Informazione


Da: andreamartocchia

Oggetto: per Antonello Piroso

Data: 23 novembre 2009 14:29:51 GMT+01:00

A: antonello.piroso  @...
Cc: jugocoord    @...

(seguirà copia cartacea con allegato. Distinti saluti A.M.)


LETTERA APERTA

All'att.ne del dott. Antonello Piroso:

Le scriviamo stupefatti dopo avere assistito alla sua introduzione della puntata di venerdi 23 ottobre 2009 della trasmissione televisiva Niente di Personale (1). Abbiamo dovuto prendere atto che, dopo tanti anni, non c'è ancora la volontà - da parte degli opinion makers e dei giornalisti più influenti, tra cui certamente possiamo annoverare anche lei - di raccontare la tragedia jugoslava, e bosniaca in particolare, con obiettività e onestà. Si preferisce continuare ad usare il linguaggio delle esagerazioni e della demonizzazione dell'altro, impedendo così non solo la analisi storica e politica ragionata, ma anche il conseguimento di una pace vera.

La sua è stata una invettiva pesantissima contro i leader politici e militari dei serbi  di Bosnia: una invettiva che potrebbe pronunciare solo chi ha deciso di arruolarsi - tuttora! - con una delle parti in causa nella guerra fratricida bosniaca. Come tanti altri esempi di demagogia militare, la sua invettiva è stata basata su affermazioni in parte false, in parte esagerate.
Lei ha citato ad esempio una ridicola leggenda, secondo cui Mladic sgozza un maiale davanti ai caschi blu per intimidirli, e ha detto che in seguito a tale minaccia  i caschi blu olandesi con un generale francese a capo sequestrano le armi ai musulmani e lasciano campo libero a Mladic a Srebrenica. 
Proprio su Srebrenica era incentrato il suo intervento - soprattutto esso era mirato a pubblicizzare quel discutibile film che porta il titolo  Risoluzione 819. Il film non è totalmente basato sui documenti, come lei ha affermato. Ad esempio, in trasmissione avete fatto vedere alcune sequenze tra le quali quella di una colonna di profughi musulmani con mezzi ONU mentre viene bombardata dai serbi - un fatto che non ha alcuna corrispondenza reale. 
Giacomo Battiato, mediocre regista di fiction su commissione, con questo suo film ha cercato di spacciare una versione dei fatti di Srebrenica ancora più esagerata della vulgata solita. Il suo scopo è esplicito: sulla pagina di Liberazione del 5 novembre 2008 dedicata al film, Battiato spiegava che la NATO avrebbe dovuto bombardare gli abitanti serbi della Bosnia ancora prima... Nell'articolo si affermava che i serbi stuprarono tutte le donne musulmane di Srebrenica mentre ne sterminavano tutti i maschi dai 7 ai 70 anni, e si commentava: questo è non un capolavoro, ma un film necessario... Certamente, necessario a mantenere vivo l'odio nei confronti del nemico! Per questo servizio reso all'odio e all'affermazione del nostro punto di vista coloniale (divide et impera), a Giacomo Battiato è stato conferito il primo premio al festival del cinema di Roma.

Ma lei stesso, Piroso, in trasmissione ha salutato quei terribili bombardamenti - quando finalmente abbiamo deciso di intervenire con i bombardamenti - e ha giustificato retoricamente a priori eventuali atti di vendetta personale - se qualcuno si facesse giustizia ... potremmo solo dire che non vale occhio per occhio.... Eppure lei sa bene che la NATO per quei bombardamenti usò armi all'uranio impoverito, e che la vendetta contro i serbi è stata più che spietata: tutti i quartieri a maggioranza serba di Sarajevo sono stati  etnicamente ripuliti in seguito a Dayton, agli albori del 1996. Non le basta?

Torniamo un attimo solo su Srebrenica, perchè è questo lo slogan più ricorrente nel vostro modo di presentare, e distorcere, la tragedia bosniaca degli anni Novanta.

Lei ha detto tra l'altro che Karadzic e Mladic a Srebrenica avrebbero fatto ammazzare 9000 musulmani - almeno 8000 - qualcuno dice 10000... Allora, quanti ne avrebbero fatti ammazzare? Evidentemente lei non sa che Naser Oric, comandante della 28° Legione Musulmana di stanza nella città dal 1992 al 1995 ha fatto uccidere circa 3500 civili serbi della zona, vittime delle sue razzie nei villaggi attorno a Srebrenica. Forse ignora che lo stesso Oric  e il suo stato maggiore nel 1995 sono stati richiamati espressamente a Sarajevo abbandonando la difesa della città quando era evidente che i serbi avrebbero attaccato… Un’altra stranezza: nel maggio 1996 la SFOR statunitense arrestò a Milici dieci terroristi islamisti del cosiddetto gruppo Laste, sospettati di aver trucidato tre Serbi, otto di loro risultavano nell'elenco della CRI fra quei 8-9-10mila ammazzati nel 1995! (2) Lei evidentemente non sa nulla delle incongruenze e delle assurdità della vulgata giornalistica che ha prevalso in questi anni sui fatti di Srebrenica. Noi non possiamo fare altro che consigliarle qualche lettura (3): sta alla sua coscienza, buona o cattiva, o almeno alla sua indubbia professionalità di giornalista trarre delle conclusioni. 


I firmatari:
Jean Toschi Marazzani Visconti, giornalista e saggista (Milano)
Andrea Martocchia (Bologna)
Ivan Pavicevac (Roma)
Alessandro Di Meo (Roma)
Marino Andolina, pediatra (Trieste)
Ivana Kerecki (Milano)
Barbara Bee (Milano)
Tatjana Djordjevic, giornalista (Milano)
Jelena Vasiljev, artista (Milano)
Dragan Pejic (Milano)
Licia Croce, studente (Milano)
Tamara Zivkovic (Milano)
Miriam Pellegrini Ferri, partigiana (Ciampino RM)
Spartaco Ferri, partigiano (Ciampino RM)
Dragomir Kovacevic, traduttore e interprete (Casale Monferrato)
Zoran Borovac (Milano)
Alessandro Arbitrio (Milano)
Jovana Popovic (Perugia)
Fabrizio Zanellato, impiegato (Milano)
Nada Starcevic, filosofa-psicoterapeuta (Milano)
Sergio Manes, editore (Napoli)
Zivkica Nedanovska (Ravenna)
Gilberto Vlaic (Trieste)
Enrico Vigna (Torino)
Jovan Jovanovic, giornalista (Monza)
Andrea Catone (Bari)
Alberto Tarozzi, docente di sociologia (Bologna)
Enzo Lepre, avvocato (Milano)
Aldo Bernardini, ordinario di diritto internazionale (Roma)
Rosa D'Amico, Pinacoteca Nazionale (Bologna)


NOTE
(3) L'Italia è una provincia distratta ed ignorante, ma siamo riusciti ugualmente a produrre almeno una buona pubblicazione su Srebrenica:
Gruppo di ricerca su Srebrenica: Il Dossier nascosto del "genocidio" di Srebrenica (Edizioni La Città del Sole, Napoli 2007)
Si tratta della versione in lingua italiana della ricerca di un gruppo di studiosi indipendenti, pubblicata anche in inglese e francese. Gliene alleghiamo una copia-omaggio assieme a questa nostra lettera...
In lingua tedesca sono le analisi più recenti ed aggiornate:
Alexander Dorin: Srebrenica. Die Geschichte eines salonfähigen Rassismus (Kai Homilius, Berlin; 2009)
Germinal Civikov: Srebrenica. Der Kronzeuge (Promedia, Wien; 2009)
Una raccolta di articoli è alla pagina: https://www.cnj.it/documentazione/srebrenica.htm



(english / francais)


--- ENGLISH ---

www.globalresearch.ca/PrintArticle.php?articleId=16181
The Pentagon Budget: Largest Ever and Growing

By Sara Flounders

Global Research, November 19, 2009

On Oct. 28, President Barack Obama signed the 2010 Defense Authorization Act, the largest military budget in U.S. history.

It is not only the world's largest military budget but is larger than the military expenditures of the whole rest of the world combined. And it is growing nonstop. The 2010 military budget--which doesn't even cover many war-related expenditures--is listed as $680 billion. In 2009 it was $651 billion and in 2000 was $280 billion. It has more than doubled in 10 years.

What a contrast to the issue of health care!

The U.S. Congress has been debating a basic health care plan--which every other industrialized country in the world has in some form--for more than six months. There has been intense insurance company lobbying, right-wing threats, and dire warnings that a health care plan must not add one dime to the deficit.

Yet in the midst of this life-and-death debate on medical care for millions of working and poor people who have no health coverage, a gargantuan subsidy to the largest U.S. corporations for military contracts and weapons systems--a real deficit-breaker--is passed with barely any discussion and hardly a news article.

Physicians for a National Health Program estimates that a universal, comprehensive single-payer health plan would cost $350 billion a year, which would actually be the amount saved through the elimination of all the administrative costs in the current private health care system--a system that leaves out almost 50 million people.

Compare this to just the cost overruns each year in the military budget. Even President Obama on signing the Pentagon budget said, "The Government Accountability Office, the GAO, has looked into 96 major defense projects from the last year, and found cost overruns that totaled $296 billion." (whitehouse.gov, Oct. 28)

Harry Madoff's $50-billion Ponzi scheme, supposedly the biggest rip-off in history, pales in comparison. Why is there no criminal inquiry into this multibillion-dollar theft? Where are the congressional hearings or media hysteria about $296 billion in cost overruns? Why are the CEOs of the corporations not brought into court in handcuffs?

The cost overruns are an integral part of the military subsidy to the largest U.S. corporations. They are treated as business as usual. Regardless of the party in office, the Pentagon budget grows, the cost overruns grow and the proportion of domestic spending shrinks.

ADDICTED TO WAR

This year's military budget is only the latest example of how the U.S. economy is kept afloat by artificial means. Decades of constantly reviving the capitalist economy through the stimulus of war spending has created an addiction to militarism that U.S. corporations can't do without. But it is no longer large enough to solve the capitalist problem of overproduction.

The justification given for this annual multibillion-dollar shot in the arm was that it would help to cushion or totally avoid a capitalist recession and could curb unemployment. But as Workers World Party founder Sam Marcy warned in 1980 in "Generals Over the White House," over a protracted period more and more of this stimulant is needed. Eventually it turns into its opposite and becomes a massive depressant that sickens and rots the entire society.

The root of the problem is that as technology becomes more productive, workers get a smaller and smaller share of what they produce. The U.S. economy is more and more dependent on the stimulant of superprofits and multibillion-dollar military cost overruns to soak up a larger and larger share of what is produced. This is an essential part of the constant redistribution of wealth away from the workers and into the pockets of the superrich.

According to the Center for Arms Control and Non-Proliferation, U.S. military spending is now significantly more, in 2009 inflation-adjusted dollars, than it was during the peak years of the Korean War (1952: $604 billion), the Vietnam War (1968: $513 billion) or the 1980s Reagan-era military buildup (1985: $556 billion). Yet it is no longer enough to keep the U.S. economy afloat.

Even forcing oil-rich countries dependent on the U.S. to become debtor nations with endless weapons purchases can't solve the problem. More than two-thirds of all weapons sold globally in 2008 were from U.S. military companies. (Reuters, Sept. 6)

While a huge military program was able in the 1930s to pull the U.S. economy out of a devastating collapse, over a long period this artificial stimulus undermines capitalist processes.

Economist Seymour Melman, in books such as "Pentagon Capitalism," "Profits without Production" and "The Permanent War Economy: American Capitalism in Decline," warned of the deterioration of the U.S. economy and the living standards of millions.

Melman and other progressive economists argued for a rational "economic conversion" or the transition from military to civilian production by military industries. They explained how one B-1 bomber or Trident submarine could pay the salaries of thousands of teachers, provide scholarships or day care or rebuild roads. Charts and graphs showed that the military budget employs far fewer workers than the same funds spent on civilian needs.

These were all good and reasonable ideas, except that capitalism is not rational. In its insatiable drive to maximize profits it will always choose immediate superprofit handouts over even the best interests of its own long-term survival.

NO "PEACE DIVIDEND"

The high expectations, after the end of the Cold War and the collapse of the Soviet Union, that billions of dollars could now be turned toward a "peace dividend" crashed against the continued astronomical growth of the Pentagon budget. This grim reality has so demoralized and overwhelmed progressive economists that today almost no attention is paid to "economic conversion" or the role of militarism in the capitalist economy, even though it is far larger today than at the highest levels of the Cold War.

The multibillion-dollar annual military subsidy that bourgeois economists have relied on since the Great Depression to prime the pump and begin again the cycle of capitalist expansion is no longer enough.

Once corporations became dependent on multibillion-dollar handouts, their appetite became insatiable. In 2009, in an effort to stave off a meltdown of the global capitalist economy, more than $700 billion was handed over to the largest banks. And that was just the beginning. The bailout of the banks is now in the trillions of dollars.

Even $600 to $700 billion a year in military spending can no longer restart the capitalist economy or generate prosperity. Yet corporate America can't do without it.

The military budget has grown so large that it now threatens to overwhelm and devour all social funding. Its sheer weight is squeezing out funding for every human need. U.S. cities are collapsing. The infrastructure of bridges, roads, dams, canals and tunnels is disintegrating. Twenty-five percent of U.S drinking water is considered "poor." Unemployment is officially reaching 10 percent and in reality is double that. Black and Latino/a youth unemployment is more than 50 percent. Fourteen million children in the U.S. are living in households below the poverty level.

HALF OF MILITARY COSTS ARE HIDDEN

The announced 2010 military budget of $680 billion is really only about half of the annual cost of U.S. military expenditures.

These expenditures are so large that there is a concerted effort to hide many military expenses in other budget items. The War Resisters League annual analysis listed the real 2009 U.S. military expenses at $1,449 billion, not the official budget of $651 billion. Wikipedia, citing several different sources, came up with a total military budget of $1,144 billion. Regardless of who is counting, it is beyond dispute that the military budget actually exceeds $1 trillion a year.

The National Priorities Project, the Center for Defense Information and the Center for Arms Control and Non-Proliferation analyze and expose many hidden military expenses tucked into other parts of the total U.S. budget.

For example, veterans' benefits totaling $91 billion are not included in the Pentagon budget. Military pensions totaling $48 billion are stuck into the Treasury Department budget. The Energy Department hides $18 billion in nuclear weapons programs in its budget. The $38 billion financing of foreign arms sales is included in the State Department budget. One of the largest hidden items is the interest on debt incurred in past wars, which totals between $237 billion and $390 billion. This is really an endless subsidy to the banks, which are intimately linked to the military industries.

Every part of these bloated budgets is expected to grow by 5 to 10 percent a year, while federal funding to states and cities is shrinking by 10 to 15 percent annually, leading to deficit crises.

According to the Office of Management and Budget, 55 percent of the total 2010 U.S. budget will go to the military. More than half! Meanwhile, federal block grants to states and cities for vital human services--schools, teacher training, home-care programs, school lunches, basic infrastructure maintenance for drinking water, sewage treatment, bridges, tunnels and roads--are shrinking.

MILITARISM BREEDS REPRESSION

The most dangerous aspect of the growth of the military is the insidious penetration of its political influence into all areas of society. It is the institution that is the most removed from popular control and the most driven to military adventure and repression. Retired generals rotate into corporate boardrooms, become talking heads in major media outlets, and high-paid lobbyists, consultants and politicians.

It is not a coincidence that along with having the world's largest military machine, the U.S. has the world's largest prison population. The prison-industrial complex is the only growth industry. According to the U.S. Justice Department's Bureau of Justice Statistics, more than 7.3 million adults were on probation or parole or incarcerated in 2007. More than 70 percent of the incarcerated are Black, Latino/a, Native and other people of color. Black adults are four times as likely as whites to be imprisoned.

Just as in the military, with its hundreds of thousands of contractors and mercenaries, the drive to maximize profits has led to the growing privatization of the prison system.

The number of prisoners has grown relentlessly. There are 2.5 times more people in the prison system today than 25 years ago. As U.S. capitalism is less and less able to provide jobs, job training or education, the only solutions offered are prisons or the military, wreaking havoc on individuals, families and communities.

The weight of the military pushes the repressive state apparatus into every part of society. There is an enormous growth of police of every kind and countless police and intelligence agencies.

The budget for 16 U.S. spy agencies reached $49.8 billion in fiscal year 2009; 80 percent of these secret agencies are arms of the Pentagon. (Associated Press, Oct. 30) In 1998 this expense was $26.7 billion. But these top secret agencies are not included in the military budget. Nor are the repressive agencies of immigration and border control.

U.S. armed forces are stationed at more than 820 military installations around the world. This doesn't count hundreds of leased bases and secret listening posts and many hundreds of ships and submarines. 

But the more the military machine grows, the less it can control its world empire because it offers no solutions and no improvements in living standards. Pentagon high-tech weapons can read a license plate on a car from a surveillance satellite; their night vision goggles can penetrate the dark; and their drones can incinerate an isolated village. But they are unable to provide potable water, schools or stability to the nations attacked.

Despite all the Pentagon's fantastic high-tech weapons, the U.S. geopolitical position is slipping year after year. Regardless of its massive firepower and its state-of-the-art weaponry, U.S. imperialism has been unable to reconquer the world markets and position of U.S. finance capital. Its economy and its industries have been dragged down by the sheer weight of maintaining its military machine. And as the resistance in Iraq and Afghanistan has shown, that machine cannot match the determination of people to control their own future.

As the mighty U.S. capitalist economy is able to offer less and less to working people here in the U.S. , that level of determined resistance is sure to take root here as well.


Disclaimer: The views expressed in this article are the sole responsibility of the author and do not necessarily reflect those of the Centre for Research on Globalization. The contents of this article are of sole responsibility of the author(s). The Centre for Research on Globalization will not be responsible or liable for any inaccurate or incorrect statements contained in this article.

© Copyright Sara Flounders, International Action Center, 2009 

The url address of this article is: www.globalresearch.ca/PrintArticle.php?articleId=16181




--- FRANCAIS ---


Lundi, 16 Novembre 2009 13:01  
  Le budget du Pentagone : le plus élevé de tous les temps et en augmentation constante
Sara Flounders   

Le 28 octobre, le président Barack Obama a signé le décret d’autorisation de la Défense pour 2010, c’est-à-dire le plus gros budget militaire de l’histoire des EU. Il n’est pas seulement le plus gros budget militaire au monde, il est en même temps plus important que l’ensemble des dépenses militaires du reste de la planète.

Et, d’année en année, il ne cesse de croître. Le budget militaire de 2010 – qui ne couvre même pas toute une série de dépenses ayant trait à la guerre – a été fixé à 680 milliards de dollars. En 2009, il était de 651 milliards alors qu’en 2000, il n’était encore que de 280 milliards. Il a donc plus que doublé en dix ans.

 

Quel contraste avec la question des soins de santé !

Le Congrès américain a ergoté autour d’un plan des soins de santé de base – une chose que possèdent tous les autres pays industrialisés sous une forme ou une autre – durant plus de six mois. Il y a eu d’intenses pressions de la part des compagnies d’assurances, des menaces de la droite et des mises en garde sévères : le plan des soins de santé ne pourrait accroître le déficit d’un seul cent.

Pourtant, au beau milieu de ce débat d’une importance vitale pour les soins médicaux des millions de travailleurs et de pauvres qui ne bénéficient d’aucune couverture de soins, une subvention gargantuesque aux plus importantes des sociétés américaines a été adoptée sans qu’il y ait pratiquement de discussion et d’articles dans la presse, alors que la chose concerne des contrats militaires et des systèmes d’armement, lesquels génèrent chaque fois de véritables déficits.

L’organisation Médecins pour un programme national de santé estime qu’un plan de santé entièrement financé par l’État coûterait 350 milliards de dollars par an, ce qui, en fait, équivaudrait au montant économisé avec l’élimination de tous les frais administratifs de l’actuel système privé de soins de santé – un système qui exclut presque 50 millions de personnes.

Comparez cela aux dépassements du budget militaire chaque année. Même le président Obama a déclaré, en signant le budget du Pentagone : « Le Bureau gouvernemental des comptes (GAO - Government Accountability Office), a examiné 96 importants projets de défense de l’an dernier et a découvert que les dépassements totalisaient 296 milliards de dollars. » (voir : whitehouse.gov  , 28 octobre 2009)

La pyramide de Ponzi à 50 milliards de dollars de Bernard Madoff, dont certains prétendent qu’elle est la plus grosse arnaque de l’histoire, semble minable, en comparaison. Pourquoi n’y a-t-il pas d’enquête pénale sur ce vol de plusieurs dizaines de milliards de dollars ? Où sont les questions du Congrès ou les manifestations d’hystérie médiatique sur ces 296 milliards de dépassements ? Pourquoi les PDG des sociétés ne sont-ils pas amenés menottés au tribunal ?

Les dépassements de frais font partie intégrante des subventions militaires aux plus grandes des sociétés américaines. Ils sont traités comme des affaires ordinaires. Qu’importe le parti au pouvoir, le budget du Pentagone grossit, les dépassements de frais grossissent et la proportion des dépenses domestiques rétrécit. 

Accro à la guerre


Le budget militaire de cette année n’est que le dernier exemple de la façon dont l’économie américaine est maintenue à flot à l’aide de moyens artificiels. Des décennies de relance constante de l’économie capitaliste via le stimulus des dépenses de guerre ont créé une dépendance morbide vis-à-vis du militarisme, au point que les entreprises américaines ne peuvent plus s’en passer. Mais ce moyen n’a plus l’ampleur suffisante pour résoudre le problème capitaliste de la surproduction.

On a justifié ce coup de seringue annuel de plusieurs centaines de milliards de dollars en disant qu’il contribuerait à amortir ou à éviter complètement une récession capitaliste et à résorber le chômage. Mais rappelons la mise en garde du fondateur du Workers World Party, Sam Marcy, en 1980, dans « Generals Over the White House » (Les généraux sont au-dessus de la Maison-Blanche), lorsqu’il parlait d’une très longue période pendant laquelle ces stimulants allaient être de plus en plus nécessaires. Finalement, il se fait qu’ils ont un effet diamétralement opposé et qu’ils se muent en un dépresseur massif qui contamine et pourrit toute la société.

La racine du mal réside dans le fait que la technologie devient plus productive, que les travailleurs ont une part de plus en plus restreinte de ce qu’ils produisent. L’économie américaine dépend de plus en plus du stimulant des superprofits et des dépassements des coûts militaires (296 milliards de dollars !) pour absorber une part de plus en plus grande de ce qui est produit. C’est une partie essentielle de la redistribution constante de la richesse loin des poches des travailleurs et directement dans celles des gens richissimes. 

Selon le Centre du contrôle des armements et de la non-prolifération, les dépenses militaires américaines sont aujourd’hui considérablement plus élevées, en dollars 2009 ajustés à l’inflation, qu’elles ne l’étaient au plus fort de la guerre de Corée (1952 : l’équivalent de 604 milliards de dollars actuels), de la guerre du Vietnam (1968 : 513 milliards) et de la mise sur pied de l’ère militaire sous Reagan, dans les années 80 (1985 : 556 milliards). Et, pourtant, cela ne suffit plus à maintenir l’économie américaine à flot.

Même en forçant les pays riches en pétrole dépendant des EU à devenir des nations débitrices via des achats sans fin d’armes, on ne pourra résoudre le problème. Plus de deux tiers de toutes les armes vendues dans le monde en 2008 provenaient de sociétés militaro-industrielles américaines. (Reuters, 6 septembre 2009)

Alors que, dans les années 30, un gigantesque programme militaire était en mesure de tirer l’économie américaine d’un effondrement dévastateur, sur une longue période, ce stimulant artificiel sape les processus capitalistes.

L’économiste Seymour Melman, dans des ouvrages comme « Pentagon Capitalism » (Le capitalisme pentagonal), « Profits without Production » (Des bénéfices sans produire), « The Permanent War Economy : American Capitalism in Decline » (Une économie de guerre permanente : le capitalisme américain en déclin), mettait en garde contre la détérioration de l’économie américaine et du niveau de vie de millions de personnes.

Melman et d’autres économistes progressistes étaient partisans d’une « conversion économique » rationnelle ou d’un passage de la production militaire à la production civile par les industries militaires. Ils expliquaient comment un seul bombardier B-1 ou un sous-marin Trident pouvait payer les salaires de milliers d’enseignants, fournir des bourses ou des soins ambulants ou reconstruire des routes. Cartes et graphiques montraient que le budget militaire emploie beaucoup moins de travailleurs que les mêmes sommes dépensées pour couvrir les besoins civils.

C’étaient toutes des idées valables et raisonnables, hormis le fait que le capitalisme n’a rien de rationnel. Dans sa pulsion insatiable à vouloir maximiser les profits, il choisira les aumônes du superprofit immédiat et laissera de côté même les meilleurs intérêts de sa survie à long terme.

Pas de « dividende de paix »

Les grands espoirs, après la fin de la guerre froide et l’effondrement de l’URSS, de voir des milliards de dollars se muer désormais en « dividendes de paix » se sont écrasés face à la croissance astronomique continue du budget du Pentagone. Cette pénible réalité a tellement démoralisé et submergé les économistes progressistes qu’on n’accorde quasiment plus d’attention aujourd’hui à la « conversion économique » ou au rôle du militarisme dans l’économie capitaliste, même s’il est infiniment plus important aujourd’hui qu’aux moments les plus forts de la guerre froide. 

Les centaines de milliards de dollars des subventions militaires annuelles sur lesquelles ont compté les économistes bourgeois depuis la Grande Dépression pour amorcer la pompe et réenclencher une fois de plus le cycle de l’expansion capitaliste ne suffisent plus, aujourd’hui. 

Une fois que les sociétés sont devenues dépendantes des centaines de milliards de dollars de subventions, leur appétit n’a plus connu de limites. En 2009, dans un effort pour écarter la liquéfaction complète de l’économie capitaliste mondiale, on a refilé plus de 700 milliards de dollars aux banques les plus importantes. Et ce n’a été que le début. Le renflouage des banques se chiffre aujourd’hui en milliers de milliards de dollars. 

Même 600 ou 700 millions de dollars par an de dépenses militaires ne peut plus relancer l’économie capitaliste ni engendrer la prospérité. Pourtant, l’Amérique des entreprises ne peut s’en passer.

Le budget militaire s’est accru dans des proportions si importantes qu’il menace maintenant de submerger et de dévorer la totalité du budget social. Son poids réel met à plat les fonds nécessaires à chaque besoin humain. Les villes américaines s’écroulent. L’infrastructure des ponts, routes, barrages, canaux et tunnels se désintègre. Vingt-cinq pour cent de l’eau potable américaine est considérée de « piètre qualité ». Le chômage atteint officiellement 10 pour cent et, en réalité, il est le double de ce chiffre. Le chômage chez les jeunes Afro- et Latino-américains dépasse les 50 pour cent. Quatorze millions d’enfants aux EU vivent dans des ménages situés en dessous du niveau de pauvreté.  

La moitié  des dépenses militaires sont cachées

Le budget militaire annoncé pour 2010, 680 milliards de dollars, ne représente en réalité qu’environ la moitié du coût annuel des dépenses militaires américaines.

Ces dépenses sont si importantes qu’il y a un effort concerté pour cacher de nombreuses dépenses militaires dans d’autres éléments du budget. L ‘analyse annuelle de la Ligue des opposants à la guerre a répertorié les véritables dépenses militaires américaines pour 2009 et les a évaluées à 1.449 milliards de dollars, et non pas l’officiel budget de 651 milliards. Wikipedia, citant diverses sources, est arrivé à un budget militaire total de 1.144 milliards. Mais qu’importe qui compte, il ne fait absolument aucun doute que le budget militaire dépassée aujourd’hui les 1.000 milliards de dollars.

Le Projet des priorités nationales, le Centre d’information sur la Défense et le Centre du contrôle des armements et de la non-prolifération analysent et dénoncent de nombreuses dépenses militaires cachées qu’on a planquées dans certaines autres parties du budget total des EU.

Par exemple, les allocations des vétérans, qui totalisent 91 milliards de dollars, ne sont pas reprises dans le budget du Pentagone. Les pensions militaires (48 milliards au total) sont répertoriées dans le budget du département du Trésor. Le département de l’Énergie cache dans on budget 18 milliards de dollars de programmes d’armes nucléaires. Les 38 milliards du financement des ventes d’armes étrangères est compris dans le budget du département d’État (= ministère des Affaires étrangères). L’un des postes cachés les plus importants représente les intérêts des dattes encourues lors des guerres passées : 237 milliards et 390 milliards de dollars. C’est en réalité un subside sans fin aux banques et celles-ci sont étroitement liées aux industries militaires.

Chaque partie de ces budgets goitreux est censée augmenter de 5 à 10 pour cent par an, alors que le financement des États et des villes par le fédéral diminue annuellement de 10 à 15 pour cent, ce qui amène des crises de déficit.

Selon le Bureau de la gestion et du budget, 55 pour cent du budget total américain pour 2010 ira à l’armée. Plus de la moitié ! Pendant ce temps, des pans entiers des dotations fédérales aux États et villes sur le plan des services humains vitaux – écoles, formation des enseignants, programmes de soins à domicile, repas scolaires, entretien des infrastructures de base de la distribution d’eau potable, entretien des égouts, des ponts, des tunnels et des routes – diminuent à vue d’œil.

Le militarisme nourrit la répression

L’aspect le plus dangereux de la croissance de l’armée est la pénétration insidieuse de son influence politique dans tous les domaines de la société. C’est l’institution la plus éloignée du contrôle populaire et la plus encline à l’aventurisme militaire et à la répression. Des généraux retraités font une tournante dans les conseils d’administration des sociétés, deviennent des vedettes du crachoir dans les principaux organes médiatiques, des lobbyistes, conseillers et hommes politiques grassement payés.

Ce n’est pas une coïncidence si, non contents de posséder la plus importante machine de guerre du monde, les EU ont également la plus importante population carcérale de la planète. Le complexe carcéro-industriel est la seule industrie à connaître une croissance. Selon le Bureau de la statistique du département américain de la Justice, plus de 7,3 millions d’adultes étaient en probation, en liberté sur parole ou incarcérés en 2007. Plus de 70 pour cent des personnes incarcérées sont des Afro- ou Latino-américain(e)s, des Amérindiens et autres personnes de couleur. Les adultes noirs risquent quatre fois plus la prison que leurs homologues blancs.

Exactement comme pour l’armée, avec ses centaines de milliers de contractuels et de mercenaires, la frénésie à vouloir maximiser les profits a abouti à une privatisation croissante du système carcéral.

Le nombre de détenus a augmenté sans relâche. Il y a 2,5 fois plus de gens dans le système carcéral actuel qu’il y a 25 ans. Comme le capitalisme américain est de moins en moins en mesure de procurer des emplois, des formations à l’emploi ou un enseignement tout court, les seules solutions proposées sont les prisons ou l’armée, provoquant ainsi la désolation chez les individus ou au sein des familles et des communautés.

Le poids de l’armée pousse l’appareil répressif de l’État vers toutes les couches de la société. Il y a une augmentation énorme des polices en tous genres et d’innombrables agences de police et de renseignement. 

Le budget de 16 agences de renseignement américaines atteignait 49,8 milliards de dollars, pour l’année fiscale 2009 : 80 pour cent de ces agences secrètes de renseignement sont des bras du Pentagone. (Associated Press, 30 octobre 2009). En 1998, ces dépenses étaient de 26,7 milliards de dollars. Mais ces agences ultrasecrètes ne sont pas reprises dans le budget militaire. Pas plus que les agences de répression de l’immigration et de contrôle des frontières.

Les forces armées américaines sont stationnées dans plus de 820 bases militaires disséminées dans le monde entier. Et ce chiffre n’inclut pas les centaines de bases louées, de postes clandestins d’écoute et ainsi que les centaines de navires et de sous-marins.

Mais plus la machine militaire prend de l’ampleur, moins il est possible de contrôler son empire mondial, parce qu’elle n’offre pas de solutions ni n’améliore les niveaux de vie. Les armes high tech du Pentagone peuvent lire une plaque minéralogique de voiture à partir d’un satellite de surveillance, leurs lunettes de lecture nocturne peuvent pénétrer l’obscurité la plus profonde et leurs drones peuvent incendier un village isolé. Mais elles sont incapables de fournir de l’eau potable, des écoles ou la stabilité aux nations qu’elles attaquent.

En dépit de toutes ces armes du Pentagone à la technologie fantastique, la position géopolitique américaine se dégrade d’année en année. En dépit de sa puissance de feu massive et de son armement à la pointe de l’art, l’impérialisme américain a été incapable de reconquérir les marchés mondiaux et la position du capital financier américain. L’économie et l’industrie des EU ont été entraînées vers le gouffre par le simple poids du maintien en état de la machine militaire. Et, comme l'a montré la résistance en Irak et en Afghanistan, cette machine ne peut rivaliser avec la détermination des peuples à vouloir contrôler eux-mêmes leur propre avenir.

Puisque la puissante économie capitaliste américaine n’est capable que de proposer de moins en moins aux travailleurs d’ici, aux EU, il est certain que ce niveau de résistance déterminée va s’enraciner également.

Source: Workers World

Traduit par Jean-Marie Flémal pour Investig'Action 

Images: 
1- Rencontre de George W. Bush et de Barack Obama dans le bureau ovale de la Maison blanche , le 10 novembre 2008 par Eric Draper
2- Bombardier B52 par USAF 
3- Latuff 



GREATER THAN SKANDERBEG

(Dopo la statua di Clinton a Pristina - vedi: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6575 , http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6561 -, è prevista a breve l'erezione di una grande statua al criminale di guerra George W. Bush nella città albanese di Fushe-Kruje)

http://www.reuters.com/article/lifestyleMolt/idUSTRE5AJ3YZ20091120

Reuters - November 21, 2009

Albanian town plans statue of Bush


TIRANA: The small Albanian town of Fushe-Kruje plans to erect a statue of former U.S. President George W. Bush to commemorate his June 2007 visit, when he was feted as a hero in an outpouring of love for America.

Mayor Ismet Mavriqi said seven Albanian sculptors had entered the competition for the statue he plans to unveil in Bush Square in the town center on June 10, 2010, the third anniversary of Bush's visit.

"If had the final say, I would very much like a three-meter statue, probably in bronze, that captures his trademark way of walking with energy," Mavriqi told Reuters on the phone.

The municipality has already finished the blueprints for rebuilding the square where the statue will stand, he added.

A cafe in Fushe-Kruje and a street in the capital Tirana are already named after Bush.

When Bush visited Fushe-Kruje, he dived into a throng of waiting Albanians and enjoyed a rock-star reception - a stark contrast with the noisy protests that dogged him elsewhere on that European trip.

The bakery and the cafe where Bush stopped to talk with the owners and a barber, a shepherd and a tailor whose businesses were funded by U.S. micro-loans, have become landmarks visited by Albanians, ethnic Albanians from Kosovo and foreigners.

Albanians have a special affection for the United States, which they credit not only with ending their Cold War isolation but also with leading NATO in 1999 [to wage war against Yugoslavia].

Kosovo, which declared independence from Serbia last year, set up a giant statue of former U.S. president Bill Clinton to thank him for his role in NATO's 1999 air war.

Bush, on the first U.S. presidential visit to post-communist Albania, backed independence for Kosovo and urged Kosovo Albanians to be patient. 

The United States was one of the first countries to recognize Kosovo's independence.




Il resoconto del viaggio di solidarietà a Kragujevac, qui riportato, si può scaricare anche nella versione completa (formato Word) corredata di fotografie alla URL: https://www.cnj.it/AMICIZIA/Relaz1009.doc 
Anche le precedenti relazioni di Zastava Trieste / Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus si possono scaricare alla URL: https://www.cnj.it/solidarieta.htm#nonbombe

AGGIORNAMENTI IMPORTANTI:

Una delegazione dei lavoratori Zastava sarà a Brescia e a Trieste per informarci sulla situazione REALE della fabbrica, della città di Kragujevac e più in generale sulle REALI condizioni della Serbia.
I giorni 8 e 9 dicembre saranno a Brescia, mentre il 10 e 11 dicembre saranno a Trieste. Seguiranno dettagli.

Il 14 settembre scorso è scoppiato un incendio alla linea di montaggio della Punto, nello stabilimento Zastava di Kragujevac, per un danno complessivo di circa 1 mlione di euro. 



Da: gilberto.vlaic   @... 
Oggetto: Relazione ultimo viaggio a Kragujevac ottobre 2009
Data: 20 novembre 2009 12:47:26 GMT+01:00

RITORNO DALLA  ZASTAVA DI KRAGUJEVAC
Viaggio del 22 - 25 ottobre 2009


Questa relazione e’ suddivisa in quattro parti.

1 Introduzione e siti web
2 Cronaca del viaggio; i progetti in corso 
3 Alcune informazioni sulla Serbia e sulla Zastava
4 Conclusioni


1.  Introduzione 

Vi inviamo la relazione del viaggio svolto circa un mese fa a Kragujevac per la consegna delle adozioni a distanza che fanno capo alla ONLUS Non Bombe ma solo Caramelle e al Coordinamento Nazionale RSU CGIL e per la verifica dei progetti in corso a Kragujevac.

Il nostro sito e’ all’indirizzo
CHE FINALMENTE E’ AGGIORNATO!!! (grazie a Massimiliano)

Sul sito del coordinamento RSU trovate tutte le notizie sulle nostre iniziative a partire dal 1999
Trovate tutte le informazioni seguendo il link 

I nostri resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:

Molti dei progetti che abbiamo in corso a Kragujevac sono realizzati in collaborazione con altre associazioni: Zastava Brescia, ABC solidarieta’ e pace di Roma, Fabio Sormanni di Milano, e Cooperazione Odontoiatrica Internazionale.
Questi sono gli indirizzi dei loro siti:

Consiglio inoltre di visitare il blog di Alessandro Di Meo, di Un ponte per... di Roma, con il quale e’ iniziata una concreta collaborazione che senz’altro andra’ avanti nel tempo:


2. Cronaca del viaggio; i progetti in corso 

E’ stato un viaggio in due tempi, perche’ Gilberto e’ partito il 20 di ottobre, in modo da poter partecipare alle cerimonie in ricordo della strage nazista del 21 ottobre 1941, della quale abbiamo parlato piu’ e piu’ volte.
Il resto della delegazione e’ partita il 22 mattina con il solito pullmino prestato dalla Associazione di Solidarieta’ Internazionale Triestina: Gino da Montereale V., Giuliano, Marvida e Olga da Trieste, Stefano da Fiumicello e Francesco da Napoli. Sul furgone la solita decina di scatoloni per altrettante famiglie di Kragujevac da parte dei donatori italiani, pannoloni per adulti e le immancabili medicine per il presidio medico della Zastava; questa volta anche una significativa quantita’ di strumentazione medica di base, fornita da Francesco.
Verso le 7 di sera di sera del 22 ci siamo ritrovati tutti alla sede del Sindacato Samostanli; con noi anche una delegazione di Zastava Brescia, formata da Amneris, Bruno, Maurizio e Riccardo.
Dopo i soliti calorosissimi saluti abbiamo preparato il piu’ velocemente possibile le buste contenenti gli affidi da distribuire, verificati tutti gli appuntamenti dei due giorni successivi e finalmente, per una volta neppure troppo tardi, una eccellente cena serba con i nostri amici del Sindacato Samostalni e infine meritato riposo in un albergo in centro citta’.
Ma proseguiamo con ordine e torniamo al 21 ottobre.

21 ottobre mattina: commemorazione della strage del 1941 
E’ una bellissima giornata di sole, un po’ fresca. Insieme a un folto numero di rappresentanti di citta’ europee sono invitato dal Comune a prendere parte alle celebrazioni, al Parco della Memoria di Sumarice che ricorda una delle piu’ efferate rappresaglie naziste, che vide la fucilazione di 7300 persone.
Tra il 14 e il 19 ottobre 1941 vi furono nei dintorni della citta’ durissimi scontri tra soldati tedeschi e partigiani, durante i quali vi furono dieci morti e ventisei feriti tra le truppe occupanti.
Le agghiaccianti regole di rappresaglia imponevano il rapporto di 100 fucilati per ogni tedesco morto e 50 per ogni ferito. In realta’ tra il 19 e il 21 ottobre furono fucilate 7300 persone, quasi tutti maschi, rastrellati in tutta la citta’ e nei villaggi contadini circostanti; trovarono la morte anche gli studenti e i professori del Ginnasio, prelevati direttamente dalle aule. E furono poi uccisi anche i piccoli rom della citta’ che facevano tradizionalmente i lustrascarpe, perche’ rifiutarono di pulire gli stivali dei fucilatori.
I fucilati vennero gettati in trentatre fosse comuni, disseminate in 380 ettari di terra che oggi costituiscono il Parco della Rimembranza. Nel territorio del Parco sono stati eretti molti monumenti, il piu’ imponente dei quali ricorda gli studenti del Ginnasio ed e’ chiamato le Ali Spezzate.

Potete trovare un documentazione molto completa su questo argomento al seguente indirizzo:
dove e’ riportata anche in Serbo e in due versioni italiane la poesia ‘’Fiaba sanguigna’’ di Desanka Maksomovic scritto a ricordo degli studenti uccisi.
Ho visitato questo parco decine di volte, con tutte le delegazioni che si sono succedute in questi anni, sotto tutti i climi ma sempre con pochissime persone presenti, dominato dal silenzio.
Oggi invece la collina che sovrasta il monumento delle Ali Spezzate, e’ invasa di persone come pure tutti i prati intorno; sono persone di tutte le eta’, e moltissimi sono i giovani. 
Dopo una lunga cerimonia religiosa segue una deposizione di corone di fiori da parte di moltissime delegazioni e associazioni; quest’anno c’e’ pure la nostra corona. Io non riesco a portarla e cosi’ due ragazzi, Milenka e Luka, mi aiutano, ed e’ una cosa stupenda, sono felici e allegri, molto presi da questo gesto simbolico, mi parlano fitto fitto, un po’ in Inglese e molto in Serbo, mi dicono di avere dodici e undici anni, capisco quasi nulla ma non importa, e’ un altro piccolo ponte di amicizia che si getta. Spero di rivederli, prima o poi.

[FOTO: Milenka, Luka e Gilberto; Parte delle corone deposte, sullo sfondo le Ali Spezzate]

Sono rimasto molto perplesso, invece, al pranzo offerto dal Comune a tutte le delegazioni provenienti dall’estero. A tavola ero insieme a due Consiglieri comunali di Carrara, citta’ gemellata da molti anni con Kragujevac; brave persone, che avevano partecipato a questa manifestazione gia’ altre volte; la loro conoscenza della realta’ cittadina si limita pero’ agli incontri ufficiali, non sono pressoche’ mai venuti in contatto con la realta’ della popolazione, delle fabbriche chiuse e dei lavoratori licenziati e non hanno alcuna conoscenza delle campagne di solidarieta’ in atto ormai da tanti anni, anche a partire dalla loro citta’.
E cosi’ suppongo che sia stato per tutte le numerose citta’ presenti...

21 ottobre pomeriggio: inaugurazione della mediateca della Scuola Politecnica
Forse ricorderete che nella relazione di luglio scorso avevamo descritto la visita ad un’aula, piuttosto grande e in brutte condizioni, che la Scuola voleva destinare a mediateca di Italiano utilizzando il denaro avanzato sul progetto del Centro giovanile inaugurato a ottobre 2008 (residuo 4250 euro) a cui si aggiungeva e una donazione di 9000 euro proveniente dal Comune di Rho. Il Preside aveva sostenuto che i locali si sarebbero inaugurati a ottobre e cosi’ e’ stato!
E’ una cerimomia molto festosa, con la presenza di numerose Scuole Tecniche provenienti da Serbia, Bosnia, Slovenia, Macedonia, Repubblica Ceca e Germania, gemellate oon Kragujevac. Mancano solo gli studenti di Rho. Alcuni studenti della Scuola Politecnica  leggono in Italiano un brano tratto dal libro di Giacomo Scotti ‘’Kragujevac, la citta’ fucilata’’ a cui segue poi la lettura della traduzione in Serbo.
Poi rappresentanti di tutte le Scuole presenti illustrano le loro  realta’.
La sala lascia veramente a bocca aperta per come e’ stata realizzata, ogni cosa e’ stata scelta con estrema cura; e’ dominata da una splendida lavagna interattiva.
Meraviglia veramente come con una cifra tutto sommato modesta si sia potuto realizzare tanto (pareti, impianto elettrico, pavimento, mobili ed arredi).
Il Preside ci consegnera’ poi il 23 ottobre (durante la visita delle nostre delegazioni) copia delle ricevute delle spese effettuate. Le foto che seguono sono state scattate il 23 ottobre, e dunque non durante la inaugurazione ‘’ufficiale’’ ma durante la successiva visita delle nostre delegazioni.
Per questo non sono presenti gli studenti delle Scuole gemellate.

[FOTO: La sala come era a luglio; il pavimento non e’ chiaramente visibile ma e’ totalmente da rifare; La targa all’ingresso dell’aula; Una vista della sala; Altra vista con la lavagna interattiva sullo sfondo]

2 ottobre mattino: visita al possibile centro culturale di Desimirovac
Desimirovac dista 8 km da Kragujevac e si trova sulla strada magistrale Kragujevac-Topola-Belgrado. Ha circa 1.500 abitanti ed è uno dei villaggi più grandi del territorio. 
Gli abitanti sono essenzialmente agricoltori e allevatori di bestiame; negli ultimi anni la popolazione e' aumentata per l'arrivo di parecchi profughi.

Nel villaggio si trova la scuola elementare «Sreten Mladenovic» frequentata da circa 300 alunni. Alla scuola fanno capo anche le scuole primarie, quasi tutte di quattro anni, dei piccoli centri vicini, (Luznice, Pajazitovo, Cerovac, Gornje Jarusice, Resnik, Novi Milanovac e Opornica) per un totale di ulteriori 300 alunni.
Desimirovac aveva un Centro culturale, costruito nel 1936 con i finanziamenti dei suoi cittadini, che pero' e' abbandonato da circa 30 anni.
Si tratta di un edificio dalle dimensioni considerevoli, in un brutto stato di conservazione, con una superficie coperta totale di circa di 800 metri quadrati raddoppiabili.
Gli abitanti vorrebbero rimetterlo in funzione, creando molti spazi usufruibili da tutti, prima di tutto una palestra per gli alunni delle scuole, e poi un centro sociale, affinchè i giovani di questa periferia possano disporre, vicino a casa loro, di un luogo dove trovarsi per sviluppare i loro interessi e trascorrere i loro momenti di svago, e poi spazi per esibizioni ecc.
E' un bel progetto, assai ambizioso MA con costi impossibili da sostenere per associazioni come la nostra. Vedremo comunque se potremo in qualche modo contribuire alla sua relizzazione.

[FOTO: Due viste parziali di Desimirovac, esterna ed interna]

22 ottobre pomeriggio: visita alla Scuola Primaria 21 ottobre.
Non e’ un gioco di parole o un errore di battitura.
La Scuola primaria 21 ottobre (corrispondente alle nostre elementari piu’ medie) e’ l’unica di Kragujevac a prevedere l’insegnamento della lingua italiana; a marzo scorso il Direttore della scuola e l’insegnante di lingua italiana ci avevano scritto chiedendoci di aiutarli nel trovare una scuola della nostra regione con cui potere realizzare un gemellaggio.
Le Scuole elementari e medie del Comune di San Dorligo della Valle hanno risposto con entiusiasmo a questa richiesta, e cosi’ insieme a Rajka sono andato nel pomeriggio del 22 a consegnare la lettera di adesione al progetto.
Ho passato due piacevolissime ore con un gruppo di alunni, che mi hanno letteralmente subbissato di domande su Trieste, sui ragazzi italiani, su quando potranno incontrarli... sono allegrissimi e pieni di aspettative.
C’e comunque sempre una certa tristezza ad incontrare ragazzi di questa eta’; avevano due-tre anni nel marzo del 1999, quando il loro Paese fu bombardato dalla NATO, il loro futuro spazzato via dalla ‘’ingerenza umanitaria’’; hanno sempre vissuto in un Paese isolato dal resto del mondo in ristrettezze economiche continue. E’ per loro che dobbiamo continuare ad agire, perche’ i ponti di solidarieta’ creati in tutti questi anni continuino a dare i loro frutti.

22 ottobre sera: ci ritroviamo tutti al Sindacato, la delegazione di Brescia e quella di Trieste. Prepariamo le buste con le quote di affido e stabiliamo le cose da fare nei due giorni successivi, che saranno pienissimi.


23 ottobre

La giornata inizia prestissimo, verso le sette, perche’ ci sara’ un presidio ai cancelli della Zastava Auto, durante il quale il Sindacato illustrera’ ai lavoratori le ultime novita’ sulla infinita vicenda della Fiat(che riportero’ in fondo a questa relazione). Siamo invitati a prendervi parte; il personale della sicurezza (specie quello Italiano, direttamente dipendente dalla Fiat) non e’ molto felice per la nostra presenza, ma non puo’ opporsi, almeno una volta i lavoratori sono piu’ forti e cosi’ superiamo insieme a loro i cancelli dello stabilimento. 
Ci sono moltissimi operai che conoscsciamo da molti anni. Ci accolgono molto calorosamente, apprezzano molto la nostra presenza, si sentono meno soli in questo continuo scontro.

[FOTO: Davanti alla direzione della Zastava Auto]

Il programma prevede poi la visita della Mediateca di Italiano realizzata alla Scuola Politecnica, di cui abbiamo riferito diffusamente all’inizio di questa relazione.
Con questa Scuola abbiamo realizzato importanti progetti da cinque anni a questa parte; molti della delegazione non hanno mai visitato questi locali e cosi’ visitiamo anche la mensa per gli studenti (costruita nel 2005) lo studio dentistico (foto nella relazione di luglio scorso), il grande spazio per i giovani realizzato nel seminterrato, dove sta provando alcuni balli tradizionali il gruppo folk della scuola, guidato dalla infaticabile professoressa di Matematica Jasmina.
Nel seminterrato, nello spazio dedicato al tennis tavolo ping-pong, c’e il ping-pong appartenuto a Simone, un ragazzo di Brescia vittima di un tragico incidente stradale lo scorso luglio. Sua madre ha voluto perpetuarne il ricordo donando tutti i suoi giochi alla Scuola, ed è bello scoprire con quanta delicatezza la scuola ha dedicato questa sala a Simone, inaugurandola con un torneo dedicato alla sua memoria. Al centro della parete più lunga, visibili da qualunque posizione, campeggiano sotto vetro le racchette di Simone: il messaggio che trasmettono è che si può cambiare il segno del proprio dolore, trasformandolo in speranza per altri.
Anche in questo viaggio la mamma di Simone ha inviato una sottoscrizione alla Scuola.

[FOTO: Uno scorcio della mensa degli studenti ; Il gruppo di ballo popolare durante le prove; Lo spazio del tennis tavolo; Le racchette di Simone]

E infine visita alla Scuola Jovan Popovic dove abbiamo ricostruito un’aula per i bambini in età pre-scolare, mediante l’abbattimento delle pareti interne di un’ala della Scuola, rifacendo gli infissi e l’impianto elettrico. Manca ancora il ripristino dei pavimenti, per una spesa di circa 3000 euro (le foto sono nelle relazioni di ottobre 2008 e aprile 2009).
I bambini ci accolgono con uno spettacolino, e con enormi vassoi di buonissimi dolci preparati dalle loro madri. Avevamo gia’ mangiato dolci eccellenti alla Scuola Politecnica... e pensiamo con terrore al pranzo con il Sindacato che ci aspetta...
La visita e’ finalizzata a verificare con la direttice la possibilita’ di ricostruire i bagni, che sono in stato pietoso. Il Comune non ha fondi per la manutenzione straordinaria delle Scuole ed e’ per questo che non riusciamo a realizzare questo progetto. Inoltre non e’ un progetto modulabile nel tempo (come ad esempio la ricostruzione delle aule): se si comincia devono essere per forza disponibili subito tutti i fondi necessari. C’e’ da sperare che prima o poi arrivino i fondi del 5 per mille, e che la associazione Un ponte per... di Roma decida di continuare la sua collaborazione con noi, altrimenti non ne usciremo.

Nel pomeriggio FESTA GRANDE! Si inaugura la palestra di fisioterapia della Associazione malati sclerosi multipla.
Vi abbiamo illustrato con molti particolari e molte foto questo progetto nella relazioni dei viaggi effettuati a ottobre 2008 e a luglio scorso.
Sembra quasi impossibile, ma dal primo contributo, versato agli inizi di maggio 2009, sono passati solo sei mesi...
Arrivano per l’occasione anche Alessandro, Samantha e Vincenzo della associazione romana Un ponte per... che ha deciso di collaborare. 
Ci accoglie Jasmina Brajkovic, presidente della associazione, insieme a molti soci (quasi tutte donne) anche giovanissimi, purtroppo. Nei loro occhi c’è la sofferenza per questa terribile malattia, ma è completamente assente l’autocommiserazione o la richiesta silenziosa di compassione. 
Una grande targa ricorda tutti quelli che hanno partecipato a questa iniziativa.
Dopo i discorsi ufficiali, per fortura brevi, Alessandro consegna a Jasminala quota di 2500 euro proveniente da dalla sua Associazione, e poi si taglia il nastro!
La strumentazione fisioterapica a cui ci troviamo di fronte e’ di livello eccellente ed assai completa.

[FOTO: La targa; Alessandro e Jasmina con la donazione di Un ponte per...; Alcune viste della attrezzatura della palestra]

A seguire, ci viene offerta una cena alla quale partecipiamo con entusiasmo e grande amicizia. Arriva anche una banda di suonatori di trombe, che ci aveva gia’ fatto compagnia un anno fa. Si balla il kolo tutti insieme, si canta, si parla e si immaginano nuovi progetti. 


Sabato 24 ottobre 2009

E’ il giorno dell’assemblea per la distribuzione delle quote di affido.
Come sempre moltissime persone presenti nella  grande sala della direzione della Zastava. Molti non riescono a entrare e si fermano in corridoio. La preoccupazione per il futuro domina tutti, perche’ la Fiat non sta rispettando alcun patto, e le notizie a volte incontrollabili che circolano sono veramente brutte.
Noi comunque  proviamo sempre la stessa gioia nel rivedere persone che conosciamo da anni, molti di loro ormai disoccupati, i loro figli che crescono viaggio dopo viaggio. Benche’ disoccupati, malati, disperati, almeno non sono abbandonati da tutti. La solidarietà è soprattutto questo. E loro, i nostri amici, questo lo sanno bene e ce lo dicono, qualcuno con le parole, molti con gli occhi e gli abbracci.

Consegnamo 158 quote d’affido ed alcuni regali in denaro, per un totale di 27230 euro..
Due di questi affidi sono nuovi e salutiamo con affetto i piccoli Marko e Nina che entrano a far parte di questa nostra grande famiglia solidale.

Dopo di noi viene effettuata la consegna delle 112 quote di affido della associazione di Brescia.

Nel pomeriggio abbiamo un incontro con il Sindacato.
Il clima e’ pesante, si parla dei problemi della fabbrica, dei piani della Fiat e del futuro dei lavoratori.
Anche il futuro del Sindacato e’ a rischio, soprattutto in termini di agibilita’ in fabbrica e di strutture sindacali.

Decidiamo di far venire in Italia a dicembre una delegazione del Samostanli, a Brescia per i giorni 8 e 9 e a Trieste il 10 e l’11, in modo da poter organizzare iniziative di  informazione  e  sensibilizzazione sul  tema  della  solidarietá con  le  famiglie  dei lavoratori  ed ex  lavoratori  della  Zastava e  piu' in generale con la citta' di Kragujevac.

Infine, a sera, siamo attesi in casa di Ana S., la ragazza che ad aprile scorso era giunta in Italia per poter realizzare il suo sogno di vedere Venezia, prima che la malattia degenerativa che la ha colpita la renda totalmente incapace di camminare. Ha finito la scuola, si è diplomata, ma ora che la malattia è sempre più evidente e invalidante non esce piu’ di casa. Andiamo noi a trovarla, e a festeggiare insieme il suo diciannovesimo compleanno, che e’ caduto dieci giorni fa. Ci attende raggiante di gioia, bellissima, ci invita a gustare i cibi e ci accompagna al suo computer per mostrarci le foto che ha scattato a Venezia: questo viaggio era stato realizzato grazie da una catena di solidarietà intitolata ‘’Il sogno di Ana’’. E sara’ Ana a salutarvi, alla fine di questa relazione.


3 – Alcune informazioni generali sulla Serbia e sulla Zastava

ALCUNI INDICI ECONOMICI GENERALI
I dati sono stati ricavati dai bollettini periodici dell’Uffico Centrale di Statistica; qualora ala fonte sia diversa viene esplicitamente indicata.

Cambio dinaro/euro. 
A ottobre 2008 il cambio dinaro-euro era di 84 a 11.
Era poi salito fino a quasi 100 dinari per 1 euro ad aprile 2009. Successivamente si e’ stabilizzato a circa 92 dinari per 1 euro; al 22 di ottobre era di 93.2 dinari per euro.

Inflazione e prezzi
L’inflazione non smette di falcidiare i salari.
A giugno 2009 i prezzi al consumo erano aumentati del 6.9% rispetto a dicembre 2008; a fine settembre l’infazione era salita fino a 9.4%.

Ponendo uguale a 100 la media dei prezzi al consumo nel 2005, a settembre 2009 tale indice diventa 145.3; era di 88.4 a settembre 2004; 72.8 a settembre 2002; 32.7 a settembre 2000; 19.2 a settembre 1999; 14.9 a gennaio 1999 (prima dei bombardamenti NATO). 
Questo significa un aumento di circa dieci volte dei prezzi al consumo in un  decennio!

Commercio con l’estero per il periodo gennaio-agosto 2009
Il totale degli scambi e’ stato di 14950,1 milioni di dollari con una diminuzione di 36.8% rispetto allo stesso periodo del 2008. Il valore delle esportazioni della Serbia e’ stato di 5190.1 milioni di dollari, con una diminuzione del 32.6% in confronto allo stesso periodo del 2008.
Il valore delle importazioni  della Serbia e’ stato d 9760.0  milioni di dollari, con una diminuzione del 38.9% in confronto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Se i dati invece che in dollari vengono espressi in euro ci sono variazioni sui valori percentuali, in relazione alle variazioni dei cambi tra le varie monete.
Cio’ che resta invariato, indipendentemente dalla moneta di riferimento, e che mostra quanto sia drammatica la situazione economica, e’ il rapporto esportazioni/importazioni nel periodo esaminato, che e’ pari al 53%.

Indici della produzione industriale
La produzione industriale a settembre 2009 e’ scesa del 6.3% se comparata con settembre 2008; la produzione industriale nel periodo gennaio-settembre 2009 e’ scesa del 15% in rapporto allo stesso periodo del 2008.

Livelli occupazionali e tasso di disoccupazione
Non ci sono aggiornamenti dei dati gia’ riportati nella tabella presente nella relazione di luglio scorso.
Ricordiamo i dati fondamentali. 
Dal 2001 ad oggi l’occupazione cosi’ registrata e’ scesa di 100.000 unita’, da circa 2.100.000 del 2001 a circa 2.000.000 del 2008.
E’ impressionante il calo dell’industria manifatturiera, che continua a perdere posti di lavoro, il 40% in 7 anni.
Il livello di disoccupazione medio in Serbia per la popolazione tra 15 e 64 anni era del 16.4% a aprile 2009, con un aumento di 2.4% rispetto ad aprile del 2008.

Salari in dinari
Non ci sono variazioni significative sul fronte dei salari, che hanno mantenuto valori nominali pressoche’ costanti negli ultimi cinque mesi, a fronte di una inflazione in continua crescita segnando quindi una perdita del potere di acquisto.


Mese Produzione Servizi Media totale
Gennaio 2008 27516 29582 28230
Maggio 2008 30136 35867 32147
Novembre 2008 31703 37040 33613
Gennaio 2009 27447 32020 28887
Maggio 2009 28657 36434 31086
Agosto 2009 28915 36612 31338
Settembre 2009 28825 Non disponibile 31319

Come gia’ riportato in molte relazioni, ci sono differenze salariali fortissime tra diverse categorie di lavoratori:

I dati seguenti sono relativi al terzo trimestre del 2009 (in dinari)

Settore Salario in dinari
Finanza 71464
Manifattura tabacchi 61382
Elettricita’ e gas 51578
Manifattura pellami 17172
Manifattura tessile 15010

Pensioni
La seguente tabella e’ tratta dal quotidiano Politika del 24-8-09 ed illustra l’entita’ delle pensioni medie mensili (in dinari) suddivise per categoria di lavoratori.


Anzianita’ Invalidita’ Reversibilita’ Totali
Numero  Cifra Numero Cifra Numero Cifra Numero Cifra

Lavoratori 
dipendenti 666363 25242 331549 20054 312872 15956 1310984 21714

Lavoratori 
autonomi 22538 24673 15935 21533 13968 15511 52441 21279

Agricoltori 187441 8362 12285 8883 24262 6021 223988 8138

Il rapporto tra pensioni e salari medi e’ di poco superiore al 60%.

<

(Message over 64 KB, truncated)