Informazione


Da:  partigiani7maggio @ tiscali.it

Oggetto:  Iniziative a Barletta, città del Sacrario degli antifascisti jugoslavi

Data:  18 agosto 2011 10.24.38 GMT+02.00


I PARTIGIANI JUGOSLAVI NELLA RESISTENZA ITALIANA
Storie e memorie di una vicenda ignorata

Roma, Odradek, 2011
pp.348 - euro 23,00

Per informazioni sul libro si vedano:


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Tra i nuovi inserimenti sul nostro sito segnaliamo le recensioni e gli articoli:

Avv. F. Morelli: Anche Barletta ricorda i partigiani jugoslavi

Bianca Bracci Torsi: Resistenza e dopoguerra: storie, memorie e impunità
Claudio Del Bello: Qualcosa non torna
Pasquale Martino: Resistenza sconosciuta

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Riceviamo e volentieri segnaliamo:

da: Archivio della Resistenza e della Memoria

Giardini Fratelli Cervi Castello – 76121 Barletta 
tel. 0883 578 622 fax 0883 578 614 cell.340 23 44 444

CITTÀ DI BARLETTA

Medaglia d'Oro al Valor Militare - Medaglia d'Oro al Merito Civile - Città della Disfida


nell'ambito delle iniziative per il MESE DELLA MEMORIA 2011 
(a c
ommemorazione della Battaglia di Barletta - 11 e 12 settembre 1943)


Mercoledì 24 agosto 2011, ore 10.00

CONFERENZA STAMPA presso la Sala Rossa del Castello di Barletta


Giovedì 25 agosto 2011, ore 18.30

In collaborazione con la sezione FIDAPA di Barletta:

Ore 18.30 Galleria del Teatro Comunale Giuseppe CURCI

Inaugurazione della Mostra fotografica documentale (aperta sino all’8 settembre) alla presenza di S.E. ANA HRUSTANOVIC, Ambasciatore della Repubblica di Serbia, in Italia
La MEMORIA dell’Accoglienza. Quando l’ospitalità è condivisione di valori
Saluti: NICOLA MAFFEI, Sindaco di Barletta


Ore 19.30 Sala della Comunità di S. Antonio

Concerto del Coro di voci bianche BRANKO di Nis


Venerdì 26 agosto 2011, ore 10.00

Monumento – Ossario presso il Cimitero di Barletta
OMAGGIO ai Caduti slavi. Morti per una nuova vita, per una nuova libertà
Saluti: NICOLA MAFFEI, Sindaco di Barletta
Interventi: ANA HRUSTANOVIC, Ambasciatore della Repubblica di Serbia
Onori del Picchetto Militare ai Caduti slavi con deposizione di corone di alloro del Comune di Barletta, dell’82° Reggimento Fanteria Torino, dell’Ambasciata della Repubblica di Serbia.

***

<< Il monumento - ossario dei partigiani slavi a Barletta

Proposta congiunta con la sezione FIDAPA di Barletta

Con Roma – Prima Porta, Gonars, in provincia di Udine, e Sansepolcro, in provincia di Arezzo, Barletta è una delle quattro città italiane che conservano una memoria in pietra dei Partigiani jugoslavi che morirono in Italia dopo aver combattuto per la liberazione della loro Patria o a fianco dei nostri Patrioti nella Resistenza italiana al nazifascismo.
Il nobile gesto di fraterna accoglienza espressosi con la costruzione di Monumenti – Ossari per la raccolta delle spoglie mortali di giovani, morti per una nuova vita, per una nuova libertà, - come gridò una mamma di loro, presente alla cerimonia di inaugurazione di quello di Barletta - in luoghi di silenzio e di preghiera, partì proprio dalla nostra città che, generosamente, contribuì alla costruzione del maestoso Monumento nel nostro cimitero, nel 1970.
Quell’opera, di elevata, splendida e lineare architettura, fu realizzata dall’impresa edile barlettana GIACOMO CALÒ, su progetto dello scultore accademico jugoslavo, DUSAN DZAMONIJA, sotto la direzione dei lavori affidata all’ingegnere ALDO MARIA PALMIOTTI.
Ad onore di tutte le Amministrazioni Comunali succedutesi, in questi quaranta anni, all’Amministrazione presieduta, negli anni settanta, dall’avv. Michele Morella, va riconosciuta l’attenzione posta sia nella normale cura di pulizia del Monumento, sia soprattutto nella tutela della Memoria di quanti hanno dato la vita per la Patria e la libertà, annualmente commemorata con gli stessi onori e le medesime celebrazioni riservate ai nostri caduti di tutte le guerre.
Negli ultimi anni, pur in assenza di referenti governativi degli Stati sovrani, nati dallo smembramento della Repubblica di Jugoslavia, l’Amministrazione comunale di Barletta, riservando particolare cura di ospitalità a singole Autorità slave che in varie occasioni hanno voluto visitare l’Ossario, tramite l’Archivio della Resistenza e della Memoria, ha curato costanti rapporti con le organizzazioni di ex partigiani della Repubblica del Montenegro con scambi di visite di cortesia che hanno contribuito ad approfondire la conoscenza reciproca e a rinsaldare sentimenti di profonda e autentica amicizia.
Al fine di poter richiamare le oggettive responsabilità, in ordine alla difesa e alla tutela della Memoria che accomuna gli uomini liberi e assicura longevità di benessere, di civiltà e di pace tra i popoli, si esprime la più ampia convinzione che sia necessario produrre una chiara e puntuale documentazione sulle attuali condizioni del Monumento da sottoporre alle Ambasciate di tutte le Repubbliche slave per sollecitare un comune e condiviso progetto di restauro. La nostra Memoria di Accoglienza potrà essere corroborata solo da un nuovo e più responsabile impegno economico, comune e condiviso, delle Repubbliche slave che assicuri, nel contempo, stabilità architettonica al Monumento riconsegnandolo al suo splendore e al suo, ormai, storico decoro.
Con l’invito rivolto all’Ambasciatrice della Repubblica di Serbia, dott.ssa ANA HRUSTANOVIC si auspica di poter avviare concrete iniziative che portino subito a stipulare una puntuale Convenzione con l’Amministrazione Comunale di Barletta assicurando, così, una programmazione di interventi conservativi e di regolare manutenzione.
A quarantuno anni dalla costruzione del Monumento - Ossario dei Partigiani Slavi nel nostro territorio, l’Amministrazione comunale di Barletta, vuole commemorare solennemente l’anniversario nell’intento di stabilire solidi rapporti di amicizia con le Repubbliche eredi della Repubblica di Jugoslavia, con la quale, la nostra città, avviò relazioni per un comune rispetto della Memoria e di concrete intese per scambi economico – culturali, come ad esempio il gemellaggio con Herceg Novi, in Montenegro.
In collaborazione con la locale sezione della FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) di Barletta che, sotto la Presidenza della Signora Nunzia Binetti Tatò, ha recentemente effettuato una visita di cortesia nella città di Nis alle socie del BPW, ricevendo calorosa ospitalità dalle autorità comunali di quella città, si svolgerà il seguente programma di accoglienza in occasione dell’arrivo a Barletta di una delegazione serba. >>

(dall'opuscolo: 
"Un NUOVO PATTO di MEMORIA. La storia... fuori sacco. Progetto triennale 2010-2012
La storia per... strada, educare sui luoghi della memoria Proposte dell’Archivio della Resistenza e della Memoria."
Barletta: Editrice Rotas, Settembre 2011)



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(Sull'isola di Pag, una "Ibiza croata" vicino al campo di sterminio dimenticato...
L'articolo in lingua serbocroata è leggibile ai link:

Plaža Zrće u blizini logora iz 1941.: Hrvatsku Ibicu podigli kod mjesta zločina
Nikola Salapura, Nezavisne Novine 26.07.2011 )

http://www.jadovno.com/en-lat-352/articles/zrce-beach-near-a-1941-camp-croatian-ibiza-near-crime-site.html

Zrće beach near a 1941 camp: Croatian Ibiza near crime site


By Nikola Salapura

BANJA LUKA – Dušan Bastašić, President of the Citizens Association “Jadovno 1941” from Banja Luka, is bitter because of the attitude of Croatian authorities towards the Second World War execution sites and warns that Zrće beach on the island of Pag, called “Croatian Ibiza” and a place to have fun, is located not far from former camps.

Thousands of tourists from Croatia, Serbia, B&H, Europe and the world visit Zrće every year, however, most of them do not know that on that very island, near the beach, were concentration camps in the Second World War.

“What people don’t know is that Zrće is about eight kilometres from the village of Metajna, where in June 1941 the first camp for Serbian and Jewish women and children in the Second World War was opened, and next to it was camp ‘Slana’, which received its first inmates on 24 June, 1941”, said Bastašić.

He said that on the location of “Slana” camp a memorial plaque was raised in 1975, which was destroyed in 1991.

“We renewed it last year, but it was torn down two days later. On that occasion we had a memorial service which was seen as a finger in the eye to the local authorities who asked for a different text to be written on the plaque, because for them it is probably counterproductive for the development of tourism”, said Bastašić.

He said that this year, at 70th anniversary of the complex of camps “Jadovno”, a visit to Pag was not planned in the commemoration programme and that the Croatian authorities justified it saying they were some outside issues.

“For us, the descendants of the victims, this is pure concealment of the crime by Croatia, and it would be inconvenient for them if we went to Pag, because in order to reach Zrće by sea, you have to sail through the Pag Door”, said Bastašić.

He explained that inmates were taken to the execution sites in boats from Karlobag, through the Pag Door, where no fewer than 8020 inmates were thrown into the sea.

“They were murdered by tying rocks around their necks and cutting open their belles so that they would not float out, and then they were thrown overboard into the sea where people today are partying and swim”, he stated and added that the attitude of the Croatian authorities towards this execution sites is devastating.

Besides the fact there is no plaque there, also there is not a single mark that 70 years ago a camp was there. On Croatian websites you can only see invitations to tourists to have fun on Pag.

“One of them is ‘Come and enjoy the Slana Bay’, then ‘Feel the mystical silence that dominates, disturbed only by cries of seagulls and eagles’, and they invite people to scuba dive and enjoy the depths of the sea off the coast where inmates were thrown in’, said Bastašić and added that there are photographs of people sunbathing on the location where Italians exhumed 793 bodies of inmates, 91 of them children.

He said all of this is happening because tourists and the media do not know about the camps and crimes.

“Imagine building an amusement park or a golf course near ‘Jasenovac’. This thing on Pag is unbelievable hypocrisy”, stressed Bastašić and reiterated that is inconceivable that the Croatian authorities are trying to hide the truth about what happened therein every possible way.

 

Complex “Jadovno”

According to the research conducted so far on the complex of Ustasha camps “Jadovno – Gospić 1941”, which also include the island of Pag, no fewer than 40,123 victims were murdered, 38,010 Serbs, 1999 Jews and the rest were ideological opponents of the Independent State of Croatia.

To remind you, this year 70th anniversary of the suffering in “Jadovno” was marked, as well as the “Jadovno” 1941 Remembrance Day, and in Banja Luka, on 24 and 35 June, the First International Conference on the Complex of Ustasha Camps “Jadovno – Gospić” 1941 was held.







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http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=21198

Lezioni di lotta di classe durante lo sciopero


su http://inter.kke.gr del 07/07/2011

Il PAME protegge lo sciopero e impedisce l'attuazione di un piano organizzato di provocazione

da Partito Comunista di Grecia - http://inter.kke.gr/News/news2011/2011-07-01-info
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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01/07/2011

Il KKE ha denunciato apertamente al popolo greco il piano di provocazione volto a vanificare la lotta popolare

Sulla prima pagina di "Rizospastis", organo del Comitato Centrale del Partito Comunista di Grecia, KKE, si legge: "Il governo contrappone il movimento degli 'indignati' di Piazza Sintagma, considerato pacifico e partecipato dalla gente comune, agli scioperi, etichettati come violenti. Il piano è creare uno scenario, di cui eravamo informati già prima dello sciopero di 48 ore, dove individui incappucciati, gruppi di ultras organizzati, teppisti prezzolati di nightclubs, ecc, sarebbero entrati in conflitto con il PAME, presumibilmente per ragioni ideologiche. In questo modo la polizia avrebbe avuto il pretesto - a causa degli scontri - per reprimere e scatenarsi contro il popolo. Vogliono associare la violenza con il PAME e dimostrare che la gente comune indignata disconosce il movimento di classe, i partiti e in particolare il KKE. Il 09/08/2002 avevamo pubblicato nell'edizione domenicale di "Rizospastis" un articolo intitolato "raccomandazioni europee per la gestione degli informatori", in cui esponevamo i piani di Europol per la creazione e l'infiltrazione delle manifestazioni. Cosa valida anche per la polizia greca.

Video-documenti incriminanti

Il gruppo parlamentare del KKE ha posto al Governo la seguente interpellanza: "Un video trasmesso dalla maggior parte dei media, mostra individui armati di spranghe di ferro intrattenersi con la polizia antisommossa; più tardi gli stessi individui attraversano il cortile del Parlamento accompagnati dalla polizia antisommossa. Questo evento è rivelatore delle relazioni tra i meccanismi che operano nei servizi di sicurezza e gli elementi che prendono parte ai ben noti episodi". Su questa base, i parlamentari del KKE hanno chiesto al ministro competente se il Governo sapeva di questo specifico incidente, se intendeva riferire al Parlamento e al popolo al riguardo e quali misure avrebbe adottato per porre fine all'attività dei meccanismi di repressione organizzata contro il movimento popolare.

Conferenza stampa della Segretaria Generale del Comitato Centrale del KKE

Il 30 giugno Aleka Papariga, Segretaria Generale del Comitato Centrale del KKE, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha rilevato tra l'altro quanto segue:

"Denunciamo il piano organizzato del governo - ben congegnato politicamente e operativamente - soprattutto durante i due giorni di sciopero. La prova generale ha avuto luogo durante l'approvazione del programma di riforme, in particolare nelle 48 ore di astensione generale dal lavoro.

Qual è l'obiettivo di questo piano? L'obiettivo politico è, da un lato, di intimidire il popolo di fronte al pagamento più o meno imminente della 5° tranche del prestito, inculcare la paura in modo che il popolo rinunci e abbandoni qualsiasi rivendicazione perché altrimenti la Grecia sarà perduta. D'altra parte, l'aspetto operativo di questo piano politico era che in questi due giorni venissero create le condizioni per sconfiggere il movimento operaio-popolare e in particolare attaccare lo sciopero come forma di lotta.

Dobbiamo dire che esistono prove e video che documentano famigerati individui incappucciati, delinquenti, sindacalisti di estrema destra, che sembrano essere organizzati dai meccanismi repressivi di polizia ed essere al loro interno. Naturalmente, lo stato borghese è ben consapevole dell'esistenza di tali meccanismi privati e parastatali, che non intende rivelare, poiché gli tornano utili.

Il governo ha strumentalizzato il variegato e vago movimento degli indignati di piazza Sintagma, dove naturalmente la protesta ha attratto persone realmente indignate, incapaci di sopportare oltre, contrapponendolo alle mobilitazioni per lo sciopero. Abbiamo sentito fino alla nausea dire in questo periodo che "Sintagma" rappresenta la forma pacifica di lotta, mentre tutte le altre forme di lotta sono considerate violente.

Questo piano specifico, di cui avevamo informazione prima dello sciopero di due giorni, partiva dal presupposto che il giorno dello sciopero generale, tutti i cortei avrebbero concluso la sfilata in piazza Sintagma: occorreva creare uno scenario in cui i cittadini "indignati", tra virgolette, entravano in conflitto con il PAME. Individui incappucciati, gruppi di ultras organizzati, teppisti prezzolati di nightclubs, ecc, si sarebbero scontrati con il PAME, presumibilmente per ragioni ideologiche. In questo modo la polizia avrebbe avuto il pretesto - per prevenire gli scontri tra le sezioni rivali - per scatenarsi contro il popolo e presentare la repressione come una scelta obbligata, al di fuori delle intenzioni della polizia.

Volevano così associare il PAME con la violenza e dimostrare, in aggiunta, che i cittadini comuni indignati disconoscono il movimento di classe, i partiti e soprattutto il KKE. In altre parole si presenta una frattura tra il cittadino comune indignato e il PAME. D'altra parte si dà l'opportunità a certi intellettuali di sinistra e "filosofi salottieri" di scrivere che se il PAME evita lo spargimento di sangue, allora appartiene al sistema. Sapevamo di questo piano, ne abbiamo resi partecipi le nostre forze all'interno del PAME e abbiamo dovuto affrontarlo. In buona sostanza, siamo stati costretti a scegliere tra il diritto di essere in piazza Sintagma o affrontare il piano del governo.

Il successo dello sciopero non inizia con la mobilitazione ma prima, con i picchetti di mezzanotte fuori del posto di lavoro e dei porti. Le dimensioni e la partecipazione di massa alle manifestazioni del PAME è il modo migliore per la classe operaia, in generale, di dimostrare la forza e le armi a sua disposizione per combattere il sistema. Queste armi sono lo sciopero, l'organizzazione, la politicizzazione: non bisogna cadere nella trappola di usare le armi più convenienti all'avversario.

Lo abbiamo detto ieri in Parlamento e lo ribadiamo oggi. Sappiamo molto bene come affrontare i provocatori e i meccanismi della polizia. Non ne siamo per nulla intimoriti. A noi preme evitare di prestare il fianco a questi piani. Continueremo ad affrontare la questione: soprattutto bisogna disvelare la provocazione. Da questo momento in poi il popolo deve decidere come e con chi deve dimostrare.

Vi mettiamo a disposizione un documento scritto come prova della provocazione organizzata e pianificata. Risponderemo con questo documento ai partiti che in Parlamento, quando denunciammo le provocazioni del 2008, dicevano che noi siamo malati, che vediamo cospirazioni ovunque e che non riconosciamo il ruolo dell'iniziativa popolare.

Rizospastis del 09/08/2002 ha rivelato un documento classificato di Europol, titolato "raccomandazioni europee per la gestione degli informatori", vero e proprio manuale del provocatore. In questo documento è chiaro che la creazione di informatori e provocatori è "legittimata". In Grecia, gli informatori e i provocatori sono in comunicazione con il crimine organizzato. E, infatti, il documento afferma che "un informatore è un individuo che si presta a fornire confidenzialmente informazioni e/o assistenza alle autorità competenti".

Se si trattasse solo di questo, potrebbero cercare di giustificarsi come interessati a contrastare il solo crimine organizzato. Tuttavia, sostengono che a un informatore è consentito di partecipare ad un delitto che altri hanno intenzione di commettere. A partecipare! Le informazioni non vengono utilizzate per prevenire il crimine, perché evidentemente, l'informatore può prevenire un delitto. Ed anzi deve essere trattato in modo conseguente quando viene arrestato. Ci sono poliziotti con cappuccio e con l'ordine di infiltrarsi. Ora, che relazione hanno le manifestazioni con la criminalità organizzata? Sembra che per il governo ci sia una relazione.

Non abbiamo forse il diritto di denunciare il governo di essere responsabile di questo piano organizzato se ha votato certe leggi e decretato linee politiche, se esistono solide prove, se teniamo conto dell'esperienza passata? Ora, se qualche giovane inesperto e innocente viene trascinato, beh questo è il ruolo del provocatore: intrappolare persone innocenti nella provocazione, in particolare i giovani.

Il popolo non deve cedere al terrorismo

Da questo punto di vista, invitiamo i lavoratori a proseguire con tutte le forme di lotta e soprattutto di non cedere al terrore della bancarotta, che in ogni modo si è già verificata. Essi non devono accettare la calunnie contro il movimento della classe operaia.

Abbiamo già denunciato questi meccanismi nel 2008 e nel maggio del 2010, quando tre dipendenti innocenti dell'Istituto bancario MARFIN sono stati assassinati. Avevamo denunciato l'uso di gruppi di ultras, l'uso di elementi di estrema destra che avevano come obiettivo di prevenire lo sviluppo del movimento e in particolare del KKE e dei sindacati di classe, i quali in questi anni hanno esposto in maniera estremamente chiara cosa sia la UE, Maastricht, la crisi, ecc.

E' ovvio che ci saranno nuove leggi e nuove misure. La crisi si approfondirà e quella che chiamiamo bancarotta sarà pagata al 100% dal popolo, che ovviamente non ha alcuna responsabilità. Riteniamo che il popolo debba al più presto cercare un cambiamento radicale: l'abolizione del potere dei monopoli. Porre questo obiettivo come primario, e non come "fatto a venire", il più rapidamente possibile, costituisce la proposta avanzata dal KKE la cui importanza non riguarda solo i comunisti ma la lotta della classe operaia e per il potere popolare. La lotta quotidiana, il tentativo di ottenere delle conquiste e la fine del declino, non possono essere raggiunte dal movimento senza questa strategia. Senza questa strategia il popolo subirà una grande sconfitta, un grave arretramento che durerà per molti anni.

Nel denunciare il governo, devo aggiungere che non nutriamo alcuna speranza che la verità sia portata alla luce dalle commissioni disciplinari, ecc. Perché, se fosse, il governo dovrebbe dimettersi. E questo non accadrà. Invece di parlare del sordido che c'è all'interno dello stato borghese, il governo porta avanti un referendum truffa per sviare le persone con una legge sulla responsabilità dei ministri e la riduzione dei parlamentari. Queste cose, anche se venissero realizzate completamente, non sarebbe altro che un paravento per nascondere il marcio che crescerà a dismisura negli anni a venire".



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