Informazione
("Kosovo: Il ritorno del colonialismo" è il titolo di questa approfondita analisi del saggista viennese Hannes Hofbauer, apparsa sulla rivista Ossietzky n.15/2007. Nella quale si passa al setaccio la scandalosa situazione economica che le potenze imperialiste hanno creato in Kosovo appoggiandosi sulla criminalità organizzata locale...)-------- Original-Nachricht --------Datum: Sat, 1 Sep 2007 23:40:32 +0200Von: "Kaspar Trümpy"Betreff: Kosovo: Die Rückkehr des KolonialismusDer interessante Bericht von Dr. Hannes Hofbauer über die aktuelle Lage im Kosovo, "Die Rückkehr des Kolonialismus" im Attachement, beschreibt die wirtschaftlich missliche Lage in der Region. Kriegsschäden und mafiöse Strukturen in der Gesellschaft sind die Ursachen.H.H. studierte in Wien Wirtschafts- und Sozialgeschichte. Er arbeitet als Historiker und Journalist. Von ihm stammt unter anderem das Standardwerk "Balkan Krieg, Zehn Jahre Zerstörung Jugoslawiens" (Promedia, Wien 2001).
Kosovo: Die Rückkehr des Kolonialismus
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INTRODUZIONE
Il movimento per la verità sull'11 settembre
Questo dossier presenta una documentazione – necessariamente incompleta, ma tuttavia significativa e soprattutto facilmente approfondibile e completabile facendo riferimento alle fonti e agli strumenti elencati in appendice – che dimostra in modo incontrovertibile che la versione ufficiale dei fatti dell'11 settembre 2001 (i 19 dirottatori suicidi di al-Qaeda all'attacco dell'America) è falsa da cima a fondo.
Vorrei che fosse chiaro – e spero sarà chiaro a chi leggerà il dossier – che questa non è un'ipotesi più o meno probabile, ma una certezza, un fatto insomma dimostrabile e dimostrato.
Altra cosa è sapere in dettaglio che cosa esattamente sia successo l'11 settembre e chi esattamente, con quali apparati e quali strumenti, siano gli architetti e i complici diretti e indiretti e i ruoli precisi che avrebbero ricoperto. Da questo punto di vista i misteri sono ancora molti, com'è inevitabile che accada. Ma è del tutto evidente che la storia dell'11 settembre con cui siamo stati martellati giorno e notte per quasi 6 anni è un mito costruito ad arte e con uno scopo preciso: la 'guerra infinita' scatenata già in quello stesso giorno e ad attentati ancora in corso. [1]
Senza volerci improvvisare filosofi, diciamo pure che pensiamo che la verità esiste, anche se può essere molto difficile – e anche rischioso - trovarla. Esiste e la si può avvicinare con l'esame dei fatti, con la logica e con molto, molto impegno e lavoro.
E' proprio quello che è successo con l'11 settembre. Qualcuno, anche gente molto autorevole [2], ha notato subito che molte cose non quadravano. Per chi se ne intende di aerei, radar e servizi segreti la puzza di “strage di stato”, come si diceva un tempo in Italia, era molto, molto forte. In seguito molti hanno fatto un lavoro da certosini, passando e ripassando al vaglio migliaia di informazioni, fotografie, riprese video, dichiarazioni dei personaggi coinvolti, trovando contraddizioni, facendo scoperte importanti. Pensiamo a Paul Thomson con la sua cronologia completa degli avvenimenti pertinenti all'11 settembre (9/11 complete timeline [3]) o a Nafeez Mosaddeq Ahmed con le sue analisi, usiamo parole sue, della
Molti altri si sono concentrati sui particolari specifici degli attentati. Il primo e più noto è senz'altro Thierry Meyssan, il primo ad accorgersi che non era possibile che il Pentagono fosse stato colpito dal volo 77, cioè da un Boeing 757. [5]
Utilizzando a fondo lo strumento di internet la ricerca si è fatta sempre più intensa, precisa, documentata, collettiva ed è sfociata nell'organizzazione delle prime conferenze e incontri con larga partecipazione di esperti. Ha visto la partecipazione attiva e indignata di testimoni diretti e familiari delle vittime. Ha dato luogo alla produzione di molti video che contengono testimonianze estremamente importanti.
Alla fine tutto questo lavoro ha trovato anche il suo sistematizzatore in David Ray Griffin. Per due anni Griffin, come tanti altri, ha creduto che a mettere in discussione la versione ufficiale fosse gente prevenuta o poco seria. Poi si è convinto del contrario e si è impegnato a fondo nell'esame di tutti i dettagli. Nei 4 libri che ha dedicato all'11 settembre (senza contare i numerosi articoli, conferenze e volumi di cui è stato il curatore insieme ad altri), Griffin analizza i fatti sempre con grande precisione e sistematicità, senza retorica, ma per questo in modo molto convincente anche per persone che non hanno a priori un orientamento antimperialista. L'argomentazione è quasi da aula di giustizia, rifugge dall'invettiva politica, rimane con i piedi per terra, senza cercare di immaginare quello che può essere successo se non ci sono elementi concreti per affermarlo, ma la conclusione è, forse proprio per questo, ancora più devastante per il sistema di potere degli Stati Uniti e per tutto l'occidente. Non è un caso dunque se la parte che l'opera di Griffin ha in questa nostra documentazione è molto rilevante [6].
L'ultimo libro di Griffin 'Debunking 9/11 Debunking' [7] è uscito da pochi giorni negli Stati Uniti. Ecco come ne parla, in una recensione [8], Paul Craig Roberts, già viceministro del tesoro del governo Reagan, condirettore del Wall Street Journal e teorico di quella che è passata alla storia come “reaganomics”, insomma un personaggio abbastanza lontano dal cliché dell''antiamericano' per partito preso che attribuisce a Bush e consorti tutti i mali del mondo:
Ma gli argomenti dei difensori della versione ufficiale, i cosiddetti “debunkers” [12], i cacciatori di quelle che definiscono “leggende metropolitane”?
Il libro di Griffin è dedicato proprio al confronto con questi argomenti e a valutarne la fondatezza. Lasciamo ancora la parola a Paul Craig Roberts:
La relazione del NIST e il lavoro di Popular Mechanics sono il riferimento costante di tutti coloro che cercano di smontare le accuse contro gli apparati segreti dello stato e gli uomini di Bush. Gli argomenti, a un esame attento, rivelano tutta la loro inconsistenza, ma una caratteristica comune dei cosiddetti 'debunkers' più che l'entrare nel merito è l'intento denigratorio e la distribuzione di etichette. Chi non crede alla versione ufficiale e ne rileva le contraddizioni viene fatto passare per irrazionale complottista, visionario in cerca di pubblicità o, peggio, pregiudizialmente antiamericano, 'negazionista' incline all'antisemitismo, inseguitore di torbide finalità.
Il primo a sperimentare questo trattamento è stato Meyssan. Il libro già citato di Meyssan, presidente del Réseau Voltaire [15], fece scandalo nel 2002, tanto più che una smagliatura nel sistema dei media, altrimenti così attento a emarginare le voci controcorrente, unitamente al diffuso scetticismo per la storia da fumettone hollywoodiano assai poco verosimile dell'attacco alle torri, gli assicurò una vasta eco. Alle reazioni indignate del Pentagono si accompagnò subito in Francia il tentativo di linciaggio personale di Meyssan con una contropubblicazione [16], prontamente tradotta in italiano con prefazione di Lucia Annunziata.
Nella prefazione la nostra Annunziata scrive che i libri cattivi sono pochi ma molto pericolosi (e quello di Meyssan evidentemente è uno di questi). Perchè? Perchè
Insomma la Annunziata non si è accorta delle tonnellate di paura irrazionale sparse a partire dall'11 settembre dai promotori della guerra infinita e puntualmente riattualizzate, con l'antrace, con i falsi allarmi, con gli attentati veri, con la paranoia della sicurezza. No, è Meyssan che dà un volto alle paure irrazionali... per dominare il mondo!
Il libello è abbastanza disgustoso perchè dedica pochissimo alla confutazione degli argomenti e molto al tentativo di delegittimare l'autore, accusandolo tra l'altro di 'negazionismo' [18]. Il successo del libro di Meyssan sarebbe segno dell'“irruzione dell'irrazionale tra il grande pubblico francese”. Vediamo allora all'opera la razionalità degli autori. Hubert Marty-Vrayance, un funzionario del servizio informazioni del ministero degli interni che avrebbe collaborato con Meyssan, scrive in una nota del 13 settembre 2001:
Sono parole lucide e lungimiranti, lette col senno di poi. Dasquié e Guisnel però se ne indignano:
Ecco nuovamente il mondo capovolto, come quello della Annunziata: Dasquié e Guisnel non si sono accorti che gli uomini di Bush hanno preteso di aver identificato il colpevole nell'arco di ore e qualche giorno dopo hanno anche iniziato una guerra con la scusa che l'Afganistan lo ospitava. L'invito alla prudenza non lo rivolgono agli uomini di Bush, che stanno sfruttando nel modo più bestiale gli attentati per i loro piani e intanto mettono ostacoli alle possibili inchieste e distruggono le prove. No, loro prendono di mira chi cerca di usare il cervello per capire che cosa sta succedendo.
E' un bell'esempio di ragionamento basato su un a priori, su un pregiudizio. E' una logica che si ritrova in quasi tutti i tentativi di confutare quelle che, sempre a scopo denigratorio, saranno d'ora in avanti chiamate “teorie complottiste” [19]
Del resto i “debunkers”, che si incaricano di spargere veleni su chi cerca la verità hanno uno sponsor ufficiale di tutto rispetto: nientemeno che Bush stesso, il quale già in un discorso all'ONU dell'11 novembre 2001, a invasione dell'Afganistan iniziata da un mese, si premura di far sapere che “non tollereremo scandalose teorie di complotti” e nell'agosto del 2006, citando un documento ufficiale sulla lotta al terrorismo ci fa sapere che “i terroristi reclutano con più efficacia tra le popolazioni le cui informazioni sul mondo sono inquinate da falsità e corrotte da teorie di complotti” [20].
Abbiamo citato per esteso il caso Meyssan-Dasquié perché anche le prese di posizione successive non si discostano da questo paradigma.
Lo schema è sempre lo stesso: quando il muro del silenzio viene rotto [21] scatta un allarme. E' successo con Meyssan ed è successo nuovamente, con grande intensità, nel corso dell'ultimo anno, quando il movimento per la verità sull'11 settembre ha incominciato a rompere gli argini e ad arrivare ai gandi mezzi di comunicazione (in Italia con alcune trasmissioni di Matrix di Mentana su Canale 5 e una di Report su Rai 3).
E' molto significativo notare chi sono quelli che rispondono prontamente all'allarme: sono infatti molto spesso persone o gruppi che amano definirsi progressisti o di sinistra. Sono loro che, quando viene superata la prima linea di difesa della informazione ufficiale si danno da fare ad allestire la seconda. Così, per rimanere ancora in Italia, è Deaglio di Diario che, con gran fanfara, sventolando come una gran scoperta Popular Mechanics, si preoccupa subito di fugare gli elementi di dubbio seminati tra gli indifesi spettatori televisivi dai filmati e dagli interventi trasmessi. Più di recente è la casa editrice progressista Terre di Mezzo, con la rivista Altreconomia, quella del “commercio equo e solidale”, che si fa carico di pubblicare in Italia “11 settembre. I miti da smontare” [22], che altro non è che la versione italiana del testo di Popular Mechanics (con la solita inversione è il movimento per la verità sull'11 settembre che diventa il fabbricante di miti) [23].
Questo fenomeno dei 'progressisti' che si preoccupano per l'influenza crescente del movimento per la verità sull'11 settembre non è naturalment
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(english / italiano)
Dossier : la "Tetova" dopo la "Kosova" – verso la Grande Albania
(Traduzioni di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
("Tetova" e "Kosova" sono le dizioni schipetare per indicare la Macedonia occidentale e la provincia serba del Kosovo-Metohija)
1) “La Grande Albania”: un progetto per l’Europa (Pyotr Iskenderov)
2) “Dove ci sono più Albanesi – là sarà Albania.” (Faton Klinaku, Segretario dell’Organizzazione dei Veterani del KLA/UCK)
3) Cronologia del terrorismo Grande-Albanese e dibattito in FYROM, agosto 2007:
31 luglio 2007: attacco contro la stazione di polizia situata sul confine Kosovaro / 6 agosto 2007: attacco terroristico contro la sede del Governo Macedone / 13 agosto 2007: sesto anniversario dell’Accordo Quadro di Ohrid / 22 agosto 2007: evasi dalla Prigione Dubrava del Kosovo nascosti in Macedonia / 23 agosto 2007: la Macedonia esercita pressioni sulla “Troika” per venire consultata sul Kosovo / 24-29 agosto 2007: altri tre villaggi Albanesi stanno organizzando referendum per la separazione dalla Macedonia / 29 agosto 2007: ANA invia minacce a tutti i politici Albanesi in Macedonia / 29 agosto 2007: Si nutrono dubbi sull’ingresso della Macedonia come membro della NATO nel 2008...
4) “Come ti costruisco la nuova classe dirigente Kosovara”: Master negli Stati Uniti per i residenti in Kosovo
/ Master's Study in the United States for Residents of Kosovo
Fonte: R. Rozoff via Stop NATO - http://groups.yahoo.com/group/stopnato
Diffusione: Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
=== 1 ===
di Pyotr Iskenderov
Strategic Cultural Foundation
Così, il segreto è stato svelato!
Il “premier” del governo del Kosovo, l’ex capobanda del terrorista “Esercito di Liberazione del Kosovo” (KLA), Agim Ceku ha precisato la data, in cui i dirigenti Albanesi della provincia avrebbero deciso di pronunciare la loro dichiarazione di indipendenza.
Questa è prevista per il 28 novembre 2007, quando la confinante Albania celebrerà la sua principale festa nazionale – la Giornata della Bandiera.
Allora si fa festa, tutti insieme, con l’Albania, ma per vie tortuose, poco oneste.
È da tanto tempo che questo giorno viene considerato dalla diaspora Albanese sparsa in tutto il mondo come la “Giornata di Tutti gli Albanesi”.
Per comprendere il significato per cui i separatisti del Kosovo hanno scelto questa data particolare per la loro dichiarazione di indipendenza, è sufficiente fare riferimento ai due eventi chiave della storia dell’Albania, non della storia di uno stato degli Albanesi, ma piuttosto delle loro origini etniche.
La prima pietra miliare è il periodo in cui la Lega di “Tutti gli Albanesi” operava a Prizren fra il 1878-1881. Prizren è una città del Kosovo.
Nel settembre 1878, i dirigenti della Lega di Prizren adottarono un programma di unificazione di “tutte” le province Albanesi in un unico stato autonomo e in un’unica entità politica, con l’introduzione dell’Albanese come lingua di uso per i documenti ufficiali e nei corsi scolastici e con la formazione di un esercito nazionale Albanese. In seguito, con questi obiettivi, arrivò la richiesta di costituire un’unica entità territoriale sotto il formale protettorato del Sultanato Turco.
Da allora, i residenti in Albania e gli Albanesi in Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia Meridionale e Grecia fecero riferimento a questa bandiera come loro simbolo nazionale.
Agli inizi del 1913 veniva diffusa nei Balcani un carta geografica multi-colore dell’“Albania Etnica”, disegnata da un certo Ahmet Gasi, noto anche come il “dottore” e “professore”. La mappa mostrava i confini internazionali di uno stato “in divenire”, che includeva l’Albania, tutto il Kosovo, gran parte della Macedonia, una parte della Grecia e del Montenegro. Oggigiorno, tutti i negozi di libri a Pristina, il centro amministrativo del Kosovo, reclamizzano l’acquisto di questa carta geografica. Costo della cartina, 5 euro!
Si presta fede, (o si finge di credere), alla frottola che gli Albanesi del Kosovo si ritengano abbastanza soddisfatti di ottenere l’indipendenza sotto una supervisione internazionale.
Intanto, si continua a credere che i tumulti Albanesi del 2000-2001 in Macedonia e nella valle di Presevo nel sud della Serbia siano stati causati dall’oppressione di Skopje e di Belgrado, invece di considerarli come una esibizione muscolare da parte degli strateghi della Grande Albania.
=== 2 ===
http://www.focus-fen.net/index.php?id=n120634
Focus News Agency (Bulgaria)
29 agosto 2007
La separazione del Kosovo significherà la separazione dalla Serbia, Macedonia, Montenegro e Grecia: dall’Organizzazione dei Veterani dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (AOK)
Pristina – “Qualsiasi separazione del Kosovo sarà concessa in accordo con i principi internazionali – il diritto all’autodeterminazione, il principio etnico o il principio della maggioranza. Ma questi principi dovranno essere usati non solo per il Kosovo, ma anche per il Presevo/Serbia Meridionale, la Macedonia e il Montenegro.” Queste le dichiarazioni di Faton Klinaku, Segretario dell’Organizzazione dei Veterani dell’Esercito di Liberazione del Kosovo .
=== 3 ===
http://www.makfax.com.mk/look/novina/article.tpl?
IdLanguage=1&IdPublication=2&NrArticle=78123&NrIssue=413&NrSection=10
MakFax (Macedonia)
2 agosto 2007
Skopje – La polizia Macedone ha confermato le notizie di colpi di arma da fuoco contro la stazione di polizia situata nelle vicinanze del confine fra la Macedonia e il Kosovo e di esplosioni di bombe a mano non lontano dalla stazione. Nessuno è stato ferito nell’incidente, che è avvenuto martedì 31 luglio, circa alle ore 20:45, quando persone non identificate hanno aperto il fuoco contro la stazione di polizia nel villaggio di Goshince. Diversi colpi hanno colpito gli edifici della stazione. Contemporaneamente, diverse detonazioni di bombe a mano sono avvenute ad una distanza di circa 50-100 metri. La polizia non ha rivelato ulteriori particolari.
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http://www.makfax.com.mk/look/novina/article.tpl?
IdLanguage=1&IdPublication=2&NrArticle=78462&NrIssue=417&NrSection=10
MakFax (Macedonia)
Attacco terroristico contro la sede del Governo Macedone
Skopje – Un attacco terroristico armato contro la sede del Governo Macedone è avvenuto la scorsa notte, queste le dichiarazioni del portavoce del Governo, e la polizia ha confermato l’incidente. Il portavoce Ivica Bocevski ha riferito a Makfax che la scorsa notte, mezz’ora dopo mezzanotte, l’edificio del Governo è stato colpito da due colpi di granata. Il portavoce ha spiegato che le granate erano di origine Sud-Africana ed erano state sparate da una distanza di 400 metri. L’incidente non ha causato feriti e fino a questo momento non vi sono informazioni sui danni materiali. Bocevski ha dichiarato: “Il Governo vuole inviare un messaggio a quelli che hanno partecipato all’attacco terroristico, che un giorno o l’altro finiranno dietro le sbarre. Gli aggressori dovrebbero saperlo; noi abbiamo ricevuto il messaggio, ma il Governo rimarrà saldamente sulle sue posizioni.”
Sia Kotevski che Bocevski hanno affermato che presumibilmente l’obiettivo era l’edificio del governo piuttosto che il consolato. Il motivo era tutto da chiarire. La sede governativa ospita gli uffici di Gabinetto e diversi Ministeri.
Bocevski non ha detto chi le autorità ritengono possa avere scatenato l’attacco. Non si sono verificati attacchi di questa natura negli ultimi anni, ma il tempismo dell’attentato aumenterà le preoccupazioni che la violenza in Kosovo possa riaccendere la violenza separatista già vista in Macedonia nel 2001.
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http://www.makfax.com.mk/look/novina/article.tpl?
IdLanguage=1&IdPublication=2&NrArticle=79107&NrIssue=423&NrSection=10
MakFax (Macedonia)
13 agosto 2007
Sesto anniversario dell’Accordo Quadro di Ohrid
Il 13 agosto 2001, i partiti, che in quel periodo costituivano la estesa coalizione di governo, approvarono l’Accordo. Questo preparava la strada alle numerose alterazioni alla costituzione e al corpo legislativo, con particolare attenzione all’aumento dei diritti e di rappresentanza della minoritaria comunità Albanese nelle istituzioni statali.
I leaders dei partiti che componevano la coalizione del tempo - Ljubco Georgievski, Branko Crvenkovski, Imer Imeri, Arben Xhaferi, con l’ultimo presidente Boris Trajkovski, posero la firma sotto l’Accordo Quadro di Ohrid.
Nel giro di poche settimane, gli scontri armati si propagavano verso le zone del Kumanovo-Lipkovo e del Tetovo.
Le battaglie più feroci, con scontri di artiglieria pesante ed unità aerotrasportate, avvenivano nei pressi dei villaggi di Radusha e Arachinovo, durante gli ultimi due mesi di un conflitto durato sette mesi. Le forze di sicurezza Macedoni ingaggiavano gli scontri contro unità paramilitari dell’Esercito di Liberazione Nazionale (NLA), una costola dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (KLA). Dopo il conflitto, la dirigenza del NLA formava un partito politico, l’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI). Il partito del comandante del NLA, Ali Ahmeti, divenne un alleato della coalizione di governo, che includeva l’Alleanza Democratica Sociale di Macedonia (SDSM) e il Partito Democratico Liberale (LDP).
Non meno di 120 fra militari, poliziotti e riservisti dell’esercito furono uccisi nel conflitto. A tutt’oggi, il totale delle morti dell’altra parte in conflitto è rimasto ignoto, comunque le stime parlano di 1200 membri del NLA caduti. Il conflitto ha provocato migliaia di profughi all’interno del paese, e centinaia di Macedoni e Serbi ancora sono impossibilitati a ritornare alle loro case nella regione del Lipkovo.
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http://www.focus-fen.net/index.php?id=n120078
Focus News Agency (Bulgaria)
22 agosto 2007
Dnevnik: evasi dalla prigione Dubrava del Kosovo nascosti in Macedonia.
Il Ministero dell’Interno della Macedonia non respinge la possibilità che il gruppo di criminali sia entrato in territorio Macedone, ma non ha ricevuto alcuna informazione di conferma del fatto. Secondo le fonti del giornale, il gruppo di criminali è stato liberato dal carcere secondo un piano strategico preparato da tempo, con l’appoggio di particolari strutture, che cercano di destabilizzare la regione, se il processo per il raggiungimento dell’indipendenza del Kosovo dovesse procedere verso una qualche direzione non favorevole. Diversi ex membri dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (KLA) osservano molto da vicino gli sviluppi del problema Kosovo, e sono pronti per entrare in azione!
Skopje - Tanusevci chiede la separazione dalla Macedonia per aderire al Kosovo, e per ottenere questo obiettivo gli abitanti del villaggio stanno organizzando un referendum. Il quotidiano “Fakti” in lingua Albanese con sede a Skopje ha riportato che il referendum è stato annunciato dal Presidente dell’Unione Democratica Nazionale, Xhezair Shaqiri, conosciuto come Comandante Hoxha durante il conflitto del 2001. Sviluppando l’idea di un referendum, Shaqiri accusava le autorità Macedoni di non mostrare alcun interesse nei confronti di questa parte del paese, per lo meno negli ultimi 17 anni. “Il Governo della Macedonia non mostra alcun interesse per questa parte del paese, e per questo noi stiamo chiedendo di accedere al Kosovo. Inoltre, noi siamo vincolati al Kosovo geograficamente e per molti legami di stirpe”.
Shaqiri allontanava i sospetti che i reclusi evasi dal carcere di Dubrava in Kosovo, Lirim Jakupi e Ramadan Shiti, avessero trovato rifugio a Tanusevci.
Nello stesso articolo, “Fakti” riferiva che il Ministero dell’Interno respingeva come falsa la descrizione fatta da Shaqiri sulla situazione di Tanusevci.
Skopje – Una dichiarazione di ieri dell’ex deputato Xhezair Satiri, che Tanusevci cercava di separarsi dalla Macedonia e congiungersi con il Kosovo dopo una consultazione referendaria, è l’argomento principale nella stampa Macedone. I giornali collegano l’evento ad altri due preoccupanti avvenimenti – la fuga di terroristi incarcerati nella prigione di Dubrava in Kosovo e un’altra evasione di terroristi dalla prigione di Idrizovo di Skopje, e nel contempo gli imminenti nuovi negoziati sul futuro status del Kosovo, alla possibile destabilizzazione della Macedonia e di tutta l’area.
Ancora due villaggi Albanesi organizzano referendum per separarsi dalla Macedonia
http://www.focus-fen.net/index.php?id=n120686
Focus News Agency (Bulgaria)
29 agosto 2007
L’ANA invia minacce a tutti i politici Albanesi in Macedonia
Skopje – L’Esercito Nazionale Albanese (ANA) ha inviato minacce a tutti i politici Albanesi della Macedonia, dato che “loro collaborano con i colonizzatori Slavi Macedoni”. Questo si può leggere sul quotidiano Macedone Vreme, che cita una comunicazione dell’ANA resa pubblica in Internet sui siti web Albanesi.
L’ex Presidente dell’organizzazione, Fagur Adili, ha affermato che la prossima guerra non avverrà per un potere senza uno stato, come per i partiti Albanesi in Macedonia, nemmeno avverrà per l’Illiria, ma per l’unificazione di tutti i territori Albanesi. Secondo Adili, le fasi secondo cui questa unificazione sarà acquisita sono state puntualizzate nel programma dell’ANA. L’editoriale di Vreme commenta che altri testi di questo tenore sono apparsi di recente in Internet su siti web Albanesi, che richiedono l’unificazione dei territori Albanesi.
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http://www.focus-fen.net/?id=n120650
Focus News Agency (Bulgaria)
29 agosto 2007
Si nutrono dubbi sull’ingresso della Macedonia come membro della NATO nel 2008
Skopje – Fonti di alto grado dilomatico hanno dichiarato al canale TV A1 della Macedonia che esiste l’eventualità che la Macedonia non riceverà un invito come membro della NATO al Summit di Bucarest nel 2008. Questo capovolgimento rispetto al recente ottimismo potrebbe venire spiegato a causa della questione ancora irrisolta intorno allo status del Kosovo. In più ci sono forti preoccupazioni che la crisi potrebbe facilmente allargarsi alla Macedonia e all’Albania, e questa è una instabilità che nell’ambito di stati membri la NATO non potrebbe permettersi. Questo è il motivo per cui è prevista una variante per il prossimo Summit con l’applicazione della formula 1+2, vale a dire che la Crozia riceve l’invito come membro, mentre viene lasciato spazio a manovre per la Macedonia e l’Albania, e il loro ingresso potrebbe arrivare dopo la risoluzione del problema Kosovo. Le fonti diplomatiche hanno affermato alla A1 che la sicurezza è di grande importanza nella variante, per cui la Macedonia viene lasciata nella sala d’attesa, anche se la Macedonia gode dell’aperto sostegno sia di Washington che di Brussels.
=== 4 ===
http://groups.yahoo.com/group/Roma_ex_Yugoslavia/message/2075
“Come ti costruisco la nuova classe dirigente Kosovara”
Master negli Stati Uniti per i residenti in Kosovo
31 agosto 2007 4:11 am (PST)
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