Comunicato stampa
Informazione
Con preghiera di cortese pubblicazione
Sabato 7 settembre, alle ore 11 presso il bar Knulp di via Madonna del Mare 7, a Trieste, si terrà una conferenza stampa a cura della Redazione del sito www.diecifebbraio.info, nel corso della quale verrà esposta un’analisi sulla controversa vicenda della strage di Vergarolla.
Saranno presenti le ricercatrici storiche Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi
Associazione slovena di cultura “Tabor” - Biblioteca Pinko Tomažič e compagni - ANPI provinciale di Trieste, Opicina, 2004, pp. 320.
Ricorderà Amendola in Lettere a Milano:
Con Longo, abbandonato il luogo della riunione, ci recammo in via Po dove Pintor ci avrebbe portato le ultime notizie. Egli ci confermò [...] che l’armistizio era virtualmente concluso e che si sperava in un breve rinvio dell’annuncio per permettere la preparazione della difesa di Roma. Fu in quel momento che Longo assunse la direzione della lotta di liberazione. Lo vedo ancora camminare in silenzio per la stanza e poi mettersi a scrivere la bozza di quello che sarà il ‘Promemoria sulla necessità urgente di organizzare la difesa nazionale contro l’occupazione e la minaccia dei colpi di mano da parte dei tedeschi’. Questo promemoria porta la data del 30 agosto. Era infatti passata da poco la mezzanotte quando Longo finì di correggere il testo del promemoria.
Nel testo si propongono la rottura dell’alleanza con la Germania, l’armistizio, la preparazione della difesa del Paese, la collaborazione a tal fine fra esercito e popolo, l’“armamento di unità popolari” di combattimento (quelle che saranno le brigate partigiane), la cooperazione tra i comandi militari e il Fronte Nazionale, e infine si sottolinea la necessità di “liquidare tutte le sopravvivenze fasciste nell’apparato dello Stato”, e di “portare ai posti di maggiore responsabilità uomini di sicura fede democratica, decisi a lottare fino in fondo contro l’occupante tedesco e i suoi strumenti: i fascisti italiani”. Il Promemoria, come scriverà Amendola, è “il primo atto compiuto dal PCI per l’inizio della Resistenza.
Il giorno seguente, il documento viene presentato alla riunione con gli altri partiti di sinistra. Longo vi partecipa con Scoccimarro e Amendola; vi sono poi Nenni, Saragat e Romita per il PSI, e Lussu, La Malfa e Bauer per il Partito d’azione. La maggior parte dei presenti ha partecipato all’esperienza unitaria costruita in Francia negli anni precedenti, e questo indubbiamente favorisce la loro intesa. Il testo di Longo è “accolto nella sostanza”, e la mozione approvata ribadisce l’esigenza di un governo formato dai partiti antifascisti, e intanto il ruolo di guida del Fronte nazionale. Viene infine istituita una “giunta militare tripartita”, composta dallo stesso Longo, Pertini e Bauer: una decisione che suscita una grande impressione negli altri partiti e favorisce un loro maggiore dinamismo.
Di fatto, è l’inizio della Resistenza.
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Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
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di Khaled ABDELHAFIZ - per Investig’Action, 20 agosto 2013
http://www.michelcollon.info/Du-gaz-naturel-au-gaz-sarin-le.html )
di Domenico Losurdo | da domenicolosurdo.blogspot.it - 30 Agosto 2013
Fermiamo l’aggressione alla Siria. Presidio a Napoli, sabato 31 agosto
Fermiamo l’aggressione alla Siria
Dopo l’Iraq e Ia Libia, ora è il turno di un altro “stato canaglia”: la Siria. Con il pretesto di altre “Armi di Distruzione di Massa” – in questo caso gas tossici, con ogni evidenza, utilizzati dai “ribelli” per “giustificare” l’attacco della NATO – una nuova guerra si sta preparando. E mentre il ministro degli Esteri Emma Bonino assicura con tono tranquillizzante che l’Italia non parteciperà a un’operazione militare contro la Siria senza mandato Onu, il rombo della guerra già risuona. Tutte le basi militari in Italia – Lago Patria, Pisa, Sigonella... sono in stato di massimo allarme, mentre da Napoli – sede del Comando delle Forze navali Usa in Europa, comprendenti la VI flotta – partirebbe l’ordine di attacco.
E a riprova della sua “volontà di pace”, il governo italiano annuncia che – insieme a Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Arabia Saudita – parteciperà, il 4 settembre, alla riunione del gruppo degli «Amici della Siria» (quello, per capirci, che sostiene i «ribelli» e quindi la guerra interna).
Non è che l’ultimo atto di una aggressione alla Siria che il governo Monti prima e il governo Letta ora conducono da due anni. Dapprima con sanzioni economiche (imposte nella illusione di scatenare per fame il popolo siriano); poi con il riconoscimento dei tagliagole della Coalizione Nazionale Siriana riconosciuti quali “unici rappresentanti del popolo siriano”; poi con l’appoggio alla Turchia, testa di ponte dell’aggressione alla Siria; poi con lo scandaloso accoglimento alla Farnesina di Burhan Ghalioun, (il 22 luglio 2012, e cioè il giorno dopo che una autobomba a Damasco, rivendicata da una delle sue bande, aveva fatto 400 morti); poi con l’invio in Siria di istruttori militari (alcuni di questi scoperti un anno fa alla frontiera libanese); poi con il rifiuto del visto di ingresso a parlamentari siriani invitati da loro colleghi italiani….
E tutto questo in nome dei diritti umani di donne e bambini, diritti che i governi occidentali hanno negato alle donne ed ai bambini iracheni, libici ed afgani massacrati dai loro bombardamenti “umanitari” e che i satrapi delle Petromonarchie, – principali sponsor della carneficina in Siria – continuano a negare macellando le opposizioni nei loro paesi.
Contro l’intervento militare in Siria, qualunque sia l’ombrello con cui lo si vorrà coprire (ONU, NATO), occorre – da subito – rompere il silenzio e, riprendere la mobilitazione pacifista ed internazionalista sottraendosi all’ipocrita equidistanza tra aggressori ed aggrediti ed alla inaccettabile subalternità agli interessi dell’imperialismo, in primis dell’Italia.
- No all’aggressione alla Siria con o senza ONU
- No al sostegno ai “ribelli” siriani, veri responsabili di una guerra civile che ha già fatto 100.000 morti e 1 milione di profughi (alcuni dei quali già approdati sulle nostre coste)
- Ritiro immediato delle truppe italiane all’estero
- No a nuove spese militari.
SABATO 31 AGOSTO – PRESIDIO AL CONSOLATO AMERICANO –
Piazza della Repubblica – ore 10 – NAPOLI
Rete NapoliNoWar – http://napolinowar.wordpress.com/
Oggetto: I: Appello per la mobilitazione contro la guerra con le prime adesioni
Data: 30 agosto 2013 16.23.35 GMT+02.00
Comitato contro la guerra – Milano
Le adesioni ad ora pervenute, in ordine di tempo, sono:
Appello per un presidio Sabato 31 agosto ore 17.30 in Piazza XX settembre - Pisa
A settanta anni di distanza dai bombardamenti angloamericani su Pisa, la solita mano assassina continua a seminare morte e distruzione nel mondo.
La sanguinosa strategia di destabilizzazione della Siria, organizzata e sostenuta attivamente dalle potenze occidentali e dai loro alleati (Israele, Giordania, Arabia Saudita, Qatar, Turchia), attraverso l’uso massiccio di mercenari legati ad Al Qaeda e all’Islam radicale, sta subendo un’escalation pericolosa. Il probabile attacco angloamericano e francese rischia di far esplodere, insieme all'intera area mediorientale, il fragile equilibrio tra grandi poli in competizione.
Il progressivo declino dell’egemonia USA in Medio Oriente determina una devastante instabilità, capovolgimenti di alleanze, scontri e tregue repentine, acuite dalla crisi egiziana, che hanno frantumato gli equilibri preesistenti nell’area.
La Siria è il campo di battaglia sul quale si tentano di ricomporre gli equilibri: potenze NATO, Israele e Petromonarchie del Golfo sono uniti contro il comune nemico, ma senza un progetto unitario di ridefinizione degli equilibri nell’area.
L’amministrazione USA, spalleggiata da Inghilterra e Francia, lavora per un’aggressione unilaterale della Nato senza mandato Onu, come nel 1999 contro la Iugoslavia.
Come per l’ex Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq e la Libia, l’attacco è preparato da una poderosa campagna di manipolazione mediatica, incurante delle informazioni sul probabile uso dei gas da parte delle bande foraggiate dall’esterno.
Il governo Letta/Alfano, di fronte all’escalation di guerra, assume una posizione ambigua e contraddittoria, al fine di nascondere il ruolo di portaerei che la penisola italiana svolge al servizio della NATO: tutte le basi militari sono in piena attività per sostenere la nuova aggressione, a partire da quella USA di Camp Darby.
Il 31 Agosto nella nostra città saranno ricordati i settanta anni dal bombardamento anglo-americano, che causò oltre 3000 vittime civili: sette decenni nei quali gli USA hanno continuano a sostenere le loro strategie imperialiste a suon di bombe, anche atomiche, come per Hiroshima e Nagasaki. Dopo tutti questi anni, le stesse minacce di morte e distruzione. I popoli sono diversi, la mano assassina è la solita.
Facciamo appello a tutte le forze politiche, sociali, sindacali pisane, a tutti i pacifisti e gli antimperialisti, perché facciano sentire forte la loro voce contro l'aggressione alla Siria, sabato 31 Agosto al presidio in Logge dei Banchi. Ore 17.30
GIU' LE MANI DALLA SIRIA! NO ALLA NUOVA AGGRESSIONE IMPERIALISTA!
CHIUDERE LE BASI DELLA MORTE, A PARTIRE DA CAMP DARBY!
Rete dei Comunisti - Pisa
cell. 3357698321
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ЗАУСТАВИТЕ БУБЊЕВЕ РАТА!
СУБНОР Србије и Београдски форум за свет равноправних најоштрије осуђују ратне планове Сједињених Америчких Држава, њихових НАТО савезника и савезника на Блиском истоку, за оружани напад на Сирију, под изговором да је војска Сирије наводно употребила хемијско оружје у борби против побуњеника.
Та нова ратна авантура против независне и суверене земље се најављује као још једна „хуманитарна интервенција“, уз лицемерно уверавање светске јавности да војним нападом желе само да народ Сирије „заштите“ од евентуалне нове употребе хемијског оружја у руци његове владе.
Припреме за агресију на Сирију су врло интензивне последњих дана, при чему актери не желе да сачекају ни извештај експерата Уједињених нација налазу на терену.
С друге стране, војну интервенцију најављују и без сагласности Савета безбедности УН, по моделу који је примењен у агресији на Србију (СР Југославију) 1999. што би значило још једно грубо кршење међународног права и Повеље Уједињених нација.
Предтекст за агресију употребљен овог пута од САД и њихових савезника нас грађане Србије болно подсећа на монструозне и лажне оптужбе које су претходиле агресији НАТО на Србију, под називом „Милосрдни анђео“. Ради се о моделу који је касније примењен у агресији на Авганистан, Ирак и Либију, са трагичним и далекосежним последицама за народе тих земаља.
Сви ти примери ратних похода САД и њихових савезника, праћени тешким злочинима против човечности и најгрубљим кршењем међународног права, недвосмислено показују да иза декларисаних „добрих намера“ и „хуманитарних интервенција“ стоје себични империјалистички интереси и циљеви за доминацијом над другим земљама и народима.
Са запрепашћењем констатујемо да је, упоредо са разрадом ратних планова западних командних центара, у току бесомучна медијска пропаганда против Сирије и њеног председника. Ради се о моделу демонизације циљаног противника, који је свестрано разрађен и примењен пре и у току агресије НАТО на Србију, затим на Ирак и Либију. Искуство показује да дијаболизација противника, комбинована са војном интервенцијом и другим репресивним мерама, представља константу свих „хуманитарних интервенција“ САД и њихових савезника после престанка хладног рата.
СУБНОР Србије и Београдски форум очекују да Савет безбедности Уједињених нација уложи максималне напоре како би се зауставили претећи „бубњеви рата“ и отворио пут за решавање драматичне кризе у Сирији дијалогом и преговорима, уз пуно поштовање сувереног права народа Сирије да о својој судбини одлучује сам, без страног мешања. Да би се у томе успело, неопходно је и да земље које, од почетка кризе у Сирији, обилато подржавају и помажу опозицију и побуњенике, охрабрујући их да наставе оружану борбу и насиље, обуставе сваку подршку и прихвате преговоре као једини пут за окончање грађанског рата и на тај начин спрече катастрофалне последице могућег ратног сукоба ширих размера.
СУБНОР Србије
Београдски форум за свет равноправних
Statement on Developments regarding Syria
Leadership and the members of the Belgrade Forum for a World of Equals in strongest terms condemn the warring plans of the United States of America and their NATO and Middle East allies aimed at the armed attack on Syria, on the pretext of the Syrian Army’s alleged use of chemical weapons against the insurgents. Their new war adventure, latest in the string of many previous ones waged against an independent sovereign country, is being heralded as yet another “humanitarian intervention”, hypocritically reassuring the international public how they wish to only employ military attack in order to “protect” the Syrian people against any purported renewed use of chemical weapons by their government.
The preparations for the aggression on Syria intensified recently, where the masterminds do not intend to wait for the report to be drafted by UN experts. In addition, they openly announce military intervention even without the UN Security Council, applying scenario already exploited back in 1999 in the aggression against Serbia (Federal Republic of Yugoslavia), which will be tantamount to yet another gross violation of the international law an the UN Charter.
For citizens of Serbia, the pretext for the aggression used in this particular case by the USA and its allies, is painfully reminiscent of the monstrous false accusations that had preceded NATO aggression on Serbia, dubbed “Merciful Angel”. That same model has been in the meantime also applied in aggressions in Afghanistan, Iraq and Libya, causing tragic and far reaching consequences for the peoples in these countries.
All these instances of military campaigns waged by the USA and their Western allies, accompanied by grave crimes against humanity and harshest violations of the international law, unmistakably reveal that behind declaratory “good intentions” and “humanitarian interventions” lie their naked imperialist interests and attempts to dominate over other countries and peoples. Preparations for aggression on Syria serve the function of their control over the entire Middle East and unimpeded exploitation of the regional rich mineral resources.
We watch in disbelief the relentless media propaganda against the Syrian Government and its President, unfolding in parallel with the drafting of war plans by the Western command centers. This is the model of demonizing the target adversary, which has previously been thoroughly developed and implemented before and during NATO aggression on Serbia, and thereafter in aggressions on Iraq and Libya. The experience shows that satanizing the rival, in combination with military intervention and other repressive measures, makes the unavoidable constant of all “humanitarian interventions” executed by the USA and its Western allies following the end of the Cold War.
The Belgrade Forum for a World of Equals expects that the UN Security Council invests maximum efforts in order to halt the threatening “war drums” and pave the way for solving the dramatic crisis in Syria by means of dialogue and negotiations, under full observance of the sovereign right of the Syrian peoples to decide about its destiny on its own, without foreign interference. To achieve this, it is necessary that the countries which amply support and assist the opposition and rebels, thus encouraging them to continue armed struggle and violence, halt such practice and instead revert to supporting the negotiations as the only way to end the civil war.
Belgrade, 30 August 2013.
Belgrade Forum for a World of Equals
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La giustizia sommaria dell’Occidente
Il punto fondamentale tuttavia non è la possibile azione con o senza l’avallo delle Nazioni Unite, il punto è accettare le “prove che inchiodano Assad”, senza porsi qualche dubbio. Lo ricordava Manlio Dinucci sul Manifesto (27 settembre): possibile che sia così cretino, questo Assad, da usare gas tossici (contro il suo stesso popolo) al’indomani dell’arrivo degli ispettori ONU? Ecco, basta questa domanda, anche senza andare a esaminare i filmati, che, per quanto consta a osservatori seri, sono a dir poco sospetti, e provengono molto probabilmente da centrali nelle quali la Cia ha collaborato con Israele, e con l’appoggio diretto o indiretto di altri Stati interessati a destabilizzare la Siria, dalla Turchia agli Emirati Arabi. E Francia e Gran Bretagna che indipendentemente dalle maggioranze politiche, non hanno perso il riflesso condizionato dell’interventismo, convinte di poter riacciuffare il ruolo perduto di potenze che fanno la politica internazionale, sono ormai soltanto fastidiose mosche cocchiere: si immaginano di guidare il cavallo americano, ossia convinte di poter spingere il riluttante Obama ad “agire”. Se la politica è l’arte di guardare lontano, possibile che in questa sciagurata ripetitività delle politiche occidentali non ci si chieda quali conseguenze – al di là dei nuovi mucchi di macerie e di cadaveri – un intervento militare porterà? Che cosa accadrà se si attacca la Siria? Come reagiranno gli altri attori dello scacchiere mediorientale?
A riprova della volontà di pace del governo italiano, il ministro Bonino annuncia che il 4 settembre si riunirà il gruppo degli «Amici della Siria» (quello che sostiene i «ribelli» e quindi la guerra interna), al quale l'Italia partecipa con Stati uniti, Gran Bretagna, Francia, qatar e Arabia saudita, che si apprestano ora a colpire la Siria anche dall'esterno. Dimentica la Bonino l'incontro svoltosi a Istanbul il 27 agosto (di cui dà notizia la Reuters), nel quale gli «Amici» hanno comunicato ai «ribelli» che l'attacco potrebbe avvenire entro pochi giorni.
Non spiega il governo perché l'Italia abbia inviato il capo di stato maggiore alla riunione, convocata dal Pentagono in Giordania il 25-27 agosto, cui hanno partecipato i capi militari di Usa, Gran Bretagna, Francia e Arabia saudita, che preparano l'attacco alla Siria. Intanto un portavoce del nostro ministero della difesa, citato dalla stampa Usa, spiega che basi aeree e navali italiane potrebbero essere usate per l'attacco alla Siria col consenso del parlamento, non necessario invece per le basi Usa come Camp Darby o Sigonella. Il ministro della difesa Mauro lascia aperta la porta alla partecipazione diretta di forze italiane, ribadendo che il governo darà «sicuramente l'assenso a quelli che sono gli orientamenti della comunità internazionale». Ossia della Nato che tiene oggi una riunione di emergenza sulla Siria
Per Il Sole 24Ore di ieri, «le basi italiane sono superflue» in quanto i raid saranno limitati nel tempo, con missili lanciati da navi e velivoli, e gli aerei non avranno bisogno di basi avanzate. Elementi che «sembrano escludere un ruolo anche marginale dell'Italia». In realtà è ancora l'Italia base di lancio della guerra. Le operazioni contro la Siria, come quelle nel 2011 contro la Libia, vengono dirette da Napoli: lì c'è il comando delle Forze navali Usa in Europa, comprendenti la Sesta flotta, agli ordini di un ammiraglio statunitense che comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa per l'Africa e le Forze congiunte alleate.
Partirebbe da Napoli l'ordine di attaccare la Siria dal Mediterraneo orientale, dove,, a distanza ravvicinata (circa 200 km) da Damasco e altri obiettivi, sono schierate almeno quattro cacciatorpediniere lanciamissili: la Barry e la Mahan, già impiegate nell'attacco alla Libia, la Gravely e la Ramage. Possono lanciare centinaia di missili Cruise, che, volando a bassa quota lungo il profilo del terreno, colpiscono l'obiettivo con testate sia penetranti che a grappolo (ciascuna con centinaia di submunizioni), contenenti uranio impoverito. Sono sicuramente schierati anche sottomarini, come il Florida da attacco nucleare, armato, invece che di 24 missili balistici, di oltre di 150 missili Cruise. Nella sola notte del 19 marzo 2011, ne lanciò 90 contro la Libia. Lo schieramento comprende anche il gruppo d'attacco della portaerei Harry Truman (dotata di 90 caccia), comprendente due incrociatori e due cacciatorpediniere lanciamissili, che la Sesta flotta ha trasferito nel Mar Rosso, area della Quinta Flotta. Si aggiungono a queste le unità navali alleate, tra cui anche la portaerei francese Charles de Gaulle.
A sostegno di questo schieramento c'è la base aeronavale di Sigonella, addetta al rifornimento della Sesta Flotta e dotata di aerei Usa e Nato. La base, dove sono stanziati 7mila militari, costituisce per il Pentagono «il centro strategico del Mediterraneo». Queste e altre basi Usa, come quella di Aviano, non potrebbero funzionare senza il supporto delle forze e infrastrutture italiane. L'Italia non deve dunque attendere il mandato Onu per partecipare a quest'altra guerra sotto comando del Pentagono.
19 luglio 2013
«La consegna degli Osprey al gruppo speciale attualmente distaccato a Mildenhall rientra nel piano di forte espansione e ampliamento delle sue missioni specialmente in nord Africa, ma la Naval Air Station di Sigonella e l'Italia sono molto più vicine a quest'area geografica», scrive il Comitato del Senato. «Dato che Sigonella è divenuta una base strategica di lancio delle missioni in Libia durante i crescenti disordini e delle attività di addestramento anti-terrorismo in Africa settentrionale, il Comando per le Operazioni Speciali dovrebbe rivedere la decisione di insediare il centro SOF CV-22 a Mildenhall».
Il trasferimento a Sigonella dei convertiplani consentirebbe al Pentagono di risparmiare i 67 milioni di dollari previsti per ammodernare le piste dell'aeroporto del Suffolk e realizzare le facility necessarie alla manutenzione degli Osprey. Il progetto in Gran Bretagna prevede inoltre la creazione di una nuova unità di 900 militari da porre sotto il comando dello Special Operations Group e la sostituzione dei vecchi velivoli MC-130P, entrati in funzione per supportare le operazioni clandestine in Vietnam, con i nuovi MC-130J «Commando II» che consentiranno il trasporto di truppe e armamenti e il rifornimento in volo di elicotteri e convertiplani anche di notte. I CV-22 Osprey assegnati al 352nd Special Operations Group sostituiscono invece gli elicotteri MH-53 Pave Low. Gli Osprey (falchi pescatori) sono prodotti dall'industria Bell Boeing; decollano come un elicottero e volano come un normale aereo e sono in grado di trasportare fino a 24 soldati pienamente equipaggiati alla velocità massima di 509 Km all'ora.
A Mildenhall l'US Air Force ha già installato il simulatore di volo degli Osprey, mentre è stato completato l'hangar al costo di 18 milioni di dollari. Nonostante la sua distanza dall'Africa, la base britannica è stata utilizzata per una serie di interventi strategici nel continente (l'intervento Usa-Nato in Libia nel 2011, il rifornimento in volo dei velivoli francesi intervenuti in Mali, ecc.). I velivoli a disposizione del 352nd Special Operations Group sono stati utilizzati nel 2008 per evacuare dal Ciad una sessantina di cittadini statunitensi dopo l'ingresso dei ribelli anti-governativi nella capitale. Attualmente il gruppo operativo speciale è impegnato a supporto delle esercitazioni di USAFRICOM in Africa.
Sigonella ospita invece dalla primavera 2013 la Special-Purpose Marine Air-Ground Task Force (SP MAGTF), l'unità di pronto intervento, combattimento aereo e terrestre dei marines attivata per intervenire in Africa. Piccoli reparti della SP MAGTF sono già dislocati in Libia a protezione di obiettivi «sensibili» Usa e, da qualche giorno, anche in Egitto. Alla SP MAGTF di Sigonella sono stati assegnati in via transitoria alcuni aerei KC-130J Super Hercules e di alcuni MV-22B Osprey di base in North Carolina. La grande stazione aeronavale siciliana viene pure utilizzata per gli scali tecnici degli elicotteri a pilotaggio remoto «MQ-8B Fire Scout» del VR-64 della US Navy, impiegati in operazioni nel Mediterraneo. Da Sigonella, infine, decollano - destinazione Africa e Medio oriente - i droni-spia «Global Hawk» e i droni-killer «Predator» dell'US Air Force.
Gli Osprey sono al centro di dure polemiche tra gli analisti militari statunitensi per il loro altissimo costo (120 milioni di dollari l'uno contro i 49 milioni preventivati), per l'inquinamento acustico generato dai motori e per l'alto numero d'incidenti mortali che li hanno visti protagonisti (una trentina le vittime tra militari e tecnici). Fonti del Pentagono hanno rivelato che è pronto un dossier «classificato» sulle criticità tecniche e le spese di manutenzione sostenute per i convertiplani. Nel 2009 il Government Accountability Office (GAO), l'equivalente della Corte dei Conti italiana, aveva pubblicato un rapporto sulle scarse performance dei velivoli nel conflitto in Iraq. Secondo lo stesso Comando US Air Force, nel 2010 gli Osprey sono stati utilizzati solo nel 54% dei casi richiesti (per il resto erano in manutenzione); lo scorso anno la percentuale è cresciuta al 68%.
Da qualche giorno, i CV-22 sono entrati a far parte del Marine Helicopter Squadron 1, l'unità d'eccellenza a cui è attribuito il trasporto aereo del presidente Obama. A fine luglio, 12 Osprey sono stati schierati a Okinawa (Giappone), nonostante le proteste della popolazione e delle autorità civili locali giustamente preoccupate per la pericolosità e l'insostenibile impatto ambientale dei convertiplani.