Informazione

TP: Eichmann, der BND und die Expertenkommission
(italiano / srpskohrvatski / francais / english)

Memoria 2011 / 5

Nazi criminals employed by CIA

1) Newest revelations on nazi criminals who were employed by CIA:
* E gli Usa divennero il rifugio dei nazisti (E. Caretto 14.11.2010)
* Secret papers reveal Nazis given 'safe haven' in US (telegraph.co.uk 14.11.2010)
* CIA dala „utočište“ nacistima posle rata (Blic.rs 15.11.2010)
* Pred Kongresom izveštaj o saradnji nacista i CIA (Beta 11.12.2010)

2) Vukcevic: la Serbia chiederà agli USA l’estradizione di Peter Egner (2009) / La Serbie demande aux USA d’extrader le nazi Peter Egner (CdB 8 décembre 2010)

3) Flashback 2006: CIA NAZI FILES RELEASED / Documents Shed Light on CIA's Use of Ex-Nazis (NYT 6 June 2006)


LINKS:

LA NOSTRA PAGINA DEDICATA A RATLINES E ODESSA

Ratlines. La guerra della Chiesa contro il comunismo: le reti di fuga dei criminali di guerra nazisti e ustascia nel secondo dopoguerra, con la copertura del Vaticano (sintesi dal libro di Mark Aarons e John Loftus)

RATLINES: Il Vaticano nascose gli ustascia (rassegna di articoli)

L'alliance du Pentagone avec les nazis

DOSSIER: Le camp allemand du Parc des expositions de Belgrade, 1941-1944 (Vecernje Novosti)


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Il Corriere della Sera

E gli Usa divennero il rifugio dei nazisti


Rivelazione del New York Times: dopo la guerra molti criminali di guerra furono impiegati da Cia e Nasa


WASHINGTON – Dopo la sconfitta del Terzo Reich gli Stati Uniti ospitarono più criminali di guerra nazisti di quanto si sospettasse e lo nascosero agli alleati. Ne fecero uso in particolare la Cia, lo spionaggio, e in secondo luogo la Nasa, l’ente spaziale. Lo svela un rapporto del Ministero della giustizia, più precisamente del suo Office of special investigation (Osi) istituito nel ’79, rapporto venuto in possesso del New York Times. Il rapporto, di cui il Ministero della giustizia aveva già consegnato una parte, pesantemente censurata, agli Archivi della sicurezza nazionale, consta di 600 pagine e racconta molte storie. Per esempio, quella di Josef Mengele, «l’angelo della morte», il medico che condusse atroci esperimenti sugli ebrei internati ad Auschwitz. Per anni l’Osi tenne in laboratorio frammenti della pelle del cranio e capelli di Mengele. Li diede al Brasile attorno al 1985, tramite essi fu possibile stabilire che il medico aveva trovato rifugio nel grande stato sudamericano e vi era morto nel ’79.

CASI CLAMOROSI - Ma I casi più clamorosi di cui parla il rapporto sono quelli di Otto Von Bolschwing e di Arthur Rudolph. Bolschwing era il braccio destro di Adolph Eichmann, uno dei massimi architetti dello sterminio degli ebrei, che venne poi catturato dal servizio segreto israeliano in Argentina e processato e condannato a morte in Israele. Bolschwing si stabilì negli Stati uniti nel ’54 e fu assunto dalla Cia, che preparò un dossier a suo discarico nell’eventualità che venisse scoperto. L’Osi, che aveva il compito di fare giustizia dei criminali di guerra nazisti, avviò la procedura di estradizione in Germania nell’81. Bolschwing morì quell’anno.

IL PADRE DEL «SATURNO» - Rudolph era l’ex direttore della Mittelwerk, la fabbrica del Terzo Reich responsabile della produzione dei razzi V2. Fu portato negli Stati uniti nel ’45 nel quadro dellaOperation paperclip, il programma di trasferimento negli Usa degli scienziati nazisti, per lavorare alla produzione di missili. Più tardi fu assunto dalla Nasa, che si era già affidata a un suo collega, Von Braun, per il programma spaziale. Anni dopo, la Nasa lo onorò come «il padre del missile Saturno» per le esplorazioni spaziali. L’Osi accertò che Rudolph aveva impiegato manodopera schiava e cercò di deportarlo. Come Bolschwing, lo scienziato morì prima che vi riuscisse.

L'ATTENTATO MISTERIOSO - Un terzo caso fu quello di Tscherim Soobzokov, un ex SS che prese la residenza nel New Jersey, e che per motivi mai precisati fu protetto dal Ministero della giustizia. I suoi trascorsi divennero pubblici nell’80 ma non fu processato nonostante le proteste delle comunità ebraiche. Soobzokov venne ucciso in un attentato – una bomba in casa – nell’85 e i suoi assassini non furono mai scoperti. L’Osi commise un grosso errore quando identificò in John Demjanjuk, un lettone, altro rifugiato nazista, il boia di Treblinka, detto Ivan il terribile. Demjanuk venne discolpato da vari connazionali, ma venne poi mandato in Germania a rispondere di altri crimini di guerra.

L'ORO NAZISTA - Secondo il New York Times, il rapporto e la condotta del Ministero della giustizia dovrebbero essere oggetto di una inchiesta. Il giornale afferma che nei documenti si trovano anche le prove che durante le seconda guerra mondiale la Svizzera comprò dai nazisti oro di ebrei vittime dell’Olocausto. Questa circostanza fu sempre tenuta nascosta, ma di essa sarebbe stato al corrente il Dipartimento di stato.

Ennio Caretto

14 novembre 2010 (ultima modifica: 15 novembre 2010)

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World War 2

Secret papers reveal Nazis given 'safe haven' in US

A secret United States government report has offered fresh evidence that the CIA granted Nazi war criminals a "safe haven" in the US after the Second World War.


By Toby Harnden in Washington 5:45PM GMT 14 Nov 2010

The 600-page report, written in 2006 and which the US Justice Department has tried to keep secret ever since, describes what it calls Washington's "collaboration with persecutors".
Agents from the Justice Department's Nazi-hunting Office of Special Investigations (OSI) found that war criminals "were indeed knowingly granted entry" to the US, even though government officials were aware of their pasts, the report concluded.
"America, which prided itself on being a safe haven for the persecuted, became – in some small measure – a safe haven for persecutors as well."
The report, obtained by the New York Times, details cases of Nazis being helped by American intelligence officials.
In 1954, the CIA assisted Otto Von Bolschwing, an associate of Adolf Eichmann who had helped develop plans "to purge Germany of the Jews".
In a series of CIA memos, officials pondered what to do if Von Bolschwing was confronted about his past, debating whether to deny any Nazi affiliation or "explain it away on the basis of extenuating circumstances", according to the report.
The Justice Department sought to deport Von Bolschwing after it learned in 1981of his Nazi past but he died the same year.
Another case involved Arthur L. Rudolph, a Nazi scientist who ran the Mittelwerk munitions factory. He was brought to the US in 1945 for his rocket-making prowess as part of Operation Paperclip, an American initiative to recruit scientists who had worked in Nazi Germany.
The report highlights a 1949 note from a very senior Justice Department official urging immigration officers to let Rudolph back into the US after visiting Mexico because excluding him would be "to the detriment of the national interest".
Justice Department investigators later discovered that Rudolph was much more implicated in using Jewish slave labour at Mittelwerk than he or the CIA had admitted. Some intelligence officials objected when the Justice Department tried to deport him in 1983.
The report states that prosecutors filed a motion in 1980 that "misstated the facts" in insisting that CIA and FBI records revealed no information on the Nazi past of Tscherim Soobzokov, a former Waffen SS soldier.
Instead, the Justice Department "knew that Soobzokov had advised the CIA of his SS connection after he arrived in the United States", the report found.
The report details the government’s posthumous pursuit of Dr Josef Mengele, the German SS officer and physician known as the “Angel of Death”. A piece of Mengele’s scalp was kept in the drawer of an OSI director in the hope that it would establish whether he was still alive.
Investigators used diaries and letters supposedly written by Mengele and German dental records to follow his trail. After the development of DNA, the piece of scalp, which had been handed over to Brazil, helped to establish that Mengele had died in Brazil in 1979, without ever entering the US, the report stated.
The US government has resisted making the report public ever since it was written four years ago. Under the threat of legal action, it provided an expurgated version last month to the National Security Archive, a private research group. The New York Times then obtained a complete version.
The US Justice Department told the newspaper that the report, which was the product of six years of research, was never formally completed, did not represent official findings and claimed there were "numerous factual errors and omissions" though it declined to detail these.
Since the creation of the OSI in 1979, several hundred Nazis have been deported, stripped of their American citizenship or excluded from entering the United States. The OSI was merged with another unit this year.


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IZVEŠTAJ MINISTARSTVA PRAVDE SAD

CIA dala „utočište“ nacistima posle rata

CDC/IB  | 15. 11. 2010. - 00:05h | Foto: AFP  | Komentara: 38 

Tajna istorija ratnih operacija američke vlade nakon Drugog svetskog rata pokazuje da su američke tajne službe obezbedile „utočište“ u SAD za nemačke naciste i njihove saradnike, tvrdi „Njujork tajms“ na osnovu uvida u izveštaj Ministarstva pravde SAD, koji je četiri godine skrivan od očiju jasnosti.

U dokumentu se na 600 strana opisuju decenijski sukobi SAD sa drugim zemljama zbog toga što su primale i štitile naciste u zemlji i inostranstvu. Izveštaj pruža nove činjenice o više od 20 najozloglašenijih nacista u poslednje tri decenije. Govori se o pomoći koju je CIA 1954. godine pružala Otu fon Bolšvingu, saradniku Adolfa Ajhmana, koji je pomogao u pravljenju početnih planova „da se Nemačka očisti od Jevreja“, a kasnije je radio za CIA u SAD.

U nizu dokumenata, zvaničnici Centralne obaveštajne službe raspravljali su o tome šta treba činiti ukoliko Fon Bolšving bude suočen sa svojom prošlošću: da li da poriče bilo kakvu povezanost sa nacistima ili da „to objasni u svetlu olakšavajućih okolnosti“, navodi list.

Kada se saznalo za veze Fon Bolšvinga sa nacistima, ministarstvo pravde je 1981. godine zahtevalo njegovu deportaciju, ali je on preminuo u 72. godini, piše „Njujork tajms“.

U celom slučaju najviše kompromituje činjenica da je CIA bila povezana sa nacistima emigrantima. U izveštajima prethodnih vlada već su priznali da je CIA koristila naciste u obaveštajne svrhe posle rata. Međutim, pomenuti izveštaj ide dalje i otkriva dublju upletenost službe u slične operacije. U njemu se pominje i slučaj Artura Rudolfa, nacističkog naučnika koji je rukovodio fabrikom municije Mitelverk u Nemačkoj. Doveden je u SAD 1945. godine zbog svoje stručnosti u pravljenju raketa, operaciji „Spajalica“, što je bilo ime američkog programa koji je regrutovao naučnike iz nacističke Nemačke. NASA je čak odlikovala Rudolfa i proglasila ga tvorcem američke rakete „saturn pet“. Dokumentacija otkriva činjenice i nivo američke um ešanosti i obmanjivanja javnosti.

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Čuvali deo skalpa Mengelea u fioci
Izveštaj opisuje posthumnu potragu američke vlade za dr Jozefom Mengeleom, koga su u Aušvicu zvali “Anđeo smrti”. Deo njegovog skalpa držao je jedan zvaničnik ministarstva pravde u svojoj fioci. Takođe, opisano je ubistvo bivšeg esesovca u Nju Džerziju, a u jednom delu govori se o pogrešnoj identifikaciji stražara koncetracionog logora Treblinka poznatog kao Ivan Grozni.


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http://www.e-novine.com/svet/svet-vesti/43056-Pred-Kongresom-izvetaj-saradnji-nacista-CIA.html

Vašington

Pred Kongresom izveštaj o saradnji nacista i CIA

11.12.2010
Beta

U izveštaju istoričara dostavljenom u petak američkom Kongresu otkrivaju se detalji kako je američka obaveštajna služba (CIA) koristila i štitila neke agente nacističkog Gestapoa posle Drugog svetskog rata i kako je tražila glavnog izvršioca holokausta Adolfa Ajhmana.
Izveštaj pod nazivom "Hitlerova senka: nacistički ratni zločinci, američka obaveštajna služba i hladni rat" napisali su istoričari iz američke Nacionalne arhive. U izveštaju se nalaze oko 1.000 dokumenata - snimaka, pisanih izjava, ekspertiza i analiza o tajnim operacijama CIA i vojne obaveštajne službe.

"Podaci CIA su nam omogućili da steknemo bolju sliku o kretanju nacističkih ratnih zločinaca u posleratnom periodu. Podaci iz vojske su obimni i biće potrebno nekoliko godina da se sve to pročita", rekao je koautor studije Ričard Brajtman sa Univerziteta u Vašingtonu.

Portparol CIA Džordž Litl izjavio je da ta agencija nije u to vreme imala politiku ili program zaštite nacističkih ratnih zločinaca, niti je pomagala da oni izbegnu pravdu. Litl je rekao da je CIA decenijama sarađivala s ministarstvom pravde o tome, kao i sa odsekom za specijalne istrage.

U izveštaju se navodi detalji kako su Amerikanci koristili oficire Gestapoa, uključujući Rudolfa Mildnera, posle Drugog svetskog rata. Vojska je držala Mildnera i vodila računa da ne dođe u ruke istražitelja za ratne zločine, jer joj je bio potreban zbog svojih saznanja o komunistima.

"Namera vojske da koristi oficire Gestapoa protiv komunista mnogo je veća od onog što smo do sada mislili, iako nije bilo velikih slučajeva kao što je bio slučaj Klausa Barbija", rekao je Brajtman, aludirajući na ozloglašenog "Kasapina iz Liona", koji je radio za američke obaveštajce posle rata.

Mildner je kasnio pobegao u Argentinu, gde se sastao sa Ajhmanom, koji je iz Evrope pobegao u Južnu Ameriku. Izveštaj navodi detalje o Ajhmanovom kretanju pre nego što ga je 1960. godine otela izraelska obaveštajna služba.

"Oni (dokumenti) pokazuju da je Zapad znao o Ajamanovim zločinima i njegovom posleratnom kretanju. Niko iz američke obaveštajne agencije nije pomogao Ajhmanu da pobegne, već su mu jednostavno dozvolili da se bezbedno sakrije i ode u Argentinu", rekao je Brajtman.

U izveštaju se navode i detalji saradnje CIA i nacističkih saradnika za vreme hladnog rata. U pokušaju da razbiju Sovjetski Savez preko Ukrajine, agencija se obratila pronacističkim ukrajinskim nacionalistima, među kojima je bio Mikola Lebed, koji je vodio paravojnu organizaciju koja je tokom rata sprovodila politiku etničkog čišćenja. Lebed je otišao u Njujork 1948. godina, a njegova saradnja sa agencijom je "trajala koliko i ceo hladni rat", navodi se u izveštaju.

"CIA je navodila tada da Lebed nema veze s nacistima i da je on ukrajinski borac za slobodu", dodaje se u izveštaju i navodi da je Lebed imao kontakte s agencijom do smrti, 1998. godine.


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Vukcevic: la Serbia chiederà agli USA l’estradizione di Peter Egner

Glassrbije.org 13. aprile 2009.

Il procuratore serbo per i crimini di guerra Vladimir Vukcevic, ha avvisato i rappresentanti della comunità ebraica a Belgrado che la Serbia chiederà l’estradizione agli Stati Uniti del criminale nazista Peter Egner, per il sospetto di aver eseguito il genocidio e i crimini di guerra contro la popolazione civile, in genere ebraica, a Belgrado durante la Seconda guerra mondiale. I rappresentanti della comunità ebraica sono stati informati che la Procura serba per i crimini di guerra ha consegnato, verso la fine dell’agosto 2008, la richiesta per l’inchiesta contro Egner, e che il giudice istruttore della Corte per i crimini di guerra nel settembre scorso ha approvato l’inchiesta. Egner è sospettato di aver partecipato verso la fine del 1941 alla deportazione di moltissimi civili a Janjice, che dopo sono stati fucilati, e che dalla fine del 1941 alla metà del 1942, come guardia, aveva assicurato il deporto di gruppi di ebrei nel campo di concentramento Staro sajmiste.

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La Serbie demande aux USA d’extrader le nazi Peter Egner


Mise en ligne : mercredi 8 décembre 2010
Les autorités serbes ont officiellement demandé aux Etats-Unis, le 26 novembre dernier, d’extrader Peter Egner, ancien membre de la Gestapo allemande en Serbie, naturalisé américain. L’homme est soupçonné de crimes de guerre et de génocide durant la Seconde Guerre mondiale.

(Avec AFP et Reuters) - Peter Egner, Allemand de souche né en Yougoslavie, est arrivé aux Etats-Unis en 1960 et a acquis la citoyenneté américaine en 1966.

Âgé de 88 ans, il réside actuellement à Seattle.

Selon l’acte d’accusation, il est mis en cause dans l’exécution de milliers de civils, en majorité des Juifs (parmi lesquels des femmes et des enfants), des Rroms et des opposants politiques, durant la Seconde Guerre mondiale.

Peter Egner aurait reconnu avoir été actif en tant que membre de la Gestapo, la police secrète du régime nazi, dans des camps de concentration à Belgrade entre 1941 et 1942.

La Serbie avait lancé un mandat d’arrêt international contre lui en avril dernier. La demande d’extradition le concernant a été déposée vendredi 26 novembre.

« La demande d’extradition a été différée de quelques mois pour des raisons techniques et à cause de la réforme de l’appareil judiciaire qui a un peu ralenti les choses », a dit Bruno Vekarić, procureur adjoint de Serbie pour les crimes de guerre.

Le département américain de la Justice a demandé en 2008 à un tribunal fédéral de radier Peter Egner de sa citoyenneté américaine sur la base d’éléments de preuve sur son rôle dans un Einsatzgruppe (une unité d’exécution mobile nazie) impliquée les massacres de de civils lors de l’occupation allemande de la Serbie.

Peter Egner ne pourra être extradé que s’il est déchu de sa citoyenneté américaine.

Retrouvez notre dossier :
« Le camp allemand du Parc des expositions de Belgrade, 1941–1944 


=== 3 ===

-------- Original-Nachricht --------
Datum: Fri, 9 Jun 2006 20:38:19 +0200
Von: Reinhard Helmers 
Betreff: CIA  and  NAZI  FILES

CIA NAZI FILES RELEASED

Some 27,000 pages of Central Intelligence Agency records regarding operational relationships between the CIA and former Nazis following World War II were disclosed yesterday at the National Archives.

The release was announced by the Interagency Working Group (IWG)on Nazi War Crimes, which was created by a 1998 law.  The IWG, which has previously overseen the declassification of eight million war crimes-related records, is chaired by former Information Security Oversight Office Director Steven Garfinkel.

The latest release almost failed to occur due to CIA recalcitrance.

"In 2002, the CIA declared that it was no longer going to follow the criteria observed since 1999 for all the participating agencies in the IWG declassification project [and that] henceforth it would produce files relating only to individuals whom we could prove had personally engaged in war crimes," recalled IWG memberRichard Ben-Veniste.

"For 18 months the IWG tried to persuade CIA that its unilateral redefinition of its obligation was erroneous and unacceptable," he said.

This obstacle was eventually overcome thanks to the intervention of the sponsors of the original legislation -- Senators Mike DeWine (R-OH) and Dianne Feinstein (D-CA) and Rep. Carolyn Maloney (D-NY) -- and the effective support of Porter Goss, who had just become the new CIA Director.

CIA spokesman Stanley Moskowitz said the Agency was now committed to full disclosure regarding the historical record of CIA's connections to Nazis.

He said that when the declassification process is completed at the end of this year, "we will have withheld nothing of substance."

(Mr. Moskowitz himself was once the object of unwanted disclosure when, to the dismay of Agency officials, he was publicly identified as the CIA station chief in Tel Aviv.  See "CIA StationChief in Israel Unmasked," Secrecy & Government Bulletin, Issue 75, November 1998.)

"The relevance of today's disclosures [on Nazi war crimes] to the issues this Nation faces today is striking," suggested IWG member Thomas H. Baer.

The question the documents raise, he said, is: "To what extent, and under what circumstances, can our Government rely upon intelligence supplied by mass murderers and those complicit in their crimes?"

Initial assessments of the new disclosures were prepared by four historians for the Interagency Working Group, each of which includes several of the newly declassified documents.  See:

"New Information on Cold War CIA Stay-Behind Operations in Germany and on the Adolf Eichmann Case" by Timothy Naftali, University of Virginia:


"Gustav Hilger: From Hitler's Foreign Office to CIA Consultant" by Robert Wolfe, former archivist at the U.S. National Archives:


"Tscherim Soobzokov" by Richard Breitman, AmericanUniversity:


"CIA Files Relating to Heinz Felfe, SS Officer and KGB Spy" by Norman J.W. Goda, Ohio University:


For more information on the Interagency Working Group on Nazi War Crimes see:



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Documents Shed Light on CIA's Use of Ex-Nazis

    By Scott Shane
    The New York Times

    Tuesday 06 June 2006


    Washington - The Central Intelligence Agency took no action after learning the pseudonym and whereabouts of the fugitive Holocaust overseer Adolf Eichmann in 1958, according to CIA documents that shed new light on the spy agency's use of former Nazis as informers after World War II.

    The CIA was told by West German intelligence that Eichmann was living in Argentina under the name "Clemens" - a slight variation on his actual alias, Klement - but kept the information from Israel because of German concerns about exposure of former Nazis in the Bonn government, according to Timothy Naftali, a historian who examined the documents. Two years later, Israeli agents abducted Eichmann in Argentina and took him to Israel, where he was tried and executed in 1962.

    The Eichmann papers are among 27,000 newly declassified pages released by the CIA to the National Archives under Congressional pressure to make public files about former officials of Hitler's regime later used as American agents. The material reinforces the view that most former Nazis gave American intelligence little of value and in some cases proved to be damaging double agents for the Soviet KGB, according to historians and members of the government panel that has worked to open the long-secret files.

    Elizabeth Holtzman, a former congresswoman from New York and member of the panel, the Interagency Working Group on records concerning Nazi and Japanese war crimes, said at a press briefing at the National Archives today that the documents show the CIA "failed to lift a finger" to hunt Eichmann and "forced us to confront not only the moral harm but the practical harm" of relying on intelligence from ex-Nazis.

    She said information from the former Nazis was often tainted both by their "personal agendas" and their vulnerability to blackmail. "Using bad people can have very bad consequences," Ms. Holtzman said. She and other group members suggested that the findings should be a cautionary tale for intelligence agencies today.

    As head of the Gestapo's Jewish affairs office during the war, Eichmann implemented the policy of extermination of European Jewry, promoting the use of gas chambers and having a hand in the murder of millions of Jews. Captured by the United States Army at the end of the war, he gave a false name and went unrecognized, hiding in Germany and Italy before fleeing to Argentina in 1950.

    Israeli agents hunting for Eichmann came to suspect in the 1950's that he was in Argentina but they did not know his alias. They temporarily abandoned their search at about the time, in March 1958, that West German intelligence told the CIA that Eichmann had been living in Argentina as "Clemens," said Mr. Naftali, who is now at the University of Virginia but will become director of the Richard M. Nixon Presidential Library in October.

    The United States government, preoccupied with the cold war, had no policy at the time of pursuing Nazi war criminals. The West German government was wary of exposing Eichmann because officials feared what he might reveal about such figures as Hans Globke, a former Nazi then serving as a key national security adviser to Chancellor Konrad Adenauer, Mr. Naftali said.

    In 1960, also at the request of West Germany, the CIA persuaded Life magazine, which had purchased Eichmann's memoir from his family, to delete a reference to Globke before publication, the documents show.

    Since Congress passed the Nazi War Crimes Disclosure Act in 1998, the Interagency Working Group has persuaded the government to declassify more than 8 million pages of documents. But the group ran into resistance starting in 2002 from the CIA, which sought to withhold operational files from the 1940's and 50's.

    After Congress extended the working group's term to 2007, and after the intervention of Senator Mike DeWine, Republican of Ohio; Senator Dianne Feinstein, Democrat of California; and Representative Carolyn B. Maloney, Democrat of New York, Porter J. Goss, who was the CIA director, ordered the release of the records with very few deletions.

    Stanley Moskowitz, a CIA official who assisted the working group for the last year, said the delicate question of releasing operational files has long been a "nettlesome problem" but that "the passage of time has shifted the balance" toward release. He said the new CIA director, Gen. Michael V. Hayden, has agreed to continue releasing the records.

    Norman J.W. Goda, an Ohio University historian who reviewed the CIA material, said it showed in greater detail than previously known how the KGB aggressively targeted former Nazi intelligence officers for recruitment after the war. In particular, he said, the documents fill in the story of the "catastrophic" Soviet penetration of the Gehlen Organization, the post-war West German intelligence service sponsored by the United States Army and then the CIA.

    Mr. Goda described the case of Heinz Felfe, a former SS officer who was bitter over the Allied firebombing of his native city, Dresden, and secretly worked for the KGB Felfe rose in the Gehlen Organization to oversee counterintelligence - placing a Soviet agent in charge of combating Soviet espionage in West Germany.

    The CIA shared much sensitive information with Felfe, who visited the agency in 1956 to lobby for West German involvement in CIA operations, Mr. Goda found. A newly released 1963 CIA damage assessment, written after Felfe was arrested as a Soviet agent in 1961, found that he had exposed "over 100 CIA staffers" and seen that many eavesdropping operations ended with "complete failure or a worthless product."

    The documents show that the CIA ignored "clear evidence of a war crimes record" in recruiting another former SS officer, Tscherim Soobzokov, said another historian at the briefing, Richard Breitman of American University. Because it valued Soobzokov for his language skills and ties to fellow ethnic Circassians living in the Soviet Caucasus region, the CIA deliberately hid his Nazi record from the Immigration and Naturalization Service after he moved to the United States in 1955, Mr. Breitman said.

    But Soobzokov would not ultimately escape his past. He died in 1985 of injuries suffered three weeks earlier when a pipe bomb exploded outside his house in Paterson, NJ. The murder case has never been solved.




Telepolis knews: USA: Unliebsame Recherchen unterbunden
(italiano / francais / english / deutsch)

Memoria 2011 / 6

Nazi-Kriegsverbrecher auf NATO-Dienst

1) Eichmann-Akte:
* Flashbacks
* Unscrupulous. << The files, made public in Washington, shed a light on the cooperation between the post war elite of West Germany and the surviving Nazi personnel, who were integrated into the new state structures or enjoyed their secret protection. The BND served as one of the centers for this cooperation. "Now we know that at least a dozen veterans of Eichmann's 'Jewish Affairs Section' (...) worked as secret agents for the CIA and the BND (...) in the aftermath of 1945" >> (GFP / Christopher Simpson 11.06.2006)
* Eichmann, der BND und die Expertenkommission (Gaby Weber 21.01.2011)

2) Eichmann, le spie Usa sapevano ma tacquero / Eichmann, Globke, Gehlen furono salvati dagli americani in nome della guerra fredda e della ricostruzione di una Germania occidentale fedelmente alleata agli Stati Uniti (il manifesto, 2006)

3) Klaus-Barbie-Akte:
* Nazi “Butcher of Lyon” was a German intelligence agent (wsws.org 22.1.2011)


LINKS:

Neue Legitimität
27.01.2011 - HAMBURG/MÜNCHEN/PARIS (Eigener Bericht) - Die wegen der NS-Vergangenheit ihres Namensgebers schwer belastete Alfred Toepfer Stiftung (Hamburg) tritt als Bewahrerin des Erbes der von den Nazis ermordeten Geschwister Scholl auf und kündigt eine Scholl-Gedenk-Ausstellung in den Hamburger Toepfer-Räumen an. Sie soll Ende Januar beginnen. Alfred Toepfers Betriebe lieferten an die SS-Verwaltung des Ghettos Lodz (Litzmannstadt) Löschkalk für die rückstandslose Beseitigung der Leichen von Juden. Die Geschwister Scholl starben etwa zur selben Zeit unter der Guillotine der NS-Führung, die von Toepfer hofiert wurde und mit der er persönlich bekannt war. Die Ausstellung in den Räumen eines prominenten NS-Täters wird von der Münchner Weiße Rose Stiftung e.V. ausdrücklich begrüßt. Auch deutsche Historiker nehmen an den Toepfer-Aktivitäten teil, so der Leiter der KZ-Gedenkstätte Neuengamme und der im Auftrag der Toepfer-Stiftung mehrfach tätige Hans Mommsen. Proteste kommen fast ausschließlich aus dem Ausland, wo seit Jahrzehnten darauf hingewiesen wird, dass die Stiftung einer eindeutigen Abkehr von der Politik ihres Namensgebers noch immer auszuweichen suche. Die millionenschwere Stiftung, deren Vorstandsvorsitzender ein früherer Bertelsmann-Projektleiter ist, lehnt eine Entschuldigung für die Taten Toepfers ab. Toepfer beschäftigte in der Nachkriegszeit mehrere hochrangige NS-Verbrecher, darunter der Beauftragte des Deutschen Reichs in Ungarn, Edmund Veesenmayer. Veesenmayer ist für die Deportation von 430.000 ungarischen Juden zur Ermordung nach Auschwitz persönlich verantwortlich...

LA NOSTRA PAGINA DEDICATA A RATLINES E ODESSA
https://www.cnj.it/documentazione/ratlines2.htm

Ratlines. La guerra della Chiesa contro il comunismo: le reti di fuga dei criminali di guerra nazisti e ustascia nel secondo dopoguerra, con la copertura del Vaticano (sintesi dal libro di Mark Aarons e John Loftus)
https://www.cnj.it/documentazione/ratlines.htm


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FLASHBACKS:

Eichmann schwieg über Adenauers rechte Hand Hans Globke
Der Arm des BND reichte bis in Eichmanns Jerusalemer Todeszelle (Ulrich Sander 01.07.06)

Bundeskanzleramt sperrt Eichmann-Akte des BND
Die 50 Jahre zurückliegenden Geheimdienstoperationen bezüglich des Massenmörders Adolf Eichmann bleiben ein Staatsgeheimnis (Markus Kompa 23.09.2009)
http://www.heise.de/tp/r4/artikel/32/32886/1.html

Nazivergangenheit unter Verschluss
Berliner Kanzleramt verweigert Freigabe von Eichmann-Akten. Ehemalige Fluchthelfer im BND werden geschützt. Kritik von Bundesverwaltungsgericht (Harald Neuber 01.07.2010)
http://www.heise.de/tp/r4/artikel/32/32886/1.html

USA: Unliebsame Recherchen unterbunden
Deutsche Journalistin abgeschoben. Gaby Weber wollte unter anderem Akten über Nazi-Kriegsverbrecher recherchieren (Harald Neuber, 19.08.2010)
http://www.heise.de/tp/blogs/6/148232


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AUF DEUTSCH: Skrupellos
11.06.2006 - WASHINGTON/MÜNCHEN/BERLIN (Eigener Bericht) - (...) Die in Washington veröffentlichten Erkenntnisse beleuchten das Zusammenspiel zwischen den westdeutschen Nachkriegseliten und dem überlebenden NS-Personal, das in die neuen Staatsstrukturen eingemeindet wurde oder unter deren heimlichem Schutz stand. Eines der staatlichen Kooperationszentren war der Bundesnachrichtendienst (BND). "Wir wissen jetzt, dass wenigstens ein Dutzend Veteranen aus Eichmanns Judenreferat (...) nach 1945 als Geheimagenten für die CIA und den BND (...) arbeiteten", schreibt Prof. Christopher Simpson von der American University (Washington D.C.) in einem Beitrag für german-foreign-policy.com.
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/56393

EN FRANCAIS: Sans scrupules
11/06/2006 - WASHINGTON/MUNICH/BERLIN (Compte-rendu de la rédaction) - (...) Ces révélations publiées à Washington mettent en lumière la coopération entre les élites ouest-allemandes de l'après-guerre et les personnalités nazies survivantes qui ont été intégrées dans les structures du nouvel état ou qui se trouvaient sous sa protection secrète. Un de ces lieux de coopération était le BND. "On sait maintenant qu'au moins une dizaine de vétérans du 'bureau des juifs' d'Eichmann (...) travaillaient comme agents secrets pour la CIA et le BND après 1945" écrit le professeur Christopher Simpson de l'American University (située à Washington D.C.) dans un article pour german-foreign-policy.com.
http://www.german-foreign-policy.com/fr/fulltext/55885



Unscrupulous
 

2006/06/11 - 
WASHINGTON/MUNICH/BERLIN
 
(Own report) - The German government's connivance in the escape of the Nazi mass murderer, Adolf Eichmann, has caused little public indignation in Germany, nor has it become a theme for the media. As head of the of the Third Reich's Section IV D4 of the Central Security Office (handling Jewish affairs and evacuation), Eichmann was responsible for the deportations to the gas chambers. He fled Germany after 1945. According to recently declassified archive files, the German Federal Intelligence Service (BND) knew, at the latest, in 1958 that this mass murderer was living in South America under an assumed name. The German government did not initiate Eichmann's prosecution but rather informed the US Central Intelligence Agency (CIA) of his whereabouts. But the CIA also remained inactive, because it feared incriminating evidence, against prominent cabinet members of the West German government, could be brought to light, if a trial were opened against Eichmann. The files, made public in Washington, shed a light on the cooperation between the post war elite of West Germany and the surviving Nazi personnel, who were integrated into the new state structures or enjoyed their secret protection. The BND served as one of the centers for this cooperation. "Now we know that at least a dozen veterans of Eichmann's 'Jewish Affairs Section' (...) worked as secret agents for the CIA and the BND (...) in the aftermath of 1945", writes Professor Christopher Simpson of the American University (Washington D.C.) in an article for german-foreign-policy.com.
After a long legal battle with the US government, the files at the US-National Archives and Record Administration (NARA) were declassified, and are causing a sensation in the USA. The German press relegated these news items to their back pages or merely laconicly quoted press agency reports out of Washington. Exposure of the BND's inactivity in the pursuit of the mass murderer, Eichmann, comes at an unfavorable moment. The BND stands under suspicion of having engaged in numerous illegal activities [1] and is seen as being out of control.[2] With its more than 10.000 employees in Munich and Berlin, this secret service organization is one of the most powerful state apparatuses of Germany. It is seen as capable of steering subversive movements both abroad and at home.

Leadership Trio

As critics have repeatedly stated, the internal situation of the German secret services cannot be explained without knowledge of their early links to the surviving Nazi personnel. The BND's predecessor, the "Organization Gehlen", (named after its founder and long time director, Reinhard Gehlen), which was established under direct supervision of the US intelligence services, beginning in 1946, had already integrated personnel from the Nazi espionage structures. After its crossover to become the BND (April 1, 1956), Reinhard Gehlen became chief of BND operations. During World War II, he was head of the General Staff's Division "Fremde Heere Ost" (Foreign Forces - East), that was responsible for carrying out espionage against the Soviet Union. Gerhard Wessel, appointed by Gehlen in the summer of 1942 to the post of director of "Group I" of the "Fremde Heere Ost", and thus responsible for the daily reports on operations, became, in 1946, the director of the analysis department of the new secret service organization. In 1968, he succeeded his former boss, to become President of the BND. Hermann Baun, in charge of procurement in the "Organization Gehlen" since 1946, had already been in the espionage trade during the war, as head of the Central Office of Front Line Intelligence - I East. He boasted of supervising an extensive espionage network inside the USSR.

Old Job

As Gehlen frankly admitted in his memoirs, the respective US agencies had given him the explicit "go ahead" to establish the new secret service "using the existing potential" and to continue with "the old job toward the same objectives".[3] According to more recent estimates, approximately ten per cent of the 4,000 agents, working for Gehlen in the summer of 1949, had previously been members of the SS, the SD and the Gestapo, in addition to a large number of former Wehrmacht soldiers. Among "Organization Gehlen's" Nazi personnel, were several war criminals e.g. Wilhelm Krichbaum, a former SS Standartenfuehrer and Gestapo Southeast Border inspector. Krichbaum was in charge of a BND network of "sleeping agents", who, in the case of a Soviet attack, would remain behind the advancing Soviet lines and subsequently carry out sabotage behind the front. Former SS Obersturmfuehrer Hans Sommer became Gehlen's employee in 1950. Sommer was responsible for the demolition of seven synagogues in Paris and was promoted in Nice to SD chief.[4]

Eichmann's Aide-de-Camp

Among the Nazi criminals taken in by the organization Gehlen was also Adolf Eichmann's former Aide-de-Camp, Alois Brunner. In France; Brunner was found guilty of the mass murder of more than 120,000 European Jews and was sentenced to death in absentia. In the 1950s Brunner was the resident in Damascus for the German secret service.[5] Secret service operations in favor of Egyptian security forces, involving 100 German "advisors," fell within the range of his Middle East activities in the 1950s. Numerous Nazi functionaries were among the assistants from Germany, whose recruitment had been directed by Otto Skorzeny. As an SS expert for sabotage and covert actions inside states under Nazi occupation, Skorzeny was active in Germany's subjugation of Europe.[6]

Updated

One of the first western scholars, who had assembled reliable information on the postwar German Nazi secret service network, was the US historian Christopher Simpson. His book "Blowback" published in 1988 named the names of several dozen German war criminals and mass murderers, who had made successful postwar careers with the CIA and the BND.[7] According to Christopher Simpson, Wilfried Strik-Strikfeldt, was also in this circle. Strik-Strikfeldt was the ex-BND chief's liaison officer to Eastern European Nazi collaborators. He maintained these contacts in the post-war period and placed them at the disposal of revisionist exile organizations, planning terrorist attacks and maintaining contacts to the German "Expellees" scene. In this criminal environment, the German Reich's hegemonic concepts of Europe were updated - it is now garbed in an allegedly people-uniting European "Integration".[8]

Myth

As Christopher Simpson writes, in his article for german-foreign-policy.com, "brutality, stupidity and lawlessness" characterizes the commissioning into service of well-known Nazi criminals for the postwar political interests of the US and their German allies. To keep the Nazi race theoretician Hans Globke, in his position as undersecretary of state in the Federal Chancellor's Office, in Bonn, "the CIA initiated a campaign with the objective of suppressing information about Globke's affiliations with Eichmann." Globke had been helpful as West German liaison to NATO. This service was more important than Globkes responsibility for anti-Semitic persecution. "The recent scandal", which lays bare the passivity and aid furnished by both German and US prosecution authorities, puts into question a transparent post-war "myth", writes Christopher Simpson: Instead of "Freedom and Democracy" - unscrupulous cooperation between the BND, the CIA and globally wanted mass murderers, such as Adolf Eichmann.

Please read also Christopher Simpson's article here
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/56392

[1] see also In Accordance With the LawLapse into BarbarismErpressbar and Größte Gefährdungen
[2] see also Außer Kontrolle
[3] Reinhard Gehlen: Der Dienst. Erinnerungen 1942-1971, Mainz-Wiesbaden 1971
[4] Peter F. Müller, Michael Mueller (unter Mitarbeit von Erich Schmidt-Eenboom): Gegen Freund und Feind. Der BND: Geheime Politik und schmutzige Geschäfte, Hamburg 2002
[5] Georg Hafner, Esther Schapira: Die Akte Alois Brunner, Frankfurt am Main 2000. See also The Results Were Deadly
[6] Peter F. Müller, Michael Mueller (unter Mitarbeit von Erich Schmidt-Eenboom): Gegen Freund und Feind. Der BND: Geheime Politik und schmutzige Geschäfte, Hamburg 2002
[7] Christopher Simpson: Blowback. The first full account of America's recruitment of Nazis and its disastrous effect on our domestic and foreign policy, New York (USA) 1988
[8] John Laughland: The Tainted Source. The Undemocratic Origins of the European Idea, London 1997

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Beitrag von Prof. Christopher Simpson
 

11.06.2006 - 
WASHINGTON
 
Christopher Simpson ist Professor an der American University in Washington (D.C.) und Autor einer umfassenden Studie über die Indienststellung deutscher Nazis für die Geheimdienste der Bundesrepublik und der USA. Simpson nimmt in einem Beitrag für diese Redaktion zu den jüngsten Enthüllungen über die staatlichen Beihilfen zur Flucht von Adolf Eichmann Stellung. Wir veröffentlichen den Text im englischen Original.

The recent news from Washington DC is that the CIA has been forced to release a 1958 document demonstrating that the Agency declined to investigate or capture Adolf Eichmann in order to protect Konrad Adenauer's Kanzleramt chief Hans Globke, who had worked with Eichmann during the Nazi years, as well as a number of lesser-known Nazi agents who had been enlisted by western intelligence agencies in the wake of World War II. The CIA has been forced to open these and other records, including new documentation about the Gehlen organization, by an eight-year-long legal and archival investigation under the Nazi War Crimes Disclosure Act.

The brutality, stupidity and lawlessness characteristic of post-World War II recruitment of Nazi criminals remains front page news at least in part because of the similarities between that era and our own. Today our propaganda continues to conjure up a world in which any violence perpetrated on the enemy is and must be authorized. Our new, total-war-with-a-human-face requires torture of others and a form of self-inflicted psychological war upon ourselves that grows all the more painful as its effectiveness wears off. Our latest conflict – like the others before it – is once again one in which the strong must rule because the stakes are supposedly the survival of 'civilization' itself.

The most recent round of scandal again chips away at the official myths upon the postwar alliance was built between the Federal Republic of Germany and the United States. Those myths, in their simplest form, have long been that the crimes of Nazi Germany were the responsibility of a quite small number of people, mainly psychopaths, found exclusively in the higher ranks of the NSDAP and the SS, plus a handful of concentration camp guards.

These myths have long been transparently untrue for any student, soldier, or news reporter who has examined the history of either country. But the myths have remarkable resilience, in part because they underpinned the power structures of both countries, especially during the Cold War years.

The document that has received the most attention in the media is rather routine: In March 1958, the CIA's bureau chief in Munich wrote to headquarters noting that the BND had provided a list of wanted Nazi criminals to the CIA. Number three on the list was Eichmann, who was reported to be in Jerusalem or, alternately, hiding in Buenos Aires, Argentina, under the name of 'Clemens.' The latter claim had been circulated for some years by the Simon Wiesenthal organization, though that was not acknowledged in the memo. Wiesenthal (and the BND and CIA) misspelled Eichmann's cover name of 'Klement,' but the report concerning Argentina otherwise eventually proved to be accurate. Neither the BND nor the CIA took action on the Eichmann information in the 1958 memo.

The reason for the failure to act became clear in the wake of Israel's kidnapping and eventual trial of Eichmann: Washington worried that Eichmann would publicly confirm the accounts of Nazi-era activities of Hans Globke, who was at that time the chief national security advisor to Konrad Adenauer as well as Germany's most senior contact with the CIA and with NATO. The East Germans had for years been hammering away at the theme that Globke had played a pivotal role in writing the Nuremburg race laws during the Nazi years, and had in that capacity cooperated with Eichmann in the Nazi Party's Jewish Affairs Office during opening years of Nazi attempts to exterminate Jews, Romani and many others. On this point the DDR had been quite right.

Perhaps the most interesting revelation of the new documentation is that once Eichmann was arrested, the CIA undertook a concerted campaign to suppress information concerning Eichmann's links to Globke. They intervened with the major weekly newsmagazine Life, for example, to suppress sections of Eichmann's memoirs (which had been purchased by Life) that mentioned Globke. This silence concerning Globke's association with Eichmann is also found throughout other major US media of the period.

We also know in retrospect that at least a dozen veterans of Eichmann's Jewish Affairs office alone, not to mention other SS and SD recruits, were recruited as clandestine agents after 1945 by the CIA, the BND and predecessor groups such as the Gehlen Org.

Turn now for a moment to the modern context of the recent round of disclosures. For the present US government, the Eichmann/Globke scandal is not in any sense a reason to strengthen democratic accountability of intelligence agencies. Quite the contrary.

In Bush world, the solution to the Eichmann/Globke scandal is not more democracy; it is, rather, keeping fewer records in the first place, and destroying those records before they get into the hands of the public, even 50 years later. The clumsy strongmen of the Bush administration are using this and other examples of intelligence abuses as further opportunity to radicalize intelligence and military bureaucracies in Washington. Through a series of administrative maneuvers, the administration is disassembling or sidestepping many of the laws that led to the disclosure of intelligence abuses. He is promoting new, rival covert operations agencies and intelligence analysis groups inside the Pentagon that he hopes will never become publicly known in the first place.

So, too, with the next generation's version of the Eichmann/Globke scandal. There is a genuine danger that not only will the relevant records be secret; they may not exist in the first place.

Christopher Simpson


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TELEPOLIS
 

Eichmann, der BND und die Expertenkommission


Gaby Weber 21.01.2011


Wie der Geheimdienst und das Bundeskanzleramt mit einem von der Autorin erwirkten Urteil zur Herausgabe von Akten umgehen


Man hatte ihn abkommandiert, zu seinem ersten "Fronteinsatz": Bodo Hechelhammer, Leiter der Forschungsgruppe Geschichte des Bundesnachrichtendienstes, promovierter Historiker mit Spezialgebiet Kreuzzüge (1). Das erste Mal, dass er in der Öffentlichkeit sein Gesicht zeigt, gestand er. Am vergangenen Montag saß er im Berliner Institut für Medien und Kommunikationspolitik (2) auf dem Podium und musste, da der eingeladene Kanzleramtschef Ronald Pofalla gekniffen hatte, den versammelten Journalisten und Historikern Rede und Antwort zum "Fall Adolf Eichmann und die Bundesregierung" stehen. Und natürlich ging es um die gerade gegründete BND-Historikerkommission - die Antwort der in die Defensive geratenen Bundesregierung unter dem Motto: die beste Methode, einen Skandal zu verdecken, ist die Gründung einer Expertenkommission. Denn nachdem Angela Merkel vergeblich das Thema aussitzen wollte, muss am Ende und nach heftigem Widerstand nun doch auch der BND seine braunen Wurzeln aufarbeiten.


Als "Experten" wurden vier Historiker handverlesen: Jost Dülffer (3) (Köln), Wolfgang Krieger (4) (Marburg), Klaus-Dietmar Henke (5) (Dresden) und Rolf-Dieter Müller (6) (Potsdam). Henke wollte darin gleich einen "Kulturwandel" im Kanzleramt sehen. Worin der genau besteht, ist bisher nicht klar. Auch der BND-Kenner Erich Schmidt-Eenboom, der über die Organisation Gehlen promoviert, sieht keine grundlegende Kursänderung sondern "eher eine Nebelkerze".

Nicht einer der angeblichen Experten hat sich durch Werke über die Zeit des Nationalsozialismus hervorgetan. "Müller vom Militärgeschichtlichen Forschungsamt der Bundeswehr hat als Gutachter bei der Rehabilitierung der sogenannten Kriegsverräter in mindestens zwei Fällen gelogen", behauptete Jan Korte (7) (MbB Die Linke), "und ausgerechnet so einer soll die Nazi-Vergangenheit des BND erhellen"? Hechelhammer, der Kreuzzugsexperte, schwieg dazu.

Im Prinzip, sagt der BND, sollen die vier Historiker alles sehen dürfen. Ob und wann dieses Material auch der Öffentlichkeit zugänglich gemacht werden wird? Ja, das sei noch unklar. Wahrscheinlich werden die zitierten Unterlagen irgendwann im Bundesarchiv landen, hieß es. Und die nicht-zitierten Dokumente und die Papiere, gegen deren Veröffentlichung der Dienst sein Veto einlegen kann? Hmmm. Und ob sich an der bisherigen Auskunftsunwilligkeit etwas ändert? "An der Praxis ändert sich an dem bisherigen Verfahren erst mal nichts durch die Kommission", so der Kreuzzügler, "es gibt weiter die Möglichkeit, zu Sachthemen und Personen, Akteneinsicht zu beantragen, und über die wird dann entsprechend entschieden. Positiv oder negativ".

Gegründet wurde der BND an einem Ersten April 1956, hervorgegangen aus der Organisation Gehlen, einer CIA-Gründung unter dem Kommando des Nazi-Generals Reinhard Gehlen. Er rekrutierte seine alten Kameraden für den Kalten Krieg, dort zählte nur der Antikommunismus. Ob jemand sein Handwerk bei der SS oder der Gestapo gelernt hatte, interessierte nicht. Auch nach dem Ende des Kalten Kriegs änderte sich in Pullach wenig. Während nordamerikanische Geheimdienste seit den siebziger Jahren - meist nach Gerichtsurteilen - ihre Unterlagen herausgeben müssen, wurde in der Bundesrepublik erst 2005 das Informationsfreiheitsgesetz verabschiedet, das die Geheimdienste ausdrücklich ausnimmt. Sie wähnten sich in der Sicherheit, daß ihnen niemals jemand in die Karten beziehungsweise ins Archiv gucken würde! Böse Zungen behaupten übrigens, das Archiv des BND sei ein Saustall, in dem nicht einmal die eigenen Leute etwas finden. Das Koblenzer Bundesarchiv stellt deshalb seit Jahren - um schlimmeres für die Zukunft zu vermeiden - eine eigene Beamtin ab.

Über Jahrzehnte gab Pullach überhaupt nichts preis, nicht einmal den Parlamentariern. Der Bundesrechnungshof darf bis heute operative Vorgänge nicht einsehen, etwa beurteilen, ob die Ausgaben in einem akzeptablen Verhältnis zu den Ergebnissen stehen. Der Geheimschutz verhindert eine Qualitätskontrolle, und das Ergebnis ist unvermeidbar: Erfolge hat der Dienst nicht vorzuweisen, die Ausgaben sind astronomisch. Kritiker werden als "Verschwörungstheoretiker" abgetan und das Material wird vorenthalten. Und das ging viele Jahre gut. Freiwillig gab man so gut wie nichts heraus: peinlich unbedeutende Wochen- und Tagesmeldungen, die im Bundesarchiv lagern, dann einige Aufklärungsergebnisse über die militärische und wirtschaftliche Situation in der DDR. Das, was kritische Geister wissen wollten, wird zurückgehalten - die Politik spielt ja mit, und die Öffentlichkeit hat sich dran gewöhnt.

Da war die Überraschung groß, als Ende April 2010 das Bundesverwaltungsgericht in Leipzig meiner Klage auf Herausgabe der BND-Akten zu Adolf Eichmann stattgab. Die Richter erklärten die Sperrerklärung des Bundeskanzleramtes für rechtswidrig. Nach 30 Jahren, so besagt es das Bundesarchivgesetz, seien amtliche Unterlagen grundsätzlich offen. Daß sie irgendwann einmal als "Geheim" gestempelt worden seien, reiche alleine nicht aus. Doch statt das Urteil zu respektieren und die Akten nunmehr komplett vorzulegen, schaltete das Bundeskanzleramt auf stur und präsentierte erneut eine Sperrerklärung. Sie benutzt dieselben, vom Gericht für rechtswidrig erklärten Argumenten, um diese Papiere aus den fünfziger Jahren bis 1961 weiterhin der Öffentlichkeit vorzuenthalten. Soviel zum Thema "Kulturwandel".

Die Klage auf Herausgabe der kompletten Akten ist anhängig, womit sich der BND-Historiker Hechelhammer am Montag für sein Schweigen entschuldigte.

(Noch) kein Verfahren ist anhängig wegen der verweigerten Auskunft zur Colonia Dignidad - jener deutschen Siedlung in Südchile, in der über Jahrzehnte gefoltert wurde und in der man Kinder sexuell missbrauchte. Der BND-Waffenhändler Gerhard Mertins von der Firma Merex AG leitete den "Freundeskreis der Colonia Dignidad" in Deutschland. Zu diesem Thema verweigert der BND komplett die Auskunft. Zunächst verschanzte er sich hinter der generellen Geheimhaltung, dann bat er um Aussetzung des Auskunftsverfahrens bis zur Entscheidung in Leipzip über die Eichmann-Akten, und jetzt hat Pullach dem Bundesarchiv statt Akten ein Dokument über eine "Notvernichtungshandlung" vorgelegt. Warum die Akten vernichtet worden seien? Schweigen von Hechelhammer. Das Bundeskanzleramt wird demnächst auf eine parlamentarische Anfrage antworten müssen, warum sie nicht nur den barmherzigen Mantel der Geheimhaltung über einen nationalsozialistischen Massenmörder legen will sondern auch über die deutschen Päderasten in Chile.

Auf ihre Partei und den Koalititonspartner kann sich Frau Merkel verlassen. Bei einer aktuellen Debatte im Bundestag zum Thema Eichmann meinte am Mittwoch der parlamentarische Geschäftsführer der CDU, Manfred Grund, "ein Nachrichtendienst wäre kein Nachrichtendienst, wenn er alle seine Unterlagen auf den Marktplätzen der Welt ausbreiten würde". Die Redner der FDP beschränkten sich darauf, über die Stasi-Vergangenheit der Linkspartei herzuziehen. Die SPD hüllte sich in schöne Worte und legte sich, wie immer, nicht fest. Bei wem es sich um den SS-Obersturmbannführer Adolf Eichmann eigentlich gehandelt hatte - darüber ging es im Bundestag ebensowenig wie um seine Opfer. Seit 65 Jahre entweicht aus den Schornsteinen der NS-Vernichtungsmaschinerie kein Rauch mehr, und die heutigen, sich "demokratisch" nennenden Politiker nehmen sich das Recht heraus, Akten über die Täter geheim zu halten und uns die Wahrheit zu verschweigen. Sie verkünden es und gehen zur Tagesordnung über. Das ist unerträglich.


Links

(1) http://www.thorbecke.de/kreuzzug-und-herrschaft-unter-friedrich-ii-p-852.html
(2) http://medienpolitik.eu/cms/index.php?idcatside=62
(3) http://histsem1.phil-fak.uni-koeln.de/duelffer0.html
(4) http://www.staff.uni-marburg.de/~kriegerw/publikationen.htm
(5) http://rcswww.urz.tu-dresden.de/~zge/Mitarbeiter/mitarbeiter%20henke.htm
(6) http://www.mgfa.de/html/institut_mitarbeiter_2005.php?do=display&ident=3997ed6485ff2
(7) http://www.jankorte.de/

Telepolis Artikel-URL: http://www.heise.de/tp/r4/artikel/34/34056/1.html


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il manifesto, 08 Giugno 2006

Eichmann, le spie Usa sapevano ma tacquero

Dai documenti dei National Archives americani: nel '58 la Cia sapeva dove si nascondeva il criminale nazista ma non disse nulla agli israeliani

Em. Gio.*

Ci sono personaggi il cui passato continua a riaffiorare dai buchi neri della storia. Quello di Adolf Eichmann ad esempio. Ma anche quello di chi protesse, semplicemente tacendo, la sua fuga in Argentina dopo la caduta del Reich. Da una settimana aiNational Archives americani, qualcosa come 27mila pagine di documenti desecretati e relativi al lavoro dei servizi segreti sui dossier che riguardavano i crimini di guerra di nazisti e giapponesi, sono adesso a disposizione degli storici. E parecchie cose sono già saltate fuori. Ad esempio che la Cia sapeva che Eichmann, uno dei pianificatori della «soluzione finale», fuggito nelle Americhe dopo cinque anni di clandestinità nella campagne tedesche, viveva libero e felice in Argentina. Sapeva che l'uomo per il quale Hannah Harendt coniò l'espressione «la banalità delmale», viveva sotto il falso nome di Ricardo Klement a Buenos Aires, per dove era salpato, con la complicità di ecclesiastici di rango, agli inizi degli anni '50. Ma ignorò l'informazione. L'intelligence americana riteneva infatti che una cattura di Eichmann avrebbe potuto danneggiare il lavoro di altri dirigenti nazisti che erano considerati alleati importanti degli americani. Tra questiHans Globke, consigliere di Adenauer che dopo il nazismo si era rifatto un nome. La Cia fece il possibile perché il suo passato ingombrante (con non poche responsabilità nella persecuzione degli ebrei) non venisse a galla e quando gli israeliani catturarono Eichmann, la Cia fece pressioni suimedia americani perché non saltasse fuori il nome di Globke. La cosa era nota ma adesso un memo di Allen Dulles, direttore dell'intelligence spiega bene come, nel settembre del '60, la Cia ritenesse un successo il fatto che Life avesse omesso di menzionare Globke dopo che la prestigiosa rivista aveva acquistato le memorie di Eichmann ormai sotto processo in Israele. Dove fu condannato amorte e giustiziato nel '62 nel carcere Ramleh di Tel Aviv. La sua cattura era stata rocambolesca: nel 1957 un ebreo ceco di nome Lothar Hermann aveva scoperto che l'Obersturmbannfuhrer delle Ss, il «logista» dello sterminio, viveva nella capitale argentina. Ne informò unmagistrato tedesco che a sua volta lo fece sapere al Mossad. I servizi israeliani preparano le cose con cura durante tre anni e nel '60 lo rapirono e lo trasferirono segretamente in Israele, evitando le procedure regolari che avrebbero impedito la sua cattura visto che l'Argentina era stata scelta dai nazisti proprio perché non prevedeva l'estradizione. E' lecito supporre che in questa operazione non furono aiutati dai colleghi americani.  *Lettera22

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il manifesto, 20 Agosto 2006

I gerarchi nazisti al fronte occidentale

Archivi americani. Eichmann, Globke, Gehlen furono salvati dagli americani in nome della guerra fredda e della ricostruzione di una Germania occidentale fedelmente alleata agli Stati Uniti

Fabrizio Tonello

Nel mondo compiutamente orwelliano del Corriere della sera del 12 agosto solo pochi centimetri di piombo, in prima pagina, separavano l'editoralista alla moda che predicava il ritorno alla tortura dallo sprezzante critico di Günter Grass che irrideva alla pretesa di quest'ultimo di esercitare un qualunque magistero morale. In altre parole, chi a 17 anni ha fatto parte di un'unità militare SS senza mai aver compiuto alcun crimine, e nemmeno essere stato impegnato in combattimento, dovrebbe astenersi dal dare lezioni di etica pubblica ai governi, lezioni che ci dovrebbero essere impartite, invece, dai sostenitori della tortura i quali, né a 17 anni né in età più matura, hanno mai letto (o compreso) Cesare Beccaria.
C'è qualcosa di leggermente disgustoso, maleodorante, nell'orgia di ipocrisia seguita alle dichiarazioni di Günter Grass del 12 agosto. Ignoranti della storia, giornalisti senza pudore, scribacchini invidiosi e storici improvvisati si sono lanciati sulla ghiotta preda senza darsi la pena di verificare le informazioni, reperibili in qualsiasi buon manuale di storia della seconda guerra mondiale.
Cominciamo dal capire cos'era la divisione SS a cui è appartenuto lo scrittore tra il 10 novembre 1944 e l'8 maggio 1945, quando fu catturato dagli americani in Cecoslovacchia. La 10° Panzer-Division delle SS «Frundsberg» era una unità di costituzione recente, che dopo aver subito durissime perdite in Russia, venne trasferita in Normandia, in seguito allo sbarco delle truppe alleate il 6 giugno 1944. Dopo aspri combattimenti nella sacca di Falaise e altre operazioni difensive venne trasferita in Olanda, dove subì altre gravi perdite e solo il 18 novembre '44 arrivò ad Aquisgrana per un periodo di riposo e ricostituzione dei ranghi. La cartolina precetto arrivò a Grass in questa fase, quando gran parte della forza della divisione era costituita da giovanissimi soldati che avevano bisogno di addestramento. Infatti, lo scrittore afferma che non fu mai impegnato in combattimento. Nel gennaio '45 la «Frundsberg» fu trasferita nell'alto corso del Reno, destinata a forza di riserva, e il 10 febbraio fece ritorno sul Fronte Orientale, dove, dopo un durissimo mese di combattimenti venne costretta a ritirarsi al di là dell'Oder, presso Stettino. A metà aprile era nell'area di Dresda, dove il comandante Harmel, per il suo rifiuto di eseguire gli ordini di Hitler, venne destituito. I resti della «Frundsberg» si consegnarono agli americani, l'8 maggio '45.
Grass, dunque, non fu veramente volontario nelle SS (a 15 anni aveva chiesto di prestare servizio nella più romantica ed esotica delle unità militari, i sottomarini) e quando gli arrivò la convocazione non dovette sottoporsi ad alcun esame di fedeltà al nazismo: le Waffen SS, a partire dal '44, reclutavano tutto ciò che potevano, compresi i giovanissimi, per ricostituire i loro ranghi decimati. Lo stesso Joachim Fest, uno dei più aspri critici di Grass in Germania, sottolinea di essersi arruolato nell'esercito per «sfuggire alla coscrizione obbligatoria nelle SS». Grass non prestò servizio come guardia in un lager, non fece carriera nell'esercito, men che meno nel partito nazista. Il suo unico peccato fu quello di subire il fascino delle uniformi, come milioni dei suoi coetanei.
Esaminiamo, invece, il caso di tre tedeschi la cui sorte fu ben diversa dalla sua: altissimi funzionari del partito nazista, direttamente coinvolti nello sterminio, furono salvati dagli americani in nome della guerra fredda e della ricostruzione di una Germania occidentale fedele alleata agli Usa. Il primo è quello di Adolf Eichmann, uno degli architetti della «soluzione finale del problema ebraico», i cui documenti sono depositati nei National Archives Usa (numero di identificazione XE004471). I documenti dimostrano che la Cia aveva individuato Eichmann in Argentina almeno dal '58 ma si guardò dal fornire le informazioni sul criminale di guerra a Israele, che lo avrebbe rintracciato, portato a Gerusalemme, processato e condannato a morte nel 1962.
Perché la Cia protesse Eichmann? Sembra che lo abbia fatto per proteggere Hans Globke, il consigliere per la sicurezza nazionale del cancelliere tedesco Adenauer. E chi era Globke? Un nazista che aveva lavorato nel dipartimento Affari Ebraici e che era stato forse coinvolto nella stessa elaborazione delle leggi razziali. Lungi dall'assere processato, o escluso da incarichi pubblici, Globke era stato integrato in una posizione di altissima responsablità nel governo della Repubblica Federale. Günter Grass, del resto, ricorda nella sua intervista che il giudice che condannò alla fucilazione sommaria suo zio Franz, arrestato a Danzica, continuò la sua carriera nella magistratura tedesca dopo la guerra. E infine c'è il caso del general Reinhard Gehlen, il capo dei servizi segreti nazisti, che alla fine della guerra venne semplicemente assunto dagli americani per continuare ciò che sapeva fare meglio: lo spionaggio all'Est. Per decenni Gehlen lavorò indisturbato per i nuovi padroni e per la Germania Federale malgrado le sue responsabilità durante la II guerra mondiale. Le informazioni su di lui sono state tenute segrete per 50 anni e solo dal maggio 2004 sono diventate consultabili nei National Archives (Record Group 319, Entry 134A, Boxes 144A-147). Si trattava di tre onesti patrioti, tre persone costrette a collaborare per sfamare la famiglia? Questo è lo specioso argomento invocato da Fest nell'intervista a Repubblica. Al contrario, Eichmann, Globke e Gehlen avrebbero meritato di essere processati a Norimberga assieme a quelle altre centinaia di gerarchi nazisti di livello inferiore che sfuggirono alla cattura grazie al Vaticano e agli Stati Uniti, spesso partendo dal porto di Genova. Gli ammiratori dell'amministrazione Bush, gli scribi e i farisei che si stracciano le vesti al sentire la parola «SS» hanno mai sentito il detto biblico sulla pagliuzza nell'occhio dell'altro, da confrontare con la trave nel proprio?


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Nazi “Butcher of Lyon” was a German intelligence agent


By Dietmar Henning 
22 January 2011


Klaus Barbie, the Nazi war criminal infamously known as the “Butcher of Lyon”, was an agent of the German Federal Intelligence Service (BND) in the 1960s. This was revealed recently by the news magazine Der Spiegel.

Adopting the name Klaus Altmann at the time, Barbie operated under the code name “Eagle” (agent number V-43118) and provided the BND with at least 35 political reports in 1966. His payment for this—up to DM 500 (deutschmarks)—was transferred to him via a branch of the Chartered Bank of London in San Francisco. BND files praised the “quintessentially German attitude” of this “decisive enemy of communists”. At the turn of 1966-67, the BND terminated contact with its source, Barbie alias Altmann, paying him a final cash settlement of DM 1,000.

This last point was discovered by a history student at the University of Mainz, Peter Hammerschmidt. He is currently working on a degree thesis entitled “‘The Butcher of Lyon’ in the pay of the United States: Concerning the relations between Klaus Barbie and the American secret service”. In September, Hammerschmidt was able to view Barbie’s BND file as part of his scientific work and released his findings about Barbie’s BND past earlier this year.

As a captain in the SS (Hitler’s elite force) from 1940 to 1942, Klaus Barbie tortured and murdered people in the German occupied Netherlands and Belgium. During this time, he was “head of Jewish affairs in the main office of the Reich (empire) Security Department” in The Hague.

From November 1942, he was chief of the Gestapo (Nazi secret police) in Lyon in the area of southern France administered by the pro-fascist Vichy regime of General Petain. His horrifically cruel crimes committed there earned him the title “Butcher of Lyon”. His victims were workers, peasants and members of the resistance—including Jean Moulin, whose arms, legs and ribs were broken in the course of daily interrogations. Women were beaten unconscious, raped and sodomised. Thousands of men and women were tortured, sent to extermination camps or killed by Barbie. These included 41 Jewish children from Izieu, France, aged 3 to 13, whose deportations were arranged by Barbie on April 6, 1944. They died in the gas chambers at Auschwitz.

Towards the end of 1944, Barbie suddenly disappeared, going into hiding somewhere in Germany shortly before the end of war. Accused of numerous crimes, he was sentenced to death in absentia by the French authorities for the first time in 1947, and again in 1952 and 1954 following the discovery of further crimes.

However, the wanted war criminal was protected by both the intelligence service of the US army, its Counter Intelligence Corps (CIC), and the German authorities. Hammerschmidt claims that Barbie’s name appeared on the CIC’s payroll in April 1947, although it had been on the allies’ wanted list in the spring of 1946. This saved him from extradition to France and he was able to live in Germany undisturbed.

As an agent of the CIA from 1950, Barbie recruited members for the far-right League of German Youth (BDJ) that was later to be banned. The BDJ was the German vanguard organisation of the infamous Gladio NATO (North Atlantic Treaty Organisation) troops in Europe. This paramilitary organisation with close ties to extreme right-wing terrorists was set up to carry out sabotage and assassinations behind enemy lines in the event of an attack from the Soviet Union. Aided by the US in 1951, Barbie emigrated to Bolivia under the name of Klaus Altmann via the so-called “rat lines”.

Unlike many other war criminals in South America, Barbie did not simply disappear from the scene, but rose to the position of official adviser to Bolivia’s right-wing military dictatorships. Operating from the army’s headquarters, he passed on experience acquired in Lyon that was useful to members of the military secret service in their suppression of political opposition: “interrogation techniques”, “torture methods” and “anti-guerrilla tactics”. Under René Barrientos Ortuno’s military junta, Barbie rose to the post of military advisor for counterinsurgency in 1964-65, receiving a diplomatic passport in 1966.

At the same time, Barbie managed a sawmill under the name of Altmann. He became rich owing to the Vietnam War, when he sold vast quantities of cinchona plant—the raw material for the antimalarial analgesic quinine—to the German chemical company Böhringer in Mannheim.

He was simultaneously involved in the arms and drug trades. From the mid- to late 1960s, the Butcher of Lyon travelled to South American countries and to Spain and Portugal, supplying their respective dictatorships with weapons. After Colonel Hugo Banzer Suárez’s bloody CIA-backed coup in 1971, Barbie was promoted to a paid consultant to the interior ministry and counter-espionage division of the Bolivian army. In addition, he established his own paramilitary force, which he used to support the military coup by General Luis García Meza in 1980.

During the rule of President Hernán Siles Zuazo two-and-a-half years later, the Bolivian police arrested Barbie on January 19, 1983. In the same year, he was extradited to France and brought to court in Lyon. According to Hammerschmidt, who was also able to carry out research in the US National Archives (NARA) in Washington, a CIA document from December 1983 mentions that the prevailing French government of Francois Mitterrand—for domestic political reasons—had purchased Barbie’s sudden extradition from Bolivia with weapons: small arms, machine guns, antitank weapons and ammunition.

Barbie was accused of crimes against humanity and sentenced to life imprisonment on July 4, 1987. He died in prison in 1991.




Jugoslavenski glas - Voce jugoslava

 

Od Triglava do Vardara... Dal monte Triglav al fiume Vardar...

Svakog drugog utorka, od 14,00 do 14,30, na Radio Città Aperta, i valu FM 88.9 za regiju Lazio, emisija:
JUGOSLAVENSKI GLAS
Moze se pratiti i preko Interneta: http://www.radiocittaperta.it/stream.htm 
Pisite nam na jugocoord@...  Citajte nas na www.cnj.it

 

Ogni due martedì dalle ore 14,00 alle 14,30, su Radio Città Aperta, FM 88.9 per il Lazio:
VOCE JUGOSLAVA
La trasmissione, che si può seguire via Internet - http://www.radiocittaperta.it/stream.htm -,
è bilingue (a seconda del tempo disponibile e della necessità).
Scriveteci all'indirizzo email: jugocoord@...  Leggeteci al nostro sito www.cnj.it.

 

                                Program       1.II. 2011     Programma 

- 1. februara 1918. u Boki Kotorskoj izbila pobuna mornara, koji su na brodove zuto crne carevine (austrougarske) istakli crvene zastave. Pobuna je skrsena, 800 mornara uhapseno. Pred prijeki vojni sud privedeno 40. Strijeljani su Ceh Frantisek Ras i Hrvati Antun Grabar, Jerko Sizgoric i Mate Baricevic.
- Situacija u Fiat Srbiji nakon masovnih otpustanja radnika. Razgovaramo telefonski sa Rajkom Veljovic
- Ostale obavjesti

 

- Il 1. febbraio 1918 scoppia la rivolta dei marinai nelle Bocche di Cattaro, contro l'Impero austroungarico. I marinai al posto della bandiera imperiale innalzano la bandiera rossa. In 800 sono arrestati. 40 sono processati. 
Vengono fucilati il ceco Frantisek Ras ed i croati Antun Grabar, Jerko Sizgoric e Mate Baricevic.
Il monumento al marinaio della rivolta, posto a Pola nel parco davanti l' Arena, è stato abbattuto per 2 volte: la prima 
volta nel 1991 sotto Tudjman, e per anni non si è saputo dove era stato gettato. L'anno scorso, dopo mesi di incertezza, è
 stato di nuovo rimesso al suo posto.

- A che punto è... la "Puntoalla Fiat-Serbia di Kragujevac. E gli altri investimenti italiani in Serbia.

Ne parliamo telefonicamente con Rajka Veljovic.
- Altre notizie e comunicazioni.

 

In studio Eleonora e Ivan


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JEDINSTVENA SINDIKALNA ORGANIZACIJA ZASTAVA


SAVEZ SINDIKATA SRBIJE - SINDIKAT METALACA SRBIJE

Adresa : Тrg Тopolivaca 4, 34000 Kragujevac
Тelefon/Faks : 034/335 367 & 335 762 - lokal : 22 69
Elektronska pošta : jsozastava@...

SINDACATO ZASTAVA RESISTE


Cari amici,

Stimate associazioni,


Con la decisione del governo serbo marchio ZASTAVA non esiste piu dal 5. gennaio 2011. Fabbrica ZASTAVA e andata nella storia.

Rimangono altri reparti dell’ex Gruppo ZASTAVA (in totale 15 fabbriche ZASTAVA) che rimangono unite nelle attivita sindacali con riferimento al Sindacato ZASTAVA (la struttura con la quale avete rapporti diretti). Questa struttura continuera a svolgere tutte le attivita precedenti pur essendo ridotto lo staff sindacale per le persone che erano lavoratori della Fabbrica Auto (Radoslav Delic – segretario generale, Dragan Corbic – informatico dell’ Ufficio adozioni e relazioni estere e Rajka Veljovic).

Per quanto riguarda segretario generale, le elezioni sindacali saranno il 18.marzo ed e gia concordato all’ Assemblea sindacale che segretario generale sara Rajko Blagojevic (ex vicesegretario). Per quanto riguarda l’Ufficio relazioni estere e adozioni a distanza tutte le attivita finora svolte saranno continuate fino a quando le associazioni italiane ci saranno vicine.

Nella Fabbrica Auto Serbia e nelle fabbriche ZASTAVA dell’ex Gruppo 85% sono le iscrizioni al nostro sindacato ma cio nonostante il sindacato si trova nella situazione economica molto difficile come pure tutti i lavoratori, innanzitutto quelli licenziati.

Per tutto cio vi invitiamo di non far cessare la vostra solidarieta tra i lavoratori e di contribuire alla lotta comune nella difesa dei diritti acquisiti nel passato.

Ed infine, vi ringraziamo per la solidarieta finora espressa e della quale purtroppo abbiamo bisogno ancora.



Vicesegretario

Rajko Blagojevic



Kosovo criminale

1) Kosovo Criminale: il regalo degli USA all’Europa (Diana Johnstone)
2) Kosovo: crimini orribili nascosti dall'Occidente (Avante)

Altri articoli segnalati:

Kosovo: il Rapporto Marty è stato censurato da Israele?
Kosovo: l'Ufficio della Del Ponte distrusse i documenti sui crimini contro i serbi
http://sitoaurora.altervista.org/Eurasia/Balkanija75.htm


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Kosovo Criminale: il regalo degli USA all’Europa


Diana Johnstone, 10 gennaio 2011

(Traduzione di Alessandro Lattanzio)

I media degli USA hanno dato maggiore attenzione alle vaghe accuse di incontri sessuali di Julian Assange con due loquaci donne svedesi, che a un rapporto ufficiale che accusa il Primo Ministro del Kosovo Hashim Thaci di gestire una impresa criminale che, tra i vari crimini contestati, l’aver ucciso dei prigionieri per venderne gli organi vitali sul mercato mondiale.
La relazione del liberale svizzero Dick Marty fu richiesta due anni fa dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE). Da non confondere con l’Unione europea, il Consiglio d’Europa è stato fondato nel 1949 per promuovere i diritti umani, lo stato di diritto e la democrazia, ed ha 47 stati membri (rispetto ai 27 dell’UE).
Mentre gli esperti giuridici statunitensi tentano febbrilmente di giocare le accuse che possono utilizzare per richiedere l’estradizione di Assange negli Stati Uniti, per essere debitamente punito aver sconcertato l’impero, il portavoce del Dipartimento di Stato americano Philip Crowley ha piamente reagito alle accuse del Consiglio d’Europa, dichiarando che gli Stati Uniti continueranno a lavorare con Thaci in quanto, “qualsiasi persona in qualsiasi parte del mondo, è innocente fino a prova contraria”.
Tutti, cioè, ad eccezione, tra gli altri, di Bradley Manning che è in isolamento, anche se non è stato trovato colpevole di nulla. Tutti i prigionieri di Guantanamo sono stati considerati colpevoli, punto. Gli Stati Uniti stanno quotidianamente applicando la pena di morte a uomini, donne e bambini in Afghanistan e Pakistan, che sono innocenti fino alla morte.
Gli imbarazzati sostenitori dell’auto-proclamato piccolo stato di Thaci respingono le accuse, dicendo che il rapporto Marty non prova la colpa di Thaci. Naturalmente non è così. Non può. Si tratta di una relazione, non di un processo. Il rapporto è stato ordinato dalla PACE proprio perché le autorità giudiziarie hanno ignorato le prove dei gravi crimini. Nel suo libro di memorie del 2008 ‘La caccia. Io e i criminali di guerra’, l’ex procuratrice presso il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia (ICTY) dell’Aja, Carla del Ponte, ha denunciato che le è stato impedito di svolgere un’indagine approfondita sui rapporti sull’estrazione di organi da serbi e altri prigionieri, effettuata dall’”Esercito di liberazione del Kosovo (UCK)” in Albania. Infatti, le voci e le relazioni di tali atrocità, diffuse nei mesi successivi l’occupazione del Kosovo da parte delle forze di occupazione NATO, sono state diligentemente ignorate da tutte le autorità giudiziarie interessate.
La relazione di Marty afferma di aver scoperto prove corroboranti, comprese le deposizioni di testimoni la cui vita sarebbe in pericolo, se i loro nomi venissero rivelati. La conclusione della relazione non è e non potrebbe essere un verdetto, ma una domanda alle autorità competenti di intraprendere un procedimento giudiziario in grado di vagliare tutte le prove ed emettere un verdetto.


Scetticismo sulle atrocità

E’ sempre prudente essere scettici riguardo storie di atrocità circolanti in tempo di guerra. La storia mostra molti esempi di racconti di atrocità totalmente inventate, che servono a fomentare l’odio del nemico in tempo di guerra, come la larga diffusione, durante la prima guerra mondiale, di rapporti di tedeschi che “tagliano le mani ai bambini belgi”. Giornalisti e politici occidentali hanno abbandonato ogni scetticismo prudente riguardo la diffusione di truculenti racconti di atrocità serbe, usate per giustificare i bombardamenti NATO sulla Serbia nel 1999. Personalmente, il mio scetticismo si estende a tutte queste storie, a prescindere dall’identità dei presunti colpevoli, e ho evitato per anni di scrivere le storie albanesi di trapianto di organi, proprio per questo motivo. Non ho mai considerato Carla del Ponte una fonte affidabile, ma piuttosto una donna ingenua e arrogante che era stata scelta dagli sponsor statunitense del TPIY, perché pensavano di poterla manipolare. Non c’è dubbio per chi gli sponsor del Tribunale stavano lavorando, dato che è stata impostata da e per gli Stati Uniti e la NATO, al fine di giustificare la loro scelta di campo nelle guerre civili jugoslave, che avrebbero imposto una battuta d’arresto prima che potesse allontanarsi dal  percorso assegnatoli, prima di ficcare il naso neii crimini commessi dagli albanesi protetti dagli USA. Ma questo non prova che i presunti reati siano stati effettivamente commessi.
Tuttavia, il rapporto Marty va al di là delle vaghe voci facendo accuse specifiche nei confronti del “Gruppo di Drenica” dell’UCK, guidato da Hashim Thaci. Nonostante il rifiuto delle autorità albanesi a cooperare, vi è un’ampia dimostrazione che il KLA abbia gestito una catena di “case sicure” in territorio albanese, durante e dopo la guerra della NATO contro la Serbia del 1999, utilizzandole per trattenere, interrogare, torturare e, talvolta, uccidere i prigionieri. Una di queste case sicure, appartenente ad una famiglia individuata dall’iniziale “K”, è stata citata da Carla del Ponte e dai media, come “la casa gialla” (sebbene dipinta di bianco). Per citare il Rapporto Marty (paragrafo 147):
Ci sono sostanziali elementi di prova che un piccolo numero di prigionieri fatti dall’UCK, tra cui alcuni serbi rapiti, trovarono la morte a Rripe, in corrispondenza o in prossimità della casa dei K.. Abbiamo appreso di queste morti non solo attraverso le testimonianze di ex soldati dell’UCK che hanno dichiarato di aver partecipato alla detenzione e trasporto dei prigionieri, mentre erano in vita, ma anche attraverso le testimonianze di persone che hanno assistito indipendentemente alla sepoltura, disseppellimento, spostamento e risepoltura cadaveri dei prigionieri’(…)”
Un numero imprecisato, ma apparentemente piccolo, di prigionieri è stato trasferiti su furgoni e autocarri in un sito che operava nei pressi dell’aeroporto internazionale di Tirana, dal quale gli organi potevano essere recapitati rapidamente ai destinatari.
Gli autisti di questi furgoni e camion – molti dei quali sarebbero testimoni cruciali degli abusi descritti – hanno visto e sentito i prigionieri soffrire molto durante i trasporti, in particolare a causa della mancanza di una corretta alimentazione aerea del loro scompartimento nel veicolo, o a causa del tormento psicologico del destino che si suppone li aspettava“. (paragrafo 155).
I prigionieri descritti nella relazione come “vittime della criminalità organizzata” includevano “persone che abbiamo scoperto esser state prese in Albania centrale per essere assassinate immediatamente prima di avere i loro reni rimossi in una clinica di fortuna.” (paragrafo 156).
Questi prigionieri “indubbiamente subirono la prova più terribile, sotto la custodia dei loro rapitori dell’UCK. Secondo le testimonianze originarie, i prigionieri ‘filtrati’ in questo sottoinsieme, venivano inizialmente mantenuti vivi, alimentati bene e con il permesso di dormire, trattati con relativa moderazione da parte delle guardie dell’UCK e dagli aguzzini, che altrimenti li picchiavano indiscriminatamente” (paragrafo 157).
Le testimonianze su cui abbiamo basato le nostre scoperte, parlano in maniera credibile e coerente di una metodologia con la quale sono stati uccisi tutti i prigionieri, di solito con un colpo di pistola alla testa, prima di essere operati per rimuovere uno o più dei loro organi. Abbiamo appreso che questo era principalmente un traffico di ‘reni dai cadaveri’, cioè i reni estratti postumi, non si trattava di un insieme di procedure chirurgiche avanzate che richiedono studi clinici controllati e, per esempio, un ampio uso di anestetici” (paragrafo 162).


Scetticismo sulla “liberazione

Il rapporto Marty ricorda, inoltre, ciò che è noto comunemente in Europa, vale a dire che Hashim Thaci e il suo “Gruppo di Drenica” sono notori criminali. Mentre il Kosovo “liberato” affonda sempre più nella povertà, hanno accumulato fortune in vari tipi di commerci illegale, in particolare la riduzione in schiavitù delle donne per la prostituzione e il controllo dei narcotici illegali in tutta Europa.
In particolare, in rapporti confidenziali che coprono più di un decennio, le agenzie dedicate alla lotta contro il contrabbando di droga, in almeno cinque paesi, hanno definito Hashim Thaci e gli altri membri del suo “Gruppo di Drenica”, esercitanti il controllo violento del traffico di sostanze stupefacenti, di eroina e altro” (paragrafo 66).
Allo stesso modo, gli analisti d’intelligence che  lavorano per la NATO, come pure quelli in servizio in almeno quattro governi stranieri indipendenti, hanno tratto risultati interessanti dalla loro raccolta di informazioni relative al periodo immediatamente successivo al conflitto nel 1999. Thaci è stato comunemente identificato e citato, nei rapporti di servizi segreti, come il più pericoloso dei ‘boss criminali’ dell’UCK” (paragrafo 67).
La sinistra, che aveva abboccato all’esca, lenza e piombo della propaganda per la “guerra per salvare i kosovari dal genocidio“, che giustificava l’assalto, i  bombardamenti e l’invasione della NATO, nel 1999, aveva accettato prontamente l’identificazione del “Kosovo Liberation Army” in un movimento di liberazione nazionale che meritava il suo sostegno. Non fa parte della leggenda romantica i rivoluzionari che rapinano le banche per la loro causa? La sinistra assume che tali attività criminali siano semplicemente un mezzo per il fine dell’indipendenza politica. Ma cosa succede se l’indipendenza politica è in realtà il mezzo per proteggere le attività criminali?
L’assassinio di poliziotti, la specialità dell’UCK prima di essere avere in dote il Kosovo dalla NATO, è un’attività ambigua. L’obiettivo è dell’”oppressione politica“, come sostiene, o semplicemente l’applicazione della legge?
Che cosa hanno fatto Thaci e compagnia con la loro “liberazione”? Prima di tutto, hanno permesso ai loro sponsor statunitensi di costruire una grande base militare, Camp Bondsteel, sul territorio del Kosovo, senza chiedere permesso a nessuno. Poi, dietro una cortina di chiacchiere sulla costruzione della democrazia, hanno terrorizzato le minoranze etniche, eliminato i loro rivali politici, favorito la criminalità e la corruzione dilagante, applicato brogli elettorali e si sono ostentatamente arricchiti grazie alle attività criminali che costituiscono l’economia reale.
Il Rapporto Marty ricorda cosa è successo quando il presidente jugoslavo, Slobodan Milosevic, sotto la minaccia NATO di spazzare via il suo paese, ha deciso di ritirarsi dal Kosovo e permettere a una forza delle Nazioni Unite, denominata KFOR (subito acquisita dalla NATO) di occupare il Kosovo.
“In primo luogo, il ritiro delle forze di sicurezza serbe dal Kosovo aveva ceduto nelle mani di diversi gruppi scissionisti dell’UCK, incluso il “Gruppo di Drenica” di Thaci, l’efficace controllo, senza restrizioni, di uno ampio spazio territoriale in cui effettuare le varie forme di contrabbando e di traffici” (paragrafo 84).
KFOR e UNMIK sono stati incapaci di attuare la legge in Kosovo, controllare i movimenti delle persone o di controllare le frontiere dopo i bombardamenti della NATO nel 1999. Le fazioni e frange dell’UCK avevano il controllo di aree distinte del Kosovo (villaggi, tratti di strada, a volte anche singoli edifici) e sono stati in grado di attuare imprese criminali organizzate quasi a volontà, anche nello smaltimento dei trofei della loro vittoria percepita sui serbi” (paragrafo 85).
In secondo luogo, l’acquisizione di Thaci di un maggior livello di autorità politica (Thaci dopo aver nominato se stesso Primo Ministro del governo provvisorio del Kosovo) aveva apparentemente incoraggiato il “Gruppo di Drenica” a cancellare tutti i loro più aggressivi rivali, presunti traditori e persone sospettate di essere “collaboratrici” dei serbi” (paragrafo 86).
In breve, la NATO ha esautorato la polizia già esistente, consegnando la provincia del Kosovo a dei gangster violenti. Ma questo non è stato un caso. Hashim Thaci non era solo un gangster che ha approfittato della situazione. E’ stato accolto a braccia aperte dalla segretario di Stato USA Madeleine Albright e dal suo braccio destro, James Rubin, per il suo lavoro.


“Vi ho visto nei film…”

Fino al febbraio 1999, la sola rivendicazione di Hashim Thaci alla fama si trovava negli archivi della polizia serba, dove era ricercato per vari crimini violenti. Poi, all’improvviso, nel castello francese di Rambouillet fu chiamato, spintoo sotto i riflettori del mondo dai suoi gestori statunitensi. Fu uno dei colpi di scena più bizzarri di tutta la saga tragicomica del Kosovo.
La signora Albright era impaziente di usare il conflitto etnico in Kosovo per dare una dimostrazione della potenza militare degli Stati Uniti bombardando i serbi, al fine di riaffermare il predominio degli Stati Uniti sull’Europa tramite la NATO. Ma i leader europei di alcuni paesi della NATO pensavano che fosse politicamente necessario dare almeno un pretesto per cercare una soluzione negoziata al problema del Kosovo, prima dei bombardamenti. E così una falsa “trattativa” venne allestita presso Rambouillet, progettato dagli Stati Uniti per spingere i serbi a dire di no a un ultimatum impossibile, al fine di sostenere che l’Occidente  umanitario non aveva altra scelta che bombardare.
Per questo, avevano bisogno di un albanese del Kosovo, che avrebbe giocato al loro gioco.
Belgrado aveva inviato una folta delegazione multietnica a Rambouillet, pronta a proporre una soluzione dando ampia autonomia al Kosovo. Dall’altra parte c’era una delegazione puramente di etnia albanese del Kosovo, tra cui molti intellettuali di spicco locali con esperienza in tali negoziati, compreso il leader riconosciuto a livello internazionale del movimento separatista albanese in Kosovo, Ibrahim Rugova che, si riteneva, avrebbe guidato la delegazione “kosovara“.
Ma per la sorpresa generale degli osservatori, gli intellettuali erano stati messi da parte, e la leadership della delegazione era stata rilevata da un giovane, Hashim Thaci, conosciuto negli ambienti della polizia come “il serpente“.
Gli statunitensi promossero la scelta di Thaci per ovvie ragioni. Mentre i vecchi albanesi del Kosovo  rischiavano effettivamente di negoziare con i serbi, e quindi raggiungere un accordo che avrebbe impedito la guerra, Thaci doveva tutto agli Stati Uniti, e avrebbe fatto come gli era stato detto. Inoltre, mettere un “ricercato” criminale al vertice della delegazione, fu un affronto ai serbi contribuendo a fare naufragare i negoziati. E, infine, l’immagine di Thaci faceva appello all’idea degli statunitensi di cosa sia un “combattente per la libertà“, dovrebbe apparire.
Il più stretto collaboratore di Albright, James Rubin, ha agito come un talent scout, supervisionando la buona immagine di Thaci, dicendogli che era così bello che doveva stare a Hollywood. Infatti, Thaci non ha l’aspetto di un gangster di Hollywood, stile Edward G. Robinson, ma di un eroe pulito con una vaga somiglianza con l’attore Robert Stack. Joe Biden s’è lamentato che Madeleine Albright era “innamorata” di Thaci. L’immagine è tutto, dopo tutto, soprattutto, quando gli Stati Uniti stanno gettando la loro superproduzione del Pentagono, per “salvare i kosovari“, al fine di ridisegnare i Balcani, con il loro stato satellite  “indipendente“.
Il pretesto per la guerra del 1999 era quello di “salvare i kosovari” (il nome assunto dalla popolazione albanese della provincia serba, per dare l’impressione che si trattava di un paese e che ne erano i legittimi abitanti) dalla minaccia immaginaria di “genocidio”. La posizione ufficiale degli Stati Uniti era quella di rispettare l’integrità territoriale della Jugoslavia. Ma era sempre evidente che dietro le quinte, gli Stati Uniti avevano fatto un accordo con Thaci per dargli il Kosovo, come piano per la distruzione della Jugoslavia e la paralisi della Serbia. Il caos che seguì il ritiro delle forze di sicurezza jugoslave, permise alle bande dell’UCK di prendere il sopravvento e agli Stati Uniti di costruire Camp Bondsteel.
Acclamato da una virulenta lobby  albanese negli Stati Uniti, Washington ha sfidato il diritto internazionale, ha violato i propri impegni (l’accordo di porre fine alla guerra del 1999 richiedeva alla Serbia di inviare la polizia nel Kosovo, ma non le fu mai permesso), e ignorato obiezioni sordina da parte degli alleati europei di sponsorizzare la trasformazione della provincia serba in un povero di etnia albanese “stato indipendente“. Dall’indipendenza unilateralmente dichiarata nel febbraio 2008, lo staterello fallito è stato riconosciuta solo da 72 su 192 membri delle Nazioni Unite, tra cui 22 dei 27 Stati membri dell’Unione europea.


EULEX contro Fedeltà di Clan

Pochi mesi dopo, l’Unione europea aveva istituito uno “Stato di diritto dell’Unione europea in Kosovo” (EULEX), destinato ad assumere l’autorità giudiziaria nella provincia dalla Missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK), che aveva apparentemente esercitato tali funzioni dopo che la NATO aveva cacciato i serbi. La creazione stessa dell’EULEX era la prova che il riconoscimento UE dell’indipendenza del Kosovo era ingiustificata e disonesta.  E’ stata una ammissione che il Kosovo, dopo essere stato consegnato alle bande dell’UCK (alcuni in guerra l’uno contro l’altro), non è stata in grado di fornire neanche una parvenza di legge e ordine, e quindi, in alcun modo preparato ad essere “uno stato indipendente“.
Naturalmente l’occidente non potrà mai ammetterlo, ma è stata la denuncia della minoranza serba, negli anni ‘80, che non potevano contare sulla protezione da parte dei tribunali o della polizia, allora gestiti dal partito comunista a maggioranza etnica albanese, che ha portato alla limitazione dell’autonomia del Kosovo da parte del governo serbo, mossa ritratta in Occidente come una persecuzione gratuita motivata da odio razziale di proporzioni hitleriane.
Le difficoltà nell’ottenere giustizia in Kosovo sono essenzialmente le stesse, ora come allora, – con la differenza che la polizia serba capiva la lingua albanese, mentre gli internazionali dell’UNMIK e dell’EULEX, sono quasi totalmente dipendenti dai locali interpreti albanesi, la cui veridicità non possono controllare.
Il Rapporto Marty descrive le difficoltà nelle indagini sulla criminalità in Kosovo:
La struttura della società kosovara albanese, ancora molto orientata al clan, e l’assenza di una vera società civile, hanno reso estremamente difficile stabilire i contatti con le fonti locali. La situazione è aggravata dalla paura, spesso fino al punto dell’autentico terrore, che abbiamo osservato in alcuni dei nostri informatori, immediatamente dopo la definizione del soggetto della nostra ricerca.
“Il senso radicato di fedeltà al proprio clan, e il concetto di onore … rendono i testimoni albanesi ancor più irraggiungibili, per noi. Dopo aver visto due importanti azioni penali intraprese dall’ICTY, che hanno causato la morte di tanti testimoni, e in ultima analisi, la mancata attuazione di justice16, un relatore dell’Assemblea parlamentare con misere risorse, è assai improbabile che muterà le probabilità di tali testimoni di parlarci direttamente.
“Numerose persone che hanno lavorato per molti anni in Kosovo, e che sono diventate tra i commentatori più autorevoli in materia di giustizia nella regione, ci hanno consigliato che le reti criminali organizzate di albanesi (‘la mafia albanese’) in Albania, nei territori limitrofi, compresi Kosovo e ‘l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia’ e nella diaspora, erano probabilmente più difficili da penetrare di Cosa Nostra, e anche gli operatori di basso livello, piuttosto si prendevano una pena detentiva di decenni, o una condanna per oltraggio, che abbandonare il loro clan
.”
Un secondo rapporto, presentato questo mese al Consiglio d’Europa dal relatore Jean-Charles Gardetto, sulla protezione dei testimoni nei processi per crimini di guerra nell’ex Jugoslavia, osserva che non esiste nessuna legge di protezione dei testimoni in Kosovo e, più seriamente, non c’è modo di proteggere i testimoni che possono testimoniare contro i compaesani di etnia albanese.
Nei casi più gravi, i testimoni sono in grado di testimoniare solo in modo anonimo. Tuttavia, ha precisato il relatore, queste misure sono inutili fintanto che il testimone è fisicamente in Kosovo, dove tutti conoscono tutti. La maggior parte dei testimoni sono subito riconosciuti dalla difesa quando consegnano la loro testimonianza, nonostante tutte le misure di anonimato.”
“Ci sono molte limitazioni al regime di protezione attualmente disponibili, anche perché il Kosovo ha una popolazione di meno di due milioni in una comunità molto affiatata. I testimoni sono spesso percepiti come traditori della loro comunità quando  testimoniano, inibendo i possibili testimoni a farsi avanti. Inoltre, molte persone non credono che abbiano il dovere morale o legale di deporre come testimoni nelle cause penali.
Inoltre, quando un testimone vuole farsi avanti, vi è una reale minaccia di ritorsioni. Questi non è necessariamente messo in pericolo diretto, perdendo il posto di lavoro per esempio, ma ci sono anche esempi di testimoni chiave assassinati. Il processo di Ramush Haradinaj, l’ex leader dell’UCK, illustra bene questo caso. Il signor Haradinaj è stato incriminato dal Tribunale dell’Aja per i crimini commessi durante la guerra in Kosovo, ma è stato successivamente assolto. Nella sua sentenza, il Tribunale ha evidenziato le difficoltà che essa aveva avuto nella raccolta delle prove dai 100 testimoni dell’accusa. A trentaquattro di loro sono state concesse misure di protezione e 18 dovevano essere rilasciati con atti di citazione. Un certo numero di testimoni che stavano andando a testimoniare al processo è stato assassinato. Tra queste, Sadik e Vesel Muriqi, entrambi i quali erano stati assoggettati ad un programma di protezione dall’ICTY.”


Il dilemma dell’Europa

Naturalmente, i complici europei nel mettere la banda Thaci alla guida del Kosovo, sono stati rapidi nel respingere il rapporto Marty. L’apologeta di Tony Blair ed ex ministro laburista Dennis MacShane, ha scritto sul The Independent (UK) che, “Non c’è un solo nome o un solo testimone, nelle accuse a Thaci di essere coinvolto nella raccolta di organi umani, da parte delle vittime assassinate.” Per chi non conosce le circostanze e la relazione, potrebbe sembrare un’obiezione. Ma Marty ha messo in chiaro che lui è in grado di fornire i nomi dei testimoni alle competenti autorità giudiziarie. Thaci ha riconosciuto che esistono, quando ha dichiarato che avrebbe pubblicato i nomi dei testimoni di Marty – una dichiarazione intesa come una minaccia di morte per coloro che hanno familiarità con la scena Pristina.
Uno degli europei di maggior spicco a sperare che il rapporto Marty sparisca, è l’umanitario mediatico francese Bernard Kouchner, fino a tempi recenti ministro degli Esteri di Sarkozy, che ufficialmente dirigeva il Kosovo, come  primo capo della UNMIK, dopo l’occupazione della NATO. Contrariamente alle proteste di ignoranza di Kouchner, il capo della polizia UNMIK nel 2000 e 2001, il capitano canadese Stu Kellock, ha definito “impossibile” che Kouchner non fosse a conoscenza della criminalità organizzata in Kosovo. La prima volta che un giornalista chiese a Kouchner delle accuse di trapianto l’organo, pochi mesi fa, Kouchner ha risposto con una forte risata da cavallo, prima di dire al giornalista di andare dallo psichiatra. Dopo la relazione di Marty, Kouchner si limitava a ripetere il suo “scetticismo“, e ha richiesto un’indagine… da EULEX.
Altri difensori della NATO hanno adottato la stessa linea. Una di queste inchieste ne chiama un’altra, e così via. Indagare le accuse contro l’UCK sta cominciando ad assomigliare al processo di pace in Medio Oriente.
Il Rapporto Marty si conclude con un chiaro invito a EULEX a “perseverare con il suo lavoro di indagine, senza tenere in alcun conto le cariche ricoperte da possibili sospetti o dall’origine delle vittime, facendo di tutto per far luce sulla scomparse criminali, sulle indicazioni di traffico di organi, corruzione e collusione, così spesso denunciate, tra gruppi criminali organizzati e circoli politici” e ad “adottare tutte le misure necessarie per garantire una protezione efficace ai testimoni e acquisirne la fiducia“.
Questo è un compito arduo, visto che l’EULEX in ultima analisi dipende dai governi dell’UE, profondamente coinvolti in Kosovo, e che hanno ignorato la criminalità albanese per oltre un decennio. Eppure, alcune delle personalità più implicate, come Kouchner, si stanno avvicinando alla fine della loro carriera, e ci sono molti europei che ritengono che le cose siano andate troppo oltre, e che il pozzo nero del Kosovo deve essere ripulito.
EULEX sta già indagando sul traffico di organi in Kosovo. Nel novembre 2008, un giovane turco che aveva appena avuto un rene rimosso, svenne all’aeroporto di Pristina, portando la polizia a effettuare un raid nella vicina clinica Medicus dove un 74enne israeliano era convalescente per il trapianto del rene del giovane. L’israeliano aveva presumibilmente pagato 90.000 euro per il trapianto illegale, mentre il giovane turco, come altri stranieri disperatamente poveri attirato a Pristina da false promesse, è stato defraudato dei soldi promessi.
Il processo è attualmente in corso a Pristina con sette imputati accusati di coinvolgimento nel traffico illegale di organi del racket Medicus, compresi i massimi membri albanesi della professione medica del Kosovo. Ancora in libertà sono il dottor Yusuf Sonmez, un noto trafficante di organi internazionale, e Moshe Harel, un israeliano di origine turca, accusati di aver organizzato il commercio internazionale illecito di organi umani. Israele è noto per essere il mercato privilegiato degli organi umani, a causa delle restrizioni religiose ebraiche che limitano fortemente il numero dei donatori israeliani.
La relazione di Marty osserva che le informazioni che ha ottenuto “sembrano rappresentare una più ampia, più complessa cospirazione criminale organizzata alla base dei trapianti illegali di organi umani, con la partecipazione di co-cospiratori in almeno tre diversi paesi stranieri, oltre al Kosovo, che dura oltre un decennio. In particolare, abbiamo trovato un certo numero di credibili indizi convergenti, che la componente del traffico d organi delle detenzioni post-conflitto, descritte nella nostra relazione, sia strettamente legata al caso contemporaneo della Clinica Medicus, anche attraverso importanti personalità kosovari albanesi e internazionali, che li caratterizza entrambi come co-cospiratori.”
Ma le indagini di EULEX sul caso Medicus, non significano automaticamente che le autorità giudiziarie europee in Kosovo porteranno avanti le indagini sull’ancora più criminale traffico di organi denunciato dal rapporto Marty. Un ostacolo è che i crimini imputati hanno avuto luogo sul territorio di Albania, e finora le autorità albanesi non sono state cooperativi, per non dire altro. Una seconda inibizione è la paura che il tentativo di perseguire importanti figure dell’UCK avrebbe portato a disordini. Infatti, il 9 gennaio, diverse centinaia di albanesi portando le bandiere albanesi (non la bandiera del Kosovo imposta dall’occidente), hanno dimostrato a Mitrovica contro la relazione Marty gridando “UCK, UCK“. Eppure, l’EULEX ha incriminato due ex comandanti dell’UCK per crimini di guerra commessi sul territorio albanese nel 1999, quando presumibilmente i prigionieri albanesi del Kosovo, furono torturati perché sospettati di “collaborare” con le legali autorità serbe o perché erano oppositori politici del KLA.
Un fatto politico sorprendente e significativo che emerge dal rapporto Marty è che:
La realtà è che le più significative attività operative intraprese dai membri del KLA – prima, durante e nel periodo immediatamente successivo al conflitto – ha avuto luogo sul territorio di Albania, dove le forze di sicurezza serbe non sono mai state schierate“. (Paragrafo 36).
Così, in misura molto grande, la provincia serba del Kosovo è stata oggetto di una invasione straniera attraverso la sua frontiera, da parte dei nazionalisti albanesi appassionati dalla creazione della “Grande Albania” aiutati, in questo sforzo, dalla lobby della diaspora e, decisamente, dai bombardamenti della NATO. Lungi dall’essere un “aggressore” nella sua stessa provincia storica, la Serbia è stata vittima di una grave invasione su due fronti.


Le marionette usa e getta degli USA

La NATO potrebbe non avrebbe condotto una guerra di terra contro le forze serbe, senza subire perdite. Così ha condotto una guerra aerea di 78 giorni, devastando le infrastrutture della Serbia. Per salvare il suo paese dalla distruzione minacciata, Milosevic ha ceduto. Facendo entrare le loro forza di terra, gli Stati Uniti scelsero l’UCK. L’UCK non poteva competere con le forze serbe di terra, ma fu aiutata dagli Stati Uniti e dalla peculiare guerra della NATO.
Gli Stati Uniti hanno fornito ai combattenti dell’UCK a terra. dispositivi GPS e telefoni satellitari, per consentire loro di individuare gli obiettivi serbi da bombardare (in modo molto inefficiente, con le bombe NATO che mancavano quasi tutti i loro obiettivi militari). L’UCK, in alcuni luoghi, aveva ordinato ai civili albanesi del Kosovo di fuggire attraverso il confine verso l’Albania o verso le parti di etnia albanese della Macedonia, dove i fotografi stavano aspettando per arricchire l’immaginario di un popolo perseguitato dalla “pulizia etnica” serba – un successo propagandistico enorme.
E soprattutto, prima dei bombardamenti della NATO, l’UCK ha perseguito una strategia di provocazione, uccidendo poliziotti e civili, tra cui albanesi disobbedienti, progettati per suscitare atti di repressione da poter essere usati come pretesto per un intervento della NATO. Thaci in seguito si era anche vantato del successo di questa strategia.
Thaci ha svolto il ruolo assegnatogli dall’impero. Eppure, considerando la storia dello smaltimento dei collaboratori degli USA, quando hanno esaurito la loro utilità (Ngo Dinh Diem, Noriega, Saddam Hussein …), ha motivi per essere inquieto. Il disagio di Thaci potrebbe essere acuito da un recente viaggio nella regione di William Walker, l’agente degli Stati Uniti che nel 1999 ha creato il pretesto principale per la campagna di bombardamenti NATO, gonfiando il numero delle vittime di una battaglia tra forze di polizia serbe e guerriglieri dell’UCK nel villaggio di Racak, in un massacro di civili, “un crimine contro l’umanità” perpetrato da “persone senza alcun valore per la vita umana“. Walker, la cui principale esperienza professionale fu in America Centrale, durante la lotta sanguinosa dell’amministrazione Reagan contro i movimenti rivoluzionari in Nicaragua e in El Salvador, era stato imposto dagli Stati Uniti come capo di una missione europea apparentemente col compito di monitorare un cessate il fuoco tra le forze serbe e l’UCK. Ma in realtà, lui e il suo vice britannico, usarono la missione per stabilire stretti contatti con l’UCK, in preparazione della guerra comune contro i serbi. Il regime dei gangster riconoscente gli ha dedicato una strada a Pristina;
Tra la ricezione di una decorazione del Kosovo e la cittadinanza onoraria in Albania, Walker ha preso posizioni politiche che potrebbe rendere Thaci e EULEX nervosi. Walker ha espresso sostegno per Albin Kurti, il giovane leader del movimento radicale nazionalista “autodeterminazione” (Vetëvendosje), che sta guadagnando il supporto dai governi dell’Unione europea al suo patrocinio in favore dell’indipendenza, nonché in favore di una “Albania naturale“, che significa una Grande Albania composta da Albania, Kosovo e parti della Serbia meridionale, gran parte della Macedonia, un pezzo di Montenegro e anche il nord della Grecia. Walker era in una missione di talent-scouting, in vista della sostituzione del sempre più in disgraziato Thaci? Se Kurti è il nuovo favorito, una sostituzione scelta dagli USA, potrebbe causare ancora più problemi nei travagliati Balcani.
L’Occidente, cioè, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la NATO, potrebbero di accordarsi su un approccio “in corso su entrambe le loro case”, concludendo che i serbi che hanno perseguitato e gli albanesi che hanno aiutato, sono tutti barbari, indegni del loro benevolo intervento. Quello che non si ammetterà mai è che hanno scelto, e in gran parte creato, la parte sbagliata in una guerra per la quale essi hanno la responsabilità criminale. E delle devastanti conseguenze continuano a farsi carico gli infelici abitanti della regione, qualunque sia la loro identità linguistica e culturale.


Diana Johnstone è autrice di Fools’ Crusade: Yugoslavia, NATO and Western Delusions.


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http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=20105

Kosovo: crimini orribili nascosti dall'Occidente

su Avante del 23/01/2011

Traduzione di l'Ernesto online

il senatore svizzero Dick Marty denuncia il silenzio complice di USA e UE

L'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa si confronterà, il prossimo 25 gennaio, su una relazione che coinvolge direttamente il primo ministro del Kosovo, Hashim Thaci, nell'estrazione e nel traffico di organi umani.

Il documento di 28 pagine, già approvato in Commissione a metà di dicembre, conferma che i principali responsabili del cosiddetto Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) si sono dedicati al traffico di organi estratti a prigionieri serbi tra il 1998 e il 2000.

“Questa attività criminale che si è svolta beneficiando del caos regnante nella regione e per iniziativa di alcuni capi delle milizie dell'UCK, legati al crimine organizzato, è proseguita, sebbene sotto altre forme, fino ai giorni nostri”.

Tra le figure di spicco del mafioso “Gruppo di Drenica”, diretto dall'attuale primo ministro del Kosovo, Hashim Thaci, la relazione include anche il chirurgo Shaip Muja, oggi consigliere nel governo di Thaci, e in passato membro dell'elite dei “coordinatori” dell'UCK.

Come sottolinea l'autore del documento, il senatore svizzero Dick Marty, l'inchiesta è stata motivata dalle rivelazioni “pubblicate in un libro dall'ex procuratore del Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia” (TPJ) Carla Del Ponte.

Nell'opera, pubblicata nel 2008, già si denunciava l'esistenza del traffico di organi e si identificava persino una “casa gialla” che serviva da clinica clandestina. Tuttavia, quelle dichiarazioni sono state minimizzate e, dopo otto anni di attività, Del Ponte è stata allontanata dal TPJ, per essere inviata come ambasciatrice della Svizzera in Argentina nel 2008. Chiaramente, la sua voce era diventata scomoda.

“Le nostre indagini”, afferma la relazione del Consiglio d'Europa, “hanno permesso non solo di confermare queste rivelazioni [di Carla Del Ponte] ma anche di precisarle e di tracciare un quadro oscuro e inquietante di ciò che è accaduto e in parte continua ad accadere nel Kosovo”.

Atrocità impunite

Il relatore Dick Marty ha identificato alcune persone e una serie di locali nel nord dell'Albania da mettere in relazione con l'attività della rete, in particolare “un centro di ricezione moderno per il crimine organizzato di traffico di organi”.

“Questa struttura è stata concepita come una clinica chirurgica improvvisata (…) dove i detenuti (…) erano sottoposti alle estrazioni di reni contro la loro volontà. In seguito gli organizzatori trasportavano gli organi umani dall'Albania all'estero vendendoli a cliniche private straniere”.

La relazione ci presenta la seguente descrizione: “Le modalità concrete di questo traffico erano relativamente semplici. I prigionieri venivano condotti fino a Fushe-Kruje (…) dove venivano chiusi nel “rifugio” (…). Dopo la conferma che i chirurghi incaricati dell'espianto si trovavano nei locali ed erano pronti ad operare, i prigionieri erano condotti fuori dal “rifugio” e costretti a subire l'esecuzione con una pallottola da un agente dell'UCK. I loro corpi erano poi trasportati rapidamente nella clinica dove aveva luogo l'operazione”.

L'ipocrisia occidentale

Il contenuto dell'inchiesta realizzata, come anche il suo autore ci tiene a sottolineare, non è una novità: “Ciò che abbiamo scoperto non è certo totalmente inedito: rapporti di importanti servizi di informazione e di polizia avevano già denunciato e illustrato in dettaglio questi stessi fatti da molto tempo. Ma non hanno avuto continuità, dal momento che le istanze dirigenti hanno privilegiato sempre la discrezione, il silenzio per presunte considerazioni di “opportunità politica”. Ma quali interessi potrebbero giustificare un tale comportamento che disdegna tutti i valori che sono costantemente invocati in pubblico?”.

L'indignazione di Dick Marty, presidente della Commissione delle Questioni Giuridiche e dei Diritti dell'Uomo dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, emerge soprattutto dal fatto, ugualmente rilevato nella sua relazione, che “l'insieme della comunità internazionale nel Kosovo – dai governi degli Stati Uniti e di altre potenze occidentali alleate fino alle autorità giudiziarie che esercitano la loro attività sotto la tutela dell'Unione Europea – senza ombra di dubbio sono in possesso delle stesse informazioni tenebrose sull'estensione dei crimini commessi dal “Gruppo di Drenica”, ma nessuno pare disposto a reagire di fronte a una tale situazione e a perseguire i responsabili”.

D'altro canto, dopo due anni di indagine, il relatore svizzero sembra avere oggi una visione della guerra che ha smembrato la Jugoslavia ben diversa da quella che abitualmente viene veicolata dagli organi di comunicazione dominante:

“L'emozione suscitata dai crimini orribili commessi dalle forze serbe aveva provocato, tra le altre conseguenze, un clima che possiamo constatare anche nell'atteggiamento di certe istanze internazionali, secondo il quale gli uni erano necessariamente considerati come carnefici e gli altri come vittime, e pertanto innocenti. La realtà è più sfumata e complessa”.