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Crisi dell'Eurozona, la Slovenia si svende
"Ce la possiamo fare da soli" aveva dichiarato qualche mese fa il suo premier, Alenka Bratusek, nel suo primo intervento pubblico. Della stessa opinione anche il governatore della banca centrale Josef Makuch. Così, piuttosto che ricorrere alla Troika, questo paese dell'ex Jugoslavia sta lottando per evitare una forte contrazione dell'economia, provando a risanare il sistema bancario svendendo lo svendibile. Con un emissione di obbligazioni di successo, avvenuta la scorsa settimana, il governo sloveno è riuscito ad incassare 3,5 miliardi di euro, contribuendo ad alleviare le pressioni. Ma non è sufficiente. E l'Unione europea, preoccupata per la deriva che sta prendendo il paese, aveva insistito con Lubiana nel concordare un piano per farla emergere dalla crisi. Un piano che comporta aumento delle tasse e svendite di imprese pubbliche.
Il governo di Bratusek ha infatti deciso di voler aumentare il tasso di valore aggiunto sulle imposte dal 20% al 22%, oltre alla vendita di circa 15 aziende di proprietà dello Stato, tra cui Telekom Slovenije, la più grande impresa di telecomunicazioni, la compagnia di bandiera Adria Airways e la banca Nova Kreditna Banka Maribor. Una svendita fatta a malincuore, poichè la Slovenia, che per lungo tempo ha evitato il percorso di privatizzazione che è toccato agli altri Paesi ex socialisti, ha sempre mantenuto pubblico quello che gli sloveni vedono come i "gioielli di famiglia" della nazione per gli investitori stranieri. Un percorso che però ora diventa inevitabile, come dichiarato anche dal ministro delle Finanze Uros Cufer, invitando il Parlamento ad un "ampio consenso politico" a sostegno della privatizzazione. In alternariva, ci sarebbe l'aiuto da parte della UE e del FMI, con le conseguenze, già appurate in Grecia e Cipro, prevedibili.
Il nuovo gettito previsto da questa svendita verrebbe utilizzato per rafforzare il settore bancario, composto da tre istituti di credito di proprietà dello Stato e che insieme hanno circa 7 miliardi di euro di prestiti in sofferenza, pari a circa il 20% della produzione economica annuale della Slovenia. Attraverso la proprietà diretta e indiretta dello Stato, il governo di Lubiana controlla circa il 60% dell'economia locale. Così, oltre alla privatizzazione, si aggiunge anche il taglio degli stipendi dei dipendenti pubblici, che i funzionari sloveni stanno già studiando per mettere in pratica.
La Slovenia mette in vendita Adria Airways e l’aeroporto di Lubiana
E anche il governo Bratušek comincia a prendere in considerazione il problema. Se ne è parlato anche al recente summit di maggioranza a Brdo pri Kranju. L’esecutivo di centrosinistra comunque non sembra molto propenso a introdurre il sistema dell’otto per mille come esiste in Italia e in Germania perché secondo molti rappresentanti che sostengono il governo un simile regime introdotto in un periodo in cui si chiedono lacrime e sangue ai cittadini potrebbe aprire un nuovo e pericoloso fronte ideologico.
Molti parlamentari di maggioranza, invece, pensano che sarebbe opportuno equiparare le 43 confessioni di fede riconosciute in Slovenia alle altre persone giuridiche o commerciali. Così si sta pensando che sarebbe opportuno che anche le varie professioni di fede pagassero le tasse per i propri beni immobili, leggi chiese o djamije così come è in progetto la soluzione che prevederebbe che le stesse professioni di fede pagassero le tasse sui proventi derivanti dalle funzioni religiose quali nozze o funerali, nonché la fine delle agevolazioni sulle tasse circa le proprietà naturali, leggi boschi e campi.
Quello che fin qui appare certo, anche perché sostenuto da una sentenza della Corte costituzionale slovena, è una riforma in base alla quale non sarà più obbligatorio che i cappellani militari siano dipendenti del Ministero della difesa. Lo Stato erogherebbe loro una paga solo in caso di missioni militari all’estero.
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"Io sono un nazionalista jugoslavo. Invito tutti gli slavi del sud ad unirsi in un unico stato."
La vecchia targa jugoslava recitava:
La nuova targa bosgnacca dice invece:
" Da questo posto il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip ha assassinato l'erede al trono Francesco Ferdinando e la sua moglie Sofia."
http://www.vesti-online.com/Vesti/Ex-YU/310661/Kusturica-Istoricar-Klark-Mladu-Bosnu-uporedio-sa-Al-Kaidom
Si avvicina il centenario della Prima Guerra Mondiale, si stanno affilando le penne degli storici, tra i quali primeggia la storica inglese Margaret MacMillan, che, sue stesse parole, scriverà un libro che non risparmierà i serbi, mentre lo storico Christopher Clark definisce il movimento "Mlada Bosna" (**) paragonabile ad al-Qaeda - dice il regista Emir Kusturica.
Kusturica: Lo storico Clark paragona "Mlada Bosna" ad Al-Qaeda
03. 05. 2013. 10:08h | Srna
"La tesi della storica inglese sarebbe che sono stati i serbi ad avere distrutto l'Impero Austro-Ungarico, i quali ora danno molto fastidio agli USA, che sono, secondo la storica, l'equivalente di quello che una volta era il famoso e glorioso impero austro-ungarico" dice Kusturica nella sua rubrica intitolata "Angeli Ribelli" per il quotidiano "Press".
Notando che Gavrilo Princip ha sparato a Franz Ferdinand non a Vienna, ma in territorio occupato, Kusturica nota che forse per Christopher Clark questo non rappresenta un dato di fatto, mentre per lo stesso Kusturica è molto importante.
Kusturica si chiede: che cosa direbbe il signor Clark se sapesse che la prima cosa che fecero i nazisti all'ingresso a Sarajevo nel 1941 fu di rimuovere la targa di marmo dedicata a Mlada Bosna e a Gavrilo Princip?
Dopo la fine della II Guerra Mondiale la targa di marmo fu rimessa allo stesso posto dov'era prima, esull'asfalto (lavoro di uno scultore) furono impresse le impronte dei piedi di Princip. Il ponte lungo la strada da cui Princip assassinò l'Arciduca fu intitolato a Gavrilo Princip.Qualunque cosa sia successa in Bosnia durante l'ultima guerra, ha detto il celebre regista, va segnalato che la targa dedicata alla Giovane Bosnia è stata nuovamente rimossa ed il ponte Princip ha cessato di portare questo nome.
Kusturica ha detto che l'esercito di Alija Izetbegovic ha tolto la targa di marmo e ha distrutto le impronte di Gavrilo Princip, opera scultorea di Voja Dimitrijevic.
"Sono nato di fronte a quel ponte. I miei primi inverni a Sarajevo ho giocato dall'altra parte di quel ponte, nel parco dello zar Dusan... Alle volte mi chiedo: perchè io non ci sto più su quel ponte? Proprio perché non si chiama più come si chiamava... Sopratutto, non ci sto più per incapacità di separarmi dagli insegnamenti e dai sentimenti che sono incorporati nella mia memoria, di quando ero un ragazzo... ", ha scritto Kusturica nella sua rubrica per il giornale Press.(**) Giovane Bosnia, organizzazione politica dei giovani serbi di Bosnia costituitasi nel 1904 per combattere gli occupatori austro-ungarici e turchi, della quale Gavrilo Princip era membro.---
Kusturica: Istoričar Klark "Mladu Bosnu" uporedio sa Al Kaidom
Lei "bosgnacca", lui "serbo" - come si usa dire nel linguaggio "etnicamente corretto", in realtà razzista, che è diventato oggi obbligatorio. Furono colpiti da cecchini mujaheddin sulla riva del fiume. Lei rimase disperata presso il cadavere di lui finché un altro colpo vigliacco non ebbe la "pietà" di ricongiungere i loro destini. A lungo nessuno raccolse i loro corpi, stesi abbracciati proprio sulla linea del fronte. La loro "colpa": stavano scappando dalla Bosnia di Izetbegovic per raggiungere ciò che rimaneva della Jugoslavia. Per questo motivo, in Italia e in Occidente nessuno li ricorda, nessuno li piange. I media occidentali, che allora incolparono i serbi ed hanno continuato fino ad oggi a fare cieca propaganda a favore del secessionismo islamista bosgnacco, sono gli assassini morali di Admira e Bosko. Ma ricordiamo anche il caso di un giornalista onesto: Kurt Schork della Reuters, che rimase fortemente scioccato da quello che era successo, e raccontò i fatti. Oggi è sepolto vicino a loro, a Sarajevo. (a cura di Italo Slavo)
Dok su zajedno pokusavali napustiti opkoljeni grad, sarajevski Romeo i Julija, su ubijeni 18.5.1993. godine na Vrbanja mostu. Snajperski metak pogodio je Boska koji je izdahnuo na mjestu dogadjaja. Drugi metak je pogodio Admiru. Smrtno ranjena dopuzala je do svog mrtvog decka, zagrlila ga i izdahnula.
Autori pjesme "Bosko i Admira" su Mario Vestic, Sejo Sexon i Toni Lovic. Producenti pjesme su Toni Lovic i Sejo Sexon, a pjesmu je masterirao John Davis (Metropolis Mastering London). Spot je sniman od 20. do 23.3.2013. u Sarajevu, a premijeru je imao 6.4.2013. godine, na Dan grada Sarajeva. Ekipa koja je sudjelovala u realizaciji spota:
Scenario i rezija: Zare Batinovic
Glavne uloge: Ajla Hamzic (Admira) i Junuz Elkaz (Bosko)
Producent: Dario Vitez
Organizacija i lokacije: Scout Film Sarajevo
Casting: Timka Grahic
www.facebook.com/ZabranjenoPusenje
www.zabranjeno-pusenje.com
Sjećanje na ljubav: Prije 20 godina ubijeni sarajevski Romeo i Julija
Kurt Schork’s signature dispatch from siege of Sarajevo
By Kurt Schork
Reuters
SARAJEVO, May 23, 1993 - Two lovers lie dead on the banks of Sarajevo’s Miljacka river, locked in a final embrace.
For four days they have sprawled near Vrbana bridge in a wasteland of shell-blasted rubble, downed tree branches and dangling power lines.
So dangerous is the area no one has dared recover their bodies.
Bosko Brckic and Admira Ismic, both 25, were shot dead on Wednesday trying to escape the besieged Bosnian capital for Serbia.
Sweethearts since high school, he was a Serb and she was a Moslem.
"They were shot at the same time, but he fell instantly and she was still alive," recounts Dino, a soldier who saw the couple trying to cross from government territory to rebel Serb positions.
"She crawled over and hugged him and they died like that, in each other’s arms."
Squinting through a hole in the sandbagged wall of a bombed-out building, Dino points to where the couple lie mouldering amid the debris of Bosnia’s 14-month civil war.
Bosko is face-down on the pavement, right arm bent awkwardly behind him. Admira lies next to her lover, left arm across his back.
Another corpse, that of a man shot five months ago, lies nearby. The dead man’s body is so wasted his clothes seem hollow.
The government side says Serb soldiers shot the couple, but Serb forces insist Bosnian Moslem-led government troops were responsible.
"I don’t care who killed them, I just want their bodies so I can bury them," says Zijah Ismic, the dead girl’s father. "I don’t want them to rot in no-man’s land."
Government and Serb authorities have discussed the matter, but so far are refusing a cease-fire around Vrbana bridge to permit recovery of the couple.
The United Nations Protection Force (UNPROFOR), charged with providing humanitarian assistance in Sarajevo, maintains the bodies are a local issue.
"I’m an auto mechanic and I know a lot of people in this city," says the girl’s father. "Everyone is washing their hands in this case, Bosnians and Serbs alike."
In a country mad for war, Bosko and Admira were crazy for each other.
The university chemistry students dated for seven years before moving in to live together nine months ago.
With his father dead, no one would have blamed Bosko had he left Sarajevo when his mother and brother fled before war broke out last year.
Instead, he stayed in the city.
"He had no one here, just Admira," explains the dead girl’s mother.
"Bosko stayed in Sarajevo because of her. Admira wanted to repay him by travelling with him to Serbia."
Mystery, and perhaps treachery, surrounds the couple’s death. Government and Serb officials admit they agreed to let them pass through the lines last Wednesday afternoon at 4.00 pm. Bosko and Admira walked at least 500 meters along the north bank of the Miljacka river, fully exposed to soldiers on both sides.
As they passed Bosnian lines and headed for the Serb-held neighbourhood of Grbavica, someone shot them.
The young couple had been dead two days before Admira’s parents found out. Ham radio operators in Serbia contacted them trying to confirm rumours of Bosko’s death.
"I spoke to his mother then and she gave me permission to bury them together in Sarajevo," says Admira’s father.
"We want them to lie together in the ground, just as they died together," he adds.
Frantic to retrieve the bodies, Admira’s parents are bewildered by unresponsive Bosnian and Serb bureaucracies, and by UNPROFOR’s hands-off policy.
Zijah Ismic claims he begged UNPROFOR to let him drive one of its armoured pesonnel carriers in to get his daughter.
He says the U.N. told him armour-piercing rounds from machine-guns and cannon around Vrbana bridge would go through the vehicle.
"Love took them to their deaths," Ismic says of Bosko and Admira.
"That’s proof this is not a war between Serbs and Moslems. It’s a war between crazy people, between monsters. That’s why their bodies are still out there."
Pagina 7
(10 aprile 1996) - Corriere della Sera
1947-2000
The last remains of the former Reuters correspondent, Kurt Schork -- who became closely identified with coverage of the war in Bosnia-Hercegovina -- have been buried in Sarajevo.
Mr Schork was killed in an ambush in Sierra Leone in May, along with a colleague from the Associated Press, Miguel Gil Moreno.
After Mr Schork's cremation in Washington, half of his ashes were taken to the Lion cemetery in Sarajevo.
He was buried next to the subjects of one of his best-known news stories -- a Muslim girl and her Serb boyfriend who were shot dead while trying to escape during the conflict.
From the newsroom of the BBC World Service
mar 20 maggio 2008 |
Ci sono due tombe, una accanto all'altra, al Lion Cemetery di Sarajevo. Intorno molte altre. Quasi tutte con le stesse date: 1992,1993, 1994. L'assedio piu' lungo e tragico del ventesimo secolo. La più piccola delle due tombe ha invece un'altra data: 24 maggio 2000. Quel giorno in Sierra Leone veniva ucciso in un'imboscata uno dei reporter di guerra più bravi e preparati dai tempi del Vietnam. Si chiamava Kurt Schork. Da quel maggio di otto anni fa, una parte delle sue ceneri, è stata sepolta a Sarajevo, da dove per anni raccontò la guerra e l'assedio come corrispondente della Reuters. Scoprì il giornalismo tardi, a 40 anni, ma per dieci fece l'inviato di guerra con grande professionalità e umanità. Kurt Schork non è un estraneo. Vi è più familiare di quello che possiate credere, almeno per quelli che hanno una certa età e hanno anche solo ricordi sfumati della guerra in ex-jugoslavia. Sopra la seconda tomba del Lion Cemetery, quella più grande e bianca, c'è oggi un cuore di granito. Dentro un ritratto in bianco e nero di due ragazzi. Si chiamavano Admira Ismic e Bosko Brkic. Il 19 maggio del 1993, quindici anni fa, tentavano di scappare da una Sarajevo impazzita. Venticinque anni. Innamorati. Lei musulmana, lui serbo-bosniaco. Furono ammazzati da un cecchino sul Vrbanja Bridge. Per 5 giorni i loro corpi rimasero sul ponte. Nessuno li voleva recuperare. Kurt Schork fu il primo a raccontare a tutto il mondo la storia di Romeo e Giulietta a Sarajevo. A lui oggi è intitolato un bel premio giornalistico per freelance e giornalisti di paesi in via di sviluppo. (la foto di Admira e Bosko abbracciati sul ponte di Vrbanja e riprodotta sopra è stata scattata da Mark Milstein) |
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