Informazione

(slovenščina / italiano)

Iniziative a Trieste:
7/9/2013: INTERROGATIVI SU VERGAROLLA. CONFERENZA STAMPA
13/9/2013: BATTAGLIONI SPECIALI - POSEBNI BATALJONI. INCONTRO PUBBLICO, CORO E MOSTRA
Il libro: Sara Perini Battaglioni speciali - Slav company 1940-1945 Posebni bataljoni


=== 7/9/2013 ===


Trieste 7/9/2013: INTERROGATIVI SU VERGAROLLA. CONFERENZA STAMPA
 

Comunicato stampa

Con preghiera di cortese pubblicazione

Sabato 7 settembre, alle ore 11 presso il bar Knulp di via Madonna del Mare 7, a Trieste, si terrà una conferenza stampa a cura della Redazione del sito www.diecifebbraio.info, nel corso della quale verrà esposta un’analisi sulla controversa vicenda della strage di Vergarolla.

Saranno presenti le ricercatrici storiche Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi


=== 13/9/2013 ===

Da: ANPI Trieste-Trst <anpits@...>
Date: 02 settembre 2013 13:56

Sara Perini: Battaglioni speciali - Slav company 1940-1945 Posebni bataljoni

--- INVITO

Il Comitato provinciale dell'ANPI di Trieste organizza
nel 70° anniversario dell'arruolamento forzato
dei giovani del Litorale nei 

Battaglioni speciali

un incontro pubblico

Introduce 
Stanka Hrovatin
presidente del Comitato provinciale dell'ANPI di Trieste
Interventi di 
Marina Rossi 
storica
Ciril Zlobec
poeta ed accademico sloveno
con un messaggio di
Sara Perini
storica

Canterà il Coro misto Rdeča zvezda di Sales
diretto da Rado Milič

Sala del Narodni Dom, Via Filzi 14, Trieste
13 settembre 2013, ore 18

Traduzione simultanea dallo sloveno

Mostra sui Battaglioni speciali
in collaborazione con la Biblioteca Pinko Tomažič e compagni
e la Sezione storica della Biblioteca nazionale slovena di Trieste

--- VABILO

Tržaški pokrajinski odbor VZPI
prireja ob 70-letnici prisilnega vključevanja
mladih Primorcev

v Posebne bataljone

javno srečanje

Uvodne besede 
Stanka Hrovatin
predsednica pokrajinskega odbora VZPI Trst
Posegi
Marina Rossi
zgodovinarka
Ciril Zlobec
slovenski pesnik in akademik
Pisno sporočilo
Sara Perini
zgodovinarka

Nastopil bo Mešani pevski zbor Rdeča zvezda iz Saleža
Vodi Rado Milič

Dvorana narodnega doma, Ul. Filzi 14, Trst
13. septembra 2013, ob 18. uri

Simultano prevajanje iz slovenščine

Razstava o Posebnih bataljonih
v sodelovanju s Knjžnico Pinko Tomažič in tovariši
ter z Zgodovinskim odsekom Narodne in študijske knjižnice v Trstu


=== IL LIBRO:


SARA PERINI

Battaglioni speciali Slav company - 1940-1945 Posebni bataljoni

Associazione slovena di cultura “Tabor” - Biblioteca Pinko Tomažič e compagni - ANPI provinciale di Trieste, Opicina, 2004, pp. 320. 

Il libro può essere richiesto all’ANPI provinciale di Trieste (via F. Crispi, 3) al prezzo di € 10,00.

L’ANPI provinciale di Trieste e l’Associazione slovena di cultura “Tabor” hanno pubblicato questo pregevole volume della dott.ssa Sara Perini. I Battaglioni speciali furono lo strumento con il quale la politica fascista cercò, alla vigilia della guerra, di allontanare dalla Venezia Giulia la popolazione maschile slovena e croata, ritenuta inaffidabile in vista degli eventi bellici e di impedirne successivamente l’arruolamento nel movimento armato di liberazione. Nell’aprile del 1941, con l’occupazione e l’annessione della provincia di Lubiana e la ormai rafforzata presenza del movimento partigiano, anche sul Carso triestino, ben cinquemila persone furono incorporate nei battaglioni speciali. L’ultimo arruolamento forzato di giovani sloveni e croati delle classi dal 1924 al 1926 avvenne nella primavera del 1943. Una gran parte di questi giovani, trasferiti prima dell’8 settembre del 1943 nel meridione d’Italia, si arruolò a Bari nelle “Brigate d’Oltremare”-“Prekomorske Brigade” dell’Esercito di Liberazione Popolare Jugoslavo.

(fonte: Patria indipendente, 30 giugno 2005




http://www.marx21.it/storia-teoria-e-scienza/storia/22676-70-anni-fa-sotto-limpulso-decisivo-dei-comunisti-iniziava-la-resistenza-antifascista.html

70 anni fa, sotto l’impulso decisivo dei comunisti, iniziava la Resistenza antifascista

30 Agosto 2013 - di Alexander Höbel per Marx21.it

70 anni fa, il 29 agosto 1943, si ricostituiva a Roma la Direzione provvisoria del Pci, divisa in due gruppi: quello di Roma, con Scoccimarro, Longo, Amendola, Novella, Roveda; e quello di Milano, con Massola, Secchia, Roasio, Li Causi e Negarville. La direzione decise di intensificare la mobilitazione contro il governo e per il ripristino di tutte le libertà, di rafforzare l’unità d’azione col PSI, e costituire ovunque “Comitati di fronte nazionale” dotandoli di un respiro di massa.

Ricorderà Amendola in Lettere a Milano:

Con Longo, abbandonato il luogo della riunione, ci recammo in via Po dove Pintor ci avrebbe portato le ultime notizie. Egli ci confermò [...] che l’armistizio era virtualmente concluso e che si sperava in un breve rinvio dell’annuncio per permettere la preparazione della difesa di Roma. Fu in quel momento che Longo assunse la direzione della lotta di liberazione. Lo vedo ancora camminare in silenzio per la stanza e poi mettersi a scrivere la bozza di quello che sarà il ‘Promemoria sulla necessità urgente di organizzare la difesa nazionale contro l’occupazione e la minaccia dei colpi di mano da parte dei tedeschi’. Questo promemoria porta la data del 30 agosto. Era infatti passata da poco la mezzanotte quando Longo finì di correggere il testo del promemoria.

Nel testo si propongono la rottura dell’alleanza con la Germania, l’armistizio, la preparazione della difesa del Paese, la collaborazione a tal fine fra esercito e popolo, l’“armamento di unità popolari” di combattimento (quelle che saranno le brigate partigiane), la cooperazione tra i comandi militari e il Fronte Nazionale, e infine si sottolinea la necessità di “liquidare tutte le sopravvivenze fasciste nell’apparato dello Stato”, e di “portare ai posti di maggiore responsabilità uomini di sicura fede democratica, decisi a lottare fino in fondo contro l’occupante tedesco e i suoi strumenti: i fascisti italiani”. Il Promemoria, come scriverà Amendola, è “il primo atto compiuto dal PCI per l’inizio della Resistenza.

Il giorno seguente, il documento viene presentato alla riunione con gli altri partiti di sinistra. Longo vi partecipa con Scoccimarro e Amendola; vi sono poi Nenni, Saragat e Romita per il PSI, e Lussu, La Malfa e Bauer per il Partito d’azione. La maggior parte dei presenti ha partecipato all’esperienza unitaria costruita in Francia negli anni precedenti, e questo indubbiamente favorisce la loro intesa. Il testo di Longo è “accolto nella sostanza”, e la mozione approvata ribadisce l’esigenza di un governo formato dai partiti antifascisti, e intanto il ruolo di guida del Fronte nazionale. Viene infine istituita una “giunta militare tripartita”, composta dallo stesso Longo, Pertini e Bauer: una decisione che suscita una grande impressione negli altri partiti e favorisce un loro maggiore dinamismo.

Di fatto, è l’inizio della Resistenza.



===

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it/
http://www.facebook.com/cnj.onlus/

=== * ===



Invita i tuoi amici e Tiscali ti premia! Il consiglio di un amico vale più di uno spot in TV. Per ogni nuovo abbonato 30 € di premio per te e per lui! Un amico al mese e parli e navighi sempre gratis: http://freelosophy.tiscali.it/


(srpskohrvatski / italiano / english)

SIRIJA: ZAUSTAVITE BUBNJARE RATA!

INIZIATIVE SABATO 31 AGOSTO 2013:

1) NAPOLI, PIAZZA DELLA REPUBBLICA ORE 10:00 - PRESIDIO AL CONSOLATO AMERICANO
2MILANO, LARGO DONEGANI ORE 16.30 - PRESIDIO-MANIFESTAZIONE AL CONSOLATO  U.S.A.
3) PISA, PIAZZA XX SETTEMBRE ORE 17:30 - GIU' LE MANI DALLA SIRIA! SCENDIAMO IN PIAZZA CONTRO LA GUERRA!

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia -onlus convintamente aderisce ed invita tutti/e a partecipare ad ogni iniziativa indetta nell'ambito della mobilitazione delle forze progressiste ed antimperialiste contro le nuove convulsioni guerrafondaie che stavolta prendono di mira la Siria.

DICHIARAZIONI:

4) ЗАУСТАВИТЕ БУБЊЕВЕ РАТА! (SUBNOR Srbije i Beogradski Forum)
5) STATEMENT ON DEVELOPMENTS REGARDING SYRIA (Belgrade Forum for a World of Equals)

APPROFONDIMENTI:

Intervista a Bashar al-Assad a “Izvestia”
http://www.voltairenet.org/article179993.html
http://informazionescorretta.altervista.org/blog/intervista-al-presidente-siriano-assad/

«Dal gas naturale al gas Serin ... il fondo del pantano siriano»
di Khaled ABDELHAFIZ - per Investig’Action, 20 agosto 2013
http://comitatocontrolaguerramilano.wordpress.com/2013/08/29/dal-gas-naturale-al-gas-serin-il-fondo-del-pantano-siriano/

(en francais: « Du gaz naturel au gaz sarin... le fond du bourbier syrien »
Khaled ABDELHAFIZ, 20 août 2013
http://www.michelcollon.info/Du-gaz-naturel-au-gaz-sarin-le.html )

Siria: le "armi chimiche". E la storia alle loro spalle
di Domenico Losurdo | da domenicolosurdo.blogspot.it - 30 Agosto 2013
http://www.marx21.it/internazionale/pace-e-guerra/22677-siria-le-qarmi-chimicheq-e-la-storia-alle-loro-spalle.html


=== 1 ===

Fermiamo l’aggressione alla Siria. Presidio a Napoli, sabato 31 agosto

 

Fermiamo l’aggressione alla Siria

 

 

Dopo l’Iraq e Ia Libia, ora è il turno di un altro “stato canaglia”: la Siria. Con il pretesto di altre “Armi di Distruzione di Massa” – in questo caso gas tossici, con ogni evidenza, utilizzati dai “ribelli” per “giustificare” l’attacco della NATO – una nuova guerra si sta preparando. E mentre il ministro degli Esteri Emma Bonino assicura con tono tranquillizzante che l’Italia non parteciperà a un’operazione militare contro la Siria senza mandato Onu, il rombo della guerra già risuona. Tutte le basi militari in Italia – Lago Patria, Pisa, Sigonella... sono in stato di massimo allarme, mentre da Napoli – sede del Comando delle Forze navali Usa in Europa, comprendenti la VI flotta – partirebbe l’ordine di attacco.

E a riprova della sua “volontà di pace”, il governo italiano annuncia che – insieme a Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Arabia Saudita – parteciperà, il 4 settembre, alla riunione del gruppo degli «Amici della Siria» (quello, per capirci, che sostiene i «ribelli» e quindi la guerra interna).

Non è che l’ultimo atto di una aggressione alla Siria che il governo Monti prima e il governo Letta ora conducono da due anni. Dapprima con sanzioni economiche (imposte nella illusione di scatenare per fame il popolo siriano); poi con il riconoscimento dei tagliagole della Coalizione Nazionale Siriana riconosciuti quali “unici rappresentanti del popolo siriano”; poi con l’appoggio alla Turchia, testa di ponte dell’aggressione alla Siria; poi con lo scandaloso accoglimento alla Farnesina di Burhan Ghalioun, (il 22 luglio 2012, e cioè il giorno dopo che una autobomba a Damasco, rivendicata da una delle sue bande, aveva fatto 400 morti); poi con l’invio in Siria di istruttori militari (alcuni di questi scoperti un anno fa alla frontiera libanese); poi con il rifiuto del visto di ingresso a parlamentari siriani invitati da loro colleghi italiani….

E tutto questo in nome dei diritti umani di donne e bambini, diritti che i governi occidentali hanno negato alle donne ed ai bambini iracheni, libici ed afgani massacrati dai loro bombardamenti “umanitari” e che i satrapi delle Petromonarchie, – principali sponsor della carneficina in Siria – continuano a negare macellando le opposizioni nei loro paesi.

Contro l’intervento militare in Siria, qualunque sia l’ombrello con cui lo si vorrà coprire (ONU, NATO), occorre – da subito – rompere il silenzio e, riprendere la mobilitazione pacifista ed internazionalista sottraendosi all’ipocrita equidistanza tra aggressori ed aggrediti ed alla inaccettabile subalternità agli interessi dell’imperialismo, in primis dell’Italia.

  • No all’aggressione alla Siria con o senza ONU
  • No al sostegno ai “ribelli” siriani, veri responsabili di una guerra civile che ha già fatto 100.000 morti e 1 milione di profughi (alcuni dei quali già approdati sulle nostre coste)
  • Ritiro immediato delle truppe italiane all’estero
  • No a nuove spese militari.

 

SABATO 31 AGOSTO – PRESIDIO AL CONSOLATO AMERICANO –

Piazza della Repubblica – ore 10 – NAPOLI

Rete NapoliNoWar – http://napolinowar.wordpress.com/

 



=== 2 ===

SABATO 31 AGOSTO - ORE 16.30
LARGO DONEGANI - MILANO
PRESIDIO - MANIFESTAZIONE
AL CONSOLATO  U.S.A.


Da:  comitatocontrolaguerramilano <comitatocontrolaguerramilano  @...>

Oggetto:  I: Appello per la mobilitazione contro la guerra con le prime adesioni

Data:  30 agosto 2013 16.23.35 GMT+02.00



Appello con le prime adesioni:
Siamo di fronte all’incombente aggressione contro la Siria.
Le precedenti guerre contro Yugoslavia, Iraq, Afghanistan, Libia ci hanno insegnato che le "guerre umanitarie" altro non sono che massacri perpetrati per interessi economici e geopolitici.
"L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"
QUESTO RECITA L’ART.11 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA NATA DALLA RESISTENZA
Questa guerra presenta anche gravi pericoli di estensione del conflitto.
Chiamiamo quindi alla mobilitazione contro la guerra alla Siria tutte le organizzazioni democratiche e i cittadini amanti della pace e soprattutto tutti i lavoratori poiché la guerra è contro il lavoro e tocca ai lavoratori fermarla. 
SABATO 31 AGOSTO - ORE 16.30
LARGO DONEGANI - MILANO
PRESIDIO - MANIFESTAZIONE
AL CONSOLATO  U.S.A.

Comitato contro la guerra – Milano
Le adesioni ad ora pervenute, in ordine di tempo, sono:
“La Casa Rossa", "PdCI Federazione di Milano", "Associazione La Stella Alpina", PRC Federazione di Milano, "Rete di solidarietà con la Palestina", "Palestina Rossa", Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia o.n.l.u.s., ...


=== 3 ===

Giù le mani dalla Siria! Scendiamo in piazza contro la guerra!

Appello per un presidio Sabato 31 agosto ore 17.30 in Piazza XX settembre - Pisa

A settanta anni di distanza dai bombardamenti angloamericani su Pisa, la solita mano assassina continua a seminare morte e distruzione nel mondo.

La sanguinosa strategia di destabilizzazione della Siria, organizzata e sostenuta attivamente dalle potenze occidentali e dai loro alleati (Israele, Giordania, Arabia Saudita, Qatar, Turchia), attraverso l’uso massiccio di mercenari legati ad Al Qaeda e all’Islam radicale, sta subendo un’escalation pericolosa. Il probabile attacco angloamericano e francese rischia di far esplodere, insieme all'intera area mediorientale, il fragile equilibrio tra grandi poli in competizione.

Il progressivo declino dell’egemonia USA in Medio Oriente determina una devastante instabilità, capovolgimenti di alleanze, scontri e tregue repentine, acuite dalla crisi egiziana, che hanno frantumato gli equilibri preesistenti nell’area.

La Siria è il campo di battaglia sul quale si tentano di ricomporre gli equilibri: potenze NATO, Israele e Petromonarchie del Golfo sono uniti contro il comune nemico, ma senza un progetto unitario di ridefinizione degli equilibri nell’area.

L’amministrazione USA, spalleggiata da Inghilterra e Francia, lavora per un’aggressione unilaterale della Nato senza mandato Onu, come nel 1999 contro la Iugoslavia.

Come per l’ex Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq e la Libia, l’attacco è preparato da una poderosa campagna di manipolazione mediatica, incurante delle informazioni sul probabile uso dei gas da parte delle bande foraggiate dall’esterno.

Il governo Letta/Alfano, di fronte all’escalation di guerra, assume una posizione ambigua e contraddittoria, al fine di nascondere il ruolo di portaerei che la penisola italiana svolge al servizio della NATO: tutte le basi militari sono in piena attività per sostenere la nuova aggressione, a partire da quella USA di Camp Darby.

Il 31 Agosto nella nostra città saranno ricordati i settanta anni dal bombardamento anglo-americano, che causò oltre 3000 vittime civili: sette decenni nei quali gli USA hanno continuano a sostenere le loro strategie imperialiste a suon di bombe, anche atomiche, come per Hiroshima e Nagasaki. Dopo tutti questi anni, le stesse minacce di morte e distruzione. I popoli sono diversi, la mano assassina è la solita.

Facciamo appello a tutte le forze politiche, sociali, sindacali pisane, a tutti i pacifisti e gli antimperialisti, perché facciano sentire forte la loro voce contro l'aggressione alla Siria, sabato 31 Agosto al presidio in Logge dei Banchi. Ore 17.30


GIU' LE MANI DALLA SIRIA! NO ALLA NUOVA AGGRESSIONE IMPERIALISTA!
CHIUDERE LE BASI DELLA MORTE, A PARTIRE DA CAMP DARBY!

Rete dei Comunisti - Pisa
cell. 3357698321
evento Facebook: https://www.facebook.com/events/650027718341181/


=== 4 ===


http://www.subnor.org.rs/agresija-2 
http://www.beoforum.rs/saopstenja-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/505-u-vezi-sa-situacijom-oko-sirije.html

ЗАУСТАВИТЕ БУБЊЕВЕ РАТА!


СУБНОР Србије и Београдски форум за свет равноправних најоштрије осуђују ратне планове Сједињених Америчких Држава, њихових НАТО савезника и савезника на Блиском истоку, за оружани напад на Сирију, под изговором да је војска Сирије наводно употребила хемијско оружје у борби против побуњеника.

Та нова ратна авантура против независне и суверене земље се најављује као још једна „хуманитарна интервенција“, уз лицемерно уверавање светске јавности да војним нападом желе само да народ Сирије „заштите“ од евентуалне нове употребе хемијског оружја у руци његове владе.

Припреме за агресију на Сирију су врло интензивне последњих дана, при чему актери не желе да сачекају ни извештај експерата Уједињених нација налазу на терену.

С друге стране, војну интервенцију најављују и без сагласности Савета безбедности УН, по моделу који је примењен у агресији на Србију (СР Југославију) 1999. што би значило још једно грубо кршење међународног права и Повеље Уједињених нација.

Предтекст за агресију употребљен овог пута од САД и њихових савезника нас грађане Србије болно подсећа на монструозне и лажне  оптужбе  које су претходиле агресији НАТО на Србију, под називом „Милосрдни анђео“. Ради се о моделу који је касније примењен у агресији на Авганистан, Ирак и Либију, са трагичним и далекосежним последицама за народе тих земаља.

Сви ти примери ратних похода САД и њихових савезника, праћени тешким злочинима против човечности и најгрубљим кршењем међународног права, недвосмислено показују да иза декларисаних „добрих намера“ и „хуманитарних интервенција“ стоје себични империјалистички интереси и циљеви за доминацијом над другим земљама и народима.

Са запрепашћењем констатујемо да је, упоредо са разрадом ратних планова западних командних центара, у току бесомучна медијска пропаганда против Сирије и њеног председника. Ради се о моделу демонизације циљаног противника, који је свестрано разрађен и примењен пре и у току агресије НАТО на Србију, затим на Ирак и Либију. Искуство показује да дијаболизација противника, комбинована са војном интервенцијом и другим репресивним мерама, представља константу свих „хуманитарних интервенција“ САД и њихових савезника после престанка хладног рата.

СУБНОР Србије и Београдски форум очекују да Савет безбедности Уједињених нација  уложи максималне напоре како би се зауставили претећи „бубњеви рата“ и отворио пут за решавање драматичне кризе у Сирији дијалогом и преговорима, уз пуно поштовање сувереног права народа Сирије да о својој судбини одлучује сам, без страног мешања. Да би се у томе успело, неопходно је и да земље које, од почетка кризе у Сирији, обилато подржавају и помажу опозицију и побуњенике, охрабрујући их да наставе оружану борбу и насиље, обуставе сваку подршку и прихвате преговоре као једини пут за окончање грађанског рата и на тај начин спрече катастрофалне последице могућег ратног сукоба ширих размера.

СУБНОР Србије

Београдски форум за свет равноправних


=== 5 ===

http://www.beoforum.rs/en/press-releases-belgrade-forum-for-the-world-of-equals/317-statement-on-developments-regarding-syria.html

Statement on Developments regarding Syria

Leadership and the members of the Belgrade Forum for a World of Equals in strongest terms condemn the warring plans of the United States of America and their NATO and Middle East allies aimed at the armed attack on Syria, on the pretext of the Syrian Army’s alleged use of chemical weapons against the insurgents. Their new war adventure, latest in the string of many previous ones waged against an independent sovereign country, is being heralded as yet another “humanitarian intervention”, hypocritically reassuring the international public how they wish to only employ military attack in order to “protect” the Syrian people against any purported renewed use of chemical weapons by their government.

The preparations for the aggression on Syria intensified recently, where the masterminds do not intend to wait for the report to be drafted by UN experts. In addition, they openly announce military intervention even without the UN Security Council, applying scenario already exploited back in 1999 in the aggression against Serbia (Federal Republic of Yugoslavia), which will be tantamount to yet another gross violation of the international law an the UN Charter.

For citizens of Serbia, the pretext for the aggression used in this particular case by the USA and its allies, is painfully reminiscent of the monstrous false accusations that had preceded NATO aggression on Serbia, dubbed “Merciful Angel”. That same model has been in the meantime also applied in aggressions in Afghanistan, Iraq and Libya, causing tragic and far reaching consequences for the peoples in these countries.

All these instances of military campaigns waged by the USA and their Western allies, accompanied by grave crimes against humanity and harshest violations of the international law, unmistakably reveal that behind declaratory “good intentions” and “humanitarian interventions” lie their naked imperialist interests and attempts to dominate over other countries and peoples. Preparations for aggression on Syria serve the function of their control over the entire Middle East and unimpeded exploitation of the regional rich mineral resources.

We watch in disbelief the relentless media propaganda against the Syrian Government and its President, unfolding in parallel with the drafting of war plans by the Western command centers. This is the model of demonizing the target adversary, which has previously been thoroughly developed and implemented before and during NATO aggression on Serbia, and thereafter in aggressions on Iraq and Libya. The experience shows that satanizing the rival, in combination with military intervention and other repressive measures, makes the unavoidable constant of all “humanitarian interventions” executed by the USA and its Western allies following the end of the Cold War.

The Belgrade Forum for a World of Equals expects that the UN Security Council invests maximum efforts in order to halt the threatening “war drums” and pave the way for solving the dramatic crisis in Syria by means of dialogue and negotiations, under full observance of the sovereign right of the Syrian peoples to decide about its destiny on its own, without foreign interference. To achieve this, it is necessary that the countries which amply support and assist the opposition and rebels, thus encouraging them to continue armed struggle and violence, halt such practice and instead revert to supporting the negotiations as the only way to end the civil war.

Belgrade, 30 August 2013. 
Belgrade Forum for a World of Equals




===

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it/
http://www.facebook.com/cnj.onlus/

=== * ===



Invita i tuoi amici e Tiscali ti premia! Il consiglio di un amico vale più di uno spot in TV. Per ogni nuovo abbonato 30 € di premio per te e per lui! Un amico al mese e parli e navighi sempre gratis: http://freelosophy.tiscali.it/



La portaerei Italia nella aggressione contro la Siria

1) La giustizia sommaria dell’Occidente (Angelo d’Orsi)
2) Ecco perché la «portaerei» Italia alla fine sarà coinvolta con le basi (Manlio Dinucci)
3) Comunisti siriani: “La Siria come la Spagna repubblicana”
4) LA BASE IDEALE: Usa pronti a potenziare Sigonella (Antonio Mazzeo)


Segnaliamo:
PRESIDIO MANIFESTAZIONE CONTRO LA GUERRA ALLA SIRIA SABATO 31 AGOSTO ORE 16,30 LARGO DONEGANI MILANO


=== 1 ===


da Micromega-online

La giustizia sommaria dell’Occidente

di Angelo d’Orsi

I bambini, i bambini, i bambini… Finirà mai la ignobile speculazione sui bambini, vittime di guerra, per giustificare nuove guerre? Indimenticabile, nel 1999, la frase dell’allora ministro della Difesa, Piero Fassino: “Solo chi non ha guardato negli occhi un bambino kosovaro è contrario all’intervento militare”. E l’Italia intervenne, sulla base di una campagna di disinformazione, diplomatica, politica e giornalistica. E fu la guerra del Kosovo, o l’ultima guerra dei Balcani, dove la più grande coalizione militare mai vista nella storia (19 Stati) si scatenò contro quel che rimaneva della Repubblica Federale di Jugoslavia, che nella propaganda veniva chiamata (un po’ sprezzantemente) “la Serbia”, colpevole di essere l’ultimo Stato che orgogliosamente si dichiarava socialista nel cuore d’Europa; uno Stato grande come un paio di regioni italiane.
La “comunità internazionale” aveva stretto con un assedio diplomatico quello staterello, poi aveva imposto condizioni inaccettabili a Rambouillet (per poter accusare Milosevic di averle rifiutate), e ormai avendo la Nato (non il Patto Atlantico, ma la Nato, ossia la struttura militare dell’Alleanza), sostituito pienamente l’Onu, si procedé alla “punizione” dei Serbi, invocata a gran voce da alcuni autorevoli intellettuali: ricordo Barbara Spinelli, in Italia, e Daniel Goldhagen, sulla scena internazionale. E fu una classica guerra ineguale, asimmetrica, che oltre a distruggere l’economia serba, e le infrastrutture, fece diecimila morti, la gran parte civili, trattandosi di guerra esclusivamente aerea. A chi faceva notare che aggiungere cadaveri ai cadaveri non riportava in vita nessuno, si rispose che si trattava di dare un esempio, impartire una lezione: o, semplicemente, di “punire”chi osava non piegare la testa ai diktat di chi ormai era rimasto il solo padrone del mondo. Il Muro era stato abbattuto dieci anni prima. Si festeggiava così, quel decennale, cancellando l’anomalia jugoslava, l’ultima falce e martello nel Continente.
A Milosevic furono disegnati i baffi di Hitler, e l’intellettualità europea fece a gara, a braccetto con la diplomazia angloamericana, nel tratteggiare paragoni storici. I kosovari erano i nuovi ebrei, i serbi i nazisti. E il richiamo alla Seconda Guerra mondiale imperversò: quella era stata la guerra giusta per antonomasia, la guerra delle democrazie contro le dittature (nei richiami si ometteva l’Urss di Stalin, vera vincitrice della guerra, con i suoi 22 milioni di morti; ma tant’è, nell’officina della propaganda non si va per il sottile). Anche ora, contro i nazi-serbi, la guerra era ”giusta”. Mentre tanti negavano fosse una guerra, ma una benefica operazione di salvezza, di peace keeping, Norberto Bobbio si spinse a definirla “etica”, cadendo in uno dei peggiori incidenti teorici della sua onorata carriera di filosofo; ma mentre l’aggettivo “umanitario” si sprecava, vi fu chi fece di peggio: il letterato George Steiner etichettò quel conflitto come “altruista”. E via seguitando.
Alcuni di quei superbi cantori della moralità della guerra sono usciti di scena, mentre altri restano e imperversano: vedi il solito Bernard Henri-Lévy, che qualcuno continua a prendere sul serio, e non è che una figura macchiettistica del sottobosco mediatico (ha tuonato, sul Corriere della Sera: "L’Occidente salvi l’onore in Siria”: 28 agosto). Non poteva mancare, naturalmente, Michael Walzer, una sorta di bobbiano d’Oltre Oceano, che, dalla sua cattedra di Princeton, ha filosoficamente approvato tutte le guerre americane dell’ultimo venticinquennio (dissotterrando appunto la categoria medievale di “guerra giusta”), Onore, punizione. In una intervista (a Ennio Caretto, sempre sulCorriere della Sera, 27 agosto), ammette di aver cambiato idea, avendo fino a pochi giorni prima sostenuto i dubbi di Obama, e in qualche modo incoraggiandolo a non precipitarsi in una nuova avventura bellica (suscitando un certo stupore in chi segue le posizioni intellettuali di Walzer). E, dimostrando come Platone sbagliasse a sognare un mondo governato dai filosofi, se ne esce con chiacchiere da mercato: “L’impiego dei gas tossici da parte di Assad non può restare impunito. È un terribile crimine contro l’umanità, e chi lo commette deve sapere che sarà chiamato a rispondere delle sue colpe. È una questione morale prima che politica e di diritto. Occorre stabilire un precedente, in modo che tragedie come queste non si ripetano mai più. Basta con le vittime civili innocenti”. Forse nell’ultimo quarto di secolo il professor Walzer non ha letto i giornali, non ha ascoltato radio, né guardato tv; non ha mai navigato in Rete. Altrimenti saprebbe che di “precedenti” ve ne sono a iosa. E che ogni volta il suo “Grande Paese”, che si è assunto, motu proprio, da tempo immemorabile il ruolo di giudice e carabiniere del mondo, ha provveduto a castigare. “Sorvegliare e punire”, è il caso di dire, richiamando Michel Foucault.
Ovviamente, come si può usare categorie come colpa e punizione per la politica? E come si può decretare che è giusto bombardare (Walzer non esita a intervenire anche sulle questioni di strategia e tattica militare, decidendo che deve trattarsi di guerra esclusivamente aerea: non sia mai che sul terreno debba rimetterci la pelle qualche marine!) un Paese (pardon, solo gli “obiettivi sensibili”), sulla base di accuse non dimostrate? Ma possibile che l’Iraq non abbia insegnato nulla? A Walzer, e a quanti in queste ore invocano la guerra accusando quel cattivone di Assad? Abbiamo dimenticato la penosa scenetta dell’allora segretario di Stato Usa, Dick Powell, che all’Assemblea dell’Onu, agitava una fialetta per “dimostrare” che Saddam Hussein era in possesso di armi di distruzione di massa?
Aggiungo, per chi lo avesse scordato o non ne avesse notizia, che lo stesso politico a distanza di qualche anno confessò che quello era stato il momento peggiore della sua carriera: “mentivo sapendo di mentire”, disse, in sostanza. E quanti cattivi abbiamo ammazzato, dopo aver bombardato, umanitariamente, i loro popoli? Siamo davanti a una deprimente, “coazione a ripetere”, come ha scritto Giulio Marcon sul Manifesto (28 agosto); non siamo in grado di cambiare il copione. Creiamo il casus belli – un massacro, possibilmente –, decretiamo trattarsi di un crimine contro l’umanità, e sulla base di un pregresso lavorio di costruzione del nemico, lo hitlerizziamo (sorte toccata oltre che a Milosevic, a Saddam, a Gheddafi, e ora ad Assad), e scateniamo infine la rappresaglia: andiamo a fare giustizia, anche quando sappiamo in partenza che non potremo “esportare la democrazia”. Gli obiettivi sono sempre variabili, nelle guerre post -1989. È la logica del lupo e dell’agnello: anche se non sei colpevole, hai colpe pregresse, e se non sei stato tu è stato un tuo antenato. Ti devo punire, comunque.
Quante giustizie sommarie l’Occidente ha sulla propria coscienza, potremmo chiederci, ricorrendo anche noi a categorie morali, invece che politiche. Se poi si guarda alle conseguenze politiche delle “neoguerre coloniali” (di questo si tratta: il ritorno del colonialismo, in una nuova fase dell’imperialismo), è impossibile negare che tutti i Paesi aggrediti in nome della democrazia, con o senza l’assenso dell’Onu, dagli angloamericani, con l’appoggio di alleati variabili, la situazione è quasi sempre drasticamente peggiorata. Oggi sono scomparsi dalle prime pagine, ma quei Paesi sono sempre teatri di guerra. Guerra infinita e permanente, in un’orgia estenuante di sangue, di devastazione, di orrore, in cui la vita delle persone è appesa a fili invisibili. Guerra di tutti contro tutti, in situazioni di quotidianità disperata, dove nulla ha senso, in uno scenario privo di qualsiasi prospettiva di pace. Guerre che abbiamo scatenato noi occidentali democratici, inventando ogni volta una “buona causa” di cui ci siamo presentati come paladini. Nessuna di quelle cause per le quali abbiamo bombardato, incendiato, distrutto, massacrato, ha prodotto risultati apprezzabili; anzi, perlopiù è il contrario.
Ha tuonato anche il nostro presidente del Consiglio per caso, dopo aver indossato elmetto e giubbotto protettivo (immagine preziosa per il futuro cultore del genere), che siamo davanti a “crimini intollerabili” e che “si è passato il punto di non ritorno”, praticamente ripetendo le parole del Segretario Usa alla Difesa, tanto per confermare l’eterna sudditanza italiana. È vero: la ministra Bonino, pur accettando le tesi statunitensi, ha detto no, per ora, no senza un mandato Onu. Staremo a vedere. 
Il punto fondamentale tuttavia non è la possibile azione con o senza l’avallo delle Nazioni Unite, il punto è accettare le “prove che inchiodano Assad”, senza porsi qualche dubbio. Lo ricordava Manlio Dinucci sul Manifesto (27 settembre): possibile che sia così cretino, questo Assad, da usare gas tossici (contro il suo stesso popolo) al’indomani dell’arrivo degli ispettori ONU? Ecco, basta questa domanda, anche senza andare a esaminare i filmati, che, per quanto consta a osservatori seri, sono a dir poco sospetti, e provengono molto probabilmente da centrali nelle quali la Cia ha collaborato con Israele, e con l’appoggio diretto o indiretto di altri Stati interessati a destabilizzare la Siria, dalla Turchia agli Emirati Arabi. E Francia e Gran Bretagna che indipendentemente dalle maggioranze politiche, non hanno perso il riflesso condizionato dell’interventismo, convinte di poter riacciuffare il ruolo perduto di potenze che fanno la politica internazionale, sono ormai soltanto fastidiose mosche cocchiere: si immaginano di guidare il cavallo americano, ossia convinte di poter spingere il riluttante Obama ad “agire”. Se la politica è l’arte di guardare lontano, possibile che in questa sciagurata ripetitività delle politiche occidentali non ci si chieda quali conseguenze – al di là dei nuovi mucchi di macerie e di cadaveri – un intervento militare porterà? Che cosa accadrà se si attacca la Siria? Come reagiranno gli altri attori dello scacchiere mediorientale?
Al proposito, a mo’ di conclusione, a beneficio dei tanti tuttologi che, privi di incertezze, convinti che quello che vedono in tv sia la verità, invitano a “salvare l’onore” dell’Occidente (anche dell’Italia, naturalmente), e ad andare a “punire” il cattivo, rompendo gli indugi, mi permetto di citare una lettera al direttore del Financial Times, ripresa, giustamente, da Internazionale, che l’ha pubblicata col beffardo titolo: Benvenuti in Medio Oriente. Scrive dunque un lettore londinese di origine araba, tale K. N. al Sabah: “Gentile signore, l’Iran appoggia Assad. I paesi del Golfo sono contro Assad! Assad è contro i Fratelli musulmani. Obama e i Fratelli musulmani sono contro il generale Al Sisi. Ma molti stati del Golfo sono a favore di Al Sisi, il che significa che sono contro i Fratelli musulmani. L’Iran è filo Hamas, ma Hamas appoggia i Fratelli musulmani! Obama sostiene i Fratelli musulmani, eppure Hamas è contro gli Stati Uniti. Gli stati del Golfo sono con Stati Uniti. Ma la Turchia è alleata con gli stati del Golfo contro Assad; eppure la Turchia è a favore dei Fratelli musulmani contro il generale Al Sisi. E il generale Al Sisi è appoggiato dai paesi del Golfo. Benvenuti in Medio Oriente e buona giornata”.

(28 agosto 2013)


=== 2 ===

en francais: L’Italie aussi est en guerre contre la Syrie

---


il manifesto 2013.08.29 - 02 LA PAGINA 3

GUERRA/ NONOSTANTE LE «NOVITÀ» DI BONINO E MAURO

Ecco perché la «portaerei» Italia alla fine sarà coinvolta con le basi

Manlio Dinucci

Mentre il ministro Emma Bonino assicura che l'Italia non parteciperà a un'operazione militare contro la Siria senza mandato Onu, il rombo della guerra già risuona su Pisa: sono i C-130 italiani, e probabilmente anche statunitensi, che intensificano i voli verso le basi mediterranee. L'aeroporto - dove si sta realizzando l'Hub aeroportuale di tutte le missioni militari all'estero, anche «a disposizione della Nato» - si trova nei pressi di Camp Darby, la grande base logistica Usa che rifornisce le forze aeree e terrestri nell'area mediterranea e mediorientale. 
A riprova della volontà di pace del governo italiano, il ministro Bonino annuncia che il 4 settembre si riunirà il gruppo degli «Amici della Siria» (quello che sostiene i «ribelli» e quindi la guerra interna), al quale l'Italia partecipa con Stati uniti, Gran Bretagna, Francia, qatar e Arabia saudita, che si apprestano ora a colpire la Siria anche dall'esterno. Dimentica la Bonino l'incontro svoltosi a Istanbul il 27 agosto (di cui dà notizia la Reuters), nel quale gli «Amici» hanno comunicato ai «ribelli» che l'attacco potrebbe avvenire entro pochi giorni. 
Non spiega il governo perché l'Italia abbia inviato il capo di stato maggiore alla riunione, convocata dal Pentagono in Giordania il 25-27 agosto, cui hanno partecipato i capi militari di Usa, Gran Bretagna, Francia e Arabia saudita, che preparano l'attacco alla Siria. Intanto un portavoce del nostro ministero della difesa, citato dalla stampa Usa, spiega che basi aeree e navali italiane potrebbero essere usate per l'attacco alla Siria col consenso del parlamento, non necessario invece per le basi Usa come Camp Darby o Sigonella. Il ministro della difesa Mauro lascia aperta la porta alla partecipazione diretta di forze italiane, ribadendo che il governo darà «sicuramente l'assenso a quelli che sono gli orientamenti della comunità internazionale». Ossia della Nato che tiene oggi una riunione di emergenza sulla Siria
Per Il Sole 24Ore di ieri, «le basi italiane sono superflue» in quanto i raid saranno limitati nel tempo, con missili lanciati da navi e velivoli, e gli aerei non avranno bisogno di basi avanzate. Elementi che «sembrano escludere un ruolo anche marginale dell'Italia». In realtà è ancora l'Italia base di lancio della guerra. Le operazioni contro la Siria, come quelle nel 2011 contro la Libia, vengono dirette da Napoli: lì c'è il comando delle Forze navali Usa in Europa, comprendenti la Sesta flotta, agli ordini di un ammiraglio statunitense che comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa per l'Africa e le Forze congiunte alleate. 
Partirebbe da Napoli l'ordine di attaccare la Siria dal Mediterraneo orientale, dove,, a distanza ravvicinata (circa 200 km) da Damasco e altri obiettivi, sono schierate almeno quattro cacciatorpediniere lanciamissili: la Barry e la Mahan, già impiegate nell'attacco alla Libia, la Gravely e la Ramage. Possono lanciare centinaia di missili Cruise, che, volando a bassa quota lungo il profilo del terreno, colpiscono l'obiettivo con testate sia penetranti che a grappolo (ciascuna con centinaia di submunizioni), contenenti uranio impoverito. Sono sicuramente schierati anche sottomarini, come il Florida da attacco nucleare, armato, invece che di 24 missili balistici, di oltre di 150 missili Cruise. Nella sola notte del 19 marzo 2011, ne lanciò 90 contro la Libia. Lo schieramento comprende anche il gruppo d'attacco della portaerei Harry Truman (dotata di 90 caccia), comprendente due incrociatori e due cacciatorpediniere lanciamissili, che la Sesta flotta ha trasferito nel Mar Rosso, area della Quinta Flotta. Si aggiungono a queste le unità navali alleate, tra cui anche la portaerei francese Charles de Gaulle.
A sostegno di questo schieramento c'è la base aeronavale di Sigonella, addetta al rifornimento della Sesta Flotta e dotata di aerei Usa e Nato. La base, dove sono stanziati 7mila militari, costituisce per il Pentagono «il centro strategico del Mediterraneo». Queste e altre basi Usa, come quella di Aviano, non potrebbero funzionare senza il supporto delle forze e infrastrutture italiane. L'Italia non deve dunque attendere il mandato Onu per partecipare a quest'altra guerra sotto comando del Pentagono.


=== 3 ===

en francais: Syrie : le projet "Grande Sion"
Entretien avec Ammar Bagdash, secrétaire du Parti communiste syrien

---


Comunisti siriani: “La Siria come la Spagna repubblicana”


19 luglio 2013

 

Un incontro pubblico a Roma con il segretario del Partito comunista siriano, Ammar Bagdash e una intervista collettiva per conoscere le cause, l’andamento, le conseguenze della guerra civile in Siria. O per meglio dire del tentativo di destabilizzare un paese dissonante per il controllo imperialista del Medio Oriente.

 

Di Sergio Cararo, Marinella Correggia, Maurizio Musolino

 

La prima domanda era implicita nella stessa presentazione con cui Bagdash ha affrontato una intervista a più voci. Perché l’attacco alla Siria? “La Siria costituisce una diga contro l’espansionismo statunitense in Medio oriente, soprattutto dopo l’occupazione dell’Iraq. Ma il vero protagonista di questo progetto è in realtà il presidente israeliano Peres, che persegue questo obiettivo sin dagli anni ’80 – spiega Bagdash – Come comunisti siriani abbiamo dato un nome a questo progetto: ‘la grande Sion’. La Siria ha rifiutato tutti i diktat degli Usa e di Israele sul Medio oriente, ha sostenuto la resistenza irachena, quella libanese e il diritto nazionale del popolo palestinese”.

 

Ma come è nata la rivolta, la crisi e la guerra civile in Siria? “Nell’analisi dei comunisti siriani le condizioni sono state create anche dalle contraddizioni create dalle misure liberiste in economia adottate dintorno al 2005. Questa politica ha prodotto tre effetti negativi:
un aumento della polarizzazione sociale; la crescita dell’emarginazione sociale nelle periferia di Damasco; il peggioramento delle condizioni di vita della popolazione” – dice Bagdash. “Ciò ha favorito le forze reazionarie, come i Fratelli musulmani, che si sono appoggiati sul sottoproletariato, soprattutto rurale. Quando abbiamo denunciato tutto questo anche in Parlamento, ci hanno accusato di essere ideologici e di avere la testa di legno.”

 

Le origini e le tre fasi della crisi siriana

 

“In Siria volevano ripetere quanto era accaduto in Egitto e Tunisia. Ma lì si trattava di due paesi filo-imperialisti. Nel caso della Siria era diverso. Hanno cominciato con manifestazioni popolari di protesta partite dalle regioni rurali di Daraa e Idleb. Ma nelle città ci sono state subito delle grandi manifestazioni popolari a sostegno di Assad. Inoltre all’inizio la polizia non sparava, sono state componenti fra i manifestanti ad aver iniziato le azioni violente. Nei primi sette mesi ci sono stati più morti fra polizia ed esercito che nelle file degli altri. Quando il metodo delle proteste non ha funzionato sono passati al terrorismo con omicidi mirati di persone in vista (dirigenti, alti ufficiali, giornalisti), attentati e sabotaggi di infrastrutture civili. Il governo ha reagito adottando alcune riforme come quella sul pluripartitismo e sulla libertà di stampa, riforme che noi abbiamo sostenuto. Ma le forze reazionarie hanno rifiutato queste riforme. Noi comunisti abbiamo fatto questa equazione: le parole e le azioni vanno misurate con le parole e le azioni. Ma il terrorismo va affrontato con la sovranità della legge, ristabilendo l’ordine.
Poi si è passati alla terza fase. La rivolta armata vera e propria. Attentati e omicidi mirati erano il segnale per iniziare l’attacco contro Damasco. Poi gli attacchi si sono concentrati ad Aleppo, che per la sua posizione geografica rende più facile il traffico e i rifornimenti di armi dall’esterno. Il governo ha appunto risposto imponendo l'egemonia della legge. Va detto che l'intervento dell'esercito e i bombardamenti aerei sono avvenuti zone da cui erano già fuggiti quasi tutti i civili.
Al contrattacco dell’esercito siriano i ‘ribelli’ hanno reagito in modo selvaggio, anche nelle zone dove non c’erano combattimenti. Poi hanno assediato Aleppo.”

 

Perché la Siria resiste e che cosa significa?

 

Negli ultimi dieci anni in Medio Oriente, l’Iraq è stato occupato, la Libia ha dovuto capitolare, la Siria invece no. Per la sua maggiore coesione interna, le forze armate più forti, alleanze internazionali più solide o per il fatto che non c’è stato ancora un intervento militare diretto delle potenze imperialiste?

 

“In Siria, a differenza di Iraq e Libia, c’è sempre stata una forte alleanza nazionale. I comunisti collaborano con il governo dal 1966, ininterrottamente. La Siria non avrebbe potuto resistere contando solo sull’esercito. Ha retto perché ha potuto contare su una base popolare. Inoltre può contare sull’alleanza con l’Iran, la Cina, La Russia. E se la Siria rimane in piedi, tanti troni cadranno perché risulterà chiaro che ci sono altre vie. La nostra è una lotta internazionalista. Un esperto russo mi ha detto: ‘Il ruolo della Siria adesso assomiglia a quello della Spagna contro il fascismo’.

 

L’Egitto, la Siria e l’Islam politico

 

Quali effetti possono avere gli avvenimenti in Egitto sulla situazione di oggi in Siria?

 

“C’è un rapporto dialettico tra quanto avvenuto in Egitto e quanto avviene in Siria. La base comune è il malcontento popolare, ma la resistenza siriana ha accelerato la caduta del regime dei Fratelli musulmani in Egitto e ciò aiuterà molto la Siria perché dimostra che i Fratelli Musulmani sono stati ripudiati dal popolo.”

 

Il presidente siriano Assad in una recente intervista ha affermato: “In Siria abbiamo fermato l’offensiva dell’islamismo politico”. Cosa ne pensa?

 

“Noi comunisti siriani non usiamo la categoria di Islam politico. L’Islam è una forma di espressione che vede all’interno cose molto differenti. Ci sono reazionari pro-imperialisti come i Fratelli musulmani e progressisti come Hezbollah o lo stesso Iran. Non sono un amante del modello iraniano ma sono nostri alleati nella lotta contro l’imperialismo. Dal nostro V° Congresso abbiamo valutato l’Iran sulla base di come si rapporta all’imperialismo. La nostra parola d’ordine è per un Fronte Internazionale contro l’imperialismo.”

 

I “ribelli”: rivoluzionari o reazionari?

 

In Italia ampia parte della “sinistra” ritiene che i ribelli stiano combattendo un regime fascista, quello di Assad. Cosa può rispondere a questa posizione?

 

“Se partiamo dalla definizione del fascismo – un movimento reazionario che usa mezzi violenti per attuare gli interessi del capitalismo monopolista – in Siria non al comando non c’è un capitalismo monopolista. Piuttosto sono i ‘ribelli’ a rappresentare gli interessi del grande capitale. Le rivolte, come dimostra la storia, non sono sempre delle rivoluzioni. Pensiamo alla contra in Nicaragua, ai franchisti in Spagna e via dicendo.”

 

Ma l’opposizione ad Assad è tutta reazionaria? Oppure, come dimostrano i crescenti contrasti interni sfociati in scontri tra Esercito Libero Siriano e miliziani jihadisti o gli scontri di questi giorni tra curdi e jihadisti, ci sono anche componenti progressiste con cui poter aprire una interlocuzione?

 

“Tra gli oppositori ce ne sono alcuni che hanno trascorso molti anni nelle carceri siriane e di cui abbiamo chiesto e ci siamo battuti per la loro liberazione. Questi oppositori ad Assad sono però contrari ad ogni ingerenza o intervento esterno. Alcuni vivono a Damasco e lavoriamo insieme per il dialogo nazionale. Anche Haytham Menaa del Coordinamento democratico condanna l’uso della violenza da parte dell’opposizione armata e le ingerenze esterne. Altri come Michel Kilo hanno una storia di sinistra ma l’hanno rinnegata e comunque non possono modificare la sostanza reazionaria della ribellione.”

 

Come spiega l’aumento delle divergenze tra Arabia Saudita e Qatar che si ripercuotono anche nelle divisioni delle milizie ribelli?

 

“E’ vero, sta diminuendo il ruolo e l’influenza del Qatar e sta aumentando quello dell’Arabia saudita. Diversa è la vicenda degli scontri con i curdi. Gli scontri ci sono stati tra i curdi dell’Unione democratica curda e i miliziani jihadisti di Al Nusra, ma c’erano stati anche scontri tra i vari gruppi curdi.”

 

La causa palestinese e i palestinesi in Siria

 

Cosa sta succedendo ai palestinesi che vivono nei campi profughi in Siria?

 

“Ho incontrato recentemente il responsabile dell’Olp e mi ha detto “Se cade la Siria addio Palestina”. Hamas ha compiuto passi molto affrettati, ha fatto molti errori e ha provocato problemi. Possiamo dire che l’organizzazione, che appartiene al mondo del Fratelli musulmani, è tornata alle origini e adesso è sotto l’ala del Qatar. Ma è pericoloso anche per loro. Adesso, dopo quanto accaduto in Egitto cosa accadrà a Gaza? La maggioranza dei miliziani penetrati nei campi profughi palestinesi in Siria non erano palestinesi. La maggioranza dei palestinesi è fortemente contraria ad ogni interferenza negli affari siriani.”

 

“A Yarmouk il 70% degli abitanti sono siriani perché i campi profughi in Siria non sono dei ghetti come in altri paesi. Ci sono ancora combattimenti a Yarmouk ma la popolazione civile è fuggita. Il Comitato Esecutivo dell’Olp è stato due volte in Siria per porre il problema della protezione dei campi profughi. Yarmuk è stata assediata da Al Nusra con l’aiuto di Hamas che ha cercato di provocare l’esercito, il quale a lungo ha avuto l’ordine di non reagire.”

 

Se ne parla molto poco, ma che ruolo ha la Giordania nella crisi e nella guerra civile in Siria?

 

“La monarchia giordana ha sempre collaborato con l’imperialismo e c’è una intensa attività dei Fratelli musulmani. La Giordania ha accettato la presenza di militari statunitensi sul proprio territorio e il quarto attacco a Damasco è partito proprio dal territorio della Giordania.”

 

E Israele che partita sta giocando in Siria?

 

“Israele appoggia i ribelli armati, ma quando non riescono a colpire gli obiettivi arrivano gli aerei da guerra israeliani, E’ avvenuto a Damasco e qualche giorno fa anche a Latakia.”

 

Quale soluzione alla crisi?

 

Quale i passi e le tappe per uscire dalla tragedia?

 

“Non si può realizzare alcun progresso sociale, o la democrazia, se si è subalterni a forze esterne. La parola d’ordine è difendere la sovranità nazionale, e difendere le condizioni di vita. Come ho dichiarato all’Ansa, la via maestra per uscire dal massacro siriano passa in primo luogo per uno stop agli aiuti all'opposizione armata da parte di paesi reazionari e imperialisti. Una volta che gli aiuti esterni saranno fermati, si potranno fermare tutte le operazioni militari anche da parte del governo siriano. E far ripartire un processo democratico con elezioni parlamentari e riforme politiche, che certo in questa fase di lotta armata non si possono fare. Il futuro politico della Siria si deciderà nelle elezioni, fra le quali quelle presidenziali del 2014.”

=== 4 ===


il manifesto 2013.08.22 - 05 POLITICA

SICILIA - IN ARRIVO DAL SUFFOLK I NUOVI «CONVERTIPLANI» PER LE GUERRE IN AFRICA E MEDIO ORIENTE

Usa pronti a potenziare Sigonella

TAGLIO BASSO - ANTONIO MAZZEO

È Sigonella la «base ideale» per i nuovi velivoli da trasporto delle forze speciali Usa in Europa. Con un report inviato al Pentagono, il Comitato per le forze armate del Senato degli Stati Uniti ha espresso la propria contrarietà al progetto di realizzare a Mildenhall (Gran Bretagna) il centro operativo dei CV-22 «Osprey», i convertiplani (metà elicotteri e metà aerei) assegnati al 352mo Special Operations Group, l'unità di pronto intervento dell'US Air Force Command per le operazioni in Europa, Africa e Medio oriente.
«La consegna degli Osprey al gruppo speciale attualmente distaccato a Mildenhall rientra nel piano di forte espansione e ampliamento delle sue missioni specialmente in nord Africa, ma la Naval Air Station di Sigonella e l'Italia sono molto più vicine a quest'area geografica», scrive il Comitato del Senato. «Dato che Sigonella è divenuta una base strategica di lancio delle missioni in Libia durante i crescenti disordini e delle attività di addestramento anti-terrorismo in Africa settentrionale, il Comando per le Operazioni Speciali dovrebbe rivedere la decisione di insediare il centro SOF CV-22 a Mildenhall».
Il trasferimento a Sigonella dei convertiplani consentirebbe al Pentagono di risparmiare i 67 milioni di dollari previsti per ammodernare le piste dell'aeroporto del Suffolk e realizzare le facility necessarie alla manutenzione degli Osprey. Il progetto in Gran Bretagna prevede inoltre la creazione di una nuova unità di 900 militari da porre sotto il comando dello Special Operations Group e la sostituzione dei vecchi velivoli MC-130P, entrati in funzione per supportare le operazioni clandestine in Vietnam, con i nuovi MC-130J «Commando II» che consentiranno il trasporto di truppe e armamenti e il rifornimento in volo di elicotteri e convertiplani anche di notte. I CV-22 Osprey assegnati al 352nd Special Operations Group sostituiscono invece gli elicotteri MH-53 Pave Low. Gli Osprey (falchi pescatori) sono prodotti dall'industria Bell Boeing; decollano come un elicottero e volano come un normale aereo e sono in grado di trasportare fino a 24 soldati pienamente equipaggiati alla velocità massima di 509 Km all'ora.
A Mildenhall l'US Air Force ha già installato il simulatore di volo degli Osprey, mentre è stato completato l'hangar al costo di 18 milioni di dollari. Nonostante la sua distanza dall'Africa, la base britannica è stata utilizzata per una serie di interventi strategici nel continente (l'intervento Usa-Nato in Libia nel 2011, il rifornimento in volo dei velivoli francesi intervenuti in Mali, ecc.). I velivoli a disposizione del 352nd Special Operations Group sono stati utilizzati nel 2008 per evacuare dal Ciad una sessantina di cittadini statunitensi dopo l'ingresso dei ribelli anti-governativi nella capitale. Attualmente il gruppo operativo speciale è impegnato a supporto delle esercitazioni di USAFRICOM in Africa.
Sigonella ospita invece dalla primavera 2013 la Special-Purpose Marine Air-Ground Task Force (SP MAGTF), l'unità di pronto intervento, combattimento aereo e terrestre dei marines attivata per intervenire in Africa. Piccoli reparti della SP MAGTF sono già dislocati in Libia a protezione di obiettivi «sensibili» Usa e, da qualche giorno, anche in Egitto. Alla SP MAGTF di Sigonella sono stati assegnati in via transitoria alcuni aerei KC-130J Super Hercules e di alcuni MV-22B Osprey di base in North Carolina. La grande stazione aeronavale siciliana viene pure utilizzata per gli scali tecnici degli elicotteri a pilotaggio remoto «MQ-8B Fire Scout» del VR-64 della US Navy, impiegati in operazioni nel Mediterraneo. Da Sigonella, infine, decollano - destinazione Africa e Medio oriente - i droni-spia «Global Hawk» e i droni-killer «Predator» dell'US Air Force. 
Gli Osprey sono al centro di dure polemiche tra gli analisti militari statunitensi per il loro altissimo costo (120 milioni di dollari l'uno contro i 49 milioni preventivati), per l'inquinamento acustico generato dai motori e per l'alto numero d'incidenti mortali che li hanno visti protagonisti (una trentina le vittime tra militari e tecnici). Fonti del Pentagono hanno rivelato che è pronto un dossier «classificato» sulle criticità tecniche e le spese di manutenzione sostenute per i convertiplani. Nel 2009 il Government Accountability Office (GAO), l'equivalente della Corte dei Conti italiana, aveva pubblicato un rapporto sulle scarse performance dei velivoli nel conflitto in Iraq. Secondo lo stesso Comando US Air Force, nel 2010 gli Osprey sono stati utilizzati solo nel 54% dei casi richiesti (per il resto erano in manutenzione); lo scorso anno la percentuale è cresciuta al 68%.
Da qualche giorno, i CV-22 sono entrati a far parte del Marine Helicopter Squadron 1, l'unità d'eccellenza a cui è attribuito il trasporto aereo del presidente Obama. A fine luglio, 12 Osprey sono stati schierati a Okinawa (Giappone), nonostante le proteste della popolazione e delle autorità civili locali giustamente preoccupate per la pericolosità e l'insostenibile impatto ambientale dei convertiplani.