica
l'indipendenza, Rugova ne è il leader e si
tratta di un movimento dichiaratamente pacifico. La risposta di
Belgrado, che infatti unifica il PSS, la Jul e tutti i gruppi
dell'opposizione compresa quella monarchica e fascista, è
improntata all'ideologia nazionalistica più bieca: il Kosovo è serbo da
non so quanti secoli, abbiamo salvato l'occidente dalla barbarie
musulmana ecc. Quando l'UCK, visti gli
insuccessi della linea pacifica di Rugova, sorge e comincia una qualche
attività il Dipartimento di Stato USA la classifica come gruppo
terroristico. Siamo all'indomani degli
accordi di Dayton sulla Bosnia e cioè nel momento in cui Milosevic è
considerato ufficialmente dagli USA e da tutta la banda un interlocutore
credibile. Noi, da soli e
nell'isolamento più totale, criticammo gli accordi di Dayton proprio
perchè fondavano nuove istituzioni sulla base della conquista etnica del
territorio legittimendo ogni
malefatta, e le malefatte furono una pratica di tutte le componenti
etniche. Allo stesso tempo eravamo contro l'embargo nei confronti della
Serbia e della Jugoslavia, anzi
consideravamo l'embargo uno strumento per indurre una maggiore
destabilizzazione della regione, oltre che un'ingiustizia contro le
incolpevoli popolazioni. E' in quella fase che
si produce l'affare Telecom ed è per questo che ho detto che considero
del tutto plausibile quanto è emerso in seguito. Sull'affare Telecom
avrai certamente letto il mio intervento
alla camera che Liberazione ha pubblicato integralmente. Sono stato
testimone diretto di un Congresso del PSS nel quale la parola d'ordine
era privatizzare tutto il possibile,
diventare un Partito socialista dell'Internazionale, entrare in Europa.
Poi c'è una svolta. Mentre sembra svanire l'embargo e molte
multinazionali cominciano a posare il loro
sguardo sugli enormi affari che si possono fare in Jugoslavia ecco che
compare l'UCK e comincia la lotta armata in Kosovo. Sull'UCK ho già
detto prima, ma come mai gli USA
cominciano a sostenerla? Come mai le aperture politiche europee a
Milosevic cominciano a richiudersi? Come mai? Perchè la Jugoslavia è un
baluardo del socialismo? Perchè la zona
è un boccone prelibato dal punto di vista economico? Per favore non
scherziamo! Di socialismo in Jugoslavia non c'era più nemmeno l'ombra
fin dagli anni ottanta. Pensare che si
scateni una guerra imperialista per conquistare ciò che si può
tranquillamente comprare con un centesimo della spesa è veramente
ridurre la teoria dell'imperialismo ad una
caricatura. La verità è che si coglie un'occasione per preparare una
guerra il cui obiettivo è di molto più ambizioso, e più grave!
Rilanciare la NATO come gendarme mondiale e dare
un ulteriore colpo all'ONU, umiliare ancora di più la Russia fino a
ridurla definitivamente a potenza regionale e indirizzare il processo di
unità europea in senso atlantico e
mercantile, riaffermare in tutto questo processo l'egemonia americana.
Tutti obiettivi raggiunti, purtroppo. Anche a causa del fatto, e non si
può ignorare, che un nazionalismo, che
per giunta commette crimini (e non si dica che siccome la pulizia etnica
in Kosovo è stata esagerata a dismisura dai media è stato un fatto
insignificante!), può anche resistere nei
confronti dei nuovi assetti imperialistici, ma è destinato a sicura
sconfitta visto che non rappresenta e non propone nessuna alternativa.
Gli USA hanno voluto la guerra, ma i paesi
europei membri della NATO non l'hanno subita, l'hanno voluta anch'essi.
Del resto basta guardare al fatto che la guerra è stata conclusa dal G8,
a dimostrazione che uno degli
obiettivi fondamentali della guerra era ed è fare del G8 il nucleo del
nuovo governo reale del mondo. Ma forse qui bisognerebbe aprire un'altra
discussione relativa al capitalismo
contemporaneo, alla globalizzazione e all'indirizzo ultraatlantico e
mercantile che ha preso l'Unione Europea. Ma questa è un'altra
discussione. Che però mi piacerebbe fare senza
che le mie/nostre posizioni vengano bollate con anatemi ideologici e
senza fare a gara a chi la spara più grossa. Fermo restando il fatto che
a me sembra molto più radicalmente
anticapitalista ed antimperialista la denuncia della costruzione di un
nuovo ordine mondiale unipolare che la denuncia di un imperialismo che
ha come obiettivo principale abbattere
Milosevic ed impossessarsi del Kosovo. Infine alcune precisazioni.
Liberazione è stata attaccata da più parti e per motivi opposti, come
filo-milosevic e come anti-milosevic.
Mah! Anch'io avrei delle critiche da fare a Liberazione ma questa
ginnastica muscolare di organizzare invio di fax a sostegno dell'una e
dell'altra tesi mi sembra, lo devo proprio
dire, une emerita stupidaggine. Marcon è stato uno fra quelli che
dirigono associazioni ed ONG a promuovere la NON partecipazione di molte
org non governative alla missione
Arcobaleno, proprio perchè considerata interna alla guerra e non
umanitaria. Come si fa descriverlo come fai tu? Mah! La pulizia etinica
è "un'invenzione da un punto di vista
storico". Si tratterebbe di una repressione antiterroristica? Allora ha
ragione la Turchia con i curdi? L'iran con i comunisti, i fedayn e i
mujaydin iraniani? Saddam con il Partito
comunista iracheno? Suvvia! Cerchiamo di essere seri e di non fare gli
struzzi che mettono la testa sotto la sabbia! La realtà è quello che è,
a nulla serve nasconderla o giustificare
crimini giudicandoli con due pesi e due misure. Ma non solo per una
questione etica. Per essere veramente efficaci contro chi commette
crimini ancor più grandi e più gravi. Infine,
nella tua lettera si parla di "una parte del PRC". Quale? Perchè vedi,
caro Ivan, ogni presa di posizione e decisione inerente la nostra
politica contro la guerra Nato in Jugoslavia e su
tutti gli avvenimenti seguenti, elezioni politche recenti comprese, sono
state discusse in segreteria del partito e in direzione. Non c'è mai
stato un voto contrario o la richiesta di
una riunione per esaminare altre posizioni. So bene che ci sono, sia in
segreteria sia in direzione compagne e compagni che hanno posizioni ben
diverse, basta leggerle su riviste di
corrente come l'Ernesto. E' loro diritto averle, esprimerle nei modi e
nelle forme che vogliono. E' loro diritto cercare di farle diventare
maggioritarie nel partito. Ma non si può
delegittimare ciò che viene deciso e praticato con il loro assenso o con
il loro silenzio dagli organismi dirigenti del partito, come se fosse il
segretario o il sottoscritto a prendere
posizioni e decisioni di parte. Del resto se non si presentano
emendamenti alle tesi dei congressi, se non si vota in dissenso quando
si prendono decisioni impegnative, se si
abbandonano silenziosamente le riunioni della direzione per non votare
documenti politici fondamentali, credo lo si faccia perchè si sa di
essere in minoranza. Io personalmente
sono stato molte volte in minoranza, sia nel PCI sia in Rifondazione
quando Cossutta, e la sua demagogia, andava per la maggiore. Penso si
possa e si debba rischiare il posticino per
una battaglia politica di grande valore. Ma non pretendo di applicare
questo principio a tutti. Se non fanno una battaglia aperta negli
organismi dirigenti del partito avranno le loro
buone ragioni. Ma finchè non la faranno non hanno il diritto di dire che
le posizioni del PRC sono di una parte o di parte.

ciao

Ramon Mantovani

PS siccome non so a chi sia stata spedita la lettera aperta spero tu
voglia far conoscere la mia risposta allo stesso indirizzario

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L'International Crisis Group - organizzazione sorosiana che da anni
diffonde analisi disinformative sulla situazione nei Balcani ed ha
appoggiato a livello propagandistico tutte le secessioni - scopre le
carte e proclama: bisogna smetterla di essere ipocriti ed appoggiare
apertamente la secessione del Montenegro.

Si noti per inciso che le veline dell'International Crisis Group vengono
spesso usate acriticamente da settori della "sinistra" e del "pacifismo"
italiano.

Il sito internet dell'ICG:
> http://www.crisisweb.org/ http://www.intl-crisis-group.org/

Cos'e' l'International Crisis Group / What is ICG :
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/98


---

http://www.europeaninternet.com/centraleurope/news.php3?id=325616

West Should Help Yugoslavia Split

LONDON, Mar 30, 2001 -- (Reuters) A respected watchdog
on the Balkans says the West should stop trying to
prevent the break-up of Yugoslavia and start trying to
assist it.

The International Crisis Group argues in a report
entitled "Montenegro: Settling for Independence?" that
Western efforts to stop Serbia's small sister republic
breaking away from the Federal Republic of Yugoslavia
(FRY) are counter-productive.

"The international community should discontinue its
approach of pressurizing Montenegro into abandoning
the aspiration for independence," the ICG said in the
study published this week.

A more realistic policy would be to encourage and help
Belgrade and Podgorica to negotiate their future
relationship, whether as two states or one, it said.

"On the status of Montenegro and the future
relationship with Serbia, the international community
should adopt a neutral stance, and should be prepared
to accept whatever arrangement Serbia and Montenegro
decide upon," the group said.

Montenegrin President Milo Djukanovic has vowed that
if his pro-independence coalition wins an April 22
general election, he will go ahead with a referendum
on independence, despite heavy pressure from the
United States and European Union not to do so.

Western powers, keen to bolster democratic Yugoslav
President Vojislav Kostunica, fear that the break-up
of federal Yugoslavia could trigger more demands for
changing borders in the volatile region and fuel
violence in Kosovo and Macedonia.

INEFFECTUAL POLICY, EXAGGERATED FEARS

"This is no time to be discussing redrawing Balkan
borders," said one diplomat in the six-nation Contact
Group of major powers involved in Balkan diplomacy.

Montenegro's status and the future of Yugoslavia will
be one of the agenda items when the United States,
Russia, France, Britain, Germany and Italy hold a rare
ministerial meeting of the Contact Group in Paris on
April 11, the diplomat said.

The Brussels-based ICG, a non-governmental body
specialized in anticipating and preventing conflicts,
noted that the West backed Montenegro's moves to
distance itself from Belgrade as long as former
Serbian strongman Slobodan Milosevic held power.

But once Milosevic was overthrown last October,
Djukanovic's decision to opt for independence rather
than patching up the Yugoslav federation caused
international consternation.

The ICG, headed by former Australian Foreign Minister
Gareth Evans, said Western opposition to Montenegrin
independence had been largely ineffectual and was
based on fears of wider destabilization that were
probably exaggerated.

The break-up of the FRY would have no immediate
consequences for Kosovo, which is under UN
administration pending final status negotiations with
Belgrade at some future date.

"Fears of a possible domino effect, with Montenegrin
independence encouraging separatism among the ethnic
Albanian community in Macedonia and among Serbs and
Croats in Bosnia are similarly misplaced," the report
said.

Peter Palmer, the ICG's researcher in Montenegro, said
this month's flare-up of violence with ethnic Albanian
guerrillas in Macedonia, the only republic to have
escaped war after the break-up of Yugoslavia in 1991,
had not altered that judgment.

He argued that the West was making matters worse
because its opposition to Montenegrin independence was
encouraging Belgrade not to negotiate seriously on new
ties with Podgorica.

The ICG is not alone in challenging conventional
diplomatic wisdom hostile to the creation of new
states in the Balkans.

The Berlin-based European Stability Initiative
think-tank came to a similar conclusion that the
European Union should mediate to promote new
functional and institutional ties between Serbia and
Montenegro.

"There are two outcomes that must be avoided: an
acrimonious divorce resulting from a breakdown in
negotiations; and a festering constitutional crisis,
leaving a dysfunctional federation under continuing
siege, distracting the attention of political elites
from the imperatives of political and economic
reform," the ESI said published in February.

The ICG said the international community should
continue financial and technical assistance to
Montenegro without linkage to the republic's status.


---


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