Informazione


“Pyongyang arresta calciatori”, ma non è vero: nella bufala sono caduti tutti, anche noi


La "notizia" era stata riportata in Italia da "Nessuno Tocchi Caino", associazione attiva da anni per l'abolizione della pena di morte nel mondo. Che l'aveva ripresa da National Report, sito satirico statunitense

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/18/calcio-nazionale-corea-del-nord-ko-con-seul-giocatori-arrestati-rischio-esecuzione/1159834/


Le autorità della Corea del Nord non hanno arrestato i giocatori della propria nazionale di calcio in seguito alla sconfitta rimediata contro quella della Corea del Sud il 2 ottobre. In compagnia di diverse testate, abbiamo considerato attendibile la “notizia”, fuorviati anche dal fatto che la circostanza era stata riportata in Italia da “Nessuno Tocchi Caino”, associazione attiva da anni per l’abolizione della pena di morte nel mondo. Che ha ripreso la presunta notizia da National Report, sito satirico statunitense. E anche noi ci siamo cascati.

Dopo la partita, riferiva l’associazione, gli atleti sarebbero stati scortati fino a un bus in attesa con il quale sarebbero stati poi trasferiti in una prigione di massima sicurezza. “Nessuno Tocchi Caino”, citata dalle agenzie di stampa, aveva ripreso la notizia dal National Report, che a sua volta citava il Rodong Sinmun, organo ufficiale del regime di Pyongyang. Secondo il sito Usa, il giornale avrebbe messo all’indice la squadra in un articolo di prima pagina, pubblicando foto dei giocatori sotto il titolo: “Gli uomini che ci hanno abbandonato”. L’articolo avrebbe descritto la “vergognosa” prestazione della squadra e si sarebbe schierato a favore dell’esecuzione dei calciatori.






http://megachip.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=110873&typeb=0

Dal PD ai nuovi nazisti: la coscienza tramortita dall'Impero

Cosa ha spinto esponenti PD ad appoggiare combattenti nazisti e tagliagole jihadisti? La metabolizzazione della sinistra nel corpo di un Impero pronto alla guerra. [Piotr]

Redazione
giovedì 16 ottobre 2014

di Piotr.

Quando l'ho visto sono rimasto scioccato. È un'esperienza dura vedere questo brevissimo documento filmato di Pandora TV. Ma è un'esperienza necessaria. Oso dire che è obbligatorio guardarlo. Perché ciò che lì accade ci è vicino nello spazio e purtroppo non ci sarà lontano nel tempo. Si tratta del massacro di Odessa.
Invito a non essere bambini e a guardarlo: http://www.pandoratv.it/?p=635
L'avete visto? Bene. Una volta avremmo detto "E' una strage nazista". Esatto! Anche adesso è così. Solo che non lo si può dire. Invece noi che siamo politicamente scorretti lo diciamo e lo motiviamo in modo semplice: sono ben tre i dicasteri di Kiev in mano a esponenti di Svoboda (Pubblica Istruzione, Ecologia e Risorse Naturali, Politiche agricole e alimentari). Inoltre è di Svoboda il vicepremierato e il Consiglio Nazionale Sicurezza e Difesa (che comprende Difesa e Forze Armate - il vicesegretario è sempre un nazista, ma di altra parrocchia). Il ministero della Gioventù e dello Sport è invece in mano all'Assemblea Nazionale Ucraina - Autodifesa del Popolo Ucraino (UNA-UNSO) così come la commissione anticorruzione nazionale. 
Svoboda è il partito dei neonazisti galiziani, il suo simbolo sono le dita della mano che formano un tridente (il tridente è lo stemma dell'Ucraina), ma tra i suoi militanti è anche diffusa la svastica e sue varianti come il Wolfsangel, che vedete qui sotto, simbolo del nucleo originario di Svoboda, il Partito Social-Nazionale di Ucraina, usato anche dagli aderenti di Settore Destro.

[FOTO: Il Wolfsangel in parata e, a destra, in azione durante il golpe di Kiev. Bella gente.]

Questo partito ha un libello ideologico intitolato "Nazionalsocialismo" ispirato al capo delle Camice Brune, Ernst Röhm e a Joseph Goebbels. Il loro slogan è "Liberiamoci dal giogo ebraico-moscovita". Coerentemente, definiscono l'attrice ucraina Mila Kunis una "scrofa" perché di madre ebrea e padre russo. UNA-UNSO è un'organizzazione paramilitare di estrema destra addestrata in basi NATO in Polonia fin dai tempi della guerra in Bosnia. È forse più un reparto militare della NATO che un partito politico. Questa formazione fa parte della federazione Settore Destro. 
E adesso vediamo cosa succede a casa nostra. 
Una cosa sulle prime sconcertante, anche se a un secondo scrutinio si rivela essere un necessario e coerente esito di una politica precisa. Ad ogni modo ho cercato conferme nella pubblicistica. E, come vedrete, le ho trovate senza fatica. E nessuna di provenienza "antimperialista".

Il PD lo scorso 14 settembre ha organizzato a Buscate, in provincia di Milano, la prima "Festa dell'Unità ucraina", con la collaborazione dell'Associazione Maidan, il patrocinio del Console ucraino a Milano, Andriy Kartysh, e il supporto del Sindaco di Buscate, Maria Teresa Pisoni. Sul palco si sono succeduti Matteo Cazzulani"Responsabile per i rapporti del PD metropolitano milanese con i Partiti democratici e progressisti nel Mondo", la giornalista Anna Zafesova, il saggista Massimiliano Di Pasquale, il "reduce del Maidan" Mauro Voerzio e il Presidente dell'Associazione MaidanFabio Prevedello.


Benissimo. Ma chi è Mauro Voerzio? Ufficialmente "tour operator" si dedica a facilitare e coordinare l'invio di italiani a combattere nelle fila dei battaglioni ucraini di volontari nazisti. Questi battaglioni sono i maggiori responsabili dei massacri di civili e delle esecuzioni a sangue freddo dei prigionieri (qui e qui). E hanno sulla coscienza Odessa.

Mauro Voerzio, questo illustre ospite alla kermesse del PD a Buscate (una vera e propria "prima assoluta nazionale"), contemporaneamente ne organizzava una tutta sua a Milano col nobile fine di raccogliere fondi per la Guardia Nazionale dell'Ucraina, tramite l'AssociazioneEuropea Italia-Ucraina MaidanTale Guardia Nazionale ha tra i suoi reparti il famigerato "Battaglione Azov", nato col patrocinio deldeputato nazista (e in aggiunta indagato per pedofilia) Oleg Ljashko e sponsorizzato dall'oligarca ucraino-cipriota-israeliano Igor Kolomojskij (il politico e giornalista russo-israeliano, Avigdor Eskin ha dichiarato: "Sarebbe giusto che la comunità ebraica lo facesse decadere da ogni carica e lo espellesse da tutte le sue organizzazioni ... È intollerabile che un nostro correligionario dia soldi a persone che indossano la svastica nazista.").

[FOTO: http://megachip.globalist.it/QFC/NewsExtra_220067.jpg ]

E chi ha co-fondato con Voerzio questa benemerita associazione? Tirate a indovinare. Ma sì, proprio Fabio Prevedello l'altro illustre ospite della "Festa dell'Unità ucraina" targata politicamente PD.
Così è. Un semplice dato di fatto. Ma visto che l'attività degli illustri ospiti non era un mistero (li hanno scelti non a caso), vale la proprietà transitiva. E quindi questi semplici dati di fatto costituiscono una catena che con solo tre gradi di separazione ci porta dal PD metropolitano milanese ai battaglioni nazisti in Ucraina

Ma c'è un ancor più inquietante prolungamento, o diramazione. State un po' a sentire.

Se Prevedello e Voerzio erano gli illustri ospiti del PD a Buscate, chi era invece l'illustre ospite della parallela kermesse milanese della loro associazione? Be', qui siamo all'apoteosi. Era Francesco Saverio Fontana, alias François Fontaine, alias Stan.

Ecco alcune sue significative dichiarazioni:
1. "Da giovane militavo in Avanguardia Nazionale [era infatti amico di Delle Chiaie]. Sognavo un giorno di prendere parte a una vera rivoluzione patriottica. Questa è la mia ultima opportunità per farlo: come potevo lasciarmela sfuggire?".2. "Non c'è spazio per i sentimentalismi. Questa è la guerra. Sono qui per uccidere".3. "Ero a Odessa il giorno del rogo".

Eccolo qui sotto alla kermesse degli ospiti del PD milanese (è quello col Wolfsangel al braccio). Mettendo insieme le sue dichiarazioni, la domanda che viene spontanea è: l'ultima affermazione è un dato di fatto o è orgoglio mal celato?

[FOTO: http://megachip.globalist.it/QFC/NewsExtra_220068.jpg ]

Finiamo alla grande con il piddino Matteo Cazzulani. Questo individuo ha un pallino per l'Ucraina. Fece parte, assieme all'eurodeputato piddino Gianni Pittella, di una missione europea a Kiev alla vigilia del golpe. Tornò con le idee molto chiare: occorre strappare a tutti i costi l'Ucraina dalla sfera d'influenza russa.

La verità è che Viktor Janukovyč era già abbondantemente filoccidentale e l'Ucraina era già abbondantemente nel campo economico europeo. Aveva però pensato che rimanere in una posizione di cuscinetto in termini geopolitici, e parzialmente in termini economici, sarebbe stato vantaggioso per lui e per l'Ucraina. Mai conti furono più sbagliati! Non aveva capito che l'epoca della globalizzazione stava velocemente concludendosi per aprire quella dei blocchi contrapposti, sia economicamente sia geopoliticamente. 
Cioè quel tipo di fase che portò alla Seconda Guerra Mondiale. 
Quindi è del tutto falso che Janukovyč fosse filo-russo. È invece del tutto vero che il golpe di Kiev serviva a perfezionare la separazione dell'Europa dall'Est, iniziata con le guerre dei Balcani e proseguita con le "primavere arabe", e nel contempo alzare un vallo militare [1].
Dalle sue dichiarazioni, Cazzulani sembra un esecutore ligio di questa strategia, che ovviamente non ha nulla a che vedere con gli interessi italiani ed europei. 
È quasi inutile sottolineare che la coppia Cazzulani-Pittella è stata grande sostenitrice "umanitaria" di Yulia Tymoshenko, l'oligarca così democratica che subito dopo il golpe nazista che l'ha rimessa in sella ha dichiarato che i Russi in Ucraina dovevano essere sterminati con le armi nucleari (nella pagina linkata c'è anche un video dove, pensando di non essere registrata, la Tymoshenko suggerisce di attaccare i veterani russi della guerra antinazista). Questa è la criminale il cui ritratto campeggiava a Roma in piazza del Campidoglio come vittima della repressione e su cui tutti eravamo invitati a piangere e a indignarci.
Come si vede non è assolutamente un caso che il Cazzulani e i patron di neonazisti Voerzio e  Prevedello si siano trovati assieme sul palco di Buscate, benedetti dal PD milanese. Dio li fa e poi il PD li accoppia.
In questo caso la volontà dei soggetti è chiarissima. Posso invece lasciare il beneficio dell'ignoranza riguardo un altro vergognoso palco dove il PD si accoppiò ai più alti livelli (Bersani, all'epoca segretario) con un estremista anti-Assad, reo, in senso tecnico, di crimini di guerra (uccisione di prigionieri - storia rivelata dal New York Times).

Cosa è successo è stato già raccontato e quindi non lo ripeto. Resta il fatto che anche se concediamo il beneficio dell'ignoranza, il PD non ha mai fatto atto di costrizione né chiesto scusa, quanto meno ai famigliari dei soldati siriani uccisi dall'ospite dell'allora suo segretario.

Dovrebbe essere molto interessante per la magistratura italiana valutare in punta di diritto (internazionale e interno) se chi fa strage fra i siriani e gli ucraini debba o non debba essere arrestato una volta rientrato in Italia. Ma così finora non è stato. Quanto durerà lo scudo di omertà e alte protezioni che salvaguarda la soldataglia di ventura del XXI secolo?.

A questo punto è necessario chiedere a tutta la sinistra cosa non ha funzionato nel proprio apparato critico per arrivare a una situazione in cui gli stessi che parlano (totalmente a vanvera) di "antifascismo", che vanno in piazza (sempre più stancamente) il 25 aprile a celebrare la liberazione dal giogo nazifascista, poi sostengono forze criminali vomitevoli, dichiaratamente e orgogliosamente naziste, al punto che qualcuno di loro a livello governativo, come il ministro Roberta Pinotti (ex PCI-PDS-DS e ora PD), in maggio era pronto a inviare i nostri soldati a combattere a fianco di battaglioni con la svastica proprio contro chi storicamente sconfisse il nazismo. 
Da un certo punto di vista non è altro che il ripetersi della Storia, un ritorno alle origini: la sinistra può servire coscientemente interessi reazionari. Lo ha sempre fatto, come è dimostrato dall'uccisione della comunista Rosa Luxemburg da parte del più grande partito di sinistra europeo di allora, il Partito Socialdemocratico Tedesco. È triste, ci siamo illusi, ma non possiamo dire che sia una sorpresa.

Per intenderci, d'ora in avanti mi riferirò alla sinistra col termine "progressisti" e al comunismo con quella di "movimento per l'emancipazione". Due cose distinte. 

Oltre alla macro-giustificazione storica, occorre cercare di capire i micro-processi, quelli in cui siamo coinvolti tutti noi. Ed è qui che la distinzione precedente entra in gioco.
Ripensiamo alla povera donna incinta trucidata a Odessa da questi ratti schifosi, a quella ragazza violentata e poi bruciata e a queste due vittime, una giovanissima madre con la figlioletta, morte sotto i bombardamenti governativi a Gorlovka, Ucraina orientale.

[ FOTO: http://megachip.globalist.it/QFC/NewsExtra_220069.jpg ]

La pubblicazione di queste foto su un blog italiano ha richiamato commenti come i seguenti: «Ecco, ora non potrete più sbandierare il tricolore russo», «Due filo russe di meno».

So che vi chiedo uno sforzo, ma concentratevi per qualche secondo su queste tre situazioni, provate a ricostruire come è andata, le grida, il terrore, il dolore, la morte.

Coraggio!
L'avete fatto?

Bene. Ecco allora uno spunto di riflessione che sembra di primo acchito stravagante ma invece è molto pertinente: queste nefandezze sono le prodezze degli amici delle Femen
Non è un'accusa generica o una metafora, è un dato di fatto documentato. 
Come altro si può interpretare il simbolo del partito nazista Svoboda fatto da una delle fondatrici e militanti carismatiche delle Femen, Sasha Shevchenko, accanto sorridente a Edouard Iholnikov, capo del settore giovanile di Svoboda a Kiev?

[FOTO: http://megachip.globalist.it/QFC/NewsExtra_220070.jpg ]

Perché tiro in ballo le Femen? Perché rappresentano in un certo senso la sintesi di varie tecnologie usate dall'Impero per lo sterminio di ogni neurone critico. 
Qui infatti entrano in gioco - nominalmente - la corporeità, la femminilità, i diritti di genere, l'uguaglianza, la contro-morale anti-borghese, il diritto al dissenso, la lotta per la democrazia, insomma tutti temi che per la sinistra hanno un valore costituente (almeno a parole). 
Così, quello delle Femen, al pari di altri fenomeni come le Pussy Riot, diventa un vero e proprio "case study" per capire come l'ideologia imperiale abbia lavorato nelle nostre coscienze, l'abilità con cui ha usato i nostri simboli, la nostra grammatica, i nostri sogni, i nostri programmi per inocularci la sua immagine di mondo e farci deragliare. Una capacità mefistofelica.
Non è forse geniale questo Impero che massacra e mette in galera i suoi Occupy Wall Street e poi sponsorizza un movimento di protesta a Hong Kong e lo chiama "Occupy central"? 
È sfrontato, ma geniale.
Ecco di nuovo i nostri simboli, la nostra grammatica, i nostri programmi al lavoro, ma in senso imperiale, non emancipatorio. Un senso, cioè, che al più può essere considerato "progressista".

Ma nemmeno questa è una novità. Abbiamo il Vaticano giusto dall'altra parte del Tevere, un'istituzione la cui storia è la testimonianza che anche le parole di un Salvatore nato in una stalla, nemico dei potenti, che ordina di non uccidere, possono essere messe al servizio di voraci, di potenti e di assassini

Così come l'imperatore Costantino ha rivoltato l'alterità cristiana, il suo essere anti-Storia, in uno strumento di egemonia e di costruzione della Storia, l'Impero attuale ha fatto la stessa cosa con l'alterità comunista degradatasi a pseudo-alterità di sinistra (e questo degrado è un lato sia soggettivo sia di classe del processo che dobbiamo analizzare).

Possiamo appioppare un termine a questo meccanismo: "Metabolizzazione costantiniana".

Occorre poi capire con quali mezzi è avvenuta questa metabolizzazione (uso il passato perché è un processo già molto avanti, quasi concluso), come ha agito nelle nostre esistenze, nei nostri convincimenti, nelle grammatiche della nostra vita.
Non è solo una questione rigidamente razionale di cause-effetti. È, di pari grado, una questione di coscienza.
E non è nascondendo la testa sotto la sabbia che si evita di fare i conti con la propria coscienza. Alla fine saremo costretti a cercare di capire se una coscienza ce l'abbiamo oppure no

Siamo infatti di fronte a un punto di non ritorno, un punto in cui la domanda sarà secca: "Ce l'ho o non ce l'ho una coscienza?" 

Dobbiamo capire perché dopo Odessa nessuno di noi ha sentito il bisogno di andare in piazza a urlare il proprio sdegno. A dire: "Basta! Mai coi nazisti! Non vogliamo un governo nazista in Europa! Basta coi loro alleati in Italia, maestri di cinismo e nemici della Costituzione!".
Perché non lo abbiamo fatto? Perché ancora non sentiamo il bisogno di farlo? Non lo sapevamo? Ce lo hanno tenuto nascosto? Be', adesso lo sappiamo! Eccome se lo sappiamo!

Vogliamo ancora distogliere lo sguardo, far finta di non vedere perché ci spaventa troppo riconoscere che seguivamo il nostro avversario? Ma non ci aveva già avvertito Bertold Brecht: «Quando è l'ora di marciare molti non sanno che il nemico marcia alla loro testa»?

Poteva capitare, lo abbiamo sempre saputo. 

E ora che quel brutto momento è arrivato per davvero che facciamo? Gli scongiuri? Vogliamo illuderci che sia uno sbaglio passeggero? La vogliamo buttare nella pattumiera questa deleteria categoria di "sbaglio"? Una politica cosciente e prolungata, anzi, preparata, non è uno "sbaglio", così come Odessa non è un "eccesso", ma un programma. 

Badate, ad esempio, che da Wikileaks si evince benissimo che il nostro ministro degli Esteri da anni collabora alla politica estera della Nato, benché debba dire che Federica Mogherini non sia assolutamente la peggiore di tutti e, anzi, posso ancora sperare in un suo soprassalto di dignità democratica (suvvia, Federica!). Comunque è persino infantile scandalizzarsi: con che altri criteri si dovrebbe nominare il ministro degli Esteri di un Paese appiattito sulla Nato, che dalla Nato accetta ogni sfregio alla sua Costituzione nata dalla Resistenza? La più bella del mondo, dicevamo, te lo ricordi Federica Mogherini? Ma era un'altra epoca geologica.
Vogliamo continuare a fare i bambini che chiudono gli occhi pensando di non essere visti, pensando cioè che il mondo rimane fuori?
Non c'è nulla di più penoso che vedere un adulto che si comporta da bambino di fronte a una situazione tragica, dove ci sono centinaia di migliaia di persone che chiedono un aiuto, il nostro aiuto. Sono quasi tutti donne, bambini e vecchi. Massacrati.
Tra loro, tra poco, ci potranno essere le nostre donne, i nostri bambini e i nostri vecchi. Non crediate di cavarvela mettendo la testa sotto la sabbia per non prendere decisioni. Ci saranno anche loro nella conta e prima di quanto si pensi o si speri.

Si è ormai messa a punto l'Eurogendfor, la gendarmeria europea che sarà al di sopra di ogni legalità e di ogni diritto nazionale. Per ora si prevede il suo utilizzo in "aree di crisi" (prego, spiegare i confini delle "aree di crisi"). 
Non conoscevate questa istituzione? Non sapete allora nemmeno delle raccomandazioni del Parlamento Europeo in base alle quali in Valsusa vengono inviati reparti degli Alpini reduci dall'Afghanistan e i ragazzi No-Tav sono trattati come terroristi (e ad aprire la via fu il giudice Caselli, una punta di diamante dello schieramento progressista - riprova che progresso ed emancipazione possono entrare in rotta di collisione). 
Perché in Italia siamo solerti ad eseguire le più sconce direttive della UE. Anzi, spesso le anticipiamo e persino le peggioriamo, come il pareggio in bilancio nella Costituzione, non solo non richiesto obbligatoriamente dal Patto di Stabilità, ma persino decretato prima dell'approvazione del patto stesso! 
Attenzione dunque, perché tra non molto il G8 di Genova sarà ricordato come Disneyland.

Accanto alle vecchie e nuove forze di repressione agiranno verosimilmente squadracce di picchiatori. Se nazisti italiani possono andare a uccidere in Ucraina, perché nazisti ucraini non possono colpire scomodi bersagli in Italia? Stesso discorso per gli jihadisti. Il "timore" dei governi occidentali per il loro rientro può rivelarsi essere in realtà una minaccia a chi ha orecchie per intendere. Le intimidazioni in Italia contro chi denuncia le loro nefandezze in Medioriente e Ucraina sono iniziate da tempo e questa doppia arma imperiale nazi-fondamentalista ha grandi potenzialità. Difficilmente l'Impero la sprecherà - a meno che il suo uso diventi troppo controproducente e generi delle reazioni non previste - perché siamo a un punto talmente concitato della crisi che l'Impero non fa più nemmeno in tempo a costruire menzogne ben confezionate. Gliene è saltata una dopo l'altra a un ritmo crescente: le armi di distruzione di massa di Saddam, i bombardamenti di Gheddafi, le armi chimiche di Assad, l'indipendenza dell'ISIS, e via mentendo, nonostante la loro immensa potenza di fuoco propagandistica e ideologica.
Ciò che inquieta e preoccupa è che all'Impero sembra che nemmeno gli importi più di essere sbugiardato. Siamo al punto che lo sbugiardamento viene anticipato con una rivendicazione, come quando la televisione di proprietà della Casa Saudita dichiara che l'ISIS è di fatto un reparto militare operativo saudita comandato da un membro della Casa.
Sembra quindi che oggi metabolizzare le nostre menti non interessi più di tanto all'Impero. Perché? Non credo che si possa gioirne più di tanto, paradossalmente, perché è un altro segnale dello show-down.
Si dà ormai per scontato che la macchina propagandistica della Terza Guerra Mondiale faccia acqua, molta acqua. Non possono farci nulla, almeno per tre motivi. Il primo, purtroppo, è che sanno che le prossime mosse saranno tali da non avere alcuna possibilità di essere giustificate, se non come pura volontà di potenza. In secondo luogo, hanno troppi fronti aperti, devono preparare troppe provocazioni e quindi ormai si fa un tanto al chilo, come viene viene. Infine hanno contro la macchina informativa di sei settimi dell'umanità, che delle loro fandonie non ne possono più. Quindi danno per scontato che troppe coscienze si risveglieranno. Coscienze morse a sangue dalla crisi. E quindi, ecco le contromisure. E per quanto questa UE ci stia antipatica, dobbiamo ammettere che l'Europa non arrivava a questo punto se non sapeva che si sta per giungere a uno scontro durissimo nazionale e internazionale.

Ma tutto ciò si può evitare. Non è facile, non è immediato, la frenata prima del baratro può essere a singhiozzo, anzi sicuramente lo sarà, con scossoni, urti, sballottamenti. Tuttavia possiamo frenare questa locomotiva impazzita prima che ci trascini tutti nel burrone. Innanzitutto siamo moltissimi di più dei pazzi alla sua guida. 
Basta rendersene conto ed evitare di bloccare tutto con distinguo dogmatici e suddivisioni ridicole.

In secondo luogo le loro tecniche di persuasione hanno iniziato la fase dei rendimenti decrescenti e ne hanno paura. E credo, infine, che anche molti ai piani alti inizino ad essere spaventati dalla macchina mostruosa che hanno messo in moto.

[FOTO: http://megachip.globalist.it/QFC/NewsExtra_220071.jpg ]

NOTA: 
[1]. In un'epoca di caos sistemico, il risultato di decisioni e azioni anche di ampio respiro hanno effetti che possono essere valutati solo di volta in volta, perché anche le grandi linee strategiche, utili per una prima lettura, non hanno nulla di veramente definito e definitivo. Non di rado ciò è stato descritto come mancanza di una "grand strategy". Inoltre un'azione e una decisione non hanno un unico scopo e, ovviamente, possono avere effetti contraddittori. Nello specifico, le guerre dei Balcani inizialmente avevano uno scopo di penetrazione nel continente eurasiatico, perché la situazione di allora poteva far ritenere praticabile quell'obiettivo strategico. Le successive "primavere arabe" riflettevano più una strategia di accerchiamentodei grandi competitor internazionali degli USA. Infine la crisi ucraina sembra a tutti gli effetti l'applicazione di una nuova strategia, alternativa a quella di penetrazione, per ora accantonata, ovvero una strategia di contrapposizione di un potente blocco occidentale contro il blocco orientale e le sue diramazioni latino-americane. Ogni revisione della strategia precedente solitamente lascia dietro di sé detriti caotici dovuti al rapido mutare degli originali obiettivi di precedenti azioni.



(italiano / english / srpskohrvatski)

Putin: "Obamin pristup Rusiji je neprijateljski"

L'intervista integrale di Putin al giornale Politika, in cui si parla del pericolo neonazista in Europa e si condanna il tentativo degli Usa di accerchiare la Russia

1) Vladimir Putin ha accusato l'Ucraina e Lettonia dell'espansione del neonazismo (Vesti.ru)
2) Putin: Nazi virus ‘vaccine’ losing effect in Europe (RT / Politika)
3) ЕКСКЛУЗИВНИ ИНТЕРВЈУ: ВЛАДИМИР ПУТИН, председник Руске Федерације (Politika, 16/10/2014)


READ/ LISTEN/ SEE ALSO:

Interview with Sergei Glaziev - Advisor to President Putin (http://vineyardsaker.blogspot.com - 19/ago/2014 - Subtitles in english, french,german, and korean)
TRAD: la traduzione italiana per iscritto dell’intervista tratta dal sito «Informare per Resistere» 

Sergej Naryshkin, da 3 anni presidente della Duma, all’Italia: tra Europa e Russia gli interessi Usa (Marc Innaro, 17 settembre 2014)

La Russia non "punirà" l’Occidente con sanzioni di ritorsione (18/9/2014)

Putin: Russia’s isolation is ‘absurd & illusory goal’ (RT / Politika, October 15, 2014)

FLASHBACKS: 

Intervista a Putin rilasciata nel 2004 (Pandora TV)

Putin si scaglia contro i revisionisti della Seconda Guerra Mondiale

Putin Says Legal Initiative to Counter Nazism Timely (RIA Novosti, 3/7/2014)
http://en.ria.ru/russia/20140703/190798678/Putin-Says-Legal-Initiative-to-Counter-Nazism-Timely.html
or https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8034

Discorso di Vladimir Putin ai rappresentanti del corpo diplomatico / Putin spricht: USA wollen die Welt in eine Weltkaserne verwandeln
1 Juli 2014. Ansprache des russischen Präsidenten Wladimir Putin vor der Versammlung der Diplomaten und Botschafter des russischen Außenministeriums in Moskau. Ausschnitte. 
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=WVQsoIcevLI

Putin vs. Obama
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/7938


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Vladimir Putin ha accusato l'Ucraina e Lettonia dell'espansione del neonazismo



15/10/2014

Opporsi alla glorificazione del nazismo - è il nostro dovere comune, ha dichiarato il Presidente russo Vladimir Putin in un'intervista al quotidiano serbo "Politika", intervista data alla vigilia della sua visita a Belgrado per partecipare agli eventi dedicati al 70° anniversario della liberazione della capitale serba dagli invasori nazisti.
 
"Oggi il nostro dovere comune - opporsi alla glorificazione del nazismo" ha detto Putin. "Resistere saldamente ai tentativi di rivedere i risultati della seconda guerra mondiale. Combattere coerentemente tutte le forme e manifestazioni di razzismo, xenofobia, nazionalismo aggressivo e sciovinismo". Il leader russo ha espresso il convincimento che il contributo alla soluzione di questi problemi arriverà anche dalla celebrazione dell'anniversario a Belgrado ideato per essere un'ulteriore manifestazione della sincera amicizia dei due popoli basata su sentimenti di reciproca simpatia, rispetto e vicinanza spirituale, nonché la fratellenza dei due eserciti durante la seconda guerra mondiale. "Ci auguriamo che la conservazione della memoria storica continuerà e ci aiuterà, d'ora in avanti, a rafforzare la pace, la stabilità e la prosperità dello spazio comune europeo" ha detto il Presidente.
 
Inoltre ha espresso la sua gratitudine alla leadership serba per l'invito a visitare il paese e prendere parte alle celebrazioni. "Siamo sinceramente grati agli amici serbi per il rispetto della memoria dei soldati sovietici, che, insieme con i soldati dell'Esercito di Liberazione Popolare della Jugoslavia (AVNOJ), combatterono contro gli occupanti nazisti" ha detto il capo dello Stato. Ha ricordato come durante la seconda guerra mondiale sul territorio della ex Jugoslavia siano stati uccisi, feriti o dispersi più di 31 mila soldati e ufficiali dell'Armata Rossa. Circa 6.000 cittadini sovietici combatterono contro gli invasori nelle file dell'AVNOJ. Impresa ha portato alla nostra vittoria comune sul nazismo e rimarrà per sempre nella memoria collettiva come un esempio di coraggio e forza di volontà indomabile, di servizio disinteressato alla Patria" cita il capo dello Stato la TASS
 
"Purtroppo il "vaccino" dal virus nazista prodotto dal Processo di Norimberga in alcuni paesi europei ha perso forza. Ne sono testimonianza vivente le aperte manifestazioni di neonazismo che sono diventate abituali in Lettonia e negli altri paesi baltici" ha detto il Presidente russo. Putin ha proseguito dicendo che "di particolare preoccupazione a questo riguardo è la situazione in Ucraina, dove nel mese di febbraio si è avuto un colpo di stato anticostituzionale alla guida del quale si sono posti i nazionalisti e gli altri gruppi radicali".
 
Il Capo dello Stato ha detto che 70 anni fa, i popoli della Russia e della Serbia "insieme hanno schiacciato la criminale ideologia di odio che minacciava l'esistenza della civiltà".Anche oggi, a suo parere "è importante che la gente nei diversi paesi, nei diversi continenti ricordino quali conseguenze terribili possono provocare la fiducia nella propria eccezionalità, i tentativi con qualsiasi mezzo volti a raggiungere obiettivi geopolitici dubbi trascurando le elementari norme del diritto e della morale". "Tutto deve essere fatto per prevenire tali tragedie in futuro" ha concluso Putin.
 


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Putin: Nazi virus ‘vaccine’ losing effect in Europe

Published time: October 15, 2014

The coup d’état in Ukraine is a worrying example of growing neo-Nazi tendencies in Eastern Europe, Russian President Vladimir Putin told a Serbian newspaper. He stressed that “open manifestations” of neo-Nazism are also commonplace in Baltic states.

READ MORE: Putin: Russia’s isolation is ‘absurd and illusory goal’

“Regrettably, in some European countries the Nazi virus 'vaccine' created at the Nuremberg Tribunal is losing its effect. This is clearly demonstrated by open manifestations of neo-Nazism that have already become commonplace in Latvia and other Baltic states,” Putin told Politika newspaper ahead of his visit to Serbia. “The situation in Ukraine, where nationalists and other radical groups provoked an anti-constitutional coup d’état in February, causes particular concern in this respect.”

Below is the full text of the interview.

Politika:You are coming to Belgrade to take part in the celebrations commemorating the 70th anniversary of the city’s liberation from occupation by Nazi Germany. Why, in your view, are such commemoration events important today?

Vladimir Putin: First of all, I would like to thank the Serbian leadership for the invitation to visit Serbia and take part in the celebrations commemorating the 70th anniversary of the liberation of Belgrade from occupation by Nazi Germany.

We are truly grateful to our Serbian friends for the way they treasure the memory of the Soviet soldiers who fought together with the National Liberation Army of Yugoslavia against Hitler’s occupation troops. During World War II, over 31,000 Red Army officers and soldiers were killed, wounded or went missing on the territory of former Yugoslavia. About 6,000 Soviet citizens fought against the invaders in the ranks of the National Liberation Army. Their courage brought our common victory over Nazism closer and will always be remembered by our peoples as an example of bravery, unyielding determination and selfless service to one’s homeland.

It is hard to overestimate the importance of the upcoming events. Seventy years ago, our nations joined forces to defeat the criminal ideology of hatred for humanity, which threatened the very existence of our civilization. And today it's also important that people in different countries and on different continents remember what terrible consequences may result from the belief in one’s exceptionality, attempts to achieve dubious geopolitical goals, no matter by what means, and disregard for basic norms of law and morality. We must do everything in our power to prevent such tragedies in the future.

Regrettably, in some European countries the Nazi virus “vaccine” created at the Nuremberg Tribunal is losing its effect. This is clearly demonstrated by open manifestations of neo-Nazism that have already become commonplace in Latvia and other Baltic states. The situation in Ukraine, where nationalists and other radical groups provoked an anti-constitutional coup d’état in February, causes particular concern in this respect.

Today, it is our shared duty to combat the glorification of Nazism. We must firmly oppose the attempts to revise the results of WWII and consistently combat any forms and manifestations of racism, xenophobia, aggressive nationalism and chauvinism.

I am sure that the anniversary celebrations in Belgrade, which are to become another manifestation of the sincere friendship between our nations based on the feelings of mutual affinity and respect, on spiritual kinship, on brotherhood in arms in the years of WWII, will also contribute to addressing these challenges. We hope that the preservation of historical memory will continue to help us strengthen peace, stability and welfare of the common European space together.

Politika:How do you see the Russian-Serbian relations today? What has been achieved during the past 20 years and what future trends in the interaction between the two countries do you foresee?

Vladimir Putin: Serbia has always been and still is one of Russia’s key partners in southeastern Europe. Our nations are united by centuries-long traditions of friendship and fruitful cooperation. Their development is fostered by common interests in such spheres as politics, the economy, culture and many others.

Today, Russian-Serbian relations are on the rise. In 2013, President of Serbia Tomislav Nikolic and I signed the Interstate Declaration on Strategic Partnership, reaffirming our shared intention to promote large-scale collaboration in all key areas.

We have maintained active political contacts to discuss relevant bilateral and international issues in the spirit of confidence and agree on joint practical steps. Our governments cooperate closely within the United Nations, OSCE, the Council of Europe and many other organizations.

We are satisfied with the consistent progress in our economic relations bolstered by the existing free trade regime between our countries. In 2013, our mutual trade grew by 15 percent amounting to $1.97 billion, and, in the first six months of 2014, it increased by another 16.5 percent to $1.2 billion. We expect it to reach $2 billion by the end of this year.

A positive trend continues in the field of investment as well. The total amount of Russian investments in Serbia has exceeded $3 billion. Most of these funds have been invested in the strategically-important energy industry. One example of successful cooperation is the energy giant Petroleum Industry of Serbia, which has turned from a loss-making enterprise into a major contributor to the Serbian state budget. The South Stream project will provide Serbia with more than 2 billion euro in new investments and significantly strengthen the country’s energy security.

Serbia’s rail infrastructure is being rebuilt and upgraded with the participation of the Russian Railways and our support in the form of loans.

I am pleased to see Serbian businesses play an active part in the promising Russian market. For example, they supply high-quality agricultural and industrial products.

I would like to note another important area of our bilateral cooperation. In recent years, the Russian-Serbian Humanitarian Centre in Nis has taken part in disaster response operations in the Balkans on several occasions. Last May, Russian rescuers helped to evacuate people during a severe flood. Russian Emergencies Ministry aircraft made several flights to deliver more than 140 tonnes in humanitarian aid to Serbia.

The growing mutual interest of Russian and Serbian people in our countries’ history and culture is also evidence of deepening humanitarian relations. This autumn, Serbia is hosting Days of Russian Spiritual Culture with great success. The central event is the exhibition titled Russia and Serbia. History of Spiritual Connections, 14th-19th Century. We plan to expand cultural, educational, scientific and youth exchanges, and to promote tourism and sports events.

I am confident that my upcoming visit to Belgrade will give a new boost to the traditionally friendly Russian-Serbian relations, which will continue to grow and strengthen from year to year.

Politika:There is currently a great deal of speculation regarding the possible reduction in the supplies of Russian gas to Europe because of Ukraine's debt. Should European consumers get ready for a cold winter? What about the future of the South Stream project, which is of great interest to Serbia?

Vladimir Putin: First of all, I would like to stress that Russia is meeting its obligations in full with regard to gas supplies to European consumers. We intend to further deepen our cooperation with the EU in the energy sector, where we are natural partners, on a transparent and predictable basis.

Since the beginning of the 21st century, we have successfully implemented a number of major projects together with our European partners. This includes the Nord Stream pipeline, which is an important factor in minimizing transit risks and ensuring uninterrupted gas supplies to Europe. Over recent months, Gazprom has been actively increasing gas reserves in European underground gas storage facilities. These measures are aimed to prevent transit disruptions and meet peak demand in winter.

Naturally, we are aware of the risks generated by the Ukrainian crisis. We were forced to interrupt gas supplies to Ukraine last June because the Kiev authorities refused to pay for gas supplies they had already received. In late summer and early autumn, we held a series of consultations in a three-party format with the participation of Russia, the EU and Ukraine, where we discussed possible mutually-acceptable solutions to the problem of the Ukrainian gas debt settlement, resumption of gas supplies to Ukraine - which had been stopped by the Ukrainian side itself - and continuous hydrocarbon transit to Europe. We are ready to continue constructive talks on these issues.

As for the future of Russian gas exports to Europe, the problem of transit across the Ukrainian territory remains. One of the more obvious solutions might be to diversify the delivery routes. In this regard, we hope that the European Commission will finally make a decision in the nearest future about the use of the OPAL gas pipeline at full capacity.

In addition, we need to resolve the deadlock concerning the South Stream. We are convinced that this project will significantly contribute to integrated energy security in Europe. It will benefit everybody, Russia as well as European consumers, including Serbia.

Politika:In your opinion, what is the ultimate objective of the sanctions against Russia, imposed by the EU and the United States? How long will they last, in your view, and how much harm can they do to Russia?

Vladimir Putin: This question should be addressed to the EU and the United States, whose reasoning is hard to understand. Any unbiased person knows that it was not Russia who staged the coup d’état in Ukraine, which led to the grave internal political crisis and a split in society. An unconstitutional seizure of power was the starting point for the subsequent events, including the ones in Crimea. The people of Crimea, seeing the complexity and unpredictability of the situation and in order to protect their rights to their native language, culture and history, decided to hold a referendum in full compliance with the UN Charter, as a result of which the peninsula re-joined Russia.

Our partners should be well aware that attempts to put pressure on Russia with unilateral and illegitimate restrictive measures will not bring about a settlement, but rather impede the dialogue. How can we talk about de-escalation in Ukraine while the decisions on new sanctions are introduced almost simultaneously with the agreements on the peace process? If the main goal is to isolate our country, it’s an absurd and illusory goal. It is obviously impossible to achieve it, but the economic health of Europe and the world can be seriously undermined.

With regard to the duration of the restriction measures, it also depends on the United States and the European Union. For our part, we will adopt a balanced approach to assessing the risks and impact of the sanctions and respond to them proceeding from our national interests. It is obvious that the decline in mutual confidence is bound to have a negative impact on both the international business climate in general and on the operation of European and American companies in Russia, bearing in mind that such companies will find it difficult to recover from reputational damage. In addition, it will make other countries think carefully whether it is wise to invest their funds in the American banking system and increase their dependence on economic cooperation with the United States.

Politika:What do you think the future holds for Russian-Ukrainian relations? Will the United States and Russia re-establish a strategic partnership after all that has happened, or will they build their relations in a different way?

Vladimir Putin: As for Russia, its relations with Ukraine have always played and will continue to play a very important role. Our nations are inextricably linked by common spiritual, cultural and civilizational roots. We were part of a single state for centuries, and that huge historical experience and millions of intertwined fates cannot be dismissed or forgotten.

Despite the current difficult stage in Russian-Ukrainian relations, we are interested in progressive, equitable and mutually-beneficial cooperation with our Ukrainian partners. In practice, this will become possible after sustainable peace and stability are achieved in Ukraine. Therefore, we hope to see an end to the protracted deep political and economic crisis.

Today, there is a real opportunity to end the armed confrontation, which actually amounts to a civil war. The first steps in this direction have already been made. It is vital to start a real intra-Ukrainian dialogue as soon as possible involving representatives from all the regions and political forces. This approach was documented in the Geneva Statement of April 17. Such a nationwide dialogue must focus on Ukraine’s constitutional structure and the future of the country, where all the citizens with no exception will live comfortably and in safety.

As for Russian-US ties, our aim has always been to build open partnership relations with the United States. In return, however, we have seen various reservations and attempts to interfere in our domestic affairs.

Everything that has happened since the beginning of this year is even more disturbing. Washington actively supported the Maidan protests, and when its Kiev henchmen antagonized a large part of Ukraine through rabid nationalism and plunged the country into a civil war, it blamed Russia for provoking the crisis.

Now President Barack Obama in his speech at the UN General Assembly named the “Russian aggression in Europe” as one of the three major threats facing humanity today alongside with the deadly Ebola virus and the Islamic State. Together with the sanctions against entire sectors of our economy, this approach can be called nothing but hostile.

The United States went so far as to declare the suspension of our cooperation in space exploration and nuclear energy. They also suspended the activity of the Russia-US Bilateral Presidential Commission established in 2009, which comprised 21 working groups dedicated, among other things, to combating terrorism and drug trafficking.

At the same time, this is not the first downturn in relations between our countries. We hope that our partners will realize the futility of attempts to blackmail Russia and remember what consequences discord between major nuclear powers could bring for strategic stability. For our part, we are ready to develop constructive cooperation based on the principles of equality and genuine respect for each others' interests.



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СВЕТ

ЕКСКЛУЗИВНИ ИНТЕРВЈУ: ВЛАДИМИР ПУТИН, председник Руске Федерације


Обамин приступ Русији је непријатељски


Руско-српски односи су у успону. – Западне санкције натераће многе земље да преиспитају колико је паметно поверавати своја средства америчком банкарском систему


У првом интервјуу неком медију на постјугословенском простору, председник Руске Федерације Владимир Владимирович Путин истакао је значај достојног обележавања великих антифашистичких јубилеја попут 70. годишњице ослобођења Београда. Правећи отворену алузију на савремени политички контекст и односе са Сједињеним Америчким Државама, Путин је истакао да „убеђеност у властиту изузетност“ може да доведе до стравичних последица. 

То није први пут да руски председник у неком страном медију критикује америчко уверење у сопствену изузетност – учинио је то пре годину дана у „Њујорк тајмсу” – али никада пре „убеђеност у властиту изузетност“ није ставио у исту раван са злочиначком идеологијом која је срушена пре седамдесет година.

Због велике заузетости, Владимир Путин је на питања „Политике” одговорио електронским путем, што му је последњих година обичај кад даје интервјуе писаним медијима. 

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Како гледате на руско-српске односе данас? Шта се на том плану постигло у последњих 20 година и каква су ваша очекивања за будућност?

Србија је увек била и остаје један од кључних партнера Русије на југоистоку Европе. Наше земље и народе уједињује вишевековна традиција пријатељства и плодне сарадње. Развоју таквих односа доприносе заједнички интереси у политици, привреди, култури, као и у другим сферама живота. Данас су руско-српски односи у успону. То ми је омогућило да са председником Томиславом Николићем 2013. потпишем међудржавну Декларацију о стратешком партнерству, која је потврдила заједничко усмерење према развоју свеобухватне сарадње у свим кључним областима. Подржавамо активне политичке контакте током којих са поверењем разматрамо актуелна билатерална питања и међународне проблеме, договарамо се о заједничким практичким корацима. Наше државе тесно сарађују у УН, ОЕБС-у, Савету Европе и у више других организација.

Да ли сте задовољни садашњим степеном сарадње Србије и Русије?

Задовољни смо доследним развојем економских веза, чему доприносии постојећи режим слободне трговине између наше две земље. У 2013. години узајамна робна размена се повећала за 15 одсто и износила је 1,97 милијарди долара, а само после прве половине 2014. године робна размена је повећаназа још 16,5 одсто, односно само за тај период она већ износи 1,2 милијарде долара. Процењујемо да ће вредност робне размене, према резултатима из прве половине ове године, износити две милијарде долара.

Позитивна динамика се огледа и у сфери инвестиција. Свеукупни опсег руских улагања у Србију надмашио је износ од три милијарде долара. Темељни део ових средстава је усмерен у стратешки важну енергетску привредну грану. Најбољи пример наше успешне сарадње јесте компанија „Нафтна индустрија Србије“, која се из предузећа губиташа претворила у главног платишу –пуниоца српског државног буџета. Реализација пројекта „Јужни ток“ мора да донесе Србији више од две милијарде евра нових улагања, али и да суштински појача енергетску сигурност земље.Уз учешће отвореног деоничког друштва „Руске железнице“ и нашу кредитну подршку остварују се и пројекти реновирања и модернизације железничке инфраструктуре Србије.Говори се о могућем смањивању испорука руског гаса за Европу због дуговања Украјине. Да ли европске потрошаче очекује хладна зима?

Пре свега желим да истакнем да Русија потпуно испуњава своје обавезе у вези са испоруком гаса европским потрошачима. Усмерени смо према даљем продубљивању сарадње са ЕУ у сфери енергетике, где смо и природни партнери на транспарентној и предвидљивој основи. Почев од 2000. године заједно са европским партнерима успели смо да остваримо низ значајних пројеката, укључујући „Северни ток“, који омогућавају да се минимизирају транзитни ризици и да се обезбеди непрекидно снабдевање гасом европских земаља. Током последњих месеци „Гаспром“ убрзано повећава залихе гаса у европским подземним складиштима. Ове мере су предузете да би се спречили прекиди у транзиту гаса и да се обезбеде комфорнији услови за превазилажење врхунца потрошње у зимском периоду. Наравно, несумњиво узимамо у обзир и ризик који је у вези са кризним појавама у Украјини. Били смо приморани да прекинемо испоруке гаса Украјини у јуну ове године јер су кијевске власти одбиле да плаћају већ испоручени гас. Крајем лета и почетком јесени ове године одржан је низ интензивних консултација у трилатералном формату Русија–ЕУ–Украјина, током којих су  разматрани могући узајамно прихватљиви расплети о питањима регулисања украјинског дуговања за гас, поновног покретања испорука горива за Украјину, што је суспендовала сама украјинска страна, и стабилног транзита угљоводоника – енергената за Европу. Спремни смо за наставак конструктивних преговора по овим темама. Но, ако говоримо о даљим перспективама извоза гаса из Русије за Европу онда је очигледно да проблем транзита преко украјинске територије још увек постоји. Једна од очигледних одлука јесте диверзификација маршрута испорука –транзита. У вези с тим рачунамо да ће Европска комисија у скорије време регулисати коначно питање о коришћењу у пуном капацитету гасовода ОПАЛ.

Каква је будућност пројекта „Јужни ток“, за чију је реализацију Србија врло заинтересована?

Неопходно је деблокирање ситуације са „Јужним током“. Убеђени смо да ће овај пројекат дати битан допринос свеобухватној енергетској безбедности Европе. Од тога ће добити сви, и Русија и европски потрошачи, укључујући и Србију.

Шта је по вашем мишљењу крајњи циљ економских санкција ЕУ и САД против Русије?

Ово питање било би исправније да поставите САД и ЕУ, чију је логику тешко схватити. За било ког човека који нема предубеђења јасно је да није Русија потпомагала државни удар у Украјини, државни удар који је довео до тренутне и озбиљне унутрашњополитичке кризе и до цивилног раскола. Управо антиуставно преузимање власти на јуриш постало је полазна тачка за наредне догађаје, укључујући и догађаје на Криму. Разумевши компликован и непредвидљив развој ситуације становници Крима, бранећи своје право на матерњи језик, културу и историју, одлучили су, у пуном складу са Повељом УН,да одрже референдум, а према резултатима тог референдума полуострво Крим се ујединило са Русијом. Зато наши партнери морају прецизно да разумеју да сви покушаји притиска на Русију, преко једностраних нелегитимних и рестриктивних корака, не приближавају уређење наших односа већ само отежавају дијалог.

О каквој тежњи према деескалацији сукоба у Украјини може да се говори, ако се одлуке о новим пакетима санкција доносе и санкције уводе скоро истовремено са постизањем договора о покретању мировног процеса? Ако је главни циљ изоловање наше земље, онда је то сасвим апсурдан и илузорни циљ. Јасно је да је тај циљ немогуће остварити, иако, наравно, привредном здрављу Европе, па и читавог света при свему томе може да буде нанесена велика штета.

До када те санкције против Русије могу да трају и колико могу да нашкоде Русији?

Што се тиче рокова трајања рестриктивних мера, то такође зависи од САД и ЕУ. Са наше стране, ми ћемо избалансирано приступати процењивању ризика и последица примене санкција, па ћемо на њих реаговати полазећи од националних интереса. Очигледно је да снижење узајамног поверења не може а да не изврши негативан утицај како генерално на међународну пословну климу, тако и на делатност европских и америчких компанија у Русији, за које неће бити лако да ликвидирају штету свом угледу. Истовремено ће се и друге земље замислити колико је паметно поверавати своја средства америчком банкарском систему и јачати зависност од економске кооперације са САД.

Како видите будућност руско-украјинских односа?

За Русију су односи с Украјином одувек били и даље ће бити од великог значаја. Наши народи су нераскидиво везани заједничким духовним, културним и цивилизацијским коренима. У току више столећа смо живели у јединственој држави па ово огромно историјско искуство, узајамну повезаност милиона судбина није могуће прецртати, нити заборавити. И поред тога што је сада настала компликована етапа у руско-украјинским односима, заинтересовани смо за прогресивну, равноправну и узајамно корисну сарадњу с украјинским партнерима. У пракси ће то бити могуће након постизања стабилног мира и стабилизације ситуације у Украјини. Зато се и надамо превазилажењу продужене дубоке политичке и економске кризе. Јер, данас се појавила стварна могућност за престанак оружаног сукоба, а фактички грађанског рата. Први кораци у овом правцу су већ направљени. Неопходно је што пре почети реални дијалог унутар Украјине уз учешће представника свих регија, свих политичких снага. Такав приступ је забележен у Женевској изјави од 17. априла ове године. У оквирима таквог општенационалног дијалога потребно је предметно расправити питања о уставном поретку и будућности земље,у којој ће сви држављани Украјине без изузетка моћи да комфорно и безбедно живе.

Хоће ли између Русије и САД после свега што се догодило опет бити стратешког партнерства, или ће односи бити постављени на неке друге основе?

Што се тиче перспектива руско-америчких веза, увек смо тежили отвореним, партнерским односима са САД. Међутим, заузврат смо од стране САД добијали различите примедбе и покушаје мешања у наше унутрашње послове, а оно што се дешава од почетка ове године депримира још више. Вашингтон је активно подржао „Мајдан“ у Кијеву, те је, након што су његови штићеници у Кијеву својим разузданим национализмом изазвали нерасположење значајног дела Украјине и бацили земљу у грађански рат, почео да криви Русију да је она испровоцирала кризу. Затим је и председник Барак Обама са трибине Генералне скупштине УН укључио „руску агресију у Европи“ у списак три главне претње за човечанство данас, заједно са смртоносном грозницом еболом и терористичком групом „Исламска држава“.

Заједно са ограничењима усмереним против целих сектора наше привреде, такав приступ је тешко назвати другачије него непријатељским.

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Важан центар у Нишу

Драго ми је да и српски предузетници енергично освајају перспективно руско тржиште, испоручују квалитетне пољопривредне и индустријске производе. Но, желео бих да истакнем још једну важну сферу билатералне сарадње. Стручњаци руско-српског хуманитарног центра у Нишу током последњих година више пута су учествовали у санацији последица ванредних ситуација на Балкану. У мају ове године, у време великих поплава, руски спасиоци су помагали у евакуацији становника поплављених подручја. Путем неколико летова авиона Министарства Русије за ванредне ситуације у Србију је допремљено више од 140 тона руске хуманитарне помоћи. Дакле, доказ растућих узајамних интереса држављана Русије и Србије, нису само хуманитарни контакти, ту је и област културе. Током јесени ове године у Србији се успешно одвијају Дани руске духовне културе, централни догађај је изложба „Русија и Србија. Историја духовних веза XIV–XIX век“. Желимо да проширимо праксу културних, образовних, научних и омладинских размена, да подстичемо туристичка путовања и спортске догађаје.Сигуран сам да ће посета Београду дати нови озбиљан подстицај традиционално пријатељским руско-српским односима. Који ће из године у годину расти и јачати.

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Неразумно уцењивање Русије

У САД је дошлои до јавних изјава о суспендовању сарадње са нама у освајању свемира и у нуклеарној енергетици. Американци су замрзли делатност руско-америчке Председничке комисије која је била формирана 2009. године и у чији је састав улазила 21 радна група, укључујући и оне које су се бавиле питањима борбе против тероризма и нелегалног промета дроге.

Али садашње захлађење у односима између наших земаља није прво. Надамо се да ће партнери схватити неразумност покушаја да уцењују Русију, те да ће се сетити чиме је бременита неслога између две велике нуклеарне државе кад је стратешка стабилност света у питању. Са наше стране, спремни смо за развој конструктивне сарадње на принципима равноправности и стварног поштовања интереса једних и других...

Мирослав Лазански
објављено: 16.10.2014.




(srpskohrvatski / english / italiano)

Fantomas colpisce ancora

L'apprendista-imperialista stregone ci regala uno spauracchio dopo l'altro: da Bin Laden all'ISIS, e si prepara Al-Fadhli…


0) Inicijative i linkovi

1) ISIS e la fabbrica dei Fantomas (di Adolfo Marino - lunedì 22 settembre 2014)
La produzione di mostri globali va avanti. La fase Bin Laden è finita, il Califfo pare sgonfio per giustificare grossi interventi, si prepari Al-Fadhli…

2) Un miliardo di euro rubato al Fisco italiano e "regalato" a Bin Laden (24 settembre 2014)
Secondo la procura di Milano, grazie a finte vendite di "carbon credit" un'azienda italiana ha frodato più di un miliardo di euro al Fisco. Quei soldi sono finiti ai fondamentalisti islamici…

3) Washington e il mondo stanno realmente facendo guerra all’Isis, oppure… (di Franco Fracassi, 10 ottobre 2014)
In Siria bombardati edifici vuoti e… raffinerie. Morti sotto le bombe solo 14 miliziani dell’Isis. Mentre risulta distrutta quasi tutta la capacità energetica di del regime di Assad. E ancora. Per l’Intelligence Usa l’Isis non rappresenta alcun pericolo. Allora, chi stiamo bombardando?

4) Rat protiv terorizma stvara terorizam (Garikai Chengu, 19/9/2014)
Kako su Sjedinjene Države doprinijele stvaranju Al Qaede i Isisa

5) Perché il mondo sta ignorando la rivoluzione dei Curdi in Siria? (David Graeber, The Guardian)
Nel bel mezzo della zona di guerra siriana un esperimento democratico sta venendo seriamente minacciato dall’Isis. Che il mondo intero ne sia all’oscuro è uno scandalo…

6) BALCANI: I jihadisti? I figli delle fondazioni di beneficienza (Lavdrim Lita, 12 settembre 2014)
In Kosovo, oggi le autorità di sicurezza hanno eseguito altri arresti eccellenti tra quali 12 imam di note moschee di Pristina e  Mitrovica che reclutavano militanti per combattere a fianco dei gruppi islamisti in Siria e in Iraq…


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Inicijative:


Radnička Fronta: Podrška solidarnosti Rožavi (sirijskom Kurdistanu) i Kobaneu - prosvjed u Zagrebu, ispred turske ambasade, subota 14 sati
http://www.advance.hr/vijesti/radnicka-fronta-podrska-solidarnosti-rozavi-sirijskom-kurdistanu-i-kobaneu-prosvjed-u-zagrebu-ispred-turske-ambasade-subota-14-sati/


Guarda / leggi anche:


Strano sceneggiato che ripropone lo stesso video della decapitazione


Handzar and Skanderbeg reloaded


Woman who found the ISIS execution video! (CNN) 03/set/2014
Rita Katz says that her organization released the beheading of Stephen Sotloff video 'before ISIS had a chance to' - " we actually had that video beforehand and were able to beat them (ISIS) with the release " - Woman who found the ISIS execution video…

Who is Behind the Islamic State (ISIL) Beheadings? Probing the SITE Intelligence Group
By Prof. James F. Tracy - Global Research, September 15, 2014
http://www.globalresearch.ca/who-is-behind-the-islamic-state-is-beheadings-probing-the-site-intelligence-group/5402082
TRAD: Chi c’è dietro le decapitazioni dello Stato islamico (SIIL)? Il Group Intelligence SITE
http://aurorasito.wordpress.com/2014/09/18/chi-ce-dietro-le-decapitazioni-dello-stato-islamico-isil-il-group-intelligence-site/

David Cameron, ISIS e Londonistan (di Germana Leoni - sabato 20 settembre 2014)
David Cameron si stupisce che esista un esercito di jihadisti con centinaia di cittadini britannici. Gli rinfreschiamo la memoria sul Londonistan…
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=109674&typeb=0&David-Cameron-ISIS-e-Londonistan

Turkey accused of colluding with Isis to oppose Syrian Kurds and Assad following surprise release of 49 hostages
PATRICK COCKBURN - Sunday 21 September 2014
http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/turkey-accused-of-colluding-with-isis-to-oppose-syrian-kurds-and-assad-following-surprise-release-of-49-hostages-9747394.html
TRAD.: La Turchia è collusa con l'ISIS? Mistero sul sorprendente rilascio di 49 diplomatici turchi
http://www.controlacrisi.org/notizia/Conflitti/2014/9/23/42428-la-turchia-e-collusa-con-lisis-mistero-sul-sorprendente/

Turchia senza ostaggi ora alla verifica dell’impegno anti jihad (Ennio Remondino, 21 settembre 2014)
http://www.remocontro.it/2014/09/21/turchia-ostaggi-verifica-dell-impegno-anti-jihad/

Qui compose l’« Émirat islamique » ? (par  Thierry Meyssan, 22/9/2014)
http://www.voltairenet.org/article185337.html

Les États-Unis et le CCG bombardent des objectifs inconnus en Syrie (Réseau Voltaire, 22/9/2014)
http://www.voltairenet.org/article185400.html

Nota del Dipartimento Esteri del Pdci su Isil e bombardamenti Usa in Iraq e Siria (24 settembre 2014)
http://www.comunisti-italiani.it/2014/09/24/nota-del-dipartimento-esteri-del-pdci-su-isil-e-bombardamenti-usa-in-iraq-e-siria/

Turchia e Califfo come si fa tra Stati scambio di prigionieri (Ennio Remondino, 24 settembre 2014)
http://www.remocontro.it/2014/09/24/turchia-califfo-come-si-fa-scambio-prigionieri/

Raids US en coordination avec la Syrie… mensonges et secrets ! (25 septembre 2014, Mouna Alno-Nakhal)
http://reseauinternational.net/raids-us-en-coordination-syrie-mensonges-secrets/
TRAD: Raid USA in coordinamento con la Siria… bugie e segreti! (Nasser Kandil - al-Bina - 24/09/2014)
http://aurorasito.wordpress.com/2014/09/26/raid-usa-in-coordinamento-con-la-siria-bugie-e-segreti/

ISIS and the USA: Expansion and Resistance by Decapitation (by James Petras - 09.26.2014)
http://petras.lahaine.org/?p=2005
TRAD: ISIS e Stati Uniti: La propaganda delle decapitazioni (di James Petras | petras.lahaine.org - 26/09/2014)
http://www.resistenze.org/sito/te/cu/li/culiei30-015080.htm

Le provocazioni web su San Pietro ma ora Kobane sta morendo (di Aldo Madia & redazione, 13/10/2014)
http://www.remocontro.it/2014/10/13/provocazioni-web-san-pietro-kobane-sta-morendo/

La Turchia interviene nel conflitto che vede protagonista l'Isis… e lo fa bombardando i curdi del Pkk che resistono!

Turkish warplanes bomb PKK in southeast Turkey (Tuesday, October 14, 2014)
http://english.al-akhbar.com/content/turkey-warplanes-bomb-kurds

La construction médiatique des « djihadistes » (Saïd Bouamama, 13 octobre 2014)
http://michelcollon.info/La-construction-mediatique-des.html?lang=fr

Ci sono anche cittadini francesi di origine ebraica tra gli oltre 1.000 jihadisti partiti da Parigi per sostenere lo Stato Islamico. Lo conferma Haaretz, quotidiano israeliano:

More Jews have joined Islamic State, French official says (Haaretz, Oct. 14, 2014)
A handful of Jews, some converts to Islam, among 1,000 French citizens who have joined jihad, Channel 2 reports…
http://www.haaretz.com/1.620751?v=55724AB951D16D37051F2D8D4D6F5597

Alcuni degli jihadisti dell'Isis uccisi dalle milizie popolari curde erano in realtà agenti dei servizi segreti turchi:

ISIS fighters killed by Kurds were members of Turkish MIT (Intelligence Services) (October 14, 2014)
http://themuslimissue.wordpress.com/2014/10/14/isis-fighters-killed-by-kurds-were-members-of-turkish-mit-intelligence-services/


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VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=JWAlJ5IkKMY

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http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=109781&typeb=0

ISIS e la fabbrica dei Fantomas

La produzione di mostri globali va avanti. La fase Bin Laden è finita, il Califfo pare sgonfio per giustificare grossi interventi, si prepari Al-Fadhli. [Pandora TV - A. Marino]

di Adolfo Marino
lunedì 22 settembre 2014

Si sgonfia il califfato dell'ISIS. e arriva il nuovo Fantomas.
In poche settimane il "califfato virtuale" dell'ISIS è assurto a nemico pubblico numero uno. Complice una spettacolarizzazione ben orchestrata per quanto prontamente decostruita. Che fosse un mostro di stagione nella galleria delle minacce terroristiche alla sicurezza globale?

Un analista attento come Lucio Caracciolo sull'ultimo numero di Limes parla di "modesto peso specifico del califfato".  Una sorta di "miraggio" da non sottovalutare in un ambiente - il deserto - nel quale le illusioni ottiche hanno il loro peso. Perché "a occhi ingenui o interessati paiono più reali della realtà".

In un'operazione con tutti i crismi dell'ufficialità, con una sorta di tic nervoso neo-colonialista allo Stato Islamico è stato anche attribuito un territorio con dei confini. Facendone ipso facto un'entità para-statuale (vuota) che si estende su smisurate aree desertiche. Scambia petrolio e reperti archeologici contro armi: prassi abituale da quelle parti. Una minaccia che quindi di per sé non appare sufficiente per giustificare l'intervento in Iraq e in Siria da parte degli Stati Uniti. Non come vorrebbe il Pentagono, almeno.

Ancora più difficile per i pifferai del Dipartimento di Stato tirarsi dietro gli oltre quaranta stati membri della coalizione anti-ISISbattezzata a Parigi, un pasticciaccio brutto del quale fanno parte anche il Qatar, l'Arabia saudita e gli Emirati che dell'ISIS sono fra i principali finanziatori. Per non parlare delle foto di qualche annetto fa del falco repubblicano John McCain a braccetto con esponenti di spicco del califfato medesimo. Contraddizioni fisiologiche per chi bazzica certi scenari internazionali.

Il modesto peso specifico dell'ISIS è implicito anche nei numeri della missione autorizzata la settimana scorsa da Congresso e Senato. Obama ha in fine licenza di fornire logistica e armi a qualche manipolo di "ribelli moderati siriani". Quegli stessi ribelli che la CIA confidenzialmente chiama "i nostri pagliacci".

E' vero che un Obama sempre più triste, solitario e finale potrà mettere su nei prossimi 12 mesi una milizia di circa 5mila "pagliacci" moderati siriani per combattere i 30mila uomini del califfato. Ma è un'aritmetica zoppicante, dove non poche unità mancano all'appello. Basti ricordare che Bush padre nella prima guerra del golfo era sbarcato con 150mila marines. Certo, erano altri tempi.
Parabola rapida quella dell'ISIL o ISIS infine ridotto a IS, Stato Islamico.

Sic transit IS(IS) ed ecco la nuova minaccia globale, che con un lancio stampa di tutto rispetto ha trovato posto sulla prima pagina di uno dei più autorevoli quotidiani del panorama internazionale.
Il New York Times presenta oggi Khorasan, la cellula di terroristi attiva in Siria che secondo l'intelligence americana costituisce "una minaccia più diretta per gli Stati Uniti e l'Europa", suscettibili di subire un attacco terroristico sul loro territorio. Secondo quanto riportato dal NYT, fonti ufficiali della CIA hanno dichiarato che "l'attenzione sull'ISIS avrebbe distorto il quadro della minaccia terroristica emersa dal caos della guerra civile in Siria e che minacce più immediate provengono ancora da gruppi terroristici tradizionali come Khorasan".

A capo di Khorasan vi sarebbe Muhsin Al-Fadhli, militante di Al-Qa'ida originario del Kuwait, che secondo il Dipartimento di Stato americano faceva parte del cerchio magico di Osama Bin Laden. Così intimo da essere tra i pochi (oltre alla CIA) al corrente in anticipo degli attentati dell'11 settembre. 
Nel 2002 Al-Fadhli avrebbe fornito appoggio a un attentato contro una petroliera francese al largo delle coste dello Yemen.
Una trama più che da spy-story da sequel di quart'ordine. Mushin al Fadhli, benché avvolto nell'ombra per ammissione dello stesso New York Times, oggi avrebbe 33 anni - età carica di simbolismo evangelico. Quindi sarebbe stato appena ventenne - un vero enfant prodige - quando fra pochi eletti condivideva con Bin Laden in persona i piani segretissimi degli attentati alle Torri gemelle e al Pentagono. E pare che la CIA lo tenga sott'occhio addirittura da una decina d'anni. Un pedigree da far impallidire il califfo dell'ISIS, Al-Baghdadi, ridotto in poche settimane al rango di figurante sbiadito rispetto al nuovo, terrificante Fantomas.




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Fonte: pagina facebook "Premio Goebbels per la disinformazione", 24/9/2014
https://www.facebook.com/premiogoebbels/posts/1547377768829070?ref=notif

<< Cittadini israeliani coinvolti nell'inchiesta su una mega-truffa al Fisco per finanziare il terrorismo jihadista. Non vi mette qualche pulce nell'orecchio? >>

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http://www.today.it/mondo/frode-fisco-italia-bin-laden.html

Un miliardo di euro rubato al Fisco italiano e "regalato" a Bin Laden

Secondo la procura di Milano, grazie a finte vendite di "carbon credit" un'azienda italiana ha frodato più di un miliardo di euro al Fisco. Quei soldi sono finiti ai fondamentalisti islamici

Redazione 24 settembre 2014


Un miliardo di euro rubato al Fisco italiano e "regalato" a Bin Laden

MILANO - Ci sono voluti anni per dare una ragione al terrore di una commercialista milanese. E per spiegare quelle carte, intestate a una società milanese, ritrovate nel 2010 in un covo dei talebani al confine tra Afghanistan e Pakistan. Ma alla fine una spiegazione è stata trovata, ed è stata fatta luce su un incredibile giro di affari tra aziende italiane e fondamentalisti islamici. 

Secondo un'indagine della Procura di Milano oltre un miliardo di euro di Iva sarebbe stato frodato al fisco italiano per andare a finanziare i gruppi terroristici del Medio Oriente. Secondo quanto ricostruito dal "Corriere della Sera", si sarebbe trattato di una colossale truffa fiscale sui certificati ambientali, che sarebbe provata da documenti trovati nel 2010 in un rifugio afghano.

I servizi segreti delle forze Nato non trovarono in quel nascondiglio, come si aspettavano, Osama Bin Laden. Ma scoprirono un bel po' di informazioni utili a smascherare un'organizzazione che sottraeva fondi al fisco proprio per finanziare i terroristi islamici. 

A dare il là alle ricerche era stata la segnalazione di una commercialista spaventata. Le sue ricostruzioni avevano permesso l'incriminazione di trentotto indagati e il sequestro di ottanta milioni di euro, con la Procura milanese che era andata a colpire un'associazione criminale anglo-pakistana e una franco-israeliana che, tra il 2009 e il 2012, sarebbero riuscite a sottrarre all'Italia più di un miliardo di euro di Iva. 

I documenti relativi alla maxi-frode erano in un rifugio non lontano da quello dove, il 2 maggio 2011, gli americani uccisero il Re del Terrore, e portavano a Imran Yakub Ahmed, pakistano, quarant'anni, passaporto inglese, amministratore della milanese "Sf Energy Trading spa". Era proprio questa la società finita nel mirino dei procuratori dopo la denuncia della commercialista, che era rimasta scioccata dalla facilità con cui la "Sf Energy" guadagnava lavorando per società intestate a prestanome cinesi e italiani che vendevano e compravano migliaia di carbon credit, certificati ambientali che possono essere negoziati dalle aziende che producono meno gas-serra rispetto al tetto assegnato dall'accordo di Kyoto. 

Secondo quanto ricostruito dalla procura, le organizzazioni acquistavano i certificati con società fittizie che producevano solo fatture. Acquistavano senza pagare l'Iva, l'aggiungevano e vendevano i certificati ad altre società, anch'esse fittizie, intermediarie con gli ingari acquirenti finali. Incassavano l'Iva, chiudevano i battenti e sparivano nel nulla, dirottando i soldi su conti correnti tra Cipro e Hong Kong. Destinazione finale dei soldi: i fondamentalisti islamici.



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http://popoffquotidiano.it/2014/10/10/washington-e-il-mondo-stanno-realmente-facendo-guerra-allisis-oppure/

Washington e il mondo stanno realmente facendo guerra all’Isis, oppure…

10 ottobre 2014

In Siria bombardati edifici vuoti e… raffinerie. Morti sotto le bombe solo 14 miliziani dell’Isis. Mentre risulta distrutta quasi tutta la capacità energetica di del regime di Assad. E ancora. Per l’Intelligence Usa l’Isis non rappresenta alcun pericolo. Allora, chi stiamo bombardando?

di Franco Fracassi

Hanno distrutto alcuni edifici vuoti, ucciso quattordici presunti terroristi e messo fuori uso dodici raffinerie. «Un mese di bombardamenti a tappeto non hanno prodotto altro. Come si può pretendere di sconfiggere un’armata di terroristi esclusivamente bombardando dal cielo, e affidando l’offensiva di terra a quattro scalzacani curdi, che si trovano a fronteggiare un’armata ben più potente. In Iraq e in Siria sta andando in scena una farsa». E se all’opinione del capo delle forze armate Usa (il generale William Mayyville) si aggiunge quella dell’esperto di servizi segreti statunitensi per conto dell’autorevole rivista “Foreign Policy’s” Shane Harris («Non esistono informazioni credibili che dimostrano la reale pericolosità internazionale dello Stato Islamico. Lo dicono i nostri servizi segreti, lo dice lo stesso Obama»), allora ci si chiede: perché il mondo sta bombardando l’Iraq e la Siria?

Prendiamo il bombardamento alla città siriana di Raqqa, tacciata di essere la base operativa dell’Isis. L’inviato del giornale turco “Hurriyet” ha scritto: «Quando i bombardieri americani hanno iniziato a sganciare bombe quelli dell’Isis erano già scappati. Del resto, avrebbero anche potuto non farlo, visto che gli attacchi erano diretti altrove». Già scappati? «Erano stati avvertiti dall’Intelligence, dalla Cia, che continua ad avere rapporti con loro», ha spiegato a Popoff l’ex funzionario della Central Intelligence Agency Joseph Trento.

Quindi, cos’hanno colpito le bombe sganciate su Raqqa? «I bombardamenti a Raqqa hanno distrutto alcuni edifici vuoti, tra cui l’ex sede dell’MI6 (i servizi britannici) divenuta sede dei Fratelli musulmani. Nessun edificio colpito apparteneva all’Isis. Distrutte anche dodici raffinerie. La maggior parte delle vittime sono civili. E solo quattordici erano miliziani dello Stato Islamico», si legge sul rapporto redatto dall’Osservatorio siriano per i diritti dell’Uomo.

Robert Baer è stato per oltre due decenni a capo della divisione Medio Oriente della Cia. La sua base era a Beirut e conosce meglio di chiunque altro la situazione sul campo. Dimessosi da Langley ha scritto un libro, da cui George Clooney ha tratto il film “Syriana”. Sentito da Popoff Baer ha detto: «La strategia della Casa Bianca è chiarissima. A loro non frega niente dell’Isis. A Loro interessa l’Iraq e interessa la Siria. Stanno distruggendo le raffinerie in modo da mettere in ginocchio Assad. Obama già pensa a quello che accadrà dopo. Sa che Assad resterà al suo posto. E sa che senza quelle raffinerie l’economia siriana non si riprenderà mai. Altro che Isis pericolo globale».

Popoff in passato ha scritto dei legami tra l’Isis e gli Stati Uniti, tra l’Isis e la Nato, tra l’Isis e la Turchia. Ha scritto degli incontri tra il senatore repubblicano John McCain (uomo ombra della diplomazia Usa) e il leader dello Stato Islamico Abu Bakr al Baghdadi. Ha scritto della seduta segreta del Congresso convocata dal presidente statunitense Barak Obama per votare il finanziamento all’opposizione siriana, tra cui l’Isis. Ha scritto delle basi Nato in Turchia di Sanlurfa, Osmaniye e Karaman sono state utilizzate per addestrare l’esercito dell’Isis. Ha scritto delle armi pesanti (cannoni, carri armati eccetera) trasportati dalle fabbriche ucraine alla Turchia dai servizi segreti di Ankara per rifornire le truppe di al Baghdadi. Ha scritto della finta offensiva dei curdi iracheni (in contrasto con quella vera dei turchi iracheni) contro l’Isis nel nord dell’Iraq, con l’unico scopo di ripulire etnicamente quelle zone. Le informazioni contenute in questo articolo non aggiungono altro che un nuovo tassello alla storia.


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The original article, in english:
The War on Terrorism is Terrorism. How the US Helped Create Al Qaeda and ISIS
by GARIKAI CHENGU, Counterpunch Sept 19-21, 2014
http://www.counterpunch.org/2014/09/19/how-the-us-helped-create-al-qaeda-and-isis/

TRAD. in lingua italiana:
La guerra al terrorismo è terrorismo. Come gli Stati Uniti hanno contribuito a creare Al Qaeda e ISIS
di Garikai Chengu | counterpunch.org, 19/09/2014
http://www.resistenze.org/sito/os/dg/osdgei21-015026.htm

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www.resistenze.org – osservatorio – della guerra- 21-09-2014 br. 512

Rat protiv terorizma stvara terorizam

Kako su Sjedinjene Države doprinijele stvaranju Al Qaede i Isisa
Garikai Chengu, istraživač na Sveučilištu Harvard

Upravo kao i Al Quaeda i islamska država (ISIS) predstavlja proizvod „made in the USA“, proizvedeno u Sjedinjenim Državama, odnosno ona je sredstvo terora da bi se podijelio i osvojio Srednji Istok, bogat naftnim ležištima i da bi se suzbio sve veći utjecaj Irana u toj zoni.
Činjenica, da na savjesti Sjedinjenih Država leži duga i prljava priča potpomaganja terorističkih skupina, predstavlja iznenađenje samo za one, koji prate isključivo dnevna zbivanja i ne poznaju historiju.
CIA je sklopila savezništvo s Islamom već za vrijeme Hladnog rata. Tada je Amerika gledala na svijet na sasvim jednostavan način: s jedne strane Sovjetski Savez i nacionalizam Trećeg svijeta, kojeg je Amerika uvijek smatrala sovjetskim sredstvom; s druge strane zapadne zemlje i političko-ratni Islam, koji je Amerika držala za saveznika u borbi protiv Sovjetskog Saveza.
Direktor National Security Agencay pod Ronaldom Reganom, general William Odom, nedavno je primijetio: „ U svakom slučaju Sjedinjene Države dugo su iskorištavale terorizam. Godine 1978-1979 Senat je nastojao donijeti zakon protiv međunarodnog terorizma i tada su pravni stručnjaci čak zaključili u debati, kako bi, po svim postojećim verzijama predlaganog zakona, Sjedinjene Države ipak na kraju ispale prekršitelji.“
Tokom sedamdesetih godina CIA se služila Muslimanskom braćom u Egiptu kao zastavom, bilo da bi se usprotivila širenju sovjetskog utjecaja, bilo da bi preventivno djelovala protiv širenja marksističke ideologije među arapskim masama. Sjedinjene Države otvoreno su podržavale Islamski Šerijat protiv Sukarna u Indoneziji i dale su podršku terorističkoj grupi Jamat –el - Islam protiv Zulfqara Ali Buto u Pakistanu. Na kraju, ali ne manje važna, pojavila se i Al Qaeda.
Ne smije se zaboraviti da je CIA dala život Ozami Bin Ladenu i njegovoj organizaciji, dojeći ih na vlastitim prsima tokom osamdesetih godina. Bivši britanski ministar vanjskih poslova Robin Cook, kazao je u Donjem domu, kako je „Al Qaeda“ bez ikakve sumnje, bila proizvod agencija zapadne „intelligence“. Gospodin Cook je objasnio da je „Al Qaeda“, koja bukvalno znači na arpskom kraticu za „bazu podataka“, služila kao tijelo banke informacija za milione islamskih ekstremista, izvježbanih od strane CIA-e i financiranih iz Saudijske Arabije, u cilju da poraze Ruse u Afganistanu.
Odnos Amerike sa Al Qaedom oduvijek je bio odnos ljubavi i mržnje istovremeno. Zavisno o tome da li izvjesna teroristička grupa Al Qaede u izvjesnoj regiji može poslužiti američkim interesima ili ne, State Departement Sjedinjenih Država ju je podržavao ili je ona pak postajala cilj na koji se on obrušavao. Iako odgovorni za američku vanjsku politiku tvrde da su oni protivnici islamskog ekstremizma, oni su ga ipak umjetno i znalački stvorili i pomagali kao oruđe američke vanjske politike.
Islamska država“koja je bila njihovo posljednje oružje, upravo kao i Al Qaeda, sad se okrenula protiv njih. ISIS se našao osvijetljen reflektorima na svjetskoj međunarodnoj pozornici nakon što su njegovi mangupi počeli sjeći glave američkim novinarima. U ovom je času jedna takva teroristička skupina u stanju da drži pod kontrolom teritorij po veličini jednak Ujedinjenom Kraljevstvu.
Da bi se uspjelo shvatiti kako to da se Islamska država tako naglo povećala i razvila treba pogledati korijene te organizacije, stvorene od Sjedinjenih Država. Invazija i okupacija Iraka 2003 od strane SAD-a stvorila je preduvjete na osnovu kojih su najradikalnije sunitske grupe mogle u to vrijeme pustiti na tom tlu duboke korijene. Sjedinjene Države su prilično neoprezno razbile državni aparat Sadama Huseina, koji je bio potpuno laički i nadomjestile ga aparatom uprave u kojem su šiti bili većina. Američka okupacija na kraju je stvorila veliku nezaposlenost u sunitskim krajevima, odgurnuvši socijalizam i zatvorivši fabrike i nadomjestivši sve to naivnim uvjerenjem da će čarobna ruka slobodnog tržišta uspjeti stvoriti nova radna mjesta. Pod šitskim režimom, kojeg su podržavale Sjedinjene Države, radnička klasa, koju su sačinjavali suniti, izgubila je na stotine hiljada radnih mjesta. Za razliku od bijelih Afrikanera u Južnoj Africi, kojima je bilo dopušteno da sačuvaju vlastito bogatstvo nakon promjene režima, suniti, koji su pripadali višoj ili čak vlasničkoj klasi, bili su sistematski razvlašćeni, oduzeti su im njihovi posjedi i izgubili su svaki politički utjecaj. Umjesto da promovira vjersku integraciju i jedinstvo, američka politika u Iraku dovela je do usijanja sektaške podjele i stvorila plodno tlo za sve veće nezadovoljstvo sunita, a to je nezadovoljstvo dovelo do toga da je Al Quaeda pustila duboko korijenje u Iraku.
Islamska država Iraka i Sirije (ISIS) uobičajeno je nosila drugo ime: Al Qaeda u Iraku. Nakon 2010 ta je skupina promijenila vlastiti naziv i preusmjerila svoju aktivnost na Siriju.
U ovome se času u Siriji vode tri rata: rat između vlade i pobunjenika, drugi rat između Irana i Saudijske Arabije i još rat između SAD-a i Rusije. I u toj trećoj bitci novog Hladnog rata Sjedinjene Države dotjerale su dotle da svjesno preuzmu rizik da naoružaju islamske pobunjenike u Siriji, jer je sirijski predsjednik Bašar al-Asad ključni saveznik Rusije. Nastupio je vrlo neugodan obrat, kad su se mnogi od tih sirijskih pobunjenika sasvim jasno pokazali kako su upravo oni ti mangupi ISIS-a, koji se otvoreno tuku s oružjem M 16 proizvedenim u SAD-u.
Američka politika na Srednjem Istoku vrti se oko nafte i oko Izraela. Invazija Iraka djelomično je utažila žeđ Washingtona za naftom, ali avionski napadi, koji su sada u toku, na Siriju, kao i ekonomske sankcije protiv Irana usko su povezane s Izraelom. Cilj je lištiti bliske neprijatelje Izraela, Hezbolahe u Libanonu i Palestince u Siriji, koji su uglavnom uz Hamas, za njih ključne sirijske i iranske podrške.
ISIS nije samo instrument terora, kojim se služe Amerikanci, kako bi svrgnuli sirijsku vladu; on služi i vršenju pritiska na Iran.
Posljednji put je Iran napao neku drugu naciju 1738. Otkad je Iran stekao nezavisnost od engleske domovine, odnosno još od 1776, Sjedinjene Države bile su angažirane u 53 invaziona ratna pohoda. Nasuprot onom u što bi ratni pokliči zapadnih medija htjeli uvjeriti vlastite čitatelje i slušatelje, Iran sasvim jasno ne predstavlja nikakvu prijetnju sigurnosti u regiji, dok Washington to nesumnjivo predstavlja. Jedan informativni izvještaj, objavljen 2012, kojeg su odobrile svih šesnaest agencija za Intelligence SAD-a, tvrdi da je Iran prekinuo svoj nuklearni program naoružanja još godine 2003. Istini za volju, bilo kakva nuklearna ambicija Irana, stvarna ili zamišljena, rezultat je amričkog neprijateljstva prema Iranu, dok ni u kom slučaju ne vrijedi obrnuto.
Amerika upotrebljava ISIS na tri načina: da bi napadala vlastite neprijatelje na Srednjem Istoku, da bi stvorila pretekst za vojnu intervenciju SAD-a u inoizemstvu, a na unutrašnjem planu da bi stvorila umjetno izazvan strah zbog prijetnje nacionalnoj sigurnosti, koja treba da opravda ekspanziju bez premca invazivnog nadgledanja i kontroliranja svih građana.
Šireći s jedne strane tajnost vladinih odluka, a s druge strane kontrolu, vlada predsjednika Obame povećava vlastitu moć nadgledanja i špijuniranja vlastitih građana, dok istovremeno smanjuje mogućnost tih istih građana da nadgledaju i kontroliraju vladu. A terorizam je čista isprika, kako bi se opravdala masovna kontrola, odnosno kako bi se suzbile masovne pobune.
Na takozvani „rat protiv terorizma“ treba gledati kao ono što on ustvari jeste: izgovor kako bi se zadržala opasno predimenzionirana ratna mašinerija. Dvije najveće i najutjecajnije interesne grupacije u vanjskoj politici Sjedinjenih Država jesu izraelski lobby, koji upravlja američkom politikom na Bliskom Istoku, i vojno-industrijski kompleks, koji se koristi u profitnim terminima akcijama prve grupacije. Otkad je George W. Bush objavio „rat protiv terora“ u oktobru mjesecu 2001, ta je djelatnost koštala američke poreske obveznike 6.6 triliona /6.600 milijardi/ američkih dolara i hiljade i hiljade sinova i kćeri poginulih u ratu: ali, istovremeno, ti su ratovi donijeli milijarde dolara vojnoj eliti Washigtona.
Ustvari, sedamdeset poduzeća i privatnih ivestitora u Americi dobili su na natječajima poslove vrijedne 27 milijardi dolara od perioda početka rata u Iraku i u Afganistanu do vremena od posljednje tri godine, a ovo su podaci nedavnog istraživanja „Center for The Public Integrity“ (Centra za javno poštenje, bilj. prev). Prema toj studiji oko 75 % tih privatnih poduzeća imalo je kao zaposlenike ili kao članove Upravnog Odbora ljude koji su radili ili pak bili usko povezani sa izvršnim organima republikanske ili demokratske administracije, sa članovima Kongresa ili sa ljudima na najvišim položajima u vojnom sektoru.
Jedan izvještaj iz 1997 godine, koji je izradilo Ministarstvo obrane Sjedinjenih Država tvrdi „podaci pokazuju jaku povezanost između umiješanosti Sjedinjenih Država u inozemstvu i povećanja teroriastičkih napada“. Istina je da jedini način na koji SAD mogu pobijediti u „ratu protiv terorizma“ jeste da prestanu davati teroristima motive i sredstva da ovi napadaju Ameriku. Terorizam je simptom; američki imperijalizam na Srednjem Istoku je rak. Jednostavno rečeno rat protiv terorizma je i sam terorizam; samo što se te terorističke akcije vode na daleko višoj ljestvici, uz upotrebu avionskih vojnih udara i raketa.


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http://www.controlacrisi.org/notizia/Conflitti/2014/10/10/42625-perche-il-mondo-sta-ignorando-la-rivoluzione-dei-curdi-in/


Perché il mondo sta ignorando la rivoluzione dei Curdi in Siria?

Nel bel mezzo della zona di guerra siriana un esperimento democratico sta venendo seriamente minacciato dall’Isis. Che il mondo intero ne sia all’oscuro è uno scandalo.

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Nel 1937, mio padre si arruolò volontario per combattere nelle Brigate Internazionali in difesa della Repubblica Spagnola. Quello che sarebbe stato un colpo di Stato fascista era stato temporaneamente fermato da un sollevamento dei lavoratori, condotto da anarchici e socialisti, e nella maggior parte della Spagna ne seguì una genuina rivoluzione sociale, portando intere città sotto il controllo di sistemi di democrazia diretta, le fabbriche sotto la gestione operaia e le donne ad assumere sempre più potere.

I rivoluzionari spagnoli speravano di creare la visione di una società libera cui il mondo intero avrebbe potuto ispirarsi. Invece, i poteri mondiali dichiararono una politica di “non intervento” e mantennero un rigoroso embargo nei confronti della repubblica, persino dopo che Hitler e Mussolini, apparenti sostenitori di tale politica di “non intervento”, iniziarono a fare affluire truppe e armi per rinforzare la fazione fascista. Il risultato fu quello di anni di guerra civile terminati con la soppressione della rivoluzione e quello che fu uno dei più sanguinosi massacri del secolo.

Non avrei mai pensato di vedere, nel corso della mia vita, la stessa cosa accadere nuovamente. Ovviamente, nessun evento storico accade realmente due volte. Ci sono infinite differenze fra quello che accadde in Spagna nel 1936 e quello che sta accadendo ora in Rojava, le tre province a larga maggioranza curda nel nord della Siria. Ma alcune delle somiglianze sono così stringenti, e così preoccupanti, che credo sia un dovere morale per me, in quanto cresciuto in una famiglia le cui idee politiche furono in molti modi definite dalla Rivoluzione spagnola, dire: non possiamo fare sì che tutto ciò finisca ancora una volta allo stesso modo.

La regione autonoma del Rojava, così come esiste oggi, è uno dei pochi raggi di luce – un raggio di luce molto luminoso, a dire il vero – a emergere dalla tragedia della Rivoluzione siriana. Dopo aver scacciato gli agenti del regime di Assad nel 2011, e nonostante l’ostilità di quasi tutti i suoi vicini, il Rojava non solo ha mantenuto la sua indipendenza, ma si è configurato come un considerevole esperimento democratico. Sono state create assemblee popolari che costituiscono il supremo organo decisionale, consigli che rispettano un attento equilibrio etnico (in ogni municipalità, per esempio, le tre cariche più importanti devono essere ricoperte da un curdo, un arabo e un assiro o armeno cristiano, e almeno uno dei tre deve essere una donna), ci sono consigli delle donne e dei giovani, e, in un richiamo degno di nota alle Mujeres Libres (Donne Libere) della Spagna, un’armata composta esclusivamente da donne, la milizia “YJA Star” (l’”Unione delle donne libere”, la cui stella nel nome si riferisce all’antica dea mesopotamica Ishtar), che ha condotto una larga parte delle operazioni di combattimento contro le forze dello Stato Islamico.

Come può qualcosa come tutto questo accadere ed essere tuttavia perlopiù ignorato dalla comunità internazionale, persino, almeno in gran parte, dalla sinistra internazionale? Principalmente, sembra, perché il partito rivoluzionario del Rojava, il PYD, lavora in alleanza con il turco Partito Curdo dei Lavoratori (PKK), un movimento combattente marxista impegnato sin dagli anni Settanta in una lunga guerra contro lo Stato turco. La Nato, gli Stati Uniti e l’Unione Europea lo classificano ufficialmente come “organizzazione terroristica”. Nel frattempo, l’opinione di sinistra lo descrive spesso come Stalinista.

Ma, in realtà, il PKK non assomiglia neppure lontanamente al vecchio, organizzato verticalmente, partito Leninista che era una volta. La sua evoluzione interna, e la conversione intellettuale del suo fondatore, Abdullah Ocalan, detenuto in un’isola-prigione turca dal 1999, lo hanno condotto a cambiare radicalmente i propri scopi e le proprie tattiche.

Il PKK ha dichiarato che esso non cerca nemmeno più di creare uno Stato curdo. Invece, ispirato in parte dalla visione dell’ecologista sociale e anarchico Murray Bookchin, ha adottato una visione di “municipalismo libertario”, invitando i curdi a formare libere comunità basate sull’autogoverno, basate sui principi della democrazia diretta, che si federeranno tra loro aldilà dei confini nazionali – che si spera che col tempo diventino sempre più privi di significato. In questo modo, suggeriscono i curdi, la loro lotta potrebbe diventare un modello per un movimento globale verso una radicale e genuina democrazia, un’economia cooperativa e la graduale dissoluzione dello stato-nazione burocratico.

A partire dal 2005 il PKK, ispirato dalla strategia dei ribelli zapatisti in Chiapas, ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nei confronti dello Stato turco e ha iniziato a concentrare i propri sforzi nello sviluppo di strutture democratiche nei territori di cui già ha il controllo. Alcuni si sono chiesti quanto realmente sinceri siano questi sforzi. Ovviamente, elementi autoritari rimangono. Ma quello che è successo in Rojava, dove la Rivoluzione siriana ha dato ai curdi radicali la possibilità di condurre tali esperimenti su territori ampi e confinanti fra loro, suggerisce che tutto ciò è tutt’altro che un’operazione di facciata. Sono stati formati consigli, assemblee e milizie popolari, le proprietà del regime sono state trasformate in cooperative condotte dai lavoratori – e tutto nonostante i continui attacchi dalle forze fasciste dell’ISIS. Il risultato combacia perfettamente con ogni definizione possibile di “rivoluzione sociale”. Nel Medio Oriente, almeno, tali sforzi sono stati notati: particolarmente dopo che il PKK e le forze del Rojava per combattere efficacemente e con successo nei territori dell’ISIS in Iraq per salvare migliaia di rifugiati Yezidi intrappolati sul Monte Sinjar dopo che le locali milizie peshmerga avevano abbandonato il campo di battaglia. Queste azioni sono state ampiamente celebrate nella regione, ma, significativamente, non fecero affatto notizia sulla stampa europea o nord-americana.

Ora, l’ISIS è tornato, con una gran quantità di carri armati americani e di artiglieria pesante sottratti alle forze irachene, per vendicarsi contro molte di quelle stesse milizie rivoluzionarie a Kobané, dichiarando la loro intenzione di massacrare e ridurre in schiavitù – si, letteralmente ridurre in schiavitù – l’intera popolazione civile. Nel frattempo, l’armata turca staziona sui confini, impedendo che rinforzi e munizioni raggiungano i difensori, e gli aeroplani americani ronzano sopra la testa compiendo occasionali, simbolici bombardamenti dall’effetto di una puntura di spillo, giusto per poter dire che non è vero che non fanno niente contro un gruppo in guerra con i difensori di uno dei più grandi esperimenti democratici mondiali.

Se oggi c’è un analogo dei Falangisti assassini e superficialmente devoti di Franco, chi potrebbe essere se non l’ISIS? Se c’è un analogo delle Mujeres Libres di Spagna, chi potrebbero essere se non le coraggiose donne che difendono le barricate a Kobané? Davvero il mondo – e questa volta, cosa più scandalosa di tutte, la sinistra internazionale, si sta rendendo complice del lasciare che la storia ripeta se stessa?

Fonte: The Guardian

http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/oct/08/why-world-ignoring-revolutionary-kurds-syria-isis

traduzione di Federico Vernarelli



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BALCANI: I jihadisti? I figli delle fondazioni di beneficienza


Posted 12 SETTEMBRE 2014 in BALCANI OCCIDENTALI with 0 COMMENTS 
di Lavdrim Lita


In questi mesi sulla scena del terrorismo fondamentalista è apparso l’ISIS, ovvero Stato Islamico di Iraq e Siria cha ha scavalcato per ferocia mediatica anche al-Qaeda. Non è una notizia nuova che migliaia di giovani musulmani da ogni parte del mondo, compresa l’Europa e Stati Uniti, si trovino in Siria e Iraq per combattere la loro “jihad”. Ovviamente ci sono anche i giovani dai paesi dei Balcani occidentali che sono uniti alle formazioni jihadiste dalle più diverse sigle. Anche se i musulmani dei Balcani rimangono la più moderata delle popolazioni musulmane nel mondo, una minoranza esigua è stata indottrinata nelle forme più estreme dell’Islam, nelle scuole dei fratelli musulmani.

Sul web spopola la figura di Lavdrim Muhaxheri, indicato come comandante di una sedicente “brigata balcanica” dei tagliateste dell’ISIS, e che avrebbe ai suoi ordini jihadisti da Serbia, Albania, Macedonia, Kosovo, Montenegro e Bosnia.
Ciò non è un caso. La crescita dell’islamismo militante nel Balcani occidentali è il risultato di sforzi a lungo termine di persone legate col filo del terrorismo e che hanno radicalizzato frange della popolazione locale.

Nel corso degli ultimi decenni, alcuni movimenti islamisti nei paesi dei Balcani occidentali hanno creato un’infrastruttura sofisticata, composto da rifugi sicuri in villaggi isolati e nelle moschee controllate da imam radicali. Ma anche una vasta gamma di mezzi elettronici e di stampa online, che si propagano notizie da vari fronti del jihad e propaganda politica.

Tutti questi organizzazioni sono stati finanziati dai donator

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