Rita Katz says that her organization released the beheading of Stephen Sotloff video 'before ISIS had a chance to' - " we actually had that video beforehand and were able to beat them (ISIS) with the release " - Woman who found the ISIS execution video…
TRAD: Chi c’è dietro le decapitazioni dello Stato islamico (SIIL)? Il Group Intelligence SITE
http://aurorasito.wordpress.com/2014/09/18/chi-ce-dietro-le-decapitazioni-dello-stato-islamico-isil-il-group-intelligence-site/
David Cameron, ISIS e Londonistan (di Germana Leoni - sabato 20 settembre 2014)
David Cameron si stupisce che esista un esercito di jihadisti con centinaia di cittadini britannici. Gli rinfreschiamo la memoria sul Londonistan…
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=109674&typeb=0&David-Cameron-ISIS-e-Londonistan
Turkey accused of colluding with Isis to oppose Syrian Kurds and Assad following surprise release of 49 hostages
PATRICK COCKBURN - Sunday 21 September 2014
http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/turkey-accused-of-colluding-with-isis-to-oppose-syrian-kurds-and-assad-following-surprise-release-of-49-hostages-9747394.html
TRAD.: La Turchia è collusa con l'ISIS? Mistero sul sorprendente rilascio di 49 diplomatici turchi
http://www.controlacrisi.org/notizia/Conflitti/2014/9/23/42428-la-turchia-e-collusa-con-lisis-mistero-sul-sorprendente/
Turchia senza ostaggi ora alla verifica dell’impegno anti jihad (Ennio Remondino, 21 settembre 2014)
http://www.remocontro.it/2014/09/21/turchia-ostaggi-verifica-dell-impegno-anti-jihad/
Qui compose l’« Émirat islamique » ? (par Thierry Meyssan, 22/9/2014)
http://www.voltairenet.org/article185337.html
Les États-Unis et le CCG bombardent des objectifs inconnus en Syrie (Réseau Voltaire, 22/9/2014)
http://www.voltairenet.org/article185400.html
Nota del Dipartimento Esteri del Pdci su Isil e bombardamenti Usa in Iraq e Siria (24 settembre 2014)
http://www.comunisti-italiani.it/2014/09/24/nota-del-dipartimento-esteri-del-pdci-su-isil-e-bombardamenti-usa-in-iraq-e-siria/
Turchia e Califfo come si fa tra Stati scambio di prigionieri (Ennio Remondino, 24 settembre 2014)
http://www.remocontro.it/2014/09/24/turchia-califfo-come-si-fa-scambio-prigionieri/
Raids US en coordination avec la Syrie… mensonges et secrets ! (25 septembre 2014, Mouna Alno-Nakhal)
http://reseauinternational.net/raids-us-en-coordination-syrie-mensonges-secrets/
TRAD: Raid USA in coordinamento con la Siria… bugie e segreti! (Nasser Kandil - al-Bina - 24/09/2014)
http://aurorasito.wordpress.com/2014/09/26/raid-usa-in-coordinamento-con-la-siria-bugie-e-segreti/
ISIS and the USA: Expansion and Resistance by Decapitation (by James Petras - 09.26.2014)
http://petras.lahaine.org/?p=2005
TRAD: ISIS e Stati Uniti: La propaganda delle decapitazioni (di James Petras | petras.lahaine.org - 26/09/2014)
http://www.resistenze.org/sito/te/cu/li/culiei30-015080.htm
Le provocazioni web su San Pietro ma ora Kobane sta morendo (di Aldo Madia & redazione, 13/10/2014)
http://www.remocontro.it/2014/10/13/provocazioni-web-san-pietro-kobane-sta-morendo/
La Turchia interviene nel conflitto che vede protagonista l'Isis… e lo fa bombardando i curdi del Pkk che resistono!
Turkish warplanes bomb PKK in southeast Turkey (Tuesday, October 14, 2014)
http://english.al-akhbar.com/content/turkey-warplanes-bomb-kurds
La construction médiatique des « djihadistes » (Saïd Bouamama, 13 octobre 2014)
http://michelcollon.info/La-construction-mediatique-des.html?lang=fr
Ci sono anche cittadini francesi di origine ebraica tra gli oltre 1.000 jihadisti partiti da Parigi per sostenere lo Stato Islamico. Lo conferma Haaretz, quotidiano israeliano:
More Jews have joined Islamic State, French official says (Haaretz, Oct. 14, 2014)
A handful of Jews, some converts to Islam, among 1,000 French citizens who have joined jihad, Channel 2 reports…
http://www.haaretz.com/1.620751?v=55724AB951D16D37051F2D8D4D6F5597
Alcuni degli jihadisti dell'Isis uccisi dalle milizie popolari curde erano in realtà agenti dei servizi segreti turchi:
ISIS fighters killed by Kurds were members of Turkish MIT (Intelligence Services) (October 14, 2014)
http://themuslimissue.wordpress.com/2014/10/14/isis-fighters-killed-by-kurds-were-members-of-turkish-mit-intelligence-services/
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VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=JWAlJ5IkKMY
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http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=109781&typeb=0
ISIS e la fabbrica dei Fantomas
La produzione di mostri globali va avanti. La fase Bin Laden è finita, il Califfo pare sgonfio per giustificare grossi interventi, si prepari Al-Fadhli. [Pandora TV - A. Marino]
di Adolfo Marino
lunedì 22 settembre 2014
Si sgonfia il califfato dell'ISIS. e arriva il nuovo Fantomas.
In poche settimane il "califfato virtuale" dell'ISIS è assurto a nemico pubblico numero uno. Complice una spettacolarizzazione ben orchestrata per quanto prontamente decostruita. Che fosse un mostro di stagione nella galleria delle minacce terroristiche alla sicurezza globale?
Un analista attento come Lucio Caracciolo sull'ultimo numero di Limes parla di "modesto peso specifico del califfato". Una sorta di "miraggio" da non sottovalutare in un ambiente - il deserto - nel quale le illusioni ottiche hanno il loro peso. Perché "a occhi ingenui o interessati paiono più reali della realtà".
In un'operazione con tutti i crismi dell'ufficialità, con una sorta di tic nervoso neo-colonialista allo Stato Islamico è stato anche attribuito un territorio con dei confini. Facendone ipso facto un'entità para-statuale (vuota) che si estende su smisurate aree desertiche. Scambia petrolio e reperti archeologici contro armi: prassi abituale da quelle parti. Una minaccia che quindi di per sé non appare sufficiente per giustificare l'intervento in Iraq e in Siria da parte degli Stati Uniti. Non come vorrebbe il Pentagono, almeno.
Ancora più difficile per i pifferai del Dipartimento di Stato tirarsi dietro gli oltre quaranta stati membri della coalizione anti-ISISbattezzata a Parigi, un pasticciaccio brutto del quale fanno parte anche il Qatar, l'Arabia saudita e gli Emirati che dell'ISIS sono fra i principali finanziatori. Per non parlare delle foto di qualche annetto fa del falco repubblicano John McCain a braccetto con esponenti di spicco del califfato medesimo. Contraddizioni fisiologiche per chi bazzica certi scenari internazionali.
Il modesto peso specifico dell'ISIS è implicito anche nei numeri della missione autorizzata la settimana scorsa da Congresso e Senato. Obama ha in fine licenza di fornire logistica e armi a qualche manipolo di "ribelli moderati siriani". Quegli stessi ribelli che la CIA confidenzialmente chiama "i nostri pagliacci".
E' vero che un Obama sempre più triste, solitario e finale potrà mettere su nei prossimi 12 mesi una milizia di circa 5mila "pagliacci" moderati siriani per combattere i 30mila uomini del califfato. Ma è un'aritmetica zoppicante, dove non poche unità mancano all'appello. Basti ricordare che Bush padre nella prima guerra del golfo era sbarcato con 150mila marines. Certo, erano altri tempi.
Parabola rapida quella dell'ISIL o ISIS infine ridotto a IS, Stato Islamico.
Sic transit IS(IS) ed ecco la nuova minaccia globale, che con un lancio stampa di tutto rispetto ha trovato posto sulla prima pagina di uno dei più autorevoli quotidiani del panorama internazionale.
Il New York Times presenta oggi Khorasan, la cellula di terroristi attiva in Siria che secondo l'intelligence americana costituisce "una minaccia più diretta per gli Stati Uniti e l'Europa", suscettibili di subire un attacco terroristico sul loro territorio. Secondo quanto riportato dal NYT, fonti ufficiali della CIA hanno dichiarato che "l'attenzione sull'ISIS avrebbe distorto il quadro della minaccia terroristica emersa dal caos della guerra civile in Siria e che minacce più immediate provengono ancora da gruppi terroristici tradizionali come Khorasan".
A capo di Khorasan vi sarebbe Muhsin Al-Fadhli, militante di Al-Qa'ida originario del Kuwait, che secondo il Dipartimento di Stato americano faceva parte del cerchio magico di Osama Bin Laden. Così intimo da essere tra i pochi (oltre alla CIA) al corrente in anticipo degli attentati dell'11 settembre.
Nel 2002 Al-Fadhli avrebbe fornito appoggio a un attentato contro una petroliera francese al largo delle coste dello Yemen.
Una trama più che da spy-story da sequel di quart'ordine. Mushin al Fadhli, benché avvolto nell'ombra per ammissione dello stesso New York Times, oggi avrebbe 33 anni - età carica di simbolismo evangelico. Quindi sarebbe stato appena ventenne - un vero enfant prodige - quando fra pochi eletti condivideva con Bin Laden in persona i piani segretissimi degli attentati alle Torri gemelle e al Pentagono. E pare che la CIA lo tenga sott'occhio addirittura da una decina d'anni. Un pedigree da far impallidire il califfo dell'ISIS, Al-Baghdadi, ridotto in poche settimane al rango di figurante sbiadito rispetto al nuovo, terrificante Fantomas.
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Fonte: pagina facebook "Premio Goebbels per la disinformazione", 24/9/2014
https://www.facebook.com/premiogoebbels/posts/1547377768829070?ref=notif<< Cittadini israeliani coinvolti nell'inchiesta su una mega-truffa al Fisco per finanziare il terrorismo jihadista. Non vi mette qualche pulce nell'orecchio? >>
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http://www.today.it/mondo/frode-fisco-italia-bin-laden.html
Un miliardo di euro rubato al Fisco italiano e "regalato" a Bin Laden
Secondo la procura di Milano, grazie a finte vendite di "carbon credit" un'azienda italiana ha frodato più di un miliardo di euro al Fisco. Quei soldi sono finiti ai fondamentalisti islamici
Redazione 24 settembre 2014
Un miliardo di euro rubato al Fisco italiano e "regalato" a Bin Laden
„MILANO - Ci sono voluti anni per dare una ragione al terrore di una commercialista milanese. E per spiegare quelle carte, intestate a una società milanese, ritrovate nel 2010 in un covo dei talebani al confine tra Afghanistan e Pakistan. Ma alla fine una spiegazione è stata trovata, ed è stata fatta luce su un incredibile giro di affari tra aziende italiane e fondamentalisti islamici.
Secondo un'indagine della Procura di Milano oltre un miliardo di euro di Iva sarebbe stato frodato al fisco italiano per andare a finanziare i gruppi terroristici del Medio Oriente. Secondo quanto ricostruito dal "Corriere della Sera", si sarebbe trattato di una colossale truffa fiscale sui certificati ambientali, che sarebbe provata da documenti trovati nel 2010 in un rifugio afghano.
I servizi segreti delle forze Nato non trovarono in quel nascondiglio, come si aspettavano, Osama Bin Laden. Ma scoprirono un bel po' di informazioni utili a smascherare un'organizzazione che sottraeva fondi al fisco proprio per finanziare i terroristi islamici.
A dare il là alle ricerche era stata la segnalazione di una commercialista spaventata. Le sue ricostruzioni avevano permesso l'incriminazione di trentotto indagati e il sequestro di ottanta milioni di euro, con la Procura milanese che era andata a colpire un'associazione criminale anglo-pakistana e una franco-israeliana che, tra il 2009 e il 2012, sarebbero riuscite a sottrarre all'Italia più di un miliardo di euro di Iva.
I documenti relativi alla maxi-frode erano in un rifugio non lontano da quello dove, il 2 maggio 2011, gli americani uccisero il Re del Terrore, e portavano a Imran Yakub Ahmed, pakistano, quarant'anni, passaporto inglese, amministratore della milanese "Sf Energy Trading spa". Era proprio questa la società finita nel mirino dei procuratori dopo la denuncia della commercialista, che era rimasta scioccata dalla facilità con cui la "Sf Energy" guadagnava lavorando per società intestate a prestanome cinesi e italiani che vendevano e compravano migliaia di carbon credit, certificati ambientali che possono essere negoziati dalle aziende che producono meno gas-serra rispetto al tetto assegnato dall'accordo di Kyoto.
Secondo quanto ricostruito dalla procura, le organizzazioni acquistavano i certificati con società fittizie che producevano solo fatture. Acquistavano senza pagare l'Iva, l'aggiungevano e vendevano i certificati ad altre società, anch'esse fittizie, intermediarie con gli ingari acquirenti finali. Incassavano l'Iva, chiudevano i battenti e sparivano nel nulla, dirottando i soldi su conti correnti tra Cipro e Hong Kong. Destinazione finale dei soldi: i fondamentalisti islamici.
“
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http://popoffquotidiano.it/2014/10/10/washington-e-il-mondo-stanno-realmente-facendo-guerra-allisis-oppure/
Washington e il mondo stanno realmente facendo guerra all’Isis, oppure…
10 ottobre 2014
In Siria bombardati edifici vuoti e… raffinerie. Morti sotto le bombe solo 14 miliziani dell’Isis. Mentre risulta distrutta quasi tutta la capacità energetica di del regime di Assad. E ancora. Per l’Intelligence Usa l’Isis non rappresenta alcun pericolo. Allora, chi stiamo bombardando?
di Franco Fracassi
Hanno distrutto alcuni edifici vuoti, ucciso quattordici presunti terroristi e messo fuori uso dodici raffinerie. «Un mese di bombardamenti a tappeto non hanno prodotto altro. Come si può pretendere di sconfiggere un’armata di terroristi esclusivamente bombardando dal cielo, e affidando l’offensiva di terra a quattro scalzacani curdi, che si trovano a fronteggiare un’armata ben più potente. In Iraq e in Siria sta andando in scena una farsa». E se all’opinione del capo delle forze armate Usa (il generale William Mayyville) si aggiunge quella dell’esperto di servizi segreti statunitensi per conto dell’autorevole rivista “Foreign Policy’s” Shane Harris («Non esistono informazioni credibili che dimostrano la reale pericolosità internazionale dello Stato Islamico. Lo dicono i nostri servizi segreti, lo dice lo stesso Obama»), allora ci si chiede: perché il mondo sta bombardando l’Iraq e la Siria?
Prendiamo il bombardamento alla città siriana di Raqqa, tacciata di essere la base operativa dell’Isis. L’inviato del giornale turco “Hurriyet” ha scritto: «Quando i bombardieri americani hanno iniziato a sganciare bombe quelli dell’Isis erano già scappati. Del resto, avrebbero anche potuto non farlo, visto che gli attacchi erano diretti altrove». Già scappati? «Erano stati avvertiti dall’Intelligence, dalla Cia, che continua ad avere rapporti con loro», ha spiegato a Popoff l’ex funzionario della Central Intelligence Agency Joseph Trento.
Quindi, cos’hanno colpito le bombe sganciate su Raqqa? «I bombardamenti a Raqqa hanno distrutto alcuni edifici vuoti, tra cui l’ex sede dell’MI6 (i servizi britannici) divenuta sede dei Fratelli musulmani. Nessun edificio colpito apparteneva all’Isis. Distrutte anche dodici raffinerie. La maggior parte delle vittime sono civili. E solo quattordici erano miliziani dello Stato Islamico», si legge sul rapporto redatto dall’Osservatorio siriano per i diritti dell’Uomo.
Robert Baer è stato per oltre due decenni a capo della divisione Medio Oriente della Cia. La sua base era a Beirut e conosce meglio di chiunque altro la situazione sul campo. Dimessosi da Langley ha scritto un libro, da cui George Clooney ha tratto il film “Syriana”. Sentito da Popoff Baer ha detto: «La strategia della Casa Bianca è chiarissima. A loro non frega niente dell’Isis. A Loro interessa l’Iraq e interessa la Siria. Stanno distruggendo le raffinerie in modo da mettere in ginocchio Assad. Obama già pensa a quello che accadrà dopo. Sa che Assad resterà al suo posto. E sa che senza quelle raffinerie l’economia siriana non si riprenderà mai. Altro che Isis pericolo globale».
Popoff in passato ha scritto dei legami tra l’Isis e gli Stati Uniti, tra l’Isis e la Nato, tra l’Isis e la Turchia. Ha scritto degli incontri tra il senatore repubblicano John McCain (uomo ombra della diplomazia Usa) e il leader dello Stato Islamico Abu Bakr al Baghdadi. Ha scritto della seduta segreta del Congresso convocata dal presidente statunitense Barak Obama per votare il finanziamento all’opposizione siriana, tra cui l’Isis. Ha scritto delle basi Nato in Turchia di Sanlurfa, Osmaniye e Karaman sono state utilizzate per addestrare l’esercito dell’Isis. Ha scritto delle armi pesanti (cannoni, carri armati eccetera) trasportati dalle fabbriche ucraine alla Turchia dai servizi segreti di Ankara per rifornire le truppe di al Baghdadi. Ha scritto della finta offensiva dei curdi iracheni (in contrasto con quella vera dei turchi iracheni) contro l’Isis nel nord dell’Iraq, con l’unico scopo di ripulire etnicamente quelle zone. Le informazioni contenute in questo articolo non aggiungono altro che un nuovo tassello alla storia.
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The original article, in english:
The War on Terrorism is Terrorism. How the US Helped Create Al Qaeda and ISIS
by GARIKAI CHENGU, Counterpunch Sept 19-21, 2014
http://www.counterpunch.org/2014/09/19/how-the-us-helped-create-al-qaeda-and-isis/
TRAD. in lingua italiana:
La guerra al terrorismo è terrorismo. Come gli Stati Uniti hanno contribuito a creare Al Qaeda e ISIS
di Garikai Chengu | counterpunch.org, 19/09/2014
http://www.resistenze.org/sito/os/dg/osdgei21-015026.htm
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Rat protiv terorizma stvara terorizam
Kako su Sjedinjene Države doprinijele stvaranju Al Qaede i Isisa
Garikai Chengu, istraživač na Sveučilištu Harvard
Upravo kao i Al Quaeda i islamska država (ISIS) predstavlja proizvod „made in the USA“, proizvedeno u Sjedinjenim Državama, odnosno ona je sredstvo terora da bi se podijelio i osvojio Srednji Istok, bogat naftnim ležištima i da bi se suzbio sve veći utjecaj Irana u toj zoni.
Činjenica, da na savjesti Sjedinjenih Država leži duga i prljava priča potpomaganja terorističkih skupina, predstavlja iznenađenje samo za one, koji prate isključivo dnevna zbivanja i ne poznaju historiju.
CIA je sklopila savezništvo s Islamom već za vrijeme Hladnog rata. Tada je Amerika gledala na svijet na sasvim jednostavan način: s jedne strane Sovjetski Savez i nacionalizam Trećeg svijeta, kojeg je Amerika uvijek smatrala sovjetskim sredstvom; s druge strane zapadne zemlje i političko-ratni Islam, koji je Amerika držala za saveznika u borbi protiv Sovjetskog Saveza.
Direktor National Security Agencay pod Ronaldom Reganom, general William Odom, nedavno je primijetio: „ U svakom slučaju Sjedinjene Države dugo su iskorištavale terorizam. Godine 1978-1979 Senat je nastojao donijeti zakon protiv međunarodnog terorizma i tada su pravni stručnjaci čak zaključili u debati, kako bi, po svim postojećim verzijama predlaganog zakona, Sjedinjene Države ipak na kraju ispale prekršitelji.“
Tokom sedamdesetih godina CIA se služila Muslimanskom braćom u Egiptu kao zastavom, bilo da bi se usprotivila širenju sovjetskog utjecaja, bilo da bi preventivno djelovala protiv širenja marksističke ideologije među arapskim masama. Sjedinjene Države otvoreno su podržavale Islamski Šerijat protiv Sukarna u Indoneziji i dale su podršku terorističkoj grupi Jamat –el - Islam protiv Zulfqara Ali Buto u Pakistanu. Na kraju, ali ne manje važna, pojavila se i Al Qaeda.
Ne smije se zaboraviti da je CIA dala život Ozami Bin Ladenu i njegovoj organizaciji, dojeći ih na vlastitim prsima tokom osamdesetih godina. Bivši britanski ministar vanjskih poslova Robin Cook, kazao je u Donjem domu, kako je „Al Qaeda“ bez ikakve sumnje, bila proizvod agencija zapadne „intelligence“. Gospodin Cook je objasnio da je „Al Qaeda“, koja bukvalno znači na arpskom kraticu za „bazu podataka“, služila kao tijelo banke informacija za milione islamskih ekstremista, izvježbanih od strane CIA-e i financiranih iz Saudijske Arabije, u cilju da poraze Ruse u Afganistanu.
Odnos Amerike sa Al Qaedom oduvijek je bio odnos ljubavi i mržnje istovremeno. Zavisno o tome da li izvjesna teroristička grupa Al Qaede u izvjesnoj regiji može poslužiti američkim interesima ili ne, State Departement Sjedinjenih Država ju je podržavao ili je ona pak postajala cilj na koji se on obrušavao. Iako odgovorni za američku vanjsku politiku tvrde da su oni protivnici islamskog ekstremizma, oni su ga ipak umjetno i znalački stvorili i pomagali kao oruđe američke vanjske politike.
„Islamska država“koja je bila njihovo posljednje oružje, upravo kao i Al Qaeda, sad se okrenula protiv njih. ISIS se našao osvijetljen reflektorima na svjetskoj međunarodnoj pozornici nakon što su njegovi mangupi počeli sjeći glave američkim novinarima. U ovom je času jedna takva teroristička skupina u stanju da drži pod kontrolom teritorij po veličini jednak Ujedinjenom Kraljevstvu.
Da bi se uspjelo shvatiti kako to da se Islamska država tako naglo povećala i razvila treba pogledati korijene te organizacije, stvorene od Sjedinjenih Država. Invazija i okupacija Iraka 2003 od strane SAD-a stvorila je preduvjete na osnovu kojih su najradikalnije sunitske grupe mogle u to vrijeme pustiti na tom tlu duboke korijene. Sjedinjene Države su prilično neoprezno razbile državni aparat Sadama Huseina, koji je bio potpuno laički i nadomjestile ga aparatom uprave u kojem su šiti bili većina. Američka okupacija na kraju je stvorila veliku nezaposlenost u sunitskim krajevima, odgurnuvši socijalizam i zatvorivši fabrike i nadomjestivši sve to naivnim uvjerenjem da će čarobna ruka slobodnog tržišta uspjeti stvoriti nova radna mjesta. Pod šitskim režimom, kojeg su podržavale Sjedinjene Države, radnička klasa, koju su sačinjavali suniti, izgubila je na stotine hiljada radnih mjesta. Za razliku od bijelih Afrikanera u Južnoj Africi, kojima je bilo dopušteno da sačuvaju vlastito bogatstvo nakon promjene režima, suniti, koji su pripadali višoj ili čak vlasničkoj klasi, bili su sistematski razvlašćeni, oduzeti su im njihovi posjedi i izgubili su svaki politički utjecaj. Umjesto da promovira vjersku integraciju i jedinstvo, američka politika u Iraku dovela je do usijanja sektaške podjele i stvorila plodno tlo za sve veće nezadovoljstvo sunita, a to je nezadovoljstvo dovelo do toga da je Al Quaeda pustila duboko korijenje u Iraku.
Islamska država Iraka i Sirije (ISIS) uobičajeno je nosila drugo ime: Al Qaeda u Iraku. Nakon 2010 ta je skupina promijenila vlastiti naziv i preusmjerila svoju aktivnost na Siriju.
U ovome se času u Siriji vode tri rata: rat između vlade i pobunjenika, drugi rat između Irana i Saudijske Arabije i još rat između SAD-a i Rusije. I u toj trećoj bitci novog Hladnog rata Sjedinjene Države dotjerale su dotle da svjesno preuzmu rizik da naoružaju islamske pobunjenike u Siriji, jer je sirijski predsjednik Bašar al-Asad ključni saveznik Rusije. Nastupio je vrlo neugodan obrat, kad su se mnogi od tih sirijskih pobunjenika sasvim jasno pokazali kako su upravo oni ti mangupi ISIS-a, koji se otvoreno tuku s oružjem M 16 proizvedenim u SAD-u.
Američka politika na Srednjem Istoku vrti se oko nafte i oko Izraela. Invazija Iraka djelomično je utažila žeđ Washingtona za naftom, ali avionski napadi, koji su sada u toku, na Siriju, kao i ekonomske sankcije protiv Irana usko su povezane s Izraelom. Cilj je lištiti bliske neprijatelje Izraela, Hezbolahe u Libanonu i Palestince u Siriji, koji su uglavnom uz Hamas, za njih ključne sirijske i iranske podrške.
ISIS nije samo instrument terora, kojim se služe Amerikanci, kako bi svrgnuli sirijsku vladu; on služi i vršenju pritiska na Iran.
Posljednji put je Iran napao neku drugu naciju 1738. Otkad je Iran stekao nezavisnost od engleske domovine, odnosno još od 1776, Sjedinjene Države bile su angažirane u 53 invaziona ratna pohoda. Nasuprot onom u što bi ratni pokliči zapadnih medija htjeli uvjeriti vlastite čitatelje i slušatelje, Iran sasvim jasno ne predstavlja nikakvu prijetnju sigurnosti u regiji, dok Washington to nesumnjivo predstavlja. Jedan informativni izvještaj, objavljen 2012, kojeg su odobrile svih šesnaest agencija za Intelligence SAD-a, tvrdi da je Iran prekinuo svoj nuklearni program naoružanja još godine 2003. Istini za volju, bilo kakva nuklearna ambicija Irana, stvarna ili zamišljena, rezultat je amričkog neprijateljstva prema Iranu, dok ni u kom slučaju ne vrijedi obrnuto.
Amerika upotrebljava ISIS na tri načina: da bi napadala vlastite neprijatelje na Srednjem Istoku, da bi stvorila pretekst za vojnu intervenciju SAD-a u inoizemstvu, a na unutrašnjem planu da bi stvorila umjetno izazvan strah zbog prijetnje nacionalnoj sigurnosti, koja treba da opravda ekspanziju bez premca invazivnog nadgledanja i kontroliranja svih građana.
Šireći s jedne strane tajnost vladinih odluka, a s druge strane kontrolu, vlada predsjednika Obame povećava vlastitu moć nadgledanja i špijuniranja vlastitih građana, dok istovremeno smanjuje mogućnost tih istih građana da nadgledaju i kontroliraju vladu. A terorizam je čista isprika, kako bi se opravdala masovna kontrola, odnosno kako bi se suzbile masovne pobune.
Na takozvani „rat protiv terorizma“ treba gledati kao ono što on ustvari jeste: izgovor kako bi se zadržala opasno predimenzionirana ratna mašinerija. Dvije najveće i najutjecajnije interesne grupacije u vanjskoj politici Sjedinjenih Država jesu izraelski lobby, koji upravlja američkom politikom na Bliskom Istoku, i vojno-industrijski kompleks, koji se koristi u profitnim terminima akcijama prve grupacije. Otkad je George W. Bush objavio „rat protiv terora“ u oktobru mjesecu 2001, ta je djelatnost koštala američke poreske obveznike 6.6 triliona /6.600 milijardi/ američkih dolara i hiljade i hiljade sinova i kćeri poginulih u ratu: ali, istovremeno, ti su ratovi donijeli milijarde dolara vojnoj eliti Washigtona.
Ustvari, sedamdeset poduzeća i privatnih ivestitora u Americi dobili su na natječajima poslove vrijedne 27 milijardi dolara od perioda početka rata u Iraku i u Afganistanu do vremena od posljednje tri godine, a ovo su podaci nedavnog istraživanja „Center for The Public Integrity“ (Centra za javno poštenje, bilj. prev). Prema toj studiji oko 75 % tih privatnih poduzeća imalo je kao zaposlenike ili kao članove Upravnog Odbora ljude koji su radili ili pak bili usko povezani sa izvršnim organima republikanske ili demokratske administracije, sa članovima Kongresa ili sa ljudima na najvišim položajima u vojnom sektoru.
Jedan izvještaj iz 1997 godine, koji je izradilo Ministarstvo obrane Sjedinjenih Država tvrdi „podaci pokazuju jaku povezanost između umiješanosti Sjedinjenih Država u inozemstvu i povećanja teroriastičkih napada“. Istina je da jedini način na koji SAD mogu pobijediti u „ratu protiv terorizma“ jeste da prestanu davati teroristima motive i sredstva da ovi napadaju Ameriku. Terorizam je simptom; američki imperijalizam na Srednjem Istoku je rak. Jednostavno rečeno rat protiv terorizma je i sam terorizam; samo što se te terorističke akcije vode na daleko višoj ljestvici, uz upotrebu avionskih vojnih udara i raketa.
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http://www.controlacrisi.org/notizia/Conflitti/2014/10/10/42625-perche-il-mondo-sta-ignorando-la-rivoluzione-dei-curdi-in/
Perché il mondo sta ignorando la rivoluzione dei Curdi in Siria?
Nel bel mezzo della zona di guerra siriana un esperimento democratico sta venendo seriamente minacciato dall’Isis. Che il mondo intero ne sia all’oscuro è uno scandalo.
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Nel 1937, mio padre si arruolò volontario per combattere nelle Brigate Internazionali in difesa della Repubblica Spagnola. Quello che sarebbe stato un colpo di Stato fascista era stato temporaneamente fermato da un sollevamento dei lavoratori, condotto da anarchici e socialisti, e nella maggior parte della Spagna ne seguì una genuina rivoluzione sociale, portando intere città sotto il controllo di sistemi di democrazia diretta, le fabbriche sotto la gestione operaia e le donne ad assumere sempre più potere.
I rivoluzionari spagnoli speravano di creare la visione di una società libera cui il mondo intero avrebbe potuto ispirarsi. Invece, i poteri mondiali dichiararono una politica di “non intervento” e mantennero un rigoroso embargo nei confronti della repubblica, persino dopo che Hitler e Mussolini, apparenti sostenitori di tale politica di “non intervento”, iniziarono a fare affluire truppe e armi per rinforzare la fazione fascista. Il risultato fu quello di anni di guerra civile terminati con la soppressione della rivoluzione e quello che fu uno dei più sanguinosi massacri del secolo.
Non avrei mai pensato di vedere, nel corso della mia vita, la stessa cosa accadere nuovamente. Ovviamente, nessun evento storico accade realmente due volte. Ci sono infinite differenze fra quello che accadde in Spagna nel 1936 e quello che sta accadendo ora in Rojava, le tre province a larga maggioranza curda nel nord della Siria. Ma alcune delle somiglianze sono così stringenti, e così preoccupanti, che credo sia un dovere morale per me, in quanto cresciuto in una famiglia le cui idee politiche furono in molti modi definite dalla Rivoluzione spagnola, dire: non possiamo fare sì che tutto ciò finisca ancora una volta allo stesso modo.
La regione autonoma del Rojava, così come esiste oggi, è uno dei pochi raggi di luce – un raggio di luce molto luminoso, a dire il vero – a emergere dalla tragedia della Rivoluzione siriana. Dopo aver scacciato gli agenti del regime di Assad nel 2011, e nonostante l’ostilità di quasi tutti i suoi vicini, il Rojava non solo ha mantenuto la sua indipendenza, ma si è configurato come un considerevole esperimento democratico. Sono state create assemblee popolari che costituiscono il supremo organo decisionale, consigli che rispettano un attento equilibrio etnico (in ogni municipalità, per esempio, le tre cariche più importanti devono essere ricoperte da un curdo, un arabo e un assiro o armeno cristiano, e almeno uno dei tre deve essere una donna), ci sono consigli delle donne e dei giovani, e, in un richiamo degno di nota alle Mujeres Libres (Donne Libere) della Spagna, un’armata composta esclusivamente da donne, la milizia “YJA Star” (l’”Unione delle donne libere”, la cui stella nel nome si riferisce all’antica dea mesopotamica Ishtar), che ha condotto una larga parte delle operazioni di combattimento contro le forze dello Stato Islamico.
Come può qualcosa come tutto questo accadere ed essere tuttavia perlopiù ignorato dalla comunità internazionale, persino, almeno in gran parte, dalla sinistra internazionale? Principalmente, sembra, perché il partito rivoluzionario del Rojava, il PYD, lavora in alleanza con il turco Partito Curdo dei Lavoratori (PKK), un movimento combattente marxista impegnato sin dagli anni Settanta in una lunga guerra contro lo Stato turco. La Nato, gli Stati Uniti e l’Unione Europea lo classificano ufficialmente come “organizzazione terroristica”. Nel frattempo, l’opinione di sinistra lo descrive spesso come Stalinista.
Ma, in realtà, il PKK non assomiglia neppure lontanamente al vecchio, organizzato verticalmente, partito Leninista che era una volta. La sua evoluzione interna, e la conversione intellettuale del suo fondatore, Abdullah Ocalan, detenuto in un’isola-prigione turca dal 1999, lo hanno condotto a cambiare radicalmente i propri scopi e le proprie tattiche.
Il PKK ha dichiarato che esso non cerca nemmeno più di creare uno Stato curdo. Invece, ispirato in parte dalla visione dell’ecologista sociale e anarchico Murray Bookchin, ha adottato una visione di “municipalismo libertario”, invitando i curdi a formare libere comunità basate sull’autogoverno, basate sui principi della democrazia diretta, che si federeranno tra loro aldilà dei confini nazionali – che si spera che col tempo diventino sempre più privi di significato. In questo modo, suggeriscono i curdi, la loro lotta potrebbe diventare un modello per un movimento globale verso una radicale e genuina democrazia, un’economia cooperativa e la graduale dissoluzione dello stato-nazione burocratico.
A partire dal 2005 il PKK, ispirato dalla strategia dei ribelli zapatisti in Chiapas, ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nei confronti dello Stato turco e ha iniziato a concentrare i propri sforzi nello sviluppo di strutture democratiche nei territori di cui già ha il controllo. Alcuni si sono chiesti quanto realmente sinceri siano questi sforzi. Ovviamente, elementi autoritari rimangono. Ma quello che è successo in Rojava, dove la Rivoluzione siriana ha dato ai curdi radicali la possibilità di condurre tali esperimenti su territori ampi e confinanti fra loro, suggerisce che tutto ciò è tutt’altro che un’operazione di facciata. Sono stati formati consigli, assemblee e milizie popolari, le proprietà del regime sono state trasformate in cooperative condotte dai lavoratori – e tutto nonostante i continui attacchi dalle forze fasciste dell’ISIS. Il risultato combacia perfettamente con ogni definizione possibile di “rivoluzione sociale”. Nel Medio Oriente, almeno, tali sforzi sono stati notati: particolarmente dopo che il PKK e le forze del Rojava per combattere efficacemente e con successo nei territori dell’ISIS in Iraq per salvare migliaia di rifugiati Yezidi intrappolati sul Monte Sinjar dopo che le locali milizie peshmerga avevano abbandonato il campo di battaglia. Queste azioni sono state ampiamente celebrate nella regione, ma, significativamente, non fecero affatto notizia sulla stampa europea o nord-americana.
Ora, l’ISIS è tornato, con una gran quantità di carri armati americani e di artiglieria pesante sottratti alle forze irachene, per vendicarsi contro molte di quelle stesse milizie rivoluzionarie a Kobané, dichiarando la loro intenzione di massacrare e ridurre in schiavitù – si, letteralmente ridurre in schiavitù – l’intera popolazione civile. Nel frattempo, l’armata turca staziona sui confini, impedendo che rinforzi e munizioni raggiungano i difensori, e gli aeroplani americani ronzano sopra la testa compiendo occasionali, simbolici bombardamenti dall’effetto di una puntura di spillo, giusto per poter dire che non è vero che non fanno niente contro un gruppo in guerra con i difensori di uno dei più grandi esperimenti democratici mondiali.
Se oggi c’è un analogo dei Falangisti assassini e superficialmente devoti di Franco, chi potrebbe essere se non l’ISIS? Se c’è un analogo delle Mujeres Libres di Spagna, chi potrebbero essere se non le coraggiose donne che difendono le barricate a Kobané? Davvero il mondo – e questa volta, cosa più scandalosa di tutte, la sinistra internazionale, si sta rendendo complice del lasciare che la storia ripeta se stessa?
Fonte: The Guardian
http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/oct/08/why-world-ignoring-revolutionary-kurds-syria-isis
traduzione di Federico Vernarelli