Informazione


Sarkozy, quanti ragazzini hai ammazzato la notte scorsa?

1) Guerre umanitarie: la pulizia etnica dei Libici Neri (editoriale di Black Star News)
2) Avvocati francesi chiamano Sarkozy in giudizio per crimini contro l'umanità in Libia (A. Lerougetel, WSWS)
3) Giornalismo come arma nella guerra di Libia (M. Darius Nazemroaya, Global Research)
4) “Intervento umanitario” della NATO: il bombardamento dell'Università di Tripoli (di C. McKinney, ex deputato al Congresso USA)


LINK:


Investig'Action michelcollon.info

Sarkozy, combien d'enfants as-tu tués cette nuit ?
http://www.michelcollon.info/VIDEO-Sarkozy-combien-d-enfants-as.html?lang=fr

Non il n'existe pas de « guerre propre » ! Michel Collon nous envoie un reportage depuis la Libye. Il nous montre ce que les bombes de l'OTAN peuvent faire loin des caméras de télévision.

ATTENTION, CERTAINES IMAGES PEUVENT CHOQUER.

Voir la vidéohttp://vimeo.com/26309684

Obama, Sarkozy, how many children did you kill this night ?
Michel Collon in Libya shows a « collateral damage ».


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Guerre umanitarie: la pulizia etnica dei Libici Neri

di Black Star News

su altre testate del 04/07/2011


Editoriale di Black Star News.

I "ribelli" a Misurata in Libia hanno cacciato l'intera popolazione nera della città, secondo un racconto agghiacciante di «The Wall Street Journal» con il titolo “Città libica lacerata da faida tribale”. I "ribelli" ora si trovano in vista della città di Tawergha, a 40 km di distanza, e giurano di ripulirla da tutte le persone di colore, una volta che si impadroniscano della città. Non è questa la perfetta definizione del termine "genocidio"? Secondo l'articolo del «Wall Street Journal», i "ribelli" si riferiscono a se stessi come «la brigata per l'eliminazione degli schiavi, pelle nera». Il giornale cita un comandante ribelle, Ibrahim al-Halbous, all’atto di dichiarare sui libici neri che «dovrebbero fare le valigie,» e che «Tawergha non esiste più, solo Misurata».
Non leggerete un articolo di questo tipo nel «New York Times», che è diventato giornalisticamente corrotto e compromesso come la vecchia «Pravda» dell'era sovietica. Questa rubrica ha insistito fin dall'inizio del conflitto di Libia sul fatto che i "ribelli" hanno abbracciato il razzismo e usato l'accusa che Muammar Gheddafi avesse impiegato mercenari provenienti da altri paesi africani come un pretesto per massacrare i libici neri.

Le prove di pubblico linciaggio di persone di colore sono disponibili online attraverso semplici ricerche di Google o YouTube, anche se il «New York Times» ha completamente ignorato questa storia cruciale. Qualcuno ritiene che se gente di origine africana controllasse gli editoriali del «New York Times» o addirittura le pagine delle notizie una storia così grande e negativa sarebbe stata ignorata?

Se il caso fosse capovolto e i libici neri stessero commettendo pulizia etnica contro i libici non di colore, qualcuno crede che le persone che ora controllano gli editoriali o le pagine di news al «New York Times» ignorerebbero una storia del genere? Evidentemente, non è motivo di fastidio per i guru del «Times» il fatto che i libici neri siano presi specificamente di mira in funzione di una loro liquidazione per via del colore della loro pelle.

Invece il «New York Times» ha altro da fare, come in un recente editoriale che vantava il suo sostegno alla campagna di bombardamenti della NATO, che solo in questa settimana a quanto si riferisce ha ucciso 20 civili. Il «Times» ha anche ignorato l’appello del parlamentare Dennis Kucinich affinché la Corte penale internazionale (CPI) indaghi i comandanti della NATO su possibili crimini di guerra in relazione ai civili libici uccisi.

Il «Times» non può scrivere sulla pulizia etnica dei libici neri e dei migranti da altri paesi africani in quanto diminuirebbe la reputazione dei "ribelli" che il giornale ha pienamente preso sotto le sue amorevoli cure, perfino dopo che la Corte penale internazionale ha pure riferito che anche loro hanno commesso crimini di guerra. Invece, il «Times» si trova a suo agio con la narrazione semplicistica: «Gheddafi cattivo», e «ribelli buoni», a prescindere addirittura dal fatto che il «Wall Street Journal» ha anche riferito che i ribelli sono stati addestrati da ex leader di al-Qa‘ida che erano stati affrancati dalla detenzione statunitense nella Baia di Guantanamo.

Il «New York Times» ha anche del tutto ignorato il piano di pace dell'Unione Africana (UA), che fa appello essenzialmente a un cessate il fuoco, per dei negoziati finalizzati a una costituzione, ed elezioni democratiche, il tutto da far monitorare alla comunità internazionale.

Quindi, cosa possiamo dire del «New York Times» per il fatto di aver ignorato la pulizia etnica dei libici neri da parte dei "ribelli" di Misurata, con l'aiuto della NATO? Questo rende per caso «The New York Times» colpevole della pulizia etnica, in quanto il giornale non solo ignora deliberatamente la storia, ma altresì dipinge falsamente i "ribelli" come salvatori della Libia?

Telefonate al «New York Times» al (212) 556-1234 e domandate del redattore degli Esteri per chiedergli perché il suo giornale non stia riferendo nulla della pulizia etnica dei libici neri.

"Dire la verità per dar forza".

Fonte: http://www.blackstarnews.com/news/135/ARTICLE/7478/2011-06-21.html.

Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras e Melania Turudda.



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Di seguito la versione italiana dell'articolo che abbiamo già fatto circolare su questa lista

na srpskohrvatskom:
http://skbih.org/index.php?option=com_content&view=article&id=119%3Alibija&catid=25%3Athe-project&Itemid=60
WFDY o nalogu za hapsenje Moamera Gadafija od strane Medunarodnog krivicnog suda
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7107

in english:
http://www.wfdy.org/2011/06/28/on-the-icc-capture-warrant-against-muammar-khadafi/
WFDY on the ICC capture warrant against Muammar Khadafi
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7107

--- italiano ---

World Socialist Web Site
http://www.wsws.org/articles/2011/jun2011/sark-j17.shtml

ASSALTO ALLA LIBIA: LO STATO FRANCESE CONTRO LO STATO FRANCESE?

Avvocati francesi chiamano Sarkozy in giudizio per crimini contro l'umanità in Libia

Di Antoine Lerougetel
17 giugno 2011

Due avvocati di primi piano francesi, Jacques Vergès e l'ex ministro del Partito Socialista Roland Dumas, hanno annunciato che progettano di ricorrere in giudizio contro il presidente francese Nicolas Sarkozy francese con l'accusa di crimini contro l'umanità commessi nel corso del corrente intervento militare NATO in Libia. I due legali agiscono per conto di circa trenta famiglie libiche parenti di vittime uccise nei bombardamenti. In una conferenza stampa in Libia il 29 maggio u.s. hanno dichiarato che gli atti legali dovrebbero iniziare nei tribunali francesi lunedì, il 30 maggio.
C'è stato un black-out quasi completo dell'annuncio nei mezzi di comunicazione francesi. Solo il Marianne, rivista settimanale vicina al Partito Socialista ha commentato la notizia, attaccando Dumas e Vergès per "un'accusa grottesca contro il presidente della Repubblica".
In una conferenza stampa in Libia domenica scorsa Dumas ha detto, facendo riferimento al bombardamento NATO, "questa missione, annunciata a protezione dei civili, nei fatti li sta uccidendo". Ha dedefinito la guerra in Libia "un'aggressione brutale contro una nazione sovrana".
Appellando le nazioni dell'alleanza NATO "assassini", Vergès ha denunziato "uno stato francese capeggiato da teppisti e da assassini... Intendiamo rompere il muro del silenzio". Ha dichiarato di aver visto in un ospedale svariate vittime civili, dove da uno dei medici gli è stato riferito di un numero di vittime attorno alle 20.000.
Dumas ha detto di essere pronto a sostenere la difesa di Gaddafi stesso se egli fosse intenzionato a comparire al Tribunale Penale Internazionale (ICC) All'Aia, riferendosi al fatto che il 16 maggio, agendo per conto delle maggiori potenze Occidentali, il procuratore ("prosecutor" in originale, ndt) dell' ICC ha richiesto un mandato di cattura per crimini contro l'umanità contro Gaddafi. Dumas ha inoltre stigmatizzato la dubbia legittimità e autorità di Sarkozy e della NATO nel condurre il bombardamento basandosi sulla Risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'ONU, definendola "l'artificiale - molto artificiale - copertura delle Nazioni Unite".

L'azione legale cade nel momento in cui gli alleati NATO hanno dichiarato che la guerra sarà estesa per almeno altri 90 giorni, fino a settembre, e mentre Gran Bretagna e Francia hanno annunciato un'incremento dei bombardamenti militari, che già ha comportato diverse azioni mirati all'assassinio politico, mediante il bombardamento di abitazioni della famiglia del leader libico Muammar Gaddafi.
Le truppe di élite britanniche EX-SAS e altri mercenari al soldo dalla NATO aiutano l'identificazione dei bersagli nella città portuale libica di Misrata. Sono lì con la benedizione di Gran Bretagna, Francia e degli altri paesi NATO, che hanno fornito loro le apparecchiatura di comunicazione. È probabile che forniscano pure informazioni ai piloti degli elicotteri di attacco di recente schierati da Francia e Gran Bretagna.
Il governo francese è stato il protagonista principale della Risoluzione 1073 del Consiglio di sicurezza della Nzioni Unita, una fragile copertura legale per uno scoperto intervento neocolonialista e imperialista, spacciaco come atto a proteggere i civili dalle forze armate libice. Nella realtà, esso si inquadra nella corsa alle risorse di petrolio e gas della Libia, e per l'imposizione di un governo filo-imperialista compiacente che già è stato assemblato e coltivato a Benghazi.
Altri avvocati che agiscono per conto di Aïcha Gaddafi, la figlia del dirigente libico Muammar Gaddafi, hanno presentato atti di accusa contro la NATO in un tribunale belga. Hanno dichiarato, "La decisione di mirare a una casa civile in Tripoli costituisce un crimine di guerra". L'accusa riguarda un'incursione aerea NATO del 30 aprile che ha ucciso il più giovane dei figli di Gaddafi e tre dei suoi nipotini.
I due avvocati, inoltre, ricorrono in giudizio anche per l'annullamento della decisione dei ministri UE di congelare i conti del regime libico nella Corte Europea di giustizia in Lussemburgo.

Non è chiaro se l'ottuagenario Vergès e Dumas, con lunghi e stretti rapporti con lo Stato francese, stiano lavorando direttamente assieme a settori dello Stato, ma di certo seri dubbi sono emersi nei circoli decisionali francesi sulla decisione di Sarkozy di intraprendere l'intervento militare in Libia.
Il sito web della TTU - informazioni della difesa ha commentato una relazione inedita di 50 pagina emessa dopo una visita di tre settimane in Libia dagli esperti di intelligence capitanati da Yves Bonnet, già capo dell'agenzia nazionale di intelligence francese DST.
Secondo il sito della di TTU, l'intervento oltrepassa la risoluzione 1973, mentre "il controllo di risorse di energia è il cuore della strategia attuale. Agli Stati Uniti piacerebbe rovesciare Gaddafi per cacciare la Cina fuori dal Paese. L'Egitto, che non ha mai accettato l'unione della Cirenaica e delle sue riserve di petrolio a Tripoli, non può vedere nient'altro che vantaggi dalle divisioni del paese". Il sito aggiunge: "La relazione esprime allarme per quest'implicazione "sconsiderata" di Parigi, che gioca nelle mani dell'amministrazione americana, che invece si è presa cura di non mostrare il suo giuoco, lasciando che sia la Francia a portarne tutti i rischi". Vengono espressi forti dubbi sul se e come il Consiglio transitorio di Benghazi possa "preservare gli interessi delle potenze coinvolti", riferendosi specificatamente a quelli dell'imperialismo francese. Il commentatore militare Jacques Borde fa notare inoltre che, mentre la Francia oltrepassa futilmente le sue capacità militari, i suoi alleati Arabi e Occidentali mieteranno le ricompense in termini della suddivisione delle spoglie.
C'è anche il pericolo della "Somalizzazione" di Libia - cioè la sua disintegrazione in tribù guerriere e signori della guerra.

I due attempati avvocati hanno delle lunghe storie politiche e legali. 
Dumas, nato 1922, era uno stretto collaboratore di François Mitterrand, presidente della Francia da 1981 a 1995, del Partito Socialista (PS), e ha servito da ministro in diversi governi PS. Non è mai stato responsabile politico, ma piuttosto un portaborse fidato per la dirigenza. Faceva parte della corrotta politica di relazioni dell'imperialismo francese con i Governi africani, conosciuta come Françafrique. Nel 1983 era l'inviato speciale di Mitterrand presso Gaddafi. Il suo incarico era di persuadere la Libia a non invadere il Ciad a favore di una rivolta nel nord del paese contro il governo filo-francese. Alla fine, con la complicità di Gaddafi, quel governo è stato mantenuto al potere grazie all'intervento della Francia. Nel 1995 Dumas è stato nominato da Mitterrand Presidente del Consiglio Costituzionale, la Corte costituzionale francese. Ha dato le dimissioni nel gennaio 1999 gennaio a causa dell'affare di corruzione Elfo.
Vergès è nato nel 1925 da madre vietnamita e padre di Réunionese (Isole della Reunion, poss. Francese, ndt). Fra le difese legali più famose che ha sostenuto vi è quella del terrorista Carlos "lo Sciacallo" e del criminale di guerra nazista Klaus Barbie, "il macellaio di Lyon" nella Francia occupata. Ha accusato l'imperialismo francese di aver commessoo in Algeria crimini simili a quelli dei nazisti.
Dumas ha rivelato di essere stato assieme a Vergès avvicinato dal regime di Gaddafi per occuparsi del caso.

Ad ogni modo, e quali siano le loro motivazioni, non v'è dubbio che l'imputazione che portano per le criminali azioni condotte dall'imperialismo francese e Occidentale contro la popolazione libica è una fonte di imbarazzo per il governo di Sarkozy ed i suoi alleati imperialisti. Così è anche per il PS, il PCF e le falsi sinistre del NPA in Francia, che hanno fatto i tromboni dell'imperialismo diffondendo la bugia dell'intervento "umanitario" pianificato per proteggere il popolo della Libia.


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Traduzione di G. Ellero, giugno 2011


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Giornalismo come arma nella guerra di Libia


Mahdi Darius Nazemroaya Global Research, 29 Giugno 2011

La verità è stata capovolta in Libia. La NATO e il governo libico stanno dicendo cose contraddittorie. La NATO afferma che il regime libico cadrà nel giro di pochi giorni, mentre il governo libico afferma che i combattimenti a Misurata si concluderanno in circa due settimane.
Durante la notte il rumore dei jet della NATO che sorvolano Tripoli può essere ascoltato nelle città costiere del Mediterraneo. Tripoli non è stata bombardata da alcuni giorni, ma i i sorvoli sono stati numerosi. L’Alleanza Atlantica sceglie deliberatamente la notte come mezzo per disturbare il sonno dei residenti, nel tentativo di diffondere la paura. I bambini piccoli in Libia hanno perso parecchio sonno durante questa guerra. Questa è parte della guerra psicologica. Ha lo scopo di spezzare lo spirito della Libia. Tutto ciò si aggiunge alle gravi ferite inflitte alla Libia, con falsità e sedizione.
Nello stesso contesto, la guerra mediatica contro la Libia è continuata. L’Hotel Rixos nella capitale libica di Tripoli, dove si trova la maggior parte della stampa internazionale, è un nido di menzogne e di deformazione, in cui i giornalisti stranieri distorcono la realtà, mistificano i fatti e pubblicano articoli inesatti per giustificare la guerra della NATO contro la Libia. Ogni relazione e dispaccio di agenzia viene inviato dalla Libia, dai reporter internazionali, deve essere attentamente controllo incrociato e analizzato. I giornalisti stranieri hanno messo parole in bocca ai libici e sono volontariamente ciechi. Hanno ignorato i civili morti in Libia, i crimini di guerra perpetrati chiaramente contro il popolo libico, ed i danni alle infrastrutture civili, dagli hotel agli ospedali e alle banchine.
Un gruppo di giovani libici ha spiegato, in una conversazione privata, che quando si parla con i giornalisti dovrebbero intervistare a due a due. Uno porrebbe la domanda seguito immediatamente dall’altro. Nel processo, la risposta alla prima domanda, verrebbe utilizzata come risposta per la seconda.  Negli ospedali libici i report esteri cercano di non riprendere le immagini dei feriti e dei moribondi. Vanno negli ospedali solo per dipingersi un’immagine di imparzialità, ma praticamente non rapportano sui nulla e ignorano quasi tutto ciò che faccia notizia. Si rifiutano di raccontare l’altro lato della storia.  Sfacciatamente di fronte a civili gravemente feriti, il tipo di domande che molti giornalisti stranieri pongono a medici, infermieri e personale ospedaliero è se hanno curato personale militare e della sicurezza negli ospedali.
La CNN ha anche pubblicato un rapporto da Misurata di Sara Sidner, che mostra la sodomizzazione di una donna con un manico di scopa, che è stato compiuto dai militari libici (che attribuisce alle truppe di Gheddafi, come strumento di demonizzazione). In realtà il video è stato un caso nazionale e da prima del conflitto. In origine si è svolto a Tripoli e l’uomo ha anche un accento di Tripoli. Questo è il tipo di invenzioni che i media mainstream portano avanti per sostenere la guerra e l’intervento militare.
Ora ci sono indagini in corso per dimostrare che l’uranio impoverito è stato usato contro libici. L’uso di uranio impoverito è un crimine di guerra assoluto.  Non è solo un attacco al presente, ma lascia anche una traccia radioattiva che attacca i bambini non ancora nati di domani. Le generazioni future saranno ferite da queste armi. Queste future generazioni sono innocenti. L’uso di uranio impoverito è come se gli Stati Uniti avessero lasciato delle armi nucleari in Germania o in Giappone, durante la seconda guerra mondiale, e lasciando che i timer le facessero esplodere nel 2011. Questo è un tema importante e degno di nota in Libia, e tutti i giornalisti stranieri ne hanno sentito parlare, ma quanti ne hanno effettivamente parlato?
La Ionis, una nave di Bengasi che è attraccato a Tripoli il 26 giugno 2011, trasportava oltre 100 persone che volevano lasciare Bengasi e ricongiungersi con le loro famiglie a Tripoli. I reporter stranieri erano lì in massa, giunti da tutto il mondo. CNN, RT e Reuters erano tra loro. Tra i giornalisti stranieri c’erano molti che non avevano alcun indizio circa la situazione in Libia, e stavano lavorando sulla base della disinformazione sostenuta dai loro rispettivi network e paesi. Ad una discussione informale, quando questi giornalisti sono sfidati sulla base delle loro valutazioni, non riuscono a rispondere e sembrano ridicoli. Un giornalista occidentale ha detto che le defezioni governative a Tripoli sono una valanga, ma quando viene sfidato da un collega a spiegare, ha potuto solo citare la cosiddetta defezione di un atleta libico.
L’arrivo della nave passeggeri è stato significativa, perché è un sintomo che la partizione politica della Libia è in corso. Quando le famiglie e gli individui sono trasportati in diverse parti della Libia, c’è l’indicazione che una sorta di linea di demarcazione sarà tracciata in modo temporaneo o permanente.
La Chiesa cattolica romana in Libia è stato distrutta e ferita. La posizione di padre Giovanni Martinelli, vescovo di Tripoli, è in contraddizione con quella degli Stati Uniti e della NATO. Il contatto con le chiese cattolica e le comunità a Bengasi e dintorni è stato perso. Mons. Martinelli ha anche perso dei cari amici nella guerra, che non avevano niente a che fare con qualsiasi sorta di combattimento o ostilità. Quali giornalisti e agenzie di stampa stranieri ha parlato di ciò?
I giornalisti hanno la responsabilità di dire la verità e segnalare tutte le notizie. Alcuni lo fanno, ma le loro storie o sono modificate o non vengono mai pubblicate o trasmesse. Altri non dicono nulla e invece inventano storie. E’ ora responsabilità del pubblico leggere i report che escono dalla Libia da tutti le parti cum grano salis. La diversità delle notizie è solo un inizio.
Mahdi Darius Nazemroaya è un ricercatore associato del Centre for Research on Globalization (CRG). Attualmente è in Libia come osservatore internazionale e membro di un gruppo internazionale di giornalisti e scrittori provenienti da Europa, Nord America e il Medio Oriente.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – Aurora03.da.ru

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More NATO “Humanitarian Intervention” 
The Bombing of Al Fateh University, Campus B
By Cynthia McKinney



“Intervento umanitario” della NATO: il bombardamento dell'Università di Tripoli

di Cynthia McKinney*

su www.informationclearinghouse.info del 27/06/2011


Traduzione di l'Ernesto online

* Cynthia McKinney è stata deputato della Georgia al Congresso degli Stati Uniti 

Fin dal mio arrivo a Tripoli per vedere sul posto le conseguenze delle operazioni militari della NATO, mi è risultato evidente che, nonostante il continuo silenzio della stampa internazionale che si trova qui sul terreno, in Libia esiste una chiara evidenza che sono stati attaccati obiettivi civili e che civili libici sono stati feriti e uccisi.

La mattina di martedì mi hanno condotto dal mio hotel, attraverso la città, in mezzo a un intenso traffico, fino all'Università Al Fateh.

Il 9 giugno, il decano Ali Mansur si trovava all'esterno nel parcheggio. Il cielo era di un azzurro intenso. Le nubi bianche. Gonfie e bianche. Il decano Mansur era visibilmente irritato. Sembrava che alcuni ragazzi del Campus B dell'Università Al Fateh stessero litigando per delle ragazze. Mi ha spiegato che i libici sono di sangue ardente. Con un sorriso, mi ha detto: “le ragazze sono importanti per i giovani”.

Si, era evidente mentre mi stavo avvicinando all'Università Al Fateh, al Campus B, noto in precedenza come Università Nasser. Sotto gli alberi, sul prato mentre ci avvicinavamo alle porte del campus, ho potuto vedere giovani uomini e donne conversare, parlare con i telefoni mobili, camminare da un lato all'altro, riuniti, probabilmente commentando le notizie più recenti del campus, non importa quali. Il campus Al Fateh è traboccante di vita. La vita studentesca pare vibrare. Il sentimento e il clima di questa università non pare diverso da quello di centinaia di università che ho visitato negli Stati Uniti e in tutto il mondo.

I ragazzi e le ragazze libici sono come i nostri. Mio figlio si troverebbe facilmente bene in questa università.

Anche il campus sembra traboccare di vita. Le gru stanno ad indicare un solido programma di costruzione, allo scopo di aggiungere nuovi edifici per migliorare l'ambiente educativo. Nonostante il chiasso degli studenti, il decano aveva tutte le ragioni del mondo per sentirsi contento nel vedere che la sua università si sta ingrandendo, sta migliorando e rafforzandosi. Mi ha detto che era stato firmato un accordo con un'università britannica per avviare programmi in inglese. Non corsi di inglese, ma tutto un programma insegnato in lingua inglese. Certamente, disse, è una delusione che tutto ciò sia andato in fumo.

L'Università Al Fateh, Campus B, è formata da circa 10.000 studenti, 800 candidati a master, e 18 studenti del dottorato, 150 professori ad hoc, 120 impiegati. Ha otto auditorium, 19 aule, 4 aule più grandi. Ha anche un campus rurale a Al Azizia dove studiano 700 studenti e che fa parte del sistema universitario. Il decano Mansur si paragona a un sindaco perché ha tante responsabilità nella direzione di una grande comunità di studenti impegnati in una vita accademica ricca e vivace.

Il decano mi ha detto che la vita nell'università, e la sua personale, è cambiata per sempre la sera di giovedì 9 giugno 2011.

Ha ricordato che l'università aveva aperto come sempre alle 8 circa del mattino e avrebbe dovuto chiudere la sera alle 8.

Aveva pensato che il 9 giugno sarebbe stato un giorno normale, se non fosse stato per il litigio per le ragazze che aveva spinto molti ragazzi ad abbandonare il campus per non partecipare alla disputa. Fuori, nel parcheggio del campus, il dottor Mansur era preoccupato pensando a come affrontare il problema disciplinare che si preannunciava.

Improvvisamente, si sentì un forte rumore nel cielo.

Era come un ruggito fortissimo. Subito dopo un sibilo ad alta frequenza. Mansur dice di aver guardato verso il cielo e di non aver creduto a quello che vedevano i suoi occhi: è apparso qualcosa di luccicante nel cielo che si agitava di fronte a lui. Si muoveva come un gioco atari o qualcosa di somigliante. Si agitava e zigzagava per tutto il cielo. Dice di essere rimasto paralizzato davanti a questo oggetto per un tempo che sembrava di minuti, ma in realtà era solo di pochi secondi.

Accelerava nel cielo, alzandosi, abbassandosi e virando, andando a schiantarsi sul terreno circostante. Era un missile della NATO.

Tragicamente aveva trovato il suo bersaglio: l'Università Fateh, Campus B.

Il Decano Mansur afferma di aver visto solo un missile, molto fuoco, molti colori diversi da tutte le parti, e subito dopo un'immensa colonna di fumo. Ha visto un missile, ma ha sentito quelle che sembravano essere molte esplosioni. Non può dire esattamente quante.

Il dottor Mansur dice che la forza e l'impatto dell'esplosione lo hanno lasciato paralizzato. Che il suo cuore ha cessato di battere per un momento. Non aveva paura, era solo come paralizzato. Non si è messo a correre; non è stato sopraffatto dalla paura; era semplicemente stupefatto.

La forza dell'esplosione ha penetrato strutture in cemento armato, ha rotto centinaia di vetri e ha fatto crollare i tetti delle sale di riunione.

Nessuno sa se si trattava di un missile Tomahawk o di una bomba guidata da un laser mal indirizzata. Nessuno è in grado di saperlo.

I suoi primi pensieri sono stati per le migliaia di studenti dell'università e per i suoi tre figli che vi studiano.

Dopo circa 30 minuti, è arrivata la stampa libica per vedere cosa era successo. Sono arrivati anche il presidente dell'Università ed altri funzionari dell'istituzione. Ma, con sorpresa del dottor Mansur, non si è visto nessuno della stampa internazionale.

E che cosa hanno visto?

I media hanno constatato un rilevante danno strutturale in molti degli edifici, tutte le finestre rovesciate in ognuno degli otto auditorium. Porte strappate dai cardini. La biblioteca ridotta in un ammasso di rovine. Libri e detriti ovunque. La moschea del campus danneggiata. Vetri dappertutto. Si stava già tentando di ripulire.

Il dottor Mansur dice, che in tutti i posti in cui è stato possibile farlo, si è rimesso a posto come prima dell'attacco. Con l'eccezione dell'ala principale in cui lavorano gli studenti, che si sta ripulendo e che verrà ribattezzata Seif Al-Arab in memoria del figlio di Muammar Gheddafi assassinato dalle bombe della NATO a casa sua, il 30 aprile 2011.

Giovedì, i missili della NATO. Venerdì e sabato qui vengono considerati fine settimana. Domenica, lunedì e martedì, gli studenti sono tornati nelle loro aule senza lasciarsi intimidire dalle bombe. In molte aule che ho visitato, gli studenti stavano svolgendo i loro esami finali tra le macerie. Mentre camminavo per il campo, una voce virile ha gridato in arabo: “Dove sta Obama?”

Buona domanda, ho pensato.

Sempre mi sono domandata se i politici che inviano regolarmente i nostri giovani uomini e donne in guerra e che bombardano regolarmente la gente povera del mondo, si siano trovati a fare, essi stessi, da bersaglio di un attacco di missili da crociera o se abbiano provato gli effetti di una bomba all'uranio impoverito guidata da un laser. Ho pensato che se fosse accaduto, se avessero sperimentato di persona l'orrore di un attacco della NATO contro un obiettivo civile, potrebbero fermarsi un momento a riflettere, mettendo in discussione la necessità di inviare le nostre forze armate ad attaccare il popolo della Libia.

Non ho voluto disturbare gli studenti impegnati negli esami e ho incontrato alcuni che stavano fuori dalle aule. Ho chiesto se avevano qualcosa da dire al presidente Obama. Una professoressa ha subito risposto, dicendo: “Lavoriamo sotto il fuoco, fisico e psicologico”. Uno studente ha affermato che Obama dovrebbe “liberare la Palestina e lasciare in pace la Libia”. E ha proseguito: “noi siamo una sola famiglia”.

Rispetto a questa affermazione, in breve, c'è da dire che ogni libico è membro di una tribù e che ogni tribù si governa e seleziona i suoi dirigenti: dopo, i dirigenti di tutte le tribù eleggono i loro leader, e così di seguito fino a quando emerga il leader di tutte le tribù della Libia. Ho incontrato questo leader tribale a Tripoli che mi dicono essere il vero leader di questo paese. Presiede il Consiglio Tribale che costituisce il vero organo di decisione politica della Libia. Di modo che quando il giovane ha affermato “siamo una sola famiglia”, dice realmente la verità.

Il dottor Mansur, formato negli Stati Uniti, ha ricordato con affetto la sua permanenza negli USA e i molti amici che ha in questo paese. E' orgoglioso dei suoi studenti e della ricchezza di vita della comunità universitaria. Esattamente come qualsiasi altro decano universitario.

Penso che Dio sia intervenuto il 9 giugno 2011.

Il giorno che è caduto il missile, non è morto un solo studente. Sarebbe potuto andare ben diversamente. Poteva essere una catastrofe, che sarebbe costata la vita a centinaia di giovani.

Mi dicono che nell'area circostante, nei dintorni dell'università, altri non sono stati così fortunati. Dicono che ci sono stati morti nelle case vicine.

C'è qualcosa di strano nella guerra. Coloro che la causano sembrano inconsapevoli ed estranei alle sue conseguenze; sembrano felici di infliggere danno ad altri e sono assolutamente insensibili di fronte alle conseguenze, mentre le vittime della guerra si danno da fare per normalizzare l'anormale e adattarsi a vivere sotto la costante minaccia della morte e della distruzione.

Dopo aver visitato Tripoli, mi oppongo più che mai alla guerra.

Gli studenti dell'Università Al Fateh continuano i loro studi nonostante l'accerchiamento che subisce il paese.

Al gruppo di studenti con cui ho parlato ho chiesto anche quanto pagano per l'iscrizione. Mi hanno guardato sconcertati dopo la traduzione. Ho domandato quanto pagano per i libri. Di nuovo, gli stessi volti sconcertati. L'iscrizione all'Università Al Fateh è di 16 dinari all'anno – circa 9 dollari -. E a causa dell'embargo della NATO sulle importazioni di benzina, la scuola ha inaugurato 10 linee gratuite di bus nelle aree vicine, allo scopo di garantire che gli studenti possano arrivare a scuola, gratis.

Ho detto che anch'io mi sono trovata sul punto di entrare in un programma di dottorato negli USA e che per l'iscrizione e i libri avrei avuto bisogno di decine di migliaia di dollari. Ho spiegato che mia cugina ha un debito di 100.000 dollari per pagare un master nell'università che ha scelto.

Mi hanno risposto: “Ringraziamo Muammar Gheddafi. Perchè grazie a Muammar Gheddafi abbiamo l'istruzione gratuita. Allah, Muammar, Libia obes!”

In quanto alla NATO, continua a sostenere la favola che i suoi attacchi sono solo contro obiettivi militari e che il suo è un “intervento umanitario”.

Ancora continuo ad aspettare che mi si dimostri, in qualche luogo del mondo, che il bombardamento dall'aria di povere popolazioni civili del Terzo Mondo vada bene per il loro diritto al voto, alla democrazia, all'assistenza medica, all'educazione, all'assistenza sociale, e per migliorare le loro entrate personali e la distribuzione della ricchezza. Mi sembra ovvio che i problemi complessi della vita richiedono un intervento più complesso di quello che può fornire un missile da crociera.




(srpskohrvatski / deutsch.
Joseph Ratzinger ha festeggiato a modo suo il ventennale dello scoppio della guerra fratricida in Jugoslavia: si è recato in Croazia - ennesima visita del vescovo di Roma da quando la repubblica è "indipendente", sottratta cioè alle perniciosissime influenze del cristianesimo ortodosso - dove ha reso omaggio ancora una volta al cardinale Stepinac, il vescovo collaborazionista degli ustascia di Pavelic che secondo i romano-cattolici è "beato".
Sulla venerazione di Ratzinger per il nazista Stepinac si veda ad es.:
Sulla complicità passata e presente del Vaticano nel genocidio religioso in Croazia si veda ad es.:


Papst ehrt Ustascha Verbrecher


1) Vorbild Kroatien (Roland Etzel, 6.6.2011)
2) Massenmörder hatte Wohlwollen des Papstes (Tageblatt, 6.6.2011)
3) NEZAVISNA DRŽAVA HRVATSKA: NAJBOLJE ČUVANA TAJNA VATIKANA (V. DIMITRIJEVIĆ, 11.07.2011)
4) Episkop Irinej o poseti pape Zagrebu (Pečat, 30.6.2011)


Papst Benedikt XVI ehrte, anlässlich seines Kroatienbesuchs vom 5.6.11, am Grabe von Erzbischof Stepinac einen
ausgewiesenen Klerofaschisten.
Während des Zweiten Weltkrieges war Stepinac höchster Seelsorger des "kroatischen Heeres". Diese von ihm betreute
Ustascha Mörderbande brachte unter der Leitung des von Hitler eingesetzten kroatischen Staatspräsidenten Pavelic,
während des Zweiten Weltkrieges 700'000 Serben sowie viele Juden und Roma bestialisch um (u.a. Konzentrationslager Jasenovac).
Dazu die brachiale Formel von Pavelic: "Ein Drittel der Serben wird vernichtet, ein Drittel wird vertrieben, und ein Drittel zum
Katholizismus bekehrt!"
Die Ehrung eines Mannes durch den Vatikan, der eng mit den Pavelic-Faschisten verbunden war, ist ein Skandal.
Dazu zwei Pressestimmen im Anhang:
Zu Stepinac aus Neues-Deutschland
Zu Pavelic aus Tageblatt (gewerschaftsnahe luxemburgische Tageszeitung)

K.Trümpy, ICDSM Schweiz
21.6.2011.
www.free-slobo.de


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Vorbild Kroatien


Von Roland Etzel

So deutlich hatte es sein Vorgänger niemals ausgesprochen. Aber Papst Benedikt XVI. bezeichnete am Wochenende während seines Besuchs in Kroatien die Geschichte der 20-jährigen Eigenstaatlichkeit des Landes als »beispielhaft« und »Grund zur Reflexion für alle anderen Völker des Kontinents«. Kein Wort verlor der Papst über nach 1991 verübte Verbrechen: ethnische Säuberungen, deren Opfer Tausende in Kroatien lebende Serben wurden, und andere Kriegsverbrechen, die selbst vom gegenüber Kroaten großzügigen Haager Tribunal als solche eingeordnet wurden.
Die Opfer werden die Papstworte als zynisch empfinden, aber aus der Warte dieses Zynismus ist es tatsächlich eine Erfolgsgeschichte; eine, an deren Zustandekommen der Vatikan maßgeblich beteiligt war. Rom darf sich rühmen, die Aufspaltung Jugoslawiens nach 1990 aktiv mitbetrieben zu haben. Die blutigen Folgen dieses Kurses der kroatischen Führung nahm Rom, das Verbrechen anderer Führer des Balkans unnachsichtig geißelte, weitgehend kritiklos in Kauf.
Auch das steht in der politische Kontinuität der Vatikan-Politik auf dem Balkan: Benedikt weilte gestern gedenkend am Grabe von Kardinal Stepinac, Militärvikar von Hitlers Verbündetem in Zagreb, und pries ihn als »Verteidiger des wahren Humanismus«. Johannes Paul II. hatte Stepinac, der nach 1945 als einziger Kardinal wegen Kriegsverbrechen verurteilt wurde, bereits selig gesprochen. Benedikt blieb in dieser Spur.

Neues Deutschland, 06.06.2011


=== 2 ===


Massenmörder hatte Wohlwollen des Papstes


Der Papstbesuch am Wochenende in Kroatien bringt die Erinnerung an einen Massenmörder zurück, der Hunderttausende massakrieren liess: Ante Pavelic, kroatischer Führer von Hitlers und Mussolinis Gnaden.

Der Papstbesuch bringt die Erinnerung an einen Massenmörder zurück, der Hunderttausende massakrieren ließ: Ante Pavelic, kroatischer Führer von Hitlers und Mussolinis Gnaden.
Pavelic kam nach dem Zweiten Weltkrieg vor kein Kriegsverbrechergericht, sondern gelangte, als Priester verkleidet, mit Hilfe des Vatikans nach Rom. Von dort reisten er und seine Spiessgesellen mit 300 Kilo Gold im Gepäck nach Argentinien.

Nach Spanien

Nach dem Sturz von Juan Peron in Argentinien (1955) gelangte Pavelic nach Spanien und genoss dort den Schutz und die Verehrung des faschistischen Diktator Francisco Franco. 1959 starb Pavelic in Spanien.
Die Gräueltaten, die das von Pavelic errichtete Ustascha-Schreckensregime von 1941 bis 1945 beging, waren die schlimmsten aller Vasallenstaaten Nazideutschlands. Getragen wurden sie von einem religiösen Fanatismus, der nur mit der spanischen Inquisition vergleichbar ist.
Der "Unabhängige Staat Kroatien" war ein pseudosouveränes Gebilde unter Einschluss Bosnien-Herzegowinas, aber ohne die von Italien annektierte dalmatinische Küste. Unter den 6,5 Millionen Einwohnern lebten zwei Millionen Serben.

Offiziell vom Vatikan unterstützt

Kroatien genoss dabei die Unterstützung durch die De-facto- Besatzungsmächte Italien und Deutschland und die katholische Kirche. So forderte der Primas der Kirche, der spätere Kardinal und 1998 seliggesprochene Alojzije Stepinac, die Gläubigen in einem Hirtenbrief vom 28. April 1941 auf, "den neuen Staat zu unterstützen, weil er die Heilige Kirche vertritt".
Die Katholiken wurden angewiesen, dem "Poglavnik" Gehorsam zu leisten und "für sein großes Werk zu beten", in welchem "die Hand Gottes zu erkennen" sei.
Die Dokumente, die den kroatischen politischen Katholizismus im denkbar schlechtesten Licht erscheinen lassen, stammen nicht von den späteren kommunistischen Machthabern, sondern direkt aus deutschen und italienischen Archiven.

Selbst Nazis waren schockiert

Die Berichte deutscher Diplomaten in Agram (Zagreb) nach Berlin gehen von annähernd 750.000 wehrlos Abgeschlachteten aus. Generäle wie Mario Roatta, Oberbefehlshaber der italienischen II. Armee, oder die Österreicher Alexander Löhr, Oberbefehlshaber der Wehrmacht für den Balkan, und Edmund Glaise-Horstenau, Wehrmacht-Bevollmächtigter bei Pavelic, waren schockiert von den sadistischen Methoden des gegen Serben, Juden und Roma ausgeübten Kreuzzugsterrors mittelalterlicher Prägung.
Laut "Encyclopedia Britannica" wurden "die Massaker an den Serben in ihrer Grausamkeit nur von der Massenvernichtung der polnischen Juden übertroffen".

Franziskaner in Ustascha-Uniform

Franziskanermönche in Ustascha-Uniformen kommandierten Todeslager wie Jasenovac, wo Pater Miroslav Filipovic eigenhändig Enthauptungen am laufenden Band vornahm.
Im Vatikan war man genauestens informiert. Kurienkardinal Eugène Tisserant sagte dem Pavelic-Vertreter Nikola Rusinovic, er wisse, wie "schändlich" sich Franziskaner in Bosnien und der Herzegowina benehmen würden. Das berichtete der britische Historiker Anthony Rhodes in seinem Buch "Der Papst und die Diktatoren".
Der Substitut im vatikanischen Staatssekretariat, Giovanni Montini (der spätere Papst Paul VI.), beschwerte sich im März 1942 in einem Gespräch mit dem Ustascha-Vertreter über Pavelics "Ausrottungs- und Zwangsbekehrungsstrategie".

Pavelic vom Papst empfangen

Doch am 18. Mai 1941 empfing Papst Pius XII. Pavelic. Nur vier Tage vorher waren in Glina Hunderte orthodoxer Serben - ein Drittel der Ortsbevölkerung - bestialisch niedergemetzelt worden.
Annähernd 300 orthodoxe Kirchen wurden in Kroatien zerstört; 128 Priester gefoltert und ermordet. Der Besitz der orthodoxen Kirche wurde zugunsten der katholischen eingezogen. Die Berichte - unter anderem im deutschen "Reichssicherheitshauptamt" - über die Brutalität der Ustaschas gegen Gefangene unter Mitwirkung katholischer Geistlicher sind genau belegt.

Mord am jugoslawischen König

Die 1929 von Pavelic gegründete Terrororganisation Ustascha (Der Aufständische) war vom faschistischen Italien finanziert und geschult worden. 1934 ermorderten Ustascha-Terroristen den jugoslawischen König Alexander I. Karadjordjevic während eines Staatsbesuchs in Marseille.
Dies führte jedoch nicht zum von Pavelic erhofften Aufstand der Kroaten gegen Belgrad. 1941 schließlich überfiel Hitler-Deutschland Jugoslawien, nachdem das Militär gegen einen geplanten Beitritt zu den Achsenmächten geputscht hatte.
Pavelic konnte sich darauf an der Spitze des Marionettenstaates installieren. Hohe kirchliche Würdenträger wie der Erzbischof von Sarajevo, Ivan Saric, und der Bischof von Banja Luka, Jozo Gavic, wurden mit schweren Kriegsverbrechen in Verbindung gebracht. Beide waren 1945 zusammen mit Pavelic geflüchtet.

Tageblatt, 06.06.2011



=== 3 ===





NEZAVISNA DRŽAVA HRVATSKA: NAJBOLJE ČUVANA TAJNA VATIKANA


Vladimir DIMITRIJEVIĆ
11.07.2011

Početkom juna 2011. rimski papa Benedikt Šesnaesti posetio je Hrvatsku, dajući podršku njenom putu ka Evropskoj uniji i pozivajući je da i dalje ostane verna Vatikanu, boreći se za hrišćanske vrednosti. Oduševljeno dočekan od preko 3oo ooo Hrvata, papa nije propustio da usput pomene kvislinšku tvorevinu, Nezavisnu Državu Hrvatsku, kao instrumentalizovanu od fašizma i nacizma (nijednom ne pominjući 7ooooo žrtava ustaškog konclogora Jasenovac, koje su stradale zato što su bile Srbi, Jevreji i Romi, kao ni ulogu preko 1ooo rimokatoličkih župnika, fratara i časnih sestara, koji ne samo da su podržavali Pavelića i njegove monstrume, nego su i aktivno učestvovali u pokoljima nedužnih ljudi ,kao „zaklete ustaše“.) Mlako se ograđujući od NDH, papa je veličao zagrebačkog nadbiskupa Alojzija Stepinca, koga je njegov prehodnik, papa Ivan Pavao Drugi, 1998. proglasio „blaženim“, i koji je, po Benediktu Šesnaestom, navodno bio žrtva dvaju totalitarizama – nacizma i komunizma.

Racinger je, još kao kardinal, 15. februara 1998., u hrvatskom (negda ilirskom) vatikanskom Zavodu Svetog Jeronima održao besedu u čast Stepinčevu. (To je onaj zavod u kome je monsinjor Mađarec 1941. godine oduševljeno dočekao Antu Pavelića, a monsinjor Ratko Perić, sadašnji biskup, 1991. godine Franju Tuđmana.) Racinger je tada istakao da je Stepinac bio jedan „Božiji Hrvat“, kakvog je Dante opevao u „Raju“ svoje „Božanstvene komedije“. Stepinac je, po Racingeru, bio živa slika „trpećeg Krista“, koji je na kraju poneo njegovu trnovu krunu i muke. Suprostavljajući se totalitarizmima, kardinal DIXIT, Stepinac je u doba nacizma, bio „branitelj židova, pravoslavaca i svih progonjenih, zatim je, u vremenu komunizma, postao odvjetnik svojih vjernika, svojih svećenika progonjenih i ubijanih“. U svojoj besedi, kao učenik germanske škole srbofobije, Racinger je istakao da je Stepinac postao nadbiskup Hrvatske 1936. godine, kada je rimokatolicima bilo teško, jer su trpeli Jugoslaviju „koju su saveznici nakon Prvog svetskog rata stvorili od suprotnih elemenata i sa snažnim protukatoličkim nabojem“.

Pred dolazak u nezavisnu EU Hrvatsku, ove, 2o11, papa je o Stepincu opet fabulirao kao o borcu protiv ustaškog režima i branitelju Srba, Jevreja i Roma, kao i velikom humanisti. Nazvao je velikim pastirom i hrišćaninom onoga koga italijanski naučnik Marko Aurelio Riveli zove „nadbiskupom genocida“.                           

A koliko je Stepinac zaista bio protiv ustaškog režima, koga se Racinger javno odriče, dovoljno je pisano. Doduše, nadbiskup zagrebački je u nekim svojim prpovedima u doba rata ustajao protiv rasizma i nasilja, ali ga to nije sprečavalo da bude vojni vikar ustaške vojske, član NDH Sabora, nosilac ustaških odlikovanja i, naravno, koordinator prekrštavanja Srba u Pavelićevoj monstrum-državi. Da i ne govorimo da je vatreno branio NDH u Vatikanu, koji je, preko Vlade Kraljevine Jugoslavije, bio odlično obavešten o zločinima hrvatske CivitasDei. Godine 1943, Stepinac je papi Piju Dvanaestom podneo Memorandum u kome, između ostalog, piše o vekovnoj vernosti Hrvata papi, i upozorava ga šta bi se desilo ako bi NDH propala:“/.../ Njezinom propašću ili fatalnim smanjenjem – tisuće najboljih hrvatskih vjernika i svećenika žrtvovalo bi dragovoljno i rado svoje živote da zapriječe tu mogućnost. Ne bi bilo uništeno samo onih cca24oooo prelaznika sa srpskog pravoslavlja, nego i čitavo katoličko pučanstvo tolikih teritorija sa svojim crkvama i svojim samostanima/.../ Napredak katolicizma je najuže povezan sa napretkom Hrvatske Države, njegov opstanak uz njen opstanak, njezin spas-njegov spas“.

A 10. juna 1943. ustaški izaslanik u Rimu, Lobkovic, javlja da je Stepinac mnogo učinio za NDH pred Kurijom:“/.../ Nadbiskup je vrlo pozitivno izvijestio o Hrvatskoj. Naglasio je, da je neke stvari s kojima se on inače nikako ne slaže – prešutio, samo da stvori o Hrvatskoj ŠTO BOLJI DOJAM/.../ Mnogo je u Vatikanu izticao naše zakone za zločin pobačaja, koji su zakoni u Vatikanu vrlo dobro primljeni /.../

Nadbiskup je na temelju tih zakona OPRAVDAO DJELOMIČNO I POSTUPAK PROTIV ŽIDOVA (toliko o Stepinčevom zastupanju Jevreja, nap. V. D.), koji su kod nas bili najveći pobornici i najčešći izvršitelji zločina ovakve vrsti“. (Stepinac je branio ustaške zakone protiv pobačaja u doba dok su ustaše vadile nerođenu srbsku decu iz utroba majki, i na kame ih nabijali; ovakva hipokrizija je metastaza onog licemerja zbog koga je Dostojevski tvrdio da je papizam gori od ateizma, jer propoveda izopačeni Hristov lik.) A zvanični ustaški list, „Hrvatski narod“, 27. jula 1944. godine preneo je poruku Stepinca da je „nepokolebljivi optimist“ o budućnosti Hrvata. Novine su hvalile Stepinca zbog uloge koju je imao u Vatikanu, braneći NDH.

Posle rata, Stepinac je na Kaptolu skrivao kako ustaške zločince, tako i njihovu arhivu, ali i zlato opljačkano od žrtava, koje je, jednim značajnim svojim delom, završilo u vatikanskim trezorima.                                          

Kakav je Stepinac bio „branitelj“ Srba, posvedočio je i njegov sekretar, monsinjor Stjepan Lacković, koji se vratio u Hrvatsku posle 45 godina emigracije (i dao intervju „Azur žurnalu“ broj 9, za januar 1991. godine), koji je vodio spiskove prekrštenih Srba:“/.../ Mnogi pravoslavaci koji su ovdje živjeli stoljećima isto su tako pozdravili tu priliku da mogu sada s Hrvatima katolicima biti u jednoj vjerskoj zajednici/.../ Politička vlast (ustaše, nap. V.D.) je mislila da će riješiti pitanje i našeg suživota i zajedništva./.../ Svi moramo doći u jednu zajednicu djece ljudske, a to nije nikakva politička ustanova, već katolička crkva/.../“

Dakle, Lacković ni jednom jedinom rečju nije izrazio žaljenje što su Stepinac i on sam učestvovali u NASILNOM KATOLIČENJU SRBA, nego je tvrdio da je Pavelić time hteo da dođe do „srećnijeg suživota“ na prostoru NDH... Toliko o Stepincu, koga papa Benedikt predstavlja kao „humanistu“ i zaštitnika Srba, Jevreja i Roma...

 

USTAŠTVO: BORBENI RIMOKATOLICIZAM

Papa Racinger se, u svojim izjavama, ograđivao od ustaša (tobožnjih su instrumentalizovali zli fašisti i nacisti), pa je, kao što smo videli, i Stepinca proglasio borcem protiv ustaštva. No, naravno, to je samo maskiranje prave istine. U svojoj programskoj knjizi, „Strahote zabluda“ (poglavnikov „Majn kampf“ ), godine 1937., Pavelić je istakao da Hrvati ne mogu živeti u Jugoslaviji koja teži da se „preokrene tisućgodišnja orijentacija hrvatskih katolika i da se prekinu pradavne veze Hrvata sa Svetom Stolicom“. Pavelić je ozakonio sve ono za šta se u današnjoj Hrvatskoj založio i papa – katolički kult porodice, zabranu pobačaja, „kršćanske vrednote“. Ali, te „vrednote“ važile su samo za rimokatolike.

Pavelić je pravoslavne Srbe u Hrvatskoj smatrao za strano, antikatoličko telo, koje treba ukloniti iz narodnog organizma. NDH je doživljavao kao predstražu rimokatoličke Evrope, koja brani istu od „varvarskog Bizanta“, to jest Balkana. Pre no što je stigao u Zagreb, papa Benedikt se sećao hrvatskih kardinala Šečera, Kuharića i Bozanića, koji su mu stalno govorili da Hrvatska nije Balkan, nego Srednja Evropa. I ustaše su Hrvatsku izdvajali iz oblasti Balkana: u intervjuu španskom fašističkom listu „Arriba“ datom 26. maja 1943, Pavelić kaže: “Balkanski je duh imao ekspanzivnu moć koja je uspjela da prodre do granice Beča. Austro-Ugarska je imala snage da goni taj duh ka Jugoistoku, gdje više nije predstavljao nikakvu opasnost. Dužnost je Hrvatske da nastavi sa ovim pritiskom na balkanske običaje dok ih ne svede u njihove prave granice“. A ustaški ideolog, svećenik dr Ivo Guberina, usred rata ponavlja poglavnikove ideje: “Uništen je bizantsko-pravoslavni pritisak na Hrvatsku i stvorena je mogućnost da Hrvatska zaigra ulogu predziđa Europe. NEZAVISNA DRŽAVA HRVATSKA JE JEDINA DRŽAVA SA KATOLIČKOM VEĆINOM NA BALKANU. JEDINA VRATA KATOLICIZMA NA BALKANU. Ne samo to. NEZAVISNA DRŽAVA HRVATSKA JE DANAS NAJJAČI BEDEM SREDNJE EUROPE“.

A ovo se sve uklapalo u staru vatikansku predstavu o Srbima kao „remetilačkom faktoru“. Setimo se da je austrougarskom poslaniku u Vatikanu, grofu Moricu Palfiju, kardinal Meri del Vala, sekretar najmanje države na svetu, 1914. blagoslovio rat protiv Srbije, sledećim rečima: “Papa i Kurija vide u Srbiji razornu bolest, koja pomalo nagriza monarhiju i koja će je vremenoim rastočiti/.../ Njegova Svetost je u više mahova izrazila svoje žaljenje, što je Austro-Ugarska u više mahova propustila da kazni svog opasnog dunavskog suseda.“               

Pavelić je bio više nego odani rimokatolik. Njegova ćerka, Mirjana Pavelić-Pšeničnik, , u intervjuu „Globusu“ (17. maj 1991.) kaže: “Tata je bio katolik i mi smo imali svog kapelana koji je nedjeljom dolazio kod nas. Čak smo sagradili i kapelicu za njega. Svake nedjelje smo slušali misu, a tata je čak i ministrirao, jer je to kao mladi dečko naučio. Ministrirao je kod isusovaca u Travniku“.

Da, to je isti onaj Pavelić kome su, kako svedoči Kurcio Malaparte, ustaše slale, na poklon, kotaricu punu očiju poklanih Srba…

 

HRVATSKI RIMOKATOLICI SE NE ODRIČU USTAŠTVA

Iako se, zarad EU vrednosti, zvaničnici Hrvatske formalno odriču ustaštva, rimokatolički živalj i njegovo sveštenstvo ostaju najdubljim simpatijama vezani za period NDH. O tome govori popularnost pevača Marka Perkovića Tompsona, koga je sadašnji papa primao u audijenciju, i koji je ove godine, skupa s drugim hrvatskim pevačima, dočekivao papu pesmom o porodičnim vrednostima. Tompson u svojim songovima veliča ustaške koljače poput Jure Francetića i Maksa Luburića, kao i samog Antu Pavelića. Upravo rimokatolički sveštenici pravdaju Tompsona kao odanog „domoljuba“. U novinama „Vjesnik“, sveštenik Pavle Primorac je istakao da neki kritičari mrze Tompsona samo zato „što im je svaka ideja nacionalnoga i vjerskog opredjeljenja mrska“, da bi fra Martin Planinić u „Fokusu“, marta 2006, ustvrdio da mu je omiljena pesma „Kroz Imotski kamioni žure, voze bojnu Francetića Jure“ (inače, zloglasnog komandanta ustaške „Crne legije“.)

Opravdanja NDH i njene ideologije može se, među rimokatoličkim klerom, naći u izobilju. Tako je don Luka Vučo, u „Novom listu“, maja 2003, tumačio popularnost ustaškog pozdrava „Za dom spremni“ na sledeći način: “Uzvik „Za dom spremni“ nije kod naroda pristajanje uz ustaštvo, već želja za samostalnošću od Srba koja je postojala, nažalost, samo za ustaša“. Don Anto Baković je u listu „Narod“, avgusta 2oo3, izjavio:“U Nezavisnoj Državi Hrvatskoj se probudio genije hrvatskog naroda, u kojoj je hrvatski narod konačno dobio svoju slobodu, svoju hrvatsku državu, a sve je to trajalo sasvim kratko, očajno kratko...“Govoreći o krvoloku Anti Paveliću, na misi zadušnici u zadarskoj crkvi Ivana Krstitelja u januaru 2oo5, fra Vjekoslav Lasić je istakao: “Poglavnik je za života učinio mnogo dobrih djela, a jedno od najvećih je obnova NDH. To uskrsnuće su Hrvati, skupa sa svojim mučenikom, blaženim Alojzijem Stepincem, doživjeli kao ostvarenje najvišeg sna... Poglavnik je bio dobar čovjek i branitelj Hrvatske, vođa zemlje čije zasade leže u današnjoj Hrvatskoj“. Pater Vladimir Horvat, na Radio Mariji u julu 2oo5, poriče da je Jasenovac bio logor smrti i užasa (za koga Jevreji koji su preživeli tvrde da je, po monstruoznosti s kojom su nevini ubijani, bio strašniji od industrijske smrti Aušvica), i kaže da tu ljude „nisu dovodili da ih ubijaju, nego da rade“.

Jednom rečju, NDH se među rimokatoličkim sveštenstvom doživljava kao država svoja, u kojoj su branjene vrednosti rimokatolicizma. Zato nije nimalo slučajno da se papa Benedikt Šesnaesti nikad neće pokloniti žrtvama u Jasenovcu, niti će biti spreman da se kaje zbog nedela ustaških klerofašista. NDH je ipak bila rimokatolička CIVITASDEI, ostvarenje srednjevekovnih ideala krstaških ratova u dvadesetom veku. Dok se borimo protiv revizije ishoda Drugog svetskog rata i svih laži koje bi da rehabilituju nacizam (u ime navodnog antikomunizma, a u stvari rusofobije i srbofobije), i to treba imati u vidu.



=== 4 ===


Episkop Irinej o poseti pape Zagrebu


3 DRUŠTVO | UREDNIŠTVO | JUN 30, 2011 AT 23:59
Osvrt Epsikopa bačkog, dr Irineja na nedavnu posetu pape rimskog Benedikta XVI  Zagrebu


Mnoge poruke koje je rimski prvosveštenik, kao vrhunski teolog, uputio iz Zagreba, univerzalne su i mogu biti primenjene u vascelom hrišćanskom svetu. To su, pre svega, one poruke koje ohrabruju hrišćanske porodice da se odupru duhu sekularizacije i neguju svetinju života, braka i porodice. Isto tako, značajne su i poruke upućene mladima koji su u uzrastu kada traže smisao života.
Ipak, dve poruke izrečene u dva dana ostale su zapamćene kao kontroverzne, i to ne samo u srpskoj javnosti.
Prvu je papa poslao još na putu u Hrvatsku, iz aviona, u neformalnom razgovoru sa novinarima. Naime, sećajući se ranijih zagrebačkih nadbiskupa, on je izjavio: „Pokojni kardinal Franjo Šeper, pokojni kardinal Franjo Kuharić i kardinal Josip Bozanić uvek su govorili da Hrvatska nije na Balkanu nego u Srednjoj Evropi, pa bi bilo logično, pravedno i potrebno da Hrvatska uđe u Evropsku uniju, gde istorijski i kulturno oduvek pripada.“ Razmišljajući o ovom sudu, pritom bez ulaženja u raspravu o tome da li je Hrvatska na Balkanu ili u Srednjoj Evropi, želimo da verujemo da njegov ugledni izricatelj nije imao nameru da Jugoistočnu Evropu – nekada središnji prostor Rimskog Carstva, a potonju Rumeliju (u prevodu Rimsku zemlju: evropski, pretežno hrišćanski deo Otomanske Imperije), danas poznatu pod turskim nazivom Balkan – smesti nekud izvan Evrope, niti pak da se vrati na početak 16. stoleća, kada je njegov prethodnik Lav X Hrvatsku označio kao antemurale christianitatis („predziđe hrišćanstva“). Ne treba pritom zaboraviti da su „predziđe“ u ta vremena, pored Zrinskih i Frankopana, čuvali i mnogobrojni Srbi graničari, kojih danas, posle pet vekova istorijskog prisustva, najednom onde više nema ili opstaju kao ostatak što poklanog što proteranog naroda.
Sa svoje strane, mi Balkanci, dakle i mi Srbi, Evropu ne vidimo u uskom obzorju Zapadne i Srednje Evrope, pa ni u širem rasponu od Atlantika do Urala, nego je vidimo kao civilizacijski kontinent od Atlantika do Pacifika, odnosno od Kanarskih do Kurilskih ostrva, jer je to jedinstven duhovni prostor, koji ima iste hrišćanske korene i deli iste vrednosne ideale. Mi pak koji pripadamo pravoslavnim narodima Balkana, ne ljubimo samo svoje otadžbine nego i sav Balkan, svoj vizantijsko-slovenski, ali i onaj zapadnohrišćanski, kao i muslimanski, svoju širu – romejsku – otadžbinu, svesni da je ona podarila Evropi njena dva civilizacijska temelja, jelinstvo i hrišćanstvo. Napominjemo da klasična jelinska kultura, vekovima najviša u Evropi, jeste, po definiciji, prevashodno balkanska kultura – kao što su to i najstarije poznate kulture Evrope, lepenska i vinčanska – a da je mlado hrišćanstvo na tlo Evrope stupilo takođe na Balkanu (konkretno u Filipima, blizu današnje Kavale u Grčkoj).
Podsećamo i na antologijsku formulaciju počivšeg pape Jovana Pavla II da nema Evrope bez oba plućna krila, od kojih se jedno zove pravoslavno ili istočnohrišćansko, mahom grčko-slovensko…
Mada ovom prilikom nisu ispunjena očekivanja mnogih rimokatoličkih vernika, ponajpre u Hrvatskoj, da će Alojzije Stepinac, zagrebački nadbiskup tokom Drugog svetskog rata, biti kanonizovan, odnosno priznat za svetitelja Rimokatoličke Crkve, dodatnu kontroverzu, u našoj sredini i bolnu nedoumicu, izazvale su papine reči – izgovorene takođe na putu prema Zagrebu – da je kardinal Alojzije Stepinac „bio protiv ustaškog režima“ i da je „branio pravo čovečanstvo protiv tog režima time što je branio Srbe, Jevreje, Rome“. Slično je ponovio u omiliji u zagrebačkoj katedrali rekavši da je kardinal Stepinac „u vreme nacističke i fašističke diktature postao braniteljem Jevreja, pravoslavnih i svih progonjenih“. S obzirom na to da je Stepinac bio vojni vikar „Nezavisne Države“ Hrvatske – ili je, prema drugima, postavio vojnog vikara – i član parlamenta endehazije, a, sa druge strane, imajući u vidu čitavom svetu poznati ustaški fizički i duhovni genocid nad Srbima, Jevrejima i Ciganima, moramo istaći da je, u svetlu istorijskih činjenica, ova dimenzija Stepinčeve ličnosti u najmanju ruku jednostrano prenaglašena ili, pre će biti, na silu iskonstruisana, i to predimenzioniranjem slučajeva njegovog zauzimanja za pojedine Srbe ili Jevreje, među kojima nekim čudom, nema imenâ trojice mučenički postradalih pravoslavnih episkopa i više od dve stotine pravoslavnih sveštenika pobijenih od ustaša, a prećutkivanjem ili minimalizovanjem njegove ideološki motivisane i javno iskazivane animoznosti prema Pravoslavlju, „Bizantu“, Jevrejstvu, Srpstvu i još ponečem.
Na kraju, blagodarno ističemo, uprkos svemu prethodnom, papin poziv rimokatoličkim biskupima i sveštenicima da se trajno zauzimaju za pomirenje među podeljenim hrišćanima, kao i među hrišćanima i muslimanima. Ruke pomirenja neka uvek budu ispružene, kao u aktu stvaranja, kako ga je Mikelanđelo Buanoroti prikazao u Sikstinskoj kapeli. Bog je Pomiritelj prošlog sa budućim. Bog je naš Istok, i Zapad, i Sever, i Jug. Bog je naše Sve.

(deutsch / italiano)


INFIN CREPO'

Otto d'Asburgo-Lorena, principale rappresentante dell'aristocrazia nera europea, leader dell'organizzazione pangermanica e neocarolingia Paneuropa, è stato tra i più spietati assassini dell'unità jugoslava. Razzista serbofobo, da venti anni a questa parte questo rancoroso arnese residuato della famiglia imperiale austriaca ha appoggiato con atti pubblici ed occulti tutte le secessioni jugoslave - dalla prima (Slovenia) all'ultima (Kosovo) - per vendicare zio Franz Ferdinand. 

Questo criminale finisce nell'immondezzaio della Storia alla indecente età di 98 anni. I suoi funerali si terranno il 16 luglio p.v. al Kapuzinergruft di Vienna. Nessun pianga. 

Cronologia minima

15 agosto 1991: su "Le Figaro" Otto dichiara che "i croati, che sono nella parte civilizzata dell'Europa, non hanno niente a che spartire con il primitivismo serbo nei Balcani. Il futuro della Croazia risiede in una Confederazione Europea cui l'Austria-Ungheria puo' servire come modello"

maggio 1994: al giornale spagnolo ABC ribadisce che "capibanda come Aidid in Somalia e Milosevic in Serbia hanno la stessa ideologia ed agiscono nello stesso modo. Se l'Occidente vince nell'ex-Jugoslavia, sara' una vittoria non solo contro il governo totalitario di Belgrado, ma contro tutti i banditi del mondo"

16 giugno 1995: anche su "Globus" (Croazia) Otto aizza il nazionalismo croato ricordando come  "già negli anni Trenta, il diplomatico francese Pozzi aveva ammonito che era un crimine costringere la civile Croazia a sottomettersi alla Serbia, che aveva ancora tanto da imparare"

6 ottobre 2006: a Pristina, nel tripudio degli estremisti pan-albanesi guidati da Agim Ceku, il novantatreenne inaugura la Piazza rinominata alla sua famiglia Asburgo-Lorena proclamando che "i kosovari devono essere orgogliosi di questa piazza. I loro amici li appoggeranno nel raggiungimento del loro desiderio di avere uno Stato indipendente integrato nell'Unione Europea"

(fonti: archivio JUGOINFO. Invettiva a cura di Italo Slavo per CNJ-onlus)


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Der grosse reaktionär, serbophobe und Friedensfeind ist endlich gestorben. Ja viel zu spät.


Otto von Habsburg verstorben

S. K. u. Kgl. Hoheit Otto von Habsburg, der älteste Sohn des letzten österreichischen Kaisers und ungarischen Königs, des seligen Karl I. (IV.), ist am Montag, 4. Juli, in den frühen Morgenstunden in seinem Haus in Pöcking am Starnberger See in Bayern im Alter von 98 Jahren verstorben.

Die Beerdigung wird am 16. Juli in der Wiener Kapuzinergruft, der Grablege der Habsburger, stattfinden.

Im Begräbnisritual der Habsburger hielt der Trauerzug vor der verschlossenen Tür der Kapuzinergruft und ein Herold klopfte an die Tür. Darauf fragte einer der Kapuziner-Brüder von drinnen: „Wer begehrt Einlass?“ Der Herold antwortete mit allen zu Lebzeiten des Verstorbenen getragenen Titeln.

N. N. von Gottes Gnaden Kaiser von Österreich; Apostolischer König von Ungarn; König von Böhmen, von Dalmatien, Kroatien, Slawonien, Galizien, Lodomerien und Illyrien; König von Jerusalem etc. Erzherzog von Österreich; Großherzog von Toskana und Krakau; Herzog von Lothringen, von Salzburg, Steier, Kärnten, Krain und der Bukowina; Großfürst von Siebenbürgen; Markgraf von Mähren; Herzog von Ober- und Nieder-Schlesien, von Modena, Parma, Piacenza und Guastalla, von Auschwitz und Zator, von Teschen, Friaul, Ragusa und Zara; gefürsteter Graf von Habsburg und Tirol, von Kyburg, Görz und Gradiska; Fürst von Trient und Brixen; Markgraf von Ober- und Nieder-Lausitz und in Istrien; Graf von Hohenems, Feldkirch, Bregenz, Sonnenberg etc.; Herr von Triest, von Catarro und auf der windischen Mark; Großwoiwode der Woiwodschaft Serbien etc. etc.

Von drinnen erfolgte allerdings die Antwort "Wir kennen sie/ihn nicht!".

Daraufhin klopfte der Herold noch einmal. Wieder wurde gefragt „Wer begehrt Einlass?“ Diesmal antwortete der Herold mit der Kurzfassung der Titel. Doch die Antwort war "Wir kennen sie/ihn nicht!".

Der Herold klopfte ein drittes Mal, wieder wurde dieselbe Frage gestellt. Nun antwortete der Herold: „X.Y., ein armer Sünder“, woraufhin das Tor geöffnet wurde.

Der Herr schenke ihm die ewige Ruhe. Das ewige Licht leuchte ihm. Gott lasse ihn ruhen in Frieden!

Gott schütze Österreich!


(english / srpskohrvatski / italiano)

Sul tiro a segno colonialista contro Gheddafi

1) O nalogu za hapšenje Moamera Gadafija / On the ICC capture warrant against Muammar Khadaf
2) Angelo Del Boca: "Libia, l'obiettivo della Nato è assassinare Gheddafi"
3) French lawyers sue Sarkozy over crimes against humanity in Libya


=== 1 ===

Sul "mandato di cattura" della "Corte Criminale Internazionale" contro il presidente della Libia, Muammar Gheddafi, diffondiamo la limpida presa di posizione della Federazione Mondiale delle Gioventù Democratica (WFDY) nell'originale inglese ed in serbocroato.


--- srpskohrvatski ---



O nalogu za hapšenje Moamera Gadafija od strane Međunarodnog krivičnog suda


Međunаrodni krivični sud (MKS) izdаo je nаlog za hapšenje Moаmerа Gadafija, predsjednika Libije, okrivljujući gа zа "nelegitimno hаpšenje ljudi " i za "ubistvа člаnovа opozicije" koji se protive libijskoj vladi, od februаrа ove godine. Još jednom, MKS dolаzi dа se dokаže kаo smiješnа mаrionetа imperijаlističkog poretkа, čiji je jedini cilj dа legitimiše imperijаlističke intervencije.  

Od velikog je znаčаjа dа se podsjetimo još jednom dа ovаj sud ne sudi аmeričkim vojnicimа ili zločinima počinjenim od strаne SAD-a i od osnivanja, nikаdа nije rekao ni riječ protiv bezbrojnih zločina NATO-а ili bilo koje druge imperijаlističke koаlicije ili intervencije.

 

Svjetska Federacija Demokratske Omladine ne priznаje MKS kao autoritet da okrivljuje bilo koga za bilo šta. Tokom posljednjih godinа, ovаj tаkozvаni "sud", nikаdа nije govorio o ubistvima koja su izvršili imperijаlistički kriminаlаci i njihovi sаveznici u Libiji, Avgаnistаnu, Irаku, Pаlestini, Zаpаdnoj Sаhаri, Bаhreinu, Jemenu, Tunisu i Egiptu (dа pomenemo sаmo nekoliko) i uvijek je stаjаo nа strаni okupаtorа, bombаrderа i diktаtorа. Njegovа ulogа je dа doprinese pljаčkama i ubistvima koje imperijаlizаm širi po svetu sа svojim stаlnim rаtovimа i konfliktimа. 

Motivаcijа imperijаlizmа dа bombаrduje i nаpаda Libiju nikаdа nije bio i nije Gаdаfi ili bilo kakva licemjerna odbrana ljudskih prava. Imperijаlizаm je nаoružаo pobunjeničke snаge, bombаrdovаo i nаpаo Libiju i ubijao nevin libijski narod kako bi krenuo u pohod na ogromne rezerve nаfte i dа bi instаlirаo u toj oblаsti još jedаn ogromаn vojni kompleks koji će stvoriti bolje uslove zа svаku novu intervenciju.

 Ovom prilikom, WFDY pozivа sve svoje članove dа osude ovаj novi tаlаs propаgаnde kаo dio kontinuirаnog nаporа kojeg činimo zа hitаn prekid rаtа protiv Libije, tаko dа libijski narod sam može da riješi svoje probleme , kаo i u svаkoj drugoj suverenoj držаvi.

 

Prvedeno sa stranice Svjetske Federacije Demokratske Omladine


--- english ---


Jun 28 2011

The International Criminal Court (ICC) has issued a capture warrant Muammar Khadafi, president of Libya, blaming him for the “illegitimate arresting of
people” and “murders of opposition members” standing against the Libyan government, both done since last February.

Once again, the ICC comes to prove itself as a ridiculous puppet of the imperialist order, whose only purpose is to legitimate the imperialist interventions.

It is of high importance to remind, once again, that this court does not judge American soldiers or crimes done by the US and, since it exists, never it has taken even a word against the countless crimes of NATO or any other imperialist coalition or intervention.

WFDY does not recognize to the ICC even a drop of authority to blame or find guilty anyone for anything. Over the last years, this so-called “court”, has never even spoken about the killing done by imperialist criminals and their allies in Libya, Afghanistan, Iraq, Palestine, Western Sahara, Bahrain, Yemen, Tunisia and Egypt (just to mention a few) and always stood by the side of the occupiers, the bombers and the dictators. Its role is to contribute to the pillage and murder that imperialism spreads around the world with its constant wars and conflicts.

The motivation of imperialism to bombard and invade Libya was never and is not Khadafi or any hypocrite defense of the human rights. Imperialism has armed rebel forces, bombed and invaded Libya and killed innocent Libyan people to go after the Libyan immense reserves of oil and to be able to install in that area another huge military compound that will create better conditions for any new interventions.

On this occasion, WFDY calls upon all its member organizations to denounce this new wave of propaganda as part of the continuous efforts we are making for the immediate end of the war against Libya, so that it can be the Libyan people to solve their own issues, as in any other sovereign country.


=== 2 ===

Fonte: l'Unità, 26 giugno 2011


"Libia, l'obiettivo della Nato è assassinare Gheddafi"

Lo storico italiano Angelo Del Boca: "Una guerra fondata sulla disinformazione e veri e propri falsi. Altro che proteggere i civili: i capi dell'Alleanza dichiarano che il fine è far fuori il Colonnello".

Articolo di: Umberto De Giovannangeli

La guerra in Libia analizzata dal più autorevole studioso italiano del Nord Africa: Angelo Del Boca.


A mesi di distanza dall'inizio della guerra in Libia, le chiedo: che storia è questa?


«È una storia che si può guardare da molti lati, e comunque la si analizzi resta sempre una brutta storia. Perché è vero che c'è stata una risoluzione, la 1973, del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che autorizzava l'attacco alla Libia di Gheddafi, ma poi questa facoltà è stata sicuramente snaturata, nel senso che ciò che si sta cercando di fare in tutti i modi è assassinare Gheddafi. Ormai nessuno tace su questa ipotesi. Gli stessi rappresentanti della Nato ammettono che se il Colonnello viene colpito e fatto fuori è ancora meglio È quindi una guerra strana ».


Strana perché?


«Perché in realtà la Francia ha un suo obiettivo, l'Italia un altro e gli Stati Uniti un altro ancora. Ma in definitiva nessuno sa come uscirne. E' una guerra nata sotto una cattiva informazione e continua ad essere corredata da storie inverosimili, da veri falsi. Amnesty International è stata sia a Tripoli che a Bengasi, e ha documentato che le torture sono state fatte in modo particolare a Bengasi su presunti mercenari che non erano altro che poveri migranti africani provenienti dal Sahara».


Ma qual è a suo avviso l'obiettivo dell'Italia?


«L'obiettivo dell'Italia è il più strano. Perché in realtà noi siamo entrati in guerra controvoglia. Da principio davamo soltanto le nostre basi, poi abbiamo messo a disposizione un certo numero di aerei, e soltanto in un secondo tempo è arrivato l'ordine di sparare. Oggi si dice che il 30 per cento delle missioni le fa l'Italia. Ed è veramente un controsenso perché noi dovevamo restare estranei a questa guerra, così come ha fatto la Germania di Angela Merkel. E noi avevamo ancora più motivi della Germania ».


Quali?


«Primo: la Costituzione italiana all'articolo 11 ci proibisce di entrare in guerra. Secondo: soltanto tre anni fa abbiamo firmato un trattato di amicizia e cooperazione con Tripoli. E anche se di recente abbiamo di fatto annullato questo accordo, in realtà è un atto che non si può cancellare se non viene fatto contemporaneamente dalle due parti. Per finire, con la nostra aggressione ad uno Stato sovrano, noi facciamo un balzo indietro di 100 anni, a quando attaccammo Tripoli nel 1911, in una atmosfera coloniale che oggi si ripete in maniera straordinaria, tragicamente straordinaria».


Quali scenari possibili nel futuro immediato?


«Le opzioni sono tutte legate alla sorte di Gheddafi. Gheddafi ha tre possibilità: quella di fuggire dal Paese, ma non è nella sua storia mitizzata; può lasciare la Libia dopo trattative, ma non vedo in queste ultime settimane trattative consistenti. E infine, l'ultima possibilità, quella che lui sembra, in un certo senso, invocare: morire da martire nella sua Tripoli. L'ultima sua dichiarazione in un qualche modo evoca proprio questa fine, quando Gheddafi dice ho le spalle al muro . Per quanto mi riguarda, come biografo di Gheddafi, spero che non sia questo il suo ultimo destino, ma temo che questa guerra finirà proprio con un assassinio».


Quale Libia sta nascendo sulle macerie del regime di Gheddafi?


«Nel dopo-Gheddafi si parla di mandare un centinaio di osservatori e poi anche alcune migliaia di soldati, turchi si suppone, per mantenere quel minimo di tranquillità dopo la guerra. Queste sono le ipotesi formulate in ambito Nato. Io invece prevedo un terribile caos nella Libia di domani, una somalizzazione dell'intero Paese. Vi saranno molte vendette consumate, e poi bisogna vedere che cosa accadrà sul piano delle speculazioni, perché non credo proprio che Sarkozy abbia puntato tutto sulla guerra solo per guadagnare qualche punto sul piano elettorale. Penso che ci saranno molti interessi petroliferi in gioco e a farne le spese di questo cambiamento sarà sicuramente l'Italia».


Mentre parliamo, la tv di Stato libica ha denunciato una strage di civili a Brega a seguito di un raid aereo Nato. L'Alleanza nega...


«Non è la prima volta che Bruxelles nega ma i morti civili ci sono, proprio i civili che andavano protetti...». Non esistono dunque bombe «intelligenti»... «In questa guerra di intelligente non c'è niente, non solo le bombe. Penso anche a dichiarazioni di autorevoli capi militari della Nato che ammettono che il bersaglio principale è Gheddafi».


=== 3 ===


French lawyers sue Sarkozy over crimes against humanity in Libya


By Antoine Lerougetel 
17 June 2011

Two high-profile French lawyers, Jacques Vergès and former Socialist Party minister Roland Dumas, have announced that they plan to sue French president Nicolas Sarkozy on charges of crimes against humanity committed in the on-going NATO military intervention in Libya. They are acting for some thirty Libyan families who have lost family members in the NATO bombings.

At a press conference May 29 in Libya they declared that they would initiate legal proceedings in the French courts on Monday, May 30. There has been an almost complete blackout of the announcement in the French media. Only the Socialist Party-leaning newsweekly Marianne commented, attacking Dumas and Vergès for “a grotesque accusation against the president of the Republic.”

At a press conference in Libya on Sunday Dumas said, referring to the NATO bombing, “this mission, which is supposed to protect civilians, is in the process of killing them.” He said the war in Libya was “a brutal aggression against a sovereign nation.”

Calling the NATO alliance nations “murderers”, Vergès denounced “a French state led by thugs and murderers ... We intend to break the wall of silence.” He said he had seen several civilian victims at a hospital and had been told by one of its doctors that there were as many as 20,000 victims.

Dumas said he was ready to take the defense of Gaddafi himself if he was to appear at the International Criminal Court (ICC) at The Hague. On May 16, acting at the behest of the major Western powers, the ICC prosecutor requested an arrest warrant for crimes against humanity against Gaddafi.

Dumas questioned the authority of Sarkozy and NATO to conduct bombing based on UN Security Council Resolution 1973, calling it “the artificial—very artificial—cover of the United Nations.”

The lawsuit comes at a time when the NATO allies have stated that the war will be extended for at least 90 days, until September, and when Britain and France have announced the stepping up of the military bombardments, which have already involved several attempts at targeted political assassination through the bombing of homes of Libyan leader Muammar Gaddafi’s family.

British ex-SAS elite troops and other mercenaries employed by NATO are helping identify targets in the Libyan port city of Misrata, They are there with the blessing of Britain, France and other NATO countries, which have supplied them with communications equipment. They are likely to be providing information for the pilots of newly deployed British and French attack helicopters.

The French government was the main protagonist of United Nations Security Council Resolution 1973, a flimsy legal cover for the naked neo-colonial, imperialist intervention supposedly to protect civilians from the Libyan armed forces. In reality, it is part of the scramble for Libya’s oil and gas resources and the imposition of a pliant pro-imperialist government being assembled and groomed in Benghazi.

Other lawyers acting for Aïcha Gaddafi, the daughter of the Libyan leader Muammar Gaddafi, have reportedly filed charges against NATO in a Belgian court. They declared, “The decision to target a civilian home in Tripoli constitutes a war crime.”

The charge concerns a NATO air raid on April 30 that killed Gaddafi’s youngest son and three of his infant grandchildren. The two lawyers are also suing for the annulment of the EU ministers’ decision to freeze the accounts of the Libyan regime in the European Court of Justice in Luxembourg.

It is not clear whether the octogenarian Vergès and Dumas, with long and close ties to the French state, are directly working with sections of the French state but certainly serious doubts have emerged in French ruling circles on Sarkozy’s decision to embark on the military intervention in Libya.

The TTU defense information web site commented on an unpublished 50-page report issued after a three-week visit to Libya by intelligence experts headed by Yves Bonnet, former chief of the French national intelligence agency, the DST. According to the TTU site, the intervention is overstepping resolution 1973 and “the control of energy resources is at the heart of the current strategy. The US would like to overthrow Gaddafi in order to kick China out of the country. Egypt, which has never accepted the attachment of Cyrenaica and its oil reserves to Tripoli, can see nothing but advantages from the partitions of the country.”

The site adds: “The report expresses alarm at this ‘thoughtless’ involvement by Paris, which plays into the hands of the American administration, which has taken care not to show its hand and let France take all the risks.” It expresses serious doubts as to whether the Benghazi transitional council could “preserve the interests of the powers involved,” implying most especially those of French imperialism.

The military commentator Jacques Borde has also suggested that, while France is futilely overreaching its military capacities, its Arab and Western allies will be reaping the rewards in terms of the share-out of the spoils. There is also the danger of the “Somalisation” of Libya – that is its disintegration into warring tribes and warlords.

The two aging lawyers have long political and legal histories. Dumas, born 1922, was a close collaborator of François Mitterrand, Socialist Party (PS) president of France from 1981 to 1995, and served as a minister in several PS governments. He has never been a policy-maker, but rather a trusted errand boy for the executive.

He was part of the corrupt relations of French imperialism with African governments known as Françafrique. In 1983 he was Mitterrand’s special envoy to Gaddafi. His task was to persuade Libya not to invade Chad in support of a rebellion in the north of the country against the pro-French government. Finally, with the complicity of Gaddafi, the government was kept in power thanks to France’s intervention.

In 1995 Dumas was nominated President of the Constitutional Council, the French constitutional court, by Mitterrand. He resigned in January 1999 because of the Elf corruption affair.

Vergès was born in 1925 of a Vietnamese mother and a Réunionese father. Among the most famous legal defenses he carried out were that of the terrorist Carlos “the Jackal” and the Nazi war criminal Klaus Barbie, “the butcher of Lyon” in occupied France. He accused French imperialism of committing similar crimes in Algeria to those of the Nazis.

Dumas has admitted that he and Vergès were approached by the Gaddafi régime to take the case. Whatever their motivations, however, there is no doubt that the indictment they are making of French and Western imperialism’s criminal action against the Libyan people is a source of some embarrassment for the Sarkozy government and its imperialist allies. So it is also for the PS, the PCF, and the fake lefts of the NPA in France, who have peddled the lie that the intervention is “humanitarian” and designed to protect the Libyan people.


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