Informazione




di Gennaro Carotenuto, Mercoledì 11 Giugno 2008, 16:43


Quanto vale la vita di un immigrato? Poco, ben poco, quasi nulla. Si può buttare in un fosso, massacrare di botte, far cadere da un’impalcatura, oppure ammazzare per pochi spiccioli e nessuno ne sa più niente. A migliaia ne muoiono nel canale di Sicilia. Un irregolare rumeno vale un po’ di più, ma poco di più… a meno che… potrebbe valere molto, moltissimo, anche un milione di €uro.

A meno che… devono essersi detti Valerio Volpe e Cristina Nervo, una coppia di trentenni di Verona con un bimbo di dieci mesi, questo rumeno non si fidi di noi. E Adrian Cosmin, 28 anni, camionista rumeno, si fidava di loro. Anzi si considerava quasi socio di Valerio e Cristina nella ditta di trasporti della quale la coppia veronese era titolare.

Adrian aveva bisogno di lavorare e, un po’ perché si fidava e lo avevano convinto, un po’ perchè era latente il ricatto e temeva di perdere il posto di lavoro, aveva accettato di sottoscrivere una polizza sulla propria vita. All’inizio aveva rifiutato, poi messo alle strette, aveva ceduto, fatto le visite mediche e firmato, quella che si sarebbe rivelata la sua condanna a morte. E’ normale, si fa sempre così, lo avevano convinto, e si era dovuto convincere anche che fosse normale che la polizza sulla sua vita fosse a favore della donna del suo datore di lavoro.

Il resto è cronaca marginale di questi giorni. Marginale anche perchè non trova spazio in cronaca che limitatamente, brevemente, distrattamente, nonostante si tratti forse del più efferato delitto dell’anno in Italia.

Adrian era andato a casa dei veronesi suoi datori di lavoro. Questi lo hanno drogato, caricato nella macchina intestata ad Adrian e in una zona isolata, ma vicina al posto di lavoro del ragazzo, gli hanno dato fuoco, tentando poi di simulare un incidente. Contavano poi di incassare la polizza di quasi un milione di Euro. Lo hanno premeditato per più di un anno l’omicidio di Adrian. Lo hanno fatto per i soldi e solo per i soldi.

Su quel corpo carbonizzato gli inquirenti non hanno impiegato più di tanto per capire cosa fosse successo e, quando è saltata fuori la polizza, Cristina Nervo, messa di fronte all’evidenza, ha fatto presto a confessare. Non preoccupatevi, l’hanno già messa agli arresti domiciliari, facendosi scudo di un figlio di dieci mesi. In un paese dove la certezza della pena fosse garantita, difficilmente Cristina Nervo eviterebbe l’ergastolo. In Italia chissà, in Padania chissà. Come vedremo è già successo, potrebbe ripetersi.

Di fronte ad uno squallido fatto di cronaca nera come questo, una piccola storia ignobile indice innanzitutto di miseria umana, ma anche evidentemente del pensare che la vita di un romeno valga meno di quella di un italiano, diviene pleonastico perfino dire che se una coppia di romeni avessero ucciso in quel modo un ragazzo italiano, saremmo letteralmente sepolti dalla notizia. Verrebbero oscurati perfino gli europei di calcio e Bruno Vespa e Giuliano Ferrara si abbandonerebbero a lunghe edizioni speciali dei loro format televisivi.

Giornalisticamente avrebbero perfino ragione perchè poche volte si assiste ad un omicidio volontario premeditato di tale efferatezza. Ammesso e non concesso (anzi rifiutato) che sia in corso una faida tra italiani e rumeni a chi ne ammazza di più, neanche nel caso terribile della povera Giovanna Reggiani possiamo individuare una tale lucidità criminale data solo dalla premeditazione. Per il caso di Vanessa Russo poi si trattò di violenza di strada finita casualmente (e preterintenzionalmente) in tragedia. Nonostante ciò servì a creare un contesto di odio antirumeno che sui media tenne banco per giorni lasciando tossine di odio in tutta l’opinione pubblica.

Non sarebbe giusto quindi concludere che non solo gli italiani uccidono i romeni, ma che lo fanno perfino in maniera più aberrante, sia pur creando infinitamente meno allarme sociale. Eppure non può non venire in mente il caso di Jon Cazacu ( http://www.gennarocarotenuto.it/1098-italiano-uccide-per-errore-bimba-polacca-da-jon-cazacu-a-karolina-linformazione-razzista ), il lavoratore rumeno che chiese di essere messo in regola al suo datore di lavoro. La risposta del datore di lavoro fu cospargerlo di benzina, dargli fuoco e lasciarlo morire carbonizzato. Accadde in provincia di Varese nell’anno 2000. All’assassino di Jon non mancò mai la solidarietà della Lega Nord, che organizzò fiaccolate e gli fornì copertura politica e assistenza legale.

Così tanta fu la solidarietà che in primo grado l’imprenditore assassino evitò un ergastolo scontato e fu condannato a trent’anni. Poi, sempre con la complicità della Lega Nord, riuscì ad avere la pena prima dimezzata e quindi ulteriormente ridotta, oltre a beneficiare dell’indulto che a parole la Lega Nord aborre. Sarà fuori nel 2009. Per chi uccide un romeno in Padania, dobbiamo concludere, non vale la certezza della pena. Vedrete, troveranno attenuanti anche per Volpe e Nervo, la coppietta veronese. Del resto c’è un bambino innocente di mezzo e la vita di Adrian Cosmin, lavoratore rumeno, bruciato vivo per un milione di Euro, tornerà a non valere nulla.




Pieno successo della Giornata antiguerra contro la visita di Bush

1) Si può fare (S. Cararo)
2) 11 giugno: DA ROMA A PISA LA MOBILITAZIONE CONTRO BUSH SI E' FATTA SENTIRE
3) Roma blindata per Bush. Incidente diplomatico: Polizia impedisce l'accesso ai suoi uffici all'Ambasciatrice dell'Ecuador


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From:   cpiano@...
Subject:  Si può fare
Date: June 12, 2008 9:08:53 AM GMT+02:00

Si può fare

 

Il movimento contro la guerra scende in piazza contro Bush e Berlusconi
e batte un colpo importante per tutti

 

Le migliaia di persone scese in piazza a Roma, insieme a quelle mobilitatesi in altre otto città contro la visita di Bush e i colloqui con Berlusconi, sono un segnale importante per molti aspetti.
Da un lato si conferma che la continuità, la coerenza dei contenuti e il coraggio di chiamare alla mobilitazione anche nelle fasi critiche, non è un messaggio nel deserto ma coglie l’esigenza di non cedere terreno sui punti centrali dell’agenda della lotta contro la guerra globale.
Il Patto permanente contro la guerra si conferma così un’esperienza importante per la continuità e l’approfondimento della spinta nata proprio il 9 giugno di un anno fa con la grande manifestazione contro un’altra visita di Bush e la politica militare dell’allora governo Prodi. In questo anno, nonostante scetticismi e l’attenuazione della guerra come tema rilevante dell’agenda politica, le realtà che hanno animato il Patto hanno reso possibile una continuità unitaria di confronto e iniziativa che si è rivelata nelle sue possibilità e potenzialità anche nella giornata di mobilitazione di mercoledì 11 giugno.
La riuscita manifestazione di Roma ha confermato a tutti – anche agli scettici e ai demoralizzati – che si poteva fare, che si può fare. Se c’è un minimo di soggettività che tiene sui contenuti e che può farsi forte della propria coerenza politica, si può mettere in campo anche nelle condizioni più difficili e distratte, una mobilitazione importante, autonoma e coinvolgente di settori piuttosto ampi.
Il fatto che i partiti della ex sinistra di governo debbano in qualche modo rinunciare a qualsiasi ambizione di leadership e di rivincita sui movimenti, è indicativo di una nuova realtà. Giustamente compagne e compagni in diversi fronti della mobilitazione sociale (dai rifiuti alla lotta contro la guerra) hanno insistito affinché la rappresentazione di questa mobilitazione non venisse scippata da forze politiche che ancora stentano a fare i conti seriamente con le loro responsabilità nei devastanti due anni di partecipazione al governo Prodi.
Oggi la guerra non è un fattore che può essere parametrato sulla base della politica italiana, né su quella dei partiti ex parlamentari né su quella delle realtà dei movimenti sociali “di scopo”.
E’ evidente a tutti che stiamo entrando nella fase più pericolosa della guerra preventiva, quella in cui USA e Israele e i loro alleati si giocheranno il tutto per tutto per evitare di fare i conti con il proprio declino economico e morale e con la crisi della propria egemonia storica.
L’attacco contro l’Iran rappresenta esattamente questo e le sue conseguenze riverberanno in tutto lo scenario che i guerrafondai USA hanno definito come Grande Medio Oriente.
Dentro queste conseguenze, l’Italia è pienamente coinvolta. I ministri Frattini e La Russa hanno già annunciato proprio l’11 giugno il cambiamento delle regole d’ingaggio per i contingenti militari italiani presenti sui teatri di guerra, mentre Berlusconi anima le ambizioni neocoloniali dell’Italia e vuole vedersi riconosciuto la status di potenza internazionale (il 5+1 sull’Iran, il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza). Il sistema operativo di basi militari USA/NATO presenti sul territorio italiano sarà pienamente funzionale alla nuova escalation della guerra, inclusa l’accelerazione dei lavori per la nuova base a Vicenza e l’allargamento delle basi di Sigonella e Camp Darby.  
L’alleanza subalterna con gli USA proietta l’Italia dentro questo cono d’ombra della guerra globale. Chi si opporrà con decisione a questa prospettiva inquietante per tutti? Non lo farà il PD perché ne condivide presupposti e ambizioni. Non lo faranno i partiti ex parlamentari della sinistra perché non hanno messo in crisi questo processo quando hanno avuto l’opportunità di farlo. Spetta dunque al movimento No War e al suo Patto permanente – alle forze politiche e sociali che lo hanno animato e mantenuto -  prendersi sulle spalle il fardello di una seria opposizione alla guerra e alle sue conseguenze. La giornata di mobilitazione dell’11 giugno ha dimostrato che “SI PUO’ FARE”.

 

Sergio Cararo (Rete dei Comunisti)


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From:   info  @...
Subject: 11 giugno: DA ROMA A PISA LA MOBILITAZIONE CONTRO BUSH SI E' FATTA SENTIRE
Date: June 12, 2008 1:09:06 AM GMT+02:00

11 giugno: DA ROMA A PISA LA MOBILITAZIONE CONTRO BUSH SI E' FATTA SENTIRE

 MIGLIAIA DI NO A BUSH ED AI SUOI ALLEATI ITALIANI ED EUROPEI

 

 A PISA SUCCESSO DEL PRESIDIO ANTIGUERRA

 

Mentre 15.000 militanti nowar sfilavano a Roma, in molte altre citta' italiane presidi, cortei e sit in hanno caratterizzato la giornata di mobilitazione nazionale dell'11 giugno contro Bush, il suo fido alleato Berlusconi e gli altri pari europei, impegnati tutti insieme a costruire nuove "cortine di ferro" nel cuore del vecchio continente ed a proiettare i propri eserciti nelle zone di conflitto.

 

Il Patto permanente contro la guerra ha posto di nuovo al centro dell'agenda politica nazionale la lotta contro la guerra, riaffermando cosi' un ruolo fondamentale di coordinamento di tutte quelle realta' indipendenti dal quadro politico, omogeneizzatosi in questi anni intorno a scelte miltariste bipartisan in materia di spese militari, missioni all'estero e ampliamento delle basi militari.

 

A Pisa il presidio in Corso Italia - organizzato dal Comitato NocampDarby, Rete dei Comunisti, RdB CUB, Circolo agorà, PCL, Sinistra Critica e dalla Associazione Italia Cuba - ha catalizzato l'attenzione di moltissimi passanti, fermatisi a firmare la Legge di Iniziativa Popolare contro le basi militari, a leggere la mostra preparata dal Comitato contro camp Darby ed a parlare con i numerosi militanti che diffondevano volantini e materiale informativo.
Oltre 150 le firme raccolte ed una notevole presenza al presidio hanno evidenziato una rinnovata attenzione sui temi del No alla guerra e della battaglia contro le basi militari.

 

Attenzione preziosa, in previsione di probabili escalation di guerra nell'area mediorientale e balcanica.
Nel nostro paese, sempre piu' portaerei a disposizione delle aggressioni dell'imperialismo USA ed europeo, la lotta contro la guerra e' stata e dovra' essere sempre piu' elemento centrale di tutte le mobilitazioni dei movimenti sociali e politici. L'interventismo bellicista e la militarizzazione dei territori e della vita sociale sono sotto gli occhi di tutti, da Chiaiano a Vicenza, dalla Sicilia a camp Darby, base quest'ultima in fase di pericoloso e costante ampliamento.

 

Ci auspichiamo che la mobilitazione dell'11 giugno contro Bush sia un passo in avanti nellla costruzione, anche sui nostri territori, di un rinnovato coordinamento di tutte le forze pacifiste non compromesse con le scelte di guerra dell'ultimo governo Prodi.

 

Il Comitato per lo smantellamento e la riconversione a scopi esclusivamente civili della base di camp Darby ( Comitato NocampDarby )


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From:   direttore @...
Subject: Roma blindata per Bush. Incidente diplomatico: Polizia impedisce l'accesso ai suoi uffici all'Ambasciatrice dell'Ecuador
Date: June 12, 2008 11:11:47 AM GMT+02:00

Roma blindata per Bush. Incidente diplomatico: Polizia impedisce l’accesso ai suoi uffici all’Ambasciatrice dell’Ecuador

 

Radio Città Aperta News

 

Roma - 12 giugno: Le esagerate misure di sicurezza per la visita di Bush a Roma non stanno provocando solo enormi disagi per i cittadini ma anche un serio incidente diplomatico. Questa mattina infatti la Polizia che ha blindato il quartiere Parioli e le strade circostanti Villa Taverna dove risiede Bush durante il suo soggiorno romano, ha impedito con modi piuttosto bruschi l’accesso all’ambasciata dell’Ecuador alla stessa Ambasciatrice del paese latinoamericano, Gioconda Galàn Castelo. Raggiunta dai microfoni di Radio Città Aperta, l’ambasciatrice ha annunciato che denuncerà alla Farnesina questa violazione dei protocolli diplomatici, soprattutto perché il blocco dell’accesso all’ambasciata è stato fatto senza alcun rispetto per le convenzioni che regolano lo status del personale diplomatico di uno stato sovrano. L’Ecuador è uno dei paesi dell’America Latina che hanno imboccato recentemente il sentiero progressista, dunque indigesto per l’amministrazione Bush e per il governo Berlusconi che ne è alleato di ferro, ma questo incidente getta una luce fosca sulla capacità del nuovo esecutivo e dei suoi apparati di sicurezza di saper gestire le relazioni diplomatiche.




Vietato l’ingresso ai rom, anche se paganti

1) Comunità serba di Milano: Lettera di solidarietà con Rom e Sinti

2) Hydromania (Roma): vietato l’ingresso ai rom, anche se paganti



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Comunità serba di Milano: Lettera di solidarietà con Rom e Sinti


Vi informiamo che la seguente lettera, preparata da Jasmina Radivojevic su iniziativa di una ventina di persone, è stata mandata alle varie associazioni, organizzazioni, stampa e altri media, ansa, liste on-line e privati. Vi preghiamo di inoltrarla anche ai vostri contatti. Grazie!

Obavestavamo vas da je na inicijativu oko 20-25 osoba poslato udruzenjima, organizacijama, stampi i ostalim medijima, ANSI, internet-listama i privatnim licima sledece pismo, koje je pripremila Jasmina u ime svih nas. Nadamo se da se slazete - bilo je nemoguce kontaktirati sve dovoljno brzo - i molimo vas da posaljete dalje vasim kontaktima. Hvala.
Ivana & ostali



Cari amici,

è terribile quello che deve capitare alle persone all'inizio del Terzo milennio! Sul continente europeo, nel paese fondatore della Comunità Europea.
Quando l'europarlamentare Rom ungherese Viktoria Mohacsi ha obbiettato la mancanza della banca dati riguardante la comunità Rom in Italia, non ha certo pensato a questi risvolti e alla schedatura. Ma alla possibilità di accedere ai fondi EU per l'integrazione dei Rom.
 
Questa necessità di censire viene strumentalizzata dalle Istituzioni italiane per una aperta discriminazione delle persone, il che è intolerabile. Appartenere ad un etnia diversa non è ne  mai potrebbe essere la prerogativa  ne al comportamento deviante ne a quello virtuoso.
 
Ci troviamo davvero davanti al paradosso che questa situazione possa alimentare:
    1) il divario tra Rom e Sinti italiani e Rom di altra cittadinanza o apolidi;
    2) il divario tra gli italiani di diverse etnie;
    3) la legittimazione del razzismo.
 
Esprimimo la nostra piena solidarietà alle famiglie che sono sottoposte a questa barbarie e diamo pieno appoggio ad una ricchiesta dell' Osservatore esterno tipo OSCE o di un altra associazione/organizzazione che nutre la fiducia nella popolazione per poter racoglere i dati anagrafici assieme alle Istituzioni italiane.
Noi siamo indisolubilmente legati alla popolazione Rom, abbiamo sofferto spesso insieme nella storia.  Il campo di concentramento di Jasenovac, dove sono morte alcune centinaia di migliaia di persone, è solo uno degli esempi che ci lega per sempre. Anche  nell'ultima guerra contro la Jugoslavia, condotta dalla Nato, gli amici Rom e Sinti in Italia erano al nostro fianco a protestare contro la guerra. Molti di loro erano fugiti dal nostro paese in Italia proprio scapando da questa guerra.
Oggi, in questo momento particolarmente triste per tutti noi nel vedere la storia ripetersi, siamo solidali con i nostri fratelli Rom e Sinti. Oggi noi dobbiamo e vogliamo essere a loro fianco.

Comunità serba di Milano

Ci vediamo alla Manifestazione del 13-14 giugno a Milano!


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Alla direzione di Hydromania,
Io sicuramente non avrei nessun problema se i miei figli si trovassero a fare il bagno a mare o in piscina con uno zingaro, quello che farò però sarà spiegargli perchè non li porterò mai più a Hydromania.
Leggo infatti su Repubblica di sabato 7 giugno una lettera firmata dalla signora Ilaria de Laurentiis (che ringrazio) dove denuncia di come a una famiglia rom, composta da padre, madre e una bambina , che voleva accedere al parco pagando regolarmente il biglietto d’ingresso, sia stata negata tale possibilità in quanto “zingari”. Alla richiesta di spiegazioni, alla signora il personale addetto ha risposto: “Signora, lei vorrebbe che suo figlio facesse il bagno in piscina con uno zingaro?” Non so cosa abbia fatto la signora Ilaria, io personalmente me ne sarei andata all’istante.
Esprimo piena solidarietà alla famiglia vittima di quanto sopra e a voi profondo disprezzo per il vostro atteggiamento.

Io la lettera l’ho mandata, questi gli indirizzi:

P.S Hydromania è un grande parco acquatico alle porte di Roma, anche molto bello, ma episodi di razzismo come questi sono GRAVISSIMI, non si può lasciar correre, io la lettera l’ho mandata e invito tutti voi a fare altrettanto, anche copincollando quella sopra, denunciando quanto più possibile questa vergogna, perchè simili fatti non si ripetano più.
Questi gli indirizzi:



Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus aderisce e augura buon successo per la iniziativa del 12 giugno.

Ricordiamo anche l'altro appuntamento fissato a Milano contro le politiche razziste ed i pogrom per il fine settimana: sul nostro sito si può leggere il programma e scaricare la locandina ( https://www.cnj.it/AMICIZIA/rom.htm#manif08 )

Le motivazioni della nostra adesione e partecipazione alle iniziative antirazziste di questi giorni sono spiegate nel comunicato che trovate alla pagina: https://www.cnj.it/AMICIZIA/manif08.htm


----Messaggio originale----
Da: Dijana

 

VI INVITO A DARE LA VOSTRA ADESIONE E FATECI SAPERE LA DISPONIBILITA A PARTECIPARE AL PRESIDIO ENTRO MERCOLEDI' MATTINA. VI PREGO ANCHE A DIFFONDERE QUESTO APPELLO. GRAZIE
CARI SALUTI
DIJANA PAVLOVIC

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

12 GIUGNO ORE 12. LE ASSOCIAZIONI ROM PROMUOVONO UN PRESIDIO CON CONFERENZA STAMPA DAVANTI ALLA PREFETTURA DI MILANO CONTRO I PROVVEDIMENTI DISCRIMINATORI VERSO ROM E STRANIERI

 
 

L’avvio, nei giorni scorsi, della schedatura su base etnica della popolazione rom e sinta insediata nei campi nomadi comunali e nelle aree private di Milano e Provincia da parte della Prefettura, e non di un normale e utile censimento conoscitivo, è stato accompagnato dall’indignazione e dalla protesta di numerosissimi concittadini che hanno fatto pervenire e continuano ad inviare centinaia di lettere e attestati di solidarietà e condanna.

In questo momento di grande incertezza ed apprensione per l’operato delle Istituzioni, su moltissimi cittadini si stanno infatti scaricando anche gli effetti di una profonda crisi sociale ed economica che ha allargato il divario tra ricchezza, povertà e disuguaglianze, dirottando le paure irrazionali e i problemi reali verso quei soggetti socialmente più deboli, in primis zingari e immigrati, che vengono avvertiti anche come potenziali competitori nella spartizione delle poche risorse ancora disponibili.

Eppure, il rogo dei campi rom a Napoli, le molotov contro le abitazioni dei Sinti di Pavia, i raid contro attività commerciali di extracomunitari, le sprangate a un militante gay di Roma, la sassaiola contro una madre e una bambina sinte di Brescia, l’aggressione a Rimini di una donna incinta al settimo mese, l’immigrato morto per mancanza di soccorso nel CPT di Torino, mentre le città d’Italia sono percorse da ronde di tutti i colori, sono alcune delle tante e diverse punte dello stesso violento iceberg che avvelena il nostro Paese: l’insofferenza diffusa contro il diverso, l’immigrato, lo zingaro ha assunto i connotati espliciti della xenofobia e della discriminazione razziale.

Questa nuova Italia che criminalizza per decreto la povertà, l’Italia della violenza contro gli ultimi, del pregiudizio elevato a verità (gli zingari rubano i bambini), della giustizia fai da te dovrebbe invece far riflettere sul lungo decorso della malattia della nostra società e sulle preoccupanti prospettive del suo futuro.

Il silenzio verso le ingiustizie però, può facilmente rendersi complice di chi inneggia quotidianamente, anche all’interno delle sedi istituzionali, all’odio etnico o persegue il fine di considerare e trattare con strumenti e regole eccezionali e umilianti particolari “categorie” di cittadini.

Contro tutto questo vi è stata una pronta e composta reazione civile che comprende persone di ogni età e condizione sociale, forse inaspettata, certamente non scontata.

L’angoscia che ci prende di fronte a questo scenario ci riporta, come tante delle persone che ci hanno scritto, alla memoria del passato, ma soprattutto ci pesa vedere il volto vile di un paese profondamente malato.

Coloro che aizzano i cani, lanciano molotov e sassi, percorrono in ronde minacciose le città, i sindaci che annunciano nei cartelloni luminosi dei loro borghi che “i clandestini possono stuprare i tuoi figli” sono il volto più vile di chi non è capace di guardare al male che porta dentro di sé, di chi rifiuta di affrontare la camorra che a Napoli controlla i rifiuti e organizza i roghi dei campi rom, la mafia che controlla la vita e il voto dei siciliani, la'ndrangheta che non solo è padrona del territorio calabrese ma di interi quartieri di città come Milano.

Noi riteniamo indispensabile che nel territorio milanese e della provincia, che con il rogo delle tende di Opera ha inaugurato la caccia al rom e la sua contropartita politica, ci sia una risposta di mobilitazione contro questa degenerazione.

Un percorso da costruire insieme con tutti coloro - forze politiche e sociali, cittadini, senza pregiudizi di schieramento - che ritengono necessario riportare il dialogo nelle realtà concrete del malessere, non lasciare soli gli esclusi, confrontarsi con le radici del disagio sociale e insieme costruire le ragioni e i valori di una cittadinanza per tutti che considera la legge uguale per tutti e protegge chi cerca accoglienza e dignità.

 

Opera Nomadi, OsservAzione, Comitato rom e Sinti insieme, Romanodrom

Per adesioni: operanomadimilano@..., dijana.pavlovic@...