Informazione

Une bombe de l'Otan qui n'a pas explosé retrouvée sur le toit d'une
école


NIS (afp, 3 novembre) - Une bombe larguée par l'aviation de l'Otan
pendant les frappes de 1999 et qui n'avait pas explosé a été
retrouvée vendredi sur le toit d'une école primaire à Nis (sud), a
appris un correspondant de l'AFP auprès des autorités locales.
La bombe a été découverte par deux ouvriers qui étaient employés pour
réparer le toit de l'école "Cele Kula" à Nis (220 km au sud-est de
Belgrade).
Une équipe d'experts était attendue en provenance de Belgrade pour
neutraliser l'engin.
L'aviation de l'Otan avait exécuté entre mars et juin 1999 des
bombardements pour faire cesser la répression du régime de Slobodan
Milosevic contre les séparatistes albanais du Kosovo.
A Nis, 25 personnes, dont 22 civils avaient été tués lors de frappes
aériennes de l'aviation de l'Alliance nord Atlantique.


SOURCE : http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/messages
Liste gérée par des membres du Comité de Surveillance OTAN.

( L'enfer selon l'OTAN
« Civilisation » ? Vous avez dit « civilisation » ?


L'inferno secondo la NATO

«Civilizzazione»? Avete parlato di «civilizzazione»?

di William Bowles
(traduzione dal francese di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
29 ottobre 2006
 
Civilizzato (aggettivo) : colto, istruito, raffinato, illuminato, forbito, elegante, sofisticato, cortese.
Civilizzare (verbo): illuminare, istruire, coltivare, migliorare, far progredire, sviluppare, raffinare.

  

Povero vecchio Dante Alighieri ! Se oggigiorno fosse ancora dei nostri, io sono sicuro che troverebbe difficile trovare le parole per descrivere i mali diffusi dalle sedicenti nazioni civili nei confronti dei senza-difesa del pianeta, supponendo poi che lui fosse completamente al corrente di quello che sta avvenendo.    
Mi rendo conto che non dovrei essere stupito, ma nondimeno lo sono. Stupito, in primo luogo, di vivere all’interno di una cultura barbara che è stata capace di farsi passare per civilizzata, e secondariamente, che questa cultura abbia potuto persuadere il mondo di essere in possesso di credenziali di civilizzazione di prima categoria. E in terzo luogo, che sia stata capace di conservare questa illusione almeno per cinquecento anni. 
La maggior parte di noi associa l’idea di civilizzazione alla conoscenza e al rispetto per la cultura, tuttavia la radice della parola è quella di cittadino.   

« I missili hanno colpito dei serbatoi di stoccaggio del complesso petrolchimico [a Panchevo, a nord-est di Belgrado], provocando la diffusione nell’atmosfera di più di 900 tonnellate di cloruro di vinile monomero (VCM), altamente cancerogeno. Al levar del sole, le nubi di VCM incombevano sopra tutta la città, facendo registrare un limite di tossicità quasi 10.600 volte più alto di quello consentito per la sicurezza dell’uomo, e le nubi che si levavano dall’insediamento industriale erano così dense che i residenti non potevano vedere il sole. Il VCM è già di per sé pericoloso, ma, quando brucia, libera come sottoprodotto il fosgene, una sostanza gassosa talmente nociva da essere stata utilizzata come gas tossico durante la Prima Guerra Mondiale. 
Sotto l’azione devastante del fuoco, si liberava anche cloro, un’altra sostanza utilizzata come gas tossico durante la Prima Guerra Mondiale, assieme ad una grande quantità di altri prodotti chimici nocivi, come nafta, dicloroetilene ed acido cloridrico.  
Più di 2.000 tonnellate di dicloroetano PVC fortemente tossico hanno dilavato il terreno, provocando la necessità di proibire per lungo tempo di mangiare radici alimentari coltivate nei dintorni della città. Una pioggia di veleni ha inzaccherato la regione,  e centinaia di tonnellate di petrolio e di prodotti chimici hanno imbevuto il suolo e si sono sversate nel Danubio.  
Dopo che un missile aveva mancato di poco di squarciare un serbatoio di ammoniaca liquida, le maestranze sono state prese dal panico di fronte alle spaventose conseguenze che si avrebbero avute con l’esplosione del serbatoio, e hanno dovuto scaricare l’ammoniaca liquida nel Danubio.» 1

Come se l’utilizzo di potenti esplosivi nel corso di bombardamenti “ordinari”, che non fanno “altro” che fare a pezzi uomini, donne e bambini, non fosse decisamente cosa malvagia, quella che io definisco una “guerra ecocida” non risulta immediatamente evidente nei suoi effetti devastanti, non solamente sulle popolazioni ma anche sulle loro generazioni future, sull’intero ecosistema, effetti che si protrarranno nel tempo, di cui noi abbiamo solo una comprensione delle più vaghe, eccetto che non possono essere altro che disastrosi per i nostri discendenti.
La gamma di armi... “ecologiche” impiegate dalle sedicenti nazioni civilizzate è di per sé devastatrice, ma, come i loro stessi bersagli, esse stesse contengono spesso sostanze tossiche e cancerogene, e quindi gli effetti di queste armi vengono moltiplicati dai prodotti chimici che si riversano nell’ambiente. 
Risulta inconcepibile che i pianificatori delle guerre non si rendano conto delle conseguenze che si hanno nel prendere come bersagli moderni stabilimenti industriali, il cui contenuto, una volta liberato, rende di fatto inabitabile l’ambiente, forse per generazioni. 
Quando, nei paesi occidentali, capitano incidenti nelle fabbriche con produzioni consimili, viene provocato un finimondo dell’inferno, vengono messi in attuazione piani di urgenza, comunità intere vengono evacuate ; vengono determinate zone di non accesso, la bonifica esige l’intervento di squadre che utilizzano gli ultimi ritrovati della tecnica per ridurre al minimo i danni ambientali.  
 
Niente di tutto questo avviene per i disgraziati abitanti della Jugoslavia, dell’Iraq o del Libano, dove prendere come bersaglio industrie elettriche e chimiche e i siti di stoccaggio fa parte integrante di una deliberata politica di terrore, in quanto non è destinata solo alle persone che vivono e lavorano in questi luoghi, ma mette in pericolo anche l’intera popolazione attraverso la distruzione degli impianti di trattamento e di distribuzione dell’acqua e la perdita di energia elettrica per gli ospedali. In effetti, è l’intero tessuto della società moderna a subire la paralisi.      
Altrettanto devastante è il silenzio pressoché totale dei media occidentali, che, costantemente e volutamente, non forniscono informazioni al pubblico sull’argomento degli orribili effetti di queste armi da incubo su letteralmente milioni di persone.  
«Appiccare il fuoco e dimenticarsene» assume un significato del tutto nuovo!  
L'impiego di queste armi su obiettivi industriali costituisce un crimine di guerra di tali dimensioni assolutamente devastatrici che è immaginabile che i cittadini delle nostre nazioni, se fossero veramente resi consapevoli dell’entità e dell’impatto di queste armi di distruzione di massa, reagirebbero con orrore e ripugnanza al fatto che tali devastazioni siano commesse non solamente in loro nome, ma da comunità sociali che pretendono di essere civilizzate. 
Non sorprende assolutamente che i principali mezzi di informazione ci abbiano nascosta la realtà.  

« Il tempo di dimezzamento dell’Uranio Depleto (DU) è di 4,5 miliardi di anni, di conseguenza viene assicurata così la contaminazione perpetua delle zone colpite. Per comprendere esattamente cosa significa questo in termini temporali, considerate che l’età del sistema solare è leggermente più lunga. 
Inoltre, le armi al DU presentano un vantaggio supplementare, quello di essere un mezzo efficace per potersi sbarazzare di scorie nucleari. Prima della guerra della NATO contro la Jugoslavia, gli USA avevano stoccato più di 450.000 tonnellate (un miliardo di libbre anglo-sassoni) di scorie derivate dalla produzione di armi nucleari, ed il Pentagono ha fornito gratuitamente questo materiale ai fabbricanti di armamenti. 
Una sola microparticella di DU che va ad insediarsi nei polmoni equivale ad essere radiografati ai polmoni una volta ogni ora, per tutta la vita.» 2
I media occidentali, utilizzando le false dichiarazioni della NATO secondo cui il DU non è una fonte di radioattività, non procura un aumento delle radiazioni, dichiarazioni che si basano sull’utilizzo dei contatori Geiger che di fatto non misurano le radiazioni α emesse dal DU, hanno contribuito nel respingere le accuse di pericolosità nei confronti del DU. 
Ha suscitato grande scalpore l’utilizzo delle bombe a frammentazione, ma una variante ben più letale è costituita dalle bombe a grafite, impiegate contro le stazioni di trasformatori elettrici, quindi costruite per distruggere i rifornimenti elettrici di una nazione. 
« Si tratta di piccoli recipienti riempiti di minuti rotoli, avvolti con fili di silicio. I filamenti di silicio sono ricoperti di alluminio, per diventare conduttori elettrici: quando questa bomba a frammentazione esplode sopra una centrale di trasformatori, una specie di ragnatela piomba sulla struttura. Si tratta come di una sorta di acqua solida. L’effetto è il medesimo, come se voi gettaste delle enormi quantità d’acqua sopra queste centrali di distribuzione. Si originerebbero corto-circuiti, ecc., e queste strutture verrebbero completamente messe fuori servizio. Ma la maggior parte di questi materiali si riversano a formare una nebbia di minuscole particelle di silicio. Come voi sapete, il vetro è fatto di sostanza silicea. Anche la lana di vetro è di natura silicea. Da vent’anni è stato proibito l’uso della lana di vetro, dato che è altamente cancerogena. Pensiamo agli esseri umani viventi in quei settori dove queste bombe sono state lanciate. In questi posti ha gravato per delle ore quella nube spessa e le persone hanno dovuto inalare le particelle di silicio. » 3

Ma quanto sono ingegnosi gli umani quando si tratta di concepire metodi di sterminio! Che milioni di persone altamente specializzate siano impiegate ad inventare questi mezzi terrificanti di morte, dovrebbe indurci ad una aperta rivolta contro i nostri governi, quando stanno commettendo tali azioni di pura malvagità contro i nostri fratelli uomini, e tutto questo per il conseguimento del profitto privato.
Tale è il grado di alienazione, provocato non solamente dal fatto che gli scienziati e gli ingegneri nei loro laboratori isolati sono totalmente distaccati dagli effetti della loro ingegnosità, ma perché noi tutti conviviamo con una cultura che ha fatto della disinformazione, da generazioni, la sua caratteristica e che ha acquisito l’idea che noi occupiamo qualche nicchia più alta nell’albero dell’evoluzione, tanto è perniciosa la nostra concezione di « civilizzazione ».   
Per quanto tempo ancora potremo continuare a sottrarci alle nostre complicità tacite in questi delitti di massa, in virtù dell’idea che noi abbiamo una sorta di autorizzazione « dall’alto », da parte di un Dio che può parlare di pietà e di compassione, e nel contempo trovare delle giustificazioni per l’uso del terrore come mezzo di propagazione della « civilizzazione », dello stile occidentale?

In ultima analisi, le ragioni vere, occultate agli occhi del pubblico, sono puramente economiche.
La Jugoslavia, l’ultimo bastione della proprietà sociale nell’Europa dell’Est, doveva vedere la sua economia interna ridotta in rovina. 
Quindi, sotto l’apparenza di obiettivi “militari” da distruggere, ogni fabbrica e capannone e magazzino di una qualche importanza, tutte le infrastrutture, elettriche, per l’acqua, di trattamento delle acque da depurare, di comunicazione e trasporti, sono state bombardate, spesso a più riprese, senza alcuna preoccupazione per le conseguenze. E non ci si sta sbagliando! I piani della NATO mettevano in evidenza che l’economia della Jugoslavia doveva venire svenduta al capitalismo occidentale. 

« Il Patto di Stabilità sponsorizzato dall’Occidente per l’Europa del sud-est ha preteso l’estensione delle privatizzazioni e degli investimenti occidentali. Il Nuovo Forum per la Serbia, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri Britannico ha condotto i professionisti e i docenti universitari Serbi regolarmente in Ungheria per delle discussioni con gli “esperti” Britannici  e dell’Europa Centrale... Il Forum ha preconizzato il “reintegro della Jugoslavia nella famiglia Europea”, un eufemismo per designare lo smantellamento dell’economia orientale socialista e la messa in opera di una campagna di privatizzazioni in favore del profitto delle imprese occidentali.» 4

In realtà, la parola « civilizzazione » è di fatto un termine  del codice del capitalismo, dello stile occidentale, che giustifica lo sterminio di massa e il terrorismo contro tutti quei paesi che resistono alle sue pretese.

Note

1. George Monbiot, « Consigning Their Future to Death » (Affidano il loro futuro alla morte), The Guardian (Londra), 22 aprile 1999.
Tom Walker, « Poison Cloud Engulfs Belgrade » (Una nube tossica ha inghiottito Belgrado), The Times (Londra), 19 aprile 1999.
Mark Fineman, « Yugoslav City Battling Toxic Enemies » (La città Jugoslava si batte contro nemici tossici), Los Angeles Times, 6 luglio1999.
2.Scott Peterson, « Depleted Uranium Bullets Leave Trail in Serbia » (Proiettili ad Uranio Depleto lasciano il segno in Serbia),  Nando Medias, 5 ottobre 1999.
« Use of Depleted Uranium (DU) Weapons by NATO Forces in Yugoslavia » (Uso in Jugoslavia di armi ad Uranio Depleto da parte delle forze della NATO), Coghill Research Laboratories (UK), aprile 1999.
3.Intervista di Dushan Vasiljevich per delega, Belgrado, 7 agosto1999.
4.« Britain Trains New Elite for Post-Milosevic Era » (La Gran Bretagna forma la nuova élite per l’era post-Milosevic), The Independent (Londra), 3 maggio 2000.

Tutte le citazioni e i riferimenti sono tratti da “Stranges Liberators -- Militarism, Mayhem and the Pursuit of Profit” (Liberatori stranieri -- Militarismo, disordine caotico e ricerca del profitto) di Gregory Elich. Llumina Press, 2006.

 
URL di questo articolo : http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=1417&lg=fr

Fonte: http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/




(Nella rubrica Kultura del quotidiano belgradese "Politika" è apparsa una intervista con il compagno Catone, raccolta in occasione del Salone del libro di Belgrado; si cita anche il libro di Jean Toschi Marazzani Visconti "Il Corridoio" - https://www.cnj.it/INIZIATIVE/jeantoschi.htm -, presentato al Salone e recentemente apparso anche in lingua serbocroata, oltreché la raccolta di scritti e materiali fotografici "L'altra guerra del Kosovo", cui Catone ha collaborato. A cura di OJ e AM)



Andrea Katone, osnivač „Mosta za Beograd”

Sve laži rata 

Nikada se nije toliko lagalo kao u slučaju jugoslovenskih ratova u toku devedesetih, a posebno kad je reč o NATO agresiji 1999.

( SLIKA: Andrea Katone (Fotodokumentacija „Politike”) )


Među gostima ovogodišnjeg Sajma knjiga u Beogradu bio je i Andrea Katone, profesor iz Barija, jedan od organizatora i promotora Društva za solidarnost i kulturu „Most za Beograd”. Proučavajući rusko društvo, istočnu Evropu i Balkan, ovaj profesor filozofije se 1999. godine posebno posvetio proučavanju rata u Jugoslaviji i pitanju Kosova. Njegovo ime nalazi se na mnogim knjigama koje pokušavaju da isprave nepravde prema Srbima, a koje su objavili italijanski izdavači „La citta del sole” i „Achab”.
Pomenuti izdavači bili su, takođe, gosti na ovogodišnjem sajmu, a njihove knjige bile su izložene na štandu beogradskog Zavoda za udžbenike i nastavna sredstva. Zavod je objavio i prevod dela „Koridor” Džin Toski Maracani Viskonti, na čijoj promociji je govorio i Andrea Katone. On je istakao da je od najveće važnosti upoznati Italiju sa istorijom i kulturom srpskog naroda od srednjeg veka do naših dana, prevoditi i štampati knjige iz srpske istorije i književnosti, kao i otvoriti Srpski kulturni centar u Italiji

Možete li da objasnite za naše čitaoce kako je nastalo Društvo „Most za Beograd” čiji ste direktor, i šta je njegov cilj?

– Naše udruženje nastalo je u Bariju, marta 1999. godine, zahvaljujući grupi intelektualaca, studenata i radnika koji su želeli da se čuje i „drugi glas” protiv, u horu ponavljanih, neistina o srpskom narodu. Izveli smo za vreme, i posle NATO agresije, jednu akciju protiv široko prihvaćenog stava i mišljenja, zajedno sa nekim udruženjima i intelektualcima iz drugih zemalja, na primer sa francuskim novinarom Mišelom Kolonom, autorom izvrsnog dokumentarca o stanju na Kosovu posle okupacije NATO. Taj film smo preveli, prikazivali i distribuirali na video-kasetama po celoj Italiji. Organizovali smo i predavanja na univerzitetima, u školama, radničkim klubovima, parohijama...

Do nas je doprla vest o izložbi „SOS Kosovo – srpski srednjovekovni manastiri pre i posle rata”.

– Da, to je bila izložba o pogromu marta 2004. kada su kosovski Albanci uništavali i spaljivali srpske manastire i crkve, koju smo organizovali u proleće 2005. u saradnji sa beogradskom „Mnemozinom”, i, istovremeno, savetovanje o statusu Kosova. Pre ove, organizovali smo i brojne druge fotografske izložbe poput one „Napravili su pustoš i to nazivaju mirom”, zatim o oružju i bombama zabranjenim međunarodnim konvencijama koje je NATO koristio, o spomenicima kulture na Kosovu...

Pored borbe protiv laži, šta je još bio cilj „Mosta za Beograd”, čije ime budi andrićevske asocijacije?

– Drugi naš cilj bile su akcije solidarnosti kako bismo pomogli izbeglicama koje su se slile u sankcijama iznurenu Srbiju, zatim deci kragujevačkih radnika čiji su roditelji ostali bez posla, deci i mladima sa Kosova i Metohije koji su izgubili jednog ili oba roditelja. Pored toga, „Most za Beograd” je skromnim novčanim prilogom pomogao više od 300 srpskih porodica, u ukupnoj sumi od više od 350.000 evra. Kap u okeanu, ali ne treba zaboraviti da su skupljeni, malo-pomalo, prilozima profesora, studenata, radnika, penzionera. Uspeli smo da realnu situaciju u Srbiji približimo hiljadama Italijana. Neki od njih su i došli u Srbiju da posete porodice koje su pomogli, ali je do danas ostalo nemoguće da oni ugoste decu ili porodice iz Srbije zbog nepremostivih birokratskih teškoća italijanske konzularne službe u Beogradu.

Otkud toliko interesovanje u Italiji za rat u bivšoj Jugoslaviji i da li ga je uslovila posebna politička situacija?

– Početkom 1999. godine, kada je vlada naše zemlje uzela učešće u NATO agresiji na Jugoslaviju, preciznije na Republiku Srbiju, nju je vodila koalicija levog centra, dakle različite partije među kojima i neke koje su u prošlosti, 1991, bile protiv agresije na Irak i čija je biračka baza, bilo njen katolički, bilo levičarski deo, podržavala pacifističke pokrete. Da bi mogla da opravda učešće Italije u agresorskom ratu protiv Jugoslavije koja nikoga nije napala i nije prekršila međunarodno pravo, njegovi zagovornici morali su da izmisle demonizaciju srpskog naroda uporedivši ga sa nacistima. Svi ratovi, od onih u antičkom Rimu do danas, bili su praćeni izgovorima i lažima i uvek predstavljani kao opravdani, ali nikada se nije toliko lagalo i toliko izvrtala istina kao u slučaju jugoslovenskih ratova u toku devedesetih godina, a posebno kad je reč o NATO agresiji 1999.

Da li je bilo teškoća i osporavanja rada vaše organizacije?

– Delatnost koju već osam godina obavljamo dobrovoljna je i bez ikakve novčane naknade, a obično oni koji nose pomoć u Srbiju sami snose troškove svoga putovanja. Rad nije lak i nije uvek dobro primljen. Tako je bilo naročito u godinama agresije na Srbiju, tako je na žalost i danas. I dalje su moćni antisrpski lobistički centri, to pokazuje opšte usmerenje italijanskih medija koji su i dalje malo skloni da oslušnu i srpske razloge. Pomaci su mali, ali nam znače. Na primer, knjigu „Drugi rat za Kosovo” u kojoj ukazujem na nepodnošljive uslove Srba i nealbanaca na Kosmetu, priredila je poslanik u italijanskom parlamentu Luana Zanela, a predgovor joj je napisao gradonačelnik Venecije Masimo Kačari.

Vaše ime se pojavljuje na mnogim italijanskim knjigama o ovim temama, bilo da ste autor, pisac predgovora, priređivač, redaktor...

– „Most za Beograd” je pokrenuo i štampanje knjiga koje bi pružile objektivne informacije o onome što se stvarno dešava na tlu nekadašnje Jugoslavije. Pored „Koridora” Džin Toski Maracani Viskonti, želim da pomenem i knjigu „Kosovo, crna rupa Evrope”, s mojim predgovorom, koja je, takođe, prevedena na srpski i koja je u Italiji doživela nekoliko izdanja. Pomenuo bih i knjige „Od Srednjeg istoka do Balkana, krvava zora američkog veka”, napisanu u saradnji sa italijanskim filozofima i istoričarima, i „Laži o ratu u Jugoslaviji” nemačkog novinara Elsesera s mojim predgovorom za italijansko izdanje. Najzad, tu je i „Drugi rat za Kosovo – srpska, pravoslavna, hrišćanska baština koju treba spasavati” u kojoj je i moj prilog o srpskoj istoriji i koju je i vaš list nedavno prikazao.

-----------------------------------------------------------

Izložba o Jasenovcu

– Čini mi se da je danas zanemaren veliki udeo jugoslovenskih naroda u borbi protiv fašizma, a pogotovo srpskog koji je platio najveći cenu. Zato smo se angažovali u novom projektu, izložbi fotografija posvećenoj žrtvama Jasenovca, srpskog Aušvica, koju ćemo, uz pomoć srpskog Muzeja žrtava genocida iz Beograda, otvoriti u Bariju 27. januara 2007. godine, povodom spomen-dana žrtvama fašizma. To će biti prilika da se svet podseti da je srpski narod jedini evropski narod koji je bombardovan i na početku i na kraju 20. veka – kaže Andrea Katone.


Gordana Popović
[objavljeno: 07.11.2006.]



(italiano / english)

Kosovo and Montenegrin Separatists / 1: Allied Against Peace

1. Ceku a Podgorica, Belgrado protesta (dal sito antijugoslavo
"Osservatorio Balcani")

2. Kosovo: Bulgaria, Macedonia and Montenegro have betrayed Serbia
(Regnum, Russia)


=== 1 ===

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6390/1/51/

Ceku a Podgorica, Belgrado protesta

10.11.2006 Da Podgorica, scrive Jadranka Gilić

Il premier (SIC) kosovaro Agim Ceku va in visita ufficiale nella
capitale montenegrina, ma il governo serbo critica fortemente la
scelta diplomatica di Podgorica. Si inaspriscono i rapporti tra
Serbia e Montenegro


Mentre sono in corso i negoziati per decidere lo status futuro del
Kosovo, il premier kosovaro Agim Ceku è giunto in visita ufficiale in
Montenegro il 3 novembre scorso e si è incontrato con i più alti
esponenti statali montenegrini. Il governo serbo ha criticato
aspramente le autorità di Podgorica per la visita del premier
kosovaro, valutandola come un fatto sorprendente e preoccupante.

Dopo l’incontro del premier kosovaro con le autorità montenegrine
si è tenuta una conferenza stampa a Podgorica, durante la quale Agim
Ceku ha dichiarato che attende una soluzione per lo status del Kosovo
entro la fine dell’anno (B92, 3 novembre).

“Secondo il nostro punto di vista il Kosovo sarà un paese
proiettato verso l’integrazione europea, un paese democratico,
moderno, multietnico e stabile, che vivrà in pace con i vicini e che
contribuirà alla stabilità della regione”, ha dichiarato il
premier kosovaro, sottolineando che questa è l’unica soluzione
sostenibile per la regione. Ceku ha anche detto che i serbi
governeranno i territori che abitano, aggiungendo che “Il Kosovo è
la loro casa, il loro paese ed io sono il loro premier e mi sento
responsabile per tutti.”

Il premier montenegrino, Milo Djukanovic, ha spiegato la posizione
del Montenegro dichiarando che ogni soluzione sulla quale
concorderanno Belgrado, Pristina e la comunità internazionale è
accettabile per il Montenegro, dichiarando inoltre che prima si
risolve lo status del Kosovo meglio è visto che dalla qualità della
soluzione dipendono le future relazioni e la stabilità della regione.

Dall’altra parte il presidente serbo Boris Tadic ha trovato
“inaccettabile e non necessaria” la mossa di Djukanovic di
ricevere il premier kosovaro Ceku nel momento in cui si svolgono le
trattative sullo status futuro. Tadic ha dichiarato: “Agim Ceku non
è stato autorizzato a rappresentare il Kosovo all’estero e a
condurre colloqui bilaterali. Inoltre, penso che non sia necessario
fare pressione per portare a termine i negoziati sullo status del
Kosovo entro la fine dell’anno.” Il presidente serbo ha poi
aggiunto: “Spero che il futuro governo del Montenegro abbia più
comprensione per una questione così complessa e che si comporti in
modo tale da mantenere la stabilità della regione.”

Invece, il premier della Serbia, Vojislav Kostunica, ha ricordato
che “non è mai successo nella storia che il Montenegro si sia messo
contro la Serbia. E da quando esiste, la Serbia non ha mai fatto
niente contro il Montenegro” (B92, 5 novembre). Secondo Kostunica,
la posizione della Podgorica ufficiale secondo la quale il Kosovo è
un vicino del Montenegro, viola direttamente la sovranità e
l’integrità territoriale della Serbia. Il premier serbo ha spiegato
che “questa posizione è stata esposta durante il colloquio con
Ceku, accusato dalla Serbia di aver commesso crimini di guerra contro
la popolazione serba, e non solo in Kosovo”.

Inoltre, il governo serbo ha avvisato il governo montenegrino che ha
l’obbligo di rispettare rigorosamente la sovranità e l’integrità
territoriale della Serbia, in conformità alla Carta dell’ONU e alle
norme del diritto internazionale. In caso contrario, il governo
montenegrino dovrà ritenersi responsabile delle serie conseguenze nei
rapporti fra la Serbia e il Montenegro (B92, 4 novembre).

Anche la presidentessa del Centro di coordinamento per il Kosovo,
Sanda Raskovic Ivic, ha criticato aspramente le autorità di Podgorica
per la visita del premier kosovaro Ceku in Montenegro. Raskovic Ivic
ha valutato la visita di Ceku in Montenegro, come un fatto
sorprendente e preoccupante, nel momento in cui - secondo la Raskovic
Ivic - la comunità internazionale, ed in primis la Russia e la Cina,
sta cambiando la propria posizione sulla soluzione futura per il
Kosovo, a favore della Serbia.

Dal canto suo, il ministro montenegrino degli Esteri, Miodrag
Vlahovic, ha spiegato che la visita del premier kosovaro Ceku in
Montenegro non ha affatto danneggiato gli interessi della Serbia nel
momento in cui sono in corso i negoziati sullo status futuro del
Kosovo. Secondo Vlahovic la comunicazione del Montenegro con i paesi
della regione contribuisce alla stabilità della regione ed è stata
appoggiata dalla comunità internazionale. Vlahovic ha anche spiegato
che la decisione di ricevere Agim Ceku non è stata una decisione
personale del premier montenegrino Milo Djukanovic, ma il risultato
della politica estera del Montenegro.

Le reazioni della Serbia ufficiale alla visita di Ceku nella capitale
montenegrina hanno provocato le contro-reazioni del governo del
Kosovo. La portavoce del governo kosovaro Ulpijana Ljama, ha detto
che non c’è bisogno che la Serbia interferisca nella politica
estera del Kosovo coi paesi confinanti, così come il Kosovo non
interferirà nelle relazioni tra la Serbia e il Montenegro. La
portavoce Ljama ha aggiunto: “La Serbia deve cambiare politica ed
accettare la nuova realtà dei Balcani, come lo hanno fatto gli altri
paesi” (B92, 5 novembre).

Secondo gli analisti internazionali, oggi il Kosovo rappresenta un
“buco nero” dell’Europa. Al posto dell’integrazione, la
situazione attuale della regione stimola il processo opposto: la
segregazione. La Washington ufficiale insiste che la decisione finale
sullo status di Kosovo sia presa entro la fine dell’anno, mentre gli
esponenti dell’Unione europea annunciano che potrebbe esserci un
rinvio della decisione a dopo le elezioni parlamentari in Serbia. Gli
analisti valutano che l’approccio più realista di Bruxelles è
motivato dal giustificato timore che la decisione sullo status finale
del Kosovo, presa prima delle elezioni, destabilizzerebbe seriamente
la Serbia e radicalizzerebbe la sua scena politica.


=== 2 ===

From: Rick Rozoff
Subject: [yugoslaviainfo] Kosovo, Montenegrin Separatists In
Criminal Collusion
Date: November 10, 2006 4:52:57 PM GMT+01:00
http://www.regnum.ru/english/736189.html

Regnum (Russia)
November 11, 2006

Kosovo: Bulgaria, Macedonia and Montenegro have betrayed Serbia

-Some people believe that the Montenegrin authorities
invited Ceku to Montenegro with a view to improve
their relations with the local Albanian minority after
the Sept 2006 arrest of Albanian extremists from the
Movement for the Rights of Albanians in Montenegro. On
Nov 6, Montenegrin Public Prosecutor Vesna Medenica
said that this group, together with the fighters from
the so-called Kosovo Liberation Army, were plotting
terrorist acts in the territory of Montenegro.
-“The visit of Ceku, who is suspected of having
committed military crimes against Serbs, Montenegrins
and other non-Albanians in Kosovo and Metohija, looked
especially provocative as it took place right after
the adoption of the Constitution of Serbia and exactly
at the moment when the world community is trying to
solve the problem of Kosovo and Metohija in line with
the UN Charter and UN SC Resolution 1244.”
-“Montenegro’s independence gained with the decisive
support of Albanians was just the first step towards
the possible secession of Kosovo and Metohija from
Serbia.”

In the last few months, the head of the interim
government of Kosovo Agim Ceku has visited a number of
countries to enlist their support for Kosovo’s
independence.

He visited the US and the UK, Bulgaria and FYR
Macedonia.

Ceku’s visits have not gone unnoticed: the world
community is very much interested in what status
Kosovo will get and in what stance the UN Security
Council and Contact Group members and Balkan states
have on the matter.

Special attention was given to Ceku’s Nov 3 visit to
Montenegro, which quite recently voted to secede from
Serbia.

In Montenegro Ceku met with the prime minister, the
speaker of the parliament, the FM, and all of them
treated him as the head of the government of a state.

Montenegrin Prime Minister Milo Djukanovic said that
the key topic of his talk with Ceku was not the status
of Kosovo but the future of the region and good
neighborly relations between Montenegro and Kosovo.

Ignoring the fact that Kosovo is an integral part of
Serbia, Djukanovic stressed that, despite its status,
Kosovo is Montenegro’s neighbor and so the sides
should be interested in being good neighbors.

Djukanovic and Ceku exchanged their views of how to
eliminate structural restrictions to the
liberalization of the energy and other markets in the
Balkans and how to attract big investors in the
region.

They also stressed the need to open new border
crossings for bringing closer the business interests
of Montenegro and Kosovo and discussed ways to
strengthen border control and to jointly fight
organized crime. Djukanovic said that the Montenegrin
and Kosovan government delegations would meet to
discuss the return of Kosovan refugees in Montenegro.

Concerning the status of Kosovo, Djukanovic said that
Montenegro is interested in the urgent resolution of
this problem – under the agreement between Belgrade
and Pristina and with the consent of the world
community – and is ready to support any decision to be
passed by the world community.

Ceku used his visit to state once again that the
provision of Kosovo with independence is the only
permanent decision. He once more expressed his
conviction that this decision will be made by the end
of this year.

During his visit to Montenegro, Ceku also met with the
leaders of the Albanian parties in Montenegro and with
the heads of the Albanian community of Ulcinj, a
municipality where Albanians constitute over 70% of
the population.

Ceku said that the Albanian community in Montenegro
has always been constructive: it has never posed a
threat to the country’s interests but, on the
contrary, has actively protected them.

Ceku commended the Albanian community for their active
role in the current processes in Montenegro and
expressed hope that “the Montenegrin Government will
respond positively by guaranteeing the exercise of the
rights of Albanians in Montenegro.”

It is not clear what rights Ceku meant, but it is
known well that the Montenegrin Albanians want
autonomy and hope that Kosovo’s independence will help
them in the matter.

Some people believe that the Montenegrin authorities
invited Ceku to Montenegro with a view to improve
their relations with the local Albanian minority after
the Sept 2006 arrest of Albanian extremists from the
Movement for the Rights of Albanians in Montenegro. On
Nov 6, Montenegrin Public Prosecutor Vesna Medenica
said that this group, together with the fighters from
the so-called Kosovo Liberation Army, were plotting
terrorist acts in the territory of Montenegro.

The visit of Ceku has received a very negative
response from the opposition parties of Montenegro,
who said that it was “a scandal that will cause grave
political consequences” and “an attempt to stab in the
back the Serbian leaders and all Serbs in the
Balkans.”

The Socialist People’s Party of Montenegro said that
the invitation of Ceku, “the well-known representative
of the Kosovan extremists,” was an act of open support
for those forces who want to separate Kosovo and
Metohija from Serbia.

“The visit of Ceku, who is suspected of having
committed military crimes against Serbs, Montenegrins
and other non-Albanians in Kosovo and Metohija, looked
especially provocative as it took place right after
the adoption of the Constitution of Serbia and exactly
at the moment when the world community is trying to
solve the problem of Kosovo and Metohija in line with
the UN Charter and UN SC Resolution 1244.”

The Democratic Serbian Party said that “now that
Serbia is taking active diplomatic steps to keep
Kosovo from secession and the problem of the status of
this southern Serbian region is entering the final
stage, the invitation of Ceku to visit Montenegro was
a non-diplomatic act” and can be interpreted as an
interference in the internal affairs of another state.

The Socialist People’s Party of Montenegro said that
“by inviting Ceku, Djukanovic and his regime have
openly taken the side of the Albanian extremists in
Kosovo and Metohija,” while the People’s Party of
Montenegro said that “by so doing they have shown
support for the Ceku separatist regime” and that
“Montenegro’s independence gained with the decisive
support of Albanians was just the first step towards
the possible secession of Kosovo and Metohija from
Serbia.”

The party urged all opposition parties to initiate a
special parliamentary session for considering “the
Montenegrin authorities’ open support for the Albanian
separatists in Kosovo.”

Those in Serbia have strongly criticized the
invitation of Ceku to Montenegro.

Serbian President Boris Tadic said that it was “an
unacceptable and unnecessary gesture” by Djukanovic
now that the sides are negotiating the future status
of Kosovo.

Those in the Serbian Government said that Kosovo is an
inalienable part of Serbia rather than “a neighboring
state for Montenegro” as the Montenegrin officials
said.

Serbian Prime Minister Vojislav Kostunica warned the
Montenegrin Government that they “should respect the
sovereignty and territorial integrity of Serbia in
line with the UN Charter and international law.
Otherwise, they will be responsible for possible
serious consequences in Serbian-Montenegrin
relations.”

The G-17+ party said that the position of the
Montenegrin authorities does not contribute to the
development of good neighborly relations between
Serbia and Montenegro and must be condemned, while the
secretary general of the Serbian Radical Party
Aleksandar Vucic said that it was “the most shameful
act in the history of Montenegro” and “the Montenegrin
authorities just returned the favor done to them
during the referendum [on Montenegro’s independence].”

The Socialist Party of Serbia demanded that the
Serbian authorities show tough reaction to this
“anti-Serbian gesture” of the Montenegrin leadership.
The Blic daily (Belgrade) said that “Djukanovic may go
into history as the person who restored Montenegro’s
independence but he is also the person who spoiled
Montenegro’s relations with Serbia — the first and
most natural ally.”

Djukanovic and Montenegrin Foreign Minister Vlahovic
denied the charges and said that the talks with Ceku
have not spoiled Montenegro’s relations with Serbia,
who remains the country’s key partner, and were not
aimed at influencing the talks for Kosovo’s future
status.

In their turn, the Kosovan authorities have blamed
Serbia for interfering in the policies of its
neighbors. The spokeswoman of the Kosovan Government
Ujlpijana Ljama said that Serbia should accept the new
reality in the Balkans.

However, some forces in Kosovo think otherwise. The
Serbian Vece believes that the decision of the
Montenegrin authorities to officially receive Ceku has
deeply hurt the Serbs and the Montenegrins in Kosovo.
However, this step was not unexpected as Djukanovic is
deeply in debt to the Albanian community for his stay
in power all these years.

After his visit to Montenegro, Ceku continued his
tour: he visited Albania, on Nov 6 he went to
Slovakia, where local officials told him that the
decision on Kosovo’s status requires absolute
consensus and that the Kosovan authorities should
refrain from one-sided steps. And now Ceku is planning
to go to Moscow and is waiting for the Russians’
response to his wish to visit Russia for explaining
the stance of the Kosovan leadership.


SOURCE:

http://groups.yahoo.com/group/yugoslaviainfo , http://
groups.yahoo.com/group/stopnato