Informazione

15:49 - province: gorizia; presentato progetto 'luoghi memoria'

(ANSA) - GORIZIA, 30 SET - E' stato presentato oggi a Gorizia dall'assessore provinciale Federico Portelli il progetto ''Together We Grow'', finanziato dalla Commissione Europea e finalizzato a mantenere vivo il ricordo delle vittime del nazismo e dello stalinismo. Il progetto prevede momenti di incontro sui luoghi della memoria, facendo tappa nei prossimi 5, 6 e 7 ottobre a Verteneglio, Goli Otok e Rab, in Croazia. Tre giorni per soffermarsi sui crimini del nazismo e dello stalinismo, riflettendo sulle violazioni dei diritti umani ai giorni nostri. ''Una tematica particolarmente sentita in un contesto socio-culturale come quello del Friuli Venezia Giulia - ha sottolineato Portelli - regione di confine con una storia antica di migrazioni sofferte e di solidarieta' concreta, che pare incompatibile con una realta' come quella del Centro di Identificazione ed Espulsione di Gradisca d'Isonzo, presente proprio nel territorio isontino''. (ANSA). COM-GRT/MST


Da: "Kappa Vu S.a.s." <info@...>
Data: 02 ottobre 2011 2:34:49 GMT+02:00
Oggetto: vittime del fascismo

Gent. Assessore Federico Portelli,
mi viene segnalato il comunicato ANSA sottoriportato. 
In merito vorrei farle rilevare quanto segue:
- il campo di concentramento di Rab, in Croazia, fu istituito dal generale Roatta, comandante della II Armata dell'esercito italiano che insieme all'esercito tedesco il 6 aprile del 1941 aggredì la Jugoslavia. Il territorio dell'isola di Rab in quell'occasione venne annesso all'Italia. Nel luglio del '42 entrò in funzione il campo per internati civili jugoslavi, in particolare sloveni e croati, che fu quindi gestito da autorità militari italiane, che vi internarono fino a 10 mila persone, nell'ambito di un progetto di “bonifica nazionale”, cioè di eliminazione di sloveni e croati dai territori annessi, perseguito dal regime fascista. In esso i nazisti non centrano proprio niente, perché i 1500 (ufficialmente riconosciuti, ma in realtà almeno 4500) sloveni e croati morti per fame (donne, vecchi, bambini, uomini) in un anno di funzionamento del campo, sono un crimine del regime fascista e dell'esercito italiano
Osservo tuttavia che inspiegabilmente nel progetto del suo assessorato, finanziato dalla commissione europea, si parla solamente di crimini del nazismo e dello stalinismo, dimenticando ancora una volta proprio i crimini del fascismo in queste terre, e dimenticandoli proprio nel momento in cui lei organizza una visita a Rab, il luogo di uno dei maggiori crimini del fascismo. Spero che non mi si risponda che con “vittime del nazismo” si intende anche “vittime del fascismo”. Bella memoria, si farebbe, in questo caso, e oltretutto con i soldi della Commissione Europea.
- En passant, vorrei farle anche rilevare l'incongruenza costituita dal fatto che il progetto è in ricordo anche delle vittime dello stalinismo, ma a Goli Otok gli “stalinisti” furono le vittime. Le ricordo questo, che sembra un paradosso, solo per rilevare che la storia è un po' più complessa di quanto la superficialità di questo suo progetto, e delle divulgazioni storiche di questi anni, lascino immaginare. 
Leggo che fra le sue deleghe lei ha: «Gestione dei Musei provinciali, dell’Archivio storico e della Biblioteca; coordinamento delle istituzioni culturali sul territorio; attività culturali di interesse artistico e storico; politiche giovanili; valorizzazione della cultura della Pace e della cooperazione fra i popoli e innovazioni tecnologiche».
Un assessore alla cultura con queste deleghe, dovrebbe cercare almeno di essere meno superficiale ed approssimativo, e non confondere nazismo e fascismo per occultare i crimini fascisti, soprattutto se deve preoccuparsi anche delle politiche verso i giovani, con i quali si deve usare un linguaggio vero e preciso, non mistificante. E come può lei in questo caso cooperare con sloveni e croati, se non riconosce neppure le responsabilità storiche italiane nei confronti di questi popoli? E come si può parlare in maniera convincente dell'attualità del Centro di Identificazione ed Espulsione di Gradisca d'Isonzo se si usa un linguaggio così mistificante nella storia di queste nostre terre di confine?
Spero che non dirà anche lei , come ha fatto la ministra dell'istruzione a proposito del “tunnel” fra il Cern e il Gran Sasso, che è colpa dell'ufficio-stampa.
Rilevo fra l'altro che la vicepresidente della Giunta, Mara Černic , dovrebbe conoscere bene l'argomento dei campi di concentramento fascisti.  

Alessandra Kersevan

(Autrice di “Un campo di concentramento fascista. Gonars 1942-1943” e di “Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943”)



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(srpskohrvatski / english / italiano)


Srebrenica, A Town Betrayed

0) LINKS

1) Pravo Skandinavaca da znaju sve...
Film „Srebrenica: izdani grad“: zašto se „RTS“ odlučio da otkupi autorska prava na njega, ali ne i da ga prikaže svojim gledaocima?
(Stefan Karganović)

2) "Sarajevo Ricochet" in Sweden?
The Bosnian Moslem community in Sweden has collected over 1,000 signatures on a petition to Swedish State Television to desist from broadcasting Norwegian filmmakers Ola Flium’s and David Hebditch’s documentary “Sarajevo Ricochet.” The film follows the authors’ other controversial documentary, “Srebrenica: A City Betrayed,” which also challenges stereotype preconceptions about the Bosnian war and has been denounced vigorously by the Bosnian Moslems in Norway...
(Srebrenica Historical Project) 


=== 0. LINKS ===

IL VIDEO:

Realizzato quasi due anni fa, il documentario "Srebrenica, una città tradita" è opera di due autori norvegesi: Ola Flyum e David Hebditch. Pur senza indulgere in alcuna "contabilità dei morti" criticando le cifre universalmente propagandate dalla stampa mainstream, nel loro importante documentario i due autori contestualizzano i fatti dell'agosto 1995 a Srebrenica chiarendone tutte le premesse: si parla dei crimini delle bande di Nasir Oric, criminale di guerra bosniaco-musulmano, con particolare attenzione ai fatti di Kravica; del cinico calcolo sul martirio di Srebrenica da parte del partito di Izetbegovic -SDA- su istigazione di Clinton; del cecchinaggio contro il piano di pace Owen-Stoltenberg da parte di Izetbegovic, sempre su istigazione USA; dei traffici di armi Tuzla-Srebrenica; della criminale provocazione di Visnjica; si riporta inoltre la testimonianza drammatica dell'ex capo della polizia di Srebrenica sul tradimento delle leadership musulmane. Gli stessi autori norvegesi hanno recentemente realizzato un altro documentario, Sarajevo Ricochet, che è già al centro della campagna denigratoria e dei tentativi di censura da parte della "lobby di Sarajevo", cioè dei nazionalisti-secessionisti musulmani e dei settori occidentali nemici della unità e fratellanza jugoslave (cfr. ai punti =2= e =3=).

Srebrenica - Izdani grad (A town betrayed)

dir. Ola Flyum - David Hebditch
prod. Fenris Film - Tore Buvarp
2009-2010
59min

na: http://www.youtube.com/watch?v=RUuhSGnLvv8

ili: http://www.youtube.com/watch?v=3_TxfVLSXmI


NUOVI LIBRI / NEW BOOKS:

Stephen Karganović et al.
DECONSTRUCTION OF A VIRTUAL GENOCIDE. An intelligent person's guide to Srebrenica
Belgrade : Srebrenica Historical Project, 2011

PDF (12Mb): http://www.serbianna.com/features/Srebrenica_Historical_Project.pdf
or http://www.scribd.com/doc/59116056/Deconstruction-of-a-Virtual-Genocide-Stephen-Karganovic
or https://www.cnj.it/documentazione/Srebrenica/Srebrenica_Historical_Project.pdf

Book review by Jonathan Rooper (The Lord Byron Foundation): http://www.balkanstudies.org/articles/deconstruction-virtual-genocide

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The SREBRENICA MASSACRE. Evidence, Context, Politics
Edited by Edward S. Herman - Foreword by Phillip Corwin
Creative Commons License, 2011

CONTENTS:
Maps • 4-6
Foreword • 7 Phillip Corwin
Preface • 13 Edward S. Herman
Chapter 1. Introduction • 19 Edward S. Herman
Chapter 2. Prelude to the Capture of Srebrenica • 37 George Bogdanich
Chapter 3. The Military Context of the Fall of Srebrenica • 66 Tim Fenton
Chapter 4. The Numbers Game • 101 Jonathan Rooper
Chapter 5. Securing Verdicts: The Misuse of Witness Evidence at the Hague • 153 George Szamuely
Chapter 6. The ICTY and Srebrenica • 211 Michael Mandel
Chapter 7. UN Report on Srebrenica—A Distorted Picture of Events • 224 George Bogdanich
Chapter 8. U.S. Media Coverage of Srebrenica • 248 Edward S. Herman
Chapter 9. U.K. Media Coverage of Srebrenica • 259 Philip Hammond
Chapter 10. Summary and Conclusions • 278 Edward S. Herman
Note on Contributors • 299

PDF (1Mb): https://www.cnj.it/documentazione/Srebrenica/SrebrenicaMassacre.rev.3.pdf

na srpskohrvatskom: MASAKR U SREBRENICI: DOKAZI, KONTEKST, POLITIKA

• FILIP KORVIN: KRAJ SREBRENIČKOG MITA
• (2) - EDVARD S. HERMAN: RAZUMEVANJE MASAKRA U SREBRENICI
• (3) - EDVARD S. HERMAN: DEVET MITOVA O ZLIM SRBIMA U BALKANSKOM RATU
• (4) - DŽORDŽ BOGDANIĆ: UVOD U OSVAJANJE SREBRENICE
• (5) - EDVARD HERMAN: 20 ZAKLJUČAKA O SREBRENICI

https://www.cnj.it/documentazione/Srebrenica/srebrenica_herman2011_sh.htm


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http://www.pecat.co.rs/2011/09/srebrenica-pravo-skandinavaca-da-znaju-sve/


SREBRENICA NA RTS 

Pravo Skandinavaca da znaju sve...


DRUŠTVO | UREDNIŠTVO | SEPTEMBAR 19, 2011 AT 23:38

Piše Stefan Karganović

Gde leži objašnjenje za činjenicu da je film „Srebrenica: izdani grad“ koji je probudio zaspale duhove evropskih kritičara stvarnosti, naišao u Srbiji na prećutanu zabranu, te zašto se „RTS“ odlučio da otkupi autorska prava na njega, ali ne i da ga prikaže svojim gledaocima?

Građane Srbije – a posebno pretplatnike evropskog „RTS“-a – oduševiće vest da su stanovnici Norveške, Švedske i Danske, barem kada je Srebrenica u pitanju, uspešno ostvarili svoje „pravo da znaju sve“. U ove tri skandinavske zemlje, uprkos besomučnim protestima preplašenih balkanskih cenzora, na državnoj televiziji prikazan je kontroverzni dokumentarac reditelja Ole Fluuma i Davida Hebdiča „Srebrenica: izdani grad“. Na dalekom severu Evrope o Srebrenici se sada zna sve. Kako stoji stvar u „evropskoj“ Srbiji?

KAKVI TO RAZLOZI MOGU BITI...
Vrlo tužno. U Srbiji, u zemlji gde je posle rodne Norveške reditelja Ole Fluuma, ovaj dokumentarac, koji iz osnova menja viđenje Srebrenice i događaja vezanih za nju, prvo trebalo da bude prikazan, čami u nečijoj fioci. Dobro ste pročitali. Dokumentarac o kojem svi pričaju, „Srebrenica: izdani grad“, nalazi se u fioci gospodina Aleksandra Tijanića, direktora „Radio-televizije Srbije“, umesto da bude na ekranima pretplatnika ove medijske kuće.
Da li je problem u tome što reditelji Fluum i Hebdič žele da svoje ostvarenje sakriju od srpske publike, pa su odbili uporne molbe g. Tijanića da njegovoj kući dozvole prikazivanje u Srbiji? Ne, zato što je g. Tijanić autorska prava za teritoriju Srbije od njih već otkupio. „RTS“ može srpskoj javnosti da prikaže film „Srebrenica: izdani grad“ u bilo koje vreme, bilo koji dan. Ako to ne čini, ne sprečavaju ga razlozi pravne prirode.
Kakvi bi to razlozi mogli biti? Odgovor na to pitanje nalazi se u sadržaju filma. Za gospodina Tijanića, gospodina Mićunovića i njihove naredbodavce i istomišljenike, taj sadržaj je dinamit. Da pomenemo samo nekoliko njegovih glavnih i najnezgodnijih tema.
Film se, pre svega, bavi onim što Ola Fluum naziva „predistorijom Srebrenice“, a to znači intrigama i marifetlucima Alije Izetbegovića i njegove klike da se Srebrenica i njeno stanovništvo puste niz vodu i zamene za jednu drugu teritoriju. Posle izjava niza aktera u ovim događajima – a oni su svi muslimani koji su se dok su se ti događaji odvijali nalazili na raznim ključnim položajima odakle  su mogli da opserviraju posledice primene Alijine politike – gledaocu se nameće neodoljiv utisak: bošnjačkom rukovodstvu u Sarajevu narod Srebrenice nije predstavljao ništa više od piona na šahovskoj tabli. Kada je Alija Izetbegović procenio, sredinom 1995. godine, da je nastupio najbolji trenutak da budu žrtvovani, njegova jedina briga bila je da njihovu patnju i živote pretvori u najveći mogući politički profit.
To ne poništava činjenicu da je nad jednim delom zarobljenih Bošnjaka posle pada Srebrenice, 11. jula 1995. godine, bio izvršen ratni zločin i da su se neposredni počinioci tog zločina formalno nalazili na srpskoj strani, ako bi se tako nešto za pripadnike multietničkog i misterioznog 10. Diverzantskog odreda moglo reći. Ali to otkrovenje, za koje dugujemo zahvalnost istraživačkoj upornosti i profesionalnom poštenju Ole Fluuma, radikalno komplikuje pojednostavljenu propagandnu šemu srebreničkih događaja.

OTVARANJE TABU TEMA
Malo koji promućuran gledalac propustiće da postavi očigledno pitanje. Da li je Srebrenica, onda kada je doživela svoj konačni rasplet u julu 1995. godine, bila spontani događaj, odraz genocidne mržnje jedne strane u ratu prema drugoj ili – nameštaljka?
Druga velika tabu tema koju ovaj dokumentarac otvara odnosi se na prećutane žrtve Srebrenice koje su tokom tri godine pre jula 1995. godine u anonimnosti i tišini bile klane i proganjane, bez komentara korumpiranih svetskih medija i bez prolivanja licemernih suza svetskih dušebrižnika. Reč je, naravno, o srpskom življu srebreničkog kraja, o nesrećnom narodu koji se u još jednom kritičnom istorijskom trenutku zadesio u pogrešno vreme i na pogrešnom mestu. Njegov svirepi pokolj i kolektivna agonija, što traje do današnjih dana, morali su biti gurnuti pod tepih da bi se svetskim huljama omogućilo da svoje bljutave i licemerne godišnje „počasti“ odaju zvanično određenim žrtvama koje su oni, u saradnji sa svojim sarajevskim eksponentima, pre toga gurnuli u ponor.
Fluumov podroban prikaz podmuklog napada na srpsko selo Kravica na Božić 1993. godine paradigmatičan je za nesreću desetkovanog srpskog naroda Srebrenice. Da li preterujemo kada kažemo „desetkovanog“? Ne, uopšte. U Izveštaju Holandskog ratnog instituta o Srebrenici 2002. godine piše da je „...na kraju, od 9.390 stanovnika srpske nacionalnosti koji su živeli na području Srebrenice ostalo samo njih 860“.
Najzad, treća velika tema ovog filma odnosi se na sirove statističke podatke vezane za (kako se Ola Fluum izrazio) „monumentalni istorijski događaj koji se zove Srebrenica“. Gde su posmrtni ostaci 8.000 streljanih ratnih zarobljenika? Kako je moguće da posle šesnaest godina prilježnog i ničim ograničenog traganja ekshumirani forenzički dokazi ne ukazuju na više od desetine od te cifre, o kojoj se sve to vreme gromoglasno trubilo i koja služi kao materijalna i kvazipravna podloga za kvalifikaciju o genocidu?
Iz ovog fascinantnog filma saznajemo, bar u naznakama, odgovor i na to pitanje kroz ekskluzivni intervjuu, pred kamerama Ole Fluuma, Džona Šindlera, vrhunskog američkog obaveštajca na Balkanu devedesetih godina  tokom rata u Bosni i Hercegovini. U danima posle pada Srebrenice, 11. jula 1995, on kaže da je „u proboju poginulo oko 5.000 Bošnjaka, dok ih je oko 2.000 bilo streljano“ .

O KOJEM PROBOJU JE REČ?
Većina ljudi, zaglušena agresivnom propagandom srebreničkog lobija, nema pojma o kakvom je „proboju“ reč. Radi se o sledećem. Jedanaestog jula bošnjačke snage (njih oko 5.500 pod oružjem) i vojno sposobni muškarci raznih uzrasta (8.000 do 10.000) dobili su direktivu da svoje žene, decu i starce – na zgražavanje pripadnika holandskog bataljona – deponuju u bazu UN u Potočarima, i da se okupe u selu Šušnjari, odakle su krenuli u proboj prema Tuzli kroz zasede Vojske Republike Srpske i kroz mnogobrojna minska polja. Ta mešana kolona po međunarodnom ratnom pravu bila je legitiman vojni cilj i za njene gubitke niko ne snosi krivičnu odgovornost. Dokaz za to je činjenica da ni posle toliko godina niko nije bio optužen ni u Hagu, ni u Sarajevu, što je pucao u kolonu i nanosio ljudske gubitke.
Mnogobrojne izjave preživelih učesnika u proboju kolone, koje smo mi prvi objavili, ubedljivo svedoče o njenim jezivim, ali sasvim legitimnim gubicima. To su tih „oko 5.000“, o kojima Amerikanac Šindler govori Norvežaninu Oli Fluumu, ali što je javnosti evropske Srbije još uvek zabranjeno da vidi i čuje. Sada je jasna panika u Sarajevu i žučne osude reditelja i njihovog filma od strane njegovih zvaničnika, krtica u švedskom državnom aparatu poput Jasmina Selimovića i propagandnih operativaca od Bosne do Skandinavije. Film Ole Fluuma, pre svega, fatalno ugrožava lažnu priču pomoću koje sarajevska politička elita u konformističkom toru drži vlastiti narod. Ali on je podjednako neprihvatljiv u Srbiji protagonistima prošlogodišnje Deklaracije o Srebrenici, jer ruši svaku od najkrupnijih laži na kojima taj na prevaru usvojeni dokumenat počiva.
Čitaoci su već povezali kockice i sastavili sliku. Film Ole Fluuma toliko je eksplozivan da on ne sme biti prikazan, ne samo u neprosvećenoj Federaciji BiH nego čak ni u „evropskoj Srbiji“. Zato su autorska prava za Srbiju i bila otkupljena. Da bi film bezbedno ležao u fioci (ili u sefu) kod gospodina Tijanića, da ga, ako se on bude pitao, na ekranima Javnog servisa evropske Srbije niko nikada ne bi mogao da gleda.

(Pečat, br.183 - isto na 
http://www.beoforum.rs/komentari-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/250-istorijski-projekat-srebrenica-pravo-skandinavaca-da-znaju-sve.html
ili  www.srebrenica-project.com )


=== 2 ===

From: S. K.
To: undisclosed-recipients
Sent: Friday, September 02, 2011 1:43 PM
Subject: Srebrenica Historical Project: "Sarajevo Ricochet" in Sweden?

Srebrenica Historical Project

Postbus 90471

2509LL

Den Haag, The Netherlands

+31 64 878 09078  (The Netherlands)

+381 64 403 3612  (Serbia)

Internet site: www.srebrenica-project.com

E-mail: srebrenica.historical.project@... 

 

A FOOLISH REACTION, BY ANY STANDARD


          The Bosnian Moslem community in Sweden has collected over 1,000 signatures on a petition to Swedish State Television to desist from broadcasting Norwegian filmmakers Ola Flium’s and David Hebditch’s documentary “Sarajevo Ricochet.” The film follows the authors’ other controversial documentary, “Srebrenica: A City Betrayed,” which also challenges stereotype preconceptions about the Bosnian war and has been denounced vigorously by the Bosnian Moslems in Norway.

            The Swedish Bosnian Moslem community also has demanded an apology  from the Swedish State Television Network for broadcasting earlier the Srebrenica documentary. The reasoning offered by Mr. Džebrail Bajramović, president of the “Islamic Bosniak Community” in Göteborg, Sweden, is most curious and at the same time characteristic of the arguments that are usually employed by Bosnian Moslem spokespersons in analogous situations. He said that if Swedish public opinion, which  according to him is not well versed in the history of the recent conflict in Bosnia and Herzegovina, were to be exposed to the Norwegian documentary it “might gain the impression that in Kravica genocide was committed against the Serbs, that 1,300 Serbs were murdered there, and that what happened in Srebrenica was an act of revenge.”

            Mr. Bajramović’s plaintive cry against the perpetuation of such subversive impressions was followed by an unequivocal threat: “We have addressed protest letters to all the relevant institutions. If they broadcast the other movie [i. e. “Sarajevo Ricochet”] we will file suit against SVT [Swedish State Television Network] for denying genocide.” [1]

            In fact, “Sarajevo Ricochet” does not even attempt to deal with the charge of genocide from a juridical standpoint, but focuses instead on other issues which may fairly be characterised as also highly unpalatable from the Bosnian Moslem standpoint (e. g. Sarajevo regime’s unsavory links to Mujahedin outfits and the atrocities they committed against the non-Moslem population, as well as the abundant illegal arming of the Moslem army, with the connivance of some Western governments, which cannot leave the propaganda image of a helpless victim completely intact). But regardless of how the matter is viewed by some of the actors in the Bosnian conflict, the only fact of any significance is that these issues are being examined by responsible researchers in democratic Western societies, where freedom of inquiry is sacred.

            What the diaspora Bosniak community and their spokespersons are demanding is the suppression of that freedom where it threatens to call into question some key aspects of their wartime narrative. It is remarkable, and it must be pointed out, that the other option – engaging Messrs. Flium and Hebditch in debate and demonstrating the unreliability of their sources and the falsity of their conclusions – apparently was never considered by the Bosniaks.

            But that is precisely the response that we wish to recommend to them, and for their own good. Intimidation of the rapidly growing number of dissidents will soon become logistically impossible while from the public relations standpoint it is already turning into a disaster for the Bosnian Moslem community. The vindictive “genocide denial” lawsuit filed against the tiny Swiss periodical, “La Nation,” clearly designed to bankrupt it economically and thus lead to its extinction, is an example of out of control coercive reactions in situations where Bosnian Moslems would profit far more if they engaged in reasoned dialogue, regardless of its possible outcome.[2]

            Our NGO, Srebrenica Historical Project, has always advocated civilised dialogue, without any outcome preconditions, as the only way to conduct the debate on what happened in Srebrenica and in other theatres during the Bosnian war. Of course, if one rejects the very concept of debate in principle, our proposal will not have been seen as having much merit. But the rejectionists should then be prepared for the slow and steady erosion of their dogmatic position, with the possibility of its eventual collapse in the court of public opinion.

            Reactions such as the one from Göteborg are not just a huge tactical miscalculation on the part of the Sarajevo leadership, which remains frozen in its wartime mode of thinking; it is also an admission of intellectual inferiority which is quite degrading to the Moslem people of Bosnia and Herzegovina.

            The message it sends is two-fold. First, that they are afraid to tackle the facts in an open encounter with those who hold a different point of view. In Western societies, where civilised discourse is the norm, that can only imply that the Bosniaks are unsure of their facts and fear discreditation of their views in the event they were tested in unfettered intellectual combat. Indeed, in the long run infantile demands for the suppression of contrary points of view are bound to do more to cast doubt in the mind of the Western public about the Bosniaks’ cherished version of events than any efforts that could be made by “genocide deniers” toward the accomplishment of that purpose.

            Secondly, their timing, as they crudely seek to enforce compliance with their agenda, is disastrous as well. The great spiritual and cultural tradition of Islam, and its signal contributions to human civilisation, are under intense attack in the West and through the use of sophisticated propaganda are being reduced to a caricature. Churlish reactions such as Mr. Bajramović’s, which reinforce the image of Islam as an irrational faith which is incompatible with the liberal principles of the West, cannot but do great harm to Moslems in Europe generally, and to the reputation of Bosnian Moslems in particular.

            There is no doubt that a great number of innocent Moslems have suffered enormously during the conflict in Bosnia and Herzegovina during the nineties, side by side with their innocent neighbours from the other communities. The evidence of that suffering is clear and cannot be diminished or denied by anyone. But a decade and a half after the war’s end it is now time to take a professional and dispassionate look at what happened. That is a task for scholars and responsible representatives of all the involved communities; it is not a job for propagandists or intimidators.  


[1] Dnevni Avaz, September 1, 2011.
[2] Balkan InsightApril 19, 2010, “Complaint Filed for Srebrenica Genocide Denial”.



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ANNESSIONE


La Unione Europea ha messo nero su bianco le condizioni per la annessione della Croazia. Tra queste figura la privatizzazione generalizzata e la rinuncia da parte del governo croato ad ogni ipotesi di controllo ("golden share") sulle aziende privatizzate. Tra le condizioni invece NON figura alcun riconoscimento né risarcimento ai serbi vittime della pulizia etnica in Krajina e Slavonia, tantomeno ai famigliari dei desaparecidos (che sono tuttora circa duecento). Come premio per la annessione alla UE, i nazionalisti croati avranno la inesistente "lingua croata" annoverata tra le lingue ufficiali dell’Unione. Custode di questo splendido trattato con la Croazia è il governo italiano...

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Fonte: Notiziario Vie dell'Est di mercoledì 28 settembre 2011
http://www.viedellest.eu/articoliNews/articolo05.htm
28 settembre 2011 - Allargamento

Croazia, pronto il Trattato di adesione alla Ue

Il Trattato di adesione della Croazia alla Ue è pronto. E la sua firma  ufficiale dovrebbe avvenire, secondo le indicazioni giunte da Bruxelles, nelle prime settimane di dicembre, probabilmente a Varsavia, dal momento che la Polonia detiene questo semestre la presidenza di turno dell’Unione.
Lo scorso 16 settembre, il primo ministro polacco, Donald Tusk, si è recato a Zagabria per consegnare personalmente il testo inglese del Trattato alla premier croata, Jadranka Kosor. La traduzione croata, che nei prossimi mesi sarà sottoposta a un referendum popolare, è stata poi pubblicata sul sito del Governo. È la prima volta dopo sei anni, tanto è durato il negoziato di adesione, che i croati possono sapere cosa li aspetta nella Ue, quali proroghe alle normative comunitarie sono state accordate, quante sono le quote agricole imposte e quanto dureranno le limitazioni per i croati al diritto di lavorare senza ostacoli in qualsiasi altro stato membro.
Il Governo ha dovuto rinunciare ai diritti speciali nelle grandi aziende parzialmente privatizzate, ovvero alla “golden share” che garantiva il veto su decisioni dei cda in compagnie come quella petrolifera (Ina) o per le telecomunicazioni (Ht), nonostante non avesse più il 50 per cento delle azioni. Sul lato fiscale dovrà essere abolito il tasso zero dell’Iva su pane, latte, libri e medicinali, adesso in vigore, ma potrà essere introdotta una quota minima del cinque per cento. I cittadini degli altri paesi non avranno diritto di acquistare terreni agricoli in Croazia per almeno sette anni. D’altro canto, i 27 Stati membri hanno a loro disposizione una clausola che impedisce per un massimo di sette anni la libera circolazione dei cittadini croati nel mercato del lavoro. Ogni paese può decidere se introdurla o meno e per quanto tempo, e la Croazia ha diritto di imporre la stessa limitazione, nel rispetto del principio di reciprocità. Per ora solo la Germania e l’Austria hanno lasciato intendere di avere intenzione di avvalersi di questa opzione. 
La Croazia avrà dodici deputati all’Europarlamento, sette voti nel sistema decisionale del Consiglio europeo, un commissario, e il croato diverrà una delle lingue ufficiali dell’Unione. Dopo il referendum in Croazia, a pronunciarsi sul Trattato saranno i parlamenti dei singoli Stati per la ratifica del documento. Gli atti di ratifica dovrebbero poi essere trasmessi entro il 30 giugno 2013 al Governo italiano, depositario del Trattato con la Croazia. Il giorno dopo il paese diventerà il 28esimo Stato membro dell’Ue.

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Iniziative zingare

1) Milano 7/10: Inaugurazione Museo del Viaggio "Fabrizio de Andrè"
2) Torino 10-11/10: Congresso AIZO. Il genocidio di rom e sinti e le nuove intolleranze


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Inaugurazione Museo del Viaggio Fabrizio de Andrè

venerdì 7 ottobre 2011 - ore 18.00

Via Impastato 7 - Rogoredo (Milano)

Il Museo del Viaggio, dedicato a Fabrizio De Andrè, fondamentale testimone dell'incontro con la cultura Rom, sorge all’interno del campo di via Impastato, quartiere Rogoredo. Il Centro raccoglie i cardini della cultura Rom per metterli a disposizione di coloro che vogliono approfondire la conoscenza di questo universo.

Il Campo si apre alla città ed è pronto ad accogliere scolaresche, studiosi, ricercatori e visitatori di ogni genere.

Al suo interno un’importante raccolta di racconti, libri, documenti, fotografie, dischi, oggetti della tradizione, filmati. Un percorso guidato attraverso la storia di questo affascinante popolo, raccontato direttamente da Giorgio e Mirko Bezzecchi e Maurizio Pagani.

Molte le sorprese in programma: interventi, filmati, ospiti, musicisti gitani, cantautori italiani, gruppi folk, danze della tradizione, esposizione di capi della sartoria Sinta e del laboratorio Romanì, il tutto accompagnato da un rinfresco a base di specialità zingare.

Il programma:
 
ore 16.30: 
Conferenza stampa
ore 18.00: 
Apertura al pubblico
ore 19.00: 
Rinfresco a base di specialità gitane
ore 20.00: 
musica, canti e balli 
con la straordinaria partecipazione di Jovic Jovica e i Muzikanti, Dijana Pavlovic, La Fonomeccanica, Paolo Ciarchi, Alessio Lega, Marco Rovelli, Claudio Cormio, Federico Sanesi e Nuria Sala, Maurizio Dehò, Roberto Durkovic & i Fantastici del Metrò, Andrea La Banca, Guido Rolando, Redelnoir e tanti altri ospiti ancora.


Scarica la locandina!
http://www.consorziosir.it/83-iniziative/102-inaugurazione-museo-rom.html

E’ gradita la prenotazione tramite mail a:
museodelviaggio@...

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Un museo della cultura rom dedicato a Fabrizio De Andrè

Il "Museo del Viaggio", dedicato a Fabrizio De Andrè, figura emblematica per il popolo rom, nasce all'interno nel campo di via Impastato, quartiere Rogoredo, e raccoglie tutti gli elementi della cultura e della tradizione rom per metterli a disposizione di coloro che vogliono approfondire la conoscenza di un universo spesso marchiato da stereotipo negativo. Il campo si apre alla città, manifesta i propri tesori, la bellezza di una tradizione unica al mondo e racconta a tutti che oltre ai luoghi comuni esiste una storia fatta da persone. Al suo interno un'importante raccolta di racconti, libri, documenti, fotografie, dischi, oggetti della tradizione, filmati. E anche un prezioso reperto con la documentazione fotografico del suo restauro: una carovanina utilizzata dai nomadi per i loro spostamenti negli anni '50. Un percorso guidato attraverso la storia di questo affascinante popolo, raccontato direttamente dalla famiglia Bezzecchi che ha organizzato il museo

GALLERIA FOTOGRAFICA: http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/10/01/foto/un_museo_della_cultura_rom_dedicato_a_fabrizio_de_andr-22514047/1/


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Vedi anche: http://www.aizo.it/2011/07/xxiv-convegno-nazionale-a-i-z-o-rom-e-sinti/

----Messaggio originale----
Da: aizoonlus@...
Data: 28-set-2011 13.15
A: "aizoonlus@..."
Ogg: Convegno "Il genocidio di rom e sinti e le nuove intolleranze"


Buongiorno,

A.I.Z.O. rom e sinti, associazione che da 40 anni opera in difesa dei diritti e per la promozione dei doveri della popolazione rom e sinta, è lieta di invitarvi al Convegno internazionale "Il genocidio di rom e sinti e le nuove intolleranze", che si terrà il 10 e 11 ottobre a Torino.

Organizzato in concomitanza con le celebrazioni dei 40 anni dell'Associazione, il convegno, a cui parteciperanno studiosi da tutto il mondo, intende ricordare una tragedia, il genocidio di rom e sinti durante la II guerra mondiale, troppo spesso dimenticata, attraverso testimonianze e resoconti storici. Il convegno darà modo, inoltre,  di riflettere sulle nuove intolleranze che stanno emergendo nella società odierna.

Per partecipare è necessario iscriversi, contattando i seguenti recapiti:
Tel: 0117496016 - 3488257600
Fax: 011740171

In allegato trovate il programma del convegno.

Per qualsiasi informazione, non esitate a contattarci.

La segreteria A.I.Z.O.


A.I.Z.O.
Via Foligno, 2
10149 Torino


Patrocinio
Regione Piemonte 
Provincia di Torino
Università di Torino - Facoltà di Lingue e Letterature Straniere
V Circoscrizione

XXIV CONVEGNO NAZIONALE
A.I.Z.O. rom e sinti

“IL GENOCIDIO DI ROM E SINTI E LE NUOVE INTOLLERANZE”

Torino, 10 e 11 ottobre 2011
Università di Torino
Facoltà di Lingue e Letterature Straniere
Via Verdi 10

10 ottobre

h. 09,00 
Saluto delle autorità 
Dott. Piero Fassino, Sindaco di Torino
Dott.ssa Paola Bragantini, Presidente Circoscrizione 5
Prof. Paolo Bertinetti, Preside Facoltà Lingue e Letterature Straniere, Università di Torino
Presentazione del Convegno: Jonko Jovanovic, vice presidente nazionale A.I.Z.O.
Presiede: Maria Teresa Martinengo, La Stampa 40 anni di fondazione A.I.Z.O., una storia da raccontare, una passione da trasmettere
Testimonianze Kuse Mancini

h. 13,00 
Pranzo

h. 14,30 Ripresa lavori
Presiede: dott.ssa Stefanella Campana, giornalista, Vicepresidente Paralleli Istituto Euromediterraneo del Nord Ovest
Lo sterminio dei rom e sinti d’Europa prof. Rajko Djuric, scrittore già presidente Romani Union International
Il Gypsy Camp ad Auschwitz e la presenza dei rom nei lager ebrei prof. Slawomir Kapralski sociologo, studioso dello sterminio rom (Polonia)
Le persecuzioni in Romania Luminita Cioaba, presidente fondazione “Ion Cioaba” (Romania)
“Qui non ci sono bambini” (gli esperimenti medici nei lager) prof. Erasmo Maiullari, docente di chirurgia pediatrica, Università di Torino.
I crimini sotto il regime degli Ustasha dott. Haliti Bajram, scrittore rom (Kosovo)
Jasenovac, Donja Gradina, Ustica dott. Saša Aćić Coordinatore della C.I. per la verità su Jasenovac

11 ottobre

h. 9,00
Un viaggio nel dolore, l’esile filo della memoria dott.ssa Carla Osella Presidente A.I.Z.O.
I luoghi della memoria, il Porrajmos in Polonia prof. Adam Bartosz, direttore musei di Tarnow (Polonia)
Il caso dei bambini jenish rapiti dalla Pro Juventute dott.ssa Silvana Calvo, Svizzera, ricercatrice
Il mio nome è Uschi Uschi Waser, Svizzera
La tendenza a minimizzare il Porrajmos prof. Jan Hancock, membro del Consiglio del memoriale dell’Olocausto negli USA Università di Austin, Texas
Lo sterminio della mia famiglia m.o. Jovica Jovic
L’internamento di una minoranza durante il fascismo dott.ssa Giovanna Boursier, storica e giornalista Rai
Il conflitto bellico in ex Jugoslavia e gli aspetti etnici dott. Jovan Damjanovic, Deputato Repubblica di Serbia
Rapporto dell’indagine sulla condizione di rom, sinti e caminanti in Italia on. Letizia De Torre Commissione Cultura, Scienza e Istruzione Camera dei Deputati

h. 13,00 
Pranzo

h. 14,30 Ripresa lavori.
Presiede: dott. Gabriele Guccione, giornalista
I ghetti mentali prof. Maria Teresa Mara Francese Università di Torino
Una comunità sotto assedio dott.ssa Gabriella De Luca presidente A.I.Z.O. di Catanzaro
L’intervento dell’UNAR a tutela della parità di trattamento di rom e sinti Avv. Olga Marotti, UNAR

Testimonianze
Dall’esclusione alla cittadinanza prof. Marcella Delle Donne, Università La Sapienza di Roma

h. 18,00 CHIUSURA CONVEGNO

Durante il Convegno sarà proiettato il documentario della regista Cioaba “Roma tears” (Lacrime rom).
Nei locali dell’Università sarà allestita nei giorni del Convegno una mostra fotografica: “Rom e sinti, il genocidio dimenticato”

Per raggiungere la sede del Convegno:
Dall’Autostrada Torino-Milano: uscire all’ultima uscita, imboccare Corso Giulio Cesare e proseguire verso il centro.
Dalla stazione F.S. Porta Nuova: linee GTT 68 direzione Cafasso o 61 direzione Mezzaluna, scendere alla fermata Via Po.

Per partecipare al Convegno è necessario iscriversi scrivendo a: aizoonlus@...
Fax: 011740171
Per info: 0117496016 - 3488257600
Il Convegno è realizzato grazie al contributo della Compagnia di San Paolo di Torino.
Il servizio di catering è offerto da Nova Coop e Meeting Service.



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