Informazione


Iniziative zingare

1) Milano 7/10: Inaugurazione Museo del Viaggio "Fabrizio de Andrè"
2) Torino 10-11/10: Congresso AIZO. Il genocidio di rom e sinti e le nuove intolleranze


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Inaugurazione Museo del Viaggio Fabrizio de Andrè

venerdì 7 ottobre 2011 - ore 18.00

Via Impastato 7 - Rogoredo (Milano)

Il Museo del Viaggio, dedicato a Fabrizio De Andrè, fondamentale testimone dell'incontro con la cultura Rom, sorge all’interno del campo di via Impastato, quartiere Rogoredo. Il Centro raccoglie i cardini della cultura Rom per metterli a disposizione di coloro che vogliono approfondire la conoscenza di questo universo.

Il Campo si apre alla città ed è pronto ad accogliere scolaresche, studiosi, ricercatori e visitatori di ogni genere.

Al suo interno un’importante raccolta di racconti, libri, documenti, fotografie, dischi, oggetti della tradizione, filmati. Un percorso guidato attraverso la storia di questo affascinante popolo, raccontato direttamente da Giorgio e Mirko Bezzecchi e Maurizio Pagani.

Molte le sorprese in programma: interventi, filmati, ospiti, musicisti gitani, cantautori italiani, gruppi folk, danze della tradizione, esposizione di capi della sartoria Sinta e del laboratorio Romanì, il tutto accompagnato da un rinfresco a base di specialità zingare.

Il programma:
 
ore 16.30: 
Conferenza stampa
ore 18.00: 
Apertura al pubblico
ore 19.00: 
Rinfresco a base di specialità gitane
ore 20.00: 
musica, canti e balli 
con la straordinaria partecipazione di Jovic Jovica e i Muzikanti, Dijana Pavlovic, La Fonomeccanica, Paolo Ciarchi, Alessio Lega, Marco Rovelli, Claudio Cormio, Federico Sanesi e Nuria Sala, Maurizio Dehò, Roberto Durkovic & i Fantastici del Metrò, Andrea La Banca, Guido Rolando, Redelnoir e tanti altri ospiti ancora.


Scarica la locandina!
http://www.consorziosir.it/83-iniziative/102-inaugurazione-museo-rom.html

E’ gradita la prenotazione tramite mail a:
museodelviaggio@...

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Un museo della cultura rom dedicato a Fabrizio De Andrè

Il "Museo del Viaggio", dedicato a Fabrizio De Andrè, figura emblematica per il popolo rom, nasce all'interno nel campo di via Impastato, quartiere Rogoredo, e raccoglie tutti gli elementi della cultura e della tradizione rom per metterli a disposizione di coloro che vogliono approfondire la conoscenza di un universo spesso marchiato da stereotipo negativo. Il campo si apre alla città, manifesta i propri tesori, la bellezza di una tradizione unica al mondo e racconta a tutti che oltre ai luoghi comuni esiste una storia fatta da persone. Al suo interno un'importante raccolta di racconti, libri, documenti, fotografie, dischi, oggetti della tradizione, filmati. E anche un prezioso reperto con la documentazione fotografico del suo restauro: una carovanina utilizzata dai nomadi per i loro spostamenti negli anni '50. Un percorso guidato attraverso la storia di questo affascinante popolo, raccontato direttamente dalla famiglia Bezzecchi che ha organizzato il museo

GALLERIA FOTOGRAFICA: http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/10/01/foto/un_museo_della_cultura_rom_dedicato_a_fabrizio_de_andr-22514047/1/


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Vedi anche: http://www.aizo.it/2011/07/xxiv-convegno-nazionale-a-i-z-o-rom-e-sinti/

----Messaggio originale----
Da: aizoonlus@...
Data: 28-set-2011 13.15
A: "aizoonlus@..."
Ogg: Convegno "Il genocidio di rom e sinti e le nuove intolleranze"


Buongiorno,

A.I.Z.O. rom e sinti, associazione che da 40 anni opera in difesa dei diritti e per la promozione dei doveri della popolazione rom e sinta, è lieta di invitarvi al Convegno internazionale "Il genocidio di rom e sinti e le nuove intolleranze", che si terrà il 10 e 11 ottobre a Torino.

Organizzato in concomitanza con le celebrazioni dei 40 anni dell'Associazione, il convegno, a cui parteciperanno studiosi da tutto il mondo, intende ricordare una tragedia, il genocidio di rom e sinti durante la II guerra mondiale, troppo spesso dimenticata, attraverso testimonianze e resoconti storici. Il convegno darà modo, inoltre,  di riflettere sulle nuove intolleranze che stanno emergendo nella società odierna.

Per partecipare è necessario iscriversi, contattando i seguenti recapiti:
Tel: 0117496016 - 3488257600
Fax: 011740171

In allegato trovate il programma del convegno.

Per qualsiasi informazione, non esitate a contattarci.

La segreteria A.I.Z.O.


A.I.Z.O.
Via Foligno, 2
10149 Torino


Patrocinio
Regione Piemonte 
Provincia di Torino
Università di Torino - Facoltà di Lingue e Letterature Straniere
V Circoscrizione

XXIV CONVEGNO NAZIONALE
A.I.Z.O. rom e sinti

“IL GENOCIDIO DI ROM E SINTI E LE NUOVE INTOLLERANZE”

Torino, 10 e 11 ottobre 2011
Università di Torino
Facoltà di Lingue e Letterature Straniere
Via Verdi 10

10 ottobre

h. 09,00 
Saluto delle autorità 
Dott. Piero Fassino, Sindaco di Torino
Dott.ssa Paola Bragantini, Presidente Circoscrizione 5
Prof. Paolo Bertinetti, Preside Facoltà Lingue e Letterature Straniere, Università di Torino
Presentazione del Convegno: Jonko Jovanovic, vice presidente nazionale A.I.Z.O.
Presiede: Maria Teresa Martinengo, La Stampa 40 anni di fondazione A.I.Z.O., una storia da raccontare, una passione da trasmettere
Testimonianze Kuse Mancini

h. 13,00 
Pranzo

h. 14,30 Ripresa lavori
Presiede: dott.ssa Stefanella Campana, giornalista, Vicepresidente Paralleli Istituto Euromediterraneo del Nord Ovest
Lo sterminio dei rom e sinti d’Europa prof. Rajko Djuric, scrittore già presidente Romani Union International
Il Gypsy Camp ad Auschwitz e la presenza dei rom nei lager ebrei prof. Slawomir Kapralski sociologo, studioso dello sterminio rom (Polonia)
Le persecuzioni in Romania Luminita Cioaba, presidente fondazione “Ion Cioaba” (Romania)
“Qui non ci sono bambini” (gli esperimenti medici nei lager) prof. Erasmo Maiullari, docente di chirurgia pediatrica, Università di Torino.
I crimini sotto il regime degli Ustasha dott. Haliti Bajram, scrittore rom (Kosovo)
Jasenovac, Donja Gradina, Ustica dott. Saša Aćić Coordinatore della C.I. per la verità su Jasenovac

11 ottobre

h. 9,00
Un viaggio nel dolore, l’esile filo della memoria dott.ssa Carla Osella Presidente A.I.Z.O.
I luoghi della memoria, il Porrajmos in Polonia prof. Adam Bartosz, direttore musei di Tarnow (Polonia)
Il caso dei bambini jenish rapiti dalla Pro Juventute dott.ssa Silvana Calvo, Svizzera, ricercatrice
Il mio nome è Uschi Uschi Waser, Svizzera
La tendenza a minimizzare il Porrajmos prof. Jan Hancock, membro del Consiglio del memoriale dell’Olocausto negli USA Università di Austin, Texas
Lo sterminio della mia famiglia m.o. Jovica Jovic
L’internamento di una minoranza durante il fascismo dott.ssa Giovanna Boursier, storica e giornalista Rai
Il conflitto bellico in ex Jugoslavia e gli aspetti etnici dott. Jovan Damjanovic, Deputato Repubblica di Serbia
Rapporto dell’indagine sulla condizione di rom, sinti e caminanti in Italia on. Letizia De Torre Commissione Cultura, Scienza e Istruzione Camera dei Deputati

h. 13,00 
Pranzo

h. 14,30 Ripresa lavori.
Presiede: dott. Gabriele Guccione, giornalista
I ghetti mentali prof. Maria Teresa Mara Francese Università di Torino
Una comunità sotto assedio dott.ssa Gabriella De Luca presidente A.I.Z.O. di Catanzaro
L’intervento dell’UNAR a tutela della parità di trattamento di rom e sinti Avv. Olga Marotti, UNAR

Testimonianze
Dall’esclusione alla cittadinanza prof. Marcella Delle Donne, Università La Sapienza di Roma

h. 18,00 CHIUSURA CONVEGNO

Durante il Convegno sarà proiettato il documentario della regista Cioaba “Roma tears” (Lacrime rom).
Nei locali dell’Università sarà allestita nei giorni del Convegno una mostra fotografica: “Rom e sinti, il genocidio dimenticato”

Per raggiungere la sede del Convegno:
Dall’Autostrada Torino-Milano: uscire all’ultima uscita, imboccare Corso Giulio Cesare e proseguire verso il centro.
Dalla stazione F.S. Porta Nuova: linee GTT 68 direzione Cafasso o 61 direzione Mezzaluna, scendere alla fermata Via Po.

Per partecipare al Convegno è necessario iscriversi scrivendo a: aizoonlus@...
Fax: 011740171
Per info: 0117496016 - 3488257600
Il Convegno è realizzato grazie al contributo della Compagnia di San Paolo di Torino.
Il servizio di catering è offerto da Nova Coop e Meeting Service.



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http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26750

War Crimes: From Bloody Sunday in Derry, Northern Ireland to Croatia, Kosovo and Iraq

The Role of General Sir Michael Jackson

By Prof. Michel Chossudovsky

Global Research, September 23, 2011

Almost forty years later: The 5000 page Saville Commission Report into the 1972 Bloody Sunday massacre in Derry, Northern Ireland, while calling for compensation to the victims' families, fails to identify who were the perpetrators, both within H.M government and the British Army.

"The North's Public Prosecution Service (PPS) is continuing to scrutinise the Saville report to determine whether there is sufficient evidence to bring charges against British soldiers involved in Bloody Sunday on January 30th, 1972. While progress has been made on the issue of compensation there have been no substantial developments in relation to the possibility of British soldiers being charged. The PPS confirmed yesterday that the 5,000-page report by Lord Saville into Bloody Sunday remains under examination but that it is not yet in a position to rule on whether or not criminal cases can be taken against British soldiers involved in the shootings over 39 years ago." (Irish Times, September 22, 2011)

The payment of compensation is intended to whitewash Her Majesty's government.

Were these spontaneous killings or were members of the First Battalion of the Parachute Regiment obeying orders from higher up?   


[PHOTOS: 30 January 1972, Londonderry] 


[VIDEO: Bloody Sunday - IRA]


While the possibility of bringing criminal charges against British soldiers has been raised, the broader issue of  "Who" within the British military and intelligence apparatus ordered the 1972 killings in Derry has never been addressed.

What was the underlying command structure of the First Battalion of the Parachute Regiment which carried out the massacre?

General Sir Robert Ford  was the Commander of Land Forces in Northern Ireland in 1972. The First Battalion of the Parachute Regiment was under his jurisdiction.  

Lieutenant Coronel Derek Wilford  was commander of the First Battalion of the Parachute Regiment (1 PARA), which constituted an elite special force unit of the British Army. 

Wilford described by the BBC as "a well-respected high-flying officer" was exonerated by the 1972 Widgery Tribunal.

While attention has been placed on the role of  Lieutenant Colonel Derek Wilford, the role of  his adjutant, Captain Michael Jackson (who at the time had links to the Army's Intelligence Corps) has been obfuscated since the outset of the investigation in 1972. Jackson was allegedly also instrumental in the cover-up.

Captain Michael Jackson was second in command (Adjutant) of the First Battalion of the Parachute Regiment.  He started his military career in 1963 with the Intelligence Corps. The Int Corps is a unit of military intelligence and counter-intelligence attached to the British Army, which played a key role in Northern Ireland. The so-called "14 Intelligence Company" also referred to as "14 INT" or 'The Det" "was a British Army special forces unit, established during the Troubles, which carried out surveillance operations in Northern Ireland". (http://www.eliteukforces.info/the-det/). 


[PHOTO: General Sir Michael Jackson]


Under the orders of Lieutenant Coronel Derek Wilford, Captain Michael Jackson and thirteen other soldiers of the parachute regiment opened fire "on a peaceful protest by the Northern Ireland civil rights association opposing discrimination against Catholics. In just 30 minutes, 13 people were shot dead and a further 13 injured. Those who died were killed by a single bullet to the head or body, indicating that they had been deliberately targeted. No weapons were found on any of the deceased." (Julie Hyland, "Head of NATO Force in Kosovo was Second-in-command at "Bloody Sunday" Massacre in Ireland", World Socialist Website, 19 June 1999).

Both Wilford and Jackson were rewarded rather than prosecuted for their role in the 1972 massacre. 

Wilford, who subsequently retired from the Armed Services, was awarded the Order of the British Empire by H.M. Government in October of 1972,  less than a year following the January 1972 massacre.

Michael Jackson's role in Bloody Sunday did not hinder his military career. In fact quite the opposite. He ascended to the highest rank of the British military, before retiring in 2006 from the rank of Commander of the General Staff (CGS).  

In 1982 he became Commander of the 1st Battalion of the Parachute Regiment, and Brigade Commander in Northern Ireland in the early 1990s.

From his stint in Northern Ireland, he was reassigned under United Nations auspices to the theatre of ethnic warfare, first in Bosnia and Croatia and then in Kosovo.

In the immediate wake of the 1995 ethnic massacres in the Krajina region of Croatia largely inhabited by Serbs, General Michael Jackson was put in charge as IFOR commander, for organising the return of Serbs "to lands taken by Croatian HVO forces in the 1995 Krajina offensive". (Jane Defense Weekly, Vol 23, No. 7, 14 February 1996).

And in this capacity Jackson "urged that the resettlement [of Krajina Serbs] not [be] rushed to avoid tension [with the Croatians]" while also warning returning Serbs "of the extent of the [land] mine threat."(Ibid) 

Following his stint in Bosnia Herzegovina and Croatia, Lieutenant General Mike Jackson led the June 1999 land invasion of Yugoslavia and was posted to Kosovo as KFOR Commander.


In Croatia, Bosnia and Kosovo, General Michael Jackson applied the counter-insurgency skills acquired in Northern Ireland. In Kosovo he actively collaborated with the Kosovo Liberation Army (KLA) headed by Commander Agim Ceku.

Ceku and Jackson had worked together in Croatia in the mid-1990s. Agim Ceku was Commander of the Croatian forces which conducted the Krajina massacre under "Operation Storm".  Meanwhile, Jackson was responsible for the repatriation of Krajina Serbs, under UN auspices. 

In turn, Military Professional Resources Inc (MPRI), a mercenary outfit on contract to the Pentagon was responsible for advising the Croatian HVO forces in the planning of "Operation Storm". The same mercenary outfit was subsequently put in charge of the military training of the Kosovo Protection Corps (KPC) largely integrated by former KLA operatives. 

 

[ PHOTO: 1999 War Criminals Join Hands (Kosovo 1999).

From Left to Right: 

Hashim Thaci, Head of the Kosovo Liberation Army (KLA), which had to links to Al Qaeda and organized crime. Hashim Thaci had ordered political assassinations directed against the Party of Ibrahim Rugova. Thaci was a protégé of Madeleine Albright. 

Bernard Kouchner, Head of the United Nations Mission in Kosovo (UNMIK) in Kosovo (July 1999- January 2001), instrumental in elevating the KLA to UN status through the formation of the Kosovo Protection Corps (KPC).

General Michael Jackson, Commander of KFOR Troops in Kosovo.

General Agim Ceku, Military Commander of the KLA and the KPC, investigated by the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY) "for alleged war crimes committed against ethnic Serbs in Croatia between 1993 and 1995." ( AFP 13 Oct 1999)

General Wesley Clark, NATO Supreme Commander.

 ]

While General Michael Jackson during his tenure as KFOR Commander in Kosovo (1999-2000) displayed token efforts to protect Serb and Roma civilians; those who fled Kosovo during his mandate were not encouraged to return under UN protection. In post-war Kosovo, the massacres of civilians was carried out by the KLA (and subsequently by the KPC). Both NATO and the UN turned a blind eye to the KLA's targeted assassinations.

Upon completing his term in Kosovo, General Sir Michael Jackson was appointed Commander in Chief, U.K. Land Command (2000-2003).

And in February 2003, barely one month before the onslaught of the Iraq war, he was promoted to Chief of the General Staff (CGS)

As Chief of General Staff General Michael Jackson played a central role in the 2003 Iraq military campaign in close liaison with his US counterparts. He also played a key role in the military occupation of Southern Iraq, led by British forces based in Basra.

"Bloody Monday", September 19, 2005 in Basra, Iraq

On Monday September 19, 2005, two British undercover "soldiers" dressed in traditional Arab garb, were arrested by the Occupation's Iraqi police driving a car loaded with weapons, ammunition and explosives.  Several media reports and eyewitness accounts suggested that the SAS operatives were disguised as Al Qaeda "terrorists" and were planning to set off the bombs in Basra's central square during a major religious event.

The two SAS soldiers were "rescued" by British forces in a major military assault on the building where they were being detained:

"British forces used up to 10 tanks " supported by helicopters " to smash through the walls of the jail and free the two British servicemen."

The incident resulted in 7 Iraqi deaths and 43 injured.  

(The Times, 20 Oct 2005 
http://www.timesonline.co.uk/article/0,,7374-1788850,00.html)

"Compensation" to the Families of the Victims

Instead of investigating and prosecuting those responsible for the Basra massacre led by British forces. the British government confirmed that it  "will pay compensation for injuries and damage caused during the storming by the army of a police station in Basra in the operation to release two SAS soldiers" (The Scotsman, 15 Oct 2005).

The wording was reminiscent of the Bloody Sunday massacre: no prosecution, no investigation, no justice, but "compensation" as a cover-up to war crimes.  

Captain Ken Masters of The Royal Military Police (RMP) in Basra had the mandate to investigate the circumstances of the "rescue" operation. To this effect, he also indicated that he would cooperate in his investigations, with the civilian Iraqi authorities.

The Royal Military Police (RMP) is the corps of the British Army responsible for the policing of service personnel, both in the U.K. and overseas.

As part of his RMP mandate, Captain Masters was to investigate "allegations that British soldiers killed or mistreated Iraqi civilians". Specifically in this case, the inquiry pertained to the British attack on the prison on 19 September, where the 2 SAS soldiers were being detainedfor subsequent interrogation. The attack had been authorized by CGS General Sir Michael Jackson and British Defence Secretary John Reid.

 "Compensation to the families of alleged Iraqi victims who died during the fracas depended on the official investigation being carried out by Captain Masters [of the Royal Military Police in Basra] and his team."

That investigation was never carried out. Captain Ken Masters of the RMP allegedly "committed suicide" in Basra on the 15th of October 2005. 

According to the MoD  "the circumstances [of his death ] were not regarded as suspicious." [emphasis added] 
The MoD report suggested that Captain Masters was suffering from "stress", which could have driven him to commit suicide. In the words of a Defense analyst quoted by the BBC:.

"Capt Masters was part of quite a small outfit and his job would have been quite stressful. It's quite an onerous job..... I think, [there is] quite a lot of stress involved" (BBC, 16 October 2005, emphasis added).

There were apparent disagreements between the MoD and Captain Masters who was responsible for investigating "the actions and behavior of military personnel". (The Independent 17 Oct 2005).

The attack on the 19th of September to "rescue" the two SAS men was launched under the command of Brig John Lorimer. In a statement, Lorimer said that the purpose of the raid was to ensure the safety of the two SAS men.

On October 12, CGS General Sir Michael Jackson  was in Basra for consultations with Brigadier John Lorimer.

CGS General Michael Jackson, had previously approved the rescue operation of the elite SAS men:  "Let me make it clear that it was important to retrieve those two soldiers." (quoted in The Times, 12 Oct 2005).

Three days later, following General Jackson visit to Basra, Captain Master was dead:

"Captain Ken Masters, the top British military police investigator working in Iraq, was found hanged at his barracks in Basra [on October 15]." 

No subsequent RMP investigation into the Basra "rescue" following Captain's Masters untimely death was undertaken.

No police investigation was carried out into the unusual circumstances surrounding the death of Captain Masters.

It was an open and closed case. 

The matter passed virtually unnoticed in the British media. Nonetheless, the Daily Mail (17 Oct 2005), dismissed the suicide thesis: "Little is known of his private life and it is said to be unlikely that the pressures of work would have led him to commit suicide."

Apologizing for War Crimes

From Bloody Sunday in January 1972 in Derry, Northern Ireland to Croatia, Kosovo and Basra, Iraq in September 2005.

Last year in June 2010, General Sir Michael Jackson "apologised for Bloody Sunday" in a TV interview broadcast by the BBC. 

(Click link to hear Jackson's statement
http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/northern_ireland/8742373.stm )

"The former head of the British Army, General Sir Mike Jackson, has offered a ''fulsome apology'' for the events of Bloody Sunday, following the publication of the Saville report into the events of 30 January 1972 in Londonderry. The findings called the fatal shootings of civilians by British soldiers a ''catastrophe'' for Northern Ireland. Prime Minister David Cameron has said the killings of 13 marchers was ''unjustified and unjustifiable''.  

http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/northern_ireland/8742373.stm

Prime Minister David Cameron said "He was "Sorry".

Apologizing for War Crimes? What are the legal implications? Indictment or "Self-indictment"?



Copyright © Michel Chossudovsky, Global Research, 2011



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(english / italiano / francais)

29 settembre 1911-2011: Tripoli bel suol d'amore...

1) A cento anni di distanza il movimento contro la guerra ricorda e denuncia i bombardamenti di ieri e di oggi (Rete Nazionale Disarmiamoli!)
2) Opposizione alla guerra imperialista 1911-2011: il centenario dell'eccidio di Langhirano
3) "Non siamo stati mai così tanto informati." Corradino con l'elmetto in marcia per la guerra umanitaria
4) Ammiragli... di pace e lo spirito di san Francesco tradito. Ovvero stragi di migranti, la NATO e il santo di Assisi.
5) Menzogne quotidiane: UN BUCO CON ALCUNE OSSA ANIMALI DIVENTA FOSSA COMUNE CON OLTRE 1.200 CORPI (o forse 1.700)
6) Il Venezuela intende denunciare alle Nazioni unite l'aggressione della Nato contro la Libia
7) LA GRANDE BUGIA: Usare le organizzazioni umanitarie per lanciare le guerre (M.D. Nazemroaya)
8) Lenin, la Libia e l'imperialismo


--- LINKS:

VIDEO: Domenico Losurdo, LIBIA il sangue e il petrolio 

Conferenza "LIBIA il sangue e il petrolio. A cent'anni dall'aggressione italiana in Africa una nuova guerra imperialista", tenutasi il lunedì 19 settembre, alla Casa delle Culture - Roma, su iniziativa dell'Associazione "Marx XXI". Intervento del prof. Domenico Losurdo, Filosofo Presidente dell'Ass. "Marx XXI".

http://www.youtube.com/watch?v=jBpm7vnnMmA

---

I dieci miti che hanno più inciso sulla guerra contro la Libia
di Maximilian C. Forte - 31 agosto 2011

http://www.resistenze.org/sito/te/po/lb/polbbi28-009643.htm

Original article: 

The Top Ten Myths in the War Against Libya
by MAXIMILIAN C. FORTE - Counterpunch, August 31, 2011

http://www.counterpunch.org/2011/08/31/the-top-ten-myths-in-the-war-against-libya/

---

Mass killing and humanitarian disaster in NATO siege of Sirte
By Bill Van Auken - 29 September 2011

http://www.wsws.org/articles/2011/sep2011/liby-s29.shtml

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VIDEO. Le Tripoli merveilleux de l'Otan

L’Otan réalise ses propres reportages. Ou clips de promotion. C’est selon. Ils sont délivrés gratuitement aux journalistes ayant besoin d’images et d’interview pour illustrer leur couverture du pays. Il suffit de demander les séquences vidéos auprès du service presse de l’Otan ou de les télécharger directement sur des sites relais professionnels destinés aux journalistes et documentalistes. Des images a priori neutres, sans présence de militaire ou de porte-parole de l'Otan.
Publié le 14-09-11 à 10:23    Modifié à 18:06     par Le Nouvel Observateur     

VIDEO: http://tempsreel.nouvelobs.com/actualite/monde/20110914.OBS0339/video-le-tripoli-merveilleux-de-l-otan.html

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Urgent Appeal: A Major, Unnoticed Rebel Abuse in Plain Sight
September 9, 2011

http://www.uruknet.de/?s1=8&p=81290&s2=11

Appel Urgent : abus des rebelles non relaté !
Massacre survenu à l'hôpital d'Abou Salim.  Anonyme - 14 septembre 2011

http://www.michelcollon.info/Appel-Urgent-abus-des-rebelles-non.html?lang=fr


=== 1 ===

CI ARRIVA NOTIZIA DELLE PRIME INIZIATIVE CHE SI SVOLGERANNO PER RICORDARE I 100 ANNI CHE CI SEPARANO DALLA PRIMA OCCUPAZIONE  ITALIANA DELLA LIBIA.

SUL SITO www.disarmiamoli.org potrete trovare le attività che si svolgeranno a Pisa e Bari.

Sollecitiamo tutti i comitati, le forze sindacali e politiche a promuovere iniziative contro il colonialismo di ieri e di oggi, segnalandoci eventuali (e auspicabili) mobilitazioni locali, per ricordare ma anche per denunciare il massacro della NATO a Sirte, Bani Walid e nelle altre città libiche dove si combatte contro la nuova occupazione militare occidentale.

La Rete nazionale Disarmiamoli!

 

5 ottobre 1911 / 2011: l’avventura coloniale italiana in Libia continua.

A cento anni di distanza il movimento contro la guerra ricorda e denuncia i bombardamenti di ieri e di oggi.

5 ottobre 1911 – Inizia l’avventura coloniale italiana in Libia, con lo sbarco delle truppe regie inviate dal governo Giolitti a Tripoli. Un’occupazione che finirà trentuno anni dopo, con la fuga delle truppe nazi/fasciste sotto la pressione dell’esercito inglese.

Il popolo libico non dimenticherà mai la ferocia dell’occupazione italiana, caratterizzata dai campi di concentramento, dalle impiccagioni e dai bombardamenti chimici all'iprite ordinati da Rodolfo Graziani, generale fascista inviato per sconfiggere la resistenza guidata da Omar al-Mukhtàr.

A cento anni di distanza gli aerei italiani volano di nuovo nei cieli della Libia, scaricando sulle popolazioni tonnellate di ordigni micidiali, per consolidare la nuova occupazione del paese arabo. 

I comandi delle forze aeree e terrestri della NATO sono il braccio operativo del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per far rispettare la risoluzione 1973, varata allo scopo di “tutelare e proteggere” l’incolumità delle popolazioni libiche.

I civili caduti in questi mesi sotto le bombe dell’Alleanza smentiscono in maniera clamorosa l’ennesima operazione mediatica, tesa a mascherare una classica aggressione coloniale.

La rete di basi italiane coinvolte è molto ampia, alzando le quotazioni delle nostre aziende petrolifere nella spartizione del bottino di guerra, com’è emerso il primo settembre scorso durante il vergognoso summit parigino voluto da Sarkozy sulla “nuova” Libia. Le percentuali di petrolio e gas saranno proporzionali alla quantità di bombe scagliate su Tripoli. I francesi lottano per il 35%. Inglesi e statunitensi sono in pole position. Le quotazioni italiane sono in ribasso a causa dell’iniziale titubanza berlusconiana nell’invio dei bombardieri sulla testa dell’amico Gheddafi.

Il Presidente Giorgio Napolitano si è speso (ed ha fatto spendere milioni di euro pubblici) perché il 150° anniversario dell’Unità d’Italia divenisse un momento centrale della vita politica e culturale del paese. Stesso impeto “patriottico” ha messo nel perorare la causa interventista contro la Libia, dando così un contributo decisivo per la realizzazione della nuova proiezione bellica italiana verso le sponde sud del Mediterraneo. Il personaggio, degno della migliore tradizione trasformistica italiota, non darà certo il medesimo contributo per ricordare i 100 anni che ci separano dalla prima occupazione militare italiana della Libia.

In un paese (e in una sinistra) disorientati dalla propaganda bellicista bipartisan, tesa a legittimare l’attuale aggressione militare della NATO, solo il movimento contro la guerra può spendersi per ricordare questa data.

Sollecitiamo i coordinamenti nowar, i comitati pacifisti, le forze politiche, sociali e sindacali indipendenti a trasformare il 5 ottobre in una giornata di denuncia della nuova guerra imperialista, che vede governo e “opposizione” italiani contendersi con i partner/concorrenti europei i brandelli di un paese devastato dalle bombe e dalle truppe al soldo della NATO

La Rete nazionale Disarmiamoli!

www.disarmiamoli.org  info@...  3384014989 - 3381028120


=== 2 ===

Da: "Comitato antifascista e per la memoria storica - Parma" <comitatoantifasc_pr @ alice.it>
Data: 27 settembre 2011 01.03.36 GMT+02.00
Oggetto: centenario dell'eccidio di Langhirano del 1911

Nell'Appennino parmense, a Langhirano, il 28 settembre 1911 quattro persone di un gruppo di uomini e donne che manifestavano, del tutto pacificamente, l'avversione popolare alla guerra colonialista dell'Italia in Libia furono barbaramente uccise dai carabinieri.
Nella ricorrenza del centenario dell'eccidio diverse iniziative commemorative si terranno a Langhirano a fine settembre, inizio ottobre, e seguenti. (...)

 
Nel cimitero di Langhirano sorge un piccolo monumento funebre che ricorda un tragico fatto accaduto nel settembre del 1911.
L’epigrafe incisa dice: Il proletariato ai suoi martiri.
E’ un monumento modesto: la consueta fiamma di bronzo agitata dal vento, una stele da cui pende una corona di spine e un blocco di marmo sbozzato a colpi di mazza, dono dei cavatori apuani. Sotto riposano i morti: Elisa Grassi di 24 anni, Maria Montali di 22, Severino Frati di 33, Antonio Gennari di 43.
Era scoppiata la guerra di Libia. Sotto la spinta di alcuni gruppi capitalistici nazionali, il governo Giolitti si era deciso ad innalzare nuovamente la bandiera delle imprese coloniali, sfruttando l’azione di penetrazione che già da vari anni il Banco di Roma svolgeva in Tripolitania in continuo contrasto con la Turchia che la occupava. Il pretesto per dare inizio alle ostilità contro il governo turco non fu difficile trovarlo. Così, dopo le sfortunate avventure di Crispi, un’altra guerra colonialistica in terra africana era cominciata.
Il popolo fu contrario all’impresa libica, il ricordo dei 4000 morti di Abba Garima era ancora troppo vivo nella memoria degli italiani. E del resto il carattere aggressivo, imperialistico, di quella guerra era del tutto evidente.
Per tali ragioni l’opposizione alla guerra di Libia si manifestò subito con un moto spontaneo e profondo in ogni parte del paese. Le direzioni del Partito socialista e della CGL proclamarono uno sciopero generale di protesta di ventiquattro ore. Era il 27 settembre.
Nella provincia di Parma la decisione dello sciopero fu accolta con slancio. Nelle strade la canzone propagandistica Tripoli, bel suol d’amore veniva cantata con opportune modifiche in cui si esprimeva tutto l’odio dei parmigiani contro quella guerra di rapina:
Nella giornata del 27 lo sciopero fu compatto tanto in città quanto nelle campagne. Soltanto i tramvieri delle linee a vapore fecero eccezione. Era stato perciò necessario che gli scioperanti impedissero il traffico delle tramvie, bloccando la partenza dei treni nelle stazioni poste a capo delle varie linee. Ma anche questa operazione era riuscita poichè i tramvieri, controllati dalla polizia, non domandavano in fondo che un pretesto qualsiasi per unirsi agli scioperanti.
Lo sciopero però cessava a mezzogiorno dell’indomani. Il mattino del 28 quindi, verso le cinque, che il sole non si era ancora levato, un gruppo di una quarantina fra uomini e donne, s’incamminò dalle case di Langhirano verso la stazione per vedere se era possibile impedire la partenza del tram anche per quel giorno. Camminavano calmi e con intenzioni così poco aggressive che si erano portati dietro anche i bambini. Nessuno gridava. La dimostrazione non poteva essere più pacifica e corretta.
Quando però il gruppo giunse alla stazione, la trovò presidiata da una squadra di carabinieri appoggiata da alcune guardie forestali: impugnavano i moschetti con aria minacciosa.
Le carrozze non erano ancora pronte e la macchina si trovava dentro al deposito.
Parte dei dimostranti si dispose perciò attraverso i binari, mentre gli altri entravano nel piazzale interno della stazione.
Pareva che ogni cosa si svolgesse senza incidenti: tra qualche minuto sarebbero venuti i tramvieri, la gente avrebbe parlato con loro, il convoglio non si sarebbe formato e la manifestazione si sarebbe sciolta.
Invece di colpo, i carabinieri si scagliarono violentemente contro gli operai e i contadini, gettando a terra le donne e calpestandole. Poi, quasi subito, senza intimazioni, senza squilli di tromba, senza preavviso, incominciarono a sparare furiosamente.
Fu un momento d’angoscia: i carabinieri non sparavano in alto, ma contro la folla! Le scariche durarono pochi attimi e tuttavia sembrò che non dovessero aver fine. I dimostranti colpiti dal piombo cadevano al suolo rantolando, gridando di dolore; gli altri fuggivano verso il paese inseguiti dal sibilo dei proiettili.
Quando il fuoco cessò, undici corpi giacevano a terra nel piazzale. Un proiettile aveva forato la nuca d’una ragazza ventenne, Maria Montali: altri due colpi l’avevano presa alle spalle.
Un’altra donna, Elisa Grassi, incinta da alcuni mesi, era stramazzata coi polmoni squarciati.
Severino Frati, invece, ai primi colpi, era balzato sul piano caricatore di una vettura, ma qui l’aveva raggiunto una guardia forestale che, dal basso, sparandogli alla gola, gli aveva reciso la vena del collo: il Frati era caduto giù di schianto. Più tardi si ebbe modo di constatare che il Frati era letteralmente crivellato di proiettili alla coscia e al braccio destro.
Antonio Gennari era stato raggiunto da una palla che gli aveva asportato l’occhio e da altri due colpi alle spalle che l’avevano attraversato da parte a parte: “Fucilato alla schiena”, disse poi un testimonio.
Tre morti, un moribondo (il Gennari, che morirà qualche tempo dopo all’ospedale di Parma) e sette feriti, tra cui alcuni assai gravi, giacevano dunque, immersi nel loro sangue, sul piazzale di Langhirano.
Compiuto l’eccidio, col moschetto ancora fumante in pugno, il comandante della squadra omicida, chiamò il capo stazione e gli disse: “Ora lei, capo, può fare attaccare la macchina che i binari sono sgombri”.
Nello stesso istante, sul piazzale, un ferito si alzò e, barcollando, cercò d’allontanarsi dal luogo della strage; ma un carabiniere lo vide, sollevò ancora una volta il moschetto e lo colpì con un’altra fucilata alla schiena. L’uomo cadde bocconi nella polvere.


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LINKS: 

Corradino Mineo (RaiNews24) rivendica di essere schierato contro il "criminale Gheddafi" e giustifica così le bugie diffuse dalla sua rete:

Botta e risposta fra Alessandro Marescotti (PeaceLink) e Corradino Mineo (Rainews)
Libia: Rainews diffonde bugie di guerra? (18 settembre 2011)

http://www.peacelink.it/mediawatch/a/34731.html

Corradino Mineo (RaiNews24) vomita un intero bignamino di luoghi comuni conformisti su dittatori, complottisti, primavere arabe, nonviolenza, e... "se i Serbi ti sparavano dalle montagne che bisognava fare? Aspettare che ammazzassero l'ultimo abitante di Sarajevo?" (27 settembre 2011)

http://www.peacelink.it/pace/a/34782.html

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http://www.peacelink.it/mediawatch/a/34758.html

Lettera a Corradino Mineo

Libia: Rainews fornisce informazioni di guerra non verificabili


Continuiamo a leggere sul sito di Rainews informazioni non firmate da nessuno e - soprattutto - che non sono falsificabili, direbbe Popper. L'epistemologo Popper scrisse "Cattiva maestra televisione". Quando un'informazione non è falsificabile non vale niente.

22 settembre 2011 - Alessandro Marescotti


Gentile Corradino Mineo, 

segnalo quest'altra pagina web che mi lascia alquanto dubbioso su Rainews:

http://www.rainews24.rai.it/ it/news.php?newsid=156655

"Il colonnello libico Muammar Gheddafipotrebbe essere riuscito a fuggire da Sebha, una delle ultime roccaforti del regime caduta nelle ultime ore nelle mani degli insorti. Lo ha riferito un portavoce del Consiglio Nazionale di Transizione, citato dall'emittente 'al-Arabiya'. 

Secondo il portavoce, gli insorti controllano al momento la maggior parte di Sebha, anche se in alcuni quartieri ci sono ancora dei cecchini pro-Gheddafi.

La stessa fonte ha riferito che il Cnt sta verificando delle voci su un'eventuale fuga dello stesso colonnello dalla città della Libia sud-occidentale".


TITOLO: Al Arabiya: "Gheddafi in fuga da Sebha"


Gentile Corradino, faccio le seguenti osservazioni:
1) ma come si chiama questo portavoce del Cnt? E' definito: "un portavoce del Cnt".
2) cosa dice questo anonimo portavoce? Che "sta verificando delle voci su un'eventuale fuga" di Gheddafi,

Le chiedo: questa è una "notizia"? E' notiziabile secondo i vostri standard una fonte "indefinita" che "sta verificando" se è vera una cosa "eventuale"?

Se questa è una notizia, con tale sistema ognuno può fabbricare tutte le notizie del mondo.

Ma soprattutto: chi è il giornalista di Rainews che gestisce queste pagine web? Perché non si firma e non ci mette la faccia?

Le sembra buon giornalismo?

Perché non usa il suo tempo per conteggiare tutte le finte notizie di guerra che Al Arabiya ha diffuso con questi sistemi basati su notizie da verificare che diventavano titoli di notizie che sfuggivano a ogni controllo?

Se il giornalismo si riduce alla fabbrica del "si dice" allora l'opinione pubblica viene drogata da un'informazione inconsistente in quanto inverificabile.
La differenza fra la chiacchiera e l'inchiesta è la differenza fra il giornalismo spazzatura e il buon giornalismo.

Al Arabiya si è specializzata in questo giornalismo spazzatura, basta leggere questa "notizia data il 6 settembre...

Tripoli, 6 set. - (Adnkronos/Aki) - Il colonnello Muammar Gheddafi e suo figlio Saif al-Islamstarebbero valutando la possibilita' di andare in esilio in Burkina Faso. Secondo quanto rivela una fonte militare francese alla tv satellitare 'al-Arabiya', "Gheddafi e il figlio stanno valutando la possibilita' di unirsi alla carovana arrivata ieri in Niger per poi recarsi in Burkina Faso il cui governo ha gia' offerto loro asilo politico".

Fonti locali hanno infatti reso noto oggi che un convoglio con a bordo esponenti del passato regime libico hanno raggiunto oggi il Niger e non e' chiaro se tra loro si trovi anche Gheddafi.

06/09/2011

Ma come è possibile valutare la possibilità di unirsi ad una carovana che è GIA' arrivata in Niger se si è ANCORA in Libia?
E' come valutare la possibilità di salire in groppa a un cavallo che è già a un chilometro da me.
E che credibilità ha una "fonte militare francese" che dice una simile assurdità?
Questo è Al Arabiya, la fonte che voi citate. Una fonte inattendibile che costruisce le notizie su espressioni come "starebbero valutando la possibilità" messa in bocca a una fonte anonima. E' tutto tranne che un'informazione falsificabile, direbbe Popper, quel Popper che scrisse "Cattiva maestra televisione".

Buon lavoro

Alessandro



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Da:  osservatoriobrindisi @ libero.it
Oggetto:  ammiragli di pace e san francesco tradito
Data:  26 settembre 2011 18.25.53 GMT+02.00

Ammiragli... di pace e  lo spirito di san Francesco tradito.
Ovvero stragi di migranti, la NATO e il santo di Assisi

 
 
La leggenda vuole che il Santo  di Assisi incontrasse il lupo che terrorizzava quelle contrade facendo strage di animali e di uomini e , accortosi dei suoi lamenti  per una spina conficcatasi in una zampa , nonostante che tutti lo invitassero a fuggire via, Francesco, mosso da carità cristiana, curò il feroce animale sino alla sua guarigione...
 
1600 era il numero tragico, ricordato simbolicamente nella marcia della pace Perugia Assisi odierna,   di migranti morti negli ultimi sei mesi nel Mediterraneo supercontrollato dalla  flotta NATO.
Ai microfoni delle tv che li intervistavano ,  i pacifisti marciatori con un numero stampigliato addosso ed una maschera bianca  per ricordare come queste morti anonime non riescono a scuotere la coscienza della civilissima Europa, han ripetuto  purtroppo un ritornello frutto,  o di ingenua ignoranza sulla natura della NATO  o di un tacito non voler mettere in crisi quei complessi meccanismi di interazione tra ONG cattoliche e non,  con le strutture di intervento e soccorso militari che operano sulle coste italiane, in primis Lampedusa.
Un ritornello che abbiamo già sentito dal ministro Frattini poco più di un mese fa , quando, messo in difficoltà dinanzi all’ennesima strage, in piene polemiche sui mancati soccorsi, affermava che avrebbe chiesto alla misteriosa NATO, chiarimenti... dubbioso se scrivere tale richieste in inglese, tedesco e francese poiché assolutamente all’oscuro chi fosse nella NATO chi aveva il comando delle operazioni navali.
Insomma , sfilare lodevolmente per chilometri,  ricordando quella tragedia è bene, ma... per poter ridare dignità a quei migranti anonimi affogati nel Mare Nostrum forse sarebbe ora di dare un nome e un cognome alla catena di comando  delle navi NATO  e su quell’ipotetico mancato soccorso in un mare supercontrollato.
 
Ammiragli di pace  e lo spirito di San Francesco tradito..
 
Basterebbe solo un piccolo sforzo, quello di rileggere le pagine dei giornali e i resoconti stenografici delle sedute in Parlamento per poter avere sorprendenti risposte alle nostre domande.
Scopriremmo così che il 23 marzo 2011 , in Senato, l’attuale smemorato  ministro Frattini annunciava  con grande soddisfazione che l’ammiraglio di Squadra  Rinaldo Veri, persona stimatissima dalla NATO e dallo Stato Maggiore italiano, diveniva il Comandante del Comando Navale Alleato antiGheddafi . Questo avveniva  dopo un lungo  e difficile braccio di ferro, nella NATO, inizialmente orientata a tener fuori l’Italia,  ma che poi , con un accordo prevedeva , a fronte dell’utilizzo di basi e della logistica italiana e del contributo alla coalizione di volenterosi di  un dispositivo aeronavale nazionale ,  che all’Italia venisse conferito un incarico di prestigio  nel dispositivo NATO anti-Gheddafi.salvando così la faccia di Berlusconi e il governo italiano.
In seguito, la responsabilità italiana, sulle operazioni in mare, diveniva totale con l’assunzione del comando delle 15 navi militari componenti il NATO task GROUP 455.01  da parte del Contrammiraglio Gualtiero Mattesi imbarcato sulla portaerei Garibaldi, poi sostituito a giugno dal L’Ammiraglio Foffi già Comandante del Contingente Navale Italianoassegnato alla NATO per l’Operazione Unified Protector.
Insomma il comando delle navi NATO che han pattugliato quelle acque dove han trovato la morte 1600 migranti  non parlava tedesco, inglese, olandese, francese,  ma semplicemente italiano.
Ma ad aggiungere sorpresa a sorpresa  scopriremmo nella nostra ricerca , che in piena adesione al cliché che accompagna mediaticamente  l’uso del nostro strumento militare  e che definisce  i nostri guerrieri come ambasciatori di pace , ebbene scopriremmo che qualche ammiraglio di quella catena di comando è stato insignito  addirittura della “palma d’Oro” dalla ASSISI  PAX International.
 
Se non vivessimo nell’Italia dei paradossi porremmo la domanda:-“Come è possibile fregiarsi di una onorificenza legata al nome di san Francesco e poi permettersi di non punire fermamente chi , come sottoposto, comandante di una o più navi , ha voltato lo sguardo e turato le orecchie dinanzi ai disperati appelli di migranti in difficoltà?”- Signor Ammiraglio, come è possibile che proprio sotto il suo comando lo spirito del Santo di Assisi, quello della carità cristiana , del soccorso ai bisognosi fossero pure degli animali, sia stato violato od omesso da dei suoi sottoposti?”- Ma nei vincoli con le quali le veniva assegnata la palma d’oro non vi era quello di doveressere disponibile ad impegnarsi come testimone e portavoce della "Cultura di pace", .... e dei principi della “cultura di pace” pronunciando, pubblicamente la“promessa di operare per il dialogo culturale come procuratore-ambasciatore di pace" nel prossimo futuro?-“
1600 volti anonimi in nome dello spirito del Santo dai piedi nudi invocano da lei giustizia e rispetto della dignità umana affinché altri non si vadano ad aggiungere a questo infinito elenco di vittime della cinica Fortezza Europa.
 
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi


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http://comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=9051

TRIPOLI, ABU SALIM, 25 settembre: 

UN BUCO CON ALCUNE OSSA ANIMALI DIVENTA FOSSA COMUNE CON OLTRE 1.200 CORPI (o forse 1.700). 

Avevano già funzionato benissimo a febbraio le false fosse comuni sul mare di Tripoli: un video e delle foto, il sito americano One day on Earth (http://www.onedayonearth.org/profiles/blogs/mass-burial-tripoli-libya-feb) aveva spacciato per tali il rifacimento di un cimitero avvenuto nell´agosto scorso. Il mondo credette, e anche se in pochi giorni il trucco fu svelato, chi se n´è accorto? Nell´immaginario rimanevano a pesare le "fosse scavate in fretta dai miliziani di Gheddafi" per nascondere parte dei "diecimila morti e 50mila feriti fra i manifestanti", cifre sparate da un twitter della saudita Al Arabiya il 22 febbraio, fonte un sedicente membro libico del Tribunale penale internazionale, il quale ultimo lo sconfessava il giorno dopo, ma sempre invano. Come ha insegnato la propaganda nazista, dire menzogne enormi e ripeterle come un disco rotto paga; le smentite non saranno udite. Adesso, forse poiché non ancora tutti i membri belligeranti della Nato hanno deciso il rinnovo dell´adesione alla Operazione Unified Protector, quella sì già rinnovata dalla Nato per gli ultimi tre mesi di quest´anno, era forse utile un´altra notizia della serie "demonizza il nemico per giustificare la presenza umanitaria internazionle e legittimare ulteriormente il nuovo regime libico". Ed ecco che domenica 25, tal Salem Fergani membro del Tnc di Abdel Jalil (dal lontano febbraio autonominatosi "unico rappresentante del popolo libico", poi via via riconosciuto da vari paesi), tira fuori dal cappello di prestigiatore (in dotazione a tutti i membri del Cnt, pare) un altro orrore: una fossa comune di prigionieri uccisi. La prima forse a riferire con gioia è al Jazeera che senza alcun dubbio titola nella versione inglese (http://english.aljazeera.net/news/africa/2011/09/20119251823889148.html) "Mass grave of Libyan prisoners found". Il pezzo sul sito annuncia/denuncia: "Trovata una fossa comune con i resti di 1.700 prigionieri uccisi. La notizia è arrivata domenica mentre centinaia di combattenti del Cnt entrano a Sirte, che gli aerei Nato hanno bombardato due volte nella giornata". Ovviamente Al Jazeera non si fa alcun problema per la città assediata, centrata dai Grad (quando li lanciavano i lealisti, la Nato li bombardava a tutto spiano perché sono un´arma indiscriminata e dunque "minaccia ai civili"), Sirte e le altre città bombardate e piene di civili. E sulla fossa prosegue: "Khalid Sharif, portavoce del consiglio militare del Cnt, dice: `abbiamo trovato il luogo dove tutti quei martiri sono sepolti´ aggiungendo che è `la prova degli atti criminali del regime di Gheddafi´". Una prova necessaria. E Salim Al Ferjani, membro del Comitato nominato dal Cnt per identificare i resti, precisa: "Hanno infierito con l´acido sui corpi, per eliminare le tracce". Non è male evocare una crudeltà ulteriore. 
Poi il Cnt pensa bene di portare i giornalisti sul posto. Ma ecco cosa vede la Cnn, non certo filo-Gheddafi: non le ossa di migliaia di persone ma alcune ossa di animali senza nessuno scavo. La prima versione dell´articolo della Cnn, visibile fino a lunedì mattina, riferiva la dichiarazione del Cnt ma poi aggiungeva: "Non è chiaro se il sito sia una fossa comune, perché non ci sono stati scavi. Hanno mostrato ossa ai media, ma dei medici lì presenti con lo staff della Cnn hanno sostenuto che non sono ossa umane". Poi questa frase, nell´articolo di cui al link http://www.cnn.com/2011/09/25/world/africa/libya-mass-grave/index.html ?hpt=wo_c2 toglie il riferimento ai medici ma lascia i dubbi e diventa: "Il Cnt sospetta si tratti di una fossa comune, benché non ci siano stati scavi e non siano stati trovati resti umani. Un team della Cnn è stato portato sul posto, un campo fangoso, con latri media, e ha trovato solo ossa apparentemente animali". Non finisce qui: la Cnn precisa che secondo i "rivoluzionari" di Abdel Jalil il sito è stato individuato il 20 agosto. Allora perché la notizia fa scalpore adesso?
Comunque in Italia i media non leggono la Cnn. E riprendono acriticamente la bufala di Al Jazeera. Primeggia Repubblica.it (http://www.repubblica.it/esteri/2011/09/25/news/tripoli_trovata_fossa_comune_1200_cadaveri_tra_prigionieri_e_insorti-22199360/) ad esempio cita come oro colato appunto Al Jazeera, come fonte sacra: "Una fossa comune con 1200 cadaveri è stata trovata nei pressi della prigione di Abu Salim. Lo riporta la tv qatariota (dal sito definita "panaraba") Al Jazeera, confermando la notizia senza però fornire ulteriori dettagli". (Il corsivo è nostro). Poi Repubblica.it aggiunge di suo che fra i cadaveri ci sarebbero non solo i prigionieri del 1996 ma anche gli insorti di adesso. Repubblica cartaceo dedica tutta la pagina 17 del 26 settembre, a firma Renato Caprile da Tripoli, alla triste scoperta: "1.700 cadaveri" (come se ogni cadavere fosse già lì, in evidenza sotto l´occhio del reporter), "una delle più agghiaccianti fosse comuni mai scoperte". Il giornalista è portato sul posto a vedere il "cimitero senza lapidi" che "attivisti del Cnt" (attivisti, una bella definizione, non come mercenari o miliziani) hanno portato "ieri" alla luce. "La prova di un massacro": un´altra delle pistole fumanti così ecessarie a questa guerra. Ed ecco, scrive Caprile, "brandelli di stoffa intrisi di sangue e scoloriti dal tempo" (un armato del Cnt ha trovato "stringe al petto come una reliquia" proprio la tuta con il nome del suo vecchio amico Abdul Salem, il nome c´è ancora e così il foro del proiettile che l´ha ucciso 15 anni fa; l´ha trovata "come per miracolo": già) : "la prova di un massacro". Insieme a "teschi, femori, tibbie, costole ammucchiati qua e là alla rinfusa". 
Come mai la Cnn ha visto altro? Del resto, qualche settimana fa Repubblica.it parlava della denuncia delle amazzoni di Gheddafi ("Lui e tutti i suoi figli e i suoi funzionari ci stupravano": un altro classico della guerra in Libia), senza controllare la fonte dalla quale proveniva, una fonte screditatissima dalla stessa Onu. E´ quella psicologa di Bengasi, la Sergewa, dai cui era partita tutta la campagna diffamatoria nei confronti dei "mercenari di Gheddafi stupratori di massa", campagna rivelatasi falsa. Repubblica non ricordava che la psicologa era già stata sbugiardata dall´inviato dell´Onu e da Amnesty. La quale ultima pure non è certo filoGheddafi. Ad esempio Amnesty, che a gran voce e a lungo ha denunciato l´assedio a Misurata da parte dei lealisti - vedi il rapporto Misrata nder Siege - da settimane tace sugli assedi alle città lealiste, che la Nato bombarda e il Cnt attacca dichiaratamente con Grad, missili che la Nato stessa chiama "armi indiscriminate". Minaccia ai civili. 

Marinella Correggia

27.09.2011


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Il Venezuela intende denunciare alle Nazioni unite l'aggressione della Nato contro la Libia


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L'IMMONDEZZAIO IN CUI VIVIAMO


http://www.repubblica.it/politica/2011/09/28/news/25_aprile-22366363/

Il 25 aprile di nuovo nel mirino. Il governo: "Sostituiamolo con il 18"

L'esecutivo  ha accolto la "raccomandazione" di un parlamentare Pdl per sostituire alla celebrazione della Liberazione quella delle prime elezioni politiche vinte dalla Dc. Il presidente del'Anpi, Smuraglia: "Una provocazione e una follia". Insorge l'opposizione: "Vile e inutile"

ROMA - Non c'è pace per la festa della Liberazione. Dopo aver rischiato di cadere sotto la mannaia della manovra economica 1, il 25 aprile finisce nuovamente nel mirino. Il governo ha accolto "come raccomandazione" l'ordine del giorno presentato dal parlamentare bolognese del Pdl, Fabio Garagnani, contenente la proposta di sostituire il 25 aprile con il 18 aprile 1948, giorno delle elezioni politiche vinte dalla Democrazia Cristiana guidata da Alcide De Gasperi. Una proposta che ha ricevuto subito la netta risposta negativa del presidente dell'Anpi (l'Associazione nazionale dei partigiani) Carlo Smuraglia: "Una provocazione dell'onorevole Garagnani (non nuovo a uscite di questo genere 2, ndr) e una follia del governo che l'accoglie come raccomandazione. Penso che non se ne farà nulla. Ma se ci provassero troverebbero la ferma opposizione di tanti italiani che li farebbero rapidamente desistere". Immediate le reazioni indignate dell'opposizione: "Proposta vile e inutile". E la Lega lancia la provocazione: "Allora si festeggi anche la legge truffa del '53".
Proprio oggi, si legge in una nota di Garagnani, "ho ricevuto dal servizio di controllo parlamentare la conferma scritta dell'accoglimento 'come raccomandazione' da parte del governo del mio ordine del giorno che, in sede di discussione della manovra finanziaria del 14 settembre, impegnava ed impegna il governo a sostituire la festività del 25 aprile con il 18 aprile 1948 che, a parere mio, è la  vera data fondante ed unificante della democrazia italiana".
Immediata, si diceva, la replica dell'Anpi. Il presidente Smuraglia è letteralmente allibito: "Questo parlamentare, evidentemente, cerca la provocazione. Mi domando come davanti ai problemi economici gravissimi di questo Paese gli possa essere venuta in mente un'idea così assurda. Il 25 aprile è una festività consolidata nella mente e nel cuore di tanti italiani. Come si può pensare di sostituirla con il ricordo di un'elezione politica vinta da una parte? Non ha nessun senso e nessuno la prenderà in considerazione". Ma Smuraglia ce l'ha anche di più con l'esecutivo che ha accettato di riceverla addirittura come "raccomandazione": "Bastava un minimo di senso per capire che si trattava di una proposta irricevibile, anzi, neppure formulabile. Questa doveva essere la risposta di un governo serio... Invece... Evidentemente sono confusi... Comunque, se a qualcuno venisse l'idea di prendere sul serio questa cosa, l'Anpi fa sapere fin d'ora che ci saranno risposte adeguate, immediate e fermissime". 
E non sono mancate le proteste dell'opposizione. "Garagnani - ha affermato Ettore Rosato, esponente dell'Ufficio di presidenza del gruppo del Pd - sta alzando un polverone per niente, come è solito fare. Il 25 aprile non si tocca e dunque l'accoglimento 'come raccomandazione' da parte del governo del suo ordine del giorno è praticamente carta straccia. Resta un gesto politico vigliacco e provocatorio da parte di un governo che non sa guidare il Paese e tenta di tappare i buchi con dosi massicce di propaganda". A Rosato ha fatto eco il senatore Pd Paolo Giarretta: "Il governo e la sua maggioranza, non contenti di dividere Paese sui problemi dell'oggi, vorrebbero dividerlo anche sulla sua storia dimostrando purtroppo di essere uomini piccoli dai pensieri piccoli". 
"La conferma dell'accoglimento di un ordine del giorno che impegna il governo a sostituire la festività del 25 aprile con quella del 18 aprile 1948 - ha sottolineato l'Idv con la deputata Silvana Mura- dimostra la confusione e la debolezza di un governo che nella seduta del 14 settembre, non avendo più i numeri in aula, ha accolto tutti gli odg presentati per evitare di subire ripetute sconfitte. La vicenda, però, dimostra anche in maniera incontrovertibile come alcuni esponenti del Pdl che dicono di ispirarsi a quella che fu l'opera svolta dalla Democrazia Cristiana, siano in realtà quanto di più lontano dai valori e dalla cultura politica di quel partito. A nessuno dei grandi leader storici della Dc così come ai parlamentari più oscuri di quel partito sarebbe infatti mai venuto in mente di disconoscere la ricorrenza del 25 aprile 1945, perché la Dc e i cattolici si riconoscevano in pieno nel movimento della Resistenza di cui furono parte importante. È per questo che la Dc storica fu protagonista della ricostruzione dell'Italia ed è per questo che invece il Pdl è protagonista della decadenza del nostro Paese". E il senatore Pancho Pardi (Idv) rincara la dose: "Il 25 Aprile non si tocca, semmai va sostituito chi vuole sostituirla". 
Contraria alla proposta di Garagnani anche la Lega, che attraverso il senatore Fabio Rizzi, lancia una provocazione: quella di festeggiare la legge truffa del '53: "Sostituire il 25 aprile '45 con il 18 aprile '48? Cosa senza alcun riferimento storico se non quello che la Democrazia Cristiana vinse le elezioni e il Fronte popolare le perse. La storia è storia: il 25 aprile 1945 fu la sconfitta del nazifascismo, grazie agli alleati, al Cln e al sollevamento popolare". "A questo punto - è la provocazione di Rizzi - Garagnani proponga anche di festeggiare la legge truffa del '53! Seriamente: penso che uno come De Gasperi si sarebbe fatto una grande risata su una provocazione come questa solo per stare sui giornali".

(28 settembre 2011)
 


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