Informazione


Guerra coloniale e razzista contro la Libia di Gheddafi

1) Sit-in a Roma OGGI 8 settembre 2011: ACCOGLIAMO I MIGRANTI AFRICANI IN FUGA DALLA "NUOVA" LIBIA!

2) Africani, i reietti della nuova Libia
Caccia agli immigrati africani voluti da Gheddafi: donne stuprate, fame, razzismo e abusi (L. Cremonesi, Il Corriere)

3) Gheddafi esorta alla resistenza contro gli invasori nel giorno del 42° anniversario della Rivoluzione Verde
(Tele Sur, 2/9/2011)


--- ALTRI LINK: ---

Libia / Video: Eva Golinger sulla disinformazione strategica


Detrás de la noticia: La guerra mediática y la verdadera
Después de seis meses del conflicto libio, el saldo es de miles de muertos. Y mientras los rebeldes están tomando el control del país, las batallas mediáticas al respecto no cesan. Algunas cadenas internacionales son sospechosas de manipular los hechos. ¿Qué sucede cuando los medios son cómplices de la guerra?

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The Truth About the Situation in Libya: Cutting through Government Propaganda and Media Lies

By Brian Becker - Global Research, August 23, 2011
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26150

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Comment les hommes d’Al-Qaida sont arrivés au pouvoir en Libye

Al-Qaida est un milieu de mercenaires utilisé par les États-Unis pour combattre en Afghanistan, en Bosnie-Herzégovine, en Tchétchénie, au Kosovo, en Irak, et maintenant en Libye, en Syrie et au Yémen...
par Thierry Meyssan - RÉSEAU VOLTAIRE 6 SEPTEMBRE 2011
http://www.voltairenet.org/Comment-les-hommes-d-Al-Qaida-sont

Come al-Qaida è arrivata al potere a Tripoli

di Thierry Meyssan - RETE VOLTAIRE 7 SETTEMBRE 2011
http://www.voltairenet.org/Come-al-Qaida-e-arrivata-al-potere

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Al-Qaeda and NATO’s Islamic Extremists Taking Over Libya

by Alex Newman - Global Research 2011-08-31
http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26307

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BREAKING NEWS: CIA Recruits 1,500 Jihadists in Afghanistan to Fight in Libya

"Al Qaeda Created by the CIA" - by Azhar Masood - 2011-08-31
http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26301

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Libya: The Greatest Betrayal: Handing Libya over to Al Qaeda

by Tony Cartalucci - 2011-08-30
http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26298

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The "Liberation" of Libya: NATO Special Forces and Al Qaeda Join Hands

"Former Terrorists" Join the "Pro-democracy" Bandwagon
by Prof. Michel Chossudovsky - 2011-08-28
The jihadists and NATO work hand in glove. These "former" Al Qaeda affiliated brigades constitute the backbone of the "pro-democracy" rebellion
http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26255


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http://www.disarmiamoli.org/index.php?option=com_content&task=blogsection&id=6&Itemid=155

Sit-in a Roma l'8 settembre 2011

NoWar - Roma  www.disarmiamoli.org  e  
U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome www.peaceandjustice.it



Dopo 6 mesi di bombardamenti e bugie...


FUORI LA NATO DALLA LIBIA!
NEGOZIATI DI PACE FRA LE PARTI!
ACCOGLIAMO I MIGRANTI AFRICANI IN FUGA DALLA "NUOVA" LIBIA!
 
 
Sit-In a Roma, piazza Montecitorio, giovedì 8 settembre, ore 17-20
contro i massacri NATO in Libia e la disinformazione mediatica  



 
DOMANI 8 SETTEMBRE a Piazza Montecitorio dalle ore 17 alle ore 20 i gruppi pacifisti "Rete No War-Roma" e "U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome" invitano gruppi e cittadinanza a un sit-in per ri­badire la condanna della partecipazione italiana e degli altri paesi Nato alla guerra in Libia.
 
I due gruppi ricordano che i bombardamenti della Nato continuano dal 19 marzo e non sono cessati. Questa aggressione viola plateal­mente il dispositivo della risoluzione ONU no. 1973 per la "prote­zione dei civili in Libia", una risoluzione oltretutto fondata su notizie false. 


Sotto i bombardamenti sono morti o sono stati mutilati o feriti migliaia di civili residenti in Libia, quasi un milione di migran­ti sono stati costretti a lasciare il paese, infrastrutture civili sono state distrutte, sono decine di migliaia gli sfollati, e si sono verificate e si stanno verificando violenze inaudite ai danni di migranti africani e vendette sui cittadini libici. Nell'ultima fase i bombardamenti della Nato a sostegno di una fazione libica sono stati violentissimi, sia a Tripoli che nelle città assediate di Sirte, Ben Walid, Sebha.
 
I due gruppi, attivi contro la guerra in Libia fin dallo scorso marzo, chiedono alle istituzioni italiane e ai governi dei paesi della Nato:


-- che la Nato finalmente cessi di condurre bombardamenti e appoggiare assedi in Libia e si ritiri dal paese che di fatto occupa;


-- che l'Italia si impegni per il ritiro di qualunque tipo di presenza Nato dalla Libia;


-- che siano sostenute iniziative negoziali per una vera pace, portate avanti da attori quali l'Unione Africana;


-- che l'Italia accolga i migranti africani in fuga dalla "nuova Libia";


-- che si contrasti in ogni sede ogni futuro tentativo di guerra Nato contro altri paesi.

 
I convocanti chiedono ai media di cessare l'opera di propaganda a favore di una sola parte e della Nato.
 
Promettono di continuare a impegnarsi per far conoscere la verità sulla guerra, sulle sue cause e sulle sue criminali conseguenze, anche con azioni legali internazionali.


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Contatti: Marinella Correggia, mari.liberazioni@...
Enzo Brandi, brandienzo@...,  cell 338 5782248,
Patrick Boylan, patrick@... cell. 328-069 5861


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http://www.corriere.it/esteri/11_settembre_05/africani-cacciati-dai-ribelli-Cremonesi_c9f4d84a-d7f0-11e0-af53-ed2d7e3d9e5d.shtml

L'ALTRA FACCIA DELLA RIBELLIONE VITTORIOSA


Africani, i reietti della nuova Libia


Caccia agli immigrati africani voluti da Gheddafi: 
donne stuprate, fame, razzismo e abusi

Dal nostro inviato LORENZO CREMONESI


SAYAD (Libia)_ «Cinque giorni fa sono stata violentata. Per mezz’ora, contro una barca. Da due uomini armati di mitra. Si davano il cambio. Prima si sono messi il preservativo. Poi mi hanno spinto al riparo delle imbarcazioni da pesca sulla banchina e costretta ad aprire le gambe con le braccia in alto, le mani appoggiate alla fiancata. Mi hanno presa da dietro. Non faceva troppo male. Ma li ho odiati. Mi sono sentita sporca, umiliata, abusata. Non potevo fare nulla, solo subire e piangere». Parla quasi con un sussurro Cinzia Swizzy, vent’anni, nigeriana, immigrata a Tripoli nel 2009. Sino a due mesi fa lavorava come aiuto-estetista nel cuore della citta’ vecchia. Ma la guerra ha sconvolto la sua esistenza, come quella di altre centinaia di migliaia (forse oltre un milione) di africani ai quali la politica delle «porte aperte» al continente sub-sahariano voluta da Muammar Gheddafi aveva permesso di venire in Libia.

BRACCATI - Da ospiti di riguardo, occasionalmente utilizzati dalla dittatura come «carne da cannone» per ricattare l’Italia e l’Europa sul rischio immigrazione illegale, a massa di diseredati, braccati dalle forze della rivoluzione, che al peggio li considera mercenari pagati dal Colonnello per reprimere le opposizioni, e al meglio come presenze sgradite, da espellere il prima possibile. Cinzia e’ una di loro. Ma particolarmente debole. Ha l’aria da ragazzina, molto fragile nel suo vestitino a fiori strappato che le arriva alle ginocchia, lasciandole scoperte le gambe magre, segnate da graffi freschi. Accetta di parlare solo dopo lunghe insistenze. Rivela il nome. Ma non vuole assolutamente essere fotografata. «Quella sera siamo state violentate in cinque. Ci hanno prese a caso, tra i gruppi di rifugiati che bivaccano qui tra i barconi da pesca tirati in secco. Io parlo con un giornalista solo perché magari potrà servire che vengano fermate le violenze contro le donne africane in Libia», dice seduta su di una stuoia. Attorno la ascoltano appena. Sono talmente abituati agli abusi, che un racconto in più non fa impressione. Colpisce molto di più che la ragazza parli con un occidentale. «Queste cose vanno tenute tra noi», osserva rabbioso un marcantonio con un bastone in mano. Ma poi si allontana.

MIRAGGIO EUROPA - L’abbiamo incontrata nel campo profughi di fortuna a Sayad, una trentina di chilometri a ovest della capitale. Una volta era noto come centro di addestramento del terrorismo internazionale. Secondo il piccolo contingente di ribelli armati, che ora monta di guardia ai cancelli sfondati, qui ci venivano i palestinesi di Fatah negli anni Settanta, i militanti dell’Ira, dell’Eta, Abu Nidal, gli estremisti islamici filippini legati ad Abu Sayaf, persino le Brigate Rosse e quelli della Baader Meinhof. Nel 1986 la base venne bombardata dagli americani, che colpirono tra l’altro anche le casematte del vecchio fortino italiano costruito negli anni Trenta. Da allora e’ diventata il punto di partenza piu’ importante delle «carrette del mare» che portano i clandestini verso Lampedusa. Da circa un mese e mezzo proprio tra le imbarcazioni arrugginite sono raggruppati un migliaio di africani. Quasi tutti si sono liberati dei passaporti. «Non vogliamo tornare a casa. Mandateci in Europa», recitano in coro. Tutti giovani o giovanissimi, arrivati da Sudan, Nigeria, Mali, Ciad, Costa d’Avorio, Togo, Camerun. Il campo non ha un vero ordine. In generale gli anglofoni stanno da una parte e i francofoni dall’altra.

NOTTI DI PAURA - Tutti ovviamente negano di essere mai stati mercenari di Gheddafi. Anche se un paio di ragazzi del Camerun ammettono che «purtroppo qualche soldato africano volontario nell’esercito del Colonello potrebbe nascondersi tra noi». Per lo piu’ si dicono vittime del «razzismo antiafricano delle nuove forze che comandano in Libia». Mancano di tutto. Per una settimana si sono ridotti a bere acqua di mare e mangiare un intruglio di farina sporca, olio di semi ed erbe raccolte nei prati e cotto su fuochi all’aperto. Ogni tanto gli attivisti di Medecins Sans Frontieres portano camion carichi di bottiglie d’acqua e si scatena il finimondo. La notte per loro e’ un incubo che si consuma nella paura in attesa dell’alba. «Ci riuniamo in piccoli gruppi. Le donne in mezzo per difenderle dai ribelli libici che ci vorrebbero violentare - racconta ancora Cinzia -. Aspettiamo. Ma non sappiamo bene cosa. Non credo ci sia piu’ posto per noi nella nuova Libia del dopo Gheddafi. Io vorrei scappare, partire, sparire».


05 settembre 2011(ultima modifica: 06 settembre 2011 10:36)


[segnalato da F. Muzzolon, che ringraziamo]


=== 3 ===

www.resistenze.org - popoli resistenti - libia - 03-09-11 - n. 375

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Gheddafi esorta alla resistenza contro gli invasori nel giorno del 42° anniversario della Rivoluzione Verde
 
Tele Sur
 
02/09/2011
 
VIDEO : http://www.telesurtv.net/secciones/noticias/index.php?ckl=97245-NN&idafondo=323
  
Dinanzi all'intervento militare straniero e le azioni dei combattenti nemici, "la nostra resistenza aumenta ogni giorno", questo ha dichiarato il leader libico Muammar Al Gheddafi giovedì scorso in occasione della commemorazione del 42° anniversario della Rivoluzione Verde della nazione nordafricana, che pose fine alla monarchia di re Idris aprendo la via al suo governo socialista.
 
"Non vi consentiremo di controllare le nostre risorse, prepariamoci a combattere contro l'imperialismo, prepariamoci ad una lunga campagna. La nostra resistenza aumenta ogni giorno", ha dichiarato Gheddafi in un messaggio audio diffuso dalla televisione Al-Rai.
 
La "Rivoluzione Verde" consegnò il timone della nazione al Colonnello Muammar Al Gheddafi, che attualmente sta combattendo le forze ribelli che si oppongono al suo governo e la presenza della NATO nel paese.
 
Il 1° settembre 1969, il colonnello Muammar Al Gheddafi guidò la "Rivoluzione Verde" che gli permise di ottenere il potere.
 
Così, la Libia da nazione monarchica diventò una repubblica popolare e socialista, sistema di governo chiamato da quattro decenni "Jamahiriya" o "Governo delle Masse".
 
Questo giovedì, nel giorno dell’anniversario, Al Gheddafi ha inviato un nuovo messaggio al popolo libico e ha invitato a continuare la resistenza.
 
"Non abbiate timore degli infedeli. Liberate Tripoli. Che tutte le persone escano, avanzino verso Tripoli. Lottino e combattano casa per casa", ha detto.
 
Al contempo ha avvertito che la NATO e il Consiglio nazionale di transizione (CNT) non otterranno una rapida vittoria, poiché questa guerra si svilupperà in modo asimmetrico.
 
Per l'analista internazionale Mauricio Jaramillo, Al Gheddafi mostra una maggiore conoscenza del terreno, parla di una guerra che non si vincerà in poco tempo ma si estenderà, mentre la NATO si è affrettata a dichiarare vittoria.
 
Ha inoltre ricordato che i paesi che ora si incontrano fuori dalla Libia per discutere il futuro del paese nordafricano non hanno dimostrato di "essere amici della Libia", ma solo di "difendere i loro interessi".
 
Sara Sloan, rappresentante dell’organizzazione Answer Coalition, ha dichiarato che il conflitto libico risponde ad un "intento di neo-colonizzazione in cui Stati Uniti e alcuni (paesi) europei cercano di colonizzare i paesi africani e appropriarsi delle loro risorse".
 
teleSUR-ag-LD



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(srpskohrvatski / italiano)

La partecipazione degli USA alla pulizia etnica della Krajina

Avrà inizio il prossimo 27 settembre a Chicago il processo intentato contro la ditta americana "L-3 MPRI" per il sostegno da questa fornito alla Croazia, durante l'operazione assassina "Oluja" (Tempesta) lanciata contro i serbi nel 1995, sotto la direzione di generali americani in pensione. 
Significativamente, in questo processo contro la MPRI i giudici - pronunciandosi competenti con varie motivazioni, incluso il fatto che la stragrande maggioranza dei funzionari ed operatori della MPRI risiedono nello Stato dell' Illinois - hanno già offerto all'imputato la possibilità del patteggiamento: questo vuol dire che le accuse hanno una innegabile fondatezza. E uno degli ex alti funzionari statali ammette che la modalità di operare tramite agenzie subappaltatrici era ed è premeditato allo scopo di evitare eventuali accuse dirette contro gli USA...

1) Penzionisani generali kumovali zločinima? / MANDANTI DEL CRIMINE FURONO I GENERALI IN PENSIONE?
(R. Berbatović, Pečat 1.9.2011)

2) La partecipazione militare degli Stati Uniti all'attacco alla Repubblica Serba di Krajina nel 1995
(V. Djuric Mishina, http://www.nspm.rs/ 3/8/2011)

3) Wikileaks: gli Usa sapevano degli orrori croati contro i serbi / SAD su znali sve o hrvatskim zlodjelima nad srpskim stanovništvom
(S. Giantin, Il Piccolo 29.8.2011)

[traduzioni a cura di CNJ-onlus]



=== 1 ===

http://www.pecat.co.rs/2011/09/penzionisani-generali-kumovali-zlocinima/

Penzionisani generali kumovali zločinima?


REGION | UREDNIŠTVO | SEPTEMBAR 1, 2011 AT 23:01
Piše Radosav Berbatović

Počelo suđenje američkoj firmi „L-3 MPRI“ za podršku Hrvatima tokom zločinačke akcije „Oluja“ u leto 1995. godine

Čikaški Federalni sud prihvatio je da sudi firmi „L-3 MPRI“ za saučesništvo u masovnom ubijanju i proterivanju 200.000 Srba tokom akcije „Oluja“ u leto 1995. godine. Srbi koji su preživeli „Oluju“ podneli su tužbu protiv te kompanije od koje zahtevaju odštetu od 10 milijardi dolara, još leta prošle godine, ali se proces odužio pošto su predstavnici „L-3 MPRI“ tražili izuzeće Čikaškog suda, i zahtevali da se proces prenese na njujorški Federalni sud.

PONUDA ZA PORAVNANJE
U obrazloženju odluke Suda sudija Ruben Kastilo rekao je da se Čikaški sud oglašava nadležnim da sudi u ovom procesu, iako američka kompanija „MPRI“ ima sedište u Aleksandriji koja je pod jurisdikcijom Suda u Njujorku. On je objasnio da ta firma ima mnoge poslove u državi Ilinois i zato može da joj se sudi pred Sudom u Čikagu.
Kastilo je takođe naveo da u okrugu Ilinois radi od 91 do 113 zaposlenih u kompaniji „L-3“, da je ova kompanija tokom 2010. godine vodila poslove vredne 19 miliona dolara, kao i više od 16 miliona tokom prethodne godine.
„Zbog direktnog prevoza do čikaške oblasti svedoci koji budu saslušavani i tužioci mogu lakše doputovati, čime će se olakšati tok procesa, a i najveći broj izbeglih iz Krajine izvan Srbije nalazi se u Čikagu“, obrazložio je sudija.
Naš izvor, koji zbog uključenosti u sudski proces za sada ne želi da se predstavi, kaže da bi u slučaju da je tužba preneta u Njujork Srbi imali minimalne šanse da dobiju u ovom procesu.
„L-3 MPRI“ i druge kompanije imaju veliki uticaj na sudstvo i državnu administraciju u Njujorku i Vašingtonu. Dešavalo se da Njujorški sud odbije da sudi kompanijama, već samo pojedincima, čime se ceo proces obezvređuje“, objašnjava naš izvor i dodaje da je Čikaški sud veoma liberalan, i da se pred njim već vodi postupak protiv agencije „L-3 MPRI“ za genocid u Zalivskom ratu.
On ističe da suđenje za učešće u tom ratu traje oko tri godine i da je već u završnici, kao i da stručnjaci po dosadašnjem toku procesa očekuju pozitivan ishod, što bi umnogome pomoglo i u procesu za „Oluju“.
„U američkom pravosuđu postoji sistem presedana. To znači da ako je neko osuđen za određeno delo, u ovom slučaju za pomaganje u genocidu, lančano se ta praksa nastavlja i u drugim bliskim slučajevima“, navodi naš izvor.
Sudija Kastiljo, takođe, je punomoćnicima tužiteljne strane i tuženih ponudio vansudsko poravnanje. U slučaju da se ne dogovore Sud je odredio rok do 27. septembra da pripreme argumentaciju kako bi sudski postupak otpočeo.
„Ponuda za poravnanje sama govori koliko je tužba ozbiljna. Srbi bi u slučaju dogovora sa kompanijom ‘MPRI’ verovatno dobili manje od traženih 10 milijardi dolara, ali bi svakako dobili zadovoljenje jer bi se saznala istina. Time bi cela priča o ‘Oluji’ kao velikom hrvatskom poduhvatu bila poništena, i pokazalo bi se da je rat dobijen uz snažnu podršku NATO-a i SAD-a, vodećih država u ovom savezu“, naglašava naš izvor.

200.000 OŠTEĆENIH
Inače, u tužbi se američka konsalting agencija „MPRI“ tereti za pomaganje tadašnjoj hrvatskoj vladi u pripremi i izvođenju akcije „Oluja“ 2005. godine, ali i u logističkoj pomoći tokom napada. Time se terete za genocid nad Srbima iz Krajine, uništavanje mnogih gradova i sela i za proterivanje 200.000 krajišnika iz Hrvatske, za koliko prognanih tužitelji smatraju da imaju dokaza. Tokom „Oluje“ oduzeta je ili uništena imovina prognanih Srba iz Hrvatske vredna nekoliko stotina miliona dolara, koja mora biti nadoknađena.
Glavni dokaz na suđenju, prema rečima našeg izvora, biće Ugovor o saradnji između Hrvatske i firme „MPRI“. Tokom procesa biće saslušani i svedoci čije su porodice stradale tokom „Oluje“, kao i oni koji su izbegli tokom te akcije.
„’MPRI’ će svakako negirati svoju umešanost, ali postoje svedoci predviđeni za sudski postupak  koji tvrde da imaju dokaze da su tokom akcije NATO avioni bombardovali srpske položaje, kao i da su čuli kako se hrvatskim brigadama komanduje na engleskom jeziku. To se u vojnoj terminologiji naziva ‘Close Air Support’, dakle bliska podrška kopnenim trupama iz vazduha“, ističe naš izvor i dodaje da je poznato da je hrvatska vojska 1994, do dolaska kadrova iz američke agencije bila gotovo poražena.
Srbe, žrtve genocida u Krajini, pred Čikaškim sudom zastupaju advokati Robert Pavić, Džon Ostojić i Kevin Rodžers, članovi dve poznate američke advokatske kancelarije. Ukupna odšteta od deset i po milijardi dolara koju žrtve traže nastala je kao zahtev da 200.000 oštećenih tokom „Oluje“ dobiju po 25.000 dolara, a uračunata je i kamata od pet odsto godišnje. Po američkom Zakonu advokatima bi po okončanju presude pripala trećina odštete.

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Privatizacija rata
Američku agenciju „MPRI“ („Military Professional Resources inc.“) osnovali su osmorica penzionisanih američkih generala 1987. godine, a predsednik je general Benc J. Kredok. Agencija se bavi savetovanjima prilikom vojnih akcija. Ova firma se vodi kao nevladina konsalting organizacija, pre svega savetuje američka ministarstva odbrane, pravosuđa i spoljnih poslova, a dovođena je u vezu i sa sukobima na Bliskom istoku, u Avganistanu i Africi.
„’MPRI’ je vrlo reprezentativna vojna firma koja se pojavljuje u najrazličitijim osetljivim oblastima, u kojima se želi sprečiti zvanično pojavljivanje SAD-a. Ova i slične agencije učestvuju u kontrolisanju sukoba po svetu, a neretko ih i izazivaju“, naglašava naš izvor.
On kaže da postoje indicije da američki oficiri ili podoficiri uzimaju neplaćeno odsustvo i angažuju se na nekoliko godina u nekoj firmi poput „MPRI“ kao instruktori, a kasnije budu reintegrisani u američku vojsku. To obično ne škodi njihovoj karijeri, već naprotiv – bivaju unapređeni.

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Bivši ambasador potvrđuje priču
Bivši američki ambasador Den Simpson, koji je službovao i u BiH, u autorskom komentaru za „Pitsburg post-gazet“ potvrdio je da je bilo podrške američke administracije Hrvatskoj u događanjima koji su prethodili proterivanju Srba iz Krajine i ocenio je da su Amerikanci umnogome doprineli pobedi hrvatskih snaga.
Za podršku snagama Franje Tuđmana, kako je naveo Simpson, nije bila zadužena zvanična agencija američke vlade, već podugovarač, privatna kompanija „Military Professional Resources Inc“ („MPRI“).
To je Vašingtonu, po njegovim rečima, delovalo politički ispravnije, i ujedno olakšalo  administraciji da izbegne mešanje Kongresa.
„’MPRI’ je bio sastavljen od penzionisanih američkih vojnih funkcionera u bliskoj vezi sa američkom vojskom i snabdevačima oružja. Hrvatima su bili potrebni obuka i oružje, a američka firma je tražila unosan posao“, naveo je Simpson.
On zaključuje da se zahvaljujući „MPRI“ Američka vlada mogla distancirati od zlodela u koje su se upuštale Hrvatske snage.

*** in italiano ***


http://www.pecat.co.rs/2011/09/penzionisani-generali-kumovali-zlocinima/

MANDANTI DEL CRIMINE FURONO I GENERALI IN PENSIONE?


di Radosav Berbatović

E' iniziato il processo contro la ditta americana "L-3 MPRI" per il suo sostegno ai Croati durante l'operazione criminale "Tempesta" nell'estate del 1995.


[traduzione a cura di CNJ-onlus]


La Corte federale di Chicago ha accolto la citazione per processare la società "L-3 MPRI" per la complicità in omicidio di massa e l'espulsione di 200.000 serbi durante la operazione "Oluja" ("Tempesta"), nell'estate del 1995 . I Serbi sopravvissuti alla "Tempesta" hanno presentato la citazione contro questa azienda richiedendo un compenso di $ 10 miliardi di dollari già nell'estate dello scorso anno, ma il processo si è protratto dopo che i legali rappresentanti della "L-3 MPRI" hanno chiesto l'esclusione della Corte di Chicago, chiedendo il trasferimento del processo al Tribunale federale di New York.


OFFERTA DI PATTEGGIAMENTO
Nella motivazione della decisione della Corte, il giudice Ruben Castillo ha dichiarato la competenza del suo tribunale in questo processo, sebbene la ditta americana americana "MPRI" avesse sede ad Alexandria che è sotto la giurisdizione della Corte di New York. Egli ha spiegato che questa società ha molti affari in Illinois e quindi può essere processata davanti alla Corte di Chicago.
Castillo ha inoltre affermato che nel distretto dell'Illinois lavorano tra 91 e 113 dipendenti dell'azienda "L-3", che questa società ha realizzato affari per un ammontare di 19 milioni di dollari nel 2010 e più di 16 milioni nell'arco dell'anno precedente.
"A causa del trasferimento diretto nella zona di Chicago dei testimoni che saranno interrogati e dei procuratori, l'andamento del processo sarà facilitato; inoltre la maggior parte dei profughi dalla Krajina che non vivono in Serbia si trovano a Chicago", ha spiegato il giudice.
La nostra fonte, che a causa del suo coinvolgimento nel processo attualmente non vuole essere identificata, dice che nel caso in cui la causa fosse stata trasferita a New York, i Serbi avrebbero avuto minime possibilità di vincere il processo.
La "L-3 MPRI" ed altre società hanno una forte influenza sul potere giudiziario e nella pubblica amministrazione a New York e Washington. E' già capitato che il tribunale di New York si rifiutasse di perseguire le imprese, e perseguisse solo gli individui, indebolendo l'intero processo", spiega la nostra fonte, aggiungendo che il Tribunale di Chicago è molto liberale, e che oramai è dinanzi ad esso che è in corso il processo contro la "L-3 MPRI" per il genocidio nella guerra del Golfo.
Egli fa notare che il processo per la partecipazione a quella guerra dura da tre anni ed è già nella fase finale, e che gli esperti, in base all'andamento del processo, si aspettano un risultato positivo, il che sarebbe di grande aiuto nel processo per la "Oluja".
"Nel sistema giudiziario americano esiste il principio dei precedenti. Questo significa che se qualcuno è condannato per un certo delitto, in questo caso per favoreggiamento al genocidio, questa prassi si concatena e continua negli altri casi consimili", dice la nostra fonte.
Il giudice Castillo ha inoltre proposto il patteggiamento extragiudiziale ai difensori della parte imputata. Nel caso in cui questa proposta non si realizzasse, la Corte ha stabilito il termine del 27 settembre per la preparazione della loro documentazione, per far sì che il processo abbia inizio.
"L'offerta del patteggiamento già di per se dimostra la gravità della causa. I Serbi nel caso di un accordo con la MPRI probabilmente otterrebbero meno dei $ 10 miliardi richiesti, ma certamente sarebbero soddisfatti giacché la verità uscirebbe allo scoperto. In questo modo l'intera storia della 'Oluja' come grande impresa croata sarebbe annullata, e si dimostrerebbe che quella guerra fu vinta con il determinante sostegno della NATO e degli Stati Uniti, paese leader in quella alleanza", ha detto la nostra fonte.


200.000 PERSONE OFFESE
Nella causa l'agenzia di consulenza americana "MPRI" è citata per l'aiuto prestato all'allora governo croato nella preparazione e conduzione dell'operazione "Oluja" nel 2005 e per il supporto logistico durante l'attacco. In questo modo ad essa si imputano il genocidio ai danni dei Serbi della Krajina, la distruzione di molte città e villaggi e l'espulsione dalla Krajina di 200.000 abitanti - questo il numero di rifugiati per i quali i difensori ritengono di possedere delle prove. Durante la "Oluja" è stata sequestrata e distrutta la proprietà dei Serbi che sono stati espulsi dalla Croazia, per un valore di diverse centinaia di milioni di dollari, cifra che ora deve essere risarcita.
La prova principale nel processo, secondo la nostra fonte, sarà l'accordo sulla cooperazione tra la Croazia e la società "MPRI". Durante il processo saranno interrogati anche testimoni le cui famiglie sono state trucidate nel corso della "Oluja", così come coloro che sono fuggiti durante l'azione.
"La 'MPRI' certamente negherà il coinvolgimento, ma nel procedimento saranno chiamati testimoni che affermano di avere delle prove che durante la campagna gli aerei della NATO bombardavano le postazioni serbe e di avere udito come alle brigate croate si impartivano ordini in lingua inglese. Questo nella terminologia militare si chiama 'Close Air Support ', ovvero sostegno stretto alle truppe di terra dal cielo", dice la nostra fonte, aggiungendo che è noto che l'esercito croato, nel 1994, fino all'arrivo del personale delle agenzie degli Stati Uniti, era quasi sconfitto.
I Serbi di Krajina, vittime del genocidio, dinanzi al tribunale di Chicago sono rappresentati dagli avvocati Robert Pavic, John Ostojic e Kevin Rogers, soci di due noti studi legali americani. Il risarcimento complessivo di dieci miliardi e mezzo di dollari richiesti da parte delle vittime, è il risultato della richiesta proveniente da 200.000 persone che subirono danni durante la "Oluja" di ottenere circa 25.000 dollari cadauno; sono inoltre aggiunti gli interessi pari a circa il 5 percento annui. Secondo la legge americana, gli avvocati, dopo il verdetto, ricevono un terzo del risarcimento.


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La privatizzazione della guerra

La agenzia americana "MPRI" ("Military Professional Resources Inc.") è stata fondata nel 1987 da otto generali USA in pensione, e il suo presidente è il generale Benz J. Craddock. Questa agenzia si occupa di consulenza durante le operazioni militari. Questa società è registrata come organizzazione non governativa di consulenza, servendo in primo luogo i Dipartimenti della Difesa, della Giustizia e degli Affari Esteri degli USA; essa fu portata in relazione al conflitto in Medio Oriente, Afghanistan e Africa.
"La 'MPRI' è una società militare molto presente, attiva in svariate zone di azione sensibili in cui si vuole evitare l'apparizione ufficiale degli Stati Uniti. Questa e altre agenzie simili sono coinvolte nel controllo dei conflitti in tutto il mondo - spesso li causano", sottolinea la nostra fonte.
Essa dice che ci sono indicazioni che ufficiali e sottufficiali americani entrano in congedo non retribuito e prendono incarichi per diversi anni in compagnie come la "MPRI" nel ruolo di istruttori, ed in seguito vengono reintegrati nell'esercito USA. Di solito questo non nuoce alle loro carriere, ma al contrario: avanzano nei gradi.


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Ex ambasciatore conferma la storia

L'ex ambasciatore USA Dan Simpson, che ha prestato servizio in Bosnia, in un suo commento per la "Pittsburgh Post Gazette" ha confermato che da parte dell'amministrazione americana si prestava sostegno alla Croazia negli eventi che hanno preceduto all'espulsione dei Serbi dalla Krajina; egli ritiene che gli americani abbiano fortemente contribuito alla vittoria delle forze croate.
Del sostegno alle forze di Franjo Tudjman, ha scritto Simpson, non era responsabile l'agenzia ufficiale del governo degli Stati Uniti, bensì un subappaltatore, una società privata di nome "Military Professional Resources Inc." ("MPRI").
Questo sembrava un metodo politicamente più corretto per Washington, ed inoltre dava la possibilità all'amministrazione di evitare troppe domande da parte del Congresso.
"La 'MPRI' era composta da ex ufficiali militari USA in stretta relazione con l'esercito degli Stati Uniti e i fornitori di armi. I Croati necessitavano di formazione e armi, mentre questa società statunitense era alla ricerca di un business redditizio ", scrive Simpson.
Egli conclude che grazie alla "MPRI" il governo Usa è stato in grado di tenersi alla larga dai delitti in cui furono implicate le forze croate.



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(original: Srbija i NATO. Vojno učešće SAD u napadu na Republiku Srpsku Krajinu 1995. godine
Veljko Đurić Mišina - sreda, 03. avgust 2011.
http://www.nspm.rs/srbija-i-nato/vojno-ucesce-sad-u-napadu-na-republiku-srpsku-krajinu-1995-godine.html?alphabet=l#yvComment43858 )


Serbia e NATO

La partecipazione militare degli Stati Uniti all'attacco alla Repubblica Serba di Krajina nel 1995

Veljko Djuric Mishina

mercoledì 3 Agosto 2011

http://www.nspm.rs/srbija-i-nato/vojno-ucesce-sad-u-napadu-na-republiku-srpsku-krajinu-1995-godine.html

[traduzione a cura di CNJ-onlus]


È di grande interesse politico per gli Stati Uniti, nei Balcani, il territorio della Bosnia-Erzegovina. E per controllarlo, era necessario risolvere la questione della Repubblica Serba di Krajina. Non c'era scelta: la Krajina doveva scomparire.

A Washington e Zagabria furono preparate in parallelo le operazioni militari "Bljesak"-Lampo, "Oluja"-Tempesta, "Mistral" e "Golubica"-Colomba.


La "Bljesak" fu progettata e realizzata per testare la reazione di Belgrado e Pale in vista della successiva operazione di pulizia etnica "Oluja".


La "Mistral" fu prevista ma non attuata. Sarebbe stata attuata se Radovan Karadzic, il presidente della Repubblica Srpska [cioè Serba di Bosnia], non fosse riuscito ad impedire l'iniziativa (autonoma) del generale Ratko Mladic, capo dell'esercito della Repubblica Srpska, mirata ad indirizzare tutte le forze in una strenua difesa. Tramite la collaborazione dei vertici politici di Pale e Belgrado, l'esercito della Repubblica Srpska è stato espulso dal gioco con una serie di azioni, di cui la più importante è stata la sostituzione del generale Mladic dalla mansione del Capo di Stato Maggiore in base alla decisione del governo della Repubblica Srpska durante la loro sessione del 7 agosto 1995.


La "Golubica", conosciuta anche come "Vukovarska golubica"-Colomba di Vukovar, sarebbe stata attuata se il regime di Belgrado non avesse potuto mantenere l'accordo, se certe strutture di comando nell'esercito jugoslavo si fossero messe fuori controllo in Baranja e Slavonia orientale causando una reazione a catena. Questa sarebbe stata punita con la massima pena e l'immediato richiamo anche in caso di una minima autonoma iniziativa nel tratto di territorio in oggetto, finalizzata alla resistenza contro l'offensiva croata.


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Il colonnello Richard Safranski, ufficiale dell'Air Force degli Stati Uniti, già primo analista nel settore dell'intelligence dell'Air Force e poi docente presso le alte scuole militari degli Stati Uniti, è diventato noto al pubblico mondiale con un suo lavoro scientifico pubblicato su "Military review" nel novembre 1994. Questa rivista ufficiale è seria e professionale, è un mensile edito con la massima cura, contenente gli articoli e i progetti importanti degli esperti militari e di scienziati di Stati Uniti, Gran Bretagna e altri membri della NATO. Ci sono due versioni di questa rivista: la prima è disponibile al pubblico, l'altra è sotto forma di newsletter, progettata per l'informazione interna. Lo studio del colonnello Safranski, che è nelle sue stesse parole "un minuscolo schizzo di un progetto di seria ricerca cui vari team di esperti lavorano oramai da un decennio" e che ha attirato grande attenzione da parte degli esperti, è stato pubblicato sotto il titolo: "Guerra neocorticale".


L'articolo descrive la base su cui poggia la moderna dottrina militare degli Stati Uniti e la sostanza della strategia offensiva del XXI secolo, che, nelle parole del suddetto colonnello, "dopo anni di sperimentazione e verifica, ora è matura per l'introduzione nella pratica delle forze armate degli Stati Uniti e della NATO." In seguito, già nel 1995, si era dimostrato che non si trattava soltanto del parere di un team scientifico o del loro direttore. Il Consiglio di sicurezza nazionale ha approvato e firmato in quell'anno l'introduzione di un nuovo regolamento sull'impiego delle Forze Armate USA, sotto la denominazione FM 100-5. Questo regolamento non è altro che una guida per l'applicazione della teoria del combattimento neocorticale, e non è altro che un metodo compatibile con il piano di attuazione della politica estera degli Stati Uniti, motivo per cui gli è stata conferita l'approvazione per l'applicazione.


La guerra neocorticale comprende la guerra psicologico-propagandistica, il verificarsi di azioni indirette, conflitti a bassa intensità, operazioni psicologiche.


La storia dell'umanità è la storia della guerra, dal fratricidio di Caino in poi. Tutti i periodi di pace sono periodi di volontà spezzate delle parti sconfitte e periodi di preparazioni per successivi conflitti armati.

L'essenza del moderno concetto di guerra è di trascurare il risultato raggiunto e non permettere che si verifichi una fase di tregua o di distensione, affinché l'azione si protragga fino al completo collasso, al punto di arresa totale ed irreversibile alla volontà dell'avversario. Il colonnello Sam Safranski afferma nel testo: "Dobbiamo prevenire tutte le mosse o i tentativi dell'avversario di riacquistare la propria volontà, una volta che questa è stata sottomessa. Ogni volta che, nella storia, si è verificata questa situazione, la volontà rinnovata ha risposto con più severità rispetto alla sudditanza precedente".

Che cosa hanno concretamente realizzato gli Stati Uniti di tutto questo? Hanno semplicemente seguito le istruzioni sull'impiego dell'esercito dalle disposizioni dette FM 100-5. Una volta presa la decisione politica, l'esercito la mette in opera secondo i principi delle “operazioni FID” previsti nelle ipotesi strategiche e tattiche per i Balcani.


1. Operazione FID


Le "Operazioni FID" (Foreign Internal Defense), cioè "difesa interna dei paesi amici", sono state definite nel 1976 al Pentagono con il regolamento FM 100-20, sulla base delle esperienze maturate in Vietnam, e collaudate in numerosi conflitti nel mondo. Le Operazioni FID comprendono la gestione delle operazioni "senza uno stato formale di guerra" e una serie di misure interconnesse e coordinate, realizzate da parte del protettore (governo USA) e dal governo estero, appoggiato dagli USA nella difesa contro gli atti distruttivi da parte suoi nemici interni.


Tali operazioni si organizzano nel momento in cui è necessario astenersi da ogni aperto e diretto intervento militare. Nella realizzazione dei propri obiettivi nei confronti del paese attorno quale si crea uno "scudo di protezione," gli Stati Uniti dapprima forniscono supporto diplomatico e politico, al fine di creare una fiducia pubblica internazionale sulla fondatezza di tale pratica, poi si passa agli approvvigionamenti per i "clienti residenti" fornendo loro armi e istruttori di intelligence, in modo che il paese si difenda "con le proprie forze", e infine, se è proprio necessario, si prosegue con il successivo coinvolgimento di forze armate statunitensi. Tutto mira ad abilitare le forze armate degli alleati e rafforzare la loro capacità di combattimento autonomo, affinché la partecipazione dei soldati americani sul terreno sia ridotta al minimo.


Una operazione FID si basa su di un trattato segreto o altro tipo di accordo segreto tra gli Stati Uniti ed il paese protetto, in cui si impiega il complessivo potenziale americano, che consiste in diplomazia, economia, intelligence e forze speciali per l'attuazione delle azioni psicologiche, di propaganda e di sostegno. Onde preservare il più possibile la segretezza di operazioni come quelle di formazione "dell'esercito del paese protetto", si utilizzano delle società apparentemente private.


2. Operazione FID in Croazia


Con il riconoscimento della Croazia da parte degli USA e dell'UE entro i suoi confini della Costituzione jugoslava del 1974, si erano create le condizioni per la conclusione di accordi bilaterali tra la Croazia e gli Stati Uniti e quindi per l'avviamento della operazione FID. E 'importante notare che la statualità della Croazia era stata pienamente riconosciuta, indipendentemente dal fatto che non erano state affrontate questioni chiave come quelle sulla successione e sulla posizione del popolo serbo in essa. Ciò significa che i serbi furono trattati come ribelli contro il "governo legalmente eletto" e contro "uno Stato riconosciuto a livello internazionale," le loro unità militari furono trattate come "paramilitari" e la Repubblica Serba di Krajina come una "creazione illegittima", anche se ciò era contrario allo stato di fatto. Pertanto tutte le azioni dell'esercito croato contro i serbi sono state interpretate come "lotta contro i ribelli" in cui bisognava prestare aiuto all'alleato che combatteva contro i "ribelli".


Nell'operazione FID attuata dagli Stati Uniti nel territorio della Croazia, che si è conclusa con la distruzione della Repubblica Serba di Krajina, con la persecuzione della popolazione serba dalla Croazia e numerosi massacri contro di loro, uno dei ruoli principali lo ha avuto la società MPRI.


3.1. Il ruolo della MPRI - società di consulenza militare


La società privata statunitense di consulenza militare per la fornitura di servizi militari professionali MPRI (Military Professional Resources Incorporates - Società per le Risorse militari professionali) è stata costituita nel 1987. La sua sede è ad Alexandria in Virginia (USA) e raduna principalmente generali in pensione, ammiragli e ufficiali di ogni ordine e grado dell'Esercito degli USA, per lo più provenienti dai servizi segreti militari. Sul loro sito web, ma anche nei dépliant forniti alle parti interessate, si menziona che la MPRI rappresenta un centro con la più alta concentrazione mondiale di esperti e professionisti militari. Il numero di dipendenti a tempo indeterminato è di circa 2000. Tuttavia, nella fornitura dei servizi militari, la MPRI noleggia forze aggiuntive in base alle esigenze.

Il compito della MPRI nell'ambito di una operazione FID è di addestrare l'esercito alleato, mentre l'Amministrazione USA procura le condizioni fondamentali per azioni di guerra: armamenti, munizioni, apparecchiature per il comando e la comunicazione, supporto psicologico-propagandistico, dati di intelligence ecc. Qualora la parte "sponsorizzata", nonostante l'aiuto americano, non fosse capace di eseguire il compito predisposto, allo scopo della salvaguardia dei propri tutelati gli USA ricorrono all' intervento militare diretto. Prima dell'intervento, essi cercano di ottenere il permesso dell'ONU ed il consenso e sostegno degli alleati dalla NATO. La piattaforma di azione congiunta tra MPRI e Amministrazione USA, dapprima sul territorio della Croazia e poi in Bosnia-Erzegovina, ha avuto un effetto decisivo per il successo degli eserciti croati e musulmani contro gli eserciti della Krajina e della Repubblica Srpska. (Questa azione coordinata è continuata in Macedonia e Kosovo-Metochia).

Sebbene l'Amministrazione degli Stati Uniti abbia svolto tali operazioni in modo segreto, cercando di preservare ad ogni costo la loro segretezza, è però accaduto che loro funzionari, in occasione di apparizioni pubbliche, abbiano involontariamente rivelato il vero significato e l'essenza delle azioni della MPRI. Così il presidente degli USA, William Bill Clinton, raccomandandosi che la MPRI gestisse il programma "Addestrare ed equipaggiare" [Train and equip], dichiarò pubblicamente che questi avevano compiuto un grande lavoro per i croati in Bosnia. (Il contratto tra la MPRI e la Federazione croato-musulmana, nell'ambito del programma "Addestrare ed equipaggiare", era stato firmato il 16 luglio 1996 da Alija Izetbegovic, Kresimir Zubak e James Jump, un rappresentante del governo degli Stati Uniti per la cooperazione militare nei Balcani. L'accordo è un'ulteriore prova del fatto che l'Amministrazione americana ha utilizzato questa società per le proprie attività sotto copertura. Questi sono solo alcuni dei fatti che comprovano come la MPRI sia un elemento offensivo della politica statunitense ed una "maschera" per le operazioni segrete dell'Amministrazione, perché si tratta di una organizzazione privata, anziché statale. Essa contribuisce a realizzare gli interessi americani in un determinato paese o regione.)


3.2. MPRI in Croazia


I governanti della Croazia e la MPRI già nel 1991 avevano firmato un contratto per l'addestramento dell'esercito croato. Il Ministro della Difesa croato Gojko Susak rinnovò il contratto il 15 novembre 1994, dopo di che in Croazia giunsero circa 60 esperti della MPRI, con il compito di addestrare le forze speciali croate e le unità della Guardia.


In parallelo, il 29 novembre dello stesso anno, fu firmato un accordo militare tra i Ministeri della Difesa di Croazia e Stati Uniti, che conteneva una serie di clausole segrete sulla formazione dell'esercito croato e sulla partecipazione dei generali americani alla pianificazione operativa, all'armamento, all' intelligence e al supporto logistico. In tali contratti erano stati precisati anche la installazione di velivoli spia senza pilota statunitensi sull'isola di Brac, l'ascolto elettronico da parte della centrale NATO nel territorio della Croazia, l'utilizzo degli aeroporti e porti sull'Adriatico, e altre questioni. Entrambi i contratti significavano l'impegno diretto degli USA nel rafforzamento dell'esercito croato e nella sua preparazione per lo scontro decisivo con i serbi.


Nello Stato Maggiore dell'esercito croato furono inclusi alcuni autorevoli generali in pensione, membri della MPRI: John Galvin, ex comandante delle forze USA in Europa; Carl Vuno, ex capo dello Stato Maggiore dell'esercito terrestre USA durante le operazioni a Panama; Richard Griffith, ex-vice comandante delle forze USA in Europa per le questioni di intelligence; James Lindsay, ex comandante delle Forze Speciali USA ed esperto di conflitti a bassa intensità; Ed Sojster, ex capo del Servizi Segreti Militari; S. Crosby, ex capo dell'Accademia militare di Fort Levenvorth; e ancora molti altri ufficiali di rango inferiore. L'operatività in Croazia tra la MPRI e il governo degli Stati Uniti era coordinata dal generale John Svol, consigliere militare del segretario di Stato Warren Christopher. Presso l'Ambasciata USA a Zagabria, in base ai regolamenti, fu istituito un "team statale" per fornire assistenza di tutti i tipi al "paese amico", con a capo l'ambasciatore Peter Galbraith, il quale in seguito, in un'intervista al quotidiano "Vecernji list" di Zagabria, ammetterà che gli Americani sapevano della preparazione della "Tempesta", ma negherà la loro partecipazione diretta. Tutto questo indica chiaramente l'azione coordinata tra la MPRI e l'Amministrazione americana: la MPRI forniva l'addestramento e gli Stati Uniti fornivano armi, equipaggiamenti, sostegno diplomatico e di altro tipo.


Al centro delle attività della MPRI era la formazione degli ufficiali croati e dei comandi per le operazioni tattiche, l'organizzazione delle unità, la pianificazione dell'esecuzione di operazioni di combattimento, l'uso dell'intelligence, dei dati satellitari ed elettronici, la simulazione al computer e così via. L'intero esercito croato non poteva essere ristrutturato in così poco tempo secondo il modello occidentale, cosicché l'accento fu posto sulla formazione del personale preposto, dei comandi nelle basi militari, e la strutturazione delle Guardie del Primo Corpo d'elite in otto brigate organizzate secondo gli standard NATO, di cui facevano parte professionisti ben remunerati. Difatti, queste brigate di guardie costituiranno la potenza offensiva primaria, la forza d'urto nelle operazioni "Bljesak" e "Oluja", ovvero nella distruzione della Repubblica Serba di Krajina, nel terrorismo e nella persecuzione della popolazione serba. In quell'occasione l'esercito croato si comportò secondo una versione modificata della dottrina americana del "combattimento aria-terra" in cui, tra l'altro, fece ampio uso dell'artiglieria (razzi) per operazioni in profondità, delle attività di guerra psicologica e propaganda, dell'intelligence e della logistica a livello NATO. È certo, comunque, che l'assistenza della MPRI non sarebbe stata sufficiente e fondamentale per il successo dell'esercito croato se non ci fosse stata un'azione forte e coordinata e il sostegno delle forze USA e NATO, sotto il cappello delle Nazioni Unite a favore della Croazia. Vale a dire che nel Quartier Generale croato erano ospitati un centro americano per il comando, il controllo e il coordinamento dell'esercito croato, organismi per le attività psicologiche e di propaganda nonché un Centro per l'elaborazione dei dati riservati sull'esercito serbo di Krajina, raccolti dagli Stati Uniti attraverso satelliti spaziali e altri mezzi d'aria (velivoli senza pilota e aerei spia).


4. La partecipazione degli Stati Uniti alla distruzione della Repubblica Serba di Krajina


Il fatto che gli Stati Uniti passassero dati di intelligence all'esercito croato è evidenziato nel film documentario "La grande storia", presentato il 16 novembre del 1995 sul terzo canale della televisione londinese e realizzato dal network televisivo indipendente ITN. L'autore del documentario, il giornalista Dermot Mamahan, ha detto di avere iniziato la sua ricerca su "uno dei segreti meglio occultati della guerra dei Balcani" partendo dall'isola di Brac, dove in uno degli alberghi semideserti soggiornavano "misteriosi" americani che si muovevano solo in compagnia di poliziotti militari croati.


Abitanti locali, che vivono nella vicinanza dell'aeroporto, hanno confermato al giornalista britannico di aver avvistato certi "strani aerei" che si alzavano più volte al giorno dalla pista. Sulla base delle loro descrizioni e della consultazione di esperti, Mamahan ha concluso che si trattava degli aerei spia americani senza pilota, del tipo GNAT-750, le cui parti sono arrivate smontate nelle casse e che gli americani in seguito assemblavano in uno degli hangar. Questi velivoli sono dotati di telecamere moderne e dispositivi di registrazione del movimento delle truppe, del dispiegamento delle armi, e di raccolta di altri dati importanti.


In quel film Mamahan ha inoltre usato le dichiarazioni di David Fulgham di "Aviation Week", che ha detto che "l'intera operazione dell'isola di Brac testimonia il coinvolgimento della CIA", oltreché le testimonianze di generali in pensione della intelligence americana, quali Roger Ciles, su come gli americani abbiano condiviso con i croati i dati ottenuti con voli spionistici. Questo è stato confermato a Mamahan anche dal generale croato Martin Spegelj.


In base a tutto ciò, Mamahan ha concluso che le truppe croate sicuramente hanno ampiamente usato questi dati per la conquista della Krajina, quando è stata perpetrata "l'uccisione massiccia dei civili di nazionalità serba." Così "l'offensiva si è trasformata in un massacro condotto con il sostegno degli Stati Uniti", ha concluso Mamahan, aggiungendo che ufficiali delle Nazioni Unite hanno confermato che udirono i rumori di aerei americani poco prima che l'attacco avesse inizio.


I filmati degli aerei Nato che decollavano da Aviano poco prima dell'attacco alla Krajina, il cui compito era di demolire tutti i centri di trasmissione dell'esercito serbo di Krajina per disorientarlo poiché tutti i sistemi di comunicazione erano messi fuori uso, sono stati presentati due volte alla televisione croata. Così, la testimonianza dell'ufficiale ONU nel documentario di Mamahan ha acquistato peso e fornisce una ulteriore prova che la macchina della NATO guidata dagli Stati Uniti era direttamente impegnata a schiacciare la Krajina e, quindi, nelle persecuzioni e nei massacri ai danni della popolazione serba.


Per di più, del coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nella operazione "Oluja" ha parlato anche Tim Marshall, autore del libro "Game of Shadows" [Il gioco delle ombre] pubblicato nel 2001 a Belgrado, che in modo diretto racconta i retroscena della cosiddetta rivoluzione del cinque ottobre [2001]. Una parte della conversazione tra Marshall e Marko Lopusina, giornalista del "Nedeljni Telegraf", è stata pubblicata il 4 dicembre 2000. In essa, tra le altre cose, Marshall dice che la "Tempesta" fu una operazione pianificata e finanziata dagli Stati Uniti, con armi moderne utilizzate dalla CIA, e nota che questo dato gli è stato confermato da un colonnello della CIA: nella documentazione di questa agenzia, la "Tempesta" è valutata come una azione americana di grande successo.


Ciò che rimane come una questione aperta è il livello di partecipazione degli USA e della ditta MPRI alla diretta pianificazione di queste operazioni e se i pianificatori ed i consiglieri americani, insieme ai loro "allievi", abbiano pianificato il massacro e la persecuzione della popolazione serba, oppure se gli "allievi" siano andati fuori controllo, commettendo le atrocità da soli, cercando di risolvere la questione serba in Croazia una volta per tutte, secondo la ricetta di Ante Pavelic.


5. I servizi segreti croati sulla partecipazione americana


"Signori, fateci espellere i serbi dalla Croazia, e noi non porremo questioni sulle condizioni che ponete", dichiarò Gojko Susak a Carl Edward Vuono nel novembre 1994, in occasione della firma degli accordi con la MPRI.


Dal momento che gli Stati Uniti erano più interessati alla situazione in Bosnia-Erzegovina che a quella in Croazia, alla Croazia era richiesto di permettere l'installazione di una base militare per droni. La condizione principale era che tutto rimanesse top secret, per non far sembrare che gli Stati Uniti si schieravano dalla parte di uno degli avversari.


Gli Stati Uniti non soltanto monitorarono l'intera operazione "Tempesta", ma collaborarono anche attivamente con l'esercito croato nella sua preparazione e, alla fine, la avviarono loro direttamente. La luce verde dalla Casa Bianca, ovvero del presidente Clinton, per l'operazione "Oluja" fu trasmessa dal colonnello Richard Herish, allora addetto militare degli Stati Uniti a Zagabria. Pochi giorni prima dell'inizio della "Tempesta", egli si recò in visita da Markica Rebic, che con Miroslav Tudjman, allora primo uomo del servizio di intelligence croato, e Miro Medjimurac, allora capo del SIS, teneva le comunicazioni più intense con i militari statunitensi e i servizi segreti, così che nel 1996 ricevette da Peter Galbraith, allora ambasciatore USA a Zagabria, una medaglia per il servizio meritorio reso. Herish trasmise a Rebic il messaggio che gli Stati Uniti non si opponevano all'inizio dell'operazione "Tempesta", ma che questa doveva essere "pulita e veloce" e completata in cinque giorni. Rebic rimase sorpreso che un tale importante messaggio politico e militare fosse trasmesso a tale livello, ed immediatamente informò la leadership dello Stato. Questo è degno di nota perché nella "linea di comando" Galbraith era stato completamente tralasciato. Vale la pena di sottolineare che il messaggio passò da Clinton ad Anthony Lake, allora consigliere per la sicurezza nazionale, e William Perry, ministro della Difesa, e tramite Rebic fino a Susak e al presidente Franjo Tudjman.


Questo fu il momento topico della cooperazione tra gli Stati Uniti e la Croazia, che aveva cominciato a svilupparsi nel 1992, all'inizio della guerra serbo-musulmana. Clinton nel 1995 era vicino alla sua seconda rielezione, Bob Dole era il candidato presidenziale repubblicano che chiese al Congresso di revocare l'embargo sulle armi ai musulmani della Bosnia-Erzegovina. Per Clinton questa regione diventava fondamentale per gli affari interni degli Stati Uniti ed era il prezzo per il mantenimento del suo potere. Nella loro strategia di soluzione della crisi essi decisero di utilizzare la Croazia per attaccare le forze serbe in Bosnia-Erzegovina, perciò Alija Izetbegovic e Franjo Tudjman firmarono la dichiarazione di Spalato - che permetteva l'ing

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(hrvatskosrpski / italiano. 
Sulla diatriba attorno al monastero di Daila si vedano anche le posizioni della parte revanscista italiana:
http://www.anvgd.it/notizie/11954-19ago1526-toth-anvgd-su-daila-vaticano-e-osimo.html )


Conferenza stampa della sezione istriana della SRP (Partito socialista dei Lavoratori della Croazia)
Pola, 8 agosto 2011

L'ingerenza del Vaticano sui beni della chiesa in Croazia


Le pretese del Vaticano di dirigere e amministrare i beni mobili e immobili in Croazia ci fanno ritornare al Medioevo e al Feudalesimo, quando il potere della chiesa era al di sopra di quello temporale.

Di questo, oltre che i fatti storici, parlano gli stessi fatti attuali perchè l'atteggiamento condiscendente e le relazioni feudali sono una spiccata caratteristica, permanentemente presente in Croazia dagli anni Novanta in poi.

Anche durante l’ultima visita del Papa in Croazia, costosa e inutile a nostro avviso, i rappresentanti del governo e delle altre entità istituzionali hanno fatto a gara tra di loro nell’adulazione e a baciare la mano al Papa, assurgendo a massima autorità morale l’istituzione più retrograda della storia ed il suo capo. Riconosciamo e ci rallegriamo per il fatto che in questa istituzione conservatrice sono state e sono tuttora presenti singole persone che si distinguono per le proprie posizioni e azioni in relazione ad alcune questioni.

Tralasciamo il merito della diatriba tra il Vaticano e il clero istriano, evidentissima in questo caso, e non vogliamo in essa addentrarci. Allo stesso modo però neghiamo ogni diritto d’ingerenza della chiesa negli affari statali e terreni. Queste ultime intromissioni violano anche le relazioni internazionali e possono avere implicazioni attualmente imprevedibili.

In questo caso si intrecciano molte circostanze torbide. La Croazia nel 1990 non aveva bisogno di denazionalizzare i beni immobili in questione [il monastero di Daila, vicino Parenzo, e i terreni circostanti, di inestimabile valore commerciale - ndt]. Il governo locale ha poi commesso un errore irreparabile, trasformando il terreno agricolo in terreno edificabile per permettere così l’arricchimento speculativo di persone o gruppi di persone.

E' inutile che l’ IDS (Dieta Democratica Istriana) ora versi “lacrime di coccodrillo”! Il danno commesso da loro precedentemente, la trasformazione di terreni agricoli in edificabili, vendendoli agli stranieri, è quasi incommensurabile rispetto a questo. Innanzitutto con l’Arenaturist, Barbariga, Dragonera ed ora anche con il litorale polese.

Tutto questo è la conseguenza della speculazione sui beni della società all’interno del sistema capitalista: soltanto con l’abolizione di questo sistema retrogrado e ingiusto sarà possibile rimediare al danno. Danno arrecato a tutti i cittadini dell’Istria.


Vladimir Kapuralin


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KONFERENCIJA ZA ŠTAMPU SRP-a ISTRE


Mjesto održavanja: Pula
Vrijeme održavanja: 8. VIII 2011.
Tema: Uplitanje Vatikana u crkvenu imovinu u Hrvatskoj


Pretenzije Vatikana da upravlja i raspolaže pokretnom i nepokretnom imovin Hrvatskoj vraćaju nas o srednji vijek i feudalno doba, kad je crkvena vlast bila ispred svijetovne.

Osim povjesnih činjenica, tome u prilog govore i aktualna događanja, jer su snisishodljivost i vazalni odnosi glavno obilježje feudalnih odnosa. A snisishodljivost i vazalni odnos prema crkvi je permanentno prisutno u Hrvatskoj, od 90-ih na ovamo.
I prilikom nedavnog rastrošnog i nepotrebnog diolaska Pape u Hrvatsku predstavnici vlasti i ostalih institucija sistema, su se takmičili tko će se dublje poklonit pred nim i ljubit mu ruku.
A najretrogradniju instituciju u povjesti i njenog poglavara proglašavali moralnom vertikalom. Priznajemo i cijenimo, da je i u takvoj konzervativnoj instítuciji bilo, al danas je pojedinaca koji su se izdvajali u svom stavu i djelovanju u odnosu na pojedina pitanja.

Prepucavanja između Vatikana i istarskog svećenstva, koje je u ovom slučaju evidentno, zaobilazimo o širokom luku i ne želimo se u njih upuštat, kao što odričemo pravo crkvi da se upliće u državne i svijetovne stvari. A ovo najnovije uplitanje zadire i u međunarodne odnose koji mogu imati za sada nesagledive implikacije.

U ovom slućaju isprepliće se mnoštvo nečasnih događanja. Hrvatska 90-ih nije trebala denacionalizirati spomenuti objekt sa nekretninama koje mu pripadaju, kasnija lokalna vlast učinila je nepopravljivu štetu pretvaranjem poljoprivrednog zemljišta u građevinsko i time omogučila špekulativno bogaćenje pojedinaca ili grupa.

IDS nema razloga da lije «krokodilske suze» jer je šteta o kojoj se u ovom slučaju radi i doslovce zanemariva u odnosu na onu koja je počinjena rasprodajom objekata i zemljišta strancima koje su oni počinili. Prije svega Arenaturist, Barbariga Dragonera i sada Pulsko priobalje.

Sve je to posljedica pretvorbe društvene imovine u špekulativnu unutar kapitalističkog sistema i samo ukidanjem tog retrogradnog nepravičnog sistema bit će moguće ispraviti štetu.
Počinjenu stanovnicima Istre.

Kapuralin Vladimir



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Al prossimo censimento che si terrà in Serbia, dal 1 al 15 ottobre 2011, gli jugoslavi vogliono e devono potersi dichiarare in quanto tali, rifiutando la tribalizzazione dei rapporti sociali che è stata fomentata ed imposta negli ultimi 20 anni... Sulle iniziative per il riconoscimento della nazionalità jugoslava nelle varie repubbliche si vedano anche gli aggiornamenti al nostro sito: https://www.cnj.it/amicizia.htm#nasaju


Nacionalnost Jugosloven

Inicijativni odbor u osnivanju
za formiranje Nacionalnog saveta Jugoslovena
u Republici Srbiji
Subotica, avgusta 2011.
 
Poštovane –i drugarice i drugovi,
 
Povodom predstojećeg popisa stanovništva u Republici Srbiji koji će se održati od 1. – 15. oktobra 2011. godine, predlažemo da u svim gradovima gde nas ima (znači da svaki od nas javi i drugima) učinimo sledeće:
1.      Tokom septembra meseca da radimo  intenzivnu i sveobuhvatnu  kampanju preko press-a, performansa, flajerima itd., da se zalažemo za to da se svaki građanin slobodno izjasni koje je nacionalnosti i da to isto važi za sve koji se žele izjasniti kao Jugosloveni. Jugosloveni postoje, ponosni su na svoje opredeljenje, ne damo se izbrisati gumicom i jedina smo alternativa na južnoslovenskim prostorima.
2.      Vezano sa ovom našom aktivnošću, u opštinama i gradovima u kojima ne postoji logistika, da formiramo udruženja "Naša Jugoslavija", inicijativne odbore za formiranje Nacionalnog saveta Jugoslovena, ili druge njima slične. Propagandu treba uskladiti sa specifičnostima sredine, sa iskustvima i rezultatima popisa 1981., 1991. i 2002. godine. Pri tome preporučujemo da koristimo bogatu riznicu naših stavova po ovom pitanju, materijale i deklaracije nama sličnih udruženja sa čitavog jugoslovenskog prostora.
3.      Pre i tokom popisa podignimo našu budnost na najviši nivo zbog mogućih pritisaka, nezakonitih radnji – povodom kojih valja odmah reagovati da bi sprečili njihovu eskalaciju. U popisu iz 2002. godine broj građana koji su se izjasnili kao Jugosloveni značajno je opao, i to kao rezultat snažnog pritiska na te građane da se drugačije izjasne, jer, eto, "ne postoji Jugoslavija pa ne može biti ni Jugoslovena". Ličnih svedočenja o takvom pritisku je mnogo, a dopunski dokaz je u podatku da je 1981. i 1991. godine bilo samo 0,1% građana koji su odbili da se izjasne o nacionalnoj pripadnosti, da bi 2002. godine njihov broj u Srbiji "eksplodirao" na 107.000 (povećanje 17 puta).
Osećaj nacionalne pripadnosti stvar je slobodnog izjašnjavanja i pravo svakog pojedinca. Zašto bi to pravo, koje je dato velikoj većini, bilo uskraćeno Jugoslovenima? Postojeća ustavna i zakonska regulativa Republike Srbije oslanja se na međunarodne akte o ljudskim pravima i to pre svega na Povelju o pravima čoveka Organizacije UN i Evropsku konvenciju o ljudskim pravima, što obavezuje sve učesnike u popisu da se pridržavaju istih.
4.      U drugoj polovini 2012. godine vodili bi zajedničku aktivnost da se ispune uslovi za formiranje Nacionalnog saveta Jugoslovena. Mi smatramo da bi formiranje NS Jugoslovena bio snažan odgovor prema svim nacionalizmima, koji još dominiraju i stvaraju tenzije, usporavaju izlazak Srbije iz krize. Jugosloveni žele da grade progresivnu, demokratsku Srbiju za sve ljude koji u njoj žive, zajedno da pomognemo Srbiji da ide napred, jer svi smo mi za mir, ravnopravnost, toleranciju i život zajedno (a ne jedni pored drugih) u Srbiji. Bitno je istaći da je tokom proleća 2010. godine Ministarstvo za ljudska i manjinska prava RS i pismeno i usmeno obavešteno o našim namerama i cilju da formiramo Nacionalni savet Jugoslovena.
Ideja jugoslovenstva potiče još iz 19. veka iz pokreta južnoslovenskih naroda na ovim prostorima i ostavila je neizbrisiv trag među svima nama. Osnovna osobina jugoslovenstva je njegova heterogenost i otvorenost prema drugom i drugačijem.
Pripadnici nacionalnosti Jugosloven su u SFRJ, koja je kao i sve druge zemlje imala svojih  dobrih i loših strana (značajno više dobrih), imali su priliku da budu ravnopravni sa svim drugim narodima i narodnostima, da učestvuju u njenoj izgradnji i razvoju, da zajedno sa svima drugima razvijaju svoje sposobnosti, besplatno se školuju i leče, imali su priliku da žive u zemlji u kojoj je čovek stajao ispred profita, u društvu u kome je drugarstvo bilo važnije od krutih i ograničenih nacionalističkih stega. Jugosloveni nepokolebljivo veruju u kreativnost i pozitivnu dinamiku jugoslovenskih prostora i nisu opterećeni pečatima istorijske zaostavštine i potenciranja neznatnih razlika među ljudima, već daju prednost elementima spajanja duge evropske kulturne tradicije, a kao rezultat takvih nastojanja i pogleda pojavljuje se specifičnost zajedničkog identiteta, koji je apsolutno nezavistan od nekih starih ili nekih novih granica, te time po ko zna koji put na delu dokazuju da granice ne postoje na kartama već isključivo u glavama ljudi.
U našem, ali prevashodno u interesu budućih generacija je da istina preživi, nezavisno od toga koliko ona bila bolna. Jugosloveni priznaju i prihvataju čoveka bez obzira na njegovu nacionalnu ili versku pripadnost, boju kože, polno ili bilo koje drugo opredeljenje, i bore se za ravnopravnost, jednakost i prosperitet svih koji žive na južnoslovenskim prostorima. Istovremeno ne tražimo ništa više, ali ni ništa manje, nego tolerantan odnos i akceptiranje prava na pripadnost nacionalnosti Jugosloven.
Jugosloveni ne žele da budu oružje u rukama dugih koji se bogate na način nama stran i neželjen, ne želimo da nas se svojata i postavlja čas na ovu, čas na onu stranu, kako kome u određenom trenutku odgovara. Mi smo bili, ostali i želimo i sutra biti Jugosloveni.
 
S poštovanjem,

Za Inicijativni odbor u osnivanju
za formiranje Nacionalnog saveta Jugoslovena
u Republici Srbiji
 
Olajoš Nađ Mikloš
 
Subotica, 31.08.2011.
 
[za kontakte: Komunisti Subotice - ok @ komunistisubotice.org.rs ]



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