Informazione


(per il calendario aggiornato delle altre presentazioni del libro "Foibe, revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica" si veda:
Per il manifesto della Settimana antirevisionista di Roma si veda:


Roma 9-10-11 Febbraio 2009
NOI RICORDIAMO TUTTO 
Settimana antirevisionista

Lunedì 9 febbraio: ore 17 - Baffo della Gioconda, v.degli Aurunci 40 (San Lorenzo)
Presentazione libro: Foibe, revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica
Con Sandi Volk (storico) e Davide Conti (storico)
 
Martedì 10 febbraio: ore 15 - entrata cimitero Prima Porta
Omaggio floreale al monumento per i partigiani jugoslavi

Mercoledì 11 febbraio: ore 16 - Aula grande di Storia, facoltà di Lettere (Sapienza)
Convegno storico: Noi ricordiamo tutto
con Nicola Tranfaglia (storico), Sandi Volk (storico), Davide Conti (storico) e Bianca Bracci Torsi (ANPI)
 
 
Settimana antirevisionista promossa da:
 
Resistenza Universitaria - La Sapienza  (http://blog.libero.it/ResistUnivers)
 
Militant  (www.militant-blog.org)
 
Collettivi Universitari Roma3 
 
Collettivo Lavori in Corso - Tor Vergata  (http://clic.noblogs.org)

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documento di presentazione
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REVISIONISMO DI STATO E ROVESCISMO: 
USO POLITICO DELLA STORIA, AMNESIE DELLA REPUBBLICA

Una volta ho partecipato a una trasmissione televisiva con Pisanò, 
uno dei fondatori del Movimento Sociale, che allora era senatore. 
Pisanò mi si è rivolto dicendo: “Lei sa quanto me 
che avevamo degli ideali tutti e due. Diversi, certo. 
Ma la patria era un valore per lei e per me”. 
Io gli ho risposto “Senta, sarà pure come dice Lei. 
Però se vinceva Lei io sarei ancora in prigione. 
Avendo vinto io, Lei è senatore della Repubblica e parla qui con me”. 

Vittorio Foa, Il paradigma antifascista

Il 12 novembre è iniziata, nella Commissione Difesa, la discussione dei ddl 628 (Disposizioni per il riconoscimento della qualifica di ex combattente agli appartenenti alla Guardia Civica di Trieste) e 1360 (Istituzione dell'Ordine del Tricolore e adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra), che rappresentano un ulteriore, e forse definitivo, passo verso la totale equiparazione tra  partigiani e repubblichini, tra coloro che combatterono per la libertà e coloro che scelsero di sostenere gli invasori nazisti. Il ddl 628 si propone di riconoscere come “ex combattenti” i membri della Guardia civica di Trieste, corpo collaborazionista che giurava fedeltà ad Hitler con giuramento bilingue. Il ddl 1360, invece, propone la creazione di una nuova onorificenza, l’Ordine del Tricolore, riservato a tutti coloro che hanno prestato servizio militare nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 e che siano invalidi, a tutti coloro che hanno fatto parte delle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà, oppure delle formazioni che facevano riferimento alla Repubblica sociale italiana: agli insigniti dell’Ordine del Tricolore dovrebbe infine essere riconosciuto un assegno vitalizio di 200 euro annui. Come si legge nella presentazione del ddl 1360, “l’istituzione dell’«Ordine del Tricolore» deve essere considerata un atto dovuto, da parte del nostro Paese, verso tutti coloro che, oltre sessanta anni fa, impugnarono le armi e operarono una scelta di schieramento convinti della  bontà della loro lotta per la rinascita della Patria. Non s’intende proponendo l’istituzione di questo Ordine sacrificare la verità storica di una feroce guerra civile sull’altare della memoria comune, ma riconoscere, con animo oramai pacificato, la pari dignità di una partecipazione al conflitto avvenuta in uno dei momenti più drammatici e difficili da interpretare della storia d’Italia; nello smarrimento generale, anche per omissioni di responsabilità ad ogni livello istituzionale, molti combattenti, giovani o meno giovani, cresciuti nella temperie culturale guerriera e «imperiale» del ventennio, ritennero onorevole la scelta a difesa del regime, ferito e languente; altri, maturati dalla tragedia in atto o culturalmente consapevoli dello scontro in atto a livello planetario, si schierarono con la parte avversa, «liberatrice», pensando di contribuire a una rinascita democratica, non lontana, della loro Patria. Solo partendo da considerazioni contingenti e realistiche è finalmente possibile quella rimozione collettiva della memoria ingrata di uno scontro che fu militare e ideale, oramai lontano, eredità amara di un passato doloroso, consegnato per sempre alla storia patria”. Le intenzioni dei proponenti non potrebbero essere più esplicite.

            Questi due ddl si inseriscono in quel processo di pacificazione e di creazione di una innaturale memoria condivisa che ha lo scopo di minare le fondamenta antifasciste della Repubblica Italiana per poter cambiare la Costituzione che ne è alla base. Costituzione che, con il suo portato sociale, rappresenta un ostacolo per quella riorganizzazione dei rapporti economici e sociali in chiave sempre più selvaggiamente capitalista e liberista, se non autoritaria, che è in atto in Italia da oltre venti anni. E, come il capitalismo italiano ha sempre dimostrato anche nel passato, non esita a ricorrere al fascismo (nella sua forma originale, “neo” o “post”), o ad una riabilitazione di esso, per raggiungere i suoi scopi.

            Se da un lato si cerca di sfumare l’incommensurabile differenza tra le scelte degli uni e quelle degli altri per indebolire la base antifascista della Repubblica, dall’altro la parte politica che a queste basi si è sempre mostrata avversa cerca di autolegittimarsi, concentrando l’attenzione pubblica sul lato umano dei repubblichini e sui crimini (veri o presunti) commessi dai partigiani comunisti, le cui azioni vengono descritte con toni sempre più truculenti.

Non si tratta di un’operazione recente. Già alla fine degli anni ‘80, infatti, Renzo De Felice e Giuliano Ferrara si confrontarono in due interviste su quella che consideravano la fine dell’antifascismo mentre, in pieno “craxismo”, si faceva un gran rumore parlando di “Grande Riforma”, “Seconda Repubblica”, “Nuova Costituzione”. Le reazioni che queste interviste scatenarono travalicarono ben presto il campo del dibattito storiografico per entrare in quello della polemica politica:  si è così oltrepassato il confine che separa un giusto, ed auspicabile, “uso pubblico della storia”, che non deve assolutamente rimanere confinata nelle aule accademiche, dal suo “uso politico”, che consiste in un’operazione di sistematica “riscrittura”, in modo più o meno mistificatorio e decontestualizzato, per screditare una forza (o un’area) politica o accreditarne un’altra.

La “storia”, e in specie il ciclo fascismo/antifascismo/guerra mondiale/resistenze, è sfuggita dalle mani degli storici ed è diventa una prateria dove ciascuno può compiere impunemente le proprie scorrerie, senza cautela alcuna, senza serietà, né onestà intellettuale.

Questa operazione “culturale” portata avanti dal mondo politico è a tutti gli effetti “bipartisan”, come dimostrato dal fatto che il ddl 1360 è stato firmata anche da tre deputati del Pd. Nel 1996 fu il diessino Violante, presidente della Camera, ad esprimersi sulla necessità di comprendere “i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà”, pronunciandosi comunque contro quella che definiva un’“inaccettabile parificazione tra le parti”. La tendenza verso la parificazione è stata, invece, rafforzata da un discorso tenuto dal presidente della Repubblica Ciampi nel 2001, in cui ha affermato: “Abbiamo sempre presente, nel nostro operare quotidiano, l’importanza del valore dell’unità dell’Italia. Questa unità che sentiamo essenziale per noi, quell’unità che, in fondo oggi, a mezzo secolo di distanza, dobbiamo pur dirlo, era il sentimento che animò molti dei giovani che allora fecero scelte diverse; che le fecero credendo di servire ugualmente l’onore della propria Patria”. Si tratta esattamente degli stessi concetti espressi dal ddl 1360, legittimati dalla più alta carica dello Stato.

In questa temperie politica e culturale si è generata una gara a relativizzare il fascismo, a concentrare l’attenzione su “zone buie” della Resistenza e “triangoli rossi”, a insistere sulle Foibe (dando numeri ridicoli, moltiplicando per fattore 100 o 1000 i morti), dimenticando genesi e contesto di quei fatti: un esempio su tutti sono i romanzi storici di Giampaolo Pansa, letti da migliaia di italiani che li hanno considerati come unici saggi “finalmente” attendibili sull’argomento, oppure l’istituzione del Giorno del Ricordo delle foibe o, ancora, la fiction “Il cuore nel pozzo”. Si tratta di quella che lo storico Angelo D’Orsi ha definito come una chiara operazione di “«rovescismo», che può essere definito come la fase suprema del revisionismo stesso», laddove con “revisionismo” intende «l’ideologia e la pratica della revisione programmatica»: «basta prendere un fatto noto, almeno nelle sue grandi linee, un personaggio importante, un episodio che ha costituito un momento variamente epocale... Poi si afferma che tutto quello che sappiamo in merito è una menzogna, o perché fondata sulla falsità, o perché basata sull’occultamento; di solito, responsabili delle menzogne e dei nascondimenti della verità, sono “i comunisti”. […] E più si spara in alto più si allarga il bacino d’utenza».

Sulla scena pubblica, intanto, alcuni amministratori locali si sono dati da fare con la toponomastica per recuperare alle glorie patrie vecchi arnesi del Fascio, fino al punto di togliere la titolazione dell’aeroporto di Comiso a Pio La Torre, parlamentare comunista ucciso dalla mafia, per riattribuirla a Vincenzo Magliocco, generale nella guerra fascista di Etiopia. E così, giungiamo agli eventi più recenti: “il fascismo non è un male assoluto” sostiene  l’ormai sindaco post(?)-fascista di Roma Gianni Alemanno. E il suo compagno di partito Ignazio La Russa, Ministro della Difesa, afferma con nonchalance che farebbe un torto alla sua coscienza se non ricordasse «che altri militari in divisa, come quelli della Nembo [reparto militarmente organizzato della Repubblica di Salò, inserito organicamente nei quadri della Wehrmacht, ndR] dell'esercito della Rsi, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d'Italia».

Sono questi i motivi per cui oggi è sempre più difficile ricordare ed affermare che, parafrasando Calvino, il repubblichino più onesto, più in buona fede, più idealista, si batteva per una causa sbagliata, mentre anche il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, combatteva per una società più giusta. Ed è tenendo ben salda questa considerazione, ormai scomparsa dall’orizzonte culturale dell’opinione pubblica, che abbiamo deciso di organizzare un’iniziativa in cui poter discutere e riaffermare l’antifascismo e l’opposizione più netta verso ogni forma di revisionismo che miri a sovvertire i valori fondanti della consapevolezza storica e sociale, che miri a pacificare e confondere in una differenza indifferente oppressi ed oppressori.

Resistenza Universitaria (La Sapienza) - Militant -
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RICORDIAMO LA GENESI DEL “GIORNO DEL RICORDO”

Cinque anni fa fu istituita la solennità civile del “giorno del ricordo delle foibe, dell\'esodo e della più complessiva vicenda del confine orientale”, da commemorare il 10 febbraio. Intendiamo oggi parlare della genesi di tutto questo.
La legge che è stata approvata è frutto di un accordo tra diverse proposte presentate da vari parlamentari. A questo proposito riportiamo qui alcuni appunti tratti da una conferenza stampa svoltasi a Trieste il 6/2/04, nel corso della quale i parlamentari DS Fassino, Violante e Maran spiegarono l’iter dell’accordo tra le parti su questa proposta di legge. 
Fassino ha ribadito la necessità di ricordare il 50° anniversario dell’esodo e di superare ogni forma di ambiguità e reticenza dopo la rimozione di una pagina di storia italiana, tragedia della sofferenza di centinaia di migliaia di italiani, e di rendere un omaggio doveroso alla vicenda dell’esodo da troppo tempo misconosciuta e rimossa.
Questa rimozione, ha spiegato, trova radici nella guerra fredda quando prevalsero le ragioni dell’ideologia sulle ragioni della storia, ed è doveroso ristabilire la verità storica ed assumersi le proprie responsabilità. Il PCI sbagliò a tacere, l’aggressione fascista alla Jugoslavia non poté giustificare né la perdita dei territori né l’esodo. Il PCI sbagliò nel vedere queste vicende come lotta tra destra e sinistra, va invece letta come manifestazione di quel nazionalismo pericoloso che fu prodotto in questa parte dell’Europa e che torna a risorgere, come dimostra la guerra nei Balcani.
Riguardo alla data, Fassino ha spiegato che loro avevano pensato al 20 marzo (data dell’ultimo viaggio del Tuscania, la nave che trasportò gli esuli dall’Istria in Italia), mentre le federazioni degli esuli avevano proposto il 10 febbraio (data della firma del trattato di pace del 1947); loro accolgono questa proposta di “giorno della memoria dell’esodo” perché l’enormità delle sofferenza patite dagli italiani non permette una disputa tra le date, la storia del paese deve essere patrimonio comune, in quanto “siamo tutti figli della storia”.
Violante ha aggiunto che bisogna riconnettere alla storia della Repubblica italiana la storia del confine orientale, vicende fino allora occultate, per ricompensare dall’oblio e dalla dimenticanza; questo il motivo delle proposte di legge sia di Menia (AN) che di Maran (DS) di una giornata della memoria in cui si chiede la più ampia collaborazione da parte di tutti.
A domanda in cosa si differenzino le due proposte di legge, Violante rispose che i DS hanno accolto la data del 10 febbraio perché “non si può imporre una volontà di ricordo”. Secondo Menia è necessario apparentare le foibe con l’esodo, secondo i DS l’esodo nasce dallo scontro fra stati e totalitarismi, quindi su queste cose si sarebbe discusso perché loro non volevano imposizioni di visioni di parte.
Maran aggiunse che i DS erano disposti a discutere sulle proposte, ma con la clausola che rimanessero distinte la giornata della memoria dell’esodo ed il riconoscimento agli infoibati.
Già in queste posizioni dei DS possiamo vedere come la loro interpretazione dei fatti storici si sia adattata a quella portata avanti dalle federazioni degli esuli ed in genere della destra irredentista, che vide nel trattato di pace non l’atto che portò a concludere un contenzioso iniziato dall’Italia con la sua politica di conquista dell’area balcanica, quanto il diktat che privò l’Italia di una parte consistente del suo territorio, senza considerare che le “terre perdute” erano state comunque annesse all’Italia in seguito ad una conquista militare (dopo la Prima guerra mondiale) e non comprendevano aree ad etnia totalmente italiana. E che la sconfitta dell’Italia nella Seconda guerra mondiale era dovuta come prima cosa al fatto che era stata l’Italia ad aggredire altri paesi; non si considera che non fu la Jugoslavia a dichiarare guerra all’Italia, ma l’Italia ad annettersi la cosiddetta “provincia di Lubiana”, e non si può, come ha dichiarato anche Fassino, liquidare questo fatto come se non avesse importanza per quello che è accaduto dopo e quindi non ammettere che la politica di espansionismo fascista fu un crimine, del quale pagarono le conseguenza non solo gli “esuli” dopo la fine della guerra, ma tutte le vittime (non solo slovene e croate, anche italiane) della Seconda guerra mondiale. Inoltre, nonostante i buoni propositi di Maran, alla fine anche i DS (e buona parte dell’area del “centrosinistra”) si sono allineati su quelle posizioni che non distinguono “memoria dell’esodo” e “riconoscimenti agli infoibati”, visto che il “giorno del ricordo” è divenuto di fatto una ricorrenza in cui si riabilitano anche criminali di guerra, fascisti, collaborazionisti, solo per il fatto che hanno trovato la morte “per mano jugoslava”.
Parliamo di posizioni cui si sono allineati esponenti del centrosinistra, a cominciare dal presidente della Repubblica Napolitano che nel suo discorso del 10/2/07 provocò le proteste del presidente croato Stipe Mesic asserendo:
“Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una \"pulizia etnica\"”.
Concetti del genere li troviamo anche nella presentazione di un’altra proposta di legge per una “giornata della memoria delle foibe e dell’esodo”, firmata dal parlamentare Willer Bordon (colui il quale, dopo essere vissuto di politica per 35 anni ha recentemente dato alle stampe un libro nel quale spiega perché sarebbe “uscito dalla casta”):
“La presente iniziativa però intende contribuire a recuperare alla memoria nazionale ed europea le dolorose e drammatiche vicende dell’esodo di istriani, fiumani e dalmati a seguito della vittoria militare della Jugoslavia di Tito, che, oltre i caratteri di reazione post bellica, assunse anche i caratteri di una vera pulizia etnica”.
Tornando alla legge del “giorno del ricordo” il punto più discutibile (a parer nostro) è quello che prevede un “riconoscimento” (una “insegna metallica in acciaio brunito e smalto”, con la scritta “La Repubblica italiana ricorda”) per i “congiunti fino al sesto grado di coloro che, dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947 in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale, sono stati soppressi e infoibati” e degli “assimilati, a tutti gli effetti” e cioè “gli scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati”.
Da questo riconoscimento sono esclusi “coloro che sono morti in combattimento” e “coloro che sono stati soppressi nei modi e nelle zone di cui ai commi 1 e 2 mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia”.
Ora, bisogna considerare che la zona determinata da “Istria, Dalmazia e province dell’attuale confine orientale”, come recita la legge, dopo l’8 settembre 1943 era state annesse al Reich, denominata Adriatisches Küstenland e sottoposta al diretto comando germanico. Così le forze armate del Küstenland erano agli ordini dell’esercito nazista, nessun militare era “a servizio dell’Italia”, neppure dell’Italia della golpista Repubblica di Salò: e come l’esercito erano agli ordini del Reich la polizia (Pubblica Sicurezza che all’epoca non era corpo civile ma militare), la Guardia di Finanza (della quale solo negli ultimi giorni di guerra alcuni reparti furono posti a disposizione del CLN triestino), e la Guardia Civica costituita in epoca nazista. L’arma dei Carabinieri ha una storia a parte: fu sciolta per ordine del Reich con decorrenza 25/7/44, ed i militi furono messi di fronte alla scelta di aderire ad uno dei corpi collaborazionisti o essere deportati in qualche lager germanico (molti furono coloro che, pur di non essere incorporati nelle forze armate germaniche, preferirono la deportazione e pagarono con la vita questa loro fedeltà all’Italia). Di fatto, quindi, chi era rimasto in zona dopo lo scioglimento dell’Arma poteva essere solo un ex carabiniere inquadrato in qualche altra formazione militare.
La legge precisa che sono esclusi coloro che “volontariamente” avevano fatto parte di queste formazioni, però qui va detto che è vero che il richiamo alle armi era obbligatorio, ma è vero anche che molti sceglievano in quale corpo entrare, piuttosto che accettare di essere inseriti nella Todt, il servizio del lavoro. Così come uno di coloro che rientrano nell’elenco dei “premiati”, Marco Sorge (padre dell’ex prefetto di Trieste, Anna Maria Sorge, che ritirò la targa), era sì stato carabiniere ma poi era entrato nella PS (come risulta anche dall’Albo d’Oro di Luigi Papo).
Osserviamo inoltre che nell’ambito degli “scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati” possono essere inserite anche alcune vittime del nazifascismo, i morti in Risiera e delle rappresaglie (come ad esempio i 71 ostaggi fucilati ad Opicina nel marzo 1944; ma non i 51 impiccati – non fucilati – in via Ghega nell’aprile 1944).
La cosa più strana però è che non vi sono elenchi ufficiali di chi riceve questo riconoscimento (a differenza delle medaglie al valore, questi nomi non vengono pubblicati né sulla Gazzetta Ufficiale né sul sito della Presidenza della Repubblica) e che mentre il primo anno (2006) la stampa ha pubblicato un elenco di 26 nomi di “premiati”, nel 2007 abbiamo potuto leggere solo che furono attribuiti 350 riconoscimenti, dei quali siamo riusciti a reperire solo un centinaio di nomi tramite ricerche in Internet nei siti delle Prefetture (e va detto che per lo stesso nominativo sono stati a volte conferiti più riconoscimenti, come nel caso del finanziere Scialpi Gregorio i cui parenti ricevettero la targa una volta nel 2006 e due volte nel 2007). Invece quello che ci pare assurdo è che i parenti che avevano chiesto il riconoscimento alla Prefettura di Udine chiesero anche (ed ottennero!) non fossero resi noti i nomi loro e dei loro congiunti (come se, invece di essere onorati di ricevere tale encomio se ne vergognassero?). Nel 2008, infine, sull’identità dei riconoscimenti è calato il silenzio più totale, ed anche le nostre ricerche nei siti internet delle Prefetture non sono servite a molto.
Sul motivo di tale “clandestinità” sui riconoscimenti che dovrebbero essere (a logica) pubblicizzati il più possibile possiamo soltanto fare delle ipotesi. Forse i nominativi sono troppo pochi per giustificare tutta la pregressa propaganda sulle “migliaia di infoibati sol perché italiani”? questo ci riporta all’appello del Presidente Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, Renzo Codarin, che leggiamo sulla “Voce giuliana” del 16/12/08: “nel 2008 sono state presentate circa settanta domande, per il 2009 si teme che il numero diminuisca ancora”; perciò invita “i nostri dirigenti a prendere diretto contatto con gli aventi diritto, mettendo magari a disposizione il proprio personale impegno e buona volontà per la compilazione della domanda”). Tornando indietro nel tempo, un comunicato governativo del febbraio 2006 rende noto che i 26 nominativi premiati nell’anno costituiscono l’80% del totale delle istanze presentate nel 2004 e l’80% di quelle presentate nel 2005: di conseguenza il totale delle domande presentate fino allora dovrebbe essere meno di cinquanta. 
O forse questo “silenzio stampa” serve ad evitare quello che è accaduto nel 2006 e nel 2007, quando sono stati stigmatizzati alcuni nominativi che (a sensi di legge) non avrebbero avuto diritto al riconoscimento (perché uccisi in combattimento, oppure volontari), ed ha fatto un certo scalpore quantomeno nell’ambito universitario che un riconoscimento sia stata attribuito ai parenti di Vincenzo Serrentino, “ultimo prefetto di Zara italiana” e condannato a morte a Sebenico. Serrentino, che fu giudice del Tribunale speciale per la Dalmazia, fu denunciato alle Nazioni unite come criminale di guerra; arrestato a Trieste nel maggio 1945, fu condotto a Sebenico dove fu processato per l’attività compiuta dal Tribunale da lui presieduto e condannato a morte. Ci chiediamo quale eco internazionale avrebbe avuto una decorazione attribuita a qualcuno dei condannati a morte al processo di Norimberga.
Un’anteprima di chi dovrebbe ricevere la targa il prossimo 10 febbraio ci viene da una dichiarazione dell’avvocato Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega Nazionale: si tratta della sorella di Dario Pitacco, il “ragazzo ucciso dalle truppe slovene il 1° maggio 1945 per avere issato la bandiera italiana” (sul “Piccolo” del 17/12/08).
In realtà, come scrive anche Papo, Pitacco faceva parte di quel gruppo di guardie civiche che al momento dell’insurrezione si trovavano al Municipio come corpo di guardia del podestà Pagnini; fu arrestato il 2 maggio, assieme alle altre guardie e condotto in prigionia in Jugoslavia, dove di lui si persero le tracce. Quanto all’esposizione della bandiera italiana sul municipio di Trieste, ricordiamo la testimonianza di Vasco Guardiani, il commissario politico della Brigata Frausin del CVL, che si trovava in municipio assieme ad altri esponenti del CLN triestino (tra cui don Marzari ed il colonnello Fonda Savio) al momento dell’arrivo dell’esercito jugoslavo il 2 maggio 1945. Guardiani voleva impedire ad un militare jugoslavo di ritirare il tricolore italiano che era stato esposto al balcone del municipio, ma fu minacciato di morte e desistette (sul “Piccolo” del 22/3/04). Questo racconto pone quantomeno dei dubbi sulle modalità dell’uccisione di Pitacco così come esposte da Sardos Albertini.
Del resto la coerenza non sembra essere una delle caratteristiche della Lega nazionale di Trieste, dato che nel maggio 2005 inviarono una lettera al Capo dello Stato per chiedere fosse conferita la medaglia al valore alla memoria ai “cinque cittadini di Trieste, caduti il 5 maggio 1945, sotto il piombo jugoslavo: Claudio Burla, Giovanna Drassich, Carlo Murra, Graziano Novelli e Mirano Sancin”, ciò nonostante lo storico Roberto Spazzali avesse pubblicato sul “ Piccolo” del 4 maggio 2005 uno studio sulla vicenda di questi caduti dove si legge “sulla lapide posta in via Imbriani nel 1947 compare pure il nominativo di Giovanna Drassich, ma è frutto di un’errata trascrizione, in quanto la signora spirò alle 5 di mattina del 5 maggio”.
I due testi (la lettera al Presidente della Repubblica, firmata da Sardos Albertini, e lo studio di Spazzali) sono ambedue disponibili sul sito della Lega nazionale, i cui curatori evidentemente non si prendono la briga di leggere attentamente quanto inseriscono. Quanto al modello culturale di questi signori, si veda la presentazione del testo di Giorgio Rustia “Contro operazione foibe”, scaricabile in PDF: “la risposta completa e dettagliata a tutte le teorie negazioniste di sedicenti storici e trinariciuti divulgatori che imperversano su internet, nelle librerie, ai convegni e nelle scuole”.
Tutto ciò non avrebbe molta importanza e si potrebbe archiviare nella categoria “il mondo è bello perché è vario”, se non fosse che alla Lega nazionale, non si sa per quale recondito motivo (il Museo della Risiera di San Sabba è gestito dai Civici musei del Comune di Trieste e le guide sono persone preparate in materia) è stata affidata la gestione delle “visite guidate” al museo della foiba di Basovizza. Quale tipo di informazione potranno ottenere le scolaresche e tutti gli altri visitatori che, ignari ed in perfetta buona fede, verranno “istruiti” da persone di cotanta cultura e serenità nell’affrontare lo studio di argomenti storici? 
In calce un breve cenno sulla proposta di legge di istituzione di un “ordine del tricolore”. Nel 1999 era stata presentata (dal centrosinistra, infatti una delle relatrici fu Celeste Nardini del PRC) una proposta di legge sulla traccia di quella per l’Ordine di Vittorio Veneto (la legge 18 marzo 1968, n. 263 istituì l’Ordine di Vittorio Veneto, “in occasione del cinquantennale della fine della prima guerra mondiale. Si tratta, a suo avviso, di un progetto di legge coerente con la cultura di pace e di pacificazione dell’Italia post-bellica, che attribuisce pari dignità a coloro che hanno partecipato al conflitto in uno dei momenti più drammatici della storia italiana, che riconosceva lo status di ex combattenti a tutti coloro che avevano prestato servizio militare nella Prima guerra mondiale”, come disse l’onorevole Ciriello in seduta 12/11/08).
In http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk3000/articola/26810a.htm, leggiamo lo scopo di questa prima proposta di legge:
1. L\'onorificenza è conferita a coloro che prestarono servizio militare, per almeno tre mesi, in zona di operazioni, anche a più riprese, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945, o nelle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà, ed ai combattenti della guerra 1940-1945, ai mutilati ed invalidi della guerra 1940-1945 fruenti di pensione di guerra ed agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramento o di prigionia.
La proposta di legge presentata nel 2008 riprende l’articolo 1 della precedente, con alcune differenze che evidenzieremo in grassetto (in http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=16PDL0011740).
1. L\'onorificenza è conferita a coloro che hanno prestato servizio militare, per almeno sei mesi, in zona di operazioni, anche a più riprese, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 e invalidi, o nelle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà, ai combattenti della guerra 1940-1945, ai mutilati e invalidi della guerra 1940-1945 titolari di pensione di guerra e agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramento o di prigionia, nonché ai combattenti nelle formazioni dell\'esercito nazionale repubblicano durante il biennio 1943-1945. 
Ecco la dimostrazione di come bastino poche parole aggiunte ad un articolo di legge a cambiare completamente il senso della storia. 

febbraio 2009

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Falabrino E l'Isonzo 'Rosso Di Sangue Italiano'.

A PROPOSITO DI 'ODIO DEGLI SLAVI'...

Nel sito del Ponte della Lombardia abbiamo trovato un articolo che ci propone l’ennesima “bufala” storica.(L’indirizzo è http://www.ilponte.it/foibedep.html)
Gian Luigi Falabrino (che ci risulta essere esperto di pubblicità e di comunicazione piuttosto che di storia e letteratura slovene) nel suo “Il punto sulle foibe e sulle deportazioni nelle regioni orientali (1943-45)” scrive così:
< l’odio etnico e la voglia di rivalsa sui “padroni” agricoli erano profondamente radicati in Slovenia fin 
dall’Ottocento, quando il massimo poeta sloveno, Frane Preseren (1800-1849) invocava “Fa che il Soča (Isonzo) diventi rosso/di rosso sangue italiano”. L’odio dei contadini contro i ricchi italiani delle città, orchestrato sia dai vescovi cattolici contro gli italiani (ebrei, massoni e miscredenti) sia dalle autorità austriache (“divide et impera”), un secolo dopo trovò nel comunismo lo strumento per realizzarsi >.
Lasciando da parte le conclusioni, diciamo solo che il poeta sloveno che ha scritto una poesia all’Isonzo non era France (e non Frane) Prešeren, ma Simon Gregorčič (1844-1906), che nel 1879 scrisse “Soči” (“All’Isonzo”), una lirica che precognizzava la tragedia della prima guerra mondiale, e l’attacco dell’Italia al confine orientale. Nella traduzione di Giovanna Iva Ferjanis Vadnal questi sono alcuni versi che potrebbero forse riferirsi a quanto scritto da Falabrino: 

Ma su te, misero, ahimè, s’addensa 
un tremendo uragano, una bufera immensa, 
dal caldo meridione infuriando verrà 
e strage alla pianura ferace recherà 
(...) 
ma intorno grandine di piombo cadrà 
e sangue a fiotti e di lacrime un torrente 
(...) 
Qui all’urto delle spade affilate, 
le tue acque di rosso saranno colorate: 
il nostro sangue a te scorrerà, 
quello nemico ti intorbiderà! 
(...)
Non ridurti entri i limiti delle sponde, 
balza dagli argini tuoi furibondo 
e lo stranier della nostra terra avido 
nel fondo dei tuoi gorghi travolgi impavido!

In sostanza in questa lirica Gregorčič ha una visione quasi preveggente delle battaglie che avrebbero insanguinato l’Isonzo quarant’anni dopo in seguito ad un attacco venuto da Sud (l’Italia), ed invoca il fiume a difendere il popolo sloveno dalle invasioni straniere. Nulla a che fare quindi con le parole citate da Falabrino, né con le conclusioni cui lui arriva: perché è chiaro che il poeta parla di difesa delle proprie terre e non di espansione verso quelle degli altri.
Tra l’altro le elucubrazioni di Falabrino non dovrebbero essere una creazione sua ma una delle varie “leggende metropolitane” inerenti il presunto “odio degli slavi” verso gli italiani, scritte una volta da qualcuno e ripetute da altri all’infinito, senza che alcuno dei “citanti” si ponesse il problema di verificarne la veridicità. Tanto, quanti in Italia conoscono la letteratura slovena, Prešeren, Gregorčič, le loro poesie (rarissime quelle tradotte in italiano), al punto da capire che la storia dell’Isonzo rosso di sangue italiano è solo una mistificazione e una fandonia?

ottobre 2008


(deutsch / italiano / francais / english / srpskohrvatski)

Osiromašen uranijum


1) KOSOVO - UN "PETIT" HIROSHIMA / Kosmet je mala Hirošima
Bilijana Radomirovic - Politika du 2 février 2009

2) Bivši ekspert Svetske zdravstvene organizacije podrobno je opisao cenzurisanje izveštajaiz 2001. o posledicama upotrebe osiromašenog uranijuma na ovom području / Višestruko povećana smrtnost / U mnogim državama Evrope u toku su istraživanja „balkanskog sindroma” što se ne može reći i za Srbiju
Slobodan Kljakić - Politika 2.2.2009. god.

3) Il segreto delle armi ad uranio impoverito / Tajne oružja sa osiromašenim uranijumom. Zašto miš iz Borovca ima rep sličan veverici
Slobodan Kljakić - Politika 2.2.2009. god.

4) Sumnje u izveštaj SZO o uranijumu na Kosmetu
T. Bojković - Politika 04/02/2009

5) Intervju Dr Kit Baverstok, britanski fizičar: Politički motivi prikrivanja istine o uranijumu na Kosovu
Tereza Bojković - Politika 05/02/2009

6) Uranio impoverito, governo condannato a pagare risarcimento di mezzo milione
www.corriere.it - 12 gennaio 2009

7) Präzedenzurteil zu "Balkan-Syndrom"Soldat, der nach Einsatz in Somalia an Tumor erkrankte, erhält 545.000 Euro
Der Standard - 13. Jänner 2009, 16:06


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LINKS
(tra i moltissimi pervenuti, riportiamo in ordine sparso quelli che ci sono sembrati di maggiore rilevanza)


Uranio impoverito, un militare denuncia
"Moltissimi reduci operati alla tiroide"

Uranio impoverito, Parisi: 37 morti in 10 anni

Uranio impoverito, la strage continua
il numero delle vittime salito a quota 45

Un 46ème militaire italien est mort de contamination par l’uranium appauvri

URANIO, ANCORA UN DECESSO SIAMO ORA A 46 MILITARI MORTI!

Uranio, nuova inchiesta

Depleted Uranium (DU) Lists & Links

DU in Hawaii - an exploding issue

Soldier Health Scare Back in News

DU in Afghanistan - Hopeless

VIDEO: VICTIMS OF URANIUM MUNITIONS USED BY THE US FORCES IN AFGHANISTAN 
http://www.uruknet.de/?p=49183

The Doctor, the Depleted Uranium, and the Dying Children

Newsletter vom 18.12.2008 - Tod auf Raten
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/57423

Accame denuncia: "Armi all’uranio in Bosnia, Italia informata dal ’94"

URANIO: NASCE PORTALE VITTIME ED ESPERTI DEL SETTORE

Uranium appauvri : la Défense italienne reconnaît enfin. Et la France ?

Le gouvernement allemand, lobby des armes à l’uranium. Toutes les recherches et prises de position critiques à propos des armes à l’uranium sont négligées

http://www.voltairenet.org/article157080.html


VIDEO. Depleted Uranium: Poisoning Our Planet

http://www.truthout.org/docs_2006/042007B.shtml


Intesa Sanpaolo e le armi a uranio  impoverito. Ma non solo

Ministro Difesa istituisce comitato per salute militari
(...) Esso è così composto:
tenente generale Michele Donvito;
Robin Foà;
Antonietta Gatti;
Valerio Gennaro;
Renato Lauro;
Andrea Lenzi;
ammiragli ispettore capo Vincenzo Martines;
Paola Muti;
Guido Rasi;
Stefania Salmaso;
Massimo Zucchetti.

URANIO: PARISI INSEDIA COMITATO PREVENZIONE E CONTROLLO MALATTIE


LIBRI:

Massimo Zucchetti - L’atomo militare e le sue vittime (UTET – Torino – Aprile 2008)

=== 1 ===

KOSOVO - UN "PETIT" HIROSHIMA

l'Agence internationale pour Energie Atomique ( AIEA ) va ouvrir 
une enquête sur les accusations selon lesquelles Israel a employé des 
munitions à l'uranium appauvri (OU) lors de son offensive sur Gaza.La 
radio "Europe libre" a annoncé" que la plainte au nom des pays arabes a 
été déposée par l'Arabie Saoudite et qu'elle "a divisée les pays membres 
de l'AIEA ".

En même temps, les médias ont écrit que le Ministère de la Défense 
italien , sur la base d'un jugement d'un tribunal de Rome va payer des 
dédommagements d'un demi million d'euros un soldat italien qui après 
avoir participé pendant 8 mois à une mission militaire en Somalie,il y a 
15 ans, était tombé malade d'un cancer.

A la fin de l'année dernière,a été publié à Belgrade un livre, "les 
cadeaux de l'ange de la Miséricorde" du Dr Mirjana Andeljkovic- Lukic, 
expert en explosifs,travailla nt à l'Institut technique militaire de 
Belgrade et au Centre technique de l'Armée yougoslave, qui est en 
retraite depuis 7 ans. Aujourd'hui elle est expert judiciaire pour les 
matériaux explosifs. Déjà sur la page de garde, on note des faits 
inquiétants : son époux, le colonel Dr Mirko Lukic, le colonel Mr.Dragan 
Vasiljevic, directeur de l'Institut de l'Aviation, et Mr Milos Vujacic, 
chef du Service de Pyrotechnie de l'institut technique militaire de 
Belgrade _*sont morts*_ après avoir effectués ensemble une mission , 
car sur le terrain, ils avaient trouvés et observés une quantité de 
matériaux contaminés par l_*es bombardements de l'OTAN en 1999*_. Les 
trois avaient travaillés sur la recherche de conséquences, notamment 
celles résultant de l'utilisation de munitions avec_* OU*_. Le colonel 
Mirko Lukic est arrivé à VMA (Institut médical militaire) pendant l'été 
2002 avec pour diagnostic un cancer des poumons. Il est mort le 9 avril 
de l'année suivante.

L'uranium appauvri avec lequel les forces de l'OTAN ont bombardés le 
Kosovo pendant 78 jours en 1999, est la principale raison de 
l'augmentation alarmante du nombre des tumeurs malignes et les 
controles de la radioactivité menés depuis 2000 jusqu'à présent dans 112 
endroits qui ont été soumis aux effets "des déchets nucléaires" montrent 
que le niveau des radiations gammas et betas sont deux fois plus élevé 
que celles permises.La plus grande quantité d'uranium a été jetée dans 
les régions de Pec, Djakovica, Prizren puis Urosevac, Podujevo et bien 
que les cartes de l'oTAN affirment qu'au nord du Kosovo,il n'y a pas un 
seul endroit qui ait été touché par des projectiles à l'uranium 
appauvri,il a été trouvé que là aussi des cibles ont été visées autour 
de Bajgore et de Mokra Gora.

Selon les conclusions de l'enquête de l'équipe d'enquêteurs du Centre 
médical de Kosovska Mitrovica commencée en 2000 avec à sa tête le Dr 
Nebojsa Srbljak interniste-cardiolo gue et de plus président de l'ONG 
"L'ange de Miséricorde" , sur le territoire de la région de Kosovka 
Mitrovica,, on a constaté " une énorme augmentation des cancers allant 
jusqu'à 200% par rapport à la période d'avant guerre". Les derniers 
renseignements de 2007 montrent que dans la région de Kosovska Mitrovica 
il y a une épidémie de carcinomes.Sur la base des recherches éffectuées 
de 1998 à 2002, on a noté une augmentation de trois.Jusqu'à la 
guerre,pour 300.000 habitants,on trouvait 10 malades du cancer alors que 
maintenant sur 60.000 habitants, on en trouve 20.Des contacts ont été 
pris avec l'OMS ,car ils réclamaient des résultats.Nous leur avons tout 
communiqué, mais nous n'avons eu aucune aide ni d'eux ni de personne 
,ni même de notre état a déclaré le Dr Srbljak qui juge que les 
autorités de Belgrade ne prennent pas au sérieux cet énorme probléme qui 
traine derriére lui de nombreux problémes sociaux.Il a ajouté que les 
hommes sont plus atteints et particuliéremnt ceux qui ont été en 
contact avec ces produits et plus particuliérement ceux qui étaient à la 
frontiére avec l'Albanie.

Depuis la guerre et jusqu'à maintenant,12 membres des forces armées de 
l'Armée yougoslave sur le territoire de Kosovska Mitrovica et tous les 
membres du poste frontiére de Kosare, sont morts.Nous n'avons pas des 
données de base en ce qui concerne tout le territoire du Kosovo, mais ce 
qui est sur, c'est que depuis la guerre partout le nombre des cas de 
cancer a augmenté d'une façon drastique , et notamment chez les 
enfants.Mais, ce qui est le plus difficile a vivre,c' est 
l'irresponsabilité du gouvernement envers les gens qui ont défendu le 
pays dit le Dr Strbljak qui indique que selon les derniéres 
statistiques, durant les 6 premiers mois de l'an dernier, plus de 2.000 
cas ont été diagnostiqués. Il est amer de constater qu'ils n'ont aucun 
contact avec VMA à Belgrade qui est le seul institut de référence qui 
pourait travailler sur l'uranium appauvri et n'a aucune illusion sur la 
possibilité que les pays occidentaux s'intéressent au probléme.En juin, 
il doit faire des conférences en Suisse sur la question, mais ajoute que 
la Serbie doit s'y intéresser et faire un programme national qui 
pourrait agir préventivement.

Le nord du Kosovo n'a pas été une exception quant aux projectiles jetés 
des avions A-1O de l'OTAN quand on pense que plus de 9 tonnes de telles 
munitions ( s'il est question seulement du calibre 30mm) ont été 
utilisées affirme le radiologue Dr Vlastimir Cvetkovic ,qui constate 
avoir chaque jour, au moins un patient atteint de cancer. Comme il le 
dit, la frontiére entre tumeur benigne et maligne change et surtout chez 
les jeunes."Auparavant, nous avions une tumeur tous les trois mois et 
maintenant, chaque jour. Récemment j'ai eu un enfant de 12 ans avec une 
tumeur à la glande tyroidienne .Il n'y a pas de jour où je ne découvre 
pas cette malade terrible.Nous sommes un petit Hiroshima dit le Dr 
Cvetkovic radiologue-diagnost icien chef du service de Radiologie à la 
Polyclinique de Zvecan qui chaque jour rencontre de tels malades qui 
viennent de tout le territoire du Kosovo. Il constate que les 
conséquences de ces irradiations à l'uranium appauvri concernent surtout 
les glandes et chez les femmes et chez les hommes, mais aussi les 
organes internes .


Bilijana Radomirovic
Politika du 2 février 2009

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Tajne oružja sa osiromašenim uranijumom

Kosmet je mala Hirošima

U Kosovskomirovičkom okrugu 200 odsto povećan broj obolelih od malignih bolesti

Kosovska Mitrovica – Osiromašeni uranijum, kojim su NATO snage bombardovale Kosovo i Metohiju tokom 78 dana 1999. godine, glavni su uzročnik alarmantnog porasta broja obolelih od malignih bolesti a merenja radioaktivnosti koja se od 2000. godine do sada rade na 112 lokacija koje su bile izložene dejstvima „nuklearnog otpada” pokazala su da je nivo gama i beta radijacije dva puta viši od dozvoljenog.
Najviše uranijuma bačeno je u Metohiji – u Peći, Đakovici, Prizrenu zatim Uroševcu, Podujevu, a iako se doskora tvrdilo, prema NATO karti, da na severu Kosmeta nema nijednog mesta koje je pogođeno projektilima sa osiromašenim uranijumom, ustanovilo se da su i tu gađani ciljevi u delu oko Bajgore i na Mokroj gori.
Prema istraživanju tima Kosovskomitrovičkog zdravstvenog centra započetog 2000. godine, na čijem je čelu bio dr Nebojša Srbljak, internista-kardiolog a inače i predsednik nevladine organizacije „Milosrdni anđeo”, na teritoriji Kosovskomitrovičkog okruga došlo je „do strahovitog porasta malignih oboljenja i to čak za 200 odsto u odnosu na period od pre rata”.
– Poslednji podaci iz 2007. godine pokazuju da u Kosovskomitrovičkom regionu imamo epidemiju karcinoma. Na osnovu istraživanja urađenog u periodu od 1998. do 2002. pokazalo se da se porast obolelih povećao čak tri puta. Do rata smo na 300.000 stanovnika imali deset obolelih od ove teške bolesti dok sada na 60.000 dolazi 20. Stupili smo u kontakti i sa Svetskom zdravstvenom organizacijom jer su oni tražili rezultate. Sve smo im predočili ali izostala je bilo kakva pomoć ne samo od njih već i od naše države – kaže za „Politiku” dr Srbljak navodeći da vlasti u Beogradu ne shvataju ozbiljno ovaj i te kako veliki problem koji za sobom povlači i mnogo drugih socijalnih problema. Naš sagovornik kaže da su posledicama osiromašenog uranijuma više pogođeni muškarci i to oni koji su direktno bili izloženi njegovom dejstvu, a posebno oni koji su bili za vreme rata u jedinicama Vojske Jugoslavije u graničnom pojasu sa Albanijom.
– Od rata do sada je umrlo 12 pripadnika oružanih snaga Vojske Jugoslavije s područje Kosovske Mitrovice i svi iz jedinice koja je bila u karauli Košare. Nemamo jedinstvenu bazu podataka na teritoriji celog Kosmeta ali činjenica je da se od rata svuda u pokrajini drastično povećao broj obolelih od karcinoma, s tim što je sve više obolele i dece. Međutim, u svemu ovome najviše boli neodgovornost države prema ljudima koji su stali u njenu odbranu – govori dr Srbljak, iznoseći i podatak da je samo prošle godine u prvih šest meseci dijagnostikovano više od 2.000 obolelih. Ogorčenje ne krije kada kaže i da nemaju nikakvih kontakata s VMA u Beogradu koja je jedina referentna ustanova koja bi se bavila posledicama osiromašenog uranijuma, ali i veli da malo nade u priču oko uranijuma unosi činjenica da se zapadne zemlje već pomno zanimaju za ovu problematiku. On u junu odlazi u Švajcarsku gde će držati predavanje o ovom pitanju, ali ponavlja da država Srbija mora da se pozabavi ovim problemom, da napravi nacionalni program kako bi se moglo preventivno delovati.
Bombe su pogodile i most u Grdeličkoj klisuri
Da ni sever Kosova nije bio izuzet od projektila ispaljenih iz aviona A-10 NATO-a, a pretpostavlja se da je izručeno devet tona ovakve municije (ako je reč samo o kalibru 30 milimetara), potvrđuje i dr Vlastimir Cvetković, radiolog, naglašavajući da svakodnevno ima bar po jednog pacijenta s malignim oboljenjem. Kako navodi, pomera se granica s benignih ka zloćudnim tumorima i to posebno ka mlađoj populaciji.
– Ranije smo imali jedan tumor na tri meseca a sada svaki dan. Nedavno sam imao dete od 12 godina kome je odstranjen tumor na štitastoj žlezdi. Nema dana da ne otkrijem ovu opaku bolest. Mi smo mala Hirošima – govori dr Cvetković, radiolog-dijagnostičar, načelnik Radiološke službe u Domu zdravlja Zvečan, koji se svakodnevno susreće s pacijentima od ove teške bolesti s cele teritorije Kosmeta. Navodi da su od posledica zračenja osiromašenim uranijumom najosetljiviji štitasta žlezda i kod žena i kod muškaraca, ali i unutrašnji reproduktivni organi, što, kako kaže, na žalost, ima prilike svakodnevno da ustanovi.

B. Radomirović


=== 2 ===


Tamna zona politike i novca

Bivši ekspert Svetske zdravstvene organizacije podrobno je opisao cenzurisanje izveštajaiz 2001. o posledicama upotrebe osiromašenog uranijuma na ovom području

Rasplitanje klupka zvanog balkanski sindrom, svakog zainteresovanog suočava s gotovo neverovatnim klupkom u kome se, kao u najboljim detektivskim i špijunskim romanima, prepliću niti politike i ideologije, novca i medicinske mafije, korporacijske besprizornosti i gaženja elementarnih moralnih načela, koja se cinično uzdižu na vrh te opskurne piramide, u čijim temeljima stoji trgovina životima i smrću desetina i stotina hiljada ljudi širom sveta.
Krajem 2006. Bi-Bi-Si je dao da se nasluti ponešto od toga, pozivajući se na svedočenje bivšeg savetnika za radijaciju Svetske zdravstvene organizacije (SZO), britanskog fizičara Kejta Baverštoka.
Ovaj stručnjak je rekao da su nedvosmisleno utvrđeni podaci o kancerogenosti OUmunicije cenzurisani iz obimnog izveštaja Svetske zdravstvene organizacije 2001. godine.
Uranijumske čestice su opasne zbog radiokativnosti i svoje hemijske toksičnosti, a kada ih čovek udahne one se šire kroz krvotok, ugrožavaju kičmenu moždinu, limfni sistem i bubrege. Još važnije, oštećuju genetski materijal i otvaraju put raku.
Svetska zdravstvena organizacija je odbacila ove zaključke pod izgovorom da za njih nema dovoljno dokaza, a zapravo je izvršen politički pritisak, prevashodno SAD, izjavio je Baverštok za Bi-Bi-Si.
Tri godine ranije (2003) za Glas Amerike je o potencijalnim opasnostima od OU svedočio veteran američke mornarice Den Fehi, koji tvrdi da su proučavanja, koja je finansirao američki Sekretarijat za odbranu, pokazala da izloženost OU povećava rizik od obolevanja.
,,Utvrđeno je da osiromašeni uranijum izaziva rak, da izaziva oštećenje DNK i smrt ćelija, te da može da izazove i neurološke i reproduktivne poremećaje”, rekao je Fehi.
Od onda do danas mnogo toga se promenilo. Glasovi protiv upotrebe OUmunicije sve su glasniji, naučnicima su se pridružili mnogi borci za ljudska prava, nevladine organizacije, udruženja veterana i nebrojeni pojedinci.
Kolege iz frankufurtskih ,,Vesti” su lansirale pre godinu dana neku vrstu projektila, objavljujući obimni intervju s dr Kejtom Baverštokom, koji je sada profesorom na Univerzitetu u finskom gradu Kuopio.
On je podrobno opisao blato cenzure s kojim je morao da se suoči 2001. i nonšalanciju moćnika SZO koji su u trgovini s moćnim kapitalom SAD pristali da se o pogubnom dejstvu OU ništa javno ne saopštava, a da za uzvrat SZO pokrene moćnu antinikotinsku kampanju.
Posebno je zanimljivo to što se dr Baverštok u svojim istraživanjima oslonio na rezultate istraživanja dr Aleksandre Miler iz Radiološke laboratorije ministarstva odbrane SAD, koja je nedvosmisleno pokazala genotoksičnost OU. Svetska zdravstvena organizacija je dr Baverštoku 2001. zabranila da svoje zaključke objavi, a on sumnja da je zabrana stigla sa samog vrha SZO, od strane tadašnje generalne direktorke dr Harlem Bruntland, bivše predsednice vlade Norveške.
Pošto je cenzurisani i lažni izveštaj SZO o neškodljivosti OU objavljen 2001. izbegnut je pritisak javnosti, otvoren je put za bombardovanje Avganistana 2002. i Iraka 2003. godine.
,,Neverovatno je kolika misterija obavija pitanje OU. Možete na Internetu da nađete obilje podatka. Video sam podatke. Međutim, potrebni su zvanični podaci. Nisam video nikakve zvanične podatke za Srbiju, a u SZO sam radio do maja 2003. Da je do tada Srbija prenela podatke ja bih ih verovatno video”, izjavio je dr Baverštok.
,,Osiromašeni uranijum je samo primer kako su političari na perverzan način skrenuli nauku s normalnog puta njenog razvoja”, konstatovao je ovaj ekspert, podsećajući da je Eurobarometar pre pet godina objavio podatke istraživanja koje pokazuje da ljudi mnogo više veruju naučnicima nego političarima.
,,Ako naučnik kaže da je nešto istina skoro svi ljudi mu veruju. Svi veruju izveštaju SZO jer se kaže da iza njega stoje naučnici. Zato sam u Evropskom parlamentu rekao da su političari otrovali bunar iz koga demokratije moraju da piju”, upozorava dr Baverštok.

Sl. Kljakić

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Višestruko povećana smrtnost

Parlament Bosne i Hercegovine je 2005, deset godina posle bombardovanja, konstatovao da je u zagađenim zonama uvišestručena smrtnost od kancerogenih oboljenja, genetske mutacije i patološke trudnoće, a od 11.000 ispaljenih projektila sa OU pronađeno je samo stotinak.
Prema rezultatima medicinskih i genetskih ispitivanja Instituta za genetska istraživanja u Sarajevu i još neke naučnih ustanova u BiH, među bombardovanim stanovništvom je utvrđeno 75 odsto genetskih promena iznad granice normale, a u populaciji koja nije bila izložena bombardovanju municijom sa OU, te promene iznose 4,4 odsto.

Sl. K.

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Širi se mreža istraga

U mnogim državama Evrope u toku su istraživanja „balkanskog sindroma” što se ne može reći i za Srbiju

Izložene različitim vidovima građanskog pritiska i zahteva javnosti, vlasti Italije su formirale 2004. parlamentarnu komisiju za istragu OU, a onda je vlada počela i da podstiče neka istraživanja štetnog uticaja OU na prirodnu okolinu i žive organizme. Čak je prihvatila i finansijski kompromis obavezujući se da u prošloj godini isplati odštetu vojnim i civilnim žrtvama u visini od 30.000.000 evra, ali se pritisci i dalje nastavljaju.
Prva komisija za razoružanje i međunarodnu bezbednost u UN donela je početkom novembra 2007, većinom od 122 glasa, rezoluciju kojom se potvrđuje velika opasnost od korišćenja OU u vojne svrhe, a države članice UN pozvane su da utvrde u kojim se vojnim strategijama koristi ovo opasno sredstvo.
Možda je i to uticalo da se u ovom trenutku u Belgiji ispituje 12.000 vojnika, u Nemačkoj se ponovo pregledaju svi oboleli od leukemije, u Norveškoj bi trebalo da bude pregledano 20.000 ljudi, a u Portugaliji 10.000 veterana koji su služili na Balkanu. Nezavisna vladina istraga pokrenuta je i u Rusiji, a vlada Velike Britanije spremna je da testira veterane s Balkana i iz Zalivskog rata.
Na Vojnomedicinskoj akademiji u Beogradu jednom godišnje se pregledaju zaposleni u Vojsci Srbije i sistematski pregledaju vojnici koji su bili na KiM, među njima i pripadnici jedinica za radiološka izviđanja kontaminiranog područja na jugu Srbije. Do 2005. rezultati sistematskih pregleda nisu bili zabrinjavajući, ali je za 200 lica (17 odsto) odlučeno da ona budu nastavljena, zbog moguće kontaminacije.
Ne treba zaboraviti da se u vreme NATO agresije mobilizaciji odazvalo više od 120.000 vojnih obveznika. Naravno, u rizične grupe ne spadaju samo vojnici i pripadnici jedinica MUP-a Srbije, već i civili.
Posebno su ugrožena deca, što potvrđuje primer juga Srbije, gde je višestruko povećan broj veoma složenih urođenih srčanih mana, o čemu je svojevremeno javnost obavestila dr Ljiljana Pejčić iz Niša, dečiji kardiolog, koja tvrdi da je to direktna posledica bombardovanja 1999. godine. Povećan je i broj dece obolele od dijabetesa i malignih oboljenja, naročito od leukemije.

Sl. K.

[objavljeno: 02/02/2009]


=== 3 ===


Il segreto delle armi ad uranio impoverito

Perché il topo dal Borovac ha una coda che assomiglia a quella di uno scoiattolo

Si vedano i grafici che accompagnano l'articolo originale, alla pagina: 
http://www.politika .rs/rubrike/ tema-dana/ Zashto-mish- iz-Borovca- ima-rep-slichan- veverici. lt.html 

La consapevolezza delle conseguenze dell’utilizzo di munizioni ad uranio impoverito, confermerà la maturità della società serba, nonché il rinforzamento delle istituzioni democratiche della Serbia

Kosovo e Metohija - punti di maggiore contaminazione

[…] Verso la fine dell’anno scorso a Belgrado è stato pubblicato il libro “I doni dell’angelo misericordioso” di Dott. Mirjana Anđelković-Lukić,  esperta per gli esplosivi, impiegata presso Istituto tecnico-militare a  Belgrado, in pensione da tre anni.

Già dalla copertina emergono i fatti tragici: il suo marito, colonnello  Mirko Lukić, colonnello mr Dragan Vasiljević, direttore dell’Istituto  tecnico-militare a Belgrado, e mr Miloš Vujačić , direttori del reparto esplosivi presso lo stesso Istituto, sono deceduti dopo aver realizzato il compito comune di rilevare e valutare la quantità e  tipologia di inquinamento provocati da bombardamento della NATO nel 1999. Tutti lavoravano all’eliminazione delle conseguenze e dell’impiego delle munizioni con DU.

[…] L’opinione pubblica mondiale ed europea, riguardo alle munizioni con DU, ormai da tempo si trovano in burrascose discussioni. Grazie allo sforzo di Mirjana Anđelković-Lukić ed al suo libro sconcertante, è  probabile che anche in Serbia si avvierà un confronto con questo problema.

[…] Nuovi casi di tumori rilevati nelle contee della Serbia

Nella Serbia, dopo dieci anni trascorsi dal bombardamento, non è  ancora stata realizzata alcuna completa e pubblica ricerca a riguardo delle conseguenze degli effetti del DU sull’ambiente, sulla popolazione, sulle forze militari e di polizia dispiegate nel Kosovo e Metohija e nella Serbia del sud, durante l’aggressione NATO.

La pressione della cittadinanza sul governo e tutte le istituzioni competenti, affinché un’analisi di questo genere venisse definitivamente alla luce del sole, confermerebbe, a tutti gli effetti, la maturità democratica della società serba, nonché delle istituzioni democratiche della Serbia.

Solo dopo una tale ricerca, alla cittadinanza si sarebbe reso noto che nei dintorni di Vladičin Han distate di incirca 40 chilometri da 
Bujanovac, le mandrie nascono con le modifiche degenerative, che innanzitutto le pecore sono anemiche, perché il topo dal villaggio di Borovaca ha la coda assomigliante a quella di uno scoiattolo, perché a Preševo una pecora ha dato alla luce, con taglio cesareo, un agnello di otto gambe e due paia delle orecchie, oppure che è nato il vitellino con due teste.

Il Dott. Adnan Salihu, il medico dell’Azienda sanitaria di Bujanovac, di cui i rilevamenti sono citati da parte di Mirjana Anđelković-Lukić, afferma che tra 1999 e 2005, il numero dei pazienti ammalatisi dai tumori è cresciuto di 50 percento.

Gli ultimi dati verificabili si riferiscono all’anno 2005. Di 110 nuovi pazienti, sono morti in 59. Quattro anni prima (2001) c’erano stati 4 morti su 36 nuovi pazienti.

Slobodan Kljakić
[02/02/2009]

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Tajne oružja sa osiromašenim uranijumom

Zašto miš iz Borovca ima rep sličan veverici

Saznanje o posledicama upotrebe municije sa osiromašenim uranijumom potvrdiće zrelost srpskog društva i jačanje demokratskih ustanova Srbije

Međunarodna agencija za atomsku energiju (IAEA) otvoriće istragu o tvrdnjama da je Izrael koristio municiju sa osiromašenim uranijumom (OU) tokom ofanzive u Gazi. Slobodna Evropa je u pretprošlu sredu javila da je zahtev u ime arapskih zemalja podnela Saudijska Arabija i da ga je IAEA ,,podelila svojim državama članicama”.
Istovremeno je u ovdašnjim medijima objavljeno da će Ministarstvo odbrane Italije, na osnovu presude rimskog suda, platiti odštetu od pola miliona evra jednom italijanskom vojniku koji je posle osam meseci učešća u vojnoj misiji u Somaliji, pre dalekih petnaest godina, oboleo od raka.
Krajem prošle godine objavljena je u Beogradu knjiga Darovi Milosrdnog anđela dr Mirjane Anđelković-Lukić, eksperta za eksplozive, više decenija zaposlene u Vojnotehničkom institutu u Beogradu, penzionisane pre tri godine.
Već na koricama knjige navedene su potresne činjenice: njen suprug, pukovnik Mirko Lukić, pukovnik mr Dragan Vasiljević, načelnik Vazduhoplovnog instituta u Beogradu, i mr Miloš Vujačić, načelnik Odseka za pirotehniku Vojnotehničkog instituta u Beogradu, preminuli su posle obavljanja zajedničkog zadatka jer su na terenu izviđali i procenjivali količinu i vrstu zagađenja izazvanog NATO bombardovanjem 1999. godine. Sva trojica su radila na otklanjanju posledica, pogotovo onih koje su nastale upotrebom municije sa OU.
Pukovnik Mirko Lukić je dospeo na VMA u leto 2002. s dijagnozom karcinoma pluća, a preminuo je 9. aprila sledeće godine. Njegova supruga, uprkos doživljenoj tragediji, smogla je snage da o svom mužu i njegovim prijateljima i saradnicima, tek šturo saopšti navedene podatke, baš kao što je svoj naučni i istraživački rezultat iznela bez mnogo emocija, pogotovo onih preteranih, puštajući da govore surove činjenice.
Evropska i svetska javnost odavno su uskovitlane raspravama o municiji sa OU. Zahvaljujući naporima Mirjane Anđelković-Lukić i njenoj uznemirujućoj knjizi, verovatno će i u Srbiji biti pokrenut talas javnog suočenja s tim problemom.
Najdramatičnije, za sada poznate, posledice ova municija je izazvala na ovdašnjim terenima. Zato je problem imenovan kao ,,balkanski sindrom”, ne samo u medijima nego i u naučnim krugovima.
Uprkos tome što naziv zvuči lokalno, problem je globalni jer je OU municija upotrebljena prvi put u ratu u Zalivu 1991, u Bosni i Hercegovini, odnosno Republici Srpskoj 1995, u agresiji na SR Jugoslaviju 1999, u Avganistanu 2001, u Iraku 2002. godine. Da li i u Gazi, pokazaće istraga.
Već krajem 2000. u Italiji i u Španiji formirana su udruženja veterana međunarodnih snaga raspoređenih na KiM, jer je broj pripadnika tih formacija, obolelih od raka i drugih teških bolesti, uveliko izlazio iz statističkih okvira.
Građanska inicijativa i druge vrste pritisaka na vlast najviše plodova su dali, po svemu sudeći, u Italiji.
Javnost je ustala na noge i u drugim državama čiji su građani, pre svega kao vojnici, neko vreme proveli na KiM ili u BiH.
Autorka upoznaje čitaoca s naročito dramatičnim iskazom italijanskog hematologa iz Nacionalnog instituta za rak u Milanu, dr Maksima Đanija: ,,Umobolni su vojni mozgovi koji i danas proizvode municiju sa OU i naređuju njeno korišćenje, a naučnike humaniste odavno su proglasili za ludake jer pokušavaju da ih spreče da zarade milione dolara i porobe male narode”.
Bes dr Đanija je razumljiv, jer je u Italiji 2007. konačno obelodanjeno da je od posledica trovanja OU umrlo 45 veterana s KiM, a da ih je još 515 obolelo od raka. Naročito je porastao broj obolelih od malignog oboljenja limfnih žlezda (Hočkin). Sličnim su podaci o obolelim veteranima u Belgiji, Španiji, Portugaliji, Holandiji i drugde.
U Srbiji, nažalost, ni deset godina posle bombardovanja, nije učinjena celovita, javno dostupna studija o posledicama dejstva OU na prirodno okruženje, na stanovništvo, na vojne i policijske snage koje su tokom NATO agresije angažovane na KiM i na jugu Srbije.
Pritisak javnosti na vlast, na sve nadležne ustanove, da takva analiza konačno izađe na videlo, svakako bi potvrdio demokratsku zrelost srpskog društva i demokratskih ustanova Srbije.
Onda bi javnost znala zašto se u okolini Vladičinog Hana, udaljenog oko 40 kilometara od Bujanovca, stoka rađa s degenerativnim promenama, zašto su pogotovo ovce anemične, zašto miš iz sela Borovca ima rep sličan veverici, zašto je u Preševu carskim rezom ovca ojagnjila jagnje sa osam nogu i dva para ušiju, ili krava otelila tele s dve glave.
O zdravstvenom stanju ljudi bolje da ne iznosimo činjenice, da ne uznemiravamo javnost. Lekar iz Doma zdravlja u Bujanovcu, dr Adnan Salihu, čije nalaze navodi Mirjana Anđelković-Lukić, tvrdi da je od 1999. do 2005. godine broj novih pacijenata obolelih od raka narastao do 50 odsto.
Poslednji proverljivi podaci tiču se 2005. godine. Od 110 novoprijavljenih pacijenata njih 59 je umrlo. Četiri godine ranije (2001) bilo je 36 novih pacijenata obolelih od raka, od kojih je umrlo četvoro.

Slobodan Kljakić
[objavljeno: 02/02/2009]


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Sumnje u izveštaj SZO o uranijumu na Kosmetu


Pripadnici Vojske Jugoslavije su bili ti koji su udisali otrovmi element i njegove okside iz prašine i dima posle napada NATO-a

Istraživanje situacije na Kosovu i Metohiji o posledicama upotrebe municije sa osiromašenim uranijumom avijacije NATO-a 1999. godine Svetska zdravstvena organizacija sprovela je od 22. do 31. januara 2001. godine na zahtev specijalnog predstavnika generalnog sekretara Ujedinjenih nacija i šefa misije Unmika. Oni su generalnom direktoru SZO uputili direktivu da pošalje stručnjake za javno zdravlje kako bi pomogli da budu utvrđene moguće zdravstvene posledice korišćenja osiromašenog uranijuma na stanovništvo u slučaju 84 lokacije koje su tokom NATO agresije kontaminirane municijom sa osiromašenim uranijumom.
Na kraju publikacije, dostupne na sajtu SZO, zahvalnost za „podršku i uputstva prilikom uspostavljanja misije i neprestanu pomoć u cilju njenog uspešnog završetka” iskazuje se, između ostalih, i dr Kitu Baverstoku, koji je u aprilu prošle godine žestoko optužio SZO da je iz izveštaja izostavila poglavlja čiji je on autor, a koja su nedvosmisleno ukazivala na činjenicu da osiromašeni uranijum izaziva teške posledice po zdravlje živih bića. O posledicama upotrebe ove municije detaljno se govori i u nedavno objavljenoj knjizi „Darovi ’Milosrdnog anđela’” dr Mirjane Anđelković-Lukić, o kojoj je „Politika” opširnije pisala u ponedeljak. U kancelariji SZO u Beogradu ni posle dvodnevnih napora nije bilo moguće naći sagovornika na ovu temu.
U pomenutom izveštaju SZO stoji da je vreme raspada municije tog tipa oko 500 godina. Izlaganje alfa česticama iz ovakve municije dešava se isključivo kada se unese u telo, udisanjem, gutanjem ili kroz otvorene rane. Postoje mišljenja da osiromašeni uranijum može oštetiti ćelije pluća i povećati mogućnost javljanja raka pluća, navode eksperti SZO. Loše funkcionisanje bubrega takođe je jedna od posledica, mada postoje mišljenja da je to izlečivo, a kod veterana Zalivskog rata navodno nisu primećeni negativni efekti osiromašenog uranijuma na bubrege.
Istraživači su razgovarali s velikim brojem zaposlenih u raznim medicinskim ustanovama (vojne i druge bolnice, instituti za javno zdravlje, porodilišta, onkološke laboratorije), u više gradova širom Kosova. Utvrđeno je da statistika o uzrocima poseta lekarima, uzrocima smrti i bolestima nije vođena (osim kad se radilo o zaraznim bolestima), ili nije vođena na sistematičan način i uz korišćenje kompjutera. Opšte uzev, „podaci o raku su nepotpuni i nema mehanizama koji bi isključili dvostruko brojanje slučajeva”.
„Nijedan zaključak ne može se izvući iz tih podataka o promeni učestalosti raka među stanovništvom”, tvrdi se u izveštaju. Misija SZO je osudila nepotrebne spekulacije oko mogućih rizika po zdravlje, koji, „kako se do sada dalo zaključiti, nisu prisutni ili su minimalni”.
Glavni zaključci su sledeći: osiromašeni uranijum je za oko 40 odsto manje radioaktivan od običnog, a studije naučnika i lekara nisu utvrdile vezu između izlaganja dejstvu ovog uranijuma i nastanka raka, urođenih abnormalnosti ili ozbiljnih toksičnih hemijskih posledica na organe. Neki naučnici, kaže se u izveštaju, smatraju da postoji potreba za većim, nezavisnim istraživanjima, a ne onim koje je naručila vojska, kako bi se to gledište potvrdilo. Najverovatnije je da su vojnici, i to oni koji su se našli na mestu napada, odnosno pripadnici Vojske Jugoslavije, bili ti koji su udisali uranijum i njegove okside, iz prašine i dima. Misija „nije primila bilo kakve podatke da su civili bili podvrgnuti vazdušnim napadima municijom sa osiromašenim uranijumom” – opšta populacija „najverovatnije se nije susrela sa ovim načinom prenošenja osiromašenog uranijuma, ili, u najgorem slučaju, samo u veoma izolovanim situacijama”. Navodi se i da su „posledice po zdravlje, izlaganja osiromašenom uranijumu koje nisu verovatne i možda i ne postoje, mnogo manje u poređenju sa uzrocima smrti ili onesposobljenosti koje izazivaju drugi činioci, kao što su prisustvo olova ili saobraćajne nesreće”. 
T. Bojković

[objavljeno: 04/02/2009]


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Intervju Dr Kit Baverstok, britanski fizičar

Politički motivi prikrivanja istine o uranijumu na Kosovu

Izveštaj Svetske zdravstvene organizacije o dejstvu OU na zdravlje nije potpun, kaže dr Kit Baverstok čije tvrdnje SZO nije prihvatio


Britanski fizičar i radiolog dr Kit Baverstok, bivši direktor Službe za radiološku zaštitu u evropskoj kancelariji Svetske zdravstvene organizacije, upozorio je javnost da u stručnim krugovima postoje jake indicije da municija sa osiromašenim uranijumom (OU) izaziva rak i promene genetskog materijala. On smatra da su njegovi ključni nalazi izostavljeni iz izveštaja o opsežnom istraživanju koje je zbog tvrdnji o štetnosti OU u januaru 2001. na Kosovu i Metohiji sproveo četvoročlani tim SZO, što je potvrdio u intervjuu za naš list.
Smatrate li da je izveštaj SZO lažiran?
Zapravo nije reč toliko o tome da je izveštaj lažiran, već da u njega nisu uključeni neki podaci koji su bili dostupni SZO, a ja sam ih dostavio u vreme kada su pripremali izveštaj. To znači da taj izveštaj o uticaju osiromašenog uranijuma na zdravlje nije iscrpan i potpun, iako se tvrdi da jeste.
Šta tačno nedostaje u izveštaju, šta je sakriveno?
Praktično sve što ima veze sa zdravljem. Svako ko se razume u radiološku zaštitu reći će vam da uranijum jeste radioaktivan, ali nije snažno radioaktivan. Posledice radioaktivnosti su, opšte uzev, veoma male. Dakle, mora se raditi o velikim količinama, a rizik je relativno mali. Ali, reći će vam i to da se osiromašeni uranijum, ako je rastvorljiv, smatra hemijskim toksinom, što je onda štetnije od radioaktivnosti. Naravno, u izveštaju SZO se i pominje kao hemijski toksin, ali otrovan samo za bubrege. Ono što se ispostavilo, i što je, po mom mišljenju, postalo jasno, jeste da kod rastvorljivog osiromašenog uranijuma postoji „dodatna vrsta toksičnosti” – ili hemijske ili radioaktivne prirode. Dakle, ako je u pitanju nerastvorljivi uranijum, tu naučnike brine radioaktivnost koja je opasna za pluća. Kad je reč o rastvorljivom, brine nas u najmanju ruku činjenica da je otrovan za bubrege, ali, kao što je postalo jasno još u to vreme, i njegova genotoksičnost, što bi značilo potencijal za nastanak raka, deformiteta i sličnog.
Da li je upravo ta rastvorljiva vrsta OU korišćena na Kosovu?
Ne znam sve detalje o tome šta je upotrebljeno na Kosovu, ali ako se pojavi „crna prašina”, koja se stvara pri sagorevanju osiromašenog uranijuma, tu nastaje ta rastvorljiva komponenta. A ako udahnete osiromašeni uranijum dok je ta komponenta još tu, ona će se rastvoriti dok su čestice još u plućima, a onda one putem krvi mogu dospeti u bilo koje prokrvljeno tkivo. Uranijum tipično završava u kostima ili u koštanoj srži, pa se leukemija javlja kao posledica. Naravno, postoji i rizik od raka pluća. Ako uđe u germinativne (polne, ili reproduktivne) ćelije, poput spermatozoida, moguće je rađanje deformisanih beba. Inače, jednom kada ta komponenta „legne” na zemlju i tu ostane prilično vremena, pa na nju padne kiša i, generalno, utiču vremenski uslovi, onda, se, naravno, ta rastvorljiva komponenta spere u zemlju.
Zašto je SZO sakrio te podatke?
Ne znam. Mislim da se politički razlozi ne mogu isključiti.
Mislite li da je povlačenje vaših podataka deo neke zavere moćnih korporacija koje proizvode municiju sa osiromašenim uranijumom?
Zavisi iz koje perspektive posmatrate problem. Na primer, vojska na OU gleda kao na veoma moćno oružje i veruje da takva municija spasava život njihovih vojnika. Postoje i ljudi koji veruju u potrebu da se nastavi s ratovima kao načinom rešavanja nesuglasica. A ako na sve to gledate iz drugačije perspektive, reći ćete: „Kako se usuđujete da zagađujete životnu sredinu tom supstancom koja može da utiče na zdravlje civila?” Stoga mislim da treba očekivati da će države i vojske koje koriste OU biti defanzivne i pokušati da poreknu dokaze. A moj poziv na susret licem u lice i na debatu o ovome niko iz vojske ili vrha neke države nikada nije prihvatio, iako sam za takve susrete uvek bio otvoren. Sami zaključite zašto je to tako bilo.

VENERDI’ 13 FEBBRAIO 2009
SALA CONSILIARE DELLA CIRCOSCRIZIONE 3

ORE 20,30

VIA G. D’ANNUNZIO 35 (San Rocco) - MONZA


I CRIMINI DI GUERRA DEL FASCISMO: UNA STORIA DIMENTICATA

PROIEZIONE DI “FASCIST LEGACY”
“L’eredità del fascismo”
DOCUMENTARIO DELLA BBC, ACQUISTATO E MAI TRASMESSO DALLA RAI
partecipa

ALESSANDRA KERSEVAN

AUTRICE DI “LAGER ITALIANI PULIZIA ETNICA E
CAMPI DI CONCENTRAMENTO FASCISTI PER CIVILI JUGOSLAVI 1941-1943”

ORGANIZZA

COMITATO UNITARIO ANTIFASCISTA DI MONZA (Anpi – Aned – Anei)