Informazione
L’accerchiamento batteriologico Usa della Russia
Torna di attualità a Mosca l’allarme per i laboratori biologici statunitensi sparsi nelle vicinanze dei confini russi. Secondo l’ex Ministro per la sicurezza georgiano, Igor Ghiorgadze, ci sarebbero le prove di attività illecite, da parte Centro di ricerche yankee Richard Lugar, aperto in Georgia all’epoca della presidenza del transfuga “ucraino-polacco” Mikhail Saakašvili. In una conferenza stampa a Mosca, Ghiorgadze ha dichiarato di essere in possesso di documenti che testimoniano di esperimenti biologici su esseri umani; in particolare, un elenco di 30 persone, ricoverate a suo tempo presso il Centro e decedute per epatite C: 24 di esse sarebbero morte nello stesso giorno. L’ex Ministro ha indirizzato una lettera aperta a Donald Trump chiedendogli di chiudere il laboratorio – il suo passaggio sotto giurisdizione georgiana, promesso sin dalla sua inaugurazione, non è ancora avvenuto – e condurre un’indagine sugli esperimenti.
Riportando la notizia, la Tass nota che gli Stati Uniti hanno sì firmato a suo tempo il Protocollo di Ginevra del 1925 che vieta l’uso di armi batteriologiche e la Convenzione del 1972 che proibisce lo sviluppo di armi batteriologiche e tossicologiche (BTWC); ma lo hanno fatto, con il codicillo secondo cui il divieto di sviluppo delle armi biologiche non proibisce le ricerche nel settore. E Mosca si dice seriamente preoccupata per il fatto che molti laboratori biologici segreti statunitensi si trovino in prossimità dei confini russi.
Dall’Armenia giunge la notizia secondo cui il nuovo Primo ministro Nikol Pašinian avrebbe consentito a specialisti russi l’accesso ai laboratori biologici americani nel paese. In un’intervista a Kommersant, Pašinian ha assicurato che in tali laboratori “non c’è nulla di preoccupante”, data la loro “alta qualità. Credo che sia un bene che ci siano qui tali qualificati laboratori, che in nessun caso possono essere usati contro la Russia” ha detto il Primo ministro armeno.
Di tutt’altro avviso l’ex consigliere russo del Segretario generale dell’ONU, Igor Nikulin, che da tempo lancia l’allarme sugli oltre 400 laboratori USA sparsi per il mondo, in cui si mettono a punto armi biologiche, indirizzate in particolare contro il codice genetico dei russi, dopo che il Pentagono, già un anno fa, aveva ammesso la raccolta di loro materiali biologici. Il Dipartimento della difesa aveva dichiarato che il Molecular Research Center del 59° Medical Air Group della US Air Force stava conducendo studi per identificare vari biomarker legati a lesioni, operando anche su campioni di origine russa, tanto che intendeva acquistare 12 campioni della molecola RNA e 27 campioni del liquido sinoviale di cittadini russi. L’annuncio pubblico specificava che doveva trattarsi di campioni di europoidi e non sarebbero state prese in considerazione persone, ad esempio, originarie dell’Ucraina. Lo stesso Vladimir Putin aveva accennato alla faccenda della raccolta di biomateriali “di diversi gruppi etnici e individui da punti diversi della Federazione Russa”, domandandone retoricamente lo scopo.
Ora, dopo diversi casi di ampi focolai di peste suina africana (ASF), lo stesso Nikulin, intervistato da Sputnik Lettonia, punta il dito sui laboratori biologici USA in Georgia e in Ucraina, sottolineando che la ASF potrebbe essersi espansa in Cina a partire da qualche paese dell’est europeo o del Caucaso, con cui Pechino ha intensi scambi di prodotti agricoli.
“Gli americani hanno una lunga esperienza in fatto di guerra biologica” dice Nikulin; “basti pensare a cosa hanno imbastito a suo tempo contro Cuba, a come ne hanno infettato i suini. Credo che l’America stia conducendo una guerra biologica permanente contro la Russia e un certo numero di paesi europei. Non ci sono dubbi che i focolai di ASF siano aumentati di molte volte negli ultimi anni, come non era mai accaduto prima, e proprio nelle aree più prossime a Georgia e Ucraina, dove si trovano questi laboratori americani” ha concluso Nikulin.
Sputnik Lettonia evidenzia anche come il mosaico di focolai di ASF offra un quadro abbastanza netto del poligono sperimentale in cui il Pentagono mette a punto le proprie armi biologiche e in cui rientrano anche i Paesi baltici. Lo scorso giugno, l’infezione fu rilevata in poche centinaia di suini in Lettonia; ma, poco dopo, in un solo allevamento nel distretto di Akmenė, in Lituania (proprio sul confine lettone), si sono dovuti abbattere quasi ventimila suini. Oggi, il governo di Vilnius promette incentivi agli agricoltori perché rinuncino all’allevamento di suini, dopo che si sono scoperti ancora 41 focolai di ASF. In Estonia, si sono dovuti abbattere alcune centinaia di cinghiali infetti.
Le statistiche sui focolai di ASF nei Paesi baltici, nota Sputnik, inducono a presumere che la non normale resistenza del virus alle condizioni climatiche settentrionali possa essere stata creata in laboratorio. Per di più, i focolai di ASF sono apparsi quasi simultaneamente su un fronte che va dalla da Georgia a Ucraina, Moldavia, Polonia e Paesi Baltici e coincide con una catena di laboratori biologici del Pentagono dislocati in Armenia, Azerbaidžan, Georgia, Kazakhstan, Kirghizia, Uzbekistan, Tadžikistan, Moldavia, Ucraina.
Sembra che il nord dell’Eurasia sia ora l’epicentro di tutte le malattie più pericolose, come lo erano stati i paesi latino-americani tra il 1949 e il ’69: Washington ha ammesso di aver condotto 239 esperimenti di armi batteriologiche proprio in quel ventennio. Ora, a quanto pare, si è spostato più a nord.
Sciami di insetti, che trasportano virus infettivi geneticamente modificati, attaccano le colture di un paese distruggendo la sua produzione alimentare: non è uno scenario da fantascienza, ma quanto sta preparando l’Agenzia del Pentagono per i progetti di ricerca scientifica avanzata (Darpa). Lo rivelano su Science, una delle più prestigiose riviste scientiche, cinque scienziati di due università tedesche e di una francese. Nel loro editoriale pubblicato il 5 ottobre, mettono fortemente in dubbio che il programma di ricerca della Darpa, denominato «Alleati insetti», abbia unicamente lo scopo dichiarato dall’Agenzia: quello di proteggere l’agricoltura statunitense dagli agenti patogeni, usando insetti quali vettori di virus infettivi geneticamente modificati che, trasmettendosi alle piante, ne modificano i cromosomi. Tale capacità – sostengono i cinque scienziati – appare «molto limitata». Vi è invece nel mondo scientifico «la vasta percezione che il programma abbia lo scopo di sviluppare agenti patogeni e loro vettori per scopi ostili», ossia «un nuovo sistema di bioarmi». Ciò viola la Convenzione sulle armi biologiche, entrata in vigore nel 1975 ma restata sulla carta soprattutto per il rifiuto statunitense di accettare ispezioni nei propri laboratori. I cinque scienziati specificano che «basterebbero facili semplificazioni per generare una nuova classe di armi biologiche, armi che sarebbero estremamente trasmissibili a specie agricole sensibili, spargendo insetti quali mezzi di trasporto».
Lo scenario di un attacco alle colture alimentari di Russia, Cina e altri paesi, condotto dal Pentagono con sciami di insetti che trasportano virus infettivi geneticamente modificati, non è fantascientifico. Quello della Darpa non è l’unico programma sull’uso di insetti a scopo bellico. Il Laboratorio di ricerca della US Navy ha commissionato alla Washington University di St. Louis una ricerca per trasformare le locuste in droni biologici. Attraverso un elettrodo impiantato nel cervello e un minuscolo trasmettitore sul dorso dell’insetto, l’operatore a terra può capire ciò che le antenne della locusta stanno captando. Questi insetti hanno una capacità olfattiva tale da percepire istantaneamente diversi tipi di sostanze chimiche nell’aria: ciò permette di individuare i depositi di esplosivi e altri impianti da colpire con un attacco aereo o missilistico. Scenari ancora più inquietanti emergono dall’editoriale dei cinque scienziati su Science. Quello della Darpa – sottolineano – è il primo programma per lo sviluppo di virus geneticamente modificati per essere diffusi nell’ambiente, i quali potrebbero infettare altri organismi «non solo nell’agricoltura».
In altre parole, tra gli organismi bersaglio dei virus infettivi trasportati da insetti potrebbe esservi anche quello umano. È noto che, nei laboratori statunitensi e in altri, sono state effettuate durante la guerra fredda ricerche su batteri e virus che, disseminati attraverso insetti (pulci, mosche, zecche), possono scatenare epidemie nel paese nemico. Tra questi il batterio Yersinia Pestis, causa della peste bubbonica (la temutissima «morte nera» del Medioevo) e il Virus Ebola, contagioso e letale. Con le tecniche oggi disponibili è possibile produrre nuovi tipi di agenti patogeni, disseminati da insetti, verso i quali la popolazione bersaglio non avrebbe difese. Le «piaghe» che, nel racconto biblico, si abbatterono sull’Egitto con immensi sciami di zanzare, mosche e locuste per volontà divina, possono oggi abbattersi realmente sul mondo intero per volontà umana. Non ce lo dicono i profeti, ma quegli scienziati restati umani.
Traduzione
Rachele Marmetti
Il Cronista
8. listopada 2018. / SRP
U ponedjeljak 8. listopada, u Hrvatskoj se obilježava tzv. Dan neovisnosti, ustvari događaj od pred 27 godina kada je Hrvatski sabor donio odluku o jednostranoj secesiji iz zajedničke države SFR Jugoslavije, što je za posljedicu imalo kontrarevolucionarnu promjenu društveno-političkog i ekonomskog sistema i otpočinjanje međuetničkog i međukonfesionalnog oružanog sukoba s elementima građanskog rata.
Tim povodom, u nedjelju je premijer Andrej Plenković uputio građanima Hrvatske samodopadno propagandno intoniranu čestitku. U čestitci je izneseno pregršt netočnih tvrdnji i neprovjerenih pretpostavki. Već na samom početku sporna je premijerova tvrdnja o Hrvatskoj kao samostalnoj i slobodnoj. Hrvatska nije samostalna, ona je dio svog suvereniteta prepustila u tuđe ruke, ona je duboko vazalna i nesamostalna u donošenju važnih odluka i zakonskih akata. Ona nema odriješene ruke u upravljanju vlastitom privredom, već mora za dopuštenje pitati svoje nadređene u EU, poput najnovijeg slučaja rješavanja krize u brodogradnji. Hrvatska nema vlastitu monetarnu politiku,jer je svoje banke prepustila tuđem kapitalu, također telekomunikacije, energetiku, vrijedne turističke objekte, a građani se snabdijevaju u trgovačkim lancima u stranom vlasništvu. Na vanjskom planu također Hrvatska je u više navrata sprovodila poteze suprotne svom interesu, a u korist međunarodnih imperijalističkih centara moći, poput događaja u Siriji, pitanju prava palestinske državnosti, slanja vojnika u tuđe udaljene krajeve s čijim žiteljima nismo u sukobu i iz kojih nam ne prijeti nikakva ugroza.
Navodni privredni rast, koji premjer spominje, demantira sve niži standard sve većeg broja građana, otpuštanja s posla, katastrofalno stanje u poljoprivredi i masovni odlazak mahom mladih i stručnih kadrova na rad u inozemstvo, a koji se u proteklih 27 godina broji u stotinama hiljada.
Kad tome dodamo kriminalnu pljačku društvene imovine, koja je stvarana od oslobođenja pa do secesije 90-ih, protjerano stanovništvo srpske nacionalnosti, koje se također broji u nekoliko stotina hiljada, s područja gdje su vjekovima živjeli, uništena i napuštena sela i naselja, porušene kuće i gospodarske objekte, onda se sasvim sigurno mnogi građani Hrvatske ne osjećaju ponosni kao što premijer sugerira.
Na kraju poruke, premijer spominje i evropske vrijednosti, naravno, paušalno bez obrazloženja, i Hrvatsku uključenost u njih. Međutim, evropske vrijednosti ne sastoje se samo od humanizma, prosvjetiteljstva, znanstvenih i kulturnih dostignuća, modernosti u korist čovječanstva, već među evropske „vrijednosti“ spada i permanentno nasilje vječne borbe koje su Evropljani vodili među sobom, ali i kao osvajači i kolonizatori koji su opljačkali enormna bogatstva, uništili i istrijebili čitave narode i civilizacije, uz blagoslov crkvenog klera. Na tlu Evrope su nastali fašizam i nacizam, započeta su dva najrazornija svjetska rata, industrijski su uništavani ljudi, žene i djeca u koncentracionim logorima. I dan danas sljedbenici fašističke ideologije marširaju uniformirani u evropskim gradovima i osvajaju politički prostor.
Vladimir Kapuralin
8. listopada 2018. / SRP
NATO varit će nam tugu, crninu i sramotu
Socijalistička radnička partija (SRP) upućuje oštar protest Vladi Republike Hrvatske izražavajući žestoko neslaganje, jednako kao i velika većina naših građana, s postupcima daljnje militarizacije ove zemlje činom nedavnog potpisivanja „Memoranduma o razumijevanju o uspostavi multinacionalnog središta u Zadru za obuku helikopterskih posada za provedbu specijalnih zadaća zrakoplovnih snaga“, čime Hrvatska široko otvara vrata prvoj NATO bazi na svom teritoriju. Smatramo to još jednim neodgovornim korakom s nesagledivim posljedicama uvlačenja zemlje u sve opasnije obračune na uzavreloj međunarodnoj sceni iz razloga ideološke, ekonomske i vojne dominacije alijanse, kao i neprihvaćanje sramne uloge izvođača ratnih radova za imperijalističke ciljeve po svijetu!
Već i sama izjava Rose Gottemoeller, zamjenice glavnog tajnika NATO-a, da će „centar biti namijenjen za obuku timova specijaliziranih za prijevoz specijalnih zračnih snaga u iznimno zahtjevnim misijama“, potvrđuje činjenicu da NATO u Hrvatskoj otvara bazu za obuku i potporu agresivnim misijama svojih trupa po ovom dijelu svijeta, kao i daljnju namjeru agresivne penetracije u širem regionu s ciljem dominacije.
NATO nema mandat u ovoj zemlji – od ovog naroda! Ali i ovim sporazumom, građani su ponovno dovedeni pred svršeni čin jednako kao kada se pristupalo ovom militantnom savezu 2009. odlukom saborskih zastupnika, bez prilike narodu da se referendumom izjasni po ovom važnom pitanju. Svrstavajući se uz samozvanog svjetskog policajca i ostale svjetske silnike, za čije interese već ginu naši ljudi na mnogim stranama svijeta, licemjerno zvuče riječi resornog ministra obrane prigodom potpisivanja Memoranduma „da je ovo veliki dan za Hrvatsku i Hrvatsku vojsku“.
Napuštajući politiku nesvrstanosti i miroljubive koegzistencije među zemljama s različitim političkim sistemima, politiku suradnje i nemiješanja u tuđe poslove, koja je u prošlosti Hrvatskoj u sklopu Jugoslavije stvorila izuzetan politički utjecaj i poštovanje cijelog svijeta, svojim „aktivnim partnerstvom“ u ovom vojnom savezu, koji poduzima intervencije i agresije širom svijeta – često i bez odobrenja OUN-a, među brojnim zemljama međunarodne zajednice bitno je ugrožen ugled jedne samostalne i suverene zemlje.
Ne pristajemo na otvaranje NATO baza u Hrvatskoj kako bi naša zemlja postala svojevrsni „nosač aviona“ za ratoborne akcije ovog saveza širom svijeta!
Stoga tražimo od Vlade da se ovaj štetni sporazum poništi u korist mira, razoružanja i opće demilitarizacije Balkana i svijeta te vraćanja svih vojski unutar svojih granica, što bi trebao biti jedan od osnovnih interesa i temelja politike na međunarodnom planu, a na tragu mnogih međunarodnih sporazuma i konvencija OUN-a, kao i zbog našeg turizma u tim krajevima koji će, postojanjem ove baze, biti iznimno ugrožen. Pozivamo građane Zadra i okolice, kao i ostale, da se javnim protestima suprotstave ovoj namjeri.
https://www.cnj.it/documentazione/ucraina.htm#uniati2014
https://www.cnj.it/documentazione/ucraina.htm#uniati2015
https://www.cnj.it/documentazione/ucraina.htm#uniati20172018
Mentre da quattro anni l'Ucraina è logorata dal conflitto con la Russia, si apre un nuovo fronte. La Chiesa ortodossa locale vuole staccarsi da Mosca. Reportage...
https://rep.repubblica.it/pwa/anteprima/2018/07/17/news/ucraina_russia_chiesa_ortodossa_scisma_religione_guerra-202001517/
Proprio in questi giorni in cui torna a scaldarsi la situazione sul fronte dove le autoproclamate repubbliche popolari resistono nell'isolamente internazionale, isolate proprio da quelle sinistre che hanno elevato papa Francesco a guida politica, lui accoglie a Roma un battaglione militare delle forze di Kiev. Come fu per l'incontro tra Wojtyla e Pinochet ancora una volta la chiesa si rivela strumento di tenuta e di copertura ideologica del nemico.
http://contropiano.org/news/internazionale-news/2017/12/11/la-curiosa-lotta-alla-corruzione-nellucraina-golpista-098645
Alcuni sconosciuti non identificati, hanno attaccato con bombe molotov la Chiesa di Cyril e Methodius della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca a Pavlograd, nella Regione ucraina di Dnipro...
VIDEO: https://ok.ru/video/6271731076
Traduzione
Rachele Marmetti
Il Cronista
[1] « Conversation entre l’assistante du secrétaire d’État et l’ambassadeur US en Ukraine », par Andrey Fomin, Oriental Review(Russie), Réseau Voltaire, 7 février 2014.
[2] “La Turchia costringe le chiese ebraiche e cristiane turche a firmare una dichiarazione”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 14 agosto 2018.
by Jim Jatras
3 Oct, 2018
Sui prigionieri della Badia di Sulmona e del vicino campo di concentramento di Fonte d'Amore si vedano anche il saggio di R. Lolli "La presenza degli internati slavi nell'Appennino aquilano 1942-1944" – PDF: https://www.cnj.it/PARTIGIANI/JUGOSLAVI_IN_ITALIA/NOVO/testi_lolliAquilano.pdf – e gli altri link alla nostra pagina dedicata: https://www.cnj.it/documentazione/campiconcinita.htm#fontedamore .
SULMONA – DACHAU
8 ottobre 1943
Il 23 settembre 1943, nei territori occupati dalle truppe tedesche nacque la Repubblica Sociale Italiana, lo stato fantoccio della Germania nazista voluto da Hitler sulla base del progetto di satellizzazione economica, militare e politica dell’Italia.
L’occupazione dei comuni della Valle Peligna iniziò tra il 12 e il 13 settembre.
La mattina dell’8 ottobre, un reparto militare tedesco di stanza nel campo di concentramento di Fonte d’Amore requisì il carcere della Badia (l’abbazia di S. Spirito al Morrone) per esigenze di ordine logistico e militare. Giunti sul posto, i soldati tedeschi intimarono al direttore del carcere, Corrado De Jean, e alle guardie la consegna dell’edificio e di tutti i detenuti.
Si trattava di circa 380 reclusi provenienti in gran parte dai territori jugoslavi, greci e della Venezia Giulia condannati dai tribunali italiani di occupazione. Tra il 25 luglio e l’8 settembre, infatti, nonostante la caduta del governo fascista, i detenuti condannati nei territori di occupazione erano stati esclusi dal provvedimento di scarcerazione del ministro Gaetano Azzariti, riservato esclusivamente ai detenuti politici italiani, seppur con delle riserve e con non poche contraddizioni. Nel carcere della Badia, ad esempio, agli inizi di ottobre erano ancora presenti anche 14 antifascisti italiani (condannati dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato), tra cui il socialista Giovanni Melodia (in seguito autore di diversi libri sulla deportazione nonché segretario generale dell'associazione nazionale ex-deportati nei campi nazisti - ANED). Inoltre vi erano anche decine di detenuti condannati per reati comuni e 9 uomini del vicino comune di Roccacasale rastrellati dai tedeschi e incarcerati con l’accusa di aver favorito la latitanza dei prigionieri alleati fuggiti dal vicino campo di concentramento di Fonte d’Amore.
Nel giro di 20 minuti tutti i prigionieri furono riuniti nel cortile principale del carcere della Badia e sotto la minaccia delle armi furono trasferiti presso la stazione ferroviaria di Sulmona.
Qui furono caricati su convogli solitamente utilizzati per il trasporto del bestiame e quindi deportati nel campo di concentramento di Dachau, dove giunsero il 13 ottobre dopo un viaggio di cinque giorni e sei notti.
Nelle settimane e nei mesi successivi molti furono trasferiti in altri campi e sottocampi della rete concentrazionaria nazista.
Secondo la documentazione attualmente disponibile, possiamo affermare che 117 deportati riuscirono a sopravvivere, 103 furono eliminati nel corso della detenzione, mentre sul destino di circa 170 deportati non si hanno ancora, allo stato attuale, notizie certe.
Dei 9 rastrellati di Roccacasale sopravvissero in 4. Tra i rimanenti 5, che furono eliminati, vi erano i due deportati più giovani di tutto il convoglio partito da Sulmona: Michele Scarpone e Angelo De Simone, entrambi di 16 anni.
Quella dell’8 ottobre 1943 fu una delle prime deportazioni dall'Italia verso il sistema concentrazionario nazista.
Il caso di Sulmona cadde immediatamente nell’oblio.
Nel dopoguerra fu istruito un processo che non fu mai celebrato.
Nella memoria collettiva non ne è rimasta alcuna traccia.
[risultati provvisori di una ricerca condotta da Mario Salzano, Università degli Studi di Teramo]