Informazione

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6337/1/51/


La dolce vita dei funzionari kosovari

31.10.2006   


I funzionari del governo del Kosovo spendono milioni di euro in cene, benzina e viaggi. Lo rivela un rapporto reso noto dai giornalisti di BIRN. Le note spese fuori controllo stanno creando un serio problema alle finanze della provincia sotto amministrazione internazionale

Di Arbana Xharra*, Pristina, per BIRN, Balkan Insight, 11 ottobre 2006 (titolo originale: “Kosovo Report Lifts Lid on Officials' Lavish Lifestyle”) 

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta 


I funzionari del governo del Kosovo sperperano ogni anno milioni di euro in telefonate, benzina, cene ed altre voci di spesa non essenziali: questo stando ad un rapporto, non pubblicato, del ministero dell’Economia e delle Finanze. 

Il Kosovo ha un bilancio annuale inferiore ai 700 milioni di euro, con cui deve coprire ogni aspetto dell’amministrazione di circa due milioni di persone. 

Balkan Insight ha ottenuto accesso a quelle sezioni del rapporto governativo che mostrano come funzionari e membri del parlamento e del governo hanno speso milioni di euro nei primi sei mesi dell’anno, unicamente in traffico di telefonia mobile, carburante e servizi di manutenzione (per automobili appena acquistate) e cene ufficiali. 

I funzionari hanno speso più di 8,3 milioni di euro in carburante nella prima metà del 2006, e più di 2,5 milioni in traffico telefonico sui loro cellulari. Il conto per cibo e bevande supera i 4,5 milioni di euro. 

La manutenzione delle automobili costa al Paese 2 milioni di euro, benché in maggior parte queste auto ufficiali siano pressoché nuove, essendo state acquistate nel 2003 e nel 2004. 

In viaggi all’estero di funzionari governativi sono svaniti milioni di euro, fagocitati dai rimborsi spese giornalieri. 

Evidentemente i funzionari governativi hanno tutti i diritti di sostenere spese legittime, ma la maggioranza degli analisti ritiene che l’attuale livello di queste spese sia davvero troppo alto per un governo che dispone di così poco denaro. 

A loro avviso, lo stile di vita relativamente dispendioso che i funzionari richiedono sta stornando fondi da altre priorità, come lo sviluppo economico. 

Il Kosovo ha un bilancio indipendente dal 1999, quando la NATO costrinse le autorità serbe a ritirarsi dal territorio, e venne costituita una amministrazione internazionale. 

Inizialmente, le entrate finanziarie consistevano quasi esclusivamente di aiuti internazionali. 

Ma a partire dal 2002, le Istituzioni provvisorie di autogoverno, PISG, hanno consolidato le loro entrate, traendo il 70 per cento del loro budget di 700 milioni di euro dai dazi doganali e da un’imposta sul valore aggiunto del 15 per cento. 

Ma l’accresciuta indipendenza finanziaria ha creato anche maggiori opportunità per un cattivo utilizzo dei fondi – e ha alimentato la tentazione di arrivare al deficit di bilancio. 

Dal 2000 al 2004, il governo è riuscito a mantenere il bilancio in attivo di circa 150 milioni di euro ogni anno. 

Ma c’è stato deficit di bilancio in diversi settori nel 2005, il che ha suscitato critiche da parte delle organizzazioni monetarie internazionali. 

Marc Auboin, rappresentante in Kosovo del FMI, ha criticato le spese sostenute dai funzionari kossovari e ha dichiarato a Balkan Insight che il governo correva il rischio di incorrere in un deficit sempre più grave. 

"Devo avvertire che il prossimo anno ci saranno pesanti vincoli di bilancio", ha anticipato Auboin. "Fino ad ora, gli investimenti in capitale non sono stati una priorità per i funzionari di governo". 

Auboin ha continuato dicendo che i Paesi esteri non continueranno a sovvenzionare il Kosovo indefinitamente, se si vedrà che i suoi stessi funzionari sperperano il denaro. 

"La comunità internazionale ha accettato di finanziare il deficit di bilancio nel 2007", ha detto, "ma ciò che accadrà in futuro dipende ora dalle politiche che il governo, in piena autonomia, vorrà decidere". 

Avvertimenti e critiche hanno causato irritazione nelle più alte sfere di governo. 

Gli esponenti di governo addebitano in parte la colpa delle alte spese ai loro predecessori. 

Avni Arifi, consigliere del primo ministro, Agim Ceku, ha detto che il governo sta combattendo “le alte spese ereditate da governo precedente". 

Haki Shatri, ministro delle Finanze, ha negato che i funzionari stiano sperperando risorse in lussi inutili. 

"Il budget del Kosovo viene speso secondo quanto pianificato, e tutte le spese preventivate saranno coperte", ha sostenuto. 

Sherif Konjufca, portavoce del parlamento kosovaro, ha aggiunto che le spese ufficiali ora stanno calando: "Tutto ciò che posso dire è che le spese sono diminuite, rispetto all’anno scorso". 

Ma alcuni analisti locali sostengono che gli avvertimenti del FMI sono assolutamente giustificati. 

Muhamet Sadiku, analista economico, ha detto di essere preoccupato dall’utilizzo che il governo fa del denaro di cui dispone, e dall’apparente incapacità di indirizzare le risorse verso investimenti in capitale. 

"Solo il 20 per cento del budget è stato speso in investimenti in capitale", ha detto Sadiku. "Il governo dovrebbe immediatamente stabilire le sue priorità di spesa". 

Besim Beqaj, presidente della Camera di commercio kosovara, ha anch’egli espresso preoccupazione per l’apparente mancanza di investimenti in campo capitale. 

I partiti di opposizione sono stati, com’era prevedibile, aspri sul tema delle note spese dei funzionari. 

Bajrush Xhemajli, parlamentare del principale partito d’opposizione, il Partito democratico del Kosovo, PDK, ha detto che bisogna individuare dei responsabili. 

"È illogico permettere che si spendano milioni in lussi", ha detto. "Questo cattivo utilizzo dei soldi dei contribuenti è inaccettabile". 

Genc Gorani, del più piccolo partito di opposizione ORA, ha descritto le ultime spese come "scandalose". "Queste persone stanno abusando dei soldi del bilancio del Kosovo dovrebbero essere individuate e perseguite legalmente", ha detto. 


*Arbana Xharra è giornalista per Koha Ditore e collaboratrice regolare di Balkan Insight. Balkan Insight è la pubblicazione online di BIRN 


(english / italiano - prima parte di due / first part of two)

Duro scontro diplomatico sul Kosovo, i nostri media glissano


D'Alema ha già deciso che il Kosovo diventerà "indipendente" (v.
sotto, notizie del 17 e 22/11), eppure dice che si può ancora trovare
sulla questione un "compromesso creativo" (v. sotto, notizia del
5/12). Quale compromesso, se le posizioni in campo sono
diametralmente opposte e mentre la situazione sul terreno richiama
alla memoria i peggiori momenti della occupazione nazifascista di
quelle terre?
La Russia promette che porrà il veto al Consiglio di Sicurezza
dell'ONU in caso di votazione sulla "indipendenza" (leggi: secessione
come primo passo per la annessione alla Repubblica di Albania); gli
USA fingono di non crederci (v. sotto, notizia del 5/12). Nel
frattempo, i leader irredentisti pan-albanesi non fanno sconti: già
cercano di aprire rappresentanze diplomatiche all'estero, mentre
ventilano l'abbattimento dei confini con l'Albania (v. sotto, notizie
del 14-17/3 e 4, 6 e 9/11).
Ripercorriamo alcuni dei momenti di questo violento scontro
diplomatico che ha costellato tutto il 2006 e che sta diventando
incandescente; altri ancora sono stati già segnalati sulla nostra
lista JUGOINFO (vedi l'archivio: http://groups.yahoo.com/group/crj-
mailinglist/messages ).
Che dire per il 2007? Con questa classe dirigente, balcanica,
statunitense ed europea-occidentale, possiamo solo dire: AUGURI ! Ne
abbiamo tutti davvero bisogno, kosovari non-albanofoni in primis.
(a cura di I. Slavo)

1. LINKS

2. NEWS


=== 1. LINKS ===

(NOTA: I documenti qui segnalati non implicano affatto la
condivisione dei loro contenuti da parte del CNJ)


Il Kosovo della discordia

26.10.2005 scrive Franco Juri - Gelo tra Belgrado e Lubiana dopo
le affermazioni del Presidente sloveno secondo il quale in 5 anni il
Kosovo dovrà divenire indipendente. Un nuovo protagonismo della
diplomazia slovena che vuole porsi come mediazione tra USA e UE per
smuovere il »pantano balcanico«?

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4862/1/51/


All'indipendenza non c'è alternativa

21.12.2005 scrive Alma Lama - Che ne pensa uno storico di quanto
sta avvenendo in Kosovo? Alma Lama ha intervistato Mark Krasniqi,
professore universitario e leader del Partito Democristiano del
Kosovo. Decentramento, ruolo della Chiesa ortodossa, intellettuali e
negoziazioni sullo status alcuni dei temi affrontati

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/5076/1/51/


Empire, Kosovo, and "Natural Albania"

ANTIWAR, Thursday, August 24, 2006
Balkan Express - by Nebojsa Malic
... Epoka e Re, an Albanian paper published in Kosovo, printed an
interview on Aug. 22 with Koco Danaj, described as a political
adviser to Albania's Prime Minister Sali Berisha, in which Danaj
called for the creation of a "natural Albania" by 2013...

http://www.antiwar.com/malic/?articleid=9596

Belgrado: Ahtisaari indigesto

31.08.2006 Da Belgrado, scrive Danijela Nenadić
Una frase molto poco diplomatica (SIC) di Marrti Ahtisaari, inviato
speciale dell’ONU per i negoziati sul futuro status del Kosovo, e in
Serbia è una levata di scudi. Dalla nostra corrispondente a Belgrado

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6087/1/51/

Kosovo: Mission Accomplished? Condi shakes hands with yet another
unsavory ally

Posted on Friday, September 15, 2006. By Ken Silverstein and
Sebastian Sosman.

http://harpers.org/sb-kosovo-mis-1158344060.html

What To Do About Ahtisaari?

10 September 2006 - By David Binder
It is now a month since Martti Ahtisaari made a remark to Belgrade’s
negotiating team in Vienna about the Serbian people. According to
them, he said Serbs were “guilty as a nation” for the actions of
the Milosevic government during the Balkan wars.
The accusation swiftly stirred comparisons to the “collective
guilt” concept which [...]

http://www.balkanalysis.com/2006/09/10/what-to-do-about-ahtisaari/

DIPLOMATS PLAN MISSION FOR INDEPENDENT KOSOVO

New body, modelled on Bosnian precedent, will have high-profile role
but may not be able to stop Serbs effectively seceding. By Tim Judah
in Pristina and north Mitrovica (Balkan Insight, 26 oct 06)

http://www.birn.eu.com/insight_56_5_eng.php


The EU Has No ‘Plan B’ for the Balkans, or, Welcome to the
Reservation

5 October 2006 - By Christopher Deliso
EU policy towards the West Balkan states has sought to keep the
various antagonistic nations and ethnicities from one another’s
throats, by promising eventual membership in NATO and the European
Union to each country. This was to be the magic solution. The premise
was that the collective advantages of membership in these [...]

http://www.balkanalysis.com/2006/10/05/the-eu-has-no-plan-b-for-the-
balkans-or-welcome-to-the-reservation/


Keep an eye on that 'damned silly thing' in Kosovo

JAMES BISSETT (Canadian ambassador to Yugoslavia from 1990 to 1992)
Globe and Mail - October 31, 2006

(...) Under the eyes of the UN and NATO, more than 200,000 Serbs,
Jews, Roma and other non-Albanians have been expelled from Kosovo.
Those who remain are in constant danger. (...) The Prime Minister of
Kosovo, Agim Ceku, a former leader of the Kosovo Liberation Army, has
been accused of war crimes by the Serbs. He is the man who led
Croatian forces in 1993 that overran Serbian villages protected by
Canadian peacekeepers. When his fighters were driven out, the
Canadians found that all of the civilians and animals in the villages
had been slaughtered. (...) Sadly, it seems that the UN and NATO had
no intention of honouring these [UN Resolution 1244] commitments.
(...) The performance of these two international institutions has
been marked by duplicity, double standards and cowardice...

http://www.theglobeandmail.com/servlet/story/RTGAM.
20061031.wxcokosovo31/BNStory/specialComment/home


SUPPORT FOR KOSOVO CROSSES LEFT-RIGHT DIVIDE

In politically split Albania, independence for Kosovo is one of the
few issues that cause no controversy for Berisha. By Frida Malaj in
Tirana (Balkan Insight, 2 Nov 06)

http://www.birn.eu.com/insight_57_4_eng.php



Tirana unanime sul Kosovo

In un'Albania politicamente divisa, il sostegno all'indipendenza del
Kosovo è una delle poche questioni che non causano alcun problema al
governo. La posizione di Berisha dai primi anni '90 ad oggi. Nostra
traduzione

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6372/1/51/


The Battle for Kosovo: Not Decided Yet

by Nebojsa Malic - Antiwar.com 3/11/2006
[Adapted from remarks given before the Njegos Endowment for Serbian
Studies, Columbia University, New York, Nov. 3.]
http://www.antiwar.com/malic/?articleid=9980



Kosovo, via la Serbia, ma non la supervisione

Verrà imposta una soluzione: Kosovo indipendente ma con una forte
supervisione internazionale a guida Ue. Una sorta di Bosnia 2. La
pensano così molti funzionari che stanno lavorando alla creazione di
una missione dell'Ue in Kosovo.

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6356/1/51/


Ceku a Podgorica, Belgrado protesta

[Jadranka Gilić] Il premier kosovaro Agim Ceku va in visita ufficiale
nella capitale montenegrina, ma il governo serbo critica fortemente
la scelta diplomatica di Podgorica. Si inaspriscono i rapporti tra
Serbia e Montenegro

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6390/1/51/


Il Kosovo di Dayton

Secondo fonti diplomatiche lo status futuro del Kosovo è già stato
definito, sul modello della Bosnia di Dayton. Un organismo a guida
europea governerà insieme alle autorità locali, ma potrebbe non
essere in grado di fermare la secessione del nord. L'inchiesta di Tim
Judah

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6380/1/51/


Il Kosovo alla deriva

[Luka Zanoni] A Belgrado abbiamo incontrato Dusan Janjic direttore
del Forum per le relazioni etniche, uno dei maggiori esperti serbi di
Kosovo. Un’intervista a 360 gradi sul Kosovo di oggi, le colpe
dell’UE e un paragone con la situazione in Afghanistan

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6329/1/51/


CONTACT GROUP POSTPONES PLAN FOR KOSOVO

With Russia pulling one way and the West another, agreement at big
power summit has been postponed. By Jeta Xharra in New York and
Krenar Gashi in Pristina (Balkan Insight, 10 Nov 06)

http://www.birn.eu.com/en/58/10/1614/



INTERVIEW - HOLBROOKE: BUSH MISSED THE BOAT ON KOSOVO

Former Bosnia mediator tells BIRN's Kosovo Director that Bush made
error in not tackling final status back in 2002. By Jeta Xharra in
New York (Balkan Insight, 10 Nov 06)

http://www.birn.eu.com/en/58/10/1609/

COMMENT: EUROPE MUST HALT THE LAST " BATTLE OF KOSOVO"

Brussels will only encourage Serbia to cling to myths about Kosovo if
it delays independence. By Andrej Nosov in Belgrade (Balkan Insight,
9 Nov 06)

http://www.birn.eu.com/en/58/10/1584/


The Black Hole of Europe Kosovo interventionists cover up their crimes
by Christopher Deliso - balkanalysis.com - Nov. 14, 2006

http://www.antiwar.com/deliso/?articleid=10011


La disillusione

[Alma Lama] Il 2006 si chiuderà con un nulla di fatto. E per la
definizione dello status occorre aspettare perlomeno la fine del
gennaio 2007. Sale il discontento in Kosovo e cresce la diffidenza
nei confronti della comunità internazionale

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6422/1/51/


Il Kosovo delle grandi potenze

Al summit di Vienna con l’inviato speciale dell’ONU la Russia va
da una parte, l’Occidente dall’altra. La proposta Ahtisaari slitta
a dopo le elezioni in Serbia, previste per il 21 gennaio 2007. I
piani di Bruxelles per una nuova missione internazionale

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6413/1/51/

FRESH DELAYS LIKELY TO KOSOVO’S INDEPENDENCE

"Status day" receding fast into the distance as EU and UN tussle over
length of transition period. By Tim Judah in London (Balkan Insight,
23 Nov 06)

http://www.birn.eu.com/en/60/10/1693/



Nuovo calendario per il Kosovo

Nuova risoluzione ONU dopo le elezioni in Serbia, periodo di
transizione e infine apertura a eventuali riconoscimenti. I piani per
l'indipendenza slittano di un anno, e il nuovo assetto non sarebbe
molto diverso dall'attuale, sotto forte controllo internazionale.
L'analisi di Tim Judah
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6482/1/51/


Via l'UNMIK, arriva l'ICO

[Alma Lama] Più limitata nei numeri della missione Onu attuale, con
poteri minori ma non con un compito di esclusivo monitoraggio. Sarà
la nuova presenza internazionale in Kosovo. Con quest'intervista
iniziamo a capire cosa sarà il Kosovo del dopo status

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6436/1/51/


Kosovo fears prompt US and UK to back deeper Serbia ties

By Daniel Dombey in Rigaand Neil MacDonald in Sarajevo
Published: November 30 2006 02:00 | Last updated: November 30 2006 02:00
The US, the UK and the Netherlands yesterday staged a dramatic U-turn
on Serbia, endorsing plans for deeper Nato ties with Belgrade amid
fears that a coming dispute over Kosovo could spin out of control...

http://www.ft.com/cms/s/ad054048-8017-11db-a3be-0000779e2340.html


Succeeding in Kosovo

By Agim Ceku - Washington Post December 12, 2006
... The U.S. intervened in Kosovo... US troops together with NATO
pushed back and defeated the army of Slobodan Milosevic...
Recognizing Kosovo's independence... represents, for America and the
world, the chance of new and striking foreign policy success story.

http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2006/12/11/
AR2006121100972.html


THE UNTOLD STORY OF KOSOVO NEGOTIATIONS

... Ahtisaari has failed, and his supporters are getting very
nervous. As Misha Glenny confided to the former U.S. ambassador in
Belgrade William Montgomery on December 7, “I am seriously worried
about the Kosovo situation… entre nous, I am very disappointed with
Martti’s performance.” ...
by Srdja Trifkovic - Chronicles Online, December 15, 2006

http://www.chroniclesmagazine.org/cgi-bin/newsviews.cgi/The%20Balkans/
Kosovo/The_Untold_Story_of.html?seemore=y



=== 2. NEWS ===

(REMARK: the source of most texts in English reproduced here is R.
Rozoff via the mailing-lists "yugoslaviainfo" and "stopnato"
@yahoogroups.com )

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KOSOVO: NEGOZIATORE EUROPEO, SERBI SI RASSEGNINO

(ANSA-REUTERS) - PRISTINA, 7 FEB - Un diplomatico britannico che fa
parte dello staff europeo impegnato nel negoziato sullo status
definitivo del Kosovo ha detto oggi ai serbi che devono rassegnarsi
all'idea di un Kosovo indipendente, dato che questa sarebbe la
migliore soluzione al problema. Lo hanno riferito i negoziatori
serbi, che non hanno gradito questa presa di posizione di John
Sawerd. ''Ci ha detto che il gruppo di contatto ha deciso che il
Kosovo debba essere indipendente'', ha detto uno dei serbi
intervistato da Radio B92, dopo avere incontrato il diplomatico. Lo
stesso Sawer ha dichiarato: ''il futuro statuto del Kosovo dovra'
essere accettabile per la maggioranza della popolazione... e noi
sappiamo che la maggioranza del popolo kosovaro aspira
all'indipendenza''. Il gruppo di contatto rappresenta le potenze che
in pratica gestiscono il Kosovo dalla guerra del 1999 e che ora
cercano di trovare una soluzione definitiva. Entro il mese di
febbraio dovrebbero iniziare a Vienna trattative dirette tra albanesi
e serbi per chiudere la questione. (ANSA-AFP-REUTERS) TF
07/02/2006 23:11
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KOSOVO: AMBASCIATORE USA, SOLUZIONE NON COSTITUISCA PRECEDENTE

(ANSA) - BELGRADO, 1 MAR - La soluzione da trovare sul futuro status
del Kosovo, provincia serba di cui la maggioranza albanese reclama
l'indipendenza, non dovra' essere usata come ''un precedente'' per
altri territori in situazione analoga che pretendono di essere
riconosciuti come micro-Stati sovrani. Lo sostiene l'ambasciatore
degli Usa a Belgrado, Michael Polt, in un'intervista rilasciata alla
tv serba B-92. Secondo Polt, la difficile quadratura del cerchio per
il Kosovo - al centro di un neonato negoziato internazionale stretto
tra l'irriducibile scelta secessionista degli albanesi, il 90% della
popolazionale locale, e la strenua difesa dei diritti storici di
sovranita' rivendicati sulla provincia dalla Serbia - va cercata
''nel rispetto del diritto internazionale''. Ma in ogni caso la
soluzione non andra' successivamente invocata come un modello per
altre regioni del pianeta, poiche' a giudizio di Polt il dossier
kosovaro rappresenta ''un caso unico''. La dichiarazione
dell'ambasciatore americano rende esplicita la posizione gia'
ventilata da Usa e Ue, secondo le quali la loro ormai probabile
accettazione dell'indipendenza del Kosovo non dovra' valere in futuro
per realta' che sono in condizioni giuridiche analoghe in giro per il
mondo - dall'Abkhazia (che mira a staccarsi dalla Georgia), alla
Crimea (Ucraina), a Cipro Nord - e a cui l'Occidente sembra disposto
a riconoscere il diritto di autodeterminazione solo in una chiave di
autonomia amministrativa, per quanto allargata. Il richiamo alla
necessita' di definire una cornice giuridica universale entro cui
dovrebbe iscriversi la formalizzazione dell'indipendenza kosovara, in
modo che gli stessi criteri possano valere anche per altre province
irredentiste di dimensioni simili, e' stato al contrario evocato di
recente dal presidente russo Vladimir Putin. Ed e' stato interpretato
come una iniziativa maliziosa da parte di alcuni diplomatici, secondo
i quali la posizione di Mosca - che sostiene tiepidamente la
battaglia serba sul Kosovo, ma avrebbe molto da guadagnare da un
ipotetico riconoscimento della piena autodeterminazione di regioni ex
sovietiche contese come Crimea, Abkhazia, Ossezia del Sud o
TransDniestr, tutte filo-russe - appare difficilmente contestabile
sotto il profilo legale. (ANSA). LR
01/03/2006 15:16

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http://www.makfax.com.mk/look/agencija/article.tpl?
IdLanguage=1&IdPublication=1&NrArticle=18638&NrIssue=407&NrSection=20

Mustafaj dice che i confini non sono garantiti riguardo la divisione
del Kosovo

Makfax (Macedonia) 14 Marzo 2006

Tirana - L'Albania non può garantire l'inviolabilità dei confini con
la Macedonia e il Kosovo se le province Serbe subiscono la divisione,
ha detto martedì scorso il Ministro degli esteri Albanese Besnik
Mustafaj.
"Tirana rimane pronta a ogni evenienza, e se il Kosovo è diviso,
l'Albania non potrà garantire l'inviolabilità dei confini", ha detto
Mustafaj alla Alsat TV, commentando le tesi dell'unione tra Kosovo e
Albania una volta ottenuta l'indipendenza della provincia.
"Lo scorso Ottobre, ho detto ai rappresentanti di Brussels che se vi
sarà la divisione del Kosovo, l'Albania non potrebbe garantire per
molto l'inviolabilità dei confini con il Kosovo, ma con la parte
Albanese della Macedonia sì", ha detto Mustafaj alla Alsat TV.
"Manteniamo sott'occhio gli attuali sviluppi, e vi assicuro,
l'Albania non sarà colta senza un piano di emergenza per ogni
situazione", ha detto il Ministro Albanese.
Nella stessa trasmissione, il Vice-Presidente del DPA Menduh Taci ha
detto che "l'instaurarsi di un Kosovo indipendente e della identità
nazionale dei Kosovari suscita la questione dell'identità degli
Albanesi abitanti in Macedonia".
"Sono contro la creazione di nuove identità. E siamo sempre più
preoccupati dal fatto che l'identità dei Kosovari possa nascere
dimenticando che loro sono Albanesi. Personalmente, posso accettare
un compromesso, che fino al 90% dei cittadini del Kosovo siano
Albanesi e che la lingua ufficiale in tutte le istituzioni sia
l'Albanese. Tuttavia, ciò non da una risposta su cosa sarà
l'identità degli Albanesi abitanti in Macedonia", ha detto Taci.

http://www.focus-fen.net/index.php?catid=143&newsid=84468&ch=0

Il Ministro degli esteri Albanese: Se il Kosovo è Diviso Non possiamo
garantire che i confini con la Macedonia Rimangano gli stessi

Focus News Agency (Bulgaria) 16 Marzo 2006

Skopje/Tirana - “L'Albania non può garantire che il confine tra
Macedonia e Kosovo rimanga lo stesso se dopo i colloqui il Kosovo
viene diviso”, ha detto il Ministro degli esteri Albanese Besnik
Mustafaj in una intervista con la Alsat TV citata dall'agenzia
Macedone Makfax.
"Tirana rimane pronta a qualsiasi contingenza, e se il Kosovo è
diviso, l'Albania non potrà garantire l'inviolabilità dei confini",
ha affermato Mustafaj.
Secondo Mustafaj l'Albania tiene sott'occhio gli sviluppi correnti,
per no essere colto senza un piano di emergenza per ogni situazione.
Nello stesso programma TV, il Vice-Presidente del DPA Menduh Taci ha
detto che "l'instaurazione di un Kosovo indipendente e della identità
nazionale dei Kosovari suscita la questione dell'identità degli
Albanesi abitanti in Macedonia".

http://www.focus-fen.net/index.php?catid=128&newsid=84540&ch=0

UE: Una Possibile modifica dei confini dei Balcani è collegata al
Kosovo e al Montenegro

Focus News Agency (Bulgaria) 16 Marzo 2006

Brussels - L'Unione Europea è certa che solo un possibile mutamento
territoriale nei Balcani è connesso allo status del Kosovo e delle
relazioni tra Serbia e Montenegro. Tuttavia, non si potrà avere una
modifica dei confini degli stati vicini, dice Christina Gallah,
portavoce dell'Alto Rappresentante della Politica Comune estera e
della sicurezza dell'UE Javier Solana, afferma la rete Balcanica.
Commentando la dichiarazione del Ministro degli esteri Albanese
Besnik Mustafaj, che dice che l'Albania non potrà garantire che i
confini rimangano immutati se il Kosovo viene diviso.
In un programma televisivo di martedì scorso, Mustafaj ha detto che
in tali circostanze, non solo i confini tra Albania e Kosovo
potrebbero mutare, ma anche quelli con la parte della Macedonia
popolata di Albanesi.


http://www.makfax.com.mk/look/agencija/article.tpl?
IdLanguage=1&IdPublication=1&NrArticle=18742&NrIssue=409&NrSection=20

La Grecia Allarmata dalla dichiarazione Albanese sullo spostamento
dei confini

La dichiarazione di Mustafaj suscita preoccupazioni anche in Grecia
Makfax (Macedonia) 17 Marzo 2006

Atene - La dichiarazione del Ministro degli esteri Albanese Besnik
Mustafaj che suggeriva lo spostamento dei confini, provoca parecchie
preoccupazioni alle autorità greche, dicono oggi i media di Atene.
"Tale dichiarazione mina gli sforzi per garantire la stabilità della
regione e le sue prospettive Europee, tuttavia è giunta in un momento
in cui tutti, senza eccezioni, hanno collaborato", dice George
Koumoutsakos, portavoce del Ministero degli esteri della Grecia.
Koumoutsakos ha aggiunto "sperabilmente" che la traduzione della
dichiarazione di Mustafaj "fosse incompleta e imprecisa", afferma la
agenzia Makfax.


(Traduzioni di Alessandro Lattanzio
www.aurora03.da.ru)

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ALBANIA: UE, SODDISFATTI CHIARIMENTO MUSTAFAJ SU CONFINI

(ANSA) - BRUXELLES, 21 MAR - L'Unione europea si e' rallegrata delle
''chiarificazioni'' ottenute oggi dal ministro degli esteri albanese
Besnik Mustafaj sulle sue recenti dichiarazioni, nelle quali aveva
lasciato intendere che i confini dell'Albania potrebbero modificarsi
nel caso in cui il Kosovo fosse diviso. ''Siamo molto felici del
chiarimento, semmai ci fossero state incomprensioni'', ha detto il
rappresentante della Commissione Ue che partecipa alla troika in
corso oggi a Bruxelles tra Albania, Consiglio e Commissione Ue.
''Quelle dichiarazioni sono state mal tradotte e sono state
strumentalizzate per ragioni interne albanesi. Io ho avuto
immediatamente dopo un colloquio telefonico con il ministro degli
estere macedone e non ci sono stati malintesi'', ha spiegato
Mustafaj. Nelle frasi che gli sono state attribuite, il ministro
albanese aveva fatto riferimento alla possibilita' di modificare non
solo i confini del Kosovo, ma anche di quelli della parte albanese
della Macedonia (Fyrom), in caso di partizione della regione a
maggioranza albanese della Serbia. ''Sul Kosovo continuiamo a
sostenere il gruppo di contatto e il lavoro di Martti Ahtisaari (il
negoziatore dell'Onu ndr.), e rimaniamo saldi su tre principi: il non
ritorno alla situazione prima del 1999, l'immutabilita' delle
frontiere e la non divisione del Kosovo'', ha aggiunto Mustafaj.
Quanto alla situazione interna del paese, l'Unione europea ha evocato
la necessita' del ''miglioramento del clima politico'',
caratterizzato da forti contrasti tra governo e opposizione. Mustafaj
ha fornito rassicurazioni sulla volonta' del paese di continuare
sulla via delle riforme annunciando, tra l'altro, una lotta senza
quartiere alla pirateria nel settore dei media. Bruxelles ha
rassicurato che il processo di avvicinamento all'Ue e' in corso, come
dimostrato dalla recente conclusione dei negoziati per un accordo di
stabilizzazione e associazione (Asa), anche se ''per la firma e la
ratifica dell'accordo potrebbero essere necessari anche due anni'',
spiega la Commissione.(ANSA). KVW
21/03/2006 13:17
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RUSSIA: OSSEZIA DEL SUD VUOLE RITORNARE SOTTO MOSCA

(ANSA) -MOSCA, 23 MAR - L'Ossezia del sud, una piccola regione
secessionista della Georgia, vuole l'annessione con la Russia e a
Mosca si sta discutendo se la richiesta vada o no esaudita. Eduard
Kokoity, 'presidente' di quella regione che si e' staccata dalla
Georgia nel 1992 subito dopo il crollo dell'Urss, ha annunciato ieri
l'intenzione di rivolgersi alla Corte Costituzionale russa per
chiedere ''sulla base dei documenti storici'' il ritorno alla
sovranita' di Mosca. ''L'Ossezia nel suo insieme aderi' all'impero
russo nel 1774'', ha sottolineato Kokoity, che comanda su un
territorio di circa 4 milioni di chilometri su cui vivono 110.000
abitanti. Kokoity ha precisato che negli ultimi anni il 95% degli
osseti meridionali (quelli settentrionali sono rimasti sotto il
controllo di Mosca) ha ottenuto la cittadinanza russa. Alla mossa di
Kokoity lo speaker del senato russo Serghei Mironov ha reagito
dicendo che l'inclusione dell'Ossezia del sud nella Federazione Russa
diventera' una prospettiva possibile se al Kosovo viene concessa
l'indipendenza. ''Non si possono usare due standard diversi per l'ex-
Jugoslavia e il Caucaso''. Il ministero degli Esteri russo ha invece
indicato che lo status dell'Ossezia del sud va negoziato nel quadro
della ''commissione congiunta di controllo'' della quale fanno parte
la Russia, la Georgia e le due Ossezie.(ANSA). LQ
23/03/2006 15:29

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KOSOVO: INVIATO ONU, SIAMO CONTRO QUALUNQUE SPARTIZIONE

(ANSA) - PRISTINA, 30 MAR - ''Le Nazioni Unite sono contro qualunque
divisione e ripartizione territoriale del Kosovo'': lo ha detto oggi
Albert Rohan, vice dell'inviato Onu Martti Ahtisaari incaricato di
guidare i negoziati fra serbi e albanesi sulla definizione dello
status della provincia. Rohan e' giunto in vista a Pristina e
incontrando i giornalisti ha riferito il senso di un suo colloquio
con esponenti della minoranza serba: ''Quando loro mi hanno detto che
non potrebbero mai vivere in un Kosovo che diventasse indipendente -
ha detto - ho risposto che restare o andare via restera' una loro
libera scelta, ma le Nazioni Unite non possono accettare l'idea di
creare un'entita' separata serba all'interno del Kosovo ne' qualunque
sua spartizione''. Il rappresentante delle Nazioni Unite ha
sottolineato che al centro dei negoziati, che riprenderanno a Vienna
il prossimo 3 aprile, c'e' proprio la discussione su una
decentralizzazione amministrativa per quei comuni del Kosovo
settentrionale abitati in maggioranza da popolazione serba, ma tale
decentralizzazione non potra' in alcun modo trasformarsi nella
creazione di un'entita' etnica autonoma rispetto a Pristina. ''Noi
puntiamo a creare le condizioni affinche' i serbi restino in Kosovo e
i loro profughi ritornino - ha affermato Rohan - ma se poi
concretamente vorranno restare, tornare o andare via rimarra' una
loro decisione''. (ANSA). COR-BLL
30/03/2006 18:17

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KOSOVO: POLEMICHE SU SKOPJE PER DEMARCAZIONE CONFINI

(ANSA) - SKOPJE, 26 APR - Scoppia la polemica fra Kosovo e Macedonia
a pochi giorni dalla prima vista che il premier di Pristina, Agim
Ceku, aveva in programma di realizzare a Skopje il prossimo 5 maggio.
Al centro della disputa e' la delicata questione della demarcazione
dei confini fra Kosovo (inteso come parte dell'ex Jugoslavia) e la
repubblica di Macedonia, ereditata dalla disgregazione della vecchia
Federazione jugoslava: un accordo fra Skopje e Belgrado venne
raggiunto nel 2001, ma Pristina lo contesto' duramente sostenendo di
non essere stata coinvolta nei negoziati. La questione venne poi
dimenticata a causa della guerra civile che di li' a poche settimane
(e a parere di molti non fu una coincidenza) infiammo' la Macedonia,
contrapponendo la guerriglia albanese all'esercito macedone. Ora il
nodo dei confini e' stato riproposto dal premier kosovaro Ceku, che
commentando i temi della sua visita a Skopje ha ricordato
quell'accordo del 2001, affermando che il suo governo ''non lo
riconosce''. ''Se il premier del Kosovo non modifichera' il suo
atteggiamento, la visita' del 5 maggio non ci sara''', ha fatto
sapere il portavoce del primo ministro macedone, Vlado Buckovski.
Ancora piu' duro il presidente Branko Crvenkovski: ''Quello di
Pristina e' un governo provvisorio - ha dichiarato - che non ha
titolo ne' legittimita' per discutere le questioni dei confini. Il
nostro accordo con Belgrado, che a quel tempo rappresentava l'ex
Federazione jugoslava, e' depositato presso le Nazioni Unite ed e'
quello che fa fede anche per la comunita' internazionale non avendo
noi intenzione di rinegoziare alcunche'''. In quanto alla visita
annullata, il gabinetto di Agim Ceku ha fatto sapere di non aver
ricevuto nessuna comunicazione ufficiale, mentre il premier Buckovski
ha precisato in serata di avere ricevuto da Pristina la richiesta per
un colloquio telefonico: ''Capiremo in questo modo - ha commentato -
se la visita potra' essere produttiva o controproducente''. (ANSA).
BLL-COR
26/04/2006 19:55

KOSOVO: CONFINI MACEDONIA, PREMIER CEKU MINIMIZZA POLEMICHE

(ANSA) - BRUXELLES, 28 APR - Il primo ministro del Kosovo, Agim Ceku,
ridimensiona la polemica sorta con la Macedonia a proposito dei
confini comuni: in un'intervista al 'Financial Times' Ceku ha detto
che il Kosovo non intende cambiare le sue frontiere con Skopje,
neanche dopo l'eventuale indipendenza dalla Serbia. Mercoledi' scorso
Ceku aveva detto di non riconoscere l'accordo sui confini tra Kosovo
e Macedonia, raggiunto fra belgrado e Skopje nel 2001, afferma, senza
tener conto delle rivendicazioni kosovare. Le dichiarazioni avevano
suscitato immediatamente una dura reazione da parte delle autorita'
macedoni, che si erano dette pronte ad annullare la prima visita
ufficiale di Ceku a Skopje, prevista per il prossimo 5 maggio.
Parlando al 'Financial Times', Ceku ha gettato acqua sul fuoco,
precisando che il confine con la Macedonia non verra' di fatto
modificato, pur ribadendo che la Serbia non aveva alcuna autorita' di
firmare un accordo riguardante il Kosovo. Se il Kosovo dovesse
ottenere l'indipendenza da Belgrado al termine dei negoziati
attualmente in corso per definire il suo status definitivo, la linea
di confine con la Macedonia dovrebbe comunque essere demarcata
nuovamente in modo formale. (ANSA). KVW-VS
28/04/2006 12:00

KOSOVO: PREMIER CEKU A SKOPJE, SU CONFINI PROBLEMA TECNICO

(ANSA) - SKOPJE, 5 MAG - Il premier del Kosovo Agim Ceku ha ribadito
oggi che Pristina ''non riconosce'' gli accordi del 2001 sottoscritti
fra Skopje e Belgrado sulla definizione dei confini che coinvolgono
anche il Kosovo. Nel corso della sua prima visita in Macedonia, Ceku
ha incontrato il premier Vlado Buckovski, con il quale nei giorni
scorsi c'era stato un accenno di polemica proprio sulla questione dei
confini. ''Pur non riconoscendo quegli accordi - ha tuttavia aggiunto
Ceku al termine del suo colloquio con Buckovski - noi riconosciamo le
attuali frontiere amministrative, il che vuol dire che la questione
da definire e' unicamente tecnica e non politica''. Pristina ha
sempre contestato l'autorita' di Belgrado a sottoscrivere documenti
internazionali che riguardino anche il Kosovo. Nel 2001 venne firmato
l'accordo che definiva le frontiere fra Serbia e Macedonia (incluso
il territorio del Kosovo) che poneva cosi' fine a una lunga
controversia sorta con il disfacimento della federazione jugoslava.
Sia Ceku che Buckovski si sono comunque detti d'accordo nel principio
della immutabilita' degli attuali confini.(ANSA) BLL-COR
05/05/2006 17:31

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KOSOVO: MINISTRO ESTERI RUSSO, INDIPENDENZA DESTABILIZZANTE

(ANSA) - BRUXELLES, 28 APR - Un'eventuale indipendenza del Kosovo
avrebbe ''conseguenze pericolose'' per la regione: e' l'ammonimento
fatto a Sofia, a margine della riunione informale esteri della Nato,
dal ministro degli esteri russo, Serghei Lavrov, secondo quanto
riferiscono fonti diplomatiche. ''Non siamo d'accordo con chi cerca
di convincere i serbi e noi stessi del fatto che non ci siano
alternative all' indipendenza del Kosovo'', ha detto alla stampa il
capo della diplomazia di Mosca. (ANSA) RIG
28/04/2006 17:17

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MONTENEGRO: KOSOVO,INDIPENDENZA ARRIVERA' ANCHE PER NOI/ ANSA

(ANSA) - PRISTINA, 22 MAG - In Kosovo si festeggia l'indipendenza del
Montenegro, quasi come fosse la propria stessa indipendenza. Un
traguardo che gli albanesi dell'attuale provincia autonoma inseguono
da 17 anni, essendo stati i primi tra i popoli dell'ex federazione
jugoslava a chiedere un referendum sull'autodeterminazione. Tutta la
leadership albanese del Kosovo si e' espressa oggi con toni
entusiastici per il risultato raggiunto da Podgorica. Di sapore
naturalmente opposto le reazioni della minoranza serba che ha
considerato quel voto ''un autentico tradimento''. ''L'indipendenza
del Montenegro, insieme alla futura indipendenza del Kosovo, faranno
definitivamente archiviare una lunga storia di guerre nella
regione'', ha commentato il premier albanese Sali Berisha. ''Da oggi
in poi tutti i cittadini del Montenegro, senza distinzione di etnia,
saranno piu' liberi, e i Balcani piu' stabili e piu' sicuri'' ha
aggiunto. ''La separazione del Montenegro dall'unione con la Serbia
consacrata dal referendum, fa cadere anche l'ultimo alibi che ci
negava il diritto all'indipendenza'' spiega un analista di Pristina.
Il riferimento e' alla risoluzione 1244 delle Nazioni Unite che nel
1999 fisso' le regole da seguire dopo la fine del conflitto fra
Belgrado e la Nato, e che fissava un Kosovo come ''parte della
federazione jugoslava'', quindi non indipendente. Ma con la piena
sovranita' riconosciuta ora al Montenegro, la federazione non esiste
piu', e quindi secondo gli albanesi decade anche quell'ultimo vincolo
sancito dalle Nazioni Unite. E' soprattutto con questa prospettiva
che gli albanesi del Montenegro, che costituiscono il 7 per cento
della popolazione, hanno votato in favore della secessione da
Belgrado. Un voto addirittura decisivo, alla luce di quel risicato
0,4 per cento che ha sancito la vittoria dei ''si''. Tirana si e'
detta compiaciuta per l'atteggiamento dimostrato dal governo serbo
nei confronti del ''diritto dei montenegrini all'autodeterminazione',
un comportamento che secondo il premier albanese ''aiuta la Serbia a
distaccarsi dal suo passato''. Affermazione che suona anche come
un'implicita esortazione a proseguire su questa strada, ora che i
negoziati sullo status del Kosovo entrano nella loro fase definita e
cruciale. Anche Pristina tento' di staccarsi da Belgrado con un voto
popolare: era il 1989, la consultazione non autorizzata dal governo
serbo si concluse con il 100 per cento dei voti a favore della
secessione ma il risultato non venne riconosciuto da nessuno Stato.
Fu l'inizio della repressione da parte della Serbia, cui segui' la
resistenza (prima pacifica, poi armata) sostenuta poi dai
bombardamenti della Nato e rimpiazzata infine da un protettorato
internazionale, che va avanti da sette anni e che nei prossimi mesi
potrebbe concludersi con la proclamazione dell'agognata indipendenza.
Non piu' attraverso un referendum, come accaduto per i montenegrini,
ma tramite un negoziato che va faticosamente avanti fra Pristina e
Belgrado e con la mediazione della comunita' internazionale. (ANSA).
BLL-COR
22/05/2006 19:55

MONTENEGRO: REFERENDUM; SERBIA, NESSUN PARALLELO CON KOSOVO

(ANSA) - BELGRADO, 24 MAG - Il divorzio del piccolo Montenegro dallo
Stato unitario con la Serbia, sancito dal referendum di domenica
scorsa, non e' e non puo' essere invocato come un precedente per un
contesto legalmente diverso come quello del Kosovo: provincia a
maggioranza albanese che si trova sotto tutela internazionale dal
1999, ma che la Serbia continua a considerare inalienabile culla
secolare della sua fede e della sua cultura. Lo ha ribadito oggi il
ministro degli esteri di Belgrado, Vuk Draskovic, uno degli esponenti
piu' concilianti verso la secessione del Montenegro in seno al suo
governo, ma fermamente contrario al pari della quasi totalita' della
classe dirigente e dell'opinione pubblica del suo Paese a ogni
rivendicazione indipendentista dei kosovaro-albanesi. ''Non c'e'
alcun paragone tra Montenegro e Kosovo'', ha detto Draskovic, citato
dall'agenzia Tanjug durante un convegno internazionale svoltosi oggi
a Helsinki. Non c'e', ha sottolineato, poiche' ''il Montenegro, a
differenza del Kosovo, non ha mai fatto parte della Serbia: dapprima
e' stato uno Stato indipendente e poi una repubblica federale
separata in seno a uno Stato comune''. ''Una sovrapposizione tra i
due casi e un riconoscimento di indipendenza nei confronti del Kosovo
sarebbe dunque una pessima decisione da parte della comunita'
internazionale'' e rischierebbe di produrre ''turbolenze pericolose''
nella regione balcanica, ha rimarcato Draskovic, avvertendo che ''la
creazione d'uno Stato indipendente albanese su un nostro territorio
sovrano costituirebbe per la Serbia una umiliazione e non aiuterebbe
l'europeismo nel nostro Paese''. Belgrado ha piu' volte manifestato
giudizi diversi tra le pretese indipendentiste del Montenegro (che
essendo - con la Serbia, la Croazia, la Slovenia, la Bosnia e la
Macedonia - una delle sei repubbliche federali ex jugoslave godeva di
un diritto legalmente riconosciuto alla secessione) e quelle del
Kosovo. Regione, quest'ultima, che ha invece lo status di provincia
interna alla Serbia, inserita da secoli nei suoi confini. La
leadership kosovaro-albanese si aggrappa da parte sua al fatto che la
sovranita' di Belgrado sul Kosovo, ribadita per l'ultima volta dalla
risoluzione 1244, approvata dall'Onu dopo i raid Nato del '99, era
attribuita a uno Stato - la piccola Jugoslavia formata da Serbia e
Montenegro - che con il distacco di Podgorica non esiste piu'.
Obiezione alla quale peraltro i serbi rispondono rilevando come
l'eredita' legale dell'Unione, e quindi anche i diritti sul Kosovo,
passa in base alle norme internazionali a chi subisce la secessione
altrui: vale a dire sempre alla Serbia. (ANSA). LR
24/05/2006 19:09

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il manifesto
13 Giugno 2006

Kosovo Jessen-Petersen annuncia: a fine mese lascio l'Unmik

Il capo dell'Unmik, la missione Onu in Kosovo, Soren Jessen-Petersen,
ha annunciato ieri che lascerà la provincia alla fine del mese,
confermando le notizie di stampa uscite qualche giorno fa e che
anticipavano la sua decisione a rinunciare all'incarico e lasciare la
regione dove era arrivato nel mese di agosto 2004. Jessen-Petersen
lascia nel pieno dello svolgimento di cruciali colloqui tra Belgrado
e Pristina sullo status futuro della provincia.

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KOSOVO: SERBIA CONTRO PROCONSOLE EUROPEO, NO A INDIPENDENZA

(ANSA) - BELGRADO, 13 GIU - Hanno suscitato aspre reazioni a
Belgrado, da parte del governo serbo, le dichiarazioni con le quali
il capo dell'amministrazione internazionale del Kosovo, il danese
Soren Jessen-Petersen, ha annunciato ieri le sue imminenti dimissioni
evocando ormai come scontata la futura indipendenza della provincia
contesa a maggioranza albanese. ''L'approdo del Kosovo e' ormai
chiaro'', ha affermato Petersen, indicando anche la data della fine
del 2006 per il probabile riconoscimento internazionale
dell'indipendenza di Pristina. Una frase che ha fatto scattare
immediatamente la polemica, con un comunicato di fuoco del ministero
degli esteri serbo nel quale si avanza il sospetto che il destino del
Kosovo - provincia popolata al 90% da albanesi e posta sotto tutela
internazionale fin dai bombardamenti Nato del '99 che segnarono la
cacciata delle forze di repressione dell'allora regime jugoslavo di
Slobodan Milosevic, ma su cui la Serbia continua a rivendicare come
inalienabili i suoi diritti storici di sovranita' - sia stato deciso
sotto banco da alcune cancellerie occidentali in barba a tutte le
cautele ufficiali. E questo - si legge nella nota - ''a dispetto
delle intese e delle assicurazioni fatte sia dai Paesi del Gruppo di
Contatto (Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Russia e Usa) sia
dal team del capo negoziatore dell'Onu, Martti Ahtisaari'' in base
alle quali lo status della regione non sarebbe predeterminato, ma
affidato all'esito dalle trattative appena avviate a Vienna. Ancora
piu' duro si e' mostrato Marko Jaksic, uno dei negoziatori del
governo di Belgrado a Vienna, secondo cui Petersen si appresta a
concludere degnamente il suo mandato di ''lobbista degli interessi
albanesi'' e di ''avvocato a tutto campo della causa secessionista''.
Sullo sfondo, non mancano neppure le parole del premier serbo,
Vojislav Kostunica, che a margine di un incontro a San Pietroburgo
con il presidente russo, Vladimir Putin, e' tornato oggi a ribadire
il suo strenuo no a ogni ipotesi di riconoscimento di un eventuale
Kosovo indipendente: provincia che a differenza del nuovo Montenegro
sovrano, separatosi di recente da Belgrado con un referendum, non e'
mai stata una repubblica ex jugoslava (e quindi non avrebbe il
diritto legale alle secessione). E che per di piu' la Serbia
considera culla secolare della propria fede ortodossa e della propria
cultura. (ANSA). LR
13/06/2006 13:18

KOSOVO: CEKU, TIRANA PREPARI I NOSTRI AMBASCIATORI

(ANSA) - PRISTINA, 15 GIU - Il governo del Kosovo ha gia' cominciato
a pensare ai suoi futuri ufficiali statali che dovranno dirigere e
rappresentare la provincia dopo la definizione dello Status finale.
''Dobbiamo avere i nostri ambasciatori ed e' per questo che alcuni
ufficiali andranno a Tirana, presso il ministero degli Esteri per
partecipare a corsi di formazione'', ha detto oggi il premier Agim
Ceku al termine di un colloquio con il primo ministro albanese Sali
Berisha giunto in Kosovo per la sua prima visita ufficiale. ''E' la
visita che di piu' ho atteso nella mia vita'', ha dichiarato Berisha
aggiungendo che ormai ''mi trovo in un paese libero che cammina
sicuro verso il suo futuro europeo''. Il premier Berisha si e'
congratulato con il governo del Kosovo che con il suo operato ''ha
contribuito ad accelerare la soluzione dello status definitivo,
l'indipendenza del Kosovo, quale una condizione determinante per la
pace e la stabilita' non solo in Kosovo, ma in tutta la regione
balcanica''. Berisha ha parlato anche delle minoranze. ''I rapporti e
l'atteggiamento degli albanesi del Kosovo verso le minoranze, e in
particolar modo verso quelle di etnia serba - ha detto - hanno una
grande importanza nazionale non solo per gli standard democratici in
Kosovo ma anche perche' incidono sulle relazioni fra la nazione
albanese e quella serba, due nazioni che devono guardare con grande
responsabilita' al loro futuro per scrivere un capitolo di
collaborazione e lasciare alle spalle il passato''. Nel corso della
sua visita il premier albanese ha incontrato anche il presidente del
Kosovo Fatmir Sejdiu e l'amministratore Onu, Soren Jessen Petersen le
cui dimissioni, annunciate nei giorni scorsi, secondo Berisha
''faranno mancare al Kosovo un grande amministratore''. (ANSA). COR-BLL
15/06/2006 17:27

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www.radioyu.org - 5.7.06

Il 30 giugno a Bruxelles, la Russia ha esposto ai membri del Gruppo
di contatto le posizioni sul Kosovo in quattro punti e, per la prima
volta, ha accennato la possibilità del veto nel Consiglio di
sicurezza dell'ONU, se l'Occidente tenterà di imporre l'indipendenza
della regione meridionale serba entro l'anno, riporta il quotidiano
POLITIKA di Belgrado. Il quotidiano rileva che il rappresentante
russo ha presentato, alla seduta menzionata, una carta ufficiosa con
quattro punti che esprimono le posizioni di Mosca sul Kosovo. Il
primo punto, come viene evidenziato, è la contrarietà della Russia
alla determinazione di una data per i negoziati sul Kosovo. Il
secondo punto è la posizione della Russia che, se lo status non sarà
risolto entro la scadenza del mandato di Ahtisaari, che dura entro
dicembre, bisognerebbe scegliere un nuovo rappresentante dell'ONU, e
non prolungare al diplomatico finlandese il mandato perché non ha
raggiunto un gran progresso. Il terzo punto riguarda l'imparzialità
di Ahtisaari e il rifiuto delle proposte serbe nel processo del
decentramento, le quali la Russia ritiene razionali, riporta
POLITIKA. L'ultimo punto dell'ufficioso documento russo riguarda la
contrarietà di Mosca ad ogni tipo di soluzione imposta per il Kosovo.

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KOSOVO: KOSTUNICA, SERBIA NON ACCETTERA' NUOVO SMEMBRAMENTO

(ANSA) - ROMA, 5 lug - La Serbia rifiutera' ''ogni soluzione
imposta'' e continuera' a considerare il Kosovo come parte della
propria sovranita' nazionale. E' la posizione ribadita dal premier
serbo Vojislav Kostunica, espressa al termine dell' incontro col
premier Romano Prodi, che ha concluso una lunga serie di incontri
cominciata in mattinata con il ministro degli Esteri, Massimo
D'Alema. ''La Serbia non accettera' che sul proprio territorio venga
costruito un altro Stato e che parte del suo territorio venga
smembrato'', ha detto Kostunica. Alla domanda su quale fosse stata l'
opinione di Prodi al riguardo, Kostunica ha risposto: ''La nostra
opinione non coincide con quella del presidente Prodi, esistono
differenze, ma stiamo riuscendo pian piano a convincere i nostri
interlocutori su quanto complessa sia la questione del Kosovo.
Nessuna soluzione imposta - ha ribadito Kostunica - puo' essere presa
in considerazione''.(ANSA). OS/ARS
05/07/2006 19:15

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il manifesto
13 Luglio 2006

Kostunica a Washington: «No a indipendenza Kosovo»

In visita negli Stati uniti, il primo ministro serbo Vojislav
Kostunica ha detto che l'indipendenza del Kosovo destabilizzerebbe
l'intera regione. Kostunica ha spiegato la sua posizione in un
articolo apparso ieri sul Washington Post, in cui dichiarava che la
Serbia «è pronta ad accettare qualunque forma di compromesso che non
preveda l'indipendenza e offre agli albanesi la più ampia autonomia
possibile, inclusi i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, ma
si aspetta in cambio l'inviolabilità dei confini e la sicurezza della
popolazione non-albanese che vive nella provincia».

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SERBIA: CRUCIANELLI, SOLUZIONE SU KOSOVO ENTRO META' 2007

(ANSA) - BELGRADO, 26 lug - ''Una soluzione per il Kosovo potrebbe
essere trovata entro la primavera-estate 2007''. E' l'auspicio
espresso dal sottosegretario agli Esteri, Famiano Crucianelli, oggi
in visita a Belgrado, al termine degli incontri di questa mattina con
il premier serbo Vojislav Kostunica e il ministro degli Esteri Vuk
Draskovic. Una soluzione, pero', tutt'altro che scontata o facile, a
causa dell'ambiguita' e della latitanza della comunita'
internazionale. ''C'e' stata la totale diserzione della comunita'
internazionale dalle proprie responsabilita' politiche'', ha spiegato
Crucianelli riferendosi alla questione dello status finale della
provincia serba a maggioranza albanese. ''Siamo in un pantano totale
che rischia di degenerare'' perche' - secondo il sottosegretario - la
comunita' internazionale ha dato di fatto per scontato che il Kosovo
alla fine sara' indipendente''. (SEGUE). GA/KWB
26/07/2006 16:03

SERBIA: CRUCIANELLI, SOLUZIONE SU KOSOVO ENTRO META' 2007 (2)

(ANSA) - BELGRADO, 26 lug - D'altra parte nei colloqui con Draskovic
e Kostunica e' emersa una posizione netta. La dirigenza serba ''ha
ribadito la totale indisponibilita' ad aprire il capitolo
indipendenza Kosovo e l'ampia disponibilita' a concedere la massima
autonomia''. Una condizione indispensabile per la stabilita' della
regione e', secondo Crucianelli, ''la forza multinazionale, che
dovra' restare e rafforzare la sua presenza qualsiasi sia l'esito dei
negoziati''. Ma il problema e' che ''per gli altri paesi europei i
Balcani sono un problema marginale. Mi auguro - ha concluso il
sottosegretario - che nei mesi che verranno il problema riacquisti
centralita'. Se la situazione diventa ingovernabile puo' accadere di
tutto''. (ANSA). GA/KWB
26/07/2006 16:10

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KOSOVO: AMBASCIATORE RUSSO, PERICOLOSO MODIFICARE CONFINI

(ANSA) - BELGRADO, 26 LUG - Garantire il diritto
all'autodeterminazione del Kosovo - inteso come autogoverno della
maggioranza albanofona -, ma lasciando la regione all'interno dei
confini internazionalmente riconosciuti della Serbia. E' questo il
suggerimento della Russia sul futuro status della provincia contesa,
al centro di un negoziato che a sette anni dai bombardamenti della
Nato e dalla cacciata delle forze di repressione dell'allora regime
di Slobodan Milosevic resta stretto fra le opposte rigidita' di
Pristina e di Belgrado. A rilanciarlo, in un articolo pubblicato oggi
dal giornale belgradese Politika, e' l'ambasciatore di Mosca in
Serbia, Aleksandr Alekseiev, secondo cui uno sbocco che dovesse
prevedere la modifica dei confini attuali (vale a dire il
riconoscimento di un'indipendenza piena del Kosovo) rappresenterebbe
un precedente pericoloso per la stabilita' dell'intera Europa.
Alekseiev ricorda che l'atto finale di Helsinki riconosce in modo
ambiguo sia il principio del diritto all'autodeterminazione etnico-
nazionale sia quello dell'integrita' degli Stati. ''Il Kosovo e' un
esempio di quanto pericolosa possa diventare questa contraddizione,
credo sia giunto il tempo di fare una scelta'', aggiunge il
diplomatico, sottolineando come in caso contrario questo dossier
rischi di ''mettere in pericolo il sistema di sicurezza e stabilita'
in Europa''. La soluzione rilanciata da Mosca e' dunque quella di un
qualche riconoscimento del diritto all'autodeterminazione del Kosovo,
ma ''all'interno degli esistenti confini internazionalmente
riconosciuti''. ''Entro questa cornice - afferma l'ambasciatore - vi
sono immense possibilita' di soluzione da esplorare, ma se iniziamo a
modificare le frontiere (e nel caso del Kosovo, a differenza di
quanto accaduto finora nell'ambito della dissoluzione della vecchia
Jugoslavia o della vecchia Urss, non si tratterebbe piu' della
secessione d'una repubblica federata, ma di una semplice provincia
autonoma, ndr) il risultato potrebbe essere catastrofico''. Le parole
di Alekseiev contrastano peraltro con la richiesta d'indipendenza
piena e immediata avanzata senza subordinate dalla leadership
albanese-kosovara, in rappresentanza del 90% dell'attuale popolazione
locale. E non collimano neppure con la posizione di molti governi
occidentali, orientati sotto traccia a riconoscere ormai un Kosovo
sovrano. Posizione, questa, ribadita indirettamente proprio oggi a
Belgrado dall'inviato speciale americano Frank Wisner, il quale ha
sostenuto che gli Usa non hanno soluzioni predeterminate sul tema
dello status, ma sollecitano comunque ''molta piu' flessibilita'''.
(ANSA). LR
26/07/2006 17:01

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KOSOVO: PREMIER SERBO RIPETE, NON RICONOSCEREMO INDIPENDENZA

(ANSA) - BELGRADO, 31 LUG - La Serbia non dara' il suo placet ad
alcun eventuale riconoscimento dell'indipendenza della provincia a
maggioranza albanese del Kosovo neppure se a Belgrado verra' offerta
come contropartita una rapida adesione all'Unione Europea. Lo ha
ripetuto il primo ministro serbo, Vojislav Kostunica, affermando che
si tratta di una posizione destinata ad avere un preciso valore
''legal-costituzionale''. Al centro di un complesso negoziato
patrocinato dall'Onu, il Kosovo rappresenta per la Serbia la culla
secolare della propria civilizzazione e fede ortodossa. Nello stesso
tempo esso e' ormai abitato al 90% da una maggioranza albanofona che
reclama con crescente vigore l'indipendenza (sbocco visto come
inevitabile anche da molti governi occidentali), dopo sette anni di
amministrazione internazionale seguiti ai bombardamenti Nato del 1999
e alla cacciata delle forze di repressione dell'allora regime
belgradese di Slobodan Milosevic. Indipendenza cui peraltro Kostunica
e gran parte dello stesso establishment della nuova Serbia continuano
strenuamente a opporsi. Se questa dovesse essere concessa, ha
avvertito il premier in un'intervista pubblicata oggi dal giornale
liberale Danas, ''la nostra politica sarebbe quella di dichiarare che
il Kosovo resta parte della Serbia. E non si tratterebbe di vuota
retorica, ma di una precisa formula legal-costituzionale''. ''La
Serbia rigettera' ogni soluzione che dovesse strappare il Kosovo da
se' e, cosa importante, continuera' in ogni caso a considerare questa
provincia come parte del suo territorio'', ha rimarcato Kostunica,
evocando lo scenario di un vicolo cieco diplomatico del tipo di
quello innescato dal rifiuto di Cipro di accettare come Stato sovrano
la parte turca dell'isola. Un monito che non sembra preludere a una
conclusione concordata dei negoziati avviati di recente a Vienna sul
futuro status della regione contesa, malgrado la volonta' del
mediatore Onu Marrti Ahtisaari (e soprattutto di Usa e Ue) di
chiudere la partita gia' entro la fine del 2006. Nel contempo, il
ministro della difesa del governo Kostunica, Zoran Stankovic, ha
comunque negato categoricamente che Belgrado stia addestrando milizie
o pianificando qualsiasi forma di resistenza armata di fronte al
possibile riconoscimento internazionale d'un Kosovo sovrano. Una
precisazione che suona come smentita di fronte alla sparata fatta nei
giorni scorsi dal leader dell'opposizione ultranazionalista di
Belgrado, Tomislav Nikolic, secondo il quale per risolvere il dossier
kosovaro i serbi devono sfruttare tutti gli strumenti diplomatici e
legali, ma senza escludere mal che vada - seppur come ''ultima
risorsa'' - le velleita' d'una nuova ''resistenza in armi''. (ANSA). LR
31/07/2006 17:14

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KOSOVO: POLEMICA TRA SERBIA E SLOVENIA SU INDIPENDENZA /ANSA

(ANSA) - BELGRADO, 2 AGO - Scoppia la polemica tra la Serbia - la
maggiore repubblica ex jugoslava, ancora in faticosa transizione dopo
l'isolamento dell'era Milosevic - e la piccola, ma ricca Slovenia,
punta di lancia dell'Occidente nei Balcani e gia' membro di Ue e
Nato. Oggetto del contendere l'ipotesi di riconoscimento dell'
indipendenza della provincia serba a maggioranza albanese del Kosovo:
ipotesi che Lubiana, riecheggiando ad alta voce i sussurri di molte
cancellerie occidentali, considera ormai realistica, ma a cui
Belgrado si oppone strenuamente accusando il governo sloveno
d'ingerenza. La baruffa rischia di intaccare la consolidata tendenza
alla normalizzazione dei rapporti tra la nuova Serbia e la Slovenia,
in atto da tempo dopo gli scontri armati di inizio anni '90 - primo
atto della carneficina post-jugoslava - seguiti alla dichiarazione
d'indipendenza di Lubiana. Tutto e' cominciato con una serie di
dichiarazioni del ministro degli Esteri sloveno, Dimitrij Rupel,
decisamente possibiliste sulla secessione del Kosovo. Fino a che
Rupel non e' andato ancora piu' in la', criticando in modo aperto
''la mancanza di flessibilita''' sul dossier kosovaro dell'attuale
governo serbo del premier nazional-moderato Vojislav Kostunica,
accusato di essere disposto finanche a ''sacrificare le prospettive
di integrazione europea della Serbia''. Un attacco immediatamente
rimbeccato come ''irresponsabile'' dal portavoce del gabinetto di
Belgrado, Andreja Mladenovic, il quale non ha esitato a minacciare
''appropriate misure'' di rappresaglia politico-econonomica contro
Lubiana se i vertici sloveni non modificheranno il tiro. ''Se la la
politica della Slovenia non e' piu' quella di sviluppare un rapporto
rispettoso e proficuo di buon vicinato con la Serbia, e si propone
invece di aiutare la secessione del 15% del territorio serbo (il
Kosovo), ebbene il nostro governo se ne ricordera' e prendera' misure
appropriate'', ha tuonato oggi Mladenovic. A rasserenare il clima non
ha certo contribuito la pubblicazione sulla stampa balcanica da parte
dell'ex ambasciatore sloveno a Blegrado, Borut Suklje, di una lettera
attribuita a Zoran Djindjic, volitivo primo ministro liberale serbo
del dopo Milosevic ucciso in un attentato nel 2003. Una lettera
indirizzata ai capi di Stato dei maggiori Paesi al mondo, nella quale
Djindjic si dichiara pronto a piegarsi a un' eventuale indipendenza
del Kosovo, ritenendola inevitabile di fronte alle richieste della
comunita' albanofona locale (pari ormai a oltre il 90% della
popolazione della regione). Una posizione - quella attribuita a
Djindjic nel 2003 - che del resto non rappresenta oggi se non una
esigua minoranza in seno all'establishment serbo, inclusi buona parte
dei reduci di quel fronte democratico che sei anni seppe essere
protagonista della caduta del regime di Slobodan Milosevic. (ANSA). LR
02/08/2006 17:18

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KOSOVO: RUSSIA, NO A SCADENZE RIGIDE E A SOLUZIONI IMPOSTE

(ANSA) - BELGRADO, 7 AGO - La Russia e' contraria a soluzioni sul
futuro status della provincia serba a maggioranza albanese del Kosovo
che dovessero essere ''imposte alla Serbia''. Lo ha riaffermato oggi
a Belgrado un delegazione governativa di alto livello giunta da Mosca
per una visita dedicata alla discussione di dossier politici,
economici ed energetici. La delegazione, guidata dal ministro della
protezione civile Serghiei Shoigu - uno dei leader del partito
putiniano Russia Unita, nonche' copresidente del comitato
intergovernativo per la cooperazione bilaterale tra Mosca e Belgrado
- ha avuto incontri col presidente Boris Tadic e col premier Vojislav
Kostunica. Al termine dei colloqui il governo serbo ha diffuso una
nota nella quale si sottolinea che Shoigu ha ribadito a nome del
presidente Vladimir Putin la ''posizione di principio'' della Russia
sulla questione del Kosovo: provincia al centro di un difficile
negoziato internazionale stretto fra le pretese di piena indipendenza
della maggioranza albanofona e la strenua rivendicazione dei diritti
storici di sovranita' della Serbia. Mosca si conferma in particolare
''contraria'' all'ipotesi di soluzioni imposte dalla comunita'
internazionale, malgrado i crescenti segnali di disponibilita'
dell'Occidente a riconoscere l'indipendenza. E sottolinea che le
scadenze del negoziato (indicate da Usa e Ue per la fine del 2006 o
per la meta' del 2007) non possono essere fissate in modo rigido.
Kostunica, dal canto suo, ha rimarcato che ''il Kosovo e' e sara'
sempre parte integrante della Serbia''. E ha sostenuto che una
soluzione calata dall' alto rappresenterebbe ''un pericolo per la
pace e la stabilita' non solo dei Balcani'', ma anche di altre
regioni contese del globo. La delegazione russa - composta pure da
esponenti dei ministeri degli esteri e dell'economia e da una
rappresentanza di businessmen - ha poi affrontato con gli
interlocutori serbi alcuni temi della cooperazione economica
bilaterale. Una realta' assai consistente che rinsalda i tradizionali
legami slavo-ortodossi tra i due Paesi, hanno osservato le parti,
sottolineando in special modo ''l'importanza'' di nuove iniziative di
collaborazione in ambito energetico. A cominciare dal progetto in via
di definizione avviato dal colosso russo Gazprom con il partner
Srbijagas per la realizzazione di un gasdotto destinato ad
attraversare la Serbia per 400 chilometri e ad assumere un ruolo
strategico nel trasporto del gas nell'intera regione ex jugoslava e
balcanica. (ANSA). LR
07/08/2006 17:38

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KOSOVO: ONU; RUECKER, DIPLOMATICO TEDESCO NUOVO GOVERNATORE

(ANSA) - NEW YORK, 14 AGO - Il segretario generale dell'Onu Kofi
Annan ha scelto un diplomatico tedesco, Joachim Ruecker, come nuovo
governatore Onu del Kosovo, la provincia della Serbia a maggioranza
albanese. Lo ha annunciato oggi a New York il portavoce del
segretario generale Kofi Annan, Stephane Dujarric. Ruecker,
attualmente responsabile per l'Onu della ricostruzione economica in
Kosovo, sara' il sesto governatore del Kosovo e prendera' il posto
del danese Soren Jessen-Petersen. (ANSA). RL
14/08/2006 21:30

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www.radioyu.org
31.08.2006., 15,30

Dusan Batakovic, il membro della delegazione serba che conduce le
trattative sullo status statale del Kosovo, ha dichiarato che i
problemi in Kosovo non sono iniziati nell’anno 1987, ma bensi’
molto prima, e che proprio gli albanesi kosovari con la loro rivolta
nell’anno 1981 avevano aperto la via che avrebbe portato in seguito
alla distruzione dell’ex Jugoslavia. Il regime di Slobodan
Milosevic, le cue conseguenze negative sentiva piu’ degli altri il
popolo serbo, non aveva la soluzione adeguata per il problema
kosovaro. Bisogna comunque sempre tener presente che i problemi in
Kosovo non sono scoppiati nel 1987, ma bensi’ molto prima, ha detto
Batakovic nell’intervista rilasciata al settimanale “Ibarske
Novosti” di Kraljevo. Il popolo albanese, con la sua rivolta
nell’anno 1981 ha causato la profonda crisi politica nell’ex
Jugoslavia, sebbene godesse dei privilegi assoluti come una etnia
minoritaria nella Jugoslavia, ha ricordato Batakovic. Egli ha
valutato inoltre che il Kosovo sarebbe gia’ indipendente se non
fossero accaduti i cambiamenti democratici nella societa’ serba
nell’ottobre del 2000, che hanno dato campo libero alla
possibilita’ che sia ritrovata una soluzione di compromesso.

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http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6i03.htm

www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 03-09-06

Kosovo Methoija : Strategia per la secessione effettuata in più stadi

di Vladislav Jovanovic *

La strategia di secessione del Kosovo e Metohija dalla Serbia si
profila in più stadi. Uno è rappresentato nel ruolo dell'alto
rappresentante ONU in Kosmet: questi è formalmente eletto da parte
del segretario generale dell'ONU, però il suo mandato effettivo
dipende dagli USA. L'ambasciatore Richard Holbroke ha dato prova di
questo, quando ha apertamente invocato il primo capo dell'Unmik,
Bernard Kouschner, già noto per il suo anti-serbismo, di non badare
all'ONU, ma di decidere autonomamente; vale a dire, intendersi con
gli USA, cosa che lui faceva diligentemente, metodo in cui neanche i
suoi successori non gli sono stati inferiori, mentre continuamente
competevano nel rendersi simpatici ai leader albanesi e nel ricercare
le congratulazioni americane.

Il secondo stadio consiste nella sfilata di politici scelti e di
uomini di stato, i quali, rilasciando dichiarazioni adescanti,
saggiano il terreno di far ritenere inevitabile l’indipendenza del
Kosovo, cercando così di influenzare la, per ora, ferma opinione del
governo della Serbia, e di disorientare e demoralizzare la sua
opinione pubblica, facendo costantemente riferimento anche alle
decisioni del Gruppo di Contatto. Nelle situazioni in cui gli
argomenti a favore dell’indipendenza del Kosmet mancano, loro
sguainano le spade sul come la Serbia debba pagare per la "politica
repressiva" di Milošević nei confronti degli Albanesi. Quando anche
queste mosse rimangono prive di risultati, ricorrono al ricatto
contro la Serbia riguardo alla prospettiva del suo inserimento nelle
alleanze euro-atlantiche. Tentano inoltre di corrompere certe
personalità a mezzo di compensi pecuniari.

In aiuto gli giunge il governo USA, che tramite gli editoriali nel
Washington Post manda moniti alla Serbia per " il nazionalismo
endemico e per i pericoli ai quali si espone per questo ".

Il terzo stadio è rappresentato dalle fondazioni occidentali, gli
istituti di ricerca, i gruppi e le associazioni della cosiddetta
società civile, i quali, dopo gli incontri con l'entourage
governativo americano, oppure della NATO, mandano in onda programmi
sul Kosovo indipendente e si prendono cura che quest'ultimi vengano
ricevuti dalle stazioni riceventi nella Serbia, al fine di essere
ascoltati e divulgati in tutta l’opinione pubblica serba, ormai
confusa più che a sufficienza. Uno di tali generatori dei progetti è
il Patto per la stabilità nell'Europa sud-orientale, in cui con le
sue attività si è reso sfortunatamente celebre il predecessore
dell’attuale ministro degli affari esteri Vuk Drašković.

Il quarto stadio, a cui spetta il compito di elaborare le supreme
strategie dei tre stadi precedenti, rendendoli accettabili per lo
scettico popolo serbo, è rappresentato da queste "stazioni
riceventi". Certe organizzazioni non governative ne fanno parte; ai
quali la sola parola "serbismo" provoca un allergia mortale; per
esempio il suddetto predecessore di Drašković, che si agita in
continuazione nell'intento di convincere la Serbia che non le rimane
altro che di rinunciare al Kosmet, il partito LDP, i cui dirigenti
corrono in una gara con risultato pari, nello sforzo di rendersi
simpatici ai vari Cheku e Tachi, e ricevono le lodi e riconoscimenti
da parte dei mentori occidentali del separatismo albanese.

La politica ufficiale della Serbia per ora regge bene. Per garantirsi
il successo definitivo, occorre partire dalla premessa che alla
Serbia, l’entrata nella UE e il Partnertariato nella NATO, sono meno
importanti, di quanto invece tali organismi sono interessati di
vedere la Serbia tra le proprie file.

Questo per via dell'importanza geopolitica della Serbia e dei piani
di queste organizzazioni per l'ulteriore penetrazione verso Est, il
loro interesse di vederla nel proprio cortile prevarica l'interesse
della Serbia nel suo scopo di difendersi più efficacemente da vicini
poco sicuri e di risanare i problemi del suo impoverimento economico.
La politica ufficiale di Serbia deve rimanere anc<br/><br/>(Message over 64 KB, truncated)

(english / italiano - seconda ed ultima parte / second and last part)

Duro scontro diplomatico sul Kosovo, i nostri media glissano 


=== NEWS : 2/2 ===

http://www.reliefweb.int/rw/RWB.NSF/db900SID/HMYT-6VJQTD?OpenDocument

Government of Serbia - November 14, 2006

Ahtisaari fails to gain EU support for Kosovo's independence

Belgrade - Coordinator of the state team for
negotiations on the future status of Kosovo-Metohija
Slobodan Samardzic said today that it is evident that
at the meeting of EU Council of Ministers, UN Special
Envoy Martti Ahtisaari failed to win support of EU
countries for Kosovo's independence. 
Samardzic told the Tanjug news agency that this is one
more in a series of Ahtisaari's failures, in addition
to those in the Contact Group and the Security
Council. 
Now it is clear that there are very opposing opinions
on the issue in the EU, Samardzic said, and added that
a normal negotiating policy will have to be resumed
that will lead to a common, or compomising solution
reached by Belgrade and Pristina. 
He explained that yesterday's meeting of the EU
Council of Ministers in Brussels showed that there are
sharp differences within the EU on the resolution of
Kosovo issue because Ahtisaari's statement was
followed by different opinions of the participants in
the meeting. 
The position of Spain is very interesting for Serbia,
since Spanish State Secretary for the European Union
Alberto Navarro stated clearly that Spain cannot
support any form of Kosovo independence because in
doing so it would violate international law,
especially the Helsinki Final Act. 
This opinion was supported by Greek Foreign Minister
Dora Bakoyannis and Romanian Foreign Minister Mihai
Razvan Ungureanu. 
There are also more EU countries that have a negative
attitude on the possible independence of Kosovo. 

---

http://news.xinhuanet.com/english/2006-11/15/content_5330412.htm

Xinhua News Agency - November 15, 2006

Albania says delayed Kosovo final status threatens regional stability 

TIRANA - Albanian Prime Minister Sali Berisha said
here on Tuesday that further delays in deciding
Kosovo's final status will threaten the delicate peace
and stability in Kosovo and beyond. 
"Only a free and independent Kosovo will contribute to
the regional peace and stability," Berisha told a
press conference. 
The international community last week put off its
final report on Kosovo until next year because of
Serbia's coming election. Serbia announced early
elections for January 21, with the nationalist Radical
party tipped to emerge as the strongest party. 
Martti Ahtisaari of Finland, the UN envoy for Kosovo,
and diplomats from the United States, Europe and
Russia went back on earlier pledges to resolve the
issue this year, saying they would wait until after
the Serbian ballot before making public their
recommendations. 
The Albanian-majority province is formally part of
Serbia, but won an independence war in 1999 when the
Serbian authorities were driven out by the NATO. 
Since then the province has been under UN control. 
Albania has been the strongest supporter of Kosovo's
independence, though it says that it has no
territorial ambitions over the province. [sic] 

---

KOSOVO: D'ALEMA, SI VA VERSO INDIPENDENZA CON LIMITAZIONI

Farnesina: D'Alema riceve inviato speciale dell'Onu in Kosovo (ANSA) - ROMA, 17 nov - "L'Italia sostiene le conclusioni verso le quali si sta andando" sullo status finale del Kosovo, "le cui linee generali vanno verso una forma di indipendenza con limitazioni e garanzie internazionali". Lo ha affermato il vicepremier e ministro degli Esteri Massimo D'Alema, in una conferenza stampa congiunta alla Farnesina con l'inviato speciale del segretario generale dell' Onu per lo status del Kosovo, Martti Ahtisaari.
"Questo - ha osservato il capo della diplomazia italiana - va incontro alle aspirazioni della stragrande maggioranza della popolazione kosovara" anche se, nel contempo, bisogna porre l' accento "sulla piena garanzia della tutela della minoranza serba e dei siti religiosi ortodossi".
L'Italia, ha ribadito D'Alema, "intende confermare le responsabilità che si è assunta" sul piano della presenza militare e su quello del sostegno civile, sottolineando come la presenza di truppe nell' area sarà confermata "per il tempo che sarà necessario".
Il ministro degli Esteri ha poi manifestato apprezzamento per la decisione di posporre la presentazione del piano all' indomani delle elezioni legislative in Serbia (nel gennaio 2007, Ndr) allo scopo di avere un "interlocutore legittimato dal voto popolare e di evitare interferenze nella campagna elettorale serba".
17/11/2006 17:50 

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http://www.vor.ru/index_eng.phtml?view=news3_eng&id=481

Voice of Russia - November 17, 2006

Russia believes Kosovo issue to be a precedent 

Russia believes the resolution of the Kosovo issue
will be a precedent. 
Its permanent representative to the Organization for
Security and Cooperation in Europe, Alexei Borodavkin
said Russia considers the talk on the extraordinary
nature of the Kosovo issue as an attempt to apply
double standards towards the crises in several other
regions and biased interpretation of international
law.

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http://en.rian.ru/world/20061117/55745687.html

Russian Information Agency (Novosti) - November 17, 2006

U.S. denies similarity between S.Ossetia, Abkhazia and Kosovo 

TBILISI - The situation in Georgia's breakaway
republics is completely different from that in Kosovo,
a high-ranking American official said Friday,
dismissing the comparison often made by Moscow.
U.S. Deputy Assistant Secretary of State Matthew Bryza
said there were no parallels between Kosovo and two
Georgian republics of South Ossetia and Abkhazia,
which proclaimed their independence from Georgia after
the collapse of the Soviet Union in 1991, and that the
situation with Kosovo was unique.
Russia, which remains entangled in a furious
diplomatic dispute with Georgia, has stressed
ex-Soviet breakaway regions' right to decide their own
fate, and compares them to Kosovo's drive for
independence from Serbia.
South Ossetia held a referendum on Sunday, at which
the breakaway region's residents voted overwhelmingly
for independence from Georgia, despite Western powers'
refusal to recognize the vote.
However, Bryza questioned the validity of the
referendum, saying only one group of the republic's
residents had the right to take part in the vote,
while the other did not.
Georgian President Mikheil Saakashvili, who swept into
power on the back of a "color" revolution in 2003, has
pledged to bring the self-proclaimed republics back
into the fold. His defense minister has also said
Georgian troops will celebrate New Year's day in the
capital of South Ossetia, Tskhinvali.
Bryza also said the United States would not object if
Georgia bought natural gas from Iran, with which the
U.S. continues to have a hostile relationship, instead
of from Russia, which is demanding a major price hike
from 2007.
Bryza said the United States had strong relations with
Georgia, and that its potential gas cooperation with
Iran would not affect bilateral ties in any way. He
said the United States supports Georgia's goal of
finding alternative gas sources.
Georgia and Russia have been entangled in a diplomatic
feud since the arrest of four Russian officers on
spying charges in September. Tensions were already
strained at the time over the presence of Russian
peacekeepers in Abkhazia and South Ossetia, and over
Russia's import ban on Georgian goods, including wine
and mineral water. 
Since the latest row began, Russia has cut transport
and mail links to its mountainous ex-Soviet neighbor,
cracked down on businesses allegedly related to the
Georgian mafia, and deported hundreds of Georgians
accused of residing in Russia illegally.

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http://www.makfax.com.mk/look/novina/article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=2&NrArticle=44167&NrIssue=196&NrSection=20

MakFax (Macedonia) - November 17, 2006

Thaci says independence decision already made

Washington - The leader of the Democratic Party of
Kosovo (DPK) Hashim Thaci said the Kosovo status
decision has been already made.
"The decision on Kosovo's independence is being
discussed with the European Union and other
international factors," Thaci said after the meeting
with the US Under Secretary for Political Affairs
Nicholas Burns.
According to Thaci, who is also a member of Pristina's
negotiation team, Kosovo will become an independent
state with sovereignty on its entire territory, and
with a civil mission and NATO's military presence.
There will be no delay of Kosovo status settlement
after the parliamentary elections in Serbia slated for
January 21 next year, he added.
Kosovo needs order and peace, Thaci said, adding that
the institutions and the citizens should unite in
terms of "statehood activities".
During the visit to the United States, DPK leader met
with senior officials of the US State Department,
National Security Council and representatives of civil
society. 

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http://www.b92.net/eng/news/politics-article.php?yyyy=2006&mm=11&dd=17&nav_category=90&nav_id=38045

Beta (Serbia) - November 17, 2006

Koštunica: Independence is violence 

BELGRADE - The Serbian PM says he does not believe
Kosovo solution will be reached through unilateral
recognition of independence.
“That would be an example of legal violence and a
double breach of international laws’ basic principles.
On the one hand, this would be in contravention to the
UN Charter and Resolution 1244, and on the other, no
such decision can be reach without the participation
of the UN Security Council”, Vojislav Koštunica told
Beta news agency.
According to the Serbian prime minister, circumventing
the UN would not go without consequences for the
states that engage in such behavior. 
“This is especially true of NATO member states as it
would shed a new light on the so-called humanitarian
intervention of 1999. 
"In that case, a connection could be seen between the
bombardment then and the snatch of Serbian territory
seven years later. In that case, there is no doubt
nothing could remain the same in the relations between
those countries and Serbia”, Koštunica said. 

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KOSOVO: MOSCA, SOLUZIONE DEVE BASARSI SU RISOLUZIONE ONU

(ANSA) - MOSCA, 18 NOV - Il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha affermato oggi in un intervento sul canale televisivo Vesti-24 che ''ogni soluzione sul problema del Kosovo deve basarsi su una risoluzione del consiglio di sicurezza della Nazioni unite''. Il ministro ha ricordato che la posizione della Russia sul Kosovo e' in linea fin dall'estate del 1999 con la risoluzione 1244 del consiglio di sicurezza che ''stabilisce che il problema del Kosovo e anche la questione sullo status del Kosovo va risolta esclusivamente attraverso negoziati basati su un accordo reciproco tra Belgrado e i leader del Kosovo''. Il primo ministro kosovaro Agim Ceku, come annunciato ieri dal ministero degli esteri russo, sara' a Mosca a fine novembre (probabilmente il 30, secondo la stampa russa) su invito della commissione esteri della Duma russa.(ANSA) BBB-SAV
18/11/2006 13:59 

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http://english.people.com.cn/200611/20/eng20061120_323321.html

Xinhua News Agency - November 20, 2006

Serbian PM warns NATO against recognizing Kosovo 

Serbian Prime Minister Vojislav Kostunica warned NATO
members on Sunday of serious consequences if they
unilaterally recognize the independence of the Serbian
southern province of Kosovo. 
"The fact that NATO bombed Serbia without the UN
Security Council's approval is its huge mistake, big
enough for the last and this century," Kostunica told
a meeting of his ruling Democratic Party of Serbia. 
Any new, even the slightest, mistake of the NATO
regarding Kosovo would have serious consequences, the
prime minister warned. 
Serbia announced a new constitution earlier this
month, which enshrines Kosovo as an "inalienable" part
of Serbia. 
The document, unanimously adopted by the Serbian
parliament on Sept. 30, was officially confirmed in
the national referendum on Oct. 28 and 29. 
Still, Kostunica said he was confident that "NATO
countries would not recognize Kosovo's independence
unilaterally, without a relevant UN Security Council
decision, or in violation of such a decision." 
Technically still a part of Serbia, Kosovo, a place
with ethnic Albanians taking up about 90 percent of
the population, has been kept under the UN
administration since 1999 in line with UN Security
Council Resolution 1244. 
NATO launched a 78-day bombing campaign on former
Yugoslavia in 1999 without the approval of the UN
Security Council under the pretext of seeking an end
to the ethnic conflicts in Kosovo. 
Martti Ahtisaari of Finland, the UN envoy for Kosovo,
has said he would wait to present his plans for the
future of Kosovo to the UN Security Council until
after Serbia's general elections on Jan. 21 next year,
delaying the scheduled end-of-year deadline. 
This delay drew concerns from Albanian Prime Minister
Sali Berisha who said further delays in deciding
Kosovo's final status would threaten the delicate
peace and stability in Kosovo and beyond. 
Kostunica said the Serbian government was confident
that the UN Security Council would never violate the
UN Charter and the explicit provisions of UN Security
Council Resolution 1244 on Kosovo as part of Serbia's
sovereignty and territorial integrity. 
He said it was important for the NATO member countries
to "strictly abide by Resolution 1244 and
international law principles." 

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http://www.balkanalysis.com/security-intelligence-briefs/11212006-nato-decision-on-kosovo-army-risks-future-extremism/

Balkanalysis.com (US) - November 21, 2006

NATO Decision on Kosovo Army Risks Future Extremism

Recent statements by a retired British Brigadier
General, Tony Welch, suggesting that a future
independent Kosovo should have a small defense force
ignore specific factors that contribute to instability
and make future violence likely, independent experts
say.
The subject of any kind of army for the future Kosovo
is an extremely sensitive topic in the Balkans. The
2001 war started by ethnic Albanians in Macedonia,a s
well as violence in Montenegro and south Serbia, have
been listed as factors in Kosovo’s destabilizing
tendency in the region.
Calls for a Kosovo army have always been predicated on
the notion that a small, orderly military force under
NATO’s training would provide a professional
alternative to the shadowy paramilitaries that have
roamed Kosovo under different acronyms over the past
decade. They all, however, have a common source (the
Kosovo Liberation Army which fought the Serbs from
1997-1999).
The current police force in the province, the ethnic
Albanian-dominated Kosovo Protection Service, and the
civil defense force(TMK) are both full of ex-KLA
elements. Former KLA general Agim Ceku, before
becoming Kosovo’s premier, was the top TMK commander.
The British general’s report suggests that the future
army have three characteristics. One, it should be
supervised and trained by NATO; two, it should be
multi-ethnic and open to all; three, it should be
about half the size of the KPS currently (5,000
members).
However noble this sounds, experts believe, this plan
ignores the factors that will create further
instability. One Serbian military expert in Belgrade
attests that “whatever promises they make, there is no
chance that Serbs will participate in such an armed
formation under overwhelming Albanian command- one,
because of the symbolic [loss of Kosovo], two because
of their own safety.”
And a former European peacekeeper in the province,
noting the patronage system of employment that
pervades Kosovo society, adds that, “trimming the KPS
from 5,000 to 2,500 means that suddenly you will have
2,500 unemployed men, suddenly removed from armed
service but with plenty of armed training…this is a
recipe for disaster.”
As has long been apparent, the West seems to be again
overly optimistic about the future security abilities
and motivations of Kosovo institutions. 

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KOSOVO: DRASKOVIC, SARA' PRECEDENTE PER ALTRI IRREDENTISMI

BELGRADO - Le decisioni imminenti della comunita' internazionale sullo status definitivo del Kosovo - provincia serba di cui la maggioranza albanese reclama l' indipendenza e sulla quale Belgrado rivendica invece la propria sovranita' - reppresentera' un precedente per ''altre regioni separatiste'' in giro per il mondo. Lo ha ribadito il ministro degli esteri della Serbia, Vuk Draskovic, nell'imminenza di una missione in programma da oggi a Bruxelles per colloqui con rappresentanti dell'Ue.
Ponendosi in contrasto con il tentativo di alcune cancellerie occidentali di presentare il dossier kosovaro come una questione a se stante, Draskovic - citato oggi dal notiziario Beta Daily - ha sostenuto che ''non e' possibile considerare il Kosovo un caso speciale''. E ha affermato che altre leadership 'irredentiste' attendono con impazienza di vedere come andra' a finire.
Secondo il capo della diplomazia di Belgrado - che ieri ha discusso dell'argomento a Lubiana con i vertici del governo della Slovenia, la repubblica ex jugoslava mostratasi finora piu' apertamente possibilista sul riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo -, la questione del Kosovo e' destinata ad avere conseguenze a vasto raggio. ''Si tratta di un tema delicato per la Serbia, ma anche per l'intera regione dei Balcani'', ha notato il ministro, sottolineando che ''una soluzione imposta violentemente dalle grandi potenze'' condurrebbe giocoforza ''alla destabilizzazione della Serbia e non solo della Serbia''.
Le parole di Draskovic, voce tra le piu' filo-occidentali del governo serbo in carica, appaiono una risposta indiretta alla dichiarazione rilasciata nelle stesse ore dall'ambasciatore americano a Belgrado, Michael Polt. Dichiarazione con cui Polt ha rimarcato la volonta' di Washington - ormai orientata a riconoscere legalmente l'indipendenza kosovara - a chiudere la pratica ''subito dopo'' le elezioni serbe fissare per il 21 gennaio. E ha ripetuto di ritenere il Kosovo ''un caso unico''.
Uno slogan, quello che rifiuta di considerare l'eventuale secessione di Pristina come precedente per altre realta' analoghe, affermato a piu' riprese da diversi rappresentanti diplomatici occidentali. Ma tutt'altro che condivisa da altri prim'attori della scena internazionale. A cominciare dalla Russia di Vladimir Putin (membro del Gruppo di Contatto sui Balcani, oltre che del Consiglio di sicurezza dell'Onu), secondo cui l'approccio di Usa ed Europa sul Kosovo potra' ben essere assunto come metro di giudizio: riproducibile teoricamente in futuro da Mosca per la definizione dei suoi rapporti con le province indipendentiste filo-russe ritrovatesi loro malgrado all'interno dei confini di altri Paesi ex sovietici. Come l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud (realta' etnicamente separate della Georgia), il Trans-Dniestr (Moldavia) e, chissa', magari anche la Crimea (Ucraina).
22/11/2006 15:47 

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http://www.vor.ru/Exclusive/excl_next8742_eng.html

Voice of Russia - November 22, 2006

KOSOVO CAN BE SEPARATED FROM SERBIA ONLY BY MEANS OF FORCE 
Pyotr Iskenderov 

The Serbian Prime Minister Voislav Kostunica has
announced that Kosovo will never become a legally
independent state and may be separated from Serbia
only by means of force. 
He reminded of the tragic history of NATO bombings of
Yugoslavia in 1999 and called on the international
community to avoid another mistake while determining
the status of Kosovo. 
The 1999 NATO bombings of Yugoslavia opened a new
chapter in the history of the Kosovo conflict. 
Seven years ago the peacekeepers not only failed to
settle the conflict but caused the creation of another
Albanian state in the Balkans. 
The leaders of the Kosovo Serbs spoke about the main
features of this “state” on Sunday. 
They reminded that since 1999, when a UN mandate for
Kosovo came into force, about 200,000 Serbs were
forced to leave. More than 30,000 Serbian homes and
150 Orthodox churches and monasteries were destroyed
then. 
A member of the Serbian delegation at the Vienna talks
for determining the future status of Kosovo, Marko
Yaksic, compared the present situation with feudal
times. 
And the West is evidently to be blamed for it, because
it has never thought that it does only harm conniving
with the Albanian extremists. 
Today two-thirds of the Kosovans are unemployed, and
one third live below the poverty line. 
After Serbian enterprises in Kosovo were privatized by
the leaders of criminal groups, the Serbs found
themselves deprived of their property. But the West
seems not to care at all. 
The question is for how long Europe will tolerate
numerous Albanian “states”. 
The Republic of Albania, the Republic of Kosovo, the
Presevo Valley in South Serbia, Western Macedonia and
the Albanian districts of Montenegro. 
All these regions need huge economic investments. 
Basically, they are governed by the mob and may
eventually become flashpoints of interethnic clashes. 
Europe must admit it faces the threat of a dangerous
slide back to feudalism.

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http://www.adnki.com/index_2Level_English.php?cat=Politics&loid=8.0.362319738&par=0

ADN Kronos International - November 22, 2006

KOSOVO: PREMIER WELCOMES ITALIAN SUPPORT, SERBS ANGRY

Pristina, Belgrade - Kosovo prime minister Agim Ceku
said on Wednesday he was pleased with the results of
his visit to Italy, saying he received assurances from
foreign minister Massimo D’Alema that Rome supported
independence for Kosovo. D’Alema, "as a reputed
visionary, publicly used the word independence as a
solution for Kosovo," Ceku told Kosovo
Albanian-language media. Ceku recently visited several
Western capitals, lobbying for independence and will
visit Russia on November 30. "It’s easy to talk to
those who support Kosovo, but we must also visit the
countries which have some dilemmas about Kosovo
independence," he added.
Russia is the only member of a six-nation Contact
Group which has publicly opposed Kosovo's
independence. Other members of the Group, which should
propose a final solution for the status of Kosovo to
the United Nations Security Council, are the United
States, Great Britain, Germany, France and Italy.
Ethnic Albanians, who outnumber the remaining Serbs in
Kosovo by 17 to one, have said they will settle for
nothing short of independence which Belgrade opposes,
though it has no authority in the province sine 1999
when Kosovo was put under U.N. control. Eight rounds
of U.N. sponsored talks on the Kosovo status gave
little result and the chief U.N. negotiator Martti
Ahtisaari was expected to unveil his final proposal by
the end of January.
D’Alema said after meeting with Ahtisaari in Rome last
Friday that Kosovo was 
"heading towards a form of independence with some
limitations and with international guarantees." But he
pleaded for the resumption of the European Union
pre-entry talks with Serbia, broken off last May to
compensate it for a possible loss of Kosovo. He said
Serbia is "a country that is fundamental for the
Balkans", adding that “the future of Serbia and of
other western Balkans countries is within the European
Union."
But Slavko Zivanov, a spokesman for the Serbian
government Coordinating Center for Kosovo, said
Belgrade didn’t see D’Alema’s pleading for the
resumption of EU talks in a positive light in view of
his support for Kosovo independence. 
“Such a trade-off is absolutely out of question,”
Zivanov told Adnkronos International (AKI). He said
Serbia was defending “the international legal order”
by opposing Kosovo independence and the change of the
existing borders. “There is no valid reason, nor
motive to write off Kosovo for a promise of resuming
the talks with EU,” he said.
Slobodan Eric, editor of a periodical Geopolitika,
said D’Alema’s “trade off proposal is an insult to the
intelligence of the Serbian people. How can we give up
a part of our territory and the cradle of our state
for an empty promise," Eric told AKI. 
He said it was regrettable that the new Italian
government was continuing the policies of the former
government which supported NATO bombing of Serbia in
1999. “Such a policy can only harm our bilateral and
economic relations, which have been on the upswing
lately,” Eric concluded. 

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KOSOVO: MONITO PUTIN A UE SU EFFETTI INDIPENDENZA

(ANSA) - HELSINKI, 24 NOV - Al vertice Ue-Russia, il presidente Vladimir Putin ha oggi ammonito i leader europei sui contraccolpi che deriverebbero da un'eventuale dichiarazione d'indipendenza nel Kosovo. Lo affermano fonti diplomatiche europee, precisando che al summit di Helsinki Putin ha ricordato i rischi derivanti da tali ''ripercussioni'' in modo ''amichevole ma fermo''. Per Mosca, i rischi dipendono dal fatto che l'indipendenza della provincia serba a maggioranza albanese potrebbe attizzare i separatismi in altre regioni. La posizione dell'Ue - si precisa a Helsinki - e' invece diversa, visto che il Kosovo viene ritenuto un caso sui generis. A quanto sembra, la risposta data dagli europei a Putin al vertice di oggi e' stata - precisano le fonti - proprio quella di indicare che ''quello del Kosovo e' un caso a se'''. (ANSA) RIG
24/11/2006 20:12 

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http://www.vor.ru/Exclusive/excl_next8751_eng.html

Voice of Russia - November 24, 2006

INDEPENDENCE FOR KOSOVO WILL OPEN THE FLOODGATE 

FOR ALL UNRECOGNIZED PROVINCES AND REGIONS

The Serbian foreign minister, Vuk Draskovic has told
an Italian news agency that independence for Kosovo
will represent a precedenct for all yet unrecognized
provinces and regions in the world. 
Under the Serbian Constitution, Kosovo, with a
predominantly Albanian population is an integral part
of Serbia, but the rulers in Belgrade are not in
control of Kosovo. 
The Serbian army and police were pulled back from that
Serbian province in 1999 after NATO's day and night
bombardment, yielding place to KFOR [NATO]. 
The Albanian majority in Kosovo is pressing hard for
independence, unmindful of protests by Belgrade. 
....
Dmitry Danilov of the Russian academy of sciences
institute of Europe has this to say. 
It is highly possible that Kosovo will be granted
independence, a most undesirable development from the
point of view of [resulting] international fallout.
Independence for Kosovo will represent a precedent for
all other unrecognized state formations such as South
Ossetia, Abkhazia, and Transdniestria, all former
republics in the former Soviet Union. 
But there are several others in the Balkans and
elsewhere, all waiting to see how the Kosovo issue
pans out.
Most likely, the international community will chose
not to recognize the legitimacy of the demands by
other state formations, a move capable of further
destabilizing the situation in the world. 
It is unclear how the world can wriggle out of this
situation, said Danilov. 
There’s need to ponder the issue in view of ongoing
discussion over the future status of Kosovo; issues of
format and legitimate form of granting independence
not only to Kosovo but also to other state formations
yet unrecognized should be given serious thought. 
He believes that such an approach could remove several
likely problems. 
Unfortunately, Western countries are trying to tackle
and solve the Kosovo issue first and grant it
independence while the problems of other unrecognized
provinces and regions are treated rather lightly. 
It is wrong to pretend to forget the saying that what
is good for the goose is equally good for the gander. 

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www.radioyu.com

Notizie 26.11.2006. 

17:30 - La Romania è contraria all'indipendenza del Kosovo, perché in quel caso si arriverebbe al caso senza precedenti che porterebbe alla destabilizzazione nella regione, ha dichiarato a Bor l'ambasciatore della Romania in Serbia, Jon Makovej. »La Romania si sta adoperando per un'ampia autonomia per il Kosovo, alla quale si arriverebbe attraverso il dialogo diretto fra Belgrado e Pristina. Se nel caso del Kosovo sarà riconosciuta l'indipendenza, questo darebbe le ali agli altri gruppi separatistici in Europa, ad insistere sulle proprie richieste«, ha detto l'ambasciatore Makovej. Secondo lui, il governo romeno ha esposto questa posizione, recentemente a Bucarest, al segretario generale della NATO, Jaap de Hoopn Scheffer.

16:52 - Il governo serbo ritiene che sia importante che al vertice della NATO, il 28 e il 29 novembre a Riga, quando verrà esaminata la situazione nei Balcani occidentali, venga presa una chiara conclusine sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale della Serbia, ha dichiarato il ministro per l'amministrazione statale e locale, Zoran Loncar. Lui ha aggiunto che il governo serbo si aspetta dai funzionari della NATO di rilevare l'immutabilità dei confini riconosciuti in modo internazionale di tutti gli stati nella regione, e il pieno rispetto della Carta delle Nazioni Unite e delle norme del diritto internazionale, che, come ha evidenziato, garantiscono che il Kosovo è parte integrante e inalienabile della Serbia. Visto che la NATO, senza l'approvazione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, aveva bombardato a suo tempo la Serbia, è molto importante che la NATO confermi in modo inequivocabile il rispetto dell'integrità territoriale della Serbia, ha sottolineato Loncar.

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Resolution of conference 

“The Communists and Other Democratic Forces for Human Rights and Democracy in Europe and the World – Actively Against Anti–Communism” against forced changes of state borders in Balkans, Europe and in the world

November 25-26, 2006, Prague

Communist and other democratic parties declared in international conference on November 25-26, 2006 in Prague against forced changes of state borders in Balkans, in Europe and in the world and insist on abidance by Helsinki Declaration from 1975.
In spirit of this the participants of the conference stand against forced secession of southern part of Serbia – Kosovo and against its declaration as “independent state”. 
The participants in conference stand for abidance by and respect to UN Charter and international law in relation to protection of integrity and sovereignty of member states of United Nations.

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http://en.rian.ru/world/20061130/56257830.html

Russian Information Agency (Novosti) - November 30, 2006

Russian MP cautions Kosovo against unilateral secession from Serbia 

MOSCOW - A senior Russian lawmaker on Thursday
cautioned Serbia's predominantly Albanian province of
Kosovo against unilaterally declaring its
independence. 
Konstantin Kosachev, the head of the international
affairs committee in Russia's lower house of
parliament, said, "The determination of Kosovo's
status, as long as the province does not commit itself
to human rights standards and is seeking sovereignty
unilaterally rather than through negotiations, creates
a highly dangerous precedent and runs counter to
Europe's postwar order." 
Speaking after a meeting with Kosovo Prime Minister
Agim Ceku in Moscow, the Russian MP said the
underlying principle of the European order established
after WWII is the inadmissibility of changing state
borders unless all involved parties give their
consent. 
Ceku, visiting Russia with a delegation of Kosovo
interim government officials, reiterated his
determination to further push for the province's
independence and to secure its recognition as a
sovereign state by the UN Security Council and other
international organizations, Kosachev said. 
,,,,
On Tuesday, thousands of Kosovar Albanians attacked
the United Nations headquarters in the capital,
Pristina, over a delayed decision on their demand of
independence for Kosovo, a UN protectorate since
NATO's military intervention in 1999. 
The province's final status was to have been
determined this year, but a decision has now been put
off until after a general election in Serbia on
January 21. 

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http://www.interfax.com/3/218064/news.aspx

Interfax - November 30, 2006

Russian MPs urge Kosovo premier to negotiate with Belgrade

MOSCOW - Members of the Russian State Duma's Foreign 
Affairs Committee said at a meeting with Kosovo Prime
Minister Agim Ceku that the issue of Kosovo's status
should be solved through talks between Belgrade and
Pristina.
"We are again calling on Pristina to talk with
Belgrade. As far as we know, Serbia is ready to grant
the broadest possible status to Kosovo, given Serbia's
territorial integrity is maintained," said State Duma
Foreign Affairs Committee Chairman Konstantin
Kosachyov.
.... 
"We stated that Russia is convinced that the
definition of Kosovo's status, when international
human rights standards are not observed in the
province, when the nation-building process is
unilateral, rather than discussed at talks between
Belgrade and Pristina, creates a dangerous precedent
that directly contradicts principles of the post-war
European order defined in the Helsinki Final Act of
1975," Kosachyov said.
.... 

---

KOSOVO: A MOSCA PREMIER CEKU, INCONTRA ESPONENTI PARLAMENTO

(ANSA) - MOSCA, 30 NOV - Il premier kosovaro Agim Ceku e' arrivato oggi a Mosca per una visita di tre giorni, durante la quale cerchera' di ammorbidire la posizione ufficiale di Mosca, contraria all'indipendenza del Kosovo. Ceku, che ha incontrato gli esponenti della commissione esteri della Duma, ha ribadito la volonta' del suo popolo di secedere dalla Serbia, che ha recentemente riaffermato in un referendum per la nuova costituzione il suo no all'indipendenza di Pristina. Il presidente della commissione russa, Konstantin Kosaciov, ha rivolto un appello a Ceku perche' stabilisca un dialogo diretto con Belgrado: ''La parte serba e' pronta ad accontentarsi di qualunque soluzione che non implichi il termine indipendenza'', ha sottolineato. Kosaciov ha ammonito Pristina del ''grave rischio che una definizione unilaterale di sovranita' rappresenterebbe. L'indipendenza del Kosovo sarebbe in conflitto con i principi della cooperazione europea del dopo guerra, che prevede in particolare l'impossibilita' di cambiare i confini degli stati senza l'accordo di tutte le parti in causa''. Ceku ha ribadito con forza che l'obiettivo della leadership kosovara e' di ''arrivare in breve tempo a un riconoscimento internazionale dell'indipendenza'': Pristina e' comunque pronta a riconoscere il serbo come seconda lingua nazionale, a dare alla minoranza serba una rappresentanza e a istituire zone autonome nei centri a maggioranza serba. (ANSA). OT
30/11/2006 15:01 

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http://www.adnki.com/index_2Level_English.php?cat=Politics&loid=8.0.364971431&par=0

ADN Kronos International (Italy) - November 30, 2006

KOSOVO: CEKU GETS COLD SHOULDER IN MOSCOW OVER INDEPENDENCE

Moscow - Kosovo prime minister Agim Ceku got a cold
shoulder from Russian leaders on Thursday in an effort
to rig support for independence of the province which
has been under United Nations control since 1999. 
Ceku's visit got a low profile treatment, aimed not to
offend Belgrade, which opposes independence of the
province in which ethnic Albanians outnumber Serbs by
17 to one. 
He met with deputy foreign minister Vladimir Titov and
president of the foreign policy committee of the
Russian parliament, Konstantin Kosachyov, but failed
to get Moscow's commitment for independence.
Kosachyov suggested that the dispute should be solved
in direct negotiations with Belgrade and offered
Moscow's support in "establishing direct dialogue". 
He said unilateral proclamation of independence,
without Belgrade's consent, would be a "dangerous
precedent, contrary to European standards established
after the Second World War". 
Kosachyov told journalists, after meeting with Ceku,
that these standards don't allow the change of state
borders without the consent of all involved.
He actually echoed Belgrade's stand that any change of
borders, or unilateral recognition of Kosovo
independence, would destabilize the entire region and
violate the UN Charter. 
"Russia could help in establishing such a dialogue
which would lead to a compromise that would satisfy
the Serbian and the Kosovo side," he said.
Belgrade has no authority in Kosovo since its forces
were pushed out of the province by NATO bombing in
1999 and is offering ethnic Albanians a large
autonomy. 
But ethnic Albanian leaders have said they would
settle for nothing short of independence, hinting they
might even resort to violence to achieve that goal.
....
Resolution 1244, which put Kosovo under UN control
with strong international civilian and military
presence, states that Kosovo is officially a part of
Serbia. 
But the international community [sic] has been
gradually moving towards granting Kosovo independence
and, after eight failed rounds of negotiations, it is
expected to make a final status decision early next
year.
Russia is the only member of a six-nation Contact
Group for Kosovo that has openly opposed independence.
Other members of the group, which should make a final
status proposal, are the United States, Great Britain,
France, Italy and Germany.

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http://www.vor.ru/Exclusive/excl_next8803_eng.html

Voice of Russia - December 1, 2006

STATE DUMA: UNILATERAL RECOGNITION OF KOSOVO EXTREMELY DANGEROUS
Yevgeny Kryshkin 

Unilateral recognition of Kosovo is extremely dangerous. 
This position of the Russian Foreign Ministry was
spelled out to Kosovo’s Prime Minister Agim Ceku, who
came to Moscow at the invitation of Russian lawmakers.
Moscow made clear that in the absence of human rights
standards, any unilateral steps towards determining
the political status of Kosovo would be premature. 
According to the head of the State Duma international
affairs committee Konstantin Kosachyov, Kosovo’s
independence would contradict the principles of
post-war cooperation in Europe, which prohibit any
border changes without the consent of all parties
involved. 
Pavel Kandel is a senior expert at the Institute of
Europe of the Russian Academy of Sciences. 
Moscow insists that the status of Kosovo be determined
through negotiations between the conflicting parties,
namely between ethnic Albanians and the Serbian
government. 
Attempts to impose a decision rejected by Serbia are
unacceptable. 
Meeting with Russian officials in Moscow, Agim Ceku
reaffirmed the ethic Albanian authorities’ strive for
secession, while Russia remains convinced that the
only way out of the Kosovo deadlock lies through
political dialogue between Belgrade and Pristina and a
search for a compromise solution. 
Despite these differences, both sides were unanimous
in the need to protect the rights of Serbs and other
ethnic minorities who face discrimination violence
from Albanian extremists in Kosovo. 

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http://www.makfax.com.mk/look/novina/article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=2&NrArticle=46268&NrIssue=210&NrSection=20

MakFax (Macedonia) - December 4, 2006

Russia warns: compromise or veto on Kosovo status decision

Belgrade - Russian ambassador to Serbia Aleksandar
Alekseyev told Belgrade's Radio B92 that Russia is set
to use its veto right at the UN Security Council
should a Kosovo status solution fail to be acceptable
for both Belgrade and Pristina.
He also said it was naïve to reach a conclusion that
the Kosovo negotiations are a failure, “after only one
meeting that lasted two hours”. 
“I must say we are strictly adhering to our position
regarding the solution of the Kosovo status issue. In
case the status solution is not acceptable for both
sides, for Belgrade and Pristina, Russia will exercise
its veto rights”, Alekseyev said. 
“I must stress that the Kosovo problem must be solved
in line with the international law, with the
principles of European security, and the UN Security
Council resolution 1244. And Kosovo temporary
institutions prime minister Agim Ceku was briefed
about this position in detail during his recent visit
to Moscow”, the Russian ambassador said.

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http://news.monstersandcritics.com/europe/news/article_1229429.php/Russia_will_use_veto_to_stop_Kosovo_independence_ambassador

Deutsche Presse-Agentur - December 4, 2006

Russia will use veto to stop Kosovo independence: ambassador

Belgrade - Russia's ambassador to Serbia Alexander
Alexeyev said Monday that Russia would use its veto
within the United Nations Security Council to block
any decision supporting independence for Kosovo. 
Alexeyev told B92 radio in Belgrade that any solution
on Kosovo's status must be acceptable to both the
ethnic Albanian majority of the breakaway Serbian
province and the government in Belgrade. 
He also criticized UN envoy Martti Ahtisaari for
saying that a negotiated compromise between Belgrade
and the Kosovo Albanian side was not possible. 
Ahtisaari mediated in talks between the two sides
earlier this year and is expected to present a
proposed solution on the status of Kosovo early in
2007. 
Alexeyev said that Kosovo Prime Minister Agim Ceku had
been briefed on Russia's stance when visited Moscow
late last week. 
The Serbian Government wants to maintain sovereignty
over the province, which has been administered by the
UN since 1999. The Albanian majority in Kosovo is
pushing for full independence from Serbia. 

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KOSOVO: KOSTUNICA A D'ALEMA; COMPROMESSO SI',INDIPENDENZA NO

(ANSA) - BELGRADO, 4 DIC - Il primo ministro serbo, Vojislav Kostunica, ha ripetuto al ministro degli esteri italiano, Massimo D'Alema, in visita oggi a Belgrado, che il suo governo e' pronto a una soluzione di compromesso sulla provincia separatista a maggioranza albanese del Kosovo, ma non ad accettare una qualsiasi forma d'indipendenza della regione. Lo si legge in un comunicato diffuso nel pomeriggio dal gabinetto del premier serbo, dopo la partenza di D'Alema per Mosca. Nella nota si sottolinea che Kostunica ha ribadito all'ospite la sua convinzione secondo cui il contrastato dossier del Kosovo puo' trovare soluzione solo ''nel rispetto dei principi del diritto internazionale''. Principi che contemplano in particolare ''l'inviolabilita' dell'integrita' territoriale e della sovranita' '' degli Stati membri dell'Onu. Di fronte all'invito di D'Alema alla flessibilita' e alla ricerca di un accordo accettabile per entrambe le parti, Kostunica ha manifestato disponibilita' a ''un compromesso'' che garantisca ''ampia autonomia'' al Kosovo, ma ha ribadito ancora una volta il suo no alla secessione e a ogni soluzione non rispettosa degli attuali confini della Serbia. Il capo del governo di Belgrado - impegnato in una campagna elettorale che vede la sua coalizione, filo-europea ma non insensibile ai richiami dell'orgoglio nazionale, in competizione col partito del presidente della Repubblica Boris Tadic, piu' 'liberale', per la leadership dello schieramento moderato serbo - si e' poi detto certo che la sua coriacea posizione sulla questione kosovara possa incontrare nuovi consensi tra i Paesi europei. ''Cresce - ha sostenuto Kostunica - il numero dei Paesi che condividono il monito secondo cui i principi del diritto internazionale vanno applicati senza eccezioni, perche' ogni deviazione avrebbe conseguenze serie''. E diventare precedente per altre pretese centrifughe, nei Balcani e non solo.(ANSA). LR
04/12/2006 18:45 

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KOSOVO: AMBASCIATORE RUSSIA NON ESCLUDE RICORSO A VETO

(ANSA) - BELGRADO, 4 DIC - La Russia non esclude di poter usare il diritto di veto nel caso in cui una proposta di riconoscimento dell'indipendenza della provincia seceessionista serba a maggioranza albanese del Kosovo fosse presentata al Consiglio di sicurezza dell'Onu senza un'intesa con Belgrado. Lo ha affermato oggi in un'intervista alla emittente B-92 l'ambasciatore di Mosca in Serbia, Aleksandr Alekseiev. ''Se dovesse emergere una soluzione sullo status futuro del Kosovo non accettabile sia da Pristina sia da Belgrado, la parte russa utilizzera' il suo diritto di veto'', ha tagliato corto Alekseiev, invocando il rispetto della risoluzione Onu 1244. L'ambasciatore ha inoltre sottolineato che la diplomazia russa ha esposto in modo chiaro questa intenzione al premier del governo separatista kosovaro, Agim Ceku, recatosi di recente in visita a Mosca per perorare la causa dell'indipendenza: pretesa senza alternative dalla leadership della magggioranza albanese della regione e respinta invece finora come inaccettabile mutilazione di un territorio che la Serbia considera culla secolare della propria fede e civilta' dal governo di Belgrado. Alekseiev non ha lesinato infine critiche al mediatore Onu, l'ex presidente finlandese Martti Ahtisaari, malvisto dai negoziatori serbi, il quale ha dichiarato di recente di ritenere irrealistica una soluzione avallata da entrambe le parti. I governi degli Usa e di diversi Paesi europei ritengono ormai inevitabile una qualche forma di riconoscimento dell' indipendenza del Kosovo - posto sotto tutela internazionale fin dal 1999, dopo i bombardamenti della Nato e l'allontanamento dalla provincia delle forze di repressione dell'allora regime serbo jugoslavo di Slobodan Milosevic -, anche contro il volere di Belgrado. La Russia difende invece ufficialmente i suoi tradizionali alleati serbi - slavi e ortodossi -, ma taluni osservatori non escludono che possa alla fine giovarsi di un via libera occidentale alla secessione di Pristina per forzare a sua volta la mano su situazioni analoghe di province indipendentiste filo-russe di Paesi ex sovietici come Georgia, Moldavia o Ucraina. (ANSA). LR
04/12/2006 19:08 

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http://www.interfax.ru/e/B/politics/28.html?id_issue=11641985

Interfax - December 5, 2006

Moscow opposes sanctions against any party to Kosovo settlement - Lavrov

BRUSSELS - Russia considers possible imposition of UN
Security Council sanctions on any party to the Kosovo
settlement as counterproductive, Russian Foreign
Minister Sergei Lavrov said. 
"I cannot see how the UN Security Council could take
any steps providing for sanctions on any of the
parties," Lavrov said at a meeting with Serbian
Foreign Minister Vuk Draskovic on Tuesday in Brussels.

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KOSOVO: D'ALEMA A MOSCA, TROVARE UN COMPROMESSO CREATIVO

MOSCA - La questione del Kosovo suscita a Mosca ''preoccupazione'': lo ha detto il ministro degli Esteri Massimo D'Alema dopo un incontro nella capitale con il presidente russo Vladimir Putin.
''Pensiamo che si possa lavorare per una soluzione che non umili la Serbia - ha aggiunto D'Alema - e che tenga conto delle aspirazioni albanesi''. Occorre trovare ''un compromesso creativo'' ha concluso il vicepremier.
05/12/2006 16:52 

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http://www.itar-tass.com/eng/level2.html?NewsID=11052360&PageNum=1

Itar-Tass - December 5, 2006

Russia slams UN sanctions on one party to Kosovo conflict

BRUSSELS - Russian Foreign Minister Sergei Lavrov has
described as counter-productive UN Security Council
sanctions against one party to the Kosovo conflict. 
“I see no reason how the UN Security Council can have
anything in common with projects implying sanctions
against one of the parties,” Lavrov said after talks
with his Serbian counterpart Vuk Draskovic. 
“We reaffirmed our position regarding the
implementation of the UN resolution on Kosovo,” Lavrov
said. “This is the basic document we shall rely on in
determining the territory’s status.” 

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http://www.mosnews.com/news/2006/12/05/kosovo.shtml

MosNews - December 5, 2006 

Russia Will Veto Kosovo Solution Unless Acceptable for Both Sides — Envoy

Russia could use its veto power in the U.N. Security
Council to block a solution for Kosovo’s status if
both sides are not in agreement, Russia’s ambassador
to Serbia said Monday, according to a news report.
Russia would veto any solution for the contested
province that is not agreed upon by both Serbia and
the province’s separatist ethnic Albanians, Aleksander
Alexeyev said, according to B92 Radio and Television.
“In case the status solution is not acceptable to both
sides — both Belgrade and Pristina — the Russian side
will use its veto power,” Alekseyev was quoted as
saying.
There was no immediate confirmation of the comments by
the Russian Embassy in Belgrade. Alexeyev spoke in
Russian with a Serbian translation by B92, The
Associated Press reports. 
Kosovo is formally part of Serbia, but its majority
ethnic Albanians overwhelmingly support independence
for the province — the demand that Serbia has vowed
never to accept.
International talks aimed at defining a solution for
Kosovo started early this year under U.N. mediation,
but so far have produced no result because the two
sides remain entrenched in their positions.
The Kosovo issue is believed to be the last potential
flashpoint in the Balkans.
Following lack of progress in the talks, U.N. envoy
Martti Ahtisaari has started working on a proposal for
the province. The draft solution is expected to be
presented to major world powers of the so-called
Contact Group, and the two sides in the talks early
next year.
The future solution also needs approval at the U.N.
Security Council — where Russia has veto power —
before it can take effect.
Serbian officials repeatedly have said they count on
Russia’s veto in the Security Council to prevent
Kosovo independence, but Alexeyev comments to B92 mark
the first time a Russian official confirmed such a
possibility. There was no immediate comment from
Moscow.
Russia in the past has urged both sides to find a
negotiated settlement and warned against one-sided
solutions. Moscow fears that Kosovo independence could
set a precedent for Russian-backed separatist regions
in the former Soviet Union.
Kosovo became an international protectorate in 1999,
after NATO intervened in the province to stop a
Serbian crackdown against ethnic Albanian separatists.
Russia is considered to be a traditional Serbian ally.
Both countries share strong cultural, historic and
religious ties.

---

http://www.today.az/news/politics/33544.html

Associated Press - December 5, 2006

Serbian minister accuses West of double standards

Serbian Foreign Minister Vuk Draskovic accused the
international community of applying double standards
in its dealings with Kosovo and urged the Organization
for Security and Cooperation in Europe not to trample
over its own principle of respecting the territorial
integrity of its members.
Draskovic told a meeting of foreign ministers from the
OSCE's 56 member states that Serbia will not accept
independence for Kosovo and complained that all
proposed solutions of the final status of the province
ignore Serbia's interests.
"We are victims of double standards. Serbia is being
considered a unique case. No borders can be changed
except those of Serbia," Draskovic said. 
"This summit should send a clear message that Serbia
is a state like any other state and that its
internationally recognized borders cannot be altered
or renamed against its will."
The two-day conference of the trans-Atlantic security
group focused on Europe's "frozen" conflicts in
ex-Soviet republics and Kosovo, which has been run by
a U.N. administration as an international protectorate
since 1999, after NATO airstrikes ended a crackdown by
Belgrade on separatist ethnic Albanian rebels.
The United Nations has been mediating talks on the
province's future status. A solution has been
postponed until after Jan. 21 parliamentary elections
in Serbia for fears a decision unfavorable to Serbia
could bring radical forces back to power, but
Draskovic said U.S. undersecretary of state Nicholas
Burns told him there would be no more delays.
The meeting also centered on long-running disputes in
ex-Soviet countries — the so-called "frozen" conflicts
in the breakaway Georgian regions of Abkhazia and
South Ossetia, where Russian peacekeepers are accused
by Georgia of siding with the separatists; on the
pro-Russian separatist Trans-Dniester province of
Moldova; and on the disputed Nagorno-Karabakh region
of Azerbaijan.
Russia clashed with the United States and western
European nations over its military involvement on
Georgian and Moldovan territories, refusing to discuss
its commitment to withdraw troops and effectively
ruining chances of a common declaration at the
security conference Tuesday.
The OSCE also assessed Kazakhstan's candidacy for 2009
chairmanship of the trans-Atlantic security group, but
was likely to recommend that the Central Asian country
takes over the rotating annual presidency a year or
two later to have more time to implement democratic
reforms — despite Kazakhstan's refusal to accept a
delay to its bid.
Russian Foreign Minister Sergey Lavrov accused the
OSCE of one-sided efforts to push through what he
called "politicized solutions" to conflicts in former
Soviet republics where the Russians are heavily
involved.
....
Armenia and Azerbaijan are discussing terms of holding
a referendum on the status of the mountainous region
in Azerbaijan that has been under control of Armenian
and ethnic Armenian Karabakh forces since the 1994 end
of a separatist war.
De Gucht said no agreement was possible on the
situation in Georgia at the current conference.
....
The OSCE, a leading international security
organization founded in 1975, is concerned
particularly with conflict prevention, election
observing, crisis management and rehabilitation of
post-conflict areas. 

---

http://www.makfax.com.mk/look/novina/article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=2&NrArticle=46366&NrIssue=211&NrSection=20

MakFax (Macedonia) - December 5, 2006

Ivanov warns of renewed clashes if Belgrade and Pristina fail to agree

Athens - Renewed clashes can break out in the Balkans
if Belgrade and Pristina fail to reach an agreement on
Kosovo's future status, Russian Defense Minister
Sergei Ivanov told the Greek newspaper Elephterotypia.
As regards the Kosovo issue, there are factors that
might cause escalation of clashes on an international
level and the interference of neighboring countries in
such a conflict, Ivanov said.
"This is the reason why Russia pledges for the
continuation of the negotiation process given the
principle that a bad peace is better than a good war,"
he added.
Russian defense minister made it clear that the Kosovo
status issue and the Kosovo border issue could be
solved only through an agreement between Belgrade and
Pristina. 

---

http://www.b92.net/eng/news/politics-article.php?yyyy=2006&mm=12&dd=05&nav_category=92&nav_id=38419

B92, FoNet, Beta (Serbia) - December 5, 2006

Burns surprised by Russian veto announcement 

BELGRADE - Nicholas Burns is surprised by yesterday’s
statement made by Russia’s ambassador to Serbia.
Russian ambassador to Serbia Aleksandar Alekseyev told
B92 that Russia is set to use its veto right at the UN
Security Council should Kosovo status solution fail to
be acceptable for both Belgrade and Priština.
“I cannot believe that a permanent member of the
Security Council is threatening to veto even though we
have not seen Ahtisaari’s proposal yet,” the U.S.
undersecretary of state said. 
Burns said that the Russian ambassador “might have
been misquoted,” and added that he is “very surprised”
to hear “something like that.” 
Such statements “are not constructive”
American ambassador to Serbia, Michael Polt, shared
the State Department’s worry regarding the possibility
of Russia vetoing a final status solution for Kosovo,
adding that such statements are not constructive. 
He said that he has not talked to Alekseyev about the
situation yet. 
“We have to be very careful and see what was really
said, and that is that Russia will use its influence
to react against something that infringes on its
interests. That is a completely natural statement
because Russia takes care of its own interests.” Polt
said. 
“But, as I said earlier, Russia is a very constructive
member of the Contact Group, where we will cooperate
to find a solution for Kosovo which is acceptable for
the citizens of Kosovo and we wish to work together
with Russia to find such a solution.” Polt said. 

---

http://www.focus-fen.net/?id=n101070

Focus News Agency (Bulgaria) - December 7, 2006

Russia's Possible Veto Guarantee for Preservation of Kosovo: Sanda Raskovc-Ivic 

Belgrade - The announcement that Russia will veto a
possible decision on Kosovo's independence at the
Security Council is very encouraging President of the
Coordinating Centre for Kosovo-Metohija Sanda
Raskovc-Ivic has said, as quoted by the Serbian Tanjug
agency. 
He has further underscored that this announcement
represents a confirmation that Kosovo will remain an
integral part of Serbia. 

---

http://en.rian.ru/world/20061208/56643696.html

Russian Information Agency (Novosti) - December 8, 2006

Kosovo resolution may induce 'chain reaction' - FM official 

MOSCOW - A unilateral and imposed approach to the
solution of the Kosovo issue would almost certainly
result in a chain reaction involving other "frozen
conflicts," a Russian Foreign Ministry official said
Friday. 
Russia has repeatedly said that sovereignty for the
UN-administered Serbian province of Kosovo, which is
sought by the ethnic Albanian majority but opposed by
Belgrade, could have negative consequences for
unresolved conflicts in the former Soviet Union that
erupted in the early 1990s. 
"It is dangerous to ignore the fact that the shape the
future Kosovo resolution takes will set a precedent,"
Alexander Konuzin, the head of the ministry's
department of international organizations, said in an
article for the magazine International Life. 
"Some conflict regions are already trying to
anticipate possible Kosovo resolution variants," he
said. "Russia is not ready to share responsibility for
such a short-sighted policy." 
Russia has peacekeepers stationed in three conflict
zones in the former Soviet Union, two of which are in
Georgia, where the self-proclaimed republics of South
Ossetia and Abkhazia refuse to recognize Tbilisi's
rule, and the other in Moldova, where the unrecognized
Transdnestr republic has sought to break away from the
central authorities. 
Konuzin said that the current Kosovo resolution
process has aroused serious concern. 
"History proves that only a goodwill agreement between
the parties to a conflict following a negotiating
process can guarantee long-term stability," the
official said. 
In late November, thousands of Kosovo Albanians
attacked the United Nations headquarters in the
capital, Pristina, over a delayed decision on their
demand for independence. The region has been a UN
protectorate since NATO's military intervention in
1999. 
The province's final status was to have been
determined this year, but a decision has now been put
off until after a general election in Serbia January 21. 
The diplomat added that collective support was
necessary for the resolution of the conflict. 
Kosovo Prime Minister Agim Ceku, who visited Moscow
with a delegation of Kosovo interim government
officials in late November, reiterated his
determination to continue pressing for the province's
independence and to secure its recognition as a
sovereign state by the UN Security Council and other
international organizations. 

---

http://www.vor.ru/index_eng.phtml?view=news4_eng&id=933

Voice of Russia - December 8, 2006

The Serbian and the Russian view of the future of
Kosovo come close together 

S

(Message over 64 KB, truncated)


(francais / italiano)


From:   tarozzi   
Subject: a Pancevo la guerra continua
Date: November 19, 2006 9:28:32 PM GMT+01:00


A Pancevo la guerra continua.

Pancevo è la citta' vicina a Belgrado il cui petrolchimico, delle dimensioni di quello di Porto Marghera, venne bombardato dalla Nato nel 1999 causando una catastrofe ecologica e sanitaria.
Il petrolchimico ha continuato a funzionare anche dopo il bombardamento in condizioni disastrose perche costituiva una delle poche opportunita di lavoro per la popolazione.
La settimana scorsa, nella notte tra martedi 14 e mercoledi 15 novembre a causa, pare, del cattivo funzionamento dei filtri della raffineria e del petrolchimico, si è avuta a Pancevo una fuga di una sostanza cancerogena come il benzene, con un'intensita pari al 1200 per cento del massimo consentito.
La sirena d'allarme ha cominciato a suonare, come ai tempi della guerra. 
I Pronti Soccorsi degli ospedali erano pieni di bambini in crisi respiratoria.
Il giornale locale (Pancevac) è uscito il giorno seguente con la prima pagina nera. 
Quando il presidente Tadic è accorso, i capi del petrolchimico e della raffineria non si sono fatti trovare. Sembra siano gli stessi che avevano rifiutato di accettare i dati forniti dalla centralina di monitoraggio dell'aria fornita dalla provincia di Ravenna al comune di Pancevo perche 'non ufficiali' e sembra anche che sia stata quella centralina a segnalare la fuga di sostanze tossiche, mentre decine di migliaia di persone accusavano nausea e un fortissimo mal di testa.

alberto tarozzi. 

(Il comunicato Ansa sulla successiva manifestazione dei cittadini di Pancevo a Belgrado, ha circolato su JUGOINFO il 19 novembre u.s.: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5182 ).

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Serbie : nouvelle catastrophe écologique à Pancevo

Une nouvelle alerte rouge à la pollution a été déclenchée dans la nuit de mardi à mercredi à Pancevo, en Voïvodine, à 30 kilomètres de Belgrade. Les taux de concentration de benzène et de souffre dans l’air ont explosé toutes les normes tolérées. Principale accusée : la raffinerie Petrohemija, contre laquelle une plainte a été déposée. Le Président Tadic veut des sanctions...

Serbie : l’insurrection écolo des citoyens de Pancevo

La ville industrielle de Pancevo, près de Belgrade a été victime d’une très grave pollution au benzène dans la nuit du 14 novembre. Vreme fait le récit détaillé de cette nuit d’horreur et de panique, et de la mobilisation des citoyens, entrés en révolte écologique contre des pollueurs qui ont toujours nié leurs responsabilités. La défense de l’environnement parviendra-t-il à s’imposer comme une question politique majeure dans la campagne électorale serbe ?...


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Pancevo, novembre velenoso

27.11.2006   


Pancevo è notoriamente una delle città più inquinate della Serbia, ma mai era stata vittima di una concentrazione di benzene così alta e così allarmante come quella accaduta il 14 novembre scorso. La paura e le vicende di quella notte nella cronaca di un giornalista di "Vreme". Nostra traduzione

Di Slobodan Bubnjevic, Vreme, 23 novembre 2006 (tit. orig. Pančevo, otrovni novembar) 

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak 

La prima sirena durata venti secondi viene fatta suonare a Pancevo alle 23 e 39 minuti di martedì 14 novembre. Seguono quindici secondi di silenzio. Per le vie di Pancevo completamente deserte c’è una nebbia fitta innaturale e un pesante e irritante odore che lascia la bocca secca e provoca nausea. Seconda sirena di venti secondi. Abituati alle intossicazioni notturne e agli odori dovuti all’aumento di immissioni, i cittadini sono sorpresi dal suono delle sirene di allarme, si alzano dai letti e dalle poltrone, domandandosi cosa stia succedendo. Di nuovo ci sono quindici secondi di silenzio. I bombardamenti? Una grande avaria? Attraverso le finestre sbarrate si vedono soltanto le strisce dei gas tossici, e attraverso le fessure delle fredde intelaiature delle finestre filtrano le tracce di un odore pesante. Il terzo e ultimo tono ululante dura venti secondi. 

Il segnale di pericolo di radiazione-biologica-chimica (RBC) viene trasmesso per una durata di venti secondi. In questo modo per la prima volta nella storia della città più contaminata della Serbia, è stato dato l’allarme RBC. Sui media nazionali la situazione è ordinaria, e alla televisione locale si scusano per l’interruzione del programma. Poi, sugli schermi appare il sindaco di Pancevo Srdjan Mikovic che spiega che la concentrazione di benzene in città è aumentata in misura tale che ha portato allo straordinario inquinamento atmosferico di I grado. 

Nonostante ciò alcuni cittadini escono di casa, attraversando il gas tossico per andare verso il Municipio, l’unica casa di Pancevo aperta quella notte. Il Consiglio comunale, alla presenza dei giornalisti, durante una seduta notturna richiesta urgentemente, con la maggioranza dei voti, prende la decisione di applicare il Regolamento sull’inquinamento straordinario, che per due anni era rimasto nei cassetti del comune. E tutto con la speranza che ciò possa fermare il pesante inquinamento notturno. 

E con le sirene inizia il dramma. Di ora in ora durante la notte cresce la paura, insieme ad un aumento, mai visto prima, di concentrazione di benzene che raggiunge il valore di inquinamento di secondo grado. Con questo inizia anche la serie di azioni civili con le quali i cittadini di Pancevo nei giorni successivi hanno cercato di attirare l’attenzione degli organi competenti sui loro annosi problemi a proposito della Zona industriale sud. L’incidente diventa una questione politica tossica, imponendosi anche come tema della campagna elettorale. 

La sera 

L’intossicazione di benzene è iniziata un po’ prima. Lungo il Tamis, a sud di Pancevo, dietro il quartiere Vojlovice e verso il villaggio di Starcevo, si distendono i complessi della fabbrica Azotara, del Petrolchimico NIP e della Raffineria petrolifera di Pancevo. Oltre alla grande industria petrolifera che emette di tutto nell’atmosfera, ma che insieme a ciò contribuisce al 25 percento del budget nazionale, a Pancevo esiste anche il monitoraggio comunale mediante tre stazioni di misurazione che lo Stato non riconosce, ma che l’amministrazione locale usa per informare i cittadini del livello d’inquinamento. Il sistema di monitoraggio rileva le immissioni, cioè i gas che si trovano sopra la città per i quali si crede in modo giustificato che siano giunti da una delle centinaia di fonti di emissione della Zona sud, ma siccome nelle fabbriche nessuno misura l’emissione, ci sono anche altre teorie sull’origine dei gas, sia meteorologiche che dovute al traffico. 

Nonostante le circostanze atmosferiche siano un fattore importante per la diffusione delle sostanze tossiche, i ripetuti riferimenti alle sfavorevoli condizioni meteorologiche fatti nell’arco degli anni passati, ai quali la direzione delle fabbriche ricorre per molte avarie accadute fino ad ora, solitamente porta i cittadini di Pancevo alla rabbia. La pallottola non uccide perché ha avuto l’occasione di uscire dalla canna del fucile, ma perché qualcuno prima aveva premuto il grilletto. Ma prima che accadesse qualsiasi cosa, per giorni a Pancevo c’erano davvero delle condizioni meteorologiche sfavorevoli. Il martedì sera la pressione era alta, circa 1011 millibar, e il vento andava ad una velocità di soli due metri al secondo, per poi cambiare ad un certo punto di direzione e passare da quello di ovest a quello di sud e sud est, portando piano verso la città tutto quello che nella Zona sud stava accadendo. 

Le stazioni automatiche del sistema di monitoraggio hanno iniziato a segnare un aumento della concentrazione di benzene. Fra le ore 18 e le 19, la concentrazione ha superato il valore di cinque microgrammi per metro cubo, il valore limite delle immissioni su base annua secondo gli standard europei. Il benzene ha iniziato ad aumentare, e già un’ora dopo segnava più di dieci μg/m3, il valore limite che il Governo della Repubblica della Serbia ha stabilito per la città di Pancevo. Verso le ore 20 nella stazione di misurazione della Caserma dei Pompieri viene rilevata una concentrazione di benzene di 40 μg/m3, e alla stazione di Vojvolica 29,9 μg/m3. Insieme all’aumento della concentrazione di benzene, che si avvicinava al limite d’inquinamento occasionale di I grado di 80 μg/m3, in città aumentava l’odore sgradevole e i cittadini per abitudine controllavano le finestre e chiamavano il numero 985 del Servizio per le segnalazioni e gli allarmi. 

La notte 

Nel Comune le attività straordinarie sono iniziate dopo una valanga di chiamate da parte dei cittadini. Le fabbriche non sono sotto la competenza del Comune, non possono entrarvi gli ispettori comunali. Per ciò, Jelena Stankovic, ispettore per la Protezione ambientale della repubblica, con sede a Pancevo, viene informata delle lamentele e della situazione delle immissioni. La Stankovic si dirige nella Zona sud per controllare cosa stesse facendo in quel momento ciascuna fabbrica. Per strada, ha una conversazione telefonica con il direttore della Raffineria Nikola Garic, dopo di che si stringe il cerchio dei sospettati e decide di visitare solo il reparto del Petrolchimico. Nel frattempo, il sindaco Srdjan Mikovic va in Comune e mediante consultazioni telefoniche con i consiglieri tiene una seduta straordinaria del Consiglio comunale, dopodiché convoca anche i giornalisti. Alle 21, la stazione di misurazione nella Caserma dei pompieri segna un’incredibile concentrazione di 107 μg/m3. 

Al secondo piano, nella sala con il tavolo ovale e i fiori finti, inizia la seduta notturna del Consiglio. Preoccupati e confusi, i consiglieri in giacca e in tuta ginnica misurano le parole davanti ai giornalisti presenti, discutendo se il segnale acustico di pericolo chimico possa suscitare il panico fra la popolazione. Si sentono anche le accuse che tutto ciò andava risolto anzitempo. Durante la seduta, arriva il nuovo rapporto del monitoraggio comunale, il dibattito è all’apice, e l’ispettore di turno gira intorno al tavolo ovale per dare un foglio al sindaco Mikovic, che pensieroso siede a capo tavola. La conversazione viene interrotta, tutti guardano verso il sindaco. “Aumenta”, dice con voce rauca Mikovic, guardando la tabella. Alla stazione di misurazione della Caserma dei pompieri alla ore 22 è stata misurata la concentrazione di 118 μg/m3. 

Dopo questo dato, non c’è più nulla da discutere, con la maggioranza dei voti viene presa la decisione di dare l’allarme RBC. Mikovic va alla televisione locale, mentre la seduta del Consiglio prosegue. In Comune vengono chiamati i direttori del Petrolchimico e della Raffineria, le fabbriche coi reparti da cui possono provenire le emissioni di benzene. Dopo l’allarme acustico, in Comune arrivano anche molti cittadini, e al ritorno dal sopralluogo l’ispettrice Jelena Stankovic, continua la seduta del Consiglio. Oltre ai consiglieri, i giornalisti e l’ispettrice, alla seconda seduta sono presenti anche il direttore generale della Raffineria Nikola Garic e alcuni rappresentanti del Petrolchimico, ma manca il direttore generale Sinisa Borovic, probabilmente occupato con qualcosa che secondo lui era più importante della concentrazione record di benzene. 

Il direttore della Raffineria in modo sommesso dice che la situazione nella sua fabbrica è ordinaria, mentre i rappresentanti del Petrolchimico discutono con i consiglieri sull’incidenza del traffico e dell’inquinamento aereo. Uno dei consiglieri chiede di che traffico stanno mai parlando dal momento che la città in quel momento è orrendamente deserta. Alla richiesta del sindaco Mikovic, l’ispettrice della repubblica informa i presenti di aver visitato il Petrolchimico e di aver trovato gli operai all’opera, mentre accendevano il reparto che secondo una sua risoluzione non dovrebbe funzionare durante le condizioni meteorologiche sfavorevoli. I rappresentanti del Petrolchimico dicono di aver spento il reparto secondo l’ordine dell’ispettrice, ma che comunque ciò non può influenzare sulla concentrazione di benzene. Uno dei capi presenti tiene una lezione di chimica spiegando che i solfuri passano attraverso il reattore. Viene interrotto dal sindaco Mikovic, il quale constata che mentre ci si dilunga in una discussione inutile il benzene continua a crescere, inquinando l’intera città. Arriva un nuovo rapporto, la concentrazione alle ore 23 alla stazione di misurazione della Caserma dei pompieri è arrivata a 125 μg/m3. 

“Gente, chi interromperà l’intossicazione di 130.000 cittadini?”, a un certo punto Mikovic alza la voce, ma i rappresentanti delle fabbriche non gli rispondono. “Riuscite a scoprire da dove arriva il veleno?”, chiede il sindaco all’ispettrice Stankovic. Lei risponde negativamente. L’informazione che durante la notte non sono stati misurati i valori delle emissioni nelle fabbriche, suscita l’ilarità della sala, ma nessuno ride davanti al fatto che l’unico laboratorio mobile eco tossicologico della repubblica si trova a Leskovac e non potrà essere a Pancevo prima dell’alba. “Potete fermare tutti i reparti?”, chiede Mikovic, ma alla sua domanda nessuno cerca di dare la benché minima risposta. I direttori ritornano al traffico, agli investimenti e ai solfuri nei reattori. Impotente e arrabbiato, il sindaco Mikovic abbandona la sala. La seduta viene di nuovo temporaneamente interrotta. 

Dopo mezzanotte 

La concentrazione di benzene continua a crescere. Nei corridoi del Municipio i consiglieri discutono in modo non ufficiale se sia di loro competenza ordinare l’evacuazione della città, dal momento che l’industria in modo arrogante si rifiuta di fermare inquinamento. Nel frattempo, i direttori in quegli stessi corridoi continuano a fare telefonate. I giornalisti discutono sugli effetti che può provocare una tale quantità di benzene nell’aria. L’odore sgradevole è completamente penetrato anche nel palazzo, l’aria è diventata pesante, il benzene fluttua nei corridoi, fra chi rifiuta ogni responsabilità e chi chiede il diritto alla vita. Nella hall ci sono una cinquantina di cittadini che si domandano cosa accadrà entro la fine della notte. La gente è mogia, rossa in viso, per la stanchezza e l’ingiustizia, per la preoccupazione per le famiglie che quella notte non stanno dormendo, per l’aria che non si riesce a respirare. 

All’improvviso, arriva la notizia che a Pancevo sta arrivando il presidente della Repubblica Boris Tadic. Con lui anche Bojan Pajtic, il presidente del Consiglio esecutivo della Vojvodina. Messo di fronte alla situazione senza uscita dell’intossicazione di un’intera città, il sindaco Srdjan Mikovic, in accordo con i consiglieri di altri partiti, ha deciso, come membro del Partito democratico, di sfruttare tutti i suoi canali di partito e in piena notte di chiamare in aiuto il presidente della Repubblica in persona. La mossa di un uomo disperato che rovescerà la situazione. 

E’ quasi l’una di notte, ma nel palazzo del Comune lentamente giungono le componenti della logistica presidenziale, il cerimoniale degli esperti, i poliziotti e le guardie del corpo, e anche i giornalisti di tutte le redazioni belgradesi. Si sente già circolare la tesi che tutto ciò sarà il tema degli editoriali e dei forum internet - che il presidente non vede l’ora di inghiottire tutto quel benzene per ottenere punti nella corsa elettorale. Ad ogni modo, si è dimostrato che l’urgente chiamata notturna del sindaco è stata rivolta all’indirizzo giusto e che è andata a vantaggio dei cittadini di Pancevo, almeno per quella notte. 

Quando Boris Tadic e Bojan Pajtic sono arrivati, la seduta del Consiglio con l’ispettrice era in corso, ma presto arriva un nuovo rapporto del sistema di monitoraggio, secondo il quale la concentrazione di benzene si è dimezzata all’improvviso, da 125 a 67 μg/m3. Cosa ha fatto scendere il livello di benzene in modo così improvviso? Forse c’entrano qualcosa le condizioni meteorologiche, ma forse con tutto questo c’entrano pure le innumerevoli chiamate telefoniche intercorse fra l’annuncio e l’arrivo del presidente Tadic. In ogni caso, tutti all’improvviso hanno un sollievo, il pericolo è passato. 

“Le perdite maggiori riguardano la salute delle persone”, ha detto il presidente Tadic. “Non si può giocare con queste cose. Non è lecita alcuna arroganza nei confronti dei cittadini”, ha sottolineato il presidente e poi ha interrogato a lungo i direttori presenti e l’ispettrice della repubblica su cosa si potrebbe fare per evitare simili incidenti. Si è parlato di come sistemare le vecchie tecnologie e di come misurare le emissioni nelle stesse fabbriche , ma nessuno ha più nominato le condizioni meteorologiche e il traffico pesante. In seguito nel Comune di Pancevo è giunto anche il segretario di Stato Dragan Povrenovic, come rappresentante del Governo della Serbia. 

Il benzene ha continuato a diminuire. Alle 2.24 viene dato il segnale acustico di cessato pericolo. Il presidente Tadic ha passato un’ora intera a parlare con i cittadini nella hall del comune. “Vedete che sto parlando con la gente”, ha detto al sindaco Mikovic, mentre cercava di spiegare ad un cittadino di Pancevo il perché fosse impossibile mettere un’intera Zona sud sotto un “bottone rosso” con il quale si spegnerebbe l’industria ogni volta che si verifica l’intossicazione. 

La mattina 

Il giorno seguente, mercoledì 15 novembre, alle 12 si è tenuta una seduta straordinaria del Consiglio comunale, dove si è concluso che un “ulteriore inquinamento ambientale di Pancevo non può essere permesso”. Durante la seduta, durata diverse ore, erano presenti anche i cittadini, e fra di loro c’erano anche gli studenti che si erano radunati davanti al palazzo. 

Ciò che è accaduto dopo si sa - gli avvenimenti di Pancevo si sono trovati sulle prima pagine dei media. I dirigenti del Petrolchimico e della Raffineria sono stati interrogati dalla polizia. Sono arrivate le dichiarazioni dal ministero della Scienza e della Protezione ambientale, il sindaco Mikovic sui media nazionali ha messo in mostra tutta la rocaggine di Pancevo , e il direttore generale del Petrolchimico Sinisa Borovic ha rifiutato di rispondere ai giornalisti chiedendo “cosa volessero da lui”. 

Intorno alle ore 20 di mercoledì, la concentrazione di benzene era di nuovo alta, nella Caserma dei pompieri vengono registrati 49 μg/m3. Davanti al comune si sono radunati circa un centinaio di cittadini che discutono delle possibili soluzioni. “Dobbiamo caricare 30 camion di rifiuti comunali e portarli davanti al Governo della Serbia”, ha proposto uno di loro. 

Il giovedì, la concentrazione giornaliera media di benzene era di circa 18 μg/m3. I membri del Comitato amministrativo del Petrolchimico che provengono dagli organi dell’amministrazione locale hanno dato le dimissioni. Anche il direttore generale del Petrolchimico Sinisa Borovic ha dato le dimissioni, come se all’improvviso avesse capito cosa volessero da lui. Ma, come accade, il Comitato amministrativo del Petrolchimico ha rifiutato le sue dimissioni costatando la necessità di doversi consultare con il governo della repubblica. 

“Pancevac”, il quotidiano locale, è uscito con una prima pagina completamente nera e con l’invito ai cittadini di unirsi alle proteste programmate per venerdì. Gli attivisti con le maschere antigas hanno distribuito in tutta la città i volantini, sui negozi si poteva vedere il manifesto nero “Chiuso per inquinamento”, e in tutta la città hanno affisso delle locandine con scritto “Tu devi”, un invito per prendere parte all’azione. Più di settanta bambini sono andati dal medico per problemi agli organi respiratori, ed è stata data anche l’informazione che più di 1.000 bambini di Pancevo in età prescolastica soffre di bronchite ostruttiva. 

Vita, aria 

Il venerdì, intorno alle dieci, i cittadini hanno iniziato a confluire davanti al palazzo del quotidiano locale. Un grande numero di autobus era parcheggiato in Piazza della libertà, pronti a ricevere i dimostranti, e in testa c’era il furgone del giornale “Pancevac” con la bandiera della città. Il sindaco Mikovic e i funzionari comunali erano in cima alla colonna, insieme ai giornalisti locali. Dall’altra parte della città, anche i tassisti si preparavano al viaggio verso Belgrado. 

Mentre a Pancevo l’inquinamento medio giornaliero di benzene era di circa 16,5 μg/m3, la colonna ha iniziato a dirigersi verso Belgrado per protestare davanti al palazzo del Governo della Serbia. Intorno alle ore 12, davanti al Governo sono giunti circa 3.000 cittadini con le maschere antigas, con le bandiere e vari striscioni, come “Il cancro bussa alla porta”, le lastre radiologiche dei polmoni e lo stemma della città di Pancevo. I cittadini hanno portato una croce con la scritta “Pancevo” e l’hanno lasciata davanti al Governo. Si udivano i fischietti, le trombe e qualche volta la raccapricciante frase “Vita, aria”. 

Per la maggior parte dei partecipanti, la protesta ha mostrato che i cittadini di Pancevo davanti al Governo non hanno ricevuto quello per cui erano venuti a Belgrado. Né l’aria né la vita. Perciò il giorno seguente, sabato, con una concentrazione media di benzene di nove μg/m3, è stata organizzata un’altra protesta, ma questa volta a Pancevo. I cittadini hanno bloccato per un’ora la strada verso le fabbriche della Zona sud e hanno portato una cassa da morto fino al Petrolchimico. Alla fine di queste barricate, i cittadini sono andati via, e gli organizzatori hanno annunciato di avere l’intenzione di tenere bloccata la strada verso la Zona sud per più giorni, con lo scopo di “fermare la consegna dei derivati”, per far sentire le conseguenze delle proteste di Pancevo in tutto il paese. 

La rivolta ecologica di novembre a Pancevo è iniziata. Essa minaccia di trasformarsi nelle prossime settimane in una “lotta per la vita”, nella quale, come è stato annunciato, i cittadini di Pancevo non sceglieranno i mezzi, ma in che modo la cosa andrà avanti. Nonostante la momentanea unione, le vecchie tensioni politiche che esistono nella stessa Pancevo potrebbero impedire le ulteriori attività. Ma se i blocchi riusciranno a durare, Pancevo facilmente potrebbe diventare non solo un problema ecologico permanente ma anche uno scomodo problema politico per tutta la Serbia.